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Exsultet
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«Rinuncerei a tutta la mia musica pur di aver composto l'Exsultet»

(Wolfgang Amadeus Mozart[1])


L'Exsultet (nei Messali prima del 1920 veniva scritto Exultet) è
un canto liturgico proprio della Chiesa cattolica che viene cantato
la notte di Pasqua nella solenne Veglia pasquale, da un diacono o
un cantore. Con esso si proclama la vittoria della luce sulle
tenebre, simbolizzata dal cero pasquale che viene acceso, e
annuncia la risurrezione di Cristo e il declamante invita tutta
l'assemblea a gioire per il compiersi della profezia del mistero
pasquale, ripercorrendo nel canto i prodigi della storia della
salvezza.
Exsultet nel museo dell'Opera del
Duomo di Pisa (1200 circa).
Dal punto di vista stilistico si tratta di un preconio, ovvero,
secondo l'etimologia latina di praeconium (da praeco -onis,
«banditore»), di un testo poetico di annuncio solenne o di encomio e lode solenne. Per questo motivo viene
chiamato anche preconio pasquale (praeconium paschale) o laus cerei.

Si conoscono numerose versioni, sia testuali sia musicali. Se ne hanno testimonianze sin dalla fine del IV
secolo, benché il testo si sia consolidato e uniformato nell'attuale versione solo nella seconda metà del XII
sec. da papa Innocenzo III. Il manoscritto è composto di due parti, una scritta, letta dal celebrante o dal
chierico, e una illustrata con figure simboliche, disposte al contrario per poter essere seguite dai fedeli
durante la lettura. Il testo è suddiviso in due parti:

un prologo, comune a tutte le versioni


e un prefazio che varia secondo la tradizione romana, ambrosiana o beneventana.

Indice
Il nome
Descrizione
Il testo (nel rito romano)
Testo latino
Testo italiano
Altre versioni esistenti
Il testo (rito ambrosiano)
Testo latino
Testo italiano
Precisione della datazione

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Modalità di esecuzione e conservazione


Note
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni

Il nome
"Exsultet" non è altro che la parola iniziale del testo liturgico, che, proprio per la sua specificità collegata alla
Resurrezione del Cristo, viene individuato e ricordato proprio con il suo verbo iniziale che invita i fedeli tutti
a esultare per il compimento del Mistero Pasquale.

Nella stesura del testo è molto enfatizzata la "E" iniziale, maiuscola, tra i cui "bracci" è spesso scritto il resto
della parola.

Descrizione
L'Exsultet veniva scritto su un lungo rotolo di pergamena che il diacono-cantore faceva scorrere giù dal
pulpito mentre ne narrava il contenuto.

La caratteristica di questo strumento di divulgazione del culto religioso sta nel fatto che il testo è scritto nel
senso di lettura del cantore, mentre le immagini miniate che precedono ciascuna "quartina" sono incise (e
poi dipinte), sullo stesso lato del rotolo, ma nel verso opposto a quello della parte scritta.

In tal modo, mentre la pergamena veniva fatta scorrere giù dal pulpito, anche i fedeli che non conoscevano il
latino colto potevano seguire la storia vedendo le illustrazioni, quasi l'Exsultet fosse come un moderno
fumetto. L'efficacia di questo metodo è tuttavia piuttosto discutibile, e in ogni caso i rotoli più recenti (come
quelli conservati nella concattedrale di Troia) non presentano il ribaltamento testo/immagine.

Altra caratteristica che si rileva in alcuni Exsultet, come quelli che si custodiscono a Bari, è quella di riportare,
tra le righe del testo, annotazioni "a neumi", relative alla musica che il declamante deve eseguire nel corso
della celebrazione. Non si tratta di vere e proprie note su pentagramma, ma sicuramente ne costituivano un
precursore importante: si trattava di notazioni adiastematiche, cioè note senza rigo, in uso sin dal VI secolo,
che consistevano in semplici segni, i quali indicavano lo spostamento dell'altezza da effettuare per
l'intonazione dei suoni. Questo tipo di notazione accompagerà la tradizione gregoriana per molto tempo, fino
a quando non sarà sostituita molto più tardi (XII sec) dalle note a forma di "punto quadrato" sulle righe del
tetragramma.

