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Vittorio Angius

CITTÀ E VILLAGGI
DELLA SARDEGNA
DELL’OTTOCENTO
Ichnusa-Ozieri
a cura di Luciano Carta
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BIBLIOTHECA SARDA GRANDI OPERE


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VITTORIO ANGIUS

CITTÀ E VILLAGGI
DELLA SARDEGNA
DELL’OTTOCENTO
Vol. 2 ICHNUSA-OZIERI

a cura di Luciano Carta


Angius vol. 2 prime pag. 23-11-2007 10:31 Pagina 604

Riedizione dell’opera:
G. Casalis, Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale
degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, Torino, G. Maspero e G. Marzorati,
1833-56, voll. 1-28 (selezione dei lemmi relativi alla Sardegna
con l’aggiunta della voce Savoja).

Grafica copertina: Aurelio Candido

Stampa: Lito Terrazzi, Firenze

© Copyright 2006
ILISSO EDIZIONI - Nuoro
www.ilisso.it - e-mail ilisso@ilisso.it
ISBN 978-88-89188-89-7
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CITTÀ E VILLAGGI
DELLA SARDEGNA
DELL’OTTOCENTO
ICHNUSA-OZIERI
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607 Ichnusa

ICHNUSA, o Innusa, nome che da’ geografi greci e suoi angoli in Acqua-cadda sopra lo sbocco della gola
prima d’ogni altro da Mirsilo fu dato alla Sardegna. di Campana Sissa, sul monte Mirra, sul monte Nied-
L’origine di tal nome è dalla parola greca Ichnos equi- du, sulla cima del Cosina, sul Sebera, sopra Punta-
valente a vestigio, e fu applicato a quest’isola, perché isconcadda, e terminata al Capo-Spartivento.
nelle tavole idrografiche o geografiche de’ primi Estensione. La lunghezza della provincia sulcitana
tempi della nautica e della geografia essa era in tal dalla sommità del promontorio di Pedras-albas (Pie-
modo figurata che rassomigliasse alla pianta del pie- tre bianche), o Capo-pecora, come usano dire i navi-
de umano. gatori, a Capo-Teulàda si computa di miglia 38; la
Si è creduto da Silio Italico e da altri, compresovi larghezza da Capo-Altàno al Castel di Acqua-fredda,
anche esso il Fara, che con siffatta appellazione fosse o di Siliqua, di miglia 25.
l’isola indicata da’ coloni greci stabiliti nella medesi- La superficie si calcola di miglia quadrate 550; e
ma prima della venuta di Sardo. Però tal opinione quindi facendo ragione dell’area delle due isole di s.
non è in nessun modo probabile. La colonia di Li- Antioco, e di s. Pietro, la prima delle quali si misurò
biofenici è di molti secoli anteriore alla navigazione di miglia quadrate 50 in circa, la seconda di 15, ri-
de’ greci; e a questo è da aggiungersi che il costante sulterà la totale superficie di quest’antica provincia
uso degli antichi era di nominar le terre, nelle quali Sulcitana eguale a miglia quadrate 595. Le altre iso-
stabilivasi qualche colonia, dal nome del suo capo; lette minori, l’Isola piana, il Toro, la Vacca e le terre
di che sono chiarissimi esempi nel libro di Mosè, dell’istmo, potrebbero accrescere la notata somma di
dove si nominano i paesi delle diverse nazioni. altre due o tre miglia quadrate.
Pertanto siffatto nome che vuolsi caratteristico del- Topografia. L’aspetto del paese nel continente è as-
la terra sarda, dee tenersi nato in quell’epoca quando i sai vario. La parte montuosa occuperà nel totale mi-
greci cominciarono a studiare nelle tavole dei geografi glia quadrate 540; la parte piana, ma spesso gibbosa
tirreni e fenici, come alla stessa deve riferirsi quello per piccole colline, miglia quadrate 254.
che ottenne la Sicilia di Trinacria per li suoi tre princi- Montagne principali. Nella parte settentrionale sor-
pali promontorii. gono i monti di Flumini-majori, de’ quali si è parla-
In quanto poi alla pretesa somiglianza della terra to nell’articolo rispettivo; quindi i monti della così
sarda con la pianta del piede umano basta dare uno detta Montangia d’Iglesias, tra’ quali son più cono-
sguardo alla carta idrografica dello Smith, ed alla sciuti il Marfidano, lo Scosta, l’Arena, il Cucurusu,
geografia del generale La Marmora, per avvisarsi che l’Ennafrongia e quelli che sono nominati Beganài,
tanto la Sardegna rassomiglia alla pianta del piede Aganài, Marganài. Quest’ultimo ha una gran massa
umano, o al sandalo, come pareva al Timeo, quanto e tienesi giustamente come maggiore de’ suindicati,
l’Italia allo stivale. come che al medesimo non si concedano dal generale
La Marmora più di 915,01 metri. Il monte di Con-
IGLESIAS, provincia della Sardegna, distinguesi in nesa levasi tra altre minori eminenze che sono un’ap-
due regioni, una settentrionale, l’altra meridionale. pendice di questa massa montuosa.
Divisione. La settentrionale componesi dell’antico Nella parte meridionale è la catena del monte Uè-
giudicato di Colostrài e della parte superiore del ni in territorio di Villamassargia, nella quale levansi
Gippi o Gippiri; sopra i quali dipartimenti avendo sopra gli altri prossimi il Simpio, l’Orro, la Rosa, il
ragionato abbastanza ne’ rispettivi articoli, però rin- Persico, il Canello, il Mosone, l’Acquacadda, i quali
viamo a’ medesimi il lettore che voglia intera e di- susseguono procedendo ad austro i monti di Nugis;
stinta la loro topografia e statistica. quindi nel Murdeu lo Scopia e il Mirra; in Santàdi il
La meridionale, che è l’antica terra de’ sulcitani, e Moritenero, il Cosina e il Sèvera, che sorge a metri
comprendesi ne’ tre distretti Ciserro, Sulcis, e isole, 985,01, superiore agli altri e in Teulada il Calcinar-
sarà presentemente l’oggetto delle nostre considera- giu, l’Argilla, La Friscura e il Nuraponti.
zioni. Le colline sono in gran numero, e più nobili fra le
Confini. Sono a settentrione col Colostrai e col altre quelle di Barbùsi, il Fasolo, la catena di Sirài,
Gippis superiore; a ponente col Gippis inferiore con Giannacorrogas, Suergiu, Narcao, Montesu, Murec-
la curatoria di Decimo e col dipartimento Norese; ci, Bonagiàra, Falchi, Carrùba, e quelle di Portopino.
all’austro e all’altre parti col mare. Nelle due isole sono piccole eminenze e niente
Col Colostrai era probabilmente divisoria una li- considerevoli.
nea da Capo-pecora al principio di Val di Sìbiri; col Valli. Il piano del Ciserro è una gran valle, dalla
Gippis superiore una curva condotta da questo secon- quale restan divise le già considerate masse montuose;
do punto al monte Auseddu nell’Oridda, e quindi quindi sono a notarsi la valle di Flumini, e quelle di
sulle cime del Beganài ed Aganài; col Gippis inferiore Connesa e del Canadoniga. Il Mammenga è un’altra
una retta tirata per la chiesa di s. Marco e la falda valle ragguardevole; è lunga quasi due miglia, va
orientale del colle del castello di Acquafredda, se pure, sempre slargandosi, e poi riesce in una vasta pianura
come mi par più verisimile, non si dovesse tirare lun- sino alla punta di s. Michele di Marganài. Nella val-
go la catena de’ colli di Fanàri per includer Silìqua tra’ le esercitano l’agraria molti ecclesiensi; nel prossimo
popoli sulcitani; col Norese una ispezzata faciente i piano detto dagli ecclesiensi Cuinsusu, e che avrà poco
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Iglesias 608

