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DELLO STRUMENTO
PRESENTAZIONE DI
CONTRABBASSI E
ARCHETTI
Allievi:
Forlenza Cristian
Fortunato Pasquale
PRIMA PARTE, CONTRABBASSI:
1. Contrabbassi presenti nella “Galleria
dell’Accademia - dipartimento degli
strumenti musicali” a Firenze (Italia);
2. Contrabbassi presenti in altri musei
d’Europa.
LISTA DEI LIUTAI:
Luigi Piattellini, Giuseppe Bracci, Bartolomeo
Cristofori, Bartolomeo Castellani, Marcus Snoeck,
Marc Laberte, Wilhelm Jacob Tresselt, Whilelm
Azan, Matteo Groffiller, Nicolas Augustin Chappuy.
1. CONTRABBASSI in “Galleria dell’Accademia”
BARTOLOMEO CRISTOFORI (immagine 1)
1715 etichetta e documentazione
Descrizione :
Questro contrabbasso, di dimensioni considerevolmente
superiori all'usuale (misure dello strumento sconosciute),
presenta la tavola armonica in quattro parti di Abete rosso e
il fondo bombato in quattro parti di Acero a taglio subradiale,
con marezzatura stretta e irregolare. Nel 1901 lo strumento
fu modificato dal liutaio fiorentino Valentino de Zorzi, che
aggiunse una quinta corda modificando la testa del manico
per ricavare lo spazio necessario al nuovo assetto. Lo
strumento è in buone condizioni generali di conservazione.
All'interno della cassa, sul fondo è tracciato a penna
"Bartolomeo Cristofori in Firenze. 1715. Primo". L'esame
stilistico ha confermato in tempi recenti, la somiglianza con
altri strumenti del cembalaro padovano e se l'attribuzione
fosse confermata da ulteriori studi, si tratterebbe del più
antico strumento ad arco da lui costruito di cui si abbia
notizia.
Iscrizioni :
iscrizione documentaria a penna su sul lato interno del
fondo: Bartolomeo Cristofori in Firenze. 1715. Primo.
NOTE SUI LIUTAI
Descrizione :
Questo piccolo contrabbasso a tre corde presenta la tavola
armonica in due parti di Abete rosso a venatura media
lievemente più larga verso i bordi. Il fondo piatto è in tre
parti di simile larghezza di Acero a taglio radiale e
subradiale, con marezzatura leggera e perpendicolare
all'asse dello strumento. Il fondo è piegato nella parte
superiore, senza interruzione delle tavole. Lo strumento è
stato portato da quattro a tre corde: i fori originali nella
cassetta dei piroli per la prima corda sono stati chiusi e
spostati verso il riccio, quelli per la seconda sono stati
chiusi, mentre quelli per la terza e la quarta sono stati
riutilizzati. Lo strumento è in mediocri condizioni di
conservazione e non presenta etichetta. Si tratta di un
contrabbasso italiano di modello piccolo, probabilmente
risalente alla metà del XVIII secolo.
NOTE:
Non abbiamo trovato le misure di questo strumento.
ANONIMO metà XVIII secolo (immagine 2)
LUIGI PIATTELLINI (immagine 3)
1791 etichetta e dendrocronologia
Descrizione :
Lo strumento è dotato di un'etichetta scritta a penna con
inchiostro bruno su carta, con il seguente testo: «Aloisius de
Piattellini / Florentinus Alumnus / Jo[a]nni Bat[tista]
Gabbriellis / Fecit 1791». Non abbiamo documenti
sull'acquisizione dello strumento, la cui prima menzione
appare nel catalogo della Collezione del 1911. Lo strumento
non si discosta molto dai modelli del contemporaneo
Bartolomeo Castellani se non per le spalle in accentuata
discesa. La dinamica delle effe in relazione all'arcatura del
petto richiama la scuola di Giovanni Battista Gabbrielli, del
quale il costruttore si dichiara allievo. Le caratteristiche della
scuola toscana emergono in particolare nella modellazione
della testa. Il profilo dello strumento è stato modificato
riducendo la tavola ed il fondo nella parte superiore,
rendendo quindi più ottuso l'angolo formato dalle fasce con
il manico.
LUIGI PIATTELLINI ha lavorato a Firenze dal 1750 al 1791 circa.
E’ considerato il pupillo di G. B. Gabrielli. Non abbiamo trovato altre
informazioni su questo liutaio.