Di questi rotoli ne esistono in tutto nel mondo oltre trenta, ma solo 28 di questi sono da definirsi
propriamente Exsultet, in quanto incominciano con questa parola e descrivono la liturgia principale che si
celebra durante la Veglia Pasquale. Altri rotoli, di cui un altro importante esemplare è custodito a Bari, sono
altre preghiere, detti "Benedizionali", sempre relativi a celebrazioni della notte di Pasqua, ma di importanza
minore, quali quelle durante le quali si benedicono i fonti battesimali e l'Olio Santo che sarà utilizzato nel
corso dell'anno successivo.

Il testo (nel rito romano)

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Testo latino Testo italiano


Exsultet iam angelica turba caelorum: Esulti il coro degli angeli,
exsultent divina mysteria: esulti l'assemblea celeste:
et pro tanti Regis victoria tuba insonet salutaris. un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto.
Gaudeat et tellus tantis irradiata fulgoribus: Gioisca la terra inondata da così grande splendore;
et, aeterni Regis splendore illustrata, la luce del Re eterno ha vinto le tenebre del
totius orbis se sentiat amisisse caliginem. mondo.
Laetetur et mater Ecclesia, Gioisca la madre Chiesa, splendente della gloria
tanti luminis adornata fulgoribus: del suo Signore,
et magnis populorum vocibus haec aula resultet. e questo tempio tutto risuoni
Quapropter astantes vos, fratres carissimi, per le acclamazioni del popolo in festa.
ad tam miram huius sancti luminis claritatem, E voi, fratelli carissimi,
una mecum, quaeso, qui radunati nella solare chiarezza di questa nuova
Dei omnipotentis misericordiam invocate. luce,
Ut, qui me non meis meritis invocate con me la misericordia di Dio onnipotente.
intra Levitarum numerum dignatus est aggregare, Egli che mi ha chiamato, senza alcun merito,
luminis sui claritatem infundens, nel numero dei suoi ministri, irradi il suo mirabile
cerei huius laudem implere perficiat. fulgore,
perché sia piena e perfetta la lode di questo cero.
Vers. Dominus vobiscum.
Resp. Et cum spiritu tuo. Il Signore sia con voi.
Vers. Sursum corda. E con il tuo spirito.
Resp. Habemus ad Dominum.
Vers. Gratias agamus Domino Deo nostro. In alto i nostri cuori.
Resp. Dignum et iustum est. Sono rivolti al Signore.

Vere dignum et iustum est, Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.


invisibilem Deum Patrem omnipotentem È cosa buona e giusta.
Filiumque eius unigenitum,
Dominum nostrum Iesum Christum, È veramente cosa buona e giusta
toto cordis ac mentis affectu et vocis ministerio esprimere con il canto l'esultanza dello spirito,
personare. e inneggiare al Dio invisibile, Padre onnipotente,
Qui pro nobis aeterno Patri Adae debitum solvit, e al suo unico Figlio, Gesù Cristo nostro Signore.
et veteris piaculi cautionem pio cruore detersit.
Haec sunt enim festa paschalia, Egli ha pagato per noi all'eterno Padre il debito di
in quibus verus ille Agnus occiditur, Adamo,
cuius sanguine postes fidelium consecrantur. e con il sangue sparso per la nostra salvezza
Haec nox est, ha cancellato la condanna della colpa antica.
in qua primum patres nostros, filios Israel Questa è la vera Pasqua, in cui è ucciso il vero
eductos de Aegypto, Agnello,
Mare Rubrum sicco vestigio transire fecisti. che con il suo sangue consacra le case dei fedeli.
Haec igitur nox est, Questa è la notte in cui hai liberato i figli di Israele,
quae peccatorum tenebras columnae illuminatione nostri padri,
purgavit. dalla schiavitù dell'Egitto,
Haec nox est, e li hai fatti passare illesi attraverso il Mar Rosso.
quae hodie per universum mundum in Christo Questa è la notte in cui hai vinto le tenebre del

