Sei sulla pagina 1di 7

Andrea Fornari (1753-1841) «fabricator di strumenti» a Venezia

Author(s): Alfredo Bernardini


Source: Il Flauto dolce , aprile-ottobre 1986, No. 14/15 (aprile-ottobre 1986), pp. 31-36
Published by: Fondazione Italiana per la Musica Antica (FIMA)

Stable URL: https://www.jstor.org/stable/41700286

JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide
range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and
facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact support@jstor.org.

Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at
https://about.jstor.org/terms

Fondazione Italiana per la Musica Antica (FIMA) is collaborating with JSTOR to digitize, preserve
and extend access to Il Flauto dolce

This content downloaded from


195.221.71.48 on Fri, 12 Feb 2021 18:26:08 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
Alfredo Bernardini

Andrea Fornari (1753-1841) «fabricator di strumenti»


a Venezia

e Giacomo
Nei primi decenni dell'Ottocento la storia degli strumenti musicali a (3). In quest'ultimo registro, quindi, è indicato un nuovo
fiato in legno fu segnata da una serie di innovazioni parallele indirizzo
al e non compare la figlia Giovanna, forse deceduta in tenera
mutare delle esigenze musicali. Per ottenere una maggiore età, mentre sono presenti Marianna e Angela, nate ben prima del
omogeneità timbrica e un temperamento equabile nella scala 1805, e Giacomo, che dal registro parrocchiale risulta nato il 6
cromatica furono aggiunte chiavi in numero crescente, fino aprile
a 1808. I Fornari si trasferirono, tra il 1805 e il 1808,
dall'indirizzo di S. Polo 2449 a S. Polo 2124, l'equivalente
arrivare, verso la metà del secolo, ai 'sistemi' di chiavi, in uso
tutťoggi pressoché invariati; anche le camerature interne, dell'attuale
i 2363, in calle Zane, dove tutt'ora è presente un'antica
materiali e lo spessore delle pareti vennero modificati in modo bottega
da con abitazione soprastante. All'abitazione di S. Polo 2449
garantire capacità dinamiche e timbriche più estese. Tutto questo giunsero
a prima del 1805, provenendo da ben altra parte della città,
dato che nell'archivio parrocchiale dei Frari 6 di loro nulla è
scapito delle raffinatezze di colore e d'intonazione tipiche di quando
ancora si usavano le posizioni 'a forchetta' e di quando le chiaviregistrato fino al 1808.
servivano solo a raggiungere i fori troppo lontani per un contattoL'atto di morte di Andrea, del 26 ottobre 1841, dice7:
diretto con le dita.
Tra i costruttori italiani legati all'antica tradizione, Andrea Fornari Il sig.r Andrea Fornari, civile, delli furono Liberal e N.N., ven.o vd.o di
Angela Trentin, d'anni 92, è morto oggi alle ore 5 pom. per marasmo senile
è forse oggi il più conosciuto, probabilmente per la presenza di dopo vari anni di malattia, ed oltre un anno di decubito sotto la cura del dr.
almeno quarantaquattro strumenti contrassegnati dal suo marchio Fumiani. Fu confessato dal r.d. Luigi Scattaglia e dal r.d. Gregorio
in ventuno collezioni pubbliche e sei private di tutto il mondo. Il Benedetti ricevette l'estrema unz.ne e l'assoluz.e pontificia, e gli fece
nostro intento è, per quanto possibile, di documentare e l'agonia. Fu sepolto come prep. Circ.o S. Tomà n. 2986.
commentare la vita e l'attività di Andrea Fornari, raccogliendo
recenti studi d'archivio, fornendo un cenno sull'ambiente musicale Sembra che ci sia un'ambiguità sull'età e quindi sulla data di
