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lirica lirica

1.
definizione della lirica (excursus)
- età arcaica
μελος, che è un termine generico per dire “canto”, per distinguerlo dall’epica (anch’essa in versi). in questo
termina non era inclusa una differenza sostanziale, tra melica monodica (un artista unico) e melica corale (più
coristi, danzatori)
- età ellenistica
dall’aggettivo λυρικη (τεχνη), era un canto eseguito al suono della lira, o di altri strumenti a corda (κιθαρα) o a
fiato (αυλος). viene chiamata lirica, però dalla lira, lo strumento usato con più frequenza.
- età romana
λυρικη viene impiegato per qualificare anche delle forme di poesia non cantata: giambo e elegia. venivano
eseguiti da un solista in recitativo (παρακαταλογη) (recitazione e canto accompagnati dall’αυλος).
a livello metrico riscontriamo delle sostanziali differenze tra la melica e i componimenti in παρακαταλογη.
il giambo è scritto in trimetri giambici, l’elegia in distici elegiaci
la metrica presenta una situazione molto più varia, di eterometria, perché il canto prevede una modulazione
variabile visto che il verso deve adattarsi alla musica che non è regolare.
Orazio e Ovidio guardano a questa esperienza traendone spunto e questo servirà anche per Catullo per
esempio.
- dopo e ora
opere in versi non riconducibili nè all’epica nè al dramma

Tutto ciò che sappiamo sulla lirica arcaica perviene dall’Antologia Palatina, che risale al X secolo.
è proprio un epigramma del testo che ci suggerisce il canone (lista di autori che sono la massima espressione di
un genere) dei poeti lirici che conosciamo ora:
melica monodica: alceo, saffo e anacreonte
melica corale: alcmane, stesicoro, ibico, simonide, bacchilide e pindaro (1o esponente della melica corale)
la tradizione aggiungerebbe una poetessa, Corinna

Pur variando per forme, modalità di esecuzioni, tempi, luoghi, contenuti,... i filologi d’età alessandrina
raggruppano i testi che prima o poi vedremo sotto un unico genere diverso dalle altre forme in versi cantate.
perchè? rispetto a tutta la letteratura precedente, nella lirica emerge l’”io” del poeta!!!!
è con i lirici arcaici che i temi della vita del singolo, la sua quotidianità, i sentimenti, le emozioni, le scelte,... i
racconti sono frutto, sì, dell’ego del poeta che è però una maschera e rappresenta la persona loquens (non c’è
sempre coincidenza tra autore e actor.
Noi moderni abbiamo riscontrato che questi generi seppur vari di tematica sono accomunati dall’ego poetico (a
differenza con l’epos che è anonimo e che parla di cose mitiche).

La figura del poeta


Questo ego poetico emerge nei contenuti, ma dobbiamo ricordare che non rispecchia il nostro ideale di poesia
lirica, poichè non si fa portavoce solo delle sue esperienze e/o ideali, ma di quelle di un gruppo ben selezionato
con cui si trova a confrontarsi. Inoltre - smaterializziamo ancora un pò ciò che abbiamo detto finora - il
contenuto, purchè sempre derivi dall’esperienza personale del poeta, fa parte di un repertorio comune, di
convenzioni, di situazioni in cui più persone si sono ritrovate.
Quindi gli elementi biografici nella lirica non sempre sono al 100% attendibili, in quanto non si sa se si tratti di
un’esperienza realmente vissuta o di una situazione inventata in linea con l’ideologia della comunità di cui
l’autore fa parte o per cui canta.
In realtà l’ego poetico emerge anche nell’epica, ma laddove fa riferimento alla sua esperienza per creare un
termine di confronto per narrare, quindi l’”io” è pur sempre un pò flebile.
Il poeta quindi esprime l’ημεις, si fa portavoce di una comunità a cui partecipa -> la poesia è fruita in gruppi:
chiusi, come i tiasi o le eterie, o cittadini in determinate cerimonie, come riti funebri, nozze, riti religiosi, agoni
sportivi. La comunità a cui partecipa determina anche un ruolo importante come pubblico che infatti può essere
lo schieramento militare, l’eteria, il tiaso, la comunità cittadina o le corti dei tiranni.
- eteria: gruppo politicamente orientato di uomini aristocratici uniti da un giuramento,
appartenenti allo stesso ceto sociale, che conducono uno stile di vita analogo e godono di una
formazione culturale identica.
all’interno di questo gruppo si agisce per gli stessi scopi politici e si educa i giovani attraverso
rapporti pederotici omosessuali. è esclusivamente maschile
- tiaso: il corrispondente femminile dell’eteria. anche nel tiaso erano comuni i rapporti
omosessuali tra maestra e allieve. le donne sono tutte legate da un culto di una particolare
divinità, di cui una (tipo Saffo) è anche sacerdotessa e hanno il compito di formare le ragazze
in funzione del matrimonio e della vita coniugale.
- corte di tiranni: commissionano ai poeti canti celebrativi della loro persona, famiglia e città.
Bruno Gentili definisce la lirica pragmatica come attaccata alla realtà e all’esperienza quotidiana del poeta..