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credentes, peccato
a vitiis saeculi et caligine peccatorum segregatos, con lo splendore della colonna di fuoco.
reddit gratiae, sociat sanctitati. Questa è la notte che salva su tutta la terra i
Haec nox est, credenti nel Cristo
in qua, destructis vinculis mortis, dall'oscurità del peccato e dalla corruzione del
Christus ab inferis victor ascendit. mondo,
Nihil enim nobis nasci profuit, li consacra all'amore del Padre
nisi redimi profuisset. e li unisce nella comunione dei santi.
O mira circa nos tuae pietatis dignatio! Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli
O inaestimabilis dilectio caritatis: della morte,
ut servum redimeres, Filium tradidisti! risorge vincitore dal sepolcro.
O certe necessarium Adae peccatum, Nessun vantaggio per noi essere nati, se lui non ci
quod Christi morte deletum est! avesse redenti.
O felix culpa, O immensità del tuo amore per noi! O inestimabile
quae talem ac tantum meruit habere segno di bontà:
Redemptorem! per riscattare lo schiavo, hai sacrificato il tuo Figlio!
O vere beata nox, Davvero era necessario il peccato di Adamo,
quae sola meruit scire tempus et horam, che è stato distrutto con la morte del Cristo.
in qua Christus ab inferis resurrexit! Felice colpa, che meritò di avere un così grande
Haec nox est, de qua scriptum est: redentore!
Et nox sicut dies illuminabitur: O notte beata, tu sola hai meritato di conoscere
et nox illuminatio mea in deliciis meis. il tempo e l'ora in cui Cristo è risorto dagli inferi.
Huius igitur sanctificatio noctis fugat scelera, Di questa notte è stato scritto: la notte splenderà
culpas lavat: come il giorno,
et reddit innocentiam lapsis e sarà fonte di luce per la mia delizia.
et maestis laetitiam. Il santo mistero di questa notte sconfigge il male,
Fugat odia, concordiam parat lava le colpe, restituisce l'innocenza ai peccatori,
et curvat imperia. la gioia agli afflitti.
Dissipa l'odio, piega la durezza dei potenti,
In huius igitur noctis gratia, suscipe, sancte Pater, promuove la concordia e la pace.
laudis huius sacrificium vespertinum, O notte veramente gloriosa,
quod tibi in hac cerei oblatione sollemni, che ricongiunge la terra al cielo e l'uomo al suo
per ministrorum manus creatore!
de operibus apum, sacrosancta reddit Ecclesia. In questa notte di grazia accogli, Padre santo, il
Sed iam columnae huius praeconia novimus, sacrificio di lode,
quam in honorem Dei rutilans ignis accendit. che la Chiesa ti offre per mano dei suoi ministri,
Qui, licet sit divisus in partes, nella solenne liturgia del cero,
mutuati tamen luminis detrimenta non novit. frutto del lavoro delle api, simbolo della nuova luce.
Alitur enim liquantibus ceris, Riconosciamo nella colonna dell'Esodo
quas in substantiam pretiosae huius lampadis gli antichi presagi di questo lume pasquale
apis mater eduxit. che un fuoco ardente ha acceso in onore di Dio.
O vere beata nox, Pur diviso in tante fiammelle non estingue il suo
in qua terrenis caelestia, humanis divina iunguntur! vivo splendore,
Oramus ergo te, Domine, ma si accresce nel consumarsi della cera
ut cereus iste in honorem tui nominis consecratus, che l'ape madre ha prodotto
ad noctis huius caliginem destruendam, per alimentare questa preziosa lampada.

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indeficiens perseveret. Ti preghiamo, dunque, Signore, che questo cero,


Et in odorem suavitatis acceptus, offerto in onore del tuo nome
supernis luminaribus misceatur. per illuminare l'oscurità di questa notte,
Flammas eius lucifer matutinus inveniat: risplenda di luce che mai si spegne.
Ille, inquam, lucifer, qui nescit occasum: Salga a te come profumo soave,
Christus Filius tuus, si confonda con le stelle del cielo.
qui, regressus ab inferis, humano generi serenus Lo trovi acceso la stella del mattino,
illuxit, questa stella che non conosce tramonto:
et tecum vivit et regnat in saecula saeculorum. Cristo, tuo Figlio, che risuscitato dai morti
Resp. Amen. fa risplendere sugli uomini la sua luce serena
e vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen.