che lo circondava e svolgendo un'approfondita analisi dei suoi nascita, in quanto secondo l'atto di morte egli sarebbe nato nel 1749
strumenti superstiti, elencati in un tabulato corredato dei dati circa, mentre secondo i due registri sarebbe nato quattro anni dopo.
essenziali. Abbiamo ritenuto più affidabile l'indicazione dei due registri sia
Il materiale utilizzato per ricostruire la biografia di Fornari è il perché concordano essendo stati compilati separatamente, sia
seguente: 1. Il registro delle anagrafi per la città di Venezia del 1805, perché risalgono a una data più vicina a quella di nascita di Fornari.
compilato durante l'occupazione austriaca *; 2. Il più accurato Possiamo quindi ritenere che il suo anno di nascita sia il 1753.
registro analogo e omonimo del 1811, che risale al periodo Tuttavia, non è stata possibile la verifica diretta, perché non è noto
dell'occupazione napoleonica 2; 3. La documentazione degli archivi a quale parrocchia i Fornari fossero iscritti al momento della
parrocchiali di S. Stin e S. Maria gloriosa dei Frari di Venezia 3; nascita di Andrea.
4. La rubrica dei decessi del 1841 4; 5. Una supplica di Andrea La supplica dello stesso Andrea Fornari all'inquisitorato alle arti,
Fornari presso l'inquisitorato alle arti 5. datata 28 febbraio 1791, e la relazione che la precede, inviata a
Dal marchio che l'artigiano imprimeva sui suoi strumenti si arriva quella autorità il 18 gennaio di quell'anno, più che contribuire alla
già a un discreto numero d'informazioni sul suo conto. Esso, infatti, biografia, portano alla luce nuovi elementi riguardanti la sua
oltre al cognome comprende il luogo di fabbricazione - in tutti i attività e il suo inserimento nell'ambiente musicale. Vi apprendiamo
casi Venezia - e, spesso, la data - rara evenienza per gli strumenti anche che Fornari era costruttore di vari tipi di strumenti
a fiato in legno - che spazia tra il 1791 e il 1832. matematici, strumenti per la navigazione e «macchine» per lo studio
Dal registro del 1805 risulta il nome di «Andrea Fornari, età 51 della fisica.
anni, religione cattolica, nato a Venezia, abitante nel sestiere Il tabulato allegato evidenzia il notevole numero di oboi e corni
5. Polo, contrada S. Tomà strada Gallipoli n. 2449, condizione inglesi - strumenti che com'è noto fanno parte della stessa fami-
plebeo, impiego: fabricator di flauti». Oltre al suo, risultano i nomi glia - contro un numero ristrettissimo di altri fiati/ Questo
e l'età della moglie Angela (35 anni) e dei quattro figli Pietro (11), sembrerebbe dovuto al caso, poiché già nel 1791, la più antica data
Gio.Batta (7), Antonio (2) e Giovanna (1). Il registro del 1811 ritrovabile sui suoi strumenti, Fornari, nella sua supplica, sosteneva
differisce dal precedente in alcuni dati; qui viene scritto: «Andrea di aver costruito: la famiglia dei flauti traversi; la famiglia dei flauti
Fornari, figlio di Liberal e Santa defunti, età 58, fabricator di a becco 8; il corno inglese; clarinetti- in diverse tonalità; il piffaro; il
strom.ti, abitante a S. Polo n. 2124». I figli qui menzionati sono sei: salmuò; l'oboè; il fagotto corista e strumenti da lui interamente
Marianna (22 anni), Pietro Giovanni (18), l'unico di cui sia inventati, come un flauto traverso un'ottava più basso del soprano e
specificata l'esatta data di nascita (16 maggio 1793) e la professione un altro strumento di considerevole fattura non meglio definito. Il
di «suonator da clarinet», Gio.Batta (14), Antonio (8), Angela (10) registro del 1805, come abbiamo visto, definisce inoltre il suo

