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L’Addio ai Monti

Il passo è il momento più lirico di tutto il romanzo[non  chiaro], tanto che viene considerato dai
commentatori poesia in prosa, tesi rafforzata dal fatto che si possono individuare all'interno del testo vari
versi, decasillabi ed endecasillabi; il registro, come si confà alla lirica, è elevato sia nelle figure retoriche che
nella sintassi che nel lessico e il tono è fortemente idillico. Esiste però un elemento che incupisce in una
certa misura il procedere morbido e quasi bucolico del passo, la presenza di don Rodrigo, la cui ombra
aleggia, minacciosa, su tutti i pensieri di Lucia: è la vista del suo palazzotto che fa rabbrividire la giovine e la
fa piombare in un profondo sconforto, sfogato nel pianto. Per tutta la durata del brano la narrazione è
sospesa, il che consente all'autore di creare un "cantuccio" in cui tanto il personaggio quanto Manzoni
stesso possano esternare i propri sentimenti, con una funzione simile, ma, si badi, non uguale[perché?], a
quella del coro nelle tragedie del nostro. L'ambientazione notturna e il paesaggio lacustre costituiscono un
contesto ideale per l'esternazione dei sentimenti della giovine. Tuttavia l'autore, come di consueto,
desidera mantenere uno stretto controllo sulla narrazione e sulla propria opera, per cui, al termine del
passo, chiude bruscamente il momento idillico con l'espressione "Di tal genere, se non tali appunto, erano i
pensieri di Lucia".
Il tema centrale del passo, lirico ed elegiaco, è certamente quello del difficile distacco dalla terra natìa e
della delusione che sempre accompagna l'emigrante, il quale lascia ciò che ha di più caro per un futuro
incerto, esattamente come Lucia, ma non mancano, naturalmente, riferimenti alla religione e
alla Provvidenza, le quali permeano l'intero romanzo e ne sono due delle maggiori tematiche di fondo. Il
concetto di Provvidenza fa capolino nella chiusa del passo, in cui si ricorda che Dio predispone le sofferenze
degli uomi grande", concetto che è il filo c ni solo in vista di un bene e di una gioia "più certa e più
onduttore di tutta la trama dell'opera.
Di fronte alla durezza dell'esilio e all'infrangersi dei desideri e degli affetti quotidiani, la speranza del ritorno
e la fiducia nella Provvidenza divina ricompongono l'armonia della vita.

ADDIO AI MONTI ANALISI DEL TESTO FIGURE RETORICHE. L’Addio ai monti è il

drammatico assolo di Lucia, mentre attraversa il lago di Como su una barca a remi per

fuggire dal proprio paese insieme alla madre e al promesso sposo, Renzo. È uno dei
passi più significativi e toccanti de I Promessi Sposi e della letteratura italiana che

Alessandro Manzoni ha consegnato ai posteri e proprio per questo probabilmente ti

verrà richiesto di fare la parafrasi, l'analisi del testo e il riassunto di questo passaggio

conclusivo dell'ottavo capitolo del romanzo.

L'Addio ai monti, infatti, è in pratica considerato un vero e proprio componimento

poetico anche per via della presenza di molte figure retoriche.

Se hai bisogno di analizzare nel dettaglio questo passo de I Promessi Sposi,ti

consigliamo di proseguire nella lettura di questa guida, se, invece, hai bisogno di un

commento e di un riassunto leggi qui: Addio ai Monti di Lucia: riassunto e commento

ADDIO AI MONTI, ANALISI DEL TESTO: LA COMPRENSIONE. Per la nostra analisi del

testo dell'Addio ai Monti partiamo dalla comprensione (che ti sarà utile anche per la

parafrasi) in modo da inquadrare meglio questo passaggio de I Promessi Sposi di

Alessandro Manzoni. Facciamo quindi un piccolo passo indietro e specifichiamo che


Lucia, sua madre e Renzo, seguendo il piano di fra Cristoforo,  stanno scappando dal

loro paese su una barca che salpa verso l’Adda, al fine di sottrarsi ai malefici intenti di

Don Rodrigo dopo la famosa "notte degli imbrogli" del venerdì 10 novembre 1628 (se

hai dubbi leggi il Riassunto del capitolo 8 de I Promessi Sposi). In questo contesto

Manzoni  inserisce l'Addio ai Monti, il celebre brano che riferisce i pensieri di Lucia che,

piangendo silenziosa seduta sulla barca, osserva il luogo natio allontanarsi sempre

più.

