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CARLO VIDUSSO.
L’ATTIVITÀ DIDATTICA E ARTISTICA
CARLO VIDUSSO.
L’ATTIVITÀ DIDATTICA E ARTISTICA*
Premessa
4 Ernesto Drangosch, pianista, direttore d’orchestra, pedagogo nato a Buenos Aires nel 1822 e
morto nel 1925. Studiò a Berlino dove ebbe modo di entrare in relazione con personaggi quali Max
Bruch, Joseph Joachim, Ferruccio Busoni, Ignacy Paderewski, Arturo Toscanini, Artur Rubinstein;
quest’ultimo lo ricorda nella sua autobiografia.
5 Alfredo Casella (1883-1947), compositore, pianista e didatta.
6 Questa circostanza mi è stata riferita personalmente da Vidusso nella sua abitazione di via
Marocco 20 a Milano. Essa tuttavia è confortata dal riscontro documentale dell’annuncio del
concerto, che però accenna al solo viaggio a Roma.
230 RICCARDO MOTTA
Fig. 1
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Gli incontri
8 Moritz Rosenthal (1862-1946), pianista e virtuoso polacco particolarmente versato nel reper-
torio romantico.
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La carriera didattica
10
L’episodio cui faccio riferimento mi è stato riferito direttamente da Vidusso e confermato
dal Maestro Vitale a Napoli nella sua casa di Via Mergellina. La coincidenza dei due racconti mi
sembra la prova migliore della veridicità della circostanza.
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Il metodo di lavoro
16 Cfr. JOHANN SEBASTIAN BACH, Il Clavicembalo ben temperato, revisione di Alfredo Casella,
Curci, Milano, 1946.
17 Bruno Mugellini (1871-1912), pianista e didatta, allievo di Giuseppe Martucci.
18 Cfr. JOHANN SEBASTIAN BACH, Il Clavicembalo ben temperato, revisione di Bruno Mugelli-
ni, Breitkopf und Härtel, Wiesbaden, (1908).
19 Entrambi i manoscritti fanno parte della collezione privata della Signora Stella Vidusso Kuo
Tseng-Me.
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Questo revisore adotta un principio che trae la sua origine dalla con-
siderazione che il cervello rifiuta un numero eccessivo di informazioni, e,
pertanto, è sempre meglio che passaggi simili vengano diteggiati con la
stessa numerica. Vorrei far notare ancora quanto avviene alla successiva
batt. 5 (Es. 3) dove, per legare organisticamente il soprano al contralto, Vi-
dusso sceglie una soluzione che prevede il passaggio del quarto dito sotto il
terzo al soprano, mentre al contralto, conformemente ai suoi principi digi-
tali, il sedicesimo che segue il Fa, già legato, viene preso con il secondo
dito invece che con il primo. L’entrata del soggetto al basso, entrata nume-
rata col 4, è caratterizzata dalla successione 5-5-5-5. Questa sembra un’ap-
parente contraddizione al principio, già esposto, dello scambio di dito. Ma
le ragioni di questa singolare numerica risiedono nella necessità di marcare
energicamente il tema. Si tratta infatti della quarta entrata, di una fuga a
quattro voci e tutte le prime entrate devono essere messe nel giusto risalto.
Proseguendo quest’analisi pongo a confronto la numerica proposta
da Vidusso con quella indicata da Alfredo Casella relativamente alla
battuta 5 della medesima Fuga. Noteremo che la diteggiatura proposta
dal didatta triestino, naturalizzato milanese (Es. 3), è più rispettosa del
tracciato polifonico rispetto a quella utilizzata dal suo collega, nonché
mancato maestro (Es. 4). Prova ne è il secondo dito sotto la quartina di
sedicesimi del soprano Fa-Mi-Fa-Sol: autentica raffinatezza digitale che
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20 Il lettore avrà certamente intuito che i numeri scritti sopra le note si riferiscono alla mano
destra, quelli sotto alla mano sinistra. Ciò è importante perché non sono rari i casi in cui, una voce,
o parte di essa, la cui esecuzione sembrerebbe affidata ad una mano, viene poi modificata proprio
in ragione dell’apparizione della numerica sotto o sopra le dita.