Il ruolo della persona loquens


è un espediente per cui la voce che parla in prima persona nella lirica può non essere l’autore e questo
drammatizza molto il componimento, perchè si può affidare a una persona reale o fittizia il proprio sentire.
Presupposti storici e sociali
VII-V secolo a.C. = spazio temporale ampio
autori di diverse realtà = policentrismo
nasce in un momento di fermento:
- nasce la πολις
- si sviluppa una classe sociale per il commercio, che scacca la nobiltà della proprietà terriera
- στασεις: guerre civili
- lotte politiche tra fazioni

La funzione didattica,
non disgiunta dall’intrattenimento, fa parte anche di questo genere. Attraverso i componimenti lirici quindi
vengono veicolati dei valori propri della comunità in cui il poeta si trova ad esporre, che servono per la
formazione dei giovani e per delle riflessioni su contenuti etici condivisi.

L’occasione
Lirica monodica: ambiente elitario: i simposi, che oltre ad essere un momento dove celebrare lo spirito di
condivisione, sono momenti in cui si discutono argomenti legati alla politica, occasione per riaffermare le
ideologie del gruppo.
Lirica corale: ambiente cittadino, comunitario: generalmente qualsiasi occasione ritenuta significativa per la
società prevede l’esecuzione di un canto di fronte alla comunità, es. celebrazione di vincitori nelle gare
atletiche, agoni poetico-musicali, feste in onore delle divinità, liturgie in determinati momenti della vita,....

Il committente
In particolare i poeti che si occupano di lirica corale erano sottomessi ad un finanziatore che era disposto a
versare lauti compensi per essere elogiato di fronte al popolo, per consolidare il proprio potere. Essendo il
campo della lirica monodica una rappresentazione del sistema di valori su cui è fondata la comunità, non ha
molto senso che siano finanziati.
A partire dal VI sec a.C. il fenomeno della committenza prende sempre più piede. i committenti sono o istituzioni
pubbliche come città o collegi sacerdotali, oppure tiranni che vogliono nobilitare la propria immagine -> elogi del
committente o del destinatario piuttosto che biasimo delle fazioni

2.
1. dai testi è difficile capire se si tratta di una lirica monodica o corale
2. molti tra gli autori compongono sia lirica monodica che corale
3. lo stato di conservazione delle opere è gravemente frammentato: possono essere testi tramandati in forma
indiretta, quindi ritrovati in altre opere
4. i monaci non erano molto accomodanti verso certi temi delle liriche, quindi hanno salvato per lo più i testi
gnomici
Le forme preletterarie, nonostante non se ne abbiano molte tracce se non dei riferimenti nei poemi omerici,
possiamo considerarle collegate a tradizioni e usi popolari tra cui canti di lavoro, serenate, ninne-nanne,
filastrocche, canti rituali, canti di nozze, lamenti funebri, canti rivolti agli dei (manifestazione di una cultura
semplice).
Questi componimenti vengono rielaborate dai poeti come espressione di sè e del gruppo sociale. -> lirica come
forma artistica d’autore. le caratteristiche per ogni forma lirica sono in continua evoluzione perchè sensibili al
contesto.

Lingua (per non farci mancare nulla)


Il dialetto non è quello della regione di provenienza dell’autore, ma quello tipico del genere letterario:
- elegia e giambo: ionico
- lirica corale: dorico
- lirica monodica: eolico

3.
giambo e elegia: antitesi
giambo: invettiva, attacco ad personam, turpiloqui (linguaggio scurrile, beffe, αισχρολογια)
dna: rituali tipici nel rito del culto di Demetra in cui i partecipanti facevano in processione le falloforiche
da Iambe, un’ancella che quando demetra si dispera intrattiene la dea con qualche motto di spirito per
strapparle un sorriso.
nei giambi vengono rappresentanti gli svalori: ψογος, biasimo: giambo connesso a tutto ciò che è criticato dalla
società contro norma. Dunque diametralmente opposto a ciò che fa l’elegia, cioè invitare ai valori, disprezza gli
atteggiamenti deplorevoli.
elegia: temi innumerevoli, ma non ricollegabile allo ψογος
- tema simposiale, spazi di riflessione sul simposio stesso + rapporto pederotico
l’occasione in cui vengono perseguite queste poesie è il simposio, perché hanno il carattere di un canto nuovo
usato solo per un determinato momento. poesia legata a quell’attimo e che in quell’attimo si esaurisce.
- tematica amorosa sia eterossessuale che omosessuale che pederotico
- poesia gnomica con l’intento di comunicare valori, riflessioni di carattere etico- morale
- tematica patriottico/parenetica: mezzo per il poeta-politico come portavoce degli εταιροι ed esortazioni
all’intervento militare
- elegia propriamente politica, adottata da Solone
- elegia narrativa: più estesa, racconta storie di natura mitica
il metro dell’elegia, però, è un metro chiuso: congeniale alla brevità, ad un’espressione in una breve dimensione
di contenuti che devono essere incisivi -> tipico del simposio, non possono catalizzare un’intera serata gli
interventi.
L’intento di questa poesia è la parènesi, cioè l’invito a quei comportamenti che nel canto sono oggetto di lode
(επαινος).
melica monodica: canto + musica e danza coreografica valente solo per la lirica corale
i temi sono innumerevoli:
- politica sia come esaltazione del proprio pensiero sia come denigrazione degli altri pensieri
- amore omosessuale
- convivi (carmi metasimposiali)
melica corale: dettate da un’occasione specifica, presenza di un coro (formato da individui dello stesso sesso e
della stessa età, i coreuti, e istruiti da un maestro χοροδιδασκαλος o dallo stesso autore)
i temi sono delle linee comuni:
- mito: non ha solo un ruolo decorativo o di arricchimento, ma anche di paradigma in funzione del presente
istruendo più o meno espliciti rapporti di somiglianza o di contrapposizione. sono γνωμαι e servono per fornire
al pubblico un esempio di condotta morale e civile, ma anche per nobilitare cose contemporanee alla
rievocazione delle loro origini. piegati all’espressione di valori legati all’occasione
- elemento encomiastico
- sfera religiosa, divino o celebrazione di dei
canti corali per gli uomini canti corali per gli dei

