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PORTUNAMENTE PUNZONATO O ALTRIMENTI CONTRASSEGNATO), È DA
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Marzia Mortarino, Mauro Reali, Gisella Turazza
79 CONSIDERARSI COPIA DI SAGGIO - CAMPIONE GRATUITO, FUORI COMMERCIO
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(VENDITA E ALTRI ATTI DI DISPOSIZIONE VIETATI: ART. 17, C. 2 L. 633/1941). ESEN-
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TE DA IVA (DPR 26.10.1972, N. 633, ART. 2, LETT. D). ESENTE DA DOCUMENTO DI
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TRASPORTO (DPR 26.10.1972, N. 633, ART. 74).
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In copertina: Lupa Capitolina, particolare, bronzo. Roma, Musei Capitolini. © The Art Archive / Museo Capitolino Rome / Gianni Dagli
Espansioni online per docenti e studenti
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LOCI SCRIPTORUM
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Loci scriptorum: una proposta agile e flessibile per lo studio del latino nel triennio: gli autori, le
Antologia modulare di autori latini
opere, i generi della letteratura latina sono raccolti in un volume di sintesi piana e scorrevole, ma
LIVIO
al contempo documentata ed esaustiva.
I volumetti monografici, tutti autonomi, gestibili e acquistabili separatamente, con la loro ricca
selezione antologica permettono poi approfondimento linguistico ed eccellente lavoro sul testo.
Completa la proposta un agile versionario, utile anche quale strumento di raccordo con il biennio.
L’OPERA COMPLETA
Profilo storico della letteratura latina
LIVIO
Le opere Ab Urbe condita
I percorsi antologici L’«archeologia» di Livio; Roma tra sconfitte e vittorie: la seconda guerra
punica e le guerre in Oriente; La storia come exemplum
Le schede Livio e Polibio: questioni di metodo; La Lupa Capitolina, una statua
problematica; Un luogo, un mito: la Roma quadrata e Romolo; Le istituzioni
politiche di Roma; Annibale tra storia, letteratura, critica; Patrizi e plebei
nella Roma repubblicana
Il lessico Le parole del diritto e del potere; Le parole della religione; Le parole della
guerra; Le parole del mos maiorum
Figure, temi, motivi Il «grande viaggio»: Annibale come Eracle; Il mos maiorum
Oltre Livio Machiavelli «interprete» di Livio; Tito Livio guida Paolo Rumiz sulle tracce
di Annibale; L’opera di Livio ispiratrice di artisti: Jacques Luis David e
Bartolomeo Pinelli
I laboratori Verifiche dei percorsi; lavoro sul testo latino e traduzione italiana; brani di
versione dal latino e guida all’analisi
Livio è indicato per il quarto anno del liceo classico, scientifico e delle scienze umane.
3579 RISORSE
MORTARINO, REALI, TURAZZA
LOCI SCRIPTORUM
ONLINE
LIVIO
Loci scriptorum
Antologia modulare di autori latini
Livio
A cura di Mauro Reali e Gisella Turazza
LOESCHER EDITORE
Ristampe
6 5 4 3 2 1 N
2017 2016 2015 2014 2013 2012
ISBN 9788820135799
Percorso 2
Arte
Roma tra sconfitte e vittorie: la seconda guerra
La Lupa Capitolina, una statua problematica.......... 32
punica e le guerre in Oriente.................................. 61
1.5 Romolo e Remo: la fondazione della città e 2.1 La prefazione al libro XXI
il fratricidio (Ab Urbe condita 1,6; 1,7,1-3)........... 33 (Ab Urbe condita 21,1)......................................... 62
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Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Tito Livio
La vita
Tito Livio nacque nel 59 a.C., secondo una notizia di Gerolamo, che però associa il suo
anno di nascita a quello di Messalla Corvino, che sappiamo essere nato nel 64 a.C.: la
sua nascita va dunque collocata in uno di questi due anni. Diverse fonti confermano che
egli era originario di Padova: spicca tra queste la notizia, riferitaci da Quintiliano, che il
critico Asinio Pollione gli rimproverasse la patavinitas (diremmo noi: «padovanità»),
con allusione a qualche forma di provincialismo linguistico, ma forse anche a quell’au-
stero moralismo tipico di chi era cresciuto lontano dal clima corrotto della capitale. Nulla
sappiamo della sua famiglia d’origine, probabilmente benestante, anche se estranea alla
tradizionale lotta politica per l’assunzione delle magistrature superiori. Neppure del-
la sua vita abbiamo molte notizie: visse, a quanto pare, tra Padova e Roma, dove ebbe
una qualche familiarità anche con Augusto che, secondo una testimonianza di Tacito, lo
chiamava scherzosamente «pompeiano», con allusione alle sue simpatie per la figura di
Gneo Pompeo e alle sue nostalgie filorepubblicane; secondo Svetonio, Livio invitò il gio-
vane futuro imperatore Claudio a comporre un’opera storica, il che sarebbe un’ulteriore
testimonianza delle sue frequentazioni dell’ambiente imperiale. Morì a Padova, verosi-
milmente nel 17 d.C. (ma c’è chi anticipa questa data al 12 d.C.).
Oltre alla monumentale opera storica, dovette scrivere in gioventù anche dialoghi filo-
sofici e storici, come ci ricorda Seneca, oggi perduti; parimenti perduta è una Epistula ad
filium menzionata da Quintiliano, una sorta di breve raccolta di precetti retorici indiriz-
zata al figlio.
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Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
travagliata fase della fine della Repubblica e l’età a lui contemporanea fino al principato
augusteo. I libri che ci sono rimasti sono di ampiezza diseguale: si va dai 23 capitoli del
libro XLIII ai 72 del libro III, con una media di circa 50 capitoli per libro.
Possiamo ricostruire il contenuto dei libri perduti grazie a pochi frammenti superstiti –
fra cui i più noti sono quelli relativi alla morte di Cicerone tramandati da Seneca il Vec-
chio – e soprattutto alle cosiddette Periochae: si tratta di riassunti di tutti i libri dell’opera
(a eccezione dei libri CXXXVI e CXXXVII) composti fra il iii e il iv secolo d.C., probabilmen-
te sulla base di precedenti compendi o epitomi (cioè versioni abbreviate). Infatti la notevo-
le ampiezza dell’opera, che la rendeva difficile da consultare e da possedere interamente
in una biblioteca privata (nel suo epigramma 14,190 Marziale fa notare che i libri di Livio
non entravano nella sua libreria), determinò già nel i secolo d.C. la diffusione di epitomi:
Plinio il Giovane (Epistole 6,5,20), ad esempio, ricorda che, al momento dell’eruzione del
Vesuvio nel 79 d.C., lo zio Plinio il Vecchio stava facendo estratti dell’opera liviana. La dif-
fusione di queste epitomi – la più importante tra le quali è quella redatta da Anneo Floro
nel ii secolo d.C. – finì per soppiantare l’opera di Livio determinando così il naufragio di
ampie parti di essa.
La struttura annalistica
Per l’esposizione degli eventi Livio ritorna (dopo la scelta monografica operata da Sallu-
stio) alla tradizionale struttura annalistica propria della storiografia romana sin dalle
sue origini: la narrazione iniziava con il nome dei consoli e dei pretori, cui faceva seguito
l’esposizione degli avvenimenti anno per anno (prima gli eventi di politica estera, soprat-
tutto militari, e poi i fatti di politica interna) o per gruppi di anni. Pertanto, ad esempio, il
racconto delle imprese militari veniva sospeso per dare spazio ad altri fatti contemporanei
(questioni di politica interna, decisioni del senato) ed era poi ripreso quando si iniziava
a parlare degli eventi dell’anno successivo. Tuttavia, malgrado la rigidità dello schema
adottato, Livio riesce a organizzare la trattazione delle vicende in unità sufficientemen-
te autonome e compatte. Seguendo anche in questo buona parte degli storici precedenti,
egli dilata lo spazio riservato alla narrazione degli eventi più recenti (su 142 libri, 68
erano riservati ai primi seicento anni della storia di Roma e i restanti 74 trattavano degli
eventi dalla distruzione di Cartagine all’età contemporanea); d’altronde è lo stesso Livio
che nella Praefatio (D Testo 1.1) ci dice che la maggior parte dei suoi lettori manifestava più
interesse al racconto degli avvenimenti contemporanei che a quello delle lontane origini
di Roma.
Le fonti di Livio
Alla base di un’opera storica tanto vasta come quella liviana ci sono indubbiamente molte
fonti. A questo proposito, Livio non consultò fonti primarie (annali dei pontefici, atti uffi-
ciali, testi di leggi e trattati), ma utilizzò opere di storici precedenti (cioè fonti secondarie)
spesso senza nominarle esplicitamente (frequenti sono infatti forme generiche come tradi-
tum est, fertur).
Non manca a Livio la consapevolezza del problema delle fonti e della verifica della loro
esattezza; tuttavia, probabilmente anche per velocizzare la stesura dell’opera, egli scelse
di far riferimento per ogni sezione a una fonte privilegiata, non di rado scelta in base alla
possibilità che questa gli offriva di dare spazio alla drammatizzazione degli eventi o alla
glorificazione della grandezza di Roma. Non mancano però casi in cui lo storico, davanti
a versioni diverse sullo stesso evento, menziona le ipotesi discordanti, senza tuttavia
fare un’attenta analisi critica per ricercare la verità: può esserne un esempio, tra i tanti,
la duplice tradizione sulle ragioni per cui i littori siano stati istituiti in numero di dodici
(1,8 D Testo 1.6).
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Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Per la parte arcaica, trattata nella prima decade, la narrazione si appoggia soprattutto sulle
opere di annalisti come Valerio Anziate, Licinio Macro, Fabio Quadrigario ed Elio Tube-
rone (tutti vissuti nel i secolo a.C.), ma anche dei più antichi Fabio Pittore e Cincio Ali-
mento; per la terza decade si servì di Celio Antipatro, Valerio Anziate e dello storico greco
Polibio, fonte per eccellenza anche per la quarta e quinta decade. Per quanto riguarda
le parti dell’opera perdute, si può supporre che Livio abbia utilizzato come fonti le opere
di Silla, Sisenna, Cesare, Sallustio e di Posidonio di Apamea, che aveva continuato l’opera
di Polibio. Inoltre non si può escludere che Livio per l’età arcaica si sia servito anche dei
poemi epici di Nevio ed Ennio, come pure della praetextae di Accio, che facevano ormai
parte del patrimonio collettivo del popolo romano.
