Musica Contemporanea
M° Marco Rapattoni
A.A. 2018-2019
Fabio Caironi
Fabio Caironi Conservatorio “G. Verdi” Musica Contemporanea
Introduzione
Nel panorama musicale delle avanguardie storiche del dopoguerra, la corrente
Serialista, che prese origine dai celebri corsi di “Neue Musik” a Darmstadt,
tendenza all’individualismo interessò gran parte dei compositori della seconda metà
mosse, dalle correnti di appartenenza. Di Berio si può dire che, sin dalla fine degli
anni ‘50, sviluppò un insieme di caratteri fissi che donarono alla sua musica, di
impianto serialista, una forte individualità. Le costanti della sua ricerca musicale
musica con quelle di altre compositori e con altre forme d’arte. Questo elenco è in
realtà limitativo: la ricerca musicale di Berio va ben oltre gli orizzonti strutturali e la
tradizione della musica ed esplora le qualità plastiche della materia sonora. Inoltre,
la sua stessa tecnica serialista si discosta da quella dei Maestri della Darmstadt,
esempio l’esposizione di tutte e dodici le altezze nel primo sistema di uno spartito (è
quanto accade nei Six Encores), pur ammettendo ripetizioni. Nei brani presi in
analisi sarà possibile cogliere queste differenze con il serialismo totale e si vedrà
I “Six Encores” sono un ciclo di sei brevi composizioni per pianoforte, scritte tra il
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differenti da pezzo a pezzo, illustrano sei elementi scenici: l’acqua, la terra, l’aria e il
fuoco, che sono i quattro elementi empedoclei e due altri elementi, un filo ed una
dell’analisi strutturale della musica, come mezzo per poter tessere legami tra la
“Materiale musicale per me significa pensiero, concetto musicale e non mi sembra possibile ch’esso resista a se
medesimo come non mi sembra possibile che una parola resista al significato di se stessa. È la materia, invece, che può
talvolta opporre una certa resistenza al materiale ed è proprio questa resistenza (ma da sola non basta mai) che suscita
la ricerca di nuovi rapporti tra materiale e materia, e anche la “scoperta” di nuove materie.” 1
Per quanto riguarda l’improvvisazione, ciò che egli conserva è la sua casualità
“[...] le diverse e complesse stratificazioni del pensiero musicale e le strategie compositive, sempre da definire, fra idea e
realizzazione, non permettono di eludere la presenza consapevole e la definizione di un vero e proprio testo che, anche
fuori dal contesto dell’improvvisazione, non potrà essere gestito, nella sua totalità, in tempo reale e non potrà essere
interpretato con spensierata spontaneità.”3
schemi predefiniti, i quali si fondono con il contenuto musicale che portano. Ciò è
visibile particolarmente nei Six Encores, dove ogni brano è costruito su modelli di
2 op. cit.
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“di muoversi in un’ampia prospettiva storica e di risolvere le tensioni tra ieri e oggi.”
“il virtuosismo nasce spesso da un conflitto, da una tensione tra l’idea musicale e lo strumento, fra il materiale e la
materia musicale” 5
ed è compito dell’esecutore superare questa difficoltà nel più elegante dei modi
possibili.
5 op. cit., p. 97
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Brin
Scritto nel 1990 per la morte di un amico, il giovane pianista francese Michel Ouder,
accordo, che compare nella sua interezza solo alla fine del brano; prima di allora,
Fig. 1 - L’ultimo sistema di Brin, che contiene con l’accordo cromatico generatore
nascita e la morte del caro amico. Il ricordo è alimentato da note ripetute che
esattamente 20 volte all’interno del brano, tante quanti gli anni di vita del pianista.
Inoltre, gruppi di quattro note veloci, che compaiono sette volte in totale,
complessiva. Si può notare che ogni gruppo veloce la cui prima nota (nel basso) è
un re, è seguito da un gruppo con nota-base Sol (ad eccezione della seconda che è
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tonalità.
