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MATERIALE: 

Prova intercorso: 
•Il romanzo francese di formazione a cura di A. Beretta Anguissola
•12 brani di dodici opere diverse analizzati con lei a lezionedurante il corso
Prova orale: 
•Dispensa (che si può acquistare alla libreria “L'orientale” al cui interno sono già
presenti le pagine del Romanzo di Formazione di Franco Moretti) 
•Quattro romanzi da leggere interamente 
1. H. de Balzac, Eugénie Grandet, 1833 (può essere letto anche in traduzione, si
consiglia quella di G. Brunacci per Garzanti);
2.G. de Maupassant, Bel-Ami, 1885 (qualsiasi edizione integrale in lingua
francese);
3.A. Gide, L’immoraliste, 1902 (qualsiasi edizione integrale in lingua francese);
4.R. Radiguet, Le diable au corps, 1923 (si può leggere anche in traduzione, si
consiglia quella di Y. Mélaouah per Bompiani).

SBOBINA PRIMA LEZIONE (03/03/2022)


Per addentrarci nella letteratura francese bisogna partire da una domanda: che cos’è un
genere letterario?
Il genere letterario rappresenta una categoria della scrittura letteraria: la letteratura, infatti,
viene suddivisa convenzionalmente in una molteplicità di generi. È una convenzione
attraverso cui gli scrittori, dando determinate caratteristiche alla loro scrittura, possono essere
classificati in un determinato genere. Si tratta quindi di forme codificate che permettono ai
critici di studiare più facilmente la storia della letteratura, anche orientandoci
cronologicamente.
Un’altra domanda da porci è: che cos’è una convenzione letteraria?
Antoine Compagnon, critico e docente francese, sostiene che la letteratura, come ogni
discorso, si fonda su un sistema di convenzioni: regole, criteri e attese sulle quali noi lettori ci
orientiamo.
In particolare, ci concentreremo soprattutto sulle convenzioni del romanzo di formazione.
Per muoverci in queste convenzioni dobbiamo analizzare innanzitutto due capisaldi, partendo
dalla VERIDICITA’. Questa è un’informazione essenziale che si trova alla base dei romanzi.
Se prendessimo in considerazione un romanzo autobiografico, qui ci accorgiamo che il patto
di veridicità è esplicito e si parla di ‘’patto autobiografico’’: però questo è un caso limite
perché, nel leggere un romanzo, il lettore si aspetta anche una finzione. Questa distinzione tra
romanzo ‘’di finzione’’ e romanzo ‘’vero’’, tuttavia, non è semplice da individuare perché ci
sono molte sfumature da prendere in considerazione. Vediamo che la questione della
veridicità è strettamente connessa alla questione del REALISMO, corrente letteraria che si
trova alla base del romanzo di formazione: esso nasce infatti nel solco del realismo, di quella
rappresentazione realistica della verità, che quindi si avvicina alla realtà (ad esempio
Stendhal dirà di essersi ispirato a un fatto di cronaca per la sua opera ‘’Rosso e nero’’,
dunque alla realtà).
Un’altra questione da trattare è quella del sottogenere, che rappresenta la seconda
convenzione: infatti in realtà il genere di formazione è sottogenere del genere ‘’romanzo’’.
Inoltre, una stessa opera può appartenere a più generi, ed essere sia romanzo di formazione
che romanzo psicologico: quindi il genere NON È qualcosa di fisso. Una prima divisione di
generi è quella tra poesie, narrativa e teatro: questa è una divisione soprattutto da un punto di
vista formale, in quanto la poesia richiede una scrittura in versi, la narrativa richiede una
scrittura in prosa e il teatro si basa fondamentalmente su dialoghi. Il termine ‘’sottogenere’’
viene utilizzato prettamente in modo convenzionale per dare più importanza a un genere
rispetto a un altro, in tutti gli altri casi BISOGNA utilizzare il termine ‘’genere’’. Siamo noi a
inventare i sottogeneri sulla base di altre convenzioni, come la forma, i temi e il periodo
storico. Per esempio il romanzo da cui partiamo è LA PRINCESSE DE CLÈVES che
all’epoca era definita ‘’nouvelle historique’’, ma è in realtà un romanzo psicologico e di
formazione. Questo romanzo fa da matrice all’intero genere del romanzo di formazione e, più
in generale, al romanzo ottocentesco, per una serie di caratteristiche in esso contenute.
Ritornando al discorso sui generi abbiamo già visto come questi siano fondati su una serie di
convenzioni, che possono essere formali, storiche e possono anche riguardare
l’ambientazione oppure lo stesso stile: esistono infatti romanzi suddivisi in base al loro stile
(ad esempio ‘’la Princesse de Clèves si trova anche nella categoria dei romanzi eroico-galanti
per via dello stile della conversazione aristocratica, anche se non si tratta di un romanzo
eroico-galante vero e proprio).
Per farci capire quanto siano importanti questi generi letterari, Compagnon dice che questa
suddivisione è una componente presente nell’immaginario di tutti noi: siamo abituati a
suddividere le opere letterarie sulla base di convenzioni anche se non ci ragioniamo, è quindi
un gesto spontaneo. Se andiamo più sul piano della teoria letteraria, ci rendiamo conto che ci
sono autori sostenitori dell’importanza dei generi e altri che, al contrario, hanno deciso di non
‘’etichettarsi’’, senza dare alcuna importanza alle varie categorie letterarie: quest’ultimo è il
caso di Gide che studia il genere unicamente per destrutturarli, cimentandosi nella scrittura e
scrivendo per ogni genere un’opera differente.
I generi, così come la società, sono in continua evoluzione: essi nascono e si moltiplicano in
ogni periodo storico, ogni genere appartiene a una determinata epoca. Per esempio, oggi
abbiamo romanzi che sono distanti da quelli dell’800 e del 900 ma che sono ancora più
distanti rispetto a quelli del 700. In particolare, è nell’800 che cominciamo a costruire una
visione più particolare della società e della realtà in generale, realtà in cui noi siamo
protagonisti ma che nel contempo subiamo e dobbiamo quindi in qualche modo cambiarla.
Nella letteratura contemporanea abbiamo già la sensazione di una epoca differente, una realtà
composta di tante piccole particelle.
Ogni volta che inseriamo un’opera in un genere compiamo una scelta che preclude le altre: lo
studio letterario si fonda quindi su un continuo ragionamento e non una schematizzazione
inappellabile, dobbiamo quindi giustificare ogni volta la nostra scelta. Dunque, la categoria
del genere è plasmabile, mobile nelle mani dello studioso, che può essere un critico o uno
studente.