più di 5 miglia quadrate, sono sparsi tra le piante di filoni, quasi paralelli, che volgendosi pressoché
ghiandifere quegli alberi, che volgarmente appellano verticalmente da greco a libeccio, tagliano la galleria
arancio spurio. Ivi sorgono tre eminenze, dalle quali principale sotto un angolo assai acuto. Il minerale
stendesi intorno lo sguardo sopra un orizzonte deli- consiste in una galena di lamine di mediocre volume,
ziosissimo in certe stagioni e ore. e facilmente divisibile in cubi, dando luogo a gruppi
Nelle regioni meridionali sono a essere indicate le considerabili di una gran purezza, i quali si mostrano
valli del fiume Iscagessa, e del rio di Teulada; e dopo a foggia di veri filoni. Sovente, e specialmente nelle
queste la gola di Campana-Sissa, per la quale da’ sal- fessure e presso alle pareti delle cave, esso è misto a
ti di Narcào e di Nugis, si può uscire nel piano di sostanze estranee che ne variano più o meno la quali-
Uta. Nell’isola sulcitana è ragguardevole la fecondis- tà, e queste sono la calce carbonata, la barite solfata,
sima valle del Canài. il quarzo, il sulfore di piombo antimonifero, il piom-
Spelonche. Nelle montagne settentrionali vedi quel- bo carbonato, il ferro solforato.
la del monte della Duchessa, della quale abbiam fatto Le pareti dei filoni sono della stessa natura della
menzione nell’articolo di Flumini, la grotta di Do- montagna, la quale viene attraversata da frequenti
mus-novas descritta sotto questo titolo, e l’antro di strati argillosi, alcuni dei quali che sono bianchissi-
Connesa, dove si sorge per un’erta assai difficile nel mi, intonacano talvolta le pareti dei filoni e sembra-
fianco del monte, e dopo non pochi passi pervienesi no accompagnarli. Le scavazioni, che si diramano
nella bocca d’una galleria, nella quale discendesi per dalla galleria di s. Vittorio, sono in numero di nove,
un declivio precipitevole. Indi entrasi in una gran ca- oltre la galleria di ribasso, ed altra intrapresa poste-
verna del diametro di circa metri 15, che rassomiglie- riormente.
rai a un’alta cupola ogivale, la quale in sua punta Il minerale si divide in tre qualità, le quali sotto-
apresi al giorno. La luce entra pure da un’altra aper- messe all’analisi docimastica senz’essere state prima
tura obbliqua non lungi dal detto foro. Il raggio del lavate, hanno dato i seguenti risultamenti:
sole in cert’ora, non so in qual tempo, penetrando da La galanza (come si chiama colà), ossia minerale
questo varco e battendo nella parete offre un singolar di prima qualità, diede l’80 per cento in piombo, e
fenomeno. Penetra nell’alta galleria, e qui subito sei 5/8 d’oncia d’argento per ogni quintale, peso di
in un bivio; se procedi a man sinistra entrerai in una marco.
caverna assai spaziosa, dove però niente è di conside- La seconda qualità produsse il 56 per cento in
revole; se a mano diritta, vieni in un altro scavo, in piombo, e 3/4 d’oncia in argento per ogni quintale.
mezzo al quale è aperto un pozzo di circa metri otto La terza qualità o minudiglio offrì dal 52 al 56 per
di diametro e di una profondità non ancora misura- cento in piombo, e dai 3/4 ai 3/5 d’oncia in argento
ta. Avanzando puoi entrare in un’altra galleria dalla per ogni quintale.
quale riuscirai in una gran caverna ornata nella volta Il minerale di prima qualità soleva vendersi in na-
di molte stalattiti e sparsa nel suolo di belle stalagmi- tura, e quelli di seconda e di terza qualità si fondeva-
ti. Senza queste sono altre gallerie in tutte le direzio- no talvolta negli opifizi metallurgici di Domus novas
ni. Il signor Gervasio Poletti ingegnere aspirante alle e di Villacidro. Questa miniera ch’era da qualche
regie miniere pensa che queste scavazioni siansi potu- tempo coltivata da un impresaro, adesso è per conto
te fare per torrefazione delle roccie. del Governo. Produce:
Nelle montagne meridionali potrai vedere la grot- Piombo solforato, argentifero, di prima qualità.
ta di Nugis co’ suoi grandi piloni sostenenti la volta, Piombo solforato, argentifero, di seconda qualità,
la grotta fregata tra Santadi e Murdèu, le grotte delle contenente piombo e zinco carbonati.
stalattiti nel Benazzu di Teulada e la spelonca di Piombo carbonato rossigno nel filone detto di s.
Campana-Sissa. Antonio.
Mineralogia. – Territorio d’Iglesias. La miniera di Gruppi di cristalli limpidissimi di piombo carbo-
Monte Poni fu coltivata da tempo antichissimo e ad nato nel piombo solforato.
intervalli. Il terreno, in cui si trova, forma un monti- Piombo solforato, argentifero, denominato del ri-
cello di 340 metri di altezza sopra il livello del mare, basso dal cavaliere di s. Real.
ed è distante una mezz’ora a libeccio da Iglesias. Esso Barite solfata in cristalli tavolari radicati sopra
si attacca colle prossime colline di Monte Perdosu e matrice di piombo solforato.
Monte Finocchio. La montagna di Monte Poni, come Barite solfata in massa, mista al piombo solforato
le altre ad essa attigue, è composta di un calcareo ed al carbonato.
dentritico di color giallognolo, il quale riposa imme- Barite solfata, tavolare, cristallizzata e sommamente
diatamente sullo scisto argilloso, ed è attraversato da lucente.
un gran numero di filoni di calce carbonata romboi- Barite solfata, in massa, che volge al romboide.
dale e di barite, tutti paralelli tra essi, e coi filoni me- [Barite] solfata, tavolare bianca.
tallici di quei dintorni. Una comoda strada conduce Il calcareo giallognolo forma in alcuni siti la ma-
alla galleria detta di s. Vittorio, che dà accesso ai lavori. trice della miniera.
Essa è a 50 metri circa d’altezza, e quantunque pro- Il calcareo bigio costituisce la parte superiore della
tratta a soli 200 metri, ha intersecato un gran numero montagna che racchiude la miniera.
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Gli altri luoghi dove è maggiore questa ricchezza Il piombo argentifero trovasi nelle rimanenti parti
minerale nel territorio d’Iglesias sono Marganài, Agru- del Sulcis, e nel territorio di Teulàda, segnatamente
xiau, s. Pietro, Spirito-santo e Funtanamari. Vedonsi in in Nugis, Narcao, Terraseu ecc., con indizi di scava-
molti siti vestigia di fonderie, e le più chiare sono nel zioni e vestigie di fonderie.
territorio Gessa, in val Canadoniga, in Sonapisone e Nell’Isola s. Antioco. – Stigmite rossa.
Suprìli. Stigmite brecciolata.
In Flumini-Maiori. – Piombo solforato, argentife- [Stigmite] rossa con calcedonio.
ro dalla miniera che trovasi nel luogo detto Sa-perd- Perlite rossa e verde.
e-s’ollu, distante mezz’ora dal villaggio. Presso questa [Perlite] bigia e verde che varia in retinite (pechstein)
miniera trovasi scisto talcoso che varia nel cotticulare. ed in pomice.
Nel luogo sopraccennato di Sa-perd-e-s’ollu v’ha Perlite nera, attraversata da venule verdi e che for-
una piccola vena di piombo solforato, argentifero di ma una specie di podinga.
grosse lamine: il filone ha da 5 a 7 centimetri d’am- Perlite nera, con nuclei concentrici di feldspato ros-
piezza, ed inclina a maestro. Esso è rinchiuso nello so alla superficie.
scisto che ricopre il granito, variando sovente nel Trachite vitrea, perlata (forse perlite), di colore bi-
cotticulare. Il minerale non lavato ha dato il 60 per gio-verdognolo scuro.
cento in piombo, e mezz’oncia di argento per ogni Jalite mammillare, limpidissima, sopra una specie
quintale, peso di marco. Il villaggio di Flumini-Mag- di tefrina, nel luogo detto Perdas de fogu.
giore mostra uno dei più bei corsi d’acqua della Sar- Calcareo compatto. Trovasi presso il sito denomi-
degna, ed i suoi dintorni hanno non pochi indizi di nato Canai.
opifizi antichi nelle abbondanti scorie di cui è co- Porfido rosso col feldspato in discioglimento.
sparso ovunque il terreno: alcune di queste, avendo Nell’Isola di s. Pietro il gen. La-Marmora ricono-
dato all’analisi il 27 per cento in piombo, meritano sceva un filone assai considerevole di manganese in
che se ne tenga buon conto. istato di tritossido entro un terreno trachitico. Ivi
Calcareo conchiglifero con orthoceretiti ed altre trovasi anche il bolo, e una gran varietà di terre colo-
conchiglie che sembrano appartenere al genere pro- ranti.
ductus. In Capo Teulada. – Marmo rossignolo (calce car-
Un bolo di ottima qualità è stato non ha guari bonata) atto prender ottima levigatura.
scoperto nel littorale di Flumini in una caverna, do- Non avendo nell’articolo del dipartimento Colo-
ve entrasi per un buco. strai dette le particolarità che occorrono sulle minie-
Nella valle di Oridda – ferro ossidulato magneti- re di quel territorio, suppliamo in questo luogo.
co, e indizi di antiche fonderie. Guspini ed Arbus. Le miniere dette di Guspini ed
In Villa Massargia. – Trachite con cristalli d’anfi- Arbus giacciono sul territorio di quest’ultimo villag-
bola nella collina del castello, e manganese in istato gio e si distinguono sotto varii nomi, quantunque
di tritossido. Presso Cabudaquas vedonsi vestigie di appartenenti tutte allo stesso filone, il quale prende
fonderie, ed è ancora in buono stato un acquidotto. origine a poca distanza da Guspini, e dopo aver at-
In Domus-Novas. – Ferro ossidulato con quarzo e traversate le montagne d’Arbus va a gettarsi nel mare
sommamente magnetico (calamita). Anche nelle sue occidentale dell’isola, volgendosi da ponente-mae-
vicinanze sono indizi di antiche fonderie. stro a levante-scirocco. La base della montagna dalla
Nella grotta detta di s. Giovanni vedesi la calce parte di Guspini è formata da un granito fragile, il
carbonata, un porfido verde cupo, e una breccia di quale veste sovente l’aspetto terroso.
pasta rossa, piuttosto tenera e con noccioli di varii Il minerale si è il piombo solforato argentifero
colori e di natura differente, cioè di calce carbonata con faccette variabili, il quale è spesse volte d’una
bigia (bardiglio), bianca e rossigna, di alabastro colo- gran purezza, e talvolta misto col piombo carbonato
rato come quello di Busca, o per meglio dire come aciculare, bianco, opaco, col zinco solforato, colla
quello di Buonaria presso Cagliari, ed altre varietà. pirite, col rame, col perossido ed idrossido di ferro,
La mollezza della pasta, ossia del cemento, fa sì che col quarzo carioso e cristallizzato, colla barite, ecc.
difficilmente si può levigare. ecc. Il filone è incassato tra due pareti di roccia quar-
In Martiada, tra Iglesias e Domus-Novas, piombo zosa, mista colla barite, formando in alcuni luoghi
solforato. una vera breccia insieme col quarzo: la sua ampiezza
In Connesa. – Scisto argillo-talcoso, di color vinato. varia dai due ai quattro metri, ed in qualche sito es-
[Scisto] argillo-talcoso, di colore bigio. so va sino a sette metri; la lunghezza del filone, giu-
Scisto talcoso, bigio, lucente; quindi una sta le osservazioni del cavaliere Belly, dee oltrepassare
Breccia bellissima con piccoli noccioli, di colore le sei miglia geografiche.
infinitamente variati, col cemento calcareo di colore Molti furono gli scavi, ossieno lavori, fatti a quel-
rosso-cupo. Potrebbe coltivarsi con vantaggio, essen- la miniera nei tempi andati, alcuni a cielo scoperto
do suscettiva d’ottima levigatura. ed altri a galleria. I più importanti sono quelli deno-
In Barbusi. – Calce carbonata (marmo) variegato minati Sa Trincia de s’arriu dalla parte di Guspini,
di bigio e di turchino nel luogo detto Combeddu. ove sembrano stati eseguiti i primi lavori, Sa Fraiga,
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Monte Vecchio e sa Fossada manna. Pare che queste spelonche successive. Presso a questa fonte sono le
miniere offrano tuttora un vantaggio sulla loro colti- rovine di un’antica costruzione, che dicono su pala-
vazione. ziu dessa marchesa, ed alcuni nominarono de donna
Il minerale lordo di sa Fraiga, che trovasi d’ordina- Binita: il che indicherebbe la Benedetta marchesana
rio in larghe faccette, ha dato all’analisi dal 73 all’80 di Massa, e giudicessa di Cagliari essersi qui ricove-
per cento in piombo, ed once 11/8 per quintale, peso rata in quel tempo infelice quando Lamberto ed
di marco, in argento; ed il minerale lavato di sa Ubaldo le aveano occupata la massima parte del re-
Trincia de s’arriu e Monte Vecchio dal 73 all’80 in gno. A quest’acqua si aggiunge dopo due miglia il ri-
piombo, ed oncie 21/2 per quintale in argento. Il volo Aquacalenti, che sorge abbondantissima presso
prodotto della lavatura ha variato dal 49 al 73 per Campana Sissa.
cento in slicco. Sembra che nei tempi antichi questo Sorgenti termali e minerali. Se ne trovano in molti
minerale venisse fuso in una fonderia posta nelle vi- luoghi; presso Domus-novas, quasi in sulla riva del
cinanze d’Arbus ed in quelle di Guspini situate sul ruscello di s. Giovanni; nel monte Aquacadda, don-
territorio d’Urradili e denominate Scalladrojiu ossia de procede il suddetto rivolo di Aquacalenti; presso
Squagliatoio, ove si veggono vestigia di fabbrica con il boddèu di Piscinas, dove sono due grosse vene, le
attiguo canale che rassomiglia ad una fonderia. quali servono non solo agli usi medici, ma pure al
Trovasi in questo territorio lo scisto talcoso che va- sodamento de’ pannilani, e han vicino uno sgorgo di
ria in quarzoso. Riposa sul granito e forma la sommi- acqua fredda. È pure a doversi dire termale il Cabu-
tà della montagna in cui giace la miniera suddetta, daqua di Suergiu. Ma in nessun’altra parte abbonda-
che si estende dalle alture di Guspini fino al mare, no tanto, quanto nella penisola sulcitana. Ivi in Por-
dalla parte d’occidente, ed ha perciò un’estensione di ticiuolo sono due fonti poco fra loro distanti, e così
varie miglia: vicine al mare, che nelle piene restino coperte dai
Agglomerato di trachite nella punta del monte flutti; in Malladroja nel basso fondo distante dal lido
Arcuentu, vicino alla miniera sopr’indicata: metri 10, e dove il mare è alto or venticinque, or
Calce carbonata (marmo) rosso-carico e fa parte quaranta centimetri, secondo che corrono le fasi del
d’una podinga o breccia calcarea presso Sos-Frailes. flusso e del riflusso, fu riconosciuta una gran ruota
In Arbus. – Ferro ematite nel granito in decom- di acqua termale sorgente con tant’impeto, che ri-
posizione. Il banco ha una spessezza di un metro cir- mescola le arene; ed in Coacaddos presso la spiaggia
ca, che ricopre il granito. Questa miniera trovasi vuolsi sia un consimile zampillo. Le acque poi, che
un’ora distante dal villaggio d’Arbus, sulla strada di bevonsi nel borgo di Sulci (s. Antioco), possono ripu-
Flumini-Maggiore. Essa merita attenzione, trovan- tarsi minerali e termali. Quando si attingono sentonsi
dosi in sito abbondante di boschi ed essendo di na- tepidette, saline ed un poco amare; bevute cagionano
tura atta a produrre un eccellente minerale. ai non assuefatti de’ tormini, che presto finiscono in
Acque sorgive. Ne’ monti settentrionali sono mol- uno scioglimento, agli altri sono leggere e salubri.
tissime fonti, tra le quali devonsi notare le due più Nessuna analisi si è finora instituita delle acque ter-
celebri, una di s. Giovanni presso Domus-novas, e mali e minerali sulcitane, come di tante altre fonti di
l’altra, che dicono Su Scioppadroju dessu Mannàu, simil genere, che sono conosciute nelle diverse regio-
donde comincia uno dei principali confluenti del rio ni dell’isola; e non sarebbe palese la natura di quelle
Antas. Vedi Flumini majori. I sulcitani dicono Sciop- di Benetutti, Sardara, Villasor (Acquacotta), Cargie-
padrojus le grandi fessure delle roccie, donde erom- ghe, Dorgali, ecc. se non le avesse fatte esaminare il
pono abbondantissime acque. Dopo queste convie- gen. La Marmora.
ne indicare Su Cannoni, che versa in rio Colòru; sa Rivi e fiumi. Nelle montagne settentrionali nasce
mitza dess’aqua frida, o Cabudaqua, che da al rio Ol- l’Antas, o il fiume maggiore, come appellasi comu-
lastu; la fonte di Sarruncèi nel territorio Gessa; e la nemente, il Canadoniga, o Canoniga, e il rio di Con-
Mammenga, che sorge nella valle già descritta, fonte, nesa. Del primo si è ragionato nell’articolo rispetti-
presso la quale si radunano i cacciatori dopo le loro vo. Il Canadoniga ha sua origine dalla fonte Belliscai,
fatiche per ristorarsi. dalla quale principia il rio Ollastru; dal Coloru, don-
Ne’ monti meridionali primeggiano sulle altre de move il rivo dello stesso nome; e da s. Benedetto,
fonti le due, che appellano Cabudaqua, una delle da cui comincia il rio Intì, che congiungesi al Colo-
quali è a circa un miglio da Villamassargia appiè del- ru, e poi all’Ollastru. Le valli, in cui scorrono, sono
la rupe e collina pittoresca dell’olivastro, ed ha tre pittoresche, le sponde floride e beate dall’armonia di
diverse foci; l’altra che dicono cabudaqua de Suergiu infiniti usignoli, le colline coperte di olivi e olivastri,
e trovasi a mezzo miglio dalla gola dell’uva (Su strin- divise in molti predii, e sparse di abituri pastorali. In
tu dess’ajina). L’una e l’altra profondono tanta copia queste acque nuotano anguille tanto pregiate, quan-
di acque, che formasi un ruscello. Quindi indicherò to sono le trote dell’Antas. Il Canadoniga venuto
presso Nugis a piè del monte ghiandifero la grossa nelle vicinanze d’Iglesias si impiccolisce, e poco do-
vena (su scioppadroju) di Cosina, che versa le acque po sparisce assorbito in un terreno ghiajoso: ma nel-
gorgoglianti dalle fauci d’una roccia calcarea, dove la stagione piovosa pare che risorga nel letto dell’Ar-
chi entri, abbassandosi sopra il laghetto, trova due riali in distanza dalla città di circa due miglia al suo
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scirocco nel salto che dicono Carràdas, quasi a piè sua pienezza vieta affatto ogni commercio tra l’una
del Marganai. Le acque che vengono in esso dalle e l’altra sponda. I suoi guadi in tempo piovoso non
sue pendici non sembrano poter formare quel volu- si possono tentare senza esporsi ad evidentissimo
me che osservasi in quei tempi. Spesso non si può pericolo.
guadare. L’Arriàli, o Canadoniga, procedendo con- Il fiume di Teulada proviene dai monti di levante:
tro il levante, cresce dal perenne rivolo di Domus- ingrossato dai torrenti, rompe le comunicazioni tra i
novas, poi dal Beganài (rio di Musei) nobile per le due rioni del paese, e vieta il passaggio al porto, giac-
sue trote, e più in là dal fiumicello di Aganài, che ché prima di trapassar la valle, conviene guadarlo
versansi nel suo letto dalla sponda sinistra, mentre sette volte.
dall’altra entrano i due Cabudaquas, quello di Villa- Acque stagnanti. Nelle parti superiori della provin-
massargia, e quello che dicono di Suergiu. Questo cia sulcitana sono pochi luoghi, nei quali si raccolga-
però non dà tutte le sue acque, perché esse in certo no e fermino le acque. Il Cabudaqua di Villamassar-
punto del loro corso così si spartiscono, che una gia cagiona un allagamento nelle sue vicinanze, che
parte scorra a libeccio, e vada nel Flumentepido, dicono Stagno di s. Elena: quindi è lo stagno della
l’altra a greco verso il Canadoniga, nei quali vanno croce quasi a settentrione del detto paese alla sponda
gli altri ruscelli di Villamassargia, ed il fiumicello di sinistra delle acque, che lungo la falda del monte
Astia. Del rio di Connesa si è parlato nell’articolo Uèni da ponente vanno a versarsi nel Canadoniga,
rispettivo. ed un altro nel rio di Coderra, che appellano Stagno
Il Flumentepido così appellato dalla tepidità delle dessu Terrazzu. È questo un luogo acquitrinoso, e in
sue acque nella parte dove sono più prossime le fon- molti siti restano presi gli animali che vi entrano per
ti, scorre verso ponente-libeccio, tocca alla sua destra pascolo. Vi è una bellissima vegetazione di tutte quel-
le rovine delle terre che si appellavano con lo stesso le piante che amano le acque. Siffatta regione avrà
nome, e si versa nello stagno di Paringiano. un miglio quadrato di superficie.
Sono niente maggiori di questo il rio di Sirài nato Nelle regioni meridionali sono non pochi i siti
dalle colline dello stesso nome, ed il Coderra origi- nell’interno e nelle maremme, paludosi e pantanosi,
nato dalle fonti di Scossinadrojus. L’uno e l’altro dove il terreno è concavo, e non hanno scolo le allu-
vanno nel bacino di s. Antioco, e tengono tra le foci vioni de’ torrenti e de’ fiumi.
Mazzàccarra. Stagni. Sono degni di menzione quei di Palmas,
Il fiume di Palmas più considerevole del Canado- Porto-Butis, e Portopino. Lo stagno di Palmas, o a
niga per copia di acque formasi da due rivi princi- dir meglio dell’Istmo, è maggior degli altri, quello di
pali. Uno è il rio di Nugis, che possiamo appellare Porto-Butis minore. Vi si sono formate peschiere,
Cosina dalla summentovata sua fonte, l’altro quello dalle quali si ottiene un frutto considerevole. I mug-
d’Aquacalenti uscito dalla valle Intermontis. Unitisi gini, le canine, i lupi, i carpi, i lucci, le anguille, so-
a mezzo miglio in distanza di Villaperuccio, e al suo no le specie più numerose che tengansi dentro le
levante, scorrono tra le due parti del Boddèu, e chiuse. In alcuni siti degli stessi stagni colgonsi arselle
quindi vanno a trovare il fiume di Santadi in Isca- saporitissime, e varie altre specie di conchiglie. Fre-
gessa al libeccio del detto luogo, ed alla distanza di quentano le stesse acque i fenicotteri, gli aironi, le
circa due miglia. Il rio di Santadi ha le sue origini anitre, le folaghe, e tutte le altre specie che usano nel
nelle fonti di Monte Nieddu e del Carrubbo. Il fiu- grande stagno di Cagliari.
me Iscagessa, come è lecito nominar la unione dei Sono appellati comunemente col nome di stagni
suddetti rivi, cresce poi dal ruscello Murecci prove- il seno di Pariniano, e nella penisola di s. Antioco
niente dal salto di Piscinas, che riceve dalla sponda quello del Pruinis e l’altro che dicono del Cirdu, che
sinistra; e dal Gattino, e dai due di Tratalìas, che ri- tuttavolta non sono altro che seni. Verrà però un
ceve dall’altra parte. Il Gattino, che dicono volgar- tempo che saranno veramente stagni, quando cre-
mente rio di Perdagius, nasce da alcune piccole fonti sciute le sabbie formino una sponda sulla loro im-
nel territorio di Narcao, donde accresciuto da molte boccatura.
acque, va a trovare Iscagessa nel luogo, che nomina- Nel promontorio di Baudecerbu sono alcuni pic-
no Coremò. coli bacini dove stagnano le acque; e altri presso il
Trascuddi. Presso alla confluenza del Gattino in maggiore di Porto-Butis.
Coremò è nel letto del fiume un gran tonfano, lungo Saline. Nello scorso secolo scavavasi il sale in Por-
passi 200, largo 20, e profondo, secondo che dicono i to-Butis, dove è l’attuale peschiera; in Portopino,
trataliesi, 50 tese. Quanti incauti vi saran periti volen- dove ancor sussiste un fabbricato che serviva per ri-
do guadarlo? In questo sito veggonsi guizzare muggini covero degli operai e per gli istromenti; in fondo al
di enorme grossezza, e si prendono anguille e trote, golfo Teulada, e anche nello stagno dell’istmo. Que-
che vantansi delicatissime. st’ultimo dava migliori prodotti, e li diede sino al
L’Iscagessa uscito nel piano, fa un semicircolo so- 1830, quando si cessò dall’opera ne’ mesi estivi, e
pra il boddeu di Palmas, e quindi si versa nel seno solo si attese a impedire e turbare la cristallizzazione.
sulcitano sopra Porto Butis. Ridonda soventi nel- Da queste saline semministravasi il sale gratuitamente
l’inverno, e cagiona gravissimi danni. Quando è in ai cittadini d’Iglesias per privilegio de’ re d’Aragona,
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confermato da’ re di Sardegna con alcune modifica- furono rapiti restarono alcuni individui di questa
zioni. specie in piena libertà, e non mancando di pascoli,
Le saline di s. Pietro sono in questa parte della principalmente nella fecondissima valle del Canài, si
Sardegna le sole che producono. Vedi l’articolo Car- potevano propagare. Però quando ritornaronvi i pa-
loforte. stori cominciò a scemarsi il numero per i molti che
Boschi. Le montagne sulcitane sono in molte parti cadevano in servitù, e quando fu ristabilita la popo-
ben rivestite di bosco. I ghiandiferi sono frequenti, e lazione e si ampliò l’agricoltura vennero a mancare.
vedonsi vaste e folte selve ne’ monti di Flumini, di Non è meno di 60 anni da che non si è più veduto
Oridda, nel Gessa e nei territorii di Villamassargia, alcun cavallo selvatico.
Narcao, Nugis, Murdèu, Santàdi, Teulada. Siccome I volatili di tutte le specie stanzianti nell’isola o
però ne’ più luoghi gli alberi pajono giovani, così in- passeggiere trovansi e vengono in queste regioni. Le
tendiamo che anche in questa provincia gli incendii specie gentili sono in grandissimo numero, e una
devastarono i boschi annosi, e che anche i pastori parte del nutrimento agli abitatori de’ salti, dove oc-
sulcitani spargevano per tutto le fiamme. Ma si è già corrono a ogni passo le pernici, le beccaccie, i colombi.
cessato da questa barbarie? Le valli d’Iglesias pajono essere la patria degli usignuo-
Gli olivastri sono sparsi in grandissimo numero li, e sono riempite in primavera della loro soavissima
per tutte le parti: i pini vegetano prosperamente nel armonia. È bella a vedersi ne’ mesi invernali la caccia
territorio di Gessa presso s. Nicolò dessu Compingiu de’ tordi e degli storni, venuti qui a svernare in gran-
(del pino), e nel littorale di Flumini, i ginepri occu- dissimi sciami.
pano molto spazio in varie regioni: e vendonsi per Clima. In queste regioni non sentesi l’inverno che
costruzione, per palafitte, e per lavori di mobiglia. nelle esposizioni al settentrione, e solo quando soffi-
Lentisco. Questa pianta, comunissima nelle terre no i venti da quello o dai prossimi punti. Le nevi so-
sarde, non è men frequente nella provincia sulcitana, no rare e presto svaniscono; le pioggie molto frequenti
e qui pure porge abbondantissimi frutti, da’ quali ne’ luoghi di montagna da mezzo autunno all’aprile,
con facil arte estraggono le femmine tanto di olio, scarse nelle maremme. L’umidità sentesi forte sulle
che non solo abbiasi il sufficiente per la famiglia, ma terre basse principalmente nelle stagioni piovose e
se ne possa vendere con considerevole lucro. Le coc- nelle notti: negli stessi luoghi sono frequenti le neb-
cole si racchiudono in un sacchetto (su sacceddu), e bie, alle volte assai crasse, nell’autunno dannosa agli
tenute per un pezzo dentro il caldajo sopra un gran uomini, nella primavera anche alle piante. I venti do-
fuoco, premonsi fortemente coi piedi entro una pic- minanti sono nella valle del Ciserro il levante; nel Sul-
cola vasca sinché siano bene schiacciate. L’olio purifi- ci l’austro il libeccio il maestro il ponente. I tempo-
cato serve anche al condimento de’ cibi. La stessa rali sono frequenti ne’ luoghi montuosi, la grandine
operazione è praticata per le olive, dove non si abbia fa spesso piangere gli agricoltori, e la elettricità si fa
macina e torchio, ed è usata pure da alcuni per otte- più che altrove sentire con ispaventevoli fulminazio-
ner l’olio dal frutto degli olivastri. Nella prima età del ni. L’aria è salubre ne’ monti e nelle isole, salvo alcu-
mondo, quando l’uomo non avea ancora immagina- ni siti bassi, paludosi e poco ventilati; è malsana nel-
to le macchine, questa era l’arte che si avea presso le maremme, e per tutto dove siano ristagnamenti e
tutte le nazioni, come ancora si tiene presso quei po- putrefazioni.
poli che sono tuttora in quello stato che può assomi- Popolazione. Attualmente in tutta la regione sulci-
gliarsi all’infanzia dell’uomo. Ma facciam ragione se- tana non si possono annoverare più che 31,043 ani-
condo che è giusto; non si usano le macchine, dove me, le quali se paragoniamo alla definita superficie
perché non si ha come procurarsele, dove perché non verranno in risultanza individui 53,3 per miglio
vi è chi le sappia fare. quadrato, ed apparirà chiarissima la rarità degli abi-
Perastri. Questa specie è numerosissima nelle re- tatori in un terreno, che potrebbe dare alimento co-
gioni sulcitane, e i frutti giovano all’ingrassamento piosissimo a più di 300 mila. Nelle note storiche ra-
de’ porci. I museìti ne hanno ingentilito un gran nu- gioneremo della popolazione, che probabilmente
mero, e hanno ottenuto un considerevole guadagno avea questa fertilissima contrada prima della domi-
dalla vendita de’ frutti. Essi non sono stati imitati. nazione straniera, e delle cause della sua diminuzio-
Selvaggiume. I cacciatori sono quasi sempre fortu- ne al numero che si può determinare nel medio evo,
natissimi, e spesso fanno gran preda di lepri, martore, e a quella pochezza cui fu ridotta nella seconda metà
volpi, cinghiali, daini, cervi e mufloni. Quest’ultima del secolo XVII.
specie trovasi nel Marganai, ne’ monti di Oridda, e Carattere fisico e morale de’ sulcitani. In questo pro-
in altri luoghi sublimi e boscosi. Sono molti che si posito lascerem da parte i carolini e calasetini, i quali
dilettano nella gran caccia, e si radunano soventi nu- sebbene siano compresi nel distretto sulcitano, non
merose compagnie. sono tuttavolta della famiglia degli antichi coloni.
Tra gli altri animali del Sulci, numeravansi in altri Vedrai mediocre la statura, brunetto il colore, acceso
tempi i cavalli della penisola di s. Antioco, dove se l’occhio, le forme molto ritraenti del tipo africano,
ne trovava una gran generazione. Quando nelle estre- ben espressa la musculatura, e grande la robustezza;
me disgrazie gli abitanti della medesima fuggirono o e riconoscerai ne’ medesimi immaginazione fervida,
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amore a’ piaceri, fierezza nell’ira, grand’animo ne’ scine (furriadorgius) presso una chiesa, dove abita
pericoli, cortesia con gli ospiti, avidità di guadagno, un cappellano. In essi è stabilito un così detto capo-
e molta religiosità. Nelle donne ammirerai forme saltuario che sovraintende temporariamente alla giu-
gentili, occhio eloquente, forte sentimento, molta stizia sino a fare il dovuto rapporto al giudice del
modestia, grande studio nelle opere, e spirito di eco- mandamento: al medesimo spetta d’invigilare per il
nomia. buon ordine, ed è attribuita una certa autorità ne’
Linguaggio. Sebbene i sulcitani parlino il dialetto casi urgenti.
usato nelle provincie meridionali, non pertanto la Il territorio del Sulci è in gran parte diviso tra le
loro pronunzia ha tante particolarità, che per queste famiglie de’ furriadorgius, ed è dai più posseduto pel
si distinguano dagli altri e si facciano riconoscere semplice titolo di occupazione. Ogni furriadorgiu ha
per maurelli (maurreddus), come gli altri sardi li ap- il suo territorio, ora tutto unito, ora in molte frazio-
pellano. ni. La superficie di tali tenimenti varia dalli 15 fino
Boddèus e Furriadorgius. Sino dopo i due terzi del a’ 100 starelli, non riguardando quei pochi che han-
secolo scorso era nelle amplissime regioni del Sulcis il no i 600 e anche i 1000 starelli.
silenzio del deserto. Gli ecclesiensi uscivano nel tem- L’agricoltura va sempre crescendo, e ne’ terreni
po della seminazione e della messe, e fatti i lavori tor- buoni per le sue opere ha già prevaluto alla pastori-
navano in città, ed ivi languivano tutto il tempo nel- zia. Le condizioni di questi coloni e pastori vanno
l’ozio. Anche i pastori poiché era cessata l’opera del giornalmente migliorando, e molti vivono agiata-
lattificio se ne ritornavano nel paese lasciando alla mente. I furriadorgius che in altri tempi erano me-
custodia delle greggie e degli armenti i figli o i servi. schini abituri e rozze capanne, ora sono case comode
Le conseguenze di questa disoccupazione si possono e ampie per li padroni, per li servi e per ricovero del
ben intendere. In quei tristi tempi un gran disordine bestiame. I boddèus crescono moltiplicandosi le fa-
regnava nella regione sulcitana, i maurelli erano fa- miglie, e se ne vedono alcuni che si potrebbero an-
mosi per le fazioni, per le vendette, per i ladronecci, noverare tra i comuni, e meriterebbero avere un pa-
per gli assassinamenti, e si riguardavano come anime roco ed un consiglio. In seguito noterò pure i luoghi
feroci e indomabili. Tuttavolta la influenza del prov- dove converrebbe riunire le famiglie che sono dis-
vido governo de’ re di Sardegna poteva reprimere gli perse e molto distanti le une dalle altre; il che po-
audaci, e contenere a un tempo quelli che erano dis- trebbesi operare con piccolo dispendio. Le somme
posti a fare i bravacci, e formava gli animi a costumi che si impiegassero per lo stabilimento di nuove po-
più miti. Gli agricoltori si applicarono con più studio polazioni dopo una diecina di anni comincierebbero
all’arte; e avvisandosi gioverebbe al proprio vantaggio a gittare frutti copiosi, e di anno in anno maggiori,
se stanziassero sulle proprie terre per tutto il tempo così come crescesse la popolazione, l’agricoltura e il
che erano necessarie le loro cure, e se invigilassero commercio.
perché i pastori non devastassero i seminati, costrui- A veder distintamente quanto secondo l’istituto
vano alcune capanne per dimorarvi sino alla raccolta, dell’opera deve farsi conoscere sulla popolazione
e poi quando già il timore delle incursioni africane agricoltura, pastorizia e sul commercio della provin-
era scemato nella persuasione che il Governo facesse cia sulcitana che i sardi comunemente appellano
mareggiare intorno al lido sardo alcuni legni da guer- Maurreddìa, e che gli italiani potrebbero dire Morel-
ra vi si fermavano tutto l’anno con la famiglia, e fab- lìa o Maurellìa, la spartiremo in quattro diverse re-
bricavansi una casa per abitazione, e presso alla casa gioni, Ciserro, Sulci proprio, Sulci meridionale, e
magazzini per riporvi i frutti, e capanne e stalle per le Isole sulcitane.
opere e per il bestiame. I pastori imitarono l’esempio, CISERRO. Notava nel rispettivo articolo l’incertez-
chiamarono nel salto la loro famiglia, e non più sde- za de’ suoi limiti col Sulci; ma al presente dopo una
gnarono le cure e gli istromenti dell’agricoltura. Que- attenta considerazione sento doverli restringere e
sti casali e queste cascine sono ciò che i maurelli di- porre per divisione di questo dipartimento dall’altro
cono furriadorgius, cioè luoghi dove ritornano dai la linea di Flumentepido, e poi a ponente e ad au-
pascoli o dalle opere agrarie per riposarsi e ripararsi stro i limiti di Massargia.
dalle inclemenze delle stagioni. Siccome però per la Stabilita così la circonferenza, la superficie resterà
religione che avevano in core non poteano in quella determinata a starelli 439,074, come risulta dalle se-
lontananza dalla parrocchia non sentire la privazione guenti parziali ottenute in una misurazione fattasi
delle cose sacre, però supplicarono il vescovo di re- secondo le regole dell’arte.
cente restituito sulla cattedra sulcitana di mandare Notaronsi dunque a Iglesias starelli 72,611, e sopra
de’ preti ne’ salti più abitati. Il Governo intervenne questi altri 3,060 del territorio di s. Marco, a levante
in questo negozio, e stabilitosi che quegli agricoli e dell’agro domonovese, compreso tra il rio di Beganài,
pastori darebbero dalla raccolta del frumento al prete e quello di Aganài; a Connesa 34,959; a Portoscuso
quanto bastasse alla sua sussistenza fu mandato un 156; a Gessa 68,785; a Oridda 14,135, a Domusnovas
sacerdote in Tratalìas, un altro in Narcao, un terzo in 21,401; a Musei 11,130; a Sebatzus 23,631; a Stiaorro
Masainas, ecc. o Villaglubisa 8,885; a Villamassargia 99,322; a Flu-
I boddèus o oddèus sono una riunione di varie ca- mini-majori 80,000.
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Popolazione del Ciserro nel 1838 incolti e per il solo pascolo i campi del Ciserro; ma
poiché quelle furono occupate venne la necessità di
Maggiori Minori lavorar su questi.
Famiglie m. f. m. f. Totali L’annuale seminagione in tutto il Ciserro si può
calcolare di starelli 8600 di grano, 2500 d’orzo, 3000
Iglesias 1560 1826 1862 913 932 5534
di legumi, 1500 di lino. La moltiplicazione del grano
[Iglesias] salti 300 732 460 366 239 1800 è all’8, dell’orzo al 12, di legumi al 7.
Connesa 184 216 226 98 106 646 L’orticultura sarà distesa sopra 600 starelli di terre-
Portoscus 70 118 124 58 50 340 no. Le piante olleracee vengono felicemente, e sono
Flumini 386 550 604 274 302 1790 pregiati i poponi, le angurie, i cocomeri, le zucche,
Domusnovas 332 474 461 236 230 1410 ecc. La meliga lussureggia e produce copiosamente.
Musèi 125 126 119 62 59 555 Le vigne occuperanno circa 600 starelli di terre-
Massargia 327 530 507 250 253 1540 no, e produrranno quartare di mosto 110000.
Totali 3284 4572 4363 2257 2171 13615 I giardini, verzieri, oliveti hanno per sé starelli
3500.
Popolazione antica del Ciserro. Astia nel monte Uèni, Iglesias, Domus-novas e Flumini domandan le
che si componeva di sette frazioni, dette le sette ville più parti di questo numero. La vegetazione de’ frut-
della pianura di Astia, già dipendenti dal castellano tiferi è mirabile; principalmente gli aranci prospera-
della gran guardia della fortezza della Gioja, che poi no così in Flumini e Domus-novas, come ne’ mi-
fu detta Giojosa guardia. Pretendesi che al lato occi- gliori climi, e danno frutti precoci.
dentale dell’antica chiesa di s. Maria di Rovere sian le Pastorizia. Il Ciserro è ricchissimo di pascoli per
ricchezze delle sette ville ivi deposte l’anno 1254 dal tutte le specie.
paroco della chiesa Dionigi Pisano, vasi sacri, croci, Nell’anno suddetto il bestiame manso era ne’ se-
ornamenti e utensili sacri con molte monete d’oro e guenti numeri: buoi e vacche 2000, cavalli e cavalle
d’argento, che più in là presso il fonte Rosa nel di- 1000, majali 5000, giumenti 1800; nel bestiame ru-
de numeravansi vacche 5000, cavalle 800, capre
stretto Faci a soli sia sotterra gran quantità d’oro in
14,000, pecore 19,000, porci 8000.
lingotti e in vicinanza una miniera dello stesso metal-
I formaggi sono di molta bontà, e mantengono
lo; e che in un sotterraneo del castello della Gioja sia-
ancora quella riputazione che si aveano al tempo del
no le ricchezze del conte Negro dell’Acqua-fresca che Gemelli, quando erano lodati ottimi ed eguagliati a
non si sa per qual cagione dovea fuggire senza poter quelli di Sìnnai. La quantità de’ medesimi nell’anno
asportar seco le sue cose. Penso che in questa memo- si computa di cantare 4000.
ria sia qualche parte vera, e non saprei rigettar come In Iglesias e Villamassargia conciansi le pelli.
una invenzione la sventura del conte Negro, la quale Apicultura. Saranno in questo dipartimento arnie
coincide negli ultimi tempi del giudicato cagliaritano, 400 mila, quantità di molto inferiore a quella che il
quando i pisani e gli arboresi guerreggiavano per la dolce clima e le fioritissime valli consentirebbero di
sua distruzione. coltivare. Iglesias, Flumini e Domus-novas potrebbe-
Nello stesso Ciserro era Staorro o Villaglubisa, ro avere in questo prodotto un’altra sorgente di lucro.
Marganài, Antas, Guindili, Seguris, Arena, Frongia, Commercio. Da’ prodotti agrarii e pastorali po-
Carradas, Bingiargia, Sibolessi, Grugua, Sarruncei, tranno i ciserrani avere annualmente lire nuove 370
Canoniga, Nughes, Dura, Sebatzus, Barettas, Canel- mila; e distintamente da’ primi lire nuove 150 mila;
les, o Parinianu, altrimenti s. Giorgio di Paringianu, da’ secondi (capi vivi, pelli, lane, salami, formaggi)
Barega e Corongiu. lire nuove 220 mila.
Porremo qui i nomi di altre terre abitate, sulle qua- Fiere di Villamassargia. Nella festa solenne della N.
li però è ragion di dubitare se al Ciserro o al Sulcis D. del Pilar (dessu Pilài) nella terza domenica d’otto-
appartenessero: esse furono Antesumada, Argenis, bre si celebra in questo una fiera di quattro giorni già
Cisa, Barca, Baratuli castello, Congiadus, Deconca, che comincia nel sabbato e termina nel martedì, con-
Desus, Evelecladu, Formentedu, Gallursa, Macicon- fluendovi molta gente da tutte le parti per godervi i so-
cia, Maciu, Riestrutta, Seici, Villapadru, Ursa. liti sollazzi del ballo e del canto, lo spettacolo della cor-
Ristaurazioni. I luoghi più convenienti a nuove sa de’ barbari e l’incendio del gran capannello, o falò,
colonie sarebbero Sarruncèi, Guindili, Antas, Fron- catasta immensa di grossissimi tronchi che illumina in-
gia, Sebatzus, Staorro, Barega, Astia. torno a molta distanza le allegrezze de’ festeggianti e
Agricoltura. I terreni dedicati all’agricoltura sono dura più giorni accesa. È bello il vedere gli stranieri
in massima parte cretacei, sabbiosi, freddi e di me- quando nel triduo festivo si appressano all’ardente
diocre attitudine alla generazione de’ cereali. Dal mucchio delle bragie, ed ivi in lunghi spiedi arrostisco-
1815 in qua la seminagione si è largamente distesa, no le metà o i quarti dei montoni, de’ capretti, dei
e però grandissimi tratti furono sboscati, dissodati, e porchetti, degli agnelli, ed intieri i corpi più piccoli.
fecondati con le ceneri de’ vegetabili. In quei tempi Nel prossimo sabbato e quindi continuando pari-
quando le terre del Sulci non erano divise, gli eccle- mente al martedì si ripete la festa che dicono dessu
siensi andavano a lavorar nelle medesime, lasciando Pilaieddu, alla quale è pure un gran concorso.
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Agiatezza e fortune. Generalmente nel Sulci quasi animali inquina l’aria da che cominciano i grandi ca-
tutte le famiglie de’ furriadorgius vivono comoda- lori sino a che per le forti pioggie autunnali si spegna
mente de’ prodotti dell’agraria e pastorizia. Fra esse il bollore, e la malignità si disperda, o stemperi, dai
molte sorgono sopra la mediocrità, e alcune posse- torrenti e dai rigonfiati fiumi, lavandosi i siti, donde
dono molte ricchezze e hanno una numerosissima procedea l’infezione. Nel Sulci sono frequenti le feb-
clientela. Si nominavano tra gli insigni facoltosi, in bri, che o estinguono la vita, o degenerano in incura-
Villarius Salvatore Massa, in Palmas Antioco de Esu, bili ostruzioni. Aggiungesi forza ai mali delle acque
e più di questi Salvatore Garau abitatore di questo pessime, che bevonsi nel piano e nelle maremme.
boddèu, e Antioco Pes uomo principale del boddèu
di Suergiu. Questi esercitano principalmente l’agri- Popolazione del Sulci-proprio nel 1839
coltura, e soglion gittare ne’ solchi annualmente da
4 in 500 starelli di grano, e al lucro che hanno dalle Maggiori Minori Totale
aje, dagli armenti e dalle greggie aggiungono grande Boddèus Famiglie m. f. m. f. anime
incremento col negozio che fanno in tutti i generi.
Tuttavolta se vai ne’ loro furriadorgius non ti parrà Tratalias 196 321 278 74 69 741
vero che questi sieno dei più ricchi proprietari del Suergiu 255 443 258 77 72 850
regno: nel che niente si assomigliano ai principali Santadi 444 638 474 88 59 1262
pastori delle cussorgie galluresi che amano avere le Nugis 268 436 402 108 89 1036
abitazioni degne della loro condizione. Masainas 447 728 552 285 241 1806
È osservabile ne’ ricchi sulcitani la cura di nascon- Narcào 335 597 520 139 139 1386
dere i loro denari. Non casse forti, non gli angoli più V. Peruccio 80 170 165 53 40 428
occulti della casa conservano spesso le ingenti som- Villarius 55 121 112 27 23 283
me; ma un fosso sotto qualche folta macchia nel salto Palmas 42 104 97 18 16 235
dove né pure i pastori soglion fermarsi o passare, una Totali 2122 3558 2858 869 748 8027
qualche fessura nella rupe, nel fondo di una spelonca
hanno raccomandato il bene di quelli avarissimi: e se
In queste famiglie agricole e pastorali sono com-
per un infelice accidente i figli non riconoscono e
presi anche quelli che non ne sono membri naturali, e
notano il sito, dove il vecchio con tutta la circospe-
zione frequenta, morendo costui senza aver fatto al- dico coloro, i quali e da Iglesias e da altri paesi vanno
cuna dichiarazione restano privati di quel tesoro. Co- a servire ne’ furriadorgius come massai, o come garzo-
sì usavano non solo in questa provincia, ma pur nelle ni di pastori. Da questo ripetasi la differenza notevole,
altre gli uomini denarosi de’ secoli passati, e dalla co- che esiste tra i maggiori dell’uno e dell’altro sesso.
gnizione di queste maniere nacque e sussiste finora in I sunnominati luoghi sono i principali boddèus,
molti la smania di ricercar tesori, adoperando in que- ai quali sono aggiunti gli abitatori de’ boddèus di se-
sto le più pazze superstizioni e la cooperazione di tali conda e di terza classe, Barbùsi, Piscìnas, Mazzàccar-
persone che dovrebbero combattere siffatte cupidigie, ra, Terraseu, Perdagius, Pesus, Sirài, ecc. ecc.
e inspirar orrore di quello che è contrario alla religio- Il Sulci era in altri tempi pieno di popolo, e pos-
ne. Lode al cielo, che con la istruzione de’ parochi siamo persuadercene dalle rovine che troviamo qua e
crescono i lumi, e già si deridono e detestano gli em- là disperse, e dai nomi, che vediamo notati in anti-
pii mezzi di arricchire. che carte. Sopra i boddèus sunnominati, che furono
SULCI PROPRIO. È questa una delle regioni più fe- antiche ville, dobbiamo aggiungere Arenas, Piolànas,
raci dell’isola, che non si potrebbe porre seconda alla Flumentepido, Cannas, Coderra, Giba, Garamatta,
stessa granifera Trecenta. Sirri, santa Giuliana, Marroccu, Murdeu, Margani,
Le sue terre sono in gran parte argillose cretacee e Villascruba, Tracasi, che riconosciamo in questa re-
in alcuni tratti coperte d’un grosso strato di terric- gione; il che però non abbiam certo sui seguenti,
cio; ma sabbiose in molti luoghi prossimi al mare. Aràduli, Arda, Baicucu, Baucannas, Bingini, Burstri,
I piani sulcitani sono assai vasti e talvolta si slar- Buidicaras, s. Elia, Enestra, Elena, Montalbu, Maria-
gano fino alle dieci miglia. ni, Marbra, Natalbis, Nepos, Nebidu, Perlau, Pran-
L’area superficiale di questo nobilissimo diparti- su, Pusma, Paderius, Puppaisinus, Revi, Terrazzop-
mento si computa di starelli 265,790, come risulta pu, Villadecasas, Uratelis, Tului, Perdedu.
dalle seguenti parziali: territorio di Nugis starelli Stato attuale dei boddèus sulcitani
27,444; Murdèu 17,654; Villaperuccio 17,393; Pi- Tratalìas. È questo a dirsi un bel paesetto, non un
scinas, Giba, Masainas, Palmas, Villarius 27,516; s. boddèu. La contrada principale è bella, e ben costrut-
Giovanni di Suergiu 113,342; Piolanas 3,292; santa te le case. Sono nell’intorno molti predii, orti, giardi-
Giuliana 7,172; Tratalìas 3,813; Santadi 44,981; ni e vigne.
Arenas 10,195. Ne’ secoli di mezzo era Tratalias un paese conside-
Regioni insalubri. Il Sulci ha molti tratti nel littora- revole, già che in esso trasferivano e per molti secoli
le dove stagnano le acque, e nell’interno molte picco- tennero seggio i vescovi sulcitani. L’attuale parrocchia
le paludi formatesi dalle alluvioni e dal ringorgo de’ è l’antica cattedrale, bella costruzione in pietra di ta-
fiumi. La fermentazione putrida de’ vegetabili ed glio a tre navate con due ordini di pilastri, ciascuno di
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cinque, senza contare i due che si appoggian alla fac- Nugis. Qui sono riunite molte famiglie, e potreb-
ciata e alle spalle della chiesa. La sua lunghezza è di besi formare un villaggio. È uno de’ più belli siti del
metri 25, la larghezza di 17; le navate laterali ampie 4, Sulci, di una grande amenità e d’una maravigliosa fe-
la media 4.50. Nel fondo dietro l’altar maggiore apre- condità. Vi si ravvisano alcuni indizi della fonderia de’
si una gran tribuna, come si vede nelle architetture metalli scavati in quel terreno, che n’è ricchissimo.
consimili de’ tempi antichi. Il lavoro è stato eseguito Masaìnas. Questo boddèu sta al levante degli sta-
con tutta maestria, e se ne dee lodare l’architetto mae- gni di Portobutis, presso la chiesa di s. Giovanni,
stro Guantino Cavallino di Stampace, al quale era sta- dov’è un cappellano.
to commesso dal vescovo sulcitano Mundasco della Narcào. Uno de’ maggiori boddèus, e degno di esse-
famiglia de’ Sigismondi di Pisa, come leggesi nella ter- re annoverato tra i villaggi. Nel suo territorio coltivan-
za colonna a sinistra a piè del pulpito: si orti, verzieri e vigne. La sua chiesa antica dedicata a
ANNO · DNI · M · CC · L- s. Nicola credesi esser appartenuta a’ benedittini.
XXXII · DNS · MVNDAS- Villaperuccio. che molti sulcitani dicono Paucciu.
CVS · EPS · SVLCIENSIS · DE È distinto in due rioni dal fiume Nugis e Intermon-
DOMO · SIGISMVNDORVM · DE tis, e può esser considerato come un piccol villaggio.
PISIS · ME · FECIT · FABRIC- Il terreno risponde benignamente alle fatiche de’ co-
ARI · P · MAGISTRVM · GVAN- loni, e molto produce nelle diverse coltivazioni.
TINVM · CAVALLINVM · DE Villarius. È un boddèu di circa 20 famiglie con al-
STANPACE trettante case e molte baracche.
Dietro il grand’altare leggesi in un altro marmo Palmas. o Palmas di Sulci. Boddèu presso la chiesa
l’epoca del suo stabilimento, precedente di molti an- canonicale di s. Maria, dove di rado si fanno i divini
ni la costruzione suddetta, onde è a dire che o sia uffizi. Si coltivano alcuni orti. Osservansi le vestigie
stato conservato, o che la lapida dell’antico fu appli- dell’antico castello e le reliquie di antichi edifizi. Citasi
cata al nuovo. Eccone le note: un ms., dal quale deducesi che l’antico paese, e ben
FVNDATVM · EST · HOC · ANNO considerevole, sulle spiagge sulcitane, già che da esso
DNI · M CC · XIII · MENSE · IVNIO fu denominato il gran golfo e porto sulcitano, fosse di-
SVB · PRAESVLE · MARIANO · SARDO strutto da’ saraceni. Resta a poca distanza dalla foce del
HVIVS · FABRICAE · COADIVTORE · ATQVE fiume Iscagessa, che comunemente dicono di Palmas.
CONSVMATORE · S · M · R · S · I · K · SSI · C · D Barbusi. Boddèu situato alla sponda sinistra di Flu-
Le sigle con le quali concludesi la iscrizione ebbero mentepido e sulla via da Iglesias all’istmo presso la chie-
diverse interpretazioni, ma a parer mio nessuna può sa di s. Maria, dove nella notte riposano i pellegrini che
accettarsi. Io le notai fedelmente perché qualcuno più accompagnano all’isola sulcitana l’effigie di s. Antioco.
perspicace possa meditando dichiarar l’enimma. Flumentepido. Boddèu situato sull’anzidetta spon-
Una terza iscrizione leggesi in luogo alto sulla fac- da, e di circa 20 furriadorgius con intorno alcuni pre-
ciata dalla parte sinistra, e offre le seguenti parole: dii e piccole vigne. Nel suo sito trovansi molte cose
HIC · IACENT · HVIVS · AVLAE dell’antichità romana e vedonsi le rovine d’un antico
PRAESULES · DVO · BONAE · MEM monisterio di benedittini. Di questo paese è più volte
ORIAE · AYMVS · ET · ALBER- fatta menzione ne’ diplomi del medio evo.
TVS · SANCTISSIMI: Piscinas. Boddèu posto tra il rio di Murecci e il fiu-
della quale è chiaro che l’uno e l’altro de’ sunnomi- me di Santàdi, intorno alla chiesa di s. Maria, dove in
nati vescovi governarono questa diocesi prima di alcuni anni uffizia un cappellano. Questo luogo ha
Mundasco de’ Sismondi, e che per le loro pastorali molta importanza dalle due copiosissime fonti terma-
virtù furono degni di una distinta sepoltura e della li, che abbiamo accennato, e trovansi alla distanza di
lode di santissimi. Sarebbe desiderabile se si aprisse il pochi minuti.
muro in quella parte e si osservasse se ivi in qualche Mozzaccarra, o Villanova. Non è gran tempo che
vacuo siano le loro ossa, e qualche pergamena, che in questa regione littorale sul bacino del porto di s.
ne dia più distinte notizie. Antioco, erano soli otto furriadorgius; e poi son cre-
Tului. Antico castello storico a due miglia e mez- sciuti, e crescono così che fra non molto vedrassi un
zo da Tratalìas. bel paesetto e ben situato. Vi sono poche vigne, e al-
Suergiu. Intorno alla chiesa di s. Giovanni sono cuni fruttiferi.
almeno venti furriadorgius tra grandi e piccoli, che Terraseu. Boddèu alla falda occidentale de’ monti
si potrebbero riunire a’ lati d’una contrada, in uno di Villamassargia, che può parere un villaggetto.
de’ quali fosse la chiesa con una piazza conveniente. Perdagius. Boddèu presso due chiese, una detta di
Nel circonvicino territorio sono acque buone, orti, san Giacomo, l’altra di s. Leonardo, delle quali una
predii con olivi e altri fruttiferi, ed alcune vigne di ora distrutta e l’altra intiera, ma senza cappellano, si-
una notevole superficie. tuato tra i colli annessi alla montagna di Villamas-
Santadi. Vedesi un boddèu, di molte famiglie, il sargia. I furriadorgius sono poco vicini tra loro.
quale, se gli si giungessero i furriadorgius meno di- Pesus. Boddèu notato nella carta del La Marmora,
stanti, potrebbe formarsi in un villaggio. Anche nelle e composto di circa 12 furriadorgius. Giace alla falda
sue vicinanze sono orti, predii con fruttiferi. boreale del monte di Narcào, non lungi da Perdagius.
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Sirài. Boddèu posto presso le colline del suo nome Restaurazioni. I nominati boddèus potrebbero di-
segnate nella indicata carta. Componesi di circa 16 venire paesi; e principalmente dovrebbesi ristabilire
furriadorgius vicini. I molti rottami che trovansi in il popolo in Flumentepido, in Barbusi, in Sirai, in
questo sito fan congetturare molto considerevole l’an- Perdargius, in Piscinas, e in Porto Butis.
tico paese di questo nome, che distrussero i barbari. Agricoltura. La cognizione dell’arte va sempre più
Arenas. Boddèu posto presso una chiesetta non lun- schiarendosi, i lavori si distendono, cresce la copia
gi da Tratalias nella regione settentrionale, alle falde di de’ frutti, il lucro e l’agiatezza.
Monte Arena e del Monte s. Michele. Componesi di Si seminano annualmente nel Sulci starelli di grano
circa 10 furriadorgius, ed ha nelle vicinanze molti frut- 3500, d’orzo 1000, di fave 200, di legumi 150, di li-
tiferi, tra i quali non pochi olivi. Ne’ suoi giardini ve- no 500. I grani fruttificano bene. La produzione a
donsi vegetar felicemente gli aranci, i limoni, i cedri, carru de moi, ed è a intendersi al carico d’un carro
ecc. È notevole la sorgente del suo nome, donde co- (che vuol essere di 16 starelli), da uno starello è fre-
mincia uno de’ rivi, che nominavamo di Tratalias. quente; e se le stagioni procedono favorevolmente ot-
Coderra. Boddèu di più di 20 furriadorgius sparsi tienesi il doppio, e ancor più. Molti sulcitani ricorda-
in gran spazio. Trovasi presso il fiume del suo nome no le copiosissime messi dell’anno del giubbileo, nel
e non lungi dal Terrazzu, di cui si fe’ già parola, e in quale non pochi raccolsero il 100, e qualcuno anche il
principio del gran piano del Sulci. Vi sono alcune 260: e per significare una maravigliosa ubertà dicono
vigne di notevole estensione. proverbialmente sa argiola dess’annu santu, l’aja del-
Presso questo boddèu è la torre che dicono di An- l’anno santo. Ma poi non è da tacere che i grani sulci-
tonio Mula, sopra un colle di lunga vista (sa guar- tani sono nel commercio riputati di molto inferiori a
dia), che guarda nel mare di s. Antioco. Dalle vesti- quelli della Trecenta non per difetto del suolo, ma per
gie e rovine si riconosce un antico castello, del quale incuria e avarizia de’ coloni. Raccogliono essi col gra-
però ignoriamo il nome e la storia. no anche la zizzania, ed a bello studio vi frammischia-
Giba. Boddèu presso la chiesa di s. Pietro di Gi- no l’avena. Gli stolti mentre aumentano il numero
bas (delle colline) situato presso il rivolo di Murecci, delle misure, ne avviliscono il valore.
non lungi dalla sponda sinistra dell’Iscagessa. I frutti sono più precoci nel Sulci, che in altra re-
Garamatta. Boddèu di circa dodici furriadorgius gione sarda. Anche la messe precede il tempo solito, e
non prossimi tra loro. però i campidanesi concorrono in questo dipartimen-
Piolànus. Boddèu presso la chiesa di s. Barbara, to, ajutano alla medesima, e poi a tempo ritornano
non lungi dal Cabudaqua de Suergiu. nel Campidano per ricominciarvi la stessa opera.
Sirri. Boddèu presso la chiesa di s. Lucia, a levante La coltura degli orti è assai ristretta, e sono ben
del monte di Barbusi, dove sono circa 12 furriador- pochi ne’ boddèus, che impieghino in essa alcun
gius con altrettante famiglie del casato Bellisai. Questa piccol tratto di terreno.
gente quando più si moltiplichi formerà un popolo, Le vigne anch’esse occupano complessivamente un
nel quale tutti saranno anche in istretto senso fratelli. brevissimo spazio, non ostante che comandi una mag-
S. Giuliana. Piccol boddèu a levante del suindica- gior estensione alle medesime il clima poco salubre in
to dove è una chiesa canonicale così appellata, e si alcune stagioni, e l’acqua non sana. È vero, che è facile
celebra una festa popolare. averne da Iglesias e dalle isole, ma non possono tutti
Murdeu. Boddèu di molti furriadorgius presso la comprare quella quantità, che sarebbe dell’uopo.
chiesa di s. Georgio verso al levante di Villa Perucciu. Anche pei fruttiferi vedesi finora poca diligenza;
Margani. Regione prossima a quella di Terraseu, e mentre in tutte parti sono regioni ben idonee ai me-
al suo settentrione, poco abitata. Gli alberi fruttiferi, desimi, valli irrigue e protette dai venti freddi e trop-
i noci e gli agrumi vi prosperano. po concitati, e pendici apriche. Sperasi però che avrà
Villascruba. Piccol boddèu nella regione prossima imitatori l’esempio dei coloni nugesi e narcadesi, che
a Terraseu, e nel suo meriggio. Vi sono sette furria- formarono bellissimi giardini, e studiano nella cultura
dorgius appartenenti ad altrettante famiglie del casa- degli aranci, limoni, e cedri, che però danno frutti di
to Locci. Come in Villascruba e in Sirri, così in altri tanto pregio, che non sia maggiore in quelli che sono
luoghi i furriadorgius sono dalla moltiplicazione del- prodotti dal suolo fluminese, sarrabese, e milese.
la prima famiglia, che andò a stabilirsi nella regione. Pastorizia. Nell’anno suddetto si numeravano nel
Cannas. Boddèu di circa 20 furriadorgius in vici- bestiame manso, buoi per l’agricoltura 900, cavalli
nanza a Coderra. Trovasi in un luogo concavo, con 1000, giumenti 1100; nel bestiame rude, vacche 2000,
isponda però più bassa incontro a ponente-libeccio. pecore 16000, capre 8000, porci 5000, cavalle 900.
Coremò. Boddèu di circa 8 furriadorgius presso al Una capra in buono stato dà 5 oncie ogni due
fiume Iscagessa, intorno al quale sono coltivati alcu- giorni, una pecora circa 31/2. Da che si può intende-
ni orti, e crescono rigogliose le piante fruttifere e tra re quanto produca la capra ne’ sette, e la pecora ne’
esse gli olivi. sei mesi che si mungono, se tolgasi un mese di pro-
Tracasi. Piccol boddèu non lungi da Arenas, dove duzione per gli accidenti poco favorevoli, che non
sono acque buone, olivi e altri fruttiferi. mancano mai.
Ulmus. Piccolo boddèu di circa 10 furriadorgius La quantità de’ formaggi può sommare a cantare
tra Mazzacarra e Flumentepido. 2000.
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Il terreno è ottimo per i pascoli di tutte le specie. maggior che nelle altre, e la fiera dura il sabbato, la
Nelle valli irrigate dai notati fiumi si potrebbe formare domenica e il lunedì.
prati artificiali, ed aversi del fieno per i tempi, ne’ quali Una cosa necessaria a farsi perché questi coloni
alle vacche è scarso il nutrimento offerto dalla natura. possano prosperare nelle loro cose, sono i mezzi di
I ghiandiferi sono amplissimi, e se sieno ben cura- comunicazione massime nella stagione invernale, la
ti, daranno pascolo a un numero quadruplo di ar- fondazione almeno d’un ponte sopra l’Iscagessa, che,
menti. come già indicai, quando gonfiasi per l’afflusso de’
Concie. In tutto il Sulci non è altro luogo dove si torrenti montani, vieta ogni guado.
concino pelli che nel solo Tratalias. SULCI MERIDIONALE. La superficie di questa re-
Apicultura. Il clima sulcitano come il ciserrese sareb- gione valutasi di starelli 321,257; ed è per una parte
be comodo per le api; tuttavolta quei coloni non usa- montuosa, piana per l’altra.
no molto studio sopra le medesime. Amano essi il lu-
cro, ma poi non sanno estendere le loro cure in là del Popolazione nell’anno 1839
punto, nel quale cessava l’opera dei loro maggiori.
Non so come possano comporsi l’avidità del guadagno Maggiori Minori Totale
e la negligenza a usare mezzi facilissimi all’intendimen- Fam. mas. fem. mas. fem. anime
to. Si possono computare in tutto il Sulci 8 mila arnie.
Teulada 470 720 670 317 243 1950
Pesca. Le peschiere che abbiamo indicato sul litto-
Salti 82 215 120 53 28 415
rale del Sulci somministrano abbondantemente a tut-
ti gli abitatori de’ boddèus e de’ furriadorgius, e pure Totali 552 935 790 370 271 2365
alla capitale, se il tempo favorisca il trasporto.
I coloni e pastori sulcitani che soggiornano presso Alcune delle popolazioni, delle quali proponem-
i fiumi e il mare, quando abbian ozio, sogliono stu- mo il nome, e non indicammo il sito, sono senza
diare alla pesca. Formano nassai, usano le reti e altre dubbio esistite sopra questo ampio territorio, in quei
arti, e quella detestabile di avvelenare i gorghi a gran molti luoghi, dove vedonsi chiare le vestigie di anti-
nocumento degli animali che vanno a dissetarsi. Al- che abitazioni. In Pixini fu già un popolo, e se il luo-
tri pigliano la fiocina in sulla sera, pongonsi una bi- go non perdeva il nome, devesi alla sua situazione sul
saccia sull’omero sinistro e stringono col braccio del- lido, dove continuarono ad approdare i marinari,
lo stesso lato una fiaccola di scheggie di ginepro ben quando tutta la regione per le pestilenze e per la fero-
congiunte col giunco in lungo fascio, si avanzano cia dei barbari dell’Affrica restò gran tempo deserta.
nel mare tranquillo sino ad aver l’acqua a mezza vi- I teuladini del salto si assomigliano in tutte le
ta, e cominciano a far la caccia trafiggendo i pesci parti ai prossimi sulcitani; se non che sono creduti
abbagliati da quello splendore. Accade spesso che in meno cortesi ed ospitalieri: quelli che convivono nel
poche ore abbiano la bisaccia grave a più di 50 lib- paese dimostrano ancora molta rozzezza così come i
bre di pesci di varie specie, e principalmente di pala- vicini domomariesi: il che devesi attribuire alla sepa-
je e seppie. Queste, ove il colpo cada in fallo, spruz- razione, in cui vivono lontani dagli altri popoli in
zano alcun poco del loro inchiostro e intorbidando un angolo, dove sono rari quelli che passino.
le acque si salvano da un colpo meglio diretto. Agricoltura. Le terre de’ teuladini sono ne’ più siti
Commercio. I sulcitani vendono ai negozianti del- meno fertili delle sulcitane. In esse si sogliono semina-
le isole, e di Iglesias i loro prodotti agrarii e pastorali, re starelli di grano 2750, d’orzo 170, di legumi 312.
ed in anni di ubertà ottengono in ricompensa de’ lo- La comune produzione del frumento suol essere del
ro sudori le lire nuove 350 mila, e distintamente dieci. Il lino si coltiva in circa 300 starelli di terreno: il
200 mila dai primi, e 150 mila dai secondi. canape produce assai sebbene in un’area brevissima.
Fiere che si celebrano nella regione sulcitana. In Gli orti sono ben culti e fecondi; ma le piante
Sirri presso la chiesa nuova di s. Lucia quando ricorre fruttifere non sono né in molte specie, né in numero
la festa di questa martire, convengono da tutte parti i considerevole; le più sono coltivate in quel fecondis-
sulcitani e ciserrani, quali a cavallo, quali in tracca, simo tratto di terreno, che dicono sa Tuerra; ed ivi gli
massime se siasi avuta una copiosa raccolta. Queste agrumi vengono così felicemente, che dovrebbero co-
genti divertonsi nel ballo al suono delle zampogne, e loni più saggi esser persuasi a moltiplicarne la specie.
nel canto; ed è bello a vedere le diverse compagnie I frutti potrebbero mandarsi per mare nella capitale.
sotto i pioppi e i lecci e presso l’abbondantissima Le vigne estendonsi in un’area di circa 200 starelli
fonte, che nominano di s. Lucia, fare i loro conviti. in luoghi non tutti bene esposti; onde che non tutti
In questa occasione alcuni mercantuzzi ed operai vi i grappoli possono ben maturare, e i vini sono di po-
concorrono per vender oggetti di diverso uso. ca bontà.
In Suergiu per la natività di s. Giovanni Battista è Pastorizia. Il territorio di Teulada è molto idoneo
un maggior concorso, ed a’ sulcitani si aggiungono alla pastura, e potrebbe il bestiame accrescersi se si
gli stranieri venuti per ajutarli nella messe. Il merca- adoperasse qualche studio perché non avesse mai a
to è più ricco, e operoso. patire per inedia. Nel bestiame manso erano (anno
In Tratalìas per la festa della Vergine di questo ti- suddetto) buoi per l’agricoltura 550, cavalli 160,
tolo nella fine di maggio è una affluenza di gente majali 200, asini 360; nel rude vacche 200, pecore
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6000, capre 10000, porci 3000. Il formaggio può loquaci, astute, laboriose, econome, e speculatrici. Ad
sommare a cantare 1800. esempio delle caroline studiano alla nettezza nelle ca-
Commercio. I teuladini mandano dal loro porto i se, e per le principali solennità imbiancano le pareti,
prodotti agrarii e pastorali, fuorché i capi vivi. Tutto e rifanno i materassi. Sono un po’ brune, e le più si
il loro lucro si può computare a circa ll. nuove 70 mostrano spiritose, coraggiose, insolenti, un po’ ruvi-
mila, delle quali 30 mila appartengono all’agricoltu- de nel tratto, furbe ne’ contratti e destre ne’ raggiri.
ra, le restanti alla pastorizia. Coloni di origine straniera. I calasetini sono una
Sarebbe ormai tempo che uscissero fuori da quel porzione degli isolani di Tabarca. La lingua e i costumi
seno, dove si nascondevano i restauratori del paese rammentano ancora la loro provenienza. Dei carolini
lungi dallo sguardo de’ barbari africani, e ponessero devesi dire altrettanto; e devesi aggiungere, che sono
la lor sede parte nell’Antigori sulle rovine dell’antica gente di ottime qualità, laboriosa. In più d’un secolo,
città, parte in Malfitano, parte in Arresi, e parte in che sono stabiliti in quell’isola, non accade che alcuno
Pixini. Non dubito che le loro condizioni non aves- di essi fosse inquisito per un delitto. Riguardansi come
sero a migliorare in tutti i rispetti, comunicando più mancanti di coraggio, il che molto nocque ad essi
facilmente con gli stranieri, e commerciando. La qua- quando i barbari dell’Africa esercitavano la pirateria e
lità del seggio ha sempre influito e sempre influirà una guerra di desolazione sopra le spiaggie sarde.
sullo stato de’ popoli. Clima. In s. Antioco è salubre e molto favorevole
SULCI OCCIDENTALE. Questa regione comprende ai convalescenti; dove però da Iglesias e dal Sulci si
la terra di s. Antioco e quella di s. Pietro. La superfi- mandano le persone che vogliono riacquistare il vi-
cie di sant’Antioco è di starelli 54,781, quella di san gore perduto in qualche malattia. In Calaseta per il
Pietro di starelli 28,106. prossimo stagno l’aria par poco sana in certe stagio-
Istmo e isolette. S. Antioco dicesi isola, e giusta- ni; e in Carloforte per consimil ragione alcuni pati-
mente, perché circondata dal mare; e dicesi pure a scono le intermittenti.
buon diritto penisola, perché dalla Sardegna vi si an- Agricoltura. Questi isolani la esercitano con molto
dava, e può andare senza toccar l’acqua. studio e intelligenza. Si seminano complessivamente
Le isolette intergiacenti tra la Sardegna e s. Antio- starelli di grano 3000, d’orzo 60, di legumi 500, di li-
co, sono sette: Perdamanàgus, che comunica con la no 200. Gli antiocheni hanno già dissodato una gran-
Sardegna pel ponte di santa Catterina; l’isola di Cor- de estensione di territorio, e lavorano volentieri per il
nolungo, che aggiungesi all’anzidetta pel ponte di frutto abbondante che viene ai loro sudori, più che al-
mezzo, e a s. Antioco per Ponte-Mannu; quindi l’isola trove nella fertilissima valle del Canài. V’ha chi crede
Pruinis, che copre il seno di questo nome in s. Antio- questo nome originato dalla prosperità con cui in
co al meriggio del borgo; la Cuisana all’austro di Per- quella regione crescono i seminati, così alti e vigorosi,
damanàgus; l’Isola grande a levante di questa; e Porcu- che i campi pajano canneti. I carolini hanno pochi
sirbu e Fenugus al suo libeccio e all’austro. tratti di terreno idonei al frumento, e né pur avrebbero
Popolazione delle isole nel 1839. Nell’isola sulcitana una superficie eguale al bisogno, se i cento starelli oc-
sono popolati il sito di s. Antioco, e di Calaseta; in cupati dalle saline, e gli altri otto coperti dallo stagno
quella di s. Pietro il solo Carloforte. detto de’ muggini, che alimenta con le sue acque i vasi
del salificio, si fossero potuti accomodare alla semina-
Maggiori Minori Totale gione. Essi lamentansi che manchi il terreno coltivabi-
Luoghi abitati Fam. mas. fem. mas. fem. anime le: ma potrebbero accrescerlo, se usassero le arti, con le
quali i genovesi ed altri abitatori di luoghi montuosi e
Sant’Antioco 475 981 748 620 594 2843 sassosi han saputo vincere il difetto della natura.
Salti 70 250 100 30 27 397 Le vigne prosperano mirabilmente, e in nessun’al-
Calaseta 90 195 156 55 63 469 tra regione sarda sono più belle e fruttifere, che nel
Carloforte 580 925 960 720 750 3355 territorio degli antiocheni e dei carolini. I vini sono
Totali 1215 2351 1964 1425 1434 7064 di tutta bontà. La vendemmia non dà ai primi meno
di 200 mila quartare di vini, e poco meno ai secondi;
La popolazione di s. Antioco e di s. Pietro crescono onde quelli ne possono vendere circa la metà (1000
rapidamente; e siccome la prima è in migliori condi- botti), e questi i due quinti. Il prezzo è assai basso,
zioni per la gran benignità del suolo, così è a sperare perché rare le richieste; e però i coltivatori devono
che in breve per numero di anime e per ricchezza pri- dolersi che le loro fatiche siano mal compensate.
meggierà nella provincia Sulcitana, e comparirà col I fruttiferi vegetano bene in una ed altra terra, co-
tempo non indegna di ripigliare il nome di quella cit- meché le piante non si sviluppino a quella grandezza,
tà, che fu nobilissima ne’ tempi antichi, ed era secon- nella quale le stesse specie sono vedute nei territorii
da a nessuna delle città sarde, fuorché a Cagliari. d’Iglesias. In compenso i frutti sono più deliziosi al
Carattere di questi isolani. Coloni sardi. Questi gusto.
non hanno in che si distinguano dagli altri sulcitani L’orticultura è praticata con gran diligenza, e la
nel corpo e nelle forme, se non che per il maggior bontà de’ suoi prodotti in molte specie vantasi supe-
commercio con gli stranieri mostransi più politi e in- riore a quella che lodasi nei proprii frutti dagli eccle-
telligenti. Le donne hanno un’anima fervida, e sono siensi, fluminesi, e domonovesi.
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In sant’Antioco più che nelle prossime maremme vanno tre uomini. I carolini sono abilissimi nella pe-
del continente sardo vegeta il palmizio. Usansi le fo- sca di tonni, e lavorano bene nel salificio, dalle quali
glie per le scope, e a molti piace la midolla così co- opere essi guadagneranno annualmente non meno di
me ai sassaresi, sorsinchi ed algheresi. Il lentisco è lire nuove 100 mila.
sparso per tutto, e da’ suoi frutti le donne provve- Tonnare. Il nome anticamente dato al promonto-
donsi l’olio necessario. rio di Bisanzio, cui per la ricchezza che veniva dalla
Pastorizia. Nell’anno già notato si numeravano, buoi pesca de’ tonni dicevano il Corno d’oro, non si po-
per l’agricoltura 600, vacche 1500, pecore 10000, ca- trebbe con migliore o egual diritto attribuire ad al-
valli 250, giumenti 450. Nell’isola di sant’Antioco è cun’altra spiaggia dell’Europa meridionale, dove si
vietato d’introdurvi a pascolo porci e capre. In s. calano tonnare, quanto alla sulcitana. Qui le pesca-
Pietro non si hanno più che i buoi necessarii per le gioni sono state quasi sempre così abbondanti che in
operazioni agrarie, pochi cavalli, ed alcuni branchi paragone si riconoscono scarsissimi i frutti delle por-
di pecore. toghesi, spagnuole, francesi, toscane, siciliane, e pur
Saline. Abbiam già notata l’estensione della superfi- delle africane, ecc.
cie salifera di s. Pietro, quasi eguale a quella della gran Gli stabilimenti tonnareschi del littorale sulcitano
salina di Palmas (ari 1200), e quella del suo stagno sono in Portoscus, nell’isola Piana, in Porto paglia,
freddo: ora noteremo che la sua posizione è stata scel- in Calavinagra, in Calasapone e in Portopino. Que-
ta con molto senno sì perché il terreno è molto adat- st’ultimo è da molti anni dimesso, e sono già alcuni
to, e sì ancora perché nel tempo della produzione ben anni che non più si lavora in Calasapone e in Cala-
di rado vi cadono pioggie; che il sale è molto cristal- vinagra. Si abbandonava Portopino, perché al sotto-
lizzato, ma alquanto deliquescente, così come general- vento di tutte le altre, dove però non arrivavano che
mente sono quei della Francia, onde che tarda a per- i pochi pesci che avean potuto evitare le insidie tese
dere l’amarezza, e tarda più di quello di Cagliari, che negli anzinominati paraggi di sopravvento; si cessava
se ne libera in un anno. La solita quantità del prodot- di operare in Calasapone, perché profondo il mare,
to è a salme 10 mila di misura metrica, che addoppia- ed il sito distante dal solito corso delle schiere viag-
si se le condizioni anemometriche e termometriche giatrici: e si desisteva in Calavinagra per le gravi per-
siano favorevoli. I cento caselloni di queste saline non dite che si pativano nella frequenza di impetuosissime
essendo stati mai curati hanno il fondo fangoso, e correnti che deprimevano tanto le reti da lasciarne
mancando le macchine idrauliche devon riempirsi a uscire i pesci.
braccia d’uomini con gran dispendio e poco frutto. Spiegheremo la distinzione suaccennata di tonnare
Pesca. Molti antiocheni e calasetini si esercitano di sopravvento e di sottovento. Sono a sopravvento
nella pesca; anzi anche le donne, principalmente nel quelle dove i pesci nel corso arrivano prima: a sotto-
tempo della quaresima dilettansi a prendere i frutti vento in contraria condizione: quindi accade che una
di mare. I pescatori carolini sono in maggior nume- tonnara che sta fra le altre due sia al sottovento rispet-
ro, e più destri. I loro mari sono doviziosissimi di tivamente a una, e a sopravvento rispettivamente a
pesci, hanno molte specie di conchiglie, alcune assai un’altra. Generalmente le tonnare di sopravvento so-
grosse, e tutte di gratissimo sapore. Nel seno, o por- no migliori, e se ne’ prodotti sieno superate da quelle
to di sant’Antioco si pesca dagli antiocheni più spes- di sottovento, questo non accade che per una disgra-
so che nel seno meridionale; ed essendo i fondi assai zia, per violenta corrente o per malefizio di qualche
bassi, errano intorno sulle loro barchette con la fiac- lamia che penetri nelle camere del calato e con la sua
cola, e adoprano con fortuna la fiocina. ferocia così atterrisca il timido gregge de’ tonni da fare
Colombiere marine. La costa sulcitana e quella di s. che urtino contro il debolissimo sparto delle reti, e
Antioco a ponente in molti luoghi sono tagliate a per l’aperto varco erompendo vadan oltre in rapida
picco, inaccessibili e foracchiate da un gran numero fuga e incorrano nelle insidie della prossima tonnara.
di grotte assai profonde, asilo di una gran quantità di Il tonno. Questo pesce tondeggia in tutta la sua
colombacci. La caccia de’ medesimi è uno de’ più lunghezza e termina in una coda sottilissima ad ampia
piacevoli divertimenti. Si entra improvvisamente con pinna semilunare. Due alette apronsi sulla schiena,
le fiaccole sopra piccole barche, gli uccelli scuotonsi una lunghissima guernita di 14 fortissime spine e
dal sonno a un colpo di schioppo, e allucinati cado- stendentisi sino alla seconda, la quale poco si allarga.
no a centinaja nelle acque e nelle scialuppe, e vanno A’ lati sono appiccate due alette e altre due nell’addo-
ad involgersi nelle reti tese all’apertura della grotta. mine quasi nella stessa zona. Nell’ano spiegasi un’altra
Questa caccia è frequente nella costa di s. Antioco. pinna. La coda è adorna da due filari di pinnette gial-
Marineria. Non essendo ancora mancate le terre le, uno superiormente, l’altro nella parte contraria.
da coltivare, però né gli antiocheni, né i calasetini si Questo pesce è squamoso; ma sono le squame così
sono applicati alla navigazione. Per lo contrario si an- aderenti al cuojo, che il corpo paia liscio. Le mascelle
noverano in Carloforte più di 600 marinari matrico- sono aspre, per ispessi acuti denti, ma così piccoli che
lati, circa 15 padroni patentati, 130 mozzi, e si han- direbbonsi denti di pescetto. L’iride dell’occhio è ar-
no battelli da costa 40, e barche pescareccie, o gentina, il colore del dorso piombino-cupo, che grada-
piroghe, come essi dicono, 35, in ciascuna delle quali tamente si dilava sino a diventar bianco sotto il ventre.
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Tonni golfitani. Accade in tutti i tempi, come nel Consentirò che una parte delle grandi schiere devii in
mare della Sicilia, così nelle acque occidentali della tal direzione dalle isole Hyeres; ma se questo armento
Sardegna, che vedansi de’ tonni. I pescatori algheresi fosse tanto numeroso, quanto esser dovrebbe per ispie-
e i carolini ne colgono molti nell’estate, nell’autunno gare la grandezza della pesca sulcitana, non si sarebbe
e nell’inverno, ed hanno osservato soventi numerose osservato nei paraggi occidentali della Corsica una
torme di questa specie errare a pascolo nelle profon- maggiore moltitudine; non si sarebbero stabilite lungo
de acque de’ golfi, dalle quali si sollevano quelli che quelle coste tonnare ricchissime; non avrebbero le ton-
restano presi. nare sarde di Vignola, Calagostina, Perdas de fogu,
Emersione de’ tonni. Questi pesci che si piacciono a Trabuccato, e delle Saline ricevuto una maggior quan-
stare nelle infime regioni del mare, dove nelle valli sia tità di pesci, che le occidentali, dove in questa supposi-
quieto il fluido per nessuna corrente, così come accade zione sarebbero passati soli quelli che si fossero tenuti
nelle valli della terra soprammarina, nelle quali l’aria un po’ lontani dalle trappole; le tonnare settentrionali
ristagna perché i colli e le montagne non lascian dis- non sarebbero sempre state le prime nelle mattanze de’
tendere l’agitazione; quando poi la primavera inoltrasi tonni viaggiatori? Queste considerazioni fanno che io
mossi dall’istinto emergono da quei bassi seni, e ven- ricerchi altrove la ragione della grandissima copia de’
gon in isfera più alta, comeché di rado a 30 metri sot- pesci che vengono nelle tonnare sulcitane, e dell’appa-
to la superficie. Versando in essa dovevano avvicinarsi rizione de’ tonni oceanici che in esse accade quasi sem-
alle spiaggie, e infatti si avvicinano. I tonni golfitani pre anteriormente. Se nel promontorio francese delle
sono i primi che entrano nelle reti. Hyeres una parte del gran volume della corrente ocea-
Come emergono i tonni golfitani nella detta sta- nica imbattendo nella catena sottomarina di quelle
gione, così pure emergono le greggie che nuotano isolette piegasi, e dalla linea della restante massa devia
nell’oceano, e arrivati in quelle regioni superiori si sopra la Corsica occidentale, penso che accada pari-
metton in viaggio prendendo la via delle correnti. mente alla stessa corrente, quando giunge nella catena
Tonni viaggiatori. Or non più si dubita che tutti gli sottomarina delle Baleari. La parte di quell’immenso
anni dall’oceano atlantico irrompano nel mediterra- volume d’acque correnti che scorre superiormente alla
neo grandi schiere di tonni. Le osservazioni costanti supposta catena continuando nella sua direzione non
sui paraggi del Portogallo, nello stretto di Gibilterra, contraddetta trasporterà seco quei pesci che sono in es-
sulle coste di Spagna, di Francia, di Italia, Sardegna e sa contenuti; ma quella che scorre inferiormente e bat-
Sicilia attestano il loro corso lungo le coste dell’Euro- te nel fianco del detto ostacolo deve piegarsi e trasferire
pa meridionale. E siccome si osservò anche lungo le con sé tutti quei tonni, che contiene. Uno sguardo sul-
coste d’Africa correre qualche loro greggia; però si è la carta farà vedere se questa bassa fiumana in un libe-
ragionevolmente conchiuso che questi pesci uscendo ro corso possa esser diretta altrove, che sul Capo-Peco-
dalle angustie della valle europeo-africana si dividano ra in una tanta ampiezza, quanta può darsi alla massa
in due disuguali legioni, e la più numerosa corra lun- oceanica. Il maggior afflusso de’ pesci alle tonnare di
go i pascoli delle coste europee, la minore per quelle Portoscuso e dell’isola Piana, che fu costantemente os-
del mare africano. Potrebbe però spiegarsi questa se- servato, e per cui esse furono e sono considerate come
parazione in altro modo e tenersi che la moltitudine le primarie, può indicare che il filone della corrente
che va nell’onde europee sia di quelli che nuotano balearica batte veramente presso il Capo-Altano.
nell’oceano nella latitudine della Spagna; e i pochi che Pregiudizi sul corso de’ tonni. Si è detto da alcuni
vanno lungo l’Africa siano di quelli che nuotano nelle che i tonni entrassero nel mediterraneo per sottrarsi
latitudini di Marrocco. al furore dei pesci-spada; e si è creduto da altri che
Una prova più convincente del corso indicato si è ciò facessero per deporre le uova nel mar nero. Ma
quel che avvenne sempre nello stabilimento e destitui- chi attentamente osservò l’indole delle due specie si è
mento delle tonnare di sopravvento. Posta la tonnara facilmente potuto avvisare che son essi nuotatori di
di sopravvento quelle di sottovento vedon passare e ri- regioni diverse, amando i tonni le regioni basse, lo
cevono minor quantità di pesci: se poi intermettasi o Spada le superiori: e chi ha osservato nelle camere
dismettasi la pesca de’ luoghi superiori ritorna la copia della tonnara si è pure potuto persuadere della nessu-
negli inferiori. Questo che fu osservato da’ portoghesi na antipatia fra il tonno e lo Spada, e si è accertato al
e spagnuoli, osservossi pure da tonnarioti sardi. contrario di certa simpatia, per la quale le due specie
Avvenimento de’ tonni viaggiatori ne’ paraggi della Sar- girano entro le camere così come fossero d’una me-
degna occidentale. Io non oso negare che i tonni entrati desima natura. – Anderanno alcuni a gittar le uova
nel mediterraneo vengano rapiti dalla corrente che per- nel mar nero, e dirò notatamente quelli che sono del-
petua scende dall’Atlantico e rade le coste spagnuole, le prime schiere entrate nel mediterraneo; ma la più
francesi, italiane, e avanzasi nel bacino orientale irrom- parte è certo che non figliano in quelle acque. Le uo-
pendo nel mar Gionio [recte Jonio] per lo stretto vorti- va secondo le più accurate osservazioni cominciansi a
coso di Messina: ma non mi posso persuadere che quel- scaricare tra gli ultimi di maggio e la prima metà di
la legione di tonni che viene ne’ paraggi sulcitani sia da giugno. Egli è in maggio che esse sono ben granate,
quel distaccamento che vuolsi mandato dalle acque di ed è dopo mezzo giugno che tornano a restringersi e
Tolone nelle acque occidentali della Corsica, indi so- a diminuire insieme con tutta la mole del pinguissi-
pra la Sardegna settentrionale, e poi nella occidentale. mo corpo. Dunque quei tonni, de’ quali si fa cattura
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nel giugno, non possono certamente figliare nel mar galleggiano per circa 230 canne, o piedi parigini
nero, dal quale sono lontanissimi, e dove non vanno 1380. Si passa quindi a disporre le traverse, le quali in
certamente, già che alla metà di luglio dopo la scom- numero di otto dividono le intitole in sette parallelo-
parsa di 12 o 15 giorni vedonsi ritornare indietro nelle grammi, a, b, c, d, e, f, g. Queste traverse fasciate di
solite vie per riuscire nuovamente nell’oceano natio. A soveri in quella parte che sono fra le intitole fermansi
queste ragioni suffraga la osservazione, giacché accade con ancore al fondo del mare. I parallelogrammi non
tutti gli anni di trovare gran numero di uova aderenti sono tutti d’egual lunghezza. Il parallelogramma a,
alla rete del corpo, ed alle gomene delle ancore. In che che è l’ultimo a sottovento, dove si farà la mattanza, è
dunque è la ragione di questa corsa nel mediterraneo? maggiore de’ seguenti b, c, d; il paralellogrammo e al-
Sarà l’istinto istesso che cagiona le emigrazioni e pere- lungasi più ancora dello stesso a. La traversa che divi-
grinazioni di tante specie di uccelli; saranno le correnti de i paralellogrammi d, e, alla parte dell’alto, o di fuo-
in cui entrino emergendo dalle profonde valli del ma- ra che dicono, attaccasi fortemente al fondo con
re; ed è certamente l’istinto che poi li riduce nuova- ancora doppia, ed alla parte di terra, o di dentro, al-
mente a’ luoghi, donde sono partiti. lungasi fino a terra o a’ prossimi bassi fondi mante-
Non ometterò di toccare l’opinione di alcuni sopra nendosi a galla con i soveri, e sempre dritta con un
i pascoli, nel desio de’ quali si è creduto venissero i conveniente numero di gomene traversali fermate al
tonni nelle acque sarde. Nasce veramente o viene in fondo con ancore. Questa linea lunga talvolta anche
queste una infinita generazione di sardelle e di alici, più di mezzo miglio è la traccia della coda.
delle quali specie diconsi quei pesci assai ghiotti; ma Calamento delle reti. Il giorno dopo l’incrociatura il
lasciando altre riflessioni se venissero i tonni (che io rais mette le reti sopra i più grossi legni della tonnara,
credo immemori) per impinguarsi di questi animalet- e benedette solennemente dal cappellano, le porta
ti, non vorrebbero essi in tanta copia de’ medesimi, nell’alto, e le mette a bagno sospendendole alle intito-
quanta supponesi, indugiare in questi mari senza vo- le, cominciando da dove parte la linea della coda, e
ler andar oltre? E qui è da badare che l’apparizione scorrendo i lati di terra ne’ paralellogram. d, c, b, a,
delle sardelle e alici in grandissimi sciami è posteriore quindi i lati di fuora di a, b, c, d, e, f, g, e i lati di terra
alla comparsa de’ tonni; giacché egli è dopo disfatte le g, f, lasciando aperto parte del lato di terra del paralel-
tonnare che attendesi a questa pesca. Lo stesso è a dir- logr. e, che è la gran porta della tonnara, dove potran-
si rispettivamente alle ghiande che trovansi ne’ mari no sempre che vogliano entrare i pesci. Quindi di-
sardi, e delle quali pretendesi che s’impinguino, da stendesi la lunghissima rete della coda appendendosi
che si siano stimati e detti porci marini, come dal lar- alla gomena già indicata con questo nome. La coda,
do di cui si ingrossano e dalla stupidità. Di tali ghian- altrimenti pedale, è di tutta necessità sin dal principio,
de vedonsi spesso coperti i lidi di Cagliari, principal- perché i pesci venendo in essa la costeggiano avvian-
mente nell’estate, e lungo le rive della Plaia. dosi nell’alto, e sono guidati nella gran porta. Il mare
Preparativi della pesca. Nell’aprile si termina il lavo- dove si cala la tonnara deve avere per lo meno canne
ro delle maglie di sparto per le reti, si apparecchiano le 18, o piedi parigini 108; ma alle reti deve darsi canne
gomene e i sugheri, si calefatta il barchereccio, si fanno 27, o piedi parigini 162, perché si distendano sul fon-
tutte le provviste, e in sulla fine concorrono quanti so- do del mare e non lascino alcun varco ai pesci che an-
no scritturati per il servigio della tonnara, pescatori, fa- dassero sino al fondo. Dove il mare è più alto deve a
legnami, ferrari, osti, chirurghi, farmacisti, cappellani tale altezza aggiungersi una sua metà.
ecc., e viene a formarsi una popolazione di uomini che Le porte. Chiusa in tal modo la tonnara, i due
prendono stanza nelle baracche, distinti fra loro in va- grandi vasi che sono formati uno a sopravvento, l’al-
rie compagnie, sotto il governo del proprietario, del tro a sottovento, si dividono in tanti vasi quanti so-
fattore, o dell’affittuale, al quale dal Governo è per- no i paralellogrammi disegnati con le intitole e le
messa una certa autorità per il buon ordine. traverse; e ciò si fa per altre sei reti della lunghezza
Dopo costui la persona più importante è il rais o delle traverse, le quali abbassate perpendicolarmente
direttore della pesca, che può disporre in quanto ri- sotto ciascuna delle traverse interne, e ben disposte e
guarda alla medesima: al quale ufficio sono scelte le attaccate alle medesime, dividono la tonnara in sette
persone più oneste e intelligenti della tonnara, e di camere o casse. La cassa e dicesi il grande (vaso), o
una lunga esperienza. Prima servivano in tal ministe- foratico; la cassa d bordonale di ponente, la cassa c il
rio i siciliani: ora sono i carolini che esercitano queste bastardo; la cassa b camera di ponente; la cassa a ca-
funzioni con molta lode. La fortuna della pesca di- mera della morte. Dalla parte di sopravvento la cassa
pende in gran parte dalla sagacità e attività del rais. f bordonale di levante, la cassa g camera di ponente.
Incrociamento della tonnara. È consuetudine d’in- Questa riunione di camere, casse o vasi dicesi isola.
crociare addì 3 maggio, che ricorre la solennità della Preparate così le cose si aspetta l’apparizione del
santa Croce. L’incrociatura consiste nel disegnare per tonno. Prima di esso suol venire quello scombro, che
due lunghissime gomene di sparto fasciate di grossi dicono alalunga, e che si potrebbe scambiare in scam-
soveri fuorché nelle estremità, e disposte parallela- pirro, o piccol tonno. Quando vedesi dalla guardia
mente (in distanza di 50 canne), il luogo della tonna- del foratico qualche loro sciame, si abbassa la prima
ra. Quelle due gomene, volgarmente intitole, attac- porta e si riceve nella prima camera; poi si abbassa la
cansi al fondo con due grandi ancore ad ogni capo, e seconda e si accoglie nell’altra, e da questa si fa passare
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nella contigua dove si trattiene finché sia un numero loro corpo, cagionano ai timidi tanto spavento, come
considerevole. Allora nella camera della morte si pone se fossero rovine del cielo. Che se deviando i pesci a
la rete della mattanza, che è di cordicelle di canape a destra o a sinistra, o cadendo la sabbia non vertical-
piccole maglie, si abbassa la porta e come vi entrano mente per la corrente, essi non sentano la volontà del
sollevasi la porta per tenerveli chiusi, e quindi si salpa rais, questi manda giù il nero vello d’una pecora; o se
il piccol corpo (la rete della mattanza), e quando il fon- non vuol indugiare, passa all’estremo tentativo, e di ef-
do vien su con i pesci allora con aste uncinate si pi- fetto infallibile, all’uso del lingiarro. È questo una rete
gliano e gittano dentro le barche. Se ne ammazza per consimile a quella delle porte, la quale abbassatasi pres-
volta sei, sette e anche dodici centinaja. so la traversa, si trasporta paralellamente lungo la ca-
Finalmente vengono alla gran porta ed entrano nel mera fino ad arrivare all’altra traversa.
foratico i primi tonni, i tonni golfitani. Sebbene la Il rais sempre che ritorna dall’alto, rende ragione al
guardia non se ne avvisi subito, e non si apra la porta padrone della pesca di tutte le novità. Fannosi queste
della camera d o del bordonale di ponente, non per conferenze con tutto il segreto, sì che le cose sono
questo essi anderanno via dall’aperta gran porta come perfettamente ignorate anche dai più confidenti del
spesso fa il pesce-spada. Gli stupidi cominciano a gi- padrone, se questi non faccia loro qualche rivelazione.
rare e restano in tal moto finché abbassatasi la porta Venuta la notte, si attende alla religione, e tutti
essi allungando la ellisse del movimento non passino concorrono nella cappella per cantarvi il rosario e le
incautamente nell’altra camera dove son subito chiusi, litanie, e ricever la benedizione del Santissimo. Dopo
e donde si fan passare nell’altra più interna. di che si prega per i defunti, e si recita ai Santi un
I marinari che dicon di parte sono tutto il giorno sul- gran numero di orazioni, or domandando il vento, or
l’isola guardando sulla porta del foratico per ispiare i deprecando le tempeste, le correnti, e il pesce lamia,
tonni che vi entrano. La loro attenzione dev’essere som- ed ora implorando una pesca abbondante. All’ultimo
ma, quando il mare è commosso dal vento, massime se voto risponde un altissimo grido: Iddio lo faccia.
questo sia favorevole alla pesca. Quando è calma non Intanto arrivano bastimenti di varie bandiere per aver
entra pesce, perocché allora esso trattienesi a scherzare, a parte della pesca, e formansi le baracche pei salatori. Un
cacciare e non ritorna a viaggiare se non quando muo- ampio frascato stendesi sopra travicelli; si dispongono i
vasi il mare. Pare che esso muovasi a seconda del vento, banchi pei macellatori, si preparano gl’istromenti, si
e per questo è che mentre nel principio della pesca tutti sbarca il sale, e si dispongono i barili, e si aspetta che
fan voti pel ponente, dai quali i tonni siano sospinti ver- spunti il giorno della mattanza.
so le coste, poi desiderino la tramontana e il maestrale Cresce la gente confluendo molti dall’interno, e dal-
perché vengano in quelle acque dove sono chiamati dal- la stessa capitale, e primi i viaggiatori per assistere allo
l’avarizia. Il levante che favorisce le tonnare settentrionali spettacolo della mattanza, nella quale sperano godere
nuoce alle occidentali, le quali temono pure, e non poco la più bella scena, una scena così viva, così varia, così
i venti meridionali. bella, che pareggia, diceva il Gemelli, se non sorpassa i
I tonni arrivano or in due, or in tre, ora in grosse più bei colpi d’occhio de’ teatri, e che generalmente
brigate, e i pescatori come li vedono, tosto si com- stimasi degna d’un Re, meritevole d’un apposito viag-
movono per accoglierli, ed aperta una dopo l’altra le gio. La cortesia regna nelle tonnare; tutti i forestieri vi
porte, li fan passare da uno in altro vaso. Il rais co- sono accolti, e le persone distinte ammesse nel palazzo
manda tutte le operazioni. Il suo sguardo acuto di- del padrone alla sua mensa. Questa è imbandita splen-
stingue nella profondità i pesci, il loro movimento; e didamente con i migliori doni del mare e della terra.
comecché quelle bestie nella bassa regione delle ac- Si sparge una voce: la tonnara è piena, e tutti si ral-
que non compariscano più grandi delle acciughe, legrano; i tonnarioti pel guadagno che si augurano; i
non pertanto sa indicare gli scampirri e i tonni, e negozianti stranieri per la speranza che saranno i primi
quali di prima, quali di seconda classe. a portar nel continente il salato, e i curiosi perché sen-
Se accade che non possa veder bene, spruzza sul za troppi indugi vedranno quella operazione maravi-
mare alcune stille di olio, e tosto la superficie spiana- gliosa. Si aspetta il rais. Questi nell’alto ha già numera-
tasi, e l’acqua fatta più diafana, permette una distinta to i pesci giranti nelle camere interne, come un pastore
visione. Altre volte stende un drappo nero per impe- da un’alta rupe la sua greggia errante nella profonda
dire il troppo afflusso dei raggi sull’acqua, e l’abba- valle, e stabilito di farli nel prossimo giorno passare
gliamento delle pupille; e ciò non bastando, manda nella camera della morte, se il vento e il mare lo per-
giù la lanterna, e intendi un osso di tonno, o seppia, metta. Consulterà il cielo quando tramonta il sole.
il quale con la sua riflessione rischiara il bujo, ed illu- Ecco ritorna col suo luogotenente, e coi marinari,
mina gli oggetti. che dicono di parte, ed è il suo contegno osservato
Essendo necessità di evacuare le prime camere di da tutti, onde deducano alcuna cosa. Si spera, e la
un troppo gran numero di pesci, il rais ordina di farli speranza si fa certezza in molti, quando nella cappel-
passare nel prossimo vaso; e se veda troppa ostinazio- la vedono estratto a sorte il Santo, che sarà patrono
ne ne’ pesci a non innoltrare, viene a mezzi coattivi. pel buon esito dell’opera. La ciurma esulta, si canta,
Questi sono varii, secondo la gravità de’ casi. Ora si balla, vorrebbesi che le ore notturne precipitasse-
apre il pugno e versa a tempo sur essi un po’ di sabbia, ro, e risorgesse il sole. Ma il rais non fa alcun cenno;
i granellini della quale cadendo sopra il sensibilissimo e riposante sul pensile letto, aspetta che il raggio della
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luna, al quale vegliano gli ignari in tanta letizia, si paliscalmo, trapassa i legni minori d’una e d’altra
oscuri, e romoreggi il tuono, e muggisca il lido ai parte, e il vaso de’ pesci va sempre più vuotandosi.
flutti. Scemano a poco a poco le compagnie, langui- Quell’acqua fin’allora tranquilla, comincia ad agi-
sce il rumore, e ben presto, andati tutti al riposo, ta- tarsi, e l’agitazione è così come in una principiante
ce ogni voce. La notte giugne a mezzo il suo corso, e ebullizione: fremono le onde sconvolte dal profondo,
tosto levasi il libeccio, i vapori turbano il sereno del stridono le spume, e tra i pellucidi umori apparisco-
cielo, ed incoronasi la luna d’un mesto alone. Le nu- no quali più, quali men chiari gli immani mostri
bi si distendono, il nembo ingrossa, il vento fischia, nuotanti, e con rapido impeto seguentisi, incrocianti-
la marea del seno freme in cupo suono, l’aria s’in- si, ascendenti, discendenti. Nel rimescolamento inte-
fiamma, e l’orribile scoppio dei fulmini desta i sopi- stino crescendo le spume, par vedere un campo ne-
ti, ed annulla le concepite speranze. voso, nel cui candore nereggiano dorsi pinnosi e code
Vigile prima dell’alba il rais mentre è densa l’oscu- lunate, che vibrandosi, spargono intorno una grossa
rità per le piovose nubi, e scorron le onde sul lido pioggia. Cessa al cenno del rais il grido dell’issa: at-
spaventosamente mugghianti, sale sul suo burchio, taccasi fortemente la rete alle sponde de’ legni, e le
ed affronta la procella notturna. Il piccol legno va molte compagnie allogatesi nei proprii stellati sopra i
saltellon sulle onde; e queste infrante dalla prua, stri- due legni maggiori, impugnano i crocchi, intento
dono, ed accrescono la pioggia col loro spruzzo. Al- ciascuno nel rais, che nel suo schifetto ondeggia nella
tri cuori palpiterebbero fra quei furenti flutti; ma i burrasca tra quelle bestie irrequiete, grondante per li
generosi marini si confortano ognor più a sovver- continui spruzzi, che in lui vibransi da tutte parti.
chiar l’azione contraria de’ flutti. L’oscurità comincia Suona al fine la parola di morte, e cento colpi cado-
a cedere, cresce la luce, declina il vento, e svanendo no a un punto. Apronsi altrettante ferite, e quel cam-
le nubi, vedesi il croceo purpureo cielo orientale in po di neve cambiasi in lago di sangue. Tentano i mise-
là dei monti. Dov’è la tonnara? dove la linea delle ri animali fuggir dalla morte; ma l’asta adunca li tiene,
intitole e delle traverse? Si aguzza lo sguardo in que- un altro ferro crudele li trae, un’altra punta li squarcia
sta e in quella parte nell’incessante ondeggiamento in altra parte del corpo, e dalle forze riunite domata
del legno; e finalmente scopresi la tonnara sommersa ogni renitenza, sollevansi sulla sponda del legno nella
non poche braccie. Se non si allenti la violentissima loro gran mole, e da quella cadono nel vacuo dello
corrente, i sugheri non rileveranno le gomene e le stellato con gran rimbombo. Il movimento degli as-
reti, e sulla superficie già spianata non tornerà a gal- saliti si fa più rapido, il terrore accelera la fuga, il do-
leggiare la tonnara. lore esagita i feriti. Le acque battute si frangono, e cade
Il nuovo giorno sorse sereno, il mare era tranquillo; una pioggia sanguigna. Allo stridore delle medesime
ma la corrente sarà finalmente cessata? domandavansi si mesce in orrenda armonia un frastuono di voci;
gli uni agli altri. Continuò la mestizia di questi timori gridano da tutte parti i macellatori nell’operosissima
finché l’esploratore dell’alta torre rizzava la bandiera, e azione. I compagni si animano; gli emoli si sdegnano
rizzandola, gridava: Al mare! A quel grido rispondeva coi vicini audaci, che lanciaron l’arma sui pesci venu-
un clamor di gioja, nasceva un movimento universale; ti sul loro spazio, e spesso contendono, gli uni per ri-
e remigando i tonnarioti, rimorchiavano i due vascelli tenere, gli altri per riavere una preda, e squarciano
carichi de’ molti spettatori. con molti crocchi profondamente infissi un grande
Il rais era sopra la camera della morte nel suo goz- pinguissimo corpo.
zo con un rematore. Al suo comando uno dei vascelli Divenuti rari i tonni per la uccisione, ed allentate
il capo rais applica il suo fianco alla camera della le voci, suona il comando del rais, e tutti, deposte le
morte lungo l’ultima traversa, e l’altro consimile ba- armi, ritornano nella cantilena dell’issa-issa, sollevan-
stimento, il paliscalmo, si dispone sulla seconda tra- do altra parte della rete. Il mare ritorna nel color
versa, ed attacca alla sua sponda il lato della rete di della calma sotto lo splendor sereno del cielo; ma
morte. Ed intanto i legni minori si ordinavano sopra per poco, giacché i rimanenti pesci venendo su, e
gli altri due lati della camera. Cento e cento braccie sentendo le angustie del luogo, spasimano, si com-
erano tese ad incominciar la gran fatica. Salpa, gridò movono nel più forte orgasmo, destano le spume,
il rais, ed afferravasi la rete da tre lati: cominciavasi a spargono gli spruzzi, e tosto dalle aperte vene colora-
tirar su, ed ogni movimento accompagnavasi col ge- no feralmente le onde ribollenti.
nerale monotono concento dell’issa, oh issa: grida an- Levasi un’altra volta la rete: i pochi corpi sono do-
che il rais, scorrendo dentro lo spazio da una in altra mandati da uomini di diverse compagnie, ed uno
parte, animando ora quei del capo rais, ora i marinari quinci, quindi un altro lanciansi sulle acque, e questi
de’ legni minori, stimolando i meno attivi, ed avven- insegue un tonno, lo arronciglia, e lo trae sotto i colpi
tando or una parola pungente, or un sovero, ed or de’ suoi compagni; quegli va ad impadronirsi d’un pe-
nella faccia e nel petto uno spruzzo di acqua con la sce-spada, che avendo nel rapido moto infilzata la rete,
sassula. Cresce il vigore, le braccie si alternano ne’ non poté per qualunque conato ritornar indietro.
moti contrarii, questo ritraendosi con la pesantissima Esaurita la rete della morte di tutta la preda, scio-
rete, quello lanciandosi a prender la maglia venuta a gliesi dalla sponda de’ legni, e lasciasi ricadere entro le
fior d’acqua; ed in tanto fervor di conati il vascello acque, e i due vascelli depressi pel peso enorme di die-
capo rais appressandosi grado a grado contro il deserto ci mila cantare, movonsi lentamente, tratti per un
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grosso canape tendentesi alternamente, ed allentantesi barili, ne’ quali da un piccol buco si versa la salamo-
dietro i legni minori, che van sospinti quali dal vento, ja fino a che la tonnina paja esserne ben saturata.
e quali dai remi. Salutati dal cannone della torre, e Mentre i salatori operano così da una parte, gli sca-
dalle acclamazioni di quei, che rimasero nella spiag- beccieri dall’altra manipolano i piccoli tonni, gli scam-
gia, lietissimi approdano i tonnarioti e gli spettatori. pirri. Grandissime caldaje sono fabbricate sopra gran-
Qui apresi un secondo spettacolo. I foratici, che di fornelli, e i brani bolliti e scolati compongonsi nei
hanno già notato il maggior de’ tonni raccolti nel lo- barili con olio.
ro stellato, quello si tolgono per sé, e quindi sparan- Questi lavori si fanno da uomini pratici, e però
do gli altri pesci, li vuotano de’ lattumini, o latti, con tanta celerità, che faccia maraviglia. Il negozian-
delle uova, del core e dello stomaco, premio delle lo- te domanda il carico per poter partir subito, e arriva-
ro fatiche gravissime, e dei passati pericoli. re in qualche porto del continente per aver vantag-
Quando questi ebbero la loro parte, il padrone gio nei prezzi.
scorre gli stellati, osserva tutti i pesci, e sceglie tra es- Mentre si attende in sulla spiaggia a queste opera-
si il più grosso; scelto, lo pone all’incanto, e serba il zioni, il rais ripiglia le sue cure, riceve i tonni, e li rin-
prezzo per offrirlo alla chiesa del Santo, che si invo- chiude per altra mattanza. Quando poi avanzandosi la
cava protettore della pesca. stagione, si accorge che i pesci nel loro corso comincia-
Quindi errano i ladri, e con tutte le arti procurano no a discostarsi dalla tonnara, non più indugia ad ag-
per sé una parte della pesca. E sono molti i ladri nelle giungere all’edifizio quell’altro membro, che dicono il
tonnare, sicché un’azienda, dalla quale ciascuno possa codardo. Una lunghissima gomena cinta di sugheri di-
rubare, dicesi proverbialmente dai sardi una tonnara; stendesi dall’angolo della camera di levante in direzio-
e i borsajuoli, ed altri ladroncelli sono appellati sca- ne obliqua al sopravvento, e questa fermata con traver-
beccieri. Ma nelle tonnare il furto non è delitto, e pe- se e con ancore, e con un rinforzo maggiore alla punta
rò non porta né pena né ignominia. A spiegare tal si carica di una rete altrettanto lunga e alta gradata-
singolarità si ricorre ai principii dell’equità. Ponesi, mente come vada dimettendosi il fondo. I pesci che
che deve essere eguaglianza tra la fatica e la mercede, viaggino in alto, imbattendosi in sulla medesima, fila-
si prova che la mercede è di molto inferiore alla fati- no lungh’essa, e sono guidati nella gran porta. Se ven-
ca; e quindi si inferisce la giustizia di porre qualche gano molte torme e non si vogliano tutte accogliere
aggiunta alla mercede pattuita. Egli è per tali consi- nella parte di ponente, schiudonsi quelle di levante, il
derazioni, che tiensi come ben acquietato ciò che si bordonale e la camera, donde quando piace, riaperte le
ruba, però sotto questa condizione, che non sia sco- porte, si mandano negli appartamenti di levante.
perto il furto prima di averlo riposto nella propria Fervorose sono le preghiere, che si fanno nella adu-
baracca, e che a siffatte compensazioni non si dà il nanza religiosa della sera perché il bestino (il lamia)
nome di furto, ma di busca, anche quando estendasi non venga nell’isola, perché non ispirino venti contra-
a’ tonni interi. Da queste condizioni, che il padrone rii, e non siano altri accidenti dannosi alla pesca; tutta-
può ritogliere quello che ancora non siasi nascosto, e volta avviene spesso qualche sinistro, e la mestizia sop-
che i tonnarioti possano far proprio ciò che prendo- prime la ilarità. Ma il peggior male è la comparsa del
no, accade che il padrone e i suoi uffiziali siano in lamia. Lo spavento che la sua vista cagiona ai tonni è
una oculatissima vigilanza, e i tonnarioti si dimostri- tanto, che questi sono stimolati ad una cieca fuga,
no ingegnosissimi e coraggiosi. squarciando gli sparti. Tuttavolta il pernicioso mostro
Scaricati i tonni sulla spiaggia, incomincia quella di rado se ne va impunito, e col suo olio compensa,
che appellano mattanza di terra. Quei corpi si tra- sebben in menoma parte, i dispendii dei guasti fatti al-
sportano sotto la gran pergola di frasche, che dicono l’edifizio, e la perdita de’ pesci divorati e fugati.
marfaragio, dove i maestri con la scure recidono i ca- Il passaggio dei tonni si continua sino al solstizio
pi, e levan le targe [sic] che sono la parte, cui aderi- estivo, dopo il quale non ricevendosene più alcuno,
scono le pinne pettorali. si desiste dai lavori, e tagliasi la tonnara, lasciando
Il tonno così diminuito portasi nel tancato. Quei cadere dalle gomene galleggianti tutta la rete in fon-
mostri, che pesano spesso le mille ottocento libbre, do del mare, e trasportando ai magazzini il corpo, o
non pajono esser superiori al vigore pur dei facchini rete della morte, le gomene, i sugheri e le ancore.
di musculatura ordinaria. Qui il pesce sospeso per la Non passano molti giorni, che si rivedano retro-
coda da un laccio (su dogali), si incide sei volte nella gradi: ma sparuti e magri. L’avarizia volle guadagnare
sua lunghezza e una volta trasversalmente, e quindi anche sopra questi, ma siccome le tonnare piantate
sbranasi, spiccandosi prima la sorra, che un altro ta- per i progredienti non potevano servire, però doveasi
glia in piccoli pezzi; e quindi svellendosi le altre fet- formarne altre in senso contrario per i regredienti.
te, che parimente sminuzzate formano ciò che i ton- Se ne stabiliva una in sull’ingresso del golfo di Ca-
narioti dicono netta. I pezzi senza indugio si salano, gliari all’isoletta di s. Macario, che per il poco o nes-
e ponesi nelle botti la sorra separatamente dalla net- sun lucro fu poi abbandonata.
ta; ma la netta lasciasi scoperta al sole e al sereno, la Si è sospettato che nella pesca de’ tonni corra un
sorra tienesi all’ombra finché siansi ben imbevute certo periodo di molti anni, nel quale sieno due
del sale. Allora estraggonsi, e, se sia scolato il molto epoche contrarie, una di grandissima copia, ed una
umore, si stivano, e fortemente comprimono in altri di grandissima scarsezza; anzi si volle determinare la
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distanza di circa 75 anni, perché di tanti anni fu lo Spartivento nella latitudine 38°52'40" e nella det-
l’intervallo tra la scarsezza, che patirono le tonnare ta longitudine 0°15'30".
sarde per parecchi anni dopo il 1820, e quella che Nelle isole. Nella costa occidentale di s. Pietro, il
precedette l’abbondanza susseguita dopo la prima Capo-Figu nella latitudine 39°10' e nella longitudi-
metà del secolo scorso. Se non che altri credettero ne occidentale da Cagliari 0°53'. Nella parte meri-
aver trovata la spiegazione di quell’abbondanza nella dionale di s. Antioco il Capo dello Sperone nella la-
cessazione delle tonnare portoghesi e spagnuole do- titudine 38°57', e nella detta longitudine 0°42'.
po il terremoto di Lisbona, e dell’ultima scarsezza Golfi. Il sulcitano che volgarmente denominano di
nella ripristinazione delle medesime. Bisogna lasciar Palmas, cui per maggior distinzione aggiungono di Sul-
passare almeno un altro secolo per poter rigettare o ci (o di Sols alla maniera degli spagnuoli), compren-
ammettere l’opinione dei primi. desi fra la penisola di s. Antioco, l’Istmo, e il conti-
Nei migliori tempi la Sardegna non pescava meno nente sardo. Apresi all’austro, largo nell’imboccatura
di 45 in 50 mila pesci, dalla qual somma tre noni si miglia 6, e profondo altrettanto. È luogo di ottimo
devono attribuire al solo Portoscus, che con merito ancoraggio, e però in ogni tempo frequentato dai mag-
vantasi la prima delle tonnare sarde, anzi dell’Europa, giori legni e dalle flotte.
dopo la quale, e prima delle rimanenti è l’Isola Piana. Il golfo di Carloforte compreso tra il lato orientale
Commercio. I sulcitani della penisola posson gua- di san Pietro, il settentrionale di s. Antioco, e la costa
dagnare dai prodotti agrarii, tra cereali e vini, circa della Sardegna, slargasi da ponente in levante miglia
lire nuove 100 mila, da’ pastorali 25 mila. I carolini 6, ed altrettante da borea in austro. Vi si entra dalla
a’ guadagni notati dalla lor opera nelle saline e nelle parte di tramontana passando tra l’isola e il continen-
tonnare aggiungeranno dal vino, zibibbo, ed altre te, e dalla parte di ostro libeccio passando tra l’isola e
frutta circa lire nuove 8 mila, dalla estrazione de’ co- la penisola. Vi è ottimo ancoraggio, ma i vascelli di li-
ralli e pesca delle alici e di altri pesci altre lire nuove nea posson, non guidati da piloti pratici del luogo,
45 mila. I penisolani, e questi isolani sono molto de- toccar i bassi fondi.
stri nel commercio, e in s. Antioco non sonosi più Il golfo di Teulada è il seno più meridionale della
veduti esempli di mala fede dopo che il Governo Sardegna, apertissimo all’ostro-libeccio ed al sirocco;
punì le frodi di alcuni miserabili. è però stazione poco sicura quando il mare volvesi
Il porto di Carloforte accoglie lungo l’anno molti impetuoso da quelle parti. È largo all’imboccatura
legni, i più per rinfrescar le provviste, o per assicurarsi miglia 10, profondo miglia 4.
contro il mal tempo, alcuni pochi per il commercio. Seni o porti. Il porto di s. Nicolò o di Flumini
Ma la stagione, quand’esso è veramente popolato, egli aperto al libeccio e al ponente.
è ne’ due mesi di maggio e giugno, mentre si lavora Dentro il golfo di Carloforte, il seno dello stesso
nelle tonnare. nome, quel di Calaseta, quel di Sirai, e il porto di s.
Il porto sulcitano è rifugio e stazione a flotte e a le- Antioco, che sarebbe ottimo se l’acque vi fossero più
gni di commercio, che riposano dopo le fatiche delle alte.
tempeste, o aspettano il buon tempo. Il numero di Dentro il golfo sulcitano, il porto che diceano del
quelli che vengono per affari è poco considerevole. Castello dalla antica rocca (castello Castro) che sor-
Nell’incremento in cui è la popolazione e l’agricol- geva nel suo fondo; il porto di Palmas dal paese e ca-
tura, si può prevedere che fra poco i due sunnominati stello di tal nome che era poco lungi dalla sponda;
porti saranno più frequentati. Carloforte diventerà quindi presso questo all’austro-sirocco il porto Butis,
più commerciante, e riceverà per versare nell’estero le e successivamente a questo nella stessa direzione il
derrate di Iglesias e di tutto il Ciserro per lo scalo di porto Pino.
Portoscuso e di Flumini-majori. S. Antioco sarà an- Dentro il golfo di Teulada è il piccol porto di Mal-
ch’esso più frequentato dagli esteri, per comprarvi i fatano formato da una penisoletta che tra essa e il
prodotti di tutto il Sulci, che da varii punti del littora- fianco del promontorio di Spartivento forma un seno
le, da Porto Pino, da Porto Butis e da Porto Palmas aperto all’austro e al prossimo vento verso sirocco.
possono essere trasportati ne’ suoi magazzini con gran Il porto Paglia è un seno amplissimo aperto al po-
compendio di viaggio. nente e a’ venti che sono dal maestro-tramontana al
Da questi due punti si distribuiranno nella pro- libeccio. Nel suo fondo è la tonnara dello stesso no-
vincia i generi stranieri, dei quali si abbisogni. me con una torre.
Littorale dell’antica provincia sulcitana. Ha circa Il Portoscuso è un piccol seno nel gran golfo di
60 miglia di sviluppo. Carloforte. Nella sua sponda sorge una delle più
I capi principali sono; nel continente Pedras-albas grandi torri del littorale con duplice batteria, ed è lo
o Capo pecora nella latitudine 39°27' e nella longi- stabilimento della più gran tonnara che si conosca
tudine da Cagliari 0°42' all’occidente, da Parigi 6°4' nel mediterraneo.
all’oriente; e Capo Teulada nella latitudine 38°51', e Isolette. Il Toro è una terra inospitale, e solo popola-
nella longitudine da Cagliari 0°28' all’occidente, da ta di conigli bianchi, che sorge come un colle alpestre
Parigi 6°18' all’oriente. nella latitudine 38°51' e nella longitudine occidentale
Quindi il Capo Altano nella latitudine 39°13'30" da Cagliari 0°42', nella orientale da Parigi 6°4'. Ebbe
e nella longitudine occidentale da Cagliari 0°45'; e questo nome perché a chi da Capo Teulada prenda la
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ruota per Carloforte pare da un certo punto vedere più probabile che non figlia, ma sorella fosse alla fa-
nella conformazione delle sue roccie un toro giacente, mosa emola di Roma, e che i suoi coloni fossero im-
e distinguonsi bene le corna. mediatamente dedotti da Tiro, sino dal tempo che
La Vacca è uno scoglio enorme a miglio e mezzo quegli arditi navigatori avanzantisi nel bacino occi-
dalla punta meridionale della penisola sulcitana, e dentale del mediterraneo, e stabilitosi commercio
otteneasi dalla sua forma questa appellazione. Alcuni con gli uomini della penisola iberica, videro il gran
piccoli scogli che sorgono prossimi furono detti Vi- comodo o vantaggio che loro tornerebbe se avessero
telli sebbene non ne abbiano la figura. Le barche co- in quest’isola una stazione. A dir però più chiaro il
ralliere toccano spesso queste spiaggie deserte. mio sentimento, io non saprei riconoscere ne’ fenici
L’Isola piana interposta alla punta di s. Pietro e al- i primi coloni dell’isola, già che gli abitatori della
la Sardegna è una terra di circa mezzo miglio qua- Sardegna non potevano dispregiare una terra così
drato di superficie, dalla cui eguaglianza ebbesi il fertile: e quando i tirreni, e molto prima dei fenici,
nome, con cui è indicata. Sopra quest’isola è la se- ebbero impero nel mediterraneo, massime nelle ac-
conda delle tonnare sarde ed una torre. que occidentali, non furono poco accorti da non
Presso all’Isola piana sono alcuni sassi che i nauti aver veduto e fatto quel che suppongo abbian poi
appellano i Topi, altri presso il Capo Albano che no- veduto e fatto i fenici. Pertanto allontanisi il princi-
minarono i Porri. pio della città di Sulci in là dell’epoca della naviga-
Il Pan di zucchero è un grosso scoglio di tal figura zione fenicia, e in là pure della etrusca.
alle sponde del Porto-paglia. Sedea questa città sulla pendice e nella falda di un
L’Isola rossa è una piccola terra nel golfo Teulada colle incontro all’oriente, presso l’istmo che congiun-
di circa un miglio nella circonferenza, quasi all’au- ge questa terra al continente, là dove oggi sorge il bor-
stro della Torre del Budello. go di s. Antioco. La circonferenza delle sue mura co-
Antichità sulcitane. Nella terra de’ sulcitani sono strutte a enormi pietre quadrate, stendeasi a circa un
frequentissime le costruzioni noraciche. Anderei trop- miglio nella figura d’un trapezio. Il lato maggiore era
po per le lunghe se volessi nominare solamente i coni sul lido, da’ quattro Sollus (le fonti pubbliche, che ser-
semplici e i coni ricinti, i quali nel Ciserro, nel Sulci- vono a’ novelli abitanti) alla fonte (sa miga o mitza de)
proprio, nel Sulci-meridionale e nella Penisola sulcita- di Mauri: il lato minore correva dal fortino della Guar-
na, sorpassano il centinajo; e in quest’ultima non so- dia dessu Pisu un po’ sotto la cresta del monte Cresia
no meno di 27. Negli articoli rispettivi de’ varii paesi (monte Chiesa) per una linea che allungasi i soli due
si è dato il nome de’ medesimi, e lo stesso si farà terzi dell’altro lato. Le contrade maggiori pajono esse-
sempre quando occorra. Noterò non pertanto come re state condotte dall’austro al borea parallelamente a’
massimo e primario il complicatissimo norache di suddetti lati, ed una è stata già in molte parti ricono-
Domus-novas, del quale puossi vedere la pianta nel- sciuta per il suo lastrico e le fondamenta delle case. La
l’Atlante del secondo volume del Viaggio in Sardegna larghezza di questa contrada è tale che dà luogo a due
del generale La-Marmora; e farò nuovamente men- vetture che scontrinsi. Nel suo mezzo è una linea di
zione del grosso muro noracico, con cui furon chiuse pietre nere quadrate sporgenti alquanto. Le lastre so-
le due bocche della famosa grotta di s. Giovanni di no dalla cava dell’isola di s. Pietro, alcune lunghe i
Domus-novas, nel qual articolo se ne ragionò con due metri e larghe tre quarti. Il materiale poi delle ca-
qualche ampiezza. Quanto ne duole che siano assolu- se era dalla cava prossima alla città, che oggi dicono
tamente disperati i lumi, i quali scoprissero alle nostre dessu Piseddu. In tutte le parti appariscono costruzioni
fervorose indagini i tempi tenebrosi, quando i co- di arte antica, e quando scavasi scopronsi le parti infi-
struttori di siffatte moli gigantesche aveano le loro ca- me delle mura e molti sotterranei.
panne in queste fertilissime regioni! Tra le costruzioni scoperte è ad essere notato il
Antica corografia sulcitana. La penisola sulcitana quadro che dicono del prato. E appellano prato quel-
notavasi col nome di Plumbea presso i latini e di lo spazio dell’antica città, in figura d’un triangolo,
Molybodes presso i greci dalle sue miniere di piombo. che vedesi in quella parte dove il borgo è opposto al
Il più antico nome, con cui appellavasi nella idrogra- greco. Il detto quadro è una figura bislunga formato
fia de’ fenicii e de’ cartaginesi, restò soppresso. da quattro mura basse col lato maggiore di circa me-
L’isola di s. Pietro ebbe suo nome dalla numerosa tri 15 in sole quattro pietre, e il minore di metri 9
generazione de’ falconi che in essa annidavano. Il con sole due pietre. La larghezza di esse è di metri
vocabolo greco Hieraconnesos vale altrettanto che Iso- 1,18, la spessezza di 0,70.
la degli sparvieri. A poca distanza da questo sito è un’altra costruzio-
Sulcitani. Così erano chiamati i popoli abitatori di ne, che appellano la Fontana nuova in tal figura, che il
queste isole, e di quella parte del continente sardo, che lato maggiore ha metri 10, il minore 1. Il vacuo pro-
abbiamo descritta; e proveniva tal nome dal capoluogo fondasi a metri 5, e in esso vedesi la parte inferiore
della provincia, che fu la nobilissima città di Sulci. delle mura di antica maniera con materiali collettizi.
SULCI o SYLCI era la seconda città della Sardegna, Queste due costruzioni sono presso la linea della in-
e antica non men di Cagliari, come pensava il Mela, dicata contrada nella parte prossima al lido; nell’altra
e come persuade un’attenta considerazione. Claudia- possono riconoscersi altre vestigie, e qualche impor-
no notava la sua origine da Cartagine; ma forse è tante monumento. Quivi si traeva dal suolo la bella
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statua colossale che vedesi nel vestibolo della regia uni- Stimerei siano ancora intatti altri ipogei, i quali da
versità di Cagliari, e fu giustamente pregiata più delle persona accorta si potrebbero aprire senza che aves-
due consimili e parimente togate, che tra’ ruderi sono sero a subire le sventure che gli antichi imprecavano
conservate nel piccol gabinetto de’ marmi antichi. a’ violatori de’ sepolcri.
Nelle fontane is quattru Sollus vedesi un’antichissi- Dopo i descritti sepolcri son degne di essere ri-
ma costruzione. Propinano esse un’acqua perenne, e guardate le catacombe, e nomino quella nella quale
questa sembra confluire nelle medesime per acquidot- fu deposto, venerato, obbliato e poi trovato il corpo
ti sotterranei da sorgenti più o meno lontane. Sulci in del santo martire Antioco. Lo scavamento è ampio,
rispetto alle acque non era in miglior condizione che la volta sostenuta a piloni, e i fianchi variamente si-
la città principale della nazione; se non che non avria nuosi con molte ossa, che si riguardano con rispetto,
potuto né pur per un lunghissimo canale (come fece- potendo essere reliquie di altri fedeli che confessaro-
ro i cagliaritani) chiamarne copia maggiore. no Cristo nelle persecuzioni.
Nella strada che dicono della marina, dove questa Fuori della città vedonsi in varii luoghi ed a varie
è intersecata dall’antica contrada, trovasi sopra una distanze avanzi di costruzioni dell’età romana. Presso
base quadrata una piramide, dalla quale furon levate s. Alessandro, nella distanza dal paese di circa un
le pietre quadrate che la vestivano e davano forma miglio, è un tratto di terreno sparso di rovine, dove
regolare. Nello zoccolo è un ingresso all’interno del- sono mura costrutte a mattoni, pavimenti smaltati,
l’edifizio, nel quale però il sordidume mi vietò di pe- canali e recipienti e altri indizi d’una casa di bagni, a’
netrare. Sarà questo un mausoleo? quali potea servire il mare, sulla cui sponda sono le
In mezzo a queste rovine trovansi spesso medaglie migliori parti del distrutto edifizio, il rivoletto che
antiche d’oro, d’argento e di rame, e le più de’ tempi scorre nella prossima valle, e forse qualche abbon-
dell’impero, corniole, statue, colonne di marmo, pie- dante fonte termale ora soppressa.
destalli, capitelli, iscrizioni. Chi ricerca non lavora in- Quivi il generale La Marmora scopriva un’antica
darno; ma spiace che le cose migliori vadano in mani iscrizione della quale eran leggibili poche parole.
straniere. Accadde di scoprire camere e magazzini con Procedendo nella via da s. Antioco a Calaseta ve-
frumento, letti, sedie e utensili di vario ufficio. donsi a un mezzo miglio da questo punto altri pre-
Continuandosi nelle scavazioni si riconoscerà un gievoli avanzi di costruzione antica.
giorno o l’altro il gran tempio dove praticavasi da’ Ma più considerevoli di questi sono quelli che ve-
sulcitani la religione egiziana. Noi sappiamo questo donsi nel lungo istmo che quindi stendesi a toccar la
culto da una iscrizione che tra le rovine dell’antica Sardegna. Tra l’una e l’altra terra erano due isolette,
città fu ritrovata, o a dir meglio, comprata da un una che dicono comunemente Perdumanàgus, l’altra
viaggiatore svedese, professore di Cristiania, della che appellano Corno lungo ed è divisa dalla isola sulci-
quale fortunatamente poté il generale La-Marmora tana per un canale poco profondo: ed a rimediare al-
avere il simile in gesso. Ecco le sue note: l’incomodo che pativasi nelle comunicazioni per le in-
TEMPLVM · ISIS · ET · SERAP terruzioni si costruivano tre ponti, uno dalla sponda
CVM · SIGNIS · ET · ORNAM · ET · AREA sarda a Perdamanàgus, un altro da questa a Corno
OB · HONOREM · M · PORC · FELICIS lungo, e un terzo che cavalcava il canale. I primi due
ET · IMPETRATI · F · IIIIV · A · P · E furono fabbricati con piccoli archi in pietra di taglio,
M · PORC · M · F · PRIMI perché le acque avessero un’uscita in uno o in altro
MAS · LAR · AVG · P mare secondo che le onde si volgessero dall’austro o
Necropoli. La parte superiore del colle, nella cui dal borea. La lunghezza del secondo ponte, che di-
pendice e falda era l’antica Sulci, vedesi tutta scavata ciam Ponte di mezzo, è maggiore della linea del pri-
a sepolcri, e più che altrove nel luogo dove sorge la mo che appelliamo di s. Catterina. Il terzo ponte (il
chiesa e fu edificato il fortino. ponte grande) fu così sollevato, che potessero i piccoli
De’ sepolcri, altri sono superficiali, e alcuni con le battelli passare dal seno australe nel boreale.
pareti a costruzione, che si coprivano con una gran Una costruzione posteriore alle già notate, e che
pietra; altri furono aperti profondamente nella roc- pare dell’epoca romana, vedesi nella sponda del seno
cia. Per una scala da’ 15 a’ 25 gradini disceso passi australe a piccol tratto dal fortino che è presso il ca-
per una piccola porta in una camera larga e lunga po del Ponte-grande nell’isoletta. Per un tratto di
da’ 4 a’ 6 metri, ed alta circa 2,50. Da questa si può circa 60 metri tra due fianchi sono sei piloni grossi
soventi andare in altra camera consimile, e talvolta circa 2 metri e fondati tra le sabbie sopra quella sor-
in una terza, ecc. Da quando ristabilissi in quest’iso- ta di podinga che forma l’istmo. A vederlo credereb-
la la popolazione ne sono state aperte 160, e diven- besi un ponte, e forse fatto per comodo dei pedoni
tarono abitazioni di viventi, dove anche al presente quando il mare nelle sue piene si spargesse sopra
non vivono meno di 500 anime. I primi che entra- quella parte dell’isola.
rono vi hanno trovato gli avelli con le ossa e ceneri, Nella provincia sulcitana erano dopo Sulci queste
e insieme anfore, lucerne, vasi lacrimatorii, monete altre città, Pupulum, Metalla, Bytia, Tegula, Portus
antiche, armature ed altri oggetti pregievoli. Nel Herculis e forse anche Valeria.
museo dell’archeologia cagliaritana se ne possono ve- Nella Biblioteca sarda si è ragionato della situazio-
dere alcune parti: le altre furon distrutte o perdute. ne di queste città là dove illustravasi la corografia di
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Tolomeo, e l’itinerario di Antonino in quelle parti spazio; da Tegula XXXIII, donde erano a Nora altri
che spettano alla Sardegna; però al presente ci aster- M. P. XXXV. Della strada per il Ciserro non è men-
remo da’ ragionamenti, co’ quali si volle render pro- zione nell’itinerario, ma il nome di Decimo rimasto
babile l’opinione manifestata intorno ai luoghi ai qua- ancora a un villaggio che trovasi nella linea per cui si
li si dissero quei nomi appartenenti. sarebbe dovuta condurre questa via non lascia dubita-
Pupulum. Nell’isola di s. Pietro, dove certamente re della medesima. Pare non sia potuto essere più lun-
fu una popolazione nel tempo de’ cartaginesi e de’ ga di M. P. LII, e che nel sito di Flumentepido abbia
romani, e potrei dire prima ancora che questi stra- intersecato la grande strada littorale di ponente, ve-
nieri dominassero. dendosi in questo luogo presso la chiesa alcune colon-
Metalla. Nella regione di Antas, ove veggonsi le ne migliarie di pietra nera, in una delle quali si lesse
insigni rovine d’un tempio che fu dedicato sotto Gneus Pompejus??? nell’altra, le cui note sono più oscu-
l’impero di Antonino, come deducesi dai frammenti re, Vespasianus. Anche presso Decimo vidi una consi-
dell’iscrizione che a caratteri cubitali era scolpita sot- mil colonna ove fu scolpita una gran leggenda, nella
to il frontone. quale tuttavolta non si poteano distinguere che alcune
Valeria. Nel Ciserro, o in Villamassargia, o in Co- parole che davano nessun lume.
rongiu? Della indicata via di ponente restano alcuni indizi
Tegula. Sul golfo Teulada. nel tratto da Arrèsi a Villarius.
Portus Herculis. Nel Malfatano. Nel luogo poi che dicono Montijeddu nella re-
Bytia. O nel luogo detto S’Antigori sul collo del gione di Arresi sono altri indizi di antiche costruzio-
promontorio Teulada, o presso porto Butis. ni, e pare distinguere un acquidotto.
Il sito di questa città sarebbe con certezza cono- Notizie storiche. Delle cose sulcitane nella domina-
sciuto se nelle due colonne migliarie trovatesi a po- zione de’ cartaginesi non restò a noi nessuna notizia;
nente di Pula nel furriadorgiu deis nuragheddus si e appena in sulla fine della medesima troviam nomi-
fossero potute leggere le prime linee. Le altre sono nato Sulci dagli storici romani in occasione delle ten-
del seguente tenore: zoni infelici dei cartaginesi coi romani sul mare. Cajo
Iscrizione 1 Sulpicio console avendo rinnovata in Sardegna la
........ guerra contro i cartaginesi tanto osò confidare nella
. . C · FIL · ET · ANTO virtù de’ suoi guerrieri e nella sorte che già era in sul
. . . . . . COS · II · VIAM volgersi all’Africa sopra la stessa Cartagine. Questi
. . . . MVNIRI · IVSSIT consapevoli del suo disegno mandarono fuori le navi
. . CONSVL · M · IVLIVS sotto il comando di Annibale perché lo dissuadesse-
PHILIPPVS · NOBILISSI ro. Le due flotte incontratesi a mezzo il corso sareb-
MVS · CAESAR · PRINCEPS bero venute a battaglia, se non fosse insorta una bur-
IVVENTVTIS · FILIVS · DO rasca dalla quale gli uni e gli altri furono sospinti ne’
MINI · NOSTRI · PHILIPPI porti della Sardegna; e pare che i cartaginesi vi si ri-
AVG · VIAM · QVAE · DV coverassero nel golfo Teulada, i romani in quel di Ca-
CIT · A · NORA · BITIAE gliari. Sulpicio ordì una frode per sorprendere Anniba-
VETVSTATE · CORRVP le, e questi credendo che veramente i romani fossero
TAM · RESTITVERVNT in sul salpare per piombar sopra Cartagine si mosse
per combatterlo o vegliare su’ loro movimenti. Però
Iscrizione 2 come girò un promontorio (forse quel di Pula) cadde
. . . . . . PONTI impreparato tra’ nemici che lo aspettavano con l’armi
FEX · MAXIMVS · TRI in mano, e non furono veduti a tempo per una folta
BVNICIAE · POTES nebbia. A questo aggiungendosi altra cosa peggiore,
TATIS · PATER · PATRIAE il trovarsi sottovento non poté tener fermo, e sbanda-
PROCONSVL · VI tesi le navi si ricoverarono in diversi luoghi. Il romano
AM · QVAE · A · NORA inseguì i fuggitivi, si impadronì di molte navi abban-
DVCIT · BITIAE · VETV donate dalla ciurma, e andò poi a bloccare la parte più
STATE · CORRVP numerosa della flotta, che erasi ristretta in un porto
TAM · RESTITVIT · CV che pare quello di Malfetano. Annibale disperato di
RANTE · M · VLPIO poter uscire da quelle angustie e salvar le navi recossi
VICTORE · PROC per terra nella città di Sulci, dove da’ suoi stessi subal-
SVO · E · V terni che alla sua stoltezza e temerità attribuivano il
Strade. Sulci comunicava con Cagliari per una stra- disastro, fu fatto morir crocifisso.
da che correndo nel greco-levante traversava il Ciser- Non si è nella storia riferito ciò che di più facessero
ro, quindi con Bizia e Nora verso austro, e con Metal- i romani; però chi dubiti che dopo aver occupate le
la e Napoli verso tramontana lungo la strada littorale navi abbandonate da Annibale non siano corsi sopra la
di ponente da Cagliari a Tibula. Notansi le seguenti città di Sulci, e abbiano tentato di espugnarla? E chi
distanze nell’itinerario di Antonino, da Metalla M. dubiti che nella ribellione de’ mercenari, questi non
P. (mila passi) XXX, donde a Napoli era altrettanto abbian così operato in Sulci, come nella città primaria?
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L’altra menzione che nella storia romana trovasi di non sorpassano un’egual misura: non così i monti
Sulci è nella guerra civile tra Cesare e Pompeo. I sulci- della Barbagia, ai quali da Cagliari nel minor interval-
tani avendo preso partito in favor di Pompeo non so- lo si numerano miglia 35 in linea retta, e 65 nella
lo accoglievano nel loro porto Nasidio da lui mandato maggior distanza. Sovviene a questa considerazione,
a portar soccorso a’ marsigliesi oppugnati da Cesare, che nelle Barbagie i luoghi erano occupati da una tri-
ma liberalmente lo fornirono di vettovaglie. Però bù indipendente, e sempre nemica de’ padroni del-
quando Cesare abbandonata l’Africa veniva nella Sar- l’isola, e che è più verisimile che essi siano stati sbarca-
degna, quanto si mostrava amico a’ cagliaritani, che lo ti nei porti sulcitani, che primi occorreano ai vegnenti
aveano favorito, tanto si fece sentir sdegnato a’ sulcita- dalle spiagge della Mauritania. Piacemi tal supposizio-
ni, imponendo alla città una multa di 100 mila sester- ne, perché nella medesima spiegasi facilmente come
zi, ordinando che per le usate decime di fromento si essi abbiano potuto occupare i monti vicini a Caglia-
riscuotesse l’ottava parte de’ ricolti, e mettendo all’in- ri; nel che vedo una circostanza degnissima di essere
canto il patrimonio di quelle persone che avean per- considerata. Furono essi chiamati barbaracini? Lo cre-
suaso il popolo a favorir Pompeo. do perché facevano altrettanto e lo stesso che i barba-
Questa disgrazia non impedì che Sulci, ricca di racini delle grandi montagne con le loro scorrerie e
prodotti e commerciante, non continuasse a fiorire. depredazioni; anzi il devo tenere come certo da que-
E non che perdesse di dignità fu indi a non molto sto che nelle montagne di Villacidro v’hanno alcuni
onorata con gli stessi privilegi che otteneasi Cagliari, siti, i quali sono ancora appellati stanze di barbaricini,
e i suoi cittadini dichiarati cittadini romani. Il che e non pajono essere stati conosciuti dai barbaracini
ricavasi da una iscrizione che leggesi sopra un piede- della nazione, che vantavasi iliese. Non da tutti però,
stallo trovatosi tra le rovine. né in ogni tempo erano così nominati, e finalmente
L · CORNELIO · QVIR · MARCELLO prevalse l’appellazione della loro origine, furono detti
L · CORNELI · LAVRI · PATRI · IIIIVIR · IIIVIR Mauri e Maurelli (Maurreddus), e quando, o scacciato
DIC · FLAM · AVG · II · PONTIFICI · SACRORVM da essi il popolo sulcitano, o mancato in seguito alle
PVBLICORVM · FACIENDORVM · PATRONO · MVNI invasioni saraceniche, i feroci montanari si poterono
CIPI · D · D · COOPTATO · ET · ADLECTO · IN allargare sulle fertilissime regioni del piano, comin-
QVINQVE · DECVRIAS · ET · INTER · SACER ciossi il paese a dirsi in maniera sardesca Maurreddìa,
DOTES · PROV · SARD · OB. MERITA · EIVS come anche oggidì si appella. Forse la lingua, che
IN · REP · SVLCITANI · EX · TE questa tribù ha comune con gli altri popoli sardi, può
STAMENTO . . . . sostenere l’animo perché non assenta a siffatta sua ori-
Invasione vandalica. Uno de’ primi punti della gine, se pure nol volga in altra opinione il vedere per-
terra sarda, che infestassero i vandali, quando sog- petua la lingua dell’antica patria negli algheresi, e nei
giogate tutte le provincie romane nell’Africa usciro- carolini. Se non che è da osservarsi la nessuna parità
no in sul mare con le flotte, fu senza dubbio Sulci. di condizioni ne’ termini della comparazione. I catala-
La conquista era assai facile per la poca guarnigione, ni stabiliti in Alghero aveano catalane le donne, come
ed essendo ad essi comodissimo, epperò desiderato il i liguri, che si posero nell’isola di s. Pietro, avevan as-
suo vasto e sicuro porto, è probabile, che la impren- sociate femmine della loro stessa nazione; quindi i fi-
dessero, e senza grandi fatiche la consumassero. gli non potean avere altra lingua che la paterna: ma i
Mauri deportati in Sardegna. Narra Procopio, che mauri deportati in Sardegna dovean chiamare in con-
essendo stato restituito nell’Africa l’imperio de’ Cesari sorzio le donne del luogo per la propagazione, e quin-
per le armi di Belisario, furono da quella terra espulse di era conseguente, che i figli parlassero la lingua ma-
alcune migliaja di mauri, e gittate sopra la Sardegna. terna, imparandola dalla madre, e imparandola pure
Siccome però non si dichiarava la ragione di questa dal padre, che non si dee supporne ignaro nella neces-
cacciata, però resta il dubbio se abbiano incontrato la sità che premealo di trattare con le persone del paese.
sventura, per aver o favorito a’ barbari, o turbato colle Tuttavolta se la loro pronunzia non potea non esser
loro scelleraggini la pubblica tranquillità. Quali che viziosa, anche i piccoli dovean peccare nella stessa, e
sieno stati o contrarii ai romani, o nocevoli ai cittadi- questi vizii propagarsi, come si sono propagati insino
ni, questi esuli, entrati nella terra sarda, non poterono a questo tempo. E sopra questo punto, se pare ad al-
aver ospizio altrove che nei monti, e, come era conse- tri, che nella lingua parlata dai maurelli debban essere
guente, per aver con che vivere si diedero ai ladronec- innestate alcune parole dell’idioma mauritano, anche
ci. Notandosi dal sunnominato narratore del fatto, a me pare lo stesso, e quello se fosse conosciuto, si po-
che gl’intrusi furon dalle genti sarde chiamati barbara- trebbero notare nel parlare di questi provinciali non
cini, parrebbe ad alcuni, che le montagne, dove siansi poche parti del vocabolario mauritano.
rifugiati, fossero quelle della Barbagia; ma poi perché Invasioni saraceniche. Chi dubiterà che i sulcitani
leggesi nello stesso contesto, che il loro covile era nei non abbian pure primi fra gli altri sardi conosciuto
monti vicini a Cagliari, parrebbe ad altri chiaramente quegli infedeli, quando entraron sul mare, e primi
indicato un altro luogo, che quelle alpi, le quali ne so- patito le loro violenze: la città di Sulci, che cominciò
no non poco lontane. E veramente si potriano dire a declinare dall’altezza della sua sorte per le armi, e
prossime a Cagliari, quinci le montagne di Sinnai, che pel governo de’ vandali; che non si potea rilevare nel
distano sole 10 miglia; quindi quelle di Caputerra, che debole governo de’ greco-romani, non sia venuta ne’
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pessimi tempi, quando sorse contro lei la ferocia di La sua costruzione è in grandi pietre rozzamente
questi barbari? Forse accadeva che gl’invasori, ai quali quadrate, e le più d’un enorme volume. L’architrave
era desiderato il sicuro portuoso suo seno, vi stabilis- della porta è lungo un po’ più di quattro metri.
sero qualche colonia, ed occupassero le stanze e i Vedendosi questo fabbricato dopo osservati gli
campi dagli antichi coloni, finché superati dai sardi, avanzi delle mura della città, si riconosce con certez-
dovettero ritornarsene ond’eran venuti. za donde fu tolto il suo materiale. Le pietre non so-
Nell’avvicendamento degli assalti barbarici e delle no sempre a ordini regolari, e tra quelle che sono
reazioni nazionali penso sarà avvenuto, che le mura piane vedonsene qua e là delle bugnate, che furon
di Sulci fossero disfatte, e rovinate le altre città, che prese dallo zoccolo di altre costruzioni antiche.
sorgeano lungo il littorale, Pupulo, Bizia, Tegula, Si è richiesto a quale epoca avesse a riferirsi la edifi-
Porto Ercole, e scemasse la popolazione delle ma- cazione di questo castello; e alcuni lo riputarono car-
remme e dei piani. taginese, altri romano, questi opera dei saraceni, quelli
La distruzione di Sulci si è voluta da alcuni riferi- lavoro de’ pisani. Però se fu formato, come consta, per
re ad un’epoca più lontana, sulla fede degli atti apo- la semplice inspezione, dalla distruzione delle mura
crifi di sant’Antioco, nei quali quel martire leggesi della città, è ragione che sia indicata ne’ tempi poste-
mandato a esilio, per sentenza dell’imperatore Adria- riori al dominio d’uno ed altro popolo. Quindi stime-
no, nella deserta isola di Sulci; però contro quello, rei che neppure i saraceni ne fossero gli autori. E in
che non solo è storico, ma che parrebbe probabilissi- verità considerandosi il luogo, e poi esplorando il fine,
mo, ove pur mancassero i monumenti della esistenza per cui questa gran fortezza sia stata eretta, è facile
di questa città in tempi posteriori. Qual sarebbe sta- l’intendere, che mirossi a preparare agli abitanti un
to il nemico, che tra il primo, e secondo secolo dell’e- luogo di asilo e di difesa contro aggressori marittimi.
ra volgare avesse disfatta quella città, e disertata tutta Or è certo che questo fine non potevano avere i sara-
l’isola? Né pare più ragionevole l’opinione di altri, ceni padroni del mare, lo ebbero veramente quelli,
che di quel disfacimento accagionano o un terre- che temean de’ medesimi, o i pisani o i sardi. Ma i pi-
muoto, od un incendio, per trovarsi sotterra in una e sani niente possedettero in quest’isola mentre sussiste-
in altra parte delle stanze ancora intere e addobbate. va il giudicato di Cagliari; però la erezione del castello
Essi non osservarono mai negli sfossamenti di un Castro deve essere attribuita ai giudici cagliaritani.
suolo abitato i diversi strati de’ quali li crescono i se- L’esistenza del castello sulcitano, comunemente
coli. Trapassando però queste considerazioni, basta a appellato come il cagliaritano, castello Castro, quasi
dimostrare l’esistenza di Sulci nel secolo VIII, il ve- mi certifica che almeno ne’ primi tempi de’ giudici
derla menzionata nella geografia dell’anonimo Raven- la città di Sulci non era deserta.
nate, che scrivea o in questo torno, o in epoca meno Nell’anno 1108 Torgodorio II, altrimenti appella-
distante della nostra età. to Mariano, al quale il suo zio Turbino aveva usur-
Dello stabilimento de’ saraceni nel Sulci non resta pata l’autorità sopra il regno cagliaritano, veniva da
alcun monumento, e solo può citarsi la tradizione Pisa con tre galee accompagnato da molti nobili cit-
sopra il paese che appellavasi Marroccu, e che vol- tadini di quel comune, e si ponea nella penisola sul-
garmente fu detto Scoccu-Marroccu, pretendendosi citana. Ivi stette per un anno col suo piccolo esercito
fosse nominato Scoccu il saraceno che dominava, e in grandi strettezze di vettovaglie e nelle fatiche d’una
che Marroccu indicasse il paese dell’Africa, dond’egli guerra troppo prolungata. Ma infine assistito dalle
era venuto in questa regione. genti di sei galee genovesi capitanate da Ottone For-
Erezione delle castella di Sulci e di Palmas. In poca nario osava avanzarsi, battea le genti dell’usurpatore,
distanza dal ponte-grande, ed in vicinanza all’angolo, e ricuperava il suo regno.
che le mura dell’antica città faceano nella concorrenza Dopo quest’epoca pare che andasse sempre facen-
de’ lati, orientale e meridionale, vedonsi gli avanzi dosi più rara la popolazione della penisola.
d’un gran castello. Esso era in figura d’un gran para- Per la stessa ragione che edificavasi il castello Ca-
lellogrammo con un circuito di metri 236; avendone stro pare sia stato edificato il castello di Palmas in
nel lato maggiore 73, nel minore 45. A’ suoi angoli fondo al porto dello stesso nome. Anche su questo,
sono aggiunte altrettante torri, e quindi tre altre nei come sul prossimo borgo, sono mancate tutte le no-
lati, orientale ed occidentale, e nel boreale, dov’era la tizie; e ignorasi in qual tempo fosse uno distrutto e
porta, e può vedersi la incavatura per il moto della sa- l’altro spopolato, comeché non sia incerto che fu
racinesca. La spessezza delle mura nel paralellogram- quest’eccidio e rovina dal furore e dalle arme dei sara-
mo è di circa metri 3, nelle torri poco minore, fuor- ceni balearici, forse nella invasione che ricordasi nel
ché in quella della porta. La superficie della gran 1178 fatta da un certo Musetto capo de’ saraceni.
figura era di metri quadrati 2709, e la complessiva Altre castella del Sulci. Sono spesso nominati nella
delle torri di metri quadrati 175. Nell’interno vedonsi storia le rocche di Domus-novas, di Baratuli, di Tu-
ancora due scale, una nel lato orientale, l’altra nell’oc- lui, di Giojosa guardia: e forse non erano questi sola-
cidentale, ed una terza pare, che fosse tra la porta e la mente i luoghi forti, che aveasi la regione sulcitana.
torre dell’angolo sul mare. Questa fortezza era circon- Del castello di Domus-novas, o di Sigerro, come
data da un gran fosso largo più di metri 15, dove en- degli altri sunnominati, non si sa il principio, essen-
trava il mare a isolarla perfettamente. dosi obbliato il tempo in cui sorsero, e il nome di
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chi feceli costrurre. Tuttavolta mentre non sono for- La fondazione (del tempio?), di cui trattasi nella ci-
tezze di frontiera, si possono stimar edificati da quel- tata iscrizione fu fatta sotto il governo di Benedetta di
li che si avevano in feudo le regioni, dove si trovano. Massa; quella della cattedrale sotto il governo civile de’
Se vogliasi accettare la tradizione già notata quando pisani, e sotto l’autorità d’un vescovo nativo di Pisa.
ragionavamo delle sette borgate di Astia, avremo co- L’occupazione della regione sulcitana per i pisani. Nel-
nosciuto il castellano della guardia della Gioja e si- l’anno 1254 deliberati quei cittadini a opprimer Chia-
gnore di quel territorio. no giudice di Cagliari, troppo devoto a’ genovesi loro
Il castello di Tului era edificato in un luogo dello nemici, mandarono contro lui i conti della Gherar-
stesso nome, distante poco più di tre miglia da Tra- desca, con i quali dovessero cooperare il giudice d’Ar-
talìas; quel di Baratuli sarebbe stato presso Coderra, borea e quel di Gallura. Il regno cagliaritano mal di-
se fossero suoi avanzi i ruderi, che quei coloni dicon feso dal giudice e dai genovesi fu smembrato in tre
Sa turri de Antoni Mula. parti; e una fu usurpata dagli arboresi, un’altra dai
Popolazione delle regioni sulcitane nel tempo de’ galluresi, la terza divideasi, e una metà appropriavasi
giudici cagliaritani. Non ostante le stragi che patiro- al comune, l’altra a’ Gherardeschi, che però diventa-
no i sulcitani, nelle invasioni saraceniche, eran essi rono padroni del Ciserro e del Sulci, e si dissero re e
tuttavia una gran moltitudine, e distinti in quel gran signori della sesta parte del regno cagliaritano.
numero di borgate che abbiam nominato nel Ciser- Turbamenti della provincia sulcitana dopo la tragica
ro, nel Sulci proprio e nel meridionale. Forse gli abi- morte di Ugolino. Nell’anno 1239 il conte Guelfo figlio
tanti erano altrettanti e più che non siano al presente, di costui avendo udito il miserabile fine del suo padre
che cessate in gran parte le cause dell’antico diserta- e de’ fratelli concepì tanto sdegno contro la sua patria
mento, le pestilenze, le invasioni degli africani, lo che giurò contro lei un’empia vendetta. Fortificò Vil-
spirito di fazione, la furiosa libidine della vendetta, si laiglesias, e le castella di Domus-novas, Baratuli, Gio-
moltiplicano di giorno in giorno. josa guardia, Acqua-fredda, accozzò in un corpo le sue
Una popolazione, quanta supponesi, e sparsa so- genti con quelle di Lotto suo fratello venuto nell’isola
pra tutto il territorio, fa supporre più estesi i lavori con molti stipendiarii, e cominciò a vessare e a com-
agrarii, e poche parti incolte delle regioni coltivabili. battere i pisani. Questi spedirono senza indugio trup-
Era allora la comunanza delle terre? Non potea nelle pe sufficienti a comprimere la sedizione, e con queste
supposte condizioni. e con la cooperazione degli arboresi capitanati dal loro
Traslazione del seggio vescovile sulcitano in Tratalìas o regolo, repressero alquanto il furore de’ due ribelli, oc-
Tartelìas. La iscrizione già riferita nel titolo, Stato attua- cuparono il castello di Domus-novas e lo diedero in
le dei boddèus sulcitani, sotto la rubrica Tratalìas, generò custodia a cento balestrieri cagliaritani: però come si
in molti questa opinione che solo intorno all’anno ritirarono le genti pisane ed arboresi, insorti i popola-
1213 siasi quel vescovo trasferito in questo paese; e ciò ni trucidarono la guarnigione. Udiva il Conte Guelfo
che paja incredibile, così pensarono quei pure, che sti- questo moto e subito correa in Domus-novas con le
mando genuini gli atti di s. Antioco credeano la città di sue genti. Ma un destino nemico lo inseguiva. Richia-
Sulci e la stessa penisola deserta affatto di abitatori sin mato a battaglia dagli arboresi e da’ pisani, vide disfat-
dal secolo 2° della chiesa. Tuttavolta quel marmo che te le sue genti, e per peggior disgrazia cadeva in poter
da alcuno potrebbesi riputare monumento dell’erezio- de’ vincitori. Lotto non restava insensibile alla sventu-
ne dell’altare, sarà da chi meglio intenda stimato com- ra del fratello, e dava in redenzione del medesimo Vil-
memorativo della fondazione di un’altra chiesa, e per laiglesias, e tutte le altre castella e terre del suo domi-
questo solo apposto poi alle spalle dell’altare, perché nio. Morivano poco dopo i due fratelli e lasciavano i
non andasse perduto; già che di un’ara che si erigga pisani sicuri possessori di tutta la Maurellia.
non si è usato mai dire che fu fondata, bensì che fu I pisani divenuti padroni della provincia sulcitana
consecrata; e d’altronde chi vorrà riferire questa memo- smantellavano le rocche di Iglesias e di Domus-no-
ria alla sacra mensa, cui è aderente, se l’edificazione del vas, e afforzavano le altre castella e le terre minori.
tempio, nel cui santuario sorge l’altare, è di 69 anni po- In questo tempo o si riaprirono le miniere eccle-
steriore alla fondazione che ricordasi in quella lapide? siensi, o si travagliò con più calore a scavare il piom-
Pertanto niente badando a quell’iscrizione, né al- bo argentifero, a separare uno dall’altro i due metal-
l’altra in cui ricordasi l’erezione della chiesa cattedra- li, e a coniar monete. Mi è più probabile il secondo,
le, per istabilire circa qual tempo il vescovo sulcitano e forse fin dal tempo in cui Villaiglesias fu tolta al
venisse in Tratalìas, ricercherò piuttosto nella storia giudice di Cagliari eravi dal comune stabilita l’offici-
quel tempo le cui condizioni siano state tali da aver na delle monete. Da questo veniva al luogo il nome
comandata la traslocazione. Ma furono queste in al- di Argentaria che trovasi in alcune iscrizioni.
tra epoca che in quella infelicissima, quando la città Fortificazioni d’Iglesias. I pisani si persuadevano
di Sulci fu presa e posseduta da’ saraceni? Venne poi finalmente intorno al 1322, che l’impresa degli ara-
un giorno di vittoria, e di emancipazione, Sulci fu gonesi, la quale da tanto tempo vociferavasi, era im-
sgombrata dai barbari: ma è probabilissimo che i ve- minente; e per tanto accorgendosi che il luogo sul
scovi persistessero nel soggiorno del loro rifugio per quale primamente cadrebbe l’impeto della guerra sa-
essere questo un sito centrale a tutta la diocesi, e più rebbe la regione sulcitana, come ovvia a’ medesimi, e
comodo all’esercizio del loro ministero. comoda per il porto, deliberarono di fortificare Iglesias
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tanto che potesse reggere agli assalti d’un esercito as- aggravata da egual malore. Le forze aragonesi anda-
sediatore. van giornalmente scemando per le armi e per le ma-
L’Alèo fa fede della tradizione vigente ai suoi gior- lattie, e scemaron tanto, che fu necessità di spedir
ni che le mura e le torri fossero costrutte in soli otto dalla Catalogna altri armati.
mesi. Le torri erano 20, e intorno alle mura fu aper- Gli assediati patirono essi pure le malattie, e an-
to un fosso e formato uno steccato. che per la inedia. La fame giunse a tanto che si man-
Fiorivano in questo tempo, ed erano nemici al go- giavano i cadaveri degli animali morti per malore.
verno de’ pisani, Aldobrando De-Serra e Comita de Furon mandati fuor delle mura i vecchi, le donne, e
Asena, che il giudice d’Ugone di Arborea qualificava i fanciulli; ma i miseri non si lasciaron oltrepassare e
uomini nobili, de’ migliori e più potenti delle pro- non si vollero prigionieri; e dovean retrocedere e ri-
vincie sulcitane, e che aveva suoi caldissimi partigia- entrare nella città.
ni. Essi si accostarono con lui agli aragonesi e contri- Stanco l’Infante di dover attendere che la fame
buirono molto alla felicità dell’impresa. aprissegli le porte deliberavasi ad un assalto di esito
Restò pur memoria di maestro Riccardo fisico certissimo, e facea fabbricar torri di legno con ponti:
medico, e de’ nobili uomini Bernardo Giudeo e Na- tuttavolta languendo i primarii suoi cavalieri nell’ardo-
do suo fratello, i quali da’ pisani furon scacciati fuor re delle febbri, e per la violenza delle perniciose, dovea
delle mura, e da Ugone mandati al re per informarlo prolungare nell’ingratissimo indugio. A tanti dispiaceri
della condizione delle cose. si aggiunse il dolore per la morte del castellano di Am-
I pisani irritatissimi contro il giudice d’Arborea posta trafitto da un giavellotto nemico nella faccia.
per la sua alleanza con gli aragonesi spedivano spesso Gli assediati confermavansi nella resistenza per la
da Iglesias alcune schiere per vessare i suoi vassalli. speranza di essere da un giorno all’altro soccorsi dalla
Invasione degli aragonesi sotto la condotta dell’In- repubblica. Ma niente a essi giovò la prima spedizione
fante Don Alfonso. Nell’anno 1323 addì 13 giugno fatta in sulla fine del dicembre, se nocque agli arago-
veniva nelle acque del golfo sulcitano il navilio ara- nesi. La flotta pisana dopo avere sbarcate alcune genti
gonese per la conquista della Sardegna. Componeva- d’arme in Terranova erasi volta al porto Canelles so-
si di 60 galee, di 24 grosse cocche e di una quantità pra il navilio nemico, e arrivando improvvisamente
così grande di legni minori che numeravansi in tutta prese molte navi e bruciò tutte le munizioni.
la flotta 500 legni. Il giudice d’Arborea corse subito Ne’ primi del gennajo 1324 gli assediati fecero pro-
con molti notabili dell’isola a far riverenza all’Infan- messa all’Infante che se in qua dal 13 febbrajo non fos-
te, e procurò nel consiglio che si tenne in Palmas so- sero soccorsi si renderebbero. Ma non poterono aspet-
pra le prime azioni della guerra, che questa si aprisse tar tanto, mancati affatto i viveri, e aprivan le porte
contro la fortezza d’Iglesias. sette giorni prima della promessa, quando la flotta pisa-
Si sbarcava tutto l’esercito e si mandava esplorato- na contrariata dalle tempeste non era ancora potuta
re con 300 cavalli uno de’ più valorosi capitani. uscire dal porto Longone dell’Elba.
Addì 28 giugno Iglesias fu cinta dagli aragonesi, e L’Infante posava 7 giorni in Iglesias, vi lasciava la
l’Infante con i suoi cavalieri e la sua corte si pose moglie con 200 cavalli, e quindi si movea sopra Sili-
presso la chiesa di s. Maria di Valverde. qua per poi procedere all’espugnazione di Cagliari,
Addì 3 luglio veniva nel campo con le sue genti e al- la quale sperava ottener in breve con le genti d’arme
cune compagnie di cavalli il giudice di Oristano, e po- che dovea portargli un’altra flotta.
nea le sue tende alla parte d’oriente. Ugone con una Si aprirono nel tempo dell’assedio intorno a Igle-
reale liberalità somministrava all’esercito le vettovaglie. sias circa 12 mila sepolcri per altrettanti uomini del-
In Iglesias erano capitani di masnada Vico di Ros- l’esercito aragonese, parte spenti dal morbo, parte
selmoni e Giacomo di Settimo con mille uomini d’ar- dalle arme nemiche. Tra questi erano i più distinti
me compresi ducento cinquanta cavalli. Gli abitanti cavalieri.
del luogo erano 600. La principessa sposa di D. Alfonso, mentre egli
Non ostante che così pochi fossero i difensori della indugiava nell’assedio di Cagliari, partissi da Iglesias
rocca, le genti aragonesi ritiraronsi malconcie dal pri- e andò a stare nel castello di Monreale in vicinanza
mo assalto che tentarono. Si venne poi a un secondo di Sardara.
cimento, e questo pure essendo stato poco felice, l’In- L’anno 1325 incominciavasi a edificare in Iglesias il
fante non volle esporre ad altri conflitti e pericoli le castello reale detto da alcuni Salvaterra, da altri castel
sue schiere, e pensò ridurre agli estremi la guarnigione di san Guantino, essendo governator generale del re-
pisana, impedendo che entrasse nella piazza alcun sus- gno D. Berengario Carroz, e non ancora ritornato in
sidio di vettovaglie, e privandola pur delle acque che Aragona dalla fortunata spedizione l’infante D. Alfon-
scorreano nella medesima per doccie esteriori. so, come leggiamo sull’architrave della sua porta. – IN
In questo riposo essendo venuta la stagione quan- NOMINE DOMINI IESV CHRISTI, ANNO INCARNATIONIS
do nei luoghi bassi e sparsi di pantani l’aria fassi insa- EIVSDEM M. CCC. XXV. INDICT. IV PRID. KAL. MARTII
lubre per li morbiferi effluvii, de’ quali si contamina, INCOEPTVM EST CASTELLVM CASTRI REGALIS REGNAN-
cominciò l’esercito aragonese a essere desolato da ma- TE IN SARDINIA FELICISSIMO PRINCIPE DOMINO JACO-
lattie mortali. L’Infante istesso addì 21 settembre in- BO ARAGONVM REGE EXISTENTE CVM GRANDIBVS PRO-
fermava, ed ebbe il dolore di vedere la sua consorte STRATORE SERENISSIMO DOMINO INFANTE ALFONSO
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IPSIVS PRIMOGENITO, GVBERNATORE EXISTENTE IN questa città con le terre del Sulcis sotto la sua obbe-
SARDINIA NOBILI VIRO BERENGARIO CARROZ, EXISTEN- dienza. Non è da dubitarsi che anche il castello cadesse
TE COMMVNITATIS CAPITANEO . . . . . . . . . . . . . . . . . in potere degli arboresi.
L’area di questo castello, e più determinatamente la Nell’anno 1370 Iglesias era ancora in potere del
piazza d’arme, si rassomiglia a un quadrato di metri giudice d’Arborea. Nella patente, che il Re dava a
quadrati 1764, a’ quali si dovrebbe aggiungere la su- Bernardo Moraguer di maestro della zecca d’Iglesias,
perficie delle caserme che sono al lato di ponente e di si significa chiaramente che essa avrebbe allora il suo
mezzogiorno, e poteano aver contenuto non piccol effetto, quando la città fosse di viva forza ritolta a
numero di guerrieri. La sua porta aprivasi nel lato in- Mariano; e da questo cenno dell’officina monetaria
contro al settentrione; il fosso slargavasi a’ metri 17, e si può giustamente dedurre che gli aragonesi conti-
al margine del fosso era un antemurale, e la porta rea- nuarono la coltivazione delle miniere, e la moneta-
le difesa da una torre. Molte parti delle mura sono an- zione, che vi avevano esercitata i pisani.
cora sussistenti, e fanno intendere quanta fosse la for- Quando dopo la morte di Ugone, e la sottomessio-
tezza del luogo. In esse vedesi ancora lo stemma de’ re ne degli arboresi, Leonora guerreggiò contro gli ara-
di Aragona. All’angolo interno dalla parte di libeccio è gonesi, ripigliavasi con molte altre terre regie anche
una chiesetta o cappella che si denomina di s. Apollo- Iglesias, e non la restituiva prima della pace del 1388.
nia, e che forse in altri tempi era dedicata a s. Guanti- In quest’anno il Re la muniva gagliardamente di
no o Costantino regolo sardo, e non lungi da essa il soldatesca.
gran cisternone. I sotterranei sono ignoti, e forse non Nel 1391 rottasi un’altra volta la guerra tra gli ar-
si sa neppure donde vi si possa discendere. Questa boresi e aragonesi, questi rinforzarono la città e il ca-
rocca è situata sopra la collina che sorge a levante del- stello d’Iglesias d’un valido presidio. Non pertanto
la città, comunica con la medesima per una porta, e la Leonora occupava l’uno e l’altra.
domina dall’alto. Nel 1392 il Re non essendo potuto venire in per-
Nell’anno 1330 i Doria con i ghibellini di Geno- sona a combatter la giudicessa, siccome avea delibera-
va corsero sulle terre signoreggiate dagli aragonesi, e to, mandò altre genti d’arme, e facea rinforzare il ca-
infestarono i littorali sulcitani; ma il capitano d’Igle- stello di Acqua-fredda, al quale i nemici erano entrati.
sias turbò i disegni de’ nemici, e rese vani i loro sfor- Nell’anno 1409 dopo la vittoria riportata da D.
zi. Iglesias era in quei tempi considerata come la ter- Martino re di Sicilia su gli arboresi e narbonesi, Gio-
za città del regno, non compresa però la capitale vanni Dessena capitano sardo, e partigiano degli stra-
dell’Arborea, dove erano raccolti gli uomini princi- nieri, riconquistava al Re Iglesias e il suo castello.
pali e più potenti di quella gran provincia. Nell’anno 1422 Raimondo Zatrillas III assediava
Nell’anno 1354 Mariano di Arborea dichiaratosi con ischiere condotte a sue spese la città d’Iglesias, e
nemico agli aragonesi concitava i popoli sardi alla ri- l’assoggettava alla ubbidienza del Re. Di questo fatto
bellione. Gli ecclesiensi non esitarono nel partito, restò memoria nelle carte della di lui famiglia, e si
aderirono al principe nazionale e accolsero le sue può credere che la spedizione fosse comandata per
genti nella città; ma non poterono render facile alle qualche sollevazione dei cittadini contro il governo.
medesime la espugnazione della rocca presidiata dagli Nell’anno 1449 Alfonso IV premuto dalla neces-
stranieri. Il re D. Pietro che conoscea quanto Maria- sità dello Stato, vendea la città d’Iglesias a D. Leono-
no far potea a danno della sua autorità pubblicò di ra Manrique contessa di Chirra in prezzo di 7750 li-
partire con l’esercito contro gli insorgenti; e ad af- re sarde. I cittadini furono scontentissimi; per essere
frettarsi alla partenza fu stimolato dalla novella della stati venduti, deliberarono di redimersi dal vil vassal-
occupazione d’Iglesias. laggio, del quale molto si adontavano, raccolsero la
Nell’anno seguente 1356 essendosi concertata la pa- somma necessaria, e per Andrea Moncada loro sin-
ce tra il Re e Mariano, Iglesias ritornò sotto l’ubbi- daco restituirono alla contessa il prezzo, che essa
dienza del Sovrano e fu fornita d’una forte guarnigio- avea pagato. Pertanto fu la città nuovamente incame-
ne. I fautori di Mariano che avevano esortato il popolo rata, e scritto questo patto, che il Re non la potrebbe
a sottrarsi all’impero del Re, erano già stati condannati più alienare, coll’altre condizioni, che si contengono
e privati de’ beni; non pertanto dopo la pace cancella- nella scrittura segnata addì 8 febbrajo dell’anno 1450,
vasi in Cagliari dal Sovrano quella sentenza, e con e conservata nell’archivio della detta città. Da quel
pubblica ordinazione del 1° febbrajo si perdonavano i tempo, in memoria di questa irrevocabile unione di
delitti commessi nel tempo della ribellione e si restitui- Iglesias alla corona, il corpo decurionale prese per
vano i beni confiscati: quindi a cattivarsi l’amore degli sua insegna lo scudo con le sbarre, e si aggiunse in
ecclesiensi e a stringerli co’ benefizi alla sua parte con- cima allo scudo una massa cilindrica d’oro per ram-
fermava ed ampliava i diritti e le franchezze, e dava va- mentare ai posteri il prezzo della loro redenzione
rie provvidenze per popolare e restaurare la città, e per dall’abborrita servitù feudale.
migliorare la coltivazione delle miniere. Nel 1470 gli arboresi venuti un’altra volta in guer-
La pace patteggiata nel campo d’Alghero tra il re ra con gli aragonesi, e vincitori de’ medesimi nella
Pietro e il giudice Mariano non durò gran tempo. battaglia di Uras, commovono tutti i sardi alla ribel-
Nell’anno 1365 Mariano riprese le armi, e non ostante lione, ed avvivando l’odio sopito ne’ cuori contro gli
le precauzioni del Re riprese, ritolse Iglesias e ritenne oppressori de’ popoli, tentano di riunire gli animi a
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rivendicare la libertà, e restituire l’antica nazionalità. mettea i tonni sardi in primo luogo per la bontà, in-
Nell’anno 1475 Iglesias era un’altra volta arborese, ma sieme con i pescati nelle coste di Spagna.
quando il marchese di Oristano fu disfatto dalle trup- Filippo II considerò la proposta del Porta, e inten-
pe regie presso Macomer, i suoi cittadini dovettero dendo l’utile che dallo stabilimento delle tonnare po-
nuovamente sottomettersi alla legge dello straniero. tea venire all’erario ed a’ regnicoli, deliberò di stabilir-
Nell’anno 1503 con bolla di Giulio II la sede sul- le dove speravasi da’ pratici una copiosa pescagione.
citana, che da più secoli tenevasi nella terra di Trata- Questa deliberazione fu utile per un altro rispetto.
lìas, si trasferiva in Iglesias, e la sua chiesa parroc- Imperocché videsi la necessità di assicurare contro le
chiale onoravasi del titolo di cattedrale. incursioni africane le genti che anderebbero a trava-
Nell’anno 1505 lo stesso Pontefice a istanza dei re gliare nella pesca, e di edificare sopra i seni, ne’ quali
cattolici D. Ferdinando e D. Isabella fece grazia a si avrebbero a radunare torri ben armate. Queste che
Giovanni Pilares vescovo d’Iglesias della futura suc- nella stagione del passaggio de’ tonni proteggerebbero
cessione all’arcivescovo di Cagliari, come consta da i tonnarioti, poi nel resto dell’anno vieterebbero con
una carta dello stesso Re, data in Segovia addì 25 l’artiglieria a’ barbari di salire sopra i lidi, di correre
settembre. Questa grazia ebbe effetto per la rinunzia contro i coloni e i pastori, e di piombare improvvisi
dell’arcivescovo D. Pietro Pilares di lui zio; e con sopra i paesi. Mentre dal Governo provvedeasi ai mezzi
breve di Leone X, del 13 gennajo 1813 [recte 1315], con cui eseguire le proposte fortificazioni, si stabilivano
D. Giovanni era esaltato all’arcivescovado di Cagliari: sei tonnare, tre sul mare occidentale, in Portoscuso,
di che resta testimonianza nella lettera del cardinal Portopaglia e Pittinuri, e altre tre sul mare settentriona-
vice-cancelliere addì 9 gennajo 1814 [recte 1514], e le presso le saline di Sassari, in Calagostina sotto il Ca-
di D. Ferdinando addì 18 febbrajo dello stesso anno. stell’aragonese, e nel golfo di Vignola. In seguito co-
Nell’anno 1543, essendo frequenti le incursioni minciossi la pesca in altri punti; sul mar di ponente
de’ barbari d’Africa, e spesso la flotta turchesca ma- nell’Isola piana, nel seno di Flumentorgiu, in Funta-
reggiando ne’ mari sardi, gli ecclesiensi nel parla- namari, in Portopino, in Calavinagra, in Calasapone,
mento del Cardona supplicarono che si decretasse la e poi in Porticciuolo, e Calagalera, dove però si cessò
riparazione delle mura, perché dentro le medesime pel pochissimo frutto, assai minore delle spese; sul ma-
fossero sicuri dalle sorprese degli infedeli. re settentrionale presso il Trabuccato nell’isola dell’A-
I sulcitani intorno a questi tempi pochissimo ba- sinara, dove pur si cessava dopo la seconda esperienza
davano all’agricoltura, quasi esclusivamente dedicati poco felice, e in Perdas de fogu, dove non molto dopo
alla pastorizia. Il che deducesi dalla necessità nella cessavasi pure in favore della vicina tonnara delle Sali-
quale erano di comprare il frumento dagli altri paesi. ne. Si desisteva ancora dalla pesca nel capo Carbona-
Qui è da osservare la gran difficoltà che essi pati- ra, e non per molti anni si calarono le reti presso l’iso-
vano in questo per la contraddizione e de’ consoli di letta di s. Macario nel golfo di Cagliari a prendere i
Cagliari e de’ baroni de’ paesi, della quale essi si eb- tonni retrogradi.
bero a dolere nel suindicato parlamento. In quei tem- Nell’anno 1570 quando nel parlamento del vice-re
pi Iglesias non avea il dritto del monopolio, che per D. Giovanni Coloma si fece il censimento della nazio-
privilegio sovrano godean Cagliari, Sassari, Alghero ne, non si numerarono in Iglesias, come contribuenti
ecc., alle quali città si dovean portare tutte le derrate al donativo, che soli 377 fuochi, ne’ quali si possono
dalle ville contenute nel rispettivo distretto; e i baro- calcolare anime 1800 in circa. Se a queste aggiungansi
ni spiegando un’autorità tirannica metteano proibi- gli individui delle famiglie povere risulterà assai prossi-
zioni perché i loro vassalli non commerciassero con ma al vero una totale popolazione di anime 2300.
genti di altre giurisdizioni. Si può considerare la Nell’anno 1584, mentre in Cagliari teneasi il parla-
condizione de’ villici e non compiangerli soggiogati mento, gli ecclesiensi domandarono per il loro rappre-
ad una gravissima e vilissima schiavitù? sentante la restaurazione delle mura. Allora erano in-
Nell’anno 1554 Dragutte, famoso corsaro, infe- quieti nel timore di un qualche improvviso violento
stava le regioni littorane della Sardegna, dove deva- assalto, avendo saputo i barbari disposti a farlo; e sa-
stava e incendiava i campi e i borghi, traendo al ser- pendo che ove le loro minaccie avessero effetto, Igle-
vigio nelle terre barbariche quante persone potea sias non poteva confidare che nelle proprie forze in
sorprendere nelle inopinate invasioni. tanta distanza quanta intercorrea da’ luoghi popolosi.
Intorno a questi tempi Pietro Porta osservava il E siccome erasi preveduto il caso che contro tutti gli
passaggio de’ tonni lungo le coste boreali e occidentali sforzi potessero i nemici superare le mura o abbattere
della Sardegna, e ne rendea consapevole il Governo le porte, però supplicavano che dalla somma destinata
perché ne traesse profitto e istituisse tonnare ne’ punti per le riparazioni un’altra porzione fosse assegnata a ri-
più comodi. Ne’ tempi antichi questo passaggio era staurare e fornire di viveri il castello, nel quale i vinti si
stato riconosciuto, e si faceva la pesca, e il tonno sardo potessero salvare le persone e le masserizie, e continua-
era più pregiato di quello che si prendeva in altri ma- re la resistenza sino all’arrivo delle milizie nazionali.
ri. L’egregio sardo scrittore Gianpaolo Nurra nella sua La popolazione d’Iglesias in questi tempi d’agita-
dissertazione: De varia lectione adagii, Tinctura Sardi- zione e di pericolo faceasi ogni dì maggiore, come si
niaca, Fir. 1708 – raguna in prova di ciò molte auto- disse nel parlamento dal sindaco: ma si intenderà bene
rità, e quella di Galeno, maggior d’ogni altra, che che l’incremento non era per la moltiplicazione degli
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individui delle famiglie cittadine, piuttosto per la ag- Nell’anno 1615 addì 18 marzo nell’isola sulcitana
gregazione di quelle che fuggivano timide di cadere fu fatta l’invenzione delle sacre reliquie del martire s.
nelle mani de’ barbari, ove restassero nelle terre aperte. Antioco, morto nell’esilio sotto l’impero di Adriano
Questa spiegazione dimostrasi vera da alcune pa- (13 novembre del 125). Don Francesco d’Esquivel ar-
role dello stesso sindaco che lamentava abbandonati civescovo primate e vescovo di Iglesias, per lo cui zelo
e incolti i più fruttiferi terreni della marina, già che i scoprivasi in Cagliari nella antica chiesa di s. Saturni-
miseri coloni e i pastori, mentre o lavoravano o go- no il deposito de’ martiri e santi delle prime età del
vernavano le greggie, sorpresi dalle masnade de’ bar- cristianesimo, potea per mezzo del suo vicario genera-
bari perdeano la libertà e trasportati nell’Africa ven- le d’Iglesias ritrovare nella catacomba dell’antica Sulci
devansi al servaggio. il corpo di questo veneratissimo martire. Affrettatosi
Come erano deserte le terre marittime per timore ad adorarlo in quel santo luogo lo trasportava nella
de’ barbari, così erano deserti i porti e i seni. Rare ve- cattedrale d’Iglesias, e qui in faccia al capitolo e al
deansi le navi cristiane mareggiar su quelle acque, e consiglio municipale dettando a un notajo protestava
quelle che vi si dirigeano per prender la rotta di rado di deporlo in quel luogo temporariamente, finché
scampavano dai corsari, che posti all’agguato in s. non si ristabilisse la popolazione nella penisola.
Antioco o in s. Pietro, se avvisavansi della preda, fa- La festa del secondo lunedì di Pasqua che in quel-
cean forza di vele e di remi per raggiungerla e occu- l’anno celebrossi (addì 4 maggio) fu per la moltitudi-
parla. Spesso arrivavano a Iglesias spossate dalla fuga, ne degli accorrenti più che in nessun altro tempo po-
e affamate, alcune compagnie di uomini, ora stranie- polatissima. Vi si numerarono cavalli 4125, e i più
ri, or compaesani, e piangenti si raccomandavano alla delle primarie e più distinte persone del regno, 3000
pubblica carità. Erano marinari e passeggieri, che carri coperti che dicono traccas, 4000 carri scoperti,
proseguiti da’ legni barbarici volsero la prora al litto- montati da numerose famiglie, 150 barche pescarec-
rale, e abbandonando la nave e le merci agli avidi cie, e un infinito numero di persone pedestri, di pelle-
avean con la fuga provveduto alla propria salvezza e grini e penitenti. L’Alèo notò il totale di 32 mila indi-
libertà. Così era vessata la popolazione sarda dalle vidui; ma se si riguardi la gran religione de’ sardi verso
masnade africane in queste regioni e nelle altre: così i il santissimo martire, e il fervore a cui fu accresciuta
miseri navigatori perduto il frutto delle gravi fatiche dalla recente invenzione delle sue ossa e ceneri vorrassi
cadeano nella indigenza, mentre il popol dominatore certamente stimare molto maggiore. Nel giorno della
era nel sommo grado della potenza e tenea sul mare festa si recitarono 800 messe, e restarono 2383 sacer-
la più formidabile delle flotte che siasi mai veduta; doti d’uno ed altro clero senza la consolazione di po-
quella flotta che le tempeste e la potenza degli inglesi ter celebrare. Si comunicarono dodici mila devoti e si
subissarono ne’ gorghi voracissimi dell’oceano. raccolsero in limosina per l’opera della chiesa 5800
Indugiandosi a fortificare quei punti, dove gli afri- reali. La solita fiera fu ricchissima, e la copia de’ viveri
cani solean approdare a danno de’ sulcitani, accadeva, in una maravigliosa abbondanza per quanto avean
che continuando i mali già proposti, continuasse pure provveduto pastori, cacciatori e pescatori.
la necessità di mandare tante squadriglie di armati, Sebbene in questa penisola da alcuni secoli man-
quanti erano i seni cogniti a’ barbari, e di tenere al- casse affatto il popolo, parte rapito in servitù e parte
trettante linee d’uomini sino alla città per trasmetter rifuggitosi nel vicino continente dal pericolo, non
l’annunzio della apparizione de’ nemici e invocare la pertanto sussistette sempre la chiesa e stettero intorno
cooperazione di altre genti. Tutti quelli che sapean ad essa circa 300 case, dove nelle tre feste solite cele-
maneggiar le armi dovean, quando veniva la loro vol- brarsi da tempo immemoriale si ricoveravano le genti
ta, abbandonar la famiglia, e con i propri mezzi anda- devote e quanti dalle regioni più lontane della Sarde-
re a’ luoghi di guardia, e restarvi il solito tempo. L’in- gna avean fatto voto di questa peregrinazione. Ed è da
tervallo da una spedizione all’altra era assai breve in notare che usando in questo luogo deserto gli infedeli
tanta scarsezza d’uomini e in tanta lunghezza della li- dell’Africa non osavano profanare il tempio cristiano;
nea di difesa. Comandava questi servigi il capitano or- per lo contrario mostravano un gran rispetto pel san-
dinario, e se nell’imminenza degli infedeli era necessi- to e pel suo santuario. Ragione di questa condotta
tà d’un valido rinforzo li comandava il capitano di proponevasi da essi a’ cristiani maravigliati la funesta
guerra; onde che spesso dovean ritornare in campagna esperienza di quelli che erano stati men rispettosi, i
ai patimenti ed a’ pericoli quelli che non si erano an- quali appena partiti ebbero a patire grandi travagli e a
cora riposati, lasciar solitari i vecchi genitori, dolenti incorrere in disgrazie gravissime.
le spose e i figli, trascurare le arti, e intermettere le La festa di primavera, che poi celebrossi nel 1128
operazioni agrarie. A movere il Governo alla edifica- [recte 1628], fu stimata molto più splendida e celebre.
zione delle torri furono da’ sindaci rappresentate in Vi andava il viceré D. Girolamo di Pimentel marchese
parlamento queste gravezze; e intanto a scemarle si di Vayona, e conducea con sé tutte le cavallerie del re-
domandava che solo in caso di bisogno i poveri fosse- gno, ad eccezione di quelle schiere che erano allora in
ro comandati a quelle spedizioni col consenso de’ fazione sopra tutte le marine vegliando a respingere
consoli del comune, e che ai difensori a’ quali non si gl’infedeli. Si fece la rassegna in sulla sponda del conti-
dava alcun stipendio, si dessero almeno le munizioni nente sardo presso l’istmo, e si numerarono otto mila
di guerra per combattere gli aggressori. cavalli. I miliziani pedestri erano senza numero, e per
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memoria a’ posteri di questa rassegna dell’esercito na- Canài. Quando veniva il tempo della messe si univa-
zionale si ponea sopra base quadrata una croce di no molti ben armati, e tenendo nel campo gli archi-
pietra e vi si scolpivano le necessarie note. In tanto bugi in fascio con le altre armi, e vicini i cavalli, ma-
concorso uno spazio maggiore di terreno nella pendi- neggiavan la falce. Se lo speculatore dal luogo della
ce e a piè del colle fu coperto di tende, ombreggiato guardia (dicono guardia le punte de’ colli, da’ quali a
da pergole verdeggianti, e furono le allegrezze più ru- gran distanza spaziasi lo sguardo) gridava all’arme,
morose, la fiera più doviziosa. immantinenti gittate le falci cingean la cartucciera,
Dopo la ricognizione del sepolcro del martire essen- traversavano in essa il gran coltello, appendean la scia-
dosi accresciuta a questa penisola la santità, i sardi mal bola, prendean gli archibugi e montando a cavallo
volentieri soffrivano che gl’infedeli potessero andarvi e correan subito addosso agl’infedeli. I quali se non era-
soggiornare. Però quando celebravasi dal Blasco (nel no in gran numero, o se non fossero incitati da un ca-
1621) un parlamento straordinario, gli uomini pii che pitano di gran cuore, rare volte aspettavano di piè fer-
v’intervennero proponevano di fortificare la penisola mo gli arditi assalitori.
di s. Antioco e l’isola di s. Pietro. Ma egli era principal- Nell’anno 1640, morto l’arcivescovo Machin, e
mente in questa che i barbareschi approdavan più so- succeduto Bernardo della Capra, il capitolo e i con-
venti. Il rinnegato e famoso corsaro Estamuth ammi- soli del comune nol vollero riconoscere come pro-
raglio delle galere di Biserta qui con la sua squadra prio vescovo, aprirono litigio in Roma, e questo fu
frequentava a riposarsi o a rispalmare i legni. Era l’isola sostenuto per cinque anni a spese del dott. Giovanni
vestita di boschi annosi di pini ed a quest’ombra egli Serra nativo di Iglesias.
ponea la sua tenda, e ricreavasi con quei diletti grosso- Nell’anno 1642 nelle corti del vice-re Avellano il
lani che sono tanto cari all’epicureismo degli islamiti. procuratore del comune d’Iglesias supplicava che
Quando volea esercitare il corpo andava alla caccia de’ nella sedia sulcitana si ristabilisse il vescovo, massime
conigli e degli uccelli, e perché maggiore fosse il suo che le rendite erano ben sufficienti.
sollazzo togliea dalla vicina Sardegna un gran numero Il decreto sopra i porti supplicati nel precedente
di capre e le lasciava libere in quei grossi pascoli. Alcu- parlamento non avendo avuto effetto, si domandò la
ni sardi che nelle ore nelle quali men si potea temere sua conferma e la esecuzione. Speravano che se po-
di lui e de’ suoi barbari compagni, passarono in quel- tessero vendere i frutti della pastorizia e dell’agraria
l’isola, trovarono la specie in un grandissimo aumento patirebbero i cittadini minore scarsezza di numera-
e sentirono gustosissima la carne de’ capretti. rio, e avrebbero come dar la quota del donativo, e
Nell’anno 1628 addì 14 settembre i barbareschi fornirsi delle cose necessarie.
sbarcati in fondo al golfo di Teulada, si avanzarono Eransi negli anni scorsi le galere di Biserta avvicina-
sopra il paese. Ma essendosi incontrati con gli uomi- te al lido di Funtanamari, e avean mandato le genti
ni di quel paese all’uscita della valle presso s. Isidoro, per depredare il paese ed assalire la città. Il valore de’
o la casa forte che dicono, sperimentaron così forse sulcitani prevalse, e furono respinti i barbari. Non per-
l’ostacolo, che niente valse il numero e la ferocia tanto, prevedendo i cittadini il caso, nel quale fosse-
contro il valore di quei pochi. Finalmente convenne ro imprudentemente colti, supplicavano che fosse
che desistessero e si ritirassero, e inseguiti dovettero eretta in quel punto di sbarco una torre che potesse
abbandonarsi ad una precipitosa fuga. Perivane un vietare l’accesso sul lido agli infedeli, e difendere la
gran numero presso lo stagno del porto e nel mare. tonnara ivi stabilita: e siccome le stesse ragioni mili-
Consimili vittorie furono frequentissime, e se in tavano per il seno di Portoscuso, anche in questo
ciascun anno dovean i sardi dolersi della perdita di luogo fosse edificata una torre.
alcuni parenti e amici, forse che i barbareschi avean È da notare tra gli altri articoli supplicati dal sin-
più frequenti e forti ragioni di angoscia. daco la domanda fatta in favore dei galenieri (scava-
Le più volte scendevano essi sul lido e penetrava- tori della galena), perché a’ medesimi pagando il 5
no nelle terre meno per desio di preda, che per libi- per cento, come pagava l’appaltatore delle miniere
dine di vendetta; e questo loro animo maligno mira- Filippo Duch, fosse lecito di scavare a proprio conto
va più a’ sulcitani che ad altro popolo. il minerale, portarlo in casa, e metterlo liberamente
Nelle corti del 1631-33 aperte dal Vayona e con- nel commercio. Alla qual petizione pare siasi rispo-
chiuse da D. Gaspare Prieto vescovo di Alghero an- sto favorevolmente, già che vediamo negli anni se-
nuendosi alle suppliche del sindaco dagli ecclesiensi si guenti usar gli ecclesiensi di questo dritto così sulla
decretava che la loro città potesse come in altri tempi galena, come su gli altri metalli, che in quella quan-
mandar all’estero le sue derrate da Portoscuso, Porto- tità che volevano, dopo dato all’erario il valore del
paglia, e Funtanamari. Giovò moltissimo questa con- ventesimo dei prodotti, vendevano agli stranieri.
cessione, facendo che l’agricoltura che fin’allora erasi Intorno a questi tempi alcuni mastri di Biscaglia
limitata a una piccola superficie territoriale nel Ciser- presero a coltivare le miniere di ferro che erano nel
ro e nel Sulci si andasse sebbene lentamente disten- territorio d’Iglesias, e produceano un ottimo metal-
dendo. I più coraggiosi presero a dissodare nelle mari- lo. Cessarono i nuovi prodotti quando mancaron
ne sulcitane le terre più feconde, non lungi da’ luoghi per la morte questi operai.
dove gli africani solean approdare, e altri più arditi en- Nell’anno 1648, essendo morto il dott. Serra, che
trarono nella penisola, e gittarono i semi nella valle di difendeva i dritti della chiesa ecclesiense contro le
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pretensioni dell’arcivescovo di Cagliari, avendo il ca- convenisse, una in Portopalmas, pagando le ville vicine
pitolo della medesima trascurato di mandare un altro come erasi fatto quando si fabbricavano quelle di Por-
procuratore alla curia romana, il papa Innocenzo X toscuso e Portopaglia, e un’altra sul monte Sarrài a spe-
univa per sempre alla chiesa cagliaritana il vescovado se del marchese di Palmas e del barone di Teulada.
sulcitano. Pubblicatosi il breve di questa unione, i ca- Nel 1680-81 fu una orribile carestia, alla quale
nonici e i consoli riclamarono: di che dolente l’arcive- susseguì una epidemia così mortale, che generalmen-
scovo a evitare un nuovo litigio, rilasciò le decime fin- te spense più vite che non avea fatto la pestilenza del
ché visse, come fecero i successori sino all’anno 1691. 1652-55.
Circa la metà del secolo XVII le tonnare sarde Nell’anno 1688 proponeasi nelle corti dal sindaco
fruttificavano maravigliosamente all’erario. In questo di Iglesias il doppio male, di cui si lamentavano in
essendo occorso un bisogno, il fisco ne vendeva sei quella città i cittadini, l’usura e il monopolio, e si do-
per un prezzo assai considerevole, dal quale è lecito mandava un modo efficace a estirpar l’uno e l’altro.
argomentare la grandezza del prodotto. Nel 1691 D. Francesco della Valle creato arcive-
Nel 1652 cominciò la pestilenza a infuriare, e scovo di Cagliari non volendo tollerare la immunità
continuò per altri tre anni. Iglesias si mantenne libe- dalle decime che negli anni scorsi avean goduto i sul-
ra dal contagio per tutto il tempo che fu conservata citani per benignità de’ suoi predecessori, aprì litigio
in Cagliari la pubblica sanità, e crederei non tanto in Roma contro i medesimi, e ottenne che fossero
per precauzioni consimili a quelle che furon usate condannati alla soluzione. Ma i sulcitani fermi nella
nella capitale, quanto per la infrequenza solita della loro opinione, non vollero ubbidire né alle esecuto-
comunicazione con gli altri paesi. riali pontificie, né al V. R. che interpose la sua autori-
Nell’anno 1655 la pestilenza parendo ormai estinta tà, e armatisi passarono a una manifesta ribellione, sì
fu tolta la quarantena nel commercio con la capitale, e che per ridurli all’ordine furon necessarie le maniere
furono chiamati al parlamento i membri dei tre sta- coattive. Il V. R. chiamò le cavallerie da varie parti, e
menti. In questi comizii il sindaco d’Iglesias ritornò in fe’ cinger d’assedio la città; mandò da Cagliari le arti-
sulla domanda della restituzione del vescovo sulcitano. glierie, e già erasi in sul punto di accelerare con que-
Non concluso ancora il parlamento sviluppavasi in ste la loro sommessione, quando alcuni personaggi di
Cagliari la pestilenza e cagionava una gran mortalità. molta autorità per impedire i danni che erano per na-
Il V. R. Lemos usciva da Cagliari per sottrarsi al peri- scere a’ cittadini, mossero trattato tra le due parti. I lo-
colo e si ricoverava in Iglesias, dove non erasi disteso il ro uffici furono efficaci, e col consenso dell’arcivescovo
contagio; e quando ritornavano i sindaci del parla- e della città capitolarono che in seguito ogni aratro
mento con le risposte del Re alle proposte petizioni, pagherebbe a titolo di primizia uno starello di misura
egli volle in questa città richiamare tutti gli stamenta- grande, che era doppio del comune, e si darebbe il
rii per conchiudere con le consuete solennità le corti. ventesimo degli altri frutti.
In questo essendosi osservati varii casi di contagio nel- Nell’anno 1728 Iglesias aveva anime 6065, com-
la città il Lemos partissene per mettersi in salvo. La presi i pastori.
mortalità crebbe di giorno in giorno, e quando la ma- 1737. L’isola di s. Pietro fu dal Re conceduta al
lattia declinò e venne alla sua fine la città era vuota de’ marchese della Guardia D. Bernardino Genoves in
due terzi della sua popolazione. dominio feudale col titolo e colla dignità di duca, e
Dalla stessa pestilenza fu prima d’Iglesias così sce- si convenne che egli sopporterebbe le spese maggiori
mata quella di Teulada, che nel censimento delle dello stabilimento dei tabarchini nella medesima, ed
dette corti non vi si numerarono più di 15 fuochi. erigerebbe colà una bastita ed una torre per difende-
Nell’anno 1671 si pativa una gran carestia. re i nuovi coloni dalle invasioni degli africani; il Re
Nell’anno 1678 la popolazione di Iglesias per assumerebbe l’obbligo di trasportare ivi i nuovi po-
confluenza di molte persone da altri luoghi erasi di polatori e di difenderli: e la colonia sarebbe appellata
tanto accresciuta, che il sindaco del comune nelle Carloforte dal nome del monarca fondatore.
corti allora celebrate la poté vantare come la terza Nell’anno 1738 traghettavansi da Tabarca a Ca-
delle maggiori città. Volendosi una maggior facilità gliari tutti coloro che vollero seguire Giovanni Ta-
nel commercio esterno e interno domandavasi che il gliafico, e si accoglievano amorevolmente da ogni
porto di Palmas si tenesse aperto e libero, che per la ordine di persone. Il novello Duca si mostrò signore
festa di primavera per s. Antioco si permettesse la liberalissimo, sopravanzando i suoi obblighi, il Re
fiera nella penisola e nella città, e fosse lecito a tutti arricchiva di doni la loro parrocchia, e non pochi de’
di vender quel che volessero. primari cittadini di Cagliari largheggiarono verso es-
Allontanatisi i barbari da Portoscuso e Portopaglia si con grand’animo.
dopo edificate le torri ne’ due siti, erano allora più fre- Questa colonia in meno d’un anno numerava già
quenti nelle spiaggie del Portopalmas, e successive sino 700 abitanti; si ergevano le mura del novello forte for-
a Teulada, e molti miseri erano colti e portati via dalle nito di grosse artiglierie e difeso dalle soldatesche colà
marine di Villarius, Sarrài e Arrèsi. Pertanto ad assicu- inviate, e le galere del Re cominciarono a mareggiare
rare quelle maremme così come erano i lidi di Porto- incrociando in quei paraggi. Il V. R. andava a visitare
scuso e Portopaglia si domandò dal sindaco d’Iglesias la novella colonia raccolta ancora in gran parte sotto
si costruissero e armassero torri ne’ punti ne’ quali le tende, e affrettava la edificazione delle case.
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Nell’anno 1741 i corsari tunisini avendo disertato quei popoli, affrettossi ei pure agli accampamenti non
con una improvvisa scorreria l’isola di Tabarca, molti per trattar le armi, ma per mantener viva la fiamma di
tabarchini dimoranti nel dominio della reggenza quegli animi, e più infervorarli se mai si venisse a bat-
vennero a unirsi a’ loro fratelli di Carloforte. taglia coi nemici, siccome egli dicea, del Re e di Dio.
Nell’anno 1750 Carlo Emanuele commiserando Vedutasi dal Governo l’impossibilità di difendere
quegli infelici di Tabarca che gemeano nella schiavitù s. Antioco e Carloforte, fu mandato un commessario
africana, dimenticati dai loro connazionali (i genove- per ritirare da questa piazza la guarnigione di circa
si), pensò a redimerli e aggregarli a incremento della 100 uomini con i cannoni e le munizioni da guerra;
colonia carolina. Il capitan Porcile fu mandato a trat- e da s. Antioco il bestiame, i grani, e quelle persone
tare col Bey del prezzo del riscatto; di quelli ne redi- che si volessero sottrarre a’ vincitori.
meva 121, e liberi e benedicenti alla pietà del magna- Addì 7 gennajo giunse in Carloforte il commessa-
nimo Re, che li aveva riguardati nella loro miseria, li rio, e travagliò con tutta sollecitudine a eseguire gli
trasportava nel suolo della nuova patria, dove poco ordini. Nella mattina del dì seguente si traghettavano
prima per sua persuasione eran da Tunisi passati a sta- nella Sardegna i soldati comandati dal cavaliere De-
bilirsi altri 50 uomini della stessa nazione. Nobili; ma non si poteano trasportare le altre cose
Nell’anno 1751 Iglesias aveva anime 6066. per il timore che si ebbe di due fregate nemiche che
Anno 1754. Costantino Stefanopoli ed Elia Cassa- veleggiavano con buon vento verso il porto. Il De-
ra procuratori de’ greci rimasti nella Corsica dopo la Nobili, corso di nazione, ma da giovine al servigio
partenza della colonia di Montresta fecero proposte dello stato sardo, diede una bella prova di devozione
per popolare con 600 anime la penisola sulcitana det- rigettando le promesse fattegli dai francesi per ceder
ta di s. Antioco. Indarno dal Governo si ponea molto loro la piazza. Se non poté aver la gloria di difendere
studio nell’accordare tutte le condizioni ed i favori il suo posto con i valorosi, cui comandava, poté di-
domandati per li nuovi popolatori, perché sorgeva in mostrare il suo valore in campo più vasto, fulminan-
primo luogo a difficoltare il disegno la pretesa di spe- do dai baluardi della capitale le navi nemiche.
ciale dominio dell’arcivescovo di Cagliari su quella pe- Arrivaron due ore dopo le due fregate e una si pose
nisola, e poi la mala fede di quei due procuratori che incontro al forte di s. Vittorio, l’altra incontro alla
tergiversando sotto varii pretesti erano più intenti a piazza e intimarono la resa. Gli abitanti non fecero al-
migliorare i termini del contratto a loro pro che ad cuna opposizione, anzi con tutto amore accolsero i
eseguire i patti. Acconsentì poscia l’arcivescovo ad una francesi. I quali non vedendo volentieri la statua regia
concordia per cui rimase al Re la giurisdizione, ed il del fondatore della colonia, la traevano già dall’alto
dominio utile fu ceduto alla religione de’ ss. Maurizio piedestallo e nel suo luogo innalzavano l’albero della
e Lazzaro per l’erezione d’una commenda. La conven- libertà. I carolini niente allora partecipavano dello spi-
zione è del 21 marzo 1758, approvata dal Papa con rito sardo, e si mostrarono poco grati alla Casa di Sa-
bolla 16 settembre 1759. Vedi Manno, Storia di Sar- voja, che li aveva redenti e accettati tra’ sudditi.
degna, sotto l’anno 1754. Intanto si radunava nel golfo Palmas la flotta, che
Nel 1756 Salvatore Vela maltese propose al Go- dovea battere la capitale, e già vi si trovavano più di
verno di trasportare varie famiglie sue paesane nella 18 legni da guerra tra vascelli e fregate.
regione chiamata Oridda: fu secondato dal Gover- I francesi volendo inaugurar l’impresa con la occu-
no, ma per la ristretta fortuna non potea rispondere pazione di s. Antioco (addì 14), si avvicinarono all’ist-
all’impegno. mo presso Ponte-grande su due fregate. Presentavasi
Nel 1771 venne un nuovo numero d’isolani da Ta- un uffiziale al cavaliere Camurati capitano de’ dragoni,
barca, i quali animati dall’esempio dei loro compagni intimavagli di render dentro un’ora la piazza, e ritira-
che già da molti anni aveano quieta e fortunata stanza vasi dopo aver consentito un’altr’ora. Non per anco
in Carloforte occupavano nella penisola sulcitana, scorsa la metà del tempo il Camurati, che affrettava al-
detta di s. Antioco, il luogo di Calaseta assegnato per la partenza quelli che volean rifugiarsi in Sardegna, vi-
loro seggio. de ritornato il parlamentario, si accorse delle sue ma-
Nel 1792 i primi a veder i francesi furono i sulci- niere insidiose, e avvisato che i nemici sbarcavano
tani. Addì 31 dicembre due fregate gittarono l’anco- sopra varii punti, e si affrettavano per chiudergli la riti-
ra nel golfo Palmas tra Porto-Cannisone, Malladroja rata, non si possa contenere di non rinfacciare al fran-
e Cala-francese, e un’altra fregata con una cannonie- cese la sua mala fede, e presolo fra’ suoi soldati lo traea
ra andava a porsi non lungi dallo stagno Pruìnis per seco in là de’ ponti al campo sulcitano.
dominare il Ponte-manno. Addì 17 accadeva nell’isoletta Perdamanàgus un
Nel 1793 il Governo avvisato della comparsa de’ glorioso fatto. Un grosso distaccamento francese del
nemici nel golfo Palmas spediva immantinente il ba- reggimento Marina vecchia marciando avanti giungea
ron De la Rochette con una compagnia di dragoni nel detto luogo in poca distanza dal lido della Sarde-
per chiamare all’arme i popoli sulcitani, e radunarli in gna, dove allora raccoglievano delle erbe alcune don-
un campo presso il ponte di s. Catterina. I valorosi ri- ne di quelle che nel campo lavoravano nel panificio e
sposero alla voce di guerra, e lasciate le madri e le spo- nella cucina. Accortesi esse della presenza dei francesi,
se, corsero precipitosamente incontro al nemico. Il P. siccome le sulcitane sono timide di natura e avean
Arrius frate conventuale, uomo molto venerato fra grand’orrore de’ francesi per tutte le storie che udivano
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sopra i medesimi, però si diedero ad una precipitosa di vigore. Essendosi ammalato il baron La Rochette,
fuga invocando soccorso. Le udivano sette paesani dal fu con gradimento universale posto in suo luogo il
prossimo lido e volgeano sopra il nemico i loro caval- Camurati.
li, correndo con impeto indescrivibile. Scoppiano i Addì 22 gennajo una fregata con due barche can-
fucili e le pistole; cadono dieci tra estinti e mortal- noniere si avvicinarono a Bruncu de teula per islog-
mente feriti, e gli altri atterriti da tanto coraggio, fug- giarne i sardi e operarvi uno sbarco. Fecero un vivis-
gon dispersamente, e non san fare alcun uso delle loro simo fuoco, ma inutilmente, perché i sardi non si
bajonette contro i cavalli e le sciabole di quei valorosi, ritirarono.
pochi eccettuati che non potendo più inoltrarsi nel Il Camurati deliberatosi a prendere l’offensiva, ordi-
mare fermaronsi. Sopra questo gruppo venivano due nava un assalto alla posizione dei francesi nel fortino di
sulcitani, gli altri cinque perseguitavano i fuggitivi at- Stainu de cirdu, punto egualmente distante da s. An-
terrandoli, calpestandoli, ferendoli di punta e di ta- tioco e da Calaseta. Sperava che accorrendo verso que-
glio, finché non li videro ridotti in siti fangosi presso e sta parte i francesi, egli potrebbe correre sull’istmo, su-
tra le rovine del ponte di mezzo, dove i cavalli non perare le batterie del ponte e riprendere s. Antioco.
potean operare. I cinque valorosi ritornaron allora in- Dodici grosse barche cariche di 150 uomini mossero
dietro sperando egualmente fortunata la virtù degli al- nella sera da Portoscuso verso Bau de Cerbu, che è una
tri due compagni. Ma que’ forti giaceano sopra un punta della Sardegna vicina d’un miglio alla indicata
mucchio di estinti nemici tra le acque sanguinose, e positura dei francesi. Le tenebre non furon però tali
giacean con essi i due cavalli; donde senza indugio fu- che nascondessero questo tacito movimento. La frega-
ron da mani pietose levati e deposti nella tomba entro ta francese che era in su quelle acque si fece rimorchia-
la chiesa di s. Giovanni di Suergiu, benedetti dal sacer- re scandagliando sempre il fondo, e si frappose a Bau
dote e onorati da tutti i commilitoni. Un più bel onore de Cerbu e Stainu de Cirdu. Mossero i sardi poco pri-
si otteneano i superstiti dalle lodi di tutti i compagni ma dell’alba pieni di speranza, e vogavano con tutte
d’arme, e da’ plausi de’ cittadini quando entrarono in forze; ma cadeano ben tosto le speranze, accorgendosi
Iglesias carichi delle spoglie nemiche. Questo fu il so- già scoperti, e si dovette ritrocedere pel vivissimo fuoco
lo premio a tanta virtù col gratissimo sentimento di che fu aperto da’ fianchi della fregata. Non furon men
aver fatto il dovere verso la patria. di trecento le cannonate dirette su loro sino a ritornar
I francesi avendo conosciuto da questo fatto con sul lido; e quando cessò la fregata incominciarono i
qual sorta d’uomini avevano a combattere, comin- cannonetti di alcune scialuppe che avvicinavansi per
ciarono a prendere tutte le precauzioni perché non predare i battelli. Si cominciava un furioso combatti-
fossero d’improvviso colti e si fortificarono come mento, e si continuava per quattro ore, dopo le quali i
seppero meglio. francesi si ritiravano con molti estinti e feriti, e i sardi
Posero sul capo di Pontimannu una batteria di se ne ritornarono in Portoscuso.
sette cannoni con valido trincieramento; a piè del Susseguirono questo fatto alcune scaramuccie, nelle
borgo altri due cannoni; una terza batteria alla pun- quali rimasero estinti alcuni sardi, ma dovette succum-
ta Cidro, in sullo stagno che dicono di s. Antioco, e bere un gran numero di francesi. Questi lasciarono di
tre cannoni e mortari in Calaseta, punti ne’ quali te- tentare dopo che seppero la mala sorte della gran flotta
mevano poter essere assaliti. E ad invigilare su’ movi- sulla capitale, e solo attesero a impedire che i sulcitani
menti del campo principale de’ sardi si fortificavano potessero tentare un assalto. Questi, se il Governo l’aves-
nell’isoletta Senugus posta in poca distanza dal cam- se permesso, avrebbero ottenuto con le loro armi quel
po a libeccio-ponente. che poi si ottenne per le forze degli spagnuoli.
Consimili provvedimenti si fecero in Carloforte, e Addì 20 maggio la flotta spagnuola veniva nelle ac-
nel luogo che dicono la Tanca-rossa a tre quinti dal que del golfo di Palmas, ed erano 21 vascelli di linea e
paese verso alla punta piana. Non lasciaron immuni- alcune fregate. Il Borgia spedì subito un messaggero
ta l’Isola piana. in Foce di Palma al comandante del campo sulcitano,
I sulcitani avean già prese con saggio consiglio le e tosto attese a forzare i francesi alla capitolazione. Il
più opportune posizioni. Il loro campo maggiore sten- vascello ammiraglio di 110 cannoni e la fregata la Do-
deasi verso Palmas dal ponte di s. Catterina, dove è il rotea batterono la fregata francese l’Elena, e dopo 10
passaggio dalla Sardegna nella penisola, diviso in due colpi la costrinsero ad abbassar la bandiera. I sardi en-
alloggiamenti, uno detto di s. Catterina, l’altro di Pal- trarono poco dopo in s. Antioco, e furon poco beni-
mas, perché appoggiato alla foce del fiume Palmas. gni a’ loro fratelli che non si erano voluti ritirare prima
Quindi erano le stazioni delle grandi guardie; una in che entrassero i francesi, già che ne saccheggiarono le
Perdamanagus sull’istmo; l’altra in Bruncu de teula case e li maltrattarono siccome partigiani de’ france-
sulla foce dello stagno di Paringianu, incontro a Punta si. Il Camurati procurò sedarli, e se non fosse stato
Cidru e Calaseta; la terza in Portoscuso inverso l’Isola della sua opera quasi tutti gli uomini di Calaseta sa-
piana e Carloforte; la quarta in Portopaglia, a impedi- rebbero stati sacrificati. Fu qui che quel capitano ve-
re lo sbarco che potesse tentare il nemico per andare dendo il furore con cui i sulcitani erano per lanciarsi
improvvisamente sopra Iglesias. sopra questa colonia straniera, si opponea co’ suoi
In tutti questi accampamenti erano circa 4 mila dragoni gridando: «prima avrete a farci in pezzi che
uomini, la metà de’ quali a cavallo ben armati e pieni offendiate quei miseri».
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Restava ancora Carloforte, e il Borgia spediva quat- comandati dal rais Mehemet sbarcati in distanza di
tro vascelli di linea e tre fregate pel blocco e bombar- 2 miglia dal paese, e non iscoperti, poterono arrivar-
damento. vi e invaderlo sull’alba. Al rumoroso strepito degli
La guarnigione di s. Antioco unitasi a quella di Car- africani, alle grida de’ miseri che primi cadeano nelle
loforte, il comandante francese si credette assai forte loro mani svegliaronsi gli abitanti e si videro circon-
per sostenere il nemico fin a tanto che dalla Francia ar- dati da tutte le parti. Presi da un profondo terrore
rivassero i soccorsi o la sperata nuova spedizione. Però tentarono la fuga, e molti correano seminudi. Furo-
fece formare forti trinceramenti su tutta quella parte no alcuni che vollero mostrar il viso; ma ogni resi-
del littorale, sopra la quale prevedea dover venire i ne- stenza fu facilmente domata; e apparve ne’ più tanta
mici, e dispose tra il paese e il forte s. Vittorio tre mor- viltà di animo, che in grandi torme poteansi con-
tari e quattro obici, e da s. Vittorio al primo canale durre al lido da pochi barbari. Avrian potuto fuggi-
dello stagno 19 cannoni di grosso calibro. re, ma non osavano timidi della scimitarra dell’afri-
Siccome poi vedea di non poter salvare la fregata cano; avrian potuto opprimerlo, e forse né pur sorse
che stava di guardia all’isola, però ritrattone il meglio in loro mente atterrita un tal pensiero. Fu gran sorte
che eravi, la fece incendiare, e la lasciava andare a vele per una di queste greggie, moltitudine poco minore
gonfie contro le navi spagnuole, sopra le quali era so- di cento capi tra donne, fanciulli, vecchi e corpi viri-
spinta da un forte maestrale. Ma non ebbe effetto il li d’animo imbelle, che si scontrassero in un uomo
disegno. La nave non governata dal timone, deviò sul- di coraggio, il quale assaliva l’africano, e dopo una
le coste di s. Antioco, ed ivi incagliossi, restando bru- ferocissima lotta uccidevalo col suo ferro.
ciata tutta la parte superiore all’acqua. I suoi cannoni Gli schiavi furono circa 1000 persone, quasi la me-
estratti dal mare aumentarono la preda de’ sardi. tà della popolazione, e in essi i primarii del luogo; gli
Arrivati poi gli spagnuoli intimarono la resa, e per- altri si salvarono o perché evasero nella campagna, o
ché i nemici più prontamente abbassassero la bandie- perché trovavansi alla pesca. Fu uno spettacolo mise-
ra minacciolli il Borgia che sbarcherebbe tre mila rabile quando questi ritornarono nel paese, vedendosi
sardi e tre mila micheletti, e non avrebbe dato quar- spogliati di tutto, e quel che più era doloroso accor-
tiere ad alcuno. I carolini che udirono questa terribi- gendosi privi o della sposa, o della madre, o del padre,
le intimazione, temendo da’ sardi peggio assai che o dei figli. Piansero gli uni e gli altri per cinque anni
avean patito gli antiocheni e calasetini, pregarono i nel vicendevole desiderio degli animi, nell’immagina-
francesi che non li volessero esporre a tanta sventura, zione o nella passione delle maniere crudeli e brutali
già che si sentivano troppo odiati per essersi mostrati che usavano i barbari. Quando il Re dopo tal termine
loro nemici. Finalmente quando le donne scarmiglia- per le angustie dell’erario poteva riunire la somma del
te e gementi vennero a supplicarli, allora si lasciarono riscatto, allora i dolenti furono consolati.
vincere, e capitolarono con le seguenti condizioni, Intorno al 1802 una galeotta tunisina essendo di
che uscirebbero dalla fortezza e piazza con tutti gli notte avvicinata alle sponde di Arrèsi scendeano in
onori militari; che potrebbe ciascuno prendere il suo terra molti barbari per far qualche preda nelle vicine
bagaglio; che si demolirebbero i trinceramenti e le campagne, e quando fu giorno si diressero sopra un
fortificazioni fatte da’ francesi; e protestarono che in- casale. Una bellissima giovinetta che fra giorni dovea
tendevano consegnar tutto al Re Cattolico, e restar dar la mano a un pastorello fu sorpresa e invan reni-
prigionieri degli spagnuoli. tente e invocante il padre e il fratello che erano die-
Accordati tali articoli, entrarono gli spagnuoli in tro la greggia fu strappata dalla abitazione. Le sue
Carloforte e vi inalberarono lo stendardo del Re cat- grida avvisarono un pastore: il quale spediti due suoi
tolico; quindi dopo 24 ore con le solite formalità garzoni che chiamassero i vicini, mosse per trattener
rassegnata la fortezza ed isola alle genti del Re di nel corso i masnadieri, e quando fu in luogo oppor-
Sardegna, levavasi la bandiera sarda dal Camurati tuno volgendo su di essi lo schioppo, con molta pre-
delegato per questo atto dal V. R. Il Borgia, presi a stezza fece più colpi, e uccise altrettanti. Il padre e lo
bordo i prigionieri, le lor arme e alcune munizioni da sposo con alcuni altri sopravvennero e nell’impeto
bocca, lasciava le altre cose al governo sardo. Tra que- del furore si lanciarono sopra i barbari con sciabole e
sta e l’altra isola si ebbero 60 cannoni di vario cali- scuri. Fervea sanguinosissima la mischia, e fra le fe-
bro, 5 grossi mortari e 4 obici, con una gran quantità roci grida risuonavano i gemiti della fanciulla. Toccò
di bombe, palle, polvere ed altri effetti, 2000 starelli il core dello sposo quella voce, e infuriando più che
di grano ed altre provviste. una tigre, abbattuti gli ostanti potea giunger a lei.
I sulcitani non presero gran parte ne’ movimenti L’impuro africano che tenea stretta la disperata ver-
popolari degli anni seguenti: ebbero però quasi ogni ginella ferito nel petto rilasciò la preda: il vincitore
anno che fare con gli africani, che se ne dovean par- abbracciava l’amata con la sua sinistra, e addossato-
tire dolenti. si a un margine difendeasi con la destra da quei che
Nell’anno 1798 i carolini pativano una gran di- l’assalivano. Egli versava sangue da più ferite, ma
savventura. Mareggiavan diversi giorni alcuni basti- scemando il sangue parea crescesse il suo vigore. I po-
menti; siccome però furon creduti inglesi, perciò chi barbari che rimanevano all’ira de’ valorosi veden-
non si fece alcun provvedimento. L’inganno fu senti- dosi sopraffatti si volsero in fuga; ma questa non era
to nella notte del 3 settembre, nella quale i tunisini tanto celere, che non fossero spesso tocchi dal ferro
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degli inseguenti. Ritornati quei prodi nel luogo della una gran moltitudine di barbari. Un commovimento
pugna dopo aver prostrati i fuggitivi videro giacente generale fu subito udito mentre fuggivano a piè celere
nella morte lo sposo, e la misera fanciulla inginoc- sul monte le donne, i fanciulli e i vecchi, condotti dai
chiata presso il sanguinoso corpo. L’afflitta dopo po- figli, da’ mariti, da’ padri. Un piccol numero di uomi-
chi momenti spirava tra le braccia del padre. ni coraggiosi intanto seguiva il comandante Melis e i
Anno 1812 nel mese di luglio una squadra tunisina suoi artiglieri che strascinavano due pezzi di artiglieria
di nove legni fece uno sbarco, e si impossessò del forti- in luogo donde poter operare contro gli aggressori, e
no, che dicono del ponte, perché fabbricato nel suo impedirli di avanzare insino al borgo. Ma non istette-
capo orientale. Quindi andarono in s. Antioco; ma il ro lunga pezza in quella positura, e fu stimato miglior
popolo essendosi ritirato al monte, non poterono avere partito di ripiegarsi sull’abitato. Venuto il giorno, vide
che pochissimi schiavi e tutte le cose più preziose che i il Melis il numero de’ barbari che eran circa 2 mila; e
fuggitivi avean abbandonate. In questo accortisi gli in- temendo di esser preso a’ fianchi deliberò di rinchiu-
fedeli che gli antiocheni dopo aver salvate le loro fami- dersi nel fortino contro il comun sentimento degli al-
glie scendeano dal monte con l’armi, e prevedendo che tri, che si credeano in quello men sicuri, sì per essere
anche dalla Sardegna avrebbero presto a sopravvenire mal costrutto ed imperfetto, e sì per essere dominato
le cavallerie sulcitane, per non esser battuti da due par- da alcune case. Si cominciò con ferocia il combatti-
ti e sconfitti, deliberarono di rimbarcarsi. Se avessero mento e gli africani adoperaron tutte le loro forze per
indugiato sole altre due ore, avrebbero patito infallan- superare i pochissimi propugnatori. Essendo addossata
temente il danno che temettero. Il capitano, uomo al forte una casetta, gli espugnatori usarono le scale de’
straniero, al quale era raccomandata la custodia del carri per salire sul tetto, e salivano col più grand’ani-
luogo, trovavasi quando accadde l’invasione ad atten- mo. La bandiera turca fu tre volte posta sopra i merli,
dere a’ suoi forni, dove facea cuocer mattoni. Fu sotto- e altrettante rapita. Ignazio Quesada di Cagliari do-
posto ad un consiglio di guerra, e si salvò dalle perqui- miciliato in s. Antioco le strappava con gran forza dal-
sizioni in un casale (furriadorgiu). le mani de’ coraggiosi; e infine riguardato da molti le
Nell’anno 1813 i tonnarioti di Calasapone corsero insanguinava con le sue vene. Furiosi i barbari si affol-
gran rischio di essere sorpresi e portati via nell’Africa. larono sul tetto, e questo non più sostenendo il gran
Addì 6 giugno da una squadra tripolina si man- peso piombò con orrendo fragore e seppelliva un po-
davano in terra circa 200 uomini armati, i quali spe- chi sotto le sue rovine. Fu un punto che i sardi crede-
ravano cader improvvisi sopra i tre o quattrocento vansi vincitori vedendo i nemici sbandarsi e mancar il
uomini che operavano nella pesca. Se ne avvidero fuoco. Mancava ad essi la polvere. Se non che alcuni
però i miliziani, e non badando a quel numero de- fra quelli che saccheggiavano le abitazioni avendo sco-
cuplo della loro compagnia, andarono incontro ai perto nella casa del comandante alcuni cassoni di car-
barbari nel luogo dell’approdo, che appellano Su tuccie, poteva il rais Jusuff ritentar la sorte. Si rico-
portu dessu casu. Si cominciò a un tempo da ambe minciò la pugna con molto danno de’ barbari e con
parti il fuoco, e durò per più d’un’ora. Dopo la qua- istrage pure de’ cristiani i quali avean allagato del loro
le vedendo i barbari l’inconcussa virtù de’ difensori, sangue tutta la piazza d’arme. Scemando però il nu-
e temendo che se restassero ancora un pezzo man- mero dei combattenti non scemò il coraggio, e brava-
cherebbero i remiganti a ridurre alla lontana squadra mente si difendea l’ingresso che era aperto ai nemici.
i lancioni, si allontanarono. La ritirata non poté farsi Alla fine circa le 111/2 questi vollero fare un estremo
senza nuove perdite, e dovettero quei ladroni lamen- sforzo. Mancarono allora le forze ne’ pochi difensori,
tarsi della loro sventura. Fatti di valore men conside- cadde il Melis presso alla sorella che somministrava
revoli di questo ottennero pubbliche lodi e premi, e munizioni; e nello stesso punto uscendo improvvisi
questi forti non furono riguardati. Il capitano de’ dalla casamatta non pochi africani introdottisi per
medesimi era un Giacomo Bigio antiocheno. una finestra non inferriata, cessava l’azione. De’ cri-
Nell’anno 1815 i tunisini vennero nelle acque sar- stiani morirono 12 e furono feriti 32; degli africani
de col disegno di una grande impresa. Nella notte de’ furono uccisi più di tre centinaja, e circa altrettanti fe-
12 ottobre tentavano d’invadere l’isola di s. Pietro; ma riti. Se il fortino fosse stato compito, ben costrutto e
siccome si accorsero che erano stati riconosciuti non chiuso, era certo che i barbari se ne partivano senza
ostante la menzogna della bandiera, e che nel paese, alcun frutto e con gravissimo danno. Non indugiaro-
dove spesso tonava il cannone, tutti erano in arme, no dopo la vittoria i tunisini, ma partirono precipito-
però si rivolsero sulle acque del golfo di Palmas. Gli samente pel timore delle cavallerie che vedeansi arri-
antiocheni sospettarono quali essi fossero, e nel gior- vare al ponte di s. Catterina, ed entrar nell’istmo. Fra
no dopo se ne accertavano, quando li seppero discesi questi prigioni, e gli altri che in altre spiaggie furon
in varie parti per rubar bestiame. Il capitano de’ mili- sorpresi, andaron schiave circa 100 persone. Ma dopo
ziani avvertì il comandante e lo consigliò su quello sei mesi poteano i miseri riveder la patria non scon-
che giovava di fare: ma questi che quanto valoroso tenti del trattamento che ebbero dai barbari ammirati
tanto era imprudente, non diè retta alle savie parole. del loro valore. Tra quelli che si distinsero meritano
Però non andò guari che ebbe a pentirsi della sua te- menzione Giacomo Bigio che era capitano de’ mili-
merità, quando nella mattina del 16 alle 2 ore sbarca- ziani, e un Salvatore Elias e Giovanni Balloco, guer-
vasi dai sette legni di guerra e dalle altre navi minori reggiatori ardentissimi.
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643 Iglesias

