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Benedetto da Maiano e due disegni

di piazza Strozzi: una questione


(ancora) aperta
Luca Maccaferri

Con questo nostro saggio riteniamo di dovere problematicamente ritornare


sulla vexata quaestio dei due disegni degli Uffizi inerenti alla rappresentazio-
ne della piazza Strozzi a Firenze, in quanto giudichiamo che la loro corren-
te attribuzione risenta di una lettura parziale e non sufficientemente ap-
profondita. Abbiamo fondati motivi per ritenere che gran parte degli equi-
voci sorti in merito siano stati dovuti alla disomogeneità dei due tipi di
informazioni che i disegni forniscono, o sia quelle meramente grafiche e
quelle scritte; entrambi i disegni sono infatti corredati da note, sia il primo
(132A) che restituisce i prospetti degli edifici rispondenti sulla piazza (fig.
1), sia il secondo (1561A), che ne fornisce la sezione orizzontale o pianta che
dir si voglia (fig. 2).
Caroline Elam, nel suo commendevole contributo alla questione1, ha cercato
di dimostrare che tali documenti non sono collegati alla costruzione del pa-
lazzo Strozzi, bensì alla creazione di una piazza sul suo lato orientale, rispon-
dente a quel tempo sullo stretto Corso degli Strozzi2. Sempre secondo tale ri-
costruzione dei fatti Filippo Strozzi il Giovane (1489-1538) avrebbe maturato
l’idea di creare una piazza di fronte al palazzo solo nel 1531, quando comprò
i rimanenti edifici antistanti allo scopo di demolirli, cosa che avvenne entro
l’ottobre del 1534. La stessa Autrice individuava poi nelle due diverse mani
delle annotazioni quella dell’architetto Baccio d’Agnolo, capomaestro per
palazzo Strozzi intorno al 1530, e quella di Lorenzo Strozzi (1482-1549), che
di concerto col fratello stava attendendo al completamento del palazzo3.
Queste le premesse, e se da un lato è innegabile che “neither drawing is enti-
rely accurate”4, giudichiamo dall’altro che proprio dal serrato esame di que-
ste idiosincrasie possano scaturire alcune nuove ipotesi di lavoro in merito
agli stessi.
Nel primo disegno (132A)5, quello prospettico, spiccano per importanza le
moli del palazzo dello Strozzino, completato, secondo il concorde giudizio
dei critici, da Giuliano da Maiano dopo il 14566, e del palazzo Strozzi, rea-
lizzato nelle sue strutture principali dal 1489 al 1507 ad opera di Benedetto
da Maiano e del Cronaca7. Ebbene nel caso dello Strozzino se la lunghezza
della facciata corrisponde con la cifra di 49 braccia annotata nel disegno8 ed
effettivamente realizzata nel costruito, l’altimetria è invece troppo scarsa e
tradisce le vere proporzioni del palazzo: si può quindi arguire che per l’au-
tore del disegno vi fosse scarso interesse per questo manufatto al di là della
definizione del suo ingombro planimetrico. Nel caso di palazzo Strozzi, al
contrario, la questione è molto più sottile e delicata: rispetto al costruito, la
rappresentazione evidenzia una corrispondenza proporzionale di massima,
già notata dal Cendali9, conseguita nell’ambito di un differente impianto
metrologico generale (dimensioni del palazzo) e particolare (altimetria dei
singoli piani). Ma procediamo con ordine. Il fronte del palazzo che oggi si
affaccia sulla piazza Strozzi ha una lunghezza di m 39,62 (circa 67 braccia +
18 soldi) ed una altezza10 di m 27,52 (circa 47 braccia + 3 soldi); nel disegno
abbiamo invece rappresentata una lunghezza di circa m 33,58 (circa 57 brac-
cia + 11 soldi)11 ed una altezza di m 23,16 (circa 39 braccia + 14 soldi): en-
trambi i rapporti di queste differenti misure convergono al valore di circa
1,4412. Si evince perciò che, nell’identità delle proporzioni generali, la faccia-

