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DELLA
diretta da
† G. NENCI e † G. VALLET
XXI
SITI
1
Su Jean Bérard si veda ora il volume a cura di J.-P. Brun, M. Gras, Avec Jean Bérard,
1908-1957 - La colonisation grecque, l’Italie sous le fascisme, Roma, Collection EFR 440, 2010.
Incredibilmente a lui dedica solo pochissime righe il recentissimo volume di G. Ceserani,
Italy’s Lost Greece: Magna Graecia and the Making of Modern Archaeology, Oxford, Oxford
University Press, 2012, che peraltro sembra ignorare la Bibliograia topograica della colonizza-
zione greca in Italia e nelle isole tirreniche (come del resto l’opera di studiosi come G. Pugliese
Carratelli, E. Lepore e lo stesso G. Nenci).
il fenomeno della colonizzazione greca in Occidente in una prospettiva
ampia, anche in rapporto al popolamento locale (e ad altre componenti
culturali ed etniche) e più in generale al contesto storico-geograico.
Inoltre, ogni voce contiene i riferimenti alle fonti letterarie, epigraiche
e numismatiche disponibili, oltre alla storia della ricerca archeologica; la
vera e propria bibliograia (organizzata secondo l’ordine cronologico)
consente di seguire lo sviluppo delle ricerche, nel caso dei centri mag-
giori sin da età umanistica e rinascimentale. Quali che siano – o possa-
no essere – i limiti e i pregi dell’opera o di singole voci, essa resta uno
strumento prezioso e insostituibile per la ricerca e anche per la tutela del
territorio. L’abbondanza dei lemmi inseriti da questo punto di vista rap-
presenta certamente un elemento positivo. Quando ho assunto la direzio-
ne dell’opera nel 2001, succedendo a Ugo Fantasia (2000, dopo la morte
di G. Nenci nel 1999, preceduta nel 1994 dalla scomparsa di G. Vallet) ho
deciso di continuare la realizzazione dell’opera e di lasciarne immutate le
caratteristiche generali, anche se l’ampiezza dei criteri base rendeva più
complessa e lenta la realizzazione delle parti mancanti. Ho mantenuto
doverosamente i nomi dei due ideatori e direttori originari (le loro foto
sono all’inizio del volume XVI, 2001) e l’École française de Rome ha conti-
nuato a sostenerne generosamente la realizzazione. Solo nel caso della
voce SIRACUSA, per l’importanza storica, archeologica e storiograica della
città, ho scelto di dare un carattere più analitico e articolato alla sezione
(una edizione a sé stante è poi comparsa a cura di C. Ampolo, in forma
aggiornata e con apparato fotograico, con premessa di g. Voza, Pisa,
Edizioni della Normale, 2011). Ulteriori complementi, e altro, potranno
essere successivamente editi in formato elettronico.
Esser riusciti a completare l’opera, in tempi forse troppo lunghi ma cer-
to non facili, è comunque motivo di orgoglio per chi scrive, come anche
per la Scuola Normale Superiore tutta e le Edizioni della Normale, alle
quali va la mia gratitudine. A tale opera è stato sempre strettamente, e
direi organicamente, collegato il Laboratorio (fondato da G. Nenci come
Laboratorio di Topograia Storico-Archeologica del Mondo Antico; poi con la
mia Direzione divenuto Laboratorio di Storia, Archeologia e Topograia del
Mondo Antico, e attualmente Laboratorio di Scienze dell’Antichità, LSA).
Senza la collaborazione non solo dei tanti autori delle voci, ma anche dei
redattori che ne fanno parte (o almeno ne hanno fatto parte in passato)
la realizzazione dell’opera non sarebbe stata possibile: a tutti un sentito
ringraziamento e in particolare a chi ha redatto l’ultimo volume (la cura è
indicata nel colophon di ogni singolo volume). L’amico Michel Gras, diret-
tore della École française de Rome ino al 2011, ci ha sempre incoraggiato e
sostenuto ed a lui, continuatore ed erede ideale di G.Vallet, va un ‘grazie’
speciale.
UGENTO
FONTI LETTERARIE
FONTI EPIGRAFICHE
a) Iscrizioni messapiche
Le iscrizioni messapiche provenienti da U. sono attualmente 12;
di queste, 4 provengono da tombe, 3 hanno una generica indicazione
di provenienza ‘da Ugento’, le restanti provengono da rinvenimenti in
contrada Ciddina, dal Fondo Chiesaredda e da località Colonne. Purtroppo
la metà delle iscrizioni è andata perduta; quelle rimaste sono conservate
in parte presso la Collezione Colosso (raccolta di materiali archeologici
iniziata dal barone Colosso alla ine del 1800) e in parte al Museo Civico
di Archeologia e Paleontologia ‘S. zecca’ di U. La tipologia del supporto
non è omogenea: 3, pur non avendo una speciica indicazione, si possono
attribuire ad ambito funerario in base alle notizie degli editori; 4 sono su
frammenti di lastre di pietra locale senza pertinenza; 2 sono le attestazioni
di iscrizioni su cippi\pilastri; 2 sono su frammenti di cornice in pietra
calcarea; unica ed eccezionale, ma purtroppo oggi dispersa, è l’iscrizione
su foglia di oro proveniente da contesto funerario.