IGLESIAS, altrimenti Villeclesia, città della Sarde- Clima. Nell’estate il calore è assai forte; mitissimo il
gna, capoluogo della provincia del suo nome. Vuolsi freddo nell’inverno perché nascoste le case a’ venti set-
così nominata dal gran numero delle chiese, che nel tentrionali ed esposte al meriggio. Domina il vento
medio evo erano state edificate in quello e ne’ luoghi australe, e tralle gole delle circostanti colline scendon
circostanti, molte delle quali sono ancora indicate talvolta impetuosissime correnti d’aria da vari altri
agli osservatori dalle frequenti rovine. I pisani le ag- punti dell’orizzonte. La pioggia che cade in Iglesias e
giunsero il nome di Argentaria per l’argento che sce- sue vicinanze è in tanta copia, che non sia maggiore,
veravano dal piombo delle sue miniere. o altrettanta, in nessun’altra regione della Sardegna.
La sua latitudine è a 39°18'20", la longitudine al- È frequente che continui per quindici giorni una
l’occidente di Cagliari 0°34', all’oriente di Parigi 6°13'. pioggia dirotta; e nel 1821 piovve incessantemente
Siede in un bacino tra le colline, che si diramano per tutto il marzo ed aprile e con tanta abbondanza,
dal fianco occidentale del Marganài, di maniera che è che la bassa regione della città parea sorgere sopra un
tutta ricinta da eminenze fuorché al meriggio, dove è piccolo lago, sì che fu necessità di andar sul cavallo
un’ampia uscita al gran piano del Sigerro; e soggiace per le contrade.
dalla parte del maestrale al colle di Buon-cammino; Le acque cadon densissime ne’ primi di settembre,
dalla parte di levante a quell’altro, su cui sorge il ca- leggere e rarissime nel restante del mese e in ottobre.
stello. È ancora cinta da quelle muraglie, intorno alle Questo trascorso, tornano i monti vicini a chiamare e
quali fecero gli aragonesi le prime prove. Molte sue raccoglier le nubi, e odesi frequente il suono stridulo
torri disposte in varie distanze lungo la linea della cin- delle cadenti infinite goccie. La forma del sito, la ven-
ta sono ancora intiere con i merli. La figura è irregola- tilazione non libera da tutte le parti, e la copia degli
re; tuttavolta può rassomigliarsi a un quadrato, essen- umori che vi confluiscono dalle vicine pendici, può
do presso a poco eguali la lunghezza e la larghezza. far intendere quanta sia l’umidità e quanto frequenti e
Uscivasi da quattro porte, da una verso tramontana fitte le nebbie. Quando le nubi boreali spargon di ne-
alla regione montuosa, da un’altra verso ponente in via ve le vicine montagne anche Iglesias ne resta coperta,
al porto; dalle altre verso la regione meridionale. La ma per poco. Nella primavera imperversano i venti
prima è denominata da s. Antonio; la seconda dicesi con gran danno degli alberi fruttiferi, da’ quali sono
Porta-nuova; la terza di s. Sebastiano, che fu già detta scossi i fiori e i teneri frutti: nella estate non sono rari
Porta-maestra; la quarta Porta-Castello, perché alla fal- i temporali, la gragnuola e i fulmini, provocandosi
da del colle del Castello. Le due prime hanno prossi- frequentissime le scariche elettriche dai monti metalli-
me le chiese dedicate a’ santi, da’ quali sono appellate. feri, che sorgon intorno.
Del castello si è già parlato nelle Note istoriche sot- L’aria d’Iglesias ottima nell’inverno e primavera sti-
to l’anno 1325. Vedi p. 397 [qui a p. 633 ss.]. masi alquanto insalubre nella estate e nell’autunno.
Dividesi la città in due regioni, l’alta che sta sulle I miasmi dei terreni pantanosi di Domus-novas e di
falde del colle di Buon-cammino; la bassa a piè del Villamassargia vi sono trasportati dal sirocco, e si ac-
medesimo, e della notata eminenza del castello. La crescono dalle non buone esalazioni di alcuni luoghi
parte superiore detta Sa costera ha contrade e vicoli ir- consimili nelle vicinanze del paese. Questa malignità
regolari, con fabbricati rozzi; la inferiore è ugualmente rinforzavasi spesso a un sommo grado dal succidume
irregolare nelle contrade, ma migliore negli edifizii. delle contrade della città, dove si versavano tutte le
Le principali contrade sono nominate dal Castel- feccie, il letame, le vinaccie, l’acqua sansa, l’amorchia,
lo, dalla Chiesa delle anime, da’ Cavalieri, da s. Do- e altre pestilenze. Ne risultava principalmente nella
menico, dal Collegio, da s. Chiara e dal Convento. prima notte un odore così grave a’ forestieri, che per
Molti sono i luoghi che gli ecclesiensi dicono piaz- molti mentre passavano in certi luoghi era pericolo
ze; ma appena meriterebbe questo nome quello spa- di andare in asfissia. Ma finalmente si occorse a tanto
zio, che apresi tra la cattedrale, l’episcopio, e il palazzo male, e l’aria già purgasi da una infezione così perni-
del marchese Boyl. ciosa, aprendosi le cloache, sotterrandosi i cadaveri in
Gli edifizii degni di menzione son assai pochi, fosse profonde nel campo-santo, proibendosi negli
non potendo indicarsi che il collegio che fu de’ ge- orti vicini il sordidissimo macello, sgombrandosi i siti
suiti, e l’episcopio. In un quartiere di questo fu già vicini alle porte de’ grandi letamai che vi si erano ac-
l’abitazione de’ seminaristi, e ne resta memoria in un cumulati, e vietandosi di gettare nelle contrade i ca-
marmo dove si legge: daveri degli animali domestici. Gli uomini del consi-
SVLCITANO · ECCLESIEN · SEMINARIVM glio civico hanno coi loro saggi provvedimenti ben
AB · ILLVSTRISSIMO · ET · REVERENDISSIMO · meritato di tutta la popolazione e onorano col loro
DOM · ALOYSIO SATTA zelo la saviezza del nuovo sistema che il re Carlo Al-
INCHOATVM · A · SOLERTIA · DOM · D · FR · HYACINTI berto ordinò pe’ municipii.
ROLFI · MONREGALENSIS · PROSEQVVTVM · Popolazione. Il tempo, in cui Villaiglesias abbia co-
ET AVCTVM minciato a popolarsi, non è conosciuto. Essa era già
SENORBIENSIS · DOMINVS · D · IOSEPHVS · DOMINICVS abitata nel 1257, anzi in quell’anno crebbe da’ molti
PORQVEDDV · PRIDIE · KALEND · IANVAR · cagliaritani abitatori del castello di s. Gilla, che fuggiti
ANNI · DOM · 1795 dalla spada di Ugolino, qui si rifugiavano, e invasa da
PERFECIT · INSTITVIT · CVMVLAVIT costui, e conquistata si cingea di mura. Se si potesse
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Iglesias 644