BENEDETTO DA MAIANO E DUE DISEGNI DI PIAZZA STROZZI: UNA QUESTIONE (ANCORA) APERTA 57
1. Disegno Uffizi 132A. ta disegnata è marcatamente più piccola di quella reale13. Per trovare una lo-
gica ad una discrepanza che potrebbe a tutta prima apparire come una ine-
sattezza e nulla più, conviene esaminare la morfologia delle tre fasce bugna-
te, alla ricerca di un indizio chiarificatore. Ad un primo confronto appare su-
bito evidente che la progressione proporzionale dei tre livelli bugnati si di-
scosta sensibilmente da quella della compagine costruita: se quindi, come
abbiamo visto poc’anzi, vi è corrispondenza proporzionale considerando la
misura totale dell’altezza, non ve ne è alcuna nella scompartizione dei sin-
goli livelli, le cui quote parziali differiscono pure da quelle annotate a pen-
na sul disegno14. Ma se indichiamo tali tre fasce bugnate con le lettere A, B e
C (dal basso all’alto), troveremo che l’autore del disegno le ha dimensionate
secondo il principio di analogia in modo che A:B=B:C, o sia secondo la pro-
porzione geometrica continua15. E v’è di più, in quanto lo stesso rapporto no-
tevole riappare poi all’interno del medesimo disegno nella scansione altime-
trica dell’adiacente palazzetto a quattro campate, fatto costruire nel 1482-’83
da Filippo Strozzi il Vecchio come sua residenza nell’imminenza dei lavori
per il suo palazzo maggiore, che avrebbero di lì a poco decretato la demoli-
zione della sua vecchia dimora16. E’ così che l’attribuzione a Benedetto da
Maiano di entrambi gli edifici ne esce vieppiù rafforzata, in quanto il liscio
bugnato del palazzo Antinori (1463-’72), attribuito al fratello Giuliano, è
informato dalla medesima scansione proporzionale17; e partendo dal presup-
posto che alcuni elementi fossero comuni all’arte di entrambi, Mario Bucci
avanzò la circostanziata ipotesi “[...] che il grande palazzo Strozzi, attribuito al
solo nome di Benedetto, potrebbe anche essere considerato come opera di collabora-
zione. Si trattava in effetti, per i due fratelli, quasi di una impresa [...] di modo che
ogni lavoro, ogni singola fabbrica vanno considerati più come opera di collaborazio-
ne che come opera personale di uno dei due componenti”18.

58 CRITICA D’ARTE
Si impongono allora almeno due quesiti: è mai possibile che un “addetto ai 2. Disegno Uffizi 1561A.
lavori” quale doveva essere stato l’autore del disegno, avesse rappresentato
palazzo Strozzi in maniera così peculiarmente e studiatamente differente da
quello che si ergeva davanti ai suoi occhi per pura negligenza del caso? Ed
ancora: è forse plausibile che, sempre in riferimento al palazzo Strozzi ed al-
l’attiguo palazzetto, l’autore di un disegno così accurato potesse essere altri
dal suo ideatore primo? Ad entrambe queste domande ci sentiamo logica-
mente di dover rispondere in maniera negativa. Ci sentiamo cioè di asserire
che il disegno 132A doveva avere avuto la sua genesi nella mente di Bene-
detto da Maiano in un momento anteriore alla progettazione definitiva ed
alla esecuzione dell’attuale palazzo Strozzi. Può essere utile per il filo del no-
stro ragionamento l’ascoltare quanto ha da dire in proposito Giorgio Vasari,
quando nella vita di Benedetto da Maiano osserva che: “[...] affermano molti
che Filippo Strozzi il Vecchio, volendo fare il suo palazzo ne volle il parere di Bene-
detto, che gliene fece un modello e che secondo quello fu cominciato”19, mentre nel-
la successiva vita del Cronaca, osserva che “per la qual cosa Benedetto da Maia-
no, chiamato a questo effetto da lui [cioè da Filippo Strozzi], gli fece un modello
isolato intorno, che poi si mise in opera”20. Ed è proprio a questo primo model-
lo, a noi non pervenuto, che, riteniamo, dovette corrispondere il prospetto
del disegno in questione. Ma ciò che non possiamo pretendere da Vasari è
un resoconto dettagliato che dia conto delle incertezze, delle esitazioni e dei
ripensamenti del committente. E di ripensamenti ve ne devono essere stati,
ché altrimenti un artista del calibro del da Maiano mai avrebbe conferito al
primo piano del palazzo Strozzi un’altezza così disarmonicamente eccessi-
va, quasi certamente voluta da Filippo il Vecchio per dotare di una invasa-
tura maggiore gli interni voltati (fig. 3). Ed è presumibilmente in questo
frangente che, per conservare le medesime proporzioni generali del monu-

