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OEBALUS

Studi sulla Campania nell'Antichità

6, 2011

ROMA
OEBALUS
Studi sulla Campania nell'Antichità
6, 2011

Pubblicazione annuale. Registrazione del Tribunale di Napoli, n. 68 del 22 settembre 2006.

DIRETTORE RESPONSABILE
Felice Senatore

COMITATO DI REDAZIONE
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COMITATO SCIENTIFICO
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Renata Cantilena - Luca Cerchiai - Michael Crawford - Francesco De Angelis -
Natalie de Haan - Jens-Arne Dickmann - Massimo Poetto
Henrik Mouritsen - Fabrizio Pesando - Felix Pirson - Paolo Poccetti - Carlo Rescigno
Giovanna Rocca - Heikki Solin - Timo Sironen - Gianluca Tagliamonte

OEBALUS - Associazione Culturale e Casa Editrice


Via S. Costanzo, 8 - 80073 Capri (NA)

Grafica e impaginazione: Felice Senatore

© 2012 SCIENZE E LETTERE DAL 1919 S.r.l. UNIPERSONALE già Bardi


Editore, Via Piave, 7 - 00187 Roma - Tel. 064817656 - Fax 0648912574.
www.scienzeelettere.com - emai: info@scienzeelettere.com

ISSN 1970-6421
ISBN 978-88-66870-10-4
INDICE

RAIMON GRAELLS I FABREGAT, Tres cascos Italo-Calcídicos de la antigua p. 7


colección Marqués de Salamanca en el Museo Arqueológico Nacional de
Madrid
GIANLUCA SORICELLI, Bolli oschi su tegola dall’area del lago del Matese 51

STEFANIA TUCCINARDI, Fregi dorici da monumenti funerari della Campania 69


settentrionale: la documentazione alifana
GIUSEPPE CAMODECA, Porcii Catones e Tullii a Nola in una iscrizione 105
tardorepubblicana erroneamente ritenuta falsa (CIL X 181)
HEIKKI SOLIN, Nuove iscrizioni di Capua III 119

ELIODORO SAVINO, Progetti di viaggio in Oriente di Nerone nel 64 d.C. 131

DOMENICO ESPOSITO, Su un possibile praedium imperiale a Stabiae 143


SERGIO CASCELLA, Due crateri di M. Perennius dagli scavi del Teatro Romano di 165
Sessa Aurunca

ARMANDO CRISTILLI, Surrentum ductum amoenum. Sculture in marmo dalla 179


«c.d. Villa di Agrippa Postumo» a Sorrento
EDUARDO FEDERICO, Pithekoussai-Capri e ritorno. Sull’itinerario scientifico di 215
Giorgio Buchner

ANGELO RUSSI, Gli esordi scientifici e accademici di Giulio Beloch (dal 235
carteggio inedito Beloch-Bailey)
Recensioni: J.-P. Brun, M. Gras (edd.), Avec Jean Bérard, 1908-1957. La 401
colonisation grecque, l’Italie sous le fascisme (ERMINIA AIMONE) - AA.VV.,
L’histoire comme impératif ou la «volonté de comprendre». Actes du colloque
en hommage à Jean-Pierre Vernant et Pierre Vidal Nacquet (Naples, 24-27
novembre 2008) (CARMINE PISANO) - A. Pontrandolfo, A. Santoriello, Fratte.
L’area a vocazione artigianale e produttiva (HELGA DI GIUSEPPE)
Abstracts 423
Angelo Russi

Gli esordi scientifici e accademici di Giulio Beloch


(dal carteggio inedito Beloch-Bailey)

I. DALLA MATURITÀ CLASSICA A PALERMO (ESTATE 1872) ALLA LAUREA


AD HEIDELBERG (9 AGOSTO 1875)

1
In occasione del Convegno storiografico in memoria di Claudio Ferone ,
svoltosi a Piano di Sorrento (Villa Fondi) il 28 marzo 2009, sul tema: «Karl Julius
Beloch da Sorrento nell’Antichità alla Campania» (i cui Atti sono di recente
2
pubblicazione, a cura di Felice Senatore) , ho avuto modo di trattare - più
3
approfonditamente di quanto abbia potuto fare in altre circostanze - del Carteggio,
tuttora in massima parte inedito, intercorso fra quell’illustre storico dell’antichità e
4
Miss Bella Bailey (figg. 1-2) , che divenne poi (il 24 marzo 1877, a Firenze) sua
5
moglie .
Il Carteggio in questione, affidato alle mie cure - all’incirca nel 1984 - dal prof.
Silvio Accame (all’epoca Presidente dell’Istituto Italiano per la Storia Antica in
6
Roma) , cui era stato donato dieci-quindici anni prima dalla figlia del grande
«Althistoriker», Margherita Beloch ved. Piazzolla (Frascati, 12 luglio 1879 -
Roma, 28 settembre 1976), insigne studiosa di Matematica, di Geometria
7
algebrica, di Topologia algebrica e di Fotogrammetria , si presentava - al momento
1
Su di lui vd., in questa stessa rivista, Russi 2008, pp. 9-28.
2
Cfr. Senatore (ed.) 2011.
3
Cfr. Russi 1990, pp. 159-167; 1991, pp. 1-84 passim; 1993, pp. I-L passim; 2004, pp. 153-207
passim; 2005, pp. 173-204 passim; Russi c.s.
4
Cfr. A. Russi, ‘Julius Beloch e Bella Bailey. Appunti dal carteggio inedito (1873-1877, 1883)’, in
Senatore (ed.) 2011, pp. 21-117.
5
Su Bella (all’anagrafe: Hannah) Bailey (Washington, D.C., 12 aprile 1850 - Roma, 2 aprile 1918),
figlia di Gamaliel Bailey, uno dei principali esponenti del movimento abolizionista della schiavitù in
America prima della Guerra di Secessione, e di Margaret Lucy Shands, nota ed apprezzata poetessa e
scrittrice, vd. in particolare Beloch 1926 (citato in seguito anche come Selbstdarstellung), pp. 1-27,
spec. pp. 9, 22-23, 25; Harrold 1986, p. 71; Russi, ‘Julius Beloch e Bella Bailey. Appunti dal carteggio
inedito (1873-1877, 1883)’, cit., passim, spec. ntt. 20-21 (con altra bibl.).
6
Su cui vd. ora, in particolare, Russi 2006, pp. 348, spec. 262-279, 325-335.
7
Su di lei vd., in particolare, Piazzolla Beloch 1967, p. X nt. 1; Gambini-Pepe [1982], pp. 3-6
(Necrologio); Poggendorff [2000], s.v.; Ogilvie-Harvey 2000, p. 1019. Cfr. anche: Dauben 1985, p.
19; Università e cultura a Ferrara e Bologna 1989, p. 6; Burton 1990, p. 148; Pepe 1996, p. 284; Pepe
2003, p. 122; Homage to a Pied Puzzler 2009, pp. 184-187; Borovik 2010, p. 244; Hachleitner 2010,
pp. 242-243.
236 ANGELO RUSSI

in cui potei studiarlo direttamente e farlo fotocopiare e microfilmare agevolmente -


custodito con cura in un raccoglitore di cartoncino di color nero, chiuso all’esterno
da un sottile laccio bianco.
Si componeva di 195 lettere poste in un certo ordine (per il quale vd. infra), più
altre due aggiunte in un secondo momento, evidentemente fuori contesto, ma
collocate nel contenitore apparentemente in primo piano.
Di queste due ultime lettere la prima risultava scritta al Beloch in data 1° Agosto
1910 da tale sig. Penzholz, pastore protestante del villaggio di Kuttlau in Slesia
(oggi Kotla, in Polonia), per metterlo al corrente dell’esito delle ricerche da lui
esperite - su espressa richiesta dell’«Althistoriker» - nei locali registri parrocchiali
a proposito della famiglia Beloch e, più in particolare, dei più antichi componenti di
8
essa : notizie poi ampiamente utilizzate nel 1926 dallo storico nella sua
9
Selbstdarstellung . L’altra, invece, appariva scritta a Venezia dallo stesso Beloch
alla moglie in data 10 Ottobre 1887, ma - come risultava almeno ad un primo esame
- non sembrava essere di grande rilevanza (forse era stata posta nel contenitore, in
cui era custodito l’intero Carteggio, senza speciali motivazioni o forse anche del
tutto incidentalmente).
Delle rimanenti lettere, 130 sono risultate a firma di Bella Bailey, 62 del Beloch
10
e 3 indirizzate alla Bailey dalla madre dello storico, Alwine Rösler . Va rilevato,
però, che la totale mancanza di lettere del Beloch alla Bailey nel periodo compreso
tra l’inizio del loro rapporto epistolare (14 giugno 1873) e la prima metà del mese di
ottobre del 1876 (nel Carteggio la prima lettera del Beloch porta la data dell’11
ottobre 1876) ha trovato poi nel Carteggio stesso una precisa spiegazione: veniamo
a sapere, infatti, che il 15 ottobre di quell’anno i due fidanzati avevano avuto un
tremendo litigio (iniziato già per via epistolare undici giorni prima), che li aveva
portati addirittura a rompere molto bruscamente quella stessa Domenica il loro
«engagement», per cui la Bailey aveva bruciato in uno scatto d’ira tutte le lettere del
fidanzato, pentendosene poi amaramente e continuando a rimproverarsi a lungo per
11
quanto aveva fatto .
Nel contenitore le lettere risultavano ordinate con cura in tre gruppi: prima
quelle a firma della Bailey, poi quelle scritte dal Beloch ed infine quelle indirizzate
8
Cfr. ora Russi, ‘Julius Beloch e Bella Bailey. Appunti dal carteggio inedito (1873-1877, 1883)’,
cit., Appendice I, con la fig. 29.
9
Beloch 1926, p. 1.
10
Su Alwine (in italiano: Albina) Rösler, nata ad Hulm (Slesia) il 15 marzo 1828 e morta a Roma il
3 aprile 1907, vd. il bellissimo ricordo stilato dal figlio nella sua Selbstdarstellung (p. 1). Cfr. anche,
ultimam., Russi, in c.s., nt. 7; Russi, ‘Julius Beloch e Bella Bailey. Appunti dal carteggio inedito (1873-
1877, 1883)’, cit., nt. 12.
11
Ho trattato ampiamente tutto ciò nell’art. ‘Julius Beloch e Bella Bailey. Appunti dal carteggio
inedito (1873-1877, 1883)’, cit., passim.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 237

Fig. 2. Bella Bailey (Washington, 12 aprile


1850 - Roma, 2 aprile 1918), amica (1873-
1876), fidanzata (1876-1877) e moglie (1877-
Fig. 1. Karl Julius Beloch (ritratto giovanile). 1918) di Giulio Beloch.

dalla madre di lui (quasi sempre indicata nel Carteggio come Mutter) alla futura
nuora.
All’interno poi di ciascun gruppo era rispettato rigorosamente l’ordine
cronologico, grazie anche all’intervento - realizzatosi, ovviamente, in un secondo
momento - dello storico, che in taluni casi era arrivato ad annotare di proprio pugno,
a penna o a matita, la possibile datazione della lettera eventualmente priva di
12
adeguate indicazioni al riguardo, sbagliando anche talvolta .
Quanto alla distribuzione delle lettere per anno, vale la pena di segnalare che 11
di esse (tutte della Bailey) apparivano scritte nel 1873, 7 (ancora una volta tutte
della Bailey) nel 1875, 125 (di cui 112 della Bailey, 12 del Beloch e 1 di sua madre)
nel 1876, 42 (di cui 40 del Beloch e 2 di sua madre) nel 1877 e 10 (tutte del Beloch)
nel 1883.
12
Cfr., ad es., la data apposta a matita dal Beloch sulla lettera scrittagli dalla Bailey dopo il loro
primo distacco da fidanzati: «[2 März 1876]», da correggere certamente in 4 marzo 1876, dal
momento che nella lettera successiva, datata «Florence March 5th / 76», si accenna a quel distacco
come avvenuto il giorno prima: «What a long, long time seems to have passed s i n c e y e s t e r d a y
m o r n i n g, s i n c e I s a w y o u l a s t. I did not like it at all last night, the being obliged to go to bed
without even one kiss from you, without sitting by you on the sofa a little while». In proposito vd. ora
Russi, ‘Julius Beloch e Bella Bailey. Appunti dal carteggio inedito (1873-1877, 1883)’, cit., ntt. 14,
167.
238 ANGELO RUSSI

Va detto ancora che la lingua usata in genere nel Carteggio è l’inglese, ad


eccezione delle tre lettere scritte dalla madre dello storico alla futura nuora, che
13
sono in tedesco, vergate in elegante «Kurrentschrift» . Non mancano peraltro,
anche nelle lettere della fidanzata al Beloch, lunghi passi in tedesco, spesso
piuttosto approssimativo, per di più in «Kurrentschrift» non proprio di ottima
14
fattura .
In tutta la raccolta epistolare risultano poi essere assai frequenti qua e là le
espressioni in italiano ed anche in francese.
Va rilevato, infine, che la registrazione che già a suo tempo feci di tutta questa
documentazione rispetta sempre rigorosamente l’ordinamento che vi ho trovato.

* *
*

Nella presentazione del Carteggio Beloch-Bailey, fatta dallo scrivente nel


Convegno di Piano di Sorrento (marzo 2009), si ritenne prioritario approfondire
principalmente la figura di Bella Bailey, in rapporto alla sua personalità, alla sua
cultura e soprattutto alla sua famiglia d’origine, data l’importanza di quest’ultima
15
nella storia politica e culturale degli Stati Uniti d’America nel XIX secolo .
In questa sede, invece, si vuole prendere in considerazione l’altro motivo di
grande interesse di quel Carteggio: le notizie di prima mano ch’esso offre circa gli
studi del Beloch nei primi anni della sua attività scientifica e circa i suoi primi passi
nell’ambiente accademico.
È vero che disponiamo già al riguardo della versione ufficiale dei fatti offertaci
16
dallo stesso Beloch nella sua Selbstdarstellung , ma è altrettanto vero che, potendo
ora disporre anche di altra documentazione in merito, per di più di prima mano, il
discorso critico sugli argomenti in questione - già peraltro avviato da tempo dagli
17
studiosi - non può che avvantaggiarsene di conseguenza.
13
La prima di esse è datata: «Rom 29. 11. 76» (cc. 4); la seconda: «Rom d. 16. 3. 77» (cc. 4); la
terza: «Rom d. 20. 3. 77» (cc. 2).
14
La lettera, datata «Florenz 9. 6. 76», è scritta in buona parte in questo modo ed anche quella
datata «Tuesday May. 30th [1876]» presenta molti righi in tedesco. In molte altre ricorrono spesso
parole, espressioni, frasi in tedesco, scritte in «Kurrentschrift».
15
Cfr. Russi, in Senatore (ed.) 2011, pp. 21-117.
16
Cfr. Beloch 1926, pp. 4-10.
17
Cfr. spec. Vitelli 1918, p. 3 nt. 1; De Sanctis 1929, pp. 143-144 (= 1976, pp. 367-368; ripubbl.
pure con commento da Treves 1962, pp. 1234-1236 = 1979, pp. 1234-1236); Lehmann-Haupt 1929, p.
101; Kahrstedt 1929, pp. 78-80; Oertel 1929, p. 462; Kalitsounaki 1929, p. 537; Curtius 1929, pp. IV-
V; Breccia 1929, pp. 79-81; Cardinali 1930, pp. 435-438; De Sanctis 1930, p. 579; Bengtson 1955, pp.
31-32; Breccia 1959, pp. 237-239; Treves 1962 (= 1979), pp. 1218-1219; Bengtson 1962 (= 1974: vd.
infra), pp. 288-291; Momigliano 1966a, pp. 32-36 = 1966b, pp. 239-249 (= 1994, in inglese: vd. infra);
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 239

È in quest’ottica, quindi, che si cercherà di mettere in risalto - nei limiti di spazio


consentiti in questa sede - tutto quanto è possibile ricavare dal Carteggio in esame
sull’attività scientifica ed accademica di quell’illustre storico dell’antichità,
18
mettendolo a confronto con la versione ufficiale della sua Selbstdarstellung , con
19
le posizioni assunte in merito man mano - fino a tutt’oggi - dalla critica e,
possibilmente, anche con altra documentazione d’archivio, di cui si fosse
eventualmente venuti nel frattempo a conoscenza.
20
Il Carteggio, com’è ormai noto , inizia con una lettera del 14 giugno 1873 e,
nella prima parte (anni 1873-1877: docc. 1-185), giunge fino a pochi giorni prima
21
del matrimonio (vd. supra): precisamente, fino al 20 marzo 1877 .
Segue un’appendice di dieci lettere (docc. 186-195), tutte databili nella tarda
22 23
primavera del 1883 , scritte da Beloch - trattenuto per motivi di lavoro a Roma (o
meglio a Frascati, nella Villa Simonetti, in cui era andato ad abitare
immediatamente dopo il matrimonio, pur continuando a mantenere anche
24
l’appartamento in Città, in Via Nazionale 361) - a sua moglie, che, prossima a
25
partorire la loro seconda figlia (Dorotea) , si era trasferita momentaneamente in
2
Christ 1972 (= 19792), pp. 248-256; Criniti 1979 , pp. 740-742; Bengtson 1974 (= 1962: cfr. supra),
pp. 627-632; Polverini 1977, pp. 1369-1388; Christ 1982, pp. 105-106; Salmeri 1986, pp. 208-209;
Polverini (ed.) 1990, pp. 11-16 e passim (spec. i contributi di Moretti, Foraboschi, Gallo, Russi, Gabba,
Christ); Lepore 1990, pp. 24-32; Russi 1991, pp. 1-84; Polverini 1992, pp. 5-14; Russi 1993, pp. IX-L;
Momigliano 1994 (cfr. anche supra: 1966 a-b), pp. 97-106; Lo Cascio 1994, pp. 24-25; Bruno Sunseri
1994, pp. 85-140; Gabba 1995 (= 1990: cfr. supra), pp. 201-207; Dizionario di storiografia 1996, p.
112; Ferone 1996, pp. 1-23; Bianchi 1996, pp. 277-300; Bowersock 1997, pp. 374-376; Barbanera
1998, spec. p. 214 nt. 101; Monsagrati 2000, pp. 425, 431 e passim; Staderini 2000, p. 457 e passim;
Federico 2004, pp. 11-41; Russi 2004, pp. 153-207; Russi 2005, pp. 173-204; Polverini 2009, pp. 1232-
1245; Polverini 2010, pp. 267-270; Russi, in Senatore (ed.) 2011, passim.
18
Cfr. supra, nt. 16.
19
Cfr. supra, nt. 17.
20
Cfr. in merito, da ultimo, Russi, in Senatore (ed.) 2011. Vd. pure supra.
21
Chiudono, infatti, la prima parte del Carteggio due lettere, entrambe scritte a Bella in data 20
marzo 1877, una (in inglese) dal Beloch e l’altra (in tedesco, in elegante «Kurrentschrift») da sua madre
(Mutter). Cfr. anche Russi, in Senatore (ed.) 2011 (nt. 193).
22
La prima di esse è del 17 maggio 1883 (doc. 186) e l’ultima del 14 giugno [18]83 (doc. 195).
23
Questi motivi sono indicati chiaramente a più riprese nelle lettere in questione: chiusura del
corso di quell’anno accademico (1882-1883), esami, consigli di Facoltà, ecc.
24
Ciò risulta a più riprese dal Carteggio: per la residenza «in town» nel 1883 vd. lett. del 17 e 26
maggio e del 2 e 8 giugno 1883; per quella a Frascati: lett. del 5 e 31 marzo 1876, del 12 maggio e del 6
giugno di quello stesso anno, e ancora del 23 maggio 1883. Sull’appartamento a Roma al II piano di via
Nazionale 361, in cui i Beloch (madre e figlio) erano andati a vivere sin dal novembre del 1875, vd. ora,
in part., Russi, in Senatore (ed.) 2011 (nt. 164). Villa Simonetti a Frascati, già descritta accuratamente
proprio all’epoca, in cui vi abitava il Beloch con la moglie, dalla loro amica Clara L. Wells (1878, p. 80;
sulla Wells vd. Russi 1991, pp. 34 sg., spec. nt. 95; 1993, pp. XXXIX-XLIII, spec. nt. 95; Russi in
Senatore [ed.] 2011, nt. 120), sorge tuttora nella cittadina laziale «sull’angolo formato da via Cesare
Minardi e via Luciano Manara»: Devoti 2005, p. 238.
25
Dorotea Beloch (Sibyllenort, Niederschlesien, od. Szczodre, in Polonia, 30 luglio 1883 - Roma,
24 luglio 1952), allieva di Pietro Mascagni negli anni 1905-1908, divenne poi una compositrice molto
apprezzata non solo in Italia, ma anche all’estero. Di lei rimangono numerose opere liriche,
240 ANGELO RUSSI

Slesia, a Sibyllenort (oggi Szczodre, nella Polonia sud-occidentale), nel grazioso


villaggio sorto presso il castello neogotico, che costituiva allora la residenza estiva
del duca Wilhelm von Brauschweig-Lüneburg (Brauschweig, 25 aprile 1806 -
26
Sibyllenort, 18 ottobre 1884) , per trovarvi, almeno fino all’inizio dell’autunno
27
successivo, condizioni climatiche più accettabili rispetto al caldo afoso di Roma ,
ed anche per sistemare colà alcuni urgenti affari di famiglia (come pure a Breslavia
28
e a Pangau, Kreis Oels, oggi Pagow) .
Sono questi, pertanto, i limiti cronologici entro cui il Carteggio consente di
muoversi nell’àmbito del curriculum vitae et studiorum del Beloch: 1873-1877 e 1883.

1. L’esperienza palermitana

Per cominciare, non molto si ricava dal Carteggio in questione circa


l’esperienza - pur importantissima - del giovanissimo «Sekundaner» (com’ebbe a
29 30
definirlo il Kahrstedt) a Palermo .
Più in generale, due cose risaltano in merito comunque:
composizioni orchestrali e vocali, fiabe musicali (in part.: Berceuse, 1916; Elegia appassionata, 1916;
La figlia dei Salci, su libretto della sorella Margherita; Liana, libretto di L. Teodoro, da una novella di
V. Zórawsky, 1925 [1931]; Asfodelo, libretto di Laura Okely Romiti, 1928 [1933]; I Cinque Nani della
montagna blù, libretto di L. Teodoro, Commenti musicali per la fiaba scenica [per orchestrina], 1928
[1932]; Dice la nonna..., per voce solista, 1929; Il principino smarrito, fiaba in tre atti di Edvige
Frontera, su trama di L. Teodoro, 1929; Il fiore incantato, Commenti musicali per la fiaba scenica di E.
Frontera e L. Teodoro [per canto e pianoforte], 1930 [1932]; Fiori di primavera, Commenti musicali
[per canto e pianoforte], 1930 [1931]; La bimba delle stelle, Commenti musicali per la fiaba scenica di
L. Teodoro [per pianoforte], 1930; Canzone slava, per canto e pianoforte, 1931; Gondoliera, per canto
e pianoforte, 1931; Il giardino incantato, parole di Margherita Beloch, 1931 [?]; Chimere, per canto e
pianoforte, parole di L. Okely Romiti, 1931, ecc.) ed anche un manuale pratico di Studio dell’armonia
(Bologna, F. Bongiovanni, 1942). Su di lei vd., fra gli ultimi, in particolare, Adkins Chiti 1991, pp. 294-
296, 326; Donne in musica 1996, p. 147; Russi, in Senatore (ed.) 2011 (spec. nt. 18).
26
Sul castello di Sibyllenort e sul tenore di vita che vi si teneva vd., per tutti, Luisa di Toscana 1911,
p. 174.
27
Si accenna a ciò espressamente nel Carteggio: cfr. spec. lett. del 23 maggio e del 14 giugno 1883.
28
Per quelli da sistemare a Sibyllenort: cfr. lett. del 23, 25, 26 e 28 maggio 1883; per quelli da
risolvere a Breslau: cfr. lett. del 25, 26, 28 maggio e 8, 14 giugno 1883; per quelli, infine, da affrontare a
Pangau: cfr. lett. del 17 e del 26 maggio 1883. In quest’ultima località abitava, tra l’altro, una zia
(Tante) del Beloch, forse la «zia Bertha», di cui si parla anche in varie altre lettere del Carteggio (su di
lei vd. ora Russi, in Senatore [ed.] 2011, nt. 179). In merito a ciò va pure ricordato che risultava
provenire proprio da quel piccolo villaggio della Slesia una persona di famiglia dei Beloch (di cui è
difficile però allo stato attuale precisare meglio il rapporto di parentela) sepolta a Roma nel Cimitero
Acattolico, prima vicino alla tomba di Alwine Rösler (la madre dello storico) e successivamente
nell’unico sepolcro di famiglia: «Elisabeth Beloch, geb. in Pangau (Schlesien), 19. Januar 1868 - gest.
in Rom, 19. August 1943».
29
Cfr. Kahrstedt 1929, p. 78.
30
In proposito vd. soprattutto quant’ebbe a scriverne lo stesso Beloch nella sua Selbstdarstellung
(1926, pp. 4-6). Cfr. ora anche, in particolare, Bruno Sunseri 1994, pp. 85-140.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 241

1. l’attaccamento assai
forte del Beloch per la Sicilia e
per Palermo in particolare
31
(figg. 3-4) , nonché per i suoi
32
amici di là e in special modo
per alcuni suoi compagni di
studi (in primis: Gabriele
Buccola di Mezzojuso, il
futuro noto psicologo e
psichiatra [fig. 5], e Francesco
Paolo Allegra-De Luca, con
cui frequentò l’Università e
rimase poi a lungo in cordiale
33
corrispondenza) ;

2. l’antipatia, invece,
pressoché irrefrenabile, di
Bella Bailey per Palermo e in
generale per la Sicilia («that
horrid old Sicily» o anche
34
«that detestable old Sicily») ,
dovuta, di certo all’immagine
che di quella città e di quella
parte d’Italia circolava Figg. 3-4. Vedute di Palermo nella seconda metà dell’Ottocento (da
foto ritrovate fra le carte di G. Beloch).

31
Cfr., ad es., lett. di B. Bailey a J. Beloch del 28 aprile 1876: «I wish you were with me instead.
Notwithstanding the great interest you take in your work and t h e e n j o y m e n t y o u m u s t h a v e
to o i n s e i n g S i c i l y a g a i n, I believe you would like it much better, to be here with me, would
you not, dear ?»; - del 10 maggio 1876: «I am glad that y o u h a v e e n j o y e d y o u r s e l f s o m u c h
in S i c I l y, and, oh, I am so happy you will have returned by the time you receive this letter». In
proposito vd. pure la nota successiva e quanto ebbe già a scrivere Bruno Sunseri 1994, p. 85 (con altra
documentazione). Va rilevato, infine, che tra le carte del Beloch sono state trovate due foto di Palermo
gelosamente conservate: cfr. figg. 3-4.
32
Cfr., ad es., lett. di B. Bailey a J. Beloch dell’8 maggio 1876: «You will write immediately after
you reach Naples, will you not, dearest; and tell me everything about yourself, and what you have done
in Sicily ? When in Palermo you said, y o u w e r e m u c h o c c u p i e d w i t h y o u r f r i e n d s. T e l l
m e s o m e t h i n g o f y o u r f r i e n d s. I like to hear about them. One is a professor, I know [potrebbe
trattarsi di Antonino Salinas: vd. infra, nt. 47]. Did you see the friend that sent you a New Years card ?
You remember I was in Rome when it arrived. Do be a dear, and write me a long gossipy letter about
yourself, and your doings»; - del 15 agosto 1876: «There came a letter for you a day or two ago. I could
see from the postmark that it was from your Palermitan friend, so I supposed there would be no need of
sending it on before my letter was ready». Vd. pure infra.
33
Cfr. ora in merito soprattutto Bruno Sunseri 1994, spec. pp. 87-88 e 91 sgg.
34
Cfr. lett. del 12 marzo, del 27, 28, 29 e 30 aprile, del 6, 8, 10, 12, 14 maggio 1876. Vd. pure infra.
242 ANGELO RUSSI

all’epoca sulla stampa nazionale e, di


conseguenza, anche su quella internazionale,
entrambe concentrate in massima parte sul
manifestarsi ed evolversi in quelle aree del
fenomeno del brigantaggio, non sempre peraltro
seriamente rappresentato e correttamente
interpretato. Ciò appare in modo evidente in vari
passi contenuti nelle lettere da lei inviate al
fidanzato in occasione del viaggio in Sicilia da
35
lui effettuato nella primavera del 1876 . Si
riportano qui di seguito solo alcuni di questi
brani, fra quelli ritenuti più indicativi al
Fig. 5. Gabriele Buccola, il noto psicologo
e psichiatra (Mezzojuso, Palermo, 26 riguardo:
gennaio 1854 - Torino, 5 marzo 1885), che
fu compagno di studi del Beloch a Palermo
(1872). - lett. del 12 marzo 1876: «Goodnight, my
darling. - I would kiss you and get so, so close to
you, if I only could, and never let you leave me again, never, never ! especially t o
g o t o t h a t h o r r i d S ic i l y, w h e r e t h e r e a r e b r i g a n d s a n d a l l s o r t s
o f t h i n g s. Not that I think any harm will come to you, still it is not pleasant to
think of your going to a country where those creatures abound»;
- lett. del 13 aprile 1876: «When is it that you go to Sicily - the 20th of this
month, is it not ? You have never told me yet how long you are going to stay. I shall
be so glad when you return. I suppose there will be no danger for you at all, since
you say so, all the same I shall be so glad when you will have returned»;
- lett. del 27 aprile 1876: «It seems to me these three weeks will be the very worst
part of our separation - we can’t write to each other as we would like to, and then,
dearest, say what you like about it, but S i c i l y i s n o t a s s a f e a p l a c e t o b e
i n a s o t h e r p a r t s o f I t a l y, and I shall not feel at all easy in mind until you have
returned. Do, please, be very careful and not go where there are brigands. I r e a d i n
t h e p a p e r only today of some brigands having tried to enter a house on the
outskirts of Palermo»;
- lett. del 29 aprile 1876: «I have said a good deal that perhaps it would have
been better to have left unsaid, but, dearest, it is better for me, is it not, to tell you all
the thoughts in my heart than to conceal them, for fear of their not pleasing you ? I
don’t think they will displease you so much, after all they only show how much I
dislike your being in that horrid old Sicily, and do come away, dear, as soon as you
can [...]. Probably I shall be more rational after your return from Sicily»;
35
Precisamente, dal 20 aprile al 13 maggio 1876: cfr. lett. del 13 aprile e del 12-13 maggio 1876.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 243

- lett. del 30 aprile 1876: «My darling, I love you so much, that I cannot bear to
have you so far, far away in that detestable old Sicily»;
- lett. del 6 maggio 1876: «I don’t allow myself to be worried about you, but I
can’t help feeling a little anxious. I am glad that the time is approaching for you to
return to Naples - it is selfish in me, is it not, when you are having a good time, for
you do like seeing all these places very much, do you not, dear ? But it will be a great
comfort to know that you have returned within the bounds of civilization. Say what
you will about it. I c o n s i d e r S i c i l y a v e r y b a r b a r o u s c o u n t r y. And I do
hope you will never be called to live there. I have lots to write about, but I shall wait
until you are where a letter will be sure to reach you»;
- lett. dell’8 maggio 1876: «I do not dare to write you any long satisfactory
letters, until I am sure that you have left that horrid old Sicily»;
- lett. del 10 maggio 1876: «I was not at all well, when I wrote that letter, and a
little low spirited, I suppose, because of your being in Sicily. Dear, I am so happy now
- your letter has put me in the best of spirits, even if you did call me silly. They were
rather strange ideas that I had got into my head, were they not ? Now I don’t feel that
way in the least - as for piling your papers and things up in a big heap and burning
them, I would sooner burn my hand off. Of course you know that I did not mean that
about your work. I was only so harrowed at your being down in that b a r b a r o u s
c o u n t r y, that I pitched into your work in the most unnecessary manner»;
- lett. del 12 maggio 1876: «Dearest, perhaps you will think this another silly thing
in me - that is - e v e r s i n c e y o u h a v e b e e n i n S i c i l y, I h a v e r e a d t h e
n e w s p a p e r s m o s t c a r e f u l l y, e s p e c i a l l y t h e N o t i z i e I t a l i a n e, to
be sure that there was nothing happening down there. Yesterday I read that due
individui had been pounced upon by the brigands, one escaped, the other was called.
It made me shiver to think that only a few days ago, you had been visiting that region,
and I was so thankful to know that you had left there, and were now in a safer part of
the country. I suppose now you must be at Messina, and tomorrow, thank goodness,
you leave for Naples. Dear, no matter what you may say about it, S i c i l y i s a v e r y
d a n g e r o u s p l a c e t o t r a v e l i n, e v e r y b o d y s a y s s o. I do hope you
won’t have to go there again for a long time»;
- lett. del 14 maggio 1876: «By this time you must have reached Ischia, and are
with your Mother again. Dear, is it selfish in me, that I should be so glad that you
have finally left Sicily ? I could not help feeling so, you know. I hated to have you
down there so much - now I am so thankful that it is all over with».

Non sappiamo se in seguito ella ebbe modo di cambiare opinione. Quel ch’è
certo è che la sua adorata figlia primogenita, Margherita (cfr. supra) - che
244 ANGELO RUSSI

teneramente nelle lettere del Carteggio del 1883 appare indicata sempre e solo
36
come «Baby» (aveva all’epoca quattro anni!) - tra il 1920 e il 1927 dovette
risiedere proprio a Palermo, avendo conseguito colà la carica di assistente
universitario di ruolo di Geometria descrittiva (disciplina, che insegnò pure per
37
incarico a partire dall’a.a. 1924-1925) , collaborando nel contempo molto
proficuamente con l’illustre cattedratico di Geometria algebrica presso
38
quell’Ateneo, il prof. Michele de Franchis . Ma Bella Bailey era allora già
39
scomparsa da un paio d’anni .
Tornando all’esperienza palermitana di Julius Beloch, occorre dire ch’egli,
40
superato - brillantemente, ma con grande fatica - l’esame di maturità classica al R.
41
Liceo “Vittorio Emanuele II” di Palermo , s’iscrisse nell’autunno del 1872 alla
42
Facoltà di Filosofia e Lettere dell’Università di quella città .
In proposito è forse meglio riportare quanto egli stesso ebbe a dire nella sua
43
Selbstdarstellung :
36
Cfr. lett. del 23, 25, 26, 28, 30 maggio e del 2 e 4 giugno 1883.
37
Sui suoi studi a Palermo e sulla sua carriera in quella Università vd. Piazzolla Beloch 1967, p. X e
nt. 1; Gambini-Pepe [1982], p. 3; Poggendorff [2000], s.v. Beloch Piazzolla, Margherita; Ogilvie-
Harvey 2000, p. 1019.
38
Michele de Franchis (Palermo, 1875 - ivi, 1946), accademico dei Lincei dal 1935, dopo aver
insegnato, dal 1906, nelle università di Cagliari, Parma e Catania, era approdato nel 1914 in quella di
Palermo, ove aveva assunto pure, quello stesso anno, la direzione dei Rendiconti del circolo
matematico di Palermo, che aveva portato in poco tempo a notorietà internazionale. Fu proprio grazie
ad alcuni lavori «sulle superficie iperellittiche di rango 2 del quarto ordine» pubblicati da Margherita
Beloch in quei Rendiconti, ch’ella riuscì a conseguire, nel 1927, la cattedra di Geometria analitica e
proiettiva, imponendosi «come prima della terna vincitrice» (Piazzolla Beloch 1967, p. X).
39
Sulla sua morte a Roma il 2 aprile 1918 vd. supra, nt. 5 (con bibl.).
40
Cfr. Beloch 1926, p. 5: «Ich war jetzt 17 Jahre, und es war Zeit, an das Abiturientenexamen zu
denken. Dazu mußte gehörig gebüffelt werden, das einzige Mal, daß ich es in meinem Leben getan habe».
41
Il Beloch nella sua Autobiografia non afferma esplicitamente di aver conseguito la maturità
classica a Palermo e ciò ha fatto dire al Kahrstedt (1929, p. 78) ch’egli avrebbe conseguito «sein
Abiturium ... auf einem Abstecher in die Heimat». Sul conseguimento, però, della maturità classica a
Palermo da parte del Beloch esiste tuttora un’ampia documentazione tanto a Roma quanto nel
capoluogo siciliano: cfr. Polverini 1990, p. 13, spec. nt. 2; Bruno Sunseri 1994, pp. 86-87 e ntt. 9-10 (a
p. 96); Russi 2004, p. 167 e ntt. 30-33 (a p. 195); 2005, pp. 185-186 e ntt. 30-33.
42
Per la documentazione in merito cfr. Bruno Sunseri 1994, pp. 86-89 e ntt. 11-21 (a pp. 96-97).
Vd. pure infra.
43
Beloch 1926, pp. 5-6. Data la lunghezza del passo sopra riportato, si è pensato, per comodità del
lettore, di darne pure qui in nota la traduzione italiana: «Nell’autunno del 1872 mi iscrissi quindi alla
Facoltà di Filosofia e Lettere dell’Universìtà di Palermo, in quanto continuavo ad avere bisogno d’un
clima mite. Io sono stato il primo studente regolarmente iscritto che questa Facoltà abbia mai avuto. A
dire il vero da imparare c’era davvero assai poco, poiché le cattedre o in parte non erano affatto coperte o
in parte lo erano in maniera del tutto inadeguata; mi è venuto incontro il solo Salinas, e mi sarebbe
venuto incontro anche molto di più, se mi fossi avviato verso la numismatica della Sicilia, che era la sua
specialità; ma naturalmente per me solo le esercitazioni non intendeva tenerle. E così ero affidato a me
stesso. Quell’inverno mi occupai fondamentalmente di storia della Sicilia e di critica omerica; da allora
sono rimasto attaccato a tutt’e due questi àmbiti di ricerca, e raggiunsi una solida conoscenza di Diodoro
(che per l’appunto costituisce per noi la fonte più importante per conoscere la storia della Sicilia antica),
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 245

«Dann immatrikulierte ich mich im Herbst 1872 in


der philosophischen Fakultät der Universität Palermo,
denn ich hatte immer noch ein mildes Klima nötig. Ich
war der erste regelrecht inskribierte Student, den diese
[44]
Fakultät jemals gehabt hat .
Zu lernen war da freilich sehr wenig, denn die
Professuren waren zum Teil gar nicht, zum Teil ganz
[45]
ungenügend besetzt ; gefördert hat mich nur S a l i n a s
[46]
[fig. 6] , und er hätte mich noch viel mehr fördern
können, wenn er mich in die Numismatik Siziliens
eingeführt hätte, die seine Spezialität war; aber für mich
[47]
allein wollte er natürlich keine Übungen halten .
Ich war also auf mich selbst angewiesen.
Ich trieb in diesem Winter hauptsächlich sizilische
Geschichte und Homerkritik; beide Gebiete sind mir
seitdem vertraut geblieben, und ich erwarb mir eine Fig. 6. Antonino Salinas (Palermo, 19
gründliche Kenntnis Diodors, der ja unsere wichtigste novembre 1841 - Roma, 7 marzo 1914).

nonché degli scoli omerici. L’Iliade la conoscevo quasi a memoria. Allora, nella Rivista di Filologia di
Torino, pubblicai il mio primo lavoro, sul ferro presso Omero. Il metodo era lo stesso, assai apprezzato,
usato nel libro scritto da Viktor Hehn sulle piante coltivate e sugli animali domestici, libro che allora del
resto ancora non conoscevo, metodo cioè puramente filologico, e i risultati furono del pari insostenibili,
poiché gli scavi di Schliemann erano iniziati appena allora, e i reperti non erano stati ancora resi noti. Un
secondo lavoro nella stessa rivista, che però fu pubblicato un po’ più tardi, trattava della popolazione
della Sicilia antica. Ero ancora del tutto preso dai pregiudizi allora dominanti, così io presi acriticamente
i dati tramandati, senza esaminarli comparativamente con i dati validi per altre materie, e giunsi pertanto
a risultati del tutto sbagliati. Con lo stesso metodo, o piuttosto non metodo, ai medesimi risultati giunse
Holm nel secondo volume della sua storia della Sicilia, che apparve in quegli anni; la differenza era solo
che io ero un giovane principiante, mentre Holm era un uomo al culmine della sua vita».
44
Quest’affermazione del Beloch, apparentemente in contrasto con la storia dell’Università di
Palermo, la cui istituzione si fa risalire documentatamente al 1805, è stata ora brillantemente spiegata
dalla Bruno Sunseri (1994, pp. 87-89), cui si rinvia senz’altro.
45
L’insufficiente copertura degli insegnamenti all’epoca trova, purtroppo, ampia conferma nella
documentazione disponibile. In proposito vd. pure infra.
46
Antonino Salinas (Palermo, 19 novembre 1841 - Roma, 7 marzo 1914) militò «da ragazzo
nell’esercito di Garibaldi, probabilmente più in veste di antiborbonico che di garibaldino convinto»
(De Vido 1993, p. 18). Dopo un’adeguato periodo di formazione a livello europeo (studiò a Torino, a
Berlino, a Vienna, in Grecia, a Parigi, a Londra e a Roma), favorito in ciò in tutti i modi dal sen. Michele
Amari, egli venne nominato nel 1865 Professore straordinario di Archeologia nell’Università di
Palermo (a soli 24 anni!) e nel 1873 anche Direttore del Real Museo di Palermo. Divenne, in seguito,
Rettore dell’Università di Palermo (1903-1904). Fu pure Socio nazionale dei Lincei (1908). Dopo aver
iniziato la sua attività scientifica con ricerche soprattutto di argomento numismatico (cfr. spec. Le
monete delle antiche città di Sicilia, Palermo, Stab. tip. di F. Lao, 1867, pp. XVI-52), indirizzò
successivamente i suoi interessi anche verso altri campi delle antichità siciliane, occupandosi pure
d’età bizantina. Diresse scavi a Selinunte, Solunto, Mozia e Agrigento e fu, inoltre, il primo ad
illustrare i monumenti del Ceramico di Atene. Su di lui vd. ora, in particolare, Cimino (ed.) 1985, pp. I-
XL; De Vido 1993, pp. 17-26 (con la bibl. prec.); Tusa 1995, pp. 13; Barbanera 1998, passim, spec. p.
197 nt. 81; da ultimo: Enciclopedia Biografica Universale 2007, vol. 17, p. 130.
47
Sui rapporti, che comunque s’instaurarono allora fra il Salinas e il Beloch e proseguirono
amichevolmente ancora parecchi anni dopo la partenza di quest’ultimo da Palermo, vd. ora
246 ANGELO RUSSI

Quelle für die Kenntnis der Geschichte des alten Siziliens ist, und der Homerscholien. Der
Ilias kannte ich beinahe auswendig.
Ich veröffentlichte damals, in der Turiner Rivista di Filologia, meine erste Arbeit, über das
[48]
Eisen bei Homer . Die Methode war die gleiche wie in V i k t o r H e h n s vielgepriesenem
[49]
Buche über die Kulturpflanzen und Haustiere , das ich damals übrigens noch nicht kannte,
rein philologisch, und die Resultate ebenso unhaltbar; denn S c h l i e m a n n s Ausgrabungen
[50]
hatten eben erst begonnen, und die Funde waren noch nicht bekanntgemacht .
Eine zweite Arbeit, die aber erst etwas später gedruckt ist, in derselben Zeitschrift,
[51]
behandelte die Bevölkerung des alten Siziliens . Ich war noch ganz befangen in den
damals herrschenden an, ohne sie durch Vergleichung mit den Zahlen für andere Gebiete zu
[52]
prüfen, und kam so zu ganz verkehrten Ergebnissen . Zu denselben Resultaten gelangte
[53]
mit derselben Methode oder vielmehr Unmethode H o l m [fig. 7] in dem gleichzeitig

esaurientemente Bruno Sunseri 1994, pp. 91-95. Un’ulteriore conferma sembra pure offerta da
un’espressione, che ricorre in una delle lettere inviate da Bella Bailey al Beloch, quella in data 8
maggio 1876, in cui lei gli chiede informazioni circa i suoi amici di Palermo e dichiara in proposito:
«One is a professor, I know». È tutt’altro che improbabile che si tratti qui proprio del Salinas: cfr. anche
supra, nt. 32. Vd., inoltre, infra, nt. 52.
48
Cfr. G. Beloch, ‘Bronzo e ferro nei carmi omerici’, RFIC II, 2, Agosto 1873, pp. 46-62. Nella
rivista l’articolo appare datato: «Breslavia, luglio 1873» (p. 62), ma questa data risulta corretta a penna
dal Beloch sulla propria copia dell’estratto: «Palermo, maggio 1873». Cfr. Polverini 1979, p. 1431. Nel
Carteggio si trovano riferimenti a questo articolo, di cui il Beloch volle fare subito omaggio - quello
stesso agosto 1873 - di uno degli estratti appena ricevuti all’allora giovane amica, Bella Bailey,
ricevendone in cambio vivo apprezzamento: cfr. lett. dell’11 agosto 1873: «I received your letter this
morning, also the small pamphlet. I have not begun to read the last mentioned yet, and as you said in
your letter, it is not probable that I shall understand much of it. I shall make out as much as possible of it,
and shall look to you for enlightenment in regard to the remainder when we meet in Rome. Although I
cannot appreciate this dissertation, as it might if I were less ignorant, yet I shall value it very much, as
being your work»; - lett. del 24 agosto 1873: «I have read your pamphlet through that is all of it that was
not Greek and Latin. I do not understand it much more than if I had not read it - but I trust that your
explanations will make it a little clearer, when we meet again in Rome».
49
Cfr. V. Hehn, Kulturpflanzen und Hausthiere in ihrem Übergang aus Asien nach Griechenland
und Italien sowie in das übrige Europa. Historisch-linguistische Skizzen, Berlin, Gebrüder
Borntraeger, 1870, pp. IV-456. Di quest’opera uscirono poi fino al 1911 ben otto edizioni (più una nona
«unveränd. Aufl.»), nonché varie traduzioni e ristampe anastatiche, a dimostrazione dell’importanza
ch’essa ha avuto nell’àmbito degli studi linguistici e non solo. Non a caso Ernst Troeltsch (1922 =
2
traduz. ital. 1991 , p. 162 nt. 49) la poneva senz’altro fra i «libri che nessuno storico può trascurare».
50
Ciò nonostante l’articolo risulta poi ripreso in Beloch 1913, pp. 109-121.
51
Cfr. G. Beloch, ‘Sulla popolazione dell’antica Sicilia, RFIC II 1873-1874, pp. 545-562. L’articolo
risulta datato: «Roma, aprile 1874». Vd. pure infra.
52
L’articolo verrà, però, ripreso, corretto ed ampliato in Beloch 1886, pp. 261-301 e poi ancora
tradotto in italiano nel 1889 dal suo vecchio amico di studi, Francesco Paolo Allegra-De Luca (su cui
vd. supra, con la nt. 33), che lo dedicherà «All’Illustre Professore Antonino Salinas», dedica ribadita
pure dall’Autore con queste parole (p. 83): «E vorrei mandare con queste pagine un caldo saluto ai
vecchi amici siciliani; e sopra tutto all’Illustre Uomo che mi fu primo maestro nella scienza
dell’antichità, il Prof. Antonino Salinas. Sento pur troppo che il tenue lavoro non è degno di essergli
offerto in omaggio; ma dal momento che lo ha giudicato tale l’amico Allegra, prego il Chiaro
Professore di accettarne anche da parte mia la dedica, quale testimonianza della gratitudine e
dell’amicizia che gli porto e porterò sempre».
53
Adolf Holm, storico dell’antichità (Lübeck, 8 agosto 1830 - Freiburg im Breisgau, 9 giugno
1900), dopo gli studi universitari a Lipsia e a Berlino, insegnò (dal 1852) francese nel ginnasio della
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 247

erschienenen zweiten Bande seiner Geschichte


[54]
Siziliens ; der Unterschied war nur der, daß ich ein
junger Anfänger war, Holm ein Mann auf der Höhe
[55]
des Lebens ».

Va ricordato pure che durante l’anno


accademico trascorso nell’Ateneo palermitano
(1872-1873) il Beloch ebbe - nel periodo di
Pasqua (che nel 1873 cadeva il 13 di aprile) - una
56
seria ricaduta dell’affezione bronchiale , che sin
dall’inizio dell’età adolescenziale aveva preso in
57
vario modo ad affliggerlo , per cui fu costretto a
rivolgere, intorno alla metà di maggio del 1873,
all’allora Preside di Facoltà, prof. Salvatore
58
Cusa (il noto arabista e paleografo) , la richiesta
di autorizzazione ad anticipare gli esami previsti
Fig. 7. Adolf Holm (Lübeck, 8 agosto 1830 alla fine del I anno di corso.
- Freiburg im Breisgau, 9 giugno 1900).
La domanda in questione, redatta in carta da
bollo (L. 0,50), si è conservata nell’Archivio
della Facoltà di Lettere dell’Università di Palermo (Serie II. Istanze Diverse:

sua città natale (il prestigioso Katharineum zu Lübeck). Visitò l’Italia nel 1857. Più tardi, nel 1876 fu
chiamato dal sen. Michele Amari ad insegnare Storia universale nell’Università di Palermo, dove
rimase fino al 1883, allorché passò alla cattedra di Storia antica dell’Università di Napoli. Nel 1897 fu
costretto per motivi di salute a far rientro in patria, dove morì tre anni dopo. Tra le sue opere: Das alte
Catania (Lübeck 1873; trad. poi in ital. da G. Libertini: Catania 1925); Topografia archeologica di
Siracusa (in collab. con F. Saverio e Cristoforo Cavallari, Palermo 1883); Griechische Geschichte
(voll. 4, Berlino, 1886-1894) e soprattutto la Geschichte Siziliens im Altertum (voll. 3, Lipsia 1870,
1874, 1898; traduz. ital. di G. B. Dal Lago, V. Graziadei e G. Kirner, Torino 1896-1906: cfr. infra). Su di
lui vd., in part., Holm 1900; Deecke 1900; von Duhn 1901, pp. 49-112; Kirner 1901, pp. V-XX;
Nunziante 1922, pp. 264-265; Bersanetti 1933, p. 544; Baader 1972, p. 546; Christ 1996 pp. 15-29;
Salmeri 1996, pp. 201-246, spec. 224; Barbanera 1998, pp. 72 e 214 (con nt. 100); Ahrens 2007, pp.
135-174; Pinzone 2008, pp.135-163; Scardigli 2008, pp. 165-178; Anello 2008, pp. 221-238; Cordano
2008, pp. 239-246; Uggeri 2008, pp. 247-283; Caccamo Caltabiano 2008, pp. 285-302.
54
Cfr. Holm 1874, spec. pp. 402-403, 422-425.
55
Ma vd. già in merito Beloch 1889, p. 22 nt. 1: «Geschichte Siciliens II p. 402 e seguenti. (Leipzig
1874). Cfr. il mio articolo comparso contemporaneamente nella Rivista di Filologia classica II p. 545-
562 (1874), che arriva ad una cifra quasi identica a quella dell’Holm. Son lieto di potere ora correggere
le vedute sbagliate, che esposi allora quale studente». L’aspra polemica fra il Beloch e l’Holm era nata
in seguito di una dura recensione del secondo (cfr. Holm 1877, pp. 78-80 = Russi 1993, pp. 59-61) al
lavoro giovanile del primo su Surrentum im Alterthum (cfr. Beloch 1874b, pp. 1-30 = Russi 1993, pp. 3-
18) e da allora non si era mai più attenuata, come dimostrano in particolare i vari riferimenti all’Holm
contenuti nella Selbstdarstellung belochiana (pp. 6, 9-10, 14, 16). Cfr. in merito anche infra.
56
Cfr. Beloch 1926, p. 6: «[...] da ich aber zu Ostern krank wurde...».
57
Cfr. Beloch 1926, p. 4 sgg.
58
Su Salvatore Cusa (Palermo, 20 settembre 1821 - ivi, 30 novembre 1893) vd., in particolare,
Carini 1875, pp. 83-104, 177-193, 349-368; De Simone 1984, pp. 593-617.
248 ANGELO RUSSI

Beloch, Julius, nr. 2307) e ad essa risulta aver fatto già parziale riferimento la Bruno
59
Sunseri nel suo bel saggio su Giulio Beloch a Palermo . Poiché si tratta, a parere di
chi scrive, di uno dei rari documenti autografi di quell’illustre «Althistoriker»
redatto in bella grafia (fig. 8), tanto più volentieri se ne dà qui di seguito il testo per
intero:

«Illustrissimo Signor Preside !

Il sottoscritto, avendo fatto gli studi del 1° anno del corso di Lettere in questa R.
Università di Palermo, desidera di essere ammesso agli esami speciali di Letteratura
Latina e Greca, e della Geografia antica e moderna. Ma essendo costretto per motivi di
salute, di partire quanto prima per Germania, La prega di volergli accordare il permesso di
anticipare il termine degli esami, e di fissarlo possibilmente alla fine del presente mese di
maggio; a qual uopo egli racchiude il tallone della seconda metà della tassa nell’importo di
Lire 30.

Devotissimo
Julius Beloch».

Grazie anche all’intervento, in data 14 maggio 1873, del Rettore, prof.


60
Giuseppe Albeggiani , la sua domanda trovò - apparentemente - buona
accoglienza, ma in realtà ben poco gli fu consentito allora di fare, visto che non gli
fu concesso di sostenere gli esami di Geografia antica e moderna (ma anche di
antropologia e pedagogia) «per non avere avuto nel trascorso anno in q(uest)o
Ateneo tali insegnamenti», e «per tutte le altre materie» gli fu risposto che
61
«secondo il precitato regolamento deve darne esame alla fine del 2° anno» .