prestar fede al pseudonimo autore (il Vico) della Sto- si può trascurare senza meditar l’accusa di una bar-
ria generale di Sardegna (part. VII, cap. 7), i primi bara ingiustizia. E chi non sa che i miseri cittadini
suoi popolatori e fondatori sarebbero stati i delin- nella fame han diritto di esser alimentati dal comu-
quenti e facinorosi di tutta l’isola, che ivi si salvarono ne, nelle malattie di esser curati a spese del comune?
dalla persecuzione della giustizia. Ma questa sua asser- E se devesi riconoscere tal diritto, dunque vi è obbli-
zione, la cui falsità è evidentissima a chi conosce le go di giustizia.
condizioni di quei tempi, deve dagli altri essere riget- Ma non sempre fu così in questa città. Nel princi-
tata, e perché fondata sopra la stolta opinione di alcu- pio del secolo XVI eravi un asilo per li miserabili, e i
ni, i quali non sapendo porgere altra miglior ragione consoli della città con sollecitudine provvedeano a’
del nome di questa terra, imaginarono fosse così ap- medesimi. Il sindaco che essi mandarono al parla-
pellata siccome luogo di rifugio a’ rei, a somiglianza mento celebrato dal Cardona (anno 1543) supplica-
delle città, che nella terra degli ebrei aveano tal privi- va perché della somma che era destinata per le opere
legio; e perché dettata da uno spirito di vendetta mu- pie del regno si decretasse una parte per lo spedale
nicipale. Intorno a quel tempo avendo il capitolo di d’Iglesias, dove avean ricovero non solo quei che lan-
Sassari preteso che certo ossame ritrovato negli sfossa- guivano, ma pure i poveracci che non aveano tetto. E
menti della basilica turritana fosse il vero corpo del aggiunse un’altra petizione, che le spoglie di quelli
martire sulcitano s. Antioco; gli ecclesiensi, i quali si che vi morivano non si applicassero agli usi che de-
sentirono o chiaramente o tacitamente accusati come terminava il governo vescovile, ma con più giustizia
impostori, e intesero che prevalendo quella fama alla casa di carità, così come si praticava negli altri
mancherebbe il culto alle reliquie trovate nella chiesa spedali del regno sottoposti ai consiglii civici.
dedicata al santo, ricorsero alla S. Congregazione de’ In questo spedale tra gli altri legati era pure un la-
riti, e annuente il Pontefice, ottennero questo decreto, scito per doti di orfane; ma per la pessima ammini-
che sotto pena di scomunica fossero sottratte al culto strazione mancati i fondi, venne tutto meno, e le
le reliquie del preteso s. Antioco trovate nella basilica povere fanciulle e gli ammalati non poteron più ave-
turritana, e persistesse l’adorazione a quelle che erano re i soliti soccorsi.
state scoperte prima nella catacomba sulcitana. Nell’anno 1633, quando già lo spedale era di-
La popolazione di questa terra, poco numerosa in strutto, il canonico Basilio Contini destinava con at-
principio, in nessun tempo crebbe al numero attuale to pubblico una parte de’ suoi beni per annue doti a
per le frequenti pestilenze e per le invasioni. Però povere zitelle. Il bell’esempio non ebbe alcun imita-
nessun’altra volta fu ridotta a più pochi capi, quanto tore ne’ due secoli che sono già trascorsi.
allora che il marchese d’Oristano la prese a forza Istruzione pubblica. Stabilivasi in una camera del
d’arme, la saccheggiò e incendiò, passando a fil di pian terreno del nuovo palazzo decurionale la scuola
spada tutti quei cittadini che non si eran potuti sal- primaria, la quale contro la mente del legislatore ser-
vare nel castello. La città ne restò così deserta, che ve a preparare i fanciulli alla latinità. Il ginnasio è
non più si poterono coltivar le miniere. Il P. Alèo, nel collegio exgesuitico, dove dopo gli studi minori
che notò questo fatto, non indica l’anno. si fa un corso di filosofia e di teologia morale.
Nell’anno 1840 si numeravano dentro la città fa- Seminario. In questo istesso edifizio, dopo la con-
miglie 1760, e anime 5534. La media del trascorso cessione gratuita fattane dal re Vittorio Emanuele a
decennio dava nascite 140, morti 90, matrimonii 35. monsignor Navoni, ordinavasi il convitto de’ chierici,
Non ostante quello che con verità abbiam detto che non soglion essere più di dodici. L’annuo reddito
sulle cagioni della insalubrità, vedonsi corpi robusti è di circa lire n. 4000, della quale somma tre quarti
e di una sanità vigorosa, forme pronunciatamente provengono da uno de’ migliori predii dell’azienda
virili negli uomini, bellissime nelle donne, e d’una exgesuitica, detto Monte Altar o Attai, dove è un
beltà così gentile, che sono così ben riputate per grand’oliveto, una vigna con molte terre di seminerio,
questa, come per lo spirito e pel sentimento. un giardino e un verziere; l’altro quarto che era tutto
Le malattie più frequenti sono, flussioni catarrali, il provento del seminario, prima che il suddetto So-
reumi, coliche, febbri perniciose e altre infiammazioni. vrano cedesse graziosamente il detto tenimento, ri-
Han cura della sanità pubblica quattro medici, due traevasi da alcuni fondi e censi. L’asse intero di questo
chirurghi e sette flebotomi. Sonovi due farmacie. Non stabilimento si può computare di lire nuove 80000.
sempre nelle alterazioni della salute ricorresi a’ medici. Numero medio degli studenti: nella scuola primaria
Quasi ogni famiglia ha la sua raccolta di certe erbe in- 60; nelle scuole di latinità 110; nella filosofia 12; nel-
digene, e non manca mai il fior di sambuco, la cico- la teologia 14. I maestri di filosofia e di teologia sono
ria, la centaura minore e il fior di papavero. Il decotto pagati dalla camera vescovile; gli altri dal comune.
e siroppo di quest’ultimo può dirsi la medicina popo- In tutta la città d’Iglesias saranno persone che
lare, massime nell’effervescenza di sangue e ne’ catarri. sappiano leggere e scrivere 2000.
Spedale. Questa città non ha spedale dove racco- Carattere degli ecclesiensi. Facilmente si riconoscono
gliere i poveri ammalati; né medico, chirurgo o spe- uomini di spirito e di maggior immaginazione, alla
ziale obbligati a’ medesimi. Sperasi però che il consi- quale talvolta concedon troppo in onta della ragione.
glio civico riguarderà questi infelici, e adempirà ad Lodasi con merito il loro coraggio, la cortesia, la reli-
un sacro dovere di umanità, dovere sociale che non gione; ed è maraviglioso l’amore e l’attaccamento alla
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645 Iglesias

loro terra, onde che nessuno, fuorché per circostanze mantiglia, che è una gran pezza triangolare di raso
imperiose, abbandona il luogo natìo. Da questo affet- bianco con all’orlo un’ampia fascia di rasetto azzurro.
to smoderato nasce il disprezzo di tutto ciò che è fuori Quindi gli ornamenti delle collane, delle anella e de’
d’Iglesias. A udirli lodare le loro cose e le campagne, monili. Le Massaje usano gonnelle di scarlatto o di
non vi sarebbe al mondo una regione più deliziosa, e panno verde con calze bianche o rosse, quali secondo
le converrebbe il nome, con cui la onoravano i loro l’antica moda piacciono alle donne attempate. Il grem-
maggiori dicendola Flori de mundu (fior del mondo). biale è simile a quello delle nostrade, il corsetto di scar-
Gli ecclesiensi di questa generazione sono molto latto con bottoni d’argento, la cuffia di calancà oscuro
migliori che fossero i loro maggiori. Mentre in altri o di seta nera, il velo di sajo bianco o flanella, detto su
tempi numeravasi ogni anno gran numero di omici- panniciu de colori, che cominciarono a usare negli ulti-
di, in questo è raro caso che questi uomini fervidi si mi tempi del secolo scorso per consiglio di non so
trasportino ad eccessi. Gli animi sono mansuefatti, quali missionari. Il panniciu usasi pure dalle nostrade
l’umanità è sentita, e l’incivilimento va sempre più quando sono nubili e non restano di gran gala.
distendendosi. Questa riforma cominciossi sin dalla Ricreazioni. Le più piacevoli occorrono nel tempo
restituzione del vescovo, ed è una nuova prova della che deve tirarsi il lino, nelle vendemmie e nelle que-
efficacia de’ principii della religione. Il vescovo Na- stue per le feste. Verso la fine d’aprile e nell’autunno
voni ha una gran parte in sì bel merito. le proprietarie invitano e conducono nel campo o
In anni di carestia più che in altro tempo sono nella vigna tutte le fanciulle del vicinato e della atti-
frequenti i delitti, ma quasi tutti nel genere del fur- nenza. Seguono i giovani col zampognatore, che trae
to, e questo ristretto a’ capi di bestiame minuto. È dalle canne le varie armonie che sa eseguire e confor-
caso raro che si portino via vacche o buoi, rarissimo ta le giovanette alla fatica. Quando questa sia compi-
che si tenti una grassazione. Gli inquisiti sono ben ta, o venga l’ora di cessare, si imbandisce un convito,
pochi, e anche pochi i ditenuti. e dopo il convito si canta e si balla. Un’altra occasio-
Le donne sono lodate per la dolcezza del carattere ne di sollazzo è alle fanciulle quando sono chiamate
e per le belle maniere. Mentre nelle altre regioni sar- in qualche casa per lavorare i maccheroni a busa (fer-
de non sono rari nel sesso femminile gli animi virili, ro da far maglia), lavorando sulla tavola con la palma
le maurelle non si saprebbero mostrare altrimenti della mano a formare le piccole paste in tenuissimi
che affettuose e tenere. tubi. L’opera termina col convito, col canto e col bal-
Vestiario. Gli uomini usano le brache a campana, lo; e alcune van liete nella speranza di esser poi invi-
come dicon volgarmente, però con cosciali lunghi fin tate alla festa, per la quale si preparano i maccheroni.
sotto le ginocchia, e coprono la gamba con calzettoni Le questue per li santi si fanno da provveditori della
di sajale. La cintura è una fascia alla turca, e comune- festa con gran comitiva, i quali vanno per le contra-
mente di seta, che in quei tempi feroci, quando que- de, e visitan le case agiate preceduti dallo zampogna-
sto popolo dovea sempre esser pronto per correre so- tore. In nessun altro paese il suonatore deis launeddas
pra i barbareschi, solea sostener la daga. Indossano un ha maggiore importanza.
corpetto di panno azzurro chiuso sino al collo, e sopra Carnevale. Oramai ha perduto non poco dell’anti-
questo una giubbetta coi bottoncini a lente così come ca ilarità e festività: e non più si pratica il giuoco del-
usano gli africani. La capellatura resta involta in una le melarancie, che si gittavano e dalle maschere e da
cuffia di seta nera, la quale stringesi al berretto. In cit- persone non mascherate a quelli che occorreano nella
tà usasi il cappotto di salonicco o un lungo gabbano; contrada e mostravansi da’ balconi, previo avviso, a
in campagna la mastrucca o bestepedde sovrapposta a issu, a issa (a esso, a essa). Veramente potea a qualcu-
un casacchino di sajale. La comune armatura, oltre la no parere, e con ragion, un giuoco più molesto, che
daga, era lo schioppo fermato alla cassa con 12 o 15 quello che usano fare i milanesi coi loro coriandoli di
cerchi d’ottone detti barzaneras; quindi il gran coltel- gesso e farina nel corso del terz’ultimo e ultimo gior-
lo. La pipa è sempre fumante, e questo gusto è ora no dei baccanali, lanciandoli dalle mestole elastiche,
disteso fino a’ garzoni guardiani di buoi. o versandoli da’ canestri, nelle faccie sulle teste e nella
Le tre classi femminili di Damas, Nostradas e Mas- persona degli spettatori. Si gittava tanta copia di que-
saias sono ben distinte per le rispettive foggie di vesti- ste frutta alle porte e sotto i balconi delle belle mau-
re. Le signore (is Damas) vestono alla moda italiana, relle, che non bastando tutto il prodotto dei giardini
come nella capitale. Le Nostrade (classe media) usano d’Iglesias, se ne domandava altrettanto e più a’ pro-
un corsetto di raso o velluto cremisi con ricami, trine, prietari domonovesi e fluminesi. Era per le fanciulle
galloni e bottoni d’oro a’ polsi. Nelle gonnelle allo una ragion d’orgoglio, se vedessero coperto il suolo a’
scarlatto fino molte han sostituito il calancà, che al- piè della loro casa di molte arancie schiacciate. Dal-
lungasi sino a’ piedi listato paralellamente all’orlo con l’altra parte i giovani bifolchi capitanati da’ loro prin-
alcuni nastri. Stringonsi con un grembiale di lustrino, cipali se incontravansi in altra schiera rompeano guer-
veston di seta le gambe e i piedi. Coprono il seno con ra e si combattevano con grande emulazione. Mentre
un fazzoletto che legasi sui reni, donde pende doppio volavan da tutte parti le arancie, cadeva su’ combat-
un gran nastro, e nascondono la capellatura in una tenti e su gli altri la ricotta tra le risate de’ pastori, e
lunga cuffia di seta di figura ovale e del colore che nuotava nell’aria la lanugine de’ fiori dell’erba stuoja,
piaccia, sovrapponendo un bel fazzoletto, quindi la sollazzo di chi non potea far più.
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Iglesias 646