LUIGI PIATTELLINI 1791 (immagine 3)
BARTOLOMEO CASTELLANI (immagine 4)
1792 etichetta
Descrizione :
La paternità dello strumento è testimoniata dall'etichetta
incollata sul fondo, scritta a mano con inchiostro scuro:
«Bartolomeus de Castellanis fecit / Florentiae in Platea
Montis Pietatis / Anno Domini Milesimo septingente / simo
nonagesimo secundo 1792». È seguita da un'altra etichetta
riguardante il restauro di Giorgio Corsini del 1967.
Sotto la nocetta è intarsiato uno scudo con una campana e
una banda in obliquo, corrispondente a quello della famiglia
fiorentina dei Campanari. La fattura è buona, così come il
disegno della cassa e delle effe. Mancano strumenti di
confronto per confermare stilisticamente l'attribuzione a
Castellani, ma qualità e aspetto della vernice sembrano
avallarla.
Non abbiamo trovato le misure di questo strumento.
Iscrizioni :
iscrizione documentaria a penna su sul lato interno del
fondo: Bartolomeus de Castellanis fecit/ Florentiae in Platea
Montis Pietatis/ Anno Domini Milesimo septingente-/ simo
nonagesimo secundo 1792.
GIORGIO CORSINI nacque nel 1913 a Tivoli, divenne liutaio sotto la guida di
Rodolfo Fredi (noto violinista, liutaio autodidatta e restauratore). Ha costruito violini,
violoncelli, un contrabbasso, una viola e una viola d'amore. Dal 1949 al 1951 si è
occupato di lavori di riparazione per l'atelier Fredi, e nel 1952 aprì la propria bottega.
Vinse medaglie di terzo posto per alcuni suoi violini nei concorsi di Roma e Firenze
nel 1957.
BARTOLOMEO CASTELLANI 1792 (immagine 4)
GIUSEPPE BRACCI 1827 (immagine 5)
etichetta
Descrizione :
Lo strumento presenta un'etichetta quadrata di carta, ben
decorata, con la seguente scritta a penna in inchiostro
bruno: «Livorno - / - 1827 - / Giuseppe Bracci / : Fecit :». La
prima menzione dello strumento compare nel catalogo della
Collezione del 1969, dove viene indicata, come
provenienza, la donazione di un certo Raffaello Pagni.
L'autore non è reperibile nei dizionari dei liutai, ma
possedeva buone nozioni del mestiere. Questo strumento
dovette essere concepito come "da studio" o di uso
popolare date alcune semplificazioni del modello come il
fondo piatto. L’analisi stilistica condotta con più cura però
mostra caratteristiche tipiche della scuola livornese: le
grandi effe, l'uso del faggio per il filetto della tavola e la
voluta in noce con perno a goccia e secondo giro piuttosto
sviluppato.
Descrizione:
Contrabbasso a 3 corde;
Fondo in 2 pezzi con intarsi decorativi di fiori e foglie;
Tavola di abete e fasce in acero;
Cordiera in ebano;
Etichetta originale: "Vilhen - Azan ad Aix nel 1603"
Etichetta stampata: "riparato da COVIAUX Lippi Marsiglia
1860"
(Fonte: inventario del museo)
Dimensioni:
Lunghezza totale 1.970 mm.
Larghezza cassa inf 645 mm.
Fasce 190 mm.
Descrizione:
Contrabbasso 4 corde con fondo in 2 pezzi di acero;
Cordiera in ebano e capotasto in osso;
Verniciatura rossa;
Etichetta scritta a mano all'interno;
Fondo e fasce attribuite a Matteo Goffriler e piano armonico
rifatto da Domenico Busan.
(Fonte: inventario del museo)
Dimensioni:
Lunghezza totale 1.830 mm.
Larghezza cassa 680 mm.
Fasce 185 millimetri (sup.); 190 mm (inf.)
Descrizione:
Fondo e fasce in acero e tavola armonica in abete
rosso.
Dimensioni:
Altezza: 199 cm;
Larghezza: 65 cm;
Profondità: 36 cm.
NOTE:
Descrizione:
Fondo e fasce in acero e tavola armonica in abete
rosso.
Dimensioni:
Altezza: 182,4 cm;
Larghezza: 61,4 cm;
Profondità: sconosciuta/omessa.
NOTE:
NICOLAS AUGUSTIN CHAPPUY 1769 (Immagine 10 c)
MARC LABERTE 1931 (immagine 11)
Mirecourt / Lorraine / France / Europe
Descrizione :
Fondo in 2 parti e fasce in acero. Tavola armonica in abete.
