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PROVA FINALE
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l’Hautbois dans le XIX siecle
INDICE
1. Premessa
3. J. C. M. Widerkehr
4. C. Frank
4.1. Piece V
5. C. M. Widor
6. Biblografia
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l’Hautbois dans le XIX siecle
1. Premessa
Questo è il racconto di un dialogo musicale tra due autori francesi vissuti a distanza
di un secolo, tra il classicismo ed il romanticismo, fino alle grandi novità dei primi
anni del XX° secolo.
Il primo, J. C. M. Widerkehr è nato nel 1759, l’anno in cui moriva G. F. Händel, ed è
vissuto tra la seconda metà del 700 e la prima dell’800, nel periodo del Classicismo
di W. A. Mozart e di L. V. Beethoven, nel periodo in cui erano attivi C. W. Gluck, F.
J. Haydn e C. P. E. Bach ma anche in quello del romanticismo di F. Schubert e del
virtuosismo di N. Paganini. Widerkehr ha conosciuto la guerra franco-prussiana e la
nascita della terza repubblica, ha composto musica negli anni della Rivoluzione
francese (1789) e dell’impero napoleonico (1804-1815).
Il secondo, C. M. Widor è nato nel 1844 ed è vissuto ai tempi di G. Bizet e C.
Debussy, di H. Berliotz ma anche di G. Fauré, di E. Satie, di M. Ravel ed ha goduto
della vitalità emersa dalla musica francese negli ultimi decenni dell’800.
Benché i primi germogli del Romanticismo sboccino e fioriscano in terra tedesca
dallo Sturm und Drang, la disseminazione del sentimento da esso generato è quel
polline che, in tutta Europa, come anche in Francia, feconda nuove piante i cui fiori
si manifestano con le tinte più disparate.
Si sottolinea che il termine “Romanticismo” non deve essere considerato come una
etichetta posta su uno stile o un periodo storico-musicale ma come una disposizione
spirituale, uno stato d’animo 1.
1 Surian, 1993
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In questo rinnovamento della musica francese ebbe gran parte C. Franck (1822-
1890), soprattutto per la musica da camera e la musica d'organo: mentre Lalo e Saint-
Saëns erano soprattutto brillanti armonisti, egli mantenne la tradizione della scrittura
contrappuntistica. I suoi discepoli continuarono nella via da lui tracciata, salvando le
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Il teatro lirico si riapre ora ai Francesi. Il Faust di C. Gounod infatti parve all’epoca
rivoluzionario ed oggi la sua popolarità non è ancora cessata grazie al fascino della
sua melodia e la delicatezza della strumentazione.
Eredi di Gounod, che appare come un caposcuola, furono G. Bizet, Saint-Saëns e
Massenet creano opere come Carmen, Samson et Dalila, Manon e Werther, che eser-
citarono grande influenza in tutta Europa.
Tuttavia, le grandi opere che hanno rinnovato in Francia la concezione del teatro liri-
co furono non di specialisti dell'opera, ma di compositori che ad essa si dedicarono
incidentalmente: C. Debussy (Pelleas et Mélisande, 1902), P. Dukas (Ariane et
Barbe-Bleue), M. Ravel (L'heure espagnole, L'Enfant et les sortilèges), A. Roussel,
A. Honegger (Judith, Antigone), D. Milhaud, ecc.
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Intanto anche M. Ravel, rivoluzionario che per innovare si fondava sul passato,
come il suo maestro G. Fauré creava anch'egli nuovi mezzi d'espressione. La scuola
detta "impressionista" ridusse però in formule le intuizioni meravigliose di Debussy
mentre traeva ogni partito possibile dalle composizioni di Fauré e di Ravel; e sacrifi-
cò troppo alla sfumatura, si compiacque troppo delle tinte e della grazia. Igor Stra-
vinskij venne a liberare dal cerchio magico i musicisti francesi, che ignoravano anco-
ra l'esperienza di A. Schönberg e di Bela Bartók, mostrando loro la possibilità di ef-
fetti nuovi ottenuti con la politonalità, con l'uso d'una singolare polifonia opposta
allo stile verticale degli impressionisti, ma pur lontana dallo stile orizzontale della
scuola franckiana, infine con l'adozione d'un dinamismo metrico che trasformava ra-
dicalmente la concezione del ritmo allora dominante, Stravinskij, dette vita
all'espressione brutale della forza.
