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IL ROMANTICISMO

Nel romanticismo è fondamentale la ricerca del sublime.

All’idea di definito si sostituisce l’indefinito → era qualcosa di soggettivo, che


sfuggiva alla realtà oggettiva e che non poteva essere analizzato con l’occhio dello
studioso e dello scienziato tramite un metodo analitico.

Nel romanticismo nasce un nuovo concetto di traduzione → si passa da tradurre


le opere degli antichi a tradurre le opere di intellettuali stranieri contemporanei
(serviva per conoscere le altre culture).

All’interno del romanticismo, soprattutto in Italia, abbiamo diverse correnti di


pensiero → c’era chi era ancora legato al passato e chi invece voleva svecchiare il
romanticismo appoggiandosi e studiando scrittori contemporanei di altri stati.

Al centro del romanzo dell’ottocento c’è sempre la borghesia → nel settecento si


metteva in evidenza l’operosità della borghesia, che aveva come unico obiettivo
quello di fare profitto, nell’ottocento invece si vuole mettere in evidenza il
sentimento della borghesia → non è soltanto il ceto che produce, ma ha anche dei
valori e una morale da diffondere.

La natura cambia radicalmente dall’illuminismo al romanticismo → nell'illuminismo


veniva studiata mentre nel romanticismo diventa specchio d'interiorità del poeta.

Nell’illuminismo il poeta era distaccato dalla natura mentre nel romanticismo il poeta
diventa un tutt’uno con essa → è come se il poeta si fondesse con la natura.

Nel romanticismo la natura non è più un insieme di fenomeni da studiare, bensì un


fenomeno indefinito nel quale immergersi e perdersi.

La natura del romanticismo sovrasta l’uomo ma non è una natura che fa paura → è
una natura buia e tetra che cela un mistero, ma non fa paura, anche se viene
raffigurata nella sua misteriosità.

Nel romanticismo si iniziano a riscontrare delle opere fortemente legate alla


morale cattolica → avviene un ritorno alla morale cattolica, tipica del medioevo (un
perfetto esempio sono “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni).

Il concetto di nazione, che nasce e si sviluppa proprio nel romanticismo, ha delle


radici nel medioevo. Il medioevo infatti è stato il periodo in cui sono nate le prime
monarchie nazionali.
Nel 1816, come abbiamo già visto, viene pubblicato un articolo di Madame de Stael
intitolato “sulla maniera e l’utilità delle traduzioni” → con questo articolo la
scrittrice esortava gli autori italiani a non tradurre più le opere del passato classico,
bensì a confrontarsi con scrittori contemporanei di altre nazioni europee.

Questo articolo è uno dei due manifesti letterari del romanticismo, assieme alla
“Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo” di Giovanni Berchet.

Ci sono state due reazioni opposte a questo articolo → i classicisti si oppongono,


perchè secondo loro il modello di riferimento doveva essere il passato classico,
mentre un'altra corrente di intellettuali si oppone ai classicisti e appoggia Madame de
Stael, perchè voleva svecchiare la cultura italiana, che doveva essere rivolta al
mondo contemporaneo e non più al passato classico. Questi ultimi erano gli
intellettuali romantici.

L’altro manifesto letterario del romanticismo è la “Lettera semiseria di Grisostomo al


suo figliuolo” di Giovanni Berchet.

Il personaggio principale di questa lettera è Grisostomo, che scrive una lettera al


figlio in collegio dandogli dei consigli sulla letteratura del momento. Grisostomo
riporta come esempio la traduzione di due ballate tedesche che parlavano di
leggende popolari della Germania (in questo momento storico era importante
confrontarsi con le altre nazioni). La lettera è semiseria perchè ad un certo punto
Grisostomo dice al figlio “io alla fine scherzo, è meglio che tu traduca le opere degli
autori del passato”.

Berchet vuole mettere in ridicolo la ripresa del passato classico.

Attraverso la finzione letteraria vuole indicare un nuovo percorso letterario e


culturale secondo cui gli autori romantici dovevano impegnarsi a conoscere altre
culture e altre letterature, non rivolgendo più lo sguardo al passato classico.

La poesia dei classicisti veniva definita dai primi romantici italiani come “la poesia dei
morti”.

Berchet nella lettera sostiene che la poesia nasce dal sentimento e


spontaneamente, non dall’imitazione del passato. Il poeta deve perciò tradurre,
analizzare e interpretare gli ideali del ceto borghese, ceto dominante del tempo.

Il linguaggio deve essere orientato verso un nuovo pubblico, molto più aperto e
molto più vasto. La poesia si deve fare portavoce di quelli che sono i sentimenti e gli
ideali non solo della società, ma dell’intera nazione.
All’epoca ogni 15 giorni usciva una rivista chiamata “il conciliatore” → rivista
romantica per eccellenza nata nel 1816. Silvio Pellico interviene nel 1818 con un
articolo dove difende gli ideali romantici.

La letteratura romantica italiana si basava sul vero → aveva una finalità educativa
e pedagogica, doveva impartire degli insegnamenti ed educare il popolo. In Italia la
situazione politica e sociale era diversa dal resto d’europa, perchè la dominazione
austriaca aveva portato il popolo a sviluppare un forte senso di patriottismo.

La letteratura romantica europea aveva invece lo scopo di far evadere il lettore,


attraverso la ricerca del macabro e dell'irrazionale.

L’intellettuale dell’ottocento è un intellettuale che è calato nella società ed è in


prima linea nella partecipazione ai moti risorgimentali → diventa lui stesso la guida,
partecipa ai movimenti rivoluzionari e si fa portavoce degli ideali risorgimentali.

All’interno del romanticismo italiano ci sono due tendenze → una abbraccia il vero
mentre l’altra abbraccia il sentimento, la fantasia e persino la satira.

La musica ha un valore fondamentale nel romanticismo, perchè arrivava dove le


parole non arrivavano. Secondo i poeti romantici la musica era il modo migliore per
descrivere i sentimenti. La musica era un elemento di forte unione tra il compositore
e colui che ascoltava.

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