Tastiera e cordiera di ebano. Manico in acero. Vernice
rossa.
Iscrizioni :
etichetta stampata con dedica: "al grande e nobile Serge
Koussevitzky nel 1931 Marc Laberte"
Misure :
Lunghezza totale di 1800 mm.
Descrizione :
Lo strumento ha la tipica forma del corpo a viola da gamba;
il fondo non è piatto ma curvo. La vernice è di colore giallo
bruno.
Etichetta :
"Wilhelm Tresselt in Breitenbach 1798 am Mühlberg"
Misure :
Altezza totale: 182 cm
Note:
Non abbiamo trovato altre notizie descrittive e nessuna
notizia sul liutaio.
Questo strumento sembra aver subito molti danni. Infatti, da
come si evince in foto, non è presente la tavola armonica di
cui è stato ritrovato soltanto un pezzetto.
Il museo non fornisce informazioni sui materiali dello
strumento.
WILHELM JACOB TRESSELT 1798 (immagine 12)
SECONDA PARTE, ARCHETTI:
• Archetti presenti nella “Galleria dell’Accademia
– dipartimento degli strumenti musicali” di
Firenze (Italia).
LISTA DEGLI ARCHETTAI:
• Giovan Battista Gabbrielli, Bazin.
GIOVANNI BATTISTA GABRIELLI (immagine 13)
fine XVIII secolo analisi stilistica e documentazione
Galleria dell'Accademia - Dipartimento degli strumenti
Musicali - Firenze
Descrizione :
Archetto riconducibile al modello "alla Dragonetti" dal nome
del contrabbassista veneziano (1763-1846) che ne ispirò la
realizzazione riuscendo con esso ad eseguire un repertorio
virtuosistico su uno strumento considerato solo da
accompagnamento. La grande distanza tra la bacchetta e il
crine permette l'impugnatura con il palmo della mano verso
l'alto. La bacchetta è ottagonale nella prima parte e diviene
poi tonda fino alla punta. La particolarità del modello è che
la bacchetta non è piegata a caldo, ma la curvatura è
ottenuta tagliando il legno con le venature parallele al piano
verticale dell'arco. La punta è "a zampa di elefante" e il
nasetto "alla tedesca". Sulla bacchetta in prossimità del
bottone è impresso due volte il marchio a fuoco «GBG» di
Giovanni Battista Gabrielli.
Note:
Non abbiamo trovato misure precise e informazioni sui
materiali utilizzati.
GIOVANNI BATTISTA GABRIELLI (immagine 13)
fine XVIII secolo
BAZIN seconda metà XVIII secolo (immagine 14)
analisi stilistica
Mirecourt
Galleria dell'Accademia - Dipartimento degli strumenti
Musicali - Firenze
Descrizione :
La bacchetta di balata ha forma ottagonale all'inizio, poi
tonda fino alla punta. La punta è "alla francese", con la
superficie inferiore rivestita da una soletta di ebano. Il
nasetto di pernambuco è "alla francese", con forma e
proporzioni moderne. La scelta dei materiali, la forma e la
curvatura della bacchetta, il decremento progressivo
del suo diametro fanno pensare all'atélier Bazin attivo a
Mirecourt dalla metà del XIX secolo. Il materiale del
nasetto, la foggia del bottone, l'assenza di copertura del
canale del crine e soprattutto la mancanza dell'anello
metallico per fermare il crine sono testimonianza di un
prodotto di fascia non elevata.
Note:
Non abbiamo trovato misure precise per questo archetto.
Note sulla famiglia Bazin:
Famiglia famosa di archettai che operarono a Mirecourt, in Francia,
dal 1840 circa fino alla maggior parte degli anni '20 del Novecento a
Mirecourt. La dinastia di archettai è iniziata con François Bazin e si è
conclusa con Charles Alfred Bazin (1907 - 1987).
