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Giacomo Leopardi

● Vita
Giacomo Leopardi nasce a Recanati il 29 giugno del 1798. È il primo figlio del Conte monaldo e
della Marchesa Adelaide antici.
Per via delle speculazioni Finanziarie di monaldo la famiglia fu al limite del collasso economico.
Quindi la gestione del patrimonio passa la moglie, che riuscì a sollevare la famiglia
economicamente. La durezza della madre incide su Giacomo profondamente, e degli ne fornirà
un ritratto inquietante.
Un anno dopo Giacomo nashi secondogenito, Carlo, e nel 1800 Paolina. Degli altri sette fratelli
nati in seguito sarebbe sopravvissuto solamente l'ultimo.
Tra le caratteristiche più importanti è il rapporto diretto di Giacomo con la ricchissima biblioteca
paterna, che comprendeva testi letterari, italiani stranieri, nonché molti dei principali autori
dell'illuminismo francese.
Tra il 1809 al 1816 si svolgono quei “7 anni di studio matto e disperatissimo”, come descrive
Leopardi, che gli costarono irreparabili danni alla sua struttura fisica.
Giacomo si impossessa delle lingue classiche. Nascono le prime prove poetiche due tragedie e
Altri testi creativi, e numerosi esercitazioni nel campo dell'erudizione, della filosofia della morale
della logica. Giacomo Traduce anche classici: Omero, Esiodo, Orazio e Virgilio. Nel 1813 è
pubblicato ​la storia dell'astronomia​, nel 1815 ​il saggio sopra gli errori popolari degli antichi​.
Intorno al 1816 Si colloca quel periodo chiamato dallo stesso Leopardi, c​onversione letteraria,
ossia che all'amore dell'erudizione si sostituisce cioè una più accesa consapevolezza dei valori
artistici.
In realtà entra in crisi l'intero equilibrio esistenziale del giovane Giacomo, che inizia a percepire
la ristrettezza culturale e l’insufficienza affettiva dell'ambiente familiare.
Nascono i primi risultati di rilievo: illido l​e Rimembranze​ e la cantica ​l'appressamento della morte​.
Il 18417 fu un anno decisivo in quanto iniziano a corrispondenza con l'illustre letterato Piacentino
Pietro Giordani che lo incoraggiò. Inizia a fissare le sue prime osservazioni all'interno di un diario
che formerà lo ​Zibaldone ​(1817 e 1832). Nello stesso anno si innamora della cugina Gertrude
Cassi Lazzari. Nascono un'elegia che verrà accolta nei canti con il titolo ​Il primo amore e il
cosiddetto diario del primo amore ​nel quale Giacomo nana analizza con finezza psicologica gli
effetti sul suo animo di quelle esperienze inedita.
Tutte queste caratteristiche rafforzano il desiderio di affermazione individuale di Giacomo e di
conseguenza la rottura con le posizioni cattoliche reazionarie della famiglia del padre.
Nel 1818 scriverà ​il discorso di un italiano intorno alla poesia romantica e non che le due ​canzoni
civili.​
Giacomo Tenta la fuga nel luglio del 1819, ma fu scoperto dal padre e di conseguenza verrà
riportato a casa e si ritroverà in uno stato di depressione. Tra il 1819 e il 1822 la famiglia lo
avrebbe voluto avviarlo alla carriera ecclesiastica.
Allo Zibaldone aggiunge un gran numero di riflessioni che segnano la sua cosiddetta
conversione filosofica​, e cioè l'adesione ha una concezione materialistica e atea.
La ricerca poetica si svolge su due principali filoni: la poesia sentimentale degli Idilli e la poesia
impegnata delle grandi canzoni civili.
Nel novembre del 1822 si reca a Roma dove però una grande delusione: i monumenti della
latinità lo lasciano indifferenti. Nel 1823 fa Dunque ritorna Recanati dove Si getta di nuovo