2. Estate 1873: Sorrento, Heidelberg, Rippoldsau

Libero, comecchessìa, dalla preoccupazione degli esami, il Beloch poco tempo


dopo poté mettersi in viaggio, ma, anziché recarsi direttamente in Germania (come
62
pure era nei piani) , si fermò con la madre a Sorrento (fig. 9), dove riuscì in un mese

59
Bruno Sunseri 1994, p. 89 e n. 22 (a p. 97).
60
Anche questo documento si conserva ora, con il precedente, nell’Archivio della Facoltà di
Lettere dell’Università di Palermo, Serie II. Istanze Diverse: Beloch Julius, nr. 2307. Su Giuseppe
Albeggiani, ingegnere e matematico (Palermo, 24 dicembre 1818 - ivi, 16 settembre 1892), vd., in
particolare, Gebbia 1893, pp. 39-47.
61
Cfr. ora in merito Polverini 1990, p. 13 e nt. 9; Bruno Sunseri 1994, p. 89 e n. 22 (a p. 97). Vd.
infra.
62
Cfr. Beloch 1926, p. 6. Vd. pure supra.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 249

Fig. 8. PALERMO, Archivio della Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi (Serie II. Istanze Diverse:
Beloch, Julius, nr. 2307): Richiesta di autorizzazione ad anticipare gli esami del I anno, a firma del Beloch
(maggio 1873).
250 ANGELO RUSSI

Fig. 9. Sorrento negli anni Settanta del sec. XIX (da un’incisione su legno: cfr. K. Stieler, E. Paulus, W. Kaden,
Italien. Eine Wanderung von den Alpen bis zum Aetna, Stuttgart, Verlag von J. Engelhorn, 1876, p. 177).
63
circa a rimettersi in discrete condizioni fisiche . Qui fece pure, qualche giorno
64
dopo l’arrivo a Villa Majo, l’incontro della sua vita con Bella Bailey .
Appena possibile, però, dovette riprendere il viaggio per la Germania,
nonostante le proteste dell’amica: «It seems to me that you do work much too hard,
65
and after having been ill such a short time ago !» .
L’intenzione era quella di iscriversi all’Università di Heidelberg, seguendovi i
corsi estivi, ma tra un impedimento e l’altro riuscì a raggiungere la sede
66
universitaria quand’era ormai troppo tardi «zur Immatrikulation» . Oltre, infatti,
alla prolungata permanenza sorrentina, anche il viaggio per la Germania non aveva
mancato di creare ulteriori motivi di ritardo; in particolare, l’immancabile visita
67
(sia pure brevissima) di Roma e Firenze lungo il cammino e qualche momento di
68
forzato riposo per ragioni di salute .
63
Cfr. Beloch 1926, p. 6: «Da ich aber zu Ostern krank wurde, und mich erst in Sorrent etwas
erholen mußte...». Riferimenti alle delicate condizioni di salute del Beloch ricorrono anche in alcune
lettere del Carteggio di quel periodo: cfr. spec. lett. del 5, 13, 17 luglio 1873. Vd. pure infra.
64
Su tutto ciò vd. ora Russi, in Senatore (ed.), 2011.
65
Lett. di Bella Bailey a Julius Beloch del 13 luglio 1873.
66
Così Beloch 1926, p. 6.
67
Cfr. Beloch 1926, p. 6: «Auf der Reise sah ich zum ersten Male Rom und Florenz, allerdings nur
auf je einen Tag, da ich Eile hatte, und es schon sehr heiß geworden war». Vd. pure infra.
68
Cfr., ad es., nel Carteggio la lett. di B. Bailey a J. Beloch del 5 luglio 1873: «Your letter came this
morning, much to my pleasure, for I was afraid you were ill, not having heard from you. And now I find
out from your letter that you have really not been well. I am so very sorry. I am afraid you tired yourself
out too much in Rome and Florence. Kept fall, when you are in Rome, you will have to do much less in
the way of sightseeing, else you will have the Roman fever, and that would be far from pleasant».
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 251

L’arrivo ad Heidelberg poté realizzarsi solo


nella seconda settimana di luglio del 1873: tra
Domenica 6 e Sabato 12. Nella lettera, infatti,
scritta dalla Bailey Domenica 13 luglio si
legge: «By this time I suppose you are at
Heidelberg. You said you would not leave there
until the beginning of next month, when the
University would be closed. Do you go to the
University there too?». La certezza si ha,
comunque, dalla notizia riportata nella lettera
successiva della Bailey in data 17 luglio: «Your
letter has just come, and I take this opportunity
to write, when there is nobody round to disturb
me. And so you do go to the University. Well ! I Fig. 10. Hermann Köchly (Leipzig, 5 agosto
1815 - Trieste, 3 dicembre 1876).
suppose you cannot be happy unless you are
working, and perhaps, after all, it may not
injure your health».
In effetti dalla Selbstdarstellung sappiamo ch’egli, pur giunto in ritardo per
l’immatricolazione, poté ugualmente seguire i corsi («gleichsam in einer
69
Gastrolle») , lasciandosi coinvolgere soprattutto dal seminario tenuto allora da
70
Hermann Köchly (fig. 10) sui lirici greci .
L’impegno da lui profuso in quell’occasione è testimoniato ancora una volta
dalla sua amica, che così ebbe a scrivergli in una lettera speditagli da Sorrento (Villa
Galano) il 22 luglio 1873: «While I am leading this idle-pleasant life, you, I am
sure, are studying hard at this university. I am sorry that the people of your pension
do not please you; - if they had been nice, you might have had more amusements,
have gone on excursions etc. But now I remember that you do not wish to be
distracted from your work by any of these amusements. I hope your time will not be
so enterely taken up in Rome that you will not be able to go out seightseeing with us
sometimes. I shall try to drag you away from your work as much as possible - it may
be very wrong of me, yet it will. You can study enough when you are down at
Palermo again to make up for a short period of idleness at Rome».
Chiusa l’Università agli inizi di agosto, il Beloch si trasferì con la madre nel
piccolo villaggio di Rippoldsau (fig. 11), posto sempre nel Baden-Württemberg,
69
Kahrstedt 1929, p. 78.
70
Cfr. Beloch 1926, p. 6. Su Hermann Köchly, filologo classico (Leipzig, 5 agosto 1815 - Trieste, 3
dicembre 1876), allievo di vecchia data di Gottfried Hermann, docente prima all’università di Zurigo
(1850-1864) e poi in quella di Heidelberg (dal 1864 fino alla morte), vd. l’ottimo profilo bio-
bibliografico che ne ha tracciato di recente De Stefani 2003, pp. 260-270 (pure con ampi riferimenti
alla bibl. prec.).
252 ANGELO RUSSI

«im Wolftal - einem der


schönsten Täler im
Schwarzwald» (com’è
ancora oggi pubblicizzato
71
dalla stampa tedesca) .
Qui poté finalmente
attenuare le fatiche dello
studio, ma non del tutto.
Leggiamo, infatti, nella
lettera che Bella Bailey gli
Fig. 11. Veduta di Bad Rippoldsau-Schapbach, nel Baden-Wüttemberg scrisse l’11 agosto 1873,
(cartolina illustrata della prima metà del secolo scorso).
subito dopo aver ricevuto
comunicazione da lui circa
il suo soggiorno in quella località: «I am glad that you do not work too hard while
staying at Rippoldsau. I should think it would be much better for you to grow strong
and well before returning to Palermo. I suppose you will have just so much the more
strength for your next winter’s work. You say you are not up until eight in the
morning. Do you know I am up every morning by six, and down at the shore
generally by seven o’clock. To be sure when I return home, I go right to bed again
and sleep for an hour or two, so that it is about the same as getting up at eight after
all. We go so early, because the sun is not so hot, and then everything looks so fresh
at that hour. We were told that the best bathing place was at the Hotel Tramontana,
so we chose that place to go to. The shore is very nice and smooth, and there are very
few people about at that hour, which makes it much pleasanter». E ancora: «How I
long for the fresh cool air of that little village Rippoldsau where you are staying -
Sorrento is a beautiful place, but the air is so oppressive, so debilitating. In America
we always used to go North in the summertime - to the mountains where the air was
fresh and invigorating - and so I should like to have done here in Europe. I wished so
much to go to Switzerland this summer - however it is too late now to think of it. If
we should remain abroad another summer I should like so much to go to Rippoldsau
or some other small village in Germany or Switzerland where there would be woods
which we might walk in without being hemmed in by high stone walls - where the
fresh cool air would put new life into us. Ah ! if I were but a little older and
independent would I not leave this place instantly and fly northwards. Well ! the
71
Colgo l’occasione per correggere il nome di questo villaggio, riportato in miei precedenti lavori
come Kippoldsau, anziché Rippoldsau, per un puro errore di lettura; nelle lettere, infatti, del Carteggio
- sia quelle in inglese, sia quelle in «Kurrentschrift» - spesso è difficile distinguere la R maiuscola dalla
K e viceversa: cfr. Russi 1991, pp. 36-37 e ntt. 102-105, pp. 71-81; 1993, pp. XLIII-XLVII e ntt. 98-105,
pp. 41-54; 2004, p. 187 nt. 5; 2005, p. 175 nt. 5.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 253

summer is nearly over


now, so I must be content,
and cease grumbling».
Più tardi, in risposta ad
una nuova lettera di lui,
Bella Bailey così lo
incoraggiava a godersi
ancora un po’ di riposo (24
agosto 1873): «It must be
pleasanter for you now
that you know more
people at Rippoldsau,
even if you do get a little
Fig. 12. La testata del Cosmopolite del 16 agosto 1873, in cui apparve
tired of them sometimes. - l’articolo del Beloch: Aus Süddeutschland.
And I am glad that you are
taken away a good deal from your work. The summer is made for people to amuse
themselves in, and to strengthen themselves for work in the winter. Life cannot be
all playtime or a holiday, but it ought not to be all work either. In America there are
many men who are always driving at their work, never giving themselves a
moment’s rest - consequently they break down in health, and grow old before their
time. These are principally business men of the large cities. It is not so much the
case with scientific or literary men, I believe. If I were a man, I am afraid I should be
very idle, - so it is well that I am not one - don’t you think so ?».
È noto, tuttavia, che nella quiete di Rippoldsau il Beloch non smise del tutto di
lavorare e scrisse tra l’altro, proprio intorno alla metà di agosto di quell’anno, un
articolo per la rivista ginevrina The Cosmopolite / Il Cosmopolita - Le Cosmopolite
- Der Cosmopolit (e più tardi anche El Cosmopolita), che lo pubblicò subito dopo
(anonimo, com’era negli usi di quella rivista) nel 4° numero della Ire Année (Samedi
72
16 Août 1873, p. 3), con il titolo: Aus Süddeutschland (figg. 12-13).
Una copia di quest’articolo, appena pubblicato, fu inviato alla Bailey a Sorrento,
che così ringraziò il giovane autore in data 3 settembre 1873: «The little poem you
sent me by Göthe (are the German letters written correctly ?) I have not been able to
puzzle out, for I have no dictionary - only a short vocabulary of words at the end of
the grammar with which I get so impatient, never beeing able to find what I wish.
[73]
But in a day or two I shall have it translated for me by Miss Light , who is a very
good German scholar and then I shall learn it by heart if I like it very much, which of
72
Cfr. ora in merito Russi 1993, p. XLIV e nt. 102; pp. 41-43 (testo e traduz. ital.).
73
Su Miss Bianca Light, grande amica della famiglia Bailey, imparentata con i conti Baldelli e con i
Lambert, proprietari questi ultimi della Villa Corsi presso Firenze, vd. Russi, in Senatore (ed.), 2011.
254 ANGELO RUSSI

Fig. 13. L’articolo Aus Süddeutschland (apparso anonimo nel 4° numero della Ire Année della rivista ginevrina
The Cosmopolite).
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 255

course I shall. - I did not know the German article in the Cosmopolite was written by
yourself, else I should have got someone to translate it for me immediately. Oh dear
me ! I am sorry that I am so helpless, and obliged to go to others for assistance in my
German. Some day I trust it will be otherwise. That article I shall also ask Miss Light
to translate for me. She went to Naples yesterday morning with my sister Margaret
and does not return until Friday, so I shall have to wait until then for both the poetry
and article. I half decided not to write until then, so as to be able to say I had read
what you sent me, but then I was afraid you would not receive this letter before
leaving Rippoldsau, and that fear wholly decided me to write immediately. I can
write no more just now, as it is so dark, that I can hardly see the black letters on the
paper - so I suppose I have put them in every place but the right place». Più tardì lo
rassicurò (21 settembre 1873): «The poem you sent me, and the article in the
Cosmopolite Miss Light translated for me I liked them both. As you must know I am
fond of poetry that is melancholy, so that little piece pleased me very much».
Va rilevato in proposito che la collaborazione del Beloch con la rivista The
74
Cosmopolite, iniziata molto probabilmente proprio con l’articolo in questione ,
75 76
darà presto vari altri frutti , tra cui Surrentum im Alterthum (in sei puntate) . Essa è
da collegare soprattutto coll’amicizia contratta a Sorrento dai Beloch e poi anche da
Bella Bailey e dalla sua famiglia con Miss Clara Louisa Wells (citata spesso nel
77
Carteggio) , una raffinata pubblicista statunitense, nonché abile ed intraprendente
78
donna d’affari (Maine, U.S.A., 1839 - Murcia, Spagna, 1925) , che in un annuncio
apparso all’epoca in quella rivista veniva presentata appunto come «Verfasserin
und alleinige Herausgeberin des in Genf in deutscher, französischer, englischer und
79
italienischer Sprache wöchentlich erscheinenden Journals Le Cosmopolite» .
La seconda metà di agosto e le prime due settimane di settembre trascorsero per
il giovane Beloch tra progetti per il viaggio di ritorno80 e curiosa attenzione per tutto
81
quanto lo circondava. Lontano dalla patria già da qualche anno , ogni accadimento
74
Cfr. Russi 1993, p. XXXVI e nt. 68.
75
Cfr. Russi 1993, spec. pp. XLIV-XLVII e ntt. 100-107; pp. 41-56. Vd. infra.
76
Cfr. ora Russi 1993, pp. 3-22. Vd. infra.
77
Cfr. in merito Russi 1993, p. XXVIII e nt. 63; da ultimo: Russi, in Senatore (ed.) 2011, nt. 120. Vd.
infra.
78
Su di lei vd. ora, in particolare, Russi 1993, pp. XXXIX-XLIII e nt. 95; Van Dulken 2001, p. 12;
Jaffé 2010, pp. 167-168. Vd. pure infra.
79
Le Cosmopolite II 17 (Lundi 4 Mai 1874), p. 3. Cfr. anche Russi 1993, pp. XLIV-XLV e nt. 99.
Diversamente: Blaser 1956, p. 270.
80
Cfr. lett. di B. Bailey a J. Beloch del 24 agosto 1873: «What a pleasant time you will have visiting
the northen lakes and afterwards Florence, and either Albano or Frascati. I have seen neither of the two
last mentioned places, so I can tell you nothing about them. How long do you intend to stay at Rome ? I
hope for more than two weeks. One can see so little of the city in two short weeks. We hope to stay there
for six months at the most - don’t you think we will be rather familiar with it, by that time ?».
81
Si era trasferito a Palermo, appena sedicenne, nel 1870: cfr. Beloch 1926, p. 4.
256 ANGELO RUSSI

a Rippoldsau era per lui motivo di stupore e di reminiscenza. Lo dimostra la


descrizione fatta all’amica a Sorrento di un matrimonio celebrato alla maniera
tradizionale, cui si era trovato ad assistere. Nella lettera di risposta così la Bailey
trattava l’argomento:

«How much I should like to have seen that wedding feast you wrote about in your last
letter. I have read something about the German country weddings, and have always wished
to see one. - It is a great pity that the gentlemen of the hotels took part in the dancing, - of
course it must have destroyed all the fun of the countrymen -.
Do you know I have a great admiration for Germans at this present time - and the cause of
it is this - I am reading a book entitled My Experiences in the War between France and
Germany by Archibald Forbes. The author was an English newspaper correspondent who
came over to Germany at the beginning of the war, and followed the army into France. He
gives his experiences, all of which I have not yet read, still I have read enough to make me
think very highly of the Germans, and to have a poor opinion of the French - What a love the
Germans have for their Vaterland ! (is that what you call it ?) Have you the same love for
Germany that your fellow countrymen have ? I am certain that if I were a native of Germany,
I should be very proud of it. But I am proud of being an American.
Perhaps Americans are next best to Germans. What do you think of it ? If you were to say
they were next best, probably I should fire up, and try to convince you that you were mistaken,
that the American nation was superior to anyother. I don’t think I would - still it would be just
as well for you not to commit yourself, perhaps. I do want to see Germany so very much ! And
it seems to me the time will never come for me to go there. This winter we stay in Rome. The
next summer we shall probably go to Switzerland. After that all is uncertainty - What a letter
this is ! I have filled nearly two sheets, and have not written a word about our doings within
82
the last week - and I have something to say this time - an excursion to tell you about....» .

3. Il viaggio di ritorno dalla Germania

Poco prima della metà di settembre iniziava - progettato già da qualche tempo
accuratamente83 - il viaggio di ritorno, che avrebbe riportato alla fine i Beloch,
madre e figlio, a Palermo, ma solo per poco, avendo essi probabilmente già deciso
allora il trasferimento a Roma, dove - forse proprio in ragione di ciò - risulta ch’essi
si fermarono, strada facendo, per tutto il mese di novembre (vd. infra).
Attualmente siamo in grado di ricostruire minuziosamente questo viaggio,
incrociando i riferimenti ad esso nelle lettere inviate alla Bailey con le descrizioni
fatte in tre articoli apparsi pressoché contemporaneamente nella rivista The
82
Lett. di B. Bailey a J. Beloch del 3 settembre 1873.
83
Cfr. supra, nt. 80. Il Beloch amava progettare accuratamente ogni suo viaggio: «I like to make
plans, you know», avrebbe scritto tre anni dopo a Bella Bailey, ormai sua fidanzata e prossima sposa, in
relazione al loro «wedding tour»: cfr. lett. del 20 ottobre 1876.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 257

84
Cosmopolite con il titolo comune: Briefe aus Italien, 1-3 . Sebbene pubblicati
senza l’indicazione dell’autore (com’era in genere negli usi di quella rivista: cfr.
85
supra), questi articoli sono - come ho già avuto modo di dimostrare - sicuramente
del Beloch, il quale conservò, tra l’altro, sempre gelosamente fra le sue carte i
fascicoli della rivista, contenenti gli articoli in questione, sia pure senza apporvi
86
annotazioni di alcun genere (fig. 14).
Partiti da Rippoldsau, madre e figlio toccarono lungo il loro cammino dapprima
87
la vicina città universitaria di Freiburg im Breisgau , poi Basilea, Berna e Losanna.
Qui si trattennero un po’, non mancando tra l’altro di visitare i dintorni della città,
come dimostra l’accenno in uno degli articoli sopra ricordati della «celebre veduta
88
di Chexbres sul Lemano» . Raggiunsero, quindi, Ginevra (fig. 15), dove pure si
trattennero un po’, prima di attraversare il traforo del Moncenisio (ovvero del
Frejus), che, a seguito della cessione della Savoia alla Francia da parte dell’Italia
(marzo 1860), fungeva in quegli anni anche da confine tra i due Stati.
La descrizione di questo tratto del viaggio è risultata nell’articolo, che il Beloch
89
vi ha dedicato appositamente in The Cosmopolite , così vivace e divertente che è
sembrato opportuno riportarla anche in questa sede, tenendo conto tra l’altro delle
90
non poche difficoltà cui si va incontro per consultare la rivista in questione .

«Es ist 5 Uhr Morgens. Ganz Genf schläft noch friedlich den Schlaf des Gerechten, wir
aber werden unbarmherzig aus unsern Träumen erweckt; ist ja der 6 Uhr Zug der einzige, der
uns noch am selben Abend durch den Mont-Cenis bringt.
Rasch springen wir auf, machen uns fertig, stürzen den Koffer herunter, und dann hinaus
auf den Bahnhof. Natürlich kommen wir viel zu früh; wir haben vergessen, daß der Zug nach
pariser Zeit abgeht, und müssen nun die 20 Minuten Unterschied der Zeit von Genf und
Paris vor dem Schalte wartend verbüßen - an einem Herbstmorgen bei Bise nicht gerade sehr
angenehm. Gründlich durchfroren steigen wir endlich in das Coupé, mit dem Vorsatze,
sobald als möglich unseren versäumten Morgenschlaf nachzuholen.

84
Cfr. ‘Briefe aus Italien, 1. Durch den Mont-Cenis’, The Cosmopolite I 10 (Samedi 27 Septembre
1873), p. 3; ‘Briefe aus Italien, 2. Lugano’, ibid. I 11 (Samedi 4 Octobre 1873), pp. 2-3; ‘Briefe aus
Italien, 3. Der Lario’, ibid. I 14 (Samedi 25 Octobre 1873), pp. 2-3. Tutt’e tre sono stati ripubblicati
integralmente, pure con traduz. ital., da Russi 1993, pp. 44-54.
85
Cfr. Russi 1993, pp. XLIV-XLVII.
86
Cfr. Russi 1993, p. XLIV nt. 100.
87
Ciò non giustifica in alcun modo l’asserzione del Bengtson 1955, p. 31 (cfr. anche Barbanera
1998, p. 214 nt. 101; Professorenkatalog der Universität Leipzig, 731, s. v.) che il Beloch avrebbe
studiato con O. Ribbeck a Freiburg i. Br., sia perché di ciò non v’è alcuna traccia nella Selbsdarstellung
e nel Carteggio, sia perché non risulta che il Ribbeck abbia insegnato in quella città. Quanto
all’influenza dell’insegnamento di quest’ultimo sul giovane Beloch ad Heidelberg vd. infra.
88
[J. Beloch], ‘Briefe aus Italien, 3. Der Lario’, cit., p. 2 (= Russi 1993, pp. 51-52). Vd. pure infra
(nt. 106).
89
[J. Beloch], ‘Briefe aus Italien, 1. Durch den Mont-Cenis’, cit., p. 3 (= Russi 1993, pp. 44-47).
90
Vd. in proposito, da ultimo, Russi 2005, p. 187 nt. 36.
258 ANGELO RUSSI

Fig. 14. L’articolo Briefe aus Italien, I. Durch den Mont-Cenis (apparso anonimo nel 10° numero della Ire
Année della rivista ginevrina The Cosmopolite, Samedi 27 Septembre 1873).
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 259

Fig. 15. Ginevra (Place du Lac) negli anni Settanta del secolo XIX.

Dunkel sehen wir noch, wie Genf mit seinen Thürmen und Landhäusern hinter uns im
Nebel verschwindet - dann ist die Aussenwelt für uns verloren.
So mögen wir eine halbe Stunde geschlafen haben, als plötzlich der Zug hält, und der
Ruf: ,,Aussteigen uns aus unserer Ruhe schreckt - wir haben Bellegarde, die französische
Grenzstation, erreicht, und müssen uns nun wegen unserer Pässe und unseres Gepäcks
verantworten.
Nachdem die Beamten durch Einsicht unseres schon seit 6 Jahren abgelaufenen
preußischen Passes die Ueberzeugung gewonnen, daß wir weder mit communistischen
Gelüsten umgehen, noch die Regierung des Herrn Mac Mahon[91] zu stürzen beabsichtigen,
werden wir in ein Zimmer geführt, oder richtiger getrieben, um uns der Gepäckvisitation zu
unterwerfen. Da wir uns indeß in der glücklichen Lage befinden, daß unsere Koffer direct
nach Turin eingeschrieben sind, kommen wir mit einer leichten Untersuchung des
Handgepäcks davon, und können in unseren Wagen zurückkehren.
Doch der Schlaf ist uns natürlich verdorben, und so gewinnen wir Zeit, uns mit unserer
Umgebung zu beschäftigen. Und in der That, die Scenerie verdient diese Aufmerksamkeit;
links rauscht in tiefer Schlucht die dunkelgrüne Rhone, dahinter die anmuthigen Vorhöhen
der savoyischen Alpen, während rechts, einer Mauer gleich, der Jura emporsteigt. Bei der
Station Culoz verlassen wir die Rhone, und wenden uns hinein nach Savoyen, vorbei am
blauen Lac de Bourget, die Isère hinauf in das Arcthal. Rechts und links treten nun gewaltige
91
Marie-Edmé-Patrice-Maurice de Mac Mahon, generale e statista (Sully, 13 luglio 1808 -
Montcresson, Loiret, 16 ottobre 1893), era dal 24 maggio di quell’anno (1873) il secondo Presidente
della Terza Repubblica Francese e aveva dichiarato sin dall’inizio del suo mandato di voler ristabilire
«l’ordine morale» nel paese.
260 ANGELO RUSSI

Berge heran, jäh gegen das Thal abstürzend, auf dessen Sohle, uns stets zur Seite bleibend,
die Arc in ungestümem Laufe dahinrauscht.
Inzwischen hat sich der Himmel getrübt, Wolken verhüllen die Spitzen der Berge, und
erhöhen das Düstere der Alpenlandschaft. So erreichen wir unter strömendem Regen
Modane.
Hier, auf der letzten Station vor dem Tunnel, ist wieder Wagenwechsel, denn die
französische Mittelmeer-Bahn[92] wiedersetzte sich bisher hartnäckig, dem Wunsche Italiens
nach Einführung des Systems durchgehender Wagen - wahrscheinlich um jenseits der Alpen
die Sympathien für die grande nation zu vermehren. Auch ist wieder - dießmal auch für uns -
Zollrevision. Die Visirung der Pässe dagegen wird uns von der italienischen Regierung
erlassen.
Nach einer Stunde geht der italienische Zug ab, und führte uns in gewaltiger Kurve
hinauf zur Mündung des Tunnels. Von oben schöner Rückblick auf Modane und die grünen
Matten des Thales, das die Arc wie ein Silberband durchzieht; dann geht es hinein in das
finstere Erdinnere.
Jetzt allgemeine Bewegung unter den Mitreisenden, der sich selbst alte habitués des
Tunnels nicht entziehen können - jeder ist sich bewußt, vor einem der größten technischen
[93]
Wunderwerke der Neuzeit zu stehen - für manchen hat wohl auch der Gedanke einer so
langen unterirdischen Fahrt sein unheimliches.
Sonst bietet aber die Durchfahrt nicht viel bemerkenswerthes. Die Luft im Tunnel ist
angenehm temperirt, der Rauch selbst bei offenen Fenstern nicht beschwerlich - comprimirte
Luft, die sich von Zeit zu Zeit durch ein zischendes Geräusch bemerklich macht, sorgt für die
Entfernung der Gase. Jeder halbe Kilometer ist mit einem Fanal bezeichnet, und an der
piemontesischen Seite anfangend, numerirt, sodaß man stets wissen kann, welche Strecke
des Tunnels noch zu durchfahren ist. Bis etwa zum 7. Fanal steigt der Zug langsam im Tunnel
hinan, dann ist die Höhe erreicht, und schnell geht es nun abwärts nach der italienischen
Seite. Das Dunkel des Tunnels erhellt sich allmälig, die Wände werden sichtbar - und jetzt,
endlich, begrüßen wir wieder das Licht des Tages: wir sind in Italien !
Aber der südliche Himmel erscheint uns zunächst nicht von der angenehmen Seite.
Schwer hängen auch hier die Wolken über den Bergen, dichter Regen strömt herab - nichts
weniger als italienische Wärme.
So sehen wir nichts von dem romantisch-wilden Dorathal, von der reich bebauten
piemontesischen Ebene, - da endlich schimmern Lichter durch den Nebel, Häusermassen
zeigen sich, der Zug führt in einer Perron ein; und Turin, unser heutiges Reiseziel, ist
erreicht.
Eilig steigen wir in den Omnibus des Hotel Suisse, geben unseren Gepäckschein einem
Facchino, und glaubten uns endlich am Ende unserer Mühen. Vergebliche Hoffnung !
Nach 1/4 Stunde kehrt der Facchino zurück mit der Nachricht, daß von unseren drei
Stücken nur eins zu finden sei. Wir steigen aus, um selbst nachzusuchen - mit keinem
92
La Compagnia Paris-Lyon-Méditerranée (PLM), ch’era la Società ferroviaria privata, che
gestiva allora (e continuerà a farlo fino alla nazionalizzazione in Francia dell’intera rete ferroviaria, nel
1938) il servizio nel Sud-Est di quel paese.
93
Inaugurato appena due anni prima, il 17 settembre 1871, era all’epoca il più lungo tunnel
ferroviario del mondo e mantenne questo primato fino al giugno del 1882, allorché fu aperto al traffico
quello del San Gottardo.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 261

besseren Erfolge. Auf unsere Beschwerde bei der Gepäckexpedition erhalten wir den Trost,
es komme oft vor, daß Gepäck auf der Dogana von Modane zurückbliebe - am nächsten
Morgen würden die Stücke schon ankommen. So bleibt denn nichts übrig, als uns in Geduld
zu fassen, und die Ankunft des Gepäcks abzuwarten; - unsere Absicht, am nächsten Morgen
wieder weiter zu reisen, müssen wir natürlich aufgeben, und beschließen statt dessen, die
Gelegenheit zu benutzen, um Turin zu besichtigen.
Zunächst aber fahren wir in’s Gasthaus, um uns von den Mühen des Reisetages in aller
94
Gemächlichkeit auszuruhen» .
94
Data la lunghezza di quanto sopra riportato, è sembrato utile offrire di esso al lettore anche la
traduzione italiana: «Sono le cinque del mattino. Tutta Ginevra dorme ancora tranquillamente il sonno
del Giusto, ma noi siamo spietatamente destati dai nostri sogni; il treno delle sei è, infatti, l’unico, che ci
porti nella stessa serata attraverso il Moncenisio. Rapidamente ci alziamo, ci prepariamo, portiamo giù
il bagaglio e poi fuori: alla stazione ! Naturalmente arriviamo troppo presto; abbiamo dimenticato che
il treno parte con l’orario di Parigi e dobbiamo scontare ora i 20 minuti di differenza oraria fra Ginevra e
Parigi, aspettando, prima del cambio, in una mattina d’autunno col vento di nord-est; davvero non
molto piacevole. Completamente congelati, saliamo alfine in carrozza col proposito di recuperare il
più presto possibile il nostro sonno mattutino perduto. È ancora buio, quando Ginevra con i suoi
campanili e le sue ville scompare dietro di noi nella nebbia. Poi il mondo esterno per noi è svanito.
Avremo dormito una mezz’ora, quando improvvisamente il treno si ferma, e il grido: “Scendere !” ci
scuote dalla nostra quiete. Siamo arrivati a Bellegarde, la stazione di frontiera francese, e dobbiamo
sottoporci, quindi, all’ispezione dei passaporti e del bagaglio. Allorché i funzionari, dopo aver
esaminato il nostro passaporto prussiano, scaduto ormai da sei anni, si furono convinti che non
andavamo in giro con idee comuniste e neppure con l’intenzione di abbattere il governo del Sig. Mac
Mahon, fummo portati, o meglio spinti, in una stanza per sottoporci al controllo del bagaglio. Poiché,
intanto, ci troviamo nella felice condizione che il nostro bagaglio è indirizzato direttamente a Torino, ce
la caviamo con un’ispezione superficiale del bagaglio a mano e possiamo far ritorno al nostro vagone.
Il sonno, però, c’è ovviamente passato e così impieghiamo il tempo, occupandoci di ciò che ci
circonda. Ed in verità il panorama merita quest’attenzione: a sinistra rumoreggia nella profonda gola il
Rodano verdescuro e sullo sfondo [si vedono] gli incantevoli contrafforti delle Alpi savoiarde, mentre
a destra si erge, come un muro, il Giura. Presso la stazione di Culoz lasciamo il Rodano e ripieghiamo
all’interno verso la Savoia, passando davanti all’azzurro Lac du Bourget e risalendo l’Isère nella valle
dell’Arc. A destra e a sinistra si avvicinano ora monti maestosi, scoscesi a precipizio verso la valle, sul
cui fondo, sempre lateralmente a noi, scorre l’Arc con corso impetuoso. Il cielo, intanto, si è
rannuvolato; le nubi nascondono le cime dei monti, accentuando la tristezza del paesaggio alpino.
Così, sotto una pioggia a dirotto, raggiungiamo Modane. Qui, nell’ultima stazione prima della galleria,
c’è un nuovo cambio di vagone, poiché la ferrovia mediterranea francese s’è opposta finora
fermamente al desiderio dell’Italia dell’introduzione del sistema di vagoni diretti - probabilmente per
accrescere dall’altra parte delle Alpi le simpatie per la grande nation. C’è pure una nuova visita
doganale: questa volta anche per noi. La vidimazione dei passaporti ci viene effettuata dal governo
italiano. Dopo un’ora il treno italiano parte e attraverso una serie di grosse curve ci porta all’ingresso
della galleria. Dall’alto è più bello lo sguardo retrospettivo a Modane e ai verdi prati della valle, che
l’Arc attraversa come un nastro d’argento; poi il treno entra nell’oscuro ventre della terra. Ora tra i
compagni di viaggio c’è una generale agitazione, che naturalmente non può coinvolgere i vecchi
habitués della galleria; ognuno è consapevole di trovarsi di fronte ad una delle più grandi meraviglie
della tecnologia moderna; per alcuni è stato inquietante anche il pensiero di un così lungo viaggio
sottoterra. L’attraversamento, tuttavia, della galleria non offre nulla, che meriti particolare menzione.
L’aria in essa è gradevolmente temperata: il fumo stesso non risulta fastidioso con i finestrini aperti -
l’aria compressa, che si fa sentire di tanto in tanto con un fragore sibilante, provvede
all’allontanamento dei gas. Ogni mezzo chilometro è indicato con un segnale luminoso ed è numerato a
partire dal versante piemontese, sicché si conosce sempre la lunghezza del tratto di galleria ancora da
percorrere. All’incirca fino al settimo segnale luminoso il treno sale lentamente nel tunnel; raggiunto,
262 ANGELO RUSSI

Dopo Torino, seguendo un preciso programma già stabilito nella seconda metà
95
di agosto , madre e figlio iniziarono la visita di alcuni laghi dell’arco alpino:
precisamente del lago di Lugano e poi di quello di Como, ovvero del Lario.
Anche in questo caso il racconto, che di queste esperienze di viaggio fece il
96
Beloch in due appositi articoli apparsi - anonimi - poco dopo in The Cosmopolite ,
trova ampio riscontro in quello che di volta in volta egli riferiva in merito alla
Bailey a Sorrento, la quale a sua volta ne riparlava nelle sue lettere di risposta a lui.
Di Lugano, per cominciare, è fatta nel primo dei due articoli in questione una
descrizione quanto mai viva, che dimostra l’entusiasmo e la partecipazione piena
del Beloch a siffatte esperienze “geografiche” (più che turistiche), accompagnate
sempre da studi preliminari approfonditi (alla fine dell’articolo sono riportate
notizie puntigliose delle variazioni climatiche nella zona nei vari periodi dell’anno
e finanche la bibliografia essenziale sull’argomento).
97
Se ne dà qui di seguito un brano :
quindi, il punto più alto, corre velocemente verso il versante italiano. L’oscurità della galleria si
schiarisce piano piano, le pareti diventano visibili... ed ora, finalmente, salutiamo di nuovo la luce del
giorno: siamo in Italia ! Ma il cielo del Sud non ci appare immediatamente nel suo aspetto piacevole.
Anche qui minacciose sono sospese le nubi sui monti e viene giù una fitta pioggia: tutt’altro che il
calore italiano. Non vediamo, pertanto, nulla della valle romanticamente selvaggia della Dora, della
pianura piemontese ricca di costruzioni... Quando, infine, risplende la luce attraverso le nuvole, si
vedono complessi edilizi, il treno si accosta ad una banchina e Torino, mèta del nostro viaggio odierno,
è raggiunta. Rapidamente saliamo sull’Omnibus dell’Hotel Suisse, diamo lo scontrino del nostro
bagaglio ad un Facchino, e... pensavamo di essere giunti finalmente al termine delle nostre fatiche:
vana speranza ! Dopo un quarto d’ora ritorna il Facchino, annunciandoci che dei nostri tre bagagli se ne
trova solo uno. Scendiamo a cercarli... senza alcun risultato migliore. Al nostro reclamo presso
l’ufficio di spedizione dei bagagli avevamo la consolazione di sapere che succedeva spesso che i
pacchi rimanevano indietro alla Dogana di Modane; sarebbero giunti il mattino seguente. Non ci
rimane, pertanto, nient’altro da fare che avere pazienza e attendere l’arrivo del bagaglio; ovviamente
dobbiamo abbandonare l’intenzione di riprendere nuovamente il viaggio all’indomani, e decidiamo in
cambio di ciò di approfittare dell’occasione per visitare Torino. In primo luogo, però, ci rechiamo in
una trattoria per rifarci, in tutta calma, delle fatiche del giorno di viaggio».
95
Cfr. lett. del 24 agosto 1873, per la quale vd. supra, nt. 80.
96
[J. Beloch], ‘Briefe aus Italien, 2. Lugano’, cit., pp. 2-3; ‘Briefe aus Italien, 3. Der Lario’, cit., pp.
2-3, ripubbl. entrambi da Russi 1993, rispettivamente pp. 47-50 e 50-54. Cfr. supra, nt. 84.
97
Traduz. ital.: « Non conosco, mi pare, nel paese incantato / dal vasto regno delle Alpi / alle
sponde del Mediterraneo / alcun luogo come Lugano”. Quand’anche non volessimo prendere alla
lettera questi versi di Th. Scheerer, certamente Lugano va annoverata tra i luoghi più belli della regione
dei Laghi dell’Italia settentrionale. Non si tratta di quella bellezza incantevole del Sud, che inebria la
mente e tiene avvinti: malinconicamente si muovono appena i verdi flutti del lago tra le montagne, che
si ergono ripide e spoglie, limitando la vista da ogni lato. E tuttavia, quale poesia si effonde su questa
regione, specialmente in questa stagione autunnale, quando il fogliame dei boschi di castagno
comincia a colorarsi e un delicato profumo circonda le lontane pendici dei monti ! Qui sembra unirsi la
natura della Svizzera con quella dell’Italia; ci sentiamo ancora nelle Alpi, ma le forme tipicamente
slanciate dei monti, il cielo splendente, i giochi dei colori ci mostrano che stiamo alle soglie dell’Italia.
Ed anche la città presenta duplici caratteristiche. I tetti piatti, i caffé, il lavoro degli artigiani per le
strade, i lustrascarpe e i gelatai ci rammentano il Sud - e tuttavia non v’è nulla del rumore e della
confusione, dell’aspetto sporco e decadente delle piccole città italiane. Come a Bologna e in tante città
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 263

«Wüsst’ ich doch im Zauberlande / Von der Alpen weitem Reich / Zu des Mittelmeeres
[98]
Strande / Keinen Ort, Lugano gleich. Wann wir auch diesen Versen Th. Scheerer’s nicht
wörtlich beistimmen möchten, sicherlich zählt Lugano unter die schönsten Punkte des
norditalischen Seenlandes. Es is nicht jene glänzende Schönheit des Südens, die den Sinn
berauscht und gefangen hält; melancholisch ruhen die grünen Fluthen des Sees zwischen
den schroff sich erhebenden, waldentblößten Bergen, die nach allen Seiten die Aussicht
beschränken. Und doch, welche Poesie liegt über diese Landschaft ausgegossen, besonders
in dieser Herbstzeit, wo das Laub des Kastanienwälder beginnt sich zu färben und ein zarter
Duft die fernen Bergeshänge umzieht ! Hier scheint die Natur der Schweiz und Italiens sich
zu vereinen; wir fühlen uns noch in den Alpen, aber die klassisch geschwungenen Formen
der Berge, der glänzende Himmel, die Spiele der Farben zeigen uns, daß wir an der Schwelle
Italiens stehen.
Und auch die Stadt trägt denselben Doppelcharacter. Die platten Dächer, die Cafés, das
Arbeiten der Handwerker auf den Straßen, die Stiefelputzer und Eisverkäufer erinnern uns

della Lombardia le strade sono chiuse da arcate, sotto le quali si concentra il piccolo commercio; e ci
sorprendiamo del numero e dell’abbondanza dei negozi, se pensiamo che Lugano conta appena 6.000
abitanti ed in nessun modo può dirsi una città con rilevante presenza di forestieri - ma Lugano è invero
il centro commerciale e, periodicamente, il capoluogo del Canton Ticino. Diciamo che periodicamente
ne è il capoluogo, perché essa partecipa delle caratteristiche giuridico-istituzionali di questa regione,
che ha tre capoluoghi, tra i quali avviene la rotazione ogni 6 anni. Attualmente il governo è a
Bellinzona, dove deve rimanere ancora un anno; esso, poi, si sposta a Locarno, per essere insediato
dopo 6 anni, ancora una volta, a Lugano e così via. Per non lasciare, tuttavia, inutilizzati i due edifici
sede del Governo - il che sarebbe pretendere troppo dal senso pratico degli Svizzeri - essi vengono
concessi in fitto nel frattempo ad una società; per questo accade che nel Palazzo del Governo si trovi
sistemato l’Hotel Washington; esso vi rimarrà per sette anni, fino a quando l’edificio non diventerà di
nuovo sede del Governo.
Non resistiamo, però, a lungo nell’aria cupa, intanfita delle strade: usciamo sul lago, dove la
banchina ben alberata, costruita da qualche anno, offre una splendida passeggiata. Qui è il quartiere
signorile di Lugano: un palazzo dopo l’altro; a sinistra l’imponente Hotel du Parc col suo ampio
giardino; subito appresso la chiesa di Santa Maria degli Angioli, celebre per il grande affresco del
Luini: la Passione di Cristo; poi una serie di ville di facoltosi Luganesi e Milanesi e a fianco il
maestoso Palazzo del Governo; infine l’Hotel Bellevue e la Dogana, mentre il Parco Ciani chiude
l’incantevole scenario con la sua distesa di verde. È incomparabile il panorama di Lugano per chi vi si
avvicina dal lago. La città appare dominata da una corona verde, con una collina occupata da ville e
villaggi, mentre su entrambi i lati si innalzano al cielo, come due enormi guardiani, il Monte Bré ed il
San Salvatore.
Chi voglia, però, gustare tutta la bellezza di Lugano, non deve restare in mezzo alla massa dei
turisti sul grande corso principale, ma deve andare sulle alture circostanti. Poche contrade possono
offrire una simile quantità di passeggiate gratificanti e distensive, come questo paese collinoso; ogni
angolo di strada, ogni balza che si raggiunge offre una nuova, sempre diversa veduta sui laghi di
Lugano, Agno, Muzzano e sulla corona collinare circostante. Non ci si stanca di camminare per questi
prati, pergolati, per questi boschi di castagni, e di respirare a pieni polmoni quest’aria balsamica di
montagna, che accoppia il vigore dell’aria alpina con la dolcezza del clima italiano. E come sono
gentili gli abitanti di questi “paesi”, che il piede di un “turista” calca solo raramente. Ancora il
forestiero viene salutato col rispettoso “riverisio”; a chi chiede informazioni circa la strada viene
rivolto un “buon viaggio”. Anche qui, purtroppo, scomparirà presto l’antica semplicità, quando la linea
ferroviaria del Gottardo, cui si lavora ormai a pieno ritmo, aprirà questo posto idilliaco ai traffici
internazionali !».
98
Scheerer 1860.
264 ANGELO RUSSI

an der Süden - und doch nichts von dem verwirrenden Lärm, dem schmutzigen ruinenhaften
Aussehen kleiner italienischer Städte. Wie in Bologna und so vielen Städte der Lombardei
sind die Straßen von Arcaden eingefaßt, in denen der Kleinverkehr sich zusammendrängt;
und wir erstauen über die Zahl und Reichhaltigkeit der Magazine, wenn wir bedenken, daß
Lugano kaum 6.000 Einwohner zählt, und keinesweges eine Fremdenstadt genannt werden
kann - aber Lugano ist eben das commerzielle Centrum, und die zeitweilige Hauptstadt des
Cantons Tessin. Wir sagen die zeitweilige Hauptstadt, denn es gehört zu den berechtigten
Eigenthümlichkeiten dieses Ländchens, 3 Hauptstädte zu haben, zwischen denen alle 6
Jahre gewechselt wird. Jetzt ist die Regierung in Bellinzona, wo sie noch ein Jahr zu bleiben
hat; dann kommt sie nach Locarno, um nach 6 Jahren wieder in Lugano zu tagen, und so
weiter. Um aber indessen die beiden leeren Regierungsgebäude nicht unbenutzt stehen zu
lassen - das wäre von dem practischen Sinn der Schweizer zu viel verlangt - vermiethet man
sie in der Zwischenzeit an eine Gesellschaft; woher es denn kommt, daß in dem hiesigen
Gouvernementpalast das Hotel Washington eingerichtet ist, und noch sieben Jahre bleiben
wird, um dann wieder der Regierung Platz zu machen.
Doch nicht lange leidet es uns drin in der dumpfen Luft der Straßen - wir müssen hinaus
an den See, wo der vor einigen Jahren erbaute baumbepflanzte Quai den herrlichsten
Spaziergang darbietet. Hier ist die vornehme Seite Luganos, Palast reiht sich an Palast, links
das stattliche Hotel du Parc mit seinem weiten Garten, hart daneben die Kirche S. Maria
[99]
degli Angioli, berühmt durch Luinis großes Frescobild der Leidensgeschichte Christi ,
dann eine Reihe von Villen reicher Luganesen und Mailänder, daneben das imposante
Gouvernementsgebäude, endlich das Hotel Bellevue und die Dogana, während der Park
Ciani mit seinen grünen Laubmassen das Bild wohlthuend abschließt. Unvergleichlich ist
der Anblick Luganos für den, der sich vom See her ihm nähert. Die Stadt überragt von einem
Kranze grüner, mit Villen und Dörfern besetzte Hügel, zu beiden Seiten ragen der Mont Bré
und S. Salvatore wie zwei riesige Wächter zum Himmel.
Doch wer die ganze Schönheit Luganos genießen will, darf nicht mit dem Schwarm der
Touristen auf der großen Heerstraße bleiben, sondern muß hinauf auf die es umgebenden
Höhen. Wenige Gegenden mögen eine gleiche Fülle der lohnendsten, mühelosesten
Spaziergänge darbieten, wie dieses Hügelland; jede Wendung des Weges, jede erstiegene
Anhöhe gewährt eine neue, stets wechselnde Aussicht auf die Seen von Lugano, Agno,
Muzzano und den umgebenden Bergkranz. Man wird nicht müde, durch diese Wiesen- und
Rebengelände, diese Kastanienwälder zu streifen, mit vollen Zügen diese balsamische
Bergluft einzuathmen, die das Kräftige der Alpenluft mit der Milde der italienischen paart.
Und wie liebenswürdig sind die Landleute hier in diesen abgelegenen ,,paesi“, die nur selten
der Fuß eines ,,Touristen“ betritt. Noch wird der Fremde mit dem achtungsvollen
,,riverisio“ begrüßt, dem um den Weg fragenden ein ,,buon viaggio“ mit auf die Reise
gegeben. Doch leider - bald wird auch hier die alte Einfachheit verschwunden sein, wenn
erst die Gotthardbahn, an der schon rüstig gearbeitet wird, dieses idyllische Plätzchen dem
Weltverkehr öffnet !».

99
Si tratta della grandiosa Passione e Crocifissione di Cristo di Bernardino Luini (Dumenza, ca.
1481 - Milano, giugno 1532), il più famoso affresco rinascimentale della Svizzera, posto sul tramezzo
appunto della Chiesa di Santa Maria degli Angeli a Lugano (1529).
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 265

Nel Carteggio si parla di Lugano in lettere che vanno dal 18 al 30 settembre


(1873). Quel che da esse emerge è la condizione di pieno benessere fisico ormai
100
riacquistata dal Beloch dopo un’estate da lui definita “oziosa” . A ciò vanno
101
aggiunte le ottime condizioni climatiche godute fino a quel momento e le belle
passeggiate che di conseguenza egli ha avuto la possibilità di fare nei boschi
102 103
intorno a Lugano , nonché le uscite in barca a remi sul lago .
Ma una piega diversa dovevano prendere le cose nella prima metà di ottobre:
non solo nell’arco alpino, ma anche più a Sud (almeno fino a Sorrento,
documentatamente, sia pure qui in modo più attenuato): «At last the rain has
100
Cfr. lett. del 30 settembre 1873: «So your summer of idleness (you say you have been idle, you
know) has made you strong and well. It is pleasant to know that you are not so ill that you have to be
carried round in an easy chair. It was very foolish of me to dream anything so disagreeable to think of.
You will be strong enough I hope to take some long walks in Rome ? Of course you will be, for last June
you went on very long walks, and you are twice as strong now, I am sure. That silly dream has put the
idea into my head that you are an invalid, when you are quite the contrary I should imagine from the
accounts I receive from you of yourself». Il sogno di cui qui si parla era quello raccontato da Bella
Bailey nella lettera del 3 settembre 1873: «I dreamed last night that you were very ill - so ill that you had
to be wheeled about in an easy chair; and were not able to walk a step. A very uncomfortable sort of a
dream, was is not ? And I might feel uncomfortably about it, if I did not know that dreams very seldom
come true. I think that I have much more pity for people who are ill, now than I had before my little
illness of this summer [era stata male dal 4 all’11 agosto]. All my life I have been so perfectly well that I
have not been able to appreciate fully the sufferings of others. Now that I have had a little touch of
suffering myself, I feel so differently about it - so sorry for others who are ill. I must be sure and not be ill
again. I should be so very, very sorry. But of course you will not be, in that lovely little village, where
you are staying [sc. Rippoldsau] - where the air is so fresh and bracing. I can imagine you now sitting in
the grove with your books about you, writing away industriously, or reading. What a charming grove
that must be ! And I should like so much to see it ! We don’t have groves at Sorrento - nothing but walled
up roads with tantalizing glimpses of tree tops now and then. By the way, I should like very much to
know where that chesnut wood is, that you so often used to speak to me about. As it beyond the
Monastery - up the road that Tasso loved to walk on ? We walked up there as far as the little spring or
fountain, and a very pretty walk it was - the view of the bay was so fine too ! That was your favorite
walk, was it not ? I think it would be mine too, if I could but go there sometimes - unfortunately I do not
have many opportunities».
101
Cfr. lett. del 21 settembre 1873: «[...] now we are leading a very quiet life, but withal are
growing so strong and well, that we are quite content to live without excitement breathing the cool air in
this delicious September weather. It is much cooler at Lugano I suppose than here, but at this season of
the year, one does not care to quarrel with the weather, because it may happen to be a little warmer at
one place than another».
102
Cfr. [J. Beloch], ‘Briefe aus Italien, 2. Lugano’, cit., p. 3 (= Russi 1993, pp. 48-49): brano
riportato dianzi nel testo.
103
Cfr. lett. del 18 settembre 1873: «We have written quite a number of letters to each other this
summer, have we not ? And I am sure that this little correspondence has helped you somewhat in your
English, for now you make a few mistakes ! - also you can express your thoughts more easily - is it not
so ? I want you to speak English very well when we meet again - almost as well as if you were a native
Englishman - and I am certain that you will ! for have you not said that you have been a great deal with
an American at Lugano - rowing on the lake - and I have no doubt you have spoken his own language.
By the way, I am pleased to hear that you have been rowing - You remember, when we were out in the
bay once Mr. Fuchs offered to take the oars with you, and to row a while - but you could not, because
your chest was too weak ? Now I am sure you must be much stronger, if you are able to row».
266 ANGELO RUSSI

come», scriveva al Beloch in data 11 ottobre 1873 da Sorrento (Villa Galano) Bella
Bailey. Ma se in Campania le perturbazioni si manifestarono in quei giorni sotto
forma di «slow, drizzling rain, that, I think, does much more good to the earth than
104
heavy storms» , al Nord il maltempo imperversò per parecchi giorni di seguito
sotto forma di furiosi temporali. Scriveva, infatti, in data 12 ottobre 1873 la Bailey
al Beloch: «I fear that the bad weather has prevented you from enjoying your vents
to the places that you spoke of in your last letter. This is a bad time of the year for
traveling. You never can tell from one day to another what sort of weather you will
have. Let us hope that at Rome, for the one short month you are there, that the sky
may put on it’s brightest and most smiling face, so that all the places we visit, may
be seen under their best aspect».
Tutto ciò trova ampio riscontro nel racconto che il Beloch ci fa dei suoi
spostamenti in quei giorni nella zona dei Laghi alpini nel terzo articolo apparso -
sempre anonimo - qualche tempo dopo in The Cosmopolite, intitolato: Briefe aus
105
Italien, 3. Der Lario :
104
Lett. dell’11 ottobre 1873 (appena citata nel testo).
105
Cfr. supra, ntt. 84 e 96. Data la lunghezza del passo riportato di seguito nel testo, è sembrato
opportuno darne in nota anche la traduzione italiana: «A chi non è già accaduto che nel bel mezzo
dell’esecuzione di un suo programma di viaggio s’è intromesso Iuppiter Pluvius, procurandogli una
sosta forzata ? Ogni sera si va a letto con la sicura speranza di condizioni atmosferiche migliori, ma
ogni mattina incombono nel cielo le stesse nubi grigie e minacciose. Così è accaduto a noi a Lugano, e
chiunque si sia trovato nella situazione descritta, può comprendere appieno la nostra gioia, quando una
mattina il cielo grigio s’è schiarito ed è ritornata parzialmente la vista del sole, di cui a lungo eravamo
stati privati. Velocemente abbiamo messo nelle valigie le nostre cose e ci siamo recati giù al piroscafo. È
stato un viaggio splendido: il cielo si inarcava azzurro sopra le cime dei monti, che si stagliavano nel
bellissimo splendore del sole italiano e si rispecchiavano nelle silenziose onde del Lario [?]. Dietro di
noi spariscono (ad un certo punto) i palazzi e le ville di Lugano con la corona di colline circostanti,
mentre appaiono le alture di Castagnola e Gandria coronate di uliveti. Presto ci avviciniamo alla
sponda meridionale ricoperta di boschi e, dopo un’ora, è raggiunta l’affollata riva del lago presso
Porlezza: calchiamo di nuovo il suolo d’Italia.
Il primo benvenuto è naturalmente l’ispezione doganale, che viene eseguita con la solita cortesia,
per cui noi, senza attendere molto a causa di ciò, possiamo ingaggiare le carrozze. Ciò, d’altronde, non
sempre è un’impresa facile. Ricordiamo che una volta in una piccola località portuale le poche
carrozze, presenti nel luogo di approdo, furono prese a nolo in un attimo e non ci restò altro da fare che
attendere, pazientemente o impazientemente, l’arrivo di un’altra occasione, con la consolante
prospettiva di dover pernottare nel paesucolo. Finalmente, dopo alcune ore, appaiono due carrozze, a
nostra disposizione rispettivamente per 12 e 14 lire. Scegliamo ovviamente la prima con grande
insoddisfazione - com’è comprensibile - dell’altro (cocchiere) che senza indugio s’allontana da noi
dicendo: Ma Signore, ha veduto il cavallo? Allora ne vedrà delle belle, non è un cavallo, è una capra, è
un gambero. E preoccupato probabilmente che la sua arguzia potesse non essere stata compresa,
aggiunge: Sa cosa è un gambero? La nostra risposta, data in tutta calma: Si sa, cosa è un gambero, ma
so anche, cosa sono i cocchieri, lo riportò subito alla calma, e lo indusse perfino a riconoscere: Ah
capisco, il signore parla molto bene l’italiano, e lo intende pure. La Capra era sì un piccolo cavallo, ma
ci portò lo stesso alla mèta in tempo giusto.
Questa volta doveva andarci meglio, perché già sul traghetto avevamo preso a nolo una carrozza, e
dopo aver sventato un tentativo di truffa da parte di un vetturino [?], potemmo partire. La strada da
Porlezza alla riva del lago di Como attraversa una valle ben coltivata, chiusa ai due lati da ripide pendici
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 267