31

This content downloaded from


195.221.71.48 on Fri, 12 Feb 2021 18:26:08 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
mestiere «fabricator di flauti». Ma sarà la stessa supplica a suggerire nome di Luigi Houzelot, «professore di nove strumenti presso il
che Fornari era proprio specializzato in oboi e corni inglesi, in collegio di Latisana» (tra Venezia e Trieste), secondo quanto risulta
considerazione del fatto che verso la fine indica agli inquisitori di sul retro di una tavola manoscritta di diteggiature per oboe,
rivolgersi, per informazioni sulla qualità dei suoi lavori, a «li databile intorno al 1790, che ci sembra opportuno pubblicare qui
professori Giovan Battista Délai, Pietro, e Giuseppe f.lli Ferlendis, visto il diretto collegamento con il costruttore veneziano; in un altro
Luigi Vittorio Hughelot, e tanti altri», tutti oboisti. documento proveniente dallo stesso fondo, Houzelot scrive di
Tracceremo qualche nota biografica di questi musicisti che forse essere stato allievo, tra gli altri, anche di Ferlendis di Padova
utilizzarono strumenti di Fornari, o quantomeno li apprezzarono. (Pietro, dunque), poi a Venezia di Giuseppe Ferlendis e Gio. Batta
Giovanni Battista Délai risulta nel registro anagrafi del 1 805 di cui Délai ,2.
sopra come «professor d'oboè», nato a Verona, età anni 40. Fu Se tutti gli strumentisti sopra menzionati sono stati coinvolti in
assunto come oboista alla cappella di S. Marco a Venezia il 10 questo studio in quanto chiamati in causa dallo stesso Fornari,
novembre 1789. Nel 1791 si esibì come solista al Teatro Carignano qualcosa di più accomuna Giuseppe Ferlendis al costruttore
di Torino 9.
veneziano: la specializzazione in corno inglese, uno strumento
Pietro Ferlendis, di Bergamo, fu primo oboista stabile della inconsueto che vedeva il suo fiorire in Italia e a Vienna a cavallo del
cappella di S. Antonio a Padova dal 23 maggio 1780 per oltre 1800. Di Fornari rimangono oggi ben 21 esemplari di rimarchevole
quarantanni. Suonò anche occasionalmente in altre chiese e teatri fattura e le esibizioni di Giuseppe Ferlendis con questo strumento,
di Padova e Trieste. Mori tra il 1835 e il 1838 ,0. Giuseppe Ferlendis sia in orchestra sia come solista, sono ampiamente documentate; di
(1755-dopo il 1802) fu uno dei più celebri oboisti della seconda metà lui rimane un duetto per corno inglese e violoncello; del corno
del Settecento. La sua popolarità deriva soprattutto dalla sua inglese, alcune fonti ritengono Ferlendis addirittura inventore 13.
attività all'estero: a Salisburgo, dove fu dal 1777 al 1778, Wolfgang Quest'ultima informazione non è di certo attendibile, visto che già
Amadeus Mozart gli dedicò un concerto per oboe (K314/285b); a nel 1723 Tobias Volckmar scriveva per due «corne d'anglois» [sic]
Londra partecipò ai concerti della serie di Franz Joseph Haydn, tra che chiamava anche «Englischen Hörner» nella sua cantata Gott
il 1793 e il 1795. Nel 1802 si trasferì a Lisbona. Nato anch'egli a gefällige Musicfreude , e nel 1749 Niccolò Jommelli includeva nella
Bergamo, Ferlendis dimorò a Venezia dal 1780 al 1790 circa, partitura dell'opera Ezio (prima versione del 1741) due parti di
impiegato come primo oboe nelle orchestre dei teatri S. Samuele, «corni inglese» [sic] 14.
S. Benedetto e La Fenice 1 1 . Altre fonti, comunque, sostengono che Ferlendis fu il responsabile
Luigi Vittorio Hughelot è forse la stessa persona che risponde al di miglioramenti allo strumento, come la curvatura della 'esse';

Tavola di diteggiature per oboe di Luigi Houzelot (c. 1790), probabilmente ad uso di un oboe Fornari (proprietà di Giancarlo Rostirolla, Roma)