Berio non inserisce alcuna pausa in Brin e la particolare sonorità del brano è resa
grazie alla polifonia delle voci, che sono condotte per mezzo di inversioni, canoni,
nell’esposizione delle dodici altezze all’interno dei primi due sistemi: con più
precisione, undici delle dodici altezze sono esposte interamente nel primo sistema,
mentre il Sol# compare per la prima volta nella mano sinistra nel secondo gruppo
veloce, come nota base. Si noti che, come osservato sopra, questa nota a rigore
dovrebbe essere un Sol , ma è stato forse alterato dal compositore anche per
mantenere la regola di esporre le dodici altezze entro i primi due sistemi, regola
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Leaf
Accanto a Brin, sempre nel 1990, Berio scrive un altro brano dedicato ad un amico
deceduto. Questa volta si tratta di Michael Vyner, direttore artistico della London
e si distingue dal precedente brano per il suo carattere vivace e nervoso: rapidi e
anche qui esposta interamente nei primi due sistemi: per ironia, o per casualità, in
Leaf così come in Brin in realtà già 11 delle dodici altezze sono esposte nelle prime
battute del brano e l’ultima altezza ad essere presentata è ancora un Sol#, all’inizio
Gli accordi, che sono eseguiti tutti con la tecnica dello staccato e si combinano in
fino alla fine del brano. Non passano mai più di due battute prima che una delle
note sostenute sia ribattuta e in tal modo all’ascolto si percepisce in ogni accordo
ricorrente, che sfuma fino ad una sua nuova ripetizione. In questa maniera Berio
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dona discontinuità nelle linee verticali dello staccato ma allo stesso tempo linearità
nella continua risonanza della linea orizzontale. Questo gioco ricorda proprio il
dall’inglese) su un ramo, scossa dal vento. Nella seconda pagina intervengono degli
quattro battute presentano accordi a due voci, di durate più lunghe, le quali, unite
dell’ultima parte del brano è chiaro: la foglia si stacca con veemenza dal ramo su
posa per sempre. È questa l’allegoria della morte del caro amico. Citando il
“Attraverso i suoi disorientanti ostinati, la sua straordinaria integrazione del “diretto” con l’”obliquo”, Berio ci insegna che
il modernismo e l’umanismo non sono incompatibili.”6
6Arnold Whittal, “Luciano Berio, in memoriam: unquiet heart and brain”, The Musical Times, Vol. 144, N. 1884,
p. 6
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Luftklavier
Diverso per struttura e vocazione dai precedenti brani analizzati, in Luftklavier, terzo
dei quattro Six Encores dedicati agli elementi empedoclei, composto nel 1985,,
emerge dal brano, che porta ad una reale immedesimazione del pianoforte
nell’elemento aria. Una texture di tredici note suonate “sempre ppp, il più veloce e
suddivisa in moduli che si ripetono con uguali durate ma ad altezze diverse, invertiti,
accostati in modi differenti. Nella seconda e nella terza pagina la texture di partenza
rallentano, o ancora cambiano direzione, intensità, timbro alla musica (Figg. 4,5).
Scritto in due e tre righi senza indicazioni metriche o di tonalità, Luftklavier presenta
punto di vista pratico, qualcosa rimane indefinito: il modo in cui le note della texture
(dove non indicate con valori di durata precisi) si intersecano con la melodia varia
da esecuzione a esecuzione.
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Anche qui, la serie di tutte le dodici altezze appare entro la fine del primo sistema
altezze complementari rispetto a quelle contenute nella texture stessa, e cioè Si♭,
Si, Do, Re♭, Mi, per colmare la serie dodecafonica in ogni microsezione del brano.
Texture
dell’aria e quindi un evento naturale, è scritta seguendo regole, per così dire,
artificiali, frutto di una tradizione (il serialismo). Berio sottolineava infatti l’importanza
“C’erano poi gli “aleatori” e i loro parenti più stretti, gli stocastici, certamente più liberi [dei serialisti] di muoversi su
densità, dinamiche, profili e tempi variabili, nella loro congenita indifferenza ai dettagli e alla loro storia, che
sperimentavano, con l’orologio in mano, una sorta di macroforma, senza però l’avvallo e il confronto della “microforma”.
In tale caso l’opera può acquistare qualcosa in connotazione ma perde in denotazione assumendo le caratteristiche
globali di un attraente e inarrestabile evento naturale.”7
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BIBLIOGRAFIA:
BERIO, LUCIANO, ROSSANA DALMONTE. Intervista sulla musica. Tascabili Laterza, 1981.
WHITTAL, ARNOLD. “Luciano Berio, in memoriam: unquiet heart and brain”. The Musical Times,
Vol. 144, N. 1884.