Letteratura
Livio e Polibio: questioni gna a essa: egli pensa infatti che la storia deb-
di metodo ba impartire un insegnamento di politica e di
arte militare e che non debba né muovere a
Fra le molte fonti cui Livio attinse vi fu anche lo compassione, suscitando commozione attraver-
storico greco Polibio (200 ca. - 118 a.C. ca.), so il racconto di eventi tragici o di meraviglie inve-
autore di un’opera (Le storie) in 40 libri sulle vicen- rosimili (Storie 2,56), né dare un insegnamento
de di Roma dalla prima alla terza guerra punica di tipo etico. È evidente in queste affermazioni
(dal 264 a.C., ma soprattutto dal 220 fino al 147- la polemica contro Filarco e gli altri esponenti di
146 a.C.): essa costituì per l’opera liviana la fonte quella storiografia «drammatica» di età ellenistica
privilegiata delle vicende relative alla secon- (Timeo, Duride di Samo...) cui invece Livio spesso
da guerra punica e alle guerre in Oriente. si avvicina quando, nella sua narrazione, punta a
Questa dipendenza non deve però farci dimenti- suscitare stupore o commozione, privilegiando le
care la grande diversità tra i due storici sul piano ragioni dell’arte a quelle dell’obiettiva ricostruzio-
metodologico e in relazione al fine che essi at- ne storiografica. Inoltre per Polibio la storia non è
tribuivano al loro lavoro. Livio, nella Praefatio, solo storia di azioni in sé ma anche indagine (e
proclama con forza il suo intento di ricostruzio- qui il modello è ancora Tucidide) dei fattori che
ne della storia di Roma dall’epoca più antica, il le hanno determinate: pertanto egli distingue fra
che comporta l’accettazione di vicende narrate arché (inizio di un evento), aitía (causa pro-
anche da miti e leggende. Giustificano ciò i fini fonda) e prófasis (pretesto) con un rigore che
dichiarati della sua opera: esaltare il glorioso pas- è del tutto estraneo all’opera di Livio. Questa me-
sato di Roma, distogliendo così il popolo romano todologia di indagine e ricostruzione del passato
dalle bassezze morali del presente ed educandolo è, secondo Polibio, il miglior antidoto contro i ri-
all’emulazione dei «grandi» della storia naziona- schi della faziosità, che egli rifiuta dicendo: «Ora
le, veri e propri exempla concreti delle virtutes io posso ammettere che gli storiografi parteggino
contenute nel mos maiorum (D Testo 1.1). Polibio per la loro patria, ma non che per questa ragio-
invece, nel proemio delle Storie, definisce la sua ne dicano il contrario della verità» (Storie 16,14;
opera come pragmatiké (Storie 1,4) cioè rivolta trad. C. Schick). D’altra parte, però, non si può
solo alla narrazione di fatti di ordine politico- negare che il confronto tra alcuni episodi narrati
militare dell’età contemporanea; egli non ha parallelamente dallo storico greco e da quello la-
nessun interesse per le vicende del passato più tino facciano emergere con evidenza la maggio-
antico, né per il mito, né per le genealogie o le re efficacia narrativa di quest’ultimo. Il racconto
fondazioni di città. Per questa scelta «contempo- liviano della traversata delle Alpi da parte di
raneista», Polibio si richiama a Tucidide. Inoltre Annibale (D Testo 2.3, Testo W1, ONLINE), ad
la storiografia pragmatica comporta per Polibio esempio, dipende da Polibio, pur con ulteriori
l’impegno e la necessità di accertare con sicu- integrazioni, ma conferisce all’impresa annibali-
rezza la realtà oggettiva attraverso lo studio ca una grandiosità quasi epica, del tutto assente
accurato delle fonti scritte, l’osservazione nell’asciutto racconto polibiano; grande effetto,
autoptica (cioè fatta con i propri occhi) dei luo- ad esempio, ha sul lettore il discorso che Annibale
ghi e l’esperienza diretta della politica (Storie fa per rincuorare i suoi, stremati dal viaggio: una
12,25). Questa concezione della storia è ovvia- vera e propria micro-orazione, degna di un con-
mente legata anche alla finalità che Polibio asse- dottiero della sua statura.
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Livio seduto al suo scrittoio, codice miniato dell’Ab Urbe condita, xv secolo
(Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana).
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i patrizi, impersona la concordia (D Testo 3.4); Cincinnato, che depone la dictatura per tor-
nare al lavoro dei campi, è invece esempio di frugalitas (D Testo 3.5); ma l’elenco potrebbe
continuare a lungo. In alcuni casi il modello proposto è collettivo, come quando si esalta lo
spirito di sacrificio delle donne sabine dopo il loro rapimento (D Testo 3.1) o la dedizione
allo Stato di un’intera gens, quella dei Fabi, che si immolò nelle guerre contro i Veienti.
Nel naufragio dell’opera di Livio particolare importanza ha per noi la possibilità di leggere
molti degli eventi di quella che fu forse la pagina più gloriosa della storia militare di Roma:
la seconda guerra punica. Anche qui il racconto assume una forte dimensione esemplare,
poiché l’autore non manca di interpretare la lunga guerra come un confronto tra le virtutes
dei Romani e i vitia dei Cartaginesi. A incarnare le prime fu anzitutto il generale romano
più famoso, Scipione Africano, che viene descritto come ricco di pietas e pronto al rispet-
to della fides anche nei confronti dei nemici. Tutto l’opposto il comandante cartaginese
Annibale, privo di qualunque rispetto per gli dèi e per gli uomini (D Testo 2.2), exemplum
supremo della Punica perfidia. Non manca però anche un certo ammirato rispetto di Livio
per la tenacia con la quale Annibale perpetuò la sua guerra contro Roma, e il racconto del
suo suicidio assume venature eroiche (D Versione e guida all’analisi, pp. 90-91): d’altronde,
l’accentuazione del valore del nemico, era un altro modo di esaltare per contrasto la gloria
di Scipione che l’aveva sconfitto a Zama (D Testo W3, ONLINE).
Aspetti ideologici
Non si deve però pensare a una concezione eroica della storia, intesa come una sorta di
grandi performance individuali, del tutto slegate tra loro. Le gesta dei vari «eroi» varreb-
bero poco se viste al di fuori di una struttura superiore, lo Stato romano, che consente di
finalizzare e conservare nel tempo il frutto di questi atti di eroismo. Il nucleo di quello Sta-
to già esisteva nella piccola comunità al seguito di Enea profugo da Troia e poi nella mo-
desta città di pastori fondata da Romolo, ma esso trovò la sua vera identità in quella Re-
pubblica che i cittadini vollero instaurare nel 510 a.C. dopo essersi liberati dell’insolente e
tirannico potere regio dei Tarquini (D Testo 1.12). Sono infatti le istituzioni repubblicane
l’«arma in più» della potenza di Roma; si tratta di istituzioni che hanno reso i singoli
parte di un tutto, e che hanno impedito – con la rotazione annuale delle magistrature – il
ripetersi della tirannide: neppure Alessandro Magno, in un ipotetico confronto, avrebbe
sconfitto Roma, perché il suo era il valore di un singolo, mentre la forza di Roma era di
natura collettiva.
Dal punto di vista ideologico, l’ottica liviana sembra essere vicina a quella dell’aristocra-
zia senatoria di stampo conservatrice, poiché la libertas («libertà») repubblicana è tale solo
se accompagnata da una diffusa concordia sociale. Livio non manca, infatti, di denunciare
alcuni estremismi delle lotte plebee, e spesso ci dà ritratti negativi dei tribuni della plebe,
a cominciare dai Gracchi, dei quali condanna i rivoluzionari progetti di riforma agraria.
Anche la componente religiosa non può essere
estranea alla grandezza romana, e Livio lo sot-
tolinea più volte nella sua opera. Non solo
ricordando – nella Praefatio (D Testo 1.1) –
la legittimità di credere a miti o leggende
che mescolano, nella fase più antica di
Roma, l’umano con il divino e ricondu-
cono a Marte la genealogia di Romolo.
Ma anche mostrando in diversi episodi
come sia stato importante non ignorare i
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segnali mandati dagli dèi agli uomini: e dichiara, in ciò, di voler rileggere i fatti con l’ot-
tica e la mentalità degli antichi (l’animus antiquus di cui si parla in Ab Urbe condita 43,13),
più attenti all’intervento divino nella storia di quanto non siano i tempi suoi. È presente
dunque in Livio la coscienza di una dimensione provvidenziale della storia, nella quale
il Fato è il supremo garante della grandezza di Roma.
Alla luce delle considerazioni fatte, si può dunque affermare che per Livio il volere divino,
insieme alla superiorità morale e al valore militare del popolo romano, nonché alla bontà
delle istituzioni repubblicane, si configura come uno dei fattori di legittimazione dell’im-
perialismo romano. E, attraverso il racconto liviano, anche le generazioni future capiran-
no così perché Roma, divenuta padrona del mondo, abbia imposto i propri valori agli altri
popoli, compresi quelli di cultura greca che pur vantavano un passato tanto prestigioso
(D Testi 2.6-7). D’altronde anche Virgilio aveva da poco scritto che il compito dei Romani
era regere imperio populos («governare i popoli con ferme leggi», Eneide 6,851), lasciando
agli altri il primato nelle arti e nelle scienze.
L’interpretazione liviana della storia appare dunque tesa a celebrare la grandezza del
passato repubblicano, a esaltare l’eroismo di coloro che praticarono il mos maiorum, a
valorizzare la concordia sociale, a dare il giusto peso alla religione nell’ambito delle di-
namiche storiche. Fu certo questo suo nostalgico conservatorismo filorepubblicano a farlo
chiamare dallo stesso Augusto «pompeiano» e a farne – anche per i secoli successivi – il
cantore indiscusso della res publica Romanorum.
Negli stessi anni in cui Livio scriveva la sua opera, Augusto stava trasformando la Re-
pubblica in un regime autocratico. Eppure il princeps faceva leva sul rispetto formale della
tradizione repubblicana (ad esempio rifiutò la dittatura: cfr. Res gestae divi Augusti 5,1), sul
ripristino del mos maiorum davanti alla palese corruzione dei costumi (promosse tra l’altro
leggi contro il lusso e gli adultèri), sulla ricostruzione della concordia sociale e sulla valo-
rizzazione della religione, divenendo egli stesso pontifex maximus. Vi fu dunque una stra-
ordinaria convergenza tra le parole d’ordine del regime augusteo e le chiavi di lettura
della storia promosse dal «pompeiano» Livio. In realtà «il pompeianismo di un Livio non
doveva essere troppo lontano da quel tanto di pompeianismo che l’erede di Cesare intro-
duceva nella sua idea di potere politico, dei rapporti col senato e con le forme istituzionali
tradizionali, nelle basi stesse del suo principato, e che costituiva un correttivo, di stampo
moderato, alle più radicali concezioni di Cesare» (D. Musti). Tito Livio non fu dunque
una voce «di regime»; fu il regime che comprese, dopo gli anni delle guerre civili, ciò che
i Romani avrebbero voluto sentirsi dire da un capo, e cioè che il ritorno al «buon tempo
antico» (da sempre auspicato dalla storiografia romana) era una cosa possibile.
Come ha scritto lo studioso Robert M. Ogilvie, Livio personalmente «non si [è] mai adat-
tato alla nuova situazione», carico com’era del cupo pessimismo maturato negli anni
Quaranta e Trenta, e «tuttavia non poteva non avvertire la ventata di ottimismo nell’aria
degli anni Venti». In bilico dunque tra pessimismo e ottimismo, egli si avvicinò ad Au-
gusto forse senza condividerne integralmente il progetto politico, ma con l’illusione
che il legame con il passato repubblicano potesse non recidersi del tutto; e se così fu,
insieme con molti altri, covò una speranza destinata a fallire. D’altronde egli «non era un
pensatore, ma solo uno straordinario narratore» (R. M. Ogilvie), era un «letterato, non un
uomo politico».
L’arte di Livio
La celebre definizione ciceroniana di storia come opus oratorium maxime si adatta assai
bene all’opera di Livio, il cui impegno artistico è estremamente visibile, tanto che si è par-
lato di lui anche come exornator rerum («decoratore di avvenimenti»).
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La narrazione drammatica
Focalizzando la narrazione sui personaggi, con una certa attenzione anche al loro caratte-
re, alla loro psicologia e ai loro ipotetici discorsi, Livio trasforma la storia in una grande
scena teatrale, sulla quale essi si muovono da protagonisti. Ciò indica un influsso della
storiografia drammatica, tragica, di età ellenistica, ma anche una buona conoscenza del
teatro latino, della tragedia in particolare.
Il vivace colore della narrazione liviana presenta anche momenti che la avvicinano alla
poesia epica, cui lo storico è debitore quando fa intervenire gli dèi nelle vicende umane o
quando descrive eroici duelli o scene militari di massa (D testo W2, ONLINE).