„„ . JcaŮt e-rKanl**« f cur Í2*tí* note ^


I JSo- (Ag. /Tul ¿fjL Jet C¿%- Js SSo era- ^ ^ ^ ^

^ gii»1 *** 1*^» I** # 1 ^ % ° ^ 00 - 0*» -


: - » -0- ^ - -3- I * -*

^ ##
i wãàzÊÊ Y J ~*=*== 0% ### : ===r

32

This content downloaded from


195.221.71.48 on Fri, 12 Feb 2021 18:26:08 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
Fétis scrive che Ferlendis, giunto a Salisburgo, «là, il trouva, parmi cosa del tutto normale per l'epoca, mentre proprio i più antichi oboi
les instruments de la cour, l'ancien cor anglais, qu'on ne jouait pas, da caccia erano in un pezzo (oltre alla campana). Parla poi di un
à cause de ses imperfections et des sons rauques et durs qu'il rendait; «ritrovato di riddur il legno à finto ebano senza che lascj il minimo
Ferlendis s'attacha à le perfectionner et à le rendre plus facile à sporco»; è questa probabilmente la vernice che utilizzava per la
jouer: il y réussit et le mit à peu près dans l'état où nous le voyons tintura della campana in acero dei corni inglesi, nera in tutti gli
aujourd'hui» 15 (là trovò, tra gli strumenti della corte, l'antico corno esemplari.
inglese, che non si suonava a causa delle sue imperfezioni e dei suoni Tra tutte queste soluzioni, tuttavia, nessuna contribuisce a uno
rauchi e grezzi che emetteva; Ferlendis si dedicò a migliorarlo e a sviluppo della costruzione dell'oboe, poiché i suoi strumenti fino
renderlo più facile da suonare: ci riuscì e lo rese pressocché nelle all'Ottocento inoltrato hanno essenzialmente due chiavi, escluden-
condizioni in cui lo vediamo oggi). Ferlendis potrebbe dunque do quelle aggiunte successivamente da altre mani, e il diametro
essere considerato come colui che spinse Fornari a lavorare tanto minimo medio della cameratura degli oboi è di mm 4.8 (per i corni
sui corni inglesi. Questa ipotesi fa pensare che gli strumenti rimastici inglesi intorno a mm 6.0), i valori che si ritrovano già in analoghi
dell'artigiano veneziano siano proprio il frutto dei miglioramenti strumenti a partire dal 1760 circa. A testimoniare il tradizionalismo
apportati dal virtuoso bergamasco. di Fornari sono anche le caratteristiche dell'unico suo flauto
Osservando da vicino il lavoro di Fornari, troveremo presto una rimasto, il flauto d'amore del 1794: una chiave, imboccatura di
serie di soluzioni originali che spiegano perché si qualificasse co- misura limitata (mm 8x10), forma, ecc.
me inventore e perfezionatore: l'inconfondibile forma delle chiavi; Una piccola eccezione che giustifica il titolo di perfezionatore si
la mancanza della 'cipolla' (ossia la tipica tornitura del pezzo trova su alcuni dei primi strumenti (vedi oboi n. 2, 3, 4 e corno
superiore degli oboi di tutto il Settecento e dell'inizio dell'Ot- inglese n. 1), che hanno una chiave del do lunga, a Uso del dito
tocento) su tutti i corni inglesi e sui primi oboi, sostituita da mignolo sinistro, mentre quella del mi bemolle rimane per il destro,
una forma a vaso; l'uso dell'avorio per le chiavi; la mirabile com- come di norma. Questa soluzione, molto razionale, sembra levare
binazione di materiali pregiati come il corno, l'avorio e l'ebano l'incomodo di ažionare due chiavi con lo stesso dito e rendere
nello stesso strumento (vedi oboi n. 3 e 10 e corno inglese n. 21 del quindi più scorrevole il passaggio tra do e mi bemolle (e altri).
tabulato allegato). Fornari stesso nella sua supplica cita alcune sue Quest'unica originalità tecnica sembra tuttavia non essere durata a
invenzioni: «Finalmente, ridotto il corno inglese benché curvuo lungo, comparendo solo su strumenti datati tra il 1791 e il 1793, e si
tutto d'un pezzo, quanto per havanti era composto di più pezzi». può credere che sia stata scartata per l'incapacità degli oboisti di
Eppure tutti i corni inglesi dello stesso Fornari sono in tre pezzi, adeguarsi a una tecnica nuova e innaturale. In un esemplare (oboe

Oboe e flauto traverso d'amore di Fornari (vedi elenco oboe n. 5 e flauto traverso)

