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ALIGI
SASSU
I MAESTRI DELL’ARTE SARDA
Simona Campus
ALIGI
SASSU
in copertina:
MALINCONIA, 1946, particolare.
a fronte:
LA GRANDE BATTAGLIA, 1951, particolare.
INDICE
86 IL GRANDE CAFFÈ
92 MAISON TELLIER
Periodico mensile n. 15
dell’11-05-2005
Direttore responsabile: Giovanna Fois 98 LA CERAMICA E LA SCULTURA
Reg. Trib. di Nuoro n. 2 del 27-05-2004
© Copyright 2005
Ilisso Edizioni - Nuoro 121 CRONOLOGIA
www.ilisso.it - e-mail ilisso@ilisso.it
ISBN 88-89188-12-X 126 DOVE VEDERE SASSU
SASSU È COLORE
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5. IL MITO DI PROMETEO, 1954
affresco riportato su tela,
m 3,50 x 5,50, Sassari, Palazzo della
Provincia.
6. GLORIA DI SAN NICOLA
DI BARI, 1963 (particolare)
pittura murale, Nughedu San Nicolò,
parrocchiale di San Nicola di Bari.
7. I LIBERATORI, 1956
affresco riportato su tela, m 6 x 1,50,
coll. Comune di Ghilarza.
risorgente a nuova vita. E sulla stessa parete, più in alto – oggi nell’ambien-
te denominato “Sala Aligi Sassu” – dipinge un episodio della rivolta antifeu-
dale: i moti angioini raccontano con quale impeto, negli ultimi scorci del
Settecento, Giovanni Maria Angioj, giacobino, professore di diritto e magi-
strato, guidasse l’insurrezione, a capo di una cavalcata attraverso tutta l’Iso-
la, da Cagliari a Sassari, issando sulle proprie spalle il vessillo dei quattro
mori e della dignità di un popolo. Il popolo acclama vescovo San Nicola di
Bari nella decorazione murale del 1963 per la parrocchiale di Nughedu San
Nicolò (fig. 6), presso Ozieri, dalle soluzioni formali vicine all’opera di
Thiesi ma più spiccatamente realistico.
Sassu torna in Sardegna. Nel 1966 realizza la più importante tra le sue
opere a mosaico: nella chiesa cagliaritana di Nostra Signora del Carmine:
cinquecento metri quadri di tessere
scintillanti ripercorrono La vicenda
dei Carmelitani (figg. 59-64) e cele-
brano la fede come redenzione dai
soprusi e dalla viltà dei potenti. Nel
1967, ancora a Cagliari, la Galleria
Comunale d’Arte riapre le sue sale
dedicandogli una mostra antologica
e le pagine critiche di Franco Rus-
soli, Corrado Maltese e Salvatore
8. LO SCIOPERO, 1956
Naitza. E nella Galleria Comunale olio su tela, cm 140 x 200,
6 d’Arte di Cagliari si staglia uno dei Cagliari, Galleria Comunale d’Arte. 7
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dipinti più rappresentativi di Sassu:
Lo sciopero (fig. 8) è l’orrore dello
sfruttamento degli uomini da parte
di altri uomini, è l’angoscia sui visi
sfigurati degli operai, che nulla hanno
più di umano se non la nobiltà della
lotta per i propri diritti. Per questo ne
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I Liberatori (fig. 7) di Ghilarza, di-
pinti nello stesso 1956, tra i protago-
nisti che sono Giovanni XXIII e Lenin, Garibaldi e Ghandi, sovrasta la cultura
e l’onestà di Antonio Gramsci.
Sassu torna in Sardegna. Nel 1969 dipinge ad Ozieri Il mito di Prometeo (fig. 9)
– nel 1998 trasformato in mosaico – riscattando all’universalità le leggende del
re nuragico e della madre mediterranea. Nel 1977 riceve la cittadinanza onora-
ria di Nuoro e con un suo piccolo murale contribuisce all’allestimento del pae-
se museo di San Sperate. Nel 1983 dona alla città di Sassari il grande affresco
– riportato su tela – Il mito di Prometeo (fig. 5) che campeggia su una delle
pareti del Palazzo della Provincia.
Nella complessa ribalta artistica del XX secolo, Aligi Sassu è protagonista
impegnato nella vita e per la civiltà, è pittore e scultore autentico, capace di
rivendicare l’autonomia e l’eterogeneità della propria ispirazione. Ma prima
di ogni altra cosa, Sassu è un isolano. E l’identità di un isolano non è cri-
stallizzata una volta per sempre: cambia e si costruisce, si vive e si condivide.
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A ligi Sassu ha compiuto appena quindici anni – è nato nel 1912 – quan-
do intraprende la strada, che peraltro percorrerà tutta nel breve volgere
di alcuni anni, della pittura futurista. A conquistare le sue attenzioni sono
soprattutto le opere di Carlo Carrà e Umberto Boccioni, già riconosciuti
come classici contemporanei. Dei capolavori di così grandi maestri Sassu ha
conoscenza diretta. Suo padre Antonio ha condiviso con Carrà l’impegno
politico, insieme hanno elaborato immagini di divulgazione delle idee so-
cialiste: due disegni antimilitaristi del 1904 recano persino la doppia firma
Carrà-Sassu. E numerosi sono i disegni di Carrà che il giovane Aligi può os-
servare e studiare in casa propria, a Milano: intuisce il contenuto sociale e
profondamente appassionato insito nell’Avanguardia, espresso in colori sim-
bolici con la dominante del rosso. Dipinti, sculture e disegni di Boccioni
può ammirare, invece, a casa di Fedele Azari, vivace protagonista del Futu-
rismo milanese: tra loro, soprattutto un bozzetto per La città che sale, lavoro 13
che Sassu riesce a leggere in tutta la sua grandezza di canto celebrativo della
12. L’UOMO CHE SI ABBEVERA
ALLA SORGENTE, 1927
olio su cartone, cm 36,1 x 48,3.
13. PUGILATORI, 1929
tempera su cartone, cm 25 x 34,9.
14. TESTA D’UOMO, 1927
tempera su cartoncino, cm 24 x 17,4.
