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La poesia comica (fine 1200, inizio 1300) pagina 123 a 128

È una poesia che parte dall’idea di prendere in giro gli Stil-Novisti


Viene utilizzano come forma di poesia il sonetto rispettando tutte le sue regole.
Con la poesia comica si vuole raggiungere un lettore abituato ad assistere a delle cose comiche (coloro che
assistono a dei giullari di piazza) e che non ha bisogno di avere una cultura alle spalle e che è solo in cerca
di divertimento, come artigiani o ceti broghesi inferiori.
Il linguaggio utilizzato è un volgare basso e popolare.
Si diffonde principalmente in Italia nelle zone della Toscana (Siena/Firenze)
Orizzonte laico (non ha a che fare con la chiesa) e mondano (prende in considerazione gli elementi della
vita di tutti i giorni)
Temi trattati: amore sensuale/carnale (basato sui senti), donna come essere in carne e ossa, misoginia
(termine che viene dal greco, indica chi odia le donne) sempre in modo ironico e per far ridere il lettore,
piaceri della vita (sesso, mangiare, bere vino, giocare), aggressione personale eseguita da un poeta contro
un altro poeta sempre in modo comico e utilizzando anche insulti.
Poeti comici: Cecco (Francesco) Angiolieri (nasce nel 1260 a Siena e 1322), con un carattere irrequieto e
spensierato, ci lascia oltre cento sonetti che scrive durante la sua vita ed ha una grande cultura alle sue
spalle, scrive poesie perché è una persona colta e si mette a servizio del nuovo genere, nasce in una
famiglia benestante. Grazie a lui il genere comico viene canonizzato, ossia entra a far parte dei generi
letterari, utilizza il sonetto perché vuole dare alla sua poesia una forma particolare.
Differenza tra stilnovismo e poesia comica: linguaggio (stilnovismo + e poesia comica -) e temi affrontati.
Iacopo di Michele, detto Folgorè, nacque intorno al 1272 e morì prima del 1332, fu guelfo al servizio del
comune di San Giminiano.
Era profondamente legato alla società cortese e alla società feudale.
Scrisse due collane di sonetti, una per i giorni della settimana (precisamente 8) e una per i mesi
(precisamente 14) e vennero entrambe scritte fra il 1306 e il 1309, nei quali rivelo la sua mancanza per il
passato attraverso la mitizzazione.
Soprattutto nella seconda collana, trasferisce l’atmosfera in una situazione incantata e quasi fiabesca.

Parafrasi testo di pagina 124:

Se fossi fuoco brucerei il mondo;


Se fossi vento lo tempesterei;
Se fossi acqua lo annegherei;
Se fossi dio lo farei sprofondare;
Se fossi papa allora sarei allegro
E metterei tutti i cristiani nei guai;
Se fossi imperatore sai cosa farei?
A tutti taglierei la testa.
Se fossi la morte andrei da mio padre,
se fossi la vita fuggirei da lui:
stessa cosa farei con mia madre.
Se io fossi Cecco, come sono e fui,
prenderei le donne giovani e belle
e lascerei agl’altri le donne vecchie e brutte.

E’ il sonetto più celebre di Cecco, in rima A-B-B-A A-B-B-A C-D-C D-C-D, e costruito
interamente sulla figura dell’anafora (ripetizione all’inizio del verso), formato da due quartine e due terzine.
In questo sonetto parla principalmente dell’amante Becchina dove, nel corso del sonetto, i due si
rinfacciano volgarmente vizi e debolezze, e il Padre, Cecco rivolge violente accuse come la morte per
ottenere l’eredità.

Presenta anafore (1-5, 7, 9-10), chiasmi (13-14), anticlimax (1-4), antitesi (9-10, 13, 13), iperbole (quartine e
prima terzina sono fatte su due iperbole), parallelismo (1-5, 7, 9, 10)
Anticlimax: gradazione scendete per forza e intensità (colori) Anafora: ripetizione
Chiasmo: inversione di due parole Antitesi: paragona due cose la maggior parte delle volte sono
simmetriche Iperbole: consiste nell’abbondare la descrizione Parallelismo: si applica con uno schema ABAB
dove a rappresenta il verbo e B il complemento.