«Wem ist es nicht schon geschehen, daß mitten in der besten Ausführung seines
Reiseplans Jupiter Pluvius sich ins Mittel gelegt und ihm zu einer unfreiwilligen Rast
verholfen ? Jeden Abend legt man sich mit der sichern Hoffnung auf schönes Wetter zu Bett,
und jeden Morgen hängen dieselben grauen Regenwolken am Himmel. So ging es uns in
Lugano, und jeder der sich in der geschilderten Situation befunden, wird unsere Freude noch
fühlen können, als eines Morgens das Grau des Himmels sich klärte, und uns der lang

di monti, senza bellezze particolarmente rilevanti. Una volta raggiunto, alfine, presso Grona il punto
più elevato, si apre ad un tratto dinanzi a noi un panorama, simile alla celebre veduta di Chexbres sul
Lemano. Ai nostri piedi si estende smisuratamente ampia l’azzurra superficie del Lario - così chiamano
di preferenza gli Italiani, con il nome classico, il Lago di Como -, circondato da una corona di monti
imponenti, incorniciata da innumerevoli villaggi e ville biancheggianti, che risaltano tra il verde
argentato degli ulivi. La strada segue ora l’erto pendìo con grandi curve. Raggiungiamo ben presto
Menaggio e ci troviamo sulla riva del Lario. In breve tempo un’imbarcazione a remi ci porta sull’altra
sponda a Bellagio, il vero e proprio centro del lago di Como, che anche noi abbiamo scelto come punto
di partenza della nostra escursione.
Bellagio è situata all’estremità di una striscia di terra, che separa il Lago di Lecco dal Lago di Como
e conferisce a questo il suo aspetto tipico. La penisola in questione sporge con una collina ricoperta di
abeti, che è coronata dalla Villa Serbelloni, ed offre la celeberrima veduta su tutti e tre i rami del lago. Ai
piedi di tale collina, incuneata tra monte e lago, si trova Bellagio, caratterizzata, come tutte le località di
questa regione, da strade strette, che salgono ripide, mentre quella principale è munita di arcate. A
destra e a sinistra della località si elevano gli imponenti edifici degli Hotels Gran Bretagna e Bellagio,
che sembrano quasi voler schiacciare al centro i minuscoli gruppi di case.
A fianco sorge, infine, la Villa Melzi, al centro del suo splendido giardino, che qui, ai piedi delle
Alpi, fa prosperare magnificamente la vegetazione del Meridione d’Italia, facendoci dimenticare che
siamo al Nord.
Di fronte a Bellagio, sulle rive del lago, si trova Cadenabbia, un gruppo di hotels e di ville,
formatosi attorno a Villa Carlotta, con le sue ampie banchine ricoperte di platani, la sua tranquillità e la
sua rusticità, che si respirano nell’aria: una località di soggiorno forse ancora più incantevole di
Bellagio. Più di tutto è avvincente la stessa Villa Carlotta, per l’immortale fregio marmoreo
raffigurante Il trionfo di Alessandro, opera del Thorwaldsen, un classico punto di riferimento dell’Arte,
mentre il giardino, che la circonda, offre tra le aperture della fitta vegetazione vedute di stupenda poesia
su Bellagio, posta di fronte.
Ma forse il punto più bello sul Lario è Varenna, situata sulla riva orientale del lago, per visitare la
quale la migliore opportunità è offerta dai magnifici nuovi “battelli-salotto”. Come da nessun altro
posto si abbracciano qui con un solo sguardo i tre rami del lago; le straordinarie forme, poi, dei monti di
Bellagio e Menaggio conferiscono al panorama un fascino singolare. Ma Varenna è interessante
soprattutto per la sua cascata, il “fiume di latte”. Seguiamo la nuova strada carrozzabile verso il Lario
fino alla foce del ruscello e ci arrampichiamo, poi, a sinistra su per il declivio. All’entrata una signorina
ci chiede la buona grazia per la padrona del fondo (quanto diversamente è chiesta la stessa cosa
nell’Oberland bernese !) ed è più che contenta di 4 soldi. La cascata dev’essere grandiosa in primavera,
ma in questa stagione dell’anno non appaga le nostre aspettative; certamente, però, il panorama ci
ricompensa della fatica di essere saliti fin quassù.
Un sentiero alquanto stretto fra le boscaglie di alloro ci riporta a Varenna, davanti al camposanto.
Entriamo e ... quale terribile spettacolo si presenta ai nostri occhi ! Secondo l’usanza italiana, anche qui
le pietre sepolcrali delle persone più in vista si trovano sul muro di cinta, ma sotto ogni pietra si apre una
nicchia, dalla quale sogghigna il cranio del sepolto. Molte volte le ossa dei morti giacciono accatastate
in gran quantità; al centro, poi, si trovano ammucchiati in una cappella scoperta i teschi di coloro, che
sono sepolti in mezzo al cimitero senza lapide commemorativa.
Purtroppo il tempo favorevole non doveva perdurare. Il cielo, durante il nostro soggiorno a
Bellagio, è rimasto sempre coperto di nuvole ed abbiamo dovuto affidare alla nostra fantasia il compito
di immaginare la bellezza del lago nello splendore del sole del Sud. Così abbiamo lasciato Bellagio
prima del previsto, per inoltrarci più a Sud nei campi d’Esperia».
268 ANGELO RUSSI

entbehrte Anblick der Sonne zu Theil wurde. Schnell packen wir unsere Sachen zusammen
und begaben uns hinab auf das Dampfschiff. Es war eine herrliche Fahrt, azürblau wölbte
sich der Himmel über den im schönschten Glanze italienischer Sonne prangenden
Bergspitzen, die sich in der stillen Fluth des Lario [?] spiegelten.
Hinter uns verschwinden die Paläste und Villen Lugano’s mit dem umgebenden
Höhenkranze, dann zeigen sich die olivenbekränzten Höhen von Castagnola und Gandria,
bald nähern wir uns dem bewaldeten Südufer, und nach einer Stunde ist das öftliche Seeende
bei Porlezza erreicht und wir betreten aufs Neue den Boden Italiens.
Die erste Bewillkommnung ist natürlich die Zollrevision, die indeß mit der
gewöhnlichen Milde geübt wird, so daß wir ohne vielen Aufenthalt davon gehen können
unsern Wagen zu engagiren.
Dies ist sonst nicht immer eine leichte Aufgabe, und wir erinnern uns, daß einst in einem
kleinen Hafenort die wenigen Wagen am Landungsplatz im Nu genommen waren, und uns
nichts übrig blieb als, in Geduld oder Ungeduld, die Ankunft anderer Gelegenheit
abzuwarten, mit der tröstlichen Aussicht vielleicht in dem Neste übernachten zu müssen.
Endlich nach einigen Stunden erscheinen zwei Wagen, von denen der Eine für 12, der Andere
für 14 Lire sich uns zur Verfügung stellt. Natürlich bevorzugen wir den Ersten, wie begreiflich
zur großen Unzufriedenheit des Andern, der sogleich auf uns loskommt. Ma Signore, ha
veduto il cavallo? Allora ne vedrà delle belle, non è un cavallo, è una capra, è un gambero.
Und wahrscheinlich besorgt, sein Witz möchte unverstanden bleiben, setzte er hinzu: Sa cosa
è un gambero? Unsere in aller Ruhe gegebene Antwort: Si sa, cosa è un gambero, ma so
anche, cosa sono i cocchieri, brachte ihn indeß bald zur Ruhe, und bewog ihn sogar zu der
Anerkennung: Ah capisco, il signore parla molto bene l’italiano, e lo intende pure. Die Capra
war allerdings ein kleines Pferd, brachte uns aber doch zu rechter Zeit ans Ziel.
Diesmal sollte es uns leichter werden, da wir schon auf dem Dampfschiff einen Wagen
genommen hatten, und nach glücklicher Abwehr des Prellversuchs eines Forrfino [sic!]
konnten wir abfahren. Die Straße von Porlezza zum Ufer des Comer-See’s führt durch ein
wohl bebautes Thal, zu beiden Seiten von schroffen Berghängen eingefaßt, ohne besonders
hervorstehende Schönheiten. Da endlich ist bei Grona die Höhe erreicht, und mit einem
Male öffnet sich vor uns ein Panorama, ebenbürtig dem berühmten Blick von Chexbres auf
[106]
dem Leman . Zu unsern Füßen dehnt sich unermeßlich weit der blaue Spiegel des Lario -
so nennt der Italiener mit dem klassischen Namen mit Vorliebe den Lago di Como -
eingefaßt von einem Kranze mächtiger Berge, umrahmt von unzähligen weißen Dörfern
und Villen, die aus dem silbergrauen Laub der Oliven hervorleuchten. In großen Windungen
steigt nun die Straße den steilen Abhang hinab, bald ist Menaggio erreicht, und wir stehen
am Ufer des Lario. In kurzer Zeit bringt uns ein Ruderboot hinüber nach Bellagio, dem
eigentlichen Centralpunkte des Comer-See’s, dem auch wir uns zum Ausgangspunkt unsern
Ausflug ersehen haben.
Bellagio ist auf der Spitze der Landzunge erbaut, die den Lago di Lecco von dem
eigentlichen Comer-See trennt, und diesem seine eigenthümliche Gestalt verleiht. Diese
Halbinsel läuft in einem tannenbewachsenen Hügel aus, die von der Villa Serbelloni gekrönt
wird, und die weltberühmte Aussicht über alle drei Seearme darbietet. Am Fuße dieses
Hügels, eingekeilt zwischen Berg und See, liegt Bellagio, wie alle Orte dieser Gegend, mit
106
Cfr. supra, nt. 88.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 269

engen steil ansteigenden Straßen, die Hauptstraße mit Arkaden versehen; rechts und links
vom Ort erheben sich die riesigen Bauten der Hotels Gran Bretagna und Bellagio, und
scheinen die winzige Häusergruppe in der Mitte fast erdrücken zu wollen.
Zur Seite endlich erhebt sich die Villa Melzi, in Mitten ihres herrlichen Gartens, der hier,
am Fuße der Alpen, mit aller Pracht süditalische Vegetation entfaltet, und uns die nördliche
Lage vergessen macht.
Bellagio gegenüber liegt am Strande des See’s Cadenabbia, eine Gruppe von Hotels und
Landhäusern, die sich um die Villa Carlotta angesiedelt hat, mit seinen weiten
Platanenquai’s, seinem Ruhe und Ländlichkeit athmenden Aeußern, vielleicht ein noch
lieblicherer Aufenthalt als Bellagio. Vor Allem anziehend ist aber die Villa Carlotta selbst,
[107]
durch Thorwaldsens unsterblichen Marmorfries des Alexanderzuges , eine klassische
Stätte der Kunst, während der sie umgebende Garten durch die Oeffnungen des dichten
Gebüsches Blicke von wunderbarer Poesie auf das gegenüberliegende Bellagio darbietet.
Vielleicht der schönste Punkt am Lario ist aber das am Ostufer der See’s gelegene
Varenna, zu dessen Besuch die prachtvollen neuen Salonboote die beste Gelegenheit
darbieten.
Wie von keinem andern Punkte übersieht man hier mit einem Blicke die drei Seearme,
und die herrlichen Formen der Berge von Bellagio und Menaggio geben der Aussicht einen
eigenen Reiz. Interessant ist aber Varenna vor allem durch seinen Wasserfall, den
,,Milchfluß“ fiume latte. Wir folgen der neuen Fahrstraße nach Lario bis zur Mündung des
Baches und klimmen dann links des Abhang hinan. Am Eingang bittet ein Mädchen um die
buona grazia per la padrona del fondo (wie anders wird dergleichen in Berner Oberland
[108]
eingefordert !) und ist mit 4 Soldi mehr als zufrieden gestellt. Der Fall soll im Frühjahr
großartig sein, in dieser Jahreszeit aber befriedigt er unsere Erwartungen nicht, wohl aber
lohnt die Aussicht reichlich für die Mühe des Heraufklimmens.
Ein schmaler Fußweg durch Lorbeergebüsche bringt uns nach Varenna zurück, an den
Kirchhof vorbei. Wir treten hinein, und welches Schauspiel zeigt sich unsern Augen ? Nach
italienischer Sitte sind auch hier die Leichensteine der Vornehmern an der Umfassungsmauer,
aber unter jedem Steine öffnet sich eine Nische, aus der der Schädel der Bestatteten
entgegengrinst. Vielfach liegen Todtenbeine zu Haufen geschichtet, und in der Mitte liegen in
einer offenen Kapelle aufgespeichert die Schädel derer, die ohne Denkstein in der Mitte des
[109]
Kirchhofs begraben sind .
Leider sollte die Gunst des Wetters nicht andauern. Der Himmel blieb während unseres
Aufenthaltes in Bellagio beständig mit Wolken bedeckt, und wir mußten es unserer
Phantasie überlassen, die Schönheit des See’s im Glanze südlicher Sonne uns auszumalen.
So verließen wir Bellagio eher als wir beabsichtigt, um weiter südlich vorzudringen in die
Gefilde Hesperien’s».
107
Si tratta della versione in marmo dell’Entrata trionfale di Alessandro in Babilonia dello scultore
danese Bertel Thorvaldsen (Copenaghen, 1770 - ivi, 1844), commissionata da Napoleone I e poi
rilevata dal conte Giovanni Battista Sommariva. Lo stesso fregio, in stucco, realizzato dal Thorvaldsen
in onore di Napoleone nel 1812, si trova a Roma nella Sala delle Dame del Palazzo del Quirinale.
108
Su Giulio Beloch a Berna, il mese prima, con la madre vd. supra.
109
Bisogna anche tenere presente al riguardo l’estensione all’Italia, con l’editto di Saint Cloud
Della Polizia Medica (5 settembre 1806), del decreto della legislazione francese del 12 giugno 1804
relativo alle sepolture, che ispirò tra l’altro al Foscolo i suoi Sepolcri (Brescia, per Nicolò Bettoni,
MDCCCVII, pp. 31).
270 ANGELO RUSSI

Cambiamenti di programma ed incertezze sui tempi di percorso a causa del


maltempo trovano ampia conferma nelle lettere scritte da Bella Bailey al Beloch tra
l’11 e il 24 ottobre 1873.
In quella, ad es., dell’11 ottobre si legge: «Now, I suppose it is my duty to tell
you why I do not send this letter to Bellaggio [sic !]. You say that you will be in
Firenze the middle of this month. If I had written to you yesterday, the 10th, the
same day your letter came, and sent it to Bellaggio [sic !] immediately, you would
probably have left there and been on your road to Florence, so you would not have
received it. I much prefer the safer course of waiting a day or two, and then sending
this letter to Florence».
E in quella del 12 ottobre: «I wonder where you are tonight. Possibly at
Bellaggio [sic !] - I fear that the bad weather has prevented you from enjoying your
vents to the places that you spoke of in your last letter. This is a bad time of the year
for traveling. You never can tell from one day to another what sort of weather you
will have...» (cfr. anche supra).
Da ultimo, nella lettera del 24 ottobre si legge:

«I received your letter yesterday, and was much pleased to hear from you again, and to
know that you were in Florence. I feared from your silence, that you had not yet left
Bellaggio [sic !], were perhaps detained there by the heavy rains. I cannot understand why
you did not receive my letter on the 15th. If this one is kept back in the same way, at the Post
Office, I am afraid you will leave for Rome before it is given to you. As there is so much
danger of your not receiving it, it shall be only a note this time, and I will write again to
Rome. You must try to be magnanimous for once, and send a long answer to a short note. If
my letters are shorter sometimes, you always revenge yourself by writing short answers.
That does not show a forgiving spirit, Herr Julius, on your part. Try to do differently for
once. Remember that the next letter, or next too, will be the last probably that you will write
to me for some time. And remember too that while I am in the country, having rather a dull
time, you are in the city, with much to see and interest you, so that your letters ought to be
very long and interesting. Your letters of course are always interesting - your last one
especially was -, but it is the length of them that I speak of in particular. How very dreadful
this is - devoting nearly a page and a half of a note, to the subject of writing. Perhaps this is
the way I revenge myself for your last short letter. I vote that we don’t have any more
suppositions, they are very troublesome».

E poco oltre la Bailey continua:

«I told you that I was growing tired of country life. It is true, yet how sorry I shall be to
leave Sorrento. I have had such a happy summer here. I hate to think that it is over - that in a
few days we shall go away, perhaps never to return. No, I will not say even perhaps never to
return, for I have great faith that at some future day I will return. It is not well to look on the
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 271

dark side of things, ever - do you think it is ? But, as we are human, it is difficult to prevent
ourselves from doing so, occasionally.
I am glad that you are so fond of San Miniato. I am very fond of it too. I did not go to
Bellosguardo when I was in Florence. It is the only place I failed to visit about Florence, I
think. Have you been to Fiesole ? There is a most beautiful view from there of the Arno
valley. Don’t you like the Duomo ? It is a cold looking church inside, I know; still I used very
often to there and liked it, for some unknown reason. It seemed like church to me, - St. Peter’s
never impressed me in the same way - it is much more beautiful, of course - but there is
nothing grand or awe inspiring about it. From all that I have heard, I am sure I should prefer
the Cathedrals in England to these I have seen in Italy. Cathedrals that are built of dark stone,
with no gew-gaws scattered about on the walls, but with beautiful stainglass windows, that
let in a subduct light, and these the sole ornaments. At St. Peter’s in the midst of all the
splendour these are miserable little six paned and sometimes four paned glass windows. Not
stained glass either - and they are covered with fly specks and cobwebs. I suppose it would be
impossible to have stained windows, since the Church is so immense, that as much light as
possible is required. But it seems to me that Michael Angelo, and the other old fellows might
have had sense enough to put large windows in their plans of the Church. I am disrespectful,
am I not ? to dare to speak slightingly of these great men of the past.
My sister Margaret has been just singing “Addio per sempre”. You remember she sang it
the last evening but one that you were at Sorrento, and you liked it very much. And it sang in
your ears all the time the day you left, so you said in your first letter. I don’t see why, because
it was not addio per sempre, most assuredly, since we were to meet again in a very few
months. When you leave Rome, then it may be addio per sempre, for who knows if we ever
shall see each other again. You go to Palermo, from thence, I do not know where. We are
bound for the land of the North next spring - at anyrate we do not return South again, of that
we are quite sure.
Well ! it is best to let the future take care of itself, to live only in the present, and to get as
much enjoyment out of it as possible. I certainly do hope to have a very pleasant time in
Rome. As I love Sorrento in the summer, so I love Rome in the winter. My last winter there
was delightful, this one I hope will be more delightful still.
Tell me ! - do you not like Italy very much ? almost as much as Germany ? I think I must
like Italy more than my native country, since I have been happier here than I have ever been
in my life before».

Da questa lettera si ricava, tra l’altro, che quanto è riportato dal Beloch nella sua
Selbstdarstellung (p. 6) a proposito del primo impatto da lui avuto con Firenze e con
Roma non si riferisce solo alla visita di questi due centri fatta frettolosamente durante
110
il viaggio di andata , ma anche e soprattutto ai sopralluoghi in essi effettuati, più a
lungo e più comodamente, durante il viaggio di ritorno: «Auf der Reise sah ich zum
ersten Male Rom und Florenz, allerdings nur auf je einen Tag, da ich Eile hatte, und
es schon sehr heiß geworden war [si riferisce qui di certo al viaggio di andata]. Der
Eindruck ist mir unvergeßlich geblieben, vor allem die Fahrt auf der Via Appia bis
110
Cfr. in merito supra (nt. 67).
272 ANGELO RUSSI

Casale Rotondo und der Blick auf Florenz von S. Miniato um Sonnenuntergang. In
den Uffizien ist mir damals zuerst das Verständnis für die italienische Malerei der
Zeit vor Raphael aufgegangen». Nella lettera, infatti, della Bailey dianzi riportata
appare chiaramente che il riferimento a San Miniato nell’Autobiografia del Beloch è
da collegare con il viaggio di ritorno dalla Germania. Se si vuole, a rigor di logica,
anche «die Fahrt auf der Via Appia bis Casale Rotondo» difficilmente sarà stata fatta
nel bel mezzo di un lungo e già di per sé faticoso viaggio in treno da Napoli ad
Heidelberg, nel giorno di passaggio per Roma.
Quel ch’è certo è che Beloch e la madre, prima di tornare a Palermo, si fermarono,
111
di ritorno dalla Germania, per tutto il mese di Novembre (1873) nella Città Eterna ,
112
così come del resto avevano già programmato di fare precedentemente .
Se, però, l’incontro di Julius Beloch con Bella Bailey in quell’occasione si
rivelò momentaneamente piuttosto deludente, almeno rispetto alle reciproche
113
aspettative , più interessante è seguire quanto fu fatto allora in funzione del
prosieguo degli studi di lui.
Sappiamo, infatti, che in data 19 Novembre 1873 il Rettore dell’Università di
Roma, prof. Giuseppe Battaglini, mandò a chiedere a quello di Palermo (prof.
Giuseppe Albeggiani) «informazione degli studî percorsi dal Sig. Beloch Julius»
per poter «provvedere alla inscrizione in matricola per il 2° anno di Lettere» in suo
114
favore alla “Sapienza” (fig. 16) .
La brutta copia della risposta appare scritta in margine al documento in
115
questione :

«Il Sig. Beloch prese regolare iscriz(ion)e al 1° anno di corso nella facoltà di lettere
nell’anno 1872-73 dopo aver sostenuto con approvaz(ion)e lo esame di ammessione [sic !].
Pagò la tassa corrispond(ent)e adempiendo per questa parte alle condizioni prescritte dai
regolamenti in vigore. Pel regolamento Matteucci [dall’omonimo Ministro della P.I. del
111
Cfr. Beloch 1926, p. 6. Vd. pure infra.
112
Cfr. spec. lett. del 30 settembre 1873: «I am glad to hear that you will spend all the month of
November in Rome, and perhaps longer still. We shall have such nice times sight-seeing. For my part, I
shall be ready to do any amount of it. One month more, and we shall be in Rome, and a month passes so
quickly. How pleasantly this month will pass for you, if you visit the places you spoke of in your last
letter. We shall remain quietly at Sorrento, and I don’t think we shall regret it, for they say, the weather is
very beautiful here through October».
113
Scriverà, infatti, più tardi la Bailey (lett. del 19 dicembre 1875): «You know that summer when
we kept up a correspondence, we did not know each other nearly as well as we do now, and the
following winter seemed to divide us. I cannot account for it, but it is a fact that the winter spent in
Rome was not a very pleasant one to me - the life that we led was rather antipatica to me - the social life
I mean - most of the young men we knew being such great bores».
114
Archivio Storico dell’Università di Palermo (Facoltà di Lettere), Serie II. Istanze Diverse:
Beloch Julius, Nr. 2307, su cui vd. già Bruno Sunseri 1994, pp. 85-140, spec. p. 89 e n. 22 (a p. 97). Cfr.
anche supra, ntt. 60-61.
115
Cfr. supra, ntt. 60, 114.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 273

Fig. 16. Palermo, Archivio della Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi (Serie II. Istanze Diverse:
Beloch, Julius, nr. 2307): Lettera del Rettore dell’Università di Roma a quello di Palermo con richiesta di
«informazione degli studî percorsi dal Sig. Beloch Julius» per poter «provvedere alla inscrizione in matricola
per il 2° anno di Lettere» in suo favore (Roma, 19 novembre 1873).
274 ANGELO RUSSI

1862, Carlo Matteucci], tuttavia, in vigore egli sarebbe stato obbligato alla fine del primo
anno a dare esame della Geografia antica e moderna ed antropologia e pedagogia che non
diede per non avere avuto nel trascorso anno in q(uest)o Ateneo tali insegnamenti. Per tutte
le altre materie secondo il precitato regolamento deve darne esame alla fine del 2° anno».

Sta di fatto che col nuovo anno accademico 1873-1874 il Beloch risulta iscritto
116
regolarmente al 2° anno della Facoltà di Filosofia e Lettere dell’Ateneo romano .
In funzione di ciò era da risolvere, quel mese di Novembre, anche il problema
della sistemazione a Roma del giovane studente della “Sapienza” e di sua madre.
Fu trovato adeguato, per l’intanto, un appartamento in affitto nella centralissima
117
via Felice , «una delle cinque grandi arterie che a modo di stella raggiavano da S.
118
Maria Maggiore» , precisamente nel tratto fra la basilica Liberiana e piazza
119
Barberini .
Il ritorno a Palermo fu breve. Servì solo per sistemare le proprie cose in quella
città, che li aveva ospitati amabilmente per circa tre anni, e per salutare doverosamente
120
tutte le persone che erano state loro vicine , aiutandoli a superare un momento non
facile della loro vita.

4. Il trasferimento da Palermo a Roma (dicembre 1873) e gli studi universitari


alla “Sapienza”

«Im Herbst ging ich nach Rom, und hier habe ich eigentlich erst zu leben
121
begonnen»: così scriverà più di 50 anni dopo lo stesso Beloch .

116
Al momento non è stato possibile accedere al fascicolo personale del Beloch quale studente
della “Sapienza” conservato presso l’Archivio Storico di quella Università, perché l’Archivio in
questione è ora in fase di ristrutturazione e, a causa di ciò, tesi di laurea e fascicoli degli studenti fino al
sec. XIX (compreso) sono stati depositati - in attesa anch’essi di restauro e di nuova catalogazione - in
un capannone dell’Aeroporto dell’Urbe, sulla Salaria. Ringrazio, comunque, sentitamente la dott.ssa
Carla Onesti, direttrice degli Archivi della Sapienza, e l’archivista, dott. Iona, per la disponibilità e la
fattiva collaborazione sempre dimostratemi, al di là delle attuali difficoltà, ad essi certo non ascrivibili.
117
Cfr. lett. del 13 marzo 1876: «Do you not remember when we looked through it the evening we
visited you at your house in the Via Felici [sic]?». Ed anche, in modo più circonstanziato, lett. del 25
gennaio 1877: «Mutter told me that on Sunday our old padrona from Via Felice - Sor Paolina - came to
visit her. The woman said how astonished she had been in seeing me. I had passed by during the first
days of my staying at Rome - the beard had impressed her very much. I was an uomo fatto, she said, and
looked 30 ! I think the beard is a very nice thing, don’t you, darling ! Though even if I had it not, I would
not mind it in the least, and not at all think myself too young for marriage»
118
Gnoli 1939 (= 1984), p. 102; cfr. anche Crocco 2002, pp. 250.
119
Sulle diverse denominazioni prese dalla via Felice dopo il 1870 vd. spec. Gnoli 1939 (= 1984),
p. 102.
120
Su cui vd. Bruno Sunseri 1994, spec. pp. 85-100. Cfr. anche supra (ntt. 31-33).
121
Cfr. Beloch 1926, p. 6.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 275

Intanto sarà opportuno seguire, al


momento, le molteplici attività da lui
svolte nel primo biennio trascorso nella
Città Eterna, a cominciare dai suoi
studi alla “Sapienza” (fig. 17) negli
anni accademici 1873-1874 e 1874-
1875:

«Zwar auf der Universität war nicht viel


zu lernen, da die Altertumswissenschaft
damals in Italien tief darniederlag. [...]
Übrigens nahm ich das Universitätsstudium
auf die leichte Achsel, ging wenig ins
Kolleg, dafür um so mehr in die Museen und
Galerien, auch die Campagna wurde nach
allen Richtungen durchstreift. Wenn aber die
Universität mir wenig bot, so lernte ich um
so mehr auf dem Archäologischen Institut,
vor allem durch die unvergleichliche
Bibliothek, die damals in der liberalsten
Fig. 17. La “Sapienza” a Roma (incisione di
Weise der Benutzung offen stand, dann aber Sebastiano Giannini: da Spano 1935, p. 1).
durch H e n z e n s epigraphischen und H e l
b i g s archäologischen Giro. Die Inschriften,
die ja in und bei Rom auf Schritt und Tritt zu finden sind, hatten überhaupt für mich eine große
Anziehungskraft; ich habe sie massenhaft abgeschrieben. Dazu kam dann das Studium der
Inschriftensammlungen, der Klassiker, der wichtigeren Handbücher, im zweiten Winter die
Ausarbeitung der Doktordissertation; endlich gesellschaftliche Beziehungen, namentlich in
amerikanischen Kreisen. Ich weiß kaum zu sagen, wie ich zu dem allem die Zeit finden
122
konnte» .

Il quadro così tracciato dallo stesso Beloch risponde sostanzialmente a verità,


nonostante qualche esagerazione presente nei suoi giudizi, non sempre del tutto
disinteressati ed originali al riguardo.
Se è vero, infatti, che la “Sapienza” stava pagando proprio in quegli anni le
conseguenze di un “passaggio repentino e pressoché imprevisto” da uno status ad
123
un altro del tutto differente , è anche vero che il cliché della superiorità all’epoca
degli studi universitari in Germania (specie di quelli filosofici, storici e filologici)
rispetto al resto dell’Europa e all’Italia in particolare era dato ormai come un fatto
122
Beloch 1926, pp. 6-7.
123
Lo riferisce lo stesso Beloch nella sua Selbstdarstellung, p. 8: «Als ich im ersten Semester stand,
und die verrottete päpstliche Universität Rom nach der italienischen Okkupation reorganisiert wurd
[...]». Al riguardo vd. ora, principalmente, Monsagrati 2000, pp. 401-449, spec. 401-411 (con la bibl.
prec.).
276 ANGELO RUSSI

124
acquisito, persino al di là delle possibili eccezioni alla regola . In più il Beloch, nel
momento in cui scriveva la sua Selbstdarstellung, da cui è tratto il brano appena
125
riportato , voleva far risaltare vieppiù la sua posizione di assoluto innovatore
126
degli studi scientifici di storia antica in Italia , mettendo per questo maggiormente
127
in risalto il suo essere in pratica un autodidatta . Sappiamo bene del resto che ciò
era perfettamente in sintonìa con il suo carattere e con il suo modo di essere e di
fare, che gli procurarono tra l’altro non poche critiche, avversioni ed inimicizie
durante tutta la sua vita. Ma, com’ebbe a dire in proposito lui stesso: «Wenn ich
jetzt, calepou~ ejpi; ghvrao" oujdw~,/ mein Leben überschaue, so ist es ein beständiger
Kampf gewesen, gegen alle Art Vorurteile, gegen philologische Borniertheit und
stumpfen Autoritätsglauben. Ich muß wohl zu denen gehören oi[sin a[ra Zeuv" /
geinamevnoisin [sc. ejk neovthto"] e[dwke kai; ej" ghra ~ " tolupeuvein / ajrgalevou"
[128]
polevmou" . Und es gibt etwas, mit dem selbst die Götter vergebens kämpfen. Und
129
dabei war ich allein auf die eigene Kraft gestellt» . Questo, in fondo, era il
personaggio !

Dei due anni accademici trascorsi alla “Sapienza” dal Beloch (secondo e terzo
dei suoi studi universitari in Italia) non sappiamo molto a causa dell’attuale
momentanea (così si spera!) indisponibilità della documentazione in merito
130
conservata nell’Archivio Storico di quella Università e dell’interruzione della
corrispondenza con la Bailey nel periodo che va dal 24 ottobre 1873 al 13 novembre
1875. Non ci resta, quindi, in mancanza d’altro, che integrare il poco che lo stesso
«Althistoriker» ci ha lasciato scritto in proposito nella sua Selbsdarstellung (cfr.
supra) con la documentazione - anche questa assai scarsa al riguardo -
131
sopravvissuta fra le sue carte, per fortuna prontamente registrata dal Polverini .
Quest’ultimo riscontrava, in particolare, fra i documenti conservati dal Beloch,
poi dalla figlia Margherita consegnati al prof. Accame, due certificati rilasciati
dall’Università di Roma in data 9 aprile 1875 (di cui probabilmente lo storico si
124
Un quadro, a dir poco, stucchevole della situazione (soprattutto in rapporto all’antichistica) è
quello, per es., offerto ancora in tempi relativamente recenti da Mazzarino 1973a, pp. 3-11 (meglio
Mazzarino 1970, pp. 154-174 = 1973b, pp. 179-202!). Per un inquadramento critico più adeguato
dell’intera questione vd. ora, ex. gr., Lepore 1990, pp. 9-49 (pure con ampia discussione
dell’abbondante bibl. prec.).
125
Cfr. supra, nt. 122.
126
Cfr., infatti, ibid., passim e spec. pp. 5, 13-14. Ma vd. già Beloch 1911, pp. 868-873 = 1912 a, pp.
737-742; 1912 b, pp. 535-537; 1912 c, pp. 427-432.
127
Il che peraltro è stato ampiamente recepito dalla critica moderna: cfr., ad es., Polverini 1990, p.
13. Vd. pure infra.
128
Hom. Iliad. X 85-87.
129
Beloch 1926, pp. 26-27.
130
Cfr. supra, nt. 116.
131
Cfr. Polverini 1990, spec. p. 13 nt. 9.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 277

sarà pure servito per l’iscrizione ad Heidelberg: vd. infra), da cui risultava in modo
132
assai stringato quanto egli aveva fatto fin lì presso quella Università .
Tornato da Palermo nella prima decade di dicembre del 1873 - ad anno
accademico, quindi, già iniziato -, per di più con quello che oggi chiameremmo
«debiti formativi», ossia l’obbligo di sostenere alla fine di quello stesso anno gli
esami biennali in discipline fondamentali nell’àmbito della Facoltà di Filosofia e
133
Lettere come le Letterature (italiana, latina e greca) , si affrettò a seguirne i corsi,
134 135
tenuti allora rispettivamente dai proff. Fabio Nannarelli , Onorato Occioni e
136
Francesco Zambaldi (non un cenno è fatto ad essi in tutta la Selbstdarstellung).
I risultati agli esami furono i seguenti:

- Letteratura italiana: ventitré nella prova scritta e ventitré in quella orale;


- Letteratura latina: ventitré e ventiquattro;
- Letteratura greca: ventuno e trenta.

Davvero allora «übrigens nahm ich das Universitätsstudium auf die leichte
Achsel», come si legge nella sua Autobiografia (cfr. supra), qual che ne fosse la
possibile motivazione.
132
Vd. nt. prec.
133
Cfr. supra (e ntt. 60, 114-115).
134
Fabio Nannarelli (Roma, 1825 - Cornéto Tarquinia [dal 1922 solo Tarquinia], Viterbo, 1894),
poeta e letterato, fu uno dei componenti di spicco della “Scuola poetica romana ottocentesca”. Nel
1863 divenne, per interessamento soprattutto di Terenzio Mamiani, professore di Letteratura italiana
ed estetica nell’Accademia scientifico-letteraria di Milano. Nel 1870 si trasferì a Roma, dove fu il
primo titolare della cattedra di Letteratura italiana di quella Università. In essa ricoprì pure la carica di
Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia nell’a.a. 1871-72 e poi dall’a.a. 1878-79 all’a.a. 1880-81.
Sul suo insegnamento alla “Sapienza” vd., in particolare, Spano 1935, spec. p. 172; Monsagrati 2000,
pp. 407, 409-410, 415 (nt. 61), 426 (nt. 116).
135
Onorato Occioni (Venezia, 1830 - Roma, 1895), già professore liceale a Trieste, Innsbruck e a
Padova, tenne in quest’ultima città la Presidenza del Liceo ginnasio “Tito Livio” prima di trasferirsi a
Roma, dove fu il primo Preside del Liceo “E. Q. Visconti”. Diventato professore di Letteratura latina
nell’Ateneo romano nel 1872, morì nell’Aula Magna di quell’Università, mentre stava conferendo la
laurea in Lettere honoris causa a Eugenio Donadoni (1895). Fu pure Rettore della “Sapienza” dall’a.a.
1879-80 all’a.a. 1882-83 e poi Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dal 1884-85 al 1886-87. Sulla
sua opera nell’Università di Roma vd., in particolare, Murri 1896, pp. 38-39 = (1971), pp. 114-118;
Spano 1935, spec. pp. 124, 172-173; Gamberale 1994, pp. 37-38; Monsagrati 2000, pp. 407 (nt. 22),
410, 415 (nt. 61), 416 (nt. 71), 429, 443; Palombi 2006, spec. pp. 159 (nt. 230), 166.
136
Francesco Zambaldi (Venezia, 1837 - Meati, Lucca, 1928), professore di lettere latine e greche
nei RR. Licei (in particolare, nel “Foscarini” di Venezia, dal 1866-67, e poi al “Visconti” di Roma), fu
scelto quale precettore di Vittorio Emanuele III. Chiamato nel 1871 a ricoprire l’insegnamento di
Letteratura greca alla “Sapienza”, prima come incaricato e poi come straordinario, allorché divenne,
per concorso, professore ordinario di quella disciplina nel 1886, dovette passare nell’Università di
Messina e poi in quella di Pisa, mentre a Roma, curiosamente, veniva chiamato a ricoprire la cattedra da
lui lasciata vacante proprio il titolare di quella pisana: Enea Piccolomini. Sullo Zambaldi vd., in
particolare, Mancini 1929, pp. 8; Spano 1935, pp. 154, 172, 340; Degani 1989, pp. 1075-1077;
Gamberale 1994, p. 30 e nt. 6; Monsagrati 2000, pp. 424 (e nt. 105), 425, 437, 443.
278 ANGELO RUSSI

Quell’anno, però, doveva pure avvenire -


proprio alla “Sapienza” - un incontro assai
importante per la sua formazione e per le sue
scelte future: quello con l’allora docente di
137
Storia antica, Ruggiero Bonghi (fig. 18) .
Scriverà di lui nella Selbstdarstellung: «Alte
Geschichte lehrte R u g g e r o [sic !] B o n g h i,
der bekannte Staatsmann, Vater des Garantiege-
setzes; oder vielmehr, er hätte sie lehren sollen,
er war aber meist durch seine politische
Tätigkeit in Anspruch genommen, und wurde
dann bald Minister. Ich bin ihm aber damals
näher getreten, und er ist mir, so lange er lebte,
ein väterlicher Freund geblieben, dem ich sehr
138
viel verdanke» .
Risulta, in effetti, che nell’anno accademico
Fig. 18. Ruggiero Bonghi (Napoli, 21 marzo
1826 - Torre del Greco, Napoli, 22 ottobre 1873-1874 il Bonghi, preso dai suoi molteplici
1895).
137
Ruggiero Bonghi, uomo politico, letterato, storico e giornalista (Napoli, 21 marzo 1826 - Torre
del Greco, Napoli, 22 ottobre 1895), partecipò attivamente ai moti risorgimentali nel Regno delle Due
Sicilie, per cui fu costretto ad andare in esilio (1848-1860). In questa fase conobbe e frequentò in
amicizia, tra gli altri, Camillo Benso conte di Cavour, Alessandro Manzoni e Antonio Rosmini.
Nell’ottobre 1859 fu chiamato a ricoprire la cattedra di Logica nella R. Università di Pavia, già
offertagli l’anno prima dall’Austria e rifiutata su consiglio dello stesso Cavour. Nel marzo 1860
divenne deputato nel Parlamento del Regno di Sardegna per il collegio di Belgioioso. Concessa il 25
giugno 1860 da Francesco II di Borbone l’amnistia per gli emigrati politici, tornò a Napoli, dov’ebbe
poi modo di collaborare assiduamente con Garibaldi, che lo nominò “eletto”, cioè vicesindaco, di
quella città, segretario del Consiglio di Luogotenenza, membro del Consiglio Superiore di Pubblica
Istruzione (sempre a Napoli) ed infine, con apposito Decreto Dittatoriale, professore ordinario di
Storia della Filosofia nell’Università partenopea. Il 3 febbraio 1861 fu eletto nel collegio di
Manfredonia deputato per l’VIII legislatura nel primo Parlamento del Regno d’Italia. Da allora in poi,
fino alla morte, fece sempre parte della Camera dei Deputati, con la sola eccezione della IX legislatura
(18 novembre 1865 - 13 febbraio 1867). Nel frattempo ricoprì pure - sebbene spesso con interruzioni
per periodi di aspettativa in relazione all’attività politica - le cattedre di Lingua e letteratura greca
nell’Università di Torino (a.a. 1864-65), di Lingua e letteratura latina nell’Istituto di Studi Superiori di
Firenze (a.a. 1865-1866), di Storia antica nell’Accademia scientifico-letteraria di Milano (dal 1868 al
1871), di Storia antica nell’Università di Roma (dall’ottobre del 1871 al febbraio 1877), dove con
Regio Decreto del 10 Maggio 1877 fu nominato Professore Emerito, continuando comunque a tenervi
a vario titolo corsi e seminari di Storia (anche moderna e contemporanea). Dal 1865 al 1874 fu membro
del Consiglio Superiore di P. I., Ministro della P. I. nel II gabinetto Minghetti dal 27 settembre 1874 al
25 marzo 1876 e, successivamente, membro straordinario del Consiglio Superiore di P. I. Fu nominato,
infine, nel 1891 membro del Consiglio di Stato. Sulla sua intensa attività politica ed accademica e sulla
sua notevole ed assai consistente produzione scientifica, letteraria e giornalistica cfr. ora, in
particolare, Scoppola 1970, pp. 42-51 (con la bibl. prec.); Liotti 1996, pp. 5-13; Orsitto (ed.) 1998, pp.
36; d’Aquino di Caramanico - De Simine - Turino Carnevale (edd.) 1998, pp. 570; Rogari 2001, pp. XII-
101; Storchi (ed.) 2004, pp. X-364; Bianchi 2010, pp. 218. Vd. pure infra.
138
Beloch 1926, p. 6.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 279

impegni (era all’epoca, tra l’altro, anche deputato al Parlamento, membro ordinario
del Consiglio Superiore di Pubblica Istruzione, Presidente dell’Unione Nazionale,
139
Consigliere d’Amministrazione della Società delle Strade Ferrate Romane, ecc.) ,
il 10 gennaio 1874 non ancora aveva iniziato il Corso di Storia antica, provocando
di conseguenza un intervento del Rettore della “Sapienza”, prof. G. Battaglini,
presso il Ministro della P. I., Antonio Scialoja, per sapere «se l’Onorevole Prof.
Bonghi ha ottenuto direttamente da codesto Dicastero regolare congedo, o se pur
consta da altro legittimo motivo impedito dal dare incominciamento alle sue lezioni
di Storia antica», al fine di «rispondere alle insistenti domande dei giovani e pei
140
provvedimenti di competenza del Corpo Accademico» .
Iniziato il corso pochi giorni dopo, non vi furono per allora - a quanto pare - altri
problemi, per lo meno fino alla fine di settembre: il 27 di quel mese, infatti, il
Bonghi veniva nominato Ministro della Pubblica Istruzione nel secondo gabinetto
141
Minghetti .
Pochi giorni prima, il 20, si era pure conclusa la XI legislatura, per cui nel mese di
ottobre e nella prima settimana di novembre del 1874 il neo Ministro si ritrovò
fortemente impegnato nella campagna elettorale, svolta soprattutto nei collegi
elettorali, in cui aveva presentato la sua candidatura: quello di Agnone e quello di
142
Lucera (città, cui apparteneva realmente la sua famiglia, almeno - documentatamente
- dalla metà del XVII secolo, possedendovi un magnifico palazzo proprio al centro,
143
sop’a chiazzètte, e disponendo nell’agro di estese proprietà agrarie) . Le fatiche
elettorali si conclusero con la sua vittoria, l’8 novembre 1874, in entrambi i collegi, in
cui si era presentato, e la scelta, fatta il 9 dicembre successivo, di rappresentare in
Parlamento, durante la XII legislatura, il collegio di Lucera (dove pure aveva vinto di
144
stretta misura: 485 voti contro i 426 ottenuti dal suo avversario, Luigi Zuppetta) .
139
Cfr. in merito, in particolare, Scoppola 1970, p. 46; ultimam. Bianchi 2010, p. 18.
140
Copia del documento si conserva nell’Archivio Storico della “Sapienza”, Fasc. A S 41: Bonghi,
Ruggiero.
141
Cfr. spec. Scoppola 1970, loc. cit.; Bianchi 2010, pp. 18-19 e ntt. 9-10 (con bibl.).
142
Cfr. in merito, in particolare, Rizzo 2000, pp. 197-220, spec. 212-213.
143
A Lucera la famiglia Bonghi, di lontane origini lombarde, risulta essersi trasferita, intorno alla
metà del XVII secolo, dalla vicina Troia, per sottrarsi all’infeudamento di quella città al Conte
d’Avalos (1639): cfr. Morlacco 1995, p. 249 nt. 1. A Lucera i Bonghi ottennero dagli eredi della nobile
casata dei Caropresa, dei duchi di S. Nicandro, la proprietà della loro antica casa palazziata, che oggi è
2
nota appunto come “Palazzo Bonghi”: cfr. Morlacco 1984, pp. 31-34; 2007 , pp. 51-52. Qui nacque
Luigi Bonghi, il papà dello statista (cfr. Registro parrocchiale dei Battesimi della Cattedrale di Lucera,
Anno 1795, s. v.), e qui continuò a vivere, fino alla fine, sua nonna, Anna Caterina Lombardi: Morlacco
2
1984, pp. 14-15; 1995, p. 249 sg. nt. 4; 2007 , p. 38. Il risalto, che nelle biografie correnti del Bonghi
hanno le origini “bergamasche” della sua famiglia (cfr., ex. gr., Scoppola 1970, p. 42; ultimam. Bianchi
2010, p. 11), si spiega probabilmente con la concessione della “cittadinanza onoraria” fatta da
Bergamo all’illustre letterato e uomo politico il 25 giugno 1860, su cui vd. Ruggiero Bonghi (Biografia
ed elenco degli scritti) 1900, p. 4; ultimam. Bianchi 2010, p. 16.
144
Cfr. Rizzo 2000, p. 212 e nt. 64.
280 ANGELO RUSSI

Alla “Sapienza”, quindi, il Beloch poté seguire quell’anno, senza particolari


problemi, le lezioni del Bonghi da gennaio a giugno del 1874 e sostenere poi anche
145
l’esame con lui, superandolo con voti ventisei !
Al di là, però, della votazione certamente non altissima allora riportata,
l’incontro con il Bonghi fu senza dubbio per lui più importante e gravido di
conseguenze di quanto normalmente si ritenga.
Ne derivò, infatti, un rapporto di grande familiarità fra i due, per cui giustamente
il Beloch nella sua Selbstdarstellung poté definire «paterna» l’amicizia
146
dimostratagli sempre dal Bonghi, finché fu in vita .
Risulta, in effetti, da più lettere contenute nel Carteggio preso qui in
considerazione che il giovane slesiano riuscì a conquistare in quei pochi mesi la
147
stima e la fiducia del Bonghi , arrivando finanche a frequentarne la casa,
148
recandovisi ogniqualvolta lo ritenesse utile, opportuno o necessario .

145
Cfr. Polverini 1990, p. 13 nt. 9.
146
Cfr. supra (e nt. 138).
147
Cfr., ad es., lett. di B. Bailey a J. Beloch del 23 marzo 1876: «Of course I know about the fall of
the Ministry. I hope a nice Professor will come in, in Bonghi’s place, one whom you may happen to
know. You must tell me what happens occasionally, for I don’t read the newspapers very much now-a-
days, and I suppose I ought to know about these things, and then you can tell me what’s worth knowing
too. When I read a newspaper, I pitch into it, and read everything, good, bad and indifferent, which I
suppose is a great waste of time»; - lett. di J. Beloch a B. Bailey del 12 dicembre 1876: «Bonghi is a man
above small motifs - jealousy or anything of that sorts, national prejudices etc., and besides that he
knows me»; - lett. del Beloch alla Bailey del 23 febbraio 1877: «They all say that there is not the least
doubt about this decision being in my favour, since the relatore is Bonghi».
148
Cfr. in particolare: - lett. di J. Beloch a B. Bailey del 22 novembre 1876: «To-morrow I am going
to visit Bonghi. I am afraid he will be in rather bad humour since he has not been elected into the
Parliament»; - lett. di B. Bailey a J. Beloch del 26 novembre 1876: «It was very nice about your visit to
Bonghi, was it not ? It seems to me professors are very nice people as a rule - at least they are nice with
you - and that is all that I require of them»; - lett. di J. Beloch a B. Bailey del 12 dicembre 1876: «Bonghi
is not at Rome now, but will come either to-morrow or Thursday. De Ruggero [sic !] tells me that he is
going to speak to him about the matter first, but that perhaps it will be necessary for me too to go to him
and discuss the matter - he wants me to come to his house either at the end of this week or at the
beginning of next - if anything should happen in the meantime, he is going to send me a note. [...] Friday
or Saturday morning very early I am going to see De Ruggero [sic !], and hear whether Bonghi has
returned, and he has spoken to him about it. If this is the case, I will go to Bonghi immediately and settle
the whole affair - if not, I will hear what to do next week, and if my presence is not absolutely necessary,
I will leave here on Saturday evening»; - lett. di B. Bailey a J. Beloch del 13 dicembre 1876: «I won’t be
depressed about it - I want to be cheerful, dear, for both of our sakes. And who knows after all you may
stay with me the week! Let us hope that Bonghi will be back again very soon, and that it may not be
considered necessary for you to remain in Rome next week»; - lett. di J. Beloch a B. Bailey del 14
dicembre 1876: «It has costed me a very hard internal struggle to take that resolution, to differ my
coming for a few days. Of course I have nothing heard as yet - not even whether Bonghi has returned -
though I suppose he must have - but to-morrow morning I am going to see De Ruggero [sic !], and if he
tells me that my presence is no more necessary, I will leave to-morrow night, but that seems almost
to(o) good to hope for it». Vd. pure le lettere di B. Bailey a J. Beloch del 30 settembre e del 2 e 16
novembre 1876; di J. Beloch a B. Bailey del 9 novembre 1876, del 25 gennaio e del 18 marzo 1877.
Cfr., inoltre, infra.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 281

E ciò è documentato ancora nel


149
1883 !
Colpisce, poi, in particolare, vedere,
p. es., come il Beloch si facesse un
punto d’onore di far visita al Bonghi
prima di partire per Firenze per
impalmare Bella Bailey (24 marzo
150
1877) .
Ugualmente risalta dal Carteggio
l’impegno profuso dal Bonghi a favore
della sistemazione accademica del
Beloch, specie in occasione della sua
abilitazione alla libera docenza
151
nell’Università di Roma , con quel
che poi evidentemente ne sarebbe
potuto e dovuto scaturire in rapporto
alla successione alla cattedra che il
Bonghi stesso stava per lasciare
vacante, come di fatto avvenne quasi
152
contestualmente . Fig. 19. Il frontespizio del primo volume della Storia
Conosciamo peraltro, in buona di Roma (1884) del Bonghi.
parte, il contenuto delle lezioni che
l’illustre cattedratico di Storia antica tenne proprio in quegli anni, dal 1871 al 1877,
alla “Sapienza”. I testi, infatti, di ogni sua lezione, stilati volta per volta,
all’occasione, sotto forma di Appunti (il Bonghi, dichiaratamente, era solito
153
«scrivere le sue lezioni») , vennero poi ripresi ed accuratamente elaborati,
finendo col formare i vari capitoli (ovvero Libri) dei due volumi della sua Storia di
Roma (fig. 19), apparsi più tardi fra il 1884 e il 1888 (più un Frammento postumo,
154
uscito nel 1896) , grazie ad una pubblica sottoscrizione promossa il 1° marzo
1877 da Francesco Brioschi (il fondatore dell’Istituto Tecnico Superiore, poi
Politecnico di Milano), Giovanni Battista Giorgini (il genero del Manzoni, nonché

149
Cfr. lettere di J. Beloch a B. Bailey, ormai sua moglie, in data 9 e 14 giugno 1883, su cui vd. pure
infra.
150
Cfr. lett. del 18 marzo 1877: «These last days will be pretty much occupied for me. I have to
make all the farewell visits - about a dozen, I believe - I will begin with Bonghi to-morrow - then the
packing - and then finally on Thursday evening I shall depart».
151
Vd. infra.
152
Vd. infra.
153
Cfr. in merito Franchetti 1896, p. 19.
154
Cfr. Bonghi 1884-1888, 1896.
282 ANGELO RUSSI

valente giurista, letterato e uomo politico) e Marco Minghetti (l’ex Presidente del
Consiglio dei Ministri) per favorire appunto la trasformazione di quegli Appunti
155
nell’opera che si è appena citata . Scorrendo quei volumi, è, pertanto, facile
immaginare il livello e il tenore delle lezioni di storia romana del Bonghi alla
“Sapienza”, il che può farci anche comprendere più concretamente quanto il
Beloch, in particolare, potesse realmente apprezzarle.
Questi, infatti, per la prima volta nella sua vita venne a trovarsi, nel corso di
quelle lezioni, nelle condizioni di poter affrontare problemi relativi all’uso e alla
156
critica delle fonti antiche, usufruendo di una guida specifica, autorevole e capace ,
ché certo non altrettanto valide potevano considerarsi sotto questo punto di vista
sue precedenti esperienze didattiche, più o meno regolari (con il Capasso a
157
Sorrento, con Salinas a Palermo e Köchly ad Heidelberg) .
Addirittura gli capitò durante le lezioni del Bonghi di veder formulare talvolta
critiche severe, ma per lo più pacate e ben argomentate, a quello che fin lì era stato il
158
suo mito indiscusso: Theodor Mommsen , critiche - è già stato pure opportunamente
sottolineato - «che non avevano nulla a che fare con le polemiche suscitate dai giudizi
159
discutibili sull’Italia avanzati dallo storico tedesco» .
Ancor più, poi, il Beloch dovette trovarsi a suo agio alle lezioni di Storia antica del
Bonghi alla “Sapienza”, allorché scoprì che per la ricostruzione del quadro storico
generale, ma anche nel corso di ricerche più specifiche e mirate, venivano - pressoché
correntemente - applicati, oltre ai sistemi d’indagine tradizionali, altri ritenuti in
155
L’Estratto del Manifesto dei promotori si legge in Bonghi 1884, pp. VII-IX; l’Elenco dei socii è
riportato ibid., pp. IX-XII; i ringraziamenti dell’autore dell’opera appaiono ibid., pp. XIII-XVIII: Lettera
a F. Brioschi, G. B. Giorgini e M. Minghetti. Sul Manifesto dei promotori e sulla Lettera del Bonghi ai
promotori di quella sottoscrizione vd. ora le importanti considerazioni di Gabba 1988, pp. 179-181 (=
1995, pp. 161-164).
156
Su queste caratteristiche del Bonghi vd. ora Gabba 1988, spec. pp. 181-188 (= 1995, pp. 164-
172). Cfr. anche, Lepore 1990, p. 13 sgg.; ultimam., Bianchi 2010, pp. 75-78.
157
Cfr. in merito Beloch 1926, pp. 4-6. Vd. pure supra.
158
Cfr., infatti, Beloch 1926, p. 3: «Endlich [quand’era ancora piccolo] kam mir M o m m s e n s
Römische Geschichte in die Hand, und nun hatte ich, was ich immer gewünscht hatte. Außer der
Statistik von K o l b und der Ilias hat kein anderes Buch einen so großen Einfluß auf meine geistige
Entwicklung gehabt». Su tutto ciò vd. ora Russi 2004, pp. 160-162 e ntt. 19-20 (a pp. 190-193) = 2005,
pp. 180-181 e ntt. 19-20. Dal Carteggio si ricava, inoltre, che il Beloch, agli inizi del fidanzamento con
Bella Bailey, le aveva già parlato tanto della Storia romana del Momnsen, che quella se ne volle
procurare ben presto una copia. Cfr., infatti, lett. del 12 marzo 1876: «Before we [sc. lei e la sorella
Margaret] went out in the country [sc. nella Villa Giovannoni a Bagno a Ripoli, dove allora
alloggiavano], we walked down to Viesseux’s and I asked for that history of Rome by M o m m s e n s
(it is called in English Mommsen). The first volume was out. There are five big volumes of it - what a
time I shall have wading through it ! Perhaps I shall like it, who knows !».
159
Gabba 1988, p. 189 (= 1995, p. 172). A questo saggio del Gabba si rimanda pure per una
trattazione più approfondita della «decisa posizione critica del Bonghi verso il Mommsen» e della
«scarsa simpatia verso il suo modo di indagine (tanto nella Römische Geschichte quanto anche nello
Staatsrecht)» (ibid., locc. citt.). Cfr. anche Lepore 1990, p. 13 sgg.; da ultimo: Bianchi 2010, p. 70 sgg.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 283

genere all’epoca propri di settori scientifici diversi, per questo non sempre utilizzabili
in modo adeguato e pertinente nell’àmbito dell’«Altertumswissenschaft» (p. es., la
geografia, la topografia, la demografia, la statistica, la cronologia, la linguistica
160
comparata, ecc.) .
È noto, infatti, che la visione della realtà, storica e non, del Beloch si nutriva da
161
sempre, sin dai tempi della sua prima formazione , proprio di queste cose. Non a
caso egli stesso lascerà scritto nella sua Selbstdarstellung: «Auch in meinen
162
Spielen hatten Geographie, Geschichte und Statistik eine wichtige Rolle» .
La stessa visione della realtà si ritrovava anche nel Bonghi, ma a lui veniva -
com’è facile arguire - dalla formidabile “pratica”, ch’egli aveva ormai della
politica, e dalla conoscenza a fondo, in tal modo acquisita, dei meccanismi, che
163
concorrevano a formare e a definire un organismo “statale” .
A tutto ciò bisognerà poi aggiungere un’altra caratteristica che docente e
discente si ritrovarono di certo a condividere: il porre nello studio - ma, se
164
vogliamo, anche nella vita - «uno spirito di autonomia e un gusto di singolarità» ,
che entrambi, infatti, hanno poi sempre coerentemente manifestato durante tutta la
165
loro esistenza .
In casi analoghi, specie nel mondo accademico gravitante attorno
all’antichistica, si sarebbe parlato senz’altro di un rapporto Maestro-allievo,
magari con una certa enfasi. Perché mai così non è stato fra il Bonghi e il Beloch,
addirittura fino al punto che l’allievo di maggior prestigio di quest’ultimo, Gaetano
De Sanctis, poteva trattare, per es., con estremo distacco dell’attività storiografica
166
del primo nelle sue opere e soprattutto nella sua Storia dei Romani ?
160
Su questi sistemi d’indagine storica del Bonghi, specie in rapporto ai suoi tempi, vd. ora
soprattutto Gabba 1988, p. 181 sgg. (= 1995, p. 164 sgg.). Cfr. anche Lepore 1990, p. 15; Bianchi 1992,
pp. 11-14; 2010, p. 75 sgg.
161
Cfr. ora in merito Russi 2004, pp. 154-162 (= 2005, pp. 177-182).
162
Beloch 1926, p. 3.
163
Cfr. in merito spec. Gabba 1988, pp. 179-198 (= 1995, pp. 161-182). Vd. pure, in particolare,
Lepore 1990, pp. 13-16; Bianchi 1992, pp. 1-18; 2010, pp. 32-36, 72-84 e passim.
164
Scoppola 1970, p. 42.
165
Per il Bonghi: ibid., loc. cit.; da ultimo: Bianchi 2010, spec. pp. 82-84. Per il Beloch: vd., ad es.,
in questa sede: supra (ntt. 128-129).
166 3
Cfr. De Sanctis 1907 = 1979 , p.19 nt. 31, che a proposito della Storia di Roma del Bonghi non
trova altro da dire che avrebbe avuto in seguito «poca occasione di citare, come opera inorganica e
incompiuta, il cui autore a giudizio del D’Ovidio [sc. 1895 = 1903] vi si dimostra non altro che “un
compilatore accurato e sagace” in un campo ove non mancano compilazioni accurate e investigazioni
sagaci». Critiche al riguardo furono già espresse a suo tempo da Münzer 1912, coll. 619-620. Vd. ora
soprattutto Gabba 1988, p. 185 e nt. 13 (= 1995, p. 168 e nt. 13); 1993, p. 430 (= 1995, p. 125). Cfr.
anche, ultimam., Bianchi 1992, p. 2 e nt. 6; e spec. 2010, pp. 93-95, ove proprio nel De Sanctis si
individua «chi ha recuperato più di tutti - sia pur inconsciamente ed involontariamente attraverso K. J.
Beloch - elementi significativi del pensiero e del metodo bonghiano». Il fatto è che per il cattolico De
Sanctis il Bonghi era e rimaneva il relatore della Legge delle Guarentigie (13 maggio 1871) e, per di
più, colui che aveva sciolto, quand’era Ministro della P. I., l’Università pontificia costituita a Roma
284 ANGELO RUSSI

Forse non è affatto ozioso soffermarsi un po’ su ciò.