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modernità, dominato dall’emozione e dall’audacia. Quanto Sassu ama di La velocità dei segni non dovrebbe sgretolare la fisicità dei corpi né le figu-
Boccioni, quanto da lui vuole apprendere è sostanzialmente l’urgenza di razioni lasciarsi lambire da tentazioni di astrattismo. Per quanto concerne,
esprimere l’essenza dei tempi moderni senza mai trascurare le vastità delle in- poi, le potenzialità cromatiche, Sassu si dichiara estraneo alle campiture
quietudini umane. La specifica declinazione che Sassu elabora del Futurismo piatte e alle inclinazioni bidimensionali del Secondo Futurismo: si batte per
è chiarita in maniera esplicita nel manifesto della pittura Dinamismo e Rifor- colori sempre ricercati pittoricamente e intellettualmente, antinaturalistici
ma muscolare, scritto con Bruno Munari e pubblicato nel 1928. Il manifesto ma comunque tesi alla definizione di forme e volumi.
indica il rifiuto di una concezione troppo esasperata del dinamismo, vale a Intanto, un anno prima, Filippo Tommaso Marinetti ha allestito una im-
dire di quel dinamismo che tende all’annullamento delle forme della realtà, portante Mostra Futurista alla Galleria Pesaro di Milano, scegliendo di pre-
sovente anche nel «meraviglioso GENIO del Grandissimo BOCCIONI». sentare il dipinto di Sassu intitolato La madre, oggi disperso. E ancora nel
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FUTURISMO E SECONDO FUTURISMO Balla e Fortunato Depero (1892-1960).
Lo sperimentalismo del Secondo Fu-
Il Futurismo nasce il 20 febbraio 1909, turismo trova applicazione in numero-
quando il letterato italiano Filippo Tom- sissimi ambiti: oltreché nella pittura,
maso Marinetti (1876-1944) pubblica sul nella scultura e nell’architettura, anche
giornale francese Le Figaro “Il Manifesto nella grafica, nella musica, nella foto-
del Futurismo”. Un anno dopo Giacomo grafia, nella cinematografia, nella sce-
Balla (1871-1958), Umberto Boccioni nografia, nell’arredamento, nella moda,
(1882-1916), Carlo Carrà (1881-1966), nella pubblicità. Se il Futurismo ha come
Luigi Russolo (1885-1947) e Gino Seve- proprio epicentro Milano, il Secondo
rini (1883-1966) firmano il Manifesto dei Futurismo si caratterizza per la presen-
pittori futuristi e il Manifesto tecnico della za di gruppi futuristi in ambito regionale
pittura futurista. Il Futurismo si contrap- e cittadino: di particolare rilievo è il
pone alla cultura tradizionale, al “passati- movimento futurista torinese fondato
16 smo”, e lancia la sfida di un rinnovamen- da Fillia (pseudonimo di Luigi Colom-
to radicale nelle arti e nella vita, di un bo, 1894-1936). Insieme a Balla, Depe-
rinnovamento che trova la propria ragion d’essere nella nuova civiltà industriale, do- ro e Fillia, i protagonisti del Secondo
minata dalla macchina, nei miti della velocità e del progresso. Il problema artistico Futurismo sono numerosi e tra loro
centrale per il Futurismo è la rappresentazione del dinamismo. Le tematiche sono Gerardo Dottori (1884-1977) ed Enri-
sempre contemporanee. Lo scoppio del Primo conflitto mondiale avvia un periodo di co Prampolini (1894-1956). Ad alcuni
grande impegno per il movimento, dichiaratamente interventista. Paradossalmente Sassu è legato da vincoli di amicizia: an-
però è proprio la guerra a determinare la fine dell’impulso creativo futurista: nel 18
che nelle sue opere d’ispirazione pro-
1916 Boccioni muore durante un’esercitazione militare ma già le sue ultime opere ri- priamente futurista rifiuta, tuttavia, le
sentono di un’attenzione sempre maggiore alla compostezza classica; contestualmen- campiture piatte e le inclinazioni bidi-
te Carrà e Severini recuperano una figuratività più tradizionale e aprono la stagione mensionali.
del “ritorno all’ordine”. Il Secondo Futurismo si configura negli anni Venti e Trenta co-
me continuazione ideale ma autonoma dell’avanguardia dei primi anni Dieci. Soprat-
tutto è ripreso l’intento di trasformare radicalmente tutto il panorama estetico,
espresso nel 1915 col manifesto della Ricostruzione Futurista dell’Universo firmato da
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1928 lo stesso Marinetti invita Sassu alla Biennale di Venezia: partecipano
centonovantanove artisti ma solo quarantacinque sono presenti, per ragioni
di riconosciuto merito, con più di un’opera. Sassu è tra questi ultimi. Espo-
ne L’uomo che si abbevera alla sorgente (fig. 12) e Nudo plastico (fig. 15).
Tra la fine del 1928 e gli inizi del 1929 Sassu partecipa alla Mostra d’Arte
Futurista, Novecentista, Strapaesana di Mantova: è la sua ultima presenza ad
una manifestazione futurista. La sua pittura, infatti, comincia a percorrere
sentieri nuovi: non tradisce l’eredità dell’avanguardia, la cui eco non è mai
rinnegata, ma egualmente si stacca dai proclami marinettiani. E nel contem-
po esclude ogni tentazione di un possibile “ritorno all’ordine”, alla tradizione
conservatrice, classica e aristocratica.
Diviene prioritario l’interesse per la figura umana, al quale Sassu arriva
anche per la suggestione della ricerca – isolata nel panorama milanese ma
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aggiornatissima – dell’amico Giandante X: «Lo conoscevo e avevo molta
amicizia per lui, oltre a una grande simpatia ideologica… Mi ricordo bene i
suoi quadri, che erano dei capolavori… C’era sempre la figura umana, era
sempre molto rispettata». L’essere umano è il nucleo attorno al quale si co-
struisce la nuova arte di Sassu. La cifra stilistica si avvia ad essere liberamente
espressiva. Libera prima di tutto. In ogni caso non imita l’apparire naturale:
ripensa, ricostruisce, deforma. Perché ciò che importa non è l’aspirazione
all’assolutezza ideale o all’utopia formale. Ciò che importa è il modo di
guardare agli uomini. Sassu guarda e ripensa e dipinge I minatori (fig. 25),
ancora con i segni vitalistici di Boccioni ma già con il rispetto di Giandan-
te. Guarda e ripensa e dipinge L’operaio (fig. 26), che si staglia fiero sulla
modernità, con le sue geometrie emozionali e colorate. Compone il suo
universo pittorico: variato nelle suggestioni, nelle forme, nei soggetti. Così
l’erotismo scultoreo del Nudo (1929) si delinea sul colore vivo, che diventa
carne e respiro, mentre il primitivismo d’impianto, i volumi essenziali, i co-
lori dimessi spiano senza pregiudizio e senza retorica la realtà malinconica e
negletta de I bevitori (fig. 27).
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GLI SPAZI DEGLI UOMINI
29. LA FABBRICA,
1929, pastello su
cartone, cm 40 x 31.
