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SAGGIO SUL ROMANZO

La nascita del romanzo moderno coincide con la pubblicazione del “Don Chisciotte” di Miguel de Cervantes;
esso, a differenza dei poemi precedenti, è scritto in prosa e, muovendosi dalla polemica nei confronti della
produzione cavalleresca, propone una visione demistificante della realtà: possiamo dire che apre le porte
alla modernità. Cervantes scrisse l’opera rimanendo sempre distaccato dalla tradizione, rifiutò infatti il
principio di imitazione e, all’opposto, conferì al racconto una narrazione grottesca, spinta fino all’assurdo
dal comportamento anacronistico del protagonista. Cervantes riuscì anche a creare una divaricazione fra la
“verità” dei fatti narrati e il trionfo della finzione dando così luogo a una straordinaria allegoria fantastica e
dando molta importanza alla figura dell’ironia.

A partire dal settecento, fino ad arrivare ai nostri giorni, il genere più diffuso è quello del romanzo
borghese: una tipologia di romanzo che esprime i gusti, ma anche gli interessi ideologici e morali della
borghesia. Questo tipo di romanzo nacque in Inghilterra; esso non solo rifiutava le regole dei generi classici
ma si presentava come un genere che non aveva regole, con contenuti e ambientazioni della realtà
quotidiana, stile molto colloquiale e personaggi appartenenti al ceto medio; tra le peronalità più rilevanti si
trovano: Daniel Defoe che scrisse la “Moll Flanders”, storia della scalata sociale di una donna, oppure
Robinson Crusoe che scrisse un racconto sulla riflessione dell’uomo e sulle proprie condizioni essenziale
dell’esistenza; altri scritti con significati più allegorici sono i “Viaggi di Gulliver” di Jonathan Swift, che si
pone domande sulla relatività della condizone umana e “Clarisse” di Samuel Richardson che introduce il
romanzo basato sulla fanciulla perseguitata dal suo seduttore.

Anche in Francia molti importanti illuministi si cimentarono nella scrittura del romanzo, che assunse spesso
significati filosofici, di opposizione e contestazione: molto importante è “Il Candido” di Voltaire, in cui tutte
le azioni compiute dai personaggi sono una sorta di rappresentazione allegorica di ingiustizie e ipocrisie
sociali; non da meno però sono i romanzi epistolari di Montesquieu, come le “Lettere persiane”, in cui
mette in discussione le concezioni della realtà propria dell’uomo occidentale, e gli scritti di Denis Diderot,
come la “Monaca”, dove incentra la narrazione sul problema della narrazione forzata. Al di fuori dell’ambito
illuministico si possono collocare i contenuti erotici e anticlericali del cosiddetto romanzo libertino, di cui il
maggior esponente fu Donatien-Alphonse-Francois de Sade in cui dimostrò che la natura è malvagia ma le
sue leggi vanno seguite comunque.

Un altro tipo di romanzo che ebbe molta diffusione nel settecento fu il romanzo epistolare: quel genere di
romanzo in cui la narrazione delle vicende si compone attraverso le raccolta di una serie di lettere dei
protagonisti stessi. Si possono distinguere due tipi di romanzo epistolare: quello in cui la narrazione si
costruisce attraverso lo scambio di lettere di più personaggi, come avviene nella “Nuova Eloisa” di
Rousseau, e quello in cui la narrazione risulta dalle lettere del solo protagonista, come nel caso del
“Werther” di Goethe e dell’ “Ortis” di Foscolo, dove: nel primo caso si ha una molteplicità di punti di vista
con la descrizione degli avvenimenti da più angolature, mentre nel secondo il testo non è che un monologo
del protagonista che parla solo a se stesso. “I dolori del giovane Werther” esprime l’impossibilità, per
un’anima elevata, d’inserirsi nella mediocrità del mondo borghese, mentre “Le ultime lettere di Jacopo
Ortis”, è più un lungo insieme di meditazioni filosofiche e politiche sulla realtà; quest’ultimo scritto non
apre comunque le porte al modello di romanzo moderno in Italia dato il poco interesse narrativo da parte
dell’autore di costruire un intreccio di eventi . Tutti i romanzi epistolari convergono però in alcuni punti: in
tutti infatti i narratori sono i personaggi stessi e la narrazione è al presente, gli avvenimenti vengono infatti
scritti nel momento in cui vengono vissuti, dando così maggiore immediatezza drammatica. Il romanzo
epistolare è la forma più adatta per poter esprimere il sentimento proprio della cultura settecentesca.

E’ nell’età romantica che in Italia si afferma il romanzo; subito esso conquista il pubblico e diventa il genere
più diffuso e più letto. Molto importante è “I promessi sposi” di Manzoni, che , oltre a risultare il primo vero
e proprio scritto iniziatore della moderna tradizione del romanzo in Italia, afferma anche il genere del
romanzo storico: tipo di romanzo che offre un quadro di una determinata epoca del passato illustrandone
in modo molto approifondito tutti gli usi e costumi. Sono rari in Italia invece i romanzi ambientati in epoca
contemporanea, come i “Cento anni” di Giuseppe Rovani e le “Confessioni di un italiano” di Ippolito Nievo,
che si distanziano dal romazno storico di origine manzoniana descrivendo le vicende psicologiche individuali
sullo sfondo dei grandi processi politici e sociali.

Alcuni dei romanzi citati, come i “Promessi sposi”, sono inoltre rapprensentanti del romanzo di formazione,
uno dei filoni narrativi più importanti all’interno della tradizione del romanzo moderno. Al centro di essi vi
sono i personaggi che, attraverso le loro esperienze, partendo da una situazione di bassa integrazione
sociale, arrivano alla propria maturazione; inoltre molto spesso le figure dei protagonisti sono giovani, essi
rappresentavano infatti tutte le caratteristiche essenziali del settecento e ottocento, cioè quella mobilità e
quel dinamismo che servivano, e che servono tutt’ora in epoca contemporanea, per riuscire e protrarsi
verso il futuro.

Nel corso del settecento si sviluppa, sempre in Inghilterra, il romanzo nero: romanzo antitetico a quello
luminoso e armonioso del classicismo, ricolmo invece di amore per il misterioso e il tenebroso; alcuni
famosi esempi sono il “Frankestein” di Mary Shelley e soprattutto gli scirtti di Edgar Allan Poe con cui il
genere “nero”, incentrato sul mistero, l’orrore e il terrore viene portato ai massimi livelli. In Italia il
romanzo nero comparirà solo nel secondo ottocento e un esempio suggestivo è fornito, ancora una volta,
dai “Promessi sposi”: Lucia si muove infatti tra molteplici scenari, come il monastero pieno di misteri e il
castello dell’Innominato, che si accomunano molto con quelli in cui le sventurate degli altri romanzi
subiscono le proprie sventure; allo stesso modo sia l’Innominato che Don Rodrigo hanno aspetti che li
accomunano alla lontana con i malvagi dei romanzi neri.

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