33

This content downloaded from


195.221.71.48 on Fri, 12 Feb 2021 18:26:08 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
presenta analogie sia con l'oboe baritono sia con il fagottino. Di
entrambi ha l'affiancamento di due tubi sonori,- sebbene senza
culatta, ma mediante un cannello a u in ottone. Dell'oboe baritono
ha l'apparenza, con il secondo tubo più corto della metà rispetto al
primo. Del fagottino ha l'aumento dell'estensione nel registro grave
per mezzo di chiavi azionabili con il pollice destro 17. Andrea
Fornari, quindi, non fu esattamente un innovatore nella storia
dell'oboe, come furono i contemporanei Heinrich Grenser,
Guillaume Triébèrt e altri costruttori d'oltralpe, ma piuttosto una
personalità originale nel sjuo mestiere.
Potrà sembrare strano il fatto che le soluzioni più originali o
avanzate da lui impiegate si trovino solo sui primi strumenti. Chiavi
in avorio, terza chiave per il do diesis, mancanza della cipolla sul
pezzo superiore degli oboi, tornitura stilizzata, uso di materiali
pregiati, ponti in metallo per sorreggere le chiavi dei corni inglesi
vanno infatti man mano diminuendo sino a scomparire col passare
degli anni. I più poveri dei suoi strumenti sono senza dubbio quelli
posteriori al 1 800, giudicando soprattutto dalle qualità dei materiali
utilizzati: dagli anelli o strumenti interi in avorio si passa, per
esempio, a anelli in corno o alla loro eliminazione totale. La
spiegazione si può far risalire alla notevole decadenza economica di
Venezia, in seguito alla caduta della repubblica, nel 1797, e all'inizio
di un lungo periodo di occupazoni, dapprima austriaca, poi
napoleonica, che resero difficili, se non impossibili, molte attività
commerciali con l'estero, tra le quali l'importazione di materiali
pregiati.
Rimane comunque evidente, nonostante la progressiva semplifica-
zione delle soluzioni costruttive, la rimarchevole continuità
dell'inconfondibile stile di Fornari e l'estrema accuratezza della
lavorazione dal primo all'ultimo dei suoi strumenti. Elementi,
questi, che pur non rivelando un vero e proprio spirito innovativo,
testimoniano l'elevata qualità della sua produzione.
Quanto alle fonti d'ispirazione delle idee costruttive di Fornari, le
analogie con altri costruttori sono poche. La forma a vaso, senza
cipolla, del pezzo superiore, ben differente per intenderci da quella
degli oboi inglesi straight-top , si ritrova su un oboe in avorio di
Giovanni Maria Anciuti presso il Victoria & Albert Museum di
Londra 18. In comune con Anciuti, costruttore che lo precedette di
circa ottant'anni, sono anche l'uso della datazione per la maggior
parte degli strumenti - cosa rara, come già detto, per gli strumenti
a fiato in legno - e l'accuratezza nella decorazione e nella
tornitura. Le chiavi in avorio, poi, furono anche adottate dai
Grenser di Dresda, August (1720-1807) e Heinrich (1756-1814), che
le montarono su alcuni dei loro fagotti 19.
L'unico costruttore di strumenti a fiato veneziano contemporaneo
di Fornari del quale si abbia notizia è Pellegrino D'Azzi (anche:
Pellegrin; De Azzi, Deazzi, Diazzi), originario di Ferrara, nato
verso il 1772 e morto il 24 ottobre 1835 a Venezia20. Fu lui
Questo è lo strumento più originale dell'intera produzione di Fornari: si tratta di probabilmente il capostipite di una famiglia di costruttori di cui
uno strumento ibrido, di difficile definizione, che presenta analogie sia con conosciamo anche il figlio Pietro, nato dopo il 1 805 e morto prima
l'oboe baritono sia con il fagottino; Milano: Conservatorio G. Verdi, del 1852, attivo a Padova 21 . Più tardi ancora troviamo un Antonio,
attualmente collocato presso il Museo teatrale alla Scala
attivo a Venezia tra il 1855 e il 1882, del quale rimangono oggi
anche strumenti firmati «A. De Azzi e figlio/Venezia» 22. La
relazione di parentela tra Antonio e gli altri De Azzi non è ancora
n. 3), troviamo anche una chiave del do diesis tra quella del mi accertata. Rimane inspiegabile il motivo per cui tra Andrea Fornari
bemolle e quella lunga del do. Una terza chiave autentica per il do e Pellegrino De Azzi - i quali non solo abitavano nella stessa città,
diesis scritto si trova pure sul corno inglese n. 7, questa volta per ma per diversi anni furono addirittura iscritti alla stessa parrocchia
uso del pollice destro. Singolare è il fatto che questa chiave, di - non vi sia un minimo legame stilistico. Per esempio: mentre tutti i
inconfondibile fattura Fornari, sia in ottone, a differenza delle altre corni inglesi di Fornari sono di forma curva, realizzata con il
due in avorio, e che lo strumento sia marchiato con due date sistema dei tagli trasversali, e sono ricoperti in pelle, quello di De
differenti: 1798 e 1819, viene quindi di pensare a una nuova Azzi è invece a angolo, con il giunto a gomito che unisce i pezzi
datazione relativa all'aggiunta della terza chiave. superiore e centrale. De Azzi, inoltre, sembrò volere adottare
Fornari va preso in considerazione come inventore, invece, per quel sistemi di chiavi più avanzati per i flauti. Anche il lavoro di De Azzi
mirabile strumento con ben dieci chiavi in avorio, che Eugenio de' è caratterizzato da soluzioni estetiche di notevole raffinatezza,
Guarinoni, nel catalogo Gli strumenti musicali nel Museo del sebbene queste non presentino nessuna analogia con quelle adottate
Conservatorio di Milano (Milano 1908), definiva fagottino ,6. da Fornari. Citeremo, ad esempio, le chiavi con tapparella a forma
Questo unico e indefinibile strumento della famiglia dell'oboe di conchiglia in rilievo 23. L'apertura di De Azzi alle innovazioni