nell'elaborazione filosofica e nella scrittura, aprendo una posizione di Combattivo pessimismo.
Alla poesia da provvisoriamente Addio con ​la canzone alla sua donna,​ e nel 1824 con la
composizione delle ​operette morali,​ dove critica con pungente ironia l'ideologia ottimista del suo
tempo e rappresenta la propria con sconsolata visione della condizione umana.
Nel 1825 Leopardi si trasferisce a Milano. L'editoria Stella gli impegni alcuni progetti editoriali.
Nel lasceranno in particolare un commento al canzoniere petrarchesco, nonché due antologie
della letteratura italiana (una crestomazia, antologia, italiana della prosa della poesia).
Vive anche tra Milano e Bologna, in quest'ultima città dedica un'epistola al Conte bolognese
Carlo Pepoli, che interrompe il silenzio poetico degli ultimi anni.
Intanto alcune operette escono sull'antologia, una rivista dei moderati fiorentini che ruotava
intorno a Pietro viesseux, ma Leopardi declina l'invito di collaborare nonostante però partecipi al
suo salotto. Si stabilisce poi a Firenze Ma l'ambiente Fiorentino cattolico moderato lo separano
però tanto dalle sue posizioni ideologiche quanto artistiche
Nel 1827 pubblica a Milano dall'editore Stella le operette morali. Nello stesso anno si trasferisce
a Pisa, città in che lo ha incantato, e questo momento favorisce il ritorno alla scrittura poetica: nel
1828 scrive Risorgimento e a Silvia, aprendo le stagioni del ciclo Pisano recanatesi(chiamate sia
anche i grandi idilli).
Lettera a Recanati fra il 1828 e il 1830, 16 mesi di insopportabile depressione. Leopardi
compone altri quattro grandi canti
● Le ricordanze
● La quiete dopo la tempesta
● Il sabato del villaggio
● Il Canto notturno di un pastore errante dell'Asia
Spero di vincere con le operette morali il premio bandito dall' Accademia della Crusca ma non ci
riuscirà a punto alcuni amici lo invitano a Firenze dove lui si trasferirà nel aprile del 1830
lasciando Recanati E dove non mi ritornerà più. Stringe amicizia con Antonio Ranieri e intanto si
innamora di Fanny targioni tozzetti punto per lei scrive
● il pensiero dominante,
● l'amore e morte,
● a se stesso
● Aspasia
Fanno parte del ciclo di Aspasia.
Nel 1831 da la prima edizione dei canti punto nel 1832 consegna l'ultimo appunto del Zibaldone
che conta quasi 5000 pagine. Nel ottobre del 1833 si trasferisce nel 1831 da la prima edizione
dei canti punto nel 1832 consegna l'ultimo appunto del Zibaldone che conta quasi 5000 pagine.
Nel ottobre del 1833 si trasferisce definitivamente a Napoli, con le condizioni di Leopardi che
peggiorano progressivamente.
All'interno della visione napoletana B è una Severa critica al mito del Progresso e alla fiducia
della Scienza e della Tecnica. All'interno della vita sociale si concentrano i pensieri, redatti Da
Ranieri tra il 1831 il 1835. Ai moti rivoluzionari del 20 21 del 1831 a cui dedica la spietata analisi
allegorica dei Paralipomeni della Batracomiomachia. Contro la fiducia del Progresso bianche
ironica palinodia, ossia un nuovo canto dove viene ripreso il contenuto di una poesia precedente,
al Marchese Gino Capponi. Contro gli spiritualisti napoletani È diretta la satira i nuovi credenti.
L'unica di tende le opere approvate d'autore saranno redatti uscite a seguito della sua morte nel
1845 a Firenze per cura di Ranieri. 3836 37 Leopardi Ranieri e sua sorella, Paolina, vivono fra
Torre del Greco e Torre Annunziata. Leopardi Componi in questo periodo gli ultimi 2 canti
● il tramonto della luna
● La Ginestra o il fiore del deserto.
Leopardi muore a Napoli nel 1837

