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II Meccanismi

Meccanismi IlIl muscolo


muscolo ee la
la Le fasi
Le fasi “calde”
“calde”
Energetici
Energetici sua contrazione
sua contrazione dell’apprendimento
dell’apprendimento

Metodi ee Stili
Metodi Stili di
di
INSEGNAMENTO
INSEGNAMENTO
II Meccanismi
Meccanismi
Energetici
Energetici
L’energia per la contrazione muscolare è fornita dall’ATP (acido adenosin-TRI-fosforico).
L’ATP è la forma immediata di energia che può essere impiegata per l’attività fisica
ed è composto da un complesso molecolare detto ADENOSINA e da 3 gruppi fosforici
poiché contengono FOSFORO.
Quando il legame fosforico si scinde per azione dell’enzima ATPasi, viene liberata energia
utilizzata dalle cellule e l’ATP si trasforma in ADP (adenosinDIfosfato + un fosfato libero).
La quantità di ATP presente nei muscoli è limitata quindi si necessita di una continua
resintesi (riportare l’ADP in ATP aggiungendo un atomo di fosforo P).

I meccanismi energetici sono utilizzati a tale scopo e a seconda della quantità di


potenza che l’attività sportiva richiede (alta, bassa sia alta che bassa), viene
utilizzato quello più adeguato.
II Meccanismi
Meccanismi
Energetici
Energetici
II Meccanismi
Meccanismi
Energetici
Energetici

La scissione dei glicidi, lipidi, e proteine (grassi), produce acido piruvico


che successivamente a causa della presenza di ossigeno, viene ossidato
(meccanismo ossidativo che avviene lentamente) nei mitocondri,
attraverso il CICLO DI KREBS (serie complessa di reazioni chimiche che
liberano energia per la resintesi ATP con eliminazione finale di CO 2 e
H2O) che produce notevole energia per la resintesi ATP (fosforilazione
ossidativa). Tale meccanismo ha potenza limitata ma elevata capacità
operativa.
II Meccanismi
Meccanismi
Energetici
Energetici

avviene in assenza di ossigeno e di acido lattico ed è


strettamente legato alla scissione della fofsocreatina (PC)
causata dall’enzima creatin-fosfo-cinasi. Tale scissione
libera una molecola di fosfato che insieme all’ADP diventa
ATP. Questo processo ha una elevata potenza ma è molto
limitato a causa dell’esigua quantità di ATP e PC nei
muscoli
II Meccanismi
Meccanismi
Energetici
Energetici

avviene in assenza di ossigeno ma con la presenza di acido lattico,


poiché deriva dalla degradazione di zuccheri come glucosio che
demolito a glicogeno (glicosi anaerobica) produce acido piruvico
che si trasforma successivamente in acido lattico per evitare il
blocco per eccesso di acidosi. Ha una potenza inferiore a quello
alattacido e accumula acido lattico (il quale ha anche fattori
positivi come la vasodilatazione e l’attivazione dell’enzima
creatin-fosfo-cinasi)
Le Fonti
Le Fonti
Energetiche
Energetiche Riepilogo
Riepilogo

Anaerobico Anaerobico
Aerobico Lattacido Alattacido
Pot. Minima Quasi Max Max

Dur. Illimitata 40” – 2’ 10” – 20”

F.C. 120 - 150 > 160 Norm - > 180

Rec. da 0” a giorni da 2-3’ a giorni da 0” a 120’


IlIl muscolo
muscolo ee la
la
sua contrazione
sua contrazione
Il tessuto muscolare è formato da cellule muscolari
simili a fibre, chiamate semplicemente fibre, unite tra
loro in fasci da lamine di tessuto connettivo.
IlIl muscolo
muscolo ee la
la
sua contrazione
sua contrazione