30. FABBRICHE
(1929), tempera su
carta, cm 20,2 x 16.
31. PAESAGGIO
URBANO (1931)
olio su tela,
29 cm 38 x 48. 30
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Sassu coltiva, infatti, la propria sensibilità nei confronti de- 32. PAESAGGIO
gli spazi che sono il contesto della vita e del lavoro degli URBANO,
olio su tela,
1930
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materiali e persino per i colori della modernità, in quel- 34. PERIFERIA, 1931
l’intersecarsi di tubi, che brillano metallici e dinamici sul olio su tela,
cm 53,5 x 69,5.
rosso verticale delle ciminiere. Paesaggio urbano (fig. 31)
descrive, quasi con ingenuità naïf, l’aspetto che i nuovi
quartieri vanno assumendo, ancora ignari del degrado,
anzi solari con i loro caseggiati luminosi e colorati. In Via-
le Montenero (fig. 33) e Periferia (fig. 34) gli spazi del vis-
suto quotidiano diventano linee orizzontali, verticali, dia-
gonali, curve, solidi geometrici regolari, irregolari accesi di
tarsie colorate. Ciclisti (fig. 35) sintetizza, finalmente insie-
me in una sola composizione, uomini e luoghi, perfetta-
mente integrati in un episodio di vita quotidiana e cittadi-
na, raccontato però con la monumentalità di un affresco.
La solidità plastica delle figure domina le architetture del-
la città moderna mentre la semplificazione formale, che 35. CICLISTI, 1929
richiama una solennità antica, accoglie fascinosi accordi olio su tela,
cm 66 x 115.
cromatici. Dipinta nel nel 1929, l’opera apre la serie delle
36. I CICLISTI, 1931
innumerevoli varianti ispirate al ciclismo, una tra le più encausto su tela,
grandi passioni di Sassu. cm 140 x 140. 36
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UOMINI ROSSI. DEI ED EROI
Q uando iniziano ormai gli anni Trenta l’arte di Sassu rinasce nel nome di
un colore assoluto. Il segno espresso direttamente nel colore, in netta
opposizione con le inclinazioni di Novecento Italiano, si fa capace di illustra-
re l’animo dell’artista, che diventa una cosa sola col mondo. Sassu rifiuta la
lezione eroica dell’arte rinascimentale, attinge all’arcaico e alla cultura figura-
tiva contemporanea internazionale. Non si capacita del perché l’arte italiana
non possa anche essere cosmopolita. Nascono così gli “uomini rossi”, simbo-
lo di tutto il suo universo. Sono giocatori di dadi, calciatori, ciclisti, cavalieri,
circensi, musicisti, ragazzi sulla spiaggia, a caccia col falco, passanti per strada,
ma sempre, tutti, inequivocabilmente rossi. Sono figure in bilico tra l’oriz-
zonte della realtà e le dimensioni della fantasia: e per questo tanto più vere.
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37. IL CONCERTO,
1930, olio su tela,
cm 51,2 x 41,3.
38. I CALCIATORI,
1930, olio su tela,
cm 43,8 x 60,7.
39. GLI ARGONAUTI,
1930, tempera su carta,
37 cm 18,4 x 24,6. 39
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40. TESTA DI
PUGILE, 1930
olio su carta,
cm 31 x 31.
41. RAGAZZO IN
GRIGIO, 1930
tempera su carta,
cm 72,7 x 46,7.
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LA SCUOLA ROMANA DI VIA CAVOUR
La Scuola Romana di via Cavour è il maggiore episodio di opposizione al
Novecento Italiano, ovvero alla cultura figurativa ufficiale sostenuta dal re-
gime fascista. La Scuola Romana – la definizione è di Roberto Longhi – na-
sce nel 1927 dall’incontro di Scipione (Gino Bonichi, 1904-1933), Mario
Mafai (1902-1963) e sua moglie Antonietta Raphaël (1895-1975): pur nelle
accezioni diverse e personalissime della loro arte, Scipione, Mafai e
Raphaël creano uno tra i più fecondi sodalizi della storia della pittura ita-
liana moderna. Alle geometrie composte, alle citazioni classiche, ai colori
modulati ed eleganti di Novecento, la Scuola Romana oppone la forza mi-
steriosa del realismo quotidiano, la vibrazione timbrica delle immagini, le
cromie brucianti di rosso, cariche
di accensioni espressioniste. I colori
si fanno strumento di libertà, come
per Sassu e i suoi “uomini rossi”.
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45. L’UCCELLINO AZZURRO, 1930
tempera su carta, cm 25 x 18,5.
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46. IL CAVALLO
AZZURRO, 1930
inchiostro e acquerello
su carta, cm 19,5 x 16.
47. UOMO E
PERIFERIA, 1930
acquerello su carta,
cm 16,1 x 19,4.
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48. IL CAVALLO
NERO, 1930
tempera su carta,
47 cm 30,3 x 16,2. 48
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49. UOMINI ROSSI,
1931, olio su tela,
cm 58,5 x 74.
50. GIOCATORI
DI DADI (1931)
olio su cartone,
cm 42,7 x 32,2.
51. GIOCATORI
DI DADI, 1931
olio su tela,
cm 80 x 51,5. 49
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L’IDEA DEL SACRO
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55. CROCIFISSIONE, Agli anni del Secondo conflitto mondiale datano an-
1941, olio su tela, che tre versioni del Concilio di Trento, manifesta accusa
cm 60 x 50.
contro i caratteri troppo secolari della chiesa. Nel Con-
cilio dei vescovi (fig. 57), del 1959, tonalità esasperate di porpora e oro av-
volgeranno in bozzoli inquietanti sinistri conciliaboli e nel 1963 circa, come
a definitiva condanna, fisionomie grottesche tra sferzate di colori vischiosi e
stridenti popoleranno in triste sequenza le accentuate diagonali sulle quali si
54 costruisce il Concilio Ecumenico (fig. 58).
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IL CICLO PER LA CHIESA DEL CARMINE A CAGLIARI
Distrutta dai bombardamenti aerei del 1943, l’antica chiesa del Carmine a Cagliari
risale alla seconda metà del Cinquecento, quando in Sardegna si sviluppava un’ar-
chitettura di elegante sintesi tra i motivi gotico-catalani e i moduli rinascimentali.