Altre versioni esistenti


Ne esistono anche una versione di rito ambrosiano, composta presumibilmente verso il V-VI secolo, anche se
si hanno fonti certe solo dall'XI secolo, e una versione di rito bizantino, della quale sono mirabilmente
conservati ben tre esemplari risalenti all'XI secolo nel Museo diocesano di Bari.

Il più antico di essi, denominato come "Exsultet 1", è datato tra il 1025 e il 1030 e misura in lunghezza 525
cm.

Il testo (rito ambrosiano)


L'Exsultet ambrosiano, tuttora in uso nella veglia pasquale ambrosiana, sebbene nel Messale ambrosiano
italiano compaia oggi in una redazione abbreviata, è di paternità incerta e viene ritenuto composto a cavallo
tra il V secolo e il VI, sebbene il più antico testimone sia costituito dal sacramentarium Bergomense, datato
alla fine del IX secolo o agli inizi del X.

Il testo si apre con un ampio e solenne invitatorio: Exsultet iam angelica turba caelorum (esultino i cori degli
angeli), concluso dall'Amen dei fedeli: è una convocazione universale alla gioia per celebrare degnamente la
Pasqua del Signore, nella quale, in crescendo, tutti gli esseri del cielo e della terra (gli angeli, la terra, la
Chiesa, l'assemblea celebrante) sono invitati a unirsi all'esultanza per la vittoria di Cristo, il «più grande dei
re».

All'invitatorio fa seguito, introdotto da un dialogo e da un incipit analoghi a quelli che precedono il prefazio,
un rendimento di grazie particolarmente sviluppato (Vere dignum et iustum est: è veramente cosa buona e
giusta) diviso in due/tre parti, che si concludono con un nuovo Amen da parte dei fedeli. La prima sezione,
che termina con le parole Nobis in veritate proveniunt (oggi per noi si avverano in Cristo), è una
contemplazione della Pasqua-passione di Cristo, vero agnello pasquale; la seconda sezione, che va da Ecce
iam ignis (ecco: in questa notte beata la colonna di fuoco) fino al termine, riflette sulla notte pasquale come
sintesi del «mistero della salvezza», comunicata ai credenti nei sacramenti del Battesimo e dell'Eucaristia.

La parte terminale del rendimento di grazie, sebbene oggi a seguito della riforma postconciliare, non vi sia
più effettiva corrispondenza tra la successione presentata dal testo e la liturgia della veglia, commenta
pertanto la struttura celebrativa della veglia, le cui quattro parti (riti lucernali, annuncio pasquale, liturgia
battesimale, liturgia eucaristica) costituiscono il compimento tipologico di «preannunzi e fatti profetici di vari

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millenni».

Testo latino Testo italiano


[2] [3]