Indubbiamente il Bonghi, sempre tutto preso dalle sue molteplici e complesse
attività, nonché da quello «spirito di autonomia» e da quel «gusto di singolarità», di
cui si è appena detto, non si preoccupò mai più di tanto di creare una sua “scuola”,
nel senso tradizionale del termine, pur riservando ai suoi alunni nelle varie
università in cui ebbe ad insegnare - finanche in momenti di frenetica e gravosa
attività politica o di condizioni di salute piuttosto precarie - un’attenzione ed un
rispetto a dir poco esemplari.
L’episodio sopra narrato del ritardo con cui egli dovette iniziare il corso alla
167
“Sapienza” proprio nell’a.a. 1873-1874 va integrato, infatti, con altri di cui siamo
pure a conoscenza, sia attraverso il fascicolo a lui intestato nell’Archivio Storico
168 169
dell’Università di Roma , sia per altre vie . Soprattutto va ricordato che proprio
nel suo fascicolo personale conservato nell’Archivio della “Sapienza” risalta in
modo particolare la richiesta di autorizzazione da lui fatta più volte al Rettore per
tenere nella propria casa - finanche in periodi di congedo per malattia (fig. 20)
oppure dopo il suo collocamento a riposo - corsi e seminari aperti a tutti gli studenti
dell’Ateneo (e non solo), mettendo a disposizione per l’occasione anche la sua
170 171
bella biblioteca , di cui peraltro andava giustamente fiero . Inutile rimarcare
172
quanto successo questi incontri riscuotessero (non solo in àmbito universitario) .
Lo stesso Bonghi, del resto, non aveva mai avuto un vero e proprio Maestro,
neppure in una delle varie discipline in cui si trovò ad operare durante tutta la sua

all’indomani del 20 settembre 1870, rifiutando di riconoscerne i titoli di studio fin lì rilasciati (gettando
quindi nell’indigenza suo zio Enrico, che mai volle sottoporsi alla pratica della legalizzazione della
Laurea in Medicina in tal modo conseguita): cfr. De Sanctis 1970, p. 28. Non può escludersi,
umanamente, che tutto ciò possa aver influito a fargli prendere in seguito le distanze dal Bonghi pure
sul piano storiografico, minimizzando così nel contempo anche l’efficacia dell’insegnamento di lui sul
suo stesso Maestro.
167
Cfr. supra (e nt. 140).
168
Cfr. supra, nt. 140.
169
Cfr., ad es., Franchetti 1896, pp. 18-19.
170
Nell’avviso, p. es., fatto affiggere dal Rettore all’inizio di novembre del 1876 per pubblicizzare
le lezioni che per due mesi il Bonghi allora avrebbe tenuto a casa sua, si legge: «Durante il congedo di
due mesi ottenuto per ragioni di salute, il Prof. R. Bonghi nello scopo di rendersi utile alla scolaresca
della facoltà di filosofia e lettere ha dichiarato di voler dettare settimanalmente due conferenze di due
ore ciascuna sulle fonti della Storia romana. E per giovarsi dei documenti necessari, e mettere a
disposizione dell’insegnamento la sua ricca e privata biblioteca, tali conferenze saranno tenute nella di
lui casa nelle ore pomeridiane dopo finite le lezioni dell’Università. Chi intenda di frequentarle deve
fare dichiarazione scritta alla Direz(ion)e della Segreteria, e si avverte che la domanda di seguire
codeste conferenze può essere fatta anche da inscritti alle altre facoltà. Roma 5. novembre 1876». Arch.
Stor. Univ. Roma, Fasc. A S 41.
171
Da opere ivi possedute il Bonghi ricavò, p. es., sostanzialmente, la sua Bibliografia Storica di
Roma Antica, uscita nel 1879 e poi ripubblicata nel 1881: cfr. Bonghi 1879 e 1881.
172
Risulta, infatti, che alle lezioni tenute dal Bonghi a casa sua partecipassero anche ingegneri,
medici e studenti di altre facoltà, oltre a quelli di Lettere: vd. infra.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 285

Fig. 20. Roma, Archivio Storico dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Fasc. A. S. 41 (Ruggiero
Bonghi): Brutta copia dell’Avviso (da affiggere «a pian terreno» alla “Sapienza”) riguardante le lezioni «sulle
fonti della Storia romana», che il Bonghi si accingeva allora a tenere a casa sua settimanalmente, nonostante
avesse ottenuto «il congedo di due mesi ... per ragioni di salute» (Roma, 5 novembre 1876).
286 ANGELO RUSSI

173
attività scientifica ed accademica . Al
massimo può riconoscersi - e ciò è stato
174
già fatto autorevolmente - che un
influsso notevole esercitarono sul suo
modo di operare nell’àmbito della ricerca
- di qualsiasi tipo essa fosse (filosofica,
storica, filologica, letteraria) - i colloqui
con il Manzoni e con il Rosmini, cui egli
175
aveva partecipato in gioventù .
Per quanto riguarda il Beloch, la
mancata enfasi nell’indicare nel Bonghi il
suo Maestro nell’àmbito degli studi di
176
Storia antica (gli va dato atto, però, della
dedica a lui del volume Der italische Bund
under Roms Hegemonie nel 1880:
«Meinem verehrten Lehrer / Herrn
Fig. 21. Dedica a Ruggiero Bonghi da parte del
Beloch del volume Der italische Bund unter Roms P rofessor / Ruggero Bonghi /
Hegemonie (1880). 177
gewidmet») (fig. 21), può essere dipesa
da tanti fattori: in primis, da quello «spirito
178
di autonomia» e da quel «gusto di singolarità», di cui si è detto sopra , che,
179
unitamente all’alta stima ch’egli aveva di sé , lo spinsero in genere a presentarsi
180
come un autodidatta in quel genere di studi .
173
Cfr. Scoppola 1970, p. 42: «Approfondì la conoscenza del greco sotto la guida del profugo
greco Costantino Margaris, studiò diritto romano con Giacomo Savarese, seguì le lezioni di filosofia
del giobertiano Luigi Palmieri. Nel complesso però il B. non ebbe veri maestri, non appartenne ad
alcuna scuola, in particolare non subì l’influsso di quella hegeliana che a Napoli si veniva formando;
sembrò anzi evitare gli uni e le altre ponendo sempre, nello studio, uno spirito di autonomia e un gusto
di singolarità che conserverà lungo tutta la vita». Vd. pure supra (nt. 164).
174 2
Cfr., ad es., Croce 1930 , I, pp. 182, 190.
175
Cfr., per tutti, Scoppola 1970, pp. 42-43; ultimam. Bianchi 2010, pp. 14-15, 51-56 e passim.
176
Cfr. supra (nt. 138). Non a caso, quindi, il Pais (1912, pp. 752 e 754) arrivò ad esprimere
pubblicamente seri dubbi sui sentimenti di stima del Beloch nei confronti del Bonghi, senza peraltro
mai ricevere smentite o risposte di alcun genere al riguardo.
177
Beloch 1880, p. V.
178
Cfr. supra (con le ntt. 164-165).
179
Già nel 1876, illustrando alla fidanzata le procedure dell’esame di abilitazione alla libera
docenza, cui aveva fatto domanda, scrive: «Now I have to wait patiently what they [sc. i componenti
della Commissione giudicatrice] will decide; I think, in the worst case, they may oblige me to make the
examination, which would be easy enough. I would have to present a dissertation, and have to answer
some questions about it, and then a lezione di prova on a theme which they would give me; but as I
know more of ancient history than all of them together except Bonghi, and he would not take part in the
whole, I am not a bit afraid. You know, dear, that to know more of ancient history than all of them does
not mean a great amount of knowledge !» (lett. del 22 novembre 1876). Vd. pure infra.
180
Cfr. supra (con la nt. 127).
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 287

Va pure detto in proposito che con ogni probabilità egli agì così non solo per
vedere accresciuti in tal modo i suoi meriti personali, coerentemente al suo habitus
181
mentale , ma anche - e forse soprattutto - per adeguarsi alla comune aspettativa di
requisiti di rigorosa “scientificità”, ritenuti indispensabili all’epoca per operare
adeguatamente in quell’àmbito di studi, sia in Italia, ov’egli ebbe ad operare in
182
prevalenza, sia fuori di essa . In Germania, in particolare, non sarebbe stato poi di
certo un titolo d’onore per lui - che già peraltro tanti problemi di inadeguata, per non
dire scarsa, considerazione aveva allora (ed ebbe anche in seguito, per parecchio
183
tempo) da affrontare nella sua patria - figurare come allievo di un italiano in un
periodo, in cui la supremazia tedesca negli studi classici (e non solo) era data per
184
scontata, senza eccezioni di sorta .
Quanto alla reputazione ch’egli ne avrebbe ricavato in Italia, è appena il caso di
ricordare che qui da tanta ammirazione verso il Bonghi (sotto ogni punto di vista) si
era passati - dalla caduta della Destra (18 marzo 1876) in poi e specialmente dopo la
morte dell’illustre statista (22 ottobre 1895) - a critiche sempre più forti nei suoi
confronti, non solo come uomo politico, ma anche come studioso e come storico in
185
particolare ; critiche che culminarono col ben noto giudizio, tanto severo quanto
186
ingeneroso, del Croce sulla sua attività storiografica .
Data l’autorevolezza del filosofo napoletano, nessuno (o quasi) si preoccupò -
allora e per lungo tempo - di verificare la validità e la fondatezza di quanto da lui
187
asserito , facendo semmai a gara critici ed intellettuali di ogni sorta ad allinearsi
188
sulle sue posizioni , con rarissime eccezioni all’epoca (Francesco Torraca, Ezio
189 190
Savino, Federico Chabod) e qualche «timoroso silenzio» .
191
Per parte loro, anche gli «storici accademici» (soprattutto il Pais e il De
Sanctis), ch’erano in fondo coloro che meglio e più correttamente di tutti avrebbero
potuto dare allora un parere qualificato sul Bonghi studioso dell’antichità proprio
181
Cfr. supra (con le ntt. 128-129).
182
Cosa si dovesse intendere all’epoca per “storiografia scientifica”, ce lo indica chiaramente
2
Croce 1930 , pp. 208-236 (specialmente in relazione all’Italia).
183
In proposito basta vedere quanto egli stesso lasciò scritto nella sua Selbstdarstellung (1926,
passim).
184
Cfr. supra (con la nt. 124).
185
Più dettagliatamente vd. in merito, da ultimo, Bianchi 2010, passim e spec. pp. 25-36.
186
Cfr. Croce 1908, pp. 81-104 = 1915, pp. 250-284.
187 2
Si meravigliò di ciò lo stesso Croce (‘Dalle «Memorie di un critico»’, 1954 , IV, p. 450), che si
ritenne per ciò autorizzato a rincarare la dose: «Nessuno [...] levò la voce a difesa di Ruggero Bonghi: il
che può sembrare strano, ma era una conferma della mia critica e mostrava quanto prontamente e
totalmente fosse caduta in oblio l’opera multiforme, ma superficiale e contraddittoria, di quel singolare
uomo».
188
Vd. ora in merito, dettagliatamente, Bianchi 2010, pp. 26-27 e ntt. 3-4.
189
Cfr. in merito, da ultimo, Bianchi 2010, pp. 27-8 e nt. 5 (con opportuni riferimenti bibl. prec.).
190
Bianchi 2010, p. 26.
191
Così Gabba 1988, p. 189 = 1995, p. 172.
288 ANGELO RUSSI

per la specificità dei loro interessi scientifici, si astennero dal farlo e preferirono
192
semmai, chi per un motivo, chi per un altro , prendere più comodamente le
distanze da lui, condividendo forse così - consciamente o inconsciamente -
l’interesse a valorizzare vieppiù la propria attività scientifica e soprattutto i propri
193
lavori di storia romana antica, allora appena usciti o in corso di realizzazione .
Di conseguenza sull’opera storiografica del Bonghi cadde, per un’ottantina
194
d’anni circa, un oblio pressoché assoluto .
Solo di recente, a partire dal 1988, studi seri ed approfonditi di Emilio Gabba,
condotti da par suo con lucidità e competenza, hanno consentito di rimettere tutto in
discussione, sottoponendo nuovamente al vaglio della critica, stavolta senza
pregiudizi o conformismi, l’intera produzione storiografica del Bonghi ed in special
195
modo quella su Roma antica . Va pure detto che da allora si sono susseguiti, a
conferma della bontà delle tesi sostenute dal Gabba, in rapida successione, vari
196
lavori sul Bonghi , che vanno per di più tutti nella stessa direzione, sicché da essi e
da eventuali ulteriori approfondimenti del problema si spera di poter pervenire
quanto prima ad una più equa ed adeguata valutazione dell’intera opera
storiografica bonghiana e ad una sua più giusta collocazione nell’àmbito degli studi
storici (e specialmente di quelli relativi all’evo antico) in Italia nell’Ottocento.
Solo quando questo processo, tuttora in atto, potrà dirsi concluso, sarà possibile
accertare fino in fondo il valore e il senso delle affinità e dei punti d’incontro tra il
Bonghi e il Beloch, come pure delle differenze fra loro esistenti, e definire seriamente
il significato reale del loro incontro a livello scientifico, oltre che accademico.

Per quanto riguarda il secondo anno trascorso dal Beloch alla “Sapienza”, la
197
documentazione finora a nostra disposizione ci consente soltanto di appurare
ch’egli, fino al 9 aprile 1875 (poco prima, cioè, di recarsi ad Heidelberg per laurearsi
198
colà nell’agosto di quello stesso anno) , vi aveva frequentato i corsi di Letteratura
italiana e latina relativi al terzo e quarto anno, tenuti dai proff. Fabio Nannarelli e
192
Per il De Sanctis vd., in particolare, supra, nt. 166.
193
Su tutto ciò vd. ora Gabba 1988, spec. pp. 188-189 (= 1995, pp. 171-172); 1993, p. 430 (= 1995,
p. 125).
194
Rotto appena da pochi interventi a suo favore: cfr., ad es., Romeo [1961], pp. 801-802; Tessitore
1963, pp. 72-90; Chirico 1987, pp. 625-668; Acocella 1988, spec. p. 172 sgg.
195
Gabba 1988, spec. pp. 179-198 (= 1995, pp. 161-182). Cfr. anche Gabba 1993, pp. 405-443,
spec. 423, 430 (= 1995, pp. 99-139, spec. 118, 125).
196
Cfr., in particolare, Lepore 1990, pp. 13-16; Bianchi 1992, pp. 1-18; 2010, pp. 218, spec. 27-31
e ntt. 8 (con altra bibl.).
197
Nella difficoltà attuale di accesso ai documenti diretti in merito, conservati nell’Archivio
Storico dell’Università di Roma (cfr. supra, con la nt. 130), le uniche fonti a nostra disposizione sono i
riferimenti contenuti nella Selbstdarstellung del Beloch (1926, p. 6 sgg.) e i due certificati, di cui parla
Polverini 1990, p. 13 nt. 9.
198
Cfr. Beloch 1926, p. 7; Polverini 1990, p. 13 (e ntt. 9-10). Vd. pure infra.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 289

Onorato Occioni, con i quali egli aveva peraltro già sostenuto gli esami del primo
199
biennio per quelle stesse discipline , nonché le lezioni - sempre in relazione al
secondo biennio - di “Antichità greche e romane”, di “Sanscrito e Grammatica
comparata delle lingue italiche” e di “Antichità figurata”, tenute rispettivamente dai
200 201 202
proff. Ettore De Ruggiero , Giacomo Lignana e Wolfgang Helbig (per incarico) .
Di quest’ultimo il Beloch non parla nella Selbstdarstellung se non in rapporto
alla sua frequentazione dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica (dal 1874
199
Cfr. supra.
200
Ettore De Ruggiero, illustre storico dell’antichità ed epigrafista (Napoli, 20 agosto 1839 -
Roma, 7 agosto 1926), laureatosi a Napoli nel 1861, andò a perfezionarsi nell’Università di Berlino,
dove fu, in particolare, allievo di Th. Mommsen (1861-1866). Tornato in Italia, ebbe l’incarico
dell’insegnamento di Archeologia presso l’Università di Napoli e poi anche presso la Scuola
Archeologica di Pompei, da poco fondata da Giuseppe Fiorelli. Nel 1872 fu chiamato dal Bonghi ad
insegnare ‘Archeologia per le Antichità greche e romane’ nell’Università di Roma come professore
incaricato. Vinto il concorso da ordinario alla fine del 1873, fu dal 1874 fino al suo collocamento a
riposo nel 1915 titolare della cattedra di Antichità Greche e Romane della “Sapienza” e poi professore
Emerito della stessa disciplina fino alla morte. Istituita nel 1875 presso l’Ateneo romano la Scuola
Italiana di Archeologia, fu incaricato di insegnarvi pure l’Epigrafia Latina, incarico che tenne fino al
1902, allorché vi rinunciò a favore del suo allievo e fedele collaboratore Dante Vaglieri (1903-1913).
Nominato direttore del Museo Kircheriano nel 1874, lo fu anche, successivamente, di quello Nazionale
delle Terme; tenne inoltre a lungo l’incarico di Direttore dell’Ufficio di licenze per l’esportazione di
oggetti d’arte. Nel 1886 fondò l’importante Dizionario epigrafico di antichità romane, che diresse fino
al 1923. Collaborò pure con il Bonghi alla prestigiosa rivista La Cultura, di cui tenne la direzione dal
1896 al 1906. Su di lui sono fondamentali i profili bio-bibliografici tracciati da Elefante 1987, pp. 727-
754; 1991, pp. 244-248 (con la bibl. prec.), e l’inquadramento della sua attività storiografica operato da
Lepore 1990, pp. 15-24. Vd. inoltre, in particolare, Sasso 1992, pp. 12-13, 59-60, 191-192; Colonna
1994, p. 9; Barbanera 1998, passim, spec. p. 210 nt. 39; Monsagrati 2000, pp. 409, 414 (nt. 59), 424,
434, 436 (nt. 169); Staderini 2000, pp. 453, 456-457, 463-464, 469-470, 476, 480 (nt. 76), 488, 503;
Cerasi 2000, pp. 541 (nt. 78), 557; Ciampi 2000, p. 638. Cfr. anche infra.
201
Giacomo Lignana, linguista (Tronzano Vercellese, 19 dicembre 1827 - Roma, 10 febbraio
1891), laureatosi a Torino, si recò in Germania nel 1848 per perfezionarsi con Christian Lassen a Bonn
e Friedrich von Spiegel ad Erlangen. Tornato in Italia nel 1849, tentò con poco successo la carriera
politica, per cui riprese ben presto ad occuparsi principalmente dei suoi studi linguistici. Nel 1861 fu
nominato professore ordinario di Filologia comparata nell’Università di Napoli, dove insegnò pure al
Collegio dei Cinesi (dal 1868 R. Collegio Asiatico, poi R. Istituto Orientale), di cui assunse la direzione
dal 1868 al 1870. Chiamato nel 1871 ad insegnare nell’Università di Roma, vi tenne a lungo la cattedra
di Storia comparata delle lingue classiche e sanscrito (da ultimo: Lingue iraniche e sanscrito). Alla
“Sapienza” ricoprì pure la carica di Preside della Facoltà di Filosofia e Lettere dall’a.a. 1881-1882
all’a.a. 1883-1884. Il carattere intransigente e l’acceso anticlericalismo non sempre lo fecero amare
dagli studenti, dai colleghi e perfino da alcuni suoi collaboratori (p. es. M. Kerkaber). Gaetano De
Sanctis, in particolare, che fu suo allievo nel 1888, nelle sue memorie (Ricordi della mia vita, 1970, p.
53) si riferisce certamente a lui, quando parla di «un professore di glottologia e di sanscrito, non privo
d’ingegno, il quale, invece d’insegnare sanscrito e glottologia, come doveva, si dilettava di diatribe
anticlericali o di eterne digressioni condite spesso di lazzi volgari». Sul Lignana vd. soprattutto Croce
1892, pp. 5-24 (= 1920, pp. 65-85); Spano 1935, pp. 126, 132, 142, 154, 173, 340, 343; Timpanaro
1979, pp. 406-503; Dovetto 1991, pp. 106-113; Giacomo Lignana 1992, pp. 65 (contributi di F. M.
Dovetto e M. Borro); Dovetto 1994, pp. 31-38; Monsagrati 200, pp. 407, 410-411, 417, 424-425, 427;
Dovetto 2001, pp. 55; 2005, pp. 104-107.
202
Wolfgang Helbig, archeologo tedesco (Dresda, 2 febbraio 1839 - Roma, 6 ottobre 1915), studiò
nelle università di Göttingen e Bonn (1856-1861), ove si laureò con O. Jahn. Titolare di una borsa di
studio («Reisestipendium») messa a disposizione dal governo prussiano presso l’Instituto di
290 ANGELO RUSSI

Instituto Archeologico Germanico e dal 1876 Imp. Instituto Archeologico


203
Germanico) , ma la conoscenza con lui, diventata negli anni sempre più cordiale e
204
quasi confidenziale (il Beloch risulta essere, tra l’altro, sin dal 1876 uno dei
frequentatori del celebre salotto di Wolfgang e Nadine Helbig a Roma, prima a
205
Palazzo Caffarelli e poi sul Gianicolo) (fig. 22) , doveva risalire proprio ai tempi in
cui il giovane slesiano aveva avuto la ventura di seguire le lezioni dell’illustre
Corrispondenza Archeologica a Roma (dall’ottobre 1862), vi divenne secondo segretario (ossia
vicesegretario) nel 1865. Nell’ottobre 1866 sposò a Mosca la principessa russa Nadejda Dimitrovna
Schachowskoy (1847-1922), conosciuta a Roma durante una delle visite guidate affidategli
dall’Instituto. Imparentata con i Romanov e ricchissima, costei aveva pure un grande talento musicale,
che aveva perfezionato con Clara Schumann. Stabilitisi gli sposi a Roma nella stessa sede dell’Instituto
(palazzo Caffarelli sul Campidoglio), vi tennero un celebrato salotto (cfr. infra, nt. 205). L’Helbig poté
così continuare tranquillamente ed agiatamente i suoi studi, acquistando sempre più fama di intenditore
d’arte antica. Entrò per questo ben presto nel giro degli antiquarî e collezionisti di Roma, ove svolse un
ruolo di primo piano, a livello internazionale, con operazioni spesso assai discusse (cfr. spec. Guarducci
1980, pp. 415-574; 1984, pp. 127-177; 1987, pp. 283-288, ripubbl. in Guarducci 2007, pp. VI-250; vd.
pure Barnabei-Delpino 1991, passim). «Certo, il ruolo di mediatore svolto dall’Helbig nel commercio
antiquario, comportando l’esportazione di molte opere antiche dall’Italia, è oggi motivo di critica,
benché paia ingiusto farne l’unico capro espiatorio di quanti, in quel tempo, agirono alla stessa stregua»
(Blanck 2003, p. 673). Alla morte di W. Henzen (17 gennaio 1887), primo segretario dell’Instituto di
Corrispondenza Archeologica, ch’era diventato nel frattempo (1874) il “Kaiserlich-Deutschen
Archäologischen Institut”, fu preferito a succedergli alla direzione di quell’Istituto Eugen Petersen,
anziché Helbig, per cui questi diede le dimissioni dalla sua carica, trasferendosi con la famiglia nella
splendida villa Lante sul Gianicolo, che «fu per un certo tempo qualcosa come il polo contrario
dell’Istituto, nel quale la vita di società, molto importante a Roma, sotto i successori di Henzen ebbe
solo poca parte» (Andreae 1993, p. 168). Allo scoppio della prima guerra mondiale, nonostante
l’Helbig avesse continuato a mantenere la sua nazionalità, fu lasciato indisturbato nella sua villa sul
Gianicolo, per volontà dello stesso Re d’Italia, che vi era stato ospite. In generale, sull’Helbig vd. ora
Blanck 2003, pp. 670-673 (con la bibl. prec.). Sul suo incarico alla “Sapienza” vd. infra, nt. 206.
203
Cfr., infatti, Beloch 1926, p. 7. Sugli incontri con l’Helbig all’Instituto di Corrispondenza
Archeologica (dal 1874 Instituto Archeologico Germanico e dal 1876 Imp. Instituto Archeologico
Germanico) vd., in particolare, nel Carteggio le lettere dell’11 e 12 dicembre 1876; del 7 gennaio e del
26 febbraio 1877. Cfr. pure infra.
204
Cfr., ad es., nel Carteggio le lettere del 28 giugno, 6 luglio, 29 ottobre, 2 novembre 1876 e del 7
gennaio 1877.
205
Nel Carteggio vd., in particolare, la lettera di B. Bailey al Beloch del 2 novembre 1876: «And
Helbig did not recognize you at first ? that bit of information pleased me immensely. He seems to be very
nice. Helbig does - and I like him, because he is nice with you. You must tell me all about the reception,
and if Mrs. Helbig is any smaller in size than she was, and if your Herr Curtius is so very stupid after all.
I want all your news, but you always tell me anyway, you dear thing, so there is no need of my asking»; e
quelle di J. Beloch a B. Bailey in data 30 gennaio 1877: «Yesterday evening I was surprised by a note
from Helbig inviting me for this evening - of course I have to go, though his receptions are such bores,
usually. Nothing but old ladies and young men - just the two kinds of people I care least about»; e 31
gennaio 1877: «I was at Helbig’s last night, and found it as I expected to find it - rather stupid. We will go
there as little as we can in future, won’t we ? Sometimes of course I won’t be able to help it. Mrs. Helbig
speaks English, but with that exception your language is very little know up there - there was an old
English woman, who seems to be living with Helbig’s I don’t know in what quality. As for the young
archaeologists’my opinion is that it would not hurt most of them to have a little more breathing, and that
would be the chief reason why I would not care to go too much there with you. Mrs. Helbig plays very
well on the piano, so we had some good music at least. But she is a perfect monster - so awfully fat - quite
a sight indeed. I don’t understand how she is able to move at all». Sui ricevimenti in casa Helbig vd.,
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 291

Fig. 22. Wolfgang Helbig (Dresda, 2 febbraio 1839 -


Roma, 6 ottobre 1915) e la principessa russa Nadejda
(sc. Nadezhda, in ital. Nadina) Dimitrovna Fig. 23. Giacomo Lignana (Tronzano
Schachowskoy (Mosca, 11 maggio 1847 - Roma, 28 Vercellese, 19 dicembre 1827 - Roma, 10
giugno 1922), sua moglie. febbraio 1891).

connazionale appena incaricato dell’insegnamento di Archeologia figurata alla


206
“Sapienza” .
Degli altri due docenti appena ricordati egli volle lasciare nella sua Autobiografia
il seguente ricordo: «Von den Lehrern war der anregendste L i g n a n a, bei dem ich
Sanskrit hätte lernen sollen, aber nicht gelernt habe, ich weiß nicht, ob mehr durch
meine oder durch seine Schuld. Aber wenigstens habe ich etwas Altpersisch und
recht gut Oskisch gelernt, das letztere allerdings aus M o m m s e n s unteritalischen
207
Dialekten» (fig. 23) . E ancora: «Auch der Epigraphiker D e R u g g i e r o, ein
però, pure quant’ebbe a scriverne la stessa Madame Helbig nei suoi gustosissimi Sketches from
Trastevere (1914, passim), nonché sua figlia Lilli Morani-Helbig (1953, pp. 388 passim). Cfr., inoltre,
De Angelis 1959, pp. 299-314; Borghese 1960, pp. 13-17; Resnevic Signorelli 1975, pp. 41-52;
Guarducci 1980, p. 490 sgg. (= 2007, p. 82 sgg.); Barnabei-Delpino 1991, spec. pp. 292, 301, 435;
Pollak [1994], p. 89 sgg.; Blanck 2003, pp. 670-673; Carunchio-Örmä (edd.) 2005, pp. 161-168.
206
Su questo incarico dell’Helbig alla “Sapienza” vd. ora Guarducci 1980, p. 492 (= 2007, p. 84);
Donato 1993, p. 65; Barbanera 1998, p. 72 e ntt. 103-104 (a p. 214); Palombi 2006, p. 159 e nt. 232.
207
Beloch 1926, p. 6. Cfr. supra, nt. 201. L’opera del Mommsen citata nel testo è: Die
unteritalischen Dialekte. Mit siebzehn Tafeln und zwei Karten, Leipzig, G. Wigands Verlag, 1850, pp.
VIII-368 (rist. anast.: [Hildesheim], Weidmann, 1998).
292 ANGELO RUSSI

Schüler Mommsens, und damals noch ein


junger Mann, ist mir ein halbes Jahrhundert
lang, bis heute, durch alle Wechselfälle in
nie wankender Freundschaft verbunden
208
geblieben» (fig. 24) . Non a caso, tra le
carte del Beloch, venne ritrovato,
gelosamente conservato, un bigliettino
postale indirizzatogli dal De Ruggiero
esattamente settanta giorni prima di morire,
scritto dalla figlia sotto dettatura, essendo
lui stesso impossibilitato allora a farlo,
avendo perduto del tutto la vista ormai da
209
qualche mese (figg. 25-26) .

Fig. 24. Ettore De Ruggiero (Napoli, 20 agosto 1839 -


Roma, 7 agosto 1926).

208
Beloch 1926, pp. 6-7. Cfr. supra, nt. 200.
209
Cfr. in merito spec. Pascal 1926, pp. 580-581: «Gli ultimi suoi volumi [...], che sono così limpidi
nella esposizione e nelle idee, furono da lui scritti tra angosce inenarrabili, mentre la luce gli fuggiva a
poco a poco dagli occhi. Era una pietà negli ultimi anni vederlo sforzarsi con grandi lenti a studiare
ancora, e, facendo schermo agli occhi con le mani, cercare di aguzzar la vista, che si faceva sempre più
fioca. L’ultimo suo volume, sulle costruzioni di Roma antica [= Lo Stato e le opere pubbliche in Roma
antica, Torino, F.lli Bocca (= «Piccola biblioteca di scienze moderne», 317), 1925, pp. XI-284], noi lo
vedemmo e ne ammirammo la grande dottrina: egli poté solo stendere sopra una copia la mano
tremante, ma i suoi occhi non lo videro... Cinque o sei volte con pazienza eroica sopportò l’operazione,
che doveva far tornare un po’ di luce in quegli occhi spenti; ma la luce non tornò. Visse ancora pochi
mesi nelle tenebre, rassegnato e mite, reprimendo forse nel cuore l’angoscia, per non dare ai suoi cari
turbamento maggiore; non rivelando neppure il rimpianto per tutte le opere, di cui aveva pronto il
materiale, e che il fato inesorabile gli aveva negato di compiere»; - Cardinali 1927, p. 125 (= [Cardinali]
1928): «Il De Ruggiero per lunghi anni fu afflitto da un’infermità degli occhi, per la quale la sua vista
andò gradatamente scemando sino a ridursi ad un languido e tenue bagliore. Eppure non ci accadde mai
che entrassimo nel suo studio, senza che lo vedessimo chino sui grandi volumi del Corpus, tutto
raccolto nello sforzo di acuire con la lente il superstite raggio. In quello sforzo tenace ed eroico egli
vergò centinaia di cartelle, nelle quali non di rado ti imbatti in parole interrotte o sovrapposte ad altre,
segno tragicamente espressivo della lotta atroce, che il mite vegliardo doveva combattere con la sua
grande sventura, l’invadente cecità. La quale alla fine ebbe ragione della sua resistenza, e la tenebra gli
si serrò d’attorno inesorabile. Allora solamente lo vedemmo accasciato, ma non vinto, e si impose alla
nostra ammirazione lo stoicismo, col quale egli pose ogni cura a dissimulare agli altri la sua sventura. E
i suoi studî rimasero nel centro dei suoi pensieri, e ti commoveva l’accalorata passione, con cui ne
discorreva, e la solerzia con cui dava disposizioni, vuoi per la continuazione del Dizionario [sc.
Dizionario Epigrafico di Antichità Romane], vuoi per la riedizione di qualche suo scritto precedente.
Onde cade in acconcio ripetere per lui quanto fu detto di un dotto antico: “Laboriosus et diuturnus
sapientiae miles... habuit eundem finem vivendi ac philosophandi”».
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 293

Fig. 25. L’ultimo saluto di Ettore De Ruggiero a Giulio Beloch (biglietto postale, Roma 30 Maggio 1926: cfr.
Russi 2004, p. 205, fig. 21).

210
Eccone il testo :
«Roma 30 - Mag. - 926

Caro Professore,
Mi è giunto stamane per posta il
suo libro di Storia Romana [= Römische Geschichte bis zum Beginn der punischen Kriege,
Berlin und Leipzig, Walter De Gruyter & Co., 1926, pp. XVI-664] e mi affretto a ringraziarla
vivamente. Me ne farò leggere poco a poco alcuni capitoli da mia figlia, senza dubbio
ammirando la sua alta dottrina e insieme la straordinaria attività scientifica e sperando che
un giorno io possa scorrerlo senza difficoltà.
Coi più cordiali saluti
suo aff.mo
E. de Ruggiero

(E. de Ruggiero)».
210
Cfr. Russi 2004, pp. 204-205 nt. 91 figg. 21-22; 2005, pp. 202-203 nt. 90.
294 ANGELO RUSSI

Del curriculum scolastico del


Beloch alla “Sapienza” non può dirsi
altro al momento, non essendo
disponibile per ora - come si è
211
visto - il suo fascicolo personale
(da studente) presso l’Archivio
Storico di quell’Università. Va solo
segnalato in merito che, forse per un
fraintendimento, nella scheda a lui
intestata presso l’Università di
212
Lipsia , dove egli insegnò - com’è
noto - nell’anno accademico 1912-
213
1913 , risulta che l’«Althistoriker»
si sarebbe laureato nell’Università di
Roma nel 1875 con una tesi dal
Fig. 26. L’ultimo saluto di Ettore De Ruggiero a Giulio titolo: ‘Sulla costituzione politica
Beloch (biglietto postale, Roma 30 Maggio 1926: cfr. Russi dell’Elide’, corrispondente cioè
2004, p. 205, fig. 22).
all’articolo da lui pubblicato nella
214
Rivista di Filologia e d’Istruzione Classica proprio nell’agosto di quell’anno . Di
una simile notizia, però, non v’è al momento alcun riscontro nella documentazione a
nostra disposizione, sicché, quando il Beloch nella sua Selbstdarstellung parla di una
215
«Doktordissertation» elaborata nel secondo inverno trascorso a Roma , può pensarsi
anche si tratti del lavoro preparato per conseguire nell’agosto del 1875 la laurea ad
216
Heidelberg . In tal caso, però, l’argomento trattato sarebbe stato - a suo stesso dire -
217
«über die griechischen Kolonien in Campanien» .

5. La Città Eterna e la Campagna Romana

Per il resto, della sua vita a Roma in quegli anni ed anche oltre (dal 1873 fino al
giorno del suo matrimonio: 24 marzo 1877; più una breve appendice riguardante il

211
Cfr. supra (con le ntt. 116, 130).
212
Cfr. Professorenkatalog der Universität Leipzig / Catalogus Professorum Lipsensis,
Herausgegeben vom Lehrstuhl für Neuere und Neueste Geschichte, Historisches Seminar der
Universität Leipzig, (2010), s. v. Beloch.
213
Ibid., s. v. Cfr. Beloch 1926, pp. 22-23.
214
Beloch 1875, pp. 225-238. In proposito vd. pure Russi, in Senatore (ed.), in c. s. (spec. nt. 148).
215
Beloch 1926, p. 7: «im zweiten Winter die Ausarbeitung der Doktordissertation».
216
Cfr. ibid., loc. cit. Vd. pure infra.
217
Beloch 1926, p. 7.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 295

218
1883) il Carteggio preso qui in considerazione ci offre, pur con qualche
219
significativa lacuna , informazioni di prima mano, assai utili per capire meglio il
personaggio, i suoi studi, le sue occupazioni, le sue passioni, le sue frequentazioni,
le sue aspirazioni e le sue realizzazioni all’epoca.
E cominciamo dall’impatto ch’egli ebbe con la Città Eterna !
Fu senz’altro per Beloch un amore a prima vista, sin dagli inizi di luglio del 1873,
quando, diretto ad Heidelberg, fece sosta «allerdings nur auf je einen Tag» a Roma e
«der Eindruck - scriverà molti anni dopo, nel 1926 - ist mir unvergeßlich
220
geblieben» , rinforzato ulteriormente durante il viaggio di ritorno, allorché poté
221
trattenervisi un po’ di più , facendo frenetiche passeggiate per tutta la città e
compiendo finanche una prima escursione nella Campagna romana («die Fahrt auf
222
der Via Appia bis Casale Rotondo») , ch’egli amò da allora sempre immensamente.
In effetti anche dal Carteggio risulta che il Beloch «cominciò davvero a vivere»
223
nella Città Eterna !
Vi si ricava, infatti, che egli, appena poteva, lasciava precipitosamente le
“sudate carte” e faceva lunghissime passeggiate per la città, a piedi o anche in
carrozza, entusiasmandosi per tutto: il Palatino (con il Palazzo de’ Cesari), il
Campidoglio, il Foro Romano (Forum), il Colosseo, le Terme di Caracalla, il
224
Pantheon, l’Aventino, il Pincio, il Vaticano , ecc. Tornato poi a casa, descriveva
nelle sue lettere alla Bailey, ancora eccitato e pieno di ammirazione, tutto quanto
225
aveva visto: i palazzi (ad es.: Palazzo Caffarelli, Palazzo dei Conservatori) , le
chiese (in particolare: la basilica di San Pietro e quella di Santa Sabina
226
sull’Aventino) , le strade (via Nazionale, via Felice, via Quattro Fontane, Via

218
Cfr. supra (con le ntt. 20-22).
219
In particolare, dal 24 ottobre 1873 al 13 novembre 1875: al riguardo vd. supra.
220
Beloch 1926, p. 6.
221
Cfr. supra (con le ntt. 111-112).
222
Beloch 1926, p. 6.
223
Beloch 1926, p. 6: «Im Herbst ging ich nach Rom, und hier habe ich eigentlich erst zu leben
begonnen». Vd. pure supra (e nt. 121).
224
Per il Palatino: vd. lett. del 18 marzo 1877, e per il Palazzo de’ Cesari su di esso: lett. del 21 dic.
1875; - per il Campidoglio: lett. del 7 gennaio e del 6, 12, 20 marzo 1877; - per il Forum (Foro
Romano): lett. del 9 e dell’11 genn. 1877; - per il Colosseo: lett. dell’11 ott. 1873 e del 27 febbr. 1877; -
per le Terme di Caracalla: lett. dell’11 ott. 1873 e del 18 marzo 1877; - per il Pantheon: lett. del 28
maggio 1883; - per l’Aventino: lett. del 15 marzo 1877 (vd. pure infra); - per il Pincio: lett. del 20, 29
nov. 1876 e del 19 genn. e 27 febbr. 1877; - per il Vaticano: lett. del 14 dic. 1876 e del 17 marzo 1877.
Cfr. anche infra.
225
Cfr. lett. dell’11 genn. 1877 (Palazzo Caffarelli); dell’11 e 20 marzo 1877 (Palazzo dei
Conservatori).
226
Cfr. lett. del 24 ott. 1873 (S. Pietro); del 15 marzo 1877 (S. Sabina). Per quest’ultima vd. anche
infra.
296 ANGELO RUSSI

227
Condotti, ecc.) , le piazze (in particolare: Piazza di Spagna e quella antistante la
228 229
Stazione Termini !) , le ville (ad es.: Villa Borghese e Villa Albani) , le porte
(spec. Porta del Popolo, Porta di S. Sebastiano e Porta Salara, ovvero Salaria, che
230
sarà poi demolita nel 1925) , i ponti (ad es.: il ponte Nomentano e il ponte Mollo o
231
Molle, ossia ponte Milvio) , i musei e le gallerie (in particolare, i Musei Vaticani e
232 233
la Galleria Corsini) , i teatri (spec. l’Apollo e il Valle) , i caffé e le gelaterie (in
234
particolare: il celebre Caffè Aragno) , per non parlare poi dei tanti resti e
monumenti antichi sparsi qua e là per la città e nell’immediato circondario (ad es., il
Forum, il Colosseo, il Pantheon, le Terme di Caracalla, il cosiddetto Arco di Druso,
235
la tomba di Cecilia Metella, ecc.) .
Riusciva ad emozionarsi perfino per l’incontro fortuito con la vecchia padrona
di casa dell’appartamento, abitato in un primo momento da lui e dalla madre in via
236
Felice (cfr. supra, nt. 117), la Sor Paolina , o per l’attraversamento di notte della
237
Piazza antistante la Stazione Termini (di allora: cfr. fig. 27) !
Merita, inoltre, di essere ricordato a parte quanto il Beloch scrisse alla fidanzata
pochi giorni prima di sposarla, precisamente la sera del 15 marzo 1877:

227
Per via Nazionale cfr. le lett. del 5 dic. 1875; del 7 apr., del 30 sett., del 10, 27, 30 ott., del 4 nov.
1876; del 9 genn. 1877; - per la via Felice (su cui vd. supra, ntt. 117-119): lett. del 13 marzo 1876 e del
25 genn. 1877; - per via delle Quattro Fontane: lett. del 9 genn. 1877; - per Via Condotti: lett. del 12 ott.
1873.
228
Per Piazza di Spagna: lett. del 12 ott. 1873; per quella antistante la Stazione Termini vd. infra.
229
Per Villa Borghese: lett. del 20 nov. 1876; - per Villa Albani: lett. del 27 febbr. 1877.
230
Per Porta del Popolo vd. lett. dell’11 marzo 1877; - per Porta S. Sebastiano: lett. del 22 gennaio
1877; - per la Porta Salara (sic !): lett. del 20 nov. 1876 (cfr. pure infra).
231
Sul ponte Nomentano vd. lett. del 20 nov. 1876; su ponte Mollo (Milvio): lett. del 26 febbr. e
dell’11 marzo 1877.
232
Per entrambi vd., in particolare, la lett. del 17 marzo 1877.
233
Per il mitico Teatro Apollo, a Tordinona, ove, ad es., Giuseppe Verdi rappresentò per la prima
volta il «Trovatore» (1853) e sei anni dopo il «Ballo in maschera», chiuso e demolito nel 1888 per
consentire la costruzione di muraglioni lungo il Tevere, vd. lett. del 7 genn. 1877; per il Teatro Valle:
lett. del 26 febbr. 1877.
234
Cfr. lett. del 30 maggio 1883.
235
Cfr. supra, nt. 224 (e per i monumenti ivi non ricordati: vd. infra).
236
Cfr. lett. del 25 genn. 1877: «Mutter told me that on Sunday our old padrona from Via Felice -
Sor Paolina - came to visit her. The woman said how astonished she had been in seeing me. I had passed
by during the first days of my staying at Rome - the beard had impressed her very much. I was an uomo
fatto, she said, and looked 30 ! I think the beard is a very nice thing, don’t you, darling ! Though even if I
had it not, I would not mind it in the least, and not at all think myself too young for marriage». Vd. pure
supra, nt. 117.
237
Cfr. spec. lett. del 20 genn. 1877: «A reason that makes me go out oftener in the evening than I
used to, are these letters that have to be carried to the station - being once dressed and out doors, I don’t
want to return home immediately. I like to pass piazza di Termini at night - the stars are so bright, and it
is so lonely and quiet. You know I prefer writing in the evening to any other time, and doing so, I cant
resolve myself not to let you have what I have written for a whole day - I want you to have my news as
fresh as possible. So nearly all my letters to you are carried to the station between 8 and 9».
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 297

Fig. 27. L’ingresso della Stazione Termini a Roma intorno al 1890 (da una foto dell’epoca).

«I must tell you something of our [sc. di lui e di sua madre, Alwine Rösler] doings to-day.
In the morning I gave Mutter my little presents [quel giorno, infatti, ella compiva 49 anni!] -
also the flowers came, I had ordered a very pretty basket of white camelias and violetti [sic !]
di Parma. I could not put your letter into the basket though, as it came only a little before
dinner - the other one to myself alone, came already in the morning at 9. I don’t understand
how it was possible, as you wrote the note to Mutter first, and probably sent it in by the
omnibus man - so it ought to have come yesterday.
Then we drove out - to the Aventine - S. Sabina - do you remember when we drove there
together last winter ? What a lovely day it was then - I did not mind at all the little seat - but
to-day I did - very much indeed - and if it had not been for Mutter’s festa, who knows
whether I would have submitted to it !
From S. Sabina we drove to the cemetery, a rather strange place to drive to at a birthday -
but Mutter wanted to.
Of course I visited Shelley’s grave, and put some flowers on it - do you know why, my
[238]
love ? Last year we did not give him any flowers, but then I did not know the good night
yet. And in a few more days there won’t be any more goodnight between us - oh, and how
238
Cfr. P. B. Shelley, Good night, in Posthumous Poems, Preface of M. W. Shelley, London, Printed
for John and Henry L. Hund, 1824, p. 187: «Good night ? ah ! no; the hour is ill / Which severs those it
should unite; / Let us remain together still, / Then it will be good night. // How can I call the lone night
good, / Though thy sweet wishes wing its flight ? / Be it not said, thought, understood, / Then it will be
good night. // To hearts which near each other move / From evening close to morning light, / The night is
good; because, my love, / They never say good night». Di questa poesia Bella Bailey aveva parlato un
giorno al suo fidanzato, promettendogli di dargliene il testo appena possibile, sia pure con qualche
reticenza, poiché la riteneva un po’ audace: cfr. lett. del 30 maggio 1876: «There is a little piece of poetry
by Shelley, called “Goodnight” - some day I will show it to you - it says just what you have said to me
298 ANGELO RUSSI

Yet. And in a few more days there won’t be any more goodnight between us - oh, and how
happy I shall be when that time comes - when all separations are over. I long with all my
heart for that time to come when we will be united».

Da anni ormai Julius Beloch, Bella Bailey e Alwine Rösler riposano proprio in
quel Cimitero, a non molta distanza dalla tomba di Percy Bysshe Shelley (figg. 28-
30) !

**
*

Quanto alla Campagna Romana, che il Beloch amò - si può dire - con uguale
239
passione rispetto alla Città Eterna , trova ora ampia rispondenza nel Carteggio la
240
dichiarazione da lui resa nella Selbstdarstellung che allora (ma anche dopo, in
241
verità, per molti anni ancora) egli la percorse davvero in lungo e in largo («nach
allen Richtungen»).
In alcune lettere alla Bailey, infatti, sono descritti, non senza una punta di
giustificato orgoglio, i percorsi di qualcuna delle passeggiate da lui fatte all’epoca,
che francamente lasciano stupiti per la loro lunghezza e per il grado di difficoltà che
imprese del genere avrebbero comportato (e comporterebbero tuttora) per
chiunque, tanto più per un giovane come lui alle prese da anni con gravi disturbi
bronchiali.
Qui basterà, exempli gratia, riportare solo alcuni brani di queste lettere per
facilitare la piena comprensione di quanto si è appena detto.
La sera del 20 novembre 1876, ad es., così il Beloch scriveva alla sua fidanzata:

«Yesterday I took a long Campagna-walk. I went in a new direction - passed the Ponte
Nomentano - do you remember, where we used to sit on the hill side, while my mother was
sometimes when we parted in the evening, for all that I don’t mean to write it down, but you shall see it
some day». Alla fine, però, su insistenza di lui, aveva deciso di trascrivergliela per intero nella lettera del
9 giugno 1876: «Nun schreibe ich Goodnight - it is rather impassioned. I did not say I would show you it
at Camaldoli, but when we were married. - I will write it now though if you wish it, my darling»,
pentendosene però subito dopo: «You did not tell me whether you liked the “Goodnight” of Shelley -
perhaps you disapproved of it - but you made me send it - it was not my fault» (lett. del 15 giugno 1876).
239
Cfr., ad es., lett. del 25 gennaio 1877: «That dear Campagna - I always loved it, but I love it a
hundred times more now that so many recollections are connected with it». Va detto che nel Carteggio
ogni volta che si parla della Campagna Romana la denominazione è accompagnata quasi sempre da
espressioni d’affetto come ad es. «lovely» (lett. del 15 dic. 1875 e del 31 dic. 1876), «beautiful» (lett.
del 15 dic. 1875 e del 6 giugno 1876), «delightful» (lett. del 22 dic. 1875), «dear» (cfr. supra), ecc.
240
Beloch 1926, p. 7: «Auch die Campagna wurde nach allen Richtungen durchstreift». Cfr. supra
(con la nt. 122).
241
Dal Carteggio risulta che ancora nel 1883 egli era solito fare passeggiate e finanche lunghe
escursioni nella Campagna romana (cfr. lett. del 17 e 26 maggio e dell’8-9 giugno 1883).
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 299

Fig. 28. Roma, Cimitero Acattolico: la parte più antica del Cimitero; sullo sfondo: la Piramide di Gaio Cestio
e Porta S. Paolo.

Fig. 30. La lastra tombale di Percy Bysshe Shelley


con la scritta «Cor cordium», la data di nascita,
Fig. 29. Roma, Cimitero Acattolico: la tomba di quella di morte e tre versi del canto di Ariel dalla
famiglia dei Beloch. Tempesta di Shakespeare (atto I, scena II).
300 ANGELO RUSSI

waiting down in the carriage - then turned to my left and went across the fields to the place
where ancient Fidenae stood. From there I walked home in the valley of the Tibur through
porta Salara [sic !]. I started about 9 1/2 and came home a little before sunset - am felt so fire
and independent being bound to no hour, and able to run across the fields just as far as our
wishes. - I had a small rencontre with dogs - one of them was vey big, and of course I
immediately thought of Paul Heyse’s story we read last winter, but as I looked firm[e]ly into
the dog’s eyes, he thought it more prudent to retire.
I must devote myself to my dear Campagna a little more than other times this winter -
who knows it may be the last time I live in Rome. And besides that, after marriage, I won’t
have that same oportunity for taking long walks. Though, perhaps, who knows ? you did
splendidly a week ago from to-day when we walked across the hills above your villa - you
may be a perfect walker some day. With all that I doubt whether you ever will arrive to the
point of making 15 or 20 miles in one day, as I did yesterday».