Lingua e stile
L’ampiezza dell’opera, la molteplicità e la varietà degli avvenimenti storici portano come
conseguenza naturale una grande varietà stilistica. Quintiliano parlava (Institutio oratoria
10,1,32) di una lactea ubertas, espressione che accomuna l’idea di «copiosità, abbondan-
za» a quella della «fluidità tipica del latte»: tale caratteristica lo allontana decisamente dal-
la prosa nervosa e irregolare del suo grande predecessore Sallustio. Alla brevitas e all’in-
concinnitas sallustiana (pure in qualche caso imitata, come nel celebre ritratto di Annibale
in 21,4,1-10 D Testo 2.2), infatti, egli preferisce un periodare ampio che si avvicina talora,
pur senza raggiungerne i vertici, a quello di Cicerone; altre volte, però, questi suoi sforzi
sintattici producono esiti un po’ faticosi, involuti, specialmente quando tende a sostituire
le subordinate con participi. Non mancano, d’altra parte, momenti nei quali la sua forma
si fa più asciutta e sintetica, in corrispondenza dell’argomento trattato.
In alcuni frangenti sentiti come particolarmente solenni quali, ad esempio, la Praefatio
(D testo 1.1) o il racconto dell’apoteosi di Romolo (D testo 1.7), si assiste a un innalza-
mento stilistico; Livio, quasi volesse dare un colorito poetico di ascendenza virgiliana
alla sua narrazione, fa pertanto uso di figure di suono (ad esempio l’allitterazione: veterem
tum vulgatam esse rem videam, dum novi, Praefatio 2 D Testo 1.1; oppure: cum ad exercitum
recensendum contionem in campo ad Caprae, 1,16,1 D Testo 1.7), né disdegna l’uso di strutture
metriche: il Facturusne operae pretium con cui esordisce (D Testo 1.1) è infatti l’attacco di un
esametro (_ _ / _ /_ / _).
Per quanto concerne la lingua, è piuttosto evidente l’uso di forme arcaiche che, soprattut-
to nella prima decade, tendono probabilmente a evocare avvenimenti lontani nel tempo;
un esempio: la desinenza -ere, arcaica e poetica, per la terza persona plurale del perfetto
indicativo compare nel 70% delle ricorrenze della prima decade, mentre nel resto dell’ope-
ra prevale la forma più recente -erunt. Anche nel lessico, come già si è detto per lo stile, si
rileva una certa coloritura poetica di matrice epica: da Ennio infatti Livio desume parole
come proles, pubes, proceres. Nel complesso, però, la lingua di Livio è quella urbana, pure in
presenza di qualche espressione della lingua collo-
quiale, informale, che contribuisce alla varietà della
scrittura. Ravvisare in ciò gli echi di quella patavini-
tas di cui parlava Asinio Pollione (alludendo forse
più al moralismo provinciale filorepubblicano che
non alle scelte linguistiche di Livio) è impresa per
noi impossibile, per l’oggettiva difficoltà di cogliere
l’eventuale patina di provincialismo che lo allonta-
nerebbe dalla lingua della capitale.
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Indicazioni bibliografiche
Edizioni 1967; A. RONCONI, Livio, poeta della storia, in ID.
Importante è l’edizione critica completa curata da W. (a cura di), Da Lucrezio a Tacito, Firenze, D’Anna,
WEISSENBORN - H. J. MÜLLER - W. HERÄUS - O. 1968; E. PIANEZZOLA, Traduzione e ideologia. Livio
ROSS-BACH, Lipsia, Teubner, dal 1881, in quattro interprete di Polibio, Bologna, Patron, 1969; S. MAZ-
parti, le ultime due ristampate nel 1959; presso la ZARINO, Il pensiero storico classico, III, Roma-Bari,
stessa casa editrice sono poi apparse edizioni più re- Laterza, 1974, pp. 3-131; P. FEDELI, Ideologia e stile: i
centi dei libri XXI-XXV (a cura di T. A. DOREY, 1971- poetismi e gli arcaismi liviani, in «Quaderni di storia»,
76), XXVI-XXX (a cura di P. G. WALSH, 1986-892), III, 1976, pp. 255-83; T. D. LUCE, Livy. The composition
XXXI-XLV (a cura di J. BRISCOE, Stoccarda, 1986-91). of his Histories, Princeton, Princeton University Press,
L’edizione degli Oxford Classical Texts non è com- 1977; A. LA PENNA, Aspetti del pensiero storico latino,
pleta poiché mancano i libri XXXVI-XLV: è a cura di Torino, Einaudi, 1978; L. PERELLI, Livio, in F. DEL-
R. S. CONWAY - C. F. WALTERS - S. K. JOHNSON LA CORTE (a cura di), Dizionario degli scrittori greci
- A. H. MCDONALD, Oxford, Clarendon Press, 1914- e latini, II, Milano, Marzorati, 1990, pp. 1225-50; D.
65, in 5 tomi; del primo è stata fatta una riedizione a MUSTI, Il pensiero storico romano, in AA.VV., Lo spa-
opera di R. M. OGILVIE, Oxford, Clarendon Press, zio letterario di Roma antica, I, Roma, Salerno Editrice,
1974. È incompleta anche l’edizione Les Belles Lettres 1990, pp. 177-240; A. MANZO, Considerazioni sulla
(edita a partire dal 1940). È invece completa l’edizio- Praefatio liviana, in «Aevum antiquum», IV, 1991,
ne della Loeb, Londra - Cambridge Mass., 1919-59, pp. 279-92; R. M. OGILVIE, Livio, in AA.VV., La let-
in 14 volumi, con traduzione inglese, a opera di B. O. teratura latina della Cambridge University, II, Milano,
FOSTER - F. G. MOORE - E. T. SAGE - A. C. SCHLE- Mondadori, 1992, pp. 67-80; G. ZECCHINI, Il pensiero
SINGER. politico romano, Firenze, La Nuova Italia Scientifica,
1997; L. FIOCCHI, Tito Livio e gli storici minori di età
Traduzioni augustea, in I. LANA - E. V. MALTESE (a cura di), Sto-
Traduzioni italiane con testo a fronte sono quelle ria della civiltà letteraria greca e latina, II, Torino, UTET,
curate da L. PERELLI - P. RAMONDETTI - L. FIO- 1998, pp. 741-55; A. Tedeschi, Lo storico in parola:
RE - P. PECCHIURA - A. RONCONI - B. SCARDI- Livio, Scipione l’Africano e le tecniche dell’argomentazio-
GLIA - G. PASCUCCI, Torino, UTET, 1974-81; da C. ne: commento a Livio XXVIII, 43-44, Bari, Edipuglia,
VITALI (13 volumi), Bologna, Zanichelli, 1970-88; da 1998; J. E. Bernard, Le portrait chez Tite-Live: essai
M. Scàndola - B. CEVA - L. CARDINALI, Milano, sur une écriture de l’histoire romaine, Bruxelles, Lato-
Rizzoli, 1963-89 (incompleta); da G. D. MAZZOCA- mus, 2000; J. D. Chaplin, Livy’s Exemplary History,
TO, Roma, Newton Compton, 1997. Oxford, Oxford University Press, 2000; E. Gabba,
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MAZZA, Storia e ideologia in Livio, Roma, Bonanno, Roma, Carocci, 2010.
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I CONTENUTI DELL’OPERA
L’Ab Urbe condita
L’opera di Livio, costituita da 142 Celtiberi. Anche all’inizio della terza decade, Livio riflette
libri, è andata in larga parte perdu- sulla sua opera e fa un bilancio degli anni di cui ha già
ta; tuttavia è possibile, grazie alle trattato e dei libri che ha scritto: ciò che resta da scrivere,
cosiddette Periochae, ricostruire pur essendo relativo a un numero di anni inferiore rispet-
almeno le linee essenziali delle vi- to a quelli già trattati, occuperà molto più spazio. Il lavoro
cende narrate nelle singole decadi da svolgere pertanto sarà ancor più impegnativo.
o pentadi. Libri XLI-XLV (conservati) Conquista della Sardegna e del-
Libri I-V (conservati) Arrivo di Enea la Corsica e controllo della Spagna e della Gallia Cisalpi-
nel Lazio e fondazione di Roma a na. Vittoria di Lucio Emilio Paolo a Pidna (168 a.C.) sul re
opera dei suoi discendenti; vicende Perseo e sottomissione della Macedonia.
relative all’età monarchica e all’isti-
Libri XLVI-L (perduti) Conquista della Grecia e situazione
tuzione della Repubblica; lotte fra
in Oriente.
patrizi e plebei; espansione di Roma nell’Italia centrale
fino al sacco di Roma a opera dei Galli nel 390 a.C. Libri LI-LX (perduti) Vicende di politica interna dalla di-
Libri VI-X (conservati) Guerre sannitiche dal 389 a.C. al struzione di Cartagine nella terza guerra punica (146
293 a.C. Questa sezione è preceduta da una breve pre- a.C.) alle riforme di Gaio Gracco (121 a.C.).
fazione in cui Livio illustra alcuni aspetti del periodo più Libri LXI-LXX (perduti) Avvenimenti di politica interna da
antico della storia di Roma e parla delle difficoltà che esso Gaio Gracco alla guerra sociale (90 a.C.).
pone allo storico. Libri LXXI-LXXX (perduti) Dallo scoppio delle guerre civili a
Libri XI-XX (perduti) Conquista dell’Italia meridionale Roma fino alla morte di Mario (86 a.C.).
e guerre contro Taranto; prima guerra punica (264-241 Libri LXXXI-XC (perduti) Guerre civili fino alla morte di Sil-
a.C.). la (78 a.C.).
Libri XXI-XXX (conservati) Seconda guerra punica dal 219 Libri XCI-C (perduti) Dall’ascesa di Pompeo fino alla guer-
a.C. alla sconfitta dei Cartaginesi a Zama (202 a.C.); nella ra contro Mitridate (66 a.C.).
prefazione a questa parte Livio sottolinea il carattere stra-
ordinario del conflitto, giudicato da lui il più grande mai Libri CI-CX (perduti) Dalla vittoria di Pompeo nella guerra
combattuto. contro Mitridate fino all’inizio della guerra civile fra Cesa-
re e Pompeo (49 a.C.).
Libri XXXI-XL (conservati) Guerre in Oriente; sconfitta di
Filippo V, re di Macedonia, e «liberazione» della Grecia Libri CXI-CXX (perduti) Dalla morte di Pompeo (48 a.C.)
proclamata da Tito Quinzio Flaminino. Guerre contro An- alla morte di Cicerone (43 a.C.).
tioco III di Siria e contro la Lega etolica. In parallelo si Libri CXXI-CXLII (perduti) Gli ultimi libri trattavano degli
tratta anche dei conflitti in Occidente contro i Liguri e i eventi contemporanei all’autore.
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Fuga da Troia di Enea che regge il Palladium e con il padre Anchise sulla spalla;
moneta romana, 69 a.C. (Berlino, Staatliche Museen).