Exsultet iam angelica turba caelorum; Esultino i cori degli angeli,


exsultent divina mysteria, esulti l'assemblea celeste.
et pro tanti regis victoria Per la vittoria del più grande dei re,
tuba intonet salutaris. le trombe squillino
Gaudeat se tot tellus irradiata fulgoribus, e annuncino la salvezza.
et, aeterni regis splendore lustrata, Si ridesti di gioia la terra
totius orbis sentiat amisisse caliginem. inondata da nuovo fulgore;
Laetetur et mater Ecclesia, le tenebre sono scomparse,
tanti luminis adornata fulgore, messe in fuga dall'eterno Signore della luce.
et magnis populorum vocibus haec aula resultet. Gioisca la Chiesa madre nostra,
Quapropter, astantibus vobis, fratres carissimi, irradiata di vivo splendore,
ad tam miram sancti huius luminis claritatem, e questo tempio risuoni
una mecum, quaeso, per le acclamazioni del popolo in festa.
Dei omnipotentis misericordiam invocate, Ci assista Cristo Gesù, nostro Signore e nostro
ut qui me non meis meritis Dio,
intra levitarum numerum dignatus est aggregare, che vive e regna col Padre, nell'unità dello Spirito
luminis sui gratiam infundendo, santo,
cerei huius laudem implere praecipiat. per tutti i secoli dei secoli.
Praestante Domino nostro Iesu Christo Filio suo,
secum vivente atque regnante Deo, Popolo: Amen.
in unitate Spiritus sancti Diacono: Il Signore sia con voi.
per omnia saecula saeculorum Popolo: E con il tuo spirito.
R. Amen. Diacono: In alto i nostri cuori.
Popolo: Sono rivolti al Signore.
V. Dominus vobiscum. Diacono: Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.
R. Et cum spiritu tuo. Popolo: È cosa buona e giusta.
V. Sursum corda. È veramente cosa buona e giusta,
R. Habemus ad Dominum. nostro dovere e fonte di salvezza,
V. Gratias agamus Domino Deo nostro. rendere grazie sempre, qui e in ogni luogo,
R. Dignum et iustum est. a te, Signore, Padre santo,
Dignum et iustum est, Dio onnipotente ed eterno.
vere [vere quia] dignum et iustum est, aequum et Tu hai consacrato la Pasqua per tutte le genti
salutare senza immolazione di pingui animali,
nos tibi semper, hic et ubique, gratias agere, ma con il corpo e il sangue di Cristo,
Domine sancte Pater, omnipotens aeterne Deus. tuo Figlio unigenito.
Qui populorum pascha cunctorum, Hai lasciato cadere i riti del popolo antico
non pecudum cruore nec adipe, e la tua grazia ha superato la legge.
sed Unigeniti tui, Domini nostri Iesu Christi, Una vittima sola
sanguine corporeque dicasti, ha offerto se stessa alla tua grandezza,
ut, supploso ritu gentis ingratae, espiando una volta per sempre

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legi gratia succederet, il peccato di tutto il genere umano.


et una victima, per semetipsam tuae maiestati Questa vittima
semel oblata, è l'Agnello prefigurato dalla legge antica;
mundi totius expiaret offensam. non è scelto dal gregge,
Hic est Agnus lapideis praefiguratus in tabulis, ma inviato dal cielo.
non adductus e gregibus, Al pascolo nessuno lo guida,
sed evectus e caelo; poiché lui stesso è il Pastore.
nec pastore indigens, sed Pastor bonus ipse Con la morte e con la risurrezione
tantummodo; alle pecore tutto si è donato
qui animam suam pro suis posuit ovibus et rursus perché l'umiliazione di un Dio
assumpsit, ci insegnasse la mitezza di cuore
ut nobis et humilitatem divina dignatio e la glorificazione di un uomo
et spem resurrectio corporalis ostenderet. ci offrisse una grande speranza.
Qui coram tondente se non vocem queruli balatus Dinanzi a chi lo tosava non volle belare lamento,
emisit, ma con voce profetica disse:
sed evangelico proclamavit oraculo, dicens: "Tra poco vedrete il Figlio dell'uomo
Amodo videbitis Filium hominis sedentem ad assiso alla destra di Dio".
dexteram maiestatis. Col suo sacrificio, o Padre, a te riconcilia i tuoi figli
Ipse nobis et te reconciliat, Pater omnipotens, e, nella sua divina potenza, ci reca il tuo stesso
et pari tecum maiestate fultus indulget. perdono.
Nam, quae patribus in figura contingebant, Tutti i segni delle profezie antiche
nobis in veritate proveniunt. oggi per noi si avverano in Cristo.

Ecce iam ignis columna resplendet, Ecco: in questa notte beata


quae plebem Domini beatae noctis tempore la colonna di fuoco risplende
ad salutaria fluenta praecedat, e guida i redenti alle acque che danno salvezza.
in quibus persecutor mergitur, Vi si immerge il Maligno e vi affoga,
et Christi populus liberatus emergit. ma il popolo del Signore salvo e libero ne risale.
Nam, sancti Spiritus unda conceptus, Per Adamo siamo nati alla morte;
per Adam natus ad mortem, ora, generati nell'acqua dallo Spirito santo,
per Christum regignitur ad vitam. per Cristo rinasciamo alla vita.
Solvamus igitur voluntarie celebrata ieiunia, Sciogliamo il nostro volontario digiuno:
quia pascha nostrum immolatus est Christus; Cristo, nostro agnello pasquale,
Nec solum corpore epulemur Agni, viene immolato per noi.
sed etiam inebriemur et sanguine. Il suo corpo è nutrimento vitale,
Huius enim tantummodo cruor il suo sangue è inebriante bevanda;
non creat piaculum bibentibus, sed salutem. l'unico sangue che non contamina,
Ipso quoque vescamur et azymo, ma dona salvezza immortale a chi lo riceve.
quoniam non de solo pane vivit homo, Mangiamo questo pane senza fermento,
sed de omni Verbo Dei. memori che non di solo pane vive l'uomo
Siquidem hic est panis, qui descendit e caelo, ma di ogni parola che viene da Dio.
longe praestantior illo quondam mannae imbre Questo pane disceso dal cielo
frugifiuo, vale più assai della manna,
quo tunc Israel epulatus interiit. piovuta dall'alto come feconda rugiada.
Hoc vero qui vescitur corpore, Essa sfamava Israele,
vitae perennis possessor existit. ma non lo strappava alla morte.

