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GIOVANNI PASCOLI

Vita
Giovanni Pascoli nacque il 31 dicembre del 1855 a San Mauro di Romagna , da una
famiglia della piccola borghesia rurale,di condizione agiata.La sua eraa una tipica
famiglia patriarcale, molto numerosa: Giovanni era il quarto di dieci figli.Ma ,l’equilibrio
venne interrotto da una tragedia, che inciderà sull’esistenza del poeta:il 10 agosto del
1867 Ruggero Pascoli, il padre di Giovanni venne ucciso a fucilate, probabilmente da
un rivale che aspirava a prendere il suo posto di fattore.I sicari e i mandanti non furono
mai individuati sia per l’omertà delle genti sia per l’inerzia delle indagini e Pascoli trovò
questo profondamente ingiusto.
Dovettero affrontare anche delle difficoltà economiche e per questo dovettero trasferirsi
a Rimi, dove il fratello maggiore Giacomo trovò lavoro e assunse un ruolo paterno.
Dopo questo lutto ne seguirono altri :morì la madre, la sorella maggiore, poi la madre ,
poi i suoi due fratelli (Giacomo e Luigi).
Sin dal 1862, insieme ai suoi fratelli entrò nel collegio degli Scolopi ad Urbino, dove
ricevette una formazione classica, che sarà alla base della sua cultura.Ma, nel 1871, a
causa delle ristrettezze della famiglia, dovette lasciare il collegio, ma grazie alla
generosità di un professore, riuscì a terminare gli studi.Grazie ai buon risultati ragiunti,
ottenne una borsa di studio presso l’Università di Bologna, dove frequentò la facoltà di
lettere.
Negli anni universitari si avvicinò al partito socialista ma, fu arrestato perchè partecipò a
delle manifestazioni contro il governo;dopo questa esperienza, per lui traimatica,
determinò il suo distacco dalla politica militante.
Dopo essersi laureato, intraprese la carriera di insegnate liceale e quando si trasferì a
Massa richiamò le sue sorelle per ricostruire il ‘nido familiare’.
L’attaccamento morboso alle sorelle nascondono la fragilità della struttura psicologica
del poeta che, influenzato dai suoi traumi infantili, cerca protezione nel nido dalla realtà
esterna,che gli provoca paura .Si unisce anche il ricordo ossessivo dei suoi morti che
incidono sul suo rapporto con la vita di relazione, che viene vista come un tradimento.
Non vi sono relazioni amorose nell’esperienza del poeta, che conduce un’esperienza
volutamente casta:c’è un desiderio di avere un suo ‘nido’, in cui esercitare il ruolo di
padre, ma il legame ossessivo con il ‘nido’ infantile gli rende impossibile la realizzazione
del sogno.La vita amorosa ha un fascino torbido, misterioso , ma è qualcosa di proibito,
da vedere solo da lontano.
Le esigenze affettive del poeta sono soddisfatte dalle figure delle sorelle, che rivestono
una funzione materna.Infatti, il matrimonio di Ida viene visto da Pascoli come un
tradimento, infatti determina in lui una reazione spropositata, con vere manifestazioni
depressive.
Questa complessa situazione affettiva del poeta è una premessa per penetrare nel
mondo della sua poesia ed è una chiave necessaria per cogliere il carattere turbato e
tormentato che si cela dietro la celebrazione delle piccole cose e delle realtà più
semplici.
Dopo il matrimonio di Ida, Pascoli prese in affitto una casa a Castelvecchio di Barga,qui
trascorreva lunghi periodi a contatto con il mondo della campagna che costituiva un
Eden di serenità e pace.Una vita apparentemente serena, ma in realtà turbata
nell’intimo da angosce e paure, soprattutto quella della morte.
Nel 1895 intraprese la carriera di professore presso diverse Università : Bologna,
Messina, Pisa.
All’inizio degli anni Novanta aveva pubblicato la prima raccolta di liriche ‘Myricae’ , poi
nelle edizioni successive si ampliava sempre più.Uscirono ‘Poemetti’,’Canti di
Castelvecchio’, ‘Poemi conviviali’; dal 1892 vinse la medaglia d’oro al concorso di
poesia latina ad Amsterdam, sfoggiando le sue doti nella lingua antica.Negli ultimi anni
assunse la carica dipoeta civile,che si assunse il compito di celebrare glorie e miti in
una serie di discorsi ,tra cui ‘La grande proletaria s'è mossa’.
