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MAC P.D JACKSON P.

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TEMI E STRUTTURA DEI SONETTI

I SONETTI SHAKESPEARIANI, DAL PUNTO DI VISTA STRUTTURALE APPAIONO


FORMATI DA QUATTORDICI VERSI ALTERNATI DA METRI E RIME, NON SI TRATTA
SOLO DI UNA STRUTTURA FISSA MA OGNUNO DI ESSI HA UNA PROPRIA DINAMICA
INTERNA CHE SI SVILUPPA ATTRAVERSO IDEE, ATTEGGIAMENTI ED EMOZIONI CHE
RITROVANO UNA PROPRIA CONCLUSIONE NEL DISTICO CONCLUSIVO. Helen Vendler,
infatti, descriveva i sonetti shakespeariani come un sistema in continuo movimento, con dei
sottosistemi che raggiungono il suo apice nella chiusura finale. L’autrice, si concentra in particolar
modo sulla funzione dei distici conclusivi, spesso considerati dai critici come ripetitivi, ma in realtà
appaiono integrati in uno schema di sentimenti in continuo mutamento.
Come ben si sa, la prima edizione dei Sonetti fu pubblicata nel 1609 e attribuita a Thomas Thorpe
tramite la dedica ad un “Mr. W.H” da lui firmata, a tal proposito si può ipotizzare che Shakespeare
non fosse in alcun modo responsabile della pubblicazione di questa edizione al contrario dei
poemetti narrativi. Furono in tanti ad ipotizzare un ordine dei sonetti, ad esempio Denys Bray cercò
di riordinarli raggruppandoli tra loro attraverso rime comuni. Anche questo metodo però fu ben
presto bocciato in quanto Bray aveva diviso la maggior parte dei sonetti, persino quelli che
dipendevano sintatticamente da quelli precedenti, spezzando così il filo conduttore, ad esempio
quelli che iniziano con “But”, Since o Thus.
In realtà, la dedizione più naturale era che i sonetti destinati al fair youth fossero in ordine
cronologico di composizione poiché delineati come un diario poetico che riflette capricci,
contraddizioni e caratteristiche peculiari di un rapporto amoroso. Recentemente, Katherine Duncan
Jones nell’edizione Arden, ha sostenuto che il Quarto di Thorpe fosse in realtà quello autorizzato,
avendo Shakespeare finalizzato l’opera alla pubblicazione. La stessa Duncan-Jones ritiene che
Shakespeare stesso avesse riordinato la sequenza dei Sonetti più volte per poi raggiungere un ordine
definitivo solo poco prima della pubblicazione. (p.113)
L’ordine tematico all’interno dei Sonetti è di facile individuazione: quelli da 1 a 126 sono
chiaramente dedicati al giovane, verso il quale il poeta prova dei sentimenti, mentre dal 127 al 154
alla Dark lady, di cui è preso sessualmente. Pare non estremamente corretto suddividere i Sonetti
secondo i destinatari, difatti ci sono dei riferimenti al destinatario maschile nella seconda parte della
sequenza e al contrario, appaiono riferimenti alla dama bruna nella prima parte, la quale
convenzionalmente è associata al fair youth. Leggerli in questo modo però, significherebbe trattarli
come dei sonetti senza genere ma in realtà l’autore pare indirizzarsi chiaramente ad un determinato
dedicatario, difatti il sonetto 1 e il 126 parlano di un “tender churl” e “lovely boy”, a loro volta la
serie dedicata alla Dark Lady è caratterizzata da “my mistress”.
Il sonetto 1 attraverso le proprie parole chiave dichiara le tematiche della prima sequenza dei
sonetti: fairest creatures, desire increase, beauty’s rose and never die. I temi principali lasciano
presagire la bellezza e il desiderio di rendere immortale ciò che è tanto amato e valorizzato dall’io
lirico stesso. I sonetti elaborano l’esortazione al giovane a procreare. Egli infatti deve generare un
figlio per perpetuare la sua bellezza, andando avanti la relazione tra i due diventa sempre più intima
e la progenie diventa fondamentale per sconfiggere la componente distruttiva del Tempo e diventa
figurativa perché “il matrimonio tra menti” porterà alla creazione dei Sonetti nella mente del poeta
stesso nei quali la bellezza e l’amore che il fair youth ispira saranno conservati. In alcuni degli
ultimi sonetti il poeta afferma che l’amore che prova è intaccabile, indipendente dalla forza
devastatrice del tempo. Nel frattempo che il poeta si accinge a mantenere la visione del proprio
amato sempre viva, il loro rapporto affronta assenze, mancanze, tradimenti, silenzi,
ricongiungimenti e scuse. Con il sonetto 126 si conclude la sezione relativa a queste tematiche e con
il 127 ne riprende una nuova:
In the old age black was not counted fair,

Or, if it were, it bore not beauty's name;

But no w is black beauty's successive heir,

And beauty slandered with a bastard shame.

In questa serie il bello si consacra come brutto e viceversa, “gli occhi della mia donna sono neri
come corvi”, dichiara il poeta. Anche qui si attraversano diversi stati d’animo: dalla giocosità al
disgusto di sé fino all’ultimo della serie, il 152, in cui si parla di costanza ed incostanza d’amore,
promesse giurate e dimenticate, cecità della mente e del cuore. Gli ultimi due sonetti (153-154)
sono dedicati a Cupido e spesso sono considerati come non autoriali anche se si inseriscono in una
cornice narrativa ben strutturata.
(PARLARE DI A LOVER’S COMPLAINT…)

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