E’ il sonetto più celebre di Cecco, in rima A-B-B-A A-B-B-A C-D-C D-C-D, e costruito
interamente sulla figura dell’anafora (ripetizione all’inizio del verso), formato da due quartine e due terzine.
In questo sonetto parla principalmente dell’amante Becchina dove, nel corso del sonetto, i due si
rinfacciano volgarmente vizi e debolezze, e il Padre, Cecco rivolge violente accuse come la morte per
ottenere l’eredità.
Le prime tre strofe contengono gli 8 desideri esagerati impossibili e distruttivi dell’autore e sono espressi
da tanti periodi ipotetici dell’irrealtà.
Questo sonetto è costruito sul bilanciamento della tendenza alla simmetria e alla asimmetria:
1.si trova l’asimmetria nel rapporto tra costruzione sintattica e struttura metrica, nella prima quartina a
ogni verso corrisponde un periodo ipotetico dell’irrealtà susseguendosi uno dopo l'altro creando un ritmo
accelerato
nella seconda quartina c’è un rallentamento: i desideri del poeta che si immagina papa e imperatore sono 2
quindi in 4 versi
nei primi due versi della terzina accelera nuovamente dove i versi 9 e 10 contengono ognuno un periodo
ipotetico mentre l’ultima strofa ne contiene solo uno verso 12-14 un lungo periodo ipotetico
ce quindi un’alternanza di ritmo tra la prima e seconda quartina e tra la prima e la seconda terzina
questa asimmetria è bilanciata dall’equilibrio della struttura complessiva: infatti il poeta impone un
cambiamento di ritmo sia alle quartine sia alle terzine.
2.contenuti: c’è una asimmetria tra le ipotesi che sono distruttive e irrealizzabili che sono contenute nelle
quartine e nella prima terzina e la terzina finale in cui viene presentata come ipotetica una banale realtà di
fatto il poeta è semplicemente se stesso e ipotizza di fare quello che fa normalmente ovvero di lasciare le
brutte ragazze agli altri e prendere per lui le più belle.
Questo sonetto è una perodia del genere provenzale del plàzer dove il poeta fa un elenco di cose piacevoli
e belle e Cecco Angiolielli ribalta il modello tradizionale perché il suo elenco si risolve in un’enumerazione di
mali e dolori invocati contro tutti e il piacere consiste quindi nell’augurare il male agli altri.

Parafrasi del testo “Tre cose solamente m’ènno in grado” Cecco Angiolieri.
Solamente tre cose mi sono gradite, anche se non posso permettermele come vorrei, la donna, il vino e il
gioco d'azzardo; queste mi allietano il cuore.
Ma sono costretto a goderne raramente, perché la mia borsa mi smentisce (perché senza soldi); e quando
ci penso mi lamento, perché per la mancanza di denaro non posso compiere i miei desideri.
E dico: "Che sia colpito con una lancia!", a mio padre, che mi tiene così in miseria che tornerei a piedi dalla
Francia senza dimagrire.
Infatti, la mattina di festa in cui si da la mancia, sarebbe più facile far catturare una gru ad una poiana che
togliergli un soldo.
ANALISI "Tre cose solamente m'ènno in grado" di Cecco Angiolieri
Sonetto formato da versi endecasillabi ordinati in rima secondo lo schema ABAB, ABAB, CDC, DCD.
Il sonetto presenta diversi tratti morfologici tipici del dialetto senese (es. la forma di terza persona plurale
"so" al v. 1 e il possessivo "mie" ai v.i. 6 e 8).
La scelta lessicale è orientata verso parole dai suoni aspri e con forti scontri consonantici (es. "logro" al v.
11).
Nell'ultima terzina è evidente il ricorso al lessico tecnico della caccia.
Le figure retoriche presenti sono: metonimia, similitudine (nella seconda terzina) e iperbole (in entrambe le
terzine).
Struttura sintattica abbastanza semplice.

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