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1. Facturusne … ausim: «Io non so bene né, se anche lo sapes- allaturos (esse) e superaturos (esse) individuano i due momenti
si, oserei dirlo, se io stia per compiere un’opera di valore se fondamentali dell’attività dello storico secondo la tradizione
scrivessi compiutamente la storia del popolo romano dall’ori- romana, seguita anche da Livio: l’accertamento dei fatti stori-
gine della città»; Facturusne operae pretium sim: già Quintiliano ci (rebus) e la loro esposizione retoricamente curata (scribendi
nell’Institutio oratoria (9,4,74) sottolineava l’andamento dattili- arte); arte: si può intendere come ablativo strumentale «con
co dell’esordio dell’opera; Livio si richiama così alla tradizione l’arte» o di limitazione «nell’arte»; rudem vetustatem: nota l’uso
epica e conferisce solennità alla sua opera storica. La struttura dell’astratto per il concreto rudes veteros scriptores; Livio forse
sintattica è particolarmente articolata: infatti il periodo piutto- si riferisce alla tradizione erudita e antiquaria.
sto lungo e complesso si estende per ben due paragrafi, caso
3. Utcumque erit: «Comunque andrà»; proposizione temporale,
unico in tutta la Praefatio. Si evidenziano le due principali tra
da mettere in relazione, per il suo significato, con l’espressione
loro coordinate (nec satis scio nec … dicere ausim), la seconda
facturusne operae praetium sim. Nota il chiasmo con iuvabit tamen.
delle quali, con la forma arcaica del congiuntivo perfetto po-
– iuvabit … consuluisse: costruisci tamen iuvabit et (me) ipsum
tenziale (ausim per ausus sim), è un’apodosi di periodo ipoteti-
consuluisse memoriae rerum gestarum populi principis terrarum pro
co della possibilità la cui protasi è si sciam; da entrambe dipen-
virili parte, «tuttavia mi darà soddisfazione aver contribuito
de l’interrogativa indiretta (facturusne … sim), introdotta dal
anch’io al ricordo delle imprese del più grande popolo della Ter-
-ne enclitico, con la perifrastica attiva per esprimere l’idea di
ra, per quanto umanamente possibile»; iuvabit: indica la ragione
imminenza, che a sua volta costituisce l’apodosi di un perio-
per cui vale la pena per l’autore scrivere l’opera e regge l’infini-
do ipotetico della possibilità di cui si perscripserim è la protasi;
operae pretium: lett. «il valore della fatica»; l’espressione indica tiva et (me) ipsum consuluisse; memoriae: è dativo retto da consulo
un’opera il cui risultato valga la fatica ed esprime la coscienza e regge il genitivo rerum gestarum, che regge e sua volta l’ultimo
dell’autore delle difficoltà che dovrà affrontare; a primordio ur- genitivo populi con l’attributo principis nel senso de «il primo, il
bis: si tratta di un periodo storico pittosto ampio, considerando più grande»; pro virili parte: lett. «per la parte che mi tocca come
la data fissata da Varrone per la fondazione di Roma nel 753 uomo», formula restrittiva; si tratta di un’espressione giuridica.
a.C.; l’espressione contiene un riferimento al programma e al – et si … consoler: «e qualora in una tanto grande folla di storici
titolo dell’opera; perscripserim: il congiuntivo perfetto è da con- la mia fama resti in ombra, mi consolerei con la nobiltà e la gran-
siderarsi anteriore rispetto alla perifrastica (lett. «se avrò scrit- dezza di coloro che oscureranno il mio nome»; si … in obscuro
to»); la preposizione intensiva per- dà l’idea della lunga durata sit: è protasi di periodo ipotetico della possibilità, la cui protasi
del periodo storico affrontato da Livio. è me … consoler con forte iperbato; in obscuro: è aggettivo neutro
sostantivato; nobilitate ac magnitudine: sono ablativi strumentali
2. quippe qui … videam: «poiché vedo che la materia è sia
retti da consoler; Livio esprime il rispetto e l’ammirazione per gli
antica sia molto trattata»; nota l’allitterazione veterem … vol-
storici che l’hanno preceduto non solo per i loro meriti letterari,
gatam … videam e la forma arcaizzante volgatam per vulgatam;
ma anche per la nobiltà della loro origine; qui … officient: la rela-
quippe qui: proposizione relativa causale retta dal precedente
nec dicere ausim; cum … tum: sono correlativi. – dum: «mentre», tiva ripropone l’espressione giuridica luminibus officere, «togliere
introduce una temporale. – novi semper scriptores: «storici la luce», che regge il dativo meo nomini in iperbato.
di volta in volta recenti»; rerum scriptor è il termine con cui in 4. Res … immensi operis: «Inoltre è un argomento di immensa
latino si indica lo storico. – aut … superaturos: «o di portare portata»; praeterea: è la seconda ragione, oltre al gran numero
qualche elemento più sicuro nella narrazione dei fatti o di su- degli scrittori, per cui Livio è titubante di fronte all’impresa che
perare nell’arte dello scrivere la rozza antichità»; le due infi- si accinge a compiere; immensi operis: è genitivo di qualità. – ut
nitive disgiuntive sono introdotte da credunt; gli infiniti futuri quae: «poiché»; introduce una subordinata relativa causale col
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congiuntivo presente repetatur (da repeto), «risale», e il cui sog- infatti, ha valore prolettico rispetto alla successiva completiva
getto è res. – supra septingentesimum annum: «a più di sette- epesegetica introdotta da ut. – ut … avertam: «di distogliermi
cento anni fa», secondo la tradizione che fissa la fondazione di dalla vista delle disgrazie che la nostra generazione ha visto per
Roma al 753 a.C. – et quae: coordinata alla precedente relativa tanti anni, almeno finché mi rivolgo con tutto l’animo a quegli
causale, ha il verbo al congiuntivo perfetto creverit (da cresco), antichi avvenimenti»; ut: introduce la completiva, anticipata
«è cresciuta». – ab exiguis … initiis: «partita da modesti inizi»; dall’hoc prolettico, col congiuntivo presente avertam; il pronome
exiguis … initiis: in iperbato è ablativo di moto da luogo; profecta: me è enfaticamente in apertura di periodo e indica il desiderio di
è participio perfetto di proficiscor congiunto a res. – ut iam … pace di Livio condiviso dalla sua generazione, funestata dalle
sua: «che ormai si trova in difficoltà per la sua grandezza»; cor- guerre civili (malorum); tot per annos: anastrofe della preposizio-
relativo del precedente eo, «a tal punto», introduce una conse- ne; dum: la congiunzione temporale è costruita con l’indicativo
cutiva con il congiuntivo presente laboret, da laboro, che regge presente; prisca illa: è logicamente contrapposto a haec nova del
l’ablativo di causa magnitudine … sua in iperbato; Livio ritiene paragrafo precedente. – omnis expers curae: «lontano da ogni
che l’estensione raggiunta dall’impero romano possa costituire preoccupazione»; osserva l’iperbato di omnis curae. – quae …
una minaccia per la sua stessa stabilità e abbia contribuito a de- posset: «che possa, se non distrarre dalla verità, tuttavia rende-
terminare la crisi che ha portato alla fine delle Repubblica. – et re meno sereno l’animo di chi scrive»; la relativa al congiuntivo
legentium … sint: costruisci et haud dubito quin primae origines regge le due infinitive etsi non flectere a vero, «se non distoglier dal
et proxima originibus praebitura sint minus voluptatis plerisque vero», e sollicitum tamen efficere, «tuttavia rendere turbata»; scri-
legentium, «e non dubito che le prime origini e gli avvenimenti bentis: participio sostantivato. Livio sta dicendo che l’obiettività
a esse più vicini susciteranno meno piacere alla maggior parte è più difficile da conseguire quando ci si occupa di fatti recenti.
dei lettori»; legentium: genitivo partitivo retto da plerisque; haud 6. Quae: «I racconti che»; il relativo prolettico di ea va con
dubito quin: introduce una completiva al congiuntivo (praebitura l’indicativo traduntur, «sono tramandati», uno dei verbi tec-
sint) secondo la consecutio temporum; praebitura sint: è concor- nici della produzione storica. – ante conditam condendamve
dato con proxima, aggettivo neutro plurale sostantivato; minus: urbem: «prima della fondazione della città o nel momento
seguito dal genitivo partitivo voluptatis, costituisce l’oggetto di stesso della fondazione»; si tratta delle vicende con le quali Li-
praebitura sint. – festinantibus: «poiché hanno fretta di giunge- vio inizia la sua narrazione (D Testi 1.2-5); il participio perfetto
re»; participio congiunto con valore causale, concordato con il conditam (da condo) fa riferimento ai fatti più remoti, mentre
dativo plerisque che regge il genitivo partitivo legentium o, se- il gerundivo condendam (si noti il poliptoto), anch’esso retto
condo altra interpretazione, ablativo assoluto con un soggetto da ante, rimanda al momento della fondazione. – magis deco-
ricavabile dal precedente plerisque (legentium). – ad haec nova: ra: «più conformi a», regge il dativo poeticis fabulis, «racconti
«a questi avvenimenti recenti»; Livio pensa che gli avvenimenti poetici», presumibilmente la poesia epica. – incorruptis …
più recenti suscitino maggiormente l’interesse dei lettori. – qui- monumentis: «sicure fonti storiche», è il secondo termine di
bus … conficiunt: «a causa dei quali le forze del popolo già da paragone anch’esso in dativo. – ea nec adfirmare … est: «non
tempo dominante vanno esaurendosi»; quibus: Livio probabil- ho intenzione né di confermarli né di respingerli»; ea: richiama
mente intende riferirsi alle guerre civili che hanno contribuito il prolettico quae; gli infiniti sono retti dall’espressione in animo
alla decandenza di Roma; praevalentis: participio presente da est, «ho intenzione»; Livio sospende il giudizio rispetto alle
praevaleo, è attributivo di populi (con il quale forma un nesso leggende sulle origini remote dei Romani che erano in quegli
allitterante), che funge da genitivo di specificazione del sogget- stessi anni celebrate nell’Eneide di Virgilio.
to vires; ancora un’osservazione (cfr. il precedente laboret) sulla 7. Datur … faciat: «È concessa questa licenza all’età antica, di
decadenza presente segnata dalla corruzione morale rispetto al rendere più nobili le origini delle città mescolando l’umano col
passato glorioso, secondo un topos ricorrente nella storiografia divino»; haec venia: prolettico della completiva epesegetica ut
romana e particolarmente in Sallustio. … faciat con oggetto primordia (= origines) e predicativo dell’og-
5. ego contra … petam: «Io invece cercherò anche questa ricom- getto augustiora; miscendo: è un gerundio con valore strumen-
pensa per la mia fatica»; la prima ricompensa (par. 3 consoler tale; humana divinis: la mescolanza di questi due elementi è
…) era quella di essere inserito nel numero dei grandi storici, propria della mitologia cui si fa poi riferimento. – et si … suas:
la seconda, evidenziata dalla forte contrapposizione (ego contra) «e se a qualche popolo è opportuno concedere di divinizzare
e dal quoque con valore rafforzativo, è indicata subito dopo; hoc, le proprie origini»; cui: sta per alicui; protasi di periodo ipote-
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tico della realtà la cui apodosi è ea gloria est; Livio ritiene che una tendenza propria della storiografia romana. Infatti, par-
un popolo potente come quello romano si possa permettere di tendo da una visione pessimistica, condivisa dagli storiografi
nobilitare le proprie origini per giustificare la grandezza rag- antichi, che vede nella storia una decadenza morale del po-
giunta. – et ad deos … auctores: «e di ricorrere agli dèi come polo, Livio intende indagarne le cause per poter suggerire un
fondatori»; è sottinteso il complemento oggetto origines suas modello ideale cui conformarsi per recuperare l’antica gran-
desumibile dalla precedente infinitiva; auctores: è predicativo dezza. – per quos viros quibusque artibus: «con quali uomini
di deos. – ea … Romano: «il popolo romano ha una tale gloria e con quali virtù»; il complemento di mezzo è costruito con
militare», costruzione del dativo di possesso. – ut: correlativo per + accusativo per la persona e con l’ablativo per la cosa.
