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Analisi del testo:Alla luna

“Alla luna” è un componimento scritto da Leopardi attorno al 1820 e inserito nell’edizione dei
Canti del 1831. L’aggiunta degli ultimi versi è stata fatta nell’edizione postuma del 1845. A
distanza di un anno il poeta torna a contemplare la luna che sovrasta la collina e rinnova la
stessa sensazione di commozione di fronte alla natura, provata nella passata circostanza.
Anche allora la sagoma della luna, il suo volto diafano gli appariva “nebuloso e tremulo” per
le lacrime che gli sgorgavano dagli occhi, perché la vita per lui era “travagliosa”, segnata dal
dolore come purtroppo è anche ora. Eppure il ricordo del passato, pur nel permanere della
sofferenza, gli è di conforto, anche se si accompagna a sensazioni tristi e anche se l’affanno
esistenziale ancora dura.La poesia è composta in endecasillabi sciolti e parte con
l’invocazione alla luna. Leopardi sceglie il lessico e il tono della poesia d’amore in un modo
quasi petrarchesco. Ricordando tantissimo un passo dell'Ortis «O luna! Amica luna»,
Leopardi, spendendo parole dolcissime verso la sua interlocutrice (la luna), quasi come se si
stesse rivolgendo alla donna amata, instaura un monologo con essa definendola “graziosa”
e successivamente sua diletta «mia diletta luna».Poi subentra la malinconia: il poeta, tornato
a distanza di un anno nei “luoghi dell'infinito”, osserva commosso la luna che, muta e
silenziosa, metafora della sua vita infelice, suscita nel poeta malinconia e nostalgia dei tempi
passati.
Questo componimento ha più di un punto in comune con “L’infinito”, a partire dalla forma e
dal periodo in cui è stato composto. Le due poesie sono accomunate anche dalla brevità e
dalla densità di significato in così pochi versi, così come dalla presenza in entrambi di un
colle.
La luna, inoltre, regna sovrana anche nella poesia “Sera del dì di festa”, a sottolineare come
la componente romantica data dal cielo e dall’astro notturno non manchino praticamente mai
nell’espressione artistica del poeta.
Tutta la poesia è strutturata strutturata sull’opposizione tra passato e presente, sebbene i
sentimenti permangano uguali il poeta trova un po’ di consolazione nel ricordo. Proprio il
ricordo permette di avere il tono dolce e pacato di questo testo.
Alla luna può essere diviso in due sezioni. Nella prima (vv. 1-10) il poeta rievoca l'angoscia,
il pianto e la propria immutata situazione. Nei primi cinque versi prevale la funzione
persuasiva della lingua con l'invocazione alla luna (O graziosa luna), poi gradualmente si
afferma la componente emotiva (Ma nebuloso e tremulo dal pianto...). In particolare
l'enjambement dei versi 8-9 conferisce forza connotativa all'aggettivo (travagliosa / era mia
vita) e dà rilievo al dolore: è più importante il carattere "travagliato" della vita che la vita in sé
medesima. In questa scelta stilistica emerge la tendenza tipicamente leopardiana e
romantica a considerare il dolore come valore assoluto. Il verso 9, nella sua rapida sintesi
dell'immutato tormento del poeta (era mia vita: ed è, né Cangia stile), corrisponde al
momento di maggiore drammaticità. Nella seconda sezione (vv. 10-16) la riflessione sulla
dolcezza del ricordo trasforma l'angoscia in malinconia e chiude in perfetta simmetria la
lirica, riprendendo nel verso 15 il motivo della ricordanza (il rimembrar delle passate cose)
introdotto nell'incipit (O graziosa luna, io mi rammento).Il tema di questo breve idillio è la
ricordanza, il ritrovare nella memoria il passato, fatto sia di momenti felici che infelici, per
riscattarne l'oblio e inserirli in una dimensione che tende all'eterno.

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