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Eugène Ionesco

Commediografo francese (Slatina, Romania, 1909 - Parigi1994). Esponente del teatro dell'assurdo, ha usato la comicità
paradossale e il nonsense per mettere in scena l'angoscia e l'irrazionalità della condizione umana. Dopo il clamoroso
esordio con La cantatrice chauve (1950) ha articolato le situazioni più assurde accentuando il risvolto metafisico del
suo teatro. Un'esasperata esplorazione del linguaggio caratterizza Rhinocéros (1960) che, insieme a Le roi se
meurt (1962), costituisce la commedia che meglio lo rappresenta.

Condotto in Francia all'età di due anni, vi rimase sino al 1925. Tornato in Romania, si mise a studiare il romeno, che
non conosceva; v'insegnò poi per qualche tempo il francese e cominciò a collaborare a riviste e giornali di Bucarest.
Sono di questo periodo un volume di versi, Elegii pentru fiinţe mici ("Elegie per piccoli esseri", 1931), e una serie di
articoli paradossali, raccolti nel volume Nu ("No", 1934), nei quali dapprima distruggeva, poi ricostruiva il mito della
grandezza dei maggiori poeti e scrittori romeni contemporanei. Ottenuta nel 1938 una borsa di studio per la Francia, vi
si stabiliva definitivamente. Trovato a Parigi un impiego in una casa editrice specializzata in opere giuridiche, nel 1950
scriveva la già citata La cantatrice chauve, anti-pièce in un atto, seguita nel 1951 da La leçon e nel 1952 da Les
chaises. Dopo le prime aspre polemiche sulla validità della sua opera drammatica, Ionesco veniva riconosciuto fra gli
esponenti più validi del teatro dell'assurdo, che esprime i suoi temi fondamentali, quali il senso dell'angoscia metafisica
e dell'irrazionalità della condizione umana, attraverso l'abbandono dei mezzi espressivi logici e razionali. Seguivano gli
altri lavori: Victimes du devoir (1953); Amédée ou Comment s'en débarrasser (1954); Jacques ou La
soumission (commedia scritta nel 1950, ma rappresentata solo nel 1955); Le tableau (1955); L'impromptu de
l'Alma (1956); Le nouveau locataire (1957); Tueur sans gages (1958); nel già citato Rhinocéros Ionesco, inventando
situazioni assurde e creando man mano un personaggio chiave, Bérenger, rispecchia una condizione umana osservata
quasi con distacco metafisico nel quadro di quella incomunicabilità dei sentimenti che rende vana ogni nostra
esperienza. Nella sua produzione successiva (oltre a Le roi se meurt si ricordano Le piéton de l'air, 1963; La soif et la
faim, 1966; Jeux de massacre, 1970; Macbett, 1973, liberamente ispirato al Macbeth di Shakespeare; L'homme aux
valises, 1975), Ionesco sembra tuttavia orientarsi, attraverso un'esasperata esplorazione del linguaggio, verso nuove
forme di relazioni umane. Ionesco ha difeso la validità del proprio teatro in numerosi saggi e articoli polemici, usciti
soprattutto nella Nouvelle revue française e in Arts, e raccolti poi nel volume Notes et contre-notes (1963). Ha
pubblicato anche in due volumi successivi una sorta di diario spirituale (Journal en miettes, 1967; Présent passé, passé
présent, 1968), e un romanzo Le solitaire (1973), segnato da amarezza e disillusione, da cui ha tratto la commedia Ce
formidable bordel! (1973). Membro dell'Académie française dal 1970.

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