È da notare che la scuola impressionista del 2° ‘800 e del 1° ‘900 non rappresentava
tutta la musica francese.
P. Dukas, allievo di T. Dubois, costruiva in disparte la sua opera robusta ed il poema
sinfonico “L’apprenti soucier”, inserito poi nel 1940 nel film d’animazione “Fanta-
sia” di W. Disney.
F. Schmitt erigeva architetture colossali, mentre V. d'Indy costruiva potenti drammi
lirici. M. Ravel stesso nelle Valses nobles et sentimentales usava uno stile armonico
che annunciava Stravinskij e Debussy reagiva ai discepoli cercando una musica più
nuda, meno congestionata.
Altri giovani, tra cui F. Poulenc e G. Auric, con minori ambizioni, tendono a piacere
(seguendo le direttive del vecchio Eric Satie) attratti dalla musica popolare e
dal Jazz.
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Intanto Maurice Ravel, impadronendosi dei nuovi mezzi offerti dalla politonalità e
dal nuovo contrappunto, si pone alla testa della scuola francese, mentre A. Roussel
acquista importanza imprevista con opere vigorose e originali in cui mostra il doppio
aspetto del suo ingegno, fatto d'energia e di grazia.
Se si consideri ora nel suo insieme il vasto quadro storico della musica francese, fa-
cilmente si potrà osservare come ad esso concorrano diversi e talora apparentemente
opposti elementi, nati specialmente da due grandi tendenze: l'una rivolta alla sempli-
cità e alla forza dell'animo popolare (Jannequin, Lulli, Méhul, Auber, Berlioz, Bizet,
Charpentier, Honegger, Milhaud), l'altra al gusto e alla sensibilità più raffinati (Co-
steley, Couperin, Rameau, Fauré, Debussy, Ravel). Se si è ben compreso lo spirito
della tradizione musicale francese, dobbiamo tenere in conto entrambe queste moda-
lità espressive che sono emerse dalle capacità compositive di quegli autori.
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Studiò composizione nella sua città natale con F. X. Richter e si formò come violon-
cellista con Dumonchau, quindi si recò a Parigi (1783) e fu violoncellista dei “Con-
certs Spirituels” e della “Loge Olympique”.
Lo Sturm und Drang, la Mannheim School e F. J. Haydn erano i suoi modelli, così
come la tradizione del “gebrauchsmusik”, cioè usare la musica nella ricerca del
successo con il pubblico ed i dilettanti. A Parigi era molto importante scrivere
seguendo la moda soprattutto per gli strumenti a fiato, come praticato da Cannabich,
Reicha, Danzi e Devienne.
Lo sviluppo tecnico e il gusto raffinato dei musicisti francesi portarono in breve
tempo il Conservatorio di Parigi ad una differenziazione sempre più chiara tra il
suono barocco, vecchio stile, pesante e profondo e il nuovo suono francese leggero,
chiaro e flessibile. Fu questa evoluzione che fece emergere come genere musicale il
“quintetto per fiati”, genere che presto divenne ampiamente popolare.
Oboisti come Charles Delusse (1725-1774), Antoine Sallantin (1745-1816), primo
insegnante nel Conservatorio di Parigi, François Garnier (1759-1825), allievo di
Sallantin ed in seguito Barret 1804-1879) o il fagottista Etienne Ozi (1754-1813)
provocarono una vera rivoluzione nel campo della meccanica e della produzione di
strumenti a fiato. La sfida più impegnativa era legata al programma dei Concerts
Spirituels, sia che si tratti del suono tedesco o francese. Ma certamente aveva l'istinto
giusto per il suo tempo, perché divenne presto famoso come compositore di Sinfonies
concertantes di cui ne scrisse quindici. La maggior parte di loro furono eseguite
verso la fine del secolo ai Concerts de Cléry ed al Théâtre Feydeaue.
Andò a Parigi nel 1783, ma Widerkehr non attirò particolare attenzione come
violoncellista: oggi si direbbe che fosse in grado di lavorare solo come freelance.
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Appare invece nel 1790 come fagottista nell’orchestra del Theatre Comique e nel
1797 come trombonista.