34

This content downloaded from


195.221.71.48 on Fri, 12 Feb 2021 18:26:08 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
sempre più richieste dagli strumentisti, fu forse la ragione che diede
un seguito alla sua scuola.
Andrea Fornari, invece, costruttore in un certo senso anacronistico,
rinunciò a aggiornare i suoi strumenti secondo quei principi che
porteranno in breve a fiati cosiddetti moderni (pur a scapito di
raffinatezze acustiche e estetiche) e rimase uno degli ultimi artigiani
legati alla vecchia maniera, trattando gli strumenti come opere
d'arte. È forse per questo che non troveremo facilmente traccia del
suo stile in alcun costruttore a lui contemporaneo o immediatamen-
te posteriore.
Ringraziamo per la collaborazione a questo studio: Sergio Barizza
dell'Archivio municipale di Venezia, Renate Huber del Germani-
sches national Museum di Norimberga, Massimo Gentili Tedeschi
dell'Ufficio ricerca fondi musicali di Milano, Giancarlo Rostirolla
(Roma), Gerhard Stradner del Kunsthistorische Museum di
Vienna.

NOTE

1 Archivio municipale di Venezia (in seguito AMV), Registro anagrafi 1805 , Fo.

2 AMV, Registro anagrafi 181 1, Fo.

3 L'archivio parrocchiale di Santa Maria gloriosa dei Frari (in seguito APFV) dal
1806 riunì il materiale dei quattro archivi parrocchiali di S. Polo, S. Agostino,
S. Stin e S. Tomà.

4 AMV, Rubrica dei decessi, 1841.

5 Cfr. Stefano Toffolo: La costruzione degli strumenti musicali a Venezia dal XVI al
XIX secolo , in questo numero de «Il flauto dolce».

6 II più antico documento riguardante i Fornari trovato presso l'APFV è in Battesimi


S. Stin , 10 aprile 1808, nascita di Giacomo Gianmaria Fornari, figlio di Andrea.

7 APFV, Secondo libro dei morti 1832-1843. Il verbale della Rubrica dei decessi del
1841, presso l'AMV, conferma quanto scritto nell'atto di morte, essendone
probabilmente una copia.

8 L'uso del flauto a becco a Venezia in epoca cosi avanzata è anche documentato da
composizioni come le Sonatine di Carlo Cormier per due flauti a becco e b.c., scritte
intorno al 1790 (Ricordi, Milano 1975).

9 Archivio di Stato di Venezia (in seguito ASV), Savio Casciere, busta 585;
S. Cordero Di Pamparato: Gaetano Pugnani violinista torinese , in RMI, XXVII
(1930), p. 551.

10 Informazioni gentilmente fornite da padre Leonardo Frasson, del Centro studi


antoniani di Padova.