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Ecce vetera transierunt, facta sunt omnia nova. Chi invece di questo corpo si ciba,
Nam circumcisionis Mosaicae mucro iam scabruit, conquista la vita perenne.
et Iesu Nave acuta lapidum obsolevit asperitas, Ecco: ogni culto antico tramonta,
Christi vero populus insignitur fronte, non inguine; tutto per noi ridiventa nuovo.
lavacro, non vulnere; Il coltello del rito mosaico si è smussato.
chrismate, non cruore. Il popolo di Cristo non subisce ferita,
Decet ergo in hoc Domini Salvatoris nostri ma, segnato dal crisma, riceve un battesimo santo.
vespertinae resurrectionis adventu
caeream nos adolere pinguedinem, Questa notte dobbiamo attendere in veglia
cui suppetit candor in specie, che il nostro Salvatore risorga.
suavitas in odore, Teniamo dunque le fiaccole accese
splendor in lumine; come fecero le vergini prudenti;
quae nec marcescenti liquore defluit, l'indugio potrebbe attardare l'incontro
nec offensam tetri nidoris exhalat. col Signore che viene.
Quid enim magis accommodum, magisque Certamente verrà e in un batter di ciglio,
festivum, come il lampo improvviso
quam Iesseico flori floreis excubemus et tedis? che guizza da un estremo all'altro del cielo.
Praesertim cum et Sapientia de semetipsa Lo svolgersi di questa veglia santa
cecinerit: tutto abbraccia il mistero della nostra salvezza;
Ego sum flos agri et lilium convallium. nella rapida corsa di un'unica notte
Ceras igitur nec pinus exusta desudat, si avverano preannunzi e fatti profetici di vari
nec crebris sauciata bipennibus cedrus illacrimat, millenni.
sed est illis arcana de virginitate creatio; Come ai magi la stella,
et ipsae transfiguratione nivei candoris albescunt. a noi si fa guida nella notte
Eandem vero papyrum liquida fontis unda producit, la grande luce di Cristo risorto,
quae instar insontis animae che il sacerdote con apostolica voce oggi a tutti
nullis articulatur sinuata compagibus, proclama.
sed, virginali circumsepta materiae, E come l'onda fuggente del Giordano
fit hospitalis ignibus, alumna rivorum. fu consacrata dal Signore immerso,
Decet ergo adventum Sponsi ecco, per arcano disegno,
dulciatis Ecclesiae luminaribus opperiri, l'acqua ci fa nascere a vita nuova.
Et largitatem sanctitatis acceptam, Infine, perché tutto il mistero si compia,
quanta valet devotionis dote pensare, il popolo dei credenti si nutre di Cristo.
nec sanctas interpolare tenebris excubias, Per le preghiere e i meriti santi di Ambrogio,
sed tedam sapienter perpetuis praeparare sacerdote sommo e vescovo nostro,
luminibus, la clemenza del Padre celeste
ne, dum oleum candelis adiungitur, ci introduca nel giorno del Signore risorto.
adventum Domini tardo prosequamur obsequio, A lui onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
qui certe in ictu oculi, ut coruscus, adveniet.

Igitur in huius diei vespere


cuncta venerabilis sacramenti plenitudo colligitur,
et, quae diversis sunt praefigurata vel gesta
temporibus,
huius noctis curriculo devoluta supplentur.
Nam primum hoc vespertinum lumen,

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sicut illa dux magorum stella, praecedit.