Link utile:
http://www.luthiers-mirecourt.com/bazin_archetier.htm
Catalogo di archetti del 1901
BAZIN seconda metà XVIII secolo (immagine 14)
BAZIN seconda metà XIX secolo (immagine 15)
analisi stilistica
Mirecourt
Galleria dell'Accademia - Dipartimento degli strumenti
Musicali - Firenze
Descrizione :
La bacchetta di pernambuco è a sezione ottagonale per
l'intera lunghezza. La punta è di forma francese, la
superficie inferiore coperta da una soletta di ebano. Il
nasetto "alla francese", di ebano, ha forma e proporzioni
moderne. La scelta dei materiali, la forma e la curvatura
della bacchetta, il decremento progressivo del suo diametro
fanno pensare all'atélier Bazin attivo a Mirecourt dalla metà
del XIX secolo. Da evidenziare la slitta in argento tra nasetto
e bacchetta, che contrasta con il canale del crine aperto e
l'assenza dell'anello metallico per fermare il crine.
BAZIN seconda metà XIX secolo (immagine 15)
ANONIMO seconda metà XVIII secolo (immagine 16)
analisi stilistica
Galleria dell'Accademia - Dipartimento degli strumenti
Musicali - Firenze
Descrizione :
Bacchetta di amoretto divisa in due parti da una strozzatura
tornita: la prima parte è tonda, mentre dalla strozzatura fino
alla punta la sezione è ottagonale con profonda scanalatura
da entrambi i lati. La punta è essenzialmente triangolare ma
il profilo anteriore segue la linea del collo a cigno. Il nasetto
"alla tedesca" scorre su guida cilindrica. Sia sul nasetto
che sulla punta sono visibili interventi di
consolidamento realizzati con legno di acero analogo.
Note:
Le dimensioni notevoli e il peso elevato lo rendono insolito e adatto
non al repertorio solistico ma alla realizzazione del basso continuo.
Particolarmente insolita anche la strozzatura tra l'impugnatura e
l'inizio della scanalatura, in un punto di particolare delicatezza
meccanica della bacchetta.
Non sono specificate altre informazioni riguardanti eventuali
possessori o autori di questo strumento.
ANONIMO seconda metà XVIII secolo (immagine 16)
ANONIMO fine XVIII secolo (immagine 17)
analisi stilistica
Galleria dell'Accademia - Dipartimento degli strumenti
Musicali - Firenze
Descrizione :
Archetto riconducibile al modello "alla Dragonetti" dal nome
del contrabbassista veneziano (1763-1846) che ne ispirò la
realizzazione riuscendo con esso ad eseguire un repertorio
virtuosistico su uno strumento considerato solo da
accompagnamento. La grande distanza tra la bacchetta e il
crine permette l'impugnatura con il palmo della mano verso
l'alto. La bacchetta ha una sezione tonda piuttosto
irregolare. La particolarità del modello è che la bacchetta
non è piegata a caldo, ma la curvatura è ottenuta tagliando
il legno con le venature parallele al piano verticale dell'arco.
La punta è "a zampa di elefante" e il nasetto "alla tedesca"
scorre su una guida "a binario".
Note:
Non abbiamo informazioni riguardanti misure, materiali utilizzati per
questo strumento ed eventuale autore.
ANONIMO fine XVIII secolo (immagine 17)
ANONIMO seconda metà XVIII secolo (immagine 18)
analisi stilistica
Galleria dell'Accademia - Dipartimento degli strumenti
Musicali - Firenze
Descrizione :
Bacchetta di pernambuco a sezione ottagonale, con punta
moderna "alla francese" con estremità decorata con un
riccio arrotondato. Il nasetto è del tipo "alla tedesca". L'arco
dovrebbe essere appartenuto a Gustavo Campostrini (1851-
1904), professore di contrabbasso presso il Regio Istituto
Musicale di Firenze. Il modello deriva dalla trasformazione
di quello "alla Dragonetti", di cui ha le medesime
caratteristiche costruttive, come la curvatura della bacchetta
ottenuta dal taglio del legno con le venature parallele al
piano verticale dell'arco invece che con piegatura a caldo.
La lunghezza però è superiore ed è rilevante la
comparsa dell'anello metallico che ferma il crine al
nasetto.
Note:
Le informazioni sulle misure reali e sull’autore dell’archetto sono a
noi sconosciute.
ANONIMO seconda metà XVIII secolo (immagine 18)
ANONIMO seconda metà XVIII secolo (immagine 19)
analisi stilistica
Galleria dell'Accademia - Dipartimento degli strumenti
Musicali - Firenze
Numero d'inventario :
1988/068 Cherubini
Descrizione :
Bacchetta in leccio a sezione ottagonale con marcate
irregolarità, con punta moderna "alla francese" decorata
all'estremità con un riccio arrotondato. Il nasetto è "alla
tedesca" con sistema di tensione a vite del tipo "a binario".