Il poeta si trasferì per le cure al cancro allo stomaco a Bologna , ma si spense poco
dopo il 6 aprile del 1912.
La visione del mondo
La formazione di Pascoli fu essenzialmente positivistica, dato il clima che dominava
negli anni in cui egli compì i suoi studi liceali e universitari; è visibile nella precisione in
cui egli usa la nomenclatura ornitologica e botanica (impostazione scientifica) e come
affronta i temi astrali.
Ma in Pascoli si riflette quella crisi della scienza che caratterizza la cultura di fine
secolo:oltre i limiti della conoscenza si apre l’ignoto, il mistero , verso il cui animo si
protende ansioso e teso.Questa tensione verso ciò che trascende si configura in
Pascoli come nostalgia e l’ideale di fraternità,
Il mondo nella visione pascoliana appare frantumato, disgregato e non esistono
gerarchie d’ordine fra gli oggetti: ciò che è piccolo si mescola con ciò che è grande, il
minimo può essere ingigantito…
Gli oggetti hanno un rilievo fortissimo nella poesia pascoliana : i particolari fisici sono
filtrati dalla visione soggettiva del poeta e si caricano di valori allusivi e simbolici,
rimandando a qualcosa che va oltre l’ignoto e nascondono messaggi misteriosi e
affascinanti (simbolismo, che deriva dal Decadentismo).
La precisione con cui Pascoli designa fiori, piante, uccelli, permette di attingere
all’essenza segreta delle cose.
Si instaura una corrispondenza tra le cose, che possono essere colte mettendo da parte
la razionalità e utilizzando il filtro del sogno.
La poetica
Dalla visione del mondo scaturisce la poetica pascoliana , che trova la sua formulazione
più compiuta nel saggio ‘Il fanciullino’ pubblicato sul ‘Marzocco’ nel 1897.L’idea centrale
è che il poeta coincide con il fanciullino che vede tutte le cose come la prima volta, con
ingenuo stupore e meraviglia.La metafora del 'fanciullino' ha radici romantiche, infatti i
poeti romantici furono i primi a stabilire l’equivalenza tra fanciulli e primitivi e ad esaltare
il loro modo ingenuo di rapportarsi al mondo.Pascoli riprende questa concezione in una
direzione decadente :il poeta-fanciullo ci fa sprofondare immediatamente nell’abisso
della verità, senza mediazioni.Inoltre, il 'fanciullino’ scopre attribuisce alle cose delle
somiglianze con il reale, spinge lo sguardo oltre le apparenze e gli permette di attingere
all’ignoto e di esplorare il mistero.
Il poeta, con le sue poesie, non vuole assumere il ruolo di consigliatore e
ammonitore,non si propone obiettivi civili, morali, pedagogici; la poesia deve essere
‘pure’, spontanea e disinteressata , in modo da ottenere effetti di utilità morale e sociale.
Il sentimento poetico , dando voce al fanciullino che è in noi,reprime gli impulsi violenti
che sono propri degli uomini e induce alla bontà, all’amore e alla fratellanza.Nella
poesia pura del fanciullino è implicito un messaggio sociale,l'utopia umanitaria che
invita all’affratellamento di tutti gli uomini,al di là delle barriere di classe e di nazione che
li separano e li contrappongono gli uni agli altri.
Pascoli reputa ricchi non solo gli argomenti elevati e sublimi , ma anche quelli più umili
e dimessi.A questo principio il poeta si attiene alla sua attività poetica, proponendosi sia
come cantore delle realtà più umili e dismesse, scoprendone il valore segreto ed
elevandole , sia come celebratore delle glorie nazionali.
Myricae
La prima edizione della raccolta ‘Myricae’ è stata pubblicata nel 1891 contenente 22
poesie dedicate alle nozze di amici.Il volume si amplò dalla seconda edizione del 1892
che conteneva 72 componimenti; nel 1897 i testi arrivarono a 116 e nell’ultima edizione
del 1900 le poesie erano 156.
Il titolo è tratto dalla IV Bucolica di Virgilio, nella quale proclama l’intenzione di innalzare
il tono del suo canto,perchè non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici (non
omnes arbusta iuvant humilesque myricae).Pascoli assume invece le umili piante come
simbolo delle piccole cose che vuole porre al centro della poesia.