11 Fétis; New Grove.

12 Materiale di proprietà di Giancarlo Rostirolla, Roma.

13 Luigi Valdrighi: Nomocheliurgografia antica e moderna , Modena 1884.

14 Reine Dahlqvist: Taille, oboe da caccia and corno inglese , in GSJ, XXVI (1973).
15 Fétis.

Corno inglese di Fornari (n. 8 dell'elenco); radiografìa realizzata dal prof. Luigi
16 Dopo la seconda guerra mondiale l'oboe baritono di Fornari fu trasferito al Museo
Cerroni, Roma; notare la curvatura ottenuta mediante tagli trasversali; la curva
teatrale della Scala di Milano. Ringrazio Massimo Gentili Tedeschi dell'Ufficio
interna è rinforzata da una fascia longitudinale assicurata al pezzo con chiodi; il
ricerca fondi musicali di Milano per averlo riscoperto e per avermene dato notizia.
tutto è ricoperto in pelle per motivi sostanzialmente estetici
17 L'oboe baritono venne costruito quasi esclusivamente in Francia, prima da Charles
Bizey (..1716-1752..), poi dalla famiglia Triébèrt. Il fagottino, strumento meno raro,
è arrivato ai nostri giorni con esemplari di J.C. Denner, I. Kraus, J.H. Eichentopf,
H. Grensen, M. Lot, Scherer, J. Schlegel, Custode e altri.
22 Lindsay G. Langwill: An index of musical wind instrument makers , 5th ed..
18 London, Victoria & Albert Museum, n. 23/2. Edinburgh 1977. Antonio e Giovanni De Azzi furono premiati per l'invenzione del
clarioboe, un oboe dotato di meccanica, estensione e ancia del clarinetto «che
19 Phillip T. Young: Twenty-five hundred historical woodwind instruments , New York emette i suoni con metà fatica dell'oboe», secondo quanto riportato in Giovanni
1982. Una chiave in avorio è montata anche su un flauto traverso di Jeremias Masutto: Un nuovo strumento, in «Gazzetta musicale di Milano», XXXIV (1879).
Schlegel (1730-1792) conservato presso la Fondazione Querini Stampalia di fase. 38, p. 334 (informazione di Vincenzo De Gregorio).
Venezia. La tipica forma Fornari di questa chiave fa credere tuttavia che l'artigiano
veneziano l'abbia sostituita a quella originale per imparentare il flauto con gli23 Di Pellegrino De Azzi sono conservati: un flauto traverso al Conservatorio di
strumenti da lui costruiti, destinati allo stesso committente e conservati anch'essi Venezia; un flauto, un oboe e un clarinetto al Conservatorio di Padova; un corno
presso la suddetta fondazione (vedi tabulato). inglese alla Bate collection di Oxford; un serpentone con lo stemma della
Repubblica di Venezia ( ante 1797) alla collezione Caradeus, Boston.
20 Anche per i dati su De Azzi sono stati consultati il Registro anagrafi 1805 e la
Rubrica dei morti (1835) presso l'AMV. 24 II catalogo del 1904 della collezione Crosby Brown, ora al Metropolitan Museum of
art di New York, sostiene, a p. 135, che un clarinetto basso li conservato (n. 1636)
21 Per Pietro De Azzi sono stati consultati, presso l'APFV, l'atto di battesimo della «is said to be made by Fornari» (si dice sia stato fatto da Fornari). Tuttavia, non
figlia Rosa Orsola Maria, del 16 marzo 1839, e la registrazione della cresima della essendo questo firmato, né presentando alcuna analogia con gli altri strumenti di
figlia Anna, del 19 novembre 1852, in cui si dice «fu Pietro Dazzi». Fornari, non abbiamo ritenuto opportuno includerlo nel tabulato.

35

This content downloaded from


195.221.71.48 on Fri, 12 Feb 2021 18:26:08 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
Elenco degli strumenti musicali costruiti da Andrea Fornari conservati presso collezioni pubbliche e private

Il tabulato è diviso per strumenti e compilato in ordine cronologico. Per gli strumenti non datati, la collocazione cronologica è basata su conget
sull'analisi comparativa delle loro caratteristiche.
Abbreviazioni: arg = argento; av = avorio; eh = chiave; cor = corno; ott = ottone; p.s. = pezzi superiori.
Le misure di lunghezza totale sono espresse in millimetri.

OBOI
(tutti gli oboi hanno il doppio foro per sol/sol diesis; se con sole due chiavi, la funzione di queste è do e mi bemolle)