Deinde mysticae regenerationis unda subsequitur,
velut, dignante Domino, fluenta Iordanis.
Tertio resurrectionem Christi
vox apostolica sacerdotis adnuntiat.
Tum ad totius mysterii supplementum
Christo vescitur turba fidelium.
Quae summi sacerdotis et apostoli [antistitis] tui
Ambrosii
oratione sanctificata vel meritis,
resurrectionis dominicae diem,
Christo in omnibus prosperante, suscipiat.
Per bonum et benedictum Filium tuum
Dominum nostrum Iesum Christum,
cum quo beatus vivis et regnas Deus,
in unitate Spiritus sancti
per omnia saecula saeculorum.
R. Amen.

Precisione della datazione


Nonostante i quasi 1000 anni che ci separano dalla creazione di questi rotoli liturgici, la loro datazione risulta
essere piuttosto precisa. Essa è infatti facilmente riconducibile all'epoca di appartenenza dei personaggi
storici in essi raffigurati e salutati nella parte finale del testo. In effetti, conoscendo il periodo in cui essi
hanno ricoperto cariche pubbliche, civili o religiose che siano, è facilmente ricavabile, con soli pochissimi
anni di incertezza, l'epoca dell'esecuzione.
In alcuni casi, inoltre, si è osservato che, allo scopo di riutilizzare il rotolo anche dopo il passaggio di
consegne tra vecchi e nuovi amministratori, il testo scritto presenta delle abrasioni o cancellature sul nome
del predecessore e a margine viene indicato il nome dell'ufficiale in carica.

Modalità di esecuzione e conservazione


Questi oggetti del culto religioso, tanto preziosi sia per la vetustà sia per i materiali e la delicatezza dei tratti
delle miniature che illustrano il contenuto dei testi, necessitano di particolarissime cure per la loro
conservazione ottimale.
Infatti la "pergamena" non è altro che pelle di pecora sottoposta a specifici trattamenti e per un rotolo ne
erano necessarie almeno 30, che venivano "cucite" tra di loro mediante sottili fettucce (non più di 4–5 mm),
anch'esse di pelle di pecora, chiaramente visibili e "miracolosamente" intatte, nonostante i quasi mille anni
trascorsi, all'unione di due "fogli" di pergamena contigui, all'uopo sufficientemente accavallati (almeno
5–6 cm) per consentire il particolare tipo di legatura.
La particolare preparazione dei fogli consentiva, inoltre, l'apposizione dei tratti pittorici oltre che del testo.

Pertanto gli Exsultet sono conservati in teche in legno coperte da cristallo, il più possibile isolati
dall'ambiente esterno per impedire all'umidità (ivi compresa quella derivante dalla traspirazione fisiologica
dei, spesso numerosi, gruppi di visitatori nelle sale in cui sono esposti) di intaccare i fragili strati pittorici e,
per lo stesso motivo, essi devono essere tenuti al buio e illuminati, con particolari corpi illuminanti a non più

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di 50 lumen, solo nei momenti in cui sono in atto le visite.

Note
1. ^ Domenica del sole 24 ore
2. ^ Missale ambrosianum, 1983. Fra parentesi quadre le varianti dell'editio typica 1902.
3. ^ Messale ambrosiano, Milano 1976-1986-1991

Voci correlate
O felix culpa
Pasqua
Triduo pasquale
Veglia pasquale
Cero pasquale
Neuma

Altri progetti
Wikimedia Commons (https://commons.wikimedia.org/wiki/?uselang=it) contiene immagini o altri file
su Exultet (https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Exultet?uselang=it)

Collegamenti esterni
Riproduzione della partitura contenuta in: Missale Romanum, Roma, fratelli Salvioni, 1761, pp. 139-144,
su scribd.com.
Versione ambrosiana (PDF), su cantoambrosiano.com.
Testo in inglese, su domcentral.org. URL consultato il 25 gennaio 2007 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2007).
Testo in latino, su unipiams.org.
Illuminated Manuscript of an Medieval Exultet from Bari in Italy, su immaginidistoria.it (archiviato dall'url
originale il 16 aprile 2009).
Le api negli Exsultet, su apicolturaonline.it.

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