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GIORGIO VIALE

TRIENNIO 2
SESSIONE D’ESAME GIUGNO 2022

“IL ROMANTICISMO LIBERA LA FORMA”

Le composizioni musicali seguono una forma prestabilita, che ne organizza le frasi e i periodi,
alcune hanno schemi molto rigidi e precisi altre sono più libere e flessibili, personalmente prediligo
le seconde in quanto offrono maggior spazio alla fantasia e creatività dei compositori.
L’avvento del Romanticismo e della nuova generazione di musicisti Romantici dà spazio a nuove
forme musicali libere, svincolate da schemi prestabiliti, il compositore esprime in musica la sua
realtà umana fatta di sentimenti, speranze ed ideali.
Dal 1820 ca. abbiamo un arricchimento del repertorio per pianoforte grazie all’avvento di brevi
pezzi lirici indicati col termine di Pezzo Caratteristico per Pianoforte; erano contraddistinti da
un’intensa sentimentalità con elementi virtuosistici senza eccedere nel lato espressivo: troviamo
Impromptu, Capriccio per pianoforte, Romanza per pianoforte, Studio per pianoforte, Notturno,
Fantasia ed altri ancora; generi spesso con una struttura ternaria A B A con sezione B contrastante,
destinati ad esecuzioni domestiche private.
In quel periodo la produzione pianistica usava forme che prendevano spunto da quelle usate per le
varie opere musicali delle epoche precedenti, il repertorio si andava ad arricchire di nuove forme
grazie al genio e talento di alcuni compositori ed artisti, tra i quali avevamo Lizst, Schubert,
Schumann, Mendelsshon. Chopin; quest’ultimo con i suoi famosi Notturni di derivazione
anglosassone, usati infatti per primo dal compositore irlandese John Field: si tratta di brevi brani
con riferimenti al bel canto basati sul dualismo della mano destra contro figurazioni arpeggiate
della mano sinistra.
Questi vennero poi ripresi da Chopin che, nella ripartizione A B A, va ad aumentare il contrasto tra
A e B e ne dilata leggermente le dimensioni, con una melodia di ampio orizzonte per gradi
congiunti all’inizio e un episodio centrale ricco di ritmi di carattere marziale ed eroico.
Il Romanticismo tedesco dava importanza estetica alla Musica, per quello francese invece la
musica era legata all’opera teatrale e il suo massimo esponente fu Hector Berlioz che utilizzava
riferimenti culturali ed intellettuali; ha scritto numerose composizioni per orchestra nelle quali
inserisce strumenti usati nel teatro d’opera come arpe, corno inglese altri tipi di clarinetti e
percussioni, per ricercare nuove timbriche.
La “Sinfonia Fantastica” del 1830 fu Fondamentale per la “Musica Sinfonica a Programma”, è
ispirata ad un genere letterario e per la prima volta un compositore si affida ad un testo scritto che
viene distribuito agli spettatori prima della rappresentazione.
Da Beethoven, Berlioz prende il coraggio di sperimentare nuovi colori orchestrali e il punto di
riferimento fu “La Pastorale”.
La “Sinfonia Fantastica” rappresenta delle visioni avute dall’autore dopo l’assunzione di oppio: la
storia narrata è autobiografica, in tutti i movimenti (cinque) c’è un Idèe-Fixe che ritorna sotto
diverse sembianze in base ai caratteri del movimento; notevole è l’uso variegato degli strumenti e il
colore timbrico che prevale su altri elementi come l’armonia.
Possiamo affermare che i compositori da ora in poi siano indipendenti, liberi da commissioni
esterne ciò fa si che Berlioz abbia la possibilità di esprimere ciò che vuole dire con la sua opera.
Compone “Aroldo in Italia", Sinfonia per Viola concertante ed Orchestra nel ‘34, composta dopo
un soggiorno a Roma in Villa Medici che era ed è sede dell’Accademia di Francia, si trovava lì in
quanto vincitore del concorso musicale “Prix de Rome”; l’opera fa riferimento alla lettura di un
componimento di Byron, “Il Pellegrinaggio del giovane Aroldo”.
C’è un tema che ricorre in tutti i movimenti, questo è affidato alla Viola Solista che corrisponde
allo stato d’animo di Aroldo, nell’ultimo movimento sono rappresentati in modo esplicito i temi
precedenti.
Quest’opera venne commissionata da Paganini per Viola Solista, si era da poco impossessato di una
Viola Stradivari con la quale voleva suonare in pubblico un nuovo componimento, Berlioz in realtà
compone quest’opera usando la Viola Solista in un contesto d’Opera Sinfonica e Paganini non la
volle eseguire, quando però l’ascoltò comprese che era un capolavoro e andò dietro le quinte
complimentando Berlioz con un bacia mano e il pagamento della commissione.

Bibliografia e Sitografia Consultata:

- Mario Carozzo - Cristina Cimagalli –Storia della Musica Occidentale – Roma, Armando Editore,
2006, Vol. II-III
- Riccardo Nielsen –Le Forme Musicali – Giovanni Editore in Bologna
- Otto Karolyi, La Grammatica Musicale. La teoria, le forme e gli strumenti musicali, Torino,
Einaudi, 1969
- Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti, diretto da Alberto Basso,
Torino, UTET, 1990, Vol. II
- Le forme musicali – http://www.icdellarobbia.edu.it – https://didattica1.weebly.com/

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