21 Alessandro Longo (1864-1945), compositore, pianista e didatta, allievo di Beniamino Cesi.
22 Personalmente preferisco quest’ultima soluzione, più consona al modello interpretativo
organistico bachiano, in cui le entrate dei soggetti vengono proposte, specie quando sono in levare
(e la maggior parte dei soggetti bachiani sono in levare) con un leggero ritardo per conferire alla
testa del tema maggiore autorevolezza.
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PRIMO VOLUME
Preludio XI: troviamo l’osservazione di «2 in 2»23;
Preludio XIV: Vidusso vede una citazione dal Rigoletto di Verdi24
che riporta a margine della partitura:
II VOLUME
25 Si allude al concorso per la cattedra di pianoforte al Liceo Musicale di Padova, nel 1933.
26 Alcune composizioni di Bach scritte nella tonalità di Mi maggiore figurano con i ritornelli
(Suite Francese in Mi maggiore n. 1, Invenzione a 2 voci in Mi maggiore n. 6, Preludio IX in Mi
maggiore del Secondo Volume del Clavicembalo ben temperato). Vidusso, che amava il paradosso,
trasse la conclusione che questa tonalità quasi imponesse i ritornelli.
27 Cfr. la testa del tema della Fuga XVII del Secondo Volume del Clavicembalo ben temperato
di Johann Sebastian Bach con la battuta 25 della Fuga XII del Primo Volume, in particolare il fram-
mento affidato alla mano sinistra.
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della sonorità. Solo in alcuni rari casi hanno poi tentato di recuperarlo o
come elemento scenografico o espressivo (la pausa di gesto), ma mai
come punto di forza della loro didattica. Per inciso dirò che analizzando
il modo di suonare di alcuni grandi pianisti di epoca non recente mi ha
particolarmente colpito un filmato nel quale Josef Hofmann esegue il
celebre Preludio in Do diesis minore di Rachmaninov. Chi conosce
questa esecuzione (avendo avuto modo di visionare una video-cassetta
che la riproduce) 29 noterà che ci troviamo di fronte ad una gestualità di
tipo muscolare e non meramente scenografica che mira non ad amma-
liare lo spettatore bensì a favorire le condizioni muscolari per una resa
sonora ottimale dell’esecuzione.
Ritornando ancora sulla Sonata di Berg30 mi sembra di poter rinve-
nire in essa la stessa struttura digitale (Es. 9) che ha animato la Prima
Fuga di Bach: rispetto assoluto del dettato polifonico (a costo di qual-
che affaticamento muscolare) ed esaltazione di quei materiali melodici
(«residui motivici», come li chiama Adorno31) che costituiscono la
caratteristica strutturale e compositiva del lavoro di Berg.
La disamina specifica della partitura ci porterebbe ad una lunga analisi:
valgano, tuttavia, a titolo d’esempio la battuta 1 nella quale, per consen-
tire il legato alla voce superiore parte dell’accordo di terza è suonato
con la mano sinistra, e la battuta 4 dove l’attenzione di Vidusso ha per
oggetto il dettato polifonico e l’incipiente poliritmia.
29Cfr. The Golden Age of the Piano: Great Pianists of the 20th Century, Philips, VHS 070
153-3, 1994.
30 La partitura della Sonata di Berg diteggiata da Vidusso fa parte della collezione privata
della Signora Stella Vidusso KuoTseng-Me.
31 Cfr. THEODOR WIESENGRUND ADORNO, Alban Berg, Il Maestro del minimo passaggio, a cura
di Paolo Petazzi, Feltrinelli, Milano, 1983, p.61.
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32 Il manoscritto fa parte della collezione privata della Signora Stella Vidusso Kuo Tseng-Me.
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Es. 10: J. S. Bach, Fantasia cromatica e fuga BWV 903, batt. 1-8, manoscritto di C. Vidusso.
Es. 11: J. S. Bach, Fantasia cromatica e fuga BWV 903, batt. 32-35, manoscritto di C. Vidusso.
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Es. 12: J. S. Bach, Fantasia cromatica e fuga BWV 903, batt. 47-55, manoscritto di C. Vidusso.
