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Pianeta Giovani
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“La Storia” è uno dei romanzi più importanti del novecento letterario italiano. È uno dei
più grandi romanzi storici della più recente letteratura italiana e riprende, attraverso
una consapevole scelta letteraria da parte dell’autrice, aspetti e passi teorici e pratici de
“I Promessi Sposi” che è e rimarrà per sempre il “Romanzo storico” per eccellenza.
Come ben sappiamo, il c.d. paradigma di genere del romanzo storico nasce con Walter
Scott nell’età romantica e doveva contenere al suo interno una “certificazione
documenta” con una struttura bifronte: “la storia” con la sua storiografia ed i suoi
documenti e “l’invenzione” con i “personaggi”.
Fa, pertanto, una scelta consapevole, intellettualmente voluta. Tema storico centrale del
romanzo della Morante è la II Guerra mondiale .L’opera viene pubblicata tra il 1971 /
1973 e riprende, “anacronisticamente” ( queste le critiche mosse contro l’autrice ), alla
poetica neo-realistica. All’epoca della Morante il neorealismo era passato di moda e
dominavano lo sperimentalismo con l’impegno letterario sociale e diretto. La Morante,
vera anticonformista della sua epoca, decide pertanto di impegnarsi su una storia
drammatica, tipica del neorealismo, impregnata di “nostalgia ottocentesca”. Abbiamo
quindi una trattazione speciale di una “attualità” trattata con nostalgia del passato e con
toni ed assunti popolari, quasi pedagogici e con obiettivi chiaramente educativi. Molto
importante era infatti per l’autrice adempiere ai propri doveri di scrittrice impegnata con
un mandato sociale preciso fondato su capisaldi morali , sociali e culturali capaci di
“guidare ed educare il popolo e le masse”. Come ben sappiamo, tutto ciò si contrappone
alla “narrazione impersonale” ed alla “scarnificazione del racconto” tipica nel verismo
letterario novecentesco nel quale il narratore era praticamente “eclissato”.
Abbiamo una prima cornice intorno al 1900 ed un’ultima cornice intorno al 1962 con una
fase conclusiva segnata anche dall’epigrafe finale “La storia continua…”. C’è, pertanto,
una “dicotomia” tra la “macrostoria” e “microstoria”. Abbiamo la Storia, con la S
maiuscola, titolo anche dell’opera con un sottotitolo che è esplicativo e condensa il
messaggio politico-morale dell’autrice con le sue intenzioni critico-storiche. La Morante
porta avanti e denuncia la “bruttura” della Storia non solo circostanziata alla II Guerra
Mondiale, tema centrale dell’opera, ma di tutta quella Storia che dura da 10.000 anni e
che da principio risulta un vero “scandalo”. C’è nell’autrice una critica tout court nei
confronti di tutta la Storia ( è proprio per questo che viene anche criticata dai critici
marxisisti ). La Storia è quindi un vero e proprio “scandalo” e ciò è testimoniato,
nell’opera, da diverse citazioni intorno agli uomini / animali diventati cavie e vittime.
Ci sono stati, in relazione a queste ultime cose appena trattate, dei critici che
ostentavano nel sostenere l’onniscienza dell’autrice per diversi motivi dimostrati da
alcuni esempi pratici: l’autrice non conosce, infatti, la Calabria in modo diretto ma è lei
stessa che afferma ciò. Questa è invece, per la Morante, una “tattica” precisa per
sfumare la rappresentazione. La Calabria e Cosenza sono equivalenti di tutto il
Meridione italiano e sono in contrapposizione a Roma, luogo della guerra, dei veri e
propri luoghi di fuga idealizzati. Roma rappresenta il presente crudele della guerra ,
mentre la Calabria il passato e quindi il luogo dell’infanzia, un luogo non ancora
civilizzato, rurale, un luogo più “vicino all’oltre”. Ciò propone, pertanto, una visione
simbolica degli spazi capace di rafforzare il registro favolistica dell’opera. Ciò è pertanto
un ossimoro e non una crisi dell’onniscienza perché trattasi di luoghi mitici dove il nostro
narratore onnisciente, tipico nel ‘900 , è colui che si mette con la coscienza al di sopra
dei suoi stessi personaggi.
Davide veicola pertanto il giudizio dell’autrice che denuncia la Storia come un vero
scandalo da migliaia di anni ( Storia intesa anche e soprattutto come storia militare ).
Questo non è un romanzo anti-fascista anche se ci sono delle critiche precise nei loro
confronti. In questo romanzo, ed io direi attraverso questo romanzo, vengono
condannate tutte le ideologie perché tutte sono ricollegabili alla violenza, alla
sopraffazione, alle ingiustizie sociali che si incontrano nella realtà del mondo.