L’edificio è stato completamente ricostruito nel secondo dopoguerra. Nel 1966,
sulle pareti dell’abside e nelle navate, Sassu realizza la più importante tra le sue
opere a mosaico, raccontando per immagini la vicenda della Madonna del Carmi-
ne e dei suoi devoti. L’atto costitutivo dell’ordine carmelitano è al centro della
rappresentazione absidale, nell’episodio della Vergine che dona lo scapolare a San
Simone Stock. In alto, nel catino, è la raffigurazione della Gloria di Cristo tra i car-
melitani. La fascia di base riporta simbolicamente i ritratti di tutti i pontefici soste-
nitori dell’ordine. Rossa campeggia l’imponente figura del profeta Elia, mentre uno
squarcio dell’inferno e uno del purgatorio nel giudizio finale sono sovrastati da due
angeli di grande forza espressiva: l’uno
fiammeggiante atterra, l’altro sereno e
celeste eleva. Tra gli innumerevoli pro-
tagonisti delle vicende rappresentate si
distinguono, nella navata destra, papa
Pio XII che riceve il capitolo generale
dell’ordine per celebrare il VII centena-
rio dello scapolare e, nella navata sini-
stra, papa Paolo VI che nomina Maria
madre della chiesa durante il Concilio
Vaticano II. Nella cappella del Crocifis-
so è una mirabile Addolorata. Le mille
vibrazioni luminose delle tessere musi-
ve esaltano la magnificenza cromatica e
la forza espressiva proprie dell’arte di
Sassu. Di ciclopica forza sono i disegni
preparatori recentemente ritrovati che
– tracciati a pastello su grandi fogli di
carta – costituiscono una straordinaria
testimonianza della genesi di quest’ope-
ra monumentale.
61. I SALVATI, cartone per LA VICENDA 62. I SALVATI, cartone per 63. I DANNATI, cartone per LA VICENDA
DEI CARMELITANI, 1966 (particolare) LA VICENDA DEI DEI CARMELITANI, 1966
pastello su carta, cm 281 x 149. CARMELITANI, 1966 pastello su carta, cm 281 x 149.
pastello su carta, cm 281 x 149.
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66. BATTAGLIA Pochi anni prima Sassu ha ripetutamente visitato gli af-
DI CAVALIERI, 1939 freschi dipinti da Masolino da Panicale a Castiglione
olio su tela,
cm 51 x 61. Olona, nella provincia di Varese. In questo 1934 si reca
67. L’IRA DI
a Firenze e visita il convento di San Marco affrescato
ACHILLE, 1938 dal Beato Angelico e la Galleria degli Uffizi: rimane im-
olio su tela, pressionato soprattutto dalla Battaglia di San Romano di
cm 100 x 140.
Paolo Uccello. Il suo non è un ritorno ad un tempo di
perfezione. È piuttosto una tensione costante verso la conoscenza di modi
differenti di guardare e rappresentare la verità. È un «cercarsi ovunque».
È ancora il 1934 quando Sassu arriva a Parigi, profittando del passaggio in au-
tomobile offertogli da uno zio. A Parigi rimane per tre mesi. Ripeterà l’espe-
rienza l’anno successivo, fermandosi per sei mesi, e una terza volta tra la fine
del 1935 e gli inizi del 1936.
Nella capitale francese Sassu incontra molti degli artisti italiani che vi risiedo-
no. Espone alla Galerie des Quatre Chemins. Visita una mostra di Matisse,
entusiasta dello splendore dei colori, della coerenza intatta nelle infinite spe-
rimentazioni. Determinante è l’incontro con la grande pittura francese del-
65 l’Ottocento. Al Louvre studia Théodore Gericault, e non solo La zattera
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68. UN PRIGIONIERO, 1938
matita colorata su carta, cm 32,6 x 24,7.
69. GLI ARGONAUTI, 1938
olio su tela, cm 69 x 100.
della Medusa ma anche i quadri di cavalli e di battaglie, pulsanti energia e nella sala dedicata alla Sardegna alla Triennale di Milano del 1941 – mentre
impeto cromatico. Del caposcuola del Romanticismo francese, Eugène De- Sortita dei cavalieri veneti a Famagosta (fig. 72) riverbera di accensioni cro-
lacroix, ammira la grande arditezza espressiva e l’irruenza anticonvenzionale. matiche memori del Cinquecento veneziano.
Ogni settimana si reca come in pellegrinaggio nella chiesa di Saint Sulpice, «… i cavalli verdi mi erano dentro da bambino, dalle leggende sarde, dei
dove Delacroix ha dipinto uno straordinario ciclo di affreschi in cui gli an- Musulmani, dei Mori, che arrivavano in Sardegna inalberando le bandiere
geli combattono nel nome del Signore. In Delacroix, Sassu scopre, come in verdi del profeta …».
un’affinità elettiva, l’attitudine costruttiva, il comporsi armonico ed insieme Cavaliere occidentale (fig. 73), dipinto nel 1948, è forse il quadro dell’artista
prepotente dei colori densi di luce. Con Delacroix abbraccia la complessità più affascinante, certo il più plastico, quello senza il quale non si spieghe-
e i contrasti della storia degli uomini, il conflitto perenne tra energie in lot- rebbe il Sassu scultore, l’emblema della sua personalità artistica indivisibile:
ta per affermare la propria identità. Dipinge i grandi quadri di battaglie. pittura scolpita e scultura dipinta.
Certo anche i quaderni di scuola di Aligi erano tappezzati di schizzi e dise- In una vertigine di silenzio, l’ombra nera del cavaliere si staglia su uno sfon-
gni di battaglie. Egualmente, il disegno Combattimento, del 1929, l’acque- do di nuvole, enigmatica e inquietante come una musa dechirichiana. Il ma-
rello omonimo, del 1931, e la Battaglia dipinta nel 1934, prima del viaggio re è una lamina gelida, come quando l’immobilità della morte deve prevalere
a Parigi, tradiscono la preesistenza del tema derivato dalla grande pittura sui moti e sulle passioni della vita. Contro la morte e contro il tempo soltan-
dell’Ottocento francese. Ma soltanto nella Battaglia del 1935 – pubblicata to può l’immaginazione, il ricordo di cavalli verdi, di un verde estraniato,
anche con il titolo Morte di Patroclo – la tragedia del combattimento diven- metafisico, ma indomito come fantasia di bambini.
