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Harold Pinter

Harold Pinter nacque a Londra nel 1930 in una famiglia ebrea che viveva in una zona dell’East End londinese,
abitata soprattutto da immigrati. Pinter frequentò la scuola locale, dove i suoi insegnanti risvegliarono in lui un
grande interesse per il teatro. Allo stesso tempo lo scrittore cominciò a conoscere il clima di violenza, antisemitismo e
tensione tipico dei quartieri poveri di Londra in quel periodo.   

Nel 1948 cominciò a frequentare la Royal Academy of Dramatic Art, ma non completò i suoi studi; invece lavorò
come attore usando il nome d’arte di David Baron. Per mantenersi lavorò anche come lavapiatti, cameriere e
venditore porta a porta. Queste esperienze gli diedero l’opportunità di conoscere persone diverse, i diversi accenti e
idiomi linguistici che usavano e che ritroviamo nei protagonisti delle sue opere. 

Nel 1949 fu multato perché era un obiettore di coscienza, infatti, si rifiutò di prestare servizio militare, questo
episodio evidenzia lo spirito anticonvenzionale e di opposizione di Harold Pinter, disposto a difendere le proprie idee a
qualsiasi costo. 

Intanto Pinter cominciò a scrivere opere teatrali, le sue prime commedie sono The Room (La Stanza, 1957) e The
Dumb Waiter (Il Calapranzi, 1959), composte da un solo atto e caratterizzate da un senso di minaccia che diventerà il
tratto distintivo delle sue opere future. La sua prima opera completa fu The Birthday Party (Il Compleanno, 1958) che
all’inizio fu un fallimento, ma dopo il successo di The Caretaker (Il Guardiano) nel 1960, raggiunse ottimi risultati e a
oggi è considerata una delle sue opere migliori. 

Queste commedie segnarono l’inizio di una brillante carriera di scrittore che egli portò avanti parallelamente alla
carriera di attore, regista e sceneggiatore. Grazie alle sue due prime opere, fu annoverato tra i maggiori esponenti
del teatro dell’assurdo insieme a Samuel Beckett. Pinter scrisse anche per la radio e opere teatrali per la BBC,
come A Slight Ache (Un Leggero Malessere, 1958), The Homecoming (Il Ritorno a Casa, 1965), No Man’s Land (Terra
di Nessuno, 1974).   

I temi ricorrenti delle sue opere sono: la paura, il sospetto, l’intolleranza e il pregiudizio. Tutti i suoi personaggi si
sentono costantemente minacciati e cercano rifugio e protezione da un mondo esterno che si rivela ostile. Di
solito Pinter confina i suoi personaggi in uno spazio ristretto in cui ognuno di loro cerca di dominare gli altri. 

Harold Pinter s’interessò di politica e di violazione dei diritti umani e le sue ultime opere, One for the Road (1984)
e Mountain Language (1988), riflettono quest’impegno politico. Nel 2005 gli fu assegnato il Premio Nobel per la
Letteratura. Morì nel 2008.  

Harold Pinter è considerato uno dei più importanti commediografi del XX secolo. Appartiene alla generazione
degli Angry Young Men (Giovani Arrabbiati) che hanno dato un grande impulso al revival del teatro inglese della metà
degli anni ’50.  

Le sue opere non affrontano solo temi di protesta sociale, ma appartengono anche al teatro dell’assurdo, basato sul
concetto che la vita è allo stesso tempo tragica, assurda e divertente. Non seguono un ordine logico e in questo senso lo
scrittore si distacca dal teatro tradizionale. Pinter non fornisce informazioni sul passato dei suoi personaggi, sul loro
aspetto, neanche i loro nomi sono certi a volte, le loro affermazioni sono contraddittorie e le loro azioni inconsistenti.  

Anche il loro linguaggio è particolare, tanto da essere definito Pinterish o Pinteresque. Lo scrittore era molto abile a
ricreare conversazioni della vita quotidiana, ricche di colloquialismi, pause e silenzi, ma spesso le parole usate sono
inefficaci, inutili e prive di significato. Il linguaggio non è uno strumento di comunicazione, ma uno schermo
attraverso cui i personaggi nascondono la propria vulnerabilità e allo stesso tempo è un’arma per dominare e
sconfiggere l’altro interlocutore. 

Le commedie di Pinter sono definite commedie della minaccia (comedies of menace), infatti, presentano sempre


situazioni che gradualmente vengono avvolte in un’atmosfera di mistero e paura. Di solito i personaggi sono relegati
in uno spazio angusto che rappresenta il loro unico rifugio dal mondo esterno loro ostile. Essi temono di essere
estromessi da questo porto sicuro e la loro paura aumenta con l’arrivo di ciò che Pinter definisce intrusi, cioè persone o
semplicemente un oggetto, un animale, un’allucinazione, che rompono il fragile equilibrio esistente; le conseguenze
finali possono essere la pazzia, la cecità o addirittura la morte. 
I suoi personaggi quindi, si sentono sempre minacciati da un outsider misterioso e le situazioni attraverso cui si
muovono, sono sinistre e inquietanti, ma allo stesso tempo farsesche. Questo stile è evidente soprattutto nei suoi primi
lavori, invece le sue opere più mature sono segnate da un chiaro interesse psicologico, politico e sociale. 
Il Calapranzi
Due killer professionisti, due travet dell’omicidio che per lavoro uccidono sconosciuti.
Ogni volta, quando ricevono la chiamata del fantomatico signor Wilson, si recano all’indirizzo che gli viene dato, ci
passano la notte e attendono la vittima. Quando la vittima arriva loro gli sparano seguendo un rituale sempre identico,
poi se ne tornano a casa.
Non si fanno domande, eseguono con precisione il loro compito, come farebbe qualunque solerte impiegato.
E davvero le parole dei due protagonisti farebbero pensare all’omicidio come a un lavoro onesto e comune, forse
perfino un po’ noioso… non fosse che stavolta qualcosa pare essere diverso dal solito.
Nella testa dei protagonisti sorge qualche dubbio, ci si pone ad alta voce domande che sarebbe meglio non fare. Il
nervosismo cresce e, si sa, quando si è nervosi è più’ difficile sparare.
Poi accadono fatti inattesi, che rompono la routine dei due killer: una busta viene fatta scivolare sotto la porta della
stanza, un calapranzi scende dall’alto portando strampalate richieste.
In poche mosse i carnefici diventano vittime, i cacciatori vengono braccati.
Tutto sembra all’improvviso perdere senso e in questo caos denso di tensione si svelano i meccanismi umani che
accomunano tutti noi (killer, attori, impiegati, …)

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