collezione numero data materiale chiavi lungh. totale anelli cipolla varie

1. Leipzig: Musik Instrumenten Museum 1328 1792 avorio 2 ott 559 4 ott no
2. Leipzig: Musik Instrumenten Museum 1327 - ebano 2 av 559 4 av no eh do lunga
3. Venezia: Fondazione Querini Stampalia 400.2 1793 ebano 3 av 560/567/574 4 av + 4 cor no eh do lunga; eh do
diesis; 3 p.s.
4. Venezia: Fondazione Querini Stampalia 400.1 - bosso 2 av 568 - no eh do lunga
5. Wien: Internationale Gesellschaft für alte
Musik 1795 bosso 2 av 563 3 av no
6. Kobenhavn: Musik-historisk museum C.458 1796 bosso 2 arg 559 4 av no
7. Milano: Castello sforzesco 379 - ebano 2 av 560 4 av no non firmato: attribuzio-
ne dello scrivente
8. Venezia: coli. priv. A. Fiabane - bosso 2 ott 552 5 av si
9. Köln: coll. priv. P. Westermann 1797 bosso 2 ott 553 3 cor no
10. Mülhouse: coll. priv. Katz 1799 ebano av + cor no
11. Parma: Conservatorio A. Boito 1802 bosso 2 ott 550 cor no
12. Lisboa: Museu instrumental do Conserva-
torio nacional 108 1807 2 ott 560/549 - no 2 p.s.
13. Nürnberg: Germanisches national Mu-
seum MIR 380 1808 bosso 2 ott 560/560/554 4 av no 3 p.s.
14. Venezia: Conservatorio B. Marcello 394 1808 bosso 2 ott 554 - no
15. Venezia: Conservatorio B. Marcello 393 1809 bosso 2 ott 562 - no
16. Paris: Musée du Conservatoire 980.2.143 1813 bosso 2 ott 559 - sí
17. Bern: Historisches Museum 36776 1814 bosso 2 ott 559 av sí
18. Boston: Museum of fine arts 17.1906 1815 ebano 2 av 560/? 2 av no
19. Padova: Conservatorio C. Pollini 1817 bosso 2 ott 551 3 cor si

Corni Inglesi
(tutti sono curvi, non hanno la cipolla, sono in acero ricoperto in pelle nera, hanno la campana a pera tinta in nero e il doppio foro per sol
totale è da considerarsi approssimativa, date le diverse possibilità di misurazione spesso non^ specificate dalle fonti)

collezione numero data chiavi lungh. totale anelli ponti eh varie

1. Venezia: Fondazione Querini Stampalia 400.3 1791 2 av 767 3 av ott eh do lunga


2. Parma: Conservatorio A. Boito 1791 2 av 3 av legno
3. Parma: Conservatorio A. Boito - 2 av 3 av legno attrib.: v. oboe n. 7
4. Venezia: Museo Correr 54 1792 2 av 3 av ott
5. Torino: Museo civico 3690 - 2 av 730 2 av
6. Oxford: Bate collection - 2 av 751 av legno fori guarniti in av
7. Scarsdale: coli. priv. Rosenbaum 1795 2 ott 777 cor ex Piguet
8. Padova: Conservatorio C. Pollini 1798-1819 2 av + 1 ott 776 4 av legno ott due date; eh aggiunta
9. Bergamo: Museo donizettiano 1806 2 ott 790 2 cor legno
10. Modena: Museo civico 47 - 2 ott 765 2 cor legno
11. Kobenhavn: Musik-historisk museum C.462 1809 2 ott 765 cor
12. Richmond: coli. priv. Murray 1809
13. Kilmarnock: coll. priv. de Maiden -
14. Milano: Castello sforzesco 1815 2 + 1 ott 760 2 cor eh sol diesis aggiunta
15. Boston: Museum of fine arts 17.1920 - 2 H- 4 ott 750 4 av
16. Basel: Historisches Museum - 2 + 4 3 cor legno
17. London: Royal military exhibition 1890 - 8 irreperibile
18. München: Deutsches Museum 34503 1820 10 arg 760 3 av
19. Roma: Accademia di S. Cecilia 42 1822 2 -I- 2 ott 776 2 cor legno
20. Nürnberg: Germanisches national Mu-
seum MIR 396 1824 2 4- 4 ott 785 2 cor legno
21. New York: Metropolitan museum of art 89.4.889 1832 12 arg 774 4 av + 3 cor eh non originali?

FLAUTI TRAVERSI

Ottavino: München: Bayerisches national Museum, Mu 162; datato 1819, bosso, 1 eh, lungh. totale 310, anelli in cor.
Flauto d'amore: Wien: coll. priv. G. Stradner; datato 1794, bosso, 1 eh, lungh. totale 740, senza anelli.

CLARINETTO 24
In do: Nürnberg: Germanisches national Museum, MIR 437; datato 1808, bosso, 5 eh, lungh. totale 602, 5 anelli in cor.

OBOE BARITONO

Milano: Conservatorio G. Verdi; bosso, 10 eh in av montate su ott, lungh. totale 655, anelli in av; ora presso il Museo teatrale della S

36

This content downloaded from


195.221.71.48 on Fri, 12 Feb 2021 18:26:08 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms

Potrebbero piacerti anche