θρηνος: lamento funebre + aulos inno

epitalami (canto davanti al talamo) e imenei ditirambo, preciso canto rituale in onore di
(invocazione al dio delle nozze Imeneo) Dioniso oppure peana, in onore di Apollo

encomio di un personaggio illustre, durante il ipocherma: danza vivace e mimetica sempre


corteo festoso dopo il simposio connessa al rito di Apollo

epinicio dedicato ai vincitori delle gare alle feste prosodi durante le processioni religiose verso un
panelleniche tempio o un altare

scoli componimenti simposiali eseguiti da tutti i partenio, intonato da un coro femminile, per una
commensali (canti di lode o composizioni dea.
metasimposiali)

4.
Ovviamente siamo in un contesto orale, perchè non esistono ancora le forme scritte ecc.ecc

Musica
I canti come abbiamo detto erano accompagnati da musica, di cui a noi nulla è giunto perché i Greci non hanno
sentito la necessità di fissarla su una partitura. sostanzialmente si crede che fossero melodie prestabilite (νομοι)
per ogni tipo di canto. Un seguito sono state sostituite da delle scale (αρμοναι) musicali per cui era associato un
preciso effetto sull’animo. La musica segue le parole del canto e non può violare la struttura metrica del testo.
Struttura metrica:
lirica monodica: brevi strofe che si ripetono identiche nel corso del componimento
lirica corale: sistema triadico:
- 1, strofe
- 2, antistrofe (versi, ritmo e musica uguali alla strofe, ma il coro forse svolge movimenti
coreografici in direzione opposta)
- epodo (struttura ritmica differente

Danza
stretta correlazione tra canto musica e danza
la danza funge da accompagnamento alla parola e a volte rappresenta mimeticamente il contenuto
c’è una varietà di fonti inaudita sulle danze che erano molto diverse tra loro, alcune di andamento più ciclico,
altre più processionale, altre veloci e ritmate, alte lente e ieratiche… chissà.

GIAMBI ED ELEGIE
Archiloco - poeta senza scudo
vive
è il più antico poeta greco che ci appaia nella luce della storia e lo possiamo sapere da alcuni sui versi che ci
rimandano ad avvenimenti (eclissi e regno in Lidia) datati 650 a.C.
nasce nell’isola di Paro (arcipelago delle Cicladi in Asia Minore)
fu un soldato mercenario che svoltò la forma mentis greca, perchè non combatte per la propria πολιτεια e quindi
non si sente parte di una comunità -> valori nuovi e diversi, punti di svolta per la società
essendo stato un soldato- avvenimento eclatante della sua vita di cui si ha notizia grazie alle sue opere quindi
non si è attestata la sua attendibilità- la sua eteria si aggrega nel simposio nei momenti di riposo dalle battaglie.
Sempre per quanto riguarda la sua carriera, sembra essere ritenuto dalla critica moderna un aristocratico, un
comandante. Partecipò attivamente alla politica e combattè per il proprio clan, quindi La poesia per lui è uno
strumento politico. Il suo riconoscimento di poeta viene dalle Muse e per questo i cittadini gli dedicarono un
culto eroico per ordine di un oracolo di Apollo (due iscrizioni e un rilievo marmoreo in cui è rappresentata la
duplice personalità del poeta- guerriero)
componimenti
giambi (di cui è ritenuto l’iniziatore), elegie, MA ANCHE liriche in tetrametri trocaici, epodi (struttura strofica di 2
versi di contenuti propri del giambo), un frammento di genere ditirambico, MA ANCHE favole (storie simboliche
di cui gli animali sono protagonisti e rappresentano gli uomini)
visione?
ha una visione realistica e pragmatica che lo porta a cantare le esperienze della vita con un’immediatezza
violenta. l’uomo è dovuto scendere a compromessi con la vita.
inoltre fa molteplici riflessioni sul modo di affrontare la vita: a volte vince il riccio, a volte vince la volpe simboli di
due paradigmi comportali opposti, poichè ci sono coloro che sono mossi da una linea univoca, come il riccio che
conosce un modo solo per difendersi, raggomitolarsi, altri che perseguono molti fini diversi e contraddittori,
come la volpe che per difendersi conosce molti espedienti.
sempre legandoci alla sua esperienza di vita (che è anche quella della sua eteria) sappiamo che di fronte a
degli eventi tragici attraverso la poesia il gruppo si compatta e si rafforzano i legami tra compagni.
anche la sua visione dell’amore è diretta e brutale e spesso collegata al contesto sociale e politico delle eterie.
l’amore è associato alla passione, al desiderio, alla sofferenza e alla sessualità.
per sintetizzare la visione di archiloco potremmo considerarla realista.
e omero
Sul piano formale linguistico Archiloco ha una potente impronta omerica, ma sul piano contenutistico e dei valori
no. Infatti nella lirica si parla di ciò che proprio ora accade, nell’epos si narra di uomini vissuti in epoche lontane
da una distanza neutrale che non riguardano mai il poeta.
Archiloco vuole proprio dissacrare i valori dell’epos, cioè dell’aristocrazia eroica. addirittura nei suoi
componimenti richiamerà la bella morte come cosa inutile che non attesta la virtù dell’uomo, perchè un uomo è
valoroso anche se preferisce salvarsi la pelle abbandonando la battaglia.