Professioni. Attendono all’agricoltura 1350 perso- Territorio. La regione montuosa che dicono Mon-
ne, 400 alle arti meccaniche: gli altri o sono proprie- tangia, ed una parte del Ciserro sono occupate dagli
tarii o addetti a qualche ufficio e ministerio. Fra le fa- ecclesiensi. Avendo già notato nell’articolo Iglesias
miglie distinte primeggiano le patrizie che sono venti provincia la quantità della seminagione, or diremo le
con circa 80 individui. Tra quelli che hanno ufficio altre particolarità. La fruttificazione è varia, e ottie-
civile sono in gran numero, e molto riputati i notai; e nesi ordinariamente dal grano il dieci, dall’orzo il
nella classe di questi sfaccendati entrano quelli che quindici, dai legumi l’otto. Il lino produce assai, e
dopo aver consumato dieci o dodici anni a studiar a soventi si raccoglie il triplo della quantità che si pos-
controgenio la gramatica latina, le belle lettere e parte sa lavorare, come pur accade nelle lane; onde che da
della filosofia, credono aver diritto a mangiare a spese questi due articoli venduti ne’ paesi circonvicini si
altrui e a essere rispettati e onorati come letterati. ha un considerevole lucro.
L’agricoltura è esercitata con qualche intelligenza, Predii. La superficie occupata da’ medesimi si
con minor perizia la pastorizia, con nessuna le arti computa non minore di miglia quadrate 12. Le varie
meccaniche. Comeché i sartori, scarpari, falegnami, proprietà sono separate da muro barbaro, come di-
ferrari, muratori, orefici siano in numero considere- cono, o a secco, oppure con fichi d’India, rovi e altre
vole, non pertanto devono i signori, se vogliano es- piante comuni.
sere benserviti, valersi degli artefici della capitale. Il vigneto d’Iglesias è esteso e ben coltivato. Le vi-
Le donne sono molto studiose ne’ lavori di lino, ti di tutte le conosciute allignanti nella Sardegna vi
lana, cotone, e ne’ ricami. Si fabbricano tele di gran lussureggiano in una vivissima vegetazione. La pota-
durata e sajali molto pregievoli. Gli apparecchi di ta- tura è corta come usasi nelle regioni settentrionali, la
vola sebbene di semplice artifizio, sono di qualche cultura non diversa da quella che usano i campida-
eleganza e piacciono a’ cagliaritani. Più di 1200 telai nesi, la quantità del mosto di circa 1,440,000 litri.
tengono occupate le fanciulle: il telajo trovasi in tut- I vini non si travasano, come fanno più volte i vi-
te le case della seconda e terza classe. gnajuoli del territorio di Cagliari, e non pertanto du-
Istituto delle fanciulle. Si fece un grandioso rumore rano più anni. Quelli che sieno ben manipolati dopo
quando il Ferdiani lo propose, e quando fu inaugurato. i tre anni acquistano il gusto del malaga.
Chi dava fede alla fama s’immaginava una ragguarde- Le vigne erano non molti anni addietro il princi-
vole fabbrica, un direttore peritissimo, molte maestre di pale articolo del commercio degli ecclesiensi per le
molte botti che si mandavano fuori nel Ciserro e nel
gran pratica, gran numero di macchine, di istromenti,
Sulcis, e si vendeano con gran riputazione. Ma poi
e moltissime fanciulle poste al lavoro; in una parola una
che si piantarono innumerevoli viti in s. Antioco, in
cosa, se non superiore, almeno eguale all’istituto delle
Calaseta, in Carloforte e in Connesa, luoghi sabbio-
figlie della Provvidenza in Cagliari. Che spiacevole di- si, dove la specie è impareggiabilmente più generati-
singanno, vedendo in due cameruccie sotto la direzione va, e sono i vini più leggieri, spiritosi e delicati, cessò
d’una vecchia sette fanciulle (tante nel 1838) che filava- in gran parte il lucro, non estraendosi che poche mi-
no, o faceano altra opera di nessun conto. Non vi era gliaja di brocche per Villamassargia e Domus-novas.
che un sol telajo montato. L’appalto civico dell’acquavite accresce il danno
Amministrazioni. – Finanze. Iglesias è capoluogo de’ proprietarii delle vigne, i quali non possono bru-
d’una delle intendenze provinciali del regno, la quale ciare più di vino che basti alla rispettiva provvista.
comprende tre distretti, nominati da’ rispettivi capi- Alberi fruttiferi. Non vedesi altrove una vegetazione
luoghi, Iglesias, Guspini e Villacidro. Consta il pri- più rigogliosa. Copiosissima è la quantità delle frutta
mo distretto di nove, il secondo di tre, il terzo di due che si raccolgono, principalmente di ciriegie, pere, ca-
comuni. stagne, noci, pesche, albicocche, mandorle, lazzeruole,
Giustizia. Siede in questa città un giudice di man- mele. Tutte sono di ottimo gusto, e alcune di lunga du-
damento che estende la sua giurisdizione sopra Con- rata. Le varietà delle suddette specie non sono altrettan-
nesa e Flumini. te nelle regioni, dove sono più coltivati i fruttiferi.
Prigioni. Son queste tali che la ditenzione sia peno- Giardini di agrumi. Sono pochi, ma non si può di-
sissima. Ma si spera che fra poco si riformeranno a re quanto sieno deliziosi. Gli aranci, i cedri, i limoni,
quel modo che vuole l’umanità, e che permette la giu- le bergamotte, i nespoli del Giappone vengono a ma-
stizia verso quelli dei quali non consta ancora la reità. raviglia. L’alloro che in questo suolo vegeta con molta
Cose municipali. Si amministrano dal consiglio ci- prosperità, disponesi in modo che ripara quelle pian-
vico, distinto in due classi, alle quali presiedono i ri- te, e accresce la bellezza de’ luoghi. L’arte è quasi nulla
spettivi sindaci. nella cultura delle medesime, e tutto opera una beni-
Polizia. Attendono alla medesima un comandante gnissima natura. I fiori gentili ed odorosi accrescono
e un ajutante maggiore. Guarnigione. Consta di una ornamento, ed è perenne l’acqua che in piccoli rivo-
stazione di cavalleggieri e di un distaccamento di letti scorre a inaffiarli. A tanti piaceri che godono i
cacciatori franchi. Gli uni e gli altri sono sotto gli sensi aggiungesi il canto degli usignuoli, che in nessu-
ordini d’un tenente o sottotenente. n’altra parte sono più numerosi.
Ergastolo. Un certo numero di dannati a’ lavori Oliveti. Grande è il loro prodotto in anni di ubertà,
forzati sono qui raccolti pel servigio delle miniere. perché si ha d’olio molto più che sia domandato dalla
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consumazione del paese; e sarebbe più considerevole la agguato tra le macchie, o sopra i margini dei sentieri
sua quantità se non si vendesse gran copia del frutto sprofondati, o presso le gole ne’ luoghi montuosi,
fresco alla capitale ed a’ paesi del Campidano. Cinque colpivano gli incauti transitanti.
molini sono in continuo moto dalla metà d’ottobre I mucchi conici di pietre a piè di rozze croci che
pel rimanente autunno, e talvolta per tutto l’inverno, e vedonsi in molte parti rammentano al passeggere gli
parte della primavera, se la raccolta sia abbondante. assassinamenti, le vendette, e quei tempi infelicissimi,
Il terreno è attissimo a questa specie, ed il prodot- quando non si avea alcuna sicurezza nella campagna,
to corrispondente alla diligenza dei coltivatori. Se si e né pur nell’abitato. Gli spagnuoli che dominavano
prosegue in questa cultura amplierannosi gli oliveti nell’isola non si davano alcun pensiero d’impedire
così largamente, come nel territorio di Sassari. In al- quei mali che andavan struggendo la misera nazione.
cuni poderi crebbero in pochi anni queste piante a 8 Lasciavano che i barbareschi svellessero dalle loro sedi
e più migliaja; negli altri possono crescere con eguale le popolazioni intiere, e che i cittadini si scannassero
facilità per l’innesto degli olivastri. tra loro. Se non si occorrea a tanta rovina con il sag-
Orticultura. Le piante ortensi sono coltivate in va- gio governo de’ Reali di Savoja, sarebbe ormai nella
rii siti prossimi alla città sopra una superficie com- Sardegna la solitudine di un cimiterio.
plessiva di starelli 15. Le più comuni specie sono, Le vie, e non già strade, che si battono per andare al
cavoli, lattuche, spinacci, cardi, zucche, cocomeri, porto e a’ paesi del piano, sono quali concede il suolo,
melloni, delle quali si provvedono quelli che non ab- e nell’inverno per lunghi tratti faticosissime a’ cavalli e
biano terra idonea a questa cultura. Si coltiva il zaf- a’ buoi che strascinano i carri. I sentieri tra le monta-
ferano e zafferanone, e la pianta del tabacco cresce gne sono di una difficoltà ben più grande. Tanto poi
assai prospera. La patata comincia a meritar le cure nelle regioni piane, che nelle montuose, i fiumi quan-
dei coloni; e alcuni sperimentano sul tapinambour. do son pieni de’ torrenti, vietano le comunicazioni.
L’orticultura sarebbe più estesa se le acque delle La strada provinciale è ancora in progetto, ma
fonti non scemassero di troppo ne’ mesi estivi. Non non andrà molto che sia aperta, e più facile il tra-
si potrebbe intendere come in una regione, dove le sporto delle derrate, più comoda la relazione de’ sul-
pioggie cadono abbondanti, si patisca tanta scarsez- citani coi campidanesi.
za; se non sia che i recipienti delle montagne abbia- Commercio. Da’ cereali, vini, olivi, olio, frutta, lino,
no scaricatori assai bassi, e che le moltissime antiche dai capi vivi, e formaggi, dalle pelli e lane, possono gli
fodine ne raccogliano una gran quantità molto al ecclesiensi guadagnare annualmente circa 100 mila li-
dissotto del terreno. re nuove. Due terzi almeno di questa somma van via
Botanica. Abbondano in questo territorio le erbe per istoffe, panni, altri tessuti, lavori in oro, argento,
medicinali; e vi sono pure quelle che usano i tintori. ferro ecc., e per i generi coloniali, che sono usati.
Pastorizia. Nell’anno 1839 si numeravano nel be- Religione. In Iglesias fu stabilita nel tempo che ab-
stiame manso, buoi per l’agricoltura 200; vacche, vi- biamo indicato la cattedra del vescovo sulcitano nel-
telli e vitelle 1200; cavalli e cavalle 500; majali 3000: la chiesa di s. Chiara, antica parrocchia governata da
nel bestiame rude vacche 3500, capre 8000, pecore un rettore, ed edificata nel 1285, come è significato
10000, cavalle 300. nelle note scolpite in una pietra di taglio sulla porta
Le vacche non si mungono ne’ salti d’Iglesias sul laterale a sinistra:
supposto che ciò nuoccia all’ingrandimento de’ vitelli. † ANO · DNI · MILISO · CC · LXXXV · IND · XIII
Nella manipolazione de’ formaggi manca la ne- HOC · OPV · FECIT · FIERI · PETR · OPERARIV · RE
cessaria cura, e sarebbe desiderata maggior nettezza. GNANTE · GVIDONE · DE · SENTATE · POTEST
Il territorio d’Iglesias produce pascoli ottimi per AT · ARGENTARIAE · VILLAE ECCLESIAE · DOM · NO
ogni specie di bestiame, e potrebbe nelle vallate pro- VAE · ET · SEXTE · PARTIS · REGNI · KALERE
dur del fieno. TANI · P · MAGNIFICO · ET · POTENTE · VIRO · DNO
I distretti pastorali (le cussorgie) sono estesi a più COMITE · VGOLINO · DE · DONERATICO
miglia nel piano e nella montagna, e vedonsi sparsi Sulla porta maggiore della stessa chiesa è incastra-
di molti furriadorgius. to un marmo, che ha scolpite queste parole:
Dopo la promulgazione dell’editto sulle chiudende IO MAGNIFICO SIGNOR M. PIETRO CANINO POTE-
si sono cinti con siepe e fosso grandi tratti di terreno STATE PER LO SIGNORE RE ET DOMINO CONTE UGOLI-
nel circondario della città e nelle più lontane regioni. NO DE DONERATICO DE LA SEXTA PARTE DEL REGNO
In essi si semina e si introduce a pasturare il bestiame. DI CAGLIERI ED ORA PER GRAZIA DI DIO POTESTATE DI
Selvaggiume. È agli ecclesiensi un sollazzo ordina- PISA EXISTENTE PETRO OPERARIO . . . . . . . . . . . .
rio la caccia; e non si perlustrano indarno i luoghi sel- La struttura è secondo l’arte di quei tempi, però
vosi pel gran numero di volpi, martore, cervi, mufloni. nella maniera più semplice. Le riforme posteriori l’han
I cinghiali osano in qualche stagione avvicinarsi alla cit- fatta più irregolare, che fosse in principio.
tà. La caccia minuta di lepri, beccaccie, pernici, ghian- Gli ecclesiensi vantano come una grand’opera di ar-
daje, colombi, ecc. ha un gran numero di dilettanti. chitettura la cappella, dove si venera il corpo di s. An-
Strade. Or si va per tutto senza quella paura che tioco. Il cranio del santo conservasi in un’urna di argen-
sentivasi in altri tempi, quando le campagne erano to; le altre reliquie sono chiuse in una cassa di ferro.
in ogni parte infestate da’ malviventi, che posti in A render impossibile la distrazione delle medesime per
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soddisfare alla religione di quelli, a’ quali non si potesse su’ fumanti maccheroni che la madre compone sopra
negare una particella delle ossa sacre, si riempiron le un gran piatto; in quella disposti in arco, e assisi in-
serrature di quella parte delle chiavi che corrisponde al- torno al fuoco, fanciulli e vecchi, uomini e donne ri-
l’ordigno, recisa l’altra con la lima. Sotto la nicchia do- denti e scherzanti che consumano i cibi e fan gorgo-
v’è la cassa leggonsi le note di quel marmo, che fu tro- gliare le fiasche riempiendo di vino i corni incisi di
vato nella catacomba sulcitana sopra il suo avello: rozze figure dalla mano di un pastore, e maneggiano i
† AVLA · MICAT · VBI · CORPVS · BEATI · SCI grandi coltelli per trinciare le umorose carni e porger-
ANTIOCHI · QVIEBIT · IN · GLORIA le ai denti; in altro canto una famiglia che riposa sotto
VIRTVTIS · OPVS · REPARANTE · MINISTRO la volta d’una gran macchia di lentisco, e chi sdrajato
PONTIFICIS · XPI · SIC · DECET · ESSE · DOMVM sulle frondi, chi sul nudo suolo, chi sopra i sacchi te-
QVAM · PETRVS · ANTISTES · CVLTV · SPLENDO nendo a guanciale la sella; in altro sito un cantore che
RE · NOBABIT · MARMORIBVS · TITVLIS improvvisa in mezzo ad una gran corona; in un piccol
NOBILITATE · FIDEI · DDICATV · D · XIII · K · FEBRV piano erboso un gran numero di uomini e donne che
Sono in questa chiesa conservate altre reliquie, e di- uniti in gran catena movonsi alla stridula armonia
consi esse de’ ss. Jameo e Jacoro. Furono ritrovate nel- delle canne e ballano il ballo nazionale; mentre dentro
la cappella suburbana del SS. Salvatore e trasferite nel la chiesa e nel suo vestibolo presso al simulacro del
luogo dove sono. Il capitolo facea formare un’urna per santo le persone obbligate a voto genuflesse, a piè nu-
riporvele, e ve le riponeva l’anno 1638, come leggesi di e scarmigliate col cereo promesso nella sinistra e la
nell’iscrizione. Si tengono come martiri, ed è a doversi corona nella destra veglian pregando sino all’ora della
supporre che siasi conosciuta questa particolarità da partenza. Suona finalmente la campana della chiesa, e
qualche monumento trovato sulla loro tomba. a’ suoi rintocchi concorresi da tutte le parti; nasce un
Tra’ simulacri che si venerano in questa cattedrale gran chiarore da mille e mille fiammelle, e da mille e
è ragguardevole la statua colossale di s. Antioco, che mille voci un confuso mormorio, come è quello di
portasi in processione sostenuta da due travicelli in- lontane acque cadenti, o di un lido quando il vento vi
trodotti nelle anella di ferro infisse ne’ suoi fianchi. sospinge i flutti. Ma presto languisce il rumore, e de-
La scultura è grossolana, il color della faccia rosso voti raccoglionsi tutti in se stessi all’adorazione così co-
bruno, qual è ne’ maurelli. Questo santo per la opi- me il sacerdote tra la musica de’ zampognatori im-
nione di sua virtù mirifica ha innumerevoli devoti, e prende gli augusti misterii. Questi compiti, e proferite
tutti gli uomini della provincia sulcitana lo hanno le parole della solenne benedizione, si agita tutta l’adu-
per ispecial patrono. nanza, e la compressa folla si slarga e dilata come l’on-
Dopo questo sono venerati con molta religione i dulazione dell’acqua percossa: la cavalleria di vanguar-
simulacri di s. Benedetto e della Madonna di Trata- dia comincia ad avanzarsi nella oscura via, seguono i
lìas, de’ quali il secondo si dee riferire all’anno 1607, buoi con le loro squille traendo il sacro carro, quindi
il primo al secolo XII o XIII, quando abitavano in il popolo, e dopo il popolo, la cavalleria di retroguar-
queste regioni i monaci benedittini. dia. Uno spettatore posto su qualche eminenza, don-
Feste di s. Antioco. Festeggiasi quattro volte per de signoreggi il piano, per cui procede quella moltitu-
questo martire, come si è detto nelle Note istoriche: e dine, godesi una bellissima scena, vedendo per circa
in quelle che cadono nella primavera e nell’estate il due miglia brillar innumerevoli cerei in un bel disordi-
capitolo accompagna il reliquiario e il simulacro si- ne, e alcune fiamme unirsi, altre disgiungersi, altre na-
no alla penisola sulcitana. scondersi, e poi comparire nuovamente. Vorrebbesi
La festa di primavera occorre nel secondo lunedì più lunga la notte, e dispiace che il barlume del cielo
dopo la Pasqua di Risurrezione. Il gran simulacro ri- orientale avvivandosi ognor più faccia languir quegli
ponesi in un arca sopra un cocchio aperto e tirato da’ splendori, e presto il sole nascente gli spegna.
migliori buoi del paese o del Sulci, e accompagnasi In quell’ora un’altra comitiva movesi da Iglesias
da’ capitolari con abiti corali sino alla porta di s. Seba- verso l’Isola sulcitana, e trasporta l’urna col cranio
stiano. La cavalleria precede e sussegue i devoti che del Martire, allogata in una apposita cassetta sopra la
vanno in peregrinazione sino alla tomba del santo. Il sella d’un cavallo bianco o grigio. I canonici uscendo
cocchio giugne in sulla sera al boddèu di Barbusi, ed dalla cattedrale montano su’ loro cavalli, e seguon il
ivi si ferma sino all’aurora in mezzo all’immensa mol- reliquiario cantando l’inno de’ martiri: sussegue il
titudine dei peregrini, che distribuiti in innumerevoli sindaco di seconda classe, adornato delle insegne
compagnie occupano talvolta un miglio quadrato, e consolari, e accompagnato da uno squadrone di mi-
fanno i loro conviti e si ricreano cantando e ballando liziani capitanati da un tenente, che va presso al sin-
al suono delle launeddas. È un bello spettacolo nella daco come suo ajutante di campo.
notte veder i mille fuochi che brillano presso le altret- Il capitolo ha un comodo albergo in Sulci presso
tante brigate; e qui un giovine che sostiene sul fuoco la chiesa del Santo, e il canonico provveditore, che
in un ramo formato a spiedo o un agnello o un capret- dicon operajo, pensa a preparar la tavola per i suoi
to; là un altro che stende l’erba per formare un tappeto colleghi e per le persone distinte che si invitano.
su cui porre il pane, il formaggio, le arancie, la ricotta, Il sindaco spiega nel luogo della festa una gran-
il salame, il tagliere, e sopra il porchetto; in questa par- d’autorità in virtù della patente di Alternos che il V.
te un’adorna fanciulla che sparge il formaggio sfarinato R. suole spedirgli. La giurisdizione del podestà del
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luogo restando sospesa, tocca a lui solo di ammini- ufficiali, il penitenziere, il teologale, il paroco, dodici
strar giustizia e di ordinare per la polizia e per la re- prebendati e sei di stallo con le sole distribuzioni corali.
pressione di quelli che turbassero la pubblica tranquil- Le prebende sono su’ territorii di Villamassargia,
lità. È però rarissimo caso che nasca alcun disturbo, sì Narcao, Astia, Connesa, Suergiu, Nugis, Domus-no-
perché generalmente i sardi non eccedono mai nel vas, Montagna, Sebatzus, Palmas, Musei, Barega.
bere; sì perché quelli che sono pure nemici di san- Uffiziano insieme co’ canonici quattro beneficiati
gue, se incontrinsi in una festa, sogliono sostenersi di patronato laicale, due cappellani e quattro man-
in uno stato di tregua, riservando lo sfogo dell’ira a sionarii amovibili.
luoghi deserti. Anche presso il sindaco si fa cucca- In tempo del P. Alèo (verso il 1660) questo capitolo
gna, e sono ammessi quanti si presentino. avea tre dignitarii, l’arciprete, l’arcidiacono istituito da
Nel ritorno a Iglesias si ripete quel che fu narrato Urbano VIII nel 1635, e il priore di s. Lucia, altri undi-
nel viaggio alla chiesa del Santo. ci canonici prebendati, sei di stallo, e trenta beneficiati.
Nella festa che si celebra nell’agosto il capitolo ri- La prebenda maggiore era quella di Villamassargia
torna nella penisola, ma non vi porta il reliquiario. (all’arciprete), che producea circa lire nuove 2500,
Vi ritorna il sindaco, ma non vi concorre tanto po- quelle di Barega, Sebatzus, Palmas e Astia rendeano
polo, quanto nella primavera; già che son pochi gli lire nuove 1200, e a’ canonici per la loro porzione so-
uomini delle altre provincie che vi intervengano. le lire nuove 600. Le altre nella metà canonicale era-
Dopo queste sono altre tre peregrinazioni, una a no determinate tra le 100 e le 350 lire nuove.
Tratalìas, l’altra al monte di s. Benedetto presso la chie- I canonici di stallo, che furono aumentati da Ur-
sa che sorge a lui dedicata tra le rovine dell’antico pae- bano VIII, ed i beneficiati aveano di distribuzione
se di Guindili, e la terza alla chiesa di s. Nicolò da Bari annuale sole 300 lire.
presso al mare nei confini tra il territorio d’Iglesias e il Per partecipare della distribuzione doveasi prima
Fluminese. I simulacri della Vergine, di s. Benedetto, e di entrare in possesso dotare la borsa capitolare di ll.
di s. Nicolò, si trasportano entro una cassa sopra un n. 800.
cocchio con comitiva di devoti e di altre persone che Il canonico paroco ha raccomandata la cura delle
amano sollazzarsi nelle feste. Le prime due sono feste anime, ed è assistito nell’opera da tre sacerdoti.
canonicali, e dal corpo de’ canonici che accompagna il Chiese minori. Se ne annoverano entro la città no-
cocchio sino alla porta della città scegliesi uno che va- ve, denominate dalla Vergine Purissima, da s. Giusep-
da con il simulacro, uffizii nella chiesa, e poi lo riporti pe Sposo, da s. Marcello, da s. Francesco, dalla Visita-
nella cattedrale. La festa per la Madonna di Tratalìas è zione, dalle Anime Purganti, da s. Nicolò vescovo di
la più popolata che si celebri nella regione del Sulci. Mira, da s. Domenico, da s. Michele: fuor delle porte
Le altre feste popolari degli ecclesiensi sono per s. a non maggior distanza di mezzo miglio sono queste
Isidoro, e per la Madonna delle Grazie. altre che si appellano da s. Antonio, dalla Madonna
La prima si celebra nella cattedrale a spese del col- del Buon cammino, da s. Sebastiano, da s. Maria di
legio degli agricoltori. Tre di essi tirati a sorte, e qua- Valverde e dal SS. Salvatore.
lificati come operai o provveditori della festa, devono La chiesa della Purissima annessa alla casa ex-ge-
ne’ giorni soliti andar in giro per la questua, e col suitica, che dicon collegio, è un edifizio bellino.
prodotto della medesima far fronte alle spese per gli La chiesa di s. Giuseppe è antichissima, ed ebbe at-
ufficii religiosi e per gli spettacoli. Procurano ordina- tigua la chiesa di s. Lucia fabbricata da’ pisani, poscia
riamente circa 1000 lire nuove, e le spendono tutte esecrata e destinata ad usi profani, ed ora distrutta.
per l’apparato della chiesa, per la messa solenne, il S. Marcello è l’oratorio de’ confratelli della Morte.
panegirico, la processione, e i premii della corsa. S. Francesco d’Assisi, chiesa de’ minori conventua-
La seconda si celebra nella chiesa delle monache li, di antico stile e molta capacità, con gran numero
di santa Chiara, dura da 10 a 15 giorni, e vi inter- di cappelle, alcuni simulacri e dipinti di qualche pre-
viene il capitolo e il corpo de’ decurioni per soddi- gio. L’effigie del santo in atto di essere stimmatizzato
sfare ad un antico voto. Forse dopo l’ultima pestilen- è somigliantissima a quella che si venera nella cappel-
za, che sotto la metà del secolo XVII imperversò per la del romitorio di Monteraso.
quattro anni nella Sardegna, occorse altra volta il pe- La Visitazione, che prima intitolavasi da s. Satur-
ricolo di un altro contagio; e quegli uomini religiosi nino, e fu parrocchia, ha annesso il monastero delle
si rivolgean alla Nostra Donna, perché ne fosse pre- clarisse.
servata la loro città. Si dettava una supplica sopra- S. Nicolò è una chiesetta in centro alla città.
scritta in lingua castigliana El Cabildo y Ciudad de S. Michele ha un’altra confraternita che si appella
Iglesias, e portata dal capitolo e da’ consoli in detta della Pietà del Monte, alla quale in tempo di maggior
chiesa si ponea nella destra del simulacro. Non aven- religione erano ascritte le principali persone del paese.
do patita la sventura che avean con tanta fede depre- S. Domenico ha unito il convento de’ frati predi-
cato, si tennero obbligati a qualche testimonianza di catori.
riconoscenza, e quindi tutti gli anni con pompa so- S. Maria di Valverde, chiesa fabbricata da’ pisani,
lenne andarono a’ piè del suo trono per ringraziarla. ha annesso il convento de’ cappuccini.
Capitolo sulcitano. Componesi di 18 canonici, tra’ Monaci. Nella diocesi sulcitana furono nel tempo de’
quali due dignitarii, l’arciprete e l’arcidiacono, e tre giudici molti monasteri di benedittini: nella regione di
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Montagna un’abbazia presso la chiesa dedicata al loro Il primo vescovo che conoscasi nella storia della
fondatore, dove in tempo di P. Alèo vedeansi ragguar- chiesa è un Vitale, che assisteva al concilio d’Africa
devoli rovine; un altro presso la chiesa di s. Elena, tra sotto Unnerico, nell’anno 436.
il monte s. Angelo e monte Scosta; in Iglesias il prio- Intorno a questi tempi reggeva la chiesa sulcitana
rato dei cisterciensi in s. Lucia, ridotto poi a beneficio quel Pietro di cui è fatta menzione nel marmo che fu
semplice, che sino al 1771 conferivasi con bolla pon- ritrovato sopra il sepolcro del martire Antioco, del
tificia ad uno de’ canonici, e poi davasi alla camera ve- quale più sopra abbiamo proposto le note. Lo stile
scovile; il monistero de’ cassinesi, dove poi si istituiro- materiale e formale indica i primi secoli del medio evo,
no i francescani, e quello de’ camaldolesi presso la e dopo questi non si saprebbe ritrovare un’epoca, nella
chiesa di sant’Antonio abbate; nelle regioni meridio- quale si potesse attendere a render bella e splendida
nali s. Maria di Flumentepido, dove fu un insigne sta- quella caverna, dove il corpo di quel santo era stato de-
bilimento, s. Maria di Palmas, e forse altri in altri luo- posto; già che susseguono le infestazioni de’ saraceni,
ghi. L’istituzione del monachismo in questa provincia che probabilmente vi si stabilivano; e dopo la loro de-
pare debbasi riferire agli ultimi tempi del secolo XI, e pulsione non vi fu restituita la cattedra, ma continuò a
l’abolizione totale ai primi anni del governo degli ara- restare dove era stata trasferita nel continente della Sar-
gonesi, i quali con empie vessazioni obbligarono i reli- degna, come prova la donazione che della chiesa del
giosi, che in gran parte erano pisani, a ritirarsi ne’ mo- detto martire fu nel 1089 fatta dal giudice di Cagliari
nisteri d’Italia, portando seco quel meglio che poteano, a’ benedittini del monistero di s. Saturnino.
e principalmente i monumenti dei tempi della loro Nel 1102 Gregorio, del quale restò memoria in
dimora nella Sardegna. una piccola pergamena, larga quanto il dito indice,
Ordini religiosi che si stabilirono dopo la fuga de’ monaci che fu trovata in una scatolina d’argento nell’altare
I frati francescani, che dicono minori conventua- sotto la pietra sacra da alcuni marinari entrati a pre-
li, subentrarono a’ benedittini, e si tiene vi fossero gare nella chiesa di s. Antioco, quando il paese era to-
già stabiliti nell’anno 1385. talmente desolato. In essa erano scritte queste parole:
I gesuiti andarono in Iglesias nel 1578. Nelle corti Anno Domini M. C. II. ind. II. III. id. jul. Gregorius
del Moncada (anno 1585) domandavasi per essi di re- epus consecravi ecclesiam istam et altare ad honorem
cente stabilitivi parte della somma che il parlamento Virginis Mariae, sanctorumque omnium et s. Antiochi
destinava alle opere pie. Non sono stati restituiti. corpore ejus praesente.
I cappuccini furono istituiti nel 1594. Nell’anno 1164 un altro Gregorio nominato in
I domenicani vi furono chiamati nel 1610 dal ca- un’antica scrittura esistente nell’archivio municipale,
nonico Michele Fensa di Cagliari. che in detto anno concorreva con altri vescovi alla
Le monache di santa Chiara cominciarono ad abi- consecrazione della chiesa di s. Teodoro di Ruinas.
tare il convento in cui sono sin dal 1620. La fondazio- …Pietro Pintor. Salusio di Lacon con la sua ma-
ne fu fatta dal canonico D. Marco Canavera, come dre Preziosa Dezzori faceva donazione a s. Cristina
leggesi nella iscrizione appostavi, contribuendovi i suoi (chiesa della regione sulcitana), e a Pietro per essa, di
due fratelli vescovi, uno di Bosa, l’altro di Alghero. tutto il salto di Marzara.
I frati de’ tre conventi d’Iglesias non sono più di …Aimo, vescovo sulcitano, ebbe il suo seggio in
75; le monache non più di 30. Tratalìas, come è pur probabile di Pietro e de’ due
Diocesi d’Iglesias. Componesi di otto [recte undici] Gregorii.
parrocchie, e di otto cappellanie. Le parrocchie sono …Alberto, ebbe nello stesso luogo il suo seggio.
Iglesias, Connesa, Portoscuso, Flumini, s. Antioco, Di Aimo e di Alberto leggonsi i nomi e l’appellazio-
Calaseta, Carloforte, Teulada, Domus-novas, Musei, ne di santissimi nella terza iscrizione che riferimmo
Villamassargia: le cappellanie Tratalìas, Santadi, s. Gio- ragionando sullo stato de’ boddèus. Vedi p. 347 [qui
vanni Suergiu, Palmas, Masainas, Piscinas, Narcau, a p. 616].
Nuxis. In Tratalìas e Santadi conservasi il Sacramento; Nel 1213 Mariano Sardo, sotto il cui governo no-
nelle altre si celebra solamente ne’ giorni festivi. tasi consumata la costruzione dell’edifizio, si indica
I preti con ufficio e senza ufficio, che sono in tut- nella seconda iscrizione riportata nel luogo sunnota-
ta la diocesi, non sono più di 100. to. Il P. Aleo, che nella sua storia ms. riferisce quella
Vescovi sulcitani. Comeché non trovisi menzione memoria, sostituiva Maximo Trane Sardo al Mariano
de’ medesimi ne’ primi secoli della chiesa, non per Sardo, che porta il marmo; personificava questo Tra-
questo deve stimarsi che non vi fossero istituiti dagli na; e soggiungea dalla sua fantasia, fonte donde allo-
apostoli o da’ discepoli degli apostoli. Una città qual ra soleano attingere gli scrittori sardi, che il vescovo
era Sulci, che teneasi come la seconda della provin- Massimo con l’ajuto, le limosine e l’assistenza di
cia, fu senza dubbio riguardata da’ primi propagatori questo nobiluomo, naturale della Sardegna, compiva
del cristianesimo, e udiva i missionarii ragionare del l’opera. Ho ragion di credere che la iscrizione origi-
Cristo che era venuto al mondo per distruggere gli nale non fu veduta da’ suoi occhi.
errori ed il peccato: di che si avrebbe tutta certezza Nel 1216 Bandino, che qualificavasi Maestro, al
se nelle persecuzioni de’ nemici della nostra religione quale per s. Antioco la donnicella Benedetta di Lacon
e nelle invasioni saraceniche periti non fossero i mo- col suo figlio Guglielmo facea donazione dell’Isola
numenti di que’ tempi. sulcitana.
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Nel 1222 Mariano, nominato in una scrittura del- seminata ad orzo. Questi diritti cresceano del dritto
la suddetta giudicessa, che a lui e a’ vescovi di Dolia e sui pascoli de’ ghiandiferi della baronia di Santadi.
Suelli confermava le donazioni già scritte in favore Dopo queste prestazioni feudali venivano alla men-
delle loro chiese. sa vescovile le decime di tutti i frutti così di semine-
Nel 1282 Mundasco della nobilissima famiglia de’ rio, che di pascolo che si percevessero entro i limiti
Sismondi di Pisa, che in questo anno facea edificare della parrocchia della città, i quali limiti si estendeva-
la bella cattedrale di Tratalìas per maestro Guantino no sino a’ confini di Sulcis, già che non più esisteva
Cavallino di Stampace, come è notato nella prima ne’ medesimi alcuna popolazione. Se non che dovette
iscrizione, che riferimmo nel luogo suindicato p. 346 poi farsi parte di queste decime a quei canonici, ai
[qui a p. 616]. quali furono conceduti in prebenda i territorii di alcu-
Da questo al vescovo Fr. Giovanni de Cassa per un ne antiche ville. Questi territori furono, quel di Con-
intervallo di circa 150 anni è ignoto quali e quanti nesa, di Nugis, di Palmas, di Barega, di Suergiu e
entrassero nella successione de’ pontefici sulcitani. Mazzàcarra, di Montangia, Spirito Santo e Grugua. Il
Nel 1434. Fr. Giovanni de Cassa dell’ordine degli territorio di Connesa fu assegnato al penitenziere, gli
eremiti di s. Agostino. In un’antica scrittura segnata altri distribuiti tra gli altri canonici, che presero il tito-
in detto anno parlasi della casa di questo vescovo in lo delle chiese che furono parrocchie di distrutti paesi.
Iglesias attigua alla chiesa parrocchiale di s. Chiara, e Eccettuata la prebenda di Connesa, negli altri territori
di una congregazione che ivi teneva Giovanni co’ le decime divideansi tra il vescovo e i canonici, pren-
suoi canonici. Da questo istromento che faceasi da dendosi il vescovo siccome paroco abituale una metà
un Antonio Sollo rettore della Villa d’Iglesias, cano- per ragione de’ sacramenti, il canonico l’altra per ra-
nico e vicario nello spirituale del nominato vescovo, gione del territorio.
rilevasi che quella casa vescovile essendo già per rovi- Potrebbe parere che il vescovo sulcitano con tante
nare avea bisogno di sollecita riparazione; che a que- baronie e con una estensione di territorio decimario,
sti lavori avea dato il suo consenso l’onorevole Micer quanta abbiam significato, dovesse avere annualmen-
Nicolao Pino vicario dell’arcivescovo di Cagliari, che te un reddito immenso: non pertanto era esso così
vi è qualificato metropolitano di tutta la Sardegna, e tenue, che fu sentita la necessità [di] dare in com-
che al capitolo generale nella chiesa di s. Chiara erano menda questa mitra all’arcivescovo di Cagliari, il
tra le altre persone intervenuti Giovanni Marras e Ba- quale poi da cinque diocesi unite non percevea più di
silio Manca canonici sulcitani, e Antonio Pasiu e Leo- 1500 ducati. È vero che possedea tanti feudi e potea
nardo Desii preti. Da che nessuno vorrà conchiudere decimare sopra un vastissimo campo, ma in quella
che il vescovo e i canonici sulcitani già prima del desolazione quanti erano che coltivassero le terre?
tempo notato fossero stabiliti in Iglesias. Essendo il Si può dopo questo che è stato detto sopra i vescovi
cielo di Tratalìas poco salubre nelle stagioni dell’esta- intendere la povertà de’ canonici. Era tanta, che dovet-
te e dell’autunno usarono i vescovi, che in essa avea- tero supplicare il vescovo D. Giovanni Pilares perché
no la cattedra, di ritirarsi fuor del pericolo, così co- facesse versare nella massa delle distribuzioni le 50 lire
me han costumato fare i vescovi di Oristano e di annue solite darsi a’ due vice-parochi, obbligandosi i
Ales; e l’usarono pure come apparisce dalla loro pre- capitolari alla cura delle anime. Allora chi volea entrare
senza in Iglesias, i canonici. Forse fu in quei tempi e nel corpo de’ canonici doveva conferir nella massa una
in tali stagioni che i canonici come è tradizione, uffi- certa somma; senza di che non potea partecipare delle
ziarono nella chiesa di s. Giuseppe. distribuzioni. Questa somma in principio era stata tas-
Nel 1443 Fr. Raimondo Torrellas. sata a lire 40, poi accresciuta alle 400, e finalmente nel
Nel … Eustachio. 1786 annullata con decreto della S. Congregazione del
Nel 1489. Simone di Sassari minore conventuale. concilio, e sostituita la mezzannata.
Ne’ primi anni del secolo XVI il vescovo D. Gio- In quella tanta povertà, che si è indicata, abbiam
vanni Pilares avendo fatto vedere la convenienza di ragione della renitenza degli ecclesiastici a pagare i da-
levare da Tratalìas la sede vescovile e stabilirla in Igle- zii civici. Furono però frequenti litigi tra essi e i con-
sias, ottenne che fosse trasferita in questa città, e che soli del comune, il sindaco de’ quali nel parlamento
la chiesa parrocchiale di s. Chiara avesse il titolo e gli del Cordona (anno 1543) domandava che avessero
onori di cattedrale. pure i preti immunità pel formaggio della provvista,
La traslazione fu fatta nel 1503 come è stato det- ma pagassero come gli altri per il superfluo, e doleasi
to nelle Note storiche. che non pochi tenendo molte greggie, molti soci e
In questi tempi i vescovi sulcitani possedevano il grandi vigne defraudassero il comune de’ suoi diritti.
feudo della penisola sulcitana, e le baronie di Santa- Decime. Ne’ territorii d’Iglesias e in tutti i salti del
di, di Piolanas e di Tratalìas, la superficie complessi- Sulci sempre erasi corrisposto dagli agricoltori e pastori
va delle quali terre è stata computata di giornate cin- nella ragion comune dell’1 per 10 su tutti i frutti rac-
quantottomilacinquecento e più, e quindi godevano colti. Ma quando i cittadini d’Iglesias si avviddero che
il dritto terratico su tutti quei territorii, ricevendo più non si volea dar loro il vescovo e che il metropoli-
starelli tre di grano, ed uno e mezzo di orzo per ogni tano era intento a incorporar perpetuamente nella sua
aratro, supponendosi per ogni aratro starelli 12 di giurisdizione la diocesi sulcitana, vennero nel 1640 a
terra seminata a grano, e starelli tre e mezzo di terra questo che più nol vollero riconoscere come proprio
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Ilbono 652

vescovo, e pagargli le decime. Vedi le Notizie storiche IN · EIVS · VTILITATEM · ET · DECVS · CONSPIRANTIBVS
sotto quest’anno. In siffatta deliberazione concorreva- LAETABVNDA · EXCEPIT
no anche gli uomini pii per quelle ragioni, che poi il ET · ALOYSIO · SATTA · EPISCOPO · RENVNCIATO
sindaco del comune proponeva nelle corti del conte di MAGNOPERE · GRATVLATVR
Santostefano, dolendosi che l’arcivescovo Don Pietro ANNO · MDCCLXIII
Vico in tanti anni che avea goduto i frutti della chiesa Comecché il concordato del 1691 dovesse valere fi-
sulcitana non l’avesse visitata che due sole volte più per no a tanto che la diocesi ecclesiense dipendesse dal me-
sollazzarsi, che per esercitare gli uffici pastorali; che la tropolitano; non pertanto non avendo il vescovo Satta
chiesa non avesse ricevuto da lui alcun dono né in vita, e successori riclamato gli antichi diritti si continuò a
né in morte; e finalmente che da cento anni non più si pagare secondo i termini della notata transazione.
fosse celebrato pontificale, e dopo di un secolo e mez- Il vescovo sulcitano non più conservava in questi
zo, da che la chiesa sulcitana era raccomandata agli ar- ultimi tempi i diritti del dominio utile della penisola
civescovi di Cagliari, non si fosse che sole quindici vol- di s. Antioco. Monsignor Ricaldon arcivescovo di Ca-
te amministrata la cresima. Si venne poi nel 1691 a gliari rinunciava a’ medesimi nel concordato stipula-
quella transazione, della quale si è ragionato nelle No- to tra lui e la sacra religione de’ ss. Maurizio e Lazza-
tizie storiche (p. 410 [qui a p. 638]), e fu posta una ro (vedi p. 412 [qui a p. 639]), ritenendo però il
nuova forma di soluzione. Il grano dovrebbe pagarsi in diritto delle decime su tutti i frutti agrarii e pastorali.
ragione del seminerio, cioè per ogni aratro in terreno In altra convenzione tra la stessa religione e monsi-
camerale un quarto grande; in terreno canonicale tre gnor Rolfi vescovo d’Iglesias, questi rinunziava alle
quarti grandi divisibili tra il vescovo e il canonico.12 decime, riservandosi su quelle un’annua pensione, al-
Della quantità degli aratri si facea ragione nel modo la quale per altro concordato con la stessa religione
seguente: intenderebbesi un solo aratro da’ 3 ai 12 sta- rinunciava il vescovo Navoni, cui da altra parte si da-
relli di seminagione; due da’ 15 a’ 24; e tre da’ 27 a’ 36 va compenso con i frutti decimali della parrocchia di
starelli. In rispetto a’ frutti minori così dell’agricoltura, Flumini. Non tardò a vedersi il bene della restituzio-
che della pastorizia, fu stabilito pagherebbesi il 5 per ne del vescovo essendosi istituite nel Sulcis alcune
cento al vescovo così nei terreni camerali come ne’ ca- cappellanie per la istruzione e consolazione di quelli
nonicali; e si aggiunse che nella stessa ragione si quo- che eransi con le famiglie stabiliti ne’ salti (vedi sotto
tizzerebbero quelli che seminassero a piccu, cioè con la il titolo Boddèus e furriadorgius p. 339 [qui a p. 613]).
sola zappa, senza cooperazione dei buoi, come si prati- Apparve un rapido miglioramento, e se queste istitu-
ca in luoghi impervii all’aratro o da’ poveri. Cotesti zioni religiose abbiano quello sviluppo che posson
patti furono poi nel 1695 (addì 22 maggio) sanziona- avere, non anderà molto che quelle regioni fioriscano
ti con breve di papa Clemente VIII. Ma essi non va- per un gran numero di popolazioni, per una maggior
levano pe’ forestieri, i quali dovean pagare nella ra- coltura e per grandi ricchezze.
gion comune, dando il 5 per cento su tutti i frutti di I vescovi che amministrarono la chiesa sulcitana,
seminerio e di pascolo per ragion di territorio, e l’al- dopo che questa diocesi fu disgiunta dall’arcivesco-
tro ventesimo al paroco del loro domicilio. Questa vado cagliaritano, sono i martiri Satta, Gautier, De-
mezza decima prendeasi intera da’ canonici, ove quelli plano, Rolfi, Porcheddu, Navoni, Ferdiani.
o seminassero o pascolassero in loro territorio.
Stabilitosi nella Sardegna il Governo dei Reali di ILBONO, villaggio della Sardegna nella prov. e pre-
Savoja, Carlo Emanuele vide la necessità di restituire fettura di Lanusei compreso nel mandamento del ca-
a’ sulcitani il vescovo, e propose alla Santa Sede la se- poluogo. Era nel giudicato dell’Ogliastra, dipartimen-
parazione della diocesi d’Iglesias dall’arcivescovado to del regno di Plumini.
cagliaritano. Però nell’anno 1763 avendo il papa La sua situazione geografica è sulla latitudine 39°51',
Clemente XIII ripristinato il vescovado sulcitano, gli e nella longitudine 0°25' all’oriente di Cagliari.
ecclesiensi con lietissimi plausi accolsero il nuovo Siede sopra la falda de’ monti della Barbagia a tra-
eletto, e poi raccomandarono a un marmo la memo- montana e due miglia dal capoluogo della provincia,
ria del felice evento nelle note seguenti: tra alcune eminenze che limitano di molto il suo
SVLCITANA · SEDES orizzonte fuor che alla parte di levante, dalla quale
A · PRIMIS · ECCLESIAE · SAECVLIS · FVNDATA domina il mar Tirreno. I notati accidenti del suolo
ANNO · MDXIII · PRAESENTI · PASTORE · ORBATA dovean fare che si sentisse forte il calore nell’estate,
HVNC · SIBI · POST · DIVTVRNAM · SPEM mitissima la stagione invernale. Piove abbondante-
RESTITVTVM mente nell’autunno e nell’inverno, scarsamente nella
CLEMENTE · XIII · PONT · MAXIMO primavera, e per poco vedesi il suolo coperto da un
CAROLO · EMMANVELE · SARDINIAE · REGE tenue nevazzo. Le tempeste sono rarissime, ma non
PIISSIMA · ANIMORVM · CONIVNCTIONE le nebbie che vi addensano i venti sciroccali. L’aria è

12. Nelle Notizie storiche sotto l’anno 1691, dove in poche ne qui data e che per quarto grande intendasi un moggio
parole fu notata questa transazione, essendo occorsa una ine- maggiore dello starello cagliaritano d’un trentaduesimo, o
sattezza rispettivamente allo starello di misura grande, che era d’un mezzo imbuto. Questo quarto grande degli ecclesiensi
doppio del comune; però avvertiamo che tengasi la spiegazio- appellasi tra essi misura di montagna.
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653 Ilbono

di mediocre bontà, e non è da sé maligna, se talvolta Non pare sia altro terreno e clima più felice per le
sia sentita tale, perché il miasma che in parte la con- viti. Si coltivano tutte le varietà che sono conosciute
tamini viene dalle maremme di Tortolì. in queste regioni vinifere, e si hanno con semplici
Si numerano 270 case disposte disordinatamente, operazioni vini di tal bontà, che si vogliano non men
mal formate e poco comode. Le contrade sono irrego- pregevoli de’ vini riputatissimi di Lanusei, e con ra-
lari e così strette, che appena vi possa passare il carro. gione perché sono le stessissime condizioni locali in
Abitano questa terra famiglie 265, con anime tanta vicinanza, quanta abbiam significato. La quan-
1100, delle quali 525 appartengono al sesso maschi- tità della vendemmia non suol esser minore di quar-
le. La comune del decennio diede nascite 42, morti tare 40000, che si ragguaglierebbero a litri 200000,
32, matrimonii 9. Le malattie più frequenti sono le la cui metà per lo meno si spedisce nel Genovesato
febbri intermittenti e perniciose che si guadagnano dal porto di Tortolì.
nella bassa Ogliastra, e le infiammazioni. Sono ben Anche ai fruttiferi di tutte le specie è convenien-
pochi che sorpassino i sessant’anni. tissima la natura del suolo; ed è però così grande il
Sono applicate all’agricoltura persone 375, alla pa- numero degli individui, che difficilmente si possa
storizia 20, a’ mestieri 22. Negli altri ministerii sono determinare. I frutti sono di un soavissimo gusto.
due notai e due flebotomi, nessuna levatrice. Le don- Gli olivi vegetano così vigorosamente che altrove
ne si occupano nella tessitura del panno e delle tele non siano più prosperi. Se si estendesse la loro cultu-
per il bisogno della famiglia. I telai sono circa 240. ra avrebbero le fortune di questi coloni un grandissi-
La scuola primaria non numera che otto fanciulli, mo incremento. Lo stesso è a dire intorno a’ gelsi.
cioè un terzo di quelli che vi dovrebbero concorrere. L’orticultura è praticata con tutta diligenza lungo
Il frutto della istruzione de’ 18 anni passati non si sa le sponde de’ tre sunnominati ruscelli, e le specie so-
quanto sia, perché nel paese forse non troverai una lite vegetano con una maravigliosa prosperità.
ventina di persone, che sappian leggere e scrivere. La pastorizia è poco considerevole, perché il terre-
Territorio. È sparsa di colli e monti, facili e colti- no non molto fertile di pascolo, e mancano i ghian-
vabili alle parti di mezzogiorno e levante, altrove dif- diferi. Nel bestiame manso si numerarono (anno
ficili e inetti all’agricoltura. 1839), buoi per l’agricoltura 170, cavalli e cavalle
Nel paese sono due sole fonti, donde sorgono ac- 195, majali 300; nel bestiame rude, capre 700, pe-
que di poca bontà in paragone di quella, che copio- core 800. Il prodotto del formaggio è minor della
samente versa la fonte che dicono di Balloi, e usano quantità che domanda la consumazione interna, e le
tutte le famiglie. lane non sono che un solo quarto di quanto voglio-
Scorrono in questo territorio tre ruscelli, il Bade- no i telai per i panni necessari in famiglia. Quindi si
lìni che proviene da monti di Elìni e serpeggia a cir- dee comprar formaggio, lana, e lino da altri paesi.
ca quattrocento passi dal paese; il Giraleci che sorge Chiudende. Sono ben poche, e queste servono prin-
ne’ salti di Lanusei e avvicinasi di mezzo miglio al- cipalmente per tenervi a pastura il bestiame domito.
l’abitato; e il Ponti che ha la sua origine nelle fonti Selvaggiume. Le poche specie, cinghiali, daini, vol-
del vigneto di Lanusei e passa a distanza d’un miglio pi e lepri, son di numero così scarso, che sarebbe
dirigendosi verso greco. Ne’ tempi piovosi raccoglie- troppo costosa la caccia. Tra gli uccelli sono molti-
si nel loro canale tanta copia di torrenti, che è gran plicatissimi i passeri, e fanno guasto ne’ seminati.
pericolo a chi tenti il guado, e resti però a’ meno au- Ne’ notati rivoli prendonsi poche trote e anguille.
daci proibita la comunicazione con i paesi che sono Commercio. Il principale articolo dal quale guada-
al di là. Dopo aver oltrepassate le vigne d’Ilbono, gnano gli ilbonesi sono i vini. Da questo e dagli altri
questi tre rivoli si uniscono al rio di Arzana, e for- insieme di rado otterranno più di 12 mila lire nuove.
mano un fiume che fa temersi quasi per tutta la sta- Strade. Da Ilbono si carreggia facilmente verso
gione invernale, e con ragione per tanti che spesso la mezzogiorno a Lanusei in tre quarti d’ora, verso po-
sua corrente rapisce. Non è alcun ponte sopra il me- nente-maestro a Elini in venti minuti, verso greco-
desimo, e non potendosi usare né anche il navicello, levante a Tortolì in due ore, verso scirocco a Barì in
accade che i passeggieri, cui alcun affare importante due ore e mezzo.
sollecita, debbano avventurarsi a traversarlo. Molti Religione. Questo popolo è compreso nella giuri-
vanno in seno a una morte spaventosa, e le desolate sdizione del vescovo d’Ogliastra, ed è curato nelle co-
famiglie piangono poi per lungo tempo. Questo fiu- se spirituali da un vicario assistito da altri due sacer-
me procede verso levante, passa in poca distanza da doti. La chiesa parrocchiale è dedicata a s. Giovanni
Tortolì, e va a gittarsi nel Tirreno presso la torre e Battista; e l’unica chiesa minore che sia nel paese è
chiesa campestre di s. Gemiliano. uffiziata dalla confraternita, che dicono del Santissi-
La terra non essendo ben propria a’ cereali, la loro mo. Nella campagna sono due cappelle, una sopra
cultura è poca estesa. Non si seminano più che 200 un rialto denominata da s. Cristoforo a cinque minu-
starelli di grano, 150 d’orzo, 300 di fave, e di rado ot- ti dal paese, l’altra assai antica ha per titolari s. Seba-
tienesi dal grano il 10, dall’orzo il 20, dalle fave il 12. stiano e s. Rocco, e fu eretta, como pare, per voto
Il terreno non ama la semenza del lino, e quindi in dopo qualche pestilenza, già che in questi due santi
pochi tratti è coltivato. La meliga vien bene nelle terre han sempre confidato i popoli sardi per evitare il fla-
ripuarie, ma non si pregia quanto sarebbe ragione. gello del contagio.
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Illorài 654

Feste. La principale è per la Madonna delle Gra- poi donato alla parrocchia, quando egli passò al go-
zie, che si celebra nella parrocchia, e ricorre addì 2 verno della chiesa di Bolotana era la casa della curia,
luglio con gran confluenza di stranieri. In questa oc- e avea in fronte l’arme di Spagna.
casione tienesi una fiera. Popolazione. Sono in questo paese anime 1000, del-
La festa di san Cristoforo è pur onorata dal con- le quali 490 nel sesso maschile, 510 nel femminile,
corso di molti forestieri: ritorna ogni anno addì 25 distribuite in 250 famiglie. Le risultanze medie sono di
luglio. annuali nascite 37, morti 26, matrimoni 8. L’ordinario
Antichità. Vedonsi in questo territorio molti nora- corso della vita è a 50 anni: le malattie più frequenti le
chi e sono nominati, Istersus, Salassu, Tedili, Scerè, infiammazioni e le perniciose. Nell’anno 1839 manca-
Sartalài, Oeni, Teddisò, Perdacarcìna, Corongiu-orcu, va medico, chirurgo e non si avea né pure un fleboto-
Mattalè, Gerperarci, Elurci, Coas de Incisas, Runcu mo. Dicono sia minor pericolo in questa, che in altra
de circus. Sono in gran parte disfatti. situazione. Non mancavan però le levatrici, ed eran
In alcuni siti appariscono vestigie di antiche po- tre; il che fa stupore, perché generalmente ne’ paesi
polazioni spente già da tanto tempo, che non ne ri- della Sardegna settentrionale restano senza soccorso le
mane alcuna memoria, ed è ignorato anche il nome. partorienti, e siffatto uffizio stimasi così vile, come
quello de’ beccamorti.
ILLORÀI, anticamente Lorài, villaggio della Sarde- Anticamente era in questo paese una numerosa no-
gna nella provincia e prefettura di Nuoro. Or è com- biltà, che fu o spenta nel fervor delle guerre, o costret-
preso nel mandamento di Bono, e in altri tempi nel ta nel pericolo a ricoverarsi in luoghi di sicurezza.
distretto del Goceano entro il regno di Logudoro. Professioni. Attendono all’agricoltura 225 uomini,
La sua situazione geografica è alla latitudine 40°21', alla pastorizia 165, alle arti meccaniche 26.
la longitudine 0°7'30" all’occidente di Cagliari. Possidenti. I proprietari tra grandi e piccoli sono
Siede a piè dell’ultimo monte della catena del Mar- 208, le famiglie non possidenti 42.
ghine dentro la valle del Goceano in amenissimo sito Istruzione. Concorrono alla scuola primaria 16 fan-
tra alcune colline ridondanti d’acqua. Protetto per la ciulli. In tutto il paese saranno circa 50 persone che
suindacata eminenza dal ponente-libeccio sente gli al- sappian leggere e scrivere.
tri, cui le prossime colline non fanno ostacolo, e più Territorio. Illorai ha propria una gran regione, con-
di tutti il levante che predomina nella regione, e vi finante con Orotelli, Bolotana, Bonorva, Nughedu,
addensa i vapori che porta dal Tirreno. Il calore è assai Bono, Benetutti, di maniera che stendesi in lunga zo-
forte ne’ mesi estivi, tollerabile il freddo nell’inverno, na a ponente e a levante con una disuguale latitudi-
se è fredda l’atmosfera quando il termometro di rado ne: il che conferma l’opinione dell’antica importanza
segna i gradi di poco superiori al zero, e trattiensi di questo paese.
presso l’ottavo. L’umidità in certe stagioni e ore è as- In gran parte questo territorio è montuoso, con
sai molesta e nociva, e altrettanto lo sono le nebbie vastissimi spazi boscosi, con ottime terre per l’agri-
che con frequenza ingombrano il paese. L’aria non è coltura. La parte piana è nel campo, come dicono
certamente ottima, ma non si potrebbe dire malsana, l’ampia valle del Tirso.
se non accidentalmente, come accade anche sotto il Nel luogo detto Coronas (grotte) superiormente al
ciel più salubre. paese la roccia è calcarea, la quale bruciasi in molte
Componesi questo villaggio di circa 262 case di- fornaci, e vendesi per le fabbriche del dipartimento.
stribuite in masse informi da contrade irregolari. Le Trovasi il gesso nel luogo che dicono Sas melas a un
rovine sparse intorno indicano quanta fosse in altri miglio nella via al ponte, e lo zolfo presso al ponte e
tempi la grandezza di questa terra. La tradizione con- alla chiesa campestre della Madonna delle Nevi nel
servò una confusa oscura memoria di lunghe accanite sito che dicono Sa Turre. Le acque che sorgono intor-
guerre civili che arsero tra gli abitanti, a scemare i no sono state sperimentate sudorifere, più che non
quali molto valsero le pestilenze che ne’ secoli di facciano le bevande mediche che si prescrivono a tal
mezzo facilmente si appiccavano al popol sardo e lo fine. Non mancano i marmi e tra gli altri trovasi un
diminuivano in tutti i luoghi, e lo annullavano total- bardiglio di ottima qualità, del quale sarebbe facilissi-
mente in altri. Pare che si debbano riferire a quei mo il taglio.
tempi feroci le note che poco religiosamente furon Selve. Le montagne d’Illorài sono coperte da alberi
scolpite in alcuni architravi. Inimicos ejus induam con- di alto fusto, tra’ quali numerosissimi i ghiandiferi,
fusione. Da molti indizi si può intendere la prosperità quercie, elci, soveri, quindi perastri, olivastri, frassini,
di questi popoli ne’ tempi, che precedettero le discor- e le specie che volgarmente nominano aèra, surgiaga,
die, le fazioni, e le vicendevoli stragi; e i ventisei moli- sambinzu, olostru, e siberu. Dall’olostru formano il
ni idraulici per la macinazione de’ grani, le cui vestigie visco, e dal siberu i cerchi alle botti. Alle quali do-
son vedute lungo il corso delle acque, ci possono pro- vrebbonsi aggiungere molte altre specie delle più co-
vare che il loro numero era di cinque e più volte mag- muni dell’isola. Il Campo (vallone) è sparso di consi-
giore del presente censimento. mili piante, e coperto di lentisco.
In quei tempi era Illorài capoluogo del Goceano e Acque. Le più nobili fonti sono le nominate Putio-
residenza del giudice. Là dove or sorge un moderno la, Iddoro, Iscreti, Abbadigu, Giustali, Ischivadè, Mu-
palazzetto edificato dal rettore Giuseppe Muredda e ra de Lunas, Cantaru-Alinos, Frida, Nuerodorgiu,
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655 Irgoli

Giannifurca. Il Cherente prorompe da una abbon- Selvaggiume. Se non mancassero i mufloni sareb-
dante vena, e irriga un’amenissima valle per più mi- bero in questo territorio tutte le specie selvatiche che
glia sino alle sponde del Tirso. Funtanamanna abbon- sono nelle regioni più boscose. Anche tra’ volatili
dantissima di ottime acque, somministra alle famiglie che frequentano la contrada riconosce il cacciatore
del paese nel cui centro sorge e serve a inaffiar gli orti. tutte le specie che sono nelle altre parti della Sarde-
Scendono dalla montagna alcuni ruscelli appellati gna; e numerosissime quelle più gentili che sono de-
Dessomine, Sa Raighina, Sos Pannos. siderate nelle superbe imbandigioni.
Il Tirso traversa la regione piana, ed in questo terri- Commercio. Da’ prodotti agrarii e pastorali, e da
torio a distanza d’un’ora dal paese è traversato da un altri articoli, possono gli illoraini guadagnar annual-
antico ponte, che comunemente denominano d’Illo- mente lire nuove 25 mila.
rài, fondato in un luogo pittoresco sopra due grandi Religione. Il popolo d’Illorài è sotto la giurisdizio-
rupi con un arco, la cui corda notossi di palmi sardi ne del vescovo di Bisarcio, e governasi da un paroco
55, dal quale al basso letto è quasi altrettanta la pro- che ha titolo di rettore con l’assistenza di altri due
fondità. Se accada straordinaria piena sono due scari- preti. Apparteneva in altri tempi alla diocesi d’Al-
catori a’ due capi del medesimo con arco largo palmi ghero, ed era prebenda dell’arciprete, al quale le de-
20, alto 25. È costrutto con pietre di taglio di color cime producevano scudi quattro mila, come si cono-
rossigno prese dalla cava di Pabude in territorio e sce per alcune vecchie scritture.
montagna di Bolotana, alla distanza di cinque ore. La La chiesa maggiore è sotto l’invocazione di s. Gavi-
sua lunghezza è di palmi 170. La prospettiva è bellis- no, poco provveduta d’ornamenti e povera di sacri ar-
sima, il disegno lodevole, se non che la sua larghezza è redi. Le decime sommano ancora a una considerevole
minor che avria voluto la comodità delle vetture e de’ somma, sebbene non diasi quanto dovrebbesi per la
passeggieri; la costruzione solidissima; il lavoro ben consuetudine, e soglion dare con tutta liberalità i pae-
eseguito: per tutte le quali considerazioni deve stimar- sani sardi a parochi pieni di zelo per la loro istruzione
si migliore degli altri antichi ponti che sono su’ fiumi religiosa ne’ necesarii catechismi e nelle solite spiega-
sardi. Il tempo della sua edificazione non è indicato zioni del vangelo, pronti a’ loro bisogni spirituali, cari-
da nessuna iscrizione; tuttavolta citasi una tradizione tatevoli, attenti al loro bene temporale, a mantener la
che lo riferisce a’ Giudici d’Arborea, che furono conti pace tra le diverse famiglie, e ausiliatori de’ meschini.
del Goceano, e lo dice compito nel 1400. Stando alla Le chiese minori nel paese sono l’oratorio di s.
medesima sarebbe questo ponte, come il castello di Croce e s. Giovanni. Nella montagna era già la chie-
Longone, opera della famosa Leonora di Arborea. sa di s. Andrea, il cui nome restò alla regione, e nel
Agricoltura. Non poche sono le regioni attissime alla campo presso il ponte è la chiesa della Madonna
produzione de’ cereali. Si seminano annualmente sta- delle Nevi.
relli di grano 650, d’orzo 600, di fave 80, e se le piog- Le feste principali per li santi Giovanni, Antonio,
gie primaverili non manchino fruttificano tanto, che il e Nicolò ne’ proprii giorni son celebrate con gran
colono sia lieto delle sue fatiche. Si seminan pure sta- concorso di gente da’ luoghi vicini. Nell’anzidetta
relli 10 di granone, 20 di fagiuoli, e 40 di canape. chiesa del ponte si festeggia due volte.
Le viti hanno situazioni molto favorevoli e danno Frati. In Illorài furono già i frati agostiniani, e sono
una copiosa vendemmia, dalla quale si potrebbe ot- tuttora visibili all’estremità dell’abitato verso mezzo-
tenere un considerevole lucro. giorno le mura del convento e della chiesa, nella quale
Le piante ortensi vegetano felicemente nella valla- si è cessato di festeggiare intorno all’anno 1785.
ta vicina, dove scorrono riunite in un ruscello le ac- Antichità. Trovansi molti norachi in questa regio-
que perenni delle molte fonti che sono nella pendice ne; nella montagna i principali sono, Putiola, Trun-
del vicino monte. È questo luogo deliziosissimo, do- coddi, Iseretti, Abbadigu, Serralò, Trida, Erimanza-
ve nell’estate sono belle ombre, e assai opache quelle nu, Manuari; nel campo sono i nominati Luca, Sa
de’ noci che vi frondeggiano lussuriosamente con Mura Pitalis.
molti frutti.
I fruttiferi sono di molte specie e varietà, e produ- IRGOLI, villaggio della Sardegna, nella provincia e
cono copiosamente. Raccogliesi gran quantità di man- prefettura di Nùoro e nel mandamento di Orosei.
dorle e di noci, di pere e pomi soavissimi. In altro Comprendevasi nel dipartimento di Galtellì del re-
tempo aveansi molti giardini. gno di Gallura.
Pastorizia. Nell’anno 1839 si numerarono nel be- La sua situazione geografica è nella latitudine
stiame manso buoi 206, capi vaccini 100, cavallini 39°24'30" e nella longitudine orientale dal meridia-
80, porcini 200; nel bestiame rude vacche 600, ca- no di Cagliari 0°31'.
valle 100, pecore 8000, capre 3000, porci 2500. Topografia. Siede con Lòcula e Onifài nella gran
I pascoli sono copiosi, epperò fuori il caso di valle del Cedrino a sinistra del fiume di questo no-
qualche epizoozia crescono i capi e i frutti. me, e alla destra del rivoletto di Santamaria. Dalla
I formaggi sono molto riputati per la bontà. parte settentrionale sorgendo le montagne coprono
Alveari. Sono questi coltivati con poca diligenza, questo e i sunnominati paesi da’ venti boreali; ed
comecché sia ottimo il clima. Non si numerano più ostando a levante i rialti di Orosei, ad austro il mon-
di 2500 arnie mal formate, disposte e custodite. te di Galtellì, la ventilazione è impedita, il caldo è
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Irgoli 656

eccessivo nella estate, il freddumido grave nell’inver- È abolito l’attito (il compianto), dal quale si cessò
no, la nebbia nociva nell’autunno e primavera, l’aria per timore della scomunica; il morto ponesi sopra
insalubre nella stagione de’ miasmi. I temporali sono un materasso sul pavimento; la turba femminile sie-
frequenti, la grandine fa gravi guasti, la neve poche de intorno in tutta mestizia; e chi prega, chi piange,
volte e per poche ore ingombra il suolo. chi batte palma a palma e percote la fronte e le an-
Il territorio irgolese stendesi nelle montagne. Le più che, e chi geme lamentosamente, secondo che inspiri
alte sono il Senes, il Sedora, il Chervia, dalle cui parti il dolore, o consigli la simulazione. Gli uomini se-
superiori vedesi il Tirreno e il littorale di questo e del denti in un angolo tacciono mestissimi e appena la-
dipartimento di Montalbo (antica baronia di Posada), scian suonare qualche sospiro.
e apresi una larga prospettiva sulle aggiacenti regioni Distinzione delle famiglie. Una casa nobile, 85 fa-
mediterranee. Le colline prossime al paese sono nomi- miglie agricole, 15 pastorali, 6 applicate a’ mestieri, e
nate Serra, Scala dessa murta, Sauccu nieddu, Turico- due case di preti. Le famiglie possidenti non sono
re, Seddamanna. Tra le roccie pretendesi sianvene pure meno di 106. Le donne lavorano in circa 100 telai.
marmoree di color giallo e verde. Non mancano le ve- Alla scuola primaria concorrono soli 6 fanciulli.
ne metallifere, sebbene non sia da credere quel che Agricoltura. Le terre piane sono fertili di cereali. Si
pretendono questi paesani su l’oro e l’argento delle re- seminano annualmente starelli di grano 650, d’orzo
gioni Gianna Oneddu e Serra de Golostri. 420, di legumi (fave, fagiuoli e ceci) 200, di lino 70,
Sono aperte in molte parti nella roccia calcarea di canape 60. La produzione, se le stagioni corrono
grandi spelonche, e in maggior numero che altrove fauste, è considerevole. La raccolta del lino sopra-
nel monte Ortola. vanza il bisogno.
Le dette montagne sono nelle più parti rivestite di Il luogo è ottimo per la orticoltura; non pertanto
ghiandiferi, tra’ quali non infrequenti gli alberi di cor- sono pochi che vi siano applicati. I melloni d’acqua,
po colossale. Non si può dire che queste selve siano i cocomeri, i poponi sono molto stimati. Le altre
state rispettate da’ pastori; non pertanto il numero specie coltivate sono cipolle, aglio, carcioffi, ravanel-
delle piante è ancor tanto, che in anni di ubertà si li, lattuche e cavoli.
possano ingrassarvi più di 6000 porci. Nelle cime rac- Il vigneto è molto esteso e prospero, e sono comuni
cogliesi una gran quantità di licheni per il commercio. le uve vernaccia, cannonau, nieddu-mannu, calabresa,
Le sorgenti più vicine al paese sono la Funtana- e retagliu. La vendemmia dà per la provvista e per il
manna, la Funtana-Filighe, e migliore di esse la Pine- commercio. Una porzione bruciasi per acquavite.
redda. Nelle montagne sono in molto numero, e alcune I fruttiferi sono in poche specie, fichi, meligrana-
considerevoli. Si formano due rivoli, uno il nominato ti, cotogni e susini. Il fico d’India vegeta così come
Santamaria, che dopo dieci miglia di corso nella valle nel Campidano, e potrebbe parimenti vegetarvi l’a-
dei due monti paralelli al Montalbo, passa tra Irgoli e rancio, il limone e ogni altra varietà di queste specie,
Onifai e si versa nel Cedrino; l’altro il Rio-pietroso, e dar precoci i frutti come ne’ giardini di Galtellì e
che nasce alle falde del monte che comunemente di- di Orosei.
cono d’Irgòli. Il Cedrino limita il territorio alla parte Le terre chiuse, che dicono tanche, sono poche, e
di austro. servono per tenervi a pastura il bestiame manso.
Questo, se le pioggie sieno molto copiose, ridon- Pastorizia. Il territorio ha molti e ottimi pascoli, i
da e allaga tutto il piano della valle con grandissimo quali sarebbero sofficienti a nutrire il decuplo de’ capi
guasto de’ seminati e con interruzione delle relazioni che si educano nelle diverse specie. Nell’anno suddetto
fra i paesi delle due sponde. si numeravano: nel bestiame manso capi bovini per
Sono nel territorio alcune paludi, che nell’estate l’agricoltura 140, vaccini 60, cavallini 50, porcini 80,
svaniscono in gran parte: vi si prendono anguille, e giumenti 96; nel bestiame rude vacche 500, pecore
nell’inverno gli augelli acquatici. 4000, capre 2000, porci 2500.
Popolazione. Nell’anno 1840 si numeravano in Ir- I pastori hanno diviso il territorio, e ciascuno sta
goli anime 595, delle quali 310 appartenenti al sesso nella sua cussorgia; ma non vi chiamano le famiglie,
maschile, 285 al sesso femminile, in famiglie 112. che per ricreazione nella bella stagione.
Le medie dello scorso decennio diedero annuali na- I formaggi sono di molta bontà, ed uno de’ mag-
scite 18, morti 15, matrimonii 6. La vitalità è poco giori articoli del commercio.
sicura ne’ primi anni; dopo questi durevole a’ 50, di Selvaggiume. Si trovano le solite specie di quadru-
rado in là de’ 60. pedi maggiori e minori fuorché il muflone, e tutte le
Le malattie più frequenti sono le intermittenti e specie degli uccelli stazionari e passeggeri. Le caccie
perniciose, le infiammazioni al petto, i reumatismi. grosse sono frequenti.
Gli uomini sono ben formati, le donne corpulente Pesca. Ne’ nominati fiumicelli sono anguille e tro-
e le più di piacevole aspetto. Quelli fanno il lutto la- te, e nel Cedrino altre specie; ma non vi è nel paese
sciando intonsa la barba, e usando il color nero; que- chi faccia professione di pescatore, e solo per diletto,
ste vestono il bruno per la morte de’ mariti, mentre o per far regalo, o per provveder la famiglia, vanno
per gli altri parenti usano un vario colore nel velo e alcuni a ricercar nelle acque.
nel fazzoletto con cui conservano la capellatura, Strade. Le principali sono nominate di Barbuli,
escluso il bianco che portano in tempi non funesti. Bonaria e Interhortos. In quella di Bonaria si va a
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Locula, che dista, verso ponente, quindici minuti; in La festa di s. Antioco ricorre nel primo giorno di
quella di Barbali a Onifai, che dista, verso levante, mi- agosto, ed onorata da gran concorso di stranieri. I
nuti venti; in quella di Interhortos a Siniscola, distan- poveri sono chiamati ad una mensa gratuita, come si
te ore quattro. A Nuoro, capoluogo di provincia, sono fa in quella di s. Nicolò. In questa occasione tienesi
miglia quindici, a Orosei quattro. Nelle montagne so- una fiera.
gliono ricoverarsi alcuni banditi, i quali però non san- I giovani nubili contribuiscono per la festa di s.
no dar molestia a’ passeggieri, e cercano solo esimersi Michele del Campo-santo, che si celebra (addì 29 set-
dalla pena che meritarono per qualche delitto, o che tembre) nella parrocchia fin dal tempo che intorno a
provocò sul loro capo la calunnia degli emoli. quella cappella si cominciarono a seppellire i cadaveri.
Andando a Orosei e a Galtellì bisogna traversare il Festeggiasi per s. Michele del Salto o del Monte
Cedrino; quando le acque son basse si guada, quan- addì 8 maggio, e si dà il pranzo a tutti i poveri e a
do son alte si passa sopra una barchetta. Un pedone quanti vogliano parteciparne.
paga di nolo un soldo; e chi ha un cavallo dee ag- I giovani fanno pure le spese per la festa s. France-
giungerne altri cinque per questo, che tenuto con sco addì 4 ottobre.
una corda dee traversar la corrente nuotando. Le per- Spettacoli. Corresi il palio per le feste di san Nico-
sone di quelle famiglie, che paghino al barcajuolo lò, di s. Antioco, di s. Michele del Campo-santo e di
dieci imbuti di grano, possono sempre che vogliano s. Francesco. Nelle feste de’ giovani si accendono fuo-
passare e ripassare. chi d’artifizio.
Commercio. Gli irgolesi vendono frumento ed or- Antichità. Nell’Irgolese trovansi non pochi norachi
zo a’ negozianti di Orosei per mandarlo all’estero, o in gran parte distrutti, segnatamente ne’ luoghi che
ai terranovesi, e a’ coloni di Oviddè, di Nuoro, e di appellano Santuario, Santostefano, S’Abba-salita, Pe-
altri paesi centrali, i quali estraggono pure legumi, dra Ussai, Sauccu-nieddu, Alinai, Sunotante, Sa sedda
fave, ceci, fagiuoli, lino e canape. de nuraghis, Su nuragheddu, Giardinos, ecc.
Il vino or comprasi dagli esteri, ed ora da’ nuoresi. A un quarto d’ora dal paese vedesi una petra-lata,
I pastori vendono capi vivi pel servizio agrario o pel consimile a quelle che abbiam descritto, quando si
macello, formaggio, lardo, lana, pelli a’ negozianti ori- ragionò degli antichi monumenti, che dicono sepol-
seini e cagliaritani. Da’ prodotti agrarii possono venir ture di giganti.
lire nuove 17750, da’ frutti della pastorizia lire 22500. A non maggior distanza sono visibili le vestigia
Religione. Questo popolo è sotto la giurisdizione d’un’antica popolazione, fondamenta, rottami, pez-
del vescovo di Nuoro-Galtellì, e governasi da un vi- zi, ecc. La tradizione porta sia ivi stata una città e
cario con l’opera d’un coadiutore. Della decima un aver avuto il nome di Doria; ma nulla riferisce sul
terzo è riservato alla camera vescovile, e del residuo tempo del suo eccidio o disertamento.
suddiviso in altre tre parti, due toccano al vicario.
Queste sogliono di rado superare le lire nuove 1150. ISILI, provincia mediterranea del regno di Sarde-
La chiesa maggiore è nominata da s. Nicolò vesco- gna, nella parte meridionale.
vo, le minori da s. Brigida, s. Francesco, s. Gian Batti- Confina a levante con la Ogliastra, ad austro con
sta, e dalla s. Croce, dove uffizia una confraternita. Cagliari, a tramontana con Busachi, a ponente con
Fuor del paese sono queste altre: s. Maria di Co- questa e con Iglesias.
stantinopoli, inclusa in un predio, dove prima si fe- La sua superficie computata in piano si eguaglia a
steggiava con molta pompa, grande affluenza di stra- miglia quadrate cinquecento cinquantasei (geografi-
nieri, e coi soliti spettacoli: s. Antioco, s. Michele del che).
Campo-santo, e s. Michele del Salto, la prima di- È in gran parte montagnosa, stendendosi dalla par-
stante dal paese dieci minuti in mezzo al nuovo te di levante e tramontana sopra i monti della Barba-
campo-santo, l’altra tre ore. Son già cadute s. Stefa- gia. Nelle altre parti tra molte eminenze poco consi-
no e la Vergine di Bonaria che eran lontane di soli derevoli sono larghissimi piani.
sei minuti dal paese: e presto cadrà s. Elena che dista Acque. Irrigasi da molte acque. Il fiume di Ussas-
due ore e mezzo. sai bagna i suoi limiti di levante, il Dosa segna i suoi
Le feste popolari sono per s. Nicolò, s. Antioco, s. confini alla parte di tramontana per circa 10 miglia,
Michele, s. Francesco. poi entra nella medesima dirigendosi ad ostro-siroc-
Per s. Nicolò festeggiasi addì 4 maggio, e poi addì 5 co, e la traversa per 25 miglia sino a ricever l’anzi-
dicembre, nel qual giorno si fa cuccagna, sommini- detto fiume, dal qual punto traccia un’altra volta il
strandosi il pranzo a’ poveri del paese e agli stranieri suo limite per circa 8 miglia. Da rivi delle sue sorgen-
che si presentino, e mandandosi ad ogni famiglia un ti, che sono frequentissime nelle regioni montuose,
pezzo di carne, una simula (pan fino), e una poddine radunasi il fiume che confluisce nel Tirso presso For-
(pane ordinario). La società che prepara questo pranzo dongianos, e quello che scorre verso il mezzogiorno,
gratuito fa anch’essa un pranzo suntuoso. Le spese oc- e perdesi nello stagno di Cagliari. Il fiume di Parte-
correnti si fanno col reddito d’una eredità. Forse il te- Uselli irriga pel tratto di sette od otto miglia le sue
statore avria fatto meglio se avesse comandata la distri- terre più occidentali.
buzione di alcune doti. Ma che vieta di riformare, Mineralogia. Nel territorio d’Isili trovasi lignite so-
secondo la ragione, le stolte volontà de’ moribondi? pra matrice di arenaria argillosa; selce piromaca con
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cristalli di quarzo sopra il calcareo madreporitico (pie- L’intendente della provincia d’Isili suol risiedere in
tra stellaria); calce carbonata cristallizzata sopra un ag- Mandas.
glomerato calcareo; quarzo jalino cristallizzato di mol- In ogni distretto è un esattore.
te varietà; calcedonio stalattitico; pietra cornea con Amministrazione della giustizia. Isili è sede di una
quarzo cristallizzato, e argilla cellulosa rossigna con ra- prefettura, dalla quale dipendono nove mandamenti.
me carbonato verde nelle cellule – in quello di Gergei 1. Mandamento d’Isili che stende la giurisdizione
il calcareo madre-poritico bigio chiaro; calce carbona- sopra Gergei, Escolca e Serri.
ta cristallizzata sopra uno strato di selce piromaca; e 2. Mandamento di Nurri con giurisdizione sopra
barite solfata, cristallizzata e lamellare – in quel di Orroli e Villanova-Tulo.
Mandas il bardiglio o calce carbonata bigia che co- 3. Mandamento di Mandas con giurisdizione so-
minciossi a tagliare a spese del dottor Federico Gessa pra Seurgus, Donnigala, Gesico, Goni.
rettore del paese, e servì per il pulpito e la balaustrata; 4. Mandamento di Sehui con giurisdizione sopra
e lignite fragile – in quel di Sehùi lignite fibrosa e sci- Seulo, Esterzili, Sadali, Ussassai, Escalaplano.
sto dendritico con le impronte che pajon di felce – in 5. Mandamento di Senes con giurisdizione sopra
quel di Gonnos-codina diaspro oscuro – in quel di Ruinas, Santantonio, Assòlo, Mogorella, Nureci, Asuni.
Laconi un’argilla bianca, che usasi ad imbiancar le ca- 6. Mandamento di Laconi con giurisdizione sopra
se, e trovasi sopra un grande strato di podinga quarzo- Genoni, Nuragus, Nurallao.
sa e fragile, cui serve di letto il micascisto; calce carbo- 7. Mandamento di Barumini con giurisdizione
nata concrezionata, o tufo calcareo; e il travertino che sopra Gesturi, Villanovafranca, Isprazzas, Tuili.
dicono del Sarcidano – in quel di Mogoro steatite 8. Mandamento di Lunamatrona con giurisdizio-
verdognola; geodi di cristallo di quarzo ricoperti a una ne sopra Villanovaforru, Siddi, Baradili, Setzu, Ussa-
parte da calce carbonata romboidale, dall’altro da un ramanna, Turri, Baressa, Pauli Arbarei, Sini, Genuri.
calcedonio che volge al violaceo; quarzo diasproide 9. Mandamento di Pauli-Gerrei con giurisdizione
che passa alla selce piromaca; e diaspro verde – in sopra Villasalto, Armungia, Silius, Ballau.
Gonnos-tramatza lignite terrosa di cattiva qualità, at- Nella prefettura è un prefetto, quattro assessori,
traversata dal calcedonio – in quel di Sardara geodi di un avvocato fiscale, un sostituito, un avvocato de’
cristallo nel calcedonio, che distendesi sino a Masul- poveri, il segretario, e due procuratori, uno fiscale, e
las; agata fasciata che varia dal bianco al bigio scuro; l’altro pe’ poveri.
diaspro verde fasciato di color rosso con varie calci In ogni mandamento è un giudice con due segre-
carbonate – e in quel di Nurri piombo solforato di tari.
scaglia larga, e argilla ocracea, o sia bolo armeno. Forza. La provincia d’Isili dà un battaglione da’
Clima. Nelle regioni montuose verso levante e tra- contingenti di ciascun comune.
montana è freddo anzi che no; nelle terre più basse al-
quanto caldo, le pioggie sono frequenti nelle prime, Popolazione della provincia d’Isili nel 1840
un po’ rare nelle altre; qui si patisce poco dalle nevi,
molto dalla umidità e dalle nebbie, e in molti siti e in Sopra an. 20 Sotto an. 20
certe stagioni respirasi un’aria poco salubre. Distretti maschi femm. maschi femm.
Divisioni amministrative. Dividesi la provincia I Isili 3056 2960 888 911
d’Isili in sette distretti che prendono il nome da’ capi II Barumini 1812 1768 424 593
luoghi, Isili, Barùmini, Forru, Làconi, Mandas, Orrò- III Forru 2999 3103 1143 1071
li, Sàdali. IV Laconi 2385 2369 1651 1589
Sono compresi nel distretto d’Isili sei comuni, Isi-
V Mandas 2012 1893 841 968
li, Escolca, Gèsturi, Gergèi, Serri, Villanova-Tulo.
VI Orroli 2118 2227 1150 1088
In quello di Barumini sono nove comuni, Baru-
VII Sadali 1686 1793 997 870
mini, Baràdili, Isprazzas, Lunamatrona, Siddi, Setzu,
Tuìli, Turri, Ussaramanna. Totali 16068 16113 7094 7090
In quello di Forru nove comuni, Forru, Baressa,
Gonnos-codìna, Genùri, Gonnos-tramatza, Mògoro, Sono quindi i provinciali d’Isili anime 46365: del-
Sardàra, Sini, Villanova-forru. le quali 23162 nel sesso maschile, 23203 nel sesso
In quello di Laconi nove comuni, Làconi, Asùni, femminile distribuite in famiglie 11318; e però la
Genòni, Nuràgus, Nurallao, Nurèci, Ruinas, Senis, proporzione de’ viventi alla superficie della provincia
Santantonio. deve stabilirsi di anime 87,75 per miglio quadrato.
In quello di Mandas sei comuni, Mandas, Donni- Soggiungeremo al numero delle anime di ciascun
gàla, Gèsico, Goni, Seùrgus, Villanova-franca. distretto il totale delle famiglie, il numero delle pos-
In quello di Orroli cinque comuni, Orròli, Ar- sidenti, delle nobili, e de’ fanciulli che studiano nelle
mungia, Ballàu, Nurri, Villasaltu: scuole primarie e ginnasiali, e delle persone che nei
In quello di Sadali sette comuni, Sàdali, Escala- singoli distretti conoscono le prime lettere o hanno
planu, Esterzìli, Gadòni, Sehùi, [Seulo], Ussàssai. maggior istruzione.
Le finanze provinciali sono amministrate dall’in- Le cifre romane richiamano i sunnominati di-
tendente assistito da un segretario e dal tesoriere. stretti.
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Tot. Fam. Fam. Fanc. forse furono giuste contro quelle che già mancarono.
Anime famiglie possid. nobili stud. Letterati Pauperismo. Nell’inspezione della differenza risul-
I 7819 1675 1185 29 111 250 tante dal totale delle famiglie che sono in questa pro-
II 4597 1115 868 8 44 70 vincia, paragonato al numero delle famiglie possidenti
III 8316 1912 1139 16 77 90 (11328-8464), mal giudicherebbe chi stimasse giacen-
IV 7994 1660 1286 5 105 120 te nella povertà il quarto incirca delle famiglie (2864).
V 5710 1610 1030 18 23 100
Imperocché in questo numero di famiglie non pro-
prietarie sono molte che hanno la sussistenza da qual-
VI 6583 1816 1516 20 99 80
che ufficio, o dalla locazione della loro opera; sì che la
VII 5346 1540 1440 8 15 60
vera indigenza (che suole intendersi nel pauperismo) si
Totali 46365 11328 8464 104 471 770 può ridurre a un ottavo del totale delle famiglie non
proprietarie. Né gli indigenti sono in quelle calamito-
Persone applicate a vario uffizio ne’ comuni sissime condizioni, che si possono immaginare nel-
l’idea del pauperismo di altri paesi: già che nella Sarde-
Preti Notai Medici Chir. Fleb. Farm. Levatr. gna è facilissimo il vitto così per il poco valore degli
I 25 17 1 4 9 1 7 articoli di prima necessità, come per il sentimento di
II 23 16 1 3 11 1 8 umanità, per cui sono compassionevoli i cuori. È un
III 26 22 1 3 15 1 11 bello spettacolo per le anime virtuose, che vorrebbero
IV 24 19 1 3 12 1 6 vedere tutti gli uomini riguardarsi fraternamente e co-
V 18 23 2 2 14 2 10 municare gli uni con gli altri le cose necessarie, l’osser-
VI 15 11 1 1 7 2 3 vare nelle selve i pastori dare, non pregati, latte, ricotta,
VII 11 15 1 1 11 1 2 carni e pane, quanto sia sufficiente per vivere, e a’ po-
veri che si presentano all’ovile, e a’ banditi che non so-
Totali 142 123 8 17 79 9 47 no provveduti dalle loro case, e non fare mal viso a
nessuno per risparmiare, e avere maggior guadagno da
Carattere di questi provinciali. Osservasi in tutti molta una maggior quantità di formaggi.
robustezza e vigore per le fatiche, e quelli che si appli- Istruzione pubblica. Il Governo ha già da circa 18
cano provano una vera attitudine alle scienze. Gli stor- anni stabilito le scuole primarie in ogni paese per in-
pi e i sordi-muti sono così rari, che dubito se ne trovi segnare a’ fanciulli le prime lettere, i primi rudimenti
uno ne’ mille: la demenza è quasi sconosciuta. dell’aritmetica, dell’agricoltura e della dottrina cristia-
Nel rispetto morale sono generalmente lodevoli, e na; ma questa istituzione non ha potuto finora pro-
lo saranno anche più, quando una più studiosa edu- durre quel frutto che si sperava, e perché i maestri o
cazione religiosa li formerà a una maggior virtù. So- non erano idonei, o non faceano il loro dovere, e per-
no rispettosi dell’autorità, pieni di venerazione per i ché i padri non si curavano di mandar i figli alla istru-
sacerdoti, e molto larghi nella limosina ai religiosi zione. Però le cose tra poco miglioreranno: si stabili-
mendicanti; pacifici sì che pochi ora trascorrono alle ranno nel regno tre scuole di metodica, dove da que’
vendette; laboriosi, ma poco industriosi e poco periti religiosi scolopi, che il Governo spesò per molti mesi
delle arti che trattano, non essendo nella loro scienza a osservare la pratica delle scuole primarie della Lom-
che pochi principii e regole tradizionali; donde acca- bardia, saranno iniziati nel magistero puerile giovani a
de che le ricchezze sieno meno che consentirebbe la ciò idonei; e quindi per una più attenta sorveglianza
benignità del clima, e meriterebbero i loro sudori. sopra i maestri, non più la istruzione patirà le molte
Le donne della media ed infima classe pajono es- interruzioni che furono nell’insegnamento in molti
ser tenute in una gran soggezione; tuttavolta è vero comuni. I parochi poi, i quali sanno che è ne’ prima-
che non è dall’autorità de’ padri e dalla gelosia de’ rii loro doveri di insinuare nelle menti puerili le verità
mariti, ma dalla propria modestia e dal pudore che della religione, e di formare i cuori teneri imprimen-
si mostrano riservate e restano ritirate. Nelle ricrea- doli delle massime evangeliche, sapranno persuadere i
zioni e ne’ balli non appare alcuna cosa che possa of- padri a mandar alla istruzione i piccoli loro figli, e ba-
fendere il costume, e sarebbe punito gravemente un deranno perché i precettori, a’ quali è commessa que-
audace che saltasse i più ristretti termini e violasse il sta parte della loro opera, studino nella civile e cristia-
decoro. I parti furtivi sono rarissimi, e rari i delitti na educazione degli scolari.
gravi: non così però i piccoli furti, principalmente Ma che si fa per la educazione delle fanciulle? Non
nelle regioni pastorali, dove a un bisognoso o avaro è sono state tutte neglette, e alcuni parochi non creden-
frequentissima e molto forte la tentazione nel poter do aver fatto abbastanza con le spiegazioni catechisti-
prendere un capo dalle greggie che erran ne’ pascoli che, che sogliono tenere nelle domeniche e nella qua-
senza pastore, o sono malguardate. Sotto i Re di Sar- resima, o raccomandarono a donne pie di ripeterle
degna i popoli sardi, e per la saviezza del governo e tutti i giorni, o stipendiarono maestre per insegnare al-
per lo zelo de’ parochi sono venuti in tanta moralità, le giovanette le verità e i doveri generali e particolari, e
che sia mirabile a chi conosca quali fossero gli anti- abituarle agli uffici comuni pel servigio delle famiglie.
chi costumi: non pertanto molti rinnovano in di- Ma se riguardiamo poi nelle altre parrocchie vedremo
sonore delle viventi generazioni quelle accuse, che nessuna sollecitudine per la prima età femminile, e
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molte uscir dalla fanciullezza e dalla impubertà senza to importa per la salute ne’ paesi situati in luoghi
alcuna istruzione, e passare al matrimonio senza po- concavi è questa, che le nuove case siano fabbricate
tenza a esercitare la parte morale della maternità: on- sopra un suolo meno umido e più ventilato, massi-
de accade che le generazioni non migliorino, duri la me quando questo sia prossimo; e si stabilisca alcun
ignoranza nella sua crassezza, e con essa persistano le artifizio per la purificazione delle acque, dove tali
strane opinioni, le perverse massime, e le pratiche su- quali attingansi dal pozzo non sieno esse potabili o
perstiziose. si sperimentino insalubri.
Sanità pubblica. Sarà un vantaggio o un danno la Stato agrario. Le regioni occidentali e meridionali
scarsezza de’ medici? E’ sono così pochi perché po- di questa provincia sono di una fecondità e ubertà
chi si applicano a conoscer bene quello che usano maravigliosa, se nel tempo della fioritura non venga-
dire scienza medica, nella quale non pertanto sono no nebbie venefiche, e non manchino le pioggie d’a-
desiderati principii stabili, e metodi costanti. Non prile. La fruttificazione moltiplica il frumento al
sono né pure i chirurghi quanti esser dovrebbero, e venti, e talvolta supera il trenta. Nelle terre boreali e
non bene situate le farmacie. I flebotomi non si pos- orientali la forza è assai minore, ed è copioso il rac-
sono tenere nella loro sfera, e non solo invadono la colto se abbiasi il decuplo del seme del frumento e il
provincia de’ chirurghi e de’ medici, ma quanto più ventuplo di quello dell’orzo. Cominciasi in queste a
ignoranti, tanto sono più presuntuosi; e con impu- coltivar le patate, e pare che questa cultura debbasi
dentissima ingiuria usurpando l’altrui diritto, e con estendere largamente quanto ne’ territorii della Bar-
certa pernicie degli imprudenti, a’ quali pare ridon- bagia Ollolai.
danza di dottrina la loro dottrina, prescrivono per
mali interni, esercitano l’operatoria, praticano l’oste- Seminagione
tricia, e osano talvolta arrischiarsi nelle manovre del-
l’alta chirurgia. I professori barbitonsori quando vor- Grano Orzo Fave Legumi Lino Agricoltori
ran restare nel loro grado? I 7700 1700 2500 1010 1800 2500
La vaccinazione non ha più quei tanti oppositori, II 6710 1150 2000 900 1300 1900
da’ quali i medici incaricati della medesima erano III 8840 2760 2200 550 2200 2500
impediti di operare. La commissione sopra questo IV 7470 2110 1100 800 1500 2100
importantissimo punto di salute pubblica continua V 5450 2300 1500 800 1400 1900
a operare con zelo: e se da questo vincasi l’inerzia di VI 5700 1400 2200 1300 900 2000
tanti che prendonsi la mercede, e di rado o male VII 2600 1610 1750 750 300 1100
prestano l’opera, sarà dovuto alla sua sollecitudine e
vigilanza se quando destisi altra influenza vajuolosa Totali 44470 13030 13250 6110 9400 14000
la piccola età, spesso scemata di due terzi o di una
metà, non sarà menomata di nessuna parte, e restan- Le vigne occupano complessivamente un’area di
do intere le generazioni, riempirassi di abitatori la circa 4000 starelli, e la produzione si approssima a
terra sarda. un milione e mezzo di quartare, un quinto della
Che gran bene, se si provvedesse perché i piccoli qual quantità si cuoce, o si brucia per acquavite. I vi-
fossero preservati da quelle cause mortifere, per le ni nelle regioni calde sono di una gran bontà; in
quali nella classe volgare non restan da’ più fecondi quelle dove le uve non giungono a maturità poco
letti, che pochissimi frutti! Vi siano persone, alle pregiati e graditi.
quali le donne, che devono andare nel campo sotto Il numero degli alberi fruttiferi non si può nep-
il sollione, lascino raccomandati i loro piccoli, che pur per approssimazione rappresentare, mancando
ora sono costrette a portar seco, e giunte in sul luo- dati sinceri. Nelle regioni montuose sono coltivate
go deporre sopra le brucianti zolle in quei luoghi molte specie, e nelle valli vedesi una felicissima vege-
dove non è alcun’ombra. I parochi con una tenuissi- tazione. Nelle regioni basse e granifere badasi poco a
ma spesa potrebbero occorrere a tanto danno. questa cultura, e sono pochi luoghi, ne’ quali vedan-
Polizia medica. Fu già ordinato per qualche paese si giardini, verzieri ed oliveti.
si sterpassero da mezzo alle abitazioni le siepi di fichi Il lentisco, che in grandi macchie copre la parte
d’India, le cui polpose e umorose foglie, quando son inculta di molto territorio, è il comune supplimen-
cadute fermentano ne’ grandi calori e infettano l’aria: e tario dell’olivo. Le donne raccogliono le mature bac-
dovrebbe la stessa ordinazione valere in tutti i paesi do- che, le schiacciano, e poi con facile processo depura-
ve siano tali cancelli ai cortili ed agli orti. Per simil ra- no il crasso liquore. Di questo olio servonsi per le
gione dovriano i cortili e i macelli tenersi puliti, levarsi lucerne, e spesso anche per la cucina, e vendono il
i letamai e formarsi i campi-santi, dove ancora non superfluo agli altri paesi.
sono. Così sarebbero scemate le effluenze che conta- Le terre meridionali e occidentali sarebbero ottime
minano l’atmosfera, e meno frequenti le malattie, per la coltivazione de’ gelsi, se si volesse imprendere.
men numerose le morti. I medici distrettuali se badas- Speriamo che da qui a pochi anni, quando vedasi il
sero a tali cose e procurassero suggerire contro i mali i profitto che ne trarranno i coloni della provincia di
convenienti rimedi, meriterebbero ottimamente del Cagliari, anche i provinciali d’Isili vorranno applicarsi
governo e della popolazione. Un’altra cosa che mol- a questa lucrosissima industria.
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Stato della pastorizia. Le terre montuose sono ab- Lucro dai prodotti agrari pastorali industriali Totale
bondantissime di pascoli per tutte le specie; se non che I lire n. 50,000 31,250 6000 87,250
quando l’inverno si esaspera per venti glaciali, le peco- II 75,000 – 2000 77,000
re devono trasmigrare a regioni basse sotto ciel più mi- III 100,000 6,000 2500 108,500
te; e quando è alto il nevazzo, e tarda a risolversi, pati- IV 60,000 17,000 3000 80,000
scono anche le altre specie, alle quali non resta che uno V 75,000 8,500 4500 88,000
scarsissimo alimento. VI 30,000 24,000 4000 58,000
Le selve ghiandifere sono frequentissime nelle VII 10,000 35,000 2000 47,000
stesse regioni; ma per i tagli irregolari e per gl’incen-
Totali 400,000 121,750 24000 545,750
di aprironsi grandi spazi sparsi di pochi fruttici, e so-
no le piante in uno stato meschino per le recisioni,
che patirono dai pastori, i quali, come spesso ci siam Strade. Le vie non sono sempre né in tutte parti,
doluti, usan ne’ tempi nevosi abbattere i grandi ra- né tutte facili; faticose e non carreggiabili in molti
mi, in vece di sfrondarli, per porgere alimento ai lo- tratti per le asprezze nella montagna, pei fanghi in-
ro armenti. vernali nelle regioni basse. Restano intercluse poco
I formaggi sono pregiati, ma lo sarebbero molto men che tutte le relazioni nelle grandi pioggie, per-
più, se si lavorassero con arte migliore. Anche in ché rari i ponti, ed è pericoloso traversar i torrenti so-
queste contrade non si usa mungere le vacche nep- pra le travi, che si distendono da una all’altra sponda.
pure in quella stagione, che impinguansi per copioso La strada provinciale, che dicono d’Ogliastra, fu
alimento. Vi fu chi volle soggettarle a dar parte del avanzata in mezzo a questa provincia per circa 11
latte; ma non continuò, né fu imitato. Egli è vero, miglia dai limiti presso Suelli e Selegas sino al terri-
che spesso le poppe non hanno abbastanza neppure torio di Serri, donde si volgerà verso levante. Se si
per i vitelli. persiste nell’ottima idea di continuare la presente li-
Sono moltissimi siti, dove si potrebbero formare nea verso tramontana, traversando le Barbagie e le
prati artificiali, e più numerosi i luoghi, dove una altre provincie settentrionali con due rami, uno a
lussuriosissima vegetazione permetterebbe due tagli, Terranova, l’altro a Longone, sarà maggiore la facili-
ed una gran quantità di fieno [vedi Tab. 1]. tà del commercio, massime se si aprano le comuni-
Apicultura. Potrebbero questi provinciali aver un cazioni vicinali per entrarvi comodamente.
considerevole lucro dalle api, massime in quei siti
che sono favorevoli per la temperatura e per la copia Stato delle decime e delle contribuzioni regie
del pascolo. Non pertanto sono pochissimi che colti-
vino gli alveari, se può dirsi cultura il tenerne alcuni Decime Contribuzioni in lire sarde
in qualche luogo appartato e spesso male scelto, e I 25,000 4,600. 5. 7
non riguardarli che quando vogliano con poca de- II 18,500 3,997.15. 1
strezza o accogliere in un nuovo bugno una novella III 24,600 4,537. 8.10
generazione, o tagliare i favi. Il totale de’ bugni in
IV 20,000 3,493. 7. 6
tutta la provincia si può calcolare non superiore a’
V 16,000 5,336.14. 8
7.500. I frutti sono consumati nelle mense, e sono
pochi che facciansi la provvista del miele. VI 14,000 4,162. 2. 6
Stato del commercio attivo per approssimazione. I VII 10,500 3,706. 0. 0
frutti di questa provincia si versano in Cagliari, in Totali 128,600 29,833.14. 2
Oristano, in una parte nella Barbagia, e nel Sarrabus.
La vendita de’ medesimi rende ll. n. circa 545,750, ISILI, terra della Sardegna, capo luogo della provin-
che si ripartisce nei sette dipartimenti come nella se- cia e del distretto del suo nome, e parte dell’antica
guente nota. curatoria di Valenza nel regno d’Arborea.