Il suo stile musicale è caratterizzato da "uno stile di scrittura brillante, persino
virtuoso e molto melodico" e un "senso pronunciato per i colori orchestrali ed i
timbri"
Nel giro di pochi istanti, tuttavia, ci si stupisce dell'originalità della sua sintesi.
Leggerezza nello sviluppo melodico, fantasia e libertà abbinate a un impulso verso la
forma classica, così come l'evidente padronanza del mestiere, sono caratteristiche
della musica di Widerkehr. Attraverso le sue opere emergono, per così dire, immagini
delle sue esperienze interiori, si percepisce la musica genuina e spensierata dei tempi
della Rivoluzione Francese.
La meravigliosa Duo Sonate in Mi minore (V. para, 4.1) e i due Trii, in Do maggiore
ed in Re minore, costruiti come due sinfonie in miniatura, costituiscono una ricca
aggiunta alla letteratura oboistica ed alla musica da camera del periodo classico.
Quando si ascoltano i trii di Widerkehr, si pensa all'inizio a Haydn, Devienne e
Cannabich, quando si ascoltano i suoi duo, la mente corre a Mozart, Beethoven e
Schubert.
Nonostante l'ambiente dei trii piccolo e delicato, Widerkehr riesce a presentare
un'ampia e raffinata tavolozza di espressioni. Ogni movimento possiede il suo
carattere: il grande tutti-unisono dell'apertura Allegro del Trio in Do maggiore
promette uno sviluppo lungo e differenziato che si rivela davvero conciso, ma molto
diversificato. Il Grazioso porta l'ensemble su un piccolo palcoscenico intimo, con il
delicato fagotto che prende le sembianze di un’innocente prima donna, a cui può far
seguito solo le variazioni del successivo Allegro!
Al contrario, il Trio in Re minore ha un effetto più drammatico: la musica
nell'Allegro del primo movimento diventa sempre più cromatica, permeata dai
contrasti tipici dello "Sturm und Drang" e da una vibrante forza dinamica. Anche se è
meno dinamica nella prima sezione del secondo movimento, il Cantabile, segue una
sezione centrale molto agitata con una coda in pianissimo. Nell'ultimo movimento,
l’Allegro, Widerkehr cerca un contrappeso al primo movimento. La soluzione era un
rondò in forma di fuga, le cui grandi dimensioni si dispiegano in numerosi episodi.
Con questo, Widerkehr ci offre un'ultima prova decisiva del suo gusto altamente
coltivato e della sua impeccabile tecnica compositiva.
Infatti, scrisse molti duetti per due violini, violino e violoncello, sonate, quartetti
d'archi e quintetti e notturni per vari strumenti. I legni e gli ottoni sono
prevalentemente gli strumenti solisti nelle sue composizioni, ma impiega anche gli
archi, l’arpa ed il pianoforte.
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Quando nel 1825 Widerkehr moriva a Parigi, A. Salieri si spegneva a Vienna ed a di-
stanza di un anno,C. M. Weber a Londra nel 1826 e L. V. Beethoven a Bonn nel
1827.
La Duo Sonate è stata pubblicata da Erard a Parigi nel 1817, otto anni prima di mo-
rire. È la prima di tre Duos, così descritte nella pagina del titolo: “Trois Duos pour
piano e Violon ou Hautbois (la partie de l’Hautbois peut se jouer par une Clarinette)
de J. Widerkehr 1ere livre”. Immagino che le istruzioni riportate tra parentesi siano
un’aggiunta dell’Editore. Infatti tutta la composizione ha la sua estensione nel regi-
stro dell’oboe. Sonate erano le composizioni in cui erano gli strumenti e non le voci
ad eseguirle; poi la sonata tripartita e la sonata generica in cui il termine “Sonata”
viene dato a qualsiasi composizione in più tempi per uno o più strumenti, come ap-
punto nella Duo Sonate di Widerkehr.
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Widor nacque nel febbraio del 1844 a Lione, da una famiglia di costruttori di organi,
e inizialmente studiò musica con suo padre, François-Charles Widor, organista titola-
re di Saint-François-de-Sales dal 1838 al 1889. Il
costruttore di organi francese Aristide Cavaillé-
Coll era amico della famiglia Widor; fece in
modo che il giovane organista di talento studias-
se a Bruxelles nel 1863 con Jacques-Nicolas
Lemmens per la tecnica dell'organo e con l'anzia-
no François-Joseph Fétis,direttore del Conserva-
torio di Bruxelles, per la composizione. Dopo
questo periodo di studio, Widor si trasferì a Pari-
gi dove risiedette per il resto della sua vita.
