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LEGGERE PHILIP LARKIN

Larkin gode di fama di indiscusso genio della poesia inglese moderna. Egli è un poeta controverso, amato e
odiato, impenetrabile nella sua semplicità spesso disarmante, eppure personalità fondamentale della scena
letteraria del XX secolo. La visione larkiniana dell’arte, fa leva sulla centralità della condivisione
dell’esperienza come origine e scopo dell’impulso poetico. L’esperienza di Larkin non è semplicemente
un’emozione individuale, bensì un’emozione universale che diventa personale per chiunque si accosti al
testo poetico. La poesia lega a doppio filo poeta e lettore, confonde i loro ruoli. L’insistenza sulla presenza di
un pubblico, risponde al rifiuto della generazione postbellica di una poesia intellettuale ed elitaria,
troppo sofisticata per il lettore comune.
Per i protagonisti della stagione del Movement, la pubblicazione della poesia di un autore, indicava il suo
volere che gli altri la leggessero. Il Movement propone una poesia chiara, sicura e di immediata
comprensione a un pubblico ampio, che faccia soltanto uso del linguaggio della comunicazione
quotidiana fra la gente comune. Il lettore deve sentirsi il più possibile a suo agio, in una sorta di
conversazione paritaria con il poeta che a sua volta non si considera più essere speciale. Il poeta è un
individuo ordinario, che vive l’esperienza del reale che viene poi trasmessa in uno stile colloquiale.
Philip Larkin però va oltre, quello invocato da lui è un piacere intellettuale che vuole stabilire un patto di
continuità fra autore e lettore all’interno del sistema culturale d’appartenenza, i cui codici e valori
sono rispettati e condivisi.
se l’emozione che genera la poesia deve essere rifunzionalizzata nel destinatario così che si attui una perfetta
consonanza tra le due istanze della comunicazione, allora i loro ruoli finiscono per coincidere. La questione
del “piacere della lettura” allora scompare e si assiste a un ripiegamento del poeta su se stesso: il lettore
di Larkin è Larkin stesso. Viene elaborato un modello di auto comunicazione (IO – EGLI  IO-IO). Il
processo di comunicazione egocentrica avviene attraverso una moltiplicazione delle voci e delle coscienze
dell’io poetico al fine di riprodurre la polifonia e la pluralità della vita reale.
Per Larkin, alla base dell’atto creativo vi è la convinzione che la funzione della poesia debba rispondere
all’assioma oraziano del prodesse et delectare, cioè a finalità utilitarie e/o edonistiche che si realizzano
tramite l’uso del rispecchiamento della realtà. Gli oggetti, i personaggi, gli eventi descritti assieme ai pensieri
e alle intime emozioni che li accompagnano devono essere registrati in termini “realistici”. Spesso però è
l’assenza che determina la natura delle cose, degli uomini, delle azioni e dei sentimenti e il valore che
presiede alla poesia diventa così l’inesprimibilità, giacché il linguaggio si rivela incapace di controllare
il reale. La poesia larkiniana è caratterizzata dall’assenza di Dio, dall’assenza di speranza, dall’assenza di
amore e dall’assenza di appagamento. La scarnificazione della parola è funzionale al concetto di assenza
come puro fatto metafisico.

Per Larkin a narrare del reale è un “io poetico che aspira a darsi come un sistema polifonico”. Il suo
macrotesto è popolato da una folta e disparata schiera di “maschere” che permettono al poeta di dar voce con
crudezza e scetticismo, cinismo e ironia, a un’umanità ordinaria, che vive il pellegrinaggio dell’esistenza tra
lacerazioni dell’anima e impulsi emotivi. Larkin crea delle vere e proprie dramatis personae, non-eroi che
“sentono” gli eventi e ne subiscono l’influenza, uomini e donne la cui incompletezza e imperfezione sono
causa di mancato appagamento e di sofferenza: In Wants (1950), per esempio, il poeta si ritrae da qualsiasi
tipo di esperienza sensoriale per avanzare il desiderio di solitudine e di oblio come l’unico degno di essere
vagheggiato.

