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GIACOMO LEOPARDI

Nasce nel 1798 a Recanati, vive in un ambiente


familiare rigido e bigotto il padre era il conte
Monaldo, il rapporto tra genitori e figli sono freddi e
formali. Trovò rifugio nei libri e nello studio, imparò
da solo il greco e latino, ma lo studio produce effetti
negativi sulla sua salute.
A 19 anni strinse amicizia con Pietro Giordani,
Giacomo si sente finalmente capito gli confida il suo
disgusto per la sua casa. Matura un distacco
definitivo delle idee politiche e religiose del padre.
Monaldo spaventato dalle idee del figlio e
preoccupato per il peso economico per mantenerlo
fuori casa blocco ogni suo progetto di emancipazione.
Nel 1819 Giacomo chiede di nascosto il passaporto
per fuggire da Recanati, ma il tentativo di fuga
venne scoperto. In quel periodo reclusione e di
tristezza, compone le prime opere veramente sue
tra cui l’infinito, la sera del di la festa.
Nel 1825, va a milano su invito dell’edirore Stella.
Nel 1830 gli amici toscani gli offrono un assegno
mensile per consentirgli di vivere a Firenze per un
anno. si innamora di Funny Trgioni Tozzetti. A cui
dedica le poesie del “ciclo di aspasia”, stringe
amicizia con Antonio ranieri.
Nel 1836 pubblica l’edizione definitiva dei canti.
A Silvia
Scritta nell’aprile del 1828, è una poesia del ricordo ossia
non realistica, ma evocativa che mette risalto l’nteriorità
del poeta.
Silvia il simbolo della giovinezza e probabilmente Leopardi
scrive questa poesia prendendo spunto dalla morte della
figlia del suo cocchiere Teresa bocci.
Il nome Silvia può essere associata la parola selva ossia
una figura evocativa bella e con molte sfaccettature come
il bosco e la selva. Questa lirica è improntata sul linguaggio
del vago: la figura di Silvia è vaga, non ci sono indicazioni
concrete, Leopardi fa un discorso generico e sfumato e
parla solo degli occhi e dei pensieri della ragazza, anche il
mondo esterno è privo di caratteristiche fisiche tangibili.

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