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• La fase

simmetrica
(contenente
tutti i colori)

• Rottura della
simmetria
tonale
(ripetizione del
Do ♮)
• Episodio di transizione (dissipazione)
• E’ veramente notevole il fatto che il Do♮ riappaia alla fine del pezzo, nel mezzo
del tema principale, aggiungendo un tocco nostalgico alla melodia e forse
giustificando il titolo apocrifo «Tristezza».

• Si può allora proporre la seguente visione, liberamente ispirata al


meccanismo di Kibble-Zurek per la formazione dei difetti: il cristallo va nel
fuoco dove si scioglie. Poi, raffreddandosi, si ricristallizza ma appaiono dei
difetti (Do♮)

• Transizione di fase tonale, con formazione di difetti.

• Da notare la dinamica indicata: ff, con fuoco, con bravura, f.


• Il cristallo azzurro con i punti rossi
• Immagine fisica per lo Studio Op.10 n.3:
Cristallo azzurro con punti rossi.

• OK, ma allora abbiamo solo trovato un nuovo titolo!!

• Non semplicemente un titolo, piuttosto un’analogia con un processo


fisico.

• Possibile significato: metafora di un viaggio interiore da un’età


adolescenziale di sogni infiniti, attraverso eventi drammatici, a una
condizione successiva in cui le stesse emozioni/immagini risultano
necessariamente differenti.
Musica e Fisica
• Ipotesi: i processi fisici descrivono bene la musica in quanto le
strutture musicali fanno risonare strutture già presenti nel cervello
(esperienza estetica), che si sono precedentemente create come
immagini di fenomeni naturali.

• La Musica come sonda per la dinamica cerebrale.

• La Musica come modello fisico delle emozioni.


Studio Op. 25 n.1
R.Schumann sullo Studio op 25 n.1
"Come potrebbe mancare nella nostra Rivista colui che così spesso abbiamo
indicato come una stella rara nelle tarde ore della notte? Dove vada e conduca
la sua strada, quanto sia lunga e splendente, chi sa dire?
Ogni volta si è mostrato sempre con lo stesso ardore profondo, con lo stesso
centro di luce, con la stessa finezza, sì che un bambino l’avrebbe potuto
riconoscere.
Ho avuto la fortuna di sentire questi studi per la maggior parte da Chopin
stesso; «li suona molto alla Chopin» mi bisbigliò Florestano nell’orecchio.
S’immagini un’arpa eolia che abbia tutte le gamme sonore e che la mano
d’un artista le mescoli in ogni sorta d’arabeschi fantastici, in modo però da
udire sempre un suono grave fondamentale e una morbida nota alta; s’avrà
così press’a poco un’immagine del modo di sonare di Chopin.
Nessuna maraviglia perciò se i pezzi che son piaciuti di più siano quelli che
abbiamo udito da lui, e così sia citato sopra tutti quello in la bemolle
maggiore, ch’è più una poesia che uno studio.
Sbaglierebbe chi pensasse ch’egli facesse udire chiaramente ognuna delle
piccole note; si sentiva piuttosto un’ondulazione dell’accordo in la bemolle
maggiore, rinnovato di tempo in tempo dal pedale, ma attraverso le
armonie si distinguevano melodie dai suoni ampi, meravigliosi; una volta
sola, a metà del pezzo, si sentiva chiara fra gli accordi una voce di tenore,
insieme al canto principale.
Finito lo studio, si prova l’impressione di chi si vede sfuggire una beata
immagine apparsa in sogno e che, già mezzo sveglio, vorrebbe ancora
trattenere; dopo di ciò si può dire ancora ben poco in fatto di lode.

Chopin passò poi subito all’altro studio in fa minore, il secondo del volume:
anche questo, per la sua caratteristica si scolpisce indimenticabilmente nella
mente, così grazioso, fantastico e lieve, un po’ come il canto d’un bimbo nel
sonno. Seguì poi lo studio in fa maggiore, bello ancora, ma meno nuovo nel
carattere che non nel disegno; qui importava soprattutto di mostrare la
bravura, la più amabile invero e dovremmo molto complimentare il maestro…
Ma a che serve, descrivere colle parole?

Questi studi indicano una volta di più quale audace forza creatrice sia posta in
lui: veri quadri poetici ( …)
Eusebio.“
Osservazioni
• Le note piccole sono «colore», una anticipazione dell’Impressionismo
(Debussy); in linguaggio fisico, rappresentano delle «fluttuazioni» dello
stato del sistema.

• Relazione di indeterminazione fase-numero


∆𝑛 ∆𝜑 ≥ ½

La percezione distinta della struttura interna (note piccole) non è


compatibile con la percezione dell’insieme.
Principio di indeterminazione
• Il principio di indeterminazione di Heisenberg sancisce
l’impossibilità di conoscere allo stesso tempo posizione e
velocità di una particella quantistica (microscopica)

W.Heisenberg (1901-1976)
• Gli stati coerenti sono quelli per cui l’incertezza è minima
ed hanno proprietà speciali di coerenza. Sono alla base di
importanti applicazioni, come il laser.
Op.25 n.1: dinamica degli stati coerenti
• Stati coerenti soggetti ad una dinamica libera (non-perturbata) nella
prima parte del pezzo.

• Avvicinandosi alla modulazione alla tonalità lontana di La+, la


dinamica diventa più marcata in corrispondenza dei gradienti
armonici (potenziale) e gli stati coerenti si deformano (squeezing).

• Alla fine, si hanno dapprima decoerenza e poi evaporazione delle


strutture coerenti.

• Questa dinamica ha luogo nel nostro cervello.


• Dinamica non perturbata
• Dinamica perturbata (squeezing)

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