I muscoli possono essere divisi in tre tipi : striato (che dà


origine ai movimenti volontari), liscio (che forma le
pareti degli organi e dei vasi – movimenti involontari) e
cardiaco (che si trova solo nel cuore).
IlIl muscolo
muscolo ee la
la
sua contrazione
sua contrazione

Ogni fibra muscolare contiene un fascio di sottili filamenti a


bande, le fibrille. Queste bande, o strie, danno al muscolo il
nome di “striato”. Tramite l’impulso che proviene dal sistema
nervoso (formazione dell’unità motoria) il muscolo si contrae e
produce movimento.
IlIl muscolo
muscolo ee la
la
sua contrazione
sua contrazione
IlIl muscolo
muscolo ee la
la
sua contrazione
sua contrazione

UNITA’ MOTORIA

è il metro di misura della forza ed è costituita dal tipo di fibre nervose (i motoneuroni che le innervano) e dal tipo
di fibre muscolari, di qui la distinzione in due tipi di unità motorie:
UNITA’ LENTE (TONICHE): sono la maggioranza nei muscoli rossi, detti cosi’ perché ricchi di mioglobina.
Contengono molti mitocondri, più grassi ma meno ATPasi, meno enzimi CP e meno enzimi glicolitici.
Hanno una soglia di attivazione bassa e una notevole capacità di resistenza (metabolismo aerobico)
UNITA’ VELOCI (FASICHE): presenti nei muscoli bianchi poiché poveri di mioglobina, contengono meno
mitocondri, meno grassi ma più ATPasi, più enzimi CP e più enzimi glicolitici. Hanno una soglia di
attivazione alta sono più grandi e si caratterizzano per una elevata capacità di forza e rapidità
(metabolismo anaerobico) (la quantità di glicogeno è simile in entrambe le fibre)
Data la presenza anche di fibre intermedie la loro classificazione risulta:
1. FIBRE DI TIPO I: sono quelle lente(quindi rosse) ad alta capacità ossidativa e bassa
glicolitica
2. FIBRE DI TIPO IIA: fibre veloci con le 2 capacità miste
3. FIBRE DI TIPO IIB: fibre veloci a bassa capacità ossidativa ma alta glicolitica
4. FIBRE DI TIPO IIC: fibre veloci ad alta capacità ossidativa e buona glicolitica
Con l’allenamento si può trasformare una fibra bianca in rossa ma non il contrario, secondo la sequenza ( IIB =>
IIA => IIC => I )
Caratteristiche delle
Caratteristiche delle fibre
fibre muscolari
muscolari
Fibre lente Fibre rapide

ossidative ossidative glicolitiche

Sorgente Fosforilazione ossidativa Fosforilazione Glicolisi anaerobica


primaria di ATP ossidativa

Mitocondri molti molti pochi

Capillari molti molti pochi

Mioglobina molta molta poca

Attività glicolitica bassa intermedia alta

Glicogeno basso intermedio alto

Affaticamento tardivo intermedio alto

Attività miosino- bassa alta alta


ATPasica

Velocità bassa alta alta


contrazione
Diametro piccolo intermedio grande

Unità motrice piccola intermedia grande


Caratteristiche delle
Caratteristiche delle fibre
fibre muscolari
muscolari
Percentuale di fibre lente (muscoli delle gambe)
rilevate in atleti impegnati in differenti discipline sportive
(C. Bosco: “La forza muscolare. Aspetti fisiologici ed applicazioni pratiche” - Società Stampa Sportiva 1997)