Sette giorni dopo, il 27 novembre 1876, così le scriveva di nuovo in merito:

«On the following day - yesterday - I left Rome with the 9 1/2 train and went to Albano -
you know, I like to go to the country on Sunday, as the library is closed and the museums
crowded, and I can’t work much in town. I had two Germans with me - a professor and a
doctor - the one that perhaps is going with me to Greece. We went from Albano to Nemi and
from there to Frascati, and with by the 6 o’ clock train to Rome - a pretty long walk, but very
beautiful. I would have enjoyed it more probably if I had done it alone or with my Italian
[242]
companions. At Frascati I made a short visit to Miss Wells and found her ill. While she
had been standing on the balcony, a stone had hurt her head, either thrown from the street or
fallen down from the roof - they could not find out who did it. It did not seem to be of much
account though. Nemi is one of the prettiest places in the Campagna, and I am sorry we did
not take you there when you were here last winter. Some day in the future we will visit it, and
then I will enjoy much more that excursion, I should think I will !».

E ancora, nella lettera del 20 gennaio 1877:

«In the afternoon I took a cab till Porta S. Sebastiano, and from there walked a few miles
into the Campagna, first to the grove of Egeria - do you remember the time we were there
just the day before I went to Florence to tell Mamma about our engagement ? Then I went
across the fields to the tomb of Caecilia Metella and back again to the gate - I had a beautiful
sunset, and I thought of you all the way of the times we had been in the Campagna together,
and the time to come when we will walk there again».

In quella del 26 febbraio 1877:

«Yesterday I took in the afternoon a long Campagna walk to Antemnae - near ponte
Mollo - in company of a young man who had studied with me at the Heidelberg university.
242
Su cui vd. supra (con le ntt. 77-79); cfr. anche infra, nt. 248.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 301

I’m afraid it will be the last time I have been at Antemnae as they have built some walls that
make it almost impossible to get there. The days are so nice and long now for Campagna
excursions, one can go out after dinner and has plenty of time for going to any place».

E perfino a due settimane dal matrimonio, così le scriveva nella lettera dell’11
marzo 1877:

«I made my excursion to the battle-field of the Allia to-day - started off before 9 o’clock
in the morning, walked outside of Porta del Popolo until the 9 th miglio, and came back
about 5 - as I drove until Ponte Molle both times it was not such an awfully long walk after
all.
It’s the first good long Campagna walk I have taken since last fall, and of course I
enjoyed it very much - it was just the day for walking, a little clouded, and a mild tramontana
- neither too cold nor too warm - and all the mountains round Rome looked so beautiful in
their white cover of snow. I suppose you will never be able to take any such long walks with
me - it would not be best for you if you did - but we will take a good many short walks
together - it will be so lovely to walk with my little wife».

Anche le risposte di lei in proposito risultano assai spesso meritevoli di


attenzione, vuoi per lo spirito che talvolta le anima in particolare, vuoi in rapporto
agli stessi studi del giovane Beloch o ai tempi di questa loro corrispondenza.
Divertente e significativo è, per esempio, al riguardo quant’ella ebbe a
scrivergli in data 15 dicembre 1875 (all’epoca non erano ancora fidanzati):

«How lovely your walk in the Campagna must have been ! I know nothing of the places
you speak about. I have seen so little of the Campagna ! Oh dear ! would that I were not what
I am, a girl, then I too might take long walks without fear of highwaymen.
We - the weaker ones - are damned always to remain at home, while the men may scour
the world alone, without need of protections. I tried to imagine myself miserable then,
because I was only a girl. I don’t think I am at all unhappy about it, though. I would rather be
what I am taking every thing into consideration. I am not bold and courageous enough to be a
man, that is the truth of the matter. I would not be out alone on a dark night for world, and I
am ashamed to say thunder-storms do fright on me a little, just a little sometimes ! Am I not a
coward ? It is well that you should know what a cowardly little specimen you have as a friend
- you will find that out no doubt, when I come to Rome.
I have wandered far away from what I was saying of the campagna. So you passed under
the Arco del Druso, and on to that Grotta I don’t remember the name of it, but it does not
matter. I can imagine all the same, it’s beauty. That day - it was all so beautiful - were you
happy then, mein Herr Julius ? I like always to know when it is that you are happy.
[...] You enter into my dreams sometimes - of course you do. I think of what you have
told me of your life in Rome. I picture it all in my mind. Sometimes you are sitting at your
table, hard at work, without me thought into side of it (the work); then you are out walking,
perhaps in the dear campagna; here again I see you playing bézique with your Mother - that
302 ANGELO RUSSI

you are not so fond of doing. I will play with her when I come, and perhaps an occasional
game with you, if you care to ! Your books may prove to be a more attractive occupation -
than bézique. That I shall find out. Then I see you sometimes writing to me. It is late, and you
are tired perhaps. «What a tiresome little Freundin it is !», you murmur to yourself as you
begin your letter. «She knows how occupied I am, and yet she always says write soon !».
I don’t mean to say it this time, no, I will restrain myself so far, but all the same I hope
your many occupations will not keep you from writing. This I am saying not in dreams. I am
wide awake now».

Interessante anche in rapporto agli studi storico-topografici del Beloch è quanto


si legge, ad es., nella lettera della Bailey in data 13 marzo 1876:

«Monday evening. - I won’t be silly - never no more - for you go and scold me, you
naughty Julius. However it was a very dear scolding, so I will forgive you for it, dear. And
I’ll try not to be depressed anymore. Oh, you are a dear thing to say such nice things to me !
But don’t say that you approve of me just as I am - I shall become so selfsatisfied, in
consequence that my German, my history, everything may be terribly neglected, and I will
be the laziest little mortal in the world.
Dear, don’t you believe it. Your letter of this morning has, on the contrary, spurred me on
to do more. I studied this evening for the first time with energy, and enjoyed it too. Also I
[243]
have begun Burn’s Rome and the Campagna , and actually I am very much interested in
the little I have read of it. I don’t say that I will remember all that I read, that would be asking
too much, but I like it more, it is no longer a task for me. You see I can’t help liking those
things that interest you, no matter how little I may understand them. Do you know where I
first saw Rome and the Campagna ? Do you not remember when we looked through it the
evening we visited you at your house in the Via Felici [sic !]? And I found it so stupid
because it was not a romance. Now how wise I have grown, so wise. I would not look at a
novel for the worlds ! That’s not a bit true, you know. - I am dying to read a novel by Rhoda
[244] [245]
Broughton Coming thro’ the Rye . I might as well confess to this little weakness. She
writes such clever bright stories, and Margaret ever since I have been home has been trying
to make me read this one. I wish a headache would come, then I should read it immediately,
otherwise nothing would tempt me to read it, no, not even if you wished me to. It would be
the entering wedge perhaps, and now too that I am finding other more important things
interesting, it is better that I should keep clear of novels».

243
Cfr. R. Burn, Rome and the Campagna. An historical and topographical description of the site,
buildings and neighbourhood of ancient Rome, with 85 illustrations by Jewitt and 25 maps and plans,
Cambridge - London 1871, pp. LXXXIII-483.
244
In realtà, Comin’ thro’ the Rye è opera di Ellen Buckingham Matthews (alias Helen Mathers),
che pubblicò, nel 1875, «a secretly written and anonimously published autobiographical novel
influenced by the work of Rhoda Broughton», riscuotendo ampio successo. Cfr. ora in merito L. Sage,
The Cambridge guide to women’s writing in English, Advisory editors: G. Greer - E. Showalter,
Cambridge 1999, pp. 426-427, s. v. Mathers, Helen.
245
Si riferisce a Rhoda Broughton, credendola autrice della novella appena citata.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 303

In rapporto ai tempi riesce, invece, interessante leggere il seguente brano di una


lettera, inviata il 6 marzo 1876 dalla Bailey al Beloch (suo fidanzato ormai da
quindici giorni !), ove si parla di un sopralluogo da lui effettuato a Mentana due
giorni prima:

«Of course I did not know anything of Garibaldi’s volunteers’ defeat by the French at the
[246]
town near Monterotondo: Mentana . But I expect you to tell me all about the whole
campaign someday. Are you not my well of wisdom from which I draw further supplies of
informating (when you are inclined to let me) ? How much of this information, or these facts
I keep in my mind I can’t say».

Di certo, però, sua madre, Margaret Lucy Shands Bailey, ne avrà saputo di più,
visto quanto lei e il marito (Gamaliel Bailey) si sforzarono a suo tempo di fare per la
«causa italiana», ospitando nel loro salotto più volte emissari di Mazzini alla
247
ricerca di fondi . Ma Bella all’epoca non aveva neppure nove anni e l’Italia - tutto
sommato - doveva apparire allora, da Washington, così lontana!

**
*

Frutto delle tante passeggiate fatte dal Beloch nei primi mesi del suo soggiorno
a Roma, sia nella città, sia nel circondario, è l’articolo apparso il 7 febbraio 1874
nella rubrica Il Cosmopolita del settimanale The Cosmopolite, diretto dall’amica di
famiglia, Clara Louisa Wells (conosciuta a Sorrento, ma residente allora a
248 249
Frascati) , dal titolo: Corrispondenza Italiana . Quest’articolo, che al posto
250
della firma presenta la sigla B., è stato solo di recente attribuito al Beloch , per cui
è parso opportuno riprodurlo anche in questa sede, per consentire al lettore di
ricavarvi, sulla base di quanto si è fin qui detto, con maggior immediatezza che in
precedenza, tutti i riscontri e le conferme a sostegno della proposta di attribuzione
all’«Althistoriker» del lavoro in questione, del resto ben in linea con altri articoli
apparsi in quel periodo nella stessa rivista, a lui ascrivibili sicuramente - come si è
251
visto - per varie ragioni .
246
Si riferisce alla battaglia, combattuta colà il 3 novembre 1867 (meno di nove anni prima!) tra i
volontari di Garibaldi e le truppe franco-pontificie.
247
Cfr., in particolare, Harrold 1986, pp. 133, 196 (e nt. 54), 211 (e nt. 48), 214; Russi, in Senatore
(ed.) 2011 (ntt. 85-86) e passim.
248
Cfr. supra (ntt. 77-79, 242).
249 e
Cfr. [G. Beloch], ‘Corrispondenza Italiana’, The Cosmopolite II Année - N° 6 (Samedi 7
Fevrier 1874), pp. 3-4, ripubbl. in Russi 1991, p. 81-84 = 1993, pp. 54-56.
250
Cfr. Russi 1991, pp. 37-38 e nt. 106 = 1993, pp. XLVII e nt. 106.
251
Cfr. supra (ntt. 72, 84-86, 89, 94, 96-97, 105). Vd. pure infra.
304 ANGELO RUSSI

Eccone il testo:

Corrispondenza Italiana

Non è facile compito quello di raccogliere notizie che possano interessare, quando
poche sono quelle sulle quali deve cadere la scelta, ed anche le poche non sono degne di
particolare menzione. Per quanto si riferisce alla politica presentano bensì interesse gli
episodii della lotta fra liberali e ultramontani, che va assumendo in Europa proporzioni non
indifferenti, mà [sic !] in Italia tale quistione fà il suo cammino senza molto strepito
[252]
coll’applicazione delle Leggi e pochi se ne occupano .
La discussione che si sta facendo al Parlamento Nazionale del progetto di Legge
sull’istruzione elementare obbligatoria, incontra non poca opposizione e, sotto certi punti di
vista, abbastanza seria da far prevedere che, se non farà naufragio, verrà però di molto
[253]
modificata .
Finora in Roma la febbre delle baldorie carnevalesche non si è affatto manifestata nel
Pubblico; speriamo che la società [ p. 3 / p. 4 ] costituitasi per le feste a farsi negli ultimi
giorni del carnevale, e che prese il nome di Pasquino II, sappia coll’esecuzione di quanto ha
promesso con apposito programma, scuotere le fibre di molti e toglierli a quello stato di
[254]
apatia, che fa tanto contrasto colla pazza allegria degli anni scorsi .
Notizie interessanti avvene invece pei cultori degli studii storici ed archeologici e
vengono frequentemente fornite dalle scoperte che si fanno di importanti avanzi di
monumenti antichi. Se ne fecero anche in questi ultimi giorni negli scavi che si stanno
eseguendo per la costruzione di nuove case all’Esquilino. Fra questi merita menzione il
complemento di un piccolo gruppo di un fanciullo che abbraccia un leone, ed una tazza
[255]
ornata di eleganti rilievi .
La quantità delle scoperte che si fanno da qualche tempo servì a dare a questo genere di
studii maggiore impulso, e a stuzzicare la curiosità anche di coloro che prima d’ora erano
[256]
rimasti indifferenti . Prova di ciò sono le frequenti escursioni che si fanno nella campagna
romana, principalmente nelle località che, mentre presentano molto interesse, sono le meno
[257]
visitate, come a ragione d’esempio la via Salara [sic!] , lungo la quale esistettero alcune
252
Per un quadro generale del problema vd. ora, ex. gr., Guerriero-Zambarbieri (edd.) 1990, I, pp.
10
1-106; Bihlmeyer-Tuechle 1994 , § 212. Per i suoi riflessi in Italia vd., in particolare, Confessore
2001, pp. 27-74 e passim.
253
In realtà il giorno prima, 6 febbraio 1874, la mancata approvazione di quel progetto di Legge da
parte del Parlamento aveva già provocato le dimissioni del Ministro della Pubblica Istruzione Antonio
Scialoja e la sua sostituzione ad interim con il titolare dell’Interno, Gerolamo Cantelli, fino al 27
settembre di quell’anno, allorché verrà nominato quale titolare del dicastero dell’Istruzione Pubblica
Ruggiero Bonghi (vd. supra).
254
È curioso constatare come anche il Mommsen fosse stato colpito a suo tempo dai festeggiamenti
del Carnevale a Roma: cfr. Mommsen, Tagebuch 1844/1845 (ed. ital. 1980), pp. 118-125.
255
Su tutto ciò vd. già all’epoca Lanciani 1874, pp. 35-88, 195-223, spec. 36, 215 sgg. Più in
generale, fra gli ultimi, L.T.U.R. II 1995, pp. 234-237 (con la bibl. prec.); Palombi 1997, pp. 1-66 (pure
con bibl.); 2006, p. 59 (e nt. 53) e passim (con altra bibl.).
256
Cfr. ora in merito soprattutto Coarelli 1990, pp. I-II; L.T.U.R. Supplementum II, 1: Gli scavi di
Roma: 1878-1921, a cura di F. Coarelli, testi di G. Battaglini et al., 2004, pp. 419 passim.
257
A proposito della denominazione di questa via vd. infra, nt. 260.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 305

[258]
città che occupano un posto abbastanza importante nella storia di quei tempi , e la Via
[259]
Cassia che conduce alle rovine di Veii, famosa per la sua posizione, che obbligò i Romani
[260]
ad un assedio di dieci anni .
[261] [262]
Sortendo dalla Porta Salara [sic !] , ora ricostrutta interamente , trovasi a destra il
sepolcro di un ragazzo dodicenne che, giusta l’inscrizione, fu vincitore all’agone capitolino
che allora aveva luogo ogni cinque anni e al quale si presentavano i più celebri poeti. Nel
sepolcro medesimo si rinvennero scolpite [sic !] su tavole di marmo i versi in lingua greca,
fatti dal giovane poeta in quella circostanza e ciò ad arte dai parenti affinché nessuno avesse
a dubitare della verità del fatto che risulta aver avuto luogo verso la metà del primo secolo
[263]
dell’era volgare .
[264]
Circa due miglia oltre la Porta Salara, la via passa l’Aniene per mezzo di un ponte in
muratura, ora in ricostruzione. Negli scavi eseguiti in prossimità di esso, allo scopo di
estrarre i materiali necessarii ai lavori, furono scoperti due sepolcri. Di rimarchevole
[265]
trovossi in uno di essi una lapide colla seguente inscrizione :

D.M.
Charitines
Conjugis optimæ
Sanctissimæ piissimæ
Erga se liberosque comunes
Vix. an. XXXVI M. X.
Ti. Julius Eutichus
Cum Liberis

Non molto al di là del ponte vedesi a sinistra un piccolo colle sul quale ebbe sede la città
[266]
di Andemne . Di essa non si vedono che le traccia [sic !] di una porta, ed al piede del colle

258
Cfr. ora in merito J. R. Patterson, s. v. ‘Via Salaria’, in L.T.U.R. V 1999, pp. 144-145 (con la bibl.
prec.).
259
Su questa via informa minuziosamente Tomassetti [1976], pp. 9-254; più in generale, fra gli
2
ultimi, vd. Coarelli 1993 , pp. 184-185, 206.
260
Su Veio vd., fra gli ultimi, in particolare: Colonna 2001, pp. 3-4 (con discussione della bibl.
prec.); Ceci 2008, pp. 96; Guida archeologica del Parco di Veio 2010, pp. 158 (pure con bibl.). Cfr.
anche infra.
261
Da notare che anche nel Carteggio la Porta Salaria è denominata dal Beloch «Salara»: cfr. lett.
del 20 novembre 1876 (vd. pure supra, nt. 230). Lo stesso dicasi per la via Salaria, denominata
anch’essa - come si è visto poc’anzi (cfr. supra, nt. 257) - «Salara».
262
Era stata seriamente danneggiata durante l’azione bellica del 20 settembre 1870, per cui era
stato necessario poco dopo demolirla completamente. Ricostruita già nel 1873 su disegno
dell’architetto Virginio Vespignani, fu abbattuta definitivamente nel 1925: cfr. Di Castro 1961, p. 35
sgg.
263
Cfr. Visconti 1871, pp. 28; Henzen, Bull. d. Inst. 1871, pp. 98-113, da cui C.I.L. VI 33976 (=
I.L.S. 5177) e I.G. XIV 2012 (Cagnat, I.G.R., I 350-352; Peek, G.V.I. 1924). Da ultimo, vd. l’eccellente
edizione di L. Moretti in I.G.U.R., III, 1979, pp. 189-193 nr. 1336.
264
Nel testo è scritto per errore: Acciene !
265
Cfr. C.I.L. VI 14728.
266
Su Antemnae vd., in particolare, Quilici - Quilici Gigli 1978; ultimam. Cifani 2008, pp. 185-192
e passim (con la bibl. prec.).
306 ANGELO RUSSI

stanno alcuni avanzi del fonte che forniva l’acqua agli abitanti essendo costume, come si
osserva ancora in alcuni villagi [sic !] di origine antica, di avere il fonte fuori dell’abitato.
Verso il quinto miglio, su di un monticello alla destra della via, stava Fidene, di cui non si
rinvennero finora che alcuni sepolcri; presentemente avvi un vasto e vecchio fabbricato
[267]
detto Villa Spada .
[268]
Partendo dalla Porta del Popolo e passando il Tevere a Ponte Molle , si trova a destra
la via Flaminia e, piegando di poco a sinistra, la Via Cassia per la quale, come si disse, si
giunge in prossimità di Veii.
Prima di parlare di questa città non sarà inutile accennare ciò che lungo la via può essere
degno di osservazione, anche nel caso che non siavi traccia di ciò che ivi esistette;
l’Imperatore Lucio Vero, verso il quinto miglio della via, ebbe una Villa ove Marco Aurelio
[269]
amministrò la giustizia ; ivi pure si facevano sacrifizii alla Dea Rubigine, essendo
credenza d’allora che da quella dipendesse l’esito più o meno felice della coltivazione del
[270]
grano . Verso il sesto miglio trovassi un sepolcro detto volgarmente di Nerone, mentre
[271]
l’inscrizione lo dice dedicato a Pubblio J... ; è noto poi che il sepolcro di Nerone fu
[272]
rinvenuto nel luogo ove ora sta la chiesa di S.ta Maria del Popolo .
Lasciando la via Cassia, dopo il decimo miglio e percorrendo una via a destra meno
ampia, fatta sulle traccie di una antica, si giunge ad un piccolo colle detto isola Farnese,
perché sulla cima una famiglia Farnese vi costrusse nel medio evo un castello ora in rovina;
vi si trovano poche ed umili abitazioni che ricoverano una popolazione di sessantacinque
[273]
persone dedita all’agricoltura e alla pastorizia . La natura del suolo è tufacea ed in esso
[274]
trovansi scavati molti sepolcri facendo supporre quasi che là stesse la Necropoli di Veii .
Dall’isola Farnese a Veii è breve il tratto, ma tutto in ascesa, incontrandosi verso la metà
[275]
del cammino la cascata formata dalle acque che, provenendo da Cesana , servono di
motore ad una macina da grano.
267
Su Fidenae vd., in particolare, Quilici - Quilici Gigli 1986, pp. 479; ultimam.: Cifani 2008, pp.
174-182 e passim (con la bibl. prec.).
268
Sul nome di questo ponte vd., per tutti, Tomassetti [1976), III pp. 311-312.
269
Cfr. S.H.A., Vita Veri, 8, 8-9. Su questa villa, localizzata ora con certezza all’Acqua Traversa, vd.
da ultimo: De Franceschini 2005, pp. 69-73.
270
Cfr. Augustini De civitate dei IV 21.
271
Cfr. ora in merito Equini Schneider 1984, pp. 85. Per il testo epigrafico: C.I.L. VI 1636.
272
Per questa localizzazione della tomba di Nerone vd., per es., già De Albericis 1599, pp. 3-10.
Sulla questione cfr. ultimam. A. Campese Simone, s. v. ‘Sepulcrum: Domitii’, in L.T.U.R. IV 1999 pp.
286-288 (con la bibl.).
273
Cfr. Tomassetti [1976], III p. 121 sg.: «Un nome di paese lontano da Veio, come Farnese,
derivato dalle fragne, e titolo signorile di una celebre famiglia di condottieri di ventura, salita alla
massima celebrità storica con un Papa e con un capitano famoso, un nome affatto estraneo a questo
territorio, è venuto per motivo soltanto patrimoniale, a prendere il posto della più rinomata città
etrusca, della rivale di Roma, della regina del territorio più vasto della regione posto tra il Soratte e il
Cimino. Strane vicende del mondo !», con il richiamo in nota - nell’edizione sopra citata - dell’articolo
di P. Ducati, ‘Paesaggi etruschi. Veio, la nemica di Roma’, apparso ne Il Corriere della Sera del 14
novembre 1940.
274
Vd. ora in merito, in particolare, Bartoloni-Delpino 1979, pp. 102; Bartoloni et alii 1994, pp. 1-
46; Bartoloni (ed.) 1997, pp. 261; Moretti Sgubini (ed.) 2001, passim, spec. pp. 257-274 (per la bibl.
prec.).
275
In realtà: Cesano, oggi frazione di Roma (= Z. LII, ossia “cinquantaduesima zona”, dell’Agro
Romano).
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 307

Veii era posto sull’alto di una collina; il perimetro della città era di circa sette miglia e per
essere il terreno tagliato quasi a picco intorno ad essa e circondata tutta da fossato, vi si
poteva accedere solo per mezzo di un istmo di terra abbastanza piccolo da esserne agevole la
[276]
difesa . Queste circostanze la rendevano così forte, che i Romani non la poterono avere
[277]
che dopo dieci anni d’assedio, comandati da Furio Camillo .
Fra le cose rinvenute negli scavi eseguiti a Veii, va principalmente annoverata una statua
[278]
di Tiberio, che ora trovasi al Vaticano , e le dodici colonne Joniche che pel loro stato di
perfetta conservazione veggonsi ora in opera a sostegno del terrazzo che in Piazza Colonna
[279]
fa parte della casa occupata ora dall’Officio di Posta .
Non meno rimarchevoli sono due piccole celle scavate nel tufo e in parte dipinte
internamente. Le pitture non sono di alcun valore, ma vi si rinvennero diversi oggetti
pregievoli che vennero asportati; ora contengono solo parecchi vasi etruschi di diverse
forme e qualche oggetto di bronzo, che l’umidità del luogo fa sempre più deperire.
B.

6. La collaborazione alla rivista di Clara L. Wells: The Cosmopolite / Le


Cosmopolite (1873-1874), e la pubblicazione in essa di Surrentum im Alterthum
(1874)

280
Come si è visto , a partire dal 16 agosto del 1873 il giovane Beloch aveva preso
a collaborare, sia pure saltuariamente, con la rivista settimanale ginevrina The
Cosmopolite / Il Cosmopolita - Le Cosmopolite - Der Cosmopolit (e più tardi, per
281
un certo periodo, anche El Cosmopolita) , che aveva iniziato peraltro le sue
282
pubblicazioni appena tre settimane prima: il 26 luglio 1873 .

276
Sul sito dell’antica città vd. supra, nt. 260.
277
Per lo studio delle fonti su questo episodio della storia romana è tuttora valido quant’ebbero a
3
scrivere due allievi dello stesso Beloch: De Sanctis 1907 (= 1979 , spec. p. 7 nt. 10 e p. 25); Pareti 1952,
I pp. 451-456.
278
Cfr. ora in merito, in particolare, Kreikenbom 1992, p. 112 sgg.; Pensabene 1996, p. 260 e nt. 81.
279
Oggi Palazzo Wedekind (sul lato Ovest di Piazza Colonna), che fu in effetti un tempo sede delle
Poste pontificie e successivamente del quotidiano Il Tempo. Le colonne, rinvenute a Veio nel 1812-
1817, furono impiegate a sostegno del caratteristico portico, sormontato da un’ampia terrazza, al
momento della ricostruzione del palazzo, voluta da Papa Gregorio XVI, ad opera di Pietro Camporese
il Giovane nel 1838. Poco dopo l’articolo del Beloch sopra riportato, nel 1879 il banchiere tedesco
Wedekind acquistò il palazzo, facendolo ristrutturare sulla base di un progetto di G. B. Giovenale.
280
Cfr. supra (con le ntt. 72, 74-76, 79, 84-86, 89-90, 96-97, 105, 249).
281
Su di essa vd. spec. Blaser 1956, p. 270; Russi 1991, pp. 23-24 (e nt. 68); 1993, pp. XXXI-XXXIV
(e nt. 68).
282
Il primo numero, infatti, della rivista in questione - ormai introvabile (non si conserva neppure
nella Bibliothèque publique et universitaire di Ginevra, che, unica in Europa, possiede quel settimanale
quasi al completo: collocaz. Rb 204; cfr. Russi 1991, p. 24 nt. 69; 1993, p. XXXI nt. 69) -, dovette
apparire, in base appunto alla sua cadenza settimanale, sabato 26 luglio 1873.
308 ANGELO RUSSI

283
Diretta inizialmente da Hadrien Fulliquet , essa era destinata a cambiare nel
284
corso della sua breve esistenza (dal 26 luglio 1873 al 26 ottobre 1874) , più volte,
titolo, sottotitolo, periodicità ed editore.
Denominata, infatti, nei primi 23 numeri della Ire Année: The Cosmopolite, era
diventata, a partire dal primo numero della IIe Année (3 gennaio 1874): Le
285
Cosmopolite .
Anche i sottotitoli ebbero a cambiare più volte: dal nr. 1° al nr. 16° della Ire
Année, dopo il titolo The Cosmopolite, si leggeva: Il Cosmopolita - Le Cosmopolite
- Der Cosmopolit (dal nr. 8° al nr. 16°: Der Kosmopolit). Journal anglais, français,
allemand & italien; dal nr. 17° al nr. 23°, sempre della Ire Année: Il Cosmopolita - Le
Cosmopolite - Der Kosmopolit - El Cosmopolita. Journal anglais, français,
allemand, italien & espagnol. Nella IIe Année, il primo numero riportava ancora
questo sottotitolo (Journal anglais, français, allemand, italien & espagnol),
eliminando però già la ripetizione della denominazione della rivista nelle varie
lingue utilizzate (Il Cosmopolita - Le Cosmopolite - Der Kosmopolit - El
Cosmopolita.). Nei numeri successivi, dal 2° al 16° della IIe Année, lo spagnolo
spariva del tutto, ritornando ad essere il Journal anglais, français, allemand et
italien; per diventare, poi, dal nr. 17° al 18°: Journal des Touristes / anglais,
français, allemands & italiens, e dal nr. 19° al 43°: Revue Artistique, Littéraire &
286
Scientifique / Journal anglais, français, allemand & italien .
287
Quanto alla periodicità, pur rimanendo sempre settimanale («hebdomadaire»)
- il Journal paraissant tout les samedis durante l’intera Ire Année e i primi 10 [in
288
realtà 11] numeri della IIe Année (fino, cioè, al 14 marzo 1874) -, essa cambiò, a
partire dal nr. 11° [in realtà 12°] della seconda annata fino alla fine (nr. 43° del 26
289
ottobre 1874), il «Journal paraissant tous les lundis» .
È documentato, poi, che, almeno da Lundi 4 Mai 1874 in poi (IIe Année - N° 17),
«alleinige Herausgeberin des in Genf in deutscher, französischer, englischer und
290
italienischer Sprache wöchentlich erscheinenden Journals Le Cosmopolite» era
291
diventata Miss Clara Louisa Wells , presentata in quell’occasione come «eine in

283
Cfr. Blaser 1956, p. 270. Vedi, però, anche infra (con le ntt. 290-291).
284
Erroneamente il Blaser (loc. cit.), seguìto anche dallo scrivente (cfr. Russi 1991, p. 23 nt. 68;
1993, p. XXXI nt. 68), faceva partire la rivista in questione il 16 agosto 1873, ma questa data corrisponde
a quella di pubblicazione del nr. 4° della Ire Année. Cfr. in merito anche supra, nt. 282.
285
Cfr. Blaser 1956, loc. cit.; Russi 1991 e 1993, locc. citt.
286
Ibid., locc. citt.
287
Blaser 1956, loc. cit.
288
Cfr. Russi 1991, p. 23, nt. 68; 1993, p. XXXI nt. 68.
289
Ibid., locc. citt.
290
Così in Le Cosmopolite II 17, p. 3. Cfr. anche supra (nt. 79).
291
Su di lei cfr. supra (con le ntt. 77-78, 242, 248); vd. pure infra.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 309

Rom angesehene und dort sich aufhaltende


292
Persönlichkeit», nonché «Verfasserin» .
Si è già avuto occasione in questa sede di far
riferimento a questa singolare figura di
293
gentildonna , definita, di volta in volta, nei pochi
lavori a lei finora più o meno espressamente
294 295
dedicati : «an eccentric lady» , una «raffinata
pubblicista statunitense, nonché abile ed
296
intraprendente donna d’affari» , «an example of
297
the Victorian eccentric» , «an environmental
298 299
activist» , «an ingenious woman» , ma anche «a
300
utopian» e finalmente «Die Visionärin Clara
301
Louisa Wells» . Ma, se è pur vero che talune sue
“invenzioni”, rigorosamente brevettate in Europa
302
(Italia, Francia, Inghilterra) e negli U.S.A. , sono
ricordate oggi solo quali «Brevets d’invention tout Fig. 31. Disegno esplicativo del
303 Brevetto Fr. 480.278-A: Nouvel
à fait insolites» (cfr., ad es., il Brevetto Fr. appareil pour les skieurs sur eau et
480.278-A: Nouvel appareil pour les skieurs sur d’autres nageurs, di Clara Louisa
eau et d’autres nageurs, registrato il 12 luglio 1916 Wells, registrato il 12 luglio 1916.
[figg. 31-32]: il giorno stesso, cioè, in cui a Trento,
nel Castello del Buonconsiglio, venivano impiccati Cesare Battisti e Fabio Filzi,
mentre in Francia era in atto una delle tante manovre della sanguinosissima
304
battaglia della Somme!) , non può non accettarsi - più in generale - quanto
dichiarato recentemente da Deborah Jaffé nel corso di un seminario tenuto alla
292
Cfr. Le Cosmopolite cit. (supra, nt. 290), p. 3.
293
Cfr. supra (con le ntt. 77-78, 242, 248, 291).
294
Manca tuttora uno studio specifico ed esauriente su C. L. Wells. Riferimenti a lei, più o meno
approfonditi, ma pur sempre parziali, ricorrono nella bibl. cit. supra alla nt. 78.
295
Consulate General of the U.S.A., Barcelona, Report of Death of Miss Clara Louisa Wells: 28
December 1925, cit. da Jaffé 2010, p. 178.
296
Russi 1991, p. 34 = 1993, p. XXXIX.
297
Van Dulken 2001, p. 12 (che considerava la Wells - erroneamente - «presumably British since
she entrusted some of her applications to the care of the local British consul, and only used the British
patent system (but she did use some Americanisms, and lived in Boston). Otherwise she lived on the
Mediterranean shores».
298
Jaffé 2010, pp. 159 e 167.
299
Ibid., pp. 153-182.
300
Jaffé 2011: ‘Utopia - Clara Louisa Wells’.
301
Jaffé 2006, p. 138.
302
Cfr., per es., Office européen des Brevets, s. v. Wells, Clara Louisa (10 Brevetti).
303
See 1968, s. v. ‘Wells, Clara-Louisa’.
304
Office européen des Brevets, s. v. Wells, Clara Louisa: Brev. Nr. 2: FR 480278 (A),
Classification Internat.: B63B35/83; Europ.: A01K1/035, A01K15/02D, B63B35/83. Cfr. anche See
1968 (cfr. nt. prec.).
310 ANGELO RUSSI

School of Advanced Study della University of


London (25 maggio 2010): «But within her eccen-
tricity, imagination and utopian dreams there was
great foresight of some of today’s environmental
305
issues» . Come pure va sottolineato che molti degli
scritti della Wells, soprattutto di geografia e di
topografia storica, hanno avuto proprio negli ultimi
306
anni ristampe, nuove edizioni e traduzioni varie .
Appare, quindi, quanto mai opportuno
approfondire ulteriormente il personaggio in
Fig. 32. Disegno esplicativo del questione soprattutto in relazione all’assunto qui
Brevetto Fr. 480.278-A: Nouvel
appareil pour les skieurs sur eau et perseguìto (gli esordi scientifici ed accademici del
d’autres nageurs, di Clara Louisa
Wells, registrato il 12 luglio 1916. Beloch), magari sulla base di nuova documentazione,
che rischierebbe altrimenti di rimanere inutilizzata
(vd. infra).
È altresì evidente, su un piano più generale, che i tempi sembrano essere ormai
maturi perché si approfondisca - ovviamente in appropriata sede - la singolare
vicenda umana ed intellettuale della Wells tuttora in buona parte da scoprire (forse
proprio a causa della versatilità del suo ingegno).
Persino i suoi dati biografici restano tuttora piuttosto incerti, nonostante il
recente ritrovamento da parte della Jaffé del Report of Death di questa «eccentric
lady» presso il Consulate General of the U.S.A. a Barcellona, da cui risulta ch’ella
307
morì a Murcia nella Spagna meridionale il 28 dicembre 1925 all’età di 85 anni .
Nata intorno al 1839 nel Maine, New England, U.S.A., da una ricca ed agiata
308 309
famiglia , imparentata con gli Appletons (ch’erano da almeno due generazioni
310
al servizio della diplomazia statunitense) , Clara Louisa Wells studiò a Boston,
dove conseguì «a degree in Science», ma si formò anche un’ottima preparazione
311
tanto in àmbito classico, quanto letterario e persino musicale . Affascinata
305
Jaffé 2011 (summary).
306
Cfr. Wells 1878 (traduz. ital.: Frascati 2005); 1883 (rist. anast.: Avezzano 1984); 1906 (rist.
anast.: General Books, 2009); 1912 (rist. anast.: Kessinger Publishing, LLC, 2010).
307
Cfr. Jaffé 2010, pp. 176; 2011 (summary).
308
Cfr. Jaffé 2010, p. 167 sg.
309
Per la parentela con gli Appletons vd. infra.
310
Risulta, infatti, che John Appleton (1758-1829), figlio di Nathaniel e di Rachel Henderson, fu
«United States Consul at Calais» e che suo figlio, John James Appleton (1792-1864), nato in Francia
durante il consolato del padre a Calais, fu prima Segretario di Legazione in Brasile tra il 1817 e il 1825 e
poi incaricato di affari per gli U.S.A. a Madrid e a Stoccolma; ritiratosi in Francia, sposò Augustine
Elizabeth Houdan ed ebbe due figli: Charles-Louis (cfr. infra) e Jean Appleton. La documentazione in
merito si conserva presso The Massachusetts Historical Society a Boston: Haven-Appleton-Cutter
Papers, 1692-1972, 6 document boxes.
311
Cfr. in merito spec. Russi 1991, pp. 34-35 nt. 95; 1993, pp. XXXIX-XLIII nt. 95. Vd. pure Jaffé
2010, p. 168.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 311

dall’Europa, vi si trasferì intorno al 1870, dividendosi inizialmente tra Roma (nella


312 313
stagione invernale) e Sorrento (in quella estiva) . Fu qui, infatti, che conobbe il
giovane Beloch e sua madre, stringendo con loro un’amicizia che si mantenne salda
314
fino alla morte . Nell’estate del 1873 conobbe pure - sempre a Sorrento - Bella
Bailey, sua madre (Margaret L. Shands Bailey) e le sue sorelle (Fanny e
315
Margaret) . Sistematasi nel frattempo a Frascati, vi operò per molti anni come
infaticabile scrittrice, giornalista, imprenditrice, impegnandosi anche attivamente
316
nel sociale e nella difesa dell’ambiente . Dal 4 maggio al 26 ottobre 1874 diresse -
come si è detto (cfr. supra) - la rivista Le Cosmopolite, da lei stessa fondata a
Ginevra alla fine di luglio del 1873 e affidata in un primo momento ad Hadrien
317
Fulliquet . Risulta anche che fosse solita in genere trascorrere in quegli anni (per
318
lo meno fino al 1895-1896) la “bella stagione” - oltre che a Sorrento - a Pompei , a
319
Torre Annunziata e a Torre del Greco . A partire all’incirca dal 1895 la ritroviamo,
invece, lontana da Frascati (con cui mantenne, tuttavia, stretti contatti fino alla
320 321 322 323 324
morte, nel 1925) : a Nizza , a Tolone , a Bordighera , a Livron-sur-Drôme ,
312
Cfr. supra (con le ntt. 79 e 290).
313
Cfr. supra (ntt. 77 e 248); vd. pure infra.
314
Vd. nt. prec.
315
Cfr. supra (nt. 77); vd. pure infra.
316
Cfr. ora in part. la Prefazione di L. De Felici all’ediz. ital. di Wells 1878 (Frascati 2005, ad loc.).
317
Cfr. supra (nt. 283).
318
Dove, nell’agosto del 1887, formulò e poi brevettò adeguatamente il suo: Progetto per ottenere
acqua potabile da tutti i mari proposto da miss Clara L. Wells (Pompei, agosto 1887). Napoli, s. e., id.,
Desanctis, 1887, in -16°, pp. 8.
319
Vd. infra.
320
Vd. infra.
321
Cfr. C. L. Wells, La voie aérienne proposée par Miss Clara Louisa Wells pour faciliter les
communications entre des stations de chemins de fer ou autres et la traversée des montagnes, de fleuves
et des vallées. Nice [1895], pp. 23. A Nizza, poi, la Wells dedicò uno dei suoi volumi di geografia
descrittiva: Arrondissement de Nice - France, Valence (Drôme), L’imprimerie valentinoise, 1915.
322
Cfr. il Brevetto GB 189613715 (1): Improvements in Aerial Routes, and connected with the
Distillation, Storage, and Supply of Water, depositato il 9 gennaio 1896 e registrato il 29 maggio 1897,
e il Brevetto GB 189712836 (1): Application for Centers providing Means for Controlling and
Utilizing Volcanic, Aqueous, and Meteorological Forces, depositato il 24 ottobre 1896 e registrato il 16
ottobre 1897, nelle cui Descriptions la Wells risulta «residing at Toulon (Le Var), France».
323
Cfr. il Brevetto GB 189815679 (A): Secure Modes of Exploring the Cold and Hot Regions of the
Earth by Means of Centers of Elevation and Depression, with Reference to Volcanic, Aqueous, and
Meteorological Forces, and of Routes Suspended with or without Balloons, depositato il 18 luglio 1898
e registrato il 13 maggio 1899, ove nella Description si legge che Miss Clara Louisa Wells si dichiarava
all’epoca «residing at Bordighera (Liguria), Italy».
324
Da cui firmò, tra il settembre e il dicembre del 1902, i seguenti lavori: New cities, Valence
(Drôme), L’Imprimerie valentinoise, 1902, pp. 3 (Signé: «Miss Clara Louisa Wells, Livron, Drôme,
France, September 1902»); The Prevention of social suffering, Valence (Drôme), L’Imprimerie
valentinoise, 1902, pp. 3 (Signé: «Miss Clara Louisa Wells, Livron, Drôme, France, October 1902»);
Honesty chapels, Valence (Drôme), L’Imprimerie valentinoise, 1902, pp. 3 (Signé: «Miss Clara Louisa
Wells, Livron, Gare, Drôme, France, November 1902»); New Laws, Valence (Drôme), L’Imprimerie
valentinoise, 1902, pp. 3 (Signé: «Miss Clara Louisa Wells, Livron, Drôme, France, December 1902»).
312 ANGELO RUSSI

325 326 327


a Serrières (Ardèche) , a Valence (Drôme) , a Londra , a Grasse (Alpes
328 329 330
Maritimes) ; infine in Spagna: a Gerona , a Barcellona e a Murcia, dove -
331
come ora sappiamo - ella morì .
Tralasciando in questa sede di occuparci espressamente della sua attività di
scrittrice, poetessa, giornalista, critica d’arte e musicale, studiosa di geografia
antica e moderna, di archeologia, di letteratura classica e moderna, nonché del suo
operato quale imprenditrice, inventrice, ambientalista, benefattrice, ecc., si è
preferito approfondire qui senz’altro i suoi rapporti con il Beloch e le persone
intorno a lui sulla base della documentazione attualmente a nostra disposizione.
Per cominciare, nel Carteggio (compresa l’appendice del 1883) il nome della
Wells ricorre in tutto diciassette volte (nove volte nella forma completa e corretta:
Wells; una volta in quella abbreviata: Miss W.; una volta come Weld’s e ben 6 volte
come Well’s).
Sotto il profilo cronologico, siffatte ricorrenze si dispongono poi come segue:
due nel 1873 (una volta come Wells e una come Weld’s), sei nel 1876 (una volta
correttamente e cinque come Well’s), sei nel 1877 (quattro volte correttamente, una
volta in forma abbreviata: Miss W., e una volta come Well’s) e tre nel 1883 (sempre
correttamente).
A parte vanno considerati tre documenti epistolari, di cui ho potuto prendere
visione sin dalle mie prime ricerche sull’argomento, facendo già cenno ad essi in
332
miei precedenti lavori, senza darne i testi . Si tratta di un bigliettino da visita e di
due lettere della Wells, scritte al Beloch poco prima della sua morte, nel 1925, che
finalmente verranno ora presentati per intero e con le dovute annotazioni (cfr. infra).

325
Da cui firmò, tra il 1904 e il 1905, i seguenti lavori: Americans abroad, Valence (Drôme),
L’Imprimerie valentinoise, 1904, pp. 4 (Signé: «Miss Clara L. Wells, Serrières, Ardèche, France, July
1904»); Wasted time, Valence (Drôme), L’Imprimerie valentinoise, 1904, pp. 3 (Signé: «Miss Clara L.
Wells, Serrières, Ardèche, France, September 1904»); A Dying capitalist, Valence (Drôme),
L’Imprimerie valentinoise, 1905, pp. 3 (Signé: Miss Clara L. Wells, Serrières, Ardèche, France,
October 1905»).
326
A questa città la Wells dedicò nel 1906 uno dei suoi libri più fortunati: Arrondissement of
Valence, in the Department of the Drôme, France. Valence, L’Imprimerie valentinoise, 1906, in -8°, pp.
115, ristampato ancora di recente (General Books LLC, 2009, pp. 88). A Valence, del resto, ella
pubblicò la quasi totalità dei suoi scritti dal 1902 al 1922, che non a caso si conservano tuttora colà, con
molta cura, presso la “Médiathèque Publique et Universitaire”.
327
Così nella Description del Brevetto GB 190822417 (A): Improvements in, and relating to, the
Propulsion, by Balloons, of Ships and other Vessels Navigable in Water, depositato dalla Wells il 22
ottobre 1908 e registrato esattamente un anno dopo: il 22 ottobre 1909.
328
Cui dedicò nel 1917 il volume: The Arrondissement of Grasse, in the Department of the Alpes
Maritimes, France. Valence (Drôme), L’Imprimerie valentinoise, 1917, pp. 265.
329
Vd. infra.
330
Vd. infra.
331
Cfr. supra (nt. 307).
332
Cfr. Russi 1991, p. 22 nt. 63, tavv. X-XI; 1993, p. XXVIII nt. 63, figg. 7-8. Vd. infra.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 313

Per l’intanto va detto che dalle lettere del Carteggio sembra potersi ricavare che
l’amicizia di Miss Wells con i Beloch (madre e figlio) precedesse quella con le
donne della famiglia Baileys o perlomeno fosse più stretta e confidenziale rispetto a
questa, nonostante si trattasse in quest’ultimo caso di un incontro fra connazionali
«abroad».
A fare da sfondo, almeno inizialmente, è Sorrento e più specificamente Villa
Majo, ove tutti i protagonisti di questa storia si ritrovarono ad alloggiare con
333
certezza nel 1873, tra la seconda metà di maggio e i primi di luglio .
Sappiamo anche che a giugno di quello stesso anno il Beloch, sua madre e Miss
Wells ebbero modo di fare insieme un viaggio «in a carriage» da Sorrento a Pompei,
ma che ad un certo punto il giovane Julius dovette lasciare le due donne, per
334
proseguire da solo alla volta di Napoli .
Risulta, infine, che, partiti i Beloch per la Germania ai primi di luglio, anche Miss
Wells, accompagnata da una sua amica, Miss Selden, lasciò, il giorno dopo, Sorrento,
sicché Villa Majo, con la loro partenza e quella di altri avventori (le Baileys si erano
già trasferite da tempo a Villa Galano), venne «closed for a time» e successivamente
335
«used no longer as a pension» . Nulla viene detto in vero nel Carteggio circa la
destinazione allora di Miss Wells, ma per altre vie siamo in grado ormai di stabilirla:
Ginevra, ove infatti, all’incirca tre settimane dopo, uscì il primo numero della rivista
336
The Cosmopolite (26 luglio 1873), da lei fondata e di sua proprietà . Questo spiega

333
Cfr. lett. del 17 luglio e del 12 ottobre 1873. Su Villa Majo a Sorrento vd. supra (nt. 64) ed anche
infra, nt. 335.
334
Cfr. lett. del 12 ott. 1873: «We think something of going to Pompei next Sunday in a carriage as you,
and your Mother and Miss Weld’s did, though now I remember, you only went part of the way, then left the
others, and went on to Naples. We think of it, but then it is as far to look a head that a thousand obstacles may
arise in the meantime. I want very much to see Pompei again. I like the place, as much for the pleasant
associations connected with it, as for it’s being interesting in itself. It was last January, I believe, when we
first went there; the day was warm and a little cloudy, but we enjoyed ourselves immensely. That time I did
not find the amethyst, probably because I was in the lookout for it. Who knows ? Perhaps if I go again, I
may find a still more valuable stone, not that I intend to look about very extensively. It would be very bad
taste to walk about Pompei with my eyes fixed on the ground all the time».
335
Cfr. lett. del 17 luglio 1873: «Miss Proby, the friend whom I told you was intending to make us a
visit, came several days ago. It is very pleasant to have some one outside of the family with us. We know
no one now at Sorrento. Miss Wells and Miss Selden, as you perhaps know, left the morning after your
departure; and the Italian family that lived on the primo piano leaving soon after, the Villa Majo was
closed for a time. It is used no longer as a pension, but the second floor is rented to a Florentine family.
There are a few English people at Sorrento, but, going down to the town very rarily, we do not often see
them. I am not sorry at all, for we see enough of them in the winter at Rome. And last summer too at the
Bagni di Lucca, there were many more English and Americans than Italians. It was not pleasant for us,
because we did not have enough freedom. We should not dress as simply as we wished, and then there
were so many visits to be made; in fact we had to act as if we were in town instead of beeing in the
country». Sul trasferimento delle Baileys a Villa Galano vd. ora Russi, in Senatore (ed.) 2011 (spec. nt.
122).
336
Cfr. supra (con le ntt. 282 e 284).
314 ANGELO RUSSI

pure la collaborazione del giovane Beloch a quella rivista a partire dal 4° numero
337
della Ire Année (Samedi 16 Août 1873) .
Per il 1874 non possiamo fare riferimento al Carteggio, perché - come si è già
338
detto - non vi sono lettere di quell’anno. Sappiamo, anzi, che l’inverno 1873-
1874 fu caratterizzato da un allentamento dei rapporti fra il Beloch e la Bailey (cfr.
lett. del 19 dicembre 1875: «the following winter [quello appunto 1873-1874]
339
seemed to divide us») , che si protrasse fino alla seconda metà del 1875, con
conseguente mancanza di lettere nel Carteggio relativamente a quel periodo
340
(precisamente: dal 24 ottobre 1873 al 13 novembre 1875) .
Per altre vie, però, possiamo seguire gli sviluppi dell’amicizia dei Beloch con
Miss Wells, documentati peraltro anche dalla continuazione della collaborazione
del giovane studioso tedesco alla rivista Le Cosmopolite fino alla sua chiusura (26
341
ottobre 1874) .
Di certo i Beloch, una volta trasferitisi da Palermo a Roma, ebbero modo di
incontrare nella loro nuova “città di residenza” l’amica delle vacanze estive,
ritrovandosi pure spesso a frequentare gli stessi ambienti (per es., l’Instituto di
342
Corrispondenza Archeologica) .
Seguì, quindi, il ritorno a Sorrento con il sopraggiungere della “bella stagione”.
343 344
Ciò è documentato sia per i Beloch , sia per la Wells , mentre per le Baileys,
ritornate a Firenze dopo pochi mesi trascorsi a Roma a partire dal novembre
345
1873 , è più probabile - quell’estate del 1874 - un loro soggiorno in una qualche
346
località montana dell’Italia settentrionale o della Svizzera .
337
Cfr. supra (ntt. 72, 74-79, 84-86, 89-90, 96-97, 105, 249-251). Vd. pure infra.
338
Cfr. Russi, in Senatore (ed.) 2011. Vd. pure supra.
339
Cfr. supra, nt. 113.
340
Cfr. Russi, in Senatore (ed.) 2011. Vd. pure supra.
341
Cfr. infra più dettagliatamente.
342
Ove nel Registro delle Adunanze (1871-1882) la firma di Julius Beloch e quella di Miss Clara
Louisa Wells ricorrono insieme in più di un’occasione: cfr. in merito Russi 1991, p. 34 nt. 95; 1993, p.
XLIII nt. 95. Sulla frequentazione di quell’Istituto e della sua biblioteca da parte del Beloch si è già
detto, ma vd. ancora infra. Quanto alla Wells, si tenga presente, in particolare, il gustoso resoconto di
una delle sopradette Adunanze (quella del 27 marzo 1874, in cui Beloch era assente) da lei redatto per la
sua rivista: ‘The Prussian Archaeological Society of Rome’, Le Cosmopolite II 12 [ma 13] (Lundi 30
Mars 1874), p. 1, da confrontare con il resoconto ufficiale della stessa Adunanza apparso nel Bullettino
dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica per l’anno 1874 - Bulletin de l’Institut de
Correspondance Archéologique pour l’an 1874, Roma, Salviucci, 1874, pp. 116-118.
343
Cfr. ora in merito Federico 2004, pp. 11-15.
344
Cfr. C.L.W., ‘Naples and its environs’, Le Cosmopolite II 29 (Lundi 20 Juillet 1874), p. 1;
‘Excursion to the Island of Capri’, ibid. II 30 (27 Juillet 1874), p. 1; ‘The Sea’, ibid. II 36 (Lundi 7
Septembre 1874), p. 1; ‘The Sea (Continued)’, ibid. II 37 (Lundi 14 Septembre 1874), p. 1; ‘The Sea
(Continued)’, ibid. II 38 (Lundi 21 Septembre 1874), p. 1; ‘The Sea (Continued)’, ibid. II 39 (Lundi 28
Septembre 1874), p. 1; C. L. W., ‘The Clouds and the Mountains (Continued from The Sea, in N°. 39)’,
ibid. II 41 (Lundi 12 Octobre 1874), p. 1 (art. datato: Sorrento, September, 1874).
345
Cfr. Russi, in Senatore (ed.) 2011 (ntt. 144-146).
346
Cfr. ibid, nt. 140.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 315

La documentazione epistolare a nostra disposizione ritorna ad essere utile in


rapporto all’argomento, che stiamo qui trattando, solo a partire dagli ultimi due
mesi del 1875 (quando - come si è appena detto - riprese dopo una lunga
347
interruzione la corrispondenza tra il Beloch e la Bailey) , se non, più direttamente
- a proposito dei rapporti dei due giovani con la Wells -, a partire dal 7 marzo 1876 in
poi. E - va pur detto - non furono all’inizio (almeno fino alla fine di ottobre del
1876) rapporti sempre facili tra loro, soprattutto a causa della gelosia di Bella
348
Bailey (fidanzatasi nel frattempo con il giovane Julius) nei confronti della Wells.
Lo dimostrano chiaramente i brani delle lettere che qui si riportano di seguito:

- lett. di B. Bailey a J. Beloch in data 7 marzo 1876: «So the very first day after
[349]
my departure Miss Well’s came down upon you, did she ? and made you work
for her. Well ! I suppose she in need of a little help now, poor thing, considering the
state of her health, so you can’t grudge giving it to her. I hope she has got entirely rid
[350]
of the fever, and is all right again. - Oh ! I must send tanti saluti to Maria . She
really seemed sorry that I was going»;

- lett. della Bailey a J. Beloch del 25 ottobre 1876: «I must tell you of a curious
dream I had night before last, before your dear letter came. I dreamt we were going
to some entertainment - a party of us - you and Miss Well’s being of the party. Miss
Well’s made some disparaging remark about me - said my dress was shabby, or
something of like effect, and I felt badly about it, and turned to you for protection,
but you did not come near me. And I felt so forlorn, so left out on the cold. I can’t
remember all the dream now. I only remember that you were always at a distance
from me, always avoided me, and I was so miserable - but towards morning I did
not dream anymore, and then when I woke up, I felt more hopeful, and there was
reason of it, since your letter came»;

- lett. della Bailey al Beloch in data 31 ottobre 1876: «Darling, we shall be very
happy when that time comes, the time after our marriage, shall we not ? I love you
so, dear. And I do deny that I am jealous of Miss Well’s. I might have been in my
dreams, but in reality - no I am not - I think, after you have shown me how deeply
you love me, that it would be unworthy in me to have one moment of unrest about it
347
Cfr. supra (e nt. 340).
348
Cfr. ora in merito Russi, in Senatore (ed.) 2011 (con le ntt. 172-174).
349
Cioè il 5 marzo 1876, dal momento che Bella, dopo il fidanzamento con Julius, era ripartita in
treno alla volta di Firenze la mattina del 4 marzo 1876: cfr. ora in merito Russi, in Senatore (ed.) 2011
(nt. 14).
350
È la cameriera dei Beloch a Roma, menzionata più volte nel Carteggio: cfr. lett. del 21 e 29
maggio 1876, del 4 novembre 1876, del 17-18, 22-23 febbraio 1877.
316 ANGELO RUSSI

- to let a doubt enter my heart of the entireness of that love. No, no, we must - we
have perfect faith in each other now. And if I ever should happen to be jealous of
[351]
anyone, it would be of a girl much more attractive than Miss Well’s» .

