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GIACOMO LEOPARDI

Giacomo leopardi nasce il 20 giugno 1798 a Recanati, all’epoca uno dei borghi dello stato pontificio. La sua famiglia
faceva parte della nobiltà terriera marchigiana. Il padre era un uomo colto, ma di una cultura attardata e accademica,
ostile a tutte le idee nuove.

Giacomo cresce in questo ambiente bigotto e conservatore che influenzò le sue idee e i suoi orientamenti. Viveva in
casa un’atmosfera autoritaria, priva di confidenza e affetto. Viene inizialmente istruito da precettori ecclesiastici, per
poi continuare i suoi studi da solo in “sette anni di studio matto e disperatissimo”. Acquisisce un’estesissima cultura:
studia il latino, il greco e l’ebraico.

Le prime opere sono contrassegnate da una cultura arcaica e superata, inspirata ancora a modelli arcadico-illuministici.
Ma tra il 1815-16 si ha la sua conversione dall’erudizione al bello.

Fondamentale nella sua formazione intellettuale è la conoscenza con Pietro giordani, intellettuale di orientamento
classicistico, ma di idee democratiche e laiche. In lui trova quella confidenza affettuosa che manca nel suo ambiente
familiare.

Nell’estate del 1819 tenta la fuga dalla casa paterna, ma viene scoperto e sventato. Lo stato d’animo dovuto a questo
fallimento lo allontana anche dallo studio, cade quindi in una malinconia e in uno stato totale di prostrazione e aridità.
Da qui percepisce la nullità di tutte le cose, che diventa il centro del suo sistema pessimistico.

Questa crisi del 1819, segna il passaggio dal bello al vero, dalla poesia dell’immaginazione alla filosofia. Con l’infinito
inizia la stagione più originale della sua poesia, portando avanti anche la stesura dello zibaldone che è il suo diario
intellettuale.

Nel 1822 può finalmente uscire da renacanati, si reca quindi a roma , ma gli ambienti letterali di roma gli appaiono
vuoti e meschini. Torna a recanati e si dedica alla stesura delle operette morali.

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