TESTI

tema guerra:
T1: Guerriero e poeta
distico elegiaco
che rappresenta una dichiarazione d’identità e metapoetica in cui Archiloco afferma il suo duplice ruolo di
guerriero e di poeta. Le due attività sono coordinate per polisindeto con και, quindi sono poste sullo stesso
piano di importanza, svolta incredibile dall’επος che l’unica arte valorosa era quella della guerra.
ειμι δ’εγω è una formula omerica che nell’epos veniva usata quando qualcuno si doveva presentare e infatti qui
viene usata come presentazione del poeta. il poeta però non aggancia questa formula ad un nome proprio o ad
un patronimico, perchè si sta parlando proprio di lui stesso (modo in cui emerge la sua individualità). dunque
usa la stessa forma omerica, ma risemantizzata perchè con valori completamente diversi, riuso linguistico
[si tralascia vero l’analisi del testo]

T2: Lo scudo e la vita


distico elegiaco
nel frammento Archiloco di aver abbandonato lo scudo per salvarsi la vita in un incontro con i Sai… amen!
questo è un topos che ritroveremo in Alceo, Anacreonte e Orazio: la ριψασπις (ριπτω + ασπις), gettare lo scudo
si attribuisce al soldato quando fugge=violazione dell’etica omerica della battaglia, perchè è essere vile per la
propria salvezza rispetto all’ideale di bella morte… è quasi disonorevole quanto essere un soldato mercenario
(ma aspetta- Archiloco è entrambi).
Nonostante molti possano pensare che, in relazione all’etica della τιμη e della cultura della vergogna, sia
deplorevole ciò che ha fatto, è da considerare che ha dimostrato una lucidità e un pragmatismo che suonano
moderni e derivano dalla presa di coscienza delle capacità umane.
L’ασπις è uno scudo rotondo e piuttosto pesante, quindi è d’intralcio durante la fuga.
Anche qui c’è una risemantizzazione da Omero: ερρετο (alla malora!), è una tendenza comune nella tradizione
successiva a concentrare le battute pungenti alla fine del componimento (απροσδοκητον).

T7: Un comandante fuori dagli schemi


penso giambo
Archiloco descrive il suo modello di comandante in contrapposizione a quello della tradizione epica. questo lo si
può cogliere come un insulto all’avversario per sbeffeggiarlo, probabilmente a Paride
il comandante non è caratterizzato da καλοκαγαθια.
Il primo comandante descritto rappresenta il clichè dell’eroe in cui bellezza e valore coincidono, però sempre
trattato con ironia e con tono di ψογος (biasimo). Nel secondo distico, invece (αλλα), abbiamo un elogio di un
comandante di caratteristiche opposte al primo, che nonostante esteticamente non appartenga ai canoni di
bellezza, è molto valoroso in battaglia. l’elogio è probabilmente indirizzato ad un compagno dell’eteria.

T12: Il mito di Telefo


elegia in distici
in cui è narrato il mito di Telefo sovrano dei MIsii, che respinse d a solo l’attacco dei Greci che avevano
scambiato la terra per la piana di Troia.
è importante questo frammento perchè ci fa capire che l’elegia non si distingue definitivamente dall’epos e che
a volte contiene delle digressioni sulle gesta eroiche (anche antefatti o postfatti agli eventi della guerra di troia
come in questo caso) ed è anche la più antica elegia mitologica.
Il mito come in omero serve a dare exemplum per qualcos’altro, cioè a dire ancora una volta che la fuga non è
un atto di viltà, ma di saggezza. Lui, soldato Archiloco, per giustificare i suoi comportamenti trae esempio dal
mito.
Inoltre entra in gioco il tema della “necessità”: se il dio ci pone di fronte ad una condizione per cui sia
necessario, non c’è nulla di male a fuggire. γνωμε: sentenza, massima proverbiale: c’è un motivo per fuggire

tema dolore:
T3: Naufragio
distico elegiaco
Archiloco ha perso un cognato in un naufragio in cui una nave è stata inghiottita dalle onde e scrive questo
componimento di incoraggiamento a Pericle, anche lui addolorato dalle perdite del naufragio.
il lutto è rivolto ai cittadini, non c’è più la società dell’epos, ma la società delle città-stato. per questo lutto c’è
stata la sospensione delle attività festive come i banchetti.
Ci sono delle impronte omeriche come l’uso di epiteti e la composizione delle parole.
Anche in Omero si parla di dolore, però in riferimento al cuore, qui invece si parla di polmoni
(risemantizzazione).
la descrizione del dolore è seguita da un’accettazione, sopportazione. di tale in quanto fa parte dell’esistenza
umana… sopportazione: τλημοσυνη, in Omero è un metro di valutazione del valore degli eroi, in Archiloco è
legata alla quotidianità e al ritmo umano non eroico, il φαρμακον che gli dei hanno dato agli uomini con cui
affrontare il dolore.. La parola poetica è un mezzo che concorre alla sopportazione
inoltre anche se generalmente affidato alle donne il pianto rituale del morto, si fa riferimento ad una cultura che
condivide anche questi momenti, più su una sfera di unione cittadina grazie alla poesia che su un piano privato.