A SILVIA
È una canzone composta da 6 strofe con endecasillabi E settenari oltretutto è privo di uno
schema metrico

Si rivolge a ​Silvia chiedendosi se si ricorda ancora il tempo della sua vita perché consapevole del
fatto che è morta. Se si ricorda di quando la bellezza splendeva di quando i suoi occhi erano
felici E fuggitivi, quest'ultimo aggettivo indica la timidezza. Inserisci un aggettivo stonato per
indicare il fatto che quest'ultima sia comunque morta e quindi un limitare, è un antitesi. Immagina
la giovinezza come una scala da cui inizia l'effettiva della sua nuova vita.
Suonavano nelle stanze Il canto della donna che non finisce mai,​ è un'iperbole. ​quando faceva le
opere femminili, cucito pulire punto e virgola sedeva molto felice di quel vago avvenire che aveva
in mente. Era maggio odoroso e della solita trascorrere così il giorno.

concetto del vago, in quanto pessimista dice che ciò che non conosciamo è completato
dall'immaginazione quindi a qualcosa che porta piacere ma alla fine delude.

Leopardi si concentrava sullo studio piacevole lasciando alcune volte le carte. Quando spendeva
la giovinezza a studiare. Sui balconi della casa paterna mi porgeva le orecchie ascoltando la
voce di Silvia e delle maniche tessevano. Guardava il cielo e le vie degli Orti le strade il mare e i
monti punto una persona un può dire ciò che si prova

Sudate carte e faticosa tela sono un ipallage, un aggettivo che non viene riferito al sostantivo
semanticamente è legato ma ad un altro sostantivo vicino. Descrizione del paese recanatese e
numerose riferimenti alla giovinezza.

Che pensieri dolci che speranze, che emozioni, o Silvia mia Punto quanto bella appariva la vita
punto quando mi ricordo di così tanta speranza una sensazione di sconsolatezza mi prende e
torno a soffrire per la mia Sventura. O natura o natura perché non rendi ciò che hai promesso
punto interrogativo perché Inganni tuoi figli.
Leopardi si rivolge direttamente alla natura chiedendo il perché di quest'ultima non mantenga le
promesse su una speranza dell'uomo, i figli tuoi.

Tu Silvia prima che l'inverno arrivi eri combattuta è vinta da una malattia non curabile punto
morivi poverina. E non vedrai la tua giovinezza, non se addolcirà il cuore dai complimenti di
coloro che tu ami, sguardi schivi di chiami. Non parlerai d'amore Nei giorni festivi.

Leopardi parla di questa Silvia la quale è morta di una malattia incurabile ossia di tubercolosi,
ritenuta la malattia del secolo insieme alla sifilide. Oltretutto si afferma la speranza di Silvia di
poter vivere Tutte queste esperienze della sua vita ma che non ha potuto vivere in quanto è
morta.

Con la morte di Silvia è morta la speranza di Leopardi all'interno di questa strofa non si capisce
con chi Leopardi indirizzo del proprio discorso o con Silvia o con la speranza, concentrandosi
però sul fatto che non vi è alcun tipo di speranza.
Si chiede Poi se questo è il destino di tutta l'umanità. Successivamente torna a parlare della
morte di Silvia

CANTO NOTTURNO DI UN PASTORE ERRANTE DELL'ASIA


Composto tra il 1829 1830, Leopardi si riferisce all'interno di questo però all'uso dei Pastore
kirghisi, una popolazione mamma di origine mongola, che trascorrevano le note seduti su una
rivolta alla luna, improvvisando parole tristi su melodie malinconiche. Quest'opera riprende la
poesia di Percy Shelley, to the Moon.

Che fai Luna nel ce l'ho? Dimmi che fai silenziosa Luna? Sorgi la sera e vai contemplando i deserti. Ancora non
sei stanca di fare lo stesso giro. Non hai ancora disgusto, di vedere queste Valli. La vita della Luna somiglia la
vita del pastore.
Ispirandosi all'Opera di Percy Shelley Leopardi si chiede se la luna non sia stanca di ripetere tutti
i giorni lo stesso giro, se non è soddisfatta ispirandosi all'Opera di Percy Shelley Leopardi si
chiede se la luna non sia stanca di ripetere tutti i giorni lo stesso Giro. Non diamo un ambiente
recanatese in quanto vi è una rappresentazione di un deserto. L'opera inizia con un apostrofe
che il pastore indica la luna. Verso 9:10 vi è un anadiplosi una duplicazione della parola vita.

Il pastore si alza all'alba muovendo il gregge fra le fonti e l'erba. Poi stanco si riposa e altro mai non fa. Dimmi
Luna A cosa serve il pastore la sua vita è come a te serve la tua? Dimmi che scopo a questo breve viaggio senza
meta rispetto al tuo corso immortale.
La vita del pastore viene rappresentata come la vita della luna. Vi è un'antitesi negli ultimi due
versi che rappresentano rispettivamente la brevità all'immortalità della vita. Lo scopo della ditta è
privo di senso.

Un vecchio bianco di capelli, malato, mezzo vestito e scalzo, parto un grandissimo a fardello sulle spalle, per
montagne per Valle, tramite sassi Aguzzi la sabbia, le steppe, il vento, la tempesta si ha quando fa caldo e
quando fa freddo. corre e scavalca gli ostacoli e poi si è fretta senza mai fermarsi o riposarsi, ferito e
sanguinante, fino a che non arriva Dov'è la strada e la fatica Si rivolgono: in un abisso orrido immenso dove si
precipita nell'oblio. Questa è la vita mortale.
Via l'inizio della metafora che descrive cos'è la vita mortale usando un vecchio che rappresenta
la precaria. Questa parte rappresenta una critica all'ottimismo il progressismo in quanto la vita
dell'uomo è mortale e dolorosa

l'uomo nasce con fatica, anche la nascita È un rischio per la morte. Prova sia tormento che pena è appena nato
la madre il padre lo devono consolare del suo pianto. Mentre cresce i due genitori lo sostengono sempre con
gesti e parole e lo rincuorano e lo consolano dello Stato umano. I genitori hanno l'incarico più gradito, perché
danno alla luce che un figlio che dovranno puoi consolare? La vita e disgrazia perché si continua a vivere.
Viene descritto il dolore della nascita Ely in carico dei genitori che il consolare i figli.