BENEDETTO DA MAIANO E DUE DISEGNI DI PIAZZA STROZZI: UNA QUESTIONE (ANCORA) APERTA 59
3. Firenze, Palazzo Strozzi.

mento, la lunghezza originaria del fronte sul Corso degli Strozzi venne au-
mentata sino a raggiungere quella attuale. A questa versione dimensional-
mente “modificata” si dovette di necessità fare riferimento già nel marzo
1489 all’atto dell’autorizzazione per l’occupazione del suolo pubblico da
parte degli Ufficiali della Torre, atto che precedette l’inizio dello scavo delle
fondazioni, cominciato il 4 luglio 1489 secondo un progetto che, per ovvii
motivi statici, doveva già corrispondere a quello definitivo21.
Solo si osservi nuovamente il disegno, anche l’allineamento del fronte oppo-
sto al palazzo con quello dello Strozzino avalla le nostre ipotesi, in quanto
già nei primi anni ‘80 era stato nelle intenzioni di Filippo il Vecchio di collo-
care il futuro edificio in un contesto più luminoso, aperto e degno, o sia di
“[...] allargare le strade del Palazzo con aggiungervi e farvi un bellissimo giardi-
no”22.
Secondo la nostra teoria quindi la parte grafica del disegno dovrebbe essere
stata eseguita proprio da Benedetto da Maiano forse già all’inizio degli anni
‘80, con l’intento di realizzare una prima sistemazione della piazza in base ai
dettami del committente.
Rimane in sospeso la questione delle annotazioni a penna, a proposito delle
quali sembra esservi ogni ragione per supporre che non siano coeve col di-
segno: e ci riferiamo sia alla mano “ineducata”, talvolta latrice di indicazio-
ni palesemente inesatte, sia al corsivo umanistico di Lorenzo Strozzi, le cui
note risalgono manifestamente ai primi anni ‘30 del Cinquecento quando,
messi in opera i lavori per l’apertura della nuova piazza, il disegno venne

60 CRITICA D’ARTE
riutilizzato per uno scopo differente da quello per cui era nato.
L’interpretazione del secondo disegno (1561A)23, quello planimetrico, è, in
un certo senso, ancora più problematica. Anche qui la prima criticità che bal-
za evidentemente agli occhi è, nuovamente, la dimensione “ridotta” di pa-
lazzo Strozzi rispetto al palinsesto costruito24. Si potrebbe allora supporre
pure in questo caso un riutilizzo di un vecchio disegno di progetto del da
Maiano rimasto per anni in casa Strozzi, ma rimarrebbe comunque da spie-
gare come mai nelle annotazioni a penna (tutte della mano di Baccio d’A-
gnolo e chiaramente riferentisi ai lavori per la novella piazza) si faccia anco-
ra riferimento proprio a quella misura ridotta di 60 braccia che, di fatto, non
è mai esistita nella compagine costruita. Una spiegazione alternativa, benché
molto ipotetica, potrebbe essere la seguente: Baccio d’Agnolo stilò effettiva-
mente di sua mano la pianta evitando però di rimisurare il palazzo e tenen-
do come riferimento il precedente disegno, ma sinceramente ci pare una ipo-
tesi assai poco plausibile.
In entrambi i casi, come si è visto, permangono delle criticità non facili a ri-
solversi, da qualunque lato le si voglia affrontare25. Noi dal canto nostro dob-
biamo confessare in tutta onestà di non riuscire a persuaderci del fatto che
un artista di chiara fama non fosse in grado di rappresentare un edificio esi-
stente nelle sue dimensioni reali, convinzione che ha rappresentato il pre-
supposto per il presente studio, al quale si vorrà perlomeno riconoscere il
merito, ce lo auguriamo, di avere messo sul tavolo una serie di questioni che
ancora attendono una compiuta soluzione.