Dopo questo chiarimento non sembra che ci fossero più problemi in merito,
sicché il Beloch poté in seguito parlare liberamente della Wells e dei suoi incontri
con lei alla fidanzata senza provocare spiacevoli conseguenze, come mostrano i
brani delle lettere qui di seguito riportati:

- lett. di J. Beloch a B. Bailey del 27 novembre 1876: «On the following day -
yesterday - I left Rome with the 9 1/2 train and went to Albano - you know, I like to
go to the country on Sunday, as the library is closed and the museums crowded, and
I can’t work much in town. I had two Germans with me - a professor and a doctor -
the one that perhaps is going with me to Greece. We went from Albano to Nemi and
from there to Frascati, and with by the 6 o’ clock train to Rome - a pretty long walk,
but very beautiful. I would have enjoyed it more probably if I had done it alone or
with my Italian companions. At Frascati I made a short visit to Miss Wells and
found her ill. While she had been standing on the balcony, a stone had hurt her head,
either thrown from the street or fallen down from the roof - they could not find out
who did it. It did not seem to be of much account though. Nemi is one of the prettiest
places in the Campagna, and I am sorry we did not take you there when you were
here last winter. Some day in the future we will visit it, and then I will enjoy much
more that excursion, I should think I will !»;

- lett. del Beloch alla Bailey del 9 gennaio 1877: «This afternoon Miss Wells had
her first reception this winter, and I was obliged to assist»;

352
- lett. del Beloch alla fidanzata del 29 [in realtà: 30 !] gennaio 1877 : «How
lovely it could have been, if we had been able to take a walk together on Sunday -
[353]
our walk to Macchiavelli’s [sic!] villa , how much more satisfactory that would
351
Si ricordi che all’epoca Miss Wells aveva 37 anni e Bella Bailey 26.
352
La lettera è datata infatti: «Tuesday noon Jan. 29th 77», ma - com’è noto - nell’ultima settimana
di gennaio del 1877 il Martedì cadeva il 30 e non il 29, ch’era un Lunedì, sicché il Beloch con ogni
probabilità deve aver riportato qui per sbaglio la data del giorno prima. Più difficile è pensare ch’egli
possa aver scambiato il Lunedì con il Martedì, visto che più spesso egli datava le lettere con i nomi dei
giorni della settimana.
353
Cfr. in merito spec. Repetti 1833, I, p. 282 sg., che a proposito della loc. “Baroncelli, o Baroncello
(S. Tommaso)”, scrive: «Villa e parrocchia sopra un poggetto nel suburbio orient. di Firenze, da cui è tre
miglia lontana. Risiede a cavaliere della strada R. antica di Arezzo sopra il borghetto del Bagno a Ripoli»
(ov’era in effetti la villa Giovannoni abitata in quegli anni dalle Baileys), aggiungendo poco oltre: «Nella
collina di Baroncelli vi ebbe una casa di campagna Niccolò Machiavelli, ora de’ Principi Corsini». Questa
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 317

have been than our stupid drive to the Campagna. And you, dear thing, so you begin
to like to lean on my arm - and oh, how I love to feel your arm in mine - it makes me
so happy to support you, to make the climbing up hill easier to you. Next winter
every now and then we will make small excursions by railway to Albano and
Frascati (not to Miss Wells though !) and then we may walk there together in those
beautiful villas without being bored by peeps, as in Rome»;

- lett. del Beloch alla Bailey in data 23 febbraio 1877: «Mutter is much better
now, though not quite well yet, but our household troubles are always subsisting,
[354]
though Maria came to-day for the first time; for she is not yet full restablished.
Still we are glad that she is there again, for the others we had to supply did not do
very well. If we could find next fall in Switzerland a girl like Miss Well’s Françoise,
it would be a very great comfort. Françoise herself of course we could never think
of taking, for Miss W. won’t go to America so soon - besides that she spoils her
servants awfully. Now, is it not shocking in me to finish this letter with household-
talk ? You see I am beginning already to feel myself in my new position of head of a
family. For the moment it’s a very nice little family - or will be in a month - then it is
going to become larger gradually - there will be the dogs and cats, and ..... perhaps.
How beautiful it all will be, my darling»;

- lett. del Beloch alla fidanzata del 19 marzo 1877 (cinque giorni prima del
matrimonio !): «To-day Mutter and myself went to Frascati to make a last visit to
Miss Wells - there was a most violent scirocco, as I rarely remember to have felt, but
in the country it was not quite so bad as in town. Miss Wells was very nice as usual,
and said many nice things about you - to Mutter, not to myself, of course. She
knows all about the engagement and marriage now, since some time already - since
it was definitively fixed. When our train had just left the Roman station ...».

[355]
Dopo il matrimonio - com’è noto - Giulio Beloch e Bella Bailey andarono ad
abitare proprio a Frascati, dove ormai da anni aveva fissato la sua residenza anche la

casa di campagna del celebre scrittore e uomo politico fiorentino non è da confondere con la villa, meglio
nota come «l’Albergaccio», posta ad una quindicina di chilometri a Sud di Firenze, in loc. S. Andrea in
Percussina presso S. Casciano in Val di Pesa, dove egli dimorò al tempo del suo esilio (1512-1514),
componendovi il Principe.
354
Cfr. supra, nt. 350.
355
Cfr. Beloch 1926, p. 13: «Ich war nach Frascati gezogen, wo ich in einem alten Palaste wohnte, mit
herrlicher Aussicht auf Rom und die ganze Campagna, vom Soracte und dem Ciminischen Walde bis an
das Meer. Es wird mir noch jetzt wehmütig ums Herz, wenn ich an diese Zeit denke. Dort fand ich einen
lieben Freund an dem Dichter R i c h a r d V o ß, und, mehr als in Rom, Muße zur wissenschaftlichen
Arbeit. Aber die Fühlung mit den Studenten ging dabei zum Teil verloren». Vd. pure supra (nt. 24).
318 ANGELO RUSSI

Wells, sicché i rapporti della giovane coppia con lei andarono per forza di cose
intensificandosi e divennero man mano sempre più affettuosi e confidenziali,
caratterizzati da frequenti scambi di visite e da occasionali aiuti vicendevoli, come
pure da viva partecipazione alle rispettive vicende private (la nascita e la crescita
delle due figlie della coppia, le eventuali perdite di famigliari da una parte e
dall’altra, ecc.). Risultano particolarmente interessanti al riguardo i brani di talune
lettere del 1883, che pertanto si riportano qui di seguito:

[356]
- lett. di Julius Beloch alla moglie (in Germania, a Breslavia) del 28 maggio
1883 (da Frascati): «I shall have a rather lonely time now, but that does n’t matter. I
shall get as much up a geselliges Thier as circumstances will allow - have already
[357]
an invitation to dinner from Voss for Wednesday - shall have others from Miss
Wells, I hope, and sometimes have the professors and students come out to see me»;

- lett. del Beloch alla moglie (a Breslavia) da Frascati, 8 giugno 1883: «Miss
Wells the other day had a fit - and to make up for it, invited me to dinner the next day,
[358]
which I could not accept, having promised to go to the Vosses that same evening.
She is getting completely mad with her constructions. I saw her this afternoon, and
she sends love to you. The Vosses too are very much interested in your doings. Be a
good thing and wait until I come - you must not be in too great a hurry»;

- lett. del Beloch da Frascati alla moglie (a Sibyllenort) in data 14 giugno 1883:
«Last night I was at the Vosses at dinner again - then we both, Voss and myself, went
over to Miss Wells who had invited her usual lot: Loquenzi, Milano, and the
Napolitans [sic !] of Palazzo Pastine to celebrate the finishing of the house. There
were icecreams and musik [sic !], not too much of that fortunately, in consequence it
was supportable. To-day I shall go to dinner there - the first time since Mutter left,

356
Vi si era recata, al settimo mese di gravidanza della seconda figlia, Dorotea (che sarebbe nata,
infatti, a Sibyllenort il 30 luglio di quell’anno), per evitare la calura estiva a Roma e per risolvere anche
alcuni urgenti affari di famiglia, in attesa che il marito, finiti i corsi e gli esami alla “Sapienza”, la potesse
raggiungere dopo la metà di giugno. Cfr. supra (ntt. 25-28).
357
Richard Voss, scrittore tedesco (Neugrape, Pomerania, 2 settembre 1851 - Berchtesgaden, 10
giugno 1918), trascorse gran parte della sua vita a Frascati, dove ebbe come amico il Beloch (cfr.
Selbstdarstellung, p. 13; vd. pure supra, nt. 355), e a Berchtesgaden, dove possedeva una grande tenuta
agricola. Di lì a poco, nel 1884, verrà nominato dal Gran Duca di Weimar bibliotecario del castello di
Wartburg. Il 2 aprile 1912 il comune di Frascati gli conferirà la cittadinanza onoraria. Su di lui e, più in
particolare, sulla sua opera vd. fra gli ultimi, in Italia, Enciclopedia Biografica Universale 2007, vol. 20,
p. 180.
358
Si riferisce al suo buon amico, Richard Voss, e a sua moglie, Melanie (già sposata Kotnmann), che
a Frascati abitavano nella splendida Villa Falconieri. Cfr. supra, ntt. 355, 357.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 319

you see there has not been much chance of getting intimate. As for the Vosses, they
are going away by the end of October, in consequence you will not be able to see
much of them, though I believe you would like them, they are really nice people. I
should like to have a chance of exchanging their hospitality, which has been a great
thing to me in these last weeks».

Negli anni successivi la Wells si andò allontanando sempre più spesso e sempre
359
di più da Frascati (e dall’Italia) , mentre i Beloch - poco dopo il 1891 - si
trasferirono a Roma, prima in un appartamento nell’imponente palazzo di via Goito
58, ad angolo con l’attuale piazza Indipendenza (così denominata dal 30 dicembre
360 361
1872) , e poi (dal 1903) nella loro villa in via Pompeo Magno 5 .
Scoppiò, quindi, la prima guerra mondiale, che sconvolse radicalmente i
rapporti fra i personaggi qui ricordati, non di certo i loro affetti.
I Beloch, ad es., da marito e moglie esemplari, innamorati da sempre
362
dell’Italia , si ritrovarono ad essere - giuridicamente - “nemici”, in posizione
diversa, addirittura contrapposta, rispetto al paese che li ospitava ormai da oltre
363
quarant’anni , mentre la Wells nei loro confronti si ritrovò ad essere dalla stessa
parte di Bella Bailey, in quanto entrambe americane, ed “alleata” delle figlie della
coppia, che, essendo italiane, erano di fatto a loro volta “alleate” dei cittadini
statunitensi e di quelli di tutte le nazioni dell’Intesa, ma nel contempo - sempre e
solo giuridicamente - “nemiche” del loro adorato padre, come del resto veniva ora
ad esserlo anche la Wells.

359
Cfr. supra (con le ntt. 320-331).
360
Cfr. Beloch 1926, p. 13: «So zog ich dann endlich nach Rom zurück, und jetzt, wo ich Ordinarius
geworden war, begannen meine Erfolge als Lehrer». La nomina ad Ordinario del Beloch alla “Sapienza”
risale al 14 giugno 1891, con decorrenza dal 1° novembre successivo: la documentazione in merito si
conserva nel fascicolo a lui intestato presso l’Archivio Storico dell’Università di Roma “La Sapienza”.
361
Ricordata giustamente con orgoglio anche nella Selbstdarstellung (1926, p. 21): «Und jetzt kam
dann endlich die Berufung nach Deutschland. Es war von jeher mein Wunsch gewesen, im Vaterlande zu
wirken, wenn ich mich auch in Rom sehr wohl fühlte, eine befriedigende Lehrtätigkeit hatte, und eine
schöne Villa besaß, ganz nahe am Pincio und an Villa Borghese». Su di essa vd. ora anche Polverini 1973,
p. 1080 nt. 4; Russi, in c. s. (nt. 14); Idem, in Senatore (ed.) 2011, passim (spec. ntt. 2, 43, 201).
362
L’han dichiarato in ogni circostanza: cfr., ad es., lett. di B. Bailey a J. Beloch in data 24 ottobre
1873: «Tell me ! - do you not like Italy very much ? almost as much as Germany ? I think I must like Italy
more than my native country, since I have been happier here than I have ever been in my life before», e
Beloch 1926, p. 4: «Seitdem [sc. dal 1870] war mir Italien eine zweite Heimat».
363
Il Beloch, infatti, dopo il 24 maggio 1915, si trovò ufficialmente nella condizione di «suddito di
Stato alleato degli Stati nemici dell’Italia» e, dopo l’entrata in guerra di quest’ultima contro la Germania
(28 agosto 1916), in quella di «suddito di Stato nemico residente in Italia». Sua moglie, invece, fu
dapprima considerata «cittadina di Stato non belligerante» e, dopo l’entrata in guerra degli U.S.A. contro
gli Imperi Centrali (16 aprile 1917), «cittadina di Stato belligerante alleato dell’Italia».
320 ANGELO RUSSI

Quanto all’«Althistoriker», che al momento dello scoppio della guerra non


aveva ritenuto dignitoso rinunciare proprio allora alla propria nazionalità, per
364
prendere quella italiana, che pure gli era stata offerta , va rilevato che, a seguito di
questa sua onesta e coraggiosa presa di posizione, egli venne ad essere “nemico”
non solo dell’intraprendente scrittrice ed inventrice americana, ma - cosa ancor più
grave - anche di sua moglie, delle sue figlie, dei suoi colleghi e dei suoi allievi ed
365
ex-allievi all’Università , nonché di tutti gli Italiani, con cui pure aveva condiviso
quasi per intero la sua esistenza.
366
Seguirono gli attacchi contro di lui dentro e fuori l’Università , il suo
367
allontanamento dall’insegnamento (dopo quarant’anni di servizio!) , il suo
364
Cfr. Beloch 1926, p. 23: «Man bot mir auf dem Ministerium an, mir das italienische Bürgerrecht zu
geben, unter Abkürzung der zeitraubenden Formalitäten. Ich antwortete, daß ich in der Stunde der Gefahr
mein Vaterland nicht im Stich lassen können. Natürlich war mir klar, was die Folgen sein konnten, daß es
um Amt und Vermögen ging, aber ich zögerte keinen Augenblick. Gedankt hat es mir niemand, doch das
hatte ich auch nicht erwartet».
365
Scrisse in proposito il Beloch nella sua Selbstdarstellung (1926, p. 13): «Sie alle sind mir in treuer
Freundschaft verbunden geblieben. [...] Unter der großen Zahl sind natürlich auch einige wenige, die mir
die Treue nicht gehalten haben. So der Triester Jude Salomone M o r p u r g o, einer meiner allerersten
Schüler, noch von der Zeit her, als ich Privatdozent war. Als ich im Sommer 1919, also schon nach dem
Friedenschluß, in Florenz interniert war, schämte er sich nicht, seinem alten Lehrer den Zutritt zur
Nationalbibliothek zu verbieten, deren Vorsteher er war, obgleich mir während des Krieges in Rom alle
Bibliotheken offen gestanden hatten, ja er ging so weit, ein Dekret zu erwirken, wodurch alle Deutschen
von dem Besuch der Bibliotheken ausgeschlossen wurden». Vd. pure, però, quant’ebbero a scrivere in
merito: Treves 1962 (= 1979), p. 1243 (nt. non num.); Momigliano 1966a, p. 43 (= 1966 b, p. 262; cfr.
anche 1994, p. 117). Soprattutto va ricordato che il Morpurgo, triestino, irredentista sin da studente, oltre
ad aver patito per questo persecuzioni e carcere, aveva perduto anche nella guerra appena trascorsa il
figlio Giacomo, caduto eroicamente, a soli vent’anni, sulla cima della Busa Alta, nelle Alpi trentine, il 6
ottobre 1916, e che le spoglie di questo giovane ufficiale degli Alpini si erano potute recuperare solo 10
mesi dopo: cfr. Giacomo Morpurgo, 1896-1916: dalle sue lettere e dai suoi libretti di guerra, dai primi
studi, Firenze, s. n. t., 1926, pp. VIII-194, passim.
366
Cfr. Beloch 1926, pp. 23-26. Fra gli ultimi vd. spec. Staderini 2000, pp. 487-507, spec. 494-498.
367
In risposta al Rettore della “Sapienza”, che in data 26 novembre 1915 gli aveva notificato il
provvedimento di sospensione del corso, il Beloch scrisse il 16 gennaio 1916 una lettera assai
significativa, che si è conservata nel fascicolo a lui intestato nell’Archivio Storico dell’Università di
Roma (figg. 33-34). Segnalata già dal Momigliano (1966 a, p. 43 = 1966 b, p. 261; cfr. anche 1994, pp.
116-117) e dalla Staderini (2000, p. 496 e nt. 106), che di essa però si sono limitati a dare solo una parte del
testo, si è ritenuto opportuno in questa sede trascriverla per intero: «Roma 16 Gen. 1916 / Chiar.mo Signor
Rettore, / Apprezzo i motivi per i quali Ella ritenne opportuno che io sospendessi, per ora, il mio corso. Ma
dopo quasi 40 anni che appartengo a questa facoltà mi riuscirebbe assai grave non trovarmi in mezzo a
quei giovani, che ho guidato per tanto tempo, che io amo, e dai quali ho avuto tante prove d’affetto. Un
vecchio insegnante, per vivere, ha bisogno dell’insegnamento. Permetta pertanto che Le sottoponga
questa proposta, che potrebbe accomodare la cosa. Invece di un corso pubblico, dalla cattedra accessibile
a tutti, anche agli estranei all’Università, potrei fare, quest’anno, una cosa in apparenza più modesta, cioè
un corso di esercitazioni, ove si interpreterebbe, ad es., la A j qhnaiw
v n politeiav di Aristotele, oppure
Tucidide, o Polibio, o qualche altro autore o storico antico. E come, per prendere parte con profitto a tali
esercitazioni, occorre una discreta cognizione del greco, l’ammissione dovrebb’essere limitata ai giovani
della nostra facoltà regolarmente iscritti al corso di Storia Antica, o che fossero ritenuti idonei dal
professore; il numero sarebbe quindi molto ristretto, come si addice appunto ad un corso di questo genere,
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 321

Figg. 33-34. Roma, Archivio Storico dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Fasc. personale di
Beloch, Giulio: Lettera di Giulio Beloch al Rettore dell’Università di Roma (prof. Alberto Tonelli) in data 16
gennaio 1916.
322 ANGELO RUSSI

Fig. 34.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 323

368 369
confinamento a Siena , la confisca di gran parte dei suoi beni e, quel ch’è
peggio, sette mesi prima della fine della guerra, la morte della sua adorata moglie,
370
contagiata dalla “spagnola” . Solo in riferimento a quest’ultima disgrazia il
Beloch si lascerà sfuggire nella sua Selbstdarstellung un accorato grido di dolore:
371
«Mein Heim war ja auf immer verödet» .
Passata, comunque, la bufera, non senza lunghi strascichi (almeno fino al 1923,
372
allorché recuperò l’insegnamento all’Università ed anche i suoi beni) , lo storico
dell’antichità riprese, qualche tempo dopo - certamente nel 1925 -, la corrispondenza
con la Wells, essendo entrambi ormai avanti negli anni (settantunenne lui e
ottantacinquenne lei!), per di più seriamente provati (ma tutt’altro che domi) da
vicende esistenziali dure, assolutamente impietose.

il quale, per conseguenza, si potrebbe fare in una delle sale interne del Palazzo Carpegna, o meglio ancora,
se ciò fosse possibile, in una sala della Biblioteca della Facoltà, ove si avrebbe alla mano tutto il materiale
occorrente. Si tratterebbe, in una parola, di una specie di privatissima analoga, per questo riguardo, ad un
Magistero, ma con intendimenti strettamente scientifici. In tal modo gli inconvenienti, che potrebbero
sorgere da un corso pubblico ex cathedra sarebbero eliminati, ed i giovani ne avrebbero certamente utile
non minore. Credo che gli studenti, e precisamente i migliori, sarebbero grati alla S. V. Ill.ma se volesse
entrare in quest’ordine di idee. E permetta che aggiunga: bis dat qui cito dat. / Giulio Beloch». La risposta
del Rettore, in data 18 febbraio 1916 (conservatasi anch’essa nello stesso Archivio), fu assolutamente
negativa (cfr. anche Momigliano, locc. citt.).
368
Su cui vd. soprattutto Bianchi Bandinelli 1965, pp. 481-482.
369
Cfr. Beloch 1926, p. 25: «Endlich ging man so weit, mein Haus und meine Bibliothek unter
Sequester zu legen. Jetzt stand ich vis à vis du rien». Va detto, però, che i provvedimenti adottati allora dal
Governo Italiano nei confronti dei «sudditi tedeschi residenti in Italia» facevano seguito a tutta una serie di
azioni ostili messe in atto dalla Germania già parecchi mesi prima della dichiarazione di guerra da parte
dell’Italia, che fu fatta pervenire in data 27 agosto 1916 per il tramite del governo federale elvetico a causa
dell’interruzione delle relazioni diplomatiche italo-tedesche sin dal maggio 1915. La dichiarazione di
guerra, infatti, recita: «Gli atti di ostilità da parte del Governo Germanico verso l’Italia si succedono
sempre più frequenti. Basti accennare alle numerose persistenti prestazioni di armi e di strumenti bellici di
terra e di mare fatte dalla Germania all’Austria-Ungheria; alla partecipazione costante di ufficiali, soldati
e marinai germanici nelle varie operazioni di guerra contro l’Italia. Solamente grazie all’assistenza
prodigata dalla Germania sotto le forme più diverse l’Austria-Ungheria poté recentemente concentrare il
suo massimo sforzo contro l’Italia. Si aggiungano: la riconsegna fatta dal Governo germanico al nostro
nemico dei prigionieri italiani evasi dai campi di concentramento austro-ungarici e rifugiatisi in territorio
tedesco; l’invito diramato agli Istituti di credito ed ai banchieri tedeschi, per iniziativa del Dipartimento
imperiale degli Affari Esteri, di considerare ogni cittadino italiano come uno straniero nemico,
sospendendo ogni pagamento dovutogli; la sospensione del pagamento agli operai italiani delle pensioni
dovute in seguito a formale disposizione della legge germanica. Sono questi altrettanti elementi rivelatori
delle reali disposizioni sistematicamente ostili che animano il Governo imperiale verso l’Italia. [...] Per le
ragioni più sopra enunciate il Governo italiano dichiara, in nome di S. M. il Re, che l’Italia si considera, a
partire dal 28 corrente, in stato di guerra con la Germania...» (cfr., per tutti, Posani 1968, p. 597).
370
Cfr. Beloch 1926, p. 25. Ultimam.: Russi, in Senatore (ed.) 2011 (spec. ntt. 21 e 39).
371
Beloch 1926, p. 25.
372
Cfr. Beloch 1926, pp. 25-26. Vale forse la pena di segnalare che per il recupero dei beni dello
storico dell’antichità s’adoperò molto in quegli anni - oltre a Gaetano De Sanctis, che rimase sempre al
suo fianco - il fratello di Giorgio Pasquali, ch’era stato allievo del Beloch alla “Sapienza” dal 1903 al
1907: l’avv. Alberto Pasquali. Cfr., in particolare, le lettere che questi si scambiò in merito alla vicenda,
nel 1920, con il De Sanctis, a proposito delle quali vd. Precone 2007, p. 134 nr. 577.
324 ANGELO RUSSI

373
I documenti di questo loro ultimo scambio epistolare, rimasti fin qui inediti ,
vengono ora presentati, con poche annotazioni esplicative, in funzione soprattutto
dell’arricchimento di dati biografici riguardanti i due personaggi coinvolti, che una
simile operazione comporta di conseguenza:

Fig. 35. Bigliettino da visita di Clara Louisa


Wells conservato fra le carte di Giulio
Beloch (da Russi 1991, tav. XI; 1993, p.
XXX, fig. 8).

1.
Bigliettino da visita (fig. 35)

M i s s C l a r a L o u i s a We l l s
Care Of MM. Hottinguer & C°
38, Rue de Provence, 9me Arr.t, Paris
(France)

Figg. 36-39. Lettera per Giulio Beloch,


dettata da Clara Louisa Wells e da lei
firmata, in data 5 maggio 1925 da Gerona
(Catalogna, Spagna).

2.
374
5 maggio 1925 (figg. 36-39)

373
Ho accennato solo ad essi, dandone pure parziali riproduzioni fotografiche, in alcuni miei lavori
precedenti: cfr. supra, nt. 332.
374
Si è conservata anche la busta con il seguente indirizzo: Dr. Jules Beloch e famiglia / 5 Pompeo
Magno / Roma / Italia. Il timbro postale di partenza reca la scritta: «Gerona (19) / 6-May-25-5 M». Quello
d’arrivo: «Roma Centro: 23-24 / 9 Mag. 1925». Sul margine inferiore destro della facciata anteriore della
busta è annotato a matita (la grafia potrebbe essere quella del Beloch): «Miss Wells».
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 325

Hotel del Comercio


Gerona 5 / 5 / 25

Dr. Jules Beloch


Rome

Dear Friend,
You have a very mistaken idea of the heat on Spain, as also of Narbonne
& the Southern Cities of France; because the latitude is further South, still it does not by any
means follow, that the climate is what is usually expected to be found, in following the
Southern degrees; thus yesterday & today are the first approximatively warm days, since the
last 6 Months. As in this hotel, there is no central heating, I still have a petroleum stove with a
slight fire, it serves also to heat my drinkables & eatables for I have been in or on the bed, all
326 ANGELO RUSSI

thro’ the winter, well covered, to avoid shivering with the cold. Now that earthquakes are in
[375]
fashion I wrote yesterday, to the Minister of Agriculture & Industry at Rome , requesting
[376]
a copy of my Patents on that subject , with the date carefully marked. Your Bella, used to
[377]
be so kind as to inform me, on various occasions, about my Patents .
375
Si tratta probabilmente di Cesare Nava (Milano, 7 ottobre 1861 - ivi, 27 novembre 1933), che
all’epoca era a capo del dicastero dell’Economia Nazionale nel governo Mussolini (dal 1° luglio 1924 al
10 luglio 1925), che aveva inglobato (dal 5 luglio 1923 al 12 settembre 1929) i Ministeri ‘del Lavoro e
della Previdenza Sociale’, ‘dell’Industria e del Commercio’ e ‘dell’Agricoltura’.
376
Si tratta del brevetto GB 189712836 (A): Centers Providing Means for Controlling and Utilizing
Volcanic, Aqueous, and Meteorological Forces (del 16 ottobre 1897), registrato l’anno prima in Italia: cfr.
IT X1897 12836 18961024.
377
Il ricordo della moglie del Beloch in questa lettera conferma pienamente i rapporti di amicizia
intercorsi fra la famiglia dello storico e la scrittrice ed inventrice americana. Cfr. in merito anche supra.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 327

My appeal to you again, to further my request with the Minister, assuring him that the
expense will be duly repaid.
Having lived in Torre Annunziata, Torre del Greco, where earthquakes do not excite
great alarm, I consider that with a wise attention this principle might be generally adopted.
[378]
You who have passed your early youth in Palermo , where now your daughter Margot
[379]
occupies a high place in the University , are also indifferent to the prophecies of great
danger & my Patent suggests the best ways of utilizing them.
378
Testimonianza anche questa di una conoscenza profonda e ben radicata nel tempo fra i due
personaggi coinvolti in questo scambio epistolare.
379
In effetti Margherita Beloch, la figlia maggiore dello storico, indicata confidenzialmente nella
lettera come Margot, lavorava all’epoca all’Università di Palermo in qualità di assistente ordinaria di
Geometria descrittiva (dall’a.a. 1920-1921), libera docente di Geometria analitica e proiettiva (dal
novembre 1924) e professoressa incaricata di Geometria descrittiva (a partire dall’anno accademico
1924-1925, allora ancora in corso). Cfr. supra, nt. 37 (con la bibl. in merito). Vd. pure infra, nt. 382.
328 ANGELO RUSSI

The death by drowning near Palermo of a young archeologist [sic!], George


[380]
Recoura , has caused great sorrow to my relatives in Lyon, he was the favourite grandson
of my cousin Charles Appleton[381] Professor of Droit. His son is my administrator.
I think you had better address me

c/o U. S. Consul
Fontanella
Barcelona
Spain.

I expect to go there soon.


[382]
Love to Dora & Margaret
& souvenir to Louisa Salesa, your servant for many years.
[383]
Yours sincerely

Miss Clara Louisa Wells

380
Georges Recoura, studioso di antichità medioevali (Dijon, 14 giugno 1897 - spiaggia di
Selinunte, comune di Castelvetrano, Trapani, 24 aprile 1925), dopo aver conseguito la laurea in Lettere
a Grenoble (1916), era passato a Parigi come «élève» all’École des Chartes (fino al 1921) e
«bibliothécaire stagiaire» presso la Bibliothèque Nationale (1922). Nel novembre 1924 era stato
accolto come allievo dell’École Française de Rome, diretto allora dallo storico dell’arte medioevale
Emile Mâle. Si conserva tuttora a Palazzo Farnese la foto ufficiale della «promotion de 1924-1925»,
che ritrae appunto il direttore Mâle attorniato dagli allievi di quella tornata, tra cui spicca in seconda fila
il giovane Recoura (terzo da sinistra). Cinque anni dopo la morte, uscì l’importante edizione critica a
sua firma delle Assises de Romanie (Paris, H. Champion, 1930, pp. XXIII-350). Sul Recoura cfr., in
particolare, Mâle 1925, pp. 167-171; Porcher 1925, pp. 237-238; L’École Française de Rome 1875-
1975 (1975), p. 103 nr. 120. Vd. pure infra.
381
Charles-Louis Appleton, figlio del diplomatico statunitense John James A. (cfr. supra, nt. 310),
fu storico e giurista di valore (Rennes, 11 luglio 1846 - Oullins, Rhône, 20 gennaio 1935). Insegnò
dapprima Diritto francese nelle università di Berna (1872) e di Lione (1875) e poi (dal 1878), in
quest’ultima università, Diritto romano. A lui si devono, in particolare, due opere tuttora fondamentali:
l’Histoire de la propriété prétorienne et de l’action publicienne (Paris, E. Thorin, 1889, in 2 voll.) e
l’Histoire de la compensation en droit romain (Paris, G. Masson, 1895, pp. III-564). Fu socio straniero
dell’Accademia dei Lincei dal 1914 e «correspondant» dell’Académie des Inscriptions et Belles-
Lettres dal 1924. Su di lui vd., in particolare, Lefranc 1935, pp. 32-36; ultimam. Enciclopedia
Biografica Universale 2006, p. 619, s. v.
382
Sono le due figlie di Beloch: Dorotea (qui chiamata confidenzialmente Dora) e Margherita
(indicata poco prima nel testo anche alla francese: Margot). Cfr. supra (con le ntt. 7, 25 e 379).
383
Le due righe che seguono risultano scritte con mano incerta e tremante: proprio quella della
Wells, all’epoca ottantacinquenne, sicché la firma va considerata qui senz’altro autografa (cfr. anche la
lettera successiva). Tutto il resto è stato scritto evidentemente, sotto dettatura, da qualcuno che
collaborava allora con lei.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 329

3.

30 maggio 1925 (figg. 40-41)

Gerona Espagne Poste restante


30 May 1925

Dear Dr. Beloch; your nice letter addressed to the care of the Consul Amer., at Barcelona
[384]
was brought to me here where I am at the Hotel del Comercio not feeling equal yet to
going to Barcelona, altho’ all my baggage is concentrated there at the Hotel Ranzini 22 Calle
[385]
de’ Colon , a much better hotel than this it appears and more cheaper for here they are
exorbitant altho’ serving badly.
This is Catalonia and the people are uneducated peasants mostly with no feelings of
kindness towards strangers, only wishing to despoil them.
[386]
When I get to Barcelona (if ever!) I will search among my papers for a complete copy
in Italian sent me during the war by the Min. of Rome, but being undated it was not
serviceable for the use I desired its re-printing to show my priority on various subjects. What
I wish now is to do so in order to show that earthquakes [...] need not be so dreaded and are
[387]
even utilizable .
Many thanks for the trouble you have taken.
At Frascati I bought the burying ground of the Salesi family and gave it to them.
Will write soon again.
[388]
Best love to your daughters

Yours truly

Clara L. Wells

* *
*

384
Lo stesso della lettera precedente (cfr. supra).
385
Posto al nr. 22 del Passeig de Colom, quest’Hotel ha avuto un’importanza non secondaria nella
storia del turismo a Barcellona: cfr. ora in merito spec. Rosselló-Valdívia 2009, pp. 12 (e nt. 22), 19. Di
esso si hanno pure rappresentazioni pittoriche ad opera di Pablo Picasso, che lo frequentò nel 1917,
allorché vi soggiornava la ballerina russa (di origine ucraina), Ol’ga Chochlova, che poi divenne sua
moglie (la prima).
386
Poiché ora sappiamo (dopo le ricerche in proposito della Jaffé: cfr. supra, nt. 307) che la Wells
morì il 28 dicembre di quell’anno a Murcia, città situata - com’è noto - ben più ad occidente di Gerona e di
Barcelona, è quanto meno probabile ch’ella per il capoluogo catalano sia almeno passata.
387
Si riferisce ai Brevetti citati nella lettera precedente (cfr. supra, nt. 376).
388
Torna il ricordo delle figlie del Beloch (cfr. supra, nt. 382).
330 ANGELO RUSSI

Figg. 40-41. L’ultima lettera di Clara Louisa Wells a Giulio Beloch (Gerona, 30 maggio 1925) (da Russi
1991, tav. X; 1993, p. XXIX, fig. 7).

Chiariti i rapporti tra Clara Louisa Wells e tutti gli altri protagonisti delle
vicende ricordate in questo lavoro, sarà opportuno concentrarsi ora sulla
collaborazione che, grazie all’amicizia nata nell’incanto di Sorrento, venne a
crearsi fra il giovane Beloch e l’eccentrica e dinamica gentildonna americana, dopo
che questa ebbe fondato a Ginevra nel luglio del 1873 la rivista The Cosmopolite /
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 331

Le Cosmopolite. Non è certo un caso, infatti, che il giovane studente universitario


slesiano abbia cominciato, di lì a poco (dal 16 agosto 1873), a pubblicare proprio in
389
quella rivista alcuni dei suoi primi scritti, per quanto di varia natura e rilevanza .
Qualche volta, come si è visto, si è trattato semplicemente di veri e propri “pezzi
giornalistici”, non privi tuttavia di un certo interesse, soprattutto per l’evidenziarsi
389
Cfr. supra (spec. ntt. 72, 74-76, 84-86, 90, 96-97, 105, 249-251).
332 ANGELO RUSSI

in essi di chiare propensioni per aspetti, indirizzi e metodi disciplinari in seguito


ben altrimenti manifestate: per es., nei primi quattro articoli (Aus Süddeutschland e
390
Briefe aus Italien, I-II-III) , per la geografia (sotto ogni forma), per la statistica,
per la demografia (antica e moderna), addirittura per la meteorologia.
Successivamente, con il maturare nel Beloch in modo sempre più chiaro del suo
interesse precipuo per l’«Archäologie», intendendosi con questo termine tutta
391
l’«Altertumswissenschaft» , son cominciati ad apparire articoli espressamente
dedicati al mondo antico, con sempre più marcata attenzione per gli aspetti
topografici, archeologici ed epigrafici, nonché - ovviamente - per le testimonianze
degli auctores con tutti i problemi annessi e connessi di natura filologica. È il caso
di Surrentum im Alterthum, uscito in sei puntate nella rivista ginevrina fra il 3
gennaio e il 7 febbraio 1874 (poi pubblicato anche come estratto a sé stante:
392
Ginevra 1874) , e dell’articolo intitolato: Corrispondenza Italiana, il cui testo è
393
stato riportato poc’anzi anche in questa sede .
Va rilevato, fra l’altro, che se per gli articoli appena ricordati è sicura la paternità
del Beloch, nonostante che solo l’ultimo presentasse alla fine la sigla «B.» (cfr.
supra) e tutti gli altri fossero stati pubblicati anonimi, secondo gli usi della rivista,
per altri ancora è possibile pensare ad una paternità del futuro «Althistoriker»,
anche se mancano a tutt’oggi elementi per poterla affermare con certezza. Già in
passato del resto si era segnalato un certo numero di articoli, apparsi in quella
rivista, che sembravano collegabili per una ragione o per l’altra alla penna del
394
Beloch . Fatte in proposito ulteriori ricerche, che hanno consentito in qualche
395
caso di riconoscere una paternità diversa per qualcuno degli articoli in questione ,
il dubbio resta, e forte, per i titoli qui di seguito riportati:

- ‘Archilochos’, Le Cosmopolite IIe Année - N° 10 (Samedi 7 Mars 1874), p. 3;

- ‘Sapho’, ibid. IIe Année - N° 14 (Lundi 13 Avril 1874), p. 3 (fig. 42);

390
Cfr. supra (con le ntt. 72, 84, 90, 97, 105).
391
Cfr. Beloch 1926, p. 5: «Sehr lebhaftes Interesse für das klassische Altertum hatte ich von jeher
gehabt; hier auf dem klassischen Boden wurde es natürlich noch lebhafter, und da nun einmal der erste
Schritt getan war, beschloß ich, eben damals in Sorrent, ,,Archäologie“ zu studieren, worunter ich
Altertumswissenschaft verstand».
392
Beloch 1874 a-b. Cfr. anche supra, nt. 55 e passim.
393
Cfr. supra (con la nt. 249).
394
Cfr. Russi 1991b, p. 38 e nt. 107; 1993 b, p. XLVII e nt. 107.
395 e
Per es.: ‘Sorrento e la Penisola Sorrentina’, Le Cosmopolite II Année, N° 14 (Lundi 13 Avril
1874), pp. 3-4; ibid. N° 16 (Lundi 27 Avril 1874), p. 3; ibid. N° 18 (Lundi 11 Mai 1874), p. 3, da attribuire
alla Wells: cfr. ora in merito: Russi 2004, pp. 168-169 e nt. 37 (a p. 195); 2005, pp. 186-188 e nt. 37; Russi,
in Senatore (ed.) 2011, nt. 120.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 333

Fig. 42. L’articolo ‘Sapho’, apparso anonimo in Le Cosmopolite, IIe Année - N° 14 (Lundi 13 Avril 1874).
334 ANGELO RUSSI

- ‘Aus der Geschichte des Alphabets’, ibid. IIe Année - N°37 (Lundi 14
Septembre 1874), p. 3; ‘Aus der Geschichte des Alphabets (Fortsetzung.), 2.’, ibid.
IIe Année - N° 38 (Lundi 21 Septembre 1874), p. 3; ‘Aus der Geschichte des
Alphabets (Fortsetzung.), 3.’, ibid. IIe Année - N° 39 (Lundi 28 Septembre 1874), p.
3.

I primi due, infatti, sembrano collegabili in qualche modo agli studi del Beloch
sui lirici greci, «stimolati» dal seminario, ch’egli aveva seguito con vivo interesse
396
l’estate prima ad Heidelberg, tenuto da Hermann Köchly proprio su quel tema ;
l’ultimo all’evidenziarsi in lui dell’interesse per l’epigrafia greca (non fine a sé
397
stessa, ma in stretto rapporto con le vicende storiche di quella parte di mondo) .

Resta da dire ancora qualcosa su Surrentum im Alterthum, che lo stesso Beloch


definì «il suo primo lavoro scientifico», spiegandone pure in qualche modo la
398
genesi .
Sull’argomento ho già avuto modo di esprimermi e - a quanto pare - i miei lavori
399
in merito hanno incontrato finora consensi pressoché unanimi . In questa sede
basterà, quindi, riassumere soltanto, brevemente, le circostanze che a suo tempo
portarono alla pubblicazione del saggio in questione del Beloch, prima come
articolo nella rivista Le Cosmopolite, poi come estratto a sé stante (cfr. supra).
Al riguardo va subito evidenziato che il giovane «Sekundaner» originario della
Slesia prussiana, sin dal suo arrivo a Sorrento (per trascorrervi le vacanze estive,
non per trasferirvi la residenza dalla Germania, come talvolta si legge
400
erroneamente!) , ebbe la fortuna di conoscere Bartolommeo Capasso (fig. 43) e di

396
Cfr. Beloch 1926, p. 6; vd. pure supra (con la nt. 70). Per gli argomenti trattati cfr., in particolare,
Beloch 1912, pp. 312-314 (Archilochos), 409 (Sappho).
397
Sul Beloch epigrafista vd. i giudizi espressi da L. Moretti (1990, pp. 39-51). Per l’argomento
trattato cfr. Beloch 1912, pp. 225-229.
398
Cfr. Beloch 1926, p. 4: «Von ihm [sc. B. Capasso] angeregt, schrieb ich damals meine erste
wissenschaftliche Arbeit, über die Topographie der Stadt im Altertum. Natürlich war sie sehr
unvolkommen, denn ich wußte von Epigraphik und Archäologie noch gar nichts, und sie war auch
keineswegs zur Veröffentlichung bestimmt, aber die Methode war richtig, und in der Hauptsache stand
schon darin, was in dem entsprechenden Abschnitt meines ,,Campanien“ steht. Die Ruinen der Villa des
Pollius, die Statius beschreibt (Silv. II 2. III 1,1), habe ich damals zuerst nachgewiesen».
399
Cfr. Russi 1991b e 1993b (ma anche 2004 e 2005), su cui vd., in particolare, Bracco 1993, p. 263 nt.
494; Guzzo 1994, p. 111; Puglia 1994, pp. 19-27; Susini 1994, pp. 296-297; Bruno Sunseri 1994, p. 86 e nt.
6 (a p. 96); Russo 1997, passim, spec. pp. 26 (e nt. 59), 66; Christ 1999, p. 447; Senatore (ed.) 2001, pp.
185, 188, 250; Senatore (ed.) 2004, passim, ivi i contributi spec. di E. Federico (2004, p. 11 nt. 2, p. 14 e nt.
8, p. 20 nt. 20, p. 23 e nt. 26, p. 40) e M. Russo (2004, pp. 103-177, spec.. 115 nt. 57); Ferone 2005, pp. 345-
357, spec. 351-352; Agosto 2008, pp. 37-48, spec. 38 nt. 3; da ultimo Senatore (ed.) 2011.
400
Sulla questione vd. ora, correttamente, Polverini 1990, p. 12; Bruno Sunseri 1994, p. 85 e ntt. 3-4
(a p. 96); Russi 2004, pp. 167-175; 2005, pp. 182-193 (con i riferimenti bibl. prec.).
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 335

401
fare amicizia con lui , rimanendo colpito
dalla sua nobile figura di studioso e di
402
erudito e accettando di buon grado l’invito
da lui rivoltogli di studiare la storia antica del
territorio circostante, prima della penisola
403 404
sorrentina , poi dell’intera Campania , in
una sorta di vera e propria iniziazione alla più
405
ampia ricerca storico-archeologica .
Fu così che il Beloch cominciò ad
occuparsi di storia antica “sorrentina” o, se si
vuole, di storia antica tout court, visto che le
sue ricerche su Sorrento nell’antichità
precedettero di certo quelle da lui condotte poi
a Palermo, sempre in àmbito “antichistico”,
ma su altri argomenti (Omero, la Sicilia
Fig. 43. Bartolommeo Capasso (Napoli, 22
antica), concluse però prima e, quindi, febbraio 1815 - ivi, 3 marzo 1900).
pubblicate anteriormente all’uscita di
406
Surrentum im Alterthum .
401
Cfr. Beloch 1926, p. 4: «Dort [sc. a Sorrento] hatte ich das Glück, mit Bartolomeo [sic !] C a p a s s o
bekannt zu werden, der damals noch nicht der berühmte Historiker war, der er bald darauf wurde. Er kam
mir jungem Menschen sehr freundlich entgegen, und hat mir auch später, bis zu seinem Tode [il 3 marzo
1900], dreißig Jahre lang seine Freundschaft bewahrt». Nel Carteggio Beloch-Bailey il Capasso è
menzionato almeno tre volte: cfr. ivi lett. del 15 aprile, del 31 ottobre e del 3 dicembre 1876. Nella prima,
in particolare, scritta da Bella Bailey, si legge: «And you - you have so much to do in this time, have you
not ? I like so much for you to tell me about your work - you must know that I take an interest in every little
thing that you do. How very nice it is to have such a friend as you have in Signor Capassi (You did not
write the name very distinctly, so I have not the slightest idea as to how it should be spelt). And are the other
archaeologists that he has introduced you to, nice too? Are they old dried up specimens like the
archaeologist of my story [scritta, ma mai pubblicata], or are they some of them young and good-looking,
like you ?».
402
Su cui vd., fra gli ultimi, in particolare, Russi 1991a, pp. 201-225; 1993 a, pp. XXIII-90; 1995,
pp. 69-98; Capasso 2000, pp. 9-48; Russi 2004, pp. 153-261; Vitolo (ed.) 2005, pp. 352; Del Treppo
2008, pp. V-VIII; Pilone 2009, p. V sgg.
403
Così Beloch 1926, pp. 4-5; cfr. supra, nt. 398.
404
In proposito vd. già Russi 2004, pp. 173-177; 2005, pp. 193-197, ove sono riportati pure i brani
delle lettere del Carteggio con riferimenti al Capasso in relazione alla stesura del Campanien da parte
del Beloch. Ad essi va aggiunta ora una nuova testimonianza tratta sempre da quel Carteggio: una lettera
di Bella Bailey del 6 dicembre 1876, in cui si legge: «So two of your articles you have finished up and
sent off - for I suppose by this time the one for Capasso has been also sent. Dear me! how you must work
to, at the same time write some in your book while disposing of these articles. Dear, don’t tire yourself
too much - it seems to me you must be very much in need of a little rest now - it will do you good to come
to me, and to be happy for a while, don’t you think so ?». L’articolo per il Capasso, di cui si parla nella
lettera, è quello ‘Sulla confederazione nocerina’, Archivio storico per le Province Napoletane, II, 1877,
2
pp. 285-298, che verrà poi ripreso anche in Campanien (1879 = 1890 , pp. 239-245).
405
Cfr. supra, nt. 391.
406
Cfr. in proposito Polverini 1979, p. 1431.
336 ANGELO RUSSI

Ovviamente - nonostante la sua giovane


età, la guida autorevole ed accorta del
Capasso e il confronto avviato nel frattempo
anche con altri studiosi di storia “locale”, tra
cui, in particolare, il frate cappuccino
407
Bonaventura Gargiulo (fig. 44) - il Beloch
condusse il lavoro su Surrentum a modo suo.
In effetti egli si preoccupò innanzitutto di
realizzare una pianta di base della città e del
suo territorio, che disegnò - a quanto pare -
408
personalmente , modulandola su una
precedente rappresentazione cartografica ad
409
opera dell’ing. Luigi Cangiano (1855) . Su
di essa poi prese a registrare man mano tutti i
Fig. 44. Mons. Bonaventura Gargiulo (S. dati archeologici acquisiti durante le sue
Agnello di Sorrento, 26 marzo 1843 - ivi, 9
maggio 1904) (olio su tela nel Convento dei ricerche (sia direttamente, sia a seguito delle
Cappuccini di S. Agnello: da Parente 2004). testimonianze delle fonti o anche di opere più
recenti), trattandone ampiamente nel testo.
La piantina conservata a sua firma nella biblioteca dell’Istituto Nazionale
410
d’Archeologia e Storia dell’Arte a Roma (Misc. St. Ant. 102, 3) (figg. 45-46) potrebbe
essere proprio quella da lui disegnata per fare da base a tutto il lavoro su Surrentum im
411
Alterthum . L’articolo, però, con questo titolo apparve - com’è noto - nella rivista Le
Cosmopolite senza alcuna illustrazione, nonostante i riferimenti contenuti nel testo

407
Cfr. in merito Russi 1991b, pp. 4-7; 1993b, pp. XI-XIII. Sul Gargiulo, che diventerà più tardi
Vescovo di San Severo (1895-1904), vd., in generale, Parente 2004, pp. 576; in rapporto alla «cultura
sorrentina»: Cuomo 2005, pp. 87-92.
408
Cfr. in merito infra (ntt. 410-411). Più in generale, si tenga presente quanto lo stesso Beloch
scrisse nella sua Selbstdarstellung (1926, pp. 2-3): «Vor allem aber waren Geschichte und Geographie
meine Lieblingsfächer. Natürlich nicht das Gemisch von Bruchstücken aller möglichen
Naturwissenschaften, das man heute Geographie nennt, sondern die politische und historische
Geographie. Ich kannte die Länder auf der Karte, als ich noch nicht imstande war, die Namen zu lesen.
Leider hatte ich von Atlanten nur den kleinen Stieler, und dazu eine ganz veraltete Ausgabe, und für das
Altertum den kleinen Pütz. Ich wäre glücklich gewesen, wenn ich einen der großen Atlanten gehabt
hätte, aber die waren damals sehr teuer. So zeichnete ich mir denn inzwischen Karten ab, soviel ich
konnte, entwarf auch historische Karten, so gut oder vielmehr so schlecht es eben gehen wollte. Noch
heute macht mir kaum etwas anderes so viel Freude, als ein schöner Atlas».
409 e
Così, infatti, Le Cosmopolite II Année - N° 6 (Samedi 7 Fevrier 1874), p. 3: «Als Grundlage des
Planes diente die Pianta topografica del territorio di Sorrento von Luigi Cangiano, Napoli 1855». Per
quest’ultima: Cangiano 1855, tav.
410
Intitolata: Surrentum / tempore / Caesarum Romanorum. / Modulus 1 : 12.500 / Auctore Julio
Beloch / Silensiensi, ma custodita in un cartoncino su cui appare scritto a penna: Surrentum im
Alterthum.
411
Cfr. in merito, dettagliatamente, Russi 1991b, pp. 11-16 = 1993b, pp. XVIII-XXII.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 337

412
(omessi poi nell’estratto pubblicato a parte!)
413
ad una piantina di Sorrento , che però non vi è
riportata, né poteva esserlo per le consuetudini
grafiche e redazionali della rivista in
questione. Per di più la stampa in essa
dell’articolo risultò, proprio sotto il profilo
redazionale, alquanto approssimativa,
414
riscontrandovisi non pochi refusi .
Il fatto, poi, che il suo giovane autore
venisse - di lì a poco - a migliorare di molto
le sue conoscenze nell’àmbito dell’
«Altertumswissenschaft» e a prendere atto
definitivamente dell’esistenza di regole ben
precise da applicarsi in ogni indagine e
415
pubblicazione relativa ad essa deve averlo
convinto a non ritenere opportuno di svelare
Fig. 45. Roma (Palazzo Venezia). Biblioteca
dell’Istituto Nazionale d’Archeologia e Storia al momento la paternità di quel suo scritto,
dell’Arte: Misc. St. Ant. 102, 3 (la copertina). lasciando alla Wells la responsabilità di
averlo pubblicato, forse anche a sua
416
insaputa , magari con l’assenso e la connivenza di sua madre (Alwine Rösler
Beloch), per di più non molto correttamente dal punto di vista grafico e redazionale.
Seguì pure, poco dopo, una dura recensione di Adolf Holm all’articolo in
417
questione , sicché il Beloch, anche in vista delle imminenti prove concorsuali che
lo attendevano (nel 1877 la libera docenza in Storia Antica alla “Sapienza” e nel
1879 il concorso a professore straordinario di quella disciplina nella stessa
418
Università) , si guardò bene per allora dal rivendicarne la paternità, pur
riprendendo ad verbum da esso, non molto tempo dopo, larghe parti, per utilizzarle
412
Cfr. al riguardo: Russi 1991b, pp. 28-29 = 1993b, pp. XXXIV-XXXVI.
413
Cfr. supra, nt. 409.
414
Vedine l’elenco in Russi 1991b, pp. 67-70 = 1993b, pp. 19-22.
415
Tutto ciò avvenne, nel breve periodo, grazie agli studi universitari intrapresi nel frattempo alla
“Sapienza”, sotto la guida di docenti come il Bonghi e il De Ruggiero (cfr. supra), ed anche grazie
all’opportunità che ormai egli aveva - vivendo a Roma - di effettuare le sue ricerche in una biblioteca
specializzata come quella dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica (ovvero Deutsches
Archäologisches Institut), a stretto contatto con studiosi come Wilhelm Henzen, Wolfgang Helbig,
Giovanni Battista De Rossi, ecc. (vd. infra).
416
Nella Selbstdarstellung (1926, pp. 4-5) si legge, in particolare: «Natürlich war sie sehr
unvolkommen, denn ich wußte von Epigraphik und Archäologie noch gar nichts, und sie war auch
keineswegs zur Veröffentlichung bestimmt». Cfr. anche supra, nt. 398.
417
Cfr. Holm 1877, pp. 78-80 (ripubbl. in Russi 1993b, pp. 59-61).
418
Cfr. in merito Beloch 1926, pp. 8-9; vd. pure, in particolare, Polverini 1977, pp. 1369-1388;
Bianchi 1996, pp. 277-300.
338 ANGELO RUSSI

Fig. 46. Roma (Palazzo Venezia). Biblioteca dell’Istituto Nazionale d’Archeologia e Storia dell’Arte: Misc.
St. Ant. 102, 3: Surrentum / tempore / Caesarum Romanorum. / Modulus 1: 12.500 / Auctore Julio Beloch /
Silesiensi.

419
nel suo volume sulla Campania antica , senza crearsi per questo alcun problema e
420
senza averne dalla Wells .
La rivendicazione di Surrentum im Alterthum si ebbe da parte sua solo nel 1926,
421
nella Selbstdarstellung .