% DI
DISCIPLINA FIBRE
LENTE
AUTORI

Atletica
35 - 40 Bosco. Tihanyi, Komi, Tesch, Burke,
- 100 - 200 m.
- 400 m. 40 - 50 Gollnick, Lundin, Thorxstensson,
55 - 60
- 800 - 1500
65 - 80
Hakkinen, Prince, Jacobs, Apor,
- 5000 m. - maratona
- marciatori 65 - 70 Carlsson e coll.
- lanciatori 50 - 55
- saltatori 50 - 55
Sci
- fondo 65 - 85
- slalom 50 - 55
- salto dal trampolino 50 - 55
Hockey su ghiaccio 45 - 60
Pattinaggio su ghiaccio 65 - 70
Ciclisti su strada 55 - 60
Canoa 55 - 60
Nuoto 50 - 60
Orientamento 65 - 70
Sci acquatico 50 - 55
Lotta 50 - 55
Sollevamento pesi 40 - 45
Body building 40 - 45
Pallamano 45 - 55
Pallavolo 45 - 55
Hockey su prato 45 - 50
Calcio 40 - 45
Sportivi non competitivi 40 - 60
Le fasi
Le fasi “calde”
“calde”
dell’apprendimento
dell’apprendimento
Nel corso del processo evolutivo sembra che esistano delle fasi
“calde” o “sensibili” al maggiore sviluppo delle capacità motorie.
Praticamente, in base all’età (maturazione biologica) degli allievi
possiamo conoscere su quali capacità motorie possiamo o
dobbiamo intervenire.
Nella programmazione degli allenamenti è importantissimo
basarsi su questi principi
Anni 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15
capacità di
apprendimento
motorio
P capacità di
C S differenziazione e
O I direzione
M C capacità di
P O reazione acustica
O M ottica
N O capacità di
E T orientamento
N O spaziale

Le fasi
Le fasi “calde”
“calde” T
I
R
I
E
capacità di ritmo

dell’apprendimento
dell’apprendimento capacità di
equilibrio

C
C O resistenza

secondo Martin 1982 O


M
N
D
P I forza
O Z
N I
E O rapidità
N N
T A
I L mobilità articolare
I
P N
C capacità aff.
S I
O Cognitive
I T
M
C I
P
O V apprendimento
.
G E
Ma come dobbiamo mettere in pratica le
teorie di allenamento ?

In altre parole, come cercheremo di realizzare gli allenamenti?


Nel
Nel processo
processo di di allenamento,
allenamento, sisi instaura
instaura una
una continua
continua
interazione
interazione insegnamento-apprendimento
insegnamento-apprendimento tra tra tecnico
tecnico ee
atleta/i.
atleta/i.Pertanto,
Pertanto,dobbiamo
dobbiamonecessariamente
necessariamenteconsiderare
considerare::

METODI e STILI
di insegnamento
Metodi e Stili di insegnamento

Il Metodo

Il metodo è lo strumento didattico attraverso il quale l’insegnante conduce le


situazioni di insegnamento - apprendimento, con l’intento di apportare
cambiamenti significativi nei comportamenti dei propri allievi.

Deduttivi Induttivi

Andrea Ceciliani e Michele Ruscello


Metodo
Deduttivo

L’insegnante possiede
L’insegnante possiede adeguate
adeguate informazioni
informazioni che
che trasmette
trasmette
aiaipropri
propriallievi,
allievi,in
inrelazione
relazionealla
allamaturità
maturitàda
daessi
essiconseguita
conseguita
perpoterle
per poterlericevere
ricevereeevalorizzare
valorizzare

Prescrittivo Misto

Assegnazione dei Compiti

Andrea Ceciliani e Michele Ruscello


Metodo
Induttivo

L’insegnante deve sempre essere in possesso di adeguate informazioni da trasmettere ai propri


allievi, ma saranno gli alunni, in base alle proprie capacità, a scoprire autonomamente le
conoscenze e a fare, con la guida dell’insegnante, esperienze adeguate ai diversi stadi evolutivi e
maturativi raggiunti.

