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2ESEMPIO DI ANALISI DEL TESTO (TEMA – TIPOLOGIA A)

TRACCIA

Guido Guinizzelli
Vedut’ ho la lucente stella diana

Note
v. 1 stella diana: è il pianeta Venere, l’ultima stella che scompare dal cielo quando si fa mattino.
v. 5 grana: indica il colore rosso
v. 7 cristiana sta per un più generico “donna”
v. 8 biltate (“bellezza”) è un francesismo (bieutat)
v. 10 fera: feroce
v. 11 non seri’ ardito: non avrei il coraggio
vv. 13-14: poiché, senza una parola, verrei ricompensato da lei per via della pietà che avrebbe delle
mie sofferenze.
ANALISI DEL TESTO

Ho visto la luminosa stella di Venere, che appare prima che il giorno si schiuda nella luce
dell’alba che ha preso l’aspetto di una figura umana; mi sembra che produca splendore più di
ogni altra stella: questa figura ha un viso chiaro come la neve colorato di rosso intenso, occhi
luminosi, felici e pieni di amore; non penso che nel mondo ci sia una donna (cristiana) così
tanto bella e valorosa.
Io sono preso dalla sua virtù, che mi fa soffrire di un feroce dolore, pieno di sospiri, che io
davanti a lei non riuscirei di parlare. Se solo conoscesse i miei desideri! Perché, senza dire una
parola, verrei ricompensato da lei per la pietà che avrebbe delle mie sofferenze.

La poesia di Guido Guinizzelli ‘Veduto ho la lucente stella diana’ è un sonetto con rime
alternate, secondo lo schema ABAB, ABAB, CDC, DCD. Ha un ritmo e una sintassi semplice e
lineare; le frasi sono breve e poco complesse, senza troppe subordinate: segue una struttura
ipotattica. Il ritmo segue per lo più la sintassi; i significati dei versi corrispondono quasi sempre
ai versi stessi. È presente nel testo un enjambement (vv. 5-6), in cui si dividono sostantivo e
attributo.

Nella poesia sono presenti molte figure retoriche (di suono e di significato).
A riguardo delle figure di suono, possiamo notare allitterazioni, come “forma” e “figura” (al v.
3) e “seria servito” (al v. 13). Sul piano delle figure del significato, invece, è molto presente nel
testo la metafora. Infatti, la poesia parte proprio con il presupposto che la donna amata sia
corrispondente alla "stella diana" (al v. 1), ovvero venere; il pallore del suo viso è descritto
attraverso un’altra metafora (“viso di neve”, al v. 5); un’altra metafora presente è quella della
“battaglia di sospiri” (al v. 10) che il poeta amante combatte quando vede la sua donna amata. È
anche presente un’iperbole a vv. 7-8 (“non credo che nel mondo sia cristiana / sì piena di biltate
e di valore”), che va ad enfatizzare le tante qualità della donna amata. Infine può anche essere
segnalata la personificazione della luce di Venere, al v. 4, come figura umana, appunto la donna
amata dal poeta.

Il testo riassumere tematiche molto tipicamente stilnovistiche. Nelle quartine compare il tema
della lode della donna, che è vista quasi come incarnazione di un potere superiore, attraverso la
metafora della “stella diana”. Seguono infatti immagini ed espressioni tutte appartenenti al
campo semantico della luce. La parola chiave è l’aggettivo “lucente”, ai vv. 1 e 6; appartengono
allo steso campo semantico i termini “giorno”, “albore”, “splendore”, “neve”, “colorato”,
“grana”.
Anche la paralisi, che ‘assale’ l’amante di fronte alla donna (al v. 11), e gli nega la capacità di
proferire parola, può considerarsi un tema spesso ricorrente del dolce Stilnovo.

Il tema stilnovista identificato si rispecchia in altre opere della stessa corrente letteraria. Per
esempio, troviamo analogie nella canzone “Al cor gentil rempaira sempre Amore”, sempre di
Guinizzelli: la frequente menzione di immagini legate alla luce era già presente, così come il
tema del disorientamento dell'amante di fronte alla donna, la rappresentazione dell'amore come
una "battaglia" e il richiamo ai "sospiri", che prefigurano temi poi sviluppati da Cavalcanti.
Nonostante la trattazione queste tematiche, il sonetto non può essere considerato come un
manifesto dello Stilnovo. Non raggiunge infatti quella sublimazione dell'amore riassumibile
nella famosa "donna angelo". È sufficiente guardare all'ultima parte del testo, che riporta
l'amore a una dimensione più concreta e meno eterea del "dolce stile". Questo avvicina l'opera
di Guinizzelli alla tradizione dei provenzali, che pur idealizzando la donna come un oggetto
inarrivabile di un culto quasi divino, non sempre occultavano la natura sensuale e terrena
dell'amore. Il poeta lascia intravedere la possibilità, o almeno il desiderio, di un ritorno
dall'amata. Anche se questa ricompensa non deve essere intesa necessariamente in senso
materiale, siamo comunque al di là di una concezione puramente contemplativa del sentimento
amoroso.

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