Nel decimo capitolo ci viene presentata la vicenda di Gertrude, in particolare, la scelta di
andare in monastero. Il principe riceve una lettera dove viene spiegata la volontà di Gertrude di sottostare ai desideri del padre. Ella viene paragonata ad un fiore che si abbandona alle fragranze della prima aria che incontra. Il principe vede la lettera come un grande segno per poter realizzare il sogno che egli aveva in serbo per Gertrude: farla monaca. Così sua maestà chiama Gertrude per poter discuterne e, più propriamente, persuaderla. Arrivata, Gertrude si getta alle ginocchia del padre chiedendogli perdono (si riferisce al suo interesse per il paggio) . Il padre comincia un lungo discorso per colpevolizzarla e per farle capire che non avrebbe mai potuto avere un posto in società e, di conseguenza, un marito. Lui gli propone “l’unico partito onorevole” e lei, d’impulso, risponde affermativo. Il padre accoglie quel sì come una volontà della figlia e convoca la principessa ed il principino per informarli della lieta notizia. La pecora smarrita della famiglia ora seguiva le volontà di tutti i suoi familiari e loro non potevano essere più felici. Il padre inizia a discutere di tutte le agevolazioni che riceverà nel convento e non vede l’ora di fissare il giorno per potersi recare al monastero di Monza a fare richiesta alla badessa. Egli propone il giorno stesso, ma la figlia, quasi per deviare il problema , posticipa di un giorno. Viene chiamata a tavola dopo poco, dove è riempita da tutti di complimenti e viene nominata “sposina”. Dopo il pranzo di famiglia, segue una carrozzata. Al ritorno a corte ad attendere Gertrude c’è una folla enorme: parenti ed amici venuti a congratularsi e a chiederle di offrire i suoi servigi in monastero. Dopo aver acquietato ogni animo e aver mandato ognuno alla propria dimora, Gertrude va a dormire, ma non prima di aver fatto cambiare schiava dal padre. Dopo essersi tolta questo impiccio, trascorre una notte lunga e torpida. Al suo risveglio la attendeva la partenza per Monza. Gertrude si prepara e comincia il suo viaggio in carrozza verso il monastero. Giunta nel centro sacro ad accoglierla ci sono tutte le monache e monacande, in particolare, davanti a tutti, c’è la badessa, colei che ha il ruolo di approvare la vocazione della donna. Gertrude riconosce anche una delle sue vecchie compagne e inizia a provare un po’ di vergogna, ma comunque pone la sua richiesta alla badessa:”sono qui a chiedere di essere ammessa a vestir l’abito religioso, in questo monastero dove sono stata allevata così amorevolmente”. La badessa risponde, dispiaciuta, che doveva comunque attenersi alle pratiche obbligatorie, malgrado già sapesse in cuor suo che avrebbe accettato la sua richiesta. Così comincia una festa piena di dolciumi e di chiacchiere rivolte a Gertrude. Nel mentre la badessa convoca il Principe e gli spiega che, malgrado si trattasse di sua figlia, doveva comunque attenersi alle formalità del monastero, tra cui c’era l’incontro con il vicario per l’esame. Dopo questo colloquio, Gertrude dovette Scegliere una monaca, detta madrina, che l’avrebbe accompagnata per tutto il periodo da “monacanda”, ovvero “quasi monaca”, quello prima dell’esame decisivo. Lei scelse quella che l’aveva riempita di complimenti e di carezze. Quest’ultima aveva interessi personali in realtà: voleva far maritare il principino con sua figlia. Il giorno dopo la attendeva il colloquio con l’esaminatore: il vicario. Gertrude stava quasi pensando di scappare, quando all’improvviso entra nella sua stanza il principe e le rinnova le regole a cui doveva sottostare e le ribadisce, quasi per persuaderla, che la scelta l’aveva fatta con il suo senno, senza esser spinta da nessuno. L’uomo dabbene aveva un’idea già fatta di Gertrude: era la figlia del principe, quindi di sicuro una donna affidabile. Comunque dovette fargli qualche domanda, alle quali ricevette solo bugie come risposta. “Sente lei in cuor suo una libera, spontanea risoluzione di farsi monaca? ….Non s’è fatto uso di nessuna autorità, per indurla a questo?....Da quanto tempo è nato questo pensiero?” Tutte domande a cui Gertrude rispondeva come per fargli credere che la vocazione l’avesse davvero avuta. Alla fine del colloquio il vicario si congratulò con lei e poi, imbattendosi nel principe, anche con lui, Il principe riempì Gertrude di complimenti. Dopo il colloquio Manzoni ci presenta un salto temporale, dove ci dice che raccontar tutte le sofferenze che provava Gertrude sarebbe interminabile. Gertrude fu ovviamente ammessa al monastero e dopo dodici mesi di noviziato, si trovò al momento della professione, il momento in cui la novizia si trova ad accettare pienamente la vita religiosa. La vita di Gertrude è segnata da continui rimorsi, ricordi che le riaffiorano alla mente e anche un po’ di invidia verso quelle donne che possono godere della bellezza del loro corpo e della vita matrimoniale. Provava anche astio verso le altre suore, malgrado loro si comportassero sempre in maniera gentile con lei, perché loro vivevano la vita religiosa con sincerità e senza rammarico. Poco dopo la professione, Gertrude era stata fatta maestra dell’educande. Nutriva verso quelle giovinette un odio rabbioso, perché loro erano indirizzate verso la vita che lei aveva sempre desiderato. Talvolta le sgridava e le maltrattava, talvolta prendeva parte ai loro giochi e alle loro discussioni, anche estremizzandole. I privilegi di cui godeva Gertrude in monastero erano diversi, tra cui quello di risiedere in un quartiere a parte. Quel lato del monastero confinava con la dimora di un giovane, che il “manoscritto” nomina come Egidio. Questi aveva notato Gertrude e aveva deciso di avviare con lei un discorso, ovviamente ottenendo subito una risposta dalla sventurata. Questo incontro aveva mutato la natura di Gertrude:l’aveva resa gentile anche con le altre suore. Dopo un po’ era tornata in sé e così continuava, tra alti e bassi. Per qualche tempo, nessuno sospettava delle scappatelle con Egidio, ma un giorno, mentre Gertrude sgridava una delle converse maledettamente, questa si fece scappare che sapeva qualcosa. Da lì la conversa non si è più trovata. Dopo circa un anno da questo fatto, torniamo all’arrivo di Lucia al monastero e al colloquio con Gertrude, o ,più propriamente chiamata, la signora. Gertrude, spinta anche dalle sue fantasie personali, pone a Lucia delle domande un po’ scomode e che la imbarazzano, sia riguardanti Don Rodrigo sia riguardanti Renzo. Lucia si confida anche con la madre per il disagio provato nella discussione, ma la madre la consola e le spiega che così va il mondo. Gertrude, spinta dal desiderio di aiutare un’anima innocente e provando una certa compiacenza per Lucia, decide di accogliere le due donne. Agnese e Lucia sono onorate di essere accolte in un luogo così sacro e protetto.