TABELLA 1
Bestiame manso Bestiame rude
Formaggio
Buoi Vacche Cavalli Majali Vacche Capre Pecore Porci cantare Pastori
I 1560 350 550 670 2500 6500 12000 4500 4000 350
II 1300 100 280 400 350 200 6200 700 1200 85
III 1180 230 520 210 1500 150 9000 1400 2000 150
IV 1520 600 530 580 2600 5000 15000 4800 3500 400
V 1100 450 340 250 2200 4500 13000 2600 2100 320
VI 1800 530 450 220 1700 5800 11000 2500 4500 230
VII 340 350 680 350 2500 8500 8000 4700 3800 420
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La sua situazione geografica è nella latitudine Le contrade sono larghe, irregolarmente tirate, e
39°44' e nella longitudine occidentale da Cagliari in alcuni luoghi orizzontalmente piane come la roc-
0°1'30". cia calcarea, su cui sorgono le case, e però sempre
Siede sulla estremità meridionale del grande alti- che piove abbondantemente paludose e fangose do-
piano, che comunemente dicono il Sarcidano, espo- ve sia un po’ di terra.
sta a tutti i venti, se non che è coperta al libeccio per Le medie risultate dal passato decennio diedero
la montagna di Trempu che comincia a sorgere a nascite 70, morti 45, matrimonii 20.
meno di mezzo miglio, e in parte ai venti australi Gli isilesi sono di corpo robusto, di spirito vivace e
per la collina che dicono Su Planu. di buon ingegno, rispettosi con le persone, amorevoli
La elevazione del paese sul livello del mare fu cal- con gli stranieri, laboriosi, pacifici e religiosi. Alcuni
colata dal general La Marmora di metri 445,85. poi li voglion tacciare di avarizia, perché dimostrano
Il clima è piuttosto freddo principalmente nella in- una gran parsimonia nel vitto, e grande attenzione a’
fluenza del maestrale e del greco-tramontana, che spi- propri interessi. Ma questi sono difetti?
ra da su le nevose cime del Gennargento; e nelle sta- Hanno una gran destrezza nel lanciare sa soga (il
gioni piovose umidissimo e soventi nebbioso. Nelle laccio scorsojo), e i ladri la maneggiano con profitto
notti aquilonari e serene formasi il ghiaccio nelle pa- nelle tenebre della notte. Questa corda portasi sempre
ludette, ma non più grosso di due centimetri. Dal set- quando si va in campagna, o a tracolla, o in mano, o
tembre all’aprile piove spesso e dirottamente; nell’in- in testa di sella. Da piccoli si addestrano a tirar la soga.
verno e nella principiante primavera cade copiosa la Le donne comecché nel generale non siano di bel-
neve e dura molti giorni; nell’estate imperversano i le forme, non pertanto sono piacevoli per la vivacità
temporali, e grandina in modo che soventi ne sono e le maniere gentili; pajono inclinare alla galanteria.
molto danneggiate le messi e le vigne. Non si ha me- Le principali si adornano di molte collane e anella
moria di danni cagionati da’ fulmini. L’aria non è in- con troppa caricatura, e molte sono notate per ipo-
fetta da miasmi, e sarebbe purissima se fosse maggiore crisia e per grand’inclinazione alla superstizione.
la pulitezza, non si soffrissero i letamai ne’ cortili, e se Vestiario. I principali del paese e i meccanici e i
i cadaveri fossero profondamente sepolti nel campo- contadini ne’ giorni festivi vestono il collettu. Usasi la
santo, come fu ordinato dal Governo. gabbanella, e quando si esce alle opere agrarie ne’
Campo-santo. Presso al luogo delle aje, in distanza tempi freddi e piovosi portasi il sacu de coberri. Molti
dal paese di circa tre minuti, nella parte più bassa, sot- sciocchi che credono che l’incivilimento consista nel
to l’influenza del levante, che suol dominare in estate, vestire alla moda degli stranieri studiano di persuadere
si è chiuso per le sepolture circa uno starello di terre- questi e gli altri villici a disusare la maniera nazionale.
no. Il luogo fu scelto imprudentemente e contro le Le donne nell’inverno e andando in chiesa usano
saggie prescrizioni del Governo. La terra essendo poco levarsi sul capo il lembo d’una gonnella che portano
profonda devesi aprire la roccia con gran fatica; e sic- appesa a’ fianchi, nella quale si imbacuccano in modo
come non si sorveglia allo sfossatore, così accade che che non mostran della faccia più che il naso e gli oc-
dal cadavero esali nell’atmosfera il gaz della corruzio- chi. In altre circostanze coprono il capo con un gran
ne e contamini l’aria. Le mura della cinta sono così fazzoletto, che stringono sotto il mento alla moda del-
deboli che cominciaron dopo pochi mesi a cadere; e le oristanesi.
ove con tutta sollecitudine non si chiudano le breccie, Il linguaggio degli isilesi è lo stesso dialetto cagliari-
si avrà da’ cori umani il dolore di vedere i corpi male tano e campidanese; ma la pronunzia è singolare, per-
inumati profanarsi dal dente de’ cani. Nel luogo che ché strozzata e sforzata: gorgheggiano l’l e aspirano l’n.
dicono Pardijeddu, o nella regione di Porta-manna sa- Ricreazioni. Un’altra particolarità degli isilesi, per
rebbero state migliori le condizioni. cui distinguonsi da tutti gli altri sardi, è questa che
Le malattie più frequenti sono infiammazioni di ne’ giorni festivi non costumano i pubblici balli e
petto, e febbri intermittenti e perniciose, alle quali non gli usano né pure in altre loro maggiori feste,
vanno soggetti quegli individui, che viaggiano nelle che in quella di s. Isidoro. Non si balla né pur nelle
regioni insalubri del Campidano di Cagliari, e d’Ori- case, se non sia in occasione di nozze. Allora escono
stano. Se non agiscano queste cause morbifiche e dalla monotonia, scuotonsi dall’inerzia, e accade che
mortifere allungasi la vita anche ai settant’anni, e fin vadano in eccesso.
oltre gli ottanta in quelli che hanno una natura ben Lo spettacolo della corsa de’ barberi non ha luogo
costituita, e son vissuti temperatamente negli anni che due sole volte nell’anno per la festa di s. Giusep-
giovanili. Vedrai in essi gran vigoria di forza e corpo- pe Calasanzio e per quella di s. Mauro.
rali, tutta integrità di spirito e molta gajezza di umore. Nel carnevale si fa il giuoco della gallina (sa salti-
La popolazione d’Isili si computa (anno 1839) di glia), al capo della quale pendente da una corda diste-
anime 2196, delle quali 1078 nel sesso maschile e sa da una all’altra parte della contrada deve correndo a
1118 nel sesso femminile, distribuite in famiglie 495. cavallo dirigere e portare il colpo chi la voglia sua.
Le case sono con poche eccezioni d’un solo piano, La mascherata dess’Entrecoru o dessu Puntori è un
fabbricate di pietre con una calce assai tenace. L’inter- gioco che fanno i giovani negli ultimi giorni del bac-
no è poco pulito, e il pavimento formato d’un’argilla canale, e un mezzo per procurarsi una gran cena.
bianca finissima, che si rinnova ogni anno. Formano un fantoccio di varii otri con una testa di
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legno, lo vestono secondo il costume del paese, lo d’un enorme scoglio sorgente in mezzo a una valle;
assicurano sul dorso di un cavallo e in gran corteg- l’altra che sta presso la lacana (il termine), nella quale
gio intorno a lui girano per il paese, domandando però uffizia il paroco di Villanova Tulo.
galline, salsiccie, salame e vino. Versano il vino nelle Si festeggia dagli isiliesi per s. Clemente papa (ad-
otri che formano le membra dell’Entrecoru. Quando dì 23 novembre) che venerano come patrono, per s.
abbian fatta un’abbondante raccolta si ritirano per Greca e per s. Giuseppe Calasanzio.
preparare la cena da baccanti. Nel collegio delle scuole pie sogliono abitare cin-
Il sunnotato numero delle famiglie distinguesi nel- que o sei soggetti tra sacerdoti e fratelli operari. Que-
le seguenti parti: famiglie agricole 258, pastorali 85, sta casa nel piano inferiore potrebbe scambiarsi in una
case di nobili 2, di ecclesiastici 9, di notai 7, di me- spelonca, e appena converrebbe tener una stalla.
dici 1, di chirurghi 1, di flebotomi 3, di meccanici Territorio. Quasi tutte le parti dell’Isilese sono nel-
50, d’impiegati civili 20, di negozianti 12, di riven- l’altipiano già nominato.
ditori e viandanti 30. Questa montagna nella sua maggior lunghezza da
Vivesi generalmente in certa agiatezza e si nume- tramontana ad austro estendesi miglia 13, nella sua
rano 375 famiglie possidenti. maggior larghezza da levante a ponente miglia 9. La
Industria femminile. Le donne isilesi sono molto superficie alla base si può computare di miglia qua-
amanti della fatica e lavorano con intelligenza in circa drate 100, la superiore che propriamente appellasi
450 telai, coperte da letto con trame di lana di diversi Sarcidano, di miglia 60. Essa sbilancia dal livello verso
colori, tappeti di tavola molto pregiati, bisaccie e il ostro-libeccio, alla qual parte scorrono le acque delle
panno forese che dicono. I colori sono assai belli e for- sue fonti. Dalla estrema sponda di questo piano il
mati con erbe indigene. Fanno pure coltri di lino con terreno s’abbassa gradatamente verso ponente, preci-
varie figure, cortine, pizzo assai largo, e tele molto ri- pitosamente verso levante.
putate, e quando vanno alle fiere vincono nella con- Questo pianoro è solcato da molte vallate, e gibbo-
correnza i tessuti degli altri paesi, e ottengono un prez- so per molte colline, le principali delle quali sono dette
zo maggiore. Nuragi-Adoni, Sa Conca dess’equa, in salto di Tulo,
Arti meccaniche. Sono esercitate con poca perizia Monte Pidanu, Conca dessu pirastu, Conca dessa
e però le opere sono molto grossolane. Crocoriga, Corongiu-Irau che ha una vasta prospettiva
Prima che si stabilisse in Cagliari la regia fabbrica sulla Barbagia, sa guardia deis Coroneddas di molta
delle polveri, gli isilesi erano i soli nel regno che ne altezza, così appellato perché ne’ tempi anarchici sot-
fabbricassero, però di infima qualità, come è da sup- to il negligente governo della Spagna, ivi solea stare
porre. una schiera di miliziani per dar la caccia alle frequen-
Istruzione pubblica. Sin dal 1665 la comunità d’Isili ti bande de’ malviventi, Usiàra, sa cresia di s. Sofia,
domandò ed ottenne una colonia di maestri delle dove stendesi intorno un bel panorama, Calavigru in
scuole pie per insegnare a’ fanciulli le prime lettere la salto di Laconi, su bruncu dess’Enna de Corti. In
grammatica. Fiorì questo collegio ne’ primi tempi questo pianoro han parti Aritzo e Meana.
dopo la sua fondazione, e in esso i padri di quell’or- Il lignite trovasi nel Sarcidano tulese nella regio-
dine mandavano i loro alunni per fare il corso degli ne, che appellano Cugumadda; quindi nell’Isilese
studi; poi cominciò a decadere. nella regione che dicono sa Stiddiosa. In Cugumad-
Qui merita menzione la liberalità de’ due fratelli da sono terre di varii colori, giallo, azzurro, rosso, e
Vargiu, ambo canonici della primaziale, i quali offri- verde; e consimili, comecché inferiori, trovansi nel-
rono a’ superiori del detto ordine una sufficiente som- l’Isilese nella regione Is Mortiddus.
ma per la dotazione di una scuola di umane lettere, Selve del Sarcidano. Il salto di Tulu a greco-levante
con la quale sia compito il corso degli studi minori. esteso sopra una superificie di circa 6 miglia quadra-
Essi che per altre opere di beneficenza hanno meritato te, e piuttosto folto; il salto d’Isili in un’area di miglia
la lode delle persone pie, con questa otterranno la gra- quadrate 4, con molti vacui; il salto di Campangiana
titudine de’ loro compaesani e di quegli altri della in territorio di santa Sofia in un’area di tre miglia
provincia che si gioveranno di questo stabilimento. quadrate; il salto di Nurallao e Laconi a ponente-
Religione. Gli isilesi sono dipendenti dalla giuri- maestro in un’area di circa 9 miglia quadrate.
sdizione dell’arcivescovo di Oristano e governati nel- Le specie ghiandifere sono elci, quercie e soveri, e si
lo spirituale da un paroco che ha la qualifica di ret- potranno calcolare complessivamente ne’ detti salti al-
tore, con l’assistenza di altri sei sacerdoti. La decima beri cinque milioni settecento mila. La selva d’Isili ab-
è considerevole. bonda di quercie, quelle di Tulo, di Nurallao e Laconi
La chiesa maggiore, abbastanza capace e medio- di elci, quella di Campangiana ha mescolate l’elci e le
cremente fornita, è dedicata al martire s. Saturnino. quercie. Il sovero è raro. Vedonsi in dette specie tali
Le chiese minori sono quella degli scolopi, quindi individui che attestano una grande età, e con una cir-
santa Margherita nella quale si seppellivano i fanciulli, conferenza alla base da’ tre a’ quattro metri; ma non
s. Rocco, s. Antonio di Padova, s. Cosimo, s. Mauro sono molto frequenti. I pastori han fatto e continua-
poco discosta dall’abitato dov’era la tomba degli no a fare grandissimi guasti.
adulti, e le due rurali una a più d’un miglio dal paese Dopo i ghiandiferi sono innumerevoli gli individui
appellata da s. Sebastiano che fu costrutta nella cima di altre specie, gli olivastri, i perastri, i tassi, le filiree, i
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corbezzoli, i ginepri, i lentischi, i cisti, le sarpe e quelle Gli armenti errano per ordinario a loro arbitrio
due specie che dicono calavigru e tuvuru. fuor della vista del guardiano; ma i pecorai e caprai
Selvaggiume. Questo territorio è popolato da cin- sono più attenti, e nelle notti invernali riducono le
ghiali, daini e cervi. I mufloni trovansi in Campan- greggie nelle spelonche che abbiam notato.
giana e vi vengono da’ salti di Meana. Tra le minori Salnitro. In queste grotte se ne raccoglie non picco-
specie sono frequentissime le volpi, le lepri, le mar- la quantità, e vendesi alla regia polveriera di Cagliari.
tore, le boccamele, ecc. I volatili sono in tutte le specie Apicoltura. È poco curata non ostante che siano
che ha la Sardegna, e vedonsi aquile, avoltoi, sparvieri, regioni ottime per la sussistenza della specie nelle
nibbi, cuculi, gufi, strigi, colombi, pernici, quaglie, amenissime valli, che sono riparate dagli aquiloni. Il
merli, stornelli, tordi, beccaccie, filomene, usignuoli, numero de’ bugni si può computare non maggiore
passerotti, ecc. di 2000.
Acque. Le sorgenti del Sarcidano sono numerosissi- Commercio. Dalle opere d’arte, dall’agraria, dalla pa-
me. Le più considerevoli sono: la fonte della Mela in storizia e dalle altre industrie possono gli isilesi guada-
Villanova di Campangiana in distanza da Isili di mi- gnare annualmente circa lire nuove 90000.
glia 9, dalla quale comincia il Caralita, sa Gioja de Bo- Strade e ponti. I viaggiatori possono adesso andare
nu-pizzu; le fonti di Suergiu e di Onnàdi, dalle quali per ogni parte con tutta sicurezza, perché nessun la-
formasi il rivolo che si unisce a quello della Mela; la dro presentasi a rapir loro il carico o la borsa. Ma
fontana del Fico che dà origine a un altro ruscello; la quanto tempo è scorso da che il Sarcidano fu sgom-
fontana della Nocciola (Sa Nujedda) vantata come brato da quei malandrini, i quali infestavano le vie, e
febbrifuga; e quindi le fonti che dicono Sa Friorosa, rimandavano dolenti quelli che coglievano al varco!
così detta per la sua freschezza, is tuvulus in Conca- Questo luogo era temuto da tutti, e non si avventu-
manna, e Zaurrai, che vanno nel fiume Mela presso il ravano a traversarlo che in caravana e ben armati.
ponte di s. Sebastiano. Tra questo rivolo e il precedente Gli isilesi nel tempo che avean paroco il Ferdiani,
entra nel fiume l’acqua de’ pisani, della quale nell’esta- che fu poscia vescovo d’Iglesias, cominciarono, secon-
te si servono le famiglie, quando la fonte di Zaurrai do il di lui consiglio, a formare un fondo per le strade
che trovasi all’estremità del paese non dà più a suffi- e i ponti. Per lo mezzo imbuto che gli agricoltori do-
cienza. A più di queste sono tante altre fonti in tutto il vean dare al monte di soccorso sopra ogni starello pre-
Sarcidano, che le perenni non si potranno dire meno stato diedero un imbuto intero, una cui metà era per
d’un centinajo, ed altrettante le minori che ne’ grandi l’amministrazione dell’azienda agraria, l’altra per le
calori inaridiscono. dette opere pubbliche. Con questa contribuzione si
Agricoltura. Il suolo in generale è poco ferace e di fondarono ponti, si fecero strade ed altre cose di utili-
coltura difficile, perché coperto di poca terra e spar- tà comune. Siccome però non si continuò con quello
so di pietre. zelo, restano ancora alcune avvenienze al paese, che
Si seminano annualmente starelli di grano 2800, di sono veri rompicolli e guazzi impraticabili.
orzo 400, di fave 1500, di legumi 150. Il frumento Isili dista da Gergei un’ora, poco meno; da Serri
nella comune fruttifica all’ottuplo, l’orzo al doppio, le quasi altrettanto; da Nurri ore due; da Villanova Tu-
fave al decuplo. Quello che sopravanza al bisogno del lo ore tre per istrade difficili e tortuose; da Gadoni
paese si vende a’ Barbaracini o a’ negozianti di Caglia- ore cinque; da Nurallao un’ora; da Nuragus un’ora e
ri e di Oristano. Di lino si semina poco. un quarto; da Gesturi ore due. Con tutti questi pae-
La vigna è prospera in molti luoghi, si coltiva con si comunica Isili per vie carreggiabili, se eccettuiamo
diligenza e si ha la sufficienza per gli abitanti. I vini Gadoni, dove non si può andare che a cavallo.
sono di una mediocre bontà. Una parte di questi si Antichità. Nel Sarcidano trovansi molti norachi, i
bruciano per acquavite. più dei quali però sono in gran parte disfatti. Nella
In due o tre starelli di terreno sono coltivate alcu- parte isilese sono norachi Longu, Planu de ollas, no-
ne piante ortensi, cavoli, zucche, pomi d’oro. Nei si- rachi deis Paras, Su planu dessa tanca, Su Perdosu, Piz-
ti idonei si semina il granone, che fruttifica assai, e zu de bruncu, Asusa, Angusa, Pauli-angionis, Maurus,
serve principalmente pel vitto de’ servi. La coltiva- Aqua-salia, Masoni de porcus, Crastu, Sa musera,
zione delle patate è poco avanzata. Corte de Donnu Izzu, Grujedu, Ruìnafranca, Molas,
Gli alberi fruttiferi sono molto numerosi, ma in Azzinnara, Truciu, Antini, Tàdili, Sartarò, Sa nalva,
poche specie, fichi, peri, susini, noci, castagni e meli. Erbiji, Corte de Ghiani, Maurisiddi: in salto promi-
Gli ulivi tra grandi e piccoli non sono più di 1000, e scuo con Tulo Nuragi Adoni; nel salto di Serri Ladu-
un solo molino è sufficiente per la espressione dell’o- mini, Minda de majore, Tànnara, su spillinzoni; in
lio. Pare che la sua cultura vogliasi distendere. quello di Nurallao Pojòlu, Tramatizzu, Bonu pizzu,
Pastorizia. Nell’anno 1839 si annoveravano nel be- Grujedu.
stiame manso paja di buoi 320, vacche manse 200, ca- Nel luogo detto Is casteddus, principalmente den-
valli 150, majali 310; nel bestiame rude, vacche 1500, tro e intorno il possesso degli scolopi, è una gran
cavalle 1000, pecore 2000, capre 5000, porci 4000. quantità di rottami, tevoli antichi, pietre quadrate, e
I pascoli sono copiosi e salubri, e nelle regioni set- certe altre lavorate in modo singolare, che non si sa-
tentrionali abbonda il serpillo, dal quale le carni prebbe definire a che servissero: e vedonsi fondamen-
hanno un buon gusto, e i formaggi una gran bontà. ta e parti basse di edifizi, e pozzi con bocca rotonda
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del diametro di due metri. Siccome la terra è lavora- Occhila, Turighe, Tuvu runaghe, Badu de Saltu, Pi-
ta, e si è distrutto quanto impediva l’aratro, perciò chiu e Sereda.
non si possono fare osservazioni. Ma dagli olivastri Vi sono terre buone pe’ figuli, ma manca la peri-
che tra le fondazioni sorgono grossi due metri, si può zia per usarle.
ben inferire che da molti secoli siasi consumata la di- Le acque sgorgano in molte parti. Le fonti più
struzione di questo paese. La sua situazione era bene considerevoli sono le nominate, Paulis, Abbafrisca,
scelta per non patir gran freddo nell’inverno, non co- Funtana-pesada, Funtana virgine, Toruoddoi, Ab-
sì però per la salubrità dell’aria. Il nome rimasto al si- barghente, Binzales, Aradas, Funtana fraigada, Bur-
to sarebbe quello che avea il paese quand’era abitato? taine, Su Ardosu. La popolazione beve da due fonti
avrebbe avuto sua ragione in qualche castello, o nelle che sono nel paese, e da un’altra che trovasi in di-
mura torrite? stanza di un solo mezzo miglio. Non dando esse a
In lontananza poi d’un’ora a maestrale verso i con- sufficienza nell’estate, perché l’effluenza disperdesi, e
fini di Nurallao è nel territorio d’Isili un luogo che di- nell’inverno essendo poco pure, accade però che deb-
cono bidda-beccia (villaggio vecchio), dove sono certi basi bevere da’ pozzi un’acqua salmastra. Si contribui-
indizi d’una antica popolazione. Alcuni l’hanno cre- sce per la conservazione delle fontane, e non pertanto
duta antica sede degli isilesi; ma eravi un altro popolo non si ha il comodo.
spentovi dalle pestilenze, ed era al luogo il nome Inar- In questo territorio non si forma alcun ruscello. I
si, che troviam nel gran MS. storico del P. Aleo. fiumi che lo traversano sono il Rio-grande e il Rio-
minore, che si congiungono in certo punto, e scorro-
ITEREDDU, vedi Iteri-Fustialbu. no contro tramontana verso Portotorre. Il rio di Ba-
du de saltu, il rio di Villanova e Lacheddu-friscu,
ITERI-CANNEDU [Ittiri], terra della Sardegna, nel- serpeggiano nelle proprie valli, e sono diretti il pri-
la provincia e prefettura di Sassari, e capoluogo d’uno mo allo stagno di Alghero, l’altro al canale del Temo.
de’ mandamenti. Era già compresa nella curatoria Non vivono in queste acque altre specie, che le an-
Coros, dipartimento del Logudoro. guille, le quali pochi vanno a cercare: vi pascolan pu-
La sua situazione geografica è nella latitudine re alcune anitre.
39°35', nella longitudine occidentale dal meridiano Il selvaggiume è molto numeroso. I cacciatori pren-
di Cagliari 0°33'. dono cinghiali, daini, volpi e lepri. Gli uccelli vi so-
Siede in un piano, sopra il quale sorgono alcune no in tutte le specie comuni nell’isola, a parte quelle
minori eminenze a greco, a maestro-tramontana, e al- che amano i luoghi alti.
la parte di libeccio, le quali poco impediscono la ven- I ghiandiferi sono elci, quercie e soveri. Occupa-
tilazione. La temperatura è molto elevata nell’estate, no quel vasto terreno che abbiam notato; però sono
se il venticello marino non influisca sino a questi luo- molto rari per la barbarie de’ pastori che fanno tagli
ghi, mite nell’inverno; la pioggia non copiosa, la neve e spargono incendi. Quando abbondano le ghiande
di poca durata, la elettricità poco sensibile pe’ tem- non si possono ingrassare più di 500 porci, mentre
porali, l’umidità ben sentita in alcune stagioni e ore, se fossero migliori le condizioni si potrebbero intro-
la nebbia infrequente, ma spesso nociva. L’aria non è durre più di 3000 capi.
ottima, ma spesso depravata dalle esalazioni de’ leta- Gli alberi infruttiferi sono in poche specie, e non
mai che sono all’orlo del paese, dalle immondezze oltrepasseranno i dieci mila.
della beccheria e dai pantani de’ cortili. Accadde che Popolazione. Nell’anno 1840 si numeravano in que-
non si potesse star nelle chiese per la pestilenza che sto popolo anime 4446, delle quali 2190 appartene-
usciva da’ sepolcri. vano al sesso maschile, le altre al femminile. Le fa-
Componesi questa terra di mille e venti case di miglie erano 1004.
aspetto poco bello e di rozza costruzione. Le strade Le medie del passato decennio diedero nascite an-
principali sono nominate, Strada Grande, o Carrela- nuali 165, morti 120, matrimoni 33. Si vive assai
manna; Strada degli Olivi; Strada della Fontana; Stra- quando si giunga all’anno 60. Le malattie più fre-
da Monserrato. Non sono selciate, eccetto quella che quenti sono le infiammazioni, le intermittenti e per-
è parte della strada provinciale di Alghero. Si passeg- niciose, i reumatismi e le scrofole. Attendono alla sa-
gia nel luogo che dicono Sa Teula, nell’altro che ap- lute pubblica tre medici, altrettanti chirurghi e due
pellano Cannedu, e più piacevolmente nella Serra, flebotomi, ma le partorienti mancano di assistenza,
dove godesi un ampio orizzonte. perché qui ancora l’ufficio delle levatrici è in poco
Il territorio itirese è ben esteso. I terreni chiusi del onore. Hannosi due farmacie. Il campo-santo pativa
vigneto avranno un’area di circa 7000 starelli, le tan- grandi difficoltà per l’orrore che si ha a risolversi in
che di altrettanto, i pascoli pubblici di circa 5460, le terra altrove, che sotto il pavimento delle chiese.
terre aperte di altrettanto, e i salti ghiandiferi di 6000. Le famiglie di questo paese sono distribuite nella se-
I monti principali sono detti Alas, Unturgiu, Urèi, guente distinzione. Famiglie nobili 24 con anime 80,
Sas seas, Pianu de Monte, Suereda, Lacusa, Cuga, s. case di preti 17, di notai 6, di applicati a’ rami dell’arte
Giovanni, s. Cipriano, Torru. Le principali colline, Val salutare 10, a’ varii uffici civili 50, al negozio 55, alle
Pera, Mattisuja, Rodadu, Calisandru. Le principali val- arti meccaniche 70, all’agricoltura 630, alla pastorizia
late, Sas Banzigas, Burtaine, Badde reale, Macaule, 130. Fra queste sono possidenti famiglie 750.
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Nelle arti meccaniche sono falegnami, scarpari, Nella grande estensione che abbiam notata per il
fabbri, sartori e altri che bruciano le pietre calcaree e vigneto sono circa dieci varietà di uve. Si suol ven-
fanno mattoni e tevoli. demmiare prima che i grappoli abbiano maturato, e
Le donne lavorano in circa 50 telai il lino e lana, da ciò nasce che una metà del mosto sia di mediocre
e fanno pezze 3500. L’istruzione primaria non conta bontà, l’altra di nessun pregio. Quelli però che usano
più di 25 fanciulli. Quindi sarà un’altra decina di miglior arte hanno vini ottimi, e tra’ gentili sono mol-
giovanetti che studiano la gramatica latina in privata to stimati il moscatello, e il turbato o cuscusedda. In
disciplina. Che parte son questi de’ 110 fanciulli tra anni di ubertà si raccolgono poco più o meno di die-
il 7° e il 12° anno che vi dovrebbero concorrere? Le cimila cariche: e di questa quantità or la metà ed ora
fanciulle non hanno altra scuola che quella che pos- un terzo distillasi in acquavite in circa 15 lambicchi.
son fare le madri. Le grandi terre chiuse, che diconsi tanche, occu-
Le persone che in tutto il paese sappiano leggere e pano una considerevole estensione. Alcune servono
scrivere non sono più che 130. per l’agricoltura, altre per la pastorizia, e i proprieta-
Nel duolo gli uomini veston tutto bruno, e quan- rii hanno gran profitto da’ frutti o da’ fitti.
d’esso è recente e rigoroso vanno con gabbano lungo Le specie de’ fruttiferi sono molte, il numero degli
e barba intonsa sempre incappucciati. Le donne strin- individui grandissimo. Si possono notare peri, susini
gono sotto il mento il velo nero che pende sul petto. e meli di varie qualità, mandorli, noci, fichi, peschi,
Pare di veder tante monache penitenti. castagni, granati, cirieghi, sorbi; e si cominciò a colti-
Si usa ancora il compianto, s’attitu. Le cantatrici, vare con successo gli agrumi. Dagli olivi ottienesi
mentre cantano le lodi del defunto, digrediscono spesso tanto olio, che sia più della sufficienza: estraesi anche
nella memoria de’ cari a quelle persone che vengono al- dal lentisco. I fichi d’India prosperano come nelle re-
la condoglianza, e le fan veramente piangere. Cantano gioni più calde.
a muttu torradu. Terminata la quartina, aggiungono Sebbene sia molto considerevole la copia de’ frut-
l’intercalare: Ohi! coro dess’anima mia! Ahi cor dell’ani- ti, non pertanto i proprietarii non ne hanno alcun
ma mia! e arrestandosi con breve pausa il canto, le don- vantaggio, e li vedono tolti prima che siano ben ma-
ne assise presso il focolare con le gonne nere, gittate sul turi. I possidenti pagano proporzionalmente alle con-
capo, piangono e gridano. Il defunto giace in disparte, segne, perché le proprietà siano garantite da’ barran-
o nella stessa o in altra sala. Gli uomini stanno dall’altro celli: ma questi non sorvegliano e credono far assai
canto muti e profondamente addolorati. se nella notte girino in alcune contrade, se sia buon
Nella commemorazione de’ defunti le donne van- tempo, a passeggiare.
no nella chiesa, e siedono sopra la tomba dove è la Pastorizia. I pascoli sono abbondanti, e avrebbero
cenere de’ loro diletti, accendono candele, bruciano gli animali più copioso alimento se in quei luoghi,
incensi, e quando il sacerdote recita per i medesimi che possono essere irrigati, si formassero prati.
il responsorio di suffragio, esse gemendo spargono Nell’anno 1840 erano buoi per l’agricoltura 1400,
lacrime e sospiri, e invocano quelle anime amate. vacche manse 100, cavalli e cavalle domite 500, majali
Dopo ricevuta la benedizione nuziale gli sposi 500, giumenti per la macinazione de’ grani 400; quin-
ascoltano la messa, si comunicano, e l’uomo beve un di vacche rudi 1000, cavalle 250, capre 2500, pecore
po’ di vino, la donna un po’ d’acqua da due caraffe. 10000, porci 400.
Si portarono entro un bel canestrino, sas còzzulas, pa- La quantità del formaggio somma a più di canta-
ni di semola fatti a corona con filetti che si incrocia- re 800, la qualità è mediocre nel generale. Hannosi
no, ed eleganti nella forma quanto più si possa. Il due concie. La lana serve ai telai del paese. Il macel-
pane resta ai sagrestani, il vino al prete. Mentre da lo è quasi sempre aperto: la vendita spesso libera: il
chiesa vanno alla casa nuziale gli sposi ricevono pas- prezzo assai mediocre. Accade però, quando nessuno
sando dalle persone il complimento, l’augurio o la è obbligato a provveder i banchi, che si scarseggi di
benedizione col grano che gittasi loro addosso. carne ne’ tre mesi invernali.
Tra le istituzioni di beneficenza non si può notar L’apicultura è poco curata, sebbene siano luoghi
altro che un legato di 100 lire n. a un orfano, che si ottimi per la medesima.
nomina dalla sorte nella festa del titolare. Commercio. Il commercio degli iteresi è più fre-
Agricoltura. Il terreno è in gran parte atto a’ cerea- quente con Sassari, che con Alghero. Il trasporto è
li, e produce copiosamente, se non iscarseggino le più comodo con la seconda che con la prima piazza:
piogge primaverili. ma pertanto, perché in essa si possono far pochi affa-
Si seminano starelli di grano 3500, d’orzo 1400, ri, e si paga un forte dritto d’introduzione, perciò so-
di lino 350, di granone 100, di legumi 150. La ordi- no pochissimi che vi portino le loro derrate. Estraesi
naria fruttificazione del grano è l’8, dell’orzo il 10, da Iteri di grano ed orzo quanto abbiam notato nella
delle fave il 12, del grano il 30. Il lino e i legumi seminagione, di granone 350 starelli, di lino 3000
producono mediocremente. libbre, di tele palmi 1200, di pelli e cuoi 4000, di
L’orticultura è esercitata ne’ piccoli cortili che so- formaggio cantare 400. Nel paese sono alcune botte-
no presso ogni casa, dove si piantano cardi, lattuche, ghe di merci.
nappe, cavoli. In alcune tanche prossime al paese si La somma complessiva de’ guadagni di poco sor-
coltivano pure i melloni e le zucche. passa le 90000 lire nuove.
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La strada provinciale di Alghero passa per questo nel mandamento dello stesso capoluogo, sotto la pre-
paese, e dà il comodo di un facilissimo trasporto al fettura di Sassari. Fu parte del Montacuto nel regno
porto di Alghero, e a’ paesi che sono nella strada del Logudoro.
centrale. Le vie all’altre parti sono faticose per i fan- La sua situazione geografica è nella latitudine
ghi e le asprezze, e pericolose per i ponti che manca- 40°57'3", e nella longitudine occid. dal merid. di
no sopra i fiumi. Cagliari 0°12'30".
Iteri dista da Sassari miglia italiane 8, da Alghero Siede alla sponda del gran piano ozierese al piè
13, da Tiesi 9, dalla strada centrale 13, da Villanova- boreale di un piccol altipiano, non lungi dalla spon-
Monteleone 7. da dritta del Termo, esposto alla tramontana e al li-
Religione. Gli itiresi sono sotto la giurisdizione del- beccio, e riparato, dove più dove meno, dagli altri
l’arcivescovo di Sassari, e la direzione spirituale d’un venti per eminenze prossime o un po’ lontane.
paroco, che ha il titolo di rettore ed è assistito da al- Il clima è caldo nell’estate, nella stagione invernale as-
tri quattro sacerdoti. La decima può ascendere a più sai mite, onde che è rara la neve, e presto dissolvesi. I fe-
di 3000 scudi. Altri undici preti vivono da’ frutti del nomeni elettrici son rari, e ben poche volte grandina e
loro patrimonio, o da qualche cappellania. fulmina. L’umidità è molto sentita, e frequente la neb-
La chiesa parrocchiale è dedicata a s. Pietro ne’ vin- bia nera e fetida, simile a quella del campo d’Ozieri, la
coli. È poco fornita per la insufficienza della dote. quale tal volta non si dirada prima che il sole sia in sua
La festa popolare è per s. Narciso nella seconda forza maggiore, tal altra persiste e ingombra il luogo
domenica di maggio, e si celebra dal collegio degli per tutta la giornata. L’aria è malsana, e oltre i mia-
agricoltori con li soliti spettacoli. Vi si tiene un mer- smi de’ luoghi paludosi sono altre cause di viziamen-
cato di 30 ore. to. Le acque della vicina montagna stagnano nel sito
Le chiese minori sono: di s. Croce, della Vergine del paese, e rendono pantanose le strade nell’inver-
del Carmine, della Vergine di Monserrato. Gli ora- no. Nell’estate non mancano le pozzanghere, e i maja-
torii primo e ultimo sono uffiziati dalle rispettive li girovaghi suscitano morbiferi effluvii.
confraternite. Questo territorio ha piane alcune regioni. Le roc-
Dopo queste è la chiesa di s. Francesco, fondata cie sono in gran parte vulcaniche. Nel monte, che
da circa 155 anni dal marchese Valdecalzana, dove sovrasta al paese, vedesi ben distinto il cratere di un
abitano quindici religiosi minori osservanti, e talvol- vulcano, la cui effluenza formava il suo suolo. Tro-
ta tienesi studio di filosofia. vansi molte pietre pomici, e queste molto piccole, e
Fuori del paese sono altre chiese, e sono nominate: parimente di color nero, nella terra rosso-oscura del
una da s. Gio. Battista, nella quale si fanno gli uffici re- monte. A piè di questo, in vicinanza al fiume, può
ligiosi nel proprio giorno; l’altra a s. Maurizio, dove ad- trarsi da una piccola cava certa sorta di terra brunic-
dì 22 settembre funziona il paroco di Ossi; una terza cia e saponacea.
alla Vergine del Carmine, dove si fa festa addì 16 luglio; Itireddu ha di terreno chiuso starelli 2400, aperto
e una quarta (s. Maria de Coros) alla Natività, titolo 3200 e nel vigneto 147.
abbaziale del vescovo di Bosa, dove è concorso di popo- L’acqua che bevesi nel paese è da una fonte non
lo addì 8 settembre, e appariscono gli avanzi dell’antico iscarsa formata come un pozzo. Essa ha del salma-
monistero. L’antica chiesa della Vergine di Padulu, pres- stro e lascia molto sedimento. Fuor del paese, nella
so la valle di Briai, antica abbazia de’ cisterciensi, ed ora valle sono rare le fonti e le acque non buone: nel
titolo dell’arcivescovo di Sassari, è già mezzo distrutta. monte hanno di miglior qualità.
Credesi che in questa chiesa sia un santuario sotterra- Scorre nel confine di questo territorio quel ramo
neo. Le rovine attestano la grandiosità del monistero. del Termo, che da questi iteresi dicesi Nùrighe, e se-
Antichità. Presso questa chiesa, distante un’ora dal para il Montacuto dall’Oppia. Presso la chiesa di s.
comune, era un paese di tal nome. Sono ancora ve- Giacomo vedonsi sul suo letto gli avanzi d’un ponte
dute vestigie di antica popolazione in s. Leonardo antichissimo, del quale restano due soli archi, e cad-
dessa biddazza (del villaggio disfatto), in s. Pietro di de il terzo che toccava la sponda morese. Vi si sup-
Cannedu, dal quale è stata cognominata questa terra, plisce male con travi e frasche. Alla parte di levante
e in s. Giovanni. Queste rovine vedonsi alla parte di serpeggia l’altro e principal ramo del Termo, prove-
ponente; quindi alla parte di levante si riconosce il si- niente da’ monti di Bolothana. Essi si riuniscono a
to di Coros, del villaggio di s. Nicolò, di Turighe, di poco più di due miglia verso il settentrione.
Ochila e del paese di s. Maurizio. Ignorasi quando e Popolazione. Si numeravano nell’anno 1840 ani-
per quali accidenti que’ luoghi rimanessero deserti. me 553, delle quali 278 nel sesso maschile, 275 nel
Norachi. Questi antichissimi monumenti trovansi femminile, distribuite in famiglie 160.
sparsi in varie regioni. Si possono nominare i seguen- Le medie dello scaduto decennio davano nascite
ti: Tuvu runaghe (runaghe invece di nuraghe), runa- 22, morti 16, matrimoni 5.
ghe de frades Talas, runaghe-mannus, Irvonti, Luros, s. Vivono gli itiresi di cereali e di latte più che d’al-
Ciprianu, Coaspidda, Fenujeda e runaghe majore. tro: sono poco laboriosi e industriosi, e quindi dis-
agiati e miseri.
ITERI-FUSTIALBU [Ittireddu], altrimenti Itered- Le malattie predominanti sono: infiammazioni,
du, villaggio della Sardegna nella provincia d’Ozieri, febbri periodiche, fisconie e clorosi. Questo è uno
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de’ pochissimi paesi della Sardegna (forse non sono Antichità. In varie regioni sorgono ancora, ma mez-
due o tre) [dove] si vedano alcuni gozzi!! zo disfatti, i norachi. I più osservabili sono quelli che
Le famiglie distinguonsi in agricole, e sono 80, in danno il nome al salto di Tres-nuraches.
pastorali, e sono 40, in meccaniche, e sono 10. Ne- Castello di Montegiuighe. A distanza da Iteri di
gli altri uffizi vi saranno famiglie 18. non più di 20 minuti è il colle di tal cognome. Nella
Agricoltura. Si semineranno starelli di grano 600, sua sommità è un piano lungo passi 500, e largo la
d’orzo 300, di fave 150, di legumi 90, di lino 80. La metà, inaccessibile per la verticalità de’ suoi fianchi a
produzione non è scarsa, se non quando le stagioni tutte le parti, fuorché a quella, dove per un angusto
corrano contrarie. sentiero si può salire. Vedonsi le reliquie del castello;
Le vigne prosperano: i vini sono bianchi e neri, e i restando ancora la porta con alcuni tratti delle mu-
più di molta bontà. La vendemmia è abbondante; raglie, sebbene di molto scemate nell’altezza. Il mag-
non pertanto né vendono, e né pur distillano alcuna gior suo lato può stimarsi di circa 66 metri, l’altro
parte del mosto; e con esso usano molti supplire al di- poco meno della metà.
fetto delle acque. L’acquavite, che credono una bevan- L’appellazione di questo monte accenna agli anti-
da salutare in clima così umido, comprasi da Pattada. chi Giudici, non saprei se del Logudoro, o della Gal-
Le piante fruttifere sono poco curate, e rare: i fichi lura. S’ignora se il nome del castello fosse questo, o
d’India in grandissima quantità, de’ quali s’ingrassa- altro, e quando, e come cadesse. Mentre la storia
no i majali, e si satollano i poveri spesso con iscon- sarda nol rammenta mai nelle guerre degli arboresi e
certo di macchina, ad accrescere il quale sovviene il degli aragonesi, è a credersi che prima di quell’epoca
flebotomo co’ suoi salassi. fosse già caduto in alcuna delle guerre civili, che ar-
Nel piano la massima parte del territorio è distri- sero fra i regoli sardi.
buita in predii di diversa grandezza, i più de’ quali
appartengono agli ozieresi. JERZU, o Hiersu, villaggio della Sardegna nella pro-
Verso il greco-levante, e presso i limiti di Nughe- vincia e prefettura di Lanusei, capoluogo di manda-
du nella parte montuosa sono selve ghiandifere, non mento con giurisdizione sopra Ulàssai, Osìni, Gàiro,
però assai vaste: nelle terre più eminenti alberi colos- Tertenìa, Foghèsu. Comprendevasi nell’antico diparti-
sali. Le specie sono elci, quercie e soveri. mento della Barbagia nella regione poi detta della
Pastorizia. I pascoli sono abbondanti e ottimi. Nel- Ogliastra entro il regno di Plumino.
l’anno sunnotato erano segni di pecore 12 e capi 1200, La sua situazione geografica è nella latitudine
segni di capre 6 e capi 1000, segni di porci 7 e capi 39°71', e nella longitudine orientale di Cagliari 0°24'.
800, segni di vacche 6 e capi 350; i buoi per l’agricoltu- Siede nella pendice orientale d’una lunga catena
ra 120, cavalli e cavalle 45, giumenti 80. Sarebbe luo- di colline non lungi dalla sponda destra del Bacu-
go quasi pel triplo numero di capi. Le famiglie de’ pa- nieddu, dove il suo corso a sirocco piegasi verso gre-
stori vanno nei salti dal marzo a giugno per tutto il co-levante. Il maestrale e il sirocco vi influiscono li-
tempo del lattificio. Si manipolano formaggi rossi, e beramente. Il caldo è nell’estate mitigato da’ venti
la loro quantità non sopravanza i 200 cantari. marini, il freddo ben tollerabile nell’inverno. Nevica
Poca è l’attenzione, che si dà all’apicultura, e il poche volte, piove copiosamente dall’autunno alla
numero de’ bugni non è maggiore di 200. primavera, ma di rado nuocciono i temporali. L’aria
Selvaggiume. Sono in grandi famiglie i cinghiali, i è sana, e sarebbe purissima se fosse maggior pulizia
daini, le volpi e le lepri. Le pernici trovansi in tutte nel paese, e se le sepolture fossero meglio formate.
parti, e se ne prendono molte con la gabbia. Componesi questo comune di circa 410 case di-
Commercio. Gli itiresi vendono il formaggio ai sposte lungo contrade irregolari.
viandanti sassaresi, le pelli a questi ed agli ozieresi; il Il territorio è in gran parte montuoso. La massa
superfluo dei cereali ai prenominati e ad altri. Il loro più considerevole è l’altipiano che sorge alla parte di
guadagno si può calcolare di circa 20000 lire nuove. ponente-maestro, sopra il quale levasi il Corongiu
Le strade sono in varie parti di gran difficoltà. Iteri che è una gran rupe conica con la circonferenza di
dista da Ozieri miglia 5 e devesi traversare il Termo; circa mezzo miglio alla base dal cui vertice distendesi
da Mores 21/2 e devesi traversare il Nurighe primo lo sguardo a ponente sino a’ monti di Villacidro, a
dell’anzidetto; dalla gran strada sotto Montessanto levante per molte miglia nel mar Tirreno.
5, e da Sassari poi altre 18. Le acque sgorgano in molte parti e danno origine
Religione. Questi itiresi sono nella giurisdizione del a molti rivoli, de’ quali alcuni vanno nello Stanali,
vescovo di Ozieri, e governansi nelle cose spirituali da altri in quello di Genna-Cresia che ha principio in
due preti, il primo de’ quali si qualifica rettore. questo territorio a distanza d’un’ora dal paese.
La chiesa principale è dedicata alla Vergine nella Sono quattro le selve ghiandifere, che compren-
sua concezione, che volgarmente dicono inter-mon- deranno l’area complessiva di circa mezzo miglio. La
tes. Ha contiguo il campo-santo. specie dominante è il leccio.
Fuor del paese è la chiesa sunnominata di s. Giaco- Il selvaggiume è abbondante nelle solite comuni
mo, di antichissima costruzione, intorno alla quale specie, cervi, daini, cinghiali, volpi e lepri, e pascono
vuolsi sia stata una popolazione, e provasi dalle molte nelle regioni alte alcuni branchi di mufloni. De’ volati-
rovine, che sono intorno. li sono parimente tutte le specie che si notarono negli
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altri luoghi, ma in maggior numero le pernici, e nel- paese, l’altra a s. Antonio di Padova in distanza di
l’inverno i tordi e merli, de’ quali si fa gran cattura. circa un’ora verso ponente, e la terza alla Vergine
Popolazione. Nell’anno 1839 erano in Jersu [ani- delle grazie in distanza di due ore e mezzo a levante
me] 1700, delle quali 861 appartenevano al sesso nel luogo detto Pelau.
maschile, 848 al sesso femminile, distribuite in fa- La festa principale è per s. Antonio di Padova con
miglie 406. La comune del decennio dava nascite corsa di cavalli.
annuali 55, morti 30, matrimonii 12. Le malattie Antichità. Non mancano in questo territorio le
più frequenti sono infiammazioni di petto e dell’ad- costruzioni noraciche, e ve ne ha uno presso al paese
dome, febbri periodiche e perniciose, e reumatismi. che dicono Sa domu dess’orcu.
Attende alla sanità pubblica un solo flebotomo.
Professioni. Si distinguono famiglie agricole 170, KEREMULE, paese della Sardegna. Vedi Quelèmule.
pastorali 65, meccaniche 40: quindi sono case di pre-
ti 2, e di notai altrettante. LACONI, terra della Sardegna nella provincia e pre-
Le donne lavorano in circa 330 telai. Vivesi co- fettura d’Isili, e capoluogo di mandamento con giuri-
modamente. Le famiglie possidenti sono circa 330. sdizione sopra Genoni, Nuragus, Nurallao e i salti del
Alla scuola primaria concorrono 26 fanciulli. deserto luogo di s. Sofia. Comprendevasi in Parte-Va-
In questo paese è la giudicatura, e si hanno le pri- lenza, antica curatoria del regno di Arborea.
gioni, dove sono custoditi i rei di maggiori delitti, La sua situazione geografica è nella latitudine
sinché siano domandati dalla prefettura. Esse sono, 39°51'30" e nella longitudine occidentale dal merid.
quali abbiam più volte descritto le prigioni baronali, di Cagliari 0°4'.
luogo di mefite, di tenebre e di angoscia. Giace sotto il fianco poco men che verticale del Sar-
Agricoltura. Vi sono terre buone per i cereali e otti- cidano, distesa in lungo, e disposta in varii gradi con
me per le vigne. Si seminano starelli di grano 900, poca larghezza, fuorché nella parte dove sono più nu-
d’orzo 420, di fave 200, di lino 200, di legumi 100. merosi gli orticelli, e presentasi in una bella scena con i
La solita fruttificazione del grano suol essere il 15, del- suoi principali edifizii, la chiesa, la casa baronale, alcu-
l’orzo il 20, delle fave il 12, del lino il doppio del seme ne altre men superbe abitazioni e gli avanzi dell’antico
e 120 libbre per starello. castello feudale. La suddetta sponda colle sue rupi
La vigna prospera come ne’ luoghi più favorevoli. rossastre e foracchiate forma uno sfondo veramente
Si coltivano tutte le viti, però le più comuni sono il romantico. Verdeggiano al suo piede i giardini, alla
cannonau e la vernaccia. I vini riescono di ottima sommità sono le piante silvestri, le mura cadenti del-
qualità e però se ne fa gran commercio co’ genovesi. l’antico palazzo Malingri non mai compito, e romoro-
Quel che non si possa vendere si versa ne’ lambicchi e si vedonsi venir giù due rivoletti formatisi sull’altipia-
dà l’acquavite, della quale vendesi molto nel Sarrabus, no. Se lo sguardo si volga un po’ verso maestro, ivi
nella Barbagia e in altri dipartimenti. Dalla vendem- abbassandosi il monte son vedute alcune collinette ir-
mia si hanno circa 60 mila quartare, della qual quan- regolarmente divise per le siepi in molti predii, e questi
tità passano nel commercio almeno i tre settimi. dall’autunno alla primavera verdeggianti per i semina-
Fruttiferi. La vegetazione de’ medesimi è felicissi- ti, quelli poi per i paralleli filari de’ pampini, e per gli
ma. Le specie più comuni sono olivi, ciriegi, castagni, alberi disordinatamente sparsi. I luoghi sono amenissi-
noci, peri, mandorli e fichi. Il numero grandissimo. mi e pittoreschi, e con ragione lodasi questa regione
I predi intorno al comune dove si coltivano le vi- siccome una delle meglio scelte e delle più deliziose.
ti, i fruttiferi e alcuni orti occupano non meno di Non si voglia però regolarità, né comodità nelle
quattro miglia quadrate. contrade. È bella la natura, ma l’arte non le ha fino-
Pastorizia. Nell’anno suddetto si numeravano nel ra aggiunto nessun pregio, e nelle sue costruzioni
bestiame manso buoi per l’agricoltura 300, vacche comuni non si mostra migliore che altrove.
70, cavalli e cavalle 130, giumenti 260; nel bestiame Il territorio di questo paese è assai vasto e in gran
rude vacche 500, cavalli e cavalle 125, capre 3000, parte montuoso. La principale sua eminenza non è
pecore 2500, porci 1600. che Marabentu nel Sarcidano, essendo a quell’altezza
I pascoli sono abbondanti ed ottimi, e però sono molto inferiori tutti gli altri colli, se si eccettua l’Estu-
copiosi e buoni i prodotti. no che in distanza di tre miglia levasi selvoso alla
Commercio. Da’ prodotti dell’agricoltura possono parte di maestro.
questi terrazzani lucrare lire nuove 45000, da’ pro- Le fonti del Laconese non sono meno di 300, delle
dotti agricoli 6000. quali però più che la metà mancano nei calori estivi.
Le vie a’ paesi vicini sono difficili; e si va a Ulassai Le seguenti meritano esser notate Abbapilosu e Tona,
(miglia 2) in ore 3/4 a Foghesu (miglia 71/2) in ore 3, che sono i principii del fiumicello di Acquafrida, cui
a Tertenia (miglia 7) in ore 3, a Lanusei (miglia 5) in s’aggiunse anche il Suergiu che forma una gora e met-
altrettanto spazio. te in movimento un molino; la sorgente di Cubello
Religione. Jersu è compreso nella giurisdizione del nel Sarcidano che scorre in Planu Estari, quindi in
vescovo d’Ogliastra, sotto il governo di un vicario e Canargius, poi in Bauladu, e si unisce all’Acquafrida
di due preti coadiutori. La chiesa maggiore è dedica- in Suezzanus; la fonte de’ Barbaracini, che incomincia
ta a s. Erasmo. Le minori, una a s. Sebastiano nel a mezzo miglio di distanza dal palazzo Malingri, e
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Fontana Pauli a non più di cento passi dallo stesso territorii, se dall’estimo appaja che vi sia molto più
edifizio che si uniscono, e poi dall’arte nuovamente della quantità necessaria a’ porci del paese.
divise per la irrigazione vanno a cadere dal ciglione Clima. Il paese è coperto a’ venti del settentrione e
del Sarcidano, e cadono, la maggiore in Su Accile, l’al- della parte di levante sino all’ostro-sirocco, aperto poi
tra in s. Sebastiano. Nell’orto di s. Antonio l’acqua alle altre parti dell’orizzonte con un orizzonte assai
della prima cascata si distribuisce in più canali per vago e bella prospettiva sulla valle appiè del Sarcida-
inaffiare gli orti che sono dentro il paese. Nell’estate no, dove va serpeggiando il fiume descritto. La piog-
bevesi tutta da’ medesimi, e lascia arida la valle infe- gia è piuttosto scarsa, rara la neve e subito disciolta,
riore; ma nell’inverno scorre in gran rivolo fuori del infrequente e poco nociva la nebbia ne’ luoghi bassi.
paese, e va in Baudioni per unirsi al fiumicello di Pla- L’acqua che casca dalla sponda del Sarcidano, dalla
nu Estari o Canargiu. L’acqua dell’altra cascata va fuo- quale irrigano gli orti del paese, rende umido il suo-
ri nel salto per la parte di ponente, serve per la irriga- lo. L’aria è salubre, comecché non purissima perché il
zione degli orti, trascorre l’amena lunga valle Sartoris, canal delle feccie che coprivasi non ha molto per le
e congiuntasi con le fonti Meddone ed Onniga nel fetidissime esalazioni manda ancora qualche effluvio
luogo che dicono Bartàsi va a trovare sotto la rupe di per contaminarla.
s. Daniele il ruscello che viene dalla fonte di Pedra Popolazione. Nel 1830 si numerarono anime 1701,
Laisa, e prosegue sempre più ingrossandosi sino ad in- nel 1831 erano 1763, nel 1832 ascendevano a 1783,
contrarsi col fiume in Caddeddàra. Questo fiume che nel 1840 sommavano a 1817, delle quali 860 pel ses-
formasi dalle acque del Sarcidano comincia in territo- so maschile, 957 nel femminile, distribuite in fami-
rio di Nurallao e procedendo verso maestro-tramon- glie 925. Le medie del preceduto decennio diedero
tana cresce dai rivoli che a lui vengono principalmen- nascite annuali 65, morti 40, matrimoni 12. Molti
te dal Laconese e dal fiume di Campangiana, dal rio vivono ad una grande età; e generalmente vedonsi
Canonis nato esso pure nel Sarcidano e appellato da corpi robusti e di belle forme, le quali sono molto
alcuni Noibortas, perché bisogna traversarlo nove vol- gentili nelle femmine.
te andando da Laconi a Meàna. Così cresciuto rade la Nel vitto i laconesi mescolano a’ vegetabili i cibi
falda dell’Estuno che è un monte ghiandifero e cele- animali, amano il buon vino ed il caffè. Si lodano
bre per la caccia, la cui parte più eminente a mezzodì come laboriosi e pacifici. Nella prigione che era già
dicesi Muddighina, e venuto nel luogo che dicono Su del barone pochi vi si chiudono, e spesso sol per pic-
casteddu de Georgia, o Sa domo de Medusa, si unisce a coli furti.
quello che viene dalle montagne di Desulo. Le malattie più comuni sono infiammazioni di
Spelonche. Essendo il terreno calcareo, queste non petto e dell’addome, e febbri periodiche nell’autunno.
possono mancare, e nel Laconese sono molte. Noterò Han cura della salute pubblica due chirurghi, due fle-
le due principali che sono nella regione che nomina- botomi ed un farmacista.
no Pauli; una grandissima che ha il nome del luogo, Sono in Laconi famiglie possidenti 430, nullate-
nella quale si potrebbero contenere non meno di 4 nenti 95. Comunemente vivesi con certa agiatezza e
mila pecore; l’altra appellasi di Leòri, dove in altri i poveri ottengono dalla loro fatica una sufficiente
tempi solea raccogliersi salnitro. sussistenza.
Mineralogia. L’argilla bianca trovasi sovrapposta a Professioni. Sono applicate all’agricoltura famiglie
un grande strato di podinga quarzosa, cui serve di 325, alla pastorizia 110, ai mestieri 40, al negozio
letto il micascisto; la calce carbonata, concrezionata 15. Quindi sono famiglie di nobili 1, di preti 6, di
o piuttosto tufo calcareo; e quel tufo calcareo o tra- avvocati 2, di notai 4, di chirurghi 2, di flebotomi 3,
vertino del Sarcidano di Laconi detta volgarmente di farmacisti 1.
pietra di Nicola Pinna. Le donne si occupano in circa 380 telai, tessono
Grandi vegetabili. In questo territorio sono alcune tele e panni di molto pregio, e guadagnano cospicue
selve ghiandifere, una denominata de Abbapilosu, la somme dalle tele che vendono alla capitale, e da’
cui superficie potrebbe nutrire 3 milioni di grandi panni che mandano nei paesi circonvicini.
alberi; ma la barbarie pastorale l’ha diradata tanto e L’istruzione primaria si fa a circa 40 fanciulli. Le
così malconcia che ben piccolo è il numero attuale, persone che nel paese sappiano leggere e scrivere
e rara la prosperità. In anno ubertoso vi si possono non oltrepassano il centinajo.
ingrassare circa 3 mila capi. L’altra selva è quella di Per l’ordine pubblico è in questo paese una stazio-
Estuno che comincia dal Pian di Cucuru e termina ne di cavalleggieri, a’ quali nelle occorrenze di qual-
nell’eminenza di Muddighina con una superficie di che spedizione presta ajuto il contingente de’ mili-
circa 12 miglia quadrate, spesso interrotta per larghi ziani coscritti al battaglione di Isili.
vacui, sicché le piante che vi fruttificano appena Agricoltura. Quella parte del Laconese che stende-
possono bastare a capi 3500. Il leccio è più frequen- si nelle pendici e falde del Sarcidano sino alla valle
te della quercia e del sovero; e vedonsi tra gli oliva- del Pontissi è riconosciuta molto fertile.
stri che sono numerosissimi molti individui di una Si sogliono annualmente seminare starelli di gra-
enorme grossezza. Nelle altre specie più comuni è la no 1200, d’orzo 500, di fave altrettanto, di fagiuoli
filirea, il corbezzolo, ecc. In anni di ubertà si am- 50. L’ordinaria fruttificazione pel grano è al 10, del-
mettono nei boschi molti branchi di porci di altri l’orzo al 15, e delle fave al 20. I fagiuoli sono molto
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671 Laconi