T9: A se stesso
Anche Odisseo rivolge un’apostrofe al cuore per farsi forza visto che ha già sopportato molto, nel XX
dell’Odissea. In questa apostrofe si rivive in un contesto di circostanza di vita presente e non di contesto bellico,
perché i nemici del cuore sono i dolori della vita quotidiana (risemantizzazione). in entrambi è opportuno
approcciarsi con moderazione tanto ai successi, quanto alla sofferenza.
la moderazione significa che il cuore di fronte ad un successo non ecceda fuori misura anche ad esprimere la
propria felicità con υβρις, ad una sofferenza non si lamenti troppo (μη λιην)
emerge anche il concetto del flusso della vita, ρυσμος e la poesia assume un taglio meditativo (quali sono le
capacità dell’uomo nell’affrontare la realtà?) -> panta reiiiiii

tema eros:
T4: Ricordi di ragazze
Immagini di ragazze: donna in quanto essere grazioso.
secondo Sinesio i componimenti sono riferiti ad una prostituta.
una tiene in mano un ramo di mirto e una rosa, l’altra ha una cascata di capelli che copre la schiena. i termini
sembrano rievocare delle scene passate e restituirne la sensualità e tenerezza per renderla eterna.

T11: Avventura amorosa (L’Epodo di Colonia)


avventura amorosa hard tra Archiloco e una ragazza, probabilmente la sorella di Neobule.

Semonide NO

Ipponatte - invettiva
vive
fu un colto aristocratico e anche un personaggio politico di spicco, però dalle sue poesie emerge il ritratto di un
poeta plebeo dedito a eccessi di ogni tipo (sesso, vino, cibo, miseria, rancori, blasfemie, inimicize,...)
sulla motivazione di ciò che descrive i filologi sono ancora in dubbio tra la finzione letteraria o la miseria che ha
vissuto in esilio (a Clazomene da due tiranni). Infatti si percepisce che abbia vissuto in prima persona lo scontro
tra nobiltà e tirannide.
visione?
una visione realista spesso umoristica che emerge nei componimenti che ritroviamo in maggior parte: le
invettive. si rivolge specialmente a quella nuova borghesia che finanzia i tiranni. Altre persone con cui si
scontra, i nemici giurati, sono Bupalo, Atenide e Mimne.
Bupalo, scultore, con cui Ipponatte ebbe una βουπαλειοσ μαχη, cioè lo scultore insieme all’amico Atenide lo
aveva ritratto in modo ridicolo e caricaturale. la violenta risposta di Ippo gli indusse al suicidio.
Altri bersagli del poeta sono gli dei: parodia della tradizione mitologica, letteraria e religiosa.
Coloro che potevano cogliere gli intenti della sua poesia, erano degli aristocratici che condividevano le sue idee
politiche contro la nuova borghesia inurbata, la condizione di esiliato e le sue esperienze. tutti si raccoglievano
nel simposio.
componimenti
i frammenti che ci sono giunti sono generalmente giambi (coliambi o scazonti perché “zoppi” in quanto finiscono
con uno spondeo o un trocheo). è considerato l’inventore di questo andamento zoppicante.
Dallo stile emerge la sua personalità estrosa, usa un lessico molto variegato dall’aulico al gergale, dai
neologismi a termini rari o stranieri. -> bagaglio letterario notevole. inoltre è influenzato dalla penisola anatolica.
i toni solitamente violenti e aggressivi, ma anche ironici e scanzonati, precursore del registro comico.

TESTI

T1: Hermes, caro Hermes (fr. 32 West)


preghiera ad Hermes affinchè gli dia dei vestiti pesanti per l’inverno e anche molte monete.
il frammento risponde al genere dell’inno cletico (invocazione divinità) e ne segue anche la struttura: inizia con
l’invocazione (επικλεσις) solenne, in cui il poeta si rifà a tutta la sfera della vita privata del dio, usando
patronimici/matronimici, luoghi,... Ipponatte segue questo schema però utilizzando aggettivi decisamente
colloquiali, diminutivi che riducono il valore del dio,...
Infine, tipico del genere comico parodico, il componimento si conclude con un απροσδοκητον, cioè un “effetto a
sorpresa”, il poeta vuole anche tanti soldi.
Molti sono anche i riferimenti letterari del patrimonio mitologico, perchè non è a caso che Ipponatte tiri in causa
proprio questo dio, visto che nell’immaginario greoc è connesso a tutto ciò che significa una trasgressione, un
passaggio… è anche il dio dei ladri e Ipponatte in un consapevole lusus…
Anche il fatto di chiedere proprio dei sandaletti come vestiario, segno di riconoscimento del dio… niente è a
caso.

T2: …ma Hermes non ascolta (fr. 42 West)


ecco! Hermes non ha eseguito la preghiera di Ipponatte… il poeta si ritrova senza mantello e ciabatte
Il tono confidenziale e allegro si perde, perchè Ipponatte è arrabbiato con Hermes che da probabilmente dei
benefici ad altri e non a lui.

T3: Pluto è molto orbo (fr. 36 West)


Ipponatte accusa Pluto, il dio della ricchezza, di essere cieco e vile perchè a lui non ha mai dato alcun dono.
infatti la ricchezza la distribuisce a caso, perchè cieco, tra i belli.
Ancora fa emergere la sua posizione di poeta povero in miseria, però in profondità non è questo quello che
vuole comunicare: se la prende proprio con quei “belli”, cioè gli aristocratici arricchiti che godono di molti
privilegi e di prestigio sociale.