L'arco dovrebbe essere appartenuto a Gustavo Campostrini
(1851-1904), professore di contrabbasso presso il Regio
Istituto Musicale di Firenze. Il modello deriva dalla
trasformazione di quello "alla Dragonetti", di cui ha le
medesime caratteristiche costruttive, come la curvatura
della bacchetta ottenuta dal taglio del legno con le venature
parallele al piano verticale dell'arco invece che con
piegatura a caldo. La lunghezza però è superiore ed è
rilevante la comparsa dell'anello metallico che ferma il
crine al nasetto.
Note:
Le informazioni sulle misure reali e sull’autore dell’archetto sono a
noi sconosciute.
ANONIMO seconda metà XVIII secolo (immagine 19)
ANONIMO seconda metà XVIII secolo (immagine 20)
analisi stilistica
Galleria dell'Accademia - Dipartimento degli strumenti
Musicali - Firenze
Descrizione :
Bacchetta di pero a sezione ottagonale, con punta moderna
"alla francese" con estremità decorata con un risalto che
finisce tronco. Il nasetto è "alla tedesca". L'arco dovrebbe
essere appartenuto a Gustavo Campostrini (1851-1904),
professore di contrabbasso presso il Regio Istituto Musicale
di Firenze. Il modello deriva dalla trasformazione di quello
"alla Dragonetti", di cui ha le medesime caratteristiche
costruttive, come la curvatura della bacchetta ottenuta dal
taglio del legno con le venature parallele al piano verticale
dell'arco invece che con piegatura a caldo. La lunghezza
però è superiore ed è rilevante la comparsa dell'anello
metallico che ferma il crine al nasetto.
Note:
Le informazioni sulle misure reali e sull’autore dell’archetto sono a
noi sconosciute.
ANONIMO seconda metà XVIII secolo (immagine 20)
ANONIMO fine XVIII secolo (immagine 21)
analisi stilistica
Galleria dell'Accademia - Dipartimento degli strumenti
Musicali - Firenze
Descrizione :
La bacchetta, in legno tropicale non identificato, è a sezione
ottagonale all'inizio e poi tonda fino alla punta. La punta è in
forma "Cramer" con una soletta di osso incollata alla
superficie inferiore. Il nasetto a strati alternati di legno
tropicale e osso è riconducibile all'area tedesca. La linea è
semplice e tesa, la curva poco pronunciata e la punta è
poco più bassa del nasetto.
Note:
Non abbiamo trovato nessuna informazione per la “forma Cramer”.
ANONIMO fine XVIII secolo (immagine 21)
Note sui materiali utilizzati
Per quanto riguarda i contrabbassi precedentemente citati non vi è
alcun dubbio sull’utilizzo dell’abete rosso e dell’acero.
Per la tavola armonica l’abete rosso è il miglior materiale scelto: le sue
fibre sono resistenti e allo stesso tempo elastiche. Essendo
caratterizzato da fibrature strette e tortili, risponde bene alle
sollecitazioni di pressione determinata dalle corde.
L’ acero, come il pioppo o castagno, serve per il fondo e le fasce: la
cassa armonica, soprattutto le fasce, ha bisogno di un legno molto
resistente.
Per quanto riguarda gli archetti i legni utilizzati sono diversi ma tutti
di dura consistenza: Pernanbuco, amoretto, balata, leccio, pero, legno
tropicale.
I migliori e moderni archetti sono usualmente costruiti in
Pernanbuco che è un legno duro ma leggero.
L’amoretto o Legno serpente è costituito da un legname molto duro
e compatto, dalla grana fine e densità elevata, con una marezzatura
molto marcata che ricorda la pelle dei serpenti, da cui il nome. In
epoca contemporanea si impiega soprattutto per costruire copie di
archi in stile antico e barocco.
Balata - Con questo nome s'indica il prodotto della coagulazione del
lattice ricavato da alcune specie di alberi della famiglia delle
Sapotacee,
Leccio è un legno a porosità diffusa, il durame è di colore rossiccio e
l'alburno è di colore chiaro. Si tratta di un legno duro, compatto e
pesante, soggetto ad imbarcarsi, difficile da lavorare e da stagionare.
Tutte le informazioni di questa presentazione sono state prese dal
“MIMO – Musical Instrument Museums Online” , “Wikipedia
L’enciclopedia libera e collaborativa” e “il contrabbasso” di Riccardo
Crotti.