All'età di 24 anni fu nominato assistente di Ca-
mille Saint-Saëns all'Église de la Madeleine.
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tecnica e una conoscenza delle opere d'organo di J. S. Bach come prerequisito per
un'improvvisazione efficace. Nel 1896 viene nominato docente della classe di com-
posizione, contrappunto e fuga e avrà come allievi Dupré, Honegger, Milhaud e Va-
rèse. Membro dell’Institut de France nel 1910, segretario a vita dell’Académie des
beaux-arts nel 1914, dal 1911 questo fervido difensore della musica di Bach si è oc-
cupato anche dell’edizione dell’opera organistica del grande maestro. Nel 1934 gli
succedette come docente nel conservatorio di Parigi l’ex studente e assistente, Mar-
cel Dupré.
Widor aveva diversi studenti a Parigi che successivamente diventarono famosi com-
positori e organisti, in particolare il già citato Dupré, Louis Vierne, Charles Tourne-
mire, Darius Milhaud, Alexander Schreiner, Edgard Varèsee, il canadese Henri Ga-
gnon. Anche Albert Schweitzer studiò con Widor dal 1899; il maestro e l’allievo, in
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Come i principali recitalisti d’organo del suo tempo, Widor si recò in molte nazioni
in questa veste, tra cui Russia, Inghilterra, Germania, Paesi Bassi, Portogallo, Italia,
Polonia e Svizzera. Inoltre, partecipò ai concerti inaugurali di molti dei più grandi
strumenti di Cavaillé-Coll, in particolare Notre-Dame de Paris, Saint-Germain-des-
Près, il Trocadéro e Saint-Ouen de Rouen.
Ben noto come uomo di grande cultura e apprendimento, Widor fu nominato Cava-
liere della Légion d'honneur nel 1892, e raggiunse il grado di Grand-Officier de la
Légion d'honneur nel 1933. Fu nominato all'Institut de France nel 1910, e fu eletto
"Secrétaire perpetuel" (segretario permanente) dell'Académie des Beaux-Arts nel
1914, succedendo a Henry Roujon.
Il 31 dicembre 1933, all'età di 89 anni, Widor si ritirò dalla sua posizione a Saint-
Sulpice. Tre anni dopo, subì un ictus che paralizzava il lato destro del suo corpo, an-
che se rimase mentalmente attento fino all'ultimo. Morì nella sua casa di Parigi il 12
marzo 1937 all'età di 93 anni, e i suoi resti furono sepolti nella cripta di Saint-Sulpice
quattro giorni dopo.
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Widor ebbe una particolare attenzione per gli strumenti utilizzati nell’orchestra; in-
fatti nel 1904 fece pubblicare un libro “Technique de l’orchestre moderne” in cui de-
dicò un intero capitolo alle tecniche oboistiche del trillo e del tremolo.
I tre pezzi sono costituiti da una Pavane, detta anche pavan o padouana, cioè una
lenta danza processionale comune in Europa durante il tardo Rinascimento, molto
probabilmente di origine italiana. Di solito era abbinato a una più veloce tripla danza
del tempo che in Italia sarebbe stata il saltarello e in Francia e Inghilterra la 'galliard'.
Durante la fine del XVI secolo, la pavan era conosciuto anche in Italia come passa-
mezzo
Il secondo “pezzo” è una Elégie, cioè un poema lamentoso e triste, più specificamen-
te un lamento per i morti. Di solito implica un ritmo lento, una chiave minore e un
colore compositivo scuro con momenti di tragica agonia ma anche di tenerezza con
una fioritura dolce e luminosa dell'amore nostalgico. Una narrazione musicale che
combina tutti questi stati d'animo è una rappresentazione inquietante del dolore
Il terzo “pezzo” è una Pastorale che fa riferimento all'ambiente bucolico dei pastori,
alla campagna e ad un rapporto idealizzato con la natura.
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5. Bibliografia
P. Aubry, Les plus anciens monuments de la musique française, Parigi 1901;
Omar Zoboli
LINKS: https://www.youtube.com/watch?v=pzrIjVeWaI0
https://www.youtube.com/watch?v=tPRTTjLLhgs
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