di ea, introduce una consecutiva col congiuntivo presente pa- – labente … disciplina: «col venir meno a poco a poco del ri-
tiantur in poliptoto con il successivo patiuntur. – cum … ferat: gore morale»; ablativo assoluto con valore causale che regge le
«quando vanta soprattutto Marte come padre suo e del suo proposizioni successive, nelle quali si scandisce la decadenza
fondatore»; cum + congiuntivo ha valore temporale e ha come morale della società romana; osserva l’uso di disciplina, termi-
soggetto sottinteso populus Romanus, ricavabile dalla proposi- ne proprio dell’ambito militare, in ambito morale; l’accosta-
zione precedente; potissimum: superlativo di potis con valore mento testimonia la prospettiva moralistica della storiografia
avverbiale; Livio fornisce un esempio delle poeticae fabulae ci- romana, e dunque anche liviana, che fa dipendere i successi
tate precedentemente (par. 6). – et hoc: «anche questo», cioè politico-militari di Roma dall’integrità del mos maiorum, e la
il fatto che si dichiarino discendenti da Marte come spiegato decadenza di Roma dalla degenerazione dei mores degli ante-
nell’inciso; et = etiam. – gentes humanae: «tutti gli altri popo- nati. – velut … praecipites: «consideri come i costumi, dappri-
li», contrapposti al populus Romanus. – aequo animo: «di buon ma rilassati, poi siano andati sempre più corrompendosi e in-
grado». – quam … patiuntur: «tanto quanto (ne) sopportano il fine abbiano cominciato a cadere a precipizio»; sequatur animo:
dominio»; quam: è correlativo di et hoc e introduce la proposi- col congiuntivo esortativo sul modello del precedente intendat
zione comparativa. animum, di cui si ripropone, sottinteso, il soggetto quisque, reg-
ge in climax ascendente, evidenziata dagli avverbi temporali
8. Sed haec et his similia: «Ma questi e altri simili racconti»;
(primo … deinde … tum), il complemento oggetto con participio
si noti il poliptoto haec … his; haec e simila: sono oggetto di
attributivo (desidentes … mores), poi con variatio le due inter-
ponam. – utcumque … erunt: «comunque saranno considerati
rogative indirette ut … lapsi sint e (ut) ire coeperint praecipites.
e valutati». – in magno … discrimine: «non le terrò in gran
I verbi desideo, labor ed eo praecipites costituiscono una climax;
considerazione»; in magno … discrimine: iperbato.
ut: poetismo per quomodo; lapsi sint: congiuntivo perfetto da
9. ad illa … intendat animum: «per quanto mi riguarda, cia- labor, che forma poliptoto con il precedente labente. – donec
scuno secondo le proprie possibilità, rivolga attentamente … perventum est: «finché si è giunti a questi tempi presenti
l’animo a queste cose»; ad illa: è prolettico rispetto alle suc- in cui non possiamo sopportare né i nostri vizi né i rimedi (ad
cessive interrogative indirette nelle quali Livio espone i temi essi)»; donec: introduce una proposizione temporale; osserva
che intende proporre ai lettori; mihi: «per quanto mi riguar- l’allitterazione finale in p (pati possum perventum) che chiude
da», dativo etico; l’avverbio acriter è rafforzativo di intendat, solennemente l’ampia prospettiva storica e della degenera-
congiuntivo presente da intendo, con valore esortativo. – quae zione morale che si articola tra haec tempora e, in contrapposi-
vita: «quale stile di vita ci sia stato», è sottinteso fuerit. – qui zione, illa di inizio paragrafo, a evidenziare la distanza fra gli
mores: osserva il poliptoto dell’aggettivo interrogativo (quae antichi e i contemporanei; remedia: si fa riferimento alle leggi
… qui … per quos); nota come l’analisi della storia del popolo moralizzatrici volute da Augusto, che tuttavia ebbero scarso
romano non tenda a una rigorosa e oggettiva ricostruzione de- successo e poca popolarità; perventum est: indicativo perfetto
gli avvenimenti, ma abbia una patina di moralismo, secondo passivo con valore impersonale di pervenio.
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10. Hoc illud est praecipue in cognitione rerum salubre ac frugiferum, omnis te
exempli documenta in inlustri posita monumento intueri: inde tibi tuaeque rei
publicae quod imitere capias, inde foedum inceptu foedum exitu quod vites.
11. Ceterum aut me amor negotii suscepti fallit, aut nulla umquam res publica
nec maior nec sanctior nec bonis exemplis ditior fuit, nec in quam civitatem
tam serae avaritia luxuriaque immigraverint, nec ubi tantus ac tam diu
paupertati ac parsimoniae honos fuerit: 12. adeo quanto rerum minus, tanto
minus cupiditatis erat. Nuper divitiae avaritiam et abundantes voluptates
desiderium per luxum atque libidinem pereundi perdendique omnia invexere.
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Sed querellae, ne tum quidem gratae futurae, cum forsitan necessariae erunt, ab
initio certe tantae ordiendae rei absint: 13. cum bonis potius ominibus votisque
et precationibus deorum dearumque, si, ut poetis, nobis quoque mos esset,
libentius inciperemus, ut orsis tantum operis successus prosperos darent.
ri (ha introdotto) il desiderio di rovinarsi e dissipare ogni cosa 13. cum … inciperemus: «piuttosto cominceremmo più vo-
attraverso il lusso e la sfrenatezza»; divitiae e voluptates, rese lentieri con buoni presagi e voti e con suppliche agli dèi e alle
disponibili a Roma grazie alle conquiste, sono considerate la dee, se anche noi (storici) come i poeti avessimo quest’uso»,
causa materiale della corruzione morale, secondo un topos già periodo ipotetico dell’irrealtà; ut poetis: era normale che i com-
ampiamente impiegato in Sallustio; per luxum atque libidinem: ponimenti poetici di un certo impegno iniziassero con la tradi-
Nota l’allitterazione che enfatizza i due termini; pereudi perden- zionale invocazione alle Muse; nobis … mos esset: costruzione
dique: genitivi del gerundio in dipendenza da desiderium, sono del dativo di possesso. – ut orsis … darent: «che concedano
legati da allitterazione e paronomasia. – Sed querellae … ab- felice successo a chi ha cominciato un’impresa tanto importan-
sint: «Ma i lamenti, che non saranno graditi nemmeno allora, te»; orsis: participio perfetto di orior, attributivo di nobis (plu-
quando forse saranno necessari, stiano lontani dall’inizio di rale di modestia) sottinteso; operis: genitivo partitivo retto da
un’impresa tanto grande»; ne … quidem: «neppure»; futurae: tantum; l’intero periodo costituisce una preterizione, perché
participio futuro del verbo sum, attributivo del soggetto; cum: Livio, mentre sostiene di non potersi comportare come i poeti,
correlativo del precedente tum, introduce una temporale; for- lo fa. La Praefatio, che si era aperta solennemente, si chiude
sitan: generalmente con congiuntivo, ma qui più liberamente con l’invocazione e la supplica agli dèi e alle dee (stilemi tipici
con l’indicativo futuro; ab initio … oriendae rei: la costruzio- del poema epico); la storia di Livio si pone dunque sul piano
ne col gerundivo retto da initio sta, pleonasticamente, per ab dei grandi poemi epici che tramandano e fondano l’identità
orienda re; absint: congiuntivo esortativo. di un popolo.
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Livio (parr. 10-13) pone grande attenzione a definire chiaramente personaggi o si-
tuazioni come exempla («esempi») positivi o negativi, nel solco della tradizione
del mos maiorum; chi legge deve dunque essere guidato a interpretare il passato,
perché possa ricavarne insegnamenti morali utili per sé e per lo Stato; è chiara,
alla luce di ciò, la funzione didattica della storiografia.
La lingua e lo stile
Lo stile della Praefatio è decisamente elevato e l’ini-
zio Facturusne ... sim ricalca addirittura lo schema
metrico dell’esametro, il verso della poesia epica:
d’altronde, conformemente alle dottrine retoriche
antiche, la narrazione liviana intende essere un
opus oratorium maxime, cioè un’opera «prima di
tutto letteraria».
Sul versante lessicale, questo testo contiene alcu-
ne tra le parole-chiave della tradizione moralistica
della storiografia romana; particolarmente forti ai
paragrafi 11-12 gli echi sallustiani, tramite l’uso di
parole come avaritia, luxuria, cupiditas, voluptas,
luxus, libido, atte a indicare la decadenza etica del
popolo romano.
1,1. Iam primum omnium satis constat Troia capta in ceteros saevitum esse
Troianos, duobus, Aeneae Antenorique, et vetusti iure hospitii et quia pacis
reddendaeque Helenae semper auctores fuerant, omne ius belli Achivos
1,1. Iam primum omnium: «Anzitutto»; Livio dà inizio, dopo impersonale constat regge le due infinitive saevitum esse e absti-
la parte introduttiva, alla narrazione vera e propria; omnium: nuisse. – Troia capta: ablativo assoluto con valore temporale.
genitivo partitivo con sottinteso rerum. Livio usa spesso, an- – in ceteros … abstinuisse: «si infierì contro gli altri Troiani,
che nei casi obliqui, gli aggettivi sostantivati senza res. – satis ma che nei riguardi di due, Enea e Antenore, sia per un antico
constat: «è generalmente noto che»; la principale con il verbo legame di ospitalità, sia perché essi erano sempre stati fautori
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della pace e della restituzione di Elena, gli Achei si astennero le terre»; Euganeisque … pulsis: ablativo assoluto; gli Euganei
da ogni diritto di guerra»; in ceteros … Troianos: lett. «contro i erano una popolazione di origine retica che abitava fra il mare
rimanenti Troiani»; l’uso di ceteri anticipa quanto Livio afferma Adriatico, le Alpi e il fiume Adige; spinti da altre popolazioni,
dopo: infatti sono gli «altri» rispetto ai due ai quali venne riser- si insediarono nell’area fra il lago di Como e l’Adige; qui …
vato un trattamento diverso; saevitum esse: infinitiva soggetti- incolebant: proposizione relativa propria; Enetos … terras: pro-
va, retta da constat, verbo impersonale; duobus: è dativo di van- posizione infinitiva soggettiva sempre retta da satis constat. –
taggio; la frase si apre con un forte asindeto avversativo; Aeneae Et in quem … locum: «E il luogo in cui per in un primo tem-
Antenorique: Livio presenta subito all’inizio della sua opera An- po sbarcarono»; in quem … locum = locus in quem, prolessi del
tenore, leggendario fondatore di Padova (sua città natale), ed relativo. – Troia vocatur … nomen est: «è chiamato Troia e in
Enea; iure: ablativo di causa; il vincolo di ospitalità di cui Livio seguito a ciò il territorio è detto Troiano»; pagoque … nomen est:
parla è riconducibile al fatto raccontato da Omero nell’Iliade dativo di possesso; Troiano è predicativo di nomen concordato
(3,203): Menelao e Odisseo furono ospiti nella casa di Antenore con pago. – gens … appellati: «l’intera popolazione fu chiama-
quando, prima dello scoppio della guerra, andarono a Troia a ta Veneti»; appellati, con sottinteso sunt, concorda con il predi-
chiedere che venisse restituita Elena. Nelle fonti omeriche però cativo Veneti e non con il soggetto gens. Livio anche in questo
non si fa cenno a Enea; et quia … fuerant: proposizione causale paragrafo insiste sul parallelismo fra la fondazione di Padova
che costituisce una variatio evidenziata anche dal polisindeto et e quella di Roma, evidenziando la comune origine troiana e
… et; reddendaeque Helenae: gerundivo al caso genitivo, retto da il fatto che, analogamente a quanto capiterà ai compagni di
auctores. Dai poemi omerici non risulta che Enea consigliasse Enea e ai popoli del Lazio, i Troiani con gli Eneti si fondono
di restituire Elena al marito, ma solo che fosse contrario alla nel popolo dei Veneti.
