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Canzoniere, XC – Analisi

Nel sonetto Erano i capei d’oro a l’aura


sparsi - appartenente alla celebre opera di
Francesco Petrarca, il Canzoniere - il poeta
loda la donna amata (Laura) prestando
particolare attenzione anche alla propria
interiorità nel vedere così tanta bellezza.
Già da una prima lettura è possibile notare
un’evidente oscillazione dei tempi verbali tra
due distinte dimensioni temporali: passato
(vv. 1-6-9 ecc.) e presente (vv. 4-14)
Tale contrapposizione, esplicita come il poeta,
nonostante lo sfiorire della bellezza
dell’amata, continui a provare per lei un forte
sentimento anche nel presente, tant’è vero che
nell’ultimo verso esprime ciò
metaforicamente: piaga (il sentimento
d’amore inappagato) per allentar d’arco (lo
sfiorire della bellezza) non sana (non
sparisce). A partire da tale considerazione si
può inoltre osservare come la donna amata da
Petrarca sia del tutto una creatura umana
inserita in una prospettiva temporale dal
momento che come tutti gli uomini è soggetta
al fluire del tempo. Nonostante questa
lontananza dai canoni stilnovistici, nelle due
terzine l’amata viene descritta
iperbolicamente come una vera e propria
figura angelica: prima con una litote al v. 9
(Non era l’andar suo cosa mortale) poi con
un’antitesi ai vv. 10-11 (angelica forma […]
altro che, pur voce umana) e poi ancora con
un chiasmo al v. 12 ( uno spirto celeste, un
vivo sole). Ciò non costituisce, tuttavia,
alcuna contraddizione dal momento che il
lessico stilnovistico viene adoperato solo
formalmente per esaltare la bellezza di Laura,
che, a differenza delle donne lodate dagli
stilnovisti, non appare bella universalmente e
oggettivamente, ma esclusivamente agli occhi
dell’io lirico. Si rivela dunque quest’ultimo il
vero protagonista dell’intero componimento,
insieme alle proprie sensazioni e al proprio
stato d’animo. Nella seconda quartina in
particolare viene messa in risalto tale
soggettività tramite espressioni (mi parea; fu
quel che io vidi), antitesi (non so se vero o
falso), o ripetendo più volte il pronome
personale i’. Bisogna comunque tener
presente che ciò non sminuisce in alcun modo
la bellezza dell’amata, ma al contrario la
rende unica e preziosa in quanto personale e,
come già anticipato, fugace a causa del fluire
inesorabile del tempo.
Concludendo, è ora chiaro come l’intero
componimento esprima in realtà, sia
attraverso il contenuto sia attraverso la forma,
un contrasto tra l’amore che l’io lirico prova
per la donna amata da lungo tempo e la
sofferenza che prova nel proprio animo a
causa dei sensi di colpa che il desiderio
(sentimentale e naturalmente anche carnale)
di Laura gli provoca, andando dunque a
partecipare al proprio dissidio interiore.

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