La datazione delle epigrai copre un arco temporale che va dalla
seconda metà del V alla ine del II sec. a.C. (Parlangeli C 1960; De Simone
C 1966; De Simone - Marchesini C 2002; Pizzurro C 2002).
b) Iscrizioni greche
Nessun testo in lingua greca è stato rinvenuto ad U. Sono segnalati
bolli anforari su anfore greche corinzio-corciresi (IV-III sec. a.C.) rinvenute
nel porto di U. (Desy - De Paepe C 1990) localizzato presso Torre San
Giovanni (v. TORRE SAN GIOVANNI). L’etnico Aujzanti'no"/∆Azanti'no" è attestato
in due iscrizioni (III-II sec. a.C.) rinvenute a Delo e riferibili ad un oggetto
votivo offerto ad Apollo da un certo Davzo" Dazivskou Aujzanti'no" (Dazo iglio
di Dazisco di Ugento) (Pizzurro C 2002).
c) Iscrizioni latine
Le iscrizioni ugentine in lingua latina sono 8 (oggi conservate in parte
nel Museo Civico di U. e in parte presso la Collezione Colosso); a queste
si aggiungano i bolli anforari della iglina di Pullus e un sigillo bronzeo
rinvenuto a Madrid ma probabilmente proveniente da U. come indica
l’etnico Uzentini (L Iuli Rui Uzenti[ni]) (Susini C 1962; Marangio C 1978;
Pagliara C 1968).
Solamente un’iscrizione potrebbe essere relativa ad un ediicio
pubblico (oppure ad un sepolcro di grandi dimensioni), le altre 7 sono
funerarie (4 riguardano servi).
Eccetto qualche esempio di età repubblicana la maggior parte delle
iscrizioni latine ugentine si distribuisce tra l’inizio dell’età imperiale ino
a tutto il III sec. d.C. (Susini C 1962; Pizzurro C 2002). Manca uno studio
speciico che combini i dati epigraici con quelli del contesto archeologico.
387 UGENTO
FONTI NUMISMATICHE
interrato e visibile in foto aerea, utilizzato oltre che come opera di difesa
anche come cava per estrarre i grandi blocchi utilizzati per la costruzione
delle stesse mura (Scardozzi C 2007).
Accanto alle tradizionali tecniche di indagine archeologica, lo studio
della cartograia storica e delle fotograie aeree, in particolare le riprese
della metà del Novecento, forniscono oggi un valido aiuto alla ricostruzione
dell’intero circuito murario che in alcuni tratti è ancora conservato e in
vista, in altri, risulta interrato o ricalcato da muretti a secco di età moderna,
oppure visibile solo in traccia (in alcuni casi è comunque possibile seguirne
l’andamento anche in zone oggi del tutto urbanizzate, ad esempio tra via
Giannuzzi e via Petrarca e tra via Acquarelli e via Marche). Lo studio
accurato delle foto aeree di U. da parte del dott. Scardozzi e della dott.ssa
Ferrari del Laboratorio di Topograia antica dell’Università del Salento ha
di recente prodotto una restituzione aerofotogrammetica inalizzata in cui
è riportato l’intero tracciato delle mura messapiche e il posizionamento
delle principali testimonianze archeologiche rinvenute all’interno del
centro urbano (Pizzurro C 2002; Scardozzi C 2005; C 2007).
Meglio conosciute rispetto all’abitato sono le necropoli: mentre le
sepolture di età romana sono state rinvenute sia all’interno che all’esterno
dell’area chiusa dalle mura e anche in aperta campagna (come nel fondo
Casale), quelle di età messapica sono tutte all’interno della cinta muraria,
sui ianchi della collina, in zone pianeggianti, e concentrate essenzialmente
in aree a ridosso delle mura; si tratta per lo più di inumazioni in sarcofagi
o in tombe a fossa, scavate nella roccia o nella terra e rivestite da grosse
lastre di calcare locale, ma non mancano anche altre tipologie come le
incinerazioni in vasi che testimoniano l’introduzione del rituale funerario
della cremazione probabilmente importato dai coloni romani.
Una delle tombe più importanti e di proporzioni monumentali è quella
rinvenuta in via Salentina nel 1970: la tomba (cd. «Tomba dei bronzi o
dell’atleta») è stata utilizzata per almeno due deposizioni, di cui la prima,
quella di un giovane trentenne – forse un atleta – è databile tra il 510 e 490
a.C., mentre l’altra, relativa ad un quindicenne, si data tra la ine del V e
gli inizi del IV sec. a.C.; il ricco corredo funerario è composto oltre che
da ceramica locale anche da vasi di bronzo e altro materiale ittile, sia di
importazione greca che di produzione italiota; a caratterizzare la tomba
è anche la decorazione pittorica delle pareti e dei lastroni di copertura:
oltre a fasce rosse e blu sul fondo bianco delle pareti, nastri ondulati e
rami con foglie compaiono anche le rafigurazioni di una trozzella, un
ariballo, un gallo e un altro uccello, forse una tortorella. Le circostanze del
rinvenimento non hanno permesso di determinare l’esatta posizione della
suppellettile funeraria, parte della quale doveva essere appesa alle pareti
come indicano i fori dove erano stati inissi i chiodi di ferro rinvenuti
corrosi sul fondo della sepoltura (Lo Porto C 1970; Pizzurro C 2002).
Altre tombe, datate tra metà VI e III sec. a.C., si rinvengono nella vasta
necropoli in località S. Antonio (tombe a fossa e a semicamera, anche
dipinte con motivi geometrici a due colori, alcune delle quali sono coperte
391 UGENTO
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35.
UGENTO 396
[GIOVANNA MAGGIULLI]
ULKOI v. BUCCINO
UMANA v. NUMANA
UMBRIATICO
FONTI LETTERARIE