Si tratta di componimenti molto brevi, che all’apparenza si presentano come quadretti di
vita campestre, con gusto impressionistico ; ma i particolari su cui si focalizza il poeta si
caricano di sensi misteriosi e suggestivi .
Le atmosfere evocano l’idea della morte ed uno dei temi più frequenti è il ritorno dei
morti familiari, delineando una sorta di romanzo familiare che è il nucleo della sua
visione.
Analizzando i suoi testi si può evincere l’uso del novenario, non molto diffuso nella
tradizione italiana, di onomatopee, di un linguaggio analogico e la sintassi frantumata.
Le soluzioni formali
Il nuovo modo di Pascoli di percepire la realtà si traduce in soluzioni formali innovative,
che aprono la strada alla poesia novecentesca.
La sintassi di Pascoli è diversa da quella della tradizione poetica italiana, modellata sui
classici e fondata sulla gerarchia di proposizioni principali,subordinate, coordinate.Nei
suoi testi prevale la coordinazione,l’uso di brevi frasi allineate senza rapporti gerarchici,
collegato tra loro per asindeto;a volte le frasi sono ellittiche, mancano del soggetto o del
verbo,o assumono uno stile nominale.La sintassi traduce la visione del mondo
pascoliana , che vuole scendere nel profondo dell’essenza delle cose, che scompone i
rapporti gerarchici.
Pascoli non usa un lessico normale, fissato in un unico codice , tipico della tradizione
italiana fin da Petrarca, ma mescola tra loro codici linguistici diversi, tratti dai settori più
disparati.Si tratta di un principio elaborato nel Fanciullino:il poeta vuole abolire la lotta
fra classi di oggetti e di parole.Per questo troviamo nei suoi testi sia termini preziosi e
aulici , sia termini gergali e dialettali, riferimenti alla realtà campestre ;introduce una
precisa terminologia botanica e ornitologica, per indicare le varietà di alberi, uccelli,
fiori,alcuni termini inglesi italianizzati (‘’baschetto’’ per basket), termini dimessi e
quotidiani.
Grande rilievo hanno nella poesia pascoliana gli aspetti fonici, i suoni che compongono
le parole.Quelle che colpiscono di più sono le forme “pregrammaticali” , cioè quelle
espressioni che non rimandano ad un significato concettuale, ma imitano direttamente
l’oggetto.Sono in prevalenza le riproduzioni onomatopeiche di versi d’uccelli, suoni di
campane;questi suoni si caricano di un valore simbolico, e servono ad arrivare
direttamente all’oggetto ,evitando le mediazioni logiche del pensiero.Oltre le
onomatopee,le parole usate da Pascoli possiedono un valore fonosimbolico , tendono
ad assumere un significato di per se stessi, senza rimandare al significato della parola
stessa.
La metrica pascoliana è apparentemente tradizionale, nel senso che usa i versi più
consueti della poesia italiana(endecasillabi,novenari..), ma sperimenta cadenze ritmiche
inedite .Il verso è frantumato , interrotto da numerose pause, incisi, parentesi; la
frantumazione è accentuata anche dall’uso frequentatissimo di enjambements, che
spezzano sintagmi uniti(soggetto-verbo,aggettivo-sostantivo).
Al livello delle figure retoriche , Pascoli usa il linguaggio analogico :usa la metafora, la
sostituzione del termine proprio con uno figurato, che ha con il primo un rapporto di
somiglianza.Ma ,l’analogia pascoliana, non si accontenta di una somiglianza facilmente
riconoscibile :accosta due realtà tra loro remote,eliminando i passaggi intermedi e
identificando immediatamente gli estremi (vertiginoso volo dell’immaginazione).Un
procedimento affine all’analogia,è la sinestesia, che possiede un’intensa carica allusiva
e suggestiva, fondendo insieme diverse emozioni.Vengono introdotte delle espressioni
in cui avviene uno spostamento tra concreto e astratto,dando un maggiore effetto di
indefinitezza (come “nero di nubi”).
Queste soluzioni formali, che introducono innovazioni nel linguaggio poetico
italiano,aprono la strada alla poesia del Novecento;i poeti successivi, specialmente gli
ermetici,usano la sintassi spezzata ed ellittica,la frantumazione del verso,la ricerca di un
valore musicale della parola,l’uso di un linguaggio analogico ed evocativo.

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