Come spesso accade, lo speaker che si incontra nei componimenti di Larkin si spinge ai limiti della realtà in
cui è immerso, inoltrandosi in territori temporali, spaziali, psicologici inesplorati che ridisegnano le
coordinate del quotidiano vivere. Lo sforzo di interpretazione che il personaggio larkiniano compie attesta la
ricerca di una dialogicità con l’umanità che lo circonda, spesso purtroppo frustrata da un’incapacità
atavica di leggere il mondo.
Per Larkin, la scrittura poetica è esplorazione del vivere quotidiano in un linguaggio che nulla deve
nascondere di sé e dell’esperienza che registra. Ecco allora perché è proprio il Jazz a innervare nel profondo
la poetica larkiniana; anche le radici della musica popolare afro-americana affondano nell’esigenza di
raccontare i sentimenti e la vita reale attraverso un canale flessibile e democratico. Larkin cominciò ad
appassionarsi a questo genere musicale già da adolescente. Si tratta di un genere musicale che entra a far
parte della sua vita come un sistema modellizzante di riferimento con(tro) il quale la poesia e l’arte in
generale devono scendere a patti. Nel canone larkiniano la musica dà vita a una serrata dialogicità
intertestuale fatta di rimandi, allusioni e citazioni, come appare evidente in alcuni componimenti quali
Reasons for Attendance, for Sidney Bechet e Reference Back. Tutte e tre sono costruite secondo un pattern
che fa del Jazz, o meglio della sua assenza, il perno strutturale principale. Essi si strutturano inoltre attorno a
un nucleo di significato comune che è l’ascolto della musica, e si affidano alla voce di un personaggio che si
configura come un jazz lover. Ciò che importa non è il brano o la musica, ma il ricordo che il
listener/speaker ha di una performance.
Per quanto diverse le loro posizioni nel tempo e nello spazio, poeta e lettore sono gli attori involontari di una
storia che ha per temi la sofferenza dell’aspettativa del futuro, e della delusione del passato e che solo la
scrittura riesce a mitigare.

Reasons for attendance

Reasons for attendance è una poesia simmetrica: quattro strofe e cinque versi. Lo schema rimico è ABACB.
È possibile analizzare il testo dividendolo in sequenze:
- Vv. 1-5 PRESENTAZIONE
- Vv. 6-11 DUBBIO
- Vv. 12-17 CHIAMATA INDIVIDUALE
- Vv. 17-20 CERTEZZA
Il componimento si chiude con un elemento di incertezza: dopo aver esposto le ragioni dei due responsi,
quello autentico del narratore per il quale il jazz è arte e quello non autentico della coppia per la quale è solo
un pretesto per dare sfogo a impulsi sessuali, si insinua il dubbio che uno dei due o entrambi mentano,
vanificando per tanto tutto l’impianto ideologico e strutturale della poesia.

For Sidney Bechet


For Sidney Bechet riprende le coordinate semantico strutturali di Reasons for attendance essendo basata
sull’antitesi io/altri che emerge dalla contrapposizione di diversi modi di intendere il jazz e ne amplia il tema
della molteplicità dei responsi alla musica che, invece di un’anomala tromba, ora è suonata dal sassofono
soprano di Bechet. Lo schema rimico è ABABAAAACDCDEFEEF. Dal punto di vista tematico, il poeta
registra una molteplicità di reazioni all’ascolto di Bechet, per cui lo schema sequenziale sarà il seguente:

- Vv. 1-3 OSSERVAZIONE MOLTEPLICITA’


- Vv. 4-12 ILLUSTRAZIONE MOLTEPLICITA’
- vv. 13-17 RESPONSABILITA’ DELL’IO POETICO
il poeta postula una concezione dell’arte come portatrice di ordine e armonia in antitesi alla natura che
nasconde e mistifica la realtà. E’ il tema del primato dell’arte, che a dispetto delle mutevoli forme che può
assumere, resiste al tempo e alla vita.

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