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La nascita del romanzo in Italia

Le prime esperienze di romanzo in Italia possono essere individuate in una


serie di scritti tra memoria, morale, filosofia, storia, favola che raccolgono le
esperienze novellistiche della tradizione per dar vita a narrazioni complesse
che bene illustrano la necessità di una nuova cultura, quella nata
dall’illuminismo, di trovare una propria dimensione identitaria. Si illustrino
esempi e problemi.

Se mai si voglia cercare una data che stabilisca la nascita del Romanticismo e del
romanzo - ma è un procedimento azzardato in quanto i grand fenomeni culturali
vanno determinandosi lentamente nel tempo - questa potrebbe essere il 1799,
allorquando usciva a Berlino il primo numero della rivista “Athenaeum”, che
annoverava tra i suoi collaboratori i fratelli Schlegel, Novalis, Tieck, Goethe e
Schiller. Costoro si facevano sostenitori di una poesia sentimentale, inquieta,
drammatica - e non invece d’immaginazione qual era quella classica - e la definivano
“romantica” che, termine sorto alla meta del Seicento, aveva conservato fino ad allora
il significato spregiativo di “romanzesco" “fantasioso”.
A diffondere le tesi romantiche in Italia fu la scrittrice francese De Stael con un
articolo Sull’utilità delle traduzioni pubblicato nel 1816 sulla “Biblioteca Italiana” di
Milano. In questo articolo la Stael, mentre criticava come retorica, accademica,
avulsa dalla vita tutta la letteratura italiana contemporanea, invita tutti gli scrittori a
tradurre e conoscere le grandi opere delle letterature moderne straniere. Questa
critica, naturalmente, determinò la risentita reazione della classe culturale ufficiale:
illustri come il Giordani, il Monti risposero polemizzando, e lo stesso Leopardi,
anche se, con qualche ammissione e riconoscimento. Altri scrittori, più giovani non
ancora illustri, e di tutte idee liberali, considerando che le tesi della Stael avrebbero
legato ad un maggiore impegno politica le nostre lettere e pertanto avrebbero giovato
alla causa nazionale, lue accettarono pur cercando di contemperarle con la trazione
letteraria italiana. Da qui nacque “ Il Conciliatore”, periodico di tutta la cultura
illuministica milanese di fine settecento, dove era costante il concetto dell’utilità della
letteratura e della sua funzione civile e politica.
Il più illustre rappresentante del Romanticismo italiano fu Alessandro Manzoni;
certamente, pero, non il più emblematico perché la sua spiccata personalità di uomo e
di poeta, la sua particolare e profonda intuizione dell’esistenza, ili suo mirabile
equilibrio spirituale e la sua formazione culturale, davano una propria fisionomia alla
sua adesione al Romanticismo. Egli, insomma, si muove nell’ambito del
Romanticismo come Dante in quello dello stilnovismo, o come ogni grande scrittore
nell’ambito della corrente o del movimento del quale trae ispirazione.
La più alta espressione dell’arte manzoniana è costituita dal romanzo “I Promessi
Sposi” .
I Promessi Sposi è il primo romanzo storico della letteratura italiana. Il romanticismo
voleva un’arte che si ispirasse alla realtà; ma la realtà quotidiana è umile ed in
contrasto quindi con tutta la tradizione italiana che, per formazione classica
prediligeva toni epici ed eroici. Allora il Manzoni trova il giusto compromesso nella
storia, realtà del passato aulicizzata dal tempo. Il romanzo storico nasce quindi da un
compromesso tra la tradizione antirealistica e l’esigenza realistica del Romanticismo.
Nasce così una vera e propria generazione romantica, o meglio quel complesso di
quegli autori che rimasero più o meno legati alle indicazioni del Romanticismo
italiano: che guardasse alla realtà nazionale e che mirasse a finalità morali e politiche.
Per questo la produzione letteraria di questa prima generazione romantica è quasi
tutta dominato dlla passione politica, facendosi interprete ora dei fatti ora delle
aspirazione del Risorgimento e mirando creare nel popolo una entusiastica coscienza
nazionale. Da cio deriva da una parte la sua caratteristica di letteratura impegnata che
ci riscattava decisamente dalla tradizione degli ozi arcaici, dall’atra il suo valore
pratcistico e quindi nei suoi limiti estetici.
Data la connessione tra politica e letteratura, avviene che gli scrittori si raggruppino
in due scuole o correnti, in funzione di quelle che sono le due direttrici della politica
contemporanea: la scuola liberale e la scuola democratica. Queste due correnti di
pensiero non orientano soltanto la trattatistica politica e la storiografica, ma anche il
romanzo storico ed il dramma storico, in quanto gli autori a seconde della loro
ideologia, cercano nella storia quei fatti e quei momenti che possano avvalorare le
proprie tesi.
Dopo il 1840 la tensione patriottica si allentò perdendo parte di quell’impegno civile
e politico, ed anche religioso e mortale che aveva caratterizzato la prima generazione
romantica. Conseguenza fu che all’aspetto storico-oggettivo del Romanticismo si
preferiva ora quello soggettivo-patetico; caratteristica, infatti, del secondo
romanticismo fu un vago sentimentalismo, una malinconia svenevole , un gusto per
gli atteggiamenti patetici, un insistere sulle descrizioni lugubri.
Nel romanzo storico la storia tende a farsi sempre più contemporanea. Gli autori,
cioè, invece di ispirarsi ad epoche remote preferiscono le età più vicine o addirittura
le età contemporanee. Poiché in tal modo dei fatti storici essi diventano partecipi,
grande importanza assumono le vicende autobiografiche e gli aspetti psicologici.
Questa tendenza si attua appieno nelle Confessioni di un. Italiano di Ippolito Nievo.
La lingua usata dal Nievo, non letteraria ma neanche corrente, non sempre è aderente
al livello intellettuale dei personaggi. Ma come Manzoni aveva risolto questo
problema mediante il ricorso al presunto rifacimento del manoscritto dell’anonimo,
cosi Nievo lo risolse mediante l’espediente della trascrizione dei dialoghi riferiti, non
uditi direttamente.
Nel clima culturale del romanticismo si inscrive anche la critica letteraria di
Francesco De Sacntis: per la sua opposizione alla retorica classicistica e per il
rapporto che mira sempre a mettere in luce tra lo scrittore e lassa società. In un primo
momento era certamente una critica unilaterale ed astratta, in quanto, partendo da
parametri convenzionali ( purità della lingua, perfeziopne del verso, regole retoriche)
giudicava in rapporto ad essi l’opera d’arte. Insoddisfatto di tale impostazione critica,
De Sanctis si dispose ad accogliere la critica contentistica sostenuta dal filosofo
tedesco Hegel, il cui pensiero andava trovando consensi nell’ambiente culturale
napoletano. Ma ben presto De Sanctis doveva persuadersi che anche la critica
contentistica è una critica astratta, fu cosi che pervenne alla sua intuizione critica,
cioè alla critica della forma. L’arte non è ne soltanto contenuto, ne soltanto forma.
CINIERI ANDREA
MATR 0122100593
VIDEOLEZIONI:
1) LE ORIGININ DEL ROMANZO
3) I PROTAGONIOSTI DEL ROMANZO OTTOCENRTESCO ALESSANDRO
MANZONI
4) LA NUOVA CULTURA LETTERARIA NELLA COSCIENZA CRITICA DI DE
SANCTIS

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