T5: A botte con Bupalo (fr. 120+121 West)


I suoi giambi giungono a segno anche se sono zoppicanti, dopo questi infatti Bupalo e Atenide si impiccano
dalla vergogna. Il ritmo è concitato e sembra di trovare un’allusione alla rissa tra Odisseo e Iro (boh).
T6: Un ingordo epico (fr. 128 West)
Con la cadenza delgi esametri dattilici catalettici riprende in termini parodici la struttura tipica dei proemi dei
poemi epici. (invocazione alla musa, argomentum del canto)
Recupera anche varie espressioni e formule omeriche, aggettivi composti che sembrano epiteti omerici.
l’argomentum del poema è un ingordo tanto vorace da essere paragonato a Cariddi.
il ghiottone non deve neanche tagliare il cibo prima di mangiarlo, erchè dotato di un coltello in pancia, il voto
dell’assemblea popolare lo condanna e muore lungo la riva del mare, dove nei poemi omerici muoiono tori e
capre. (rituale del capo espiatorio).
ripreso da Lucilio

Callino e Tirteo - elegia guerriera


esortazione a combattere nelle file di un “esercito nazionale” e esaltazione della morte per la patria, perchè si
sta vivendo una guerra che investe tutta la comunità e la forza di un sentimento patriottico.
l’elegia di guerra ha un uso pragmatico, perchè Licurgo il legislatore pragmatico le usava per esortare i giovani
che stavano andando a combattere al coraggio. Quindi l’ambiente in cui viene eseguita non è solo il simposio
tra l’aristocrazia militare, ma anche in occasione di campagne armate.
I valori che erano trasmessi ai giovani guerrieri (spartani in questo caso) sono ancora quelli omerici:
καλοκαγαθια, bella morte, cultura della vergogna. MA il guerriero non combatte più singolarmente, ma è parte di
una collettività e quindi ha ricadute su di essa.
le tecniche sono cambiate, la più importante innovazione è la falange oplitica, quindi non contano le imprese del
singolo, ma la violenza della carica e la resistenza collettiva all’urto nemico.

CALLINO, ionia
gli accenti ionici sono molto più marcati rispetto a quelli dell’epos, come se volesse dare più forza e incisività
alle sue parole a causa di una situazione reale (questa volta) e drammatica che cerca di fronteggiare con il
canto.
con Callino abbiamo il primo esempio di poesia parenetica.

TIRTEO, laconia
perfettamente integrato nell’aristocrazia laconica e riconosciuto ad Plaotne e Licurgo come un efficace leader
militare, TIrteo è una sorta di poeta nazionale che interpreta i valori fondanti della società spartana e li diffonde.
Veicola quindi l’ideologia della classe dominanti. La propaganda in tempo di guerra prevede la celebrazione
degli avi e la consacrazione dei morti in battaglia e questo avviene nei canti di TIrteo
In cui quindi si afferma una sorta di culto eroico-storico, in cui quasi il soldato diventa come l’eroe omerico.

TESTI

T1: Viltà e coraggio


quando il proprio paese è in guerra, non si può restare inerti, bisogna combattere per la patria e per i cari
il giovane segue il poeta e scende a combattere per la terra, la sposa e i figli in modo da conseguire la τιμη in
caso opposto si meriterebbe il disprezzo del popolo.
La presenza di formule omeriche rende lo scenario epico = risemantizzazione parziale: no concetti opposti
all’epos, ma ricontestualizzati in una realtà quotidiana (poesia concreta).
La poesia è caratterizzata dall’alternarsi di moduli argomentativi e moduli riflessivi e da una strategia
comunicativa forte.

T2: La bella morte degli opliti


esortazione ai compagni di combattere per la patria: morte valoroso vs. sconfitto, morte vecchio vs. giovane.
noi la leggiamo in un componimento unico, ma dalle due ring composition si potrebbe pensare a due
componimenti separati.
in questa elegia rientra anche il tema dell’esilio, non tanto perchè è il comportamento dei vili che scappano per
non combattere, ma collegato ad un’esperienza del repertorio sociale comune a seguito della guerra in
Messenia potrebbe essere il futuro di molti padri di famiglia con possedimenti messeni che perderanno…
questo detterà la misera condizione sociale che si poteva essere cittadino a Sparta solo con proprietà garantiva
se no essere un esule mendicante (non più bellezza=valore). -> ciò che si chiede agli spartani ha sì valore
comuniatrio ma anche individuale.
paradosso della bella morte, chi muore in prima fila nella falange oplitica ed è giovane raggiunge il massimo
dell’eroismo, ma c’è un rovesciamento della natura perchè con la guerra muoiono prima i giovani (paradosso

Solone (educazione civica)