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Es. 13: F. Mendelssohn, Variations seriéuses op. 54, batt. 1-18, diteggiatura di C. Vidusso.
Gli aspetti relativi alla tecnica del legato sono stati approfonditi da
studiosi di cose pianistiche e da famosi didatti; Vidusso – e di ciò egli
ne ha dato contezza nel Clavicembalo ben temperato – propende per il
«legato di dito» che impone un uso molto parco del pedale e obbliga
alla diteggiatura cosiddetta «a scambio».
La matrice di tutto ciò è di derivazione classica, di quell’orien-
tamento cioè che privilegia l’attività del dito, in ogni suo aspetto, rele-
gando ad un ruolo gregario il braccio, la spalla e l’avambraccio.
La valenza della tecnica del «legato di dito» è stata ampiamente rico-
nosciuta da Chopin; egli pur ponendosi, di fronte ai suoi contemporanei,
quale geniale innovatore sia sul piano esecutivo che su quello didattico
(leggendaria era la sua meticolosità d’insegnante: incontentabile nel
disegno di una frase, pretenzioso al massimo nella bellezza del suono)
faceva uso del tradizionale legato di dito.
A ragione di ciò il compositore polacco non amava il Thalberg
pianista, che invece otteneva il suono legato attraverso una particolare
quanto moderna pedalizzazione.
La ragione storica, ovviamente, della diversa impostazione che Cho-
pin e Thalberg avevano in ordine ad un aspetto così importante della tecni-
ca pianistica è la seguente, a mio avviso. Chopin, per quanto possedesse un
istinto didattico ardito e avveniristico (ricordiamo quanto egli stesso scrive
negli Appunti per un metodo) 34 a proposito della diteggiatura, della po-
sizione della mano, dell’avambraccio, rimane pur sempre ancorato alla
tradizione classica, che vede nella polifonia «l’humus» entro cui si
muove l’estro compositivo; la sua didattica, pertanto, ne è condizionata.
Thalberg35 è invece propugnatore della differenziazione del «can-
to», della «melodia», dal suo accompagnamento attraverso due diversi
atteggiamenti muscolari del braccio. In sostanza egli era orientato verso
34 Cfr. ALFRED CORTOT, Alcuni aspetti su Chopin, Curci, Milano, 1950, pp. 54-66. Nel decimo
foglio del manoscritto di Chopin (trascritto a p. 63 del libro di Cortot) vi sono osservazioni sulla
posizione della mano e sulla diseguale conformazione delle dita.
35 SIGMUND THALBERG, L’Arte del canto applicata al pianoforte, F.lli Bucca, Milano-Lucca, 1850.
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«la tecnica del peso del braccio», e, ovviamente, legava poco col dito
perché il tasto era tenuto in fondo dal peso del braccio e il dito forniva
solo il sostegno al braccio. A me pare che l’impostazione di Vidusso per
come essa emerge dalle sue diteggiature, sia più vicina a Chopin che
a Thalberg.
Conclusioni e riflessioni
41 HEINRICH NEUHAUS, L’arte del pianoforte, a cura di Valerij Voskobojnikov, Rusconi, Mila-
no, 1985, pp. 195-201.
42 HEINRICH NEUHAUS, Riflessioni, memorie, diari, a cura di Valerij Voskobojnikov, Sellerio,
Palermo, 2002, p. 64.
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Es. 15: R. Schumann, Studi sinfonici op. 13: Variazione XI, batt. 1-10, diteggiature di C. Vidusso.
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43 Ad es. nel Notturno op. 27 n. 1, Vidusso sostituisce alcune delle diteggiature originali di
Chopin con le proprie. La partitura del Notturno op. 27 n. 1 di Chopin diteggiata da Vidusso fa parte
della collezione privata della Signora Stella Vidusso Kuo Tseng-Me.
44 CARLO VIDUSSO, Danza cilena, Edizioni Metron, Milano, 1945. (Edizioni Metron n. 622).
45 CARLO VIDUSSO, Fantasia cinese, Guglielmo Zanibon, Padova, 1935.
46 Cfr. l’intervento di Alberto Mozzati nella presentazione all’Omaggio a Carlo Vidusso, LP (2),
Fonit Cetra-Archivio RAI, LAR 24.
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