Giovanni Macchia ci dice che la letteratura francese è definita la letteratura “delle


idee chiare e distinte”; questa è una caratteristica propria della letteratura francese,
però allo stesso tempo la sua caratteristica è quella di essere una letteratura
dinamica che fa costantemente il processo a sé stessa. Ciò significa che noi
possiamo individuare dei generi precisi e distinti e ciò avviene perché è una
letteratura che fa processo a sé stessa: in ogni genere, ogni periodo o momento
storico abbiamo scrittori e autori che stanno lì a giudicare le proprie opereà quella
francese è la letteratura delle QUERELLES (dibattiti- discussioni). Si tratta di
dibattiti in cui abbiamo fazioni distinte che si battagliano per difendere la propria
opinione. La letteratura francese, per quanto riguarda la narrativa, ha come
momento di nascita/costituzione in una querelle, quella tra gli antichi e i moderni,
in cui vengono dibattute le caratteristiche che diventeranno fondanti del genere. In
questo dibattito abbiamo da una parte gli antichi che difendono la tradizione
(classica) come centro di tutto, mentre dall’altra parte i moderni secondo cui la
letteratura debba adeguarsi ai nuovi generi che sono all’avanguardia perché
rispecchiano meglio la nuova società. Quindi la querelle non è solo formale, ma è
anche una presa di posizione sociale e segnò il destino del romanzo contemporaneo
perché quando il romanzo nasce nel 600, esso viene molto criticato, soprattutto per
due motivi:
1) Si tratta di una lettura frivola che fa perdere solo tempo e non all’altezza della
poesia o del teatro, generi classici considerati più educativi;
2) Critica legata al rapporto con il verosimileà il romanzo veniva considerato come
una désagréable mensonge(sgradevole bugia/falsità) e quindi sempre immorale. 
Quest’impostazione moralistica, che aveva delle motivazioni anche formali, fu
messa in discussione dai moderni che esaltavano il grande spirito di
sperimentazione degli autori moderni in questo nuovo genere che si stava
formando, il romanzo. Il romanzo si basava su dei modelli costituiti dai poeti
cavallereschi italiani come Ariosto e Tasso con l’Orlando Furioso e La
Gerusalemme liberata, ma anche dal romanzo pastorale come l’Arcadia di
Sannazzaro, tant’è che il primo romanzo della tradizione francese è proprio un
romanzo pastorale, ovvero l’Astré di Honoré d’Urfé. 
PASSO DI LUKACS
In questo passo (disponibile in dispensa) troviamo un modo per orientarci in questo
passaggio dall’epopea al romanzo. 
La composizione del romanzo presenta la paradossale fusione di componenti
eterogenee e discrete (discontinuo) in una struttura organica sempre di nuovo
dismessa (che viene costantemente cambiata). I nessi coesivi fra le componenti
astratte risultano formali nel senso della purezza astratta (teoricamente queste parti
diverse fra loro sono legate da nessi formali). Tuttavia, è quindi l’etica della
soggettività creatrice (dell’autore) che è il principio ultimo unificatore (il romanzo
è fatto di tante parti diverse che vengono unite dalla soggettività creatrice), ma
affinché si realizzi questa oggettività normativa del creatore tale soggettività deve
tornare a rilevare sé stessa e dal momento che non riuscirà mai a immedesimarsi
essa necessita allora di una rinnovata autocorrezione etica basata su una
redefinizione dei contenuti per approdare a quell’equilibrio che è fonte del ritmo.
(questo creatore deve andare ad affondare le narici in una rappresentazione etica
perché il soggetto non potrà mai completamente specchiarsi nella realtà senza
perdere una parte, quindi ci sarà sempre una visione altra e superiore che andrà a
instradare il protagonista). 
 
Qual è la differenza tra l’epopea e il romanzo?
Nell’epopea i dei dirigono i protagonisti, quindi abbiamo una visione del mondo
che si costruisce a mano a mano sulla base di una visione religiosa. Il romanzo è
invece l’epopea del mondo abbandonato dagli dèi che resta in balia degli uomini.
Gli eroi non sono più scelti dalle divinità e dotati di poteri. La psicologia dell’eroe
del romanzo è tutt’uno con l’elemento demonico (che sconvolge la trama). 

 
SPIEGAZIONE FINALE: Il mondo abbandonato dagli dèi trova la sua costruzione
proprio in quella spaccatura; la psicologia dell’eroe diventa fondamentale perché
tra l’interiorità e l’avventura c’è la sua scelta, la sua avventura non è più governata
dagli dèi, ma dominata dalla sua psicologia e quindi ogni eroe affronta
diversamente le stesse caratteristiche. A tal proposito, troveremo molte volte
l’immagine del doppio, anche con Balzac nel suo romanzo “illusioni perdute” in
cui parla di “due poeti”, due personaggi con stesse ambizioni ma con psicologia
diversa e Balzac ci mostrerà entrambe.
 

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