ta intensità emotiva, la violenza del colore è trattenuta dalla cura per la I dipinti di Sassu non possono però essere soltanto racconti, seppure appassio-
composizione, la cruda passione mitigata dalla ricercatezza pittorica. nati, di storia: sono sempre metafora per immagine della contemporaneità ol-
La luce scorre entro argini di equilibri fatalmente precari nei dipinti la Batta- traggiata dall’ingiustizia. Sono i dipinti di un uomo, di un artista impegnato,
glia di cavalieri (fig. 66), la nuova versione de Gli Argonauti (fig. 69), L’ira di che l’ingiustizia, in prima persona, ha pagato col carcere. Per questo gli equi-
Achille (fig. 67), Morte di Patroclo (fig. 65), Morte di Cesare (fig. 71) – esposto libri fatalmente precari saranno di nuovo infranti nella Battaglia del 1941,
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71. MORTE DI solcata da tutta la concitata violenza di una nazione or-
CESARE (1938-39) mai dentro al baratro di un’immane tragedia. E soltan-
olio su tela,
cm 150 x 200. to nel 1951, con La grande battaglia (fig. 79), l’opera
72. SORTITA DI sintesi di tutti i dipinti di questo soggetto, la realtà po-
CAVALIERI VENETI trà di nuovo confondersi nell’immaginazione, nel so-
A FAMAGOSTA, gno, nel mito. Preparata da uno studio a sanguigna di
1940, olio su tela,
cm 150 x 200. mirabile potenza, evoca apertamente Leonardo da Vin-
73. CAVALIERE
ci, autore – peraltro – della celeberrima trattazione sul
OCCIDENTALE, «Come si deve figurare una battaglia», «dove per neces-
1948, olio su tela, sità accadono infiniti scoramenti e piegamenti de’ com-
cm 150 x 200.
positori di tal discordia, o vuoi dire pazzia bestialissima».
Sassu raffigura il fragore del combattimento in una vi-
gorosa dinamica compositiva, intersecando le diagonali sulle quali costrui-
sce i moti direzionali dello scontro. Il fasto coloristico, esaltato dal prevalere
dei complementari rosso e verde, coincide con la complessità strutturale,
riecheggiante gli ammonimenti leonardeschi: «Farai i vincitori correnti co’
capegli e altre cose leggeri sparsi al vento … Farai omini morti, alcuni rico-
perti mezzi dalla polvere, altri tutta la polvere che si mischia coll’uscito san-
gue convertirsi in rosso fango … Vederai alcuni vincitori lasciare il combat-
72 tere e uscire dalla moltitudine».
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81. IL SACCO DI
ROMA, 1984-90
olio su tela,
cm 155 x 205.
82. ETTORE E
ACHILLE, 1994
olio su tela,
80 cm 50 x 65.
L’ANTIFASCISMO, IL CARCERE, LA MORALITÀ DI “CORRENTE”
88
84 85
IL GRANDE CAFFÈ
86 87
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88 89
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MAISON TELLIER
96
92 93
98
99. MAISON
TELLIER, 1948
tempera su carta,
cm 65,3 x 49,8.
100
100. MAISON
TELLIER, 1948
tempera su carta,
99
cm 70 x 101.
un destino ingiusto. Come gli emarginati di Maupassant, quelli di Sassu 101. MAISON
TELLIER, 1950
riescono a essere esempio di moralità in una società malata e corrotta, nella maiolica,
quale l’arricchimento e l’indigenza procedono su strade parallele. cm 45 x 32,5. 101
96 97
LA CERAMICA E LA SCULTURA
102. GRANDE
CAVALLO, 1955
maiolica, Ø cm 24.
103. CAVALLO IN
RIVA AL MARE,
1954, terraglia
smaltata, cm 23 x 33,3.
104. CAVALLINO
SELVAGGIO, 1955
zuccheriera in terraglia
dipinta sotto vetrina,
cm 13,5 x 16,5,
102 Ø 13,5.
104
98 99
Nel panorama artistico nazionale pati-
sce, anche se con piena coscienza, un
isolamento sempre più marcato. Ma
Albisola gli porta in dono la ritrovata
amicizia con Mazzotti, Fontana e Fab-
bri: insieme creano vasi, piatti, piastrel-
le, dipingono molte centinaia di opere
decorative, insieme lavorano con la se-
rietà e l’umiltà degli artigiani. Albisola
gli offre l’avvio di una nuova straordi-
naria stagione artistica, affidata alla sen-
suale matericità dell’argilla. Su formel-
le di maiolica dipinge una nuova serie
della Maison Tellier e le stazioni di una
Via Crucis. Si cimenta con il bassori-
lievo nei grandi tondi Il ratto d’Europa
e Il bagno di Diana (fig. 106). Plasma
e vivifica con colori accesi di luce le
sembianze di un moderno Arlecchino
(fig. 105). E poi ancora cavalli… ca-
valli innamorati, cavalli imbizzarriti,
cavalli impennati, cavalli in corsa, ca-
valli marini, cavalli alati, cavalli bian-
chi, cavalli rosa, cavalli gialli, cavalli
neri… Fino al Grande cavallo rampan-
te, fuso in bronzo nel 1960, che cam-
peggia maestoso a Milano, davanti alla
Pinacoteca di Brera. Fino agli anni del-
l’estrema maturità, ai ritrovati e com-
106
moventi Cavallini del Mediterraneo.
101
105
IL MONDO DI ALBISOLA
110. CAVALLINO ROSA, 1948
Quando Sassu arriva ad Albisola maiolica, cm 28 x 15,5 x 9,5.
per la prima volta, nel 1939, per
quello stesso luogo sono già passati
molti tra gli artisti del Secondo Fu-
turismo: da Fillia a Mino Rosso, da
Nicolaj Diulgheroff a Bruno Muna-
ri, Arturo Martini, Salvatore Fancel-
lo. Vi risiedono Agenore Fabbri e
Lucio Fontana. Allo scoppio della
guerra, Fabbri è chiamato alle armi, 107
Fontana ripara in Argentina. Ma i
pochi mesi dello straordinario ce-
nacolo di Sassu, Fabbri e Fontana
bastano a Tullio Mazzotti per costi-
tuire le basi sopra le quali coronare
il suo sogno: fare di Albisola la capi-
tale della ceramica d’avanguardia.
Fino a tutti gli anni Cinquanta e Ses-
santa la cittadina ligure sarà tappa
obbligata per tutti gli artisti (tra gli
altri Wifredo Lam, Sandro Cherchi,
Milena Milani, amica di Sassu e da lui
ritratta anche in ceramica, ma so-
prattutto il nordico e rivoluziona-
108
rio Asger Jorn, del gruppo Cobra)
impegnati nella ceramica, ma anche mè-
ta privilegiata di scrittori, poeti e critici d’arte. Due o tre anni do-
po la guerra, invitato dal proprietario di una trattoria a decorare
una parete, Sassu, per raccontare quel mondo, dipinge le Crona-
che di Albisola, un’opera di ben trentacinque metri, purtroppo
successivamente smembrata e oggi dispersa.
102 103
111. CAVALLO
GIALLO, 1948
maiolica,
cm 60 x 50,5 x 39.