Risoluzione problemi Scoperta guidata

Libera esplorazione

Andrea Ceciliani e Michele Ruscello


Lo Stile
Lo stile d’insegnamento è il modo che un docente utilizza per presentare agli allievi la propria
persona e la lezione che si deve svolgere in base :
a) Ai tipi di decisioni che si prendono
b) Alle strategie didattiche
c) Alla responsabilità e al grado di autorità che viene sviluppato tra gli allievi
d) Ai metodi di controllo sociale e di mantenimento della disciplina
È, quindi, un mezzo per garantire un insegnamento efficace tramite l’instaurazione del
“clima” ottimale.
Non esistendo uno stile ideale di insegnamento è necessario alternarli anche all’interno della stessa
lezione.
La distinzione tra uno stile e l’altro è dettata, fondamentalmente, dalla dipendenza o
dall’autonomia che viene riconosciuta ai propri allievi. Gli stili più utilizzati sono :

Comando Scoperta Guidata Interattivo Assegnazione dei compiti Peer teaching Autoverifica

Divergente Collaborativo Cooperative learning Programma costruito dall’allievo

Andrea Ceciliani e Michele Ruscello


Metodi e Stili di insegnamento

INSEGNAMENTO
INSEGNAMENTO SINTESI
Interazione
Interazione tra
tra
TECNICO
TECNICO -- ATLETA
ATLETA

APPRENDIMENTO
APPRENDIMENTO

SITUAZIONE
SITUAZIONE DIDATTICA
DIDATTICA

CARATTERIZZAZIONE ATLETA/I
ATLETA/I CARATTERIZZAZIONE
TECNICA TECNICO
TECNICO PSICOLOGICA

CONTENUTI
CONTENUTI
METODO CLIMA
CLIMA STILE
EDUCATIVO
EDUCATIVO COME INSTAURARE
ORGANIZZAZIONE UNA OTTIMALE
AMBIENTE
AMBIENTE
DEI CONTENUTI INTERAZIONE

EDUCAZIONE DEL MOVIMENTO


(ampliamento e affinamento del bagaglio motorio soggettivo)
EDUCAZIONE ATTRAVERSO IL MOVIMENTO
(utilizzazione del movimento per educare e ampliare altri ambiti cognitivi o altri linguaggi)

Andrea Ceciliani e Michele Ruscello


Metodi e Stili di insegnamento
Quale STILE per instaurare una ottimale interazione educativa Quale METODO per un ottimale apprendimento motorio

Non esiste un UNICO METODO e un UNICO STILE validi per tutto e per tutti

Ogni EDUCATORE è portato a realizzare una Ogni ALLIEVO o GRUPPO DI ALLIEVI manifesta una personalità’ o serie
azione educativa che risente degli influssi della di personalità, che richiedono un particolare orientamento metodologico che può
non essere valido per altre realtà
propria PERSONALITÀ

METODO PERSONALE APERTO


Nessun metodo prevarica gli altri o viene sistematicamente preferito agli altri, piuttosto si cerca di
passare, dalla didattica induttiva alla didattica deduttiva in relazione alla situazione o alla necessità.

Ciò significa :
CONOSCERE I VARI METODI

SAPER UTILIZZARE I VARI METODI


INTENZIONALITA’ FLESSIBILITA’
SAPER COLLEGARE I VARI METODI
SAPER AGGIORNARE I METODI

Tale sistema si oppone a quella che viene definita la :


CERTEZZA DELLA DIDATTICA
Cioè il metodo di mantenere inalterato il modo di lavorare, acquisito nel tempo, per evitare la
fatica di doverlo adeguare alle diverse situazioni o contesti educativi, alle nuove indicazioni
scientifiche o al continuo mutare delle generazioni giovanili.

Andrea Ceciliani e Michele Ruscello


In definitiva, a noi allenatori a cosa servono questi concetti ?

