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(1773-?)
Nel 1805 la famiglia di Bortolazzi ritornò a Vienna dove tenne molti concerti e lavorò come insegnate di mandolino e
chitarra e come compositore. L’ultimo resoconto sulla vita di Bortolazzi a Vienna risale all’8 aprile 1805.
A Vienna il mandolino era ormai di casa, basti pensare che Beethoven, che vi si era trasferito nel 1782, aveva scritto nel
1796 le sue composizioni per mandolino e clavicembalo. I giornali si occuparono con assiduità delle esecuzioni del
“celebre mandolinista Bortolazzi” che dimostrava sempre “molta abilità, leggerezza e delicatezza”.
La stima dei viennesi fu un incoraggiamento a Bortolazzi per stabilire a Vienna la sua residenza definitiva.
La sua attività di concertista, di insegnante e compositore, gli consentivano una vita tranquilla e serena con la sua
famiglia.
Konrad Wölki, che è stato il più tenace e appassionato studioso della vita e dell’opera di Bortolazzi, ci informa che dopo
il 1814 non si trovano più notizie di lui. Che sarà accaduto?
Qualcuno ha sollevato l’ipotesi che sia ritornato in Italia, ma questa notizia non trova alcuna conferma. L’unica notizia
relativa alla sua scomparsa la riscontriamo nel libro del Valentini che racconta: “ …Non sazio mai di onori, di luci e di
avventure, volle traversare l’oceano per amore, dicesi, di una bella peccatrice coronata, di cui aveva sprezzato l’amore
nei giorni delli splendidi trionfi di Dresda e che a lui tendeva pur sempre le sue braccia desiose. Per naufragio, con la
moglie e con l’unico figlio, miseramente periva nel 1820, cinquantenne appena”.
Tutte le ricerche di ulteriori notizie sulla sua scomparsa non hanno avuto fino ad oggi, alcun esito positivo.
Particolarmente importante è il contributo dato da Bortolazzi alla letteratura del mandolino e della chitarra.
Le sue composizioni testimoniano uno stile elegante e scorrevole, che però non sa mai andare in profondità. Nei lavori
per mandolino è posta in risalto la melodia, mentre l’armonia è semplicissaima e scolastica. Le sue composizioni hanno
però un grande significato storico, perché ci informano sul modo di suonare il mandolino nei primi anni del XIX secolo.
Oltre a varie opere per mandolino, Bortolazzi ha scritto alcune composizioni per chitarra, in generale variazioni e
canzoni per canto e accompagnamento di chitarra. Scrisse infine anche un Metodo per lo strumento.
(Vienna).
8. Method Op. 21
Duetto / Dunque mio breve / del Sig.Zingarelli / coll'accompagnamento di chitarra del Sig.Bortolazzi, ~1816,
Cappi (Vienna).
XII Variations / pour la guitarre / composée et dediée / a Madame la Comtesse de Paffy / née Comtesse de
Hoios / par / B.Bortolazzi, ~1809, Cappi (Vienna). Fonte: Biblioteca Fondazione Levi Venezia
Bibliographic notes
• Andrea Valentini (1820-1909), “Musicisti bresciani e il Teatro Grande”, Brescia, 1894
• Franco Poselli, Apporto di Federico Moretti alle scuole chitarristiche italiana e spagnola, Tesi di laurea in storia della
musica - Università degli studi di Trieste, Facoltà di lettere e filosofia, Anno accademico 1971-1972
• Franco Poselli, Federico Moretti e il suo ruolo nella storia della chitarra in il Fronimo IV, p. 11-19