112. CAVALLO
IMBIZZARRITO
(1989-90)
bronzo, h cm 159.
111 112
104
LA PITTURA MURALE
S crive Mario De Micheli che «tra tutti gli artisti italiani, Aligi Sassu è senza
dubbio quello che si è dedicato alla pittura murale con maggiore impegno
e frequenza. La sua è una prepotente inclinazione, che sin dall’inizio gli è deri-
vata sia dalla sua natura espansiva e vitalistica sia dalle sue convinzioni rivolte
ad un’arte di larga comunicazione». Quando il Fascismo sostiene la pittura
115
116 118
108
La successione di immagini è
riferita alla realizzazione
delle piastrelle ceramiche
destinate alla nuova sede del
Parlamento Europeo di
Bruxelles. Specificatamente
si testimonia il periodo di
lavoro che ha impegnato
Sassu dalla metà di gennaio
alla fine di marzo 1992.
L’artista ha preventivamente
realizzato in scala ridotta gli
studi d’insieme e quelli
particolari (indispensabili
anche nella presentazione
alla committenza),
procedendo al riporto di essi
in scala naturale. La carta
da spolvero, bucherellata
122
lungo i contorni del bozzetto
finito, sarà fondamentale nel
riporto (mediante tampone
in tessuto leggero riempito di
grafite in polvere) sull’altra
119 definitiva superficie, quella
ceramica, senza la perdita
delle proporzioni.
119. APOLLO E IL
CARRO SOLARE,
carboncino su carta da
spolvero. Mediante il
concorso di innumerevoli
linee, l’artista cerca di
individuare “il segno giusto”
per il soggetto.
120-121. PASTORI,
ZEUS-TORO CHE
RAPISCE EUROPA,
carboncino su carta da
spolvero. I bozzetti sono
ultimati; con essi l’artista ha
nel contempo definito le
masse volumiche,
comprensione utile per il
successivo sviluppo pittorico.
122-123. I CAVALLI DEL
CARRO SOLARE. Sulle
linee ottenute mediante lo
spolvero della grafite sulle
piastrelle, l’artista dipinge
con gli smalti ceramici.
Questi verranno
definitivamente fissati in
120 121 cottura nella fornace. 123
IMMAGINI PER LA POESIA: SASSU E LA GRANDE LETTERATURA
112 113
vicende de I promessi sposi. Tra il 1980 e il 1986 l’incontro con Dante: cento- L’ISOLA RITROVATA
tredici tavole ad acrilico illustrano altrettanti passi della Divina Commedia,
con forza coloristica consona al Poema. Ed ancora si potrebbe dire delle im-
magini di Sassu per il Don Chisciotte e per il Decamerone, per le Grazie fosco-
liane e per L’Edipo Re di Sofocle, o del suo legame altrettanto fertile con il tea-
tro e con la musica – disegna scene e costumi per La giara di Pirandello e per
la Carmen di Bizet, per la Cavalleria rusticana di Mascagni e per i Vespri sicilia-
L’ amore per la hispanidad si rivela sulle spiagge di Albisola nel 1959,
quando Sassu incontra la giovane e vivace cantante colombiana Maria
Helena Olivares. Poco dopo Helenita diventa la sua seconda moglie e insie-
ni di Verdi – a suggellare il ritratto di un artista colto e sensibile, che nei classi- me nel 1963 acquistano una casa nell’isola di Maiorca. I dipinti esplodono
ci d’ogni tempo e di ogni luogo continuamente cerca e continuamente trova i di nuova passione e sontuosità: arene infuocate di sole e bagliori di tramon-
motivi e le ragioni della dignità umana. Una nota a parte meritano in questo tana rosa, ulivi argentati e anfratti grigi di luminoso calcare, come alle origi-
contesto le sessanta tavole del 1969 per la cantata scenica di Mario Nascimbe- ni del mito, sempre inseguite e finalmente scoperte.
ne Anch’io sono l’America: insieme alla serie degli Spirituals, dipinti ad olio, sca- Ma l’amore di Sassu per la hispanidad ha ragioni molto più remote e gelosa-
turiscono dalle suggestioni di un viaggio di Sassu nel Nord America, dalla di- mente custodite: «Maiorca mi ricorda la mia infanzia in Sardegna soprattut-
sperata dolcezza dei canti di chi è stato schiavo e dal disagio dei ghetti. to per l’immagine di solitudine che l’isola evoca». La ritrovata emozione da-
vanti alla natura, rivelata nei paesaggi maiorchini dalle tinte infiammate e
arbitrarie, reca con sé la verità delle origini, la memoria di chiarori primor-
diali, l’incantesimo della luce che si riflette laddove la terra s’incontra col
mare e il mare col cielo. L’hispanidad è il ritorno all’ac-
127. FICHI D’INDIA qua e al sale del Mediterraneo, alla pietra e al sole di
NEL SULCIS, 1959
olio su tela, scogli solitari, alle radici di un uomo e di un artista che,
cm 70 x 100. prima di ogni altra cosa, è stato un isolano.
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129
116 117
130
CRONOLOGIA
1912-26 Aligi Sassu nasce il 17 luglio 1912 a Milano, da padre sardo origi-
nario di Thiesi (Sassari) e da madre emiliana. Nei primi anni Venti la fami-
glia si trasferisce a Thiesi. Dopo circa tre anni torna a Milano. Il giovane
Aligi frequenta assiduamente le biblioteche milanesi e in compagnia del pa-
dre comincia a visitare esposizioni di pittura. Conosce Bruno Munari e in-
sieme decidono di presentarsi a Filippo Tommaso Marinetti. Nel 1925 entra
come apprendista in un’officina litografica e contemporaneamente frequenta
i corsi serali di Brera, in una situazione precaria sotto il profilo finanziario e
per le persecuzioni politiche del padre, antifascista.
1934 In autunno parte per Parigi dove frequenta la biblioteca di Sainte Ge-
neviève e naturalmente i grandi musei. Amico del pugile Cleto Locatelli, vi-
sita le palestre di boxe, sport cui dedica una serie di opere. Lo scrittore An-
tonio Aniante organizza per Sassu, Fiorenzo Tomea e Francis Gruber una
mostra alla Galerie des Quatre Chemins. Comincia a dipin-
gere i primi Caffè, tema suggeritogli anche dalla catena di 131. Aligi Sassu
alla fine degli
131 caffè Chez Dupont da poco inaugurata a Parigi. anni Ottanta.