APPENDICE A

132A (si dà la trascrizione partendo dall’alto a sinistra in senso orario; tra pa-
rentesi l’autore della notazione)

orto de bartolini (MANO “INEDUCATA”)


Casa di carlo strozi (LORENZO STROZZI)
casa di lionardo istrozi (MI)
bottega di legnaiuolo (LS)
questa e la casa di lorenzo / e filipo istrozi larga b. 24 (MI) / qual vien fuori
di squadra b. / 1 ¾ del palazo come si mostra p. la / linea (LS)
b. 1 ¾ (MI)
chiaso b. 4 (MI)
dal un chanto alaltro b. 60 (MI)
Palazo di filippo strozi (LS)
b. 18 b. 16 b. 15 2 (MI)
via b. 8 ½ (MI)
Strada de ferravechi (LS)
292 via (MI)
illeggibile
b. 28 (MI)
Case vechie comperate mezo ruinate (LS)
Via b. 6 (MI)
Santa / maria ughi b. 12 (MI)
b. 13 (MI) nelli quali sono / 3 finestre che non si po / ssono serrare (LS)
questa e la faciata di mateo istrozi b. 49 (MI)
b. 28 (MI)
chiaso b. 4 (MI)
Casa di rinaldo strozi (LS)
Via b. 9 1/3 (MI)

BENEDETTO DA MAIANO E DUE DISEGNI DI PIAZZA STROZZI: UNA QUESTIONE (ANCORA) APERTA 61
da questa facia al chanto (MI) de ferravechi (LS) / del palazo b. 137 (MI)
Piaza degli strozi vecchia (LS)
Piaza degli strozi nuova (LS)

APPENDICE B

1561A (si dà la trascrizione partendo dall’alto a sinistra in senso orario; tut-


te le notazioni sono di Baccio d’Agnolo salvo diversa indicazione)

tuta questa facia e piana


questa e la casa vechia / di lorenzo e filipo istrozi / tuta biancha ed a b. 28
chiaso b. 4
questa e la facia di lorenzo e filipo istrozi tuta lavorata / di preta forte a bo-
zi ed e b. 60
questa facia b. 86
b. 30
Via
questa facia b. 70
questa e tuta la facia dele chase rovinate ed e b. 65
b. 70
Via / b. 6
Santa maria / ughi
b. 12
b. 11
questa faciata e deli strozi ed e b. 50 / tuta di prita forte lavorata a bozi
chasa di mateo istrozi
chiaso b. 4
chasa di pala istrozi / questa facia e piana
via b. 9 ½
b. 3 1/3
YN FIORENZA (MANO DIFFERENTE)
b. 133

Note

1
C. Elam, “Piazza Strozzi. Two Drawings by 8
“questa e la faciata di mateo istrozi b. 49”
Baccio d’Agnolo and the Problems of a Pri- Ricordiamo che un braccio di panno misura-
vate Renaissance Square”, in I Tatti Studies. va m 0,5836; un soldo era uguale a 1/20 del
Essays in the Renaissance, I, 1985, pp. 105-135. braccio e un denaro a 1/12 del soldo.
2
Commissione Storico-Archeologica Comu- 9
L. Cendali, Giuliano e Benedetto da Maiano,
nale, Studi Storici sul Centro di Firenze pubbli- San Casciano Val di Pesa, Società Editrice
cati in occasione del IV Congresso Storico Italia- Toscana, 1926, p. 148.
no, Firenze, a cura del Municipio, 1889, tavo- 10
Per altezza si intende quella data dalla
la allegata e pp. 37-38. somma delle quote dei tre scomparti bugna-
3
G. Pampaloni, Palazzo Strozzi, Roma, Istitu- ti, al netto della fascia liscia che precede il
to Nazionale delle Assicurazioni, 1982, cap. cornicione.
IV. 11
Da una annotazione a penna posta alla ba-
4
C. Elam, op. cit., p. 105. se del palazzo si legge invece “dal un chan-
5
Dimensioni: 46,9 x 75,1 cm; circa scala to alaltro b. 60”.
1:120. Per la trascrizione delle annotazioni a 12
Ricordiamo che il rapporto di 1,4472 =
penna si veda APPENDICE A. 1+1/√5, connesso con la geometria pentago-
6
M. Bucci - R. Bencini, I palazzi di Firenze. nale e quindi con la sezione aurea, rappre-
Quartiere di Santa Maria Novella, Firenze, Val- senta una delle modulazioni più importanti
lecchi, 1973, pp. 27-33. nel campo della simmetria dinamica; cfr. J.
7
Le diverse fasi costruttive del palazzo sono Hambidge, The Elements of Dynamic Symme-
indagate con minuzia ed acribia da Guido try, New York, Brentano’s, 1926.
Pampaloni (vedi nota 3). 13
Abbiamo potuto ricavare le dimensioni ef-