stimati. Di lino non se ne semina più che il doman- Formaggi. Si manipola molto latte vaccino, se i
dato dal bisogno delle famiglie, e non se ne racco- pascoli abbondino di erbe, e se la stagione non sia
gliano più di 80 cantare; esso è di ottima qualità. Il molto piovosa, perché allora è necessità di lasciare i
frumento di Laconi è molto stimato da’ negozianti vitelli con le madri perché soli nelle tanche patiscono
di Cagliari, perché pesante e sostanzioso. molto e muojono. Si fa butirro da questo latte e
L’orticoltura è operata con qualche diligenza. Le consumasi nel paese.
specie più comuni sono cavoli, cardi, zucche, melin- Più del formaggio caprino è stimato il pecorino.
giane, pomidoro, granone, lattuche e patate, alcuna La quantità totale può ascendere a cantare 900.
delle quali pesò più di due libbre. Le fragole sono in Apicoltura. È poco curata, e ne’ pochi orti, come
pochi luoghi. dicono, non so se siano più di 300 arnie. La regione
La vigna vi prospera bene, e nelle uve non si di- è ottima per le api, e si avrebbe gran lucro se la ne-
stinguono più di dodici varietà. Il vino è piuttosto gligenza non prevalesse all’interesse.
un po’ leggero e buono per il pasto. In altri tempi Caccia. Sono in gran numero cinghiali, cervi, dai-
Laconi era nobile per il suo vino greco. La vendem- ni, lepri e volpi. Quindi quasi tutte le specie di volatili
mia produrrà circa 25 mila quartare, le quali appena conosciuti nelle altre regioni sarde, massimamente
bastano per i due terzi dell’anno. Le uve si conserva- pernici, merli, tordi ecc. Molte persone si dilettano
no sino al giugno. della caccia, e faticano fruttuosamente nelle selve del-
Gli alberi fruttiferi sommeranno a circa 65 mila e l’Estuno e del Sarcidano. Cessata l’autorità baronale
le loro specie più comuni non sono più di venti, or potranno agitar anche le selve che erano riservate al
mandorli, noci, nocioli, castagni, fichi di 4 qualità, marchese nella via a Meana.
peri di 40, albicocchi di 6, ciriegi di 10, susini di 6; Pesca. I più meschini quando mancano di occupa-
tra le mele sono le denominate, apio, invernale, bac- zione migliore vanno ne’ fiumi, e poi vendono trote
caliana, marzana, pibèri, sangiovanni, tonara, bian- ed anguille molto pregiate.
ca, nera, rosa, annasecci, ferro, e altre. I persici sono Commercio. I laconesi vendono cereali e frutti per
di molte maniere; i gelsi bianchi e neri in gran nu- ll. n. 35000; formaggi, pelli, lane, capi vivi e macel-
mero, così i meligrani, i giuggioli, i sorbi, e gli olivi. lati per ll. 50000; prodotti industriali per ll. 25000.
Le terre chiuse, che diconsi tanche, occuperanno Strade. Si va da Laconi a Meana (miglia 51/2) verso
circa la trentacinquesima parte del territorio, e servo- tramontana per luoghi montuosi in tre ore; a Nurallao
no alternativamente per il bestiame e per la semina- verso ostro-ostro-sirocco (miglia 4) per un suolo car-
gione de’ cereali. Tra queste ve ne ha una, la cui su- reggiabile ore 11/2; a Nuragus verso ostro traversando il
perficie non è minore di starelli 200, un’altra di 100, fiume Pontissi (miglia 43/4) in ore 2; a Nurecci verso li-
e una terza di 60. I predii intorno al paese sono 520. beccio-ponente-libeccio (miglia 4) in ore 2; ad Asuni
Il rettore Francesco Caboi meritò bene dell’agri- verso ponente-maestro-ponente traversando il suddet-
coltura di Laconi, e la fece crescere con la sua gene- to fiume (miglia 5) in ore 2; ad Isili capoluogo della
rosità somministrando a’ poveri, il giogo, il seme, e il provincia verso ostro-ostro-sirocco (miglia 71/2) in ore
necessario per le spese indispensabili. Egli era uno di 3; a Oristano verso ponente-maestro-ponente (miglia
quei pochi che con tutto studio attendono così al 21) per luoghi spesso montuosi in ore 8: alla capitale
bene spirituale, come al temporale de’ loro parroc- verso ostro-ostro-sirocco (miglia 39) per luoghi carreg-
chiani. I miseri che egli sollevò lo benedicono, e le giabili in ore 15.
persone saggie e pie ne lo lodano. La piazza di Oristano è il luogo più opportuno per
Pastorizia. La regione più elevata di questo territo- il commercio di questo, e degli altri vicini, la sorte de’
rio è abbondantissima di ottimi pascoli. Nel bestiame quali molto migliorerebbe se si aprisse una strada pro-
manso numeravansi nel 1839 buoi per l’agricoltura vinciale da Oristano a Villa Urbana, a Mogorella, a
160, vacche 50, cavalli 117, majali 200, giumenti Nurecci, a Nurallao, a Isili, alla quale si potrebbero at-
360: nel rude vacche 1800, cavalli e cavalle 659, ca- taccare con strade vicinali i prossimi paesi.
pre 309, pecore 6500, porci 4280. Le pecore e altre Religione. I laconesi sono sotto la giurisdizione
greggie nell’inverno pascolano nell’Estuno perché vi dell’Arcivescovo di Oristano, e curati nelle cose spi-
è mite il freddo; nell’estate emigrano al Sarcidano rituali da un clero composto di cinque preti, il pri-
perché vi mancano le acque. mo de’ quali si qualifica Rettore.
I giumenti servono per la macinazione e per por- La chiesa principale, situata nel sito più eminente
tar di carichi. Sono stabiliti due molini idraulici. del paese, è sotto la invocazione di s. Ambrogio. È
Il numero de’ majali si va ogni anno aumentan- stata riformata nel 1824 secondo il disegno del regio
do, ed esso è considerevole quando si abbia orzo e architetto Domenico Franco. Presso l’altar maggiore
fave in copia per nutrirli. Si comprano in primavera alla parte del vangelo è un’effigie di s. Antonio, statua
e non maggiori di uno o due anni, quindi si ammaz- colossale, che mette paura. Le chiese minori sono de-
zano nel dicembre o gennajo. nominate una da s. Antonio abate, l’altra da s. Marti-
Macello. Ordinariamente si fa nel mercoledì e nel no vescovo, e la terza da s. Giovanni Battista. In que-
sabbato; ma qualche volta scorron intere le settima- st’ultima si festeggia per la decollazione del santo, e si
ne che non si può aver carne né pure per gli amma- dà lo spettacolo della corsa. In queste chiese figliali,
lati e devesi supplire col pollame. due delle quali sono all’estremità dell’abitato, l’altra
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Lahirru 672

alla distanza di cinque minuti, si soleano seppellire i la prima stimasi la migliore. I rivi formatisi vanno nel
cadaveri. fiume della valle proveniente da monte Lella. Questo
Nella campagna a tre quarti dal paese è una cap- non è traversato da alcun ponte, e però nelle piene in-
pella dedicata a s. Daniele, dove si passeggia con po- vernali vieta le comunicazioni essendo troppo perico-
co concorso. È una delle molte che a questo santo fu- loso il tentare i guadi, e quello pure che è più usato di
rono edificate quando era più rumorosa la fama de’ monte Turundu. Le sue sponde sono amene per la
prodigi che si diceano operati per la sua intercessio- bella vegetazione che vi si spiega, e le terre vicine im-
ne. Si è così sviata la gente dalla chiesa di Gonnosco- bevute de’ suoi umori sarebbero ottime per coltivarvi
dina, dove questa religione incominciava e fioriva, gli agrumi. Le acque hanno anguille e trote molto sti-
ma non si ottenne quel fine che si era inteso nel mate, e sono circa 30 individui che travagliano spesso
chiamare altrove i devoti. nella pesca. Si formano i nassai disponendo de’ ripari
Antichità. Vedonsi alcune costruzioni noraciche in modo che il pesce portato dalla corrente debba
nell’Estuno, e sono nominate Genn’e corte, Picciù, uscire da un angusto sbocco e subito entrare in una
Rubiu: nell’altre regioni (eccettuato il Sarcidano la- rete o trappola di giunchi. Queste chiuse sono la ca-
conese che ne manca) sono le altre che dicono Trui- gione che il canale de’ fiumi si colmi in varii tratti, e
scu, Lisandra, Namusi, Pilicapu. rigetti le acque fuor delle sponde in una dannifica
Antiche popolazioni. Se ne vedono indizi in Gen- inondazione.
n’e corte, nell’Estuno, e in Bangiu presso s. Daniele, Selvaggiume. Nel Lahirrese passano molti cinghia-
dove si trovarono grandi vasche. li, ed è un gran numero di volpi e lepri. Le volpi so-
no molto detestate da’ pastori, i quali per impedire il
LAHIRRU, o Laerru, villaggio della Sardegna nella danno delle greggie debbon vegliare intere le notti
provincia e prefettura di Sassari, e nel mandamento da mezzo il novembre sino a tutto gennajo.
di Castelsardo. Contienesi nell’Anglona, antico di- I cacciatori posson essere fortunati se voglian co-
partimento del regno del Logudoro. gliere pernici, quaglie, tortorelle, colombi ed altri uc-
La sua situazione geografica è nella latitudine celli gentili che occorrono frequentissimi. Nelle acque
40°48'30", e nella longitudine occidentale dal me- non mancano quelle specie più comuni che vi nuota-
rid. di Cagliari 0°18'. no a pescare. Ma la famiglia più numerosa sono i pas-
Giace nella valle d’Anglona sulla estrema falda del serotti, che nel tempo della seminatura cadono a
Sassu di Nulvi, coperto a quasi tutti i venti dalle nembi sopra i solchi a divorarsi i grani. Quelli che
molte eminenze che formano le sponde di quel baci- non possono tenere una guardia sul campo per ispa-
no. È intenso il caldo nell’estate e il fredd’umido ventar questi ingordi uccellini devono differire a dopo
nell’inverno, frequentissima, densa e dannosa la neb- l’ottobre lo spargimento de’ grani e rinunziare a un
bia, e l’aria perniciosamente insalubre alle persone raccolto che per la doppia germinazione de’ medesimi
avvezze a miglior cielo. sarebbe doppio di quello che suol venire seminandosi
La superficie di questo territorio sarà di circa 6 tardi. Una non minor vigilanza devesi usare quando le
miglia quadrate. spiche vengono a maturità, perché quei maledetti le
Le principali eminenze sono Sa Rocca rutta e Sa vuotano se non sian fugati da un attento guardiano.
Rocca manna, tra le quali apresi la strada a Castelsar- Un terzo del prodotto è assorbito da questi dispendii.
do; il Canargiu, che sorge presso il territorio di Martis, Popolazione. Nell’anno 1833 erano in questo paese
dove scorre il rivolo dello stesso nome; quindi il Texu, anime 490, nel 1839 erano cresciute a 550, e nel 1840
al cui piè scorre il ruscello di Ortola, tributario del fiu- a 592, delle quali 288 nel sesso maschile, 304 nel fem-
micello che prende origine dal colle Ultana, nella cui minile, spartite in famiglie 150. Le medie del decennio
sommità si credette essere stato un castello, e che nella danno nascite annuali 22, morti 17, matrimonii 5.
falda ebbe un’antica popolazione, come è certo da’ Questa popolazione sarebbe più numerosa se non fos-
molti indizii, e dopo questi quelle piccole eminenze sero state alcune influenze morbifere, le epidemie del
che dicono Sattarza, dove si tagliano ottime pietre fo- vajuolo per i piccoli, ed altri morbi per gli adulti. Tra le
caje. Le roccie dominanti sono le calcaree. seconde è ricordata la mortalità del 1813, nel qual an-
Spelonche. Le concavità naturali sono non rare in no per la contagione diffusa da un nulvese perirono
questo territorio. Fra l’altre è a vedersi nella tanca des- 130 persone, e le più di buona età, per la malignità del-
su Chercu quella che dicono di Lecaru. Il primo suo le febbri che da quello erano state portate. Le malattie
spazio vuolsi capace di circa 3 mila pecore, e se poi più comuni sono in inverno e primavera infiammazio-
avanzi con fiaccola entri in recessi dove formasi gior- ni, nell’estate ed autunno febbri gastriche e periodiche.
nalmente l’alabastro e sono acque freschissime. Que- Professioni. Sono in Lahirru famiglie agricole 120,
ste danno origine al ruscello Canargiu che prima che pastorali 15, meccaniche 8. Quindi si possono notare
si perdesse nella cussorgia di Concula, dove si apriro- due preti, un flebotomo e alcuni proprietarii consu-
no grandi fessure, traversava l’abitato, e così lo innon- matori. Le famiglie possidenti sono 114, le povere 28.
dava che le botti ne’ magazzini si levavano a galla. Le donne lavorano in circa 145 telai.
Acque. Le principali fonti sono le denominate di Alla scuola primaria non concorrono più di 7 fan-
Sinìsi, di s. Ciriaco, la comunale Funtana-manna, ciulli. Quelli che san leggere e scrivere non sorpassa-
Turreddu e Ortola. Quest’ultima è la più abbondante, no i 25.
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673 La Maddalena

Agricoltura. I terreni di questo paese come lo sono sufficiente quantità di tabacco; le capre patiscono la
generalmente gli altri di questa regione granifera so- tigna, e in questo male non hanno alcuna cura dai
no feracissimi di frumento, orzo, legumi e granone. pastori perché ignorano quel che debban fare; e fi-
Ordinariamente si seminano rasieri (cioè starelli 31/2 nalmente i porci periscono per il mal di gola, se non
di Cagliari) di grano 350, d’orzo 30, di legumi 50. Il diasi loro a mangiare orzo riscaldato nel forno.
granone si coltiva in quelle parti del maggese che Commercio. I lahirresi posson guadagnare dall’agri-
possono essere irrigate. La fruttificazione comune coltura, da’ grani, legumi, frutti e prodotti ortensi li-
del grano è al 12, dell’orzo al 15, delle fave al 14, de’ re nuove 25 mila; da’ formaggi, capi vivi e pelli lire
fagiuoli, piselli, ecc. all’8, del granone al 50. 22500, dalle opere d’industria lire 2500. Si commer-
Nelle terre dove scorrono rivoli in vicinanza del cia con i galluresi e montacutesi e con gli incettatori
paese si coltivano cavoli, lattuche, cardi, cipolle ed sassaresi.
altre specie, delle quali si manda una parte ne’ vicini Strade. Sono sempre difficili perché svolte per luo-
paesi. Di lino se ne raccoglie a sufficenza. ghi montuosi, e nell’inverno per gli acquitrini e i fan-
Le viti producono uve nere e bianche di non mol- ghi. Il trasporto si fa sopra il dorso de’ cavalli. La pro-
te varietà, e prosperano meglio che in altri luoghi del posta strada provinciale da Sassari in Gallura sarebbe
dipartimento. I vini hanno riputazione di molta bon- di sommo vantaggio ed è per questo che si desidera.
tà; però la quantità non risponde alla bibacità, ed è Da Lahirru si va a Martis (miglia 2) in ora 1, a Nul-
necessario per quelli a’ quali il vino è un bisogno di vi (miglia 4), in ore 2, a Sedini (miglia 2,65) e Perfu-
comprarne da altri paesi. gas (miglia idem) ora 1, a Bulzi (miglia 2) ore 0,45
I fruttiferi vengon felicemente, e si hanno molte minuti, a Castelsardo (miglia 8) in ore 31/2. Nessuna
specie e varietà con una somma di individui non mi- di queste vie è carreggiabile.
nore di 15 mila. La specie però più numerosa sono i Religione. I lahirresi sono governati nelle cose spi-
mandorli che oltrepassano li 7 mila, e dà tanti frutti rituali dal vescovo di Ampurias per un vicario assisti-
che sono sufficienti alle richieste de’ vicini diparti- to da un altro prete.
menti. Gli agrumi vegetando felicemente in questo La chiesa parrocchiale ha per titolare s. Margheri-
suolo dovrebbero invitare a studiar più sulla loro cul- ta vergine e martire.
tura e ad estenderla, come si dovrebbe pur fare rispet- Le chiese figliali sono denominate da s. Croce,
tivamente a’ gelsi: ma pochi sono che intendono i lo- dal Rosario e dal Carmine; le rurali da s. Ciriaco, da
ro vantaggi. s. Michele e da s. Sebastiano, distanti di poco, e
Terre chiuse. La quindicesima parte del Lahirrese è quella che è più, di soli dieci minuti.
occupata da’ predi dove son coltivate le piante ortensi, Le feste principali sono per la titolare della par-
le viti e i fruttiferi, e dalle tanche dove si tiene a pascolo rocchia e per s. Sebastiano. In questa seconda si dà
il bestiame manso, e quando è magrezza nelle terre lo spettacolo della corsa.
pubbliche anche il rude. Il lentisco (sa chessa) copre in Antichità. Sono in questo territorio otto norachi, e
gran parte la superficie di questi pascoli privati, e in- sono nominati de Scalaebba con opere esteriori, de Pa-
gombra poi almeno un terzo del territorio. Quindi za, Cultu, Binzales, s. Antonio con cinta esterna, Tiu-
quando l’anno sia felice per questa specie è tanta la co- moro, montigiu Columbas e montigiu de Rundines.
pia de’ frutti, tanta la raccolta che si riempiono circa Nel salto che chiamasi di Battana intorno alla chie-
2000 barili d’olio, e se ne avrebbe assai più se il bestia- sa demolita di s. Vittoria, era il villaggio di quel no-
me e massime le capre non ne fossero troppo ghiotte. me, e ne sono chiari gli indizii nelle vaschette di pietra
Pastorizia. Si nutrono tutte le solite specie di be- usate nelle vigne e ne’ molti rottami e fondamenti.
stiame, vacche, pecore, capre, cavalle e porci. Nume-
ravansi (anno 1839) nel bestiame manso buoi 200, LA MADDALENA, una delle isolette aggiacenti alla
vacche 30, cavalli 50, majali 40, giumenti 65; nel ru- Sardegna nelle fauci sardo-corse, che volgarmente di-
de capi vaccini 350, cavallini 200, caprini 600, peco- cono Stretto di Bonifacio.
rini 250, porcini 95. Il suo punto centrale è nella latitudine 41°14', e
La spensieratezza e incuria che è nell’educazione nella longitudine orientale dal meridiano di Cagliari
del bestiame in questo e in molti altri luoghi della 0°17'30".
Sardegna, e la ignoranza della veterinaria, fa che le Topografia. La sua superficie, secondo i calcoli del
specie non posson né migliorare, né mantenersi in gen. La-Marmora, è di metri quadrati 19,000,000,
buon stato, né crescere in numero. Se l’autunno sia che equivalgono a miglia geografiche 5,54.
secco patiscono le vacche e le cavalle, e non si occor- Al comune della Maddalena sono state assegnate
re al danno se il vaccaro non fatichi a sfrondare gli come dipendenze territoriali le prossime isolette Ca-
olivastri e i ghiandiferi, e il cavallaro non guidi l’ar- prera, Santo-Stefano, Spargi, e Santa-Maria.
mento in luoghi umidi ed erbosi. Le pecore sono Caprera ha, secondo il sunnominato geografo, mi-
spesso soggette al vajuolo, e se in un autunno sterile glia quadrate 4,08, Santo-Stefano può stimarsi averne
le investano i pidocchi si riducono in pochi giorni a un solo, Spargi uno e mezzo, e il gruppo di Santa-Ma-
meno della metà, ove il pastore non le tenga sempre ria, nel quale sono Santa Maria, Budelli, e Razzoli, ne
in moto di notte e di giorno, o non bagni le impure conterrà altre due. Quindi la superficie complessiva di
nell’acqua tepida, in cui quale siasi fatta bollire una questa polinesia pareggiasi a miglia quadrate 14,12.
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Le roccie componenti queste piccole terre sono sono generalmente sagge e costumate, né può gene-
granitiche, e non senza ragione così come le prossi- rar dubbio sulla virtù delle medesime la fama poco
me isolette di Corsica, Lavezzi e Cavallo, si stimano onorata di quell’Emma Liona nobile per i suoi amo-
le supreme rupi della montagna, che in qualche in- ri col sunnominato ammiraglio, che dal favor di co-
terna convulsione del globo si sprofondava e rompea stui sollevavasi a gareggiare con le femmine di digni-
la continuità delle parti. Questa montagna stendeasi tà sovrana. Essa innamorava il vincitor d’Aboukir,
nella linea di maestro-sirocco. quando gli apparve sul lido della Maddalena bellissi-
Le acque in poche parti e in poca copia sorgono, ma su tutte le belle, e poi così con molte arti e blandi-
come porta la natura del luogo, tuttavolta le rare zie lo avvinse alla sua servitù, che potea fargli trapassa-
fonti bastano al bisogno della popolazione, e som- re il giusto e l’onesto, se sono vere le molte dicerie de’
ministrano un purissimo umore. Meritano menzio- napoletani, ripetute senza sospetto da qualche storico.
ne nell’isola della Maddalena, la fonte, che è nel pae- Nelson per far piacere alla sua bella fece varii doni alla
se, e l’altra che trovasi in Cala di Chiesa. chiesa parrocchiale della Maddalena, o a meglio dire,
I vegetabili, che coprivano in molte parti queste adempiva ai voti, che l’amante facea per la sua salvez-
terre, si sono diradati per dar luogo alla cultura. Essi za ne’ pericoli.
dimostrano la somiglianza di questo terreno a quello Movimento della popolazione. Nell’anno 1840 la
del vicino continente. popolazione della Maddalena componevasi di anime
Gli animali consistono in pochi conigli, e alcune 2115, delle quali 1025 nel sesso maschile, 1090 nel
specie di uccelli. I cacciatori non fanno fatica frut- femminile, distribuite in famiglie 425. La parte ma-
tuosa. schile appare troppo scarsa, perché non si vedono nel
Clima. È quello che hanno le isole, e che sentono giusto numero che le due età estreme i fanciulli e i
maggiormente le più piccole, poste ne’ canali. Esso è vecchi, o manca la maggior parte delle persone di mi-
molto temperato nel freddo e nel caldo, perché ven- glior età, per i molti che travagliano nella marineria.
tilato nell’estate dall’influsso dell’aria marittima, che La foggia del vestire è la stessa che si usa in Italia. Le
dicono imbatto, e perché dolcemente tepido nell’in- medie risultate dal decennio diedero nascite 65, morti
verno se non regnino i venti boreali, con poca neve 20, matrimonii 12. Vivesi da molti oltre i sessant’an-
nei mesi di dicembre e di gennajo, poche tempeste, ni. Le malattie più frequenti sono infiammazioni, feb-
poca nebbia, ed una umidità niente nociva. bri gastriche e biliose; e non sono rari i casi di scorbu-
Popolazione. Nelle notizie storiche della Gallura ab- to. Attendono alla salute pubblica due medici ed
biamo notato il tempo, in cui il Re di Sardegna man- alcuni flebotomi con un farmacista.
dò la sua squadra a notificare ai pastori bonifacini, Professioni. Sono in quest’isola famiglie di marinari
che erano stabiliti nella Maddalena, che essendo suo il 280, di pescatori 30, di negozianti 40, di agricoltori e
territorio, in cui avean posta loro stanza, dovessero pastori 35, di meccanici 30, e altre 10 di altri ufficii.
però sottoporsi alle sue leggi. Essi furono fortunati di I marinari servono con molta loda nelle navi regie, o
essere accolti nella sua protezione, e, mancato allora il navigano in legni mercantili; i pescatori lavorano per
timore de’ barbareschi, ed edificatosi un forte, dove ri- provvedere il paese e la Gallura; gli agricoltori e pasto-
coverarsi in una inopinata aggressione, cominciarono ri spesso riuniscono le due arti; i meccanici sono per i
a radunarsi dall’antica dispersione, edificarono una soliti bisogni di società, e per il ristauramento delle
chiesetta sotto l’invocazione della Trinità, e si strinsero navi; i negozianti provvedono le cose necessarie al
in società. Molti sardi della Gallura si aggregarono ai paese, e fanno molti affari in Gallura e Corsica, essen-
coloni stranieri, molte pastorelle della prossima regio- do i mezzani o sensali delle due isole.
ne andarono spose ai medesimi, e dalla mescolanza Le donne lavorano tele, reti, filano la gnacchera, e
del sangue corso e sardo esistette un popolo novello. fanno guanti di gran pregio, de’ quali provvedono
Questo stabilimento portò una gran mutazione: il molti in Sardegna e altrove.
numero de’ pastori andò diminuendo giornalmente, Istruzione. La scuola primaria conta circa 100 tra
crebbe quello degli agricoltori; ma i più si volsero al fanciulli e giovanetti, ai quali si insegnano le prime
mare, alla pesca, alla navigazione, al commercio, e la- lettere, poche regole dell’aritmetica, ed i principii
sciato l’antico seggio andarono a stabilirsi sulla sponda dell’agricoltura. Sarebbe molto utile se si aggiunges-
del mare, dove ora sono. Il frequentissimo contrabban- sero gli elementi della geografia, della quale han bi-
do, che esercitavasi nei tempi della guerra tra la Sarde- sogno uomini, che si dovran dedicare alla marina.
gna e la Corsica, arricchiva questi abitanti, e li arricchi- Governo ed amministrazioni. In quest’isola è un
va nella stessa epoca la frequentissima stazione della comandante militare, un presidio di circa 70 uomini
squadra di Nelson nel suo porto, dove quel capitano della R. marina, ed un ergastolo con certo numero di
teneasi pronto per correre sopra le flotte francesi, se servi pubblici.
avessero osato uscire dai porti di Tolone o di Marsiglia. Risiede nella medesima un giudice di mandamen-
Ottimo è il carattere di questi isolani: laboriosi, to con giurisdizione sopra le due popolazioni littora-
pacifici, docili, coraggiosi nelle tempeste e nelle bat- ne Longone, e Terranova.
taglie, e come esser sogliono i marini molto religiosi, Il porto della Maddalena è ordinato tra quelli di
e come sono i sardi pieni d’orrore a’ tradimenti, e fe- terza classe, ed ha un comandante particolare. Per
deli al Sovrano. Le donne quanto son belle, tanto l’amministrazione delle dogane vi è un ricevitore
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particolare; per la marina mercantile un viceconsole, Vengono tutti gli anni in queste acque da 20 a 40
ed un ricevitore dei dritti di ancoraggio. gondole coralliere con bandiera napoletana o sarda,
Le cose comunali sono governate da un consiglio e fanno una pescagione or copiosa ora scarsa secon-
di probi uomini, in cui primeggia il sindaco. do che ne’ paraggi ove faticano, prevalga il levante o
Borgo. È situato sulla sponda meridionale dell’iso- il ponente. Giova sperare che il guadagno vistoso di
letta rimpetto al Palào che resta al libeccio, in di- cui vedono spesso contenti i corallieri possa persua-
stanza di 3 miglia. dere questi isolani ad applicarsi a tal pesca.
Vi sono 2 contrade principali senza selciamento, Agricoltura. La sterilità del luogo avrebbe dovuto
o lastrico. Le case sono circa 320, tutte di costruzio- stimolare i coloni a superar questo difetto, traspor-
ne ordinaria, nessuna che meriti essere indicata. tando terra dalla Sardegna, formando con le muric-
Fortificazioni. Nel promontorio della guardia vec- cie diversi piani, ed estendendo ogni dì più il suolo
chia è il forte di Sanvittorio, stabilito come specola sul produttivo, perché si avesse il necessario in frumento
mare, e armato di 9 cannoni, e presso la chiesa cam- e legumi, in vino ed olio, anzi si avesse per dare rin-
pestre il forte della Trinità, dove vedonsi le vestigie freschi alle navi che nei lunghi viaggi si fermano a ri-
d’un vecchio castello e le rovine delle prime case, che posare e a riparar le vettovaglie: tuttavolta si è fatto
si erano fabbricate. A questi si aggiungano i forti del ben poco, come si può computare ricordando la su-
Balbiano, di Santateresa, Santandrea, Santagostino, e perficie di questa e delle isole prossime, e vedendo
quello di Sangiorgio, che fu eretto nel 1809, i quali quanta parte di quel totale sia la terra coltivata.
sono tra loro così disposti, che possano incrociar i tiri. L’ordinaria seminagione non sopravanza li starelli
Porto della Maddalena. Si appella Calagavetta, ed ha 36 di frumento, e i 34 di orzo, e non fruttifica solita-
fondo perché vi possano star all’ancora de’ brik da mente più che il sette. Essa suol farsi in tutte le isole
guerra, e tanta capacità da contenere 150 legni mercan- già nominate, alternandosi l’aratura ed il maggese.
tili. Si sta in esso con sicurezza in tutti i tempi, perché Da questo può dedursi che tutte le terre arative della
riparato da tutte le parti. Anche nel porto di levante, Maddalena, Caprera, Santostefano, Spargi, Santama-
nel seno che dicono Mangiavolpe, può un legno trovar ria, Razzoli, e Budello, sono angustissimi tratti di
rifugio, e riposare dal travaglio delle tempeste; già che terra fra le nude roccie, e che in totale non oltrepas-
la Caprera lo copre a mezzogiorno, levante e greco, e sano li 140 starelli di superficie. E a questo numero
un grande scoglio frange il mare di settentrione. se si addizioni quello che dice la total superficie de-
Però il porto principale è il bacino di Mezzoschiffo, gli orti e delle vigne, che non sarà di molto maggio-
dell’area di circa 2 miglia quadrate, che formasi dalle re, si vedrà che né pur un miglio quadrato è ancora
sponde della Sardegna nel Palào, dall’isoletta di S. Ste- colto, e che restano in istato selvatico forse più che
fano, e dalla spiaggia australe della Maddalena. Qui altre tredici parti del territorio.
possono stare legni da guerra di qualunque portata, Le piante ortensi solite coltivarsi sono cavoli, lat-
flotte intere, anche 200 navi, e starvi anche ne’ tempi tuche, cipolle, melloni, cocomeri, pomidoro e diver-
più terribili con quella stessa sicurezza, che si può sta- se erbette che si mangiano insalate.
re in una darsena, che non riceva direttamente il mar La vigna prospera, e nelle uve bianche ha più co-
esterno. Gl’inglesi nel tempo della guerra ne conobbe- muni le varietà che dicono brustiana, vermentina,
ro tutto il vantaggio, epperò meglio che altrove in moscatello: nelle nere le nominate girò, muristellu,
questo porto amavano di stare, donde dominavano il cardarellu, carcangiola. La vendemmia suol soventi
mar Tirreno e il mare sardo, perché a’ segni delle navi produrre più di 100 botti di 500 pinte: il vino for-
esploratrici poteano facilmente veleggiare sul nemico. mato dalla mescolanza di tante uve lodasi per gran
Marineria. Di quelli che sono addetti al mare la bontà. Siccome questa quantità è molto minore del
maggior parte sono coscritti nella marina regia, gli al- bisogno, quindi non se ne può bruciare per ottener-
tri o servono in navi di commercio, o ne’ piccoli le- ne acquavite.
gni del loro porto. Questi battelli non saranno più di I fruttiferi sono in poche specie e piccol numero.
20. Essi importano dalla Sardegna e dal continente Nell’anno 1836 si numerarono ficaje 250, peri 154,
grani, vini, legumi, olio, ferro, zucchero, caffè, mani- pomi 170, susini 113, peschi 60, ulivi in un sol sito
fatture, e altri molti articoli per il bisogno degli abi- 237. I prodotti sono deliziosi.
tanti e per li popoli della Gallura: ma poi o una volta In queste piccole terre sono ben rari i grandi ve-
o l’altra importansi alcuni di questi articoli da navi getali. Le piante più frequenti sono il lentisco, il
nazionali o francesi (della Corsica). Un piccol battel- mirto, l’arbito, come essi dicono, il corbezzolo, po-
lo fa tutti i giorni la corrispondenza di quest’isola col chi olivastri, ed è sparso in tutte le parti e in larghe
prossimo continente trasportando merci e passeggie- macchie la pianta che dicono muchiu.
ri. Dalla Maddalena al Palào sono tre miglia. I terreni chiusi per pascolo e seminerio sono circa
Pesca. Le barche pescherecce sono circa 25. Ab- 50, ed occupano poco men che la terza parte dell’i-
bondano in queste acque pesci di moltissime specie, sola, cioè miglia quadrate 1,84.
e sono un gran ramo di lucro pei pescatori, già che Pastorizia. Anche la pastorizia è più ristretta, che
provvedono tutta la Gallura. A dir però il vero essi consente il territorio. Nella Maddalena, in s. Stefa-
guadagnano assai più dalla secreta industria de’ con- no, nella Caprera, in Santamaria, vi sono de’ pastori
trabbandi, che esercitano con molta accortezza. fissi, e che hanno abitazione nelle cussorgie. Nell’anno
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1836 si numeravano vacche tra grandi e piccole 204, Topografia. La sua situazione geografica è tra le la-
pecore 577, capre 996, majali 25, giumenti 45. Qua- titudini 39°12' inferiormente, 40°54' superiormen-
si tutti gli anni il bestiame patisce dal morbo che di- te, e nella longitudine all’emisfero orientale di Ca-
cono dessa ferula, del quale muojuono senza rimedio gliari 0°15', e 0°35'.
quanti ne sono attaccati. I formaggi sono ottimi, e Termini. Confina a maestro con la provincia di
molto pregiati; ma non se ne vende perché in picco- Nùoro; a ponente con quelle di Busachi, Isili, e Ca-
la quantità. La ricotta che fanno i pastori dell’isola gliari; ad austro con lo stesso territorio cagliaritano;
gode non minor riputazione, che quella che san fare e a levante col mar Tirreno, dal quale è bagnato in
i pastori romani. tutta la sua lunghezza.
Religione. La parrocchia della Maddalena com- Le sue linee terminali sono nel canale del rivolo,
prendesi nella diocesi di Civita, o Tempio, e si gover- che sbocca in Cala di Luna; quindi coincidono con
na da un paroco che si intitola vicario, ed è assistito quelle dell’Ursulerese nell’alveo del Teddèri, rivo ori-
nella cura delle anime da un altro sacerdote. La chiesa ginario dalle fonti di Cornobue, e dalle acque della
oggi campestre della Trinità e distante mezz’ora, fu la pendice orientale di Serrargentu (o Gennargentu) si-
prima parrocchia fabbricata, quando il Re di Sarde- no alla falda orientale di Petrailiana; poi nel corso
gna comprese nella sua protezione quei pastori. Do- dello Stanàli sino alla sua influenza nel Dosa: dal
po queste non si ha a notare, che la cappella del qual punto è questo fiume, che segna i limiti sino ai
Campo-santo situato a mezzo miglio dal paese, e le confini di Villasalto, i quali così, come quelli di Bur-
rovine d’una antica chiesa nella così detta cala di cei e di Mara-Calagonis, disterminano questa pro-
Chiesa, dove non si sa in quai tempi sia esistita la vincia dalla Cagliaritana. Il rivolo Tuffoni, che sboc-
popolazione, che da certi indizi pare esservi stata. ca in Calapìra, è l’estrema parte della linea confinale.
Nelle altre isole non fu alcun edifizio religioso, fuor- Superficie. La sua lunghezza è di miglia (geogr.)
ché in quella di s. Maria di sei miglia di circonferen- 60, quante intercorrono da Calapira a Caladiluna, la
za, nella quale era la chiesa di tal denominazione. larghezza compensata di miglia 11; epperò la sua su-
Non si ha sopra la medesima alcuna notizia. perficie può computarsi di miglia quadrate 660.
Notizie storiche. Si trovano queste nella storia an- Aspetto del territorio. Si sarà inteso dalle prime pa-
nessa all’articolo della Gallura. In quella si sono nar- role, che esso è nelle più parti montagnoso; ed ora a
rati i casi dell’invasione francese, nella quale questi più distinta nozione aggiungeremo che le terre basse
popolani assistiti da 150 bravi Galluresi fecero una presso le estreme regioni all’austro e al settentrione,
valida resistenza e ottennero vittoria. Non si è omes- nelle maremme del Sarrabus e di Cirra, ed in quelle
sa alcuna cosa degna di memoria, fuorché l’atto ge- della Ogliastra, non hanno complessivamente un’area
neroso di un certo Asmard soldato del reggimento maggiore di miglia quadrate 60, che sono esattamen-
Courten, il quale corse a ritirare una miccia accesa te l’undicesimo della totale superficie. Il piano del
che era in sul punto di arrivare alla traccia della polve- Sarrabus non sopravanza le miglia quadrate 40, quel
re che dovea far saltare la torre di Santostefano, ven- di Cirra le 8, e quel d’Ogliastra le 22, senza porre
detta che il giovine Bonaparte volea fare contro i sardi nella computazione le frequenti colline.
da’ quali fu sospinto in una precipitosa fuga. A questo Orografia. Le più considerevoli montagne sono gli
valoroso fu esibito il grado di sottotenente; però egli altipiani di Alussara (monte Cardiga), di Montessanto,
si contentò dell’alta paga e del distintivo onorifico e del contiguo Fennäu, che è una regione vastissima tra
della medaglia d’argento avente l’effigie di Vittorio Orgosolo ed Ursulè; quindi le consimili eminenze del
Amedeo III. Taccu e del Tisiddu, e quella che nella direzione di
Sarebbesi dovuto parlare de’ combattimenti di que- maestro-sirocco sorge non lungi da Tertenìa, le quali
sti isolani co’ barbareschi, che spesso venivano nel mar pajono essere avanzi d’un immenso terrazzo calcareo,
d’intorno per predare e invadere, quando avessero po- che mediava tra l’enorme gruppo della Barbagia, e la
tuto, la popolazione; ma perché di quelle azioni di va- massa de’ monti Doliesi, nabissato nelle più parti,
lore, che pur erano grandi, non si tenne il dovuto quando si ruppero gli archi delle loro fondamenta nella
conto; però non si può proporre alcuna particolarità. violenta espansione delle aure sotterranee, e poi solcato
Il fatto certo è questo che, mentre tutti gli anni i bar- profondamente dalla rapidità dei torrenti, e dei fiumi.
bareschi mareggiavano presso quest’isola, e adunava- Dopo questi monti-piani sono notevoli il Serra-
no quante forze potevano per vincere questi isolani, màri, lungo miglia 18, giacente nella linea del meri-
sempre furono battuti fieramente, ed o spinti in una diano per miglia 14, e nelle restanti inclinato un po-
vergognosa fuga, o arrestati prigionieri. co a maestro, epperò formato in somiglianza d’uno
stivale; quindi le appendici a levante del Serrargento;
LANUSEI, una delle più fertili e metallifere provincie e quelle parimenti del Serpellino, che diconsi comu-
della Sardegna, così appellata dal capoluogo della me- nemente montagne del Sarrabus.
desima. Colline. Tra le più ragguardevoli si può nominare
È una regione marittima, che si distende per le l’altipiano di Barì, che appellano monte Tecu, e la
pendici e falde orientali dei monti della Barbagia, e catena del Liùro, che si termina nel Capo-ferrato,
quindi per la prossima superficie orientale dei monti non considerando i frequenti ondeggiamenti de’ pia-
di Parte-Jola, e di Setti-fradis. ni marittimi sunnotati.
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677 Lanusei

Valli. Le maggiori sono quella del Dosa, che termi- Nel territorio di Talana rame carbonato con concre-
na nella così detta Foràda del Sàrrabus; quella di Ser- zioni quarzose; piombo solforato argentifero con zinco
ramari, che slargasi nelle maremme di Cirra; quella solforato in roccia talcosa e da granati; donde si dicono
del Bacunieddu, che sbocca nel Tirreno ad ostro-si- provenute le grandi ricchezze, che si invidiarono a un
rocco di Barì, quella del Buzzone, che termina nella certo Pisano, parroco d’Ilbono, il quale per il minerale,
foce di Zacurru sotto il promontorio di Bellavista, e che dentro botti, fingendole piene di vino, mandava in
quelle dell’Arenada, e del Palmèra, che han fine presso Napoli, riceveva oro coniato, e tanto vasellame d’ar-
Donnigala, cui tengon fra loro. Nessuna però tanto gento, che, se non esagerò la fama, parea degno d’una
bella, quanto la valle di Taccu-Isàra, alla quale la tradi- casa principesca. La miniera è nel sito che appellano
zione dà un maraviglioso non lontano principio per la Su Zipiri, distante un’ora all’ostro-sirocco di Talana nel
virtù del vescovo delle Barbagie s. Giorgio, che da pendio d’una montagna, alle cui falde scorre uno de’
Osìni volendo andare nel Seulese, e trovando l’ostaco- primi rivoli dell’Arenada. Il filone di galena a piccole
lo del monte Taccu, per cui era necessità prolungar di faccette, mista all’anfibola ed alla blenda in una matri-
più miglia la via, dicesi che disceso da sella, orasse, e ce talcosa, è incassato nello scisto micaceo, che sembra
pieno di fede col segno della croce facesse che il som- tagliarne ad angolo retto un più grande, ed ampio un
mo strato della montagna si spaccasse e ritirasse da metro. L’analisi diede il 19 per 100 in slicco, dal quale
una ad altra parte, formando due muraglie lungo un poi si ottenne il 75 per cento in piombo, ed oncie 44/5
cammino piano ed esteso; donde venne, e restò al mon- in argento per ogni quintale in peso di marco. Nello
te il nome di Scala di s. Giorgio. stesso luogo trovasi il ferro solforato in roccia quarzosa,
Spelonche. Nelle masse calcaree sono frequentissi- e vuolsi che anche questa miniera sia stata una sorgen-
me. In territorio di Ursulè in monte Grotte (Gruttas) te di ricchezza pel sunnominato prete, comecché nel-
è una cavità di sette diversi spechi con volta, che vo- l’analisi non siansi avuti buoni indizii. Vi è pure rame
glion alta tese 60, e con larghezza e profondità quasi piritoso con pirite magnetica; e in Monterubiu a 20
altrettanta; nel salto di Fennäu è la capacissima grotta, minuti dal paese il generale La-Marmora riconoscea
che nominano Su Mammucone, dall’intimo della qua- un filone di pirite argentifera assai ricco, dove molti
le espira un vento così forte, che spegnerebbe le fiac- hanno scavato, e tra gli altri anche quel padre Pacifico,
cole a quelli, nei quali non fosse la paura, che è in tut- del quale parlammo nell’articolo di Fonni, ed il sud-
ti i paesani di penetrarvi; in Lòdulu non molto lungi detto parroco di Ilbono.
da questa è un’altra vastissima spelonca, dove nelle In Orcesia a libeccio di Talana, e in distanza di due
notti invernali e nel furore de’ temporali si ricoverano ore troverai piombo solforato con zinco solforato, ferro
i pastori col bestiame; in territorio di Ulàssai, a mez- ossidato e granati. Il minerale è una galena di piccolis-
z’ora dal paese, è la grotta del marmo (sa grutta dessu sime faccette, mista di blenda e di ossido di ferro in
marmuri) larga nell’entrata, e poi precipitevole, nella una matrice di granati. Il filone è incassato nello scisto
quale mentre arde il sollione meriggiano le greggie. La micaceo, ed inclina a greco: la sua ampiezza è di tre a
vedrai ben adorna di stalattiti, e nel più intimo pene- quattro metri, e potrebbe essere coltivato con gran
trale troverai un angusto passaggio ad una più interna vantaggio, perché la sua ricchezza in argento è conside-
profondissima caverna, dove bisogna andare con mol- revole. Egli è vero che i campioni non han dato sopra
ti lumi, e con tutta avvertenza per pericolosissimi sen- il 3 per cento in slicco per mezzo della lavatura; ma ol-
tieri traversare ampie vasche d’acqua. In territorio poi trecché non si è tenuto conto delle perdite, alle quali è
di Triei nel monte Calagasu sono ampie e cupe vacui- sempre luogo in tale operazione, il minerale così lavato
tà, e consimili nel Montessanto, e nell’Alùssara. Final- ha somministrato il 74 per cento in piombo, dal quale
mente presso Taccu-Isàra sono ben conosciute le due si sono ricavate oncie 16 d’argento per ogni quintale.
spelonche, che denominano, una di Serbissi, l’altra Sa Il filone pare essere stato scoperto per una scavazione
grutta dess’orroli, dalla quale per non largo foro si può di 4 a 5 metri, fatta sul pendio d’una collina, che incli-
passare in una caverna bujosa. nasi più di 30 gradi, quanto comunemente sono incli-
Is tumbas. Ne’ monti composti da roccie di tal na- nate le pendici orientali di quelle montagne. Siccome
tura occorre spesso di andar sopra spiragli, come però questa ricerca è insufficiente per esaminarlo, fa
bocche di pozzi, dove si piomba in profondissima d’uopo di lavori più vasti e più profondi.
concavità, e cade spesso il bestiame, ed anche l’uo- La riduzione del minerale potrebbe operarsi nel
mo imprudente, e va miseramente perduto. Queste sito dove sono gli avanzi della fonderia stata inco-
fauci così appellate dai sarrabesi, appellansi Nurras minciata nel 1767 per la fusione del ferro ossidulato
nelle regioni settentrionali, dove sono più pericolose di Arzana, mettendo in comunicazione questi due
quando il nevazzo sostenuto dai frutici, che spiegan- luoghi per mezzo d’una strada facile a praticarsi lun-
si sull’orificio, nasconde l’abisso. go il ruscello, che scorre appiè della miniera.
Mineralogia. Le roccie più comuni sono le calcaree Nel territorio di Arzana, nella regione che dicono
e le granitiche. Le prime formano gli altipiani sunno- Arredabba, a un’ora dal paese, è un filone di ferro
minati; le altre compongono le appendici del Serrar- ossidulato magnetico d’uno a tre metri di ampiezza,
gento e del Serpellino. Non mancano le vulcaniche, e che alternasi coi banchi del terreno granitico, ed in-
presso Barì quei terrazzani le formano in macine. Le clina leggiermente a greco in una posizione presso-
particolarità mineralogiche sono le seguenti. Troverai: ché verticale.
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Il minerale si riconobbe d’ottima qualità, quantun- Nel territorio di Villaputzu in sulla strada per a
que misto di alquanta pirite di ferro (quadrisulfuro), di Tertenìa fu scoperta l’antracite, la quale, come quella
poca materia terrosa della stessa natura della monta- di Silànus, sta in uno scisto che cangiasi nel grau-
gna, nella quale la sostanza metallica sembra insinuar- wacke a grana fina. Il generale La-Marmora rico-
si. Questa miniera, che pare sia stata lavorata dagli an- nobbe il lignite presso la Petrailiana.
tichi, fu saggiata a cielo scoperto dalla compagnia reale Nel territorio di Muravera vedesi il quarzo cristal-
nel 1766. La scavazione profondata in parte mostra lizzato e il grauwacke quarzoso sovrapposto allo scisto.
un’apertura di 8 a 10 metri di largo, in 5 a 6 di pro- Il sunnominato riconobbe poi nel territorio di Ba-
fondità, dalla quale si è estratto il minerale tuttora esi- rì presso il paese una pirite argentifera, che dava 15
stente in prossimità, dove sono pur anco veduti gli libbre di argento per ogni quintale di minerale trava-
avanzi dei forni destinati per l’abbrustitura. A piccola gliato.
distanza sotto del luogo, ov’è l’attacco, il filone si divide In Monte Narba, nella stessa regione Sarrabese, il
in due rami che si propagano ad una gran distanza ri- Belly ed il San Real trovarono dell’argento nativo, e
comparendo di fuori alle falde della montagna. La dell’argento muriato assai ricco. Il suddetto viaggia-
fonderia stata incominciata nel 1767 trovasi a Musuleu tore la crede una miniera considerevole di 30 a 60
in distanza di un’ora dalla miniera sulla sinistra d’un centimetri di potenza. I travagli fatti nei tempi anti-
rivo. Questi due luoghi potrebbero facilmente mettersi chi sono sommersi o interrati: la località offre acqua
in comunicazione tra essi, ed anche colle folte foreste e legna in gran copia.
di Villamanna Strisàili, ove sussiste ancora un tratto di Nel territorio di S. Vito presso l’Acqua arruinosa,
strada, stata aperta verso la metà del secolo scorso, al- trovasi ferro ossidulato con granati in massa.
l’occasione in cui una compagnia di maltesi intraprese In Monte Ferro, presso Capo-ferrato, dice il succi-
un taglio importante in quelle montagne. Nel 1838 tato viaggiatore e peritissimo geologo, questo mine-
(così il generale La-Marmora) si fece presso Genova il rale deve trovarsi in grande abbondanza alla stessa
saggio di questo minerale alla maniera, che dicono, ge- superficie del mare.
novese; e risultò un prodotto da 54 a 61 per cento di Nel monte vicino a Jersu (Su Corongiu), il ferro
un ferro superiore a quello dell’Elba. Dalla miniera al ossidulato trovasi in istrati sotto il calcareo, e se ne
porto di Tortolì non sono che tre ore di viaggio, e si trova parimente nel monte di Gairo (Su Taccu). Que-
può facilmente far il trasporto per il continuo pendìo. sto minerale è accompagnato dall’epidoto e da granati
in massa.
Dal fin qui detto, si può dedurre l’importanza di
Molti indizi (continua lo stesso geologo) di ferro
questa miniera, la quale richiede le cure del Governo,
ossidulato magnetico vedonsi in sulle strade da La-
perché se ne possa trarre tutto quel frutto che può dare.
nusei ad Arzana, da Ilbono a Elìni.
Evvi inoltre, a un’ora e mezzo da Arredabba, nel Presso Ursulè, alla salita di Gennegruji, si scopriva
luogo chiamato Sos fraìles, un letto di roccia di gra- ferro ossidulato con epidoto magnetifero e granati; e
nati e di anfibola, che potrebbe impiegarsi qual fon- in territorio Talana, nel luogo detto Perdemengia, con-
dente. Il gen. La-Marmora notava nello stesso sito simile minerale.
un ferro ossidulato magnetico con epidoto manga- Il rame trovossi dal gen. La-Marmora anche sotto
nesifero e granati. il monte Idòlo unito al piombo e allo zinco in una
In altra parte della stessa regione è un ferro solfo- roccia di epidoto e granati; presso Talana, nel luogo
rato molto talcoso con indizii d’argento. detto Corona dessa Pruna, lo riconobbe piritoso con
Nel Monte-Oro è un rame piritoso accompagnato piombo solforato e argento in un filone di gran cor-
dalla pirite magnetica, e una roccia di epidoto con po; e nel sito che dicono Zippiri de Cardargiu vide
ferro ossidulato granellare disseminato nella massa un piccolo filone di pirite di rame con un poco di
in piccolissime particelle, e che si accoppia al mine- argento in una roccia quarzosa. Un rame parimente
rale ramoso suddetto: quindi a Nordalei vedesi nel piritoso, carbonato e argentifero, riconobbe in terri-
granito una efflorescenza di circa metri 0,66 di lar- torio di Baunèi nel luogo detto Su Frundiu, e altri
ghezza, che sembra una mescolanza di ferro e di ra- indizi a una mezz’ora e al settentrione di questo luo-
me piritosi, di galena e di blenda. Essa è racchiusa in go nella regione di Ertili, dove nel 1833 si stabiliva
un’altra vena di epidoto in massa, che pare avere una un fornello di saggiamento. Egli non dubita che il
spessezza di circa due metri. rame sia sparso più abbondevolmente nella Oglia-
In Villanuova Strisàili è una roccia di anfibola ac- stra, ed intendesi la sua opinione che gli antichissimi
compagnata da granati, coi quali forma uno strato abitatori dell’isola ne conoscessero le miniere, già
assai esteso nello scisto micaceo: trovasi poi simile che è nella Ogliastra che giornalmente si scoprono
anfibola, ma più lamellosa e radiata, e vi son pure quei lavori antichissimi di questo metallo, che ap-
de’ granati in massa. Le tre roccie contengono indizi partengono a’ primi tempi dell’arte, e pajono non
di ferro ossidulato. esser provenuti da altronde, quegli idoletti che for-
Nel territorio di Lanusei e in tutta la catena di mano la parte più interessante dell’archeologia sarda,
quei monti è una roccia talcosa, porfiroidea, con cri- e nel museo di Cagliari sono visitati da tutti i dotti
stalli di feldspato, e molto argillosa, contenente piriti viaggiatori, dopo che il generale La-Marmora nella
disseminate; e trovasi del porfido euritico. parte de’ suoi viaggi, dove tratta le antichità sarde, e
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nel rispettivo atlante, ne diede una distinta nozione, Lanusei ed Elini, discende nel piano, rade l’estremità
e le vere forme. meridionale di Tortolì, e per la foce dello stesso no-
Parlando questo geologo della possibilità di trovare me si versa nel Tirreno.
in Sardegna delle miniere d’oro dice, che se possono L’Arenada comincia dalle fonti della pendice orien-
trovarsi, sarà probabilmente in due regioni, a Monti- tale di quelle concatenate colline, che sono al merig-
ferro presso la miniera di ferro, e nell’Ogliastra presso gio di Talana, e cresciuto dai rivoli di Villamanna, e
Villamanna, e presso Talana. Nel ferro ossidulato, che da altre acque che gli affluiscono da’ monti, tra’ qua-
dice trovarsi presso Arzana, egli riconosceva una quan- li passa, scorre tortuoso contro levante, e sbocca nel-
tità considerevole d’argento, e anche degli indizi d’oro. lo stagno tra Girasuli e Donnigala.
Idrografia. Molti rivoli di questa provincia cresco- Il Palmera nasce dalle fonti che sono nel monte a
no i fiumi che già notammo nelle linee confinali, il maestro di Talana, rade questo paese, indi cresce da’
rio di Cala de Luna, lo Stanali, e il Dosa: gli altri molti rivoli che versano in suo letto le valli della
formano i fiumi che traversano in tutto il corso, o in gran massa di Montessanto inclinate al meriggio, la
parte del medesimo, queste terre. Essi sono l’Acqua- prima delle quali gli dà le acque di Ursulè, l’ultima
frisca, il Grommai, il Pellano, il Pelài, il Buzzone, quelle di Baunèi. Uscito nel piano serpeggia erratico,
l’Arenada, il Palmera e il Sìsina, che si versano nel si approssima all’estremità settentrionale di Lozzorài,
Tirreno, e i due primarii rivi del Dosa. e si gitta nel golfo della Ogliastra sotto la torre di s.
L’Acquafrisca nasce nelle terre di Jerzu al suo si- Maria Navarresa.
rocco nel principio della valle di Gennecresia, lunga Il Sisina nasce non lungi dalla sponda meridiona-
di diciassette miglia, donde scorre verso l’austro in- le del Montessanto, scorre verso greco, e cresciuto
grossandosi da tre principali rivi, che vengon dal ter- dall’acqua di un’altra valle, va a perdersi nel golfo di
ritorio di Foghèsu, e dai ruscelli di Serramari. Arri- Dorgali versandosi nella cala del suo nome.
vato all’estremità meridionale di questa montagna, Pressoché tutti questi fiumi quando ferve l’estate
al colle del castello rade il suo piede, e volgendo a le- continuano a scorrere nelle montagne, sebbene poco
vante si perde nel Tirreno incontro allo scoglio, che copiosi, perché poco l’umore che ricevono dalle fon-
dicono isola di Cirra. ti; ma quando arrivano al piano tra terreni ghiajosi o
Il Grommài, altrimenti rio di s. Priamo, nasce dalle sabbiosi veggonsi passo passo venir meno, di manie-
fonti dell’arco di Grommai in sulla via da Cagliari al ra che la parte del canale, che è nella regione più
Sarrabus, cresce dal ruscello di Baurègini, e passato dal bassa, apparisca o interamente arida, o solo a diversi
Burcerese nel Sarrabus sotto Montacuzu Siniese si tratti pantanoso.
congiunge col fiume Abiòi formato dalla confluenza Sorgenti. In questa provincia è grandissimo il nu-
delle acque di Burcei e de’ monti Olla, e scorrendo mero delle fonti, ma sono poche le considerevoli per
tortuosamente la valle di s. Priamo entra nella marem- la copia delle acque e per la perennità della effluen-
ma di Villamayor, e perdesi nello stagno di Colostrài. za. Quando cresce l’estate scema in un gran numero
Il Pellano formasi presso la tuerra di Monte-Liuru l’abbondanza, e viene poi a mancare, massimamente
dalla confluenza di tre rivi, il Sabàdi, il Ceràsa, il nelle regioni più vicine al mare. E non potrà essere
Pinnetta. Il Sabadi, che altrimenti dicono Rio-Petro- altrimenti se le pioggie son rare.
so, viene dall’austro, e nel territorio del suo nome è Tra quelle che possono indicarsi come più insigni,
già ingrossato dagli affluenti de’ monti vicini, princi- indicherò le fontane d’Arzana che dicono Suja e
palmente da quello che proviene dall’arco Cirroni: il Macinisè, delle quali a più della freschezza e legge-
Ceràsa, che passa presso l’arco di Buddui, nasce dalle rezza lodasi la proprietà diuretica, e quindi la fonte
rupi più meridionali di Setti-fradis, cresce dal ruscel- Onniga che dicono avere una virtù solutiva. In Tac-
lo della Scala dessa Pipia, quindi sotto S. Pillonadoris, cu-Isàra è una fonte d’acqua poco leggera, è di tanta
luogo della caccia delle grive, confluisce col rivo dei abbondanza, che forma un ruscello, il primo de’
monti Buddui: il Pinnetta viene dalle sorgenti delle confluenti nella sinistra sponda dello Stanali, dove
pendici settentrionali di Setti-fradis, scorre nella val- nuotano molte trote, però sempre magre; di che
le che dicono Badu deis pillonis, bagna le falde di vuolsi causa la troppa freddezza degli umori. Anche
Monte Porcelli, e viene alla unione con gli altri due. in questa fonte è una memoria religiosa, però che si
Il Pellano scaricasi nello stagno di Colostrai nella crede che abbiane aperto la copiosissima vena un co-
parte che dicono Farageddu. mando del vescovo s. Giorgio pietoso della sete di
Il Pelài sorge nel principio della conca che dicono quelli che lo accompagnavano nella visita pastorale.
Bacunieddu, nei colli prossimi a Pedrailiana, e cresce Nobile per la sua freschezza è pure l’Abbafrida (in
da molti ruscelli del monte Taccu e Tisiddu. A pie’ territorio di Gairo), dalla quale non può beversi per
di questo volgesi verso greco-levante, riceve due rivi, la troppa sua rigidezza. Hanno pure efficacia purga-
uno dal territorio di Lanusei, l’altro da quello di Lo- tiva le due fonti di Lozorbè (in territorio di Ursulè),
ceri; indi volgendosi a sirocco, arriva al pie’ setten- e lode di somma finezza quelle di Ilole (nello stesso),
trionale di Serramari, vi accoglie un rivo che viene che formano uno dei primari rivi del Palmera.
dalle sue fonti, e tosto va a gittarsi nel Tirreno. Cascate (Strumpus). Nel monte Cardiga essendo i
Il Buzzone ha le più lontane origini nel territorio suoi fianchi in molte parti tagliati quasi verticalmen-
di Villa-manna Strisaili, cresce dalle acque di Arzana, te accade per lo repentino abbassamento del livello
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che i rivoli che scorrono nel suo piano cadano da Inondazioni dannose. Quando i gonfi torrenti ver-
ragguardevoli altezze. Di queste cascate la più bella a sano ne’ fiumi molte acque, allora perché non posso-
vedersi è quella che dicono Maista. Il ruscello muove no essere contenute nel canale, ridondano e cagiona-
da non lungi e sempre nella stessa quantità, salvo no gravissimi danni a’ seminati ed a’ predii. Un altro
quando per frequenti pioggie gonfiasi in maggior detrimento notevole si è la corrosione e lo spolpa-
volume, e presso la scala dello stesso nome, o preci- mento del suolo, dal quale levasi la terra sino a lascia-
pita giù alla falda del monte con gran rumore, o ser- re scoperta la ghiaja, e lo impaludamento di molte
peggia lungo la parete, e va nell’Antas. La cascata de’ parti. Dispiace vedere quanto terreno si perda, qua
Canelli è da due finestre sotto il ciglio del dirotto perché l’acqua vi ristagna, colà perché non vi son più
fianco. Essa è dalle acque che si assorbono nelle due che ciottoli. Se si erigessero degli argini, dove il fiume
fauci dette ingultidorgius (ingojatori), i quali sono suol venir troppo gonfio, se si vietassero le chiuse che
due caverne aperte nel piano, e per un miglio e mez- si fanno per i nassai, cesserebbero questi incomodi.
zo allungate in due gole tortuose sino a’ sunnotati Selve. Le montagne di questa provincia sono qua-
sbocchi, dalla qual altezza cadenti portano incre- si tutte, e nelle più parti, vestite di grandi vegetabili;
mento al fiume Tuvulu, o di s. Giorgio. Le cascate di ma egli è nelle regioni settentrionale e meridionale,
Mamusi vanno nel rio Correcerbu. Dopo le quali so- dove il bosco è più frequente e spesso.
no a notarsi quelle, che comunemente dicono Gra- La specie dominante è l’elce. I soveri sono rari,
gallargiu, Trebini, Masala, Fundu dessa stoja, Fundu ancora più rare le quercie.
de Sarrallas, e Oluèdu. Nel Montessanto e nelle sue appendici frondeg-
Foci. Nella maremma sarrabese dal letto de’ fiumi giano in tutta prosperità alberi grossi e colossali. Il
Dosa e Acquafrisca nascono alcuni canali che forma- numero degli individui maggiori ne’ territorii di Ur-
no un delta. Pare che i medesimi siano dalla mano sulè, Talàna, Baunèi, Trièi, Strisàili, o Vilamanna,
dell’uomo, non dalla natura; e credo non solo per Villanova, e Arzana, non è minore di 12 milioni.
dare sfogo alla ridondanza, ma per un impedimento Si sono fatti de’ tagli, e quelli che si effettuarono
a’ barbareschi, perché dal lido non si potessero drit- con le dovute avvertenze diedero a’ cantieri ottimo
tamente portare nell’abitato. legname e di gran durata.
Acque ferme. Nelle terre alte trovansi delle concavi- Ne’ monti annessi al Serpellino, e nella pendice
tà dove si radunano le acque de’ torrenti, che non orientale delle montagne di Settefrati, Buddui, le sel-
isvaniscono se non sotto i grandi calori dell’estate. ve sono vaste, comecché nel totale non molto anno-
Nelle terre basse sono questi bacini più frequenti, ed se. Computato quanto occorre a essere considerato,
i maggiori si vedono presso i littorali. Le marine della le medesime nella loro lunghezza di miglia 17, dalla
Ogliastra hanno lo stagno grande, e i due piccoli di sponda destra del Dosa a’ termini del Castiadas, e
Zacurro e di Orri; quelle del Sarrabus il Faragi, il Fa- nella larghezza compensata di miglia 6 conterranno in-
rageddu, e il Colostrai, comunicanti fra loro, perché dividui fruttiferi 4 milioni, non posti in calcolo quelli
da Faragi è un canale a Farageddu, da questo al Co- che vegetano nelle colline delle maremme.
lostrai: quindi la gran palude del Dosa lunga circa Nelle regioni di mezzo sono molti i tratti ghiandi-
due miglia; e non ne mancano nelle Chirresi. Questi feri, principalmente nel Taccu, in Bacunieddu, e in
stagni trovandosi presso l’imboccatura de’ fiumi si molte parti superiori e inferiori dell’Alussara, segnata-
può pensare che siano esistiti per la ostruzione della mente nella collina piramidale Sa Planedda, che sorge
foce dalle sabbie ammucchiatevi dai flutti del levante. sopra il suo piano, e nella regione compresa nell’ango-
Negato l’esito all’acque esse doveano spandersi nelle lo dello Stanali col Dosa, che appellano Murdega: tut-
terre basse, e così formar palude. Se non che può va- tavolta nel generale queste aree non sono così estese e
lere per alcuni un’altra spiegazione, e supporsi che le prospere le piante come nelle selve soprannotate.
sabbie siansi formate in un argine sopra un seno, e In tutte parti sono evidenti le offese che i boschi pa-
abbiano chiuso un lago. Io stimerei però che lo sta- tirono e da’ pastori, che usarono recidere i rami per
gno di Tortolì fosse ne’ tempi antichi un porto, che non travagliare a sfrondarli, quando mancava al bestia-
dalle sabbie abbia avuto sollevato il suo fondo, e poi me più facile alimento, e da quelli che menarono la
chiusa la foce con la duna, che vedesi. scure contro i medesimi a provvedersi o per il focolare
Stagni saliferi. In molti crateri presso il mare, si cri- o per qualche costruzione. Le fiamme però fecero più
stallizza sotto il sole estivo una gran quantità di sale. grandi guasti, e sono attestati gli antichi dalla giovinez-
I pastori pe’ salamenti, i contadini ed altri per i bisogni za delle piante in molte montagne, i recenti da’ com-
domestici, vi concorrono a fornirsene; e invano si pati- busti sterpi, o dalla nudità delle rupi. Il Serramari arse
sce dispendio per calpestarlo e turbare coi fanghi le ac- d’un orribile incendio, e l’ignizione copria di ceneri
que saturate. Ricaduto il sedimento la cristallizzazione una superficie di 50 miglia quadrate. L’ultimo abbru-
si ricomincia, e chi ne vuole ne ha quanto voglia. For- ciamento che si ricordi, fu quello che nel 1823 essen-
se era meglio scavarlo e porlo tra profondi canali ben dosi sparso in alcune parti dell’Alussara, divorò un
guardati da serventi delle finanze, e poi trasportarlo a grandissimo numero di ghiandiferi, di grandi altri ve-
magazzini della capitale. Così avrebbesi un certo gua- getabili, e sgombrava intieramente il bosco di Oluedu.
dagno, sarebbe evitato il contrabbando, e risparmiata Dopo i ghiandiferi meritano menzione gli uliva-
la spesa inutile del turbamento degli stagni. stri e ulivastrini (ollastu e ollasteddu) distinti così
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dalla disugual grandezza delle foglie, specie sparsa Nelle paludette prendonsi molte sanguisughe, e
per tutto, massime nelle terre settentrionali, donde quando nell’estate mancano le acque allora chi raz-
pensarono alcuni essere provenuto il nome volgare zoli nel fango le trova raccolte in masse o a molas,
d’Ogliastra. come dice il sardo. I villapuzzesi nel Sarrabus le ri-
Il tasso cresce in alberi grossi, l’alno ombreggia le cercano e ne ottengono un lucro vistoso, pagati libe-
rive de’ fiumi, il pioppo le terre umide, la filirea varia ralmente da’ contrabbandieri.
col suo il color de’ ghiandiferi, il ginepro vegeta con Nelle paludi e negli acquitrini si genera un’infini-
gran lusso ne’ terreni marittimi, il mirto brilla nelle ta famiglia di piccoli ranocchi che dopo la pioggia
verdi sue foglie, quindi il lauro-rosa, il corbezzolo e la vedonsi saltellare come usano le cavallette nelle terre
meliana, dalle cui belle verghe il bifolco formasi il ba- vicine.
stone del pungolo, ecc. Sarebbe opera lunga voler an- Meteorologia. Questa provincia marittima esposta
noverare le più comuni specie de’ vegetabili che rive- al levante, coperta per una catena di alte montagne
stono i colli, i monti, i piani, i luoghi aridi e gli umidi, dall’influenza dei venti occidentali, e aperta al gre-
gli interni e i littorali, le rupi e le sponde de’ fiumi. co, levante, sirocco, dovea necessariamente esser cal-
Non dimenticherò il lentisco. Esso è sparso in tutti i da nell’estate, e temperata nell’inverno più che al-
luoghi incolti che sieno poco elevati. Da’ suoi frutti trove negli estremi gradi della sua pendenza sopra il
estraesi olio per i lumi e la cucina. Tirreno.
La ferula cresce in tanta grossezza, che non si pos- Il calore estivo è tale nelle maremme e ne’ seni
sa cingere con tre spanne. delle valli, che a certe ore ardano i corpi, e paja di es-
La botanica ogliastrina e sarrabese è ricchissima di sere nell’aria cocente d’una fornace. Tant’ardore, che
specie. I raccoglitori delle erbe medicinali fanno una poco mitigano i venti tirrenici, decresce inversamen-
gran messe in uno ed altro dipartimento; ed i tintori te dell’altezza degli strati atmosferici, e, salvo che, o
troverebbero quelle che servono alla lor arte. Però se per incendii sparsi da’ pastori di capre non accada
persone del paese, perite di questa scienza naturale, uno straordinario sviluppo di calorico, o che per ri-
non si disagiano a osservare quel che produce il suolo flessione dalle rupi denudate di vegetabili, non si
in tutte le situazioni ed esposizioni, non sarà mai che concentrino i raggi, è nelle regioni elevate un tepore
sopra questa parte si abbiano intiere e chiare nozioni. gradevole. I due termini termometrici (gradazione
Animali. Le grandi e piccole specie selvatiche so- Reaumuriana), che in calma perfetta si possano fis-
no numerosissime. I mufloni errano a greggie negli sare, sono il 30° e il 20°.
alti monti, i cervi trovansi in tutte le montagne bo- Il freddo invernale che morde gli ogliastrini più
scose, i daini nelle lande, le volpi in tutte parti, e le prossimi alla Barbagia, non è molesto nelle marine,
lepri più frequenti nelle regioni basse. I cacciatori e si possono notare come estremi termometrici il 6°
non faticano indarno, quando o in grandi compa- e il 12°, supposto nessun influsso di venti gelidi o
gnie agitano le selve, o solitari pongonsi in agguato tepidi. La neve cade spesso nelle terre alte, e vi in-
sopra i luoghi, dove quegli animali vanno a cercar gombra il suolo alcuni giorni; raramente nelle terre
pascolo, o a dissetarsi. prossime al mare, e presto si risolve al calor del suo-
Gli uccelli maggiori di rapina han molti nidi nelle lo, e al tepore dell’aura marina. Il ghiaccio è scono-
rupi di questa contrada: l’aquila che fa dolenti i pa- sciuto ne’ luoghi marittimi, ne’ superiori non ingros-
stori per le prede che si toglie, l’avoltojo, lo sparvie- sa più d’un centimetro, e come l’aria si ritemperi, o
re, il falco, i corvi, e gli altri grifagni; quindi le specie per il sole, o per un vento tepidetto, si consuma in
stazionarie e viaggiatrici, pernici, tordi, merli, qua- poche ore. Il gelo però si patisce spesso dalle piante,
glie, beccafichi, allodole, beccaccie, colombi, piche, e con gran danno, quando di troppo affretteranno
tortori, oche, anitre, folaghe, cuculi, civette, allocchi, la germinazione.
filomene, usignuoli, passeri, ecc. Le variazioni di temperatura sono tanto meno
Gli insetti alati sono in molte e svariatissime fami- frequenti, quanto sono più pochi i venti che posso-
glie, delle quali non ha molto che per un dottissimo no dominare in quest’atmosfera, e sogliono essere
naturalista si fece una studiosa ricerca. Nelle maremme men freddi quelli che ne restano esclusi. La insalubre
ronzano a grandi sciami zanzare fierissime, che turba- variabilità del cielo in altre regioni sarde dipende
no i sogni col molesto zuffolamento, e col velenoso dall’esposizione a ponente, maestro, e tramontana; e
morso cagionan dolore e infiamman le parti offese. in questa i due primi trovano un argine nelle monta-
Le api in un clima così dolce e in terreno floridis- gne iliache, l’altro ne’ bassi piani, che sono protetti
simo si sono moltiplicate, e fanno i loro soliti lavori dalle eminenze del suolo nella direzione di ponente-
nelle cavità delle rupi e de’ tronchi, riempiendo par- levante.
te de’ favi di quel miele crasso e biancastro che sen- I venti marini accumulano in questo paese i va-
tesi amaro, e pregiasi come una ottima medicina agli pori, donde la umidità temporaria nelle terre elevate.
stomachi deboli. Questa è poi perpetua ne’ luoghi bassi per gli inces-
Pesci. In tutti i fiumi sono anguille e trote in gran santi effluvii, che nella notata temperatura levansi
copia, e nel Dosa in certi tempi, e sino a certa di- dalle paludi, da’ pantani, da’ fiumi, dagli stagni.
stanza dalla foce, nuotano lupi, palaje, saboghe, e La nebbia è una ordinaria meteora in tutte le
quella specie che dicono mumungioni. stagioni, spesso densissima e lungamente ostinata.
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È innocente, o, a dir meglio, non è perniciosa ne’ tuerras o benazzus, un canale profondo e sufficiente-
luoghi alti, perché non è altro che l’evaporazione del mente inclinato, e l’area si solchi in varie direzioni,
mare; è dannosa ne’ luoghi bassi, perché i vapori ac- perché più facilmente si evacui l’abbondanza degli
quei sono confusi con le espirazioni venefiche della umori; si stabiliscano argini nelle sponde de’ fiumi
fermentazione putrida de’ vegetabili e degli animali. verso la loro foce, e la foce si slarghi e disgombri dal-
Non è raro veder i suoi funestissimi effetti sull’eco- le sabbie, perché con uno sfogo libero vadano le ac-
nomia animale e sulla vegetazione: quinci le più tri- que nel mare e non si spargano sopra le umili terre
ste malattie, alle quali vien dietro la morte, o una del lido; infine diasi al mare libero ingresso negli sta-
vita di languore e di doglia; quindi l’appassimento gni, perché al vizio che l’inerzia possa in essi genera-
de’ fiori, la depravazione degli umori della pianta, re rimedii la salubrità delle onde. Un accortissimo
l’intristimento de’ frutti, la diminuzione o mancanza idraulico esamini bene i luoghi, e dopo un maturo
della messe. consiglio ordini quei lavori, che stimi necessarii pel
Le pioggie cadono più frequenti nell’ottobre e nel risanamento di questa provincia nelle sue maremme.
dicembre, però in una disuguale quantità ne’ luoghi Forse i dispendii non saranno tanto gravi, quanto pa-
alti e bassi. In trenta volte che piova ogni anno a cal- re, perché generalmente le difficoltà non sono molto
colo compensato la totale raccolta può determinarsi gravi. I servi pubblici quando nell’inverno non sono
a 50 pollici cubici per le regioni alte, alli 35 per le occupati in fatiche di maggior importanza, perché
terre basse. Nel marzo e nell’aprile pregasi quasi sem- non travagliano in queste opere di tanta utilità, e coi
pre per la pioggia: e accade soventi che scorrano fin loro sudori soddisfanno alla società delle offese, che
sette mesi, senza che le nubi s’aprano a inaffiar que- le inferirono violando le sue leggi? Ora sono più gra-
sta terra. vi faccende al Governo; ma non correrà gran tempo
Le tempeste di grandine e di fulmini sono pari- che tutte le sue cure saranno rivolte a togliere, o a
mente più frequenti nelle parti superiori, che nelle scemare al meno che si possa, la malignità di un tal
inferiori, con gravissimo guasto de’ fruttiferi e delle paese, che merita tutta l’attenzione per li vantaggi
vigne. In quelle regnano talvolta venti di così impe- che se ne possono ottenere.
tuosa celerità, che atterrano anche i grandi alberi, o Popolazione ne’ tempi addietro. L’attuale provincia
ne fanno miserabile strage dimembrandoli. di Lanusei componesi di tre dipartimenti dell’antico
Qualità dell’aria. Si dice da molti che tutta questa regno di Plumino o di Cagliari, che appellavansi
provincia giaccia sotto un cielo maligno: ma tale as- Agugliastra, Cirra, Sarrabus.
serzione è tanto lontana dal vero, quanto è falsa l’ac- Il nome di Agugliastra venne al paese da un enor-
cusa consimile che si proferisce contro tutta la Sar- me scoglio piramidale, che sorge presso la spiaggia al-
degna da que’ lettori, che dan tutta fede alle parole ta, un po’ sotto il levante di Baunei, fuor della curva
di non savii scrittori, o da quei viaggiatori, che stan- del golfo. Fu usato da’ naviganti che notarono questa
do sul luogo, non seppero conoscere la naturale sa- rupe, come distintiva della costa, e però trovasi negli
lubrità delle più sue parti. Or come questa, perché antichi portolani: finalmente passò nel parlare degli
montuosa nelle più sue parti è sana di tutti i tempi isolani, che lo scambiarono nel nome comune a più
nelle medesime, così i dipartimenti dell’Ogliastra e luoghi di Ogliastra. Negli antichi monumenti sardi
del Sarrabus, che sono montuosi nelle più parti, so- non trovasi scritto; e se si stesse a quelli dovrebbe que-
no nelle stesse parimente sani. Ed a determinare la sta regione tenersi come una parte della Barbagia. Può
ragione de’ luoghi salubri agli insalubri, posso dire però stimarsi che ne’ tempi estremi del giudicato ca-
che non essendo i luoghi bassi, donde sia efflusso di gliaritano o per lo meno quando questa con le altre
miasmi, più che l’undicesimo di tutta la superficie, contrade della provincia soggiacque al dominio de’
ne conseguita che le regioni salubri siano i dieci un- giudici di Gallura divenisse un particolar dipartimen-
dicesimi di tutto il territorio. to al quale fu dato anche il nome di Giudicato.
La malignità dell’aria, che è nulla nell’inverno e I popoli, che nel medio evo componevano la tri-
nella prima metà della primavera, potrebbe di molto bù ogliastrina, stanziavano ne’ luoghi seguenti: Ur-
scemarsi, mentre il consente la natura dei luoghi. Si sulè, Manurri, Osòno, Ertili, Talàna, Estrisàile di-
faccia in modo che i torrenti non formino paludi ne’ stinto nella Villamanna, e nella Villanuova, Baunèi,
luoghi concavi, dove si distenda il loro diluvio; che Ardali, Trièi, Àrzana o Arsana, Girasùli, Lotzorài,
nell’alveo de’ fiumi, quando le fonti scemano, non Tortolì, Elìni, Lanusèi, Ilbòno, Lochèri, Gàiro, Ulàs-
siano que’ puzzolenti pantani che offendon il senso; sai, Osìni, Jersu, Barì. Alle quali si aggiunsero dal P.
che gli acquitrini siano emunti di tutto l’umore che Alèo Tènia, Marinìtu, Galàna, Vindonia, Arnissa, It-
hanno imbevuto; che i fiumi e gli stagni non si cor- tona, Galli e altre. Oliena era compresa in questo di-
rompano. Alcuni canali di poco dispendio possono partimento, il quale verso settentrione aveva limiti
dare scolo alle inondazioni; la proibizione delle chiu- più estesi.
se pe’ nassai, ed il disterramento delle parti che nel Nelle liste del focaggio, formate ne’ parlamenti te-
letto de’ fiumi sono più ingombre, li possono fare nutisi negli anni 1654, 1678, 1688, 1698, sono no-
capaci dell’acque che portano nelle stagioni piovose, tate rispettivamente le famiglie come nel quadro se-
o almeno render più rari gli straripamenti; si apra al- guente; il numero delle anime non fu proposto che
la periferia delle terre acquose, che i sardi dicono nell’ultimo de’ quattro censimenti:
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683 Lanusei