Vergine Luna Questa è la condizione della vita umana Ma tu sei immortale e forse non ti interessa e non riesci a
capire.

Tu sei solitaria eterna, viaggiatrice, così pensosa forse capisci il nostro patire, sospirare, che sia questo morire,
questo impallidire del volto, e venir meno di ogni compagnia senza le persone amate. tu certo comprendi
nella precedente strofa viene utilizzato un Forse per poi affermare con certezza che la Luna
comprenda il disagio umano. Afferma che morire senza le persone amate è il dolore per gli altri
di perderci. Viene molto una rappresentazione di ciò che la morte.

Capisci perché delle cose le vedi punto tu sai di certo quale sia il dolce amore della Primavera, a che cosa serve
l'universo. Tante cose Tu sai cose che il pastore non sa punto quando ti guardo sulla pianura deserta che
all'orizzonte non si vede la fine tra il cielo e la pianura. Quando io cammino e vedo la luna camminare con me.
Forse la luna conosce il senso della vita e della natura ma non glielo rivelerà mai.
Guardando il cielo e le stelle penso a cosa servono gli altri? Cosa vuol dire questa solitudine immensa? Cosa
sono punto interrogativo di tutti con gli esseri creati, di tutte le cose che si fanno, si gira per portare al punto di
inizio punto tu di certo saprai conosci tutto.io questo conosco e sento.
Invia un Climax ascendente di domande importanti per arrivare al culmine della domanda di Che
cos'è l'uomo. Si chiede il perché di tutto e all'interno di verso 90 è presente uno simero Ostia che
gli universi è rappresentato come una stanza infinita. Vengono rappresentate le caratteristiche
dell' Universo per poi concludere dicendo che tutto è vano perché si deve muovere per poi
tornare al punto iniziale.

Ho mio gregge che ti riposi, o Beato a te, che non conosci la tua infelicità. Quanto ti invidio. non solamente
perché sei senza sofferenza, scordi subito ogni stento, ogni danno, ogni timore benché forte ma soprattutto
perché non provi mai noia. Quando tu stai all'ombra, sopra l'erba, tu sei calmo e ha pagato, e trascorri senza noi
a gran parte dell'anno in Tale condizione. Ed io pure sto sull'erba all'ombra e però non sensazione angosciosa mi
occupa la mente è un bisogno quasi che mi stimola quando sono fermo a trovare pace riposo. Eppure non
desidero nulla e non ho per il momento ragione di pianto. Di che cosa ho quanto tu vada non so certo dire, ma
sei fortunato. E anch'io Godo poco, nei mi lamento soltanto di questo punto se tu sapessi parlare io ti chiederei:
Dimmi perché giacendo comodamente senza far nulla ogni animale si appaga. Se io già c'ho a riposarmi la noia
mi assale.
Tesò risposta in zona il significato dell'esistenza Rivolgendosi prima la luna e poi al gregge.
L'ipotesi della felicità che afferma in quanto quest'ultime non hanno alcun tipo di preoccupazione
non si fanno delle domande. La luna sa rispondere alle domande di senso mentre le pecore
evitando di Porcell e quindi li ho fatti ipotizzano che siano felici. Gli uomini in generale si fanno
domande molto spesso però non riescono a trovare risposte ma solo formulare ipotesi.
Importante riferimento della parola tedio che è una noia esistenziale.

Forse se io avessi le ali per volare sulle nuvole virgole contare le stelle ad una ad una, o viaggiare da Monte a
Monte come il tuono sarei più felice, mi amato gregge sarei più felice, mia candida luna. O forse il mio gregge si
discosta dalla verità, riflettendo sulla condizione altrui: forse il giorno della nascita e funesto per chi nasce, in
qualsiasi forma è condizione, Dentro Una tana o dentro una culla.
Passando dalla descrizione gli uccello Denis smontata la precedente affermazione delle
precedenti strofe con una contestazione Alida romantica. Leopardi afferma che la speranza del
congetture fin qui avanzate sulle forme di vita felici sono quindi Vane. Non basterebbe essere
come la luna e vedere come dall'alto in essere animale vivere senza coscienza per essere
probabilmente felici.

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