7. Gli studi all’Instituto di Corrispondenza Archeologica negli anni 1873-1875


e il conseguimento della laurea ad Heidelberg (9 agosto 1875)

Non è certo un caso che la prima testimonianza scritta dell’avvenuto


trasferimento del Beloch da Palermo a Roma è costituita dalla firma ch’egli appose
nel Registro delle Adunanze dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica il 12
422
Dicembre 1873 in occasione della celebrazione «del natale di Winckelmann» .
419
Cfr. Beloch 1926, p. 5: «Aber die Methode war richtig, und in der Hauptsache stand schon darin,
was in dem entsprechenden Abschnitt meines ,,Campanien“ steht». Per un riscontro più puntuale vd.
Russi 1991b, pp. 20-22; 1993b, pp. XXVI-XXVII.
420
Cfr. Russi 1991b, p. 22 e nt. 63; 1993b, p. XXVIII e nt. 63.
421
Beloch 1926, pp. 4-5.
422
Il Registro delle firme delle Adunanze 1871-1882 si conserva presso il Deutsches
Archaeologisches Institut in Rom. Vd. in esso alla data del 12 Dicembre 1873, dove la firma del Beloch
si legge al quinto posto.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 339

Fig. 47. L’Instituto di Corrispondenza Archeologica sul Campidoglio (da un’incisione ottocentesca).

Da allora la sua presenza alle Adunanze di quell’Instituto, almeno fino al 9


423
dicembre del 1881 , è un dato di fatto acquisito (con rare eccezioni), se si
prescinde dal 1879, durante il quale egli non partecipò ad alcuna manifestazione
svoltasi a Palazzo Caffarelli sul Campidoglio (sede appunto dell’Instituto, fino al
424
1919: fig. 47) , come succederà del resto, pressoché regolarmente, fra il 1882 e il
425
1925 . Le motivazioni di ciò sono state ampiamente chiarite dallo stesso Beloch
426
nella sua Selbstdarstellung, per cui basterà rinviare ad essa il lettore . Qui si
cercherà solo di approfondire il valore e il significato della frequentazione
dell’Instituto da parte dello studioso nei primi anni del suo soggiorno romano, dal
dicembre del 1873 all’estate del 1875.
Quel che appare evidente dalla documentazione a nostra disposizione è che
l’impatto con l’Instituto di Corrispondenza Archeologica è stato per lui assai forte,
né poteva essere diversamente, vista la ricchezza e la specificità del patrimonio
librario già allora a disposizione di quell’istituzione, la molteplicità delle attività
che, sempre in connessione con l’«Altertumswissenschaft», vi si svolgevano con
regolare periodicità e, last but non least, la possibilità di incontrarvi facilmente
studiosi di ogni levatura e nazionalità (figg. 48-49).

423
Cfr. Registro delle firme delle Adunanze 1871-1882 cit., ad locc.
424
Cfr. in merito, in particolare, Andreae 1993, pp. 159-171 passim.
425
Cfr. Beloch 1926, p. 8: «Die Folge war natürlich, daß ich von den Sitzungen wegblieb, und so bin
ich erst jetzt Mitglied des Instituts geworden». Vd. pure infra.
426
Ibid., pp. 7-8.
340 ANGELO RUSSI

Fig. 48. La biblioteca dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica in Roma.

Ciò diventa ancor più facilmente comprensibile se si pensa che il Beloch


(all’epoca non ancora ventenne) aveva vissuto fino a circa tre anni prima in un
modesto, se pur grazioso - antecedentemente alla sua quasi totale distruzione
durante la seconda guerra mondiale! - borgo rurale (Petschkendorf, oggi Pieszków)
(figg. 50-51), distante 8 chilometri dal primo centro dotato di attrezzature librarie di
una qualche consistenza (Lüben, oggi Lubin), da cui, comunque, una città
universitaria come Breslavia (od. Wrocław), magnificamente organizzata da
questo punto di vista, appariva tanto lontana (ca. km 73 di strade non facilmente
percorribili a tutt’oggi)! Da lì poi il giovane studioso era andato a vivere a Palermo,
che non era certo sguarnita di libri, biblioteche e attività culturali anche di rilievo,
ma non poteva dirsi comunque adeguatamente dotata per lo svolgimento di
ricerche specifiche sull’antichità classica, come lo era invece già allora la
biblioteca dell’Instituto a Roma.
Tutto ciò spiega a sufficienza l’entusiasmo con cui il Beloch prese a frequentare
quest’ultima nei primi anni del suo soggiorno romano. Sappiamo, infatti, dal
Carteggio preso qui in esame ch’egli, almeno finché non si trasferì a Frascati subito
427
dopo il matrimonio celebrato - com’è noto - il 24 marzo 1877 , vi si recava quasi

427
Cfr. supra, nt. 24.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 341

Fig. 49. L’ingresso dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica in Roma (Palazzo Caffarelli) poco prima
dell'inizio di un’Adunanza solenne.
428
quotidianamente, fermandosi a lavorare per molte ore oppure facendovi anche
talvolta solo brevi puntate, magari di sera, per effettuare in tal caso rapidi controlli
bibliografici o per leggere i fascicoli appena arrivati delle tante riviste internazionali
429
con cui quella biblioteca era abbonata .
Tra le tante testimonianze in merito due colpiscono in modo particolare:

- la lettera inviata dal Beloch alla fidanzata il 30 gennaio 1877, in cui le scrive tra
l’altro: «I went to the library last night, to read the magazins [sic!]. I looked out
whether I could see any ladies, but not one representative of the fair sex was to be
seen - so it would make rather sensation if some day I went there with you -
especially as my companion would be a very pretty young lady. But it might be
great fun all the same»;

- e quella del 27 febbraio di quello stesso anno, in cui si legge: «Darling, I hope
you have received my yesterday’s letter in time - it had become quite late before I
finished it, and I posted it at the main-post at 9 1/4 [sc. p. m.] - half past nine they say is

428
Cfr., in particolare, nel Carteggio le lettere del Beloch alla Bailey del 29 novembre, 7 e 14
dicembre 1876; del 20 gennaio e del 21 febbraio 1877.
429
Cfr. lett. del 7 dicembre 1876, del 20 gennaio 1877; vd. pure infra.
342 ANGELO RUSSI

Fig. 50. Il borgo natìo del Beloch: Petschkendorf, Schlesien (cartolina illustrata, fine Ottocento - inizi
Novecento).

Fig. 51. Pieszków (fino al 1945: Petschkendorf) oggi.


GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 343

Fig. 52. Wilhelm Henzen (Brema, 24 gennaio Fig. 53. Wolfgang Helbig, secondo segretario
1816 - Roma, 27 gennaio 1887), primo segretario dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica a
dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica a Roma (dal 1865 al 1887).
Roma (dal 1856).

the latest hour for a letter to Florence. After having posted the letter I went to the
library to read the magazines for half an hour, and then I walked to the Colosseum -
the night was nice and warm and a splendid moon light. I was all alone, of course,
and did not want for anybody to have been with me, for I dreamt of you all the way,
and longed for the time when we will be able to enjoy together our moonlight
nights».

Quanto all’attività (che potremmo definire “didattica”) organizzata all’epoca dai


430
due segretari dell’Instituto: Wilhelm Henzen (primo segretario) (fig. 52) e
431
Wolfgang Helbig (secondo segretario) (fig. 53) - i famosi «giri», quello epigrafico
430
Johann Heinrich Wilhelm Henzen (Brema, 24 gennaio 1816 - Roma, 27 gennaio 1887), allievo
di Friedrich Gottlieb Welcker a Bonn, di Gustav Droysen, Leopold von Ranke e August Boeckh a
Berlino, si laureò poi a Lipsia nel 1840. Dopo aver viaggiato a lungo per l’Italia e la Grecia, si fermò a
Roma, dove trascorse tutta la vita lavorando all’Instituto di Corrispondenza Archeologica, di cui
divenne, alla morte di Emil Braun, il primo segretario (1856). Tra le tante attività da lui espletate va
ricordato, in particolare, che coadiuvò il Mommsen nell’edizione del Corpus inscriptionum Latinarum
(spec. per il VI volume, comprendente le iscrizioni di Roma). Su di lui vd. ora spec. Andreae 1993, p.
167; Blanck 2003, pp. 680-683 (con la bibl. prec.).
431
Su di lui vd. supra (spec. nt. 202).
344 ANGELO RUSSI

a cura del primo e quello “archeologico” per Roma e Campagna a cura del secondo -,
l’interesse con cui il Beloch seguì ogni manifestazione al riguardo è testimoniato
432
ancora nel 1926 al momento della stesura della sua Selbstdarstellung .
Per le Adunanze, poi, che si tenevano in genere il Venerdì, alle quali - come si è
detto - il giovane studioso slesiano non fece quasi mai mancare la sua presenza,
almeno fino a marzo del 1877, diradandola più tardi (per i noti dissidi con
433
l’Henzen) , fino a farla mancare del tutto per oltre quarant’anni, fra il 1882 e il
434
1925 , vanno sottolineati l’importanza enorme, ch’esse avevano ormai acquisito
per i cultori dell’«Altertumswissenschaft» di ogni indirizzo e nazionalità, e
finanche il loro ruolo nella vita sociale della città di Roma, con riscontri notevoli
anche fuori di essa.
Quanto queste riunioni potessero influire sulla maturazione scientifica del
giovane Beloch ed anche sulla sua ambientazione nella nuova realtà in cui aveva
deciso di trascorrere la sua esistenza, lo dimostrano chiaramente l’entusiasmo, con
cui egli le seguiva (testimoniato peraltro ampiamente nel Carteggio, fino al 1877),
e gli innegabili miglioramenti da lui dimostrati nell’approccio scientifico con le
problematiche affrontate nei lavori compiuti in quegli anni; miglioramenti di certo
non attribuibili solo agli studi universitari che nel frattempo egli stava seguendo,
435
con poca convinzione, molto disordinatamente .
Basta scorrere del resto le cronache di quelle Adunanze negli anni in questione,
puntualmente registrate nei corrispondenti fascicoli del Bullettino, per rendersi
conto di quello ch’esse potevano allora offrire nell’àmbito degli studi sull’antichità
in ogni direzione (dall’archeologia greco-romana a quella del Vicino Oriente,
dall’epigrafia classica e italica alla storia antica, dalla numismatica alla topografia
storica).
Per non parlare poi dei relatori, che di volta in volta si impegnavano a presentare
i loro lavori, offrendoli ad un confronto critico di eccezionale valore, visto che in
sala, oltre agli immancabili due segretari dell’Instituto, erano pronti ad intervenire
nella discussione, che in genere seguiva ad ognuna di queste relazioni, personaggi
del calibro di Theodor Mommsen, Giovanni Battista De Rossi, Giulio Minervini,
Giuseppe Fiorelli, Reinhardt Kekule von Stradonitz, Adolf Kluegmann, Hermann
Usener e l’ancor giovane, ma già molto influente Ulrich von Wilamowitz-
Moellendorff.

432
Ivi, p. 7. Cfr. supra, nt. 122.
433
Cfr. Beloch 1926, pp. 8-9.
434
Cfr. supra (nt. 425).
435
Cfr. supra (spec. nt. 122).
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 345

Frequentando quelle Adunanze era, quindi, possibile assistere a confronti


metodologici di grande rilevanza su questioni di ogni genere nell’àmbito
dell’antichistica, proposte di volta in volta davanti ad un pubblico, come quello
appena descritto, da esperti del settore (a vario titolo), come, ad es., Pietro Rosa,
Carlo Ludovico Visconti, Giacomo Lignana, Michele Stefano De Rossi (fratello di
Giovanni Battista: vd. supra), Giuseppe Gatti, Luigi Pigorini, Heinrich Jordan,
ecc.; da vecchi, ma autorevoli rappresentanti dell’erudizione “antiquaria” (italiana
e non), come il padre barnabita Luigi Maria Bruzza, Luigi Ceselli, il marchese
Giovanni Eroli di Narni, il can. Enrico Fabiani, Enrico Narducci, G. de Meester de
Ravenstein, Charles Drury Edward Fortnum, ecc.; nonché da giovani promesse
(allora) del settore, come Felice Barnabei, Edoardo Brizio, Gian Francesco
Gamurrini, Ignazio Guidi, Rodolfo Lanciani, Giacomo Lumbroso, Orazio
Marucchi, Giuseppe Tomassetti, Hermann Dessau, Hermann Dopffel, Heinrich
Dressel, Adolf Furtwängler, Gustav Hirschfeld, Leopold Julius, Georg Kaibel,
Paul Knapp, Gustav Körte, Georg Loeschcke, Ernst Wilhelm Theodor Maaß,
August Mau, Arthur Milchhöfer, Karl Purgold, Carl Robert, Johannes Schmidt,
Theodor Schreiber, Victor Schultze, Friedrich Karl von Duhn, Hermann von
Rohden, Rudolf Weil e... lo stesso Beloch.
Il tutto poi avveniva nelle splendide sale di Palazzo Caffarelli sul Campidoglio,
in una cornice certamente austera, ma anche di grande mondanità, alla presenza
spesso di autorità politiche e diplomatiche (non solo italiane e tedesche) di
436
altissimo livello, sotto l’occhio vigile ed interessato della stampa internazionale :
elementi questi che inevitabilmente facevano registrare specie in occasione di
talune ricorrenze (il Natale di Roma e quello del Winckelmann) un’affluenza di

436
Si ricordi al riguardo, exempli gratia, l’articolo della Wells: ‘The Prussian Archaeological
Society of Rome’, Le Cosmopolite II 12 [ma 13] (Lundi 30 Mars 1874), p. 1, ov’è descritta l’Adunanza
del 27 marzo 1874 (alla quale il Beloch fu assente), da confrontare con il resoconto ufficiale di quella
stessa Adunanza apparso nel Bull. dell’Inst. 1874, pp. 116-118 (cfr. supra, nt. 342). Dal Carteggio, poi,
risulta l’intervento di rappresentanti di testate giornalistiche (ad es., Cappannari per l’Italia) in
occasione di ogni intervento in quelle Adunanze: cfr. lett. del 7 gennaio 1877: «Darling, I wanted so
much to write to you last night, to let you know the good news I have had about everything. But it was
really impossible. Just after I had finished my coffee and was going to begin my note to you,
Cappannari, one of my Italian acquaintances, made his appearance. He has to write for the Italia an
account of all they speak at the Institute, and in consequence wanted from me a résumé of my lecture.
So instead of writing to you I had to talk to the stupid creature - though he is not so very stupid, for that
matter»; - lett. del 9 gennaio 1877: «Yesterday I made my first visit to Miss Brewster, finally. She has a
new apartment, a very nice one, with a lovely view, in Via Nazionale corner Quattro Fontane II floor.
The first word she told me was, whether it was me that had spoken at the Institute the other day - she was
polite enough to say, who has distinguished himself so much at the Inst. - I asked her of course from
where she knew about it - she had read Cappannari’s article in the Italia, and of course I got the paper
this morning. As perhaps you will like to know what I have spoken about, I send you the paper - as far as
the facts go, I dictated them to him myself».
346 ANGELO RUSSI

pubblico davvero notevole, certamente ben al di là dell’interesse di ognuno dei


partecipanti a siffatte manifestazioni per quegli studi, che comunque, in ogni
circostanza, venivano colà affrontati con grande serietà.
Non v’è dubbio, quindi, che l’Instituto dovette apparire al Beloch in quei primi
tempi del suo soggiorno romano il luogo ideale per soddisfare tutti i suoi interessi,
le sue esigenze, i suoi studi.
Tedesco trapiantato in Italia, ritrovava tra le sale di Palazzo Caffarelli un’aria di
casa cui non era certamente più abituato, per forza di cose, da anni.
Deciso ormai a dedicarsi completamente all’«Archäologie», intesa come
437
«Altertumswissenschaft» , trovava nella biblioteca dell’Instituto uno strumento
eccezionale per soddisfare tutte le sue esigenze di studio e di lavoro, per di più in
una città come Roma, che gli consentiva, con le sue antiche biblioteche, i suoi
musei, le sue gallerie, il suo eccezionale patrimonio archeologico, di completare in
ogni circostanza senza grandi difficoltà qualunque altra necessità in quel tipo di
438
ricerca .
Nelle attività, inoltre, promosse in campo archeologico ed epigrafico
dall’Instituto per meritoria iniziativa dei suoi due Segretari - i famosi giri di Henzen
439
e di Helbig -, egli riusciva a trovare un adeguato compenso a quanto, a suo dire, la
“Sapienza” non era allora in grado di offrirgli in quei due àmbiti disciplinari in
440
rapporto alla sua preparazione universitaria , esagerando nell’uno e nell’altro
caso, visto che archeologicamente si trovò poi ad usufruire nell’Ateneo romano
dell’insegnamento dello stesso Helbig, uno appunto dei due segretari
441
dell’Instituto , ed epigraficamente avrebbe potuto far tesoro - ancor più di quanto
442 443
fece - dell’opera di Ettore De Ruggiero , che, allievo del Mommsen, aveva tutte
le carte in regola per soddisfare, forse più di quanto potesse lo stesso Henzen per
444
taluni aspetti di quella disciplina , le sue voglie di apprendimento e di
approfondimento di essa.
L’idillio, comunque, durò poco.
437
Cfr. supra (nt. 391).
438
Cfr. supra (nt. 121).
439
Cfr. supra (ntt. 122, 432).
440
Cfr. Beloch 1926, p. 6. Vd. pure supra (ntt. 122, 125).
441
Cfr. supra (ntt. 202-206).
442
Ciò vale soprattutto in relazione ai suoi primi approcci con l’epigrafia, in merito ai quali va
ricordato il giudizio (scherzoso, ma sostanzialmente veritiero) di Luigi Moretti (1990, p. 39):
«L’epigrafia militante è stata per lui [sc. per Beloch] una specie di scarlattina: è bene passarci subito,
perché altrimenti, da anziano, può essere pericolosa». Al riguardo vd. pure infra.
443
Cfr. supra, ntt. 200 e 208.
444
Per es., in rapporto all’interpretazione «istituzionale» del contenuto delle epigrafi, in cui il De
Ruggiero fu un vero maestro (non a caso, tra l’altro, fondò nel 1886 e diresse poi, per tutta la vita, il
magnifico Dizionario Epigrafico di Antichità Romane), mentre l’Henzen mostrò in ciò spesso
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 347

Da una parte c’era un’istituzione culturale, che, al di là delle aperture


445
internazionali dichiarate programmaticamente sin dall’inizio , era ormai (specie
dopo gli esiti della guerra franco-prussiana del 1870-1871) sempre più una realtà
446
“germanica” , per di più quasi del tutto permeata dello spirito della scienza di
quella parte d’Europa, che, a fronte del reale imponente contributo da essa offerto
agli studi in genere e all’«Altertumswissenschaft» in particolare in termini
447
innovativi e di assoluta e rigorosa organicità e scientificità , si poneva nei
confronti di ogni altra analoga tradizione europea (e di quella italiana in ispecie)
con un atteggiamento di superiorità (da qui la definizione di «dittatoria
448
alemanna») che superava talvolta i limiti della realtà, dell’opportunità e perfino
del buon gusto (basti pensare alla durezza della contrapposizione con la tradizione
antiquaria del regno di Napoli, pur nobilissima e, all’occorrenza, anche
449
ampiamente e disinvoltamente utilizzata) .
Ciò aveva comportato pure di riflesso, al suo interno, un’organizzazione ben
precisa, tipicamente tedesca, che teneva conto tra l’altro con grande rigore delle
vicende accademiche nella madrepatria, privilegiando inevitabilmente alcune
450
“scuole” a discapito di altre . Di conseguenza ogni personaggio, che si trovava
incertezze e deficienze, che gli furono rimproverate, per es., già da Agostino Gervasio, illustre
rappresentante della tanto deprecata «Antiquaria» napoletana (su cui vd. Croce 1928 a, pp. 11-21
dell’Estratto = 1928 b, pp. 423-431 = 1935 [= 19492], pp. 302-319; Calabrese 1964, spec. pp. 96-97;
Russi 1968, pp. 64-72; Russi 1976, spec. pp. 22-25; Giglio 1984, pp. 131-199; Russi 1989, spec. p. 146;
Buonocore, ed., 2003, passim; Russi 2004, spec. pp. 105-146; Ceccarelli 2006, spec. pp. 26-29 e 43-
121): cfr., infatti, Gervasio 1851, pp. 233-320, con la risposta dell’Henzen (1851, pp. 186-202), e la
replica del Gervasio (1860 ?, pp. 26). Più in generale, vd. ora in proposito Moretti 1990, p. 40.
445
Cfr. in merito Andreae 1993, pp. 155-164. Vd. pure Pavan 1980, pp. 192-200.
446
Cfr. Andreae 1993, loc. cit., spec. pp. 158-159. Non a caso nelle pubblicazioni dell’Instituto
cominciò ad apparire, accanto alla denominazione ufficiale (Instituto di Corrispondenza Archeologica
- Institut de Correspondance Archéologique), dal 1874 quella di Instituto Archeologico Germanico
(cfr. Bull. dell’Inst. 1874, p. 289) e dal 1876 quella di Imp. Instituto Archeologico Germanico (cfr. Bull.
dell’Inst. 1876, p. 257). Per il passaggio al Kaiserlich Deutschen Archäologischen Institut vd.
l’articolo già citato dell’Andreae (p. 168 sgg.).
447
Nell’àmbito della sconfinata bibl. in merito basterà qui citare Maione 1961, pp. 863-876;
Momigliano 1986, pp. 62-74 (= 1987, pp. 59-72); Christ-Momigliano (edd.) 1988, passim; Lepore
1990, pp. 9-49; Momigliano 1991, pp. 21-238.
448
Per la bibl. in merito vd. fra gli ultimi Russi 2004, pp. 146-151, spec. p. 150 sg.
449
Ampia eco di ciò permane ancora, per es., nella rappresentazione dell’ambiente degli antiquari
meridionali in Wickert 1964, p. 135 sgg. In proposito chi scrive si è già espresso più volte: cfr.
soprattutto Russi 1968, pp. 64-72; 2004, passim, spec. pp. 105-146: ‘Sulla polemica fra il Mommsen e
gli studiosi di antichità classiche del Regno delle Due Sicilie dopo la pubblicazione delle Inscriptiones
regni Neapolitani Latinae (1852)’; pp. 147-151: ‘Raffaele Garrucci’. Sull’argomento vd. pure, in
particolare, Treves 1962 (= 1976), pp. XXXVII-XXXVIII; Gigante 1987, pp. V-XXII; 1991, pp. V-XI;
Ferone 1993, pp. 237-241; 2001, pp. 43-61; 2005, pp. 345-357.
450
Basti pensare agli scontri accademici di quegli anni specialmente nell’àmbito della filologia
classica (con ampi riflessi di ciò, ovviamente, anche sulla vita dell’Instituto di Corrispondenza
Archeologica a Roma): cfr. in merito, per tutti, Wilamowitz 1921 (= 1967), passim. Per non parlare,
poi, dell’influenza esercitata in quello stesso periodo, in ambito storico-archeologico, sull’Instituto in
348 ANGELO RUSSI

allora ad operare presso quell’Instituto, dal primo segretario all’ultimo dei


Reisestipendiaten, aveva un proprio preciso percorso accademico, di pura marca
germanica, da vantare ed esibire in ogni occasione, valido a dargli e a garantirgli
451
un’adeguata collocazione in quel contesto .
Non era questo certamente il caso del Beloch, che tutta la sua preparazione - fino
452
all’arrivo a Roma - doveva essenzialmente a sé stesso , con apporti esterni
importanti, ma non determinanti, dovuti all’incontro più casuale che voluto con
figure anche illustri di studiosi, ma molto diversi fra loro dal punto di vista
disciplinare ed anche dell’impostazione metodologica, come il Capasso, il Salinas
453
e, poco prima del trasferimento a Roma, il Köchly .
A ciò bisogna poi aggiungere la fierezza del suo carattere e la fortissima
454
autostima ch’egli aveva e manifestava in ogni occasione .
Era, pertanto, inevitabile, sulla base di queste premesse, che prima o poi
dovessero capitare incidenti di percorso ed occasioni di contrasto, il che di fatto
avvenne pure abbastanza presto.
Appena pochi mesi dopo il suo trasferimento a Roma, infatti, il Beloch
pubblicava una breve nota epigrafica a proposito di un epigramma funerario di
Frascati maltrattato da un precedente editore: ‘All’Antologia Latina’, RFIC III
1874, pp. 70-72. Vale la pena di leggere in proposito quant’ebbe a scrivere Luigi
Moretti nel suo gustoso e, nel contempo, importante lavoro su Beloch e l’epigrafia
455
(del 1990) :
questione (e non solo) da Theodor Mommsen (ovviamente), ma anche, in vario modo, da altri studiosi,
tra cui vanno ricordati - oltre naturalmente ai segretari in carica - specialmente Heinrich Brunn,
Reinhard Kekule von Stradonitz, Ernst Curtius, Hermann Usener, Franz Bücheler, Johannes
Overbeck, l’ancor giovane Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff, ecc. Vd. pure in merito la nota
successiva.
451
Non è certo un caso che ognuno dei 31 Reisestipendiaten dell’Instituto negli anni 1872/3 -
1881/2, compresi quelli «a metà stipendio» (cfr. Trebsche 2001, pp. 530-542), poteva vantare una
Schulung perfettamente collegabile ad àmbiti accademici prevalenti allora in Germania. In particolare,
poi, tra i docenti di antichistica delle varie università tedesche di allora i più ascoltati e seguìti
nell’Instituto (specie in rapporto alla selezione dei Reisestipendiaten) risultano essere nell’ordine: Th.
Mommsen (con tre allievi e due collaboratori acquisiti in corso d’opera), H. Brunn (con tre allievi), R.
Kekule von Stradonitz (con tre allievi), E. Curtius (con tre allievi), H. Usener (con tre allievi), F.
Bücheler (con due allievi), J. Overbeck (con due allievi) e U. von Wilamowitz-M. (con due allievi e due
collaboratori acquisiti in corso d’opera). Non si può neppure escludere a questo punto che nel caso del
Reisestipendiat del 1875/76 - 1876/77, Friedrich von Duhn (al di là dei suoi innegabili meriti
scientifici), possa aver avuto una qualche importanza nella sua scelta anche il fatto di essere stato a suo
tempo il “figlioccio” di Friedrich Karl von Savigny, uno dei primi benemeriti dell’Instituto (e non
solo), per quanto ormai all’epoca defunto († 1861). Va, comunque, detto ch’egli si presentava allora
pure come allievo a Bonn del Kekule, dell’Usener e del Bücheler: cfr. Calder 1996, pp. 375-376 (con la
bibl. prec.); sui rapporti del Savigny con l’Instituto vd. Andreae 1993, p. 167.
452
Cfr. Beloch 1926, pp. 2-6.
453
Cfr. supra (con la nt. 157).
454
Cfr. supra (con le ntt. 128-129). Si vd. pure in merito Moretti 1990, p. 41.
455
Moretti 1990, pp. 39-40.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 349

«Il ventenne Beloch vide giusto circa le


integrazioni necessarie all’intelligenza del
testo e soprattutto (visto che si trattava di
un’iscrizione opistografa) riconobbe che sul
rovescio della pietra c’era una data precisa,
legata a Belisario, il 536 d. C. Sorprende
invece che gli fosse sfuggito che l’epigramma,
certo di età cristiana, era già stato pubblicato in
Inscriptiones Christianae Urbis Romae 1061
da un personaggio famoso come il De Rossi, il
quale vi era tornato poi sopra, più
diffusamente, nel Bull. d’Arch. cristiana,
1872, 143. Le lievi divergenze nelle
integrazioni sono di nessun momento. Ma
come il Beloch ignorò il De Rossi, così tutti gli
editori successivi di quella iscrizione,
eccettuata Clara Wells (Alban Hills, 1878, 82),
Fig. 54. Giovanni Battista De Rossi (Roma, 23
studiosa peraltro appartata, ignorarono febbraio 1822 - Castel Gandolfo, Roma, 20
Beloch: così Dessau, CIL XIV 2765 [1887]; settembre 1894).
così Bücheler, Anth. Lat., 1396 [1897]. Ostilità
degli ambienti dell’Instituto di Corrispondenza archeologica? Forse. Ma anche padre Ferrua
(IChrUR 15684), che pure ha dato lemmi completissimi delle iscrizioni cristiane da lui
raccolte, ed è lontanissimo dalle querelles di quegli anni, si è dimenticato del Beloch».

456
Ma, se è prematuro parlare già allora («giugno 1874») di «ostilità degli
ambienti dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica» nei confronti del Beloch,
di certo questo incidente non poteva mancare di avere un seguito, come dimostra
poi del resto lo stesso Moretti. Non poteva, infatti, essere tollerato in alcun modo
che si ignorassero lavori del De Rossi, tanto più da chi eventualmente si trovasse ad
operare a qualsivoglia titolo presso l’Instituto. Il De Rossi (fig. 54), infatti, oltre ad
457
essere chi era nel suo àmbito disciplinare , era pure il Presidente della sezione
458
italiana di quell’istituzione ed era considerato concordemente uno dei suoi punti

456
È la data riportata nell’articolo del Beloch (a p. 72).
457
Era considerato giustamente il «fondatore dello studio scientifico delle antichità cristiane»: cfr.
Enciclopedia Biografica Universale VI, 2007, p. 29, s. v. Sulla sua vita e sulla sua attività scientifica
vd. ora, in particolare, Giovanni Battista De Rossi e le catacombe romane 1994, spec. pp. 34-91.
458
Cfr., per es., Bull. dell’Inst. di Corrisp. Arch. 1874, p. 291 (= p. 3 dell’Elenco de’ partecipanti
dell’Instituto Archeologico Germanico alla fine dell’anno 1874).
350 ANGELO RUSSI

459
principali di riferimento . Se poi l’eventuale omissione era dovuta - come nel caso
in questione - all’inesperienza o alla mancanza di un’adeguata formazione o
informazione, non faceva conto, per cui comunque avrebbe fatto seguito, come di
fatto avvenne, una riprovazione più o meno ostentata, dura comunque da
sopportare per chi aveva come Beloch un carattere forte ed orgoglioso.
Solo Helbig in quel frangente continuò a dimostrargli simpatia, considerazione
ed amicizia, invitandolo ancora a partecipare alle attività dell’Instituto ed anche ai
ricevimenti offerti da lui e dalla moglie, la principessa Nadejda [sc. Nadezhda; in
460
italiano: Nadina] Dimitrovna Schachowskoy, sempre a palazzo Caffarelli .
Il De Rossi sembrò, per il momento, ignorare l’articolo incriminato e
461
soprattutto il suo autore .
Henzen, invece, cominciò pian piano a cambiare atteggiamento nei suoi
confronti, mostrandosi sempre più chiuso e permaloso, anche di fronte a gesti
gentili come la comunicazione da parte del giovane studioso di testi epigrafici
scrupolosamente collazionati nel corso di indagini da lui effettuate in territorio
campano (si ricordino, in particolare, le due iscrizioni greche trovate a Capri e
462
l’iscrizione atletica napoletana) .
Indubbiamente peggio andarono, poi, le cose con i «Ragazzi capitolini am
463
Institut», che «credevano di poter guardare dall’alto in basso» quel loro
connazionale, che, pur avendo all’incirca la stessa età, appariva rispetto alla loro
preparazione così male “strutturato”.

459
Così, per es., egli veniva presentato il 14 dicembre 1877, nell’Adunanza solenne dell’Instituto,
«intitolata al natale di Winckelmann», dal primo segretario, W. Henzen: «Colui che dopo la morte del
Borghesi senza contrasto primeggia fra gli epigrafisti d’Italia, l’antico e fedele amico dell’Instituto, e
diletto mio collega nella compilazione del C. I. L.»: Henzen 1877, p. 229. Si ricordino pure, in
particolare, gli elogi tributati al De Rossi da Wilamowitz (1921 = 1967, pp. 43-44 e 136).
460
Per la documentazione in merito vd. supra, ntt. 204-205.
461
Se ne ricorderà, però, a quanto pare, al momento opportuno. Si tenga presente, infatti, quel che
accadde in Instituto la sera del 16 marzo 1877: cfr. Bull. Inst. Corrisp. Arch. 1877, pp. 55-56:
«S’opposero vivamente a’ ragionamenti del Beloch i sigg. G. B. de Rossi e Henzen». Ciò peraltro trova
ampio riscontro nella lettera spedita quella sera stessa dal Beloch alla fidanzata: «Friday March 16 th
77. / Darling, I am a little tired to-night - very tired, I should say - in consequence of my speaking at the
Institute. It was a regular battle. I was attacked from all sides - from Henzen and De Rossi especially -
instead of a discorso it was a regular discussione, and a very animated one too. Of course the end of if
was that everybody kept his own views, but I think I defended mine pretty well, and I am firmly
convinced that in the course of time they will be generally accepted. Of course I was prepared to meet
opposition - since I tried to reverse an opinion that has been followed by everybody till now, and that
you can find in all Roman histories. The discussion took the whole of the session - more than one hour -
and I had to speak most of the time. It has been a very good exercise, and great fun too. I enjoyed it
immensely. It has been the last time I have spoken in the Institute for this winter - and it has been a nice
close I think». Vd. pure in merito Beloch 1926, pp. 7-8.
462
Cfr. Bull. Inst. Corrisp. Arch. 1977, pp. 50-51 e 109-111. In proposito vd. le considerazioni di
Moretti 1990, p. 40.
463
Beloch 1926, p. 7.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 351

Gustav Hirschfeld

55 56 57
Fig. 55. Gustav Hirschfeld (Pyritz, Pomerania, od. Pyrzyce, Polonia nord.-occid., 4 novembre 1847 -
Wiesbaden, 10 aprile 1895), Reisestipendiat des D.A.I. (1871/2 - 1872/3). Fig. 56. Georg Kaibel (Lübeck, 30
ottobre 1849 - Göttingen, 12 ottobre 1901), Reisestipendiat des D.A.I. (1872/3 - 1873/4). Fig. 57. Carl Robert
(Marburg, 8 marzo 1850 - Halle an der Saale, 17 gennaio 1922), Reisestipendiat des D.A.I. (1873/4 - 1874/5).

Chi erano costoro? A tutt’oggi i loro nomi non sono stati mai fatti esplicitamente.
Lo stesso Beloch, del resto, come si è visto, si è limitato nella Selbstdarstellung ad
464
indicarli con l’espressione sopra riportata . È facile, tuttavia, individuarli. Si tratta,
465
in pratica, dei Reisestipendiaten degli anni 1872/73 - 1874/5 e, cioè, di Gustav
466 467 468
Hirschfeld (fig. 55) , Georg Kaibel (fig. 56) , Carl Robert (fig. 57) , Leopold
464
Vd. nota prec.
465
Cfr. Trebsche 2001, pp. 530-543, ss. aa.
466
Gustav Hirschfeld, archeologo, ben noto più tardi per i suoi scavi ad Olympia (Pyritz,
Pomerania, od. Pyrzyce, Polonia nord-occid., 4 novembre 1847 - Wiesbaden, 10 aprile 1895). Aveva
studiato a Tübingen, Leipzig e Berlin, ove era stato allievo di Ernst Curtius. Insegnò poi nell’Università
di Königsberg, prima come professore straordinario (dal 1878) e successivamente come ordinario (dal
1880). Su di lui vd., in particolare, Curtius 1895, pp. 377-378; Lehnerdt 1899, pp. 65-66; Rühl 1905,
pp. 367-372.
467
Georg Kaibel è il noto filologo classico ed epigrafista greco (Lübeck, 30 ottobre 1849 -
Göttingen, 12 ottobre 1901). Allievo di H. Usener e F. Bücheler a Bonn, durante il periodo del
Reisestipendium a Roma era diventato collaboratore stretto di Mommsen e di Wilamowitz. Insegnò poi
nelle università di Breslau (1879-1882), Rostock (1882-1883), Greifswald (1883-1886), Straßburg
(1886-1897) e da ultimo in quella di Göttingen (1897-1901). Curò l’edizione di Ateneo (3 voll., 1887-
1890) e iniziò pure la raccolta dei Comicorum Graecorum Fragmenta (I, 1899). Per le Inscriptiones
Graecae pubblicò (1890) il vol. XIV che comprendeva le iscrizioni greche della Sicilia e dell’Italia.
Fondamentale, poi, è stata la sua raccolta di iscrizioni metriche greche (Epigrammata Graeca ex
lapidibus conlecta, 1878). Su di lui vd., in particolare, Baader 1977, pp. 31-32.
468
Carl Robert, illustre filologo ed archeologo (Marburg, 8 marzo 1850 - Halle an der Saale, 17
gennaio 1922). Dopo aver frequentato la scuola superiore di Wiesbaden (1863-1868), aveva iniziato lo
studio dei classici e dell’archeologia presso l’Università di Bonn (insieme al suo amico Hermann Diels).
Dopo aver partecipato alla guerra franco-prussiana (1870-1871), si era iscritto all’Università di Berlino,
conseguendovi poi la laurea con una dissertazione intitolata De Bibliotheca Apollodori. Durante il
periodo del Reisestipendium a Roma ebbe modo di rinsaldare i suoi rapporti di amicizia e collaborazione
con U. von Wilamowitz-Moellendorff, conosciuto a Bonn negli anni 1868-1869 (cfr. Wilamowitz 1929,
traduz. ital. 1986, p. 126). Insegnò successivamente come professore associato a Berlino (1877-1890) e
come ordinario ad Halle (1890-1920), dove diresse il Dipartimento di Archeologia Classica e fu pure
Rettore nell’a. a. 1906-1907. Su di lui vd., in particolare, Kern 1927a, pp. 438-451; 1927b, pp. VIII-205.
352 ANGELO RUSSI

469 470
Julius , Theodor Schreiber (fig. 58) e Rudolf
471
Weil . Ovviamente non si è in grado di stabilire il
grado di avversione o meno di ognuno di essi nei
confronti del Beloch. Finora solo Luigi Moretti
aveva avuto modo di segnalare «l’animus di Kaibel
472
nei confronti di Beloch» , ricavando ciò da dati di
fatto riscontrati nel corso delle sue indagini
473
epigrafiche , senza peraltro collegare direttamente
il nome del benemerito editore delle I.G. XIV ad
alcuno di quelli dei «Ragazzi capitolini», menzionati
dall’«Althistoriker» nella sua Selbstdarstellung.
Il Beloch, però, non si perse allora d’animo e,
una volta compreso che «um also in diesen Kreisen
Fig. 58. Theodor Schreiber (Strehla, anständig leben zu können, war die Promotion
Sassonia, 13 marzo 1848 - Leipzig, 13 notwendig»474, ovviamente in Germania, decise di
marzo 1912), Reisestipendiat des
D.A.I. (1874/5). fare ritorno ad Heidelberg, risoluto a conseguire
presso quel prestigioso ateneo tedesco (fig. 59), nel
475
migliore dei modi e nel più breve tempo possibile, il titolo di studio in questione .
Il 9 aprile del 1875 egli era ancora a Roma. Risulta, infatti, che quel giorno gli
furono rilasciati dalla segreteria della Facoltà di Lettere e Filosofia della
“Sapienza” due certificati contenenti il primo l’elenco degli esami fin lì sostenuti,
con relativa votazione, e il secondo quello degli insegnamenti seguiti fino ad
476
allora, da utilizzare entrambi chiaramente per l’iscrizione ad Heidelberg . La
469
Leopold Julius, libero docente all’Università di Monaco di Baviera († 1890), fu autore di lavori
come Ueber die Agonaltempel der Griechen (München, F. Straub, 1874, pp. 46) e collaborò pure ai
Denkmäler des klassischen Altertums zur Erläuterung des Lebens der Griechen und Römer in Religion,
Kunst und Sitte, I-III, München und Leipzig, Druck und Verlag von R. Oldenbourg, 1889. A proposito
dei suoi lavori sul tempio di Atena Nike sull’Acropoli di Atene vd. ora Mark 1993, pp. 115-117.
470
Theodor Schreiber, archeologo e storico dell’arte (Strehla, Sassonia, 13 marzo 1848 - Leipzig,
13 marzo 1912), allievo a Leipzig di Friedrich Ritschl, Alfred Schöne e soprattutto di Johannes
Overbeck, durante il periodo del Reisestipendium collaborò attivamente con i segretari dell’Instituto.
Tornato a Leipzig nel 1877, vi conseguì due anni dopo la Libera docenza e nel 1885 lo straordinariato,
esercitando pure (dal 1886) le cariche di Leiter (Direttore) des Städtischen Kunstmuseums Leipzig e di
Kustos des Leipziger Kunstvereins fino alla morte. Su di lui e sulle sue opere vd. ora, in particolare,
Studniczka 1912, pp. 187-200; Hausmann 1988, pp. 90-91.
471
Rudolf Weil, bibliotecario e numismatico (Frankfurt am Mein, 14 maggio 1848 - Berlino, 7
novembre 1914). Laureatosi a Berlino nel 1872, durante il periodo del Reisestipendium al D.A.I.
partecipò attivamente agli scavi di Olimpia. Entrato poi (1879) in servizio nella K. Bibliothek di Berlino,
vi percorse tutta la carriera. Si occupò soprattutto di Numismatica. Su di lui: Bader 1925, p. 276.
472
Moretti 1990, p. 41.
473
Ibid., pp. 40-41.
474
Beloch 1926, p. 7.
475
Cfr. ibid., loc. cit.
476
Cfr. Polverini 1990, p. 13 nt. 9. Vd. pure supra (ntt. 132 e 198).
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 353

sera, poi, la sua firma si legge al terzo


posto nell’elenco dei partecipanti
477
all’Adunanza dell’Instituto , nel
corso della quale si alternarono al
tavolo degli oratori L. Ceselli, il
marchese G. Eroli di Narni, il fratello
di G. B. De Rossi, Michele Stefano,
478
G. Lumbroso e, da ultimo, Helbig .
Già pochi giorni dopo il Beloch
era ad Heidelberg !
Qui, espletate le formalità di rito, Fig. 59. Heidelberg e la sua Università.
si impegnava immediatamente - con
ben altro spirito che nell’estate del 1873 - a seguire i corsi previsti e a preparare la
dissertazione di laurea, utilizzando all’uopo il materiale fin lì raccolto nel corso
479
delle sue ricerche campane ispirategli dal Capasso .
Ecco come egli stesso ebbe a descrivere, molti anni dopo, nella sua
480
Selbstdarstellung, quest’importante esperienza :

«So ging ich denn wieder nach Heidelberg, wo ich das philologische Oberseminar bei
K ö c h l y besuchte, mich aber hauptsächlich an R i b b e c k anschloß. Von den Kollegien
zog mich am meisten die Vorlesung über Geschichte der griechischen Philosophie von
Kuno Fischer an; sie wurde von 7-8 Uhr morgens gehalten, und ich bin nie ein
Frühaufsteher gewesen, habe aber bei diesem Kolleg niemals gefehlt. Am 9. August 1875
habe ich dann promoviert, praecipue in philologia, summa cum laude, ich kann also doch
kein so ganz schlechter Philologe gewesen sein. Die Dissertation handelte über die
griechischen Kolonien in Campanien».

Non molto è stato fatto in seguito per approfondire quanto da lui qui riferito, se
non parecchi anni dopo, intorno alla metà del secolo scorso, ancora una volta - non a
caso - da un italiano: Arnaldo Momigliano (allievo del suo allievo prediletto:
481
Gaetano De Sanctis) !

477
Cfr. il Registro delle firme delle Adunanze dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica 1871-
1882 (conservato presso il Deutsches Archaeologisches Institut in Rom) alla data del 9 aprile 1875.
478
Cfr. Bull. Inst. Corrisp. Arch. 1875, pp. 132-136.
479
Cfr. Beloch, Campanien2 (1890: Vorwort, p. V): «Ich schliesse mit dem erneuten Ausdrucke des
Dankes an alle diejenigen, die mich einst bei der Sammlung des Materials für dieses Buch unterstützt
haben; vor allem an Herrn Capasso, der mich zuerst in das Studium der Alterthümer Campaniens
eingeführt hat». Vd. pure Beloch 1879, p. IV (Vorwort); 1926, p. 4 sg.
480
Beloch 1926, p. 7.
481
Cfr. Momigliano 1966 a, pp. 32-33 = 1966 b, pp. 240-241 (in inglese: 1994, pp. 98-99), da cui,
in particolare, Christ 1972, pp. 250-251 e nt. 9; Polverini 1990, p. 13; Bowersock 1997, pp. 374-375.
354 ANGELO RUSSI

Il poco interesse mostrato, in particolare, dalla storiografia tedesca circa la


formazione dello studioso di origine prussiana trapiantato sin dall’adolescenza in
Italia, neppure quando la sua Schulung riportava in qualche modo alla terra
482
d’origine , costituisce di per sé un’ulteriore prova dei non facili rapporti che il
483
Beloch ha sempre avuto con il mondo accademico tedesco , il che si è protratto
persino molti anni dopo che anche quest’ultimo ha dovuto riconoscere i suoi alti
meriti scientifici e l’importanza della sua opera storiografica, limitandosi magari
talvolta a misurare il tutto più che altro in base al «lustro mondiale» conquistato
484
dalla sua scuola .
Così il Momigliano presentava poi i risultati delle sue ricerche, svolte
485
direttamente nell’Archivio dell’Università di Heidelberg :

«Nella primavera 1875, il Beloch passò alcuni mesi all’università di Heidelberg, dove
seguì i seminari di H. Köchly, O. Ribbeck e W. Stark[486] e le lezioni di K. Fischer. Il 7 agosto
1875 superò l’examen rigorosum summa cum laude, avendo per soggetto principale la
filologia classica e per soggetti secondari l’archeologia e la storia antica. Due giorni dopo, il
9 agosto, gli veniva conferito il dottorato per una dissertazione De Graecorum in Campania
[487]
colonis . La breve dissertazione, manoscritta, di 56 pp., era costituita da tre capitoli:

482
Basti vedere, per es., come questa fase della vita del Beloch venga trattata da uno storico come
Hermann Bengtson nella ricostruzione che a più riprese, in occasioni diverse, ne ha dovuto fare: cfr.
Bengtson 1955, p. 31 («B. studierte unter O. Ribbeck in Freiburg i. Br.»: in proposito vd. supra, nt. 87);
1962, pp. 288-289; 1974, pp. 627-629.
483
Vd. in proposito, oltre quanto ne scrisse lui stesso nella Selbstdarstellung (1926, passim, spec.
pp. 6-7, 9-12, 14-17, 20-22, 25-27), in particolare: Oertel 1929, pp. 461-464; Kahrstedt 1929, pp. 78-82
(su cui De Sanctis 1929 b, pp. 568-569 = 1972, pp. 791-792); Breccia 1959, pp. 231-243; Bengtson
1962, p. 288 sgg. (= 1974, p. 627 sgg.); Christ 1972, pp. 248-285; 1982, pp. 104-106 e passim;
Polverini 1988, pp. 199-219; Christ 1990, pp. 177-195; Russi 1990, pp. 161-167; Lo Cascio 1994, pp.
23-24; Bowersock 1997, pp. 373-379, spec. 377-378; Christ 1999, passim; ultimam.: Polverini 2008,
pp. 105-119; 2010, pp. 267-270.
484
Cfr., per es., Bengtson 1962, p. 288 (= 1974, p. 627). In proposito vd. pure quant’ebbe ad
osservare già il De Sanctis (1929 b, pp. 568-569 = 1972, pp. 791-792).
485
Cfr. supra, nt. 481.
486
In realtà: Karl Bernhard Stark (Jena, 2 ottobre 1824 - Heidelberg, 12 ottobre 1879), all’epoca
professore ordinario di Archeologia all’Università di Heidelberg (dal 1855). Aveva studiato a Jena e a
Leipzig (1842-1845) e aveva perfezionato poi la sua preparazione con August Boeckh. Aveva
insegnato, quindi, a Jena, prima come libero docente (dal 1848) e successivamente come professore
straordinario (dal 1850). Su di lui e sulle sue opere vd., in particolare, Allgemeine Schulzeitung 1879,
56. Jahrgang, 45. Heft, pp. 356-357; Brunn 1880, pp. 167-170; Frommel 1880, pp. 40-45; Hoche 1893,
pp. 488-490; Hölscher 1988, pp. 49-50.
487
Nella Selbstdarstellung il titolo della dissertazione viene dato in tedesco: «über die
griechischen Kolonien in Campanien» (Beloch 1926, p. 7), sicchè l’espressione colonis, sopra
riportata, va intesa come forma contratta dell’abl. plur. coloniis, per cui non può essere tradotta in
inglese «Colonists» (cfr. T.J. Cornell in Momigliano 1994, p. 98: «On the Greek Colonists in
Campania»).
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 355

Origines; Graecorum in Campania res gestae; Graeci


Campaniae sub imperio barbarorum.
I due referenti Köchly e Stark, come si vede dai loro pareri
conservati negli archivi della Università di Heidelberg e datati
rispettivamente 17 luglio e 7 giugno (quasi certamente errore
per luglio), erano tutt’altro che soddisfatti della dissertazione.
Per quanto elogiassero la dottrina e l’acume dell’autore,
proponevano che la dissertazione fosse accettata solo dopo
revisione. Dopo il successo del rigorosum il 7 agosto, la
Facoltà accettava la dissertazione a condizione che fosse
Fig. 60. Karl Bernhard Stark
parzialmente riveduta e risottoposta. Ciò non sembra sia mai (Jena, 2 ottobre 1824 -
avvenuto. Non solo la dissertazione non fu mai stampata, ma Heidelberg, 12 ottobre 1879),
prof. ord. di Archeologia
nessuna copia se ne trova sia nella Biblioteca sia nell’Archivio all’Università di Heidelberg (dal
della Università di Heidelberg. Il materiale per essa raccolto 1855), secondo referente della
«Doktor-dissertation» del
deve essere confluito nel volume Campanien». Beloch (1875).

C’è ben poco da aggiungere - in mancanza di nuova


documentazione in merito - alla ricostruzione fatta dal
Momigliano.
Al più si può tentare ancora di mettere in risalto in
quale misura ciascun docente, allora incontrato dal
Beloch ad Heidelberg, possa aver influito sulla sua
preparazione, sia in generale, sia specificamente.
A tale riguardo la funzione svolta dallo Stark (fig.
488
60) risulta essere senz’altro quella meno incisiva e
rilevante. Il Beloch, infatti, non menziona affatto
quell’illustre archeologo nella sua Selbstdarstellung,
nemmeno in occasione della descrizione della sua
esperienza universitaria in Germania (cfr. supra). Fig. 61. Il filosofo Kuno Fischer
(Groß-Sandewalde, Schlesien,
Grande ammirazione, invece, è espressa in essa per 23 luglio 1824 - Heidelberg, 5
Kuno Fischer (fig. 61), che all’epoca era pure il Rettore luglio 1907), Rettore della
489 Ruprecht-Karls-Universität
della Ruprecht-Karls-Universität . Fortunatamente Heidelberg nel 1875.