Lucia rivolge il suo triste addio agli elementi del paesaggio a lei caro: i monti del

lecchese, i torrenti e i villaggi sono per lei familiari al punto che nella sua mente

prendono vita e, man mano che li elenca, le paragona ai volti dei familiari, alle loro

voci. Le case diventano così greggi sparse e non più semplici costruzioni inanimate. Il

suo pensiero va allora a coloro che emigrano per scelta volontaria, spinti dal desiderio

di migliorare le proprie condizioni di vita e dal sogno di tornare, un giorno, più ricchi.

Il confronto con la sua situazione è allora inevitabilmente pieno di tutta la tristezza di

questo addio obbligato: chi, come lei, è costretto a fuggire dal proprio paese per

cause di forza maggiore, senza la certezza di farvi ritorno ha uno stato d'animo del

tutto diverso.

Lucia allora fa una considerazione: per lei e le persone simili a lei, la felicità era già lì,

nel posto in cui sono nati e cresciuti, e non avrebbero pensato di andarla a cercare
altrove. Il testo si chiude con quello che è il fine ultimo dell’opera manzoniana, il

concetto secondo il quale la fede nella Divina Provvidenza consente di tollerare e

superare anche le più gravi tragedie perché tiene accesa la speranza che ogni azione,

alla fine, tenderà verso un bene supremo facente parte di un disegno divino, e quindi

giusto, estraneo all'uomo.

A partire da questo capitolo i due promessi sposi si separano e le loro vicende sono

seguite individualmente dal narratore fino al capitolo 36, dove Renzo e Lucia si

incontreranno nuovamente.

ADDIO AI MONTI: FIGURE RETORICHE. Ci sono molte figure retoriche nel testo, che

abbiamo analizzato per favorire la comprensione del testo poetico:

 Similitudini: la similitudine è una figura retorica che mette a confronto due

concetti. Ecco gli esempi presenti nel testo manzoniano: non meno che lo sia
l’aspetto de’ suoi più familiari; come il suono delle voci domestiche; come branchi

di pecore pascenti.

 Fonosimbolismo: indica la capacità dei suoni del linguaggio, con cui si

riproducono le sensazioni uditive: infatti quando Lucia ripercorre poi con nostalgia

l'ambiente nel quale è cresciuta e a cui è affezionata, pensa ai monti e ai torrenti, il

cui scroscio le evoca questa malinconia.

 Anafora: è una figura retorica che consiste nel ripetere una o più parole all'inizio

di frasi o di versi successivi, per sottolineare un'immagine o un concetto. La

ripetizione della parola "addio" sottolinea la nostalgia e l'attaccamento al luogo.

Troviamo anche la ripetizione di "chi", usata nei versi v.567,569.

Altre ripetizionipresenti nei versi 572, 574, 575 con la parola “casa”; ripetizione di

"più care" ai versi 569, 570; ripetizione di "scoprì", versi 547, 548; ripetizione di

"dove", ai versi 577, 578.

 Litote: figura retorica che consiste nella formulazione attenuata di un giudizio o

di un'idea attraverso la negazione del suo contrario. La troviamo quando Lucia

saluta la casa di Renzo, davanti alla quale passava "non senza rossore" (litote), e

nella quale sognava di vivere tranquillamente da sposa.

 Epanalessi (o geminatio): figura retorica consistente nella ripetizione di una o più

parole nello stesso periodo; esempi: zitti zitti, v.530 e giù giù v. 546
 Asindeto: consiste in un'elencazione di termini o proposizioni, senza l'uso di

congiunzioni; esempi nel testo:  i villaggi, le case, le capanne, v.543

 Allitterazione: figura retorica che prevede la ripetizione ad inizio (e meno

frequentemente all'interno) di parole vicino della stessa consonante per produrre

particolari effetti di suono e di significato. Nel testo è presente ai versi  574-576 con

la ripetizione delle lettere t-d.

 Un altro elemento da sottolineare è il frequente uso di diminutivi: palazzotto,

verso 543, casucce, verso 545, paesello, verso 547, casetta, verso 548, casuccia,

verso 565, campicello, verso 565.

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