Atene è in difficoltà e rischia di cadere nella στασις -> riforma democratica.
giambi ed elegie politici in difesa dei propri principi di fronte agli aristocratici, tra i temi più ricorrenti c’è la δικη
(moduli anche esiodei oltre che omerici)
vive
Nasce da una famiglia aristocratica, entra subito in politica e diventa arconte con ruolo di mediatore per
risolvere le tensioni sociali tra i proprietari terrieri e i contadini maltrattati, stando anche dalla parte del più
debole visto che farà togliere la schiavitù per debiti. dopo diventa legislatore varando una costituzione
timocratica (4 classi di cittadini basate sul censo). quando i cittadini scelgono la tirannide lui si allontana dalla
scena politica.
componimenti
scrive elegie, ma anche composizioni in versi giambici e tetrametri trocaici. il suo destinatario prevalente è il
simposio in cui si dibatte di etica e di politica. non possiamo escludere però l’esecuzione pubblica dei canti
davanti alla comunità intera (messaggi anche più teoretici rivolto a tutta la società).
Solone scrive anche una pazza elegia parenetica per conquistare Salamina, pazza perché era proibito
nominare il nome dell’isola.
sì le elegie di Solone hanno prevalentemente carattere politico.
non c’è più formularità, ma un codice scritto e la parola scritta è stabile -> GIUSTIZIA DI VALORE NORMATIVO,
pragmatico
visione
anche lui come Ipponatte è convinto che la rovina della sua città, in questo caso Atene, sia dovuta ad una classe
particolare cioè a coloro che hanno il potere. essi sono animati da ingiustizia, tracotanza, insolenza, da brama di
ricchezza e riducono in schiaivtù i contadini.
Solone si appella alla giustizia e anche ai suoi insegnamenti sul buongoverno che ripristineranno l’ordine. (l’υβρις
non è la βια per Solone, anzi per Solone certe volte è necessaria la bia per far rispettare le leggi.)
come tutti i poeti arcaici è influenzato dalla tradizione omerica ed esiodea, soprattutto a livello lessicale con
terminologia politica attuale però. esposizione regolare e pragmatica, no impennate di toni tipiche della poesia
parenetica. Lingua impiegata è lo ionico letterario + rif al dialetto attico.
-> elegia alle muse: chiede di poter portare la δικη
δικη in terra
non è garantita unicamente dagli dei (le ricchezze sono salve solo presso gli dei, se l’uomo le rincorre con
tracotanza incorre nella rovina)
non è solo frutto della giurisprudenza umana, garantito solo dal flusso delle cose
vabbè Solone fiducioso nella giustizia, solo lui.

Mimnermo
vive
fu cantore delle sue elegie e ad accompagnarlo con gli strumenti fu Nannò, l’auletride che egli amò.
Mimnermo perché “colui che si è battuto sull’Ermo”, come un suo antenato, probabilmente suo padre o suo
nonno che avevano combattuto lì contro il re di Lidia.
secondo alcuni è un borghese della nuova classe emergente, secondo altri è un aristocratico di quella classe
che ormai sta andando al declino.
componimenti
sono ricondotti a due raccolte distinte: Nannò (NO poesie d’amore per l’amata, ma contenuti politici e etici) e
Smirneide (guerra tra Smirne e Gige) = elegie storico-narrative
è principalmente il poeta dei piaceri della giovinezza, dell’amore, dell'essenzialità, dei dolori della vecchiaia,
della malinconia per tutto ciò che nella vita è effimero… evidentemente gli ideali eroici sono al tramonto e il
poeta si ripiega su se stesso per cercare una nuova risposta al senso dell’esistenza.
riusa Omero, ma non per provocare o parodizzare, per segnare ancor più un distacco concettuale e di
sensibilità. usa formule e lingua simili, ma le inserisce in un contesto molto più musicale.
si rivolge sempre e comunque ad un contesti simposiale, probabilmente delle colonie d’Asia Minore dove il
contesto era raffinato e aristocratico
visione
drammatica e consapevole.

T1: I fiori della giovinezza, dalla tematica esistenziale


elegia
Nella prima sezione guarda con malinconia la giovinezza perché è quando puoi dedicarti all’amore quindi fa uso
di termini positivi e romantici, come fiori, vita, piacere; in contrapposizione l’età della vecchiaia è accompagnata
da aggettivi negativi che rappresentano una decadenza sia fisica sia morale.
intessuto di espressioni omeriche eheh, però che vogliono esprimere un edonismo legato alla fugacità della
giovinezza = condizione umana nel pessimismo o nello slancio vitale.
comunque è chiaramente una poesia che ha la necessità di veicolare dei concetti attraverso immagini funzionali
alla comunicazione per far ricordare meglio i propri brevi componimenti nel simposio. non c’era tempo ed era
bisogno che ciò che veniva detto brevemente rimanesse impresso.

T2: Noi, come le foglie


elegia
precarietà della dimensione umana, a cui l’epica dava come soluzione il morire eroicamente. a differenza
dell’epos lui non vuole rappresentare la brevità della vita degli uomini in contrapposizione con quella degli dei,
oppure la precarietà delle persone come un susseguirsi di γενη, ma vuole rappresentare la fugacità della
giovinezza.
Nella giovinezza si stava bene perchè si era un po ' inconsapevoli.
Nel descrivere la vecchiaia rappresenta i mali che affliggono un vecchio: la casa va in rovina, i figli mancano, le
malattie logorano il fisico e l’animo. arriva il nero sull’atmosfera della luminosa giovinezza.

Teognide
vive
originario di Megara, appartiene alla vecchia classe di aristocratici, quindi guarda con disprezzo anche lui oltre a
Ippo e a Solone? la nuova classe borghese emergente. è stato esiliato a causa della confusione politica dopo
che il tiranno Teagene è stato deposto.
componimenti
la silloge teognidea è enorme conta più di 1000 frammenti e quindi ovviamente parla di moltissimi temi.
nel primo libro componimenti legati all'ambiente aristocratico del simposio (concetto di nobiltà, disprezzo per la
nuova borghesia), ma anche i piaceri, l’amore pederotico e la precarietà della giovinezza.
nel secondo libro elegie sull’amore efebico.
si definisce silloge perchè probabilmente è un antologia di antologie, quindi contiene dei componenti di diversi
autori, a volte anche che si ripetono. Sembrano essere raggruppati tutti insieme così da presentare già una
raccolta da memorizzare nel caso in un simposio si chieda al simposiasta di improvvisare su un determinato
tema. la formazione della silloge deve molto alla poesia gnomologica.
spie per i componimenti teognidei, visto che lui stesso ha firmato il primo (σφραγις):
apostrofe o citazioni a Cirno, un fanciullo della sua eteria.
nomen auctoris, firme al componimento o nel componimento
sigillo extratestuale e materiale (timbro) del poeta sulla copia ufficiale del libro.
Anche dai temi si può distinguere ciò di cui parla il vero Teognide: quelli che presentano più fedelmente il
quadro socio-politico della sua epoca. numerose elegie dal tono precettistico presenta il disprezzo per i plebei
arricchiti
La silloge si apre con una serie di inni (proemio)
stile sentenzioso e didascalico, basato sulla paratassi. lingua ionico letterario. ritmo tradizionale e prevedibile.
uso di omerismi… talvolta qualche atticismo qua e là
visione
fatalista, perché tanto il destino degli uomini è in mano gli dei (rif Solone che però ha fiducia nella giustizia).
Teognide non ha fiducia nella giustizia, è molto pessimista… tanto l’esito delle sue azioni non dipende da lui.
nostalgia per il passato, per i valori ormai al tramonto.
per quanto riguarda l’amore è anche qui fatalista e rassegnato perchè Cirno, il giovane amato, lo ha tradito e
invece lui gli ha donato l'immortalità attraverso la poesia.
fa anche riflessioni metasimposiali, dove poesia amore e piaceri si mescolano.

