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Studio no.

3 Hosokawa,

la costruzione formale è in due parti, nella prima sottosezione c’è un contrasto tra gli accordi a grappolo
che sono percossi con un attacco molto veloce e una dinamica molto marcata e questa linea sottile di una
nota (quella più alta) tenuta con corone di lunghezza variabile.

La nota singola comincia ad avere un tentativo di melodia molto corta. Il culmine è nel cluster dell’ultima
riga (quasi una macchia) che poco per volta sfuma.

La seconda parte è più breve (2 battute in meno) ma anche priva di corone. Se la prima è formata da 6
anziché 4 è comunque più breve perché mancano le corone. La direzione della linea a livello minimale si
tende verso il basso che prosegue e ritorna verso l’alto (acquista energia e torna su). A battuta 30 sintesi tra
luce buio e ombra (nella cultura taoista la coppia Ying e Yang è il contrasto tra bene e male, luce e buio). La
prima sottosezione ci porta verso la luce e la seconda verso il buio. L’ombra invece sono delle frequenze
che vengono messe in azioni attraverso le note mute (coda del brano).

A livello di macro-forma sono fra loro in simmetria rotazionale (l’una dipende dall’altra, esiste una polarità
tra le due). La seconda però ha delle asimmetrie con la prima (sorta di obliquità).

A livello micrologico contrapposizione tra armonia e melodia (confliggono però nessuna potrebbe esistere
senza l’altra) altro contrasto tra registri acuti e gravi (contrasto di frequenza). contrasto tra suono e silenzio
(più appariscente). Nessuna di queste polarità però possono esistere l’uno senza l’altro (impossibile
concepire questo contrasto senza uno dei due, Ying e Yang): silenzio e suono.

Ogni suono dentro di sé contiene il silenzio in impotenza e viceversa. In questo studio il suono si forma
come cluster o come accordi a grappolo medianti suoni netti, squadrati. Ogni volta che un suono rompe il
silenzio è come se creasse un mondo (per la cultura giapponese). Il silenzio si può manifestare anche come
una massa di suono che poi sfuma (ultima riga dello studio), come se il silenzio si mangiasse poco per volta
il suono.

Nota singola che vibra tra i suoni ombra (accordi, cluster nella parte grave, note singole), suono anche
come alone sonoro (note vibranti messe in risalto dalle note mute).

Il concetto di linea per Hosokawa è cruciale, ha cercato di tradurre l’esperienza della calligrafia in musica.
Esiste un elemento temporale che irrompe nello spazio, il tratto è frutto di un gesto che parte in un punto
nello spazio, raggiunge la tela e ritorna nello spazio (elemento performativo della calligrafia).

Il silenzio potrebbe essere definito come il non esserci di un suono (di quel suono, non in senso assoluto)
che però è anche espressione di un grande vuoto (condizione di esistenza di tutti i fenomeni, non da
assolutizzare) appartenente ai fenomeni, che consente al suono di esistere. Questo grande vuoto agisce
come una sorta di campo che è condizione di esistenza di tutti i fenomeni, per questo motivo non si può
nascondere dall’elemento di suono.

Il suono si manifesta nel tempo delle corone (elemento aleatorio lasciato all’interprete).

I singoli eventi, come il suono che dopo essere stato percosso sparisce, fanno parte di un processo di
passaggio da uno stato di vuoto ad uno stato di pieno (e viceversa). Fotografia istantanea di un processo
temporale che è infinito ed assolutamente provvisoria (non è mai uguale l’interpretazione).

Impermanenza sia spaziale (esistere solo in un contesto di relazioni) che nel tempo (il mio stato presente è
solamente transeunte).

Il vero protagonista dello studio è questo grande vuoto invisibile, non è importante quello che sentiamo
ma tutto quello che ci evoca.
Il tempo ha una forte questione con l’interiorità. Quando ascoltiamo il suono ci troviamo riflessi nella sua
mobilità. Il suono stesso è caratterizzato da una durata fenomenologica nel tempo e in genere lo
percepiamo come suono veniente (= che avviene) nel tempo. Il suono ha una capacità di attrazione.

Ondine Ravel, canto che ipnotizza la nostra attenzione, capacità di farci perdere la cognizione del tempo.

Sospensione del tempo data dall’ostinazione (caratteristica della scrittura di Ravel). Il suono attraverso la
costruzione temporale può smentire il processo temporale (brano breve che può sembrare che duri
un’eternità).

Il ritmo riguardo alla dimensione temporale può essere colto dal punto di vista fenomenologico attraverso
la danza (La valse, Ravel). Il ritmo è un’alternanza di estensioni e intensioni. Il ritmo dà ordine al fluire dei
suoni. La forma si rivela poco per volta, scopriamo solo alla fine della composizione la forma. Nell’idea di
ritmo c’è anche l’idea di controllo del tempo.

Differenza tra uno scandire e uno misurare il tempo, dei diversi modi di pensare il tempo. Scandire un
corretto direttore d’orchestra che da dei segnali che il suono deve arrivare in quel determinato momento.
Invece quando al gesto unisco tutte le sue caratteristiche intrinseche, a quel punto il mio scandire diventa
dare un senso a quel tempo che scorre.

Tempo intensivo caratterizza il Beethoven della quinta sinfonia, tale dinamismo interno che anche se dura
dieci minuti sembra che duri pochissimo. Oppure il tempo estensivo della pastorale dove tutto sembra
statico e immobile.

Concetto di spazio

La musica come la concepiamo è una selezione di suoni all’interno dell’universo sonoro (4’ 33’’ Cage).

Cage con questo brano vuole dirci che il silenzio non esiste in realtà, qualsiasi ambiente contiene un suono.
Anche se non accade nulla in realtà c’è sempre un suono presente nell’universo sonoro.

(Glissandi, Ligeti) Ci rende consapevoli del processo che porta da un punto ad un altro punto. Suono
processo secondo Giovanni Piana.

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