Ad allenare con cognizione di causa i


nostri atleti
In particolare, tra i tanti obiettivi, dobbiamo cercare sempre di

Controllare gli allenamenti


e

Raggiungere e mantenere lo stato di “FORMA”


Controllo degli allenamenti

Per controllare gli allenamenti, dobbiamo necessariamente classificare e caratterizzare il lavoro che svolgiamo

Classificazione degli elementi dell’allenamento


GODIK, 1980

Caratteristiche del CARICO

carattere finalità grado difficoltà grandezza


coordinativa

Carico specifico Aerobica Massima


Carico aspecifico Mista Grande
Elevato
Anaerobica-Glicolitica Media
Medio
Anaerobica-Alattacida Scarsa
Scarso
Anabolica
Lo stato di “FORMA”

Quanto più riusciamo ad integrare in modo armonico ed


ottimale tutte le componenti fisiche, psichiche, affettive,
motivazionali, culturali e tecnico-tattiche dei nostri atleti,
tanto più possiamo parlare di raggiungimento dello stato di
“FORMA”.
È chiaro, quindi, che si tratta di una situazione momentanea
durante la quale riusciamo ad utilizzare al meglio le capacità
dei nostri atleti per ottenere i migliori risultati.
Tramite gli allenamenti andiamo alla ricerca della “forma”. Gli allenamenti,
quindi, devono integrare diverse componenti e relazioni. Per ottenere un miglior
risultato diventa indispensabile programmare gli interventi tenendo presente la
scansione temporale della nostra attività.

Nella programmazione degli allenamenti vengono


individuate, di solito, 3 grandi fasi
Esempio di suddivisione delle 3 fasi per una
squadra di livello provinciale e/o regionale

9 10 11 5 6 8
Da una più attenta analisi del calendario di gara, però, e in
considerazione che il periodo preparatorio è troppo breve
rispetto a quello agonistico, di solito si suddivide l’anno in
questo modo :

MESE 8 9 10 11 12 1 2 3 4 5 6 7
FASI

Preparatoria
Preparatoria Competitiva Transitoria
Specifica

Sosta Natale Sosta Pasqua


Logica conseguenza è la suddivisione della
programmazione in CICLI
I MACROCICLI sono periodi di allenamento della
durata di più mesi.
Comprendono più mesocicli e hanno uno sviluppo
completo di tutte le fasi per il raggiungimento della
“forma”.
I MESOCICLI sono periodi di allenamento della durata di più settimane
(di norma tra 2 e 6 perché il tempo necessario all’adattamento di alcune
funzioni biologiche richiede proprio questa durata).

I MESOCICLI possono essere di PREPARAZIONE


:
R.Manno, 1986 di RIFINITURA

di CONTROLLO

di AGONISMO

di COMPENSAZIONE
I MICROCICLI sono periodi di allenamento della durata di UNA
settimana. È possibile, per esigenze specifiche ridurre o aumentare la sua
durata (da 2-3 sedute di allenamento a 14-15).

Lev Pavlovic MATVEEV ha classificato i


MICROCICLI con la tabella che segue……
I MICRONCICLI sono, praticamente, i singoli allenamenti.

La seduta, nel rispetto dei carichi relativi al ciclo di


appartenenza, deve avere sempre uno o al massimo pochi
obiettivi.
Per una sua migliore organizzazione è preferibile suddividerlo in
3 momenti :

PREPARATORIO PRINCIPALE CONCLUSIVO

Finalità ausiliaria nei confronti della fase


principale. momento in cui si cerca di ottenere il
Strutturazione in funzione del lavoro che massimo condizionamento.
si intende svolgere e che si è svolto
Elementi fondamentali che caratterizzano i cicli sono
Durata degli allenamenti

Quantità e durata degli esercizi


Tempi e modalità di
esecuzione degli esercizi

Tempi e modalità
dei recuperi tra gli esercizi
Esempio di andamento delle curve di Intensità e Volume per
una squadra di livello provinciale e/o regionale

Volume

Intensità

Preparatorio Agonistico Transitorio


Esempio di andamento delle curve di Intensità e
Volume per una squadra di livello superiore

Matveev
1965
Grazie per
l’attenzione

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