488
Su cui vd. supra, nt. 486.
489
Ernst Kuno Berthold Fischer, filosofo insigne (Groß-Sandewalde, Schlesien, 23 luglio 1824 -
Heidelberg, 5 luglio 1907). Seguace dell’idealismo di Hegel, insegnò a Jena (1855-1872) e ad Heidelberg
(prima come libero docente: 1850-1853, poi come professore ordinario: dal 1872), dove fu pure Rettore
nell’a.a. 1875-1876. Su di lui e sulle sue opere vd. ora, in particolare, Hülsewiesche 1989, pp. 306;
Colombo 2004, pp. 184, con la bibl. prec.
356 ANGELO RUSSI

quell’anno l’illustre filosofo aveva scelto di tenere


un corso proprio sulla storia della filosofia greca
489bis
(cfr. supra) .
Considerato, poi, che i contatti con Gustav Weil
490
(fig. 62), il noto orientalista , allora «Decanus
ordinis philosophorum in Litterarum Universitate
491
Ruperto-Carola» , si saranno limitati più che altro
a questo suo àmbito di competenza (da qui la sua
partecipazione alla seduta di laurea del 9 agosto
1875 e la sua firma autografa apposta in margine al
492
diploma di laurea del Beloch) , resta da esaminare
la posizione dei due filologi classici, Hermann
Fig. 62. Gustav Weil (Sulzburg, 493 494
Baden-Württemberg, 25 aprile 1808 - Köchly e Otto Ribbeck , che certamente furono
Freiburg im Breisgau, 29 agosto 1889), i docenti che allora attirarono maggiormente
«Decanus ordinis philosophorum in
Litterarum Universitate Ruperto- l’attenzione e l’interesse del giovane studente
Carola» nel 1875. slesiano.
Questi, com’è noto, aveva già avuto modo di
seguire un seminario del Köchly nell’estate del
489bis
Ma si tenga pure presente quant’ebbe a scrivere in proposito Lepore 1990, p. 26: «Io non sarei
sicuro che del conterraneo Kuno Fischer, ascoltato ad Heidelberg, passassero in lui [sc. Beloch]
soltanto gli insegnamenti sulla storia della filosofia greca, e non quelli di filosofia moderna sulle prove
kantiane di tempo e di spazio (1870) e sull’idea dello “svolgimento universale” che riuniva Hegel e
Darwin nello spirito vero e proprio del secolo XIX».
490
Gustav Weil (Sulzburg, Baden, 25 aprile 1808 - Freiburg-im-Breisgau, 29 agosto 1889), di
cultura ebraica, era destinato al rabbinato, ma preferì studiare filologia e storia ad Heidelberg e più tardi
l’arabo a Parigi, ad Algeri e al Cairo (dove imparò anche il neo-persiano e il turco). Fermatosi per
qualche tempo a Costantinopoli per perfezionare le sue conoscenze della lingua turca, tornò finalmente
ad Heidelberg, dove per parecchi anni fu costretto a guadagnarsi da vivere come aiuto-bibliotecario e
poi come bibliotecario all’Università. In quest’ultima fu nominato nel 1861 professore ordinario di
orientalistica, ricoprendo nel 1875 anche la carica di Preside di Facoltà (vd. infra, nt. 491). Continuò ad
insegnare fino al 1888, allorché si pensionò a causa delle sue precarie condizioni di salute. Su di lui e
sulle sue opere vd. ora, in particolare, Irwin 2006, p. 155.
491
Come ricordo di aver letto sul diploma originale di laurea del Beloch, di cui trascrissi pure a suo
tempo il testo (vd. infra), e come appariva scritto anche nei vari certificati rilasciatigli dall’Università
di Heidelberg, conservati tra le carte donate dalla figlia Margherita al prof. Accame, il quale a sua volta
me ne donò uno.
492
Cfr. nt. prec.
493
Su cui vd. supra, nt. 70.
494
Johannes Karl Otto Ribbeck, filologo classico (Erfurt, 23 luglio 1827 - Leipzig, 18 luglio 1898).
Allievo di Friedrich Ritschl, insegnò nelle università di Berna (1856-1861), Basilea (1861-1862), Kiel
(1862-1872), Heidelberg (1872-1877), Lipsia (dal 1877). Si dedicò essenzialmente alla letteratura
latina, specie del periodo arcaico, pubblicando tra l’altro un’importante Geschichte der römischen
Dichtung (3 voll., Stuttgart 1887-1892; 18942), varî contributi sulla grammatica latina e edizioni
critiche di auctores come Virgilio, Giovenale, Orazio, nonché i frammenti dei poeti scenici. Su di lui e
sulla sua opera vd., in particolare, Ribbeck 1901, pp. VIII-352; Müller 1907b, pp. 329-340; Sandys
1908, pp. 188-189; Ribbeck 1988, p. 470; Chiarini 1998, pp. 452-453.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 357

495
1873 sui lirici greci , rimanendone particolarmente colpito, come mostrano non
496
solo la menzione fattane ancora tanti anni dopo nella Selbstdarstellung , ma anche
il ricorso a taluni insegnamenti del suo docente di filologia greca ad Heidelberg in
un articolo scritto «Romae, mense octobri 1874», pubblicato nella Rivista di
Filologia e d’Istruzione Classica (III 1874-1875, pp. 305-327): ‘De Homeri
carminum prima forma restituenda’. In questo lavoro colpiscono, infatti, il numero
497
di citazioni del Köchly e soprattutto il richiamo a lui in un passaggio cruciale,
allorché si legge: «Qua in re strophica lege optima certissimaque duce utimur; qua
non solum omnes fere Alexandrinorum aqjeths v ei" confirmantur, sed pleraeque
etiam a nostri aevi summis criticis factae; ita ut perpauci tantum versus reliqui
essent, qui nullius praecedente critici auctoritate obelo erant notandi. Q u a i n r e s
i c u i l o n g i u s p r o c e s s i s s e v i d e a r, i s m e m o r e s t o K o e c h l y i v e r b
o r u m: “Haec omnia quae cumulavi stropharum exempla inscio atque invito nostro
poetae excidisse qui putaverit, rem multo improbabiliorem primo adspectu sibi
persuadere videtur, quam si quis ceteras etiam carminis partes in eandem
498
stropharum formam restituendas arbitretur”» . Se poi si potessero attribuire con
certezza al Beloch anche gli articoli su Archiloco e Saffo apparsi anonimi nella
rivista Le Cosmopolite rispettivamente il 7 marzo e il 13 aprile di quello stesso anno
499
(1874) , si avrebbero ulteriori prove dell’interesse con cui il giovane studente
slesiano seguì allora le lezioni del Köchly ad Heidelberg.
Nella tarda primavera del 1875 il Beloch tornò a seguire con rinnovato interesse le
500
lezioni di quell’illustre filologo , riuscendo anche ad averlo come principale
501
referente della sua «Doktordissertation» , ma, com’egli stesso ricorda
nell’Autobiografia, questa volta ebbe pure la possibilità di seguire le lezioni dell’altro
filologo in servizio presso la stessa Università, il Ribbeck appunto, dedicandosi
502
addirittura ad esse in modo prevalente . In seguito, il giudizio non privo di riserve
503
del Köchly sulla sua dissertazione e, quel ch’è peggio, la morte cui quell’illustre
studioso andò incontro, appena sedici mesi dopo (il 3 dicembre del 1876), a Trieste,
504
mentr’era in viaggio per la Grecia (fig. 63) , finirono inevitabilmente col porre un
termine ai loro rapporti, lasciando comunque un vivo ricordo nel giovane allievo.
495
Cfr. supra, nt. 70.
496
Cfr. Beloch 1926, pp. 6-7.
497
Cfr. ivi, pp. 315, 321-322, 326.
498
Ibid., p. 315.
499
Cfr. supra (nt. 396).
500
Cfr. Beloch 1926, p. 7.
501
Cfr. Momigliano 1966 a, pp. 32-33 = 1966 b, pp. 240-241 (in inglese: 1994, pp. 98-99). Vd. pure
supra (ntt. 481 e 485).
502
Cfr. Beloch 1926, p. 7, su cui vd. supra (con la nt. 480).
503
Cfr. in merito Momigliano, artt. et opp. citt., locc. citt. alla nt. 501.
504
Cfr. supra, nt. 70.
358 ANGELO RUSSI

Ben altra incidenza doveva avere, invece,


sulla formazione scientifica del Beloch e, per
certi versi, sulla sua stessa vita il contatto allora
stabilito con Otto Ribbeck (fig. 64), mantenuto
in seguito fino alla morte di quell’illustre
505
filologo (Leipzig, 18 luglio 1898) .
Il Beloch nella sua Selbstdarstellung si limita
a dire di aver seguìto ad Heidelberg, nel semestre
estivo del 1875, «das philologische Oberseminar
bei Köchly [...], mich aber hauptsächlich an
506
Ribbeck anschloß» .
È un fatto, però, che nel 1890 egli si
affrettava a recensire nella Nuova Antologia il
secondo volume della Geschichte der
507
römischen Dichtung del Ribbeck , forzando
così, in qualche modo, le sue stesse convinzioni
508
- radicate peraltro sin dalla giovanissima età -
Fig. 63. La tomba di Hermann Köchly ad circa il valore della poesia (e, più in generale,
509
Heidelberg. della letteratura) latina :

«Si può essere di due opininioni sul valore poetico della letteratura latina. Certo
le manca l’originalità: i poeti romani non sono che imitatori dei Greci, imitatori
abili sì, ma anche la miglior copia resterà sempre inferiore all’originale. Cosa sono

505
Cfr. supra, nt. 494 (con la bibl. in merito).
506
Beloch 1926, p. 7.
507
Cfr. Beloch 1890 b, pp. 768-770 (= nr. 84 della Bibliografia degli scritti di Giulio Beloch,
pubblicata da Polverini 1979, p. 1438).
508
Cfr. Beloch 1926, p. 2: «Auch das Lateinische war mir zuwider, und ich kann noch heute nicht
verstehen, warum wir unsere Jungen damit plagen. Griechisch zu können ist ja ein kthma ~ e"j ajei,v aber
was sollen wir denn mit dem Lateinischen ? Praktischen Zweck hat die Sache ja schon lange nicht
mehr, oder doch nur für einige Fachgelehrte, und was die brauchen, ist sehr leicht zu lernen.
Lateinische Stilübungen machen zu lassen, ist geradezu ein Verbrechen. Bei den romanischen Völkern
ist das ja etwas anderes; niemand kann die italienische Sprache beherrschen, der nicht Lateinisch
versteht, auch abgesehen davon, daß die lateinische Literatur hier ein Teil der Nationalliteratur ist.
Unsere Gymnasiallehrer wissen freilich viel von der geheimnisvollen bildenden Kraft der lateinischen
Grammatik zu sagen, aber das würde, soweit es richtig ist, von der griechischen Grammatik ganz
ebenso gelten. Wir lernen überhaupt auf der Schule viel zu viel Sprachen, oder vielmehr, wir lernen sie
nicht, denn wenn wir herauskommen, können wir meist nicht einmal französisch sprechen. Das ist
Gedächtniskram, denn wer an die grammatischen Regeln denken muß, kann eine Sprache noch nicht.
Die Griechen haben, solange sie selbständig waren, nie fremde Sprachen gelernt, und waren doch
ganze Kerle. Es ist, als ob wir es darauf anlegten, Papageien zu bilden, und die gibt es wahrhaftig auch
so schon genug».
509
Beloch 1890 b, p. 768.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 359

l’Eneide o le Egloghe di Virgilio in confronto


all’Iliade o agli idilli di Teocrito, o le odi d’Orazio
paragonate ai frammenti d’Alceo e di Saffo ? Ma
quando l’originale è perduto, siamo contenti di
avere almeno la copia. Sono Plauto e Terenzio che
ci fanno conoscere la nuova commedia ateniese;
leggendo Catullo, Tibullo, Properzio, Ovidio,
possiamo farci un’idea di quello che fu l’elegia
alessandrina. Ed è la poesia latina, alla quale si
sono ispirati i grandi poeti del Rinascimento, è
essa che forma l’anello di congiunzione fra la
letteratura ellenica e le letterature moderne.
Fig. 64. Otto Ribbeck (Erfurt, 23 luglio Nessuno comprenderà la letteratura italiana se
1827 - Leipzig, 18 luglio 1898).
non abbia studiata la latina. E non giova farsi
illusioni: questo studio non è popolare fra noi, non
ostante i lunghi anni che dedichiamo al ginnasio ed al
liceo alla lettura dei classici. Le ragioni di questo fatto
doloroso son molte, e non occorre enumerarle; una delle
principali ci sembra la mancanza assoluta di una buona
guida che possa aiutare lo studioso a comprendere
veramente le opere dei grandi poeti latini. D’altronde
possiamo consolarci: la stessa Germania fino a pochi
anni fa non possedeva che degli aridi manuali,
dottissimi sì, ma scritti da gente assolutamente priva di
sentimento poetico.
Questa lacuna ora è stata colmata. Nel 1887 il prof.
Ribbeck pubblicò il primo volume della sua Storia della
poesia romana, che comprende la poesia dell’epoca
Fig. 65. Friedrich Wilhelm
repubblicana; or son pochi mesi è uscito il secondo Ritschl (Großvargula, Turingia, 6
volume che tratta dei poeti che fiorirono sotto il aprile 1806 - Leipzig, 9
novembre 1876).
governo di Augusto».

Per l’occasione l’opera del Ribbeck veniva presentata come «un vero
510
gioiello» e il suo autore veniva così definito: «Il Ribbeck, scolaro del sommo
Ritschl [fig. 65], e suo successore sulla cattedra di Lipsia, è l’ultimo superstite dei
grandi maestri dell’epoca aurea della filologia tedesca che ora decade. Ma egli non
è soltanto filologo; possiede nello stesso tempo e in grado eminente le doti dello
510
Ibid., p. 768: «Il libro è un vero gioiello».
360 ANGELO RUSSI

storico e del poeta, e ha potuto darci dello sviluppo della poesia latina un’imagine
[sic !] così viva, così perfetta, da aprire ad ogni istante nuovi orizzonti, anche a chi
511
credeva di conoscere a fondo la materia» .
Tre anni dopo, nel 1893, usciva il primo volume della Griechische Geschichte
del Beloch con la seguente dedica: «Meinem Lehrer / Otto Ribbeck / in alter
512
Verehrung und Treue» , mantenuta poi nella «zweite neugestaltete Auflage» del
1912, con i dovuti aggiornamenti, in quanto il Ribbeck nel frattempo era
513
scomparso: «Dem Andenken / meines Lehrers und Freundes / Otto Ribbeck» .
Nonostante tutto ciò, i rapporti fra i due studiosi in questione, il Ribbeck ed il
Beloch, non risultano a tutt’oggi indagati o approfonditi più di tanto, sia pure con
rare eccezioni, nemmeno - nella fattispecie - molto incisive, per quanto dovute a
storici del livello di Hermann Bengtson e Karl Christ.
Il primo, infatti, nel breve profilo biografico del Beloch da lui tracciato nel 1955
per la Neue Deutsche Biographie, scriveva: «B. studierte unter O. Ribbeck in
Freiburg i. Br. und lebte schon als junger Mann mit Rücksicht auf seine Gesundheit
514
in Italien» , ove appaiono chiaramente inesatti o confusi i riferimenti ai luoghi e ai
515
tempi . Più tardi, nel 1962, il Bengtson tornava sull’argomento, in un’importante
516
articolo apparso ne Il Veltro, dal titolo: ‘Gli studi di storia antica’ , ripubblicato nel
1974 in tedesco (‘Über die Beziehungen der deutschen und der italienischen
517
Historiographie des Altertums’) , limitandosi a rilevare: «Beloch ha sempre tratto
il maggior vanto dal fatto di essere uno storico alla cui formazione nessuno storico
aveva contribuito; l’unico, verso cui egli nutrisse sentimenti di allievo, era il
518
filologo Otto Ribbeck. Il che non gli impedì di contendere sempre con i filologi» .
Il Christ, a sua volta, si limitava a ripetere, nel suo bel volume Von Gibbon zu
519
Rostovtzeff (1972) , pressoché ad verbum, quanto trovava scritto in proposito dal
520
Momigliano nel passo sopra riportato ; e da ultimo, nel suo importante intervento al
Convegno di Acquasparta del 1986, dedicato agli Aspetti della storiografia di Giulio
521
Beloch , faceva solo un rapido accenno alle «Freundschaften mit Eduard Meyer
522
und Otto Ribbeck» dello storico preso in considerazione in quell’occasione.
511
Ibid., pp. 768-769.
512
Beloch 1893, p. III.
513
Beloch 1912, p. III.
514
Bengtson 1955, p. 31.
515
Cfr., infatti, supra, ntt. 87 e 482.
516
Bengtson 1962, pp. 287-296.
517
Bengtson 1974, pp. 626-638.
518
Bengtson 1962, p. 289 (= 1974, p. 629).
519
Christ 1972 (= 19792), pp. 250-251 e nt. 9.
520
Cfr. supra (e nt. 485).
521
Cfr. Polverini (ed.) 1990, spec. pp. 177-195.
522
Christ 1990, p. 195.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 361

Più in generale, in proposito, sembra che per il Beloch sia prevalsa - quasi come
un assioma - l’affermazione, peraltro a suo tempo autorevolmente espressa,
secondo cui egli «non s’era inserito nei quadri di nessuna delle scuole storiche o
filologiche dominanti in Germania: e appunto perciò da tutte o quasi fu per molti
523
anni guardato di traverso» .
Allo stato attuale, tuttavia, non risulta impossibile approfondire l’entità e il
valore del rapporto tra il Beloch e il Ribbeck, nato ad Heidelberg nell’estate del
1875, sia sul piano scientifico, sia su quello accademico.
Com’è noto, Arnaldo Momigliano riconosceva al Beloch «quattro doti», che
spiccavano - a suo dire - già nelle prime opere di quello storico ed hanno costituito
poi anche in quelle successive un suo modo caratteristico di approcciarsi alle varie
tematiche in esse affrontate: «la straordinaria capacità di tenere compresenti i dati
delle fonti antiche, con cui era familiarissimo; l’abilità di usare i fatti noti come
indizi di avvenimenti anteriori ignorati dalle fonti; competenza nel valutare
questioni topografiche e demografiche; e infine acutezza di critico testuale (esempi
di quest’ultima in Jahrb. f. class. Philologie CXXIII [1881], p. 391; Hermes
524
XXVIII [1893], p. 630; Rivista di storia antica V [1900], p. 603)» .
Se il merito di tutto ciò è da attribuire in massima parte al lavoro durissimo
svolto personalmente dal Beloch sin dalla più giovane età o anche al suo stesso
modo di essere, con i suoi interessi particolari - mostrati, si può dire, da sempre - per
525
la geografia, la statistica, la demografia , qualcosa va pure riconosciuto a quei
pochi docenti con cui egli venne a contatto, sia che essi si limitassero ad
assecondare e valorizzare quei suoi interessi specifici nella loro applicazione
526
all’àmbito di indagine dell’antichistica (come fece appunto il Bonghi) , sia che lo
527
aiutassero a perfezionare le sue già straordinarie conoscenze dei testi classici ,
fornendogli soprattutto gli strumenti critici necessari per un adeguato uso di essi
528
(come fecero il Köchly e il Ribbeck, ognuno a suo modo) .
Più in particolare, per quanto riguarda il Ribbeck, è ben noto il suo metodo
529
“interpolazionista” (su cui influì di certo profondamente anche il radicalismo

523
De Sanctis 1929, p. 142 = 1976, p. 366, pure con il commento di Treves 1962 (= 1979), p. 1234.
524
Momigliano 1966 a, p. 34 = 1966 b, p. 243 (più di recente, in inglese: 1994, p. 101).
525
Cfr. Beloch 1926, pp. 2-4, su cui vd. ora, in particolare, Russi 2004, pp. 154-162; 2005, pp. 177-
182.
526
Cfr. in merito supra (con le ntt. 137-196).
527
Cfr., per es., Beloch 1926, p. 2: «Ich habe diese [sc. le Elleniche di Senofonte] auf eigene Hand
gelesen, und erst daran, und dann am Homer mein Griechisch gelernt». In proposito vd. pure, in
particolare, Treves 1962 = 1979, p. 1246 ntt. 1-3.
528
Per l’apporto offerto da entrambi alla formazione del Beloch vd. supra, e ancora, per quello
offerto in particolare dal Ribbeck, vd. pure infra.
529
Cfr. in merito, fra gli ultimi, Chiarini 1998, pp. 452-453 (con i riferimenti bibl. prec.).
362 ANGELO RUSSI

antitradizionalista del suo maestro, Friedrich


530
Ritschl) , il che non gli impedì tuttavia di
essere uno dei migliori filologi classici
531
dell’Ottocento .
Ovviamente proprio questa sua particolarità
(come pure della “scuola”, cui egli appartenne)
non poteva che suscitare piena sympátheia in
un personaggio come il Beloch, dotato a sua
volta in modo sommo di quello «spirito di
autonomia» e soprattutto di quel «gusto di
singolarità», che avrebbero poi caratterizzato
costantemente la sua opera e gli avrebbero
532
anche procurato non poche critiche , tra cui,
non a caso, quelle di un filologo come il
Wilamowitz [fig. 66], il quale arrivò in effetti
Fig. 66. Ulrich von Wilamowitz- ad apostrofare l’«Althistoriker» come «homo
Moellendorff (Markowitz, Posnania, 22 533
dicembre 1848 - Charlottenburg, Berlin, 25 rerum novarum cupidus» . E se l’influenza
settembre 1931). diretta del Ribbeck sul Beloch nell’uso dei testi
classici non è in fondo granché avvertibile
nell’àmbito dell’indagine più propriamente storica, indirizzata peraltro
534
prevalentemente al mondo greco , in quella epigrafica può aver inciso in qualche
modo, come mostra, ad es., quasi emblematicamente il caso dell’iscrizione atletica
napoletana, collazionata dal Beloch all’inizio della primavera del 1877 ed inviata

530
Si ricordino in proposito le critiche durissime espresse, in particolare, dal Wilamowitz (1921 =
1967, p. 120): «La scuola del Ritschl era rivolta alla critica del testo. Il Lachmann e il Madvig agivano
nello stesso senso, il Hermann lo aveva sempre fatto. Così sembrava che la filologia e il far congetture
diventassero tutt’uno. Con pari radicalismo si dissolvevano i testi, ma di rado partendo dal contenuto, e
si condannavano scritti interi. La fede nel metodo filologico, nella via ac ratio, era illimitata. Essa
appariva a molti come una bacchetta divinatoria che bastava procurarsi. Al suo contatto si
spalancavano le porte di tutti i tesori. Troppo spesso, disgraziatamente, questi tesori avevano solo la
parvenza dell’oro, e il peggio era che questi tesori non erano di quelli che giovano alla scienza quando
vengono superati. Saremmo davvero troppo ottimisti se calcolassimo che ci fosse una congettura
giusta su ogni mille che a quel tempo apparivano nelle riviste e anche nei testi». Più in generale,
sull’argomento, vd. ora Gigante 1989, passim, spec. p. 24. Su Friedrich Wilhelm Ritschl (Großvargula,
Turingia, 6 aprile 1806 - Leipzig, 9 novembre 1876), che insegnò nelle università di Halle (1832-1833),
Breslau (1833-1834), Bonn (1839-1865) e Leipzig (dal 1865), vd. fra gli ultimi, in particolare, Vogt
1990, pp. 389-394 (con bibl.).
531
Cfr., ad es., fra gli ultimi, Chiarini 1998, p. 452. Vd. pure supra (con la nt. 511).
532
Cfr. supra (con le ntt. 129, 164-165, 178).
533
Cfr. in merito Bengtson 1962, p. 288 (= 1974, p. 628).
534
Sull’opera del Beloch (e specialmente sulla Griechische Geschichte) in rapporto alla
«Quellenkunde» e, più in generale, alla «pura filologia» ha scritto pagine importanti Ettore Lepore
(1990, pp. 26-32). Vd. pure in merito, fra gli ultimi, Christ 1996, pp. 15-29.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 363

subito dopo all’Henzen per la pubblicazione nel Bullettino dell’Instituto di


535
Corrispondenza Archeologica, cui si è già avuto modo di fare riferimento .
Secondo il Kaibel, infatti, che dovette esaminare la stessa iscrizione pochi anni
536
dopo il Beloch , sembra che quest’ultimo «in qualche punto, abbia creduto di
individuare lettere, o gruppi di lettere, che nessun altro, prima o dopo di lui, era
537
riuscito a leggere» . Aggiunge, però, in merito il Moretti: «Beninteso, le letture del
Beloch corrispondono esattamente a quello che ci si poteva attendere in quel
determinato punto, ma il fatto è che quelle lettere non si vedevano affatto. Di qui le
scettiche osservazioni di Kaibel: a l. 14 unus Beloch (vidit), a l. 16 Beloch, qui
fortasse supplevit potius quam legit; a l. 19 Kaibel nota ancora che Beloch integra
nove lettere là dove ne mancano solo tre [---]. Piccolezze se si vuole, che mostrano
però come il giovane ventitreenne [sc. il Beloch] procedesse con eccessiva fiducia
in sé stesso e nelle proprie intuizioni, senza forse quegli scrupoli di acribia e quella
538
umiltà con le quali bisogna affrontare i documenti epigrafici» . Critiche queste
certamente giuste, fatte per di più da un epigrafista esperto come il Moretti, che,
tuttavia, al Beloch doveva - sia pure indirettamente - molto proprio sul piano
“metodologico”, visto ch’era in fondo allievo (assai caro) dell’allievo prediletto
539
(Gaetano De Sanctis) di quel grande storico dell’antichità . La durezza, tuttavia,
del suo giudizio può essere oggi attenuata in qualche modo, se si mette in conto
anche l’adesione in qualsivoglia misura dell’allora giovane «Althistoriker» ai
principi di critica testuale del Ribbeck con conseguente trasposizione di essi nel
540
campo dell’epigrafia classica .
Sul piano accademico, poi, l’importanza per il Beloch del suo rapporto con il
Ribbeck è più facilmente comprensibile.
Costretto, infatti, a vivere lontano dalla patria ormai da anni, dotato per di più di
una forte personalità, che in quelle circostanze non poteva non aver influito
541
ulteriormente sulla qualità stessa della sua formazione , il Beloch si presentava al
535
Cfr. Bull. Inst. Corrisp. Arch. 1977, pp. 109-111 (= C.I.G. 5806), su cui vd. supra, nt. 462, ed
anche infra.
536
Cfr. I.G. XIV (1890) 746.
537
Così Moretti 1990, p. 41 (dalla scheda del Kaibel in I.G.).
538
Moretti 1990, p. 41.
539
Sul Moretti alla scuola desanctisiana vd. ora, in particolare, Sartori 1992, pp. 275-282;
Lazzarini 1993 a, pp. 552-553; 1993 b, pp. 81-83; Guarducci (1996), in Bandini 2003, p. 223; Russi
2006, passim, spec. pp. 143-144 (e nt. 19), 220 (e nt. 137), 224, 329-330; Panciera 2006, pp. 1569-
1571, spec. 1570; Russi 2010, passim, spec. p. 80 (e ntt. 279-281).
540
Si legga, comunque, per intero il lavoro cit. del Moretti, nel quale si torna a parlare, subito dopo
le critiche iniziali (pp. 39-43), con rispetto ed ammirazione del «Beloch ‘fruitore’ di documenti
epigrafici» (pp. 44-45) e della sua «importanza»«nel campo dei nostri studi» (pp. 46-51).
541
Tutto ciò traspare chiaramente dal dettagliato racconto fatto in proposito dallo stesso Beloch
nell’Autobiografia (1926, pp. 1-4), su cui ho avuto modo già di soffermarmi adeguatamente: Russi
2004, pp. 154-162; 2005, pp. 177-182.
364 ANGELO RUSSI

cospetto del mondo accademico tedesco con


un bagaglio di studi assai difforme da quello
ritenuto allora “canonico” o quanto meno
accettabile. Lo si è visto già a proposito
dell’incontro, non proprio felice, con
l’ambiente dell’Instituto di Corrispondenza
Archeologica a Roma tra il 1873 e il 1875, e lo
si vedrà ancor più negli anni immediatamente
successivi, quando l’emergere prorompente
delle ambizioni scientifiche ed accademiche
del giovane studioso slesiano farà mettere
ancora di più in evidenza in quell’ambiente le
“anomalie” della sua posizione al riguardo.
Ne nasceranno scontri (scientifici e poi anche
accademici) prima con i «Ragazzi capitolini
am Institut» (o almeno con la maggior parte di
Fig. 67. Theodor Mommsen (Garding, essi)542, successivamente con il vecchio
Schleswig-Holstein, 30 novembre 1817 - 543 544
Charlottenburg, Berlin, 1° novembre 1903). Henzen , con A. Holm , infine addirittura
con il Mommsen [fig. 67] (e, di conseguenza,
545
con tutto il suo entourage) . A quel punto l’isolamento del Beloch dal mondo
scientifico ed accademico tedesco, relativamente all’«Altertumswissenschaft»,
non potrà essere più completo !
A maggior ragione, quindi, il rapporto stabilito nell’estate del 1875 ad
Heidelberg con il Ribbeck diventava - specie negli anni immediatamente successivi
- per lui essenziale, se voleva mantenere comecchessìa un contatto con il mondo
accademico della sua terra d’origine, con il quale egli si era venuto a mettere, in
rapida progressione, ormai per lo più in rotta di collisione; anche al costo di far
propri in qualche modo gli elementi di divisione e di contrapposizione che il
Ribbeck e la sua scuola di appartenenza avevano a loro volta maturato nei confronti
546
di un’ampia parte dell’ambiente della filologia classica in Germania (e non solo) .
D’altronde l’intenzione del Beloch di non interrompere mai - nonostante i
successi conseguiti in Italia - i rapporti con la madrepatria, la pretesa di continuare a
scrivere prevalentemente nella sua lingua (nonostante le sue conoscenze
dell’italiano, dell’inglese, del francese e del greco moderno), il non voler

542
Cfr. supra (con le ntt. 463-472).
543
Cfr. Beloch 1926, pp. 7-8. Vd. pure supra.
544
Cfr. supra (con le ntt. 53, 55, 417).
545
Cfr. in merito, da ultimo, Polverini 2010, pp. 267-270.
546
Al riguardo basta scorrere anche solo cursoriamente Wilamowitz 1921 (= 1967, pp. 115-121).
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 365

rinunciare quasi fino alla fine della sua vita alla speranza di poter tornare un giorno
547
in patria , possibilmente come docente di ruolo in una delle prestigiose università
548
tedesche o, al limite, anche come proprietario di una tenuta agricola come quella
549
di famiglia, magari proprio a Petschkendorf , costrinsero l’«Althistoriker» a
mantenere sempre, ad ogni costo, i contatti con il mondo germanico.
Da questo punto di vista il rapporto con il Ribbeck (e, tramite lui, con gran parte
550
della “scuola” del «sommo Ritschl») si rivelò quanto mai importante.
Allorché, infatti, le riviste e le collane “antichistiche” tedesche (persino quelle
che uscivano in Italia, come le pubblicazioni dell’Instituto di Corrispondenza
Archeologica, che ormai si presentava come l’Imp. Instituto Archeologico

547
Cfr. Beloch 1926, p. 21: «Es war von jeher mein Wunsch gewesen, im Vaterlande zu wirken,
wenn ich mich auch in Rom sehr wohl fühlte, eine befriedigende Lehrtätigkeit hatte, und eine schöne
Villa besaß, ganz nahe am Pincio und an Villa Borghese». E ancora ibid., p. 23: «Hätte ich allein auf der
Welt gestanden, so würde ich nach Deutschland gegangen sein»; p. 24: «Von Deutschland aber war ich
vollständig isoliert» (negli ultimi anni del primo conflitto mondiale); p. 25: «Mein erster Gedanke war
natürlich die Rückkehr nach Deutschland» (subito dopo la prima guerra mondiale).
548
Nonostante la conclusione negativa del tentativo di insegnare a Lipsia nel 1912-1913 (cfr.
Beloch 1926, pp. 22-23), con la conseguente decisione - presa «mit sehr schwerem Herzen» - di tornare
a Roma (ibid., p. 23).
549
Cfr. Beloch 1926, p. 1: «Mein Ideal war natürlich, Rittergutsbesitzer zu werden wie meine
Vorfahren, und ich habe noch in späteren Jahren mehrmals daran gedacht, mich anzukaufen; aber
damals war ich schon zum Landmann verdorben, denn das muß man von klein auf gewesen sein. So
blieb nur der Universitätsprofessor; das sind ja die beiden einzigen Berufe, bei denen man sein freier
Herr ist». Di un tentativo del Beloch di tornare in possesso, nel 1877, della tenuta di famiglia a
Petschkendorf testimoniano, in particolare due lettere del Carteggio: cfr., infatti, lett. alla fidanzata del
19 gennaio 1877: «There is some prospect of my getting back my father’s estate at Petschkendorf in
Silesia - the present owner not being able to pay his debts, it is going to be sold by subhastation, as we
say in German, on the 10th of February, and if I can get it for a convenient price, I am resolved to buy it.
You know what possessing such an estate means. A nice large house, our own carriage, horses, cows, all
sorts of animals, our own game to be shot in the woods, and all sorts of nice things. It would be a
delightful summer residence - in the winter, of course, we would always go to Rome, and I would be
professore privato - in the summer I would pay attention to agriculture. I could not tell you these things,
because it is all very uncertain, and even improbable, as I cannot give a very high price, but I wish you
should know everything that is going on. If I should get it, after two months at Naples we would go up
there, and I would have a very busy time of it this next summer. Tell me what you think about it all,
darling - you ought to have a vote in that decision too, of course»; - lett. del 29 (in realtà: 30!) gennaio
1877: «I had letters from home to-day, telling me that in all probability the dream of Petschkendorf will
have to be given up - for now at least. There are 90.000 debts on the estate, so I never could hope to get it
for half that sum, and I am determinated not to give more than that. Perhaps it is just as well in the
present moment - we are so much more indipendent as it is - but there may come another occasion in the
future. And some time or other I am quite sure that I will get an estate in Germany. So it is just as well
that you did not talk about it to your peeps». Più tardi, è testimoniata nel Carteggio la proprietà di una
tenuta a Sibyllenort in Slesia (oggi Szczodre, nella Polonia sud-occidentale), data in affitto ad una
famiglia del posto (gli Hoffmann): cfr. lett. del 25-26, 28, 30 maggio 1883 e del 2 giugno 1883.
550
L’espressione virgolettata nel testo è ricavata dallo stesso Beloch (1890 b, p. 768). Sulla
“scuola” del Ritschl dànno ovviamente indicazioni affatto contrapposte il Ribbeck (1879-1881,
passim, spec. nel vol. II) e il Wilamowitz (1921 = 1967, pp. 118-121). Sull’argomento vd. pure, in
particolare, Gigante 1989, pp. 21-53, spec. 24 sgg. (con altra bibl.), e supra, nt. 530.
366 ANGELO RUSSI

Germanico di Roma) furono in qualche modo precluse al Beloch, per il montare


delle polemiche con il Mommsen, il Wilamowitz, l’Henzen, il Kaibel, Fr. von
Duhn, O. Seeck, ecc., non restò altro da fare al giovane studioso della Slesia, per
parecchi anni, che pubblicare i suoi lavori - oltre che, ovviamente, in Italia (Rivista
di Filologia e d’Istruzione Classica, La Cultura, Memorie della R. Accademia dei
551 552
Lincei, ecc.) - nella rivista Rheinisches Museum für Philologie , diretta appunto
553
- dopo la morte del Ritschl (Leipzig, 9 novembre 1876) - dal Ribbeck (in un
primo momento ancora con il vecchio condirettore Anton Klette; successivamente,
554
dal 1877, solo con Franz Bücheler) . Al riguardo si registrano solo poche
eccezioni, rappresentate per lo più da riviste meno direttamente “schierate”, per
una ragione o per l’altra, nel caso suo, come, ad es., gli Jahrbücher für classische
555
Philologie (éditi da Alfred Fleckeisen, il “Konrektor” del “Vitzthumsches
556 557
Gymnasium” di Dresda, «collaboratore e seguace di F. Ritschl») , il Philologus
(Zeitschrift für das klassische Alterthum, «herausgegeben von Ernst von Leutsch»,
l’ordinario di filologia classica di Göttingen, che non si può dire che fosse molto
558
amato dal Wilamowitz, insieme alla sua rivista) e il Philologischer Anzeiger
559
(pure diretto da von Leutsch «als Ergänzung des Philologus») , oppure da

551
Cfr. Polverini 1979, p. 1432 sgg. nrr. 11, 16-17, 22-41, 43-47, 52, ecc.
552
Cfr. ibid., p. 1432 sgg. nrr. 10, 15, 51, 68, 79, 80, 109, 114, 142.
553
Cfr. supra, nt. 530.
554
L’ultimo numero del 1876 del Rheinisches Museum für Philologie (N. F., Ein und dreissigster
Band) appare «Herausgegeben von Friedrich Ritschl, Otto Ribbeck, Anton Klette»; quelli successivi
(dal 1877 fino al 1898) «von Otto Ribbeck und Franz Buecheler».
555
Cfr. Polverini 1979, p. 1432 sgg. nrr. 14, 20-21, 42, 49, 54, 57, 66-67, ecc.
556
Su cui vd., in particolare, Usener 1904, pp. 576-583; ultimam. Enciclopedia Biografica
Universale 2007, vol. VII p. 311, s. v. (da cui il virgolettato nel testo).
557
Cfr. Polverini 1979, p. 1435 nr. 50.
558
Su Ernst Ludwig von Leutsch (Frankfurt am Main, 16 agosto 1808 - Göttingen, 28 luglio 1887),
che insegnò all’Università di Göttingen dal 1831 al 1883 (come libero docente: 1831-1837; come
professore straordinario: 1837-1842; come ordinario: 1842-1883), vd., in particolare, Müller 1887, pp.
41-48; Schneidewin 1888; Philippi 1895, pp. 163-165; fra gli ultimi: Schmidt 1996, pp. 3-38. Ed ecco
quant’ebbe a scrivere di lui e del Philologus il Wilamowitz (1929, p. 204 = Filologia e memoria 1986,
p. 260): «E. von Leutsch viveva con i suoi gatti e il suo orto. Ne capiva un po’; la robusta ortolana, la
signora Dornieden, aumentava i prezzi quando i fagioli venivano “da Leutsch”. Delle sue lezioni già
Kaibel, inorridito e divertito insieme, aveva tracciato pressappoco la stessa immagine che Usener ha
schizzato a grandi linee su un foglietto dei suoi appunti, avendo anche lui seguito lo stesso corso.
Leutsch mi assicurò che era ben contento del mio arrivo, ma avrebbe preferito A. Luchs, perché capiva
qualcosa di metrica; era quindi a conoscenza del fatto che questa era una mia lacuna. Com’era giusto
che fosse, mi preoccupai che il seminario gli desse, quando morì, la scorta d’onore. La speranza che il
“Philologus” morisse con lui purtroppo non fu esaudita. Una rivista si mantiene in vita quando scade
dal punto di vista del contenuto per colpa dei bibliotecari che non ne fanno sospendere la
pubblicazione. Ciò presenta tuttavia il vantaggio che è più facile che una rivista siffatta si riprenda
piuttosto che fondarne un’altra».
559
Cfr. Polverini 1979, p. 1436 nr. 60.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 367

periodici più a carattere informativo, come la Deutsche Litteraturzeitung e la


560
Wochenschrift für klassische Philologie .
Solo a partire dal 1885 - e neppure frequentemente - il Beloch poté pubblicare
561
suoi articoli in Hermes (Zeitschrift für klassische Philologie) , la cui direzione era
peraltro, dal 1882, saldamente nelle mani di due dei «Ragazzi capitolini am
562
Institut», con cui egli aveva avuto problemi: Georg Kaibel e Carl Robert .
Più tardi (dal 1888 in poi) egli ebbe pure la possibilità di pubblicare suoi scritti
563 564
nella prestigiosa Historische Zeitschrift diretta da Heinrich von Sybel (non a
caso a partire dall’anno di istituzione a Roma dell’Istituto Storico Germanico, di
565
cui von Sybel fu appunto uno dei principali artefici) , e poi, via via, in altre riviste,
spesso, comunque, di àmbito assai specifico, come lo Jahrbuch für Gesetzgebung,
566
Verwaltung und Volkswirschaft im Deutschen Reich , gli Jahrbücher für
567 568
Nationalökonomie und Statistik , la Zeitschrift für Socialwissenschaft , oppure a
569
carattere informativo, come il Literarisches Centralblatt für Deutschland ,
570
l’Österreichisches Litteraturblatt , ecc.

Anche in rapporto ad eventuali “chiamate” del Beloch ad insegnare in


università tedesche il ruolo del Ribbeck va tenuto presente, visto che in fondo -
571
com’ebbe a sottolineare giustamente il Christ - le due sole «Freundschaften», su
cui il giovane «Althistoriker» poté contare nella Madrepatria in àmbito
accademico, furono appunto quella con l’illustre filologo, suo maestro ad
572
Heidelberg (fino al 1898, anno della sua morte) , e quella più intensa e diretta con
560
Cfr. ibid., p. 1433 nr. 19; pp. 1440-1441 nr. 111 (Deutsche Litteraturzeitung); - p. 1439 nrr. 95 e
97; p. 1441 nr. 117 (Wochenschrift für klassische Philologie).
561
Cfr. ibid., p. 1435 nr. 53; p. 1436 nr. 62; p. 1437 nr. 72; p. 1439 nr. 100; p. 1440 nrr. 101 e 107; p.
1442 nr. 126, ecc.
562
Cfr. supra, ntt. 467-468, 472.
563
Cfr. Polverini 1979, p. 1436 nr. 65; p. 1437 nr. 74; p. 1438 nrr. 81-83 e 89; p. 1440 nrr. 102-104;
p. 1441 nr. 112, 116; p. 1442 nrr. 127, 130; p. 1443 nr. 134; p. 1444 nrr. 146-147; p. 1445 nrr. 157, 161-
162, ecc.
564
Heinrich Karl Ludolf von Sybel, illustre storico (Düsseldorf, 2 dicembre 1817 - Marburg, 1
agosto 1895), allievo di Leopold von Ranke, insegnò nelle università di Bonn (dal 1841 come libero
docente, dal 1844 come professore), Marburg (dal 1846), München (dal 1856) e di nuovo a Bonn
(1861-1875); dal 1875 fu, infine, il direttore degli archivi di Stato prussiani a Berlino. Su di lui e sulla
sua produzione storiografica vd., in particolare: Bailleu 1908, pp. 645-667; da ultimo, Enciclopedia
Biografica Universale 2007, vol. XVIII pp. 510-511.
565
Cfr. Elze 1993, pp. 183-186.
566
Cfr. Polverini 1979, p. 1439 nr. 96 (si tratta dell’importante recensione del Beloch alla
Römische Agrargeschichte di Max Weber !).
567
Cfr. ibid., p. 1442 nrr. 128, 132; p. 1443 nrr. 140-141.
568
Cfr. ibid., p. 1443 sgg. nrr. 133, 143, 144, 153-155, ecc.
569
Cfr. ibid., p. 1443 nrr. 135-137; p. 1444 nrr. 148-152, ecc.
570
Cfr. ibid., p. 1443 nr. 138.
571
Christ 1990, p. 195.
572
Cfr. supra (con le ntt. 494, 505, 522).
368 ANGELO RUSSI

573
Eduard Meyer (fig. 68) (ma solo a partire
574
dal 1883) . Non a caso poi a questi due
studiosi risultano dedicati rispettivamente il I
e il III volume (= IV nella seconda edizione)
575
della Griechische Geschichte .
Ma se in proposito gli interventi del
576
Meyer sono ben noti , non altrettanto si può
dire di eventuali azioni analoghe ad opera del
Ribbeck, anche se la gratitudine sempre
dimostrata dal Beloch nei suoi confronti aiuta
in qualche modo quanto meno ad ipotizzarle.
Di certo non fu facile la situazione in cui
venne a trovarsi l’illustre filologo, allorché
proprio nella sua Università si pose nel 1885
il problema della successione a Ludwig
Fig. 68. Eduard Meyer (Hamburg, 25 gennaio Lange, l’autore dei Römische Alterthümer (in
1855 - Berlin, 31 agosto 1930).
3 voll., Berlino 1856-1871; 1876-18792;
ristampati ancora nel 1974), morto
nell’agosto di quell’anno, il quale vi ricopriva la «Lehrstuhl für Alte Geschichte
577
und Klassische Philologie» , com’era in uso in Germania prima che per
«Mommsens Einfluß» si procedesse gradualmente nella seconda metà del XIX
secolo allo sdoppiamento di siffatte cattedre oppure alla creazione di nuove,
578
appositamente dedicate alla storia antica . Per di più il Meyer, che a Lipsia aveva
insegnato proprio la storia antica fino ad allora, prima come libero docente (1879-
573
Su cui vd. Polverini 1988, pp. 199-219; 2008, pp. 105-119; cfr. anche Russi 1990, pp. 163-166;
Polverini 1994, pp. 241-251. Su Eduard Meyer (Amburgo, 25 gennaio 1855 - Berlino, 31 agosto 1930),
importante figura di storico del mondo antico, che insegnò nelle università di Lipsia (dal 1879 come
libero docente e dal 1884 come professore), di Breslavia (dal 1885 al 1888), di Halle (dal 1889 al 1901)
e di Berlino (dal 1902 al 1925), ove fu pure rettore nel 1919, vd. per tutti Christ 1972 (= 19792; 19893),
pp. 286-333, 370-372 e 383; Calder III - Demandt (edd.) 1990, pp. VIII-537 passim; Hoffmann 1990,
pp. 264-276.
574
Cfr. Polverini 1988, p. 202 nt. 7.
575
Per le dediche al Ribbeck del I volume della Griechische Geschichte (1893 e 19122) vd. supra,
ntt. 512-513. Per quella al Meyer («Eduard Meyer / in alter Freundschaft») vd. Beloch 1904, p. III (=
1925, p. III).
576
Cfr. Polverini 1988, p. 204.
577
Ludwig Lange (Hannover, 4 marzo 1825 - Leipzig, 18 agosto 1885), allievo a Göttingen di K. F.
Hermann, F. W. Schneidewin e E. von Leutsch, era diventato professore straordinario di Filologia
classica all’Università di Praga nel 1853, ordinario nella stessa Università dal 1855. Si era trasferito,
quindi, a Gießen (1859-1870) e da ultimo a Leipzig (dal 1871), ov’era stato pure rettore (1879-1880).
Su di lui vd. ora, in particolare, Neumann 1886, pp. 31-61; Lange 1887, pp. V-XXXI; Lothholz 1906, pp.
573-576; Christ 1982, p. 78; ultimam.: Sicherl 2003, pp. 393-419.
578
Cfr. in merito, in particolare, Vogt 1960, pp. 367-368; vd. pure Christ 1982, pp. 73-75 (per il
«Mommsens Einfluß»).
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 369

1884) e poi, da meno di un anno, come professore


straordinario, si stava trasferendo a Breslavia, per
579
ricoprirvi la stessa cattedra come ordinario . Tra le
varie soluzioni possibili si giunse alla fine a dover
operare una scelta fra le seguenti due: chiamare il
Beloch come professore straordinario di storia
antica «con l’obbligo di tenere anche il
580
Seminario» oppure chiamare come ordinario di
filologia classica l’altro candidato, Kurt Wachsmuth
(che peraltro aveva conseguito quel grado già nel
1864, ricoprendo poi di conseguenza cattedre di
primo livello a Marburg, a Göttingen e da ultimo ad
581
Heidelberg) (fig. 69) , con l’obbligo di esercitare Fig. 69. Kurt Wachsmuth (Naumburg
an der Saale, 27 aprile 1837 - Leipzig,
582
«neben der Philologie auch die alte Geschichte» . 8 giugno 1905).
583
Vinse, com’è noto, il Wachsmuth , che, però, di
storia antica «doch gar nichts verstand» (giudizio questo espresso dal Beloch
584
ancora molti anni dopo quell’episodio) .
Allorché nel 1888 fu istituita presso l’Università di Freiburg im Breisgau la
cattedra di Storia antica, risulta che il Meyer abbia segnalato per la sua copertura il
585
nome del Beloch in qualità di professore straordinario . Non è escluso che anche il
Ribbeck abbia fatto allora lo stesso, trattandosi di un’università non lontana da
586
Heidelberg (ca. km 188), in cui egli aveva insegnato per cinque anni (1872-1877) .
587
Quella cattedra, però, nasceva per «Mommsens Einfluß» , sicché sarebbe stato ben
strano ch’essa venisse poi ricoperta da un personaggio, che all’epoca era ormai in
579
Cfr. in merito, fra gli ultimi, spec. Fatouros 1993, coll. 1418-1419; Lehmann 1994, p. 310.
580
Così Beloch 1926, p. 21.
581
Kurt (o anche Curt) Wachsmuth (Naumburg an der Saale, 27 aprile 1837 - Leipzig, 8 giugno
1905), era stato nel 1860-1861 uno dei primi Reisestipendiaten del D.A.I., ricoprendo pure per
l’occasione la carica di “Secretaire-interprete” presso l’Ambasciata Prussiana ad Atene. Ottenuta la
libera docenza in Filologia Classica e Storia Antica all’Università di Bonn nel 1862, la esercitò presso
quella università fino al 1864, allorché divenne professore ordinario di Storia antica a Marburg (1864-
1869). Insegnò poi come ordinario di Filologia Classica a Göttingen (1869-1877) e ad Heidelberg
(1877-1885). Chiamato ad insegnare Filologia Classica e Storia Antica a Leipzig nel 1885, fu pure
Preside della Facoltà filosofica di quella università (1891-1892) e Rettore (1897-1898). Cfr. spec.
Müller 1907 a, pp. 167-194; ultimam.: von Hehl (Hrsg.) 2005, p. 528 sg.; Professorenkatalog der
Universität Leipzig, s. v. ‘Wachsmuth, Curt’.
582
Beloch 1926, p. 21.
583
Cfr. Beloch 1926, loc. cit.; vd. pure supra, nt. 581 (con altra bibl.).
584
Beloch 1926, loc. cit.
585
Cfr. Polverini 1988, p. 204.
586
Cfr. supra, nt. 494. Sui collegamenti con Freiburg im Breisgau vd. pure supra, ntt. 87, 482, 514-
515 (con discussione della bibl. al riguardo).
587
Cfr. Vogt 1960, pp. 367-368; vd. pure Christ 1982, p. 74.
370 ANGELO RUSSI

588
guerra aperta con lui . Lo stesso accadde, del resto, più tardi, nel 1900, in occasione
della copertura della nuova cattedra di Storia antica a München, creata del pari per
589 590
«Mommsens Einfluß» . All’epoca, però, il Ribbeck era già morto da circa due anni
591
ed è, quindi, probabile che il Meyer abbia dovuto agire da solo, semmai lo ha fatto .
Va ricordato, infine, quel che successe a Breslau nel 1889. Chiamato ad Halle, il
592
Meyer caldeggiò allora in tutti i modi la chiamata al suo posto del Beloch ,
conoscendo con ogni probabilità il suo attaccamento a quella città e forse anche la
593
presenza in essa di suoi famigliari stretti . A seguito della sua designazione, «la
commissione della Facoltà propose appunto Beloch al primo posto, Wilcken al
secondo, e nessun altro (per semplificare le cose). Ma in forza delle nuove
consuetudini introdotte da Althoff, l’onnipotente direttore dell’istruzione
universitaria al ministero prussiano, la proposta della Facoltà non venne rispettata e
fu nominato Wilcken, che del resto Meyer aveva ottimamente giudicato. Si
594
opponevano a Beloch [...] Mommsen e Nissen (e poteva bastare)» . Nel caso in
questione il Ribbeck può aver operato anch’egli a favore del Beloch (visti
soprattutto i sentimenti di devozione, testimoniati di lì a poco da quest’ultimo nella
595
sua recensione al secondo volume della Geschichte der römischen Dichtung) ,
ma ciò non è in alcun modo espressamente documentato.

* *
*
Al di là di ogni cosa, il 9 agosto 1875 veniva consegnata al Beloch l’elegante
pergamena contenente il suo diploma di laurea (munito del sigillo dell’Università),
custodito in un apposito astuccio tubolare di color indaco con i fregi dorati e lo
stemma riprodotto a sua volta nella parte superiore di esso (SIGILLVM
VNIVERSITATIS RVPERTO - CAROLÆ HEIDELBERGENSIS).
588
In proposito vd. supra (spec. nt. 545).
589
Cfr. Vogt 1960, loc. cit.; Christ 1982, loc. cit.
590
Cfr. supra, nt. 494.
591
Cfr. in merito Polverini 1988, p. 205.
592
Cfr. Polverini 1988, p. 204.
593
Sull’amicizia fra il Meyer ed il Beloch vd. Polverini 1988, pp. 199-219; 1994, pp. 241-251;
2008, pp. 105-119. Dal Carteggio Beloch-Bailey risulta chiaramente che a Breslau e circondario
abitavano zii e cugini del Beloch: cfr. supra, nt. 28.
594
Così Polverini 1988, p. 204. Cfr. anche Beloch 1926, p. 21 «In Breslau weil Mommsen dagegen
war. Sonst wurde ich konsequent übergangen». Rispetto al Wachsmuth, però, il Beloch non espresse
nella Selbstdarstellung giudizi negativi sul Wilcken, del quale anzi scrisse poco oltre (p. 22): «Das
Seminar hatte mein Vorgänger Wilcken in besten Stand gebracht, und ich hoffe, es auf dieser Höhe
erhalten zu haben». Su Ulrich Wilcken (Stettin, 18 dicembre 1862 - Baden Baden, 10 dicembre 1944),
cui fu allora concesso a Breslau solo un posto di straordinario (a differenza dell’ordinariato previsto per
il Beloch), essendosi egli di fatto classificato secondo in graduatoria, vd. da ultimo Poethke 2007, pp.
81-96 (con i riferimenti bibl. prec.).
595
Cfr. supra, ntt. 507-511.
GLI ESORDI SCIENTIFICI E ACCADEMICI DI GIULIO BELOCH 371

Eccone il testo così come l’ho trascritto dall’originale tanti anni fa nell’Istituto
Italiano per la Storia Antica, dove Silvio Accame l’aveva depositato dopo averlo
ricevuto dalla figlia dell’«Althistoriker»:

QUOD. BONUM. FELIX. FAUSTUMQUE. SIT

SUB. AUSPICIIS

AUGUSTISSIMI. ET. POTENTISSIMI. PRINCIPIS


AC. DOMINI. DOMINI

FRIDERICI
MAGNI. DUCIS. BADARUM. DUCIS. ZARINGIÆ
ET. QUÆ. SUNT. RELIQUA

RECTORIS. ACADEMIÆ. MAGNIFICENTISSIMI

PRORECTORE. ACADEMIÆ. MAGNIFICO


VIRO. AMPLISSIMO. ILLUSTRISSIMO

ERNESTO. CUNONE. FISCHER


PHILOSOPHIÆ. DOCTORE. ARTIUM. LIBERALIUM. MAGISTRO. MAGNO. DUCI. BADARUM. A.
CONSILIIS. INTIMIS. ORDINIS. DE. LEONE. ZARINGIÆ. ORDINIS. SAXONICI. DE. ERNESTO
PRO. RUSSICI. DE. ST. STANISLAO. PRÆFECTO. ORDINIS. SAXO-VIMARIENSIS. DE. FALCONE.
ALBO. PRIMÆ. CLASSIS. EQUITE. PROFESSORE. PUBLICO. ORDINARIO

NOS. DECANUS. SENIOR. CETERIQUE. PROFESSORES


ORDINIS. PHILOSOPHORUM
IN. LITTERARUM. UNIVERSITATE. RUPERTO-CAROLA

IN. VIRUM. DOCTISSIMUM. ET. CLARISSIMUM


JULIUM. BELOCH
SILESIUM

POST. COMPROBATAM. DISSERTATIONE. EXHIBITA. ET. EXAMINE. RIGOROSO. PRÆCIPUE. IN.


PHILOLOGIA
SUMMA. CUM. LAUDE. SUPERATO. DOCTRINAM

JURA. ET. PRIVILEGIA


DOCTORIS. PHILOSOPHIÆ. ET. MAGISTRI. LIBERALIUM. ARTIUM.
RITE. CONTULIMUS. ET. HOC. DIPLOMATE. SIGILLO. ORDINIS. NOSTRI. MUNITO. TESTATI. SUMUS.
______________________________________________
P. P. HEIDELBERGAE. IN. UNIVERSITATE. LITTERARIA. RUPERTO-CAROLA

D. IX. MENSIS. AUGUSTI. MDCCCLXXV.

Gustav Weil p.p.o.


h. t. ord. philos. Decanus.
372 ANGELO RUSSI

ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE

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Janvier 1874), pp. 2-3: ‘III. Topographie von Surrentum’; - N° 3 (Samedi 17 Janvier
1874), p. 3: ‘IV. Villa des Pollius’; - N° 4 (Samedi 24 Janvier 1874), pp. 2-3: ‘IV.
Villa des Pollius (Fortsetzung)’; - N° 5 (Samedi 31 Janvier 1874), p. 3: ‘V.
Griechische Colonie des Athenaion’; - N° 6 (Samedi 7 Février 1874), p. 3: ‘VI.
Aequana; VII. Erzeugnisse; VIII. Schluß; Quellen’ (= 1874 b).
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mit beschreibendem Texte, Berlin, Verlag von S. Calvary & Co., 1879, pp. VIII-
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374 ANGELO RUSSI

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den Perserkriegen, 2. Abt. Mit einer Karte, Strassburg, K. J. Trübner, 1913, pp. X-
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K. J. Beloch, Griechische Geschichte, Zweite Auflage, IV. Die griechische
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376 ANGELO RUSSI

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380 ANGELO RUSSI

Croce 1928 a
B. Croce, ‘Il Bachofen e la storiografia afilologica con aggiunta notizia di sue lettere
inedite a un amico napoletano’, Atti della R. Accademia di Scienze Morali e
Politiche di Napoli LI, 1, 1928, pp. 21 (Estratto). Vd. infra.
Croce 1928 b
B. Croce, ‘Il Bachofen e la storiografia afilologica (con aggiunta notizia di sue
lettere inedite a un amico napoletano)’, La Critica XXI, fasc. VI (20 novembre
1928), pp. 418-431, ripreso poi anche in Varietà di storia letteraria e civile, serie I,
Bari, Laterza, 1935 (19492), pp. 302-319.
Croce 19302
B. Croce, Storia della storiografia italiana nel secolo decimonono, Seconda
edizione riveduta con appendice sulla storiografia recente, I-II, Bari, Gius. Laterza
& Figli, 1930 (la prima edizione di quest’opera risale al 1921; l’ultima, curata
dall’Autore, cioè la terza, apparve nel 1947; è citata qui la seconda edizione per
comodità dello scrivente, perché è quella da lui posseduta del presente saggio,
constatato che non vi sono, per la parte che interessa in questa sede, cambiamenti di
rilievo tra le tre edizioni).
Croce 19542
B. Croce, Scritti di storia letteraria e politica, XLIV. Aneddoti di varia letteratura,
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Cuomo 2005
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