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fettive del palazzo disegnato utilizzando co- Firenze”, in «Critica d’arte» LXXIII, 47-48,
me unità di misura il chiasso di braccia 4 = pp. 118-127.
1,9 cm. 18
M. Bucci - R. Bencini, op. cit., p. 32.
14
Dal basso verso l’alto troviamo scritto: 19
G. Vasari, Le vite (ed. Milanesi), Firenze,
“b.18 b.16 b.15”, mentre invece (sempre nel Sansoni, 1878, vol. III, p. 340.
disegno) le quote dei singoli piani corrispon- 20
Ibidem, vol. IV, p. 443.
dono in realtà a b.16,5, b.13 e b.10,24. 21
G. Pampaloni, op. cit., pp. 51-52.
15
Cfr. M. Ghyka, “The Pythagorean and Pla- 22
G. Bini - P. Bigazzi (a cura di), Vita di Filippo
tonic Scientific Criterion of the Beautiful in Strozzi il Vecchio scritta da Lorenzo suo figlio, Firen-
Classical Western Art”, in F.S.C. Northrop ze, Tip. Della Casa di Correzione, 1851, p. 28.
(ed.), Ideological Differences and World Order. 23
Dimensioni: 29,1 x 43,7 cm; circa scala
Studies in the Philosophy and Science of the 1:200. Per la trascrizione delle annotazioni a
World’s Cultures, Yale, Yale University Press, penna si veda APPENDICE B.
1949, pp. 90-116. 24
Analogamente a quanto abbiamo fatto per
16
R.A. Goldthwaite (“The Building of the Stroz- il primo disegno, abbiamo desunto la misura
zi Palace: the Construction Industry in Renais- effettiva del fronte del palazzo disegnato (60
sance Florence”, Studies in Medieval and Renais- braccia) utilizzando come unità di misura il
sance History, X, 1973, pp. 99-194: 106) sostiene chiasso di braccia 4 = 1,2 cm.
che i lavori per la costruzione del palazzetto si 25
Tra i diversi punti di domanda destinati per
protrassero dal 1482 al 1487, mentre A. Lillie ora a rimanere tali vi è questo: quando Filip-
(“Vita di palazzo, vita in villa: l’attività edilizia po il Giovane scrive a suo fratello Lorenzo da
di Filippo il Vecchio”, in Palazzo Strozzi metà Lione il 31 maggio 1533 dicendogli “Aspetto el
millennio 1489-1989. Atti del convegno di studi, disegno della piazza et case circumstanti”, si rife-
Firenze, 3-6 luglio 1989, Roma, Istituto della En- riva a uno dei nostri disegni? E se sì quale?
ciclopedia Italiana, 1991, pp. 167-182: 176) pro- (Per un’opinione comunque diversa dalla no-
pende per il solo biennio 1482-’83. stra si veda C. Elam, op. cit., p. 108.)
17
Si veda in merito L. Maccaferri, “Conside-
razioni sull’arte del palazzo Boni-Antinori in

Summary

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