guerra (Iliade 20,298); omne ius belli Achivos abstinuisse: infini- 4. Aeneam … venisse: «(È generalmente noto che) Enea pro-
tiva soggettiva dipendente da satis constat; il verbo abstineo è fugo dalla patria in seguito all’analoga sventura ma destinato
qui costruito con l’accusativo anziché con l’ablativo semplice dai fati a dare inizio a eventi più grandi, dapprima sia giun-
o preceduto da a/ab; omne ius belli: si fa riferimento al fatto che to in Macedonia»; Aeneam … venisse: infinitiva soggettiva che
in guerra i vincitori potevano fare dei vinti ciò che volevano. dipende sempre da satis constat; profugum: aggettivo, riferito
2. casibus … sinum: «e che attraverso varie vicissitudini Ante- ad Aeneam, coordinato all’ablativo assoluto ducentibus fatis; ad
nore giunse nell’insenatura più profonda del mare Adriatico, maiora rerum initia: maiora è concordato per ipallage con l’accu-
insieme con un gruppo di Eneti, i quali, cacciati dalla Paflago- sativo initia anziché con il genitivo rerum; in Macedoniam: Enea
nia in seguito a una sommossa, erano alla ricerca di una sede avrebbe fondato la città di Aineia. Si noti che il racconto livano
e di un capo, perduto il loro re Pilemene nei pressi di Troia»; relativo alle peregrinazioni di Enea non concorda con quello
casibus … variis: ablativo strumentale; Antenorem: soggetto virgiliano: la differenza più vistosa è che Livio non fa alcun
dell’infinitiva soggettiva il cui verbo è venisse, sempre retta cenno alla sosta a Cartagine. – inde in Siciliam … delatum:
da satis constat; Enetum: forma arcaica di genitivo plurale Ene- «e che, mentre cercava una sede, fu portato in Sicilia»; delatum
torum; gli Eneti erano una popolazione di origine illirica che (esse): è ancora verbo dell’infinitiva soggettiva retta da satis
abitava in Paflagonia, regione sulla costa meridionale del Mar constat, così come il successivo tenuisse. In Sicilia, le città di
Nero. Da questa regione dell’Asia Minore, secondo la tradizio- Erice e Segesta (dove fu sepolto Anchise) facevano risalire la
ne accolta da Livio, provenivano gli Eneti, popolo creduto (a loro origine a Enea. – ab Sicilia … tenuisse: «e che dalla Sicilia
causa della somiglianza dei loro nomi) progenitore dei Veneti: giunse con la flotta verso il terrritorio di Laurento»; si trat-
Antenore li avrebbe portati in Italia insieme ad alcuni Troiani. ta della località sulle coste del Lazio dove Enea sbarcò; classe:
La notizia non ha solidi fondamenti storici; qui … quaerebant: ablativo strumentale. – Troia … nomen est: «Anche a questo
proposizione relativa propria; pulsi: participio perfetto da luogo è dato il nome Troia»; huic loco: dativo di possesso.
pello; Pylaemene … amisso: ablativo assoluto; il re degli Eneti 5. egressi: «sbarcati», participio perfetto da egredior. – ut …
Pilemene fu ucciso da Menelao (Iliade 5,576 ss.); ad Troiam: la superesset: «dato che a loro non restava nulla in conseguen-
preposizione indica che si tratta dei «dintorni» della città; in za delle quasi interminabili peregrinazioni, tranne armi e
intimum maris Hadriatici sinum: Antenore e gli Eneti giunsero navi»; ut quibus … superesset: lett. «come coloro ai quali…»; è
fino al golfo di Venezia. una proposizione relativa al congiuntivo con valore causale.
3. Euganeisque … terras: «e che, cacciati gli Euganei che abita- – cum … agerent: cum + congiuntivo. – Latinus rex Abori-
vano fra il mare e le Alpi, gli Eneti e i Troiani occuparono quel- ginesque: Latino, figlio di Fauno e della ninfa Marica, era re
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dextra data fidem futurae amicitiae sanxisse. 9. Inde foedus ictum inter
duces, inter exercitus salutationem factam. Aeneam apud Latinum fuisse
in hospitio; ibi Latinum apud penates deos domesticum publico adiunxisse
foedus filia Aeneae in matrimonium data. 10. Ea res utique Troianis spem
adfirmat tandem stabili certaque sede finiendi erroris. Oppidum condunt;
Aeneas ab nomine uxoris Lavinium appellat. 11. Brevi stirpis quoque virilis
ex novo matrimonio fuit, cui Ascanium parentes dixere nomen.
dextra data … sanxisse: «tesa la mano destra, fece la promessa proposizione infinitiva oggettiva dipendente da tradunt (par.
di una futura amicizia»; dextra data: ablativo assoluto, con nes- 6); apud Penates deos: i Penati sono le divinità protettrici del
so allitterante che sottolinea la solennità del momento; sanxis- focolare domestico; filia … data: ablativo assoluto; in matrimo-
se: infinito perfetto da sancio che dipende da tradunt (par. 6). nium: è complemento di fine.
9. Inde … factam: «(Alcuni tramandano) che poi fu stret- 10. Ea res … erroris: «Questo fatto conferma del tutto ai Troia-
to un patto d’alleanza fra i comandanti e tra gli eserciti fu ni la speranza di porre fine alle loro peregrinazioni in una sede
scambiato il saluto»; le infinitive foedus ictum e salutationem finalmente stabile e sicura»; finiendi erroris: genitivo (oggetti-
factam hanno esse sottinteso e dipendono ancora da tradunt vo) del gerundivo. – Lavinium: predicativo dell’oggetto. La
(par. 6); l’espressione foedus icere è brachilogica per foedus figlia di Latino, infatti, si chiamava Lavinia. L’antica Lavinio
facere porcum iciendo che indicava il sacrificio agli dèi di un è stata identificata con l’attuale città laziale di Pratica di Mare,
porco per rendere sacro un patto; salutationem: indica il saluto sede di un antichissimo culto eroico di Enea, attestato anche
che si scambiavano due eserciti nemici divenuti alleati. Nota da riscontri archeologici.
il chiasmo foedus ictum inter duces, inter exercitus salutationem 11. Brevi … nomen: «In breve dal nuovo matrimonio nacque
factam. – Aeneam … in hospitio: «(Alcuni tramandano) che anche un figlio maschio cui i genitori diedero il nome di Asca-
Enea fu ospite in casa di Latino»; infinitiva oggettiva sempre nio»; stirpis: nominativo di forma arcaica per stirps; cui … dixere:
dipendente da tradunt (par. 6). – ibi … data: «e che lì Latino proposizione relativa propria; dixere sta per dixerunt; Ascanium:
davanti agli dèi Penati aggiunse un accordo privato a quello Livio si discosta dalla versione virgiliana, secondo la quale
pubblico, data la figlia in sposa a Enea»; Latinum … adiunxisse: Ascanio era nato a Troia dal matrimonio fra Enea e Creusa.
2,1. Bello deinde Aborigines Troianique simul petiti. Turnus rex Rutulorum,
cui pacta Lavinia ante adventum Aeneae fuerat, praelatum sibi advenam aegre
patiens simul Aeneae Latinoque bellum intulerat. 2. Neutra acies laeta ex eo
certamine abiit: victi Rutuli: victores Aborigines Troianique ducem Latinum
amisere. 3. Inde Turnus Rutulique diffisi rebus ad florentes opes Etruscorum
Mezentiumque regem eorum confugiunt, qui Caere opulento tum oppido
imperitans, iam inde ab initio minime laetus novae origine urbis et tum
2,1. Bello … petiti: «In seguito gli Aborigeni e i Troiani furono tinteso sunt. – victores: aggettivo con valore predicativo cui si
attaccati insieme con una guerra»; bello: ablativo strumenta- può dare una sfumatura concessiva: «benché vincitori». – ami-
le; Aborigines: cfr. 1,5; petiti: sottinteso sunt. – Turnus: re dei sere: forma arcaica per amiserunt.
Rutuli, discendente dal re di Argo, Acrisio; nella guerra con- 3. diffisi rebus: «non avendo più fiducia nelle (proprie) for-
tro Enea si rinnova l’ostilità fra Greci e Troiani. – Rutulorum: ze»; diffisi: è participio perfetto del verbo semideponente dif-
popolazione fortemente influenzata dagli Etruschi, dei quali fido, con valore di participio presente; regge il dativo rebus,
era alleata; i Rutuli abitavano sulle coste laziali e il loro centro cui va sottinteso suis. – ad florentes … confugiunt: «ricorro-
principale era Ardea. – cui pacta … fuerat: «al quale Lavinia no alla fiorente potenza degli Etruschi e al loro re Mezenzio»;
era stata promessa prima dell’arrivo di Enea»; pacta … fuerat Mezenzio era re (o, meglio, lucumone) della potente città di
= pacta erat. Livio costruisce frequentemente i tempi composti Caere (l’odierna Cerveteri). – qui … iunxit: «che, dominando
del passivo con il perfetto e il piuccheperfetto dell’ausiliare su Cere, città allora fiorente, già subito non essendo per nulla
esse, anziché con il presente e l’imperfetto, come di norma nel soddisfatto della nascita della nuova città, e pensando che al-
latino classico. – praelatum … patiens: «mal sopportando che lora la potenza troiana stesse crescendo molto di più di quanto
uno straniero fosse stato preferito a lui»; praelatum: è sottinteso fosse sufficientemente sicuro per i popoli confinanti, senza di-
esse; patiens: participio presente da patior, riferito a Turnus. spiacere unì le proprie armi a quelle dei Rutuli»; qui … iunxit:
2. Neutra … abiit: «Nessuna delle due schiere uscì soddisfatta proposizione relativa propria; Caere: nome neutro indeclina-
da quello scontro»; laeta: predicativo del soggetto. – victi: sot- bile, è da intendere come dativo retto dal participio presente
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nimio plus quam satis tutum esset accolis rem Troianam crescere ratus, haud
gravatim socia arma Rutulis iunxit. 4. Aeneas adversus tanti belli terrorem
ut animos Aboriginum sibi conciliaret nec sub eodem iure solum sed etiam
nomine omnes essent, Latinos utramque gentem appellavit; 5. nec deinde
Aborigines Troianis studio ac fide erga regem Aeneam cessere. Fretusque his
animis coalescentium in dies magis duorum populorum Aeneas, quamquam
tanta opibus Etruria erat ut iam non terras solum sed mare etiam per totam
Italiae longitudinem ab Alpibus ad fretum Siculum fama nominis sui implesset,
tamen cum moenibus bellum propulsare posset in aciem copias eduxit. 6.
Secundum inde proelium Latinis, Aeneae etiam ultimum operum mortalium
fuit. Situs est, quemcumque eum dici ius fasque est super Numicum flumen:
Iovem indigetem appellant.
imperitans; opulento tum oppido: Cerveteri era la più florida fra da coalescere, riferito a populorum. – quamquam tanta … Etru-
le dodici città che costituivano la confederazione etrusca; no- ria erat: proposizione concessiva; opibus: ablativo di limitazio-
vae … urbis: cioè Lavinio; nimio: ha la desinenza dell’ablativo ne. – ut iam … implesset: «che ormai la fama del suo nome
di misura in quanto accompagna plus; accolis: dativo di van- aveva riempito non solo le terre ma anche il mare per tutta la
taggio; ratus: il participio perfetto (da reor), con valore di par- lunghezza dell’Italia dalle Alpi allo stretto di Sicilia»; ut … im-
ticipio presente, regge l’infinitiva rem Troianam crescere; haud plesset: proposizione consecutiva; implesset = implevisset. – cum
gravatim: litote. … posset: cum + congiuntivo con valore concessivo; moenibus:
ablativo strumentale. – in aciem: «in campo aperto».