TESTI
T1: la σφραγις del poeta.
il poeta vuole e ha paura che i suoi componimenti un giorno potranno essere contraffatti da altri e potrebbero
essere associati a qualche altro poeta per una mancanza di una firma e infatti questo è firmato (una delle spie
che ci permette di capire che sia suo). ma non teme tanto questo perchè vuole l’autorialità di aver scritto queste
poesie, è solo per accertare che ciò che scriva sia attendibile, verificato. esso però è un prodotto artigianale
quindi non piaceranno a tutti (poesia autorevole che non ha unanime consenso9
T2: Plebei, nuovi nobili: tieniti alla larga! (il titolo è abbastanza evocativo)
T5: La poesia eternatrice
ancora valore eternatrice della SUA poesia.

Focilide NO

Senofane
intellettuale.
vive
nasce a Colofone e a circa 20 anni dovette abbandonare la città perchè occupata dai Persiani, fece il rapsodo e
forse il maestro del filosofo di Parmenide nella scuola eleatica.
componimenti
il veicolo delle sue idee è la poesia, strumento di attacco alla forma più tradizionale: l’epos
poesie storico-narrative e alcune più simposiali.
testimonianze metasimposiali, il poeta descrive l’allestimento, i rituali, si beve, si cantano carmi, si celebrano gli
dei. sia la preparazione sia lo svolgimento del simposio segue il cosmos. critica la scelta poco opportuna di
alcuni μυθοι tratti dall’epos che non hanno valenza di insegnamento morale.
autore dei Silli, componimenti in esametri con inserzione di giambi di carattere satirico. critica diretta ai
rappresentanti e ai generi tradizionali, all’antropomorfismo tradizionale e olimpico, perchè nega che le entità
divine possano avere sembianze umane.
discute anche i limiti del politeismo tradizionale.
visione
anticonformista e antitradizionalista, non è d’accordo con il culto dell’eroe omerico e neanche con il culto degli
dei.
prende di mira lo sport e la figura dell’atleta, perchè alla sua bellezza fisica contrappone la sapienza del poeta
che porta vantaggi ben maggiori alla polis.

TESTI
T1: Al simposio
canto metasimposiale. il simposio è metafora di una comunità ordinata, la cui parola chiave è letizia, però
Senofane ha comunque delle polemiche da fare: stare attenti a non bere troppo che così facendo si
rovinerebbe tutto il cosmos; critica ai μυθοι non opportuni, visto che ciò che si canta deve essere morale = no
eros, ancora le guerre dei Titani ecc sono diseducative-> non più polemica al simposio, ma agli dei del
pantheon epico che sono fantasticherie degli antichi con nessuna utilità.

T2: La ρωμη e la σοφια


elegia: critica rivolta ai giochi atletici e alla funzione che avevano in ambito sociale.
Competizione, sport e gloria erano valori insiti nella cultura greca, infatti i giochi erano importantissimi e tutti i
più valorosi, anche gli eroi omerici, vi partecipavano. καλοκαγαθια altro valore super mega venerato. questo
successo e visibilità per Senofane sono effimeri. l’ideale della cultura greca incarnato dalla forza fisica, in realtà
è molto inferiore alla sapienza. La sapienza che non è per forza poetica o teoretica, ma è proprio la virtù, una
sapienza etica e politica grazie alla quale la città potrebbe essere ben governata.
T3: Dei antropomorfi? Che sciocchezza!
Senofane sostiene che la rappresentazione del divino con caratteri antropomorfi sia molto primitivo, a maggior
ragione l’attribuzione a essi dei sentimenti, passioni,... anche gli animali se potessero disegnare attribuirebbe
agli dei sembianze bestiali! -> dissacra la religione tradizionale (verso l’agnosticismo o monoteismo)

MELICA MONODICA
Alceo e Saffo
Saffo tratta l’eros
Alceo tratta tematiche politiche

ALCEO
vive
nell’isola di Lesbo durante la στασις (guerra civile), dopo la monarchia a Lesbo erano arrivati i Tiranni
fa parte di un eteria politica che contrasta i tiranni, le opere sono pensate per l’ambiente simposiale
il metro è la strofa alcaica e utilizza il dialetto eolico.

TESTI drive
- lui e i suoi compagni sono come in una nave in preda alla tempesta (allegoria nave-stato)
- Alceo si salva ma non perde le armi (rif. Archiloco)
T8 T9 T10 T12

SAFFO
vive non si sa
T1

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