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Cenni biografici
Era nato a Milano il 4 giugno 1913 in un ambiente familiare artisticamente
stimolante: il padre Mario era un noto e apprezzato pittore; lo zio, Angelo
Bettinelli, compositore e maestro sostituto in diversi teatri milanesi, nonch
collaboratore di Toscanini e amico di Puccini.
Aveva iniziato presto lo studio del pianoforte ed era entrato in Conservatorio
allet di 13 anni dove aveva studiato anche Armonia e Contrappunto sotto la
guida del M Giulio Cesare Paribeni, ottimo compositore e fine letterato.
Bruno Bettinelli appartiene a quelle che vengono chiamate generazioni di
mezzo: di poco pi giovane della prima generazione, che riuscita a dare
alla musica italiana una svolta internazionale (quella di Petrassi e Dallapiccola entrambi nati nel 1904) e precede di poco la generazione degli anni venti
(Maderna, Nono, Berio, Donatoni, Clementi ecc.). La sua attivit compositiva e
artistica, per, non ne ha sofferto grazie ad uninesauribile, costante e onesta
ricerca compositiva supportata da una straordinaria padronanza tecnica che lo
ha guidato tutta la vita.
Al corso superiore di Composizione viene assegnato alla classe di Renzo Bossi,
figlio del famoso organista Marco Enrico. Bettinelli riconoscer sempre
linfluenza del suo Maestro nella particolare cura delle tecniche dorchestrazione
e nellassoluta padronanza delle forme della tradizione. Tale formazione
rappresent il viatico per accostarsi con estrema disinvoltura agli stili ed alle
tendenze pi eterogenee del secolo.
Si diploma in Pianoforte nel 1931 allet di diciotto anni sotto la guida di
Santo Spinelli e successivamente anche in Musica corale e direzione di coro e
in Polifonia vocale.
Ricorda il compositore:
La situazione musicale del Conservatorio di Milano durante gli anni
Trenta era orientata sulla base di studi seri // si avevano molti concerti di
musica da camera, pressoch ogni sera, e sinfonici // mi ricordo di aver
ascoltato
eseguiti
Stravinskij,
Hindemith,
Ravel,
Honneger,
Prokofev,
Schoenberg ecc.4
In unaltra occasione ha modo di raccontare:
Mi divertivo, ogni tanto, a offrirmi come volta pagine dei collaboratori
pianistici
(ricorder
sempre
il
formidabile
Tasso
Janopulos)
che
Renzo Cresti, Bruno Bettinelli Signore del contrappunto, articolo riportato in:
www.renzocresti.it/autori_7.html; citazione da: Renzo Cresti, Intervista a Bruno Bettinelli, in
Piano time n. 97, Roma, aprile 1991; anche in Rivista Angeli e Poeti n. 4, Miano, Milano
2000;
5
Elisabetta Gabellich, Linguaggio musicale di Bruno Bettinelli; Guido Miano Editore, Milano,
1989; p. 101;
6
Elisabetta Gabellich, op.cit., p. 102;
Giulio
nel
suo
esauriente
escursus
inerente
la
produzione
indiscutibile
comunque
progressivo
cammino
evolutivo,
pur
Giulio Mercati, Bruno Bettinelli, il cammino di un musicista, Rugginenti editore, Milano, 1998,
p. 170;
8
Giulio Mercati, op.cit.;
9
Giulio Mercati, Bruno Bettinelli, Tesi di laurea allUniversit Cattolica del Sacro Cuore
Milano; Relatore Prof. Sergio Martinotti, 1995;
12
e segue un
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10
Capitolo 2
Es. 2 Inizio del primo movimento della Sonata per violino e pianoforte (1933)
11
mobilit
tonale,
uninquietudine
che
sar
una
costante
nellopera
del
compositore.
Nel primo movimento Allegro, 4/4 , bitematico e tripartito, le linee melodiche
sono disegnate con accuratezza e mai scontate, con salti caratterizzanti di
quinta diminuita o quarta aumentata. Il dialogo tra gli strumenti serrato, la
tessitura stretta con un ampio uso di imitazioni tra le parti e un contrappunto
sempre presente. Nella sezione centrale il tempo si dilata con un Meno mosso
e in questo contesto viene presentata una seconda idea tematica il cui
sviluppo, per, risulta secondario al primo tema anzi ai primissimi intervalli,
esattamente ai primi sei suoni che sono oggetto di una serrata e sempre
coerente speculazione melodica, contrappuntistica, ritmica e armonica.
Nonostante nel corso degli anni egli adotti differenti soluzioni e tecniche e
segua una personale evoluzione e maturazione stilistica, rester sempre fedele
a questideale di coerenza intrinseca del linguaggio musicale sia negli elementi
minimi sia in quelli grandi15.
Nella ripresa anche il tempo iniziale trova la sua giusta collocazione, ma
fioriture e cromatismi vivacizzano la conclusione per arrivare ad una decisa
scaletta finale di semicrome con unampiezza di oltre due ottave che conclude
il movimento.
Il dialogo tra i due strumenti sempre ben calibrato nel rispetto delle
peculiarit di ciascuno.
15
12
Mancano
le
indicazioni
darcata
per
il
violino
le
legature
indicano
13
gli
angusti
confini
di
fittizia
sacralit
rappresentati
dallevento
16
14
17
Renzo Cresti, Il signore del contrappunto, in Rivista "Angeli e Poeti" n. 4, Miano, Milano
2000;
18
Giulio Mercati, nel suo libro dedicato al compositore, op.cit. suddivide la produzione del
Maestro in quattro periodi: 1938-45 (gli esordi); 1945 60 (periodo di formazione); 1961-75
(stile maturo); 1976-98 (periodo contemporaneo);
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Capitolo 3
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Capitolo 4
Es. 3 Frontespizio della prima edizione del 1948, annotazioni a cura dellautore.
nellinterno
due
strumenti
compaiono
affiancati.
Anche
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principalmente allo strumento ad arco per poi, con dovuti adattamenti annotati
con cura nella partitura23, riferirsi anche al flauto.
Giulio Mercati ci guida nellesplorazione anche di questa composizione:
Si tratta di un lavoro ancora oggi molto eseguito che testimonia in
maniera evidente della volont del compositore di farsi capire ed ascoltare,
andando incontro al quotidiano bisogno di musica di ogni uomo, // questa
una caratteristica che anima sostanzialmente lintera opera di Bettinelli. //
Anche la Sonatina da concerto risente profondamente dellinfluenza dello stile
francese essendo interamente pervasa da unammaliante atmosfera di
sognante lievit che sovente trascolora, come nel secondo movimento in
elegiaca malinconia. La Sonatina non comunque interamente ispirata allo
stile di un unico autore, ma manifesta elementi, spesso davvero eterogenei,
ricavati dal modo di scrittura di diversi compositori, ovviamente accomunati
dalla
netta
tendenza
antiromantica
ed
antidialettica
ed
al
rifiuto
brano
inoltre
presenta
una
23
Lautore utilizza una doppia scrittura quando necessario lasciando al flauto la parte superiore
e al violino quella inferiore per ovvie ragioni di tessitura;
24
Giulio Mercati; op.cit., p. 44;
19
differenti,
percorsi
ingannevoli
dove
fa
capolino
la
quarta
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Si nota, in generale, come lautore abbia fatto tesoro delle lezioni offerte da
tanti autori europei (Debussy, Franck, il gruppo dei sei ma anche scuole
21
25
24
Es. 12 Sonatina da concerto (1945) primo movimento bb. 164 167; uso della doppia
scrittura per flauto (sopra) e violino;
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