4. adversus … terrorem: «di fronte al terrore di una guerra
così grande». – ut … conciliaret: proposizione finale. – nec … 6. Secundum … Latinis: «La battaglia fu poi favorevole ai
omnes essent: «e affinché tutti non solo fossero soggetti alle Latini»; Latinis: dativo di vantaggio. – Aeneae … fuit: «per
stesse leggi ma anche dotati dello stesso nome»; nec: sta per et Enea fu anche l’ultima delle imprese mortali»; Aeneae: dati-
ut non … solum; nomine: sottinteso eodem. – Latinos … appella- vo di vantaggio; nota il chiasmo Secundum … Latinis, Aeneae
… ultimum. – Situs est: «È sepolto». – quemcumque … est:
vit: Latinos è predicativo. La fusione fra i due popoli, Troiani e
«comunque sia lecito chiamarlo»; ius fasque: formula rituale
Aborigeni, è oramai compiuta.
in cui ius indica ciò che è lecito secondo la legge umana e fas
5. nec … cessere: «in seguito gli Aborigeni non furono da secondo quella divina. – super Numicum flumen: il Numico
meno dei Troiani per devozione e lealtà nei confronti di Enea»; corrisponde all’odierno Rio Torto, proveniente dai colli Alba-
studio ac fide: ablativi di limitazione; cessere: arcaismo per ces- ni. – Iovem indigetem: Pater Indiges era l’espressione con la
serunt. – Fretusque … Aeneas: «Enea, confidando in queste quale si indicava la divinità protettrice di un luogo. Qui Livio
disposizioni d’animo dei due popoli che ogni giorno sempre sembra alludere alla contaminazione del culto eroico di Enea
di più si amalgamavano»; fretus: aggettivo che regge l’ablativo con quello di Giove, secondo una prassi religiosa piuttosto
his animis; coalescentium: participio presente genitivo plurale normale nel politeismo antico.
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1. Nondum … erat: «Ascanio, figlio di Enea, non era ancora che era figlio di Enea; Aenea: complemento di origine. – abun-
abbastanza grande per governare»; imperio: il dativo di fine, dante Lavinii multitudine: «a causa della sovrappopolazione
retto dall’aggettivo maturus, è di uso poetico. – tamen … a Lavinio»; abundante … multitudine: ablativo assoluto con va-
mansit: «tuttavia quel regno rimase intatto per lui fino all’età lore causale; Lavinii: locativo. – florentem … reliquit: «lasciò
adulta»; incolume: l’aggettivo ha valore predicativo rispetto alla madre o alla matrigna la città già, per quei tempi, fiorente
al sostantivo imperium (che forma poliptoto con il preceden- e opulenta»; ut tum res erant: lett. «per come le cose erano allo-
te dativo imperio). – tantisper: «nel frattempo». – tutela … ra»; ut ha valore limitativo. – sub Albano monte: «alle pendi-
stetit: «lo Stato latino e il regno avito e paterno si conserva- ci del monte Albano». – quae … appellata: «che fu chiamata
rono per lui, malgrado fosse un ragazzo, sotto la reggenza Alba Longa dalla posizione della città allungata sulla schiena
di una donna (tanto grande era il carattere energico di Lavi- del monte»; quae … appellata: proposizione relativa il cui predi-
nia)»; tutela muliebri: ablativo strumentale; si fa riferimento cato è appellata con sottinteso est; porrectae: participio perfetto
a Lavinia che ebbe il difficile compito di conservare il regno di porrigo, riferito a urbis.
per il giovane Ascanio; et regnum avitum paternumque: i due 4. Inter … interfuere anni: «Fra la fondazione di Lavinio e la
aggettivi avitum e paternum indicano che nel regno di Asca- colonizzazione di Alba Longa trascorsero circa trenta anni»;
nio confluirono sia i sudditi del nonno Latino (gli Aborigeni Lavinium: è sottinteso il participio perfetto conditum in paralle-
D Testo 1.2) sia quelli del padre Enea (i Troiani); puero: dativo lo con l’espressione successiva Albam Longam coloniam deduc-
di vantaggio, che nella traduzione può essere reso con sfu- tam; si noti come in entrambi i casi la lingua latina preferisca
matura concessiva. il concreto all’astratto; triginta … anni: questo numero di anni
2. Haud ambigam: «Non mi metterò a discutere»; ambigam: ricorre spesso nella fase più antica della storia di Roma e ha
regge l’interrogativa indiretta disgiuntiva hicine fuerit Asca- valore simbolico: trenta erano i porcellini della scrofa bian-
nius an maior. – pro certo adfirmet: «potrebbe affermare con ca che secondo Virgilio (Eneide 3,390; 8,41) avevano indicato
certezza»; congiuntivo potenziale. – hicine … nuncupat: «se a Enea il luogo ove fondare la città, trenta le città della lega
sia stato proprio questo Ascanio o uno più grande di lui nato latina e trenta gli anni di regno attribuiti ai re di Alba Longa;
dalla madre Creusa, quando Ilio era ancora intatta, e poi com- interfuere: arcaismo per interfuerunt. – opes: «la potenza». – fu-
pagno nella fuga del padre, quello stesso che la famiglia Giulia sis Etruscis: «sconfitti gli Etruschi», ablativo assoluto. – ut …
chiama Iulo come origine del proprio nome»; hicine … quam ausi sint: «che neppure dopo la morte di Enea e durante la
hic: con l’interrogativa indiretta disgiuntiva Livio presenta reggenza di una donna e le prime prove di regno di un fanciul-
due tradizioni su Ascanio, la prima che lo vuole figlio di Enea lo né Mezenzio e gli Etruschi né alcun altro popolo confinante
e Lavinia (D Testo 1.2), la seconda, seguita anche da Virgilio osarono muovere guerra»; ut … ausi sint: proposizione con-
nell’Eneide, che lo identifica con Iulo, figlio di Enea e Creusa e secutiva, anticipata nella reggente da tantum; morte: ablativo
progenitore della gens Iulia; quam hic: secondo termine di pa- di tempo determinato; inter … rudimentumque primum: com-
ragone; Creusa matre: complemento di origine; Creusa era la plemento di tempo continuato; movere arma: retto da ausi sint,
prima moglie di Enea; Ilio incolumi: ablativo assoluto nominale perfetto congiuntivo del semideponente audeo; aut Mezentius
con valore temporale; Iulum: predicativo dell’oggetto. … aut ulli alii accolae: soggetti coordinati dalle congiunzioni
3. Is Ascanius … matre genitus: «Questo Ascanio, dovunque disgiuntive aut … aut.
e da qualunque madre fosse nato»; ubicumque: «dovunque», 5. Pax … esset: «Il trattato di pace aveva così stabilito che gli
cioè a Troia o a Lavinio; quacumque matre: complemento di ori- Etruschi e i Latini avessero come confine il fiume Albula, che
gine; Livio attraverso l’uso dei due relativi indefiniti sottoli- ora chiamano Tevere»; ut: introduce una proposizione com-
nea l’incertezza sull’origine di Ascanio. – certe … constat: «di pletiva il cui verbo è esset; Etruscis Latinisque … esset: dativo di
certo si sa che è nato da Enea»; l’unica certezza su Ascanio è possesso; Albula: si tratta dell’antico nome del Tevere, che de-
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fluvius Albula, quem nunc Tiberim vocant, finis esset. 6. Silvius deinde regnat
Ascani filius, casu quodam in silvis natus. Is Aeneam Silvium creat; is deinde
Latinum Silvium. 7. Ab eo coloniae aliquot deductae, Prisci Latini appellati.
8. Mansit Silviis postea omnibus cognomen, qui Albae regnarunt. Latino
Alba ortus, Alba Atys, Atye Capys, Capye Capetus, Capeto Tiberinus, qui in
traiectu Albulae amnis submersus celebre ad posteros nomen flumini dedit. 9.
Agrippa inde Tiberini filius, post Agrippam Romulus Silvius a patre accepto
imperio regnat. Aventino fulmine ipse ictus regnum per manus tradidit. Is
sepultus in eo colle qui nunc pars Romanae est urbis, cognomen colli fecit. 10.
Proca deinde regnat. Is Numitorem atque Amulium procreat; Numitori, qui
stirpis maximus erat, regnum vetustum Silviae gentis legat. Plus tamen vis
potuit quam voluntas patris aut verecundia aetatis. 11. Pulso fratre Amulius
regnat. Addit sceleri scelus; stirpem fratris
virilem interimit, fratris filiae Reae Silviae per
speciem honoris, cum Vestalem eam legisset,
perpetua virginitate spem partus adimit.
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1. Sed ... principium: «Ma, come credo, era predestinata dai correlative (seu ... seu) attraverso una variatio di costruzione: un
Fati la nascita di una così grande città e l’inizio dell’impero participio congiunto con valore causale (rata) e una subordina-
più potente subito dopo la potenza degli dèi». Sed: nota all’ini- ta causale (quia ... erat). – Martem ... nuncupat: «indica Marte
zio del capitolo l’uso della congiunzione avversativa che ha come padre di quella prole illegittima». Livio sembra avere
la funzione di contrapporre la volontà del destino alle azioni qualche dubbio relativamente alla paternità di Marte; tutta-
progettate dal re Amulio ai danni del fratello Numitore; debe- via non rifiuta del tutto la prima tesi. Martem: Marte, dio della
batur ... fatis: «era predestinata … dai Fati», i soggetti sono origo guerra e della vegetazione primaverile, era oggetto di venera-
et principium; ut opinor: proposizione incidentale che esprime zione da parte dei popoli italici e dei Romani; venne pertanto
il pensiero di Livio, concorde con la propaganda augustea: la indicato come padre dei due gemelli e progenitore dei Romani;
nascita di Roma e l’inizio dell’impero più potente dopo quello patrem: complemento predicativo dell’oggetto; nuncupat: il ver-
degli dèi erano eventi provvidenziali e voluti dal Fato; tantae ... bo nuncupare (da nomen capere) è proprio del lessico religioso
urbis maximique ... imperii: iperbati; secundum: preposizione che e giuridico: ciò contribuisce a dare all’episodio una patina di
regge l’accusativo; opes: da ops, è solitamente usato al plurale. arcaicità e sacralità.