121
1935-36 Inizia l’attività clandestina antifascista: il suo gruppo è in collega- Colonna. Nel 1954 è alla Biennale di Venezia, esponendovi, tra le altre ope-
mento con altri formatisi in Italia e all’estero. Durante la guerra civile spa- re, I martiri di Piazzale Loreto, acquistata in quell’occasione da Giulio Carlo
gnola svolge un’intensa attività, diffondendo manifestini e organizzando di- Argan per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Continua l’im-
mostrazioni. pegno ceramico. Con Lucio Fontana, è protagonista della vita artistica di
Albisola: qui, in una trattoria, decora una grande parete con le Cronache di
1937 In occasione del successo delle Brigate Internazionali a Guadalajara, Albisola. Nel 1956 compie un viaggio in Cina a capo di una delegazione di
con Raffaellino De Grada prepara un testo inneggiante all’insurrezione. La artisti italiani; prende appunti dai quali trae delle incisioni; inoltre, ispiran-
mattina del 6 aprile la polizia dell’OVRA compie una perquisizione nel suo dosi al paesaggio cinese, realizza una serie di opere che presenta alla Galleria
studio, trovandovi il manoscritto per il manifesto e la carta per stamparlo. È La Colonna. L’anno successivo espone una Via Crucis alla Galleria San Fe-
arrestato. Verso la fine di giugno è trasferito da San Vittore al carcere roma- dele di Milano e partecipa alla Mostra Internazionale della Ceramica a Niz-
no di Regina Coeli. È condannato a dieci anni di reclusione. za. Intensa l’attività espositiva anche nel 1959-60, sia in Italia sia all’estero.
1938-40 È trasferito a Fossano, in Piemonte, tra altri detenuti politici. Gli 1962-70 Esegue a Thiesi la pittura murale I moti angioini e una grande fi-
sono concessi quaderni per scrivere e album per disegnare. Il 27 luglio 1938 gura in pietra a mosaico. Compie un breve viaggio nel Nord America. Al ri-
il re gli concede la grazia, continuamente richiesta e sollecitata dal padre. torno realizza una serie di opere sugli spirituals: tra i modelli Maria Helena
Uscito dal carcere, pur se “sorvegliato speciale” e col divieto di esporre in Olivares, sua seconda moglie. Nel 1963 acquista una casa nell’isola di
pubblico, continua a dipingere opere di opposizione, in cui la metafora po- Maiorca. Nasce la serie delle Tauromachie, esposte tra il 1965 e il 1966 in
litica emerge chiaramente. Contemporaneamente riallaccia i rapporti con il molte città italiane. Nel 1966 realizza nella ricostruita chiesa di Nostra Si-
gruppo di artisti e intellettuali del movimento Corrente. gnora del Carmine, a Cagliari, un vasto ciclo a mosaico raffigurante la sto-
ria dell’Ordine carmelitano. Nel 1967 si trasferisce a Monticello, in Brianza.
1941-45 Si sposa. Espone alla Bottega degli Artisti aperta da Ernesto Trecca- Dedica buona parte della sua attività a opere murali. Ottiene nel 1969 il
ni in via Della Spiga, alla Galleria Genova a Genova, con Tomea alla Galleria primo premio alla Biennale del “muro dipinto”. Compie le prime esperien-
del Cavallino, a Venezia. La Battaglia di tre cavalieri è rifiutata per ragioni ze come scenografo, prima per il teatro di prosa, poi per quello d’opera. Or-
politiche al Premio Bergamo: sono comunque ammessi Caffè e Deposizione. dina numerose mostre personali: nel 1965 espone disegni e sculture alla
Nel 1943 conosce l’industriale Primo Minervino: insieme svolgono attività Galleria Civica di Monza; nel 1966 e nel 1967 sono organizzate le antologi-
antifascista e antinazista. Nel maggio 1944 subisce la tragica perdita della fi- che a Bucarest e alla Galleria d’Arte Moderna di Cagliari. Nel 1968 realizza
glia di appena tre anni. Il 30 settembre 1945 la Galleria Ciliberti pubblica una serie di grandi dipinti fra i quali un Che Guevara donato al Museo de
una sua monografia; il 4 ottobre inaugura una personale alla Galleria Santa L’Avana. Nel 1970 la Galleria Trentadue ripropone il ciclo degli Uomini ros-
Radegonda, a Milano. si, in una mostra che successivamente è trasferita in altre città.
1946-50 Apre in Val Ganna una piccola officina di ceramica che chiude 1971-75 Con Fontana espone alla Galleria Trentadue alcune opere in cera-
prestissimo. Vive un momento di grande difficoltà anche per il fallimento mica realizzate ad Albisola. Partecipa alla mostra itinerante del bronzetto
del suo matrimonio. Il ceramista Tullio d’Albisola lo ospita nella sua casa; italiano promossa dalla Quadriennale di Roma. Nel 1973 la Galleria d’Arte
Sassu trasferisce il suo mondo pittorico nella ceramica. La prima produzione Moderna dei Musei Vaticani – appena inaugurata – gli dedica una sala. Se-
è esposta nel 1948 alla Galleria dell’Illustrazione Italiana, recensita da Leo- gue un periodo di intensa attività nella grafica. La Galleria Portici di Torino
nardo Borgese. Nel 1950 realizza il grande affresco nella foresteria delle mi- espone per la prima volta i disegni eseguiti nel 1938 nel carcere di Fossano.
niere di Monteponi (Iglesias). Nel 1975 con l’esploratore Walter Bonatti partecipa ad una spedizione nella
foresta amazzonica del Venezuela: il viaggio si traduce anche in disegni, ac-
1951-60 Ordina un’ampia rassegna di oli, tempere e ceramiche nel Museo querelli e dipinti, alcuni eseguiti sul posto. Riceve il Premio Europa e dipin-
Caccia, a Lugano. Nel 1952 e nel 1953 espone alla milanese Galleria La ge il “drappellone” per il Palio di Siena.
