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Giulio cattin la monodia nel medioevo

Monodia liturgica cristiana

Monodia: canto ad una voce, intonato da uno o più cantori. Parola monodia contrapposta a polifonia (più
voci, linee melodiche diverse ed indipendenti).

Liturgia: insieme delle preghiere di una religione. Per i cristiani si tratta della messa, della celebrazione dei
sacramenti e dell’ufficio delle ore.

Il canto cristiano dei primi secoli

La liturgia ebraica era cantillata: le parole venivano intonate su delle forme melodiche tradizionali costituiti
da intervalli musicali molto piccoli (microtoni) e la voce si spostava da una nota all’altra con dei glissando. Il
ritmo era libero, modellato sul ritmo verbale stesso. La cantillazione sinteticamente, era un’amplificazione
della parola liturgica proclamata con solennità. I cristiani attinsero non solo al mondo giudaico, il greco
divenne la lingua maggiormente utilizzata nella liturgia, anche nella comunità romana. In greco vennero
anche scritti sia i Vangeli sia i libri del Nuovo Testamento.

In occidente il latino viene affiancato al greco con gradualità, non definitiva fino alla seconda metà del IV
sec..

Parti della messa:

- PROPRIUM (parole che variano a seconda della festività): introito, graduale, alleluia, offertorio,
communio
- ORDINARIUM (parole fisse) kyrie, gloria, credo, sanctus, agnus dei

313 d.C.: editto di Costantino, diritto alla libertà d’espressione per tutti i culti religiosi. Il cristianesimo
assume sempre più importanza. Alla chiesa cristiana vengono restituiti tutti i beni e gli edifici di culto
confiscati nel corso della persecuzione di Diocleziano.

Con l’editto di Teodosio e di Onorio si portarono all’eliminazione i templi e gli atti di culto delle religioni che
non fossero quella cristiana. Dal IV secolo furono poste le basi per la piena affermazione del cristianesimo e
inoltre iniziarono la costruzione di basiliche. Si fissa per iscritto il cerimoniale liturgico.

Vengono adottati elementi di culto pagano e del cerimoniale di corte dell’imperatore, per renderla degna di
una religione di stato: abiti e insegne dei funzionari imperiali, gesti di prostrazione alla divinità
(genuflessione), espressioni di uso forense nel linguaggio della liturgia.

Funzioni della musica, parte integrante della liturgia:

1) Amplificazione rituale, da linguaggio umano a parola di Dio;


2) Amplificazione fonica, in una basilica la parola cantata era molto più sonora e quindi percepibile di
quella parlata;
3) Amplificazione melodica, la monodia liturgica cristiana rende esplicita la musicalità della lingua
latina

Nella lingua latina gli accenti delle parole consistevano nell’elevazione melodica della voce (slancio
melodico sull’apice della frase) più che in una intensificazione. Di ogni parola latina si potrebbe tracciare
una sorta di diagramma melodico il cui punto più alto corrisponde alla sillaba accentata. Il cantus però non
aveva una sola possibilità di realizzazione, il suo grado di melodizzazione dipendeva dallo stile richiesto
nelle singole circostanze. Per esempio, in un’antifona, la melodia era più semplice e perciò si parla di stile
sillabico, mentre in un canto solistico (per esempio l’offertorio) il cantore poteva elaborare lo schema di
partenza in uno stile più ricco chiamato stile melismatico o fiorito.
Forme musicali sacre su testo poetico latino

1) Tropo: inserzione, sostituzione o aggiunta di testo nei canti della messa o nella liturgia delle ore. Ad
ogni sillaba del nuovo testo veniva fatta coincidere una nota. Aggiunte di testo sotto le note fatte
per facilitare la memorizzazione. Proibito l’uso dei tropi a causa dell’allontanamento dal testo
originale.
2) Sequenza: particolare forma di tropo che utilizza il melisma dell’Alleluia per adattarvi un testo
nuovo ed autonomo. Dopo il concilio di Trento rimasero in uno solo le sequenze di lauda Sion, dies
irae, stabat mater, victimae paschali laudes, veni sancte spiritus. Le sequenze sono coppie di strofe
con identica conformazione.
3) Inno polifonico: canto di lode, poesia cantata con cui si celebrava la patria/eroi/dei. Presenza di
struttura strofica. Stessa melodia che si ripete su più strofe. Lo scopo era quello del proselitismo.
Presenza di omoritmia (uguaglianza di ritmo tra le varie voci), espediente per facilitare l’esecuzione.
4) Inno organistico: alternanza assemblea-organo dove lo strumento esegue i versetti polifonici
alternati da quelli monodici dell’assemblea. La parte organistica è presa da quella gregoriana che
sopravvive come cantus firmus (preesistente melodia costituente la base di una composizione
polifonica).

VI sec concluso sotto il papato di Gregorio magno. Non esiste alcun documento che dimostri un intervento
del papa riguardo alla musica dell’epoca. In una lettera al monaco agostino avrebbe raccomandato di
prendere ciò che di meglio producevano le varie chiese e di conservare e valorizzare le differenze dei singoli
repertori. Il papa con questa affermazione avrebbe stimolato e rispettato le autonomie locali senza
mortificarle in un tentativo di unificazione. Leggenda per cui sarebbe lo spirito santo a dettare queste
melodie al Papa. Concetto moderno di repertorio: musiche consolidate poste sotto il segno
dell’immutabilità.

Nascita della scrittura neumatica

Per evitare incertezze nell’esecuzione i celebranti evidenziarono la melodia con delle annotazioni dette
neumi (funzione simile alla punteggiatura). I primi segni di interpunzione nacquero alla corte di Carlo
Magno. C’è un rapporto tra il rifiorire della parola scritta e la nascita della scrittura musicale. I primi codici
non servivano per la pratica musicale concreta ma solo da riferimento per controllare di attenersi alla
tradizione.

Polifonia, dal punto di vista estetico è la risposta alla necessità di aumentare la solennità del rito senza però
alterare il canto liturgico che rimane. Sorta di amplificazione verticale.

Dal IX secolo composizioni polifoniche scritte.

Tecniche che hanno permesso l’evoluzione del canto liturgico monodico:

 DIAFONIA: sdoppiare una melodia eseguendola a due altezze differenti, solitamente ad intervalli di
quarta o di quinta. L’organum parallelo è la maniera in cui si eseguono i canti liturgici in diafonia:
una parte della schola eseguiva il canto liturgico com’era tramandato dalla tradizione (vox
principalis), mentre la restante parte intonava il medesimo canto a distanza di una quarta o quinta
sotto o sopra (sopra prendeva il nome di vox organalis). Presto si preferì sopra così risultavano due
melodie che si muovevano esattamente in parallelo
 DISCANTO: a ciascuna nota della vox principalis è accoppiata una nota a diversa distanza
intervallare della vox organalis. Come da prescrizioni dei trattati, gli intervalli rispecchiano sempre
quarte, quinte, ottave e unisoni. Vi è prevalenza di moto contrario rispetto al moto retto. Questo
tipo di polifonia era l’arte di improvvisare una nuova melodia con un canto preesistente. Anche se
l’organum in discanto veniva trascritto, ciò non escludeva forme improvvisative durante
l’esecuzione. Il cantore della vox organalis fioriva la sua parte tramite melismi sopra il sostegno
della vox principalis.

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