2. Vi compressa: «Violentata con la forza»; compressa: partici- 3. Sed ... vindicant: «Ma né gli dèi né gli uomini preservano o
pio perfetto congiunto con il soggetto Vestalis, regge l’ablativo lei o la sua prole dalla crudeltà del re»; nec ... nec ... aut ... aut:
vi. Il verbo comprimere si trova raramente usato nella prosa con si tratta di due coppie di congiunzioni correlative, le prime ne-
questo significato. – Vestalis: cioè Rea Silvia. Le Vestali erano gative, le seconde disgiuntive; dii: si allude a Marte, presunto
sacerdotesse della dea Vesta, divinità protettrice del focolare
padre dei due gemelli il quale, come sottolinea Livio, non si
domestico e della purezza. Erano sei in epoca storica, scelte dal
prende nessuna cura né di Rea Silvia né dei gemelli; ipsam: Rea
pontefice massimo; prestavano il loro servizio sacerdotale per
Silvia; a crudelitate regia: il re «crudele» era Amulio che aveva
trent’anni. Durante tutto questo periodo dovevano conserva-
scacciato dal trono il fratello Numitore, re legittimo. Amulio
re la verginità. Il loro compito principale era quello di tenere
desiderava eliminare tutti coloro che avrebbero potuto riven-
acceso il fuoco sacro alla dea nel tempio di forma rotonda che
dicare il trono; vindicant: verbo che appartiene alla sfera del di-
si trovava vicino alla Regia, l’edificio che era creduto la reggia
ritto. – sacerdos: il sostantivo sacerdos può essere sia femminile
di Numa. – cum ... edidisset: costruzione del cum + congiun-
sia maschile: in questo caso, come si deduce dal participio con-
tivo; il verbo edere significa «dare alla luce»; geminum partum:
giunto (con valore temporale) vincta, è femminile ed è riferito
oggetto di cum ... edidisset; si tratta naturalmente di Romolo e
Remo. Nota l’uso dell’astratto («parto gemellare») per il con- a Rea Silvia. – in profluentem aquam: «nell’acqua corrente»
creto («due gemelli»). – seu ita rata: «sia che ne fosse veramente del fiume. – iubet: il soggetto è Amulio, che va sottinteso an-
convinta»; rata: participio perfetto dal deponente reri, «ritene- che come complemento d’agente di datur. Amulio dà l’ordine
re, credere»; è participio congiunto con valore causale – seu ... di abbandonare i due gemelli alla corrente del Tevere.
erat: Livio propone due ipotesi, introdotte dalle congiunzioni 4. Forte quadam divinitus: «Per un certo caso voluto dagli
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super ripas Tiberis effusus lenibus stagnis nec adiri usquam ad iusti cursum
poterat amnis et posse quamvis languida mergi aqua infantes spem ferentibus
dabat. 5. Ita, velut defuncti regis imperio, in proxima alluvie, ubi nunc ficus
Ruminalis est – Romularem vocatam ferunt – pueros exponunt. 6. Vastae
tum in his locis solitudines erant. Tenet fama, cum fluitantem alveum, quo
expositi erant pueri, tenuis in sicco aqua destituisset, lupam sitientem ex
montibus, qui circa sunt ad puerilem vagitum cursum flexisse; eam submissas
infantibus adeo mitem praebuisse mammas, ut lingua lambentem pueros
magister regii pecoris invenerit – Faustulo fuisse nomen ferunt – 7. ab eo ad
stabula Larentiae uxori educandos datos. Sunt qui Larentiam volgato corpore
lupam inter pastores vocatam putent; inde locum fabulae ac miraculo datum.
dèi»; forte (ablativo con valore causale dal sostantivo fors) e valore temporale il cui soggetto è tenuis aqua; quo expositi erant
l’avverbio divinitus hanno significato contrastante: Livio li ac- pueri: proposizione relativa; l’ablativo quo è strumentale; expo-
costa per indicare che la salvezza dei gemelli, che poteva sem- no è il verbo tecnico con cui si indicava l’atto di abbandonare
brare casuale e imprevedibile per gli umani, era in realtà voluta i bambini indesiderati. – lupam sitientem: «una lupa asseta-
dal Fato. – super ripas Tiberis effusus: «il Tevere che si era ta», soggetto dell’oggettiva. – ex montibus: complemento di
riversato fuori dagli argini»; effusus: participio congiunto da ef- moto da luogo. – qui circa sunt: proposizione relativa propria.
fundo, con valore prevalentemente causale. – lenibus stagnis: – ad puerilem vagitum: complemento di moto a luogo dipen-
«in placidi stagni», ablativo di modo. – nec adiri ... amnis: «non dente da flexisse cursum. – submissas: participio congiunto a
poteva essere raggiunto fino al flusso della corrente regolare»; mammas, oggetto di praebuisse; ha valore temporale. – mitem:
nec adiri … poterat: è la proposizione principale cui si lega la co- predicativo del soggetto della proposizione oggettiva eam (la
ordinata spem ferentibus dabat; il soggetto è per entrambe Tiberis; lupa). – ut ... ferunt: «che il pastore del gregge regale la trovò
ad iusti cursum ... amnis: iperbato; l’aggettivo iustus, in questo che lambiva i fanciulli con la lingua – dicono che avesse nome
caso, vale «regolare». – et posse ... dabat: «ma dava speranza, a Faustolo»; ut ... invenerit: proposizione consecutiva anticipata
coloro che portavano i bambini, che essi potessero essere som- da adeo. Il verbo regge come oggetto lupam sottinteso, a cui è
mersi, per quanto l’acqua scorresse lentamente»; et: la congiun- legato il participio lambentem con valore temporale. Si noti an-
zione in questo caso ha valore avversativo; posse … infantes: che l’allitterazione lingua lambentem; lingua: ablativo di mezzo;
proposizione oggettiva dipendente da spem ... dabat; quamvis magister regii pecoris ... Faustulo ... nomen: secondo la leggenda
languida mergi aqua: il verbo mergere è costruito solitamente con si tratta di Faustolo, capo dei guardiani del bestiame del re
in + accusativo o ablativo. Livio invece, secondo un uso che è Amulio; il nome del pastore, etimologicamente legato al verbo
più comune nella poesia, lo costruisce con l’ablativo semplice. faveo, «portare aiuto», non è certo casuale; Faustolo fuisse no-
men: si tratta di una proposizione oggettiva con la costruzione
5. velut ... imperio: «come se avessero portato a termine l’ordi- del dativo di possesso in dipendenza da ferunt, verbum nar-
ne del re»; velut: con il participio perfetto defuncti (dal verbo de- randi che forma nesso allitterante con Faustolo fuisse. Il nome
ponente defungor, «portare a termine») dà luogo a una propo- proprio è in dativo concordato con un ei sottinteso.
sizione comparativa ipotetica implicita che sottolinea l’aspetto
soggettivo dell’azione; imperio: ablativo strumentale retto da de- 7. ab eo ... datos: «da lui (i fanciulli) furono portati alle stalle
functi. – in proxima alluvie: «nello stagno più vicino»; l’agget- e affidati da educare alla moglie Larentia»; ab eo ... datos: è la
terza oggettiva (con ellissi del verbo esse) sempre dipendente da
tivo proxima è superlativo dell’avverbio prope. – ubi ... ferunt:
Tenet fama; il soggetto sottinteso è pueros. Secondo un’altra tra-
«dove ora (cioè al tempo di Livio) vi è il fico Ruminale (dicono
dizione, non seguita da Livio, i due gemelli furono ritrovati da
che si chiamasse anticamente Romulare)»; con il nome ficus
altri pastori, ma Faustolo li prese con sé perché la moglie aveva
Ruminalis viene indicato un antichissimo fico che si trovava ai
appena perso un bambino. Larentiae: Acca Larenzia divenne poi
piedi del Palatino, nella zona nord est del Foro, di fronte alla
una divinità protettrice dei Lari, a cui erano dedicate le feste dei
Curia, ed era probabilmente ancora visibile ai tempi di Livio.
Larentalia che si celebravano il 23 dicembre di ogni anno; educan-
Il suo nome deriva dalla dea Rumina, protettrice dei lattanti,
dos: gerundivo predicativo con valore finale. – Sunt qui ... pu-
cui era dedicato un tempio lungo il Tevere. Probabilmente que-
tent: «Vi sono alcuni che ritengono che Larenzia, poiché aveva
sto fico fu chiamato Romularis in quanto identificato con quello
prostituito il suo corpo, fra i pastori fosse chiamata lupa». Sunt
sotto il quale furono trovati Romolo e Remo dal pastore Fau-
qui ... putent: proposizione relativa col congiuntivo caratteriz-
stolo: la trasformazione da un nome all’altro sarebbe avvenuta
zante putent che regge l’infinitiva Larentiam lupam vocatam (esse).
in base a una semplice assonanza fra i nomi; vocatam: sottinteso
Livio cerca di spiegare razionalmente la leggenda tradiziona-
esse; ricorda che i nomi di piante in latino sono femminili. le: la lupa potrebbe infatti essere identificata con la moglie di
6. Vastae ... erant: «Qui allora si stendeva per largo tratto Faustolo, Acca Larenzia, che si prostituiva. Infatti in latino lupa
all’intorno una campagna disabitata»; l’avverbio tum colloca è anche un eufemismo per «prostituta»; volgato corpore: ablati-
la vicenda in un tempo lontano, quasi fuori dalla storia. – Te- vo assoluto con valore causale. – inde locum ... datum: «che
net fama: «Persiste ancora la tradizione che»; è la proposizione da qui si sia dato spunto a questa prodigiosa leggenda»; anche
principale che regge le oggettive lupam ... flexisse e praebuisse. questa infinitiva dipende da putent. Livio sembra non credere
– cum ... destituisset: «quando l’acqua poco profonda lasciò alla spiegazione mitica e la razionalizza: chi trovò i gemelli fu il
sulla riva il canestro galleggiante con cui erano stati abban- pastore Faustolo; sua moglie Acca Larenzia, che si prostituiva e
donati i fanciulli»; cum ... destituisset: cum + congiuntivo con pertanto era chiamata lupa, li allevò; fabulae ac miraculo: endiadi.
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8. Ita geniti itaque educati, cum primum adolevit aetas, nec in stabulis nec ad
pecora segnes, venando peragrare saltus. 9. Hinc robore corporibus animisque
sumpto iam non feras tantum subsistere sed in latrones praeda onustos
impetus facere pastoribusque rapta dividere et cum his crescente in dies grege
iuvenum seria ac iocos celebrare.
8. geniti: participio di gignere che, come il seguente educati, nell’animo»; ablativo assoluto con valore causale-temporale;
si riferisce a Romolo e Remo. – itaque: sta per et ita. – cum ... corporibus animisque: sono ablativi di limitazione o, secondo
aetas: proposizione temporale con l’indicativo; la forma aetas altra interpretazione, dativi di vantaggio. – subsistere: «af-
ha colorito poetico. – in stabulis ... ad pecora: variatio. – nec in frontavano», infinito storico (come anche i successivi facere,
stabulis ... saltus: «pur non pigri nelle cure delle stalle e degli dividere e celebrare). – pastoribusque … celebrare: «e divide-
armenti, cacciando percorrevano i boschi»; nec … segnes: è una vano i beni sottratti con i pastori e, mentre di giorno in giorno
litote riferita al soggetto (i due gemelli) con sfumatura conces- cresceva il gruppo di giovani, con costoro si dedicavano alle
siva; venando: ablativo del gerundio con valore strumentale; attività serie e a quelle di svago»; pastoribus: dativo di vantag-
peragrare: infinito storico che regge l’accusativo di moto saltus. gio; rapta: «i beni sottratti», participio da rapere, neutro plurale
9. Hinc robore ... sumpto: «Così acquisita forza nel corpo e sostantivato; crescente ... grege: ablativo assoluto.
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La lingua e lo stile
Evidente è la cura nella scelta lessicale per descrivere il momento più sacro dell’arche-
ologia romana; esso raggiunge il suo apice nell’accostamento quasi ossimorico (par. 4)
degli avverbi forte («per caso») e divinitus («per volontà divina»), il che dà a chi legge
l’idea dell’eccezionalità, dell’irripetibilità di tale evento.
Livio si compiace di costruire il suo racconto mediante una sintassi abbastanza sem-
plice, caratterizzata da periodi brevi, dove prevalgono strutture simmetriche, come:
seu ita rata, seu quia deus auctor ... (par. 2); nec dii nec homines aut ipsam aut stirpem (par. 3);
Ita geniti itaque educati (par. 8); d’altronde egli sa che deve esprimersi in modo chiaro,
come chi sta raccontando una favola dalle finalità in qualche modo «didattiche» nei
confronti del lettore.
Non manca però – come si conviene a un brano storiografico che si avvicina a una nar-
razione epico-mitologica – qualche figura di suono, come le allitterazioni opes imperii
principium (par. 1), Vi ... Vestalis (par. 2), poterat amnis et posse (par. 4, dove troviamo
pure un poliptoto), lingua lambentem (par. 6).
Arte
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