122 123
1977-80 Al Centro Rizzoli di Milano è ordinata una mostra del periodo fu- Nel 1987 allestisce una grande mostra antologica a Monaco di Baviera. A
turista: per l’occasione Vanni Scheiwiller pubblica il volume Sassu futurista a Copenaghen espone 58 acquerelli della serie I Promessi Sposi. Nel decimo
cura di Luciano De Maria. Espone a Rotterdam in una mostra sul tema anniversario della strage di Piazza della Loggia espone a Brescia una selezio-
della bicicletta. Lavora ad un ritratto di Antonio Gramsci. In Sardegna di- ne di opere d’impegno civile. Al Museo del Paesaggio di Pallanza e al Co-
pinge un piccolo murale a San Sperate; riceve la cittadinanza onoraria di mune di Argenta è allestita l’antologica Sassu. I paesaggi. Al Castello Gizzi di
Nuoro. Espone a Toronto alla Madison Gallery, dove tiene anche una serie Torre dei Passeri è inaugurata la mostra Sassu e Dante, dove sono esposte
di conferenze sull’arte italiana. In compagnia di un giornalista e di un foto- per la prima volta le tavole della Divina Commedia. Festeggia i sessant’anni
grafo compie, nel 1978, un viaggio a Cuba, traendone ispirazione per una di lavoro con una grande antologica al Castello di Rivoli a Torino e dona al-
serie di pastelli e dipinti. Nel 1979 espone, ancora alla Madison Gallery di la Regione Piemonte quaranta disegni eseguiti nel carcere di Fossano. Nel
Toronto, quindici incisioni dal titolo There Were No Signs, ispirate ad altret- 1988 mostra antologica di lavori di pittura e scultura alla Llonja di Palma
tante poesie del poeta canadese Layton. L’editore italiano Vangelista e quello di Maiorca. Seguono l’anno successivo l’antologica al Palau Robert di Bar-
spagnolo Guadalimar pubblicano la monografia Aligi Sassu nell’isola ritrova- cellona, la personale alla Gallery Universe di Tokyo e la mostra a Ravenna
ta a cura di Baltasar Porcel. In occasione della pubblicazione del volume la presso la tomba di Dante. Nel 1990, in contemporanea con la pubblicazio-
Galleria Trentadue presenta la serie più recente di paesaggi spagnoli. Nello ne del volume Sassu scultore e ceramista (opere 1939-1989), sono allestite
stesso periodo è ordinata una grande antologica alla Llonja – antico Palazzo due mostre di scultura a Milano e a Roma. Nel 1992, in occasione dei suoi
della Borsa – di Palma di Maiorca. Nel 1980 la Galleria Trentadue presenta ottant’anni, è organizzata un’antologica itinerante, comprendente ottanta
una vasta rassegna sul tema dei Ciclisti, accompagnata dal volume di Gianni dipinti, in America del Sud. Nel 1994 al Palazzo Foscolo di Oderzo si tiene
Brera I ciclisti di Aligi Sassu. una sua mostra antologica e alla Galleria Civica di Campione d’Italia la mo-
stra Sessant’anni di pittura. Espone acquerelli e libri illustrati al premio Ban-
1981-85 Lascia Monticello Brianza e si trasferisce di nuovo a Milano. Nel carella a Pontremoli. Nel 1995 esce il secondo volume del catalogo ragiona-
1983 dona alla città di Sassari l’affresco staccato Il mito di Prometeo, che vie- to dell’opera incisa e litografica. La Ilisso di Nuoro gli dedica una completa
ne collocato nel Palazzo della Provincia dove si inaugura anche una sua mo- pubblicazione monografica curata da Antonello Negri.
stra antologica, successivamente trasferita alla Pinacoteca Civica di Jesi. La
casa editrice Priuli & Verlucca di Ivrea pubblica la seconda edizione aggior- 1997 Dona alla città di Lugano 362 opere: la donazione è l’atto di nascita
nata del volume Il rosso è il suo barocco. Espone alla Galleria Trentadue una della Fondazione Aligi Sassu e Helenita Olivares, motivata dal fine di diffon-
serie di nuove opere dal titolo Mitologia e la cartella con sette opere grafiche dere l’opera dell’artista a livello internazionale.
ispirate all’Apocalisse. Nel 1984 al Palazzo dei Diamanti di Ferrara è ordina-
ta un’antologica poi trasferita a Castel Sant’Angelo a Roma. Espone a Siviglia 1998-2000 La Todaro editore pubblica l’autobiografia Un grido di colore, in
in occasione della Settimana della Cultura Italiana. Al Palazzo Reale di Mila- cui Sassu ripercorre le tappe più significative della sua vita e del suo percor-
no è allestita una fondamentale antologica con lavori di pittura, ceramica, so artistico. Le tavole della Divina Commedia sono esposte a Zagabria. È
scultura e pittura murale. Espone in Germania. È pubblicato il Catalogo ge- inaugurato a Ozieri il mosaico Prometeo, che “cristallizza” un precedente di-
nerale dell’opera incisa e litografica. Nel 1985 è organizzata una mostra iti- pinto deterioratosi col tempo. Nel 1999 la Fondazione Aligi Sassu e Heleni-
nerante dei Promessi sposi in Canada. Espone alla Galleria Juan Gris di Ma- ta Olivares inaugura con la rassegna Sassu futurista 1927-1929 un ciclo di
drid. Per il centenario della nascita di Giacomo Matteotti è allestita a Fratta esposizioni dedicate alla presentazione dell’intera opera sassiana. Palazzo
Polesine un’ampia mostra sui disegni dal carcere e dei quaderni politici. Strozzi a Firenze ospita una grande antologica. Nel mese di marzo del 2000
nasce la Fondazione Aligi Sassu e Helenita Olivares di Maiorca. Il 17 luglio
1986-95 Mostra alla Galeria Pelaires di Palma di Maiorca. Presenta tre di- Aligi Sassu si spegne a Maiorca e, dopo la cremazione, le sue ceneri vengo-
pinti alla Quadriennale di Roma e alla mostra Il luogo del lavoro alla Trien- no sparse nel mare di Alghero, al largo di Capo Caccia, com’egli desiderava.
nale di Milano; espone dieci opere alla mostra sul Chiarismo ordinata a Pa- In autunno si apre, al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, la
lazzo Valsecchi di Milano e alla Casa del Mantegna a Mantova. prima restrospettiva centrata sulla produzione ceramica dell’artista.
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DOVE VEDERE SASSU
Thiesi: 1. Sala “Aligi Sassu” (fig. 11)
Sassari: 2. Palazzo della Provincia (fig. 5)
Nughedu S. Nicolò: 3. Parrocchiale di San Nicola di Bari (fig. 6)
Ozieri: 4. Scuola Media Statale “Grazia Deledda” (fig. 9)
Cagliari: 5. Chiesa di Nostra Signora del Carmine (fig. 60) 2
6. Galleria Comunale d’Arte (fig. 8) 3
PER UN APPROFONDIMENTO
SULL’OPERA DI ALIGI SASSU:
gelista, 1971.
Aligi Sassu. Antologica 1929-1989, cat. a
cura di G. Bonini, Busto Arsizio, Museo
delle Arti Palazzo Bandera, 1989.
P. Portoghesi, M. Penelope, M. Pisani,
Sassu. Sculture, Milano, Fabbri, 1991. 5
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Finito di stampare nel mese di aprile 2005
presso lo stabilimento della Fotolito Longo, Bolzano