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MEDIOEVO

Gli esempi di teatro alto nel Medioevo arrivano dalla religione, ma sono più che altro esempi
letterari. Jacopone da Todi raggiunge un livello molto alto, però scriveva di materia religiosa anche
se “Il pianto della Madonna” è uno degli esempi più alti di teatro medievale, parla della passione di
Cristo, ci sono tutti i personaggi principali, Gesù, la Madonna, Maria Maddalena, il popolo che
vuole la morte di Gesù, era quindi comunque una rappresentazione sacra. Ci sono state per quanto
riguarda il teatro comico delle farse che però ci sono arrivate a frammenti. Non c’erano dei luoghi
predisposti all’interno per le rappresentazioni teatrali, venivano fatti all’esterno. I giullari recitavano
sui sagrati delle chiese, in periodo di quaresima veniva affisso il drappo viola e per 40 giorni si
dovevano osservare delle regole ed erano vietati gli spettacoli. Per gli attori dell’epoca voleva dire
niente soldi e niente cibo per quei quaranta giorni, per questo il viola è stato associato alla sfortuna
in teatro.
RINASCIMENTO
Rinascono soprattutto le arti ma anche tutta la società in generale. La parola mecenate nasce nel
Rinascimento, erano coloro che detenevano il potere, erano illuminati che davano molte possibilità
agli artisti, mettevano i loro soldi a disposizione di questi artisti, in questo periodo possiamo dire
che l’arte rifiorisce. Lorenzo il Magnifico fu un grande mecenate, scrisse lui stesso delle poesie. In
Italia Roma e Firenze furono la culla del Rinascimento. Elisabetta I d’Inghilterra fu anche lei una
grande mecenate, il suo periodo viene definito “elisabettiano” perché governò a lungo e uno dei
suoi favoriti fu Shakespeare. In Italia primo personaggio a scrivere di teatro è stato Niccolò
Machiavelli, anche se non è ricordato per il teatro. Machiavelli scrisse “La Mandragola”, opera più
riconosciuta. È scritta in toscano. La storia è molto articolata e molto divertente perché racconta di
quest’uomo, Messer Nicia, un notaio, molto ricco, che sposa una giovane, Lucrezia, ma non
riescono ad avere figli. La colpa viene imputata a lei quando in realtà è lui che non può avere figli.
Uno spasimante di lei, Callimaco, insieme ad un suo amico, Ligurio, inventano una storia relativa a
questa mandragora, una radice molto simile allo zenzero che si diceva crescesse spontanea sotto gli
alberi dove venivano impiccati i condannati a morte perché durante l’impiccagione il membro
maschile si erge e avviene l’ultima eiaculazione. Callimaco si finge medico, va da Messer Nicia e
gli propone questa pozione di mandragora, e gli dice che chi la berrà, dopo essere andato a letto con
la moglie morirà e lei rimarrà incinta di lui. Lui è molto ingenuo e ci casca. Viene preso un
mendicante, che ovviamente è Callimaco travestito da mendicante, viene portato a casa e lui giace
con Lucrezia. Lei rimane incinta e lui crede che il mendicante sia morto. È molto divertente ma il
pensiero di Machiavelli è molto chiaro, torna il concetto del fine che giustifica i mezzi, che
avevamo trovato ne “Il Principe”, un trattato politico. Da un ritratto della società dell’epoca e delle
sue ipocrisie, i personaggi sono rappresentati in maniera impietosa e lucida. In realtà nella storia
non c’è un personaggio positivo, ognuno ha il proprio tornaconto. Il tornaconto di Nicia è quello di
avere un figlio a cui tramandare la sua eredità e il suo titolo di notaio, quello di Lucrezia è avere
l’uomo che ama, così come quello di Callimaco di avere la donna che ama. Altro personaggio
importantissimo è il frate che deve convincere Messer Nicia e Lucrezia ad accettare questa cosa,
piegando completamente le sacre scritture per questo fine.
Un personaggio del pieno 1500, il Ruzzante, creato da Angelo Beolco, identificato poi con il nome
del suo personaggio, si rifà a questi giullari sempre affamati, sempre in cerca di soldi, ignoranti, che
traggono ispirazione sia dalla commedia greca sia romana, dove i personaggi del popolo sono
sempre rappresentati così. L’opera si chiama “Il Reduce”. È questo contadino ignorante che parte
per la guerra perché ha bisogno di soldi, lascia la sua amata e ad un certo punto ritorna dalla guerra,
tutto lacero, contento di rivedere ciò che aveva lasciato però trova tutto cambiato, la sua amata
sposata con un altro e lui si ritrova quello di prima, per lui non è cambiato nulla. È scritto in
padovano antico.
LA COMMEDIA DELL’ARTE
Va dal 1500 al 1700. Ha successo in tutta Europa. Sono compagnie di girovaghi, buffoni, maschere,
che si contrappongono al teatro alto di corte. I comici della commedia dell’arte sono personaggi
fissi, come gli innamorati, vecchi avari, servi intriganti, capitali spacconi, che recitano testi che
tracciano una trama (canovaccio). In Italia non esisteva il copione, in tutta Europa tra il 1500 e il
1700 esisteva già, il drammaturgo scriveva i copioni, in Italia esisteva il canovaccio che non era un
vero e proprio copione, era una traccia, una sequenza di eventi che sarebbero successo, gli attori
recitavano all’impronta, seguivano la traccia ma improvvisavano. I comici della commedia dell’arte
italiani erano rinomati in tutta Europa, venivano richiesti in tutte le corti proprio per questa loro
capacità di improvvisazione e perché erano in grado di divertire molto. Nasce infatti un grammelot,
un linguaggio inventato da questi giullari in modo da essere capiti in tutte le corti. Avevano una
grande mimica, in quanto le maschere limitavano l’espressività. Viene usata a differenza del teatro
greco la mezza maschera, che lascia libera la bocca. Inizialmente le compagnie della commedia
dell’arte venivano chiamate compagnie di buffoni o istrioni (istrione: quello che recitava senza
freni, che faceva le peggio cose, che non seguiva delle regole).
SHAKESPEARE
Siamo in Inghilterra, lui nasce nel 1564 e muore nel 1616, è definito il più grande autore
drammatico di tutti i tempi. Visse sotto il governo di Elisabetta I. Unisce tradizione popolare e
cultura dei suoi tempi. È importante da un punto di vista sociale perché diventa un momento di
incontro tra popolo e nobiltà. Attinge per i suoi testi dalla novellistica italiana rinascimentale
(Romeo e Giulietta è ambientato a Verona, il Mercante di Venezia, la bisbetica domata tra Padova e
Mantova), dalla storia patria inglese (Luigi IV, Luigi V), dalla tradizione latina e greca (Coreolano,
Giulio Cesare, Antonio e Cleopatra) ma quello che fa grande Shakespeare è di essere un grande
conoscitore dell’animo umano e delle sue sfaccettature. Esempio classico e importantissimo è
Amleto, definito il principe del dubbio, quello che colpisce è il fatto che lui sia un guerriero, però
pur sapendo che il padre è stato ucciso dallo zio, non riesce a mettere in atto la vendetta contro lo
zio. Nella tragedia viene fuori in diversi momenti questo suo stato d’animo, questa sua incapacità di
agire, questo suo malessere, questo suo male di vivere. Scrisse 38 opere teatrali, 154 sonetti e un
sacco di altre poesie e scritti. COMPITO: guardare in inglese Romeo + Giulietta con Leonardo di
Caprio.

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