Paesi Anni 1654 1678 1688 1698 Maschi Femm. una bellissima fanciulla, alla cui mano aspiravano
Oliena fuochi 393 402 205 296 627 629 molti giovani del luogo e de’ paesi vicini. I parenti,
Tortolì 292 263 180 263 505 501
pregati di dar risposta alle richieste, differivano per
Arsana 207 283 187 222 401 433
questa ragione che la figlia non voleva ancora aprire
il suo core; e ciascun degli amanti, non perduta la
Baunei 253 291 335 369 494 582
speranza di esser preferito, aspettava e dava tutte le
Barì 163 221 158 234 449 460
testimonianze del suo affetto. Ma questa longanimità
Lotzorai 125 71 71 104 197 175
mancò ad uno, il quale temendo di dover essere po-
Lanusei 163 104 95 111 247 231 sposto dalla fanciulla e rigettato da’ parenti, si deter-
Estrisaili 195 131 111 97 177 169 minò a tal fatto, per cui o sarebbe pago de’ suoi desi-
Villanuova 110 58 47 54 87 76 derii, o si romperebbe una guerra mortale. Era un
Ulassai 111 111 52 83 142 135 dubbio terribile, perché se ne’ parenti avesse men va-
Ilbono 102 89 83 107 206 217 luto il riguardo dell’onor della figlia, che il desio della
Girasol 75 56 53 61 95 89 vendetta, il sangue saria corso a torrenti. Si avventura-
Jersu 71 53 38 81 100 103 va a sorti incognite, e aspettata la verginella quando
Gairo 70 59 44 64 131 112 nel dì festivo dopo la messa conventuale usciva dalla
Hosini 41 42 16 28 45 43 chiesa con la madre tra le altre donne e fanciulle, co-
Ursulè 60 74 60 80 115 93 me la vide comparire andolle incontro e senza alcun
Talana 73 61 40 46 77 74 complimento abbracciandola le impresse un bacio, e
Locheri 62 87 45 74 110 113 subito disparve lasciando la bella gemente e vergo-
Ardali 19 18 11 13 14 18 gnosa di quel che avea patito, la madre e le altre don-
Triei 23 21 29 27 38 39 ne in gran costernazione ed ira. Egli attese le conse-
Elini 34 46 14 30 42 36 guenze in una tormentosissima perplessità, e queste
Manurri 24 23 16 16 24 20 furono tremende. Protestando la figlia che non mai
sarebbe sposa di chi avea osato farle in pubblico tal
Totali 2666 2564 1890 2460 4323 4348
onta, i parenti stabilirono di lavarla col sangue dell’au-
dace amante, e di quanti prendessero le sue difese, le
Dunque gli altri paesi, che sopra questi abbiamo
due parentele presero le armi, e al primo scontro venti
già nominato, erano deserti prima del tempo del P.
Aleo, anzi prima che scrivesse il Fara, già che nella cadeano morti, e alcuni se ne andavano feriti. Si con-
sua corografia non se ne trova menzione. tinuò con furore la guerra, e l’odio sempre crescendo
Dopo l’ultimo censimento fattosi nel parlamento nelle continue vendette non vi fu più modo di ricon-
nazionale del 1698 è caduto Manurri, e può dirsi ciliazione e la popolazione andossi tutta versando nel
anche caduto Ardali, perché i pochi abitanti che vi cemitero: se non che alcuni si ritirarono altrove, que-
stanziano per l’agricoltura appartengono al comune sti per sottrarsi a’ colpi nemici, quelli per orrore della
di Baunei. solitudine mestissima. La bella infelice morì di dolore
Quando e perché tutti quei luoghi, che non sono tra le braccia della madre, dopo che il padre, i fratelli
più notati fra’ popolati restassero deserti, non si sa e tutti gli altri suoi erano caduti. Quando si suscitò
che rispettivamente ad alcuni pochi, sebbene si possa questa sanguinosa guerra, Manurri aveva non più che
presumere che alla loro estinzione concorresse la po- 150 anime, misero avanzo di altre pugne parricide.
tenza malefica della politica aragonese e spagnuola, e Due donne del casato Lisai testimoni di quel disastro
la tirannia de’ baroni stranieri sino al tempo, in cui vivono ancora, una in Ursulè, l’altra in Barì, e serba-
per le sovvenzioni loro fatte ottennero quei capitoli no ancora il dolore delle persone care che videro ca-
di grazia che valsero sino agli ultimi giorni del siste- dute sul proprio sangue.
ma feudale, più che le pestilenze che frequentissime Il giudicato chirrese era diviso in più comuni ed
serpeggiavano, e le invasioni che si pativano tutti gli erano il borgo di Cirra a piè del castello, e quindi
anni da’ barbareschi, e talvolta da altri nemici. L’ecci- Ullo, s. Pietro, e Lentisco, ricordati dal Fara; a’ quali
dio di Osono, paese vicino a Trièi, se sia vera un’oscu- si deve aggiungere Turu e Foghesu, altrimenti Perdas
ra tradizione, venne da mani nemiche, che però non de fogu. È tradizione che il paese Turu (che trovasi a
sappiamo se di barbari, o di nazionali. Ertili, prossi- destra del fiume prima di arrivare al canale che dico-
mo a Baunei di tre miglia, mancava per le stragi reci- no Fogi) sia stato distrutto dagl’infedeli, e che i po-
proche in una furiosa inimicizia, nella quale parteg- polani che scamparono dalle loro catene si stabilisse-
giava tutto il popolo. Della disgrazia di Manurri è ro in Foghesu.
recente la memoria, e sono ancora vivi alcuni testi- Popolazione del Cirrese secondo le note de’ suin-
monii. Essa avveniva nell’anno 1776, o in quel tor- dicati parlamenti.
no. Molte inimicizie mortali avean diminuito que-
sto popolo, per le quali i pacifici si rifuggiarono in Paesi Anni 1654 1678 1688 1698 Mas. Fem.
luoghi più tranquilli, e gli audaci dopo aver ammaz- Foghesu fuochi 81 112 66 78 165 159
zato furono ammazzati. L’ultima discordia, che portò Tertenia 81 87 60 154 252 253
l’estremo fato, ebbe origine dall’amore. Era in Manurri Totali 162 199 126 232 417 412
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Lanusei 684

Nel Sarrabus ora sono tre comuni, Villapuzzo, nel governo del re Carlo Alberto si opera con effica-
Sanvito e Muravera o Murera, che pare il Nuraria cia maggiore a rimuovere tutti gli ostacoli al bene dei
del Fara; e in altri tempi erano Tacàtu, Pardeddu, popoli, la generazione sarà più numerosa, e forse sarà
Iguali, Villa trona, Cortinia, Puppus, Sorrui, Avria, dentro un trentennio che raddoppisi il numero at-
Sarrabus, e Castiadas, che le guerre civili e i barbari tuale delle anime. Se crescerà il numero de’ proprie-
annientarono. tari, come va crescendo nella ordinata ed eseguentesi
Vedonsi vestigie di antiche abitazioni in s. Loren- distribuzione delle terre comunali, se la proprietà sarà
zo, a un miglio dal colle del castello, in s. Elena ap- perfetta, come concedeasi nella legge delle chiuden-
piè del medesimo verso tramontana, in s. Pietro a de, cresceran le fortune, e crescendo insieme le sussi-
mezzo miglio dal monte, in Santadi, in s. Maria de stenze, cresceran le famiglie.
Claro, in s. Michele, in s. Barbara di Cubingius, in Ministri sanitarii. I medici in tutta la provincia so-
s. Nicolò. Questi siti sono tutti vicini al colle, e pare no 5, i chirurghi in minor numero, i flebotomi 33,
che fossero piccole ville, ad eccezione di s. Nicolò, s. sebbene non ve ne sia alcuno in cinque paesi. Gli ul-
Elena e di qualche altro. timi sono quelli che più operano nelle malattie, se a
Popolazione delle tre ville del Sarrabus nelle notate giovamento o a danno la reputi seco il lettore. Le far-
epoche. macie sono rare, e per molti paesi assai rimote. Le par-
torienti, se non operasse favorevolmente la natura,
Paesi Anni 1654 1678 1688 1698 Maschi Fem. avrebbero pochissimo ajuto. In quattordici paesi man-
cano le levatrici; negli altri sono persone imperite,
Villapuzzo 131 169 116 236 425 383
giacché quante han partorito, credono saper fare, e
Murera 264 244 191 196 339 397 spesso sono causa di gravi danni. Si spera però che i
Sanvito 131 196 159 158 385 333 soccorsi sanitarii saranno quanto prima ben istituiti, e
Totali 326 509 466 590 1149 1113 in ogni paese si avrà almeno un chirurgo, che conosca
la sua arte e le principali dottrine mediche, ed una
Popolazione attuale. Or la provincia della Oglia- donna perita per assistere nei parti. Gli esposti sono
stra è abitata nei sottonominati luoghi, e gli abitanti pochi, non pochi però i parti illegittimi, come non
sono (anno 1840) nei seguenti numeri di maggio- pochi gli esempi di concubinato.
renni e minorenni, e di famiglie [vedi Tab. 1]. Vaccinazione. Questa salutare operazione è finora
Movimento della popolazione. Ne’ luoghi, dove la proceduta lentamente, e potendo esser la sua ragio-
pastorizia è molto usata, i matrimonii sono fecondi ne, o nella negligenza di chi ha una mercede per ciò,
meno che altrove per le lunghe assenze de’ mariti. o nella renitenza de’ padri, non si saprebbe determi-
Ed è pure l’assenza de’ banditi, che porta in altre la nare il perché. Forse però vale più la prima causa.
sterilità, il che meglio che altro luogo, vedesi in Ur- Polizia medica. A questa, che potentemente in-
sulè. fluisce nella salute pubblica, non si è data finora dai
Il numero de’ morti è qual si è notato; ma sareb- medici distrettuali quella attenzione, che dovrebbero
be stato ben maggiore se fosse stata influenza vajuo- per ragione del loro uffizio. Nei paesi sono frequen-
losa, epidemia, o fame. tissimi pantani, e fino negli stessi cortili; e d’inverno
Ragione degli abitanti al territorio. Comparando il par vedere le case nuotanti in una cloaca. In quella
numero delle anime (27066) alla estensione territo- stagione offende la umidità, e nell’estate il nocu-
riale (di miglia quadrate 660) vedonsi toccare a ogni mento è maggiore pel viziamento dell’aria respirabi-
miglio quadrato anime incirca 41, che sono poco le, che offende l’odorato, e deprava gli umori. I leta-
più del settimo della popolazione che questa regione mai, che si accumulano in certe parti del paese, e
potrebbe nutrire, quando fosse mediocremente colti- principalmente alle sue uscite, esalano nel tempo
vata in tutte le parti, e poco più del dodicesimo se della fermentazione un gasse micidiale. Nuova mali-
fosse coltivata con tutta l’arte e diligenza; già che gnità si accresce dalla sporcizia de’ macelli, e dalla
penso potrebbe per miglio quadrato dar la sussistenza corruzione delle superficiali sepolture. Finalmente
a 300 anime nel primo caso, e a 500 nella seconda dalla decomposizione delle foglie polpose del fico
supposizione. E non che possa tenersi per esagerata la d’India si mescola un novello veleno a quella che im-
prima ragione, sarà stimata ben moderata quella che beveasi l’aria da tanti laboratorii d’infezione. Queste
posi in secondo luogo, se riguardisi la fecondità delle influenze morbifere dovrebbero essere soppresse dai
terre di questa provincia nelle parti basse e piane, e convenienti provvedimenti, e ordinarsi una massima
s’intenda la gran facilità di accrescer con l’arte la vir- politezza ne’ cortili, il selciamento delle strade in
tù produttiva delle altre. modo che in nessun luogo le acque ristagnassero,
Incremento. Se si riguardino le antiche note parla- l’ammucchiamento del letame nella campagna lungi
mentarie e parrocchiali sulla popolazione di questa dal paese, il macellamento fuor dell’abitato, e la so-
provincia, si riconoscerà la considerevole moltiplica- stituzione di altre piante spinose nelle siepi, o la co-
zione delle anime dopo che si stabilì il paterno reggi- struzione delle muriccie. Alcune di queste riforme si
mento de’ reali di Savoja, e massimamente dopo che sono già incominciate. Nella terra di Tortolì più non
istituivasi la amministrazione provinciale, e si restau- si vedono quelle siepi, che rendean orride le contrade.
rava la diocesi. Quindi si può presagire che mentre I fichi d’India furono recisi, e in luogo de’ medesimi
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685 Lanusei

TABELLA 1
Popolazione Suo movimento
Paesi Maggiorenni Minorenni Totale
maschi femm. maschi femm. Anime Fam. Nascite Morti Matr.
LANUSEI 426 432 451 454 1763 415 54 32 12
Arzana 490 530 195 161 1376 378 43 25 9
Elìni 257 269 76 60 662 156 20 12 6
Gàiro 416 420 126 154 1116 346 32 20 8
Ilbòno 298 321 239 212 1070 280 30 17 7
Osìni 180 200 150 160 690 190 22 12 6
Tortolì 520 490 430 350 1790 455 56 44 18
Vilamanna 343 381 99 54 885 232 28 16 5
Totali 2930 3051 1766 1605 9352 2452 265 178 71

BARÌ 400 500 270 330 1500 385 56 40 14


Jerzu 583 535 296 288 1702 442 65 32 13
Locèri 236 300 154 150 840 236 25 14 4
Tertenìa 335 438 368 208 1349 327 46 30 11
Ulàssai 365 393 223 250 1231 310 36 22 7
Totali 1919 2166 1311 1226 6622 1700 228 138 49

VILLAPUZZU 570 600 567 473 2210 515 70 40 16


Muravèra 531 591 450 345 1917 460 65 38 14
Foghèsu 152 169 132 133 586 164 19 14 3
Sanvito 780 783 540 553 2656 640 82 46 23
Totali 2033 2143 1689 1504 7369 1779 236 138 56

TRIÈI 116 115 55 54 340 95 14 8 2


Baunèi 449 532 246 257 1484 364 46 30 10
Ardali 10 9 7 8 34 10 1 1 –
Girasuli 100 93 62 45 300 82 16 15 4
Lotzorài 300 255 50 44 649 185 27 25 7
Donnigàla 35 25 5 9 74 24 3 2 –
Talàna 55 85 100 170 410 106 16 10 2
Ursulè 135 135 100 92 462 120 18 15 3
Villanova Str. 13 22 12 11 63 18 2 1 –
Totali 1213 1271 637 690 3816 1004 143 107 28

fabbricate delle cinte. Il qual esempio, se sarà imita- ricever qualche mortale influenza. Quante navi geno-
to negli altri paesi, come speriamo, non solo sarà più vesi reduci dal mar nero, dalle Smirne, dalle sponde
sana la respirazione, ma più bello l’aspetto delle abi- d’Egitto, e da altri luoghi sospetti, poterono praticare
tazioni. In Lanusei essendosi con piccolo dispendio con i sarrabesi e gli ogliastrini? Guai se fosse stato vero
selciate le strade, si diede scolo alle acque; e se anche che li germi del contagio avessero potuto star nascosti
quest’esempio si imiti, non solo sarà maggior sanità nei corpi non già i dieci o dodici giorni, che le espe-
nel suolo, ma anche comodità ne’ passi. rienze fissarono, ma i quaranta e più, come si credeva,
Pratica coi legni di passaggio. I custodi delle torri, quante volte il contagio si sarebbe diffuso!
che sono nel littorale della provincia ebbero sempre la Malattie dominanti. Ne’ luoghi di montagna febbri
consegna d’impedire che le navi di passaggio possano gastriche e reumatiche, e infiammazioni addominali:
comunicare senza le debite cautele con le persone del nelle regioni basse e maremmane, febbri intermittenti,
paese; ma non pertanto accadde assai spesso, che si e per lo più perniciose, clorosi, artritidi, epatiti, dissen-
comunicasse, e che i marinari si avanzassero in terra terie, e pleuritidi. Queste sono molto frequenti nell’in-
per comprar dai pastori qualche bestia, ed anche per verno; le ostruzioni di fegato e milza nella prima età.
far altre provviste. Le persone, alle quali si raccoman- Hanno causa le intermittenti e perniciose nell’aria
dava la difesa de’ luoghi di sbarco, o per poca vigilan- maligna, ne’ luoghi, dove si vive, o imprudentemen-
za, o per venalità, non solo permettevano i contrab- te si passa; le pleuritidi ed epatiti nelle variazioni at-
bandi, ma spesso han posto il regno in pericolo di mosferiche; la clorosi nel guadamento del fiume per
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Lanusei 686

le menstruate e lo starvi a lavare; la dissenteria nel- pochissime volte ne’ tre secoli che durò questa incom-
l’abuso delle frutta; le ostruzioni di fegato e milza menda visitato dai medesimi, se questi non visitavano
nell’acqua insalubre; le coliche in primavera nelle fa- la diocesi d’Iglesias più vicina, e facilmente accessibile
ve fresche. Anche il vino è nel Sarrabus una ragione anche con vettura; questo popolo, al quale si manda-
di malessere, perché troppo potente, e massimamen- vano preti, che mal conosceano e rispettavano i propri
te il bianco, che cagiona bruciore di stomaco, aggra- doveri, giacché gli altri voleano starsene in regioni mi-
vamento di capo, e sonno ne’ forestieri. Si pensi che gliori e più civili; questo popolo, a comprimere le cui
effetto dee operare ne’ piccoli, ai quali si porgon spes- passioni poco si badava dal governo spagnuolo, che
so zuppe di vino. nessun pensiero si dava per il buon ordine; questo po-
Di deformi, storpi, e sordimuti, è in questo paese, polo, che il barone abbandonava a’ suoi ministri, i
come in tutte le altre regioni della Sardegna, gran- quali poneano amministratori della giustizia uomini
dissima la rarità; i cretini non si conoscono, ed è pu- vili, venali, scellerati, e lasciavano, che i malviventi vi-
re una malattia ignota la demenza. In Trièi è molto vessero da sé ladroneggiando e assassinando anzi che
frequente la sordità. fossero da loro mantenuti nella prigione; questo po-
Longevità. Ne’ paesi di montagna sono molti, che polo in tali condizioni, se era civile, non dovea neces-
vivono ad una lunga età nel decimosesto o decimoset- sariamente cadere nella barbarie, se barbaro inselvati-
timo lustro, e sono attualmente non pochi che hanno chirsi sino alla inumanità? Tutte queste cause stettero
trapassato questo termine, ed inoltrano al secolo, il per più secoli a danno e disonore de’ popoli del mar-
quale nell’articolo Arzana notava superato da Dome- chesato di Chirra, ogliastrini e sarrabesi.
nica Contu, alla quale, son già otto anni da che fu Ma finalmente venuto il fine alle orribili sventure,
pubblicata quella descrizione, si eran fissati 103 anni, che aveano oppresso nella miseria e nella ignominia
nel qual tempo non era ancora nel suo volto cancellata le genti sarde, cessata la infausta dominazione dei
del tutto l’antica bellezza, nello spirito menomata la penisolani della Spagna, e stabilitosi il governo de’
potenza, negli organi ottuso il senso, fuorché in rispet- Reali di Savoja, i saggi ed amorevoli monarchi vide-
to alla vista, e nelle membra mancato il vigore per la ro l’infima sorte, in cui giaceano le tribù della Oglia-
fatica. L’antica donna vedea intorno 83 discendenti, stra e del Sarrabus, e senza indugio cominciarono a
carissima corona, e udia vagire i figli delle figlie de’ provvedere per rilevarle in uno stato migliore, facen-
suoi bisnipoti. Ne’ luoghi insalubri sono rari che vada- do che la cura religiosa migliorasse conspirantemen-
no in là degli ottanta; ma questa vita minore è da attri- te con la civile. Gli arcivescovi di Cagliari sostituiva-
buire alla pronta deteriorazione del corpo per le intem- no agli antichi parrochi tali sacerdoti, nel cui zelo
peranze di tutto genere, giacché quelli, che sono stati poteano confidare, e il barone non osò nominare per
moderati nella gioventù, sobri e parchi, conservano so- li tribunali persone indegne per ignoranza, per im-
lide per gran tempo le forze, e non sentono in una fer- moralità e per viltà. Si cessò da precipitare, si ritornò
ma sanità alcuna diminuzione di se stessi. indietro, si riformavano a poco a poco i costumi, si
Carattere fisico. Corpi comunemente ben formati ristabiliva l’ordine, e il delitto non restava impunito.
e robusti, di mediocre levatura, color bruno, occhi Ma fu allora che meglio sentissi il progresso di
neri e scintillanti; e nelle donne taglio gentile, corpo questi popoli alla civiltà, quando si formava la pro-
non piccolo, vigore, avvenenza, grazia. vincia, e vi si stabiliva a render ragione a’ popoli un
In rispetto alle facoltà mentali molta attitudine a prefetto, a governare le cose economiche un inten-
intendere le cose, immaginazione, sentimento, irrita- dente. Un’altra istituzione ottima al fine sarebbe sta-
bilità. Pochi finora si sono applicati alle lettere, ma i to l’erudimento primario se i maestri scelti a questo
pochi dimostrarono una potenza eguale a quella de- avessero avuto zelo a far il loro dovere, e se i padri
gli altri sardi più lodati per le virtù mentali. È desi- avessero mandato i figli alla scuola. Però quel che par-
derato che le non buone massime, che ancora persi- ve mezzo certissimo di ottimo effetto fu la restaurazio-
stono in molti animi, e i tanti pregiudizi, che non ne del vescovado, la istituzione del capitolo, l’erezione
sono ancora mancati nella classe più rozza, che è d’un seminario, e l’insegnamento avanzato molto in
grandissima, cedano alla istruzione, e prendano prin- là delle prime lettere. Ormai che resta perché si com-
cipii più sani e più savii. pia la grand’opera della rigenerazione di questi popo-
Stato morale. Questo popolo separato dagli altri per li, opera veramente regia, incominciata da Carlo
le aspre montagne interposte tra il loro paese e le altre Emanuele, poi per li susseguiti tempi difficili inter-
provincie, non ebbe relazioni che con popoli poco messa, ed ora ripigliata con ferventissimo studio dal
men rozzi, quali erano i barbaracini, giacché la pratica re Carlo Alberto, e con tutta sapienza di giorno in
coi forestieri ristringevasi ai soli, che abitavano nella giorno avanzata? Egli fra poco aprirà le comunica-
maremma presso qualche porto frequentato; questo zioni di questa con le provincie occidentali per la
popolo già da tanti secoli poco curato nelle cose reli- strada provinciale a Nurri, e forse anche ai sarrabesi
giose, perché sino al principio del secolo XVI ebbe i sarà agevolato il commercio con la capitale.
suoi vescovi residenti fuori di diocesi nel paese di Differenze nella civiltà. I sarrabesi sono già venuti
Suelli, negletto quando dopo quell’epoca fu racco- in uno stato, che sembri molto lontano dall’antica
mandato agli arcivescovi di Cagliari, e forse nessuna rozzezza; e furono essi così fortunati per l’opera de’
dopo quel tempo, poco o nulla, e forse o nessuna o sacerdoti illuminati, che loro si mandarono. Degli
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ogliastrini i littorani sono già disabituati delle manie- In accingendosi a qualche impresa, se non voleva-
re incivili, per le quali ebbero già malnome. I monta- no essere conosciuti, mascheravano il volto, scio-
gnari migliorano di giorno in giorno, e docili al go- gliendo le treccie, che han formate sulle due orec-
verno si adattano a costumi più miti. chie e sulla sommità della testa, e spargendo i capelli
Rozzezza antica. Perché il bene che operò ed ope- sul volto, barba lunga. Le donne spesso persuadeano
ra in questi popoli la prudenza politica possa com- i mariti di travagliare nell’onorata industria, e di an-
putarsi in tutta la sua grandezza, e ne abbia il meri- dar in cerca della buona fortuna, e le carnivore nella
tato onore la sapienza del governo, proporrò quali bramosia d’un odoroso arrosto mandavano i mariti
già si dimostrarono i popoli montanari, e principal- alla caccia di qualche bestia mansa. Si uccideano ca-
mente gli ursulerini. valli, mangiavansi le loro carni, ed era una squisitez-
Tra essi il costume era poco curato. Le fanciulle si za il delizioso feto delle cavalle pregne. Ma poi non
poteano impegnare in qualche consuetudine senza aveano il gusto degli orgolesi, e quantunque premuti
timore dei parenti, e senza essere notate: quindi non dalla fame, non avrebbero mangiato carne d’asino.
poche quando andavano a ricevere la benedizione La qualità personale, che ammiravasi ed amavasi,
nuziale erano accompagnate da quattro o cinque fi- era la forza. Le fanciulle andavan superbe dell’amore
gli. La scusa che porgeasi nella impotenza a formar d’un giovine, che avesse dati grandi argomenti del suo
casa, poteva da pochi accettarsi come buona. Ma valore in qualche incontro co’ nimici, o almeno di-
guai se un uomo stato ammesso a questa intrinsi- mostrata molta arditezza ed astuzia operando qualche
chezza domestica, dopo la promessa, anche privata, ladroneccio. La proibizione delle armi non parea di-
osasse ritirar la sua parola! e guai alla donna, che già stesa anche ad essi, e se non portavano l’archibugio,
impegnata, mancasse di fede! avean sempre traversato alla cartucciera un coltellaccio
A vedere i loro pranzi bisognava entrar nella casa lungo quasi un metro. Il loro lusso era nella eleganza
del fuoco, o camera del focolare. Accosciati presso al della cesellatura, e nella bontà della lama. Era maravi-
tronco, che ardea, e disposti intorno a un gran sovero, gliosa la loro irritabilità, e per poco gli stessi congiunti
sul quale era il pane d’orzo o di ghiande, prendeano si separavano, si risguardavano con odio, e tentavano
dal tagliere i fumanti e goccianti brani del caprone, nuocersi scambievolmente, usando tutte le forze per
dell’agnello, o del porchetto arrostito, ne imbeveano il distruggersi. La precipitazione de’ medesimi alle cose
pane del sugo tepido, che vi stagnava, e significavano estreme era veramente spaventosa. Io non so quanto
maggior sensualità, che persone di più alta classe negli fossero men feroci di quegli uomini riputati civilissi-
artifizi più studiati della gastronomia. Le frutta e il mi, i quali per una parola inconsiderata impugnano le
miele, o i confetti lavorati dalle donne, erano le altre pistole a fracassarsi mutuamente le cervella. Ancora
solite pietanze, le quali non mancavano mai per ono- questi, come quei barbari della civiltà, curavan poco
rare un ospite che fosse entrato in loro casa. Spesso la loro vita, e senza pensiero drizzavan l’occhio sulla
beveano acqua pura, perché le loro vigne davano per protesa canna a un colpo certo. Nutrivan cani di gran
empire soli due carratelli (quartare 600); ma poco do- corpo e ferocia, molossi o mastini abilitati a correr
po la vendemmia, e quando per qualche festa porta- sulle bestie, sulle quali accennasse il padrone, e adden-
vansi dai paesi viniferi piene le otri del vino generoso tate, o strascinarle, se piccole, a’ suoi piedi, o fermarle
e soave de’ colli ogliastrini, bevevano con grandissimo finch’egli giungesse; e per cattivarseli sempre più, non
gusto, e non prima cessavano di bere, che fossero dubitavano ammazzare un’altrui vacca, e satollarli con
esausti i fiaschi. Né le donne lasciavan di prender la quelle palpitanti morbide carni. In un pericolo potean
loro parte, e ne prendeano tanta, che ebbero riputa- promettersi ne’ medesimi un sicuro ajuto: imperocché
zione di forti bevitrici di vino e di acquavite, e insie- quei cani non temeano assalire l’avversario sopra la
me di non facilmente vincibili dalla forza di bacco. sella, e spiegavano una ferocia, che sarebbe potuta pa-
Le primarie massime della giustizia pareano mol- rere propria d’una natura più fera.
to oscure in quelle menti se avevano pochissima for- Uomini siffatti quando dovean rispondere di qual-
za a reprimere l’avarizia. Rubavano sempre che po- che furto o vendetta e temevano di perder la libertà
teano, e andavano a grandi distanze per far bottino. poneansi in istato di guerra, vegliavano a non esser
Si dissero accuse orribili contro i montanari, e si sorpresi, sceglievano con accortezza le posizioni mi-
pretese che fossero quelle selve testimoni di spavento- gliori per la loro strategia, e non disconoscevano o
se inumanità, e periti in esse molti infelici, legati nu- perdevano alcun vantaggio. Se a tempo avessero ve-
di ai tronchi, e unti di grasso, dai denti di cani e delle duto il loro pericolo ne’ troppi assalitori si ritirava-
fiere, e dai becchi degli avoltoi. Ma forse la malignità no; ma se imprudenti venissero nel medesimo di-
moltiplicò il delitto di un solo, e gli uomini di poca sposti a morire attendeano di piè fermo il nemico.
logica prestaron fede alla calunnia. I montanari più Piantati immobilmente e con l’arme pronta al col-
feri, che siano stati, se assalivano con ira il loro nemi- po in luogo dove non potessero esser presi di fianco
co, non mai usavano inferocire; essi non si curavano o alle spalle prorompendo con orgoglio e furore fa-
di nascondere le loro vendette, se le teneano come ti- cean la prima intimidazione – Non altro passo in
tolo di onore, e quando avessero voluto nascondere il avanti! – ed ubbiditi gridano il secondo comando –
fatto, avean le nurre per seppellirli piuttosto che le vi- Addietro! – Quando si facea qualche spedizione con-
scere delle fiere. tro essi si chiamavano i miliziani di ventidue paesi,
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concorrevano i militari delle prossime stazioni e si chiesa riempiono alcun vasetto di acquasanta, che
faceva marciare un corpo di circa 400 uomini, so- tengono, siccome una medicina sopranaturale.
venti senza buon effetto, perché non è arte, né mezzo Ma poi bisogna confessare che sono poco docili
con cui avere qualche confidenziale corrispondente alle leggi della chiesa, celebran matrimonii fra i pa-
tra uomini che hanno tant’orrore della venalità che renti, e molti non fanno alcuna distinzione di tempi
risponderebbero col pugnale a chi proponesse alcun per la qualità de’ cibi mangiando di quaresima e in
patto vile. altri giorni di digiuno come loro piace.
Avean poca attenzione alla cultura del corpo, e ap- Il prete è creduto avere una potenza sovrumana, ed
pena ungeano i capelli col lardo, del quale portavano è rispettato qual che egli sia, purché non prenda parti-
sempre un piccol brano per quest’uopo e pel fucile; e to nelle inimicizie, altrimenti, o sentesi invitato con
quanto erano succidi nella persona, altrettanto lo era- buone parole ad andar a stare altrove, o gli fanno in-
no nell’abitazione. I pastori finché il loro armento tender la stessa cosa picchiandoli la porta con le palle.
mangiava le ghiande per impinguarsi si imbrattavano Considerati questi montanari davvicino insinuano
a bello studio la faccia e gli abiti credendo che la loro nell’osservatore non poca maraviglia. Vedonsi uomini
sporcizia influisse perché i corpi degli animali cresces- che intendono la ragione, riconoscono ne’ lumi che
sero di materia e tondeggiassero ne’ fianchi. Si lava- si porgano al loro spirito la stoltezza e iniquità di cer-
vano solamente quando ritornavano nel paese per ti pregiudizi, dimostransi docilissimi, e restano dalle
qualche festa solenne in alcuno de’ tre ruscelli da’ buone parole facilmente persuasi a lasciar di fare ciò,
quali sono separati i quattro rioni; o si purificavano da che essi si avean promesso un qualche vantaggio.
nella caldaja dell’acqua benedetta, della quale, dopo Sono un’ottima materia, così come gli orgolesi, a po-
averla inquinata delle loro sordi, soleano bevere non tersi maneggiare e formare nel modo che si voglia.
per sete, ma per ricevere con essa la benedizione nel Nelle quali cose si vedrà la ragione perché in poco
corpo, come credeano riceverla nel rosario se ve lo tempo siansi dalla sapienza del governo ridotti a mi-
avessero immerso. Non si asciugavano e avanzavano gliori costumi. E questi saranno ogni dì più buoni,
dentro la chiesa con la barba grondante. se i sacerdoti facciano con quello zelo che soglion le
Dormivano sopra la paglia o sopra la materia le- loro parti. Le visite de’ missionarii non sarebbero al-
gnosa del lino; ma adoperavano le lenzuola. trove più fruttuose.
Non erano, come si è potuto ben intendere, amanti In questo spirito di religione, che pare comune a
della fatica; non pertanto si occupavano quando erano tutti, è un ottimo mezzo a poterli portare in pochi
premuti dalla necessità; conciavan le pelli e il cuojo anni a quella civiltà, alla quale si vorrebbero vedere
pure dei porci magri o de’ cinghiali, e cucivansi le scar- elevati; e però si spera che per la provvidenza e lo ze-
pe; e facean qualche pratica dell’arte del fabbro ferraro, lo del vescovo che li tiene nella sua giurisdizione, e
del muratore, del falegname. Se volessero e non sapes- per la sollecitudine de’ virtuosi e illuminati sacerdoti
sero far meglio si ingegnavano a scolpire alcune figure gli abitatori di questa provincia miglioreranno in
grottesche su qualche corno, che volessero cangiare in modo, che debbano essere lodati.
una tazza o scatola, o travagliavano in alcuna di quelle La docilità e pieghevolezza che riconoscesi nel ca-
altre opere, che hanno nessuna utilità. rattere nazionale, così alle ordinazioni sovrane, come
Ma vediamoli da un miglior lato. La buona fede alle persuasioni de’ ministri della chiesa, è negli oglia-
sta fra questo popolo, ed essa non fu mai violata da strini niente minore, che sia stata veduta negli altri, e
alcuna perfidia. Non mai alcuno studiò a far cadere gli argomenti ne sono recentissimi e grandi.
nelle mani della giustizia il suo nemico, né pur Detti più frequenti. In altro tempo udivansi conti-
quando togliendolo da mezzo sopprimesse i suoi ti- nui lamenti per grassazioni, omicidi, ladronecci, ven-
mori e allontanasse il suo pericolo: non mai alcuno dette che giornalmente accadevano nell’Ogliastra, e
consentì a un tradimento, o volle ottenere la sua li- anche nel Sarrabus. I viaggiatori non ardivano passa-
bertà con la cattività di colui, dal quale fosse stato re in certi luoghi, se non in certo numero e ben ar-
fieramente offeso. Anzi quando un nemico sappia le mati, ed anche con queste precauzioni spesso incon-
insidie che si tendano all’uomo che egli prosegue travano male, e perdevano la vita o la roba. Se la
con odio mortale fa tregua, e avvisa il malaccorto preda non veniva da sé sotto le loro mani andavano a
perché si salvi; e se lo veda assalito sovviene a difen- cercarla, e si operavano quelle bardanas, come essi di-
derlo con sollecitudine fraterna, ritirandosi quando cevano gli abigeati d’interi branchi, o assalivano la ca-
lo veda uscito dal periglio, e nel ritirarsi riprendendo sa di qualche ricco, e facevano bottino. Gran sangue
l’arcigno sembiante e riprotestandosi suo nemico. spargevasi, or per vincere la resistenza di chi non vo-
Osservasi ne’ medesimi certa religiosità. Anche i leva cedere la sua roba, or per toglier un pericoloso
banditi, almeno una volta nell’anno, tornano in paese testimonio, or per contesa di confini, ed ora per ven-
a confessarsi, ed i più fieri non ricusano di sottoporsi dicare alcuna ingiuria ricevuta da sé o da’ parenti. Per
a penitenze pubbliche per lo scandalo della coabita- tutte queste ragioni era raro l’anno che non perissero
zione con le fidanzate, o trasportando pietre dal vici- circa 200 uomini. In Ursulè dal 1818 al 1830 non
no monte, o zappando, o restaurando le contrade e le caddero di morte violenta meno di 100 persone. Nel
strade. Tutti hanno gran fede negli esorcismi, e nelle salto tra il Dosa e il Baugiacca gli arzanesi vennero
bendizioni proferite da’ sacerdoti; e quando vanno in frequentemente alle mani co’ desulesi, che voleano
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proprio quel territorio, e avvenivano molte morti tut- in gran numero, e rendeano pericolosissimo a’ viag-
ti gli anni. Tutto questo male andò sempre scemando giatori quel passo.
per la provvidenza del governo, ed ora si venne a un Vitto. In una terra, che meritamente si loda come
punto che sono rarissime le grassazioni, le bardanas, e una delle migliori regioni della feracissima Sardegna, e
solo si hanno a notare alcuni furti, qualche vendetta; che si potrebbe con la frase orientale dir stillante di
anzi le cose sarebbero in molto miglior condizione miele, e percorsa da fiumi di latte, perché ricca di altri
senza la rea influenza di alcuni uomini che sono ri- doni sopra quelli della pastorizia, è tanta abbondanza
spettati perché han qualche istruzione, e dovrebbero delle cose necessarie al vivere, che non sia maggior al-
essere abbominati e cacciati via dalla società per le trove. Le parti montuose abbondano di selvaggiume,
male opere e peggiori i consigli, se fosse una maggior quadrupedi e volatili; le apriche colline di ottimi vini;
forza, una forza morale in quei che sono preposti al i campi molto generativi di cereali; le valli di articoli
buon ordine. Ma le saggie riforme si proseguono con ortensi; i predi di una immensa quantità di frutta; i
tutta sapienza ed energia, e presto si vedranno gli ot- fiumi, gli stagni, il mare di molte specie di pesci.
timi effetti, cui intende il governo. Si fa in questa provincia pane di fromento, d’orzo,
Prigioni. I ditenuti nelle prigioni della provincia di patate, di meliga, di ghiande. Il primo serve al nu-
nell’anno 1839 erano 311 uomini e 62 donne. In quei trimento delle persone agiate; il secondo è molto fre-
luoghi di reclusione si patisce troppo, ed i ditenuti do- quente nella bassa classe; il terzo cominciasi a bengu-
vran patire finché si edifichi in miglior disegno, e con stare da tutti; il quarto è di uso assai ristretto, e solo
più riguardo all’umanità una prigione provinciale. supplementario nella deficienza del frumento o del-
Inquisiti. In altri tempi era in grandissimo nume- l’orzo; il quinto era già comune a quasi tutti i paesi,
ro; ora si può approssimativamente definirne il nu- che nelle regioni montuose settentrionali sono cir-
mero a 180, tra’ quali cento appartengono ad Ursu- condati da vastissime selve di lecci, soveri e quercie,
lè. Non si creda però che tutti sieno rei o colpevoli quali erano Baunèi, Trièi, Ursulè, Talana, Villamanna
di grandi delitti; perché molti di essi devon solo ri- o Strisàili, Villanova, Arzana, Manurri, Gàiro, Osini,
spondere, o per male prevenzioni e accuse calunnio- Jerzu, Ulàssai; ma al presente non si usa, che in pochi
se, o per reati che direbbonsi lievi, se non fosse con- paesi e nella classe povera. L’arte di questo panificio
tro i medesimi nella legge una severa sanzione. di ghiande è contenuta ne’ seguenti semplici procedi-
Banditi. Quando alcuno, principalmente ne’ paesi menti, sbucciamento delle ghiande, bollimento delle
di montagna, o sentasi reo, o sia tenuto per tale e per- medesime in acqua schietta, ribollitura delle medesi-
ciò tema di esser arrestato, gittato a languir nella pri- me già ammollite per la prima operazione in un’ac-
gione, e per vere o calunniose testimonianze condan- qua, cui si appropriò la viscosità d’un’argilla rossa,
nato, tantosto cerca di provvedere alla sua libertà e a con cui fu mescolata, versamento sopra il vaso bol-
sottrarsi al danno temuto. Armasi pertanto ed esce in lente d’una lissivia fatta con le ceneri del sarmento o
campagna e si unisce agli altri che temon egualmente del leccio. Allora la ghianda stracotta precipita al fon-
della legge. Egli veglia per non esser sorpreso da qual- do della caldaja, e quindi quella pasta si forma in ta-
che spia, e quando incontrisi con i militari allora se volette dalle quattro alle sei oncie e se ne fa tanta
abbia pronte le armi ponesi arditamente nella difesa. quantità che possa bastare per sei mesi. Questo pane
Se si persuade che essi non cerchino di lui li lascia è del color d’un cioccolato oscuro, dolce, e però mol-
passare; ma se quelli voglion tentare violenze, egli si to grato alle donne, e in altri paesi più pregiato del
appresta a respinger la forza con la forza. pane di grano, del quale ha un prezzo maggiore.
I banditi di Ursulè si ricoverano quando temono Pane a fogli. In alcuni luoghi (Ursulè e paesi pros-
di qualche assalto contro essi ne’ monti Santanna, simi) la pasta si forma in una gran focaccia tonda,
Badu-osteru, Isteccone, Coabba, Fannucciu, Scala de poi col rasojo si taglia orizzontalmente in istrati sot-
pigas, Gorroppu, Margiani de ponte, e Mumungianu. tili, e queste lame messe al forno si gonfiano in due
Con essi si aggregano non pochi altri de’ vicini dipar- croste. Toglionsi allora dal forno, si dividono le due
timenti. I più vivono con le provviste che si mandan croste, si appianano con la mano, e poi si rimettono
loro dalle rispettive famiglie; i poveri con quello che al fuoco per biscottarle, quindi si mettono in grandi
dan loro i compagni o i pastori, o con quello che pos- risme.
sono rubare. Nelle caverne che, come notammo, sono I fruttiferi danno molte parti al vitto da mezza la
aperte in molte parti di queste montagne, parimenti primavera a tutto l’autunno. In questo nutrimento
che in quelle di Baonei e di Talana, gli inquisiti si sot- soventi poco sano è la ragione della gran mortalità,
traggono facilmente a’ persecutori; e forse è vero quel che scema la prima età.
che pare ad alcuni che nelle medesime gli iliesi quan- I vegetabili ortensi sono in certe stagioni alimento
do aveano contraria la sorte, si sottraessero alle ire de’ alle persone di bassa condizione.
cartaginesi e de’ romani. La viltà de’ vini fa che se ne beva in gran copia an-
L’altro luogo molto frequentato da’ banditi sono i che nella classe povera. Non può però dirsi che vi sia
monti Alussara e Cuaddazzoni. Nel primo vivono un abuso. Anche in questa regione è raro veder per-
con certa sicurezza e si esercitano nella caccia grossa, sone prese dal vino. Bevonsi acque buone in monta-
donde traggono in gran parte la sussistenza: nell’al- gna, salmastre nelle maremme quando convien pren-
tro non usano più come per l’addietro, che vi erano derle da’ pozzi.
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La caccia e la pastorizia dà molte carni. Amasi l’ar- della medesima si ordinano in varie linee, a una par-
rosto, e si fa in tal modo, che sia deliziosissimo al gu- te gli uomini, all’altra le donne. Quando sian tutti
sto. La pesca dà un’altra non piccola parte, essendo disposti secondo le età, compariscono i distributori,
molta copia di pesci fluviali, di acque morte e di mar e percorrendo le file porgono a ciascuno un brano di
vivo. Quando per alcun accidente non si possa pescare carne, e un pezzo di pane. Fatta questa distribuzio-
mangiasi allora pesce salato. Le bottarghe sono una co- ne, si fa il ripartimento de’ piedi degli animali ma-
sa gratissima a’ ghiottoni; quelle di Tortolì si pretendo- cellati a’ preti, alle persone distinte, ed a’ soci. Sono
no migliori di quelle che si fanno negli stagni arboresi. cotti quelli che si destinano a’ soci, perché ove le al-
A’ latticini, a’ favi di miele dolce e brusco o ama- tre carni non bastino alla moltitudine devono questi
ro, aggiungonsi le confezioni di buccia di agrumi e esser divisi e distribuiti: del che essi sono contentissi-
mandorle. mi, perché si tengono tanto più onorati, quanto sien
Agiatezza. In generale questi provinciali stanno più molti quei che concorrono al pranzo.
nella mediocrità di fortuna, e se non vi sono grandi Si pratica così in Arzana per s. Giambattista, s. Se-
ricchi non vi son neppure indigenti. bastiano, s. Rocco, la Madonna delle Nevi, per s. Gio-
Nel 1840 si numeravano in tutta la provincia fa- vanni di Veli, e per la solennità del Rosario: in Osini
miglie possidenti 5830 così distribuite: nel distretto per s. Susanna, s. Giorgio vescovo, la Madonna d’Itria
di Lanusei 2040, in quello di Barì 1460, in quel di e s. Lucia: in Baunei per s. Pietro: in Gairo per la festa
Villapuzzo 1570, in quello di Triei 760. dello Spirito Santo, s. Lussorio e la Madonna del
Le fortune vanno giornalmente aumentando, e il Buon-cammino: in Ilbono per s. Giovanni Battista e
numero de’ nullatenenti sarà ridotto a pochissimo, pel Corpo del Signore: in Ursulè per s. Giambattista,
quando si compia la incominciata ripartizione delle s. Antonio e s. Georgio vescovo: in Ulassai per le due
terre. feste del patrono s. Antioco sulcitano, per s. Antonio
Nobiltà della provincia. In altri tempi era assai gran- di Padova, la Madonna del Carmelo, e s. Sebastiano.
de il numero de’ nobili, molti dei quali per titolo com- Ricreazioni pubbliche. La danza sardesca al suono
perato mal rispettati, per la prepotenza e le vessazioni delle canne (launeddas) o all’armonia del canto, è la
delle classi subalterne eran temuti. Poi la vendetta dei gran passione di questi provinciali. I zampognatori so-
vessati li diminuì, o il timore li fece espatriare. Al pre- no molto pregiati nelle terre basse e meridionali, i can-
sente non si possono numerare che sole 20 famiglie, le tori nelle alte e settentrionali. Ballasi ne’ giorni di ripo-
più delle quali si sostengono nella loro dignità, e si so, e in tutte le feste popolari, principalmente presso le
fanno amare e rispettare da’ popoli. Esse han contri- chiese rurali, dove nell’ora che vacasi dagli uffici reli-
buito e contribuiranno a promuovere i popoli alla ci- giosi, e che non si attende al convito, si mena la dan-
viltà, dando esempio di affabilità, cortesia, e non ado- za in varie parti entro una folta corona di spettatori.
perando contro alcuno la loro potenza. Sono i giovani (is bagadius) che tenendosi per mano
Costumanze. – Limosine solenni e conviti sacri. Quasi in una corona intorno allo zampognatore, o a’ canto-
in tutte le principali feste popolari, e principalmente ri, incominciano la danza: la quale quando vedono
in quelle che si celebrano ne’ salti, è offerto il pranzo infervorarsi, sorgono le fanciulle, e lasciate le madri,
a’ poveri, preparata una mensa agli ospiti, e fatta una concorrono da tutte le parti a intrecciarsi a quei gio-
distribuzione di pani, carni e d’altro alle persone di- vani porgendo la sinistra a quelli, cui vogliano aver
stinte. Quelli che furono nominati provveditori, i qua- vicini, con i quali però diconsi ballare. Con le fan-
li comunemente son detti operai, fanno macellare un ciulle concorrono anche le donne maritate, e ogni
tal numero di caproni, e di altre bestie, che paja suffi- altro qualunque, con la sola avvertenza di non voler
ciente al preveduto concorso, e tengono all’uopo altri luogo tra la destra d’un uomo e la sinistra d’una
capi in riserva. Lavorasi pure una gran copia di pane, donna, perché sarebbe un attentato grave. Nella sera
ordinario per i poveri, e fino per li ospiti, e questo si e nella notte si continua questo piacere presso i fuo-
fa bello per forme studiate e per il zafferano con cui chi accesi intorno alla chiesa campestre, e può go-
si macchia in alcune parti. Compiti i sacri uffizi le- dersi del canto degli improvvisatori, che concorrono
vansi dal forno le carni, si comincia a dispensarne i da’ vicini dipartimenti per dar prova di lor ingegno,
cotti brani a quelli che ne vogliono partecipare, e si e per cimentarsi con quelli, che abbiano maggior fa-
aggiunge il pane: quindi si chiamano a più lauto ma, cantando a murmuttu, cioè a gara.
convito le persone migliori. Spettacoli. In molti luoghi di montagna si giuoca
In alcuni luoghi sono i ricchi che fanno questa li- al bersaglio, e giuocano i banditi, se possano in assen-
mosina contribuendo un capo intero caprino o pe- za de’ cavalleggieri; o i miliziani che han raccoman-
corino, e tre pani di sappa o di semola, ciascun dei dato di mantener l’ordine. Ne’ paesi, dove il terreno
quali non pesa meno di tre libbre. Le obblazioni si permetta di corrervi il palio, gareggiano i fantini nel
portano di buon mattino tra il suono delle campa- segnato arringo per i premi proposti a’ tre primi vin-
gne, e l’armonia delle zampogne, e si depongono nel citori nella corsa de’ cavalli grandi, e al primo nella
vestibolo della chiesa. I soci della festa le raccoglio- corsa de’ polledri.
no, e si dividon le carni per farle cuocere. Alle tre Sa Vardia. Così chiamano comunemente la corsa
pomeridiane la campana della chiesa chiama alla re- di 50 ed anche 100 cavalli nell’ora della messa solen-
fezione, e i poveri e i forestieri concorsi nel piazzale ne. Uomini già dannati da’ tribunali, e taluni aspettati
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dal carnefice, prendon parte nella medesima insieme Sorge la chiesa di questo santo in sulla ripida pen-
co’ giovanetti e con quelli che han vanto di buoni ca- dice d’un colle granitico in sulla estremità d’un va-
vallerizzi. Passano avanti la chiesa, fan riverenza sber- ghissimo panorama, che occupa i due terzi dell’inte-
rettandosi, e sparano il fucile o sostenuto in alto con ro orizzonte, e presenta il Tirreno, un vasto littorale,
la protesa destra, o appoggiato al fianco sulla cartuc- e in dentro del medesimo stagni, fiumi, luoghi culti,
ciera: dopo di che vanno a correre a due a due gli uni lande, colline e grandi montagne selvose. Il suo spa-
dopo gli altri. Fatta la prima corsa ripetono un’altra zio interno è diviso in tre parti, e vedesi l’altarino in
volta il saluto al santo e lo sparo del fucile, e rientrano fondo alla navata di mezzo, e nella laterale sinistra
nell’arringo correndo appajati; e così più e più volte l’ingresso alla spelonca del santo. Quivi dalle fessure
finché termini il servizio divino. de’ massi è uno stillicidio sopra un rozzo bacinetto:
Zampognatori (sonadoris de launeddas). Son questi ma comeché sia veduto a un tratto che l’acqua è da-
i musici campestri e pastorali, senza i quali nella mag- gli umori, de’ quali le pioggie impregnarono la terra,
gior parte de’ paesi non si celebrano nozze e conviti. giacché quando anteceda un tempo asciutto non ap-
Essi non mancano mai nelle feste, e suonano or a solo, parisce nessuna filtrazione, non pertanto vige ancora
or in concerto con l’organo, per la messa e per le lodi nel volgo l’antica opinione, che sia questa un’acqua
del santo, che si ripetono tante volte, quante sono le li- prodigiosa; e sebbene altrimenti accada, tuttavolta si
mosine offerte dai devoti per onorarlo con la cantilena afferma che questa sottilissima vena non prima si
deis Gosus (de’ gaudi, o delle laudi), che sono sestine di apra, che nel giorno della festa solenne intonisi dal
settenari con un ritornello d’invocazione. sacerdote l’inno degli angeli. La chiesa e la spelonca
I zampognatori che sanno molte modas, o variazio- sono coperte nelle più parti delle pareti di voti e ta-
ni, per i balli, e che suonano be’ motivi per il canto, belle rappresentative delle grazie miracolose.
sono assai pregiati. Tra i molti che professano quest’ar- Sin dall’antivigilia cominciava il concorso, e con
te godono alcuni d’una grande riputazione, e vedon opera sollecita si studiava a formar le baracche, e le
sempre girarsi intorno una grandissima catena di gio- loggie, con le frasche verdeggianti, che si tagliarono
vinetti e di fanciulle, tra’ quali mancano gli attempati e nella boscaglia della prossima Tuerra.
le vecchierelle. I proprietarii del Sarrabus, che amano ricrearsi e
Su stracasciu. È una scatola di sovero fino rivestita stare agiati, fabbricaronsi alcune casette (posadas) in
di pelle di figura simile a una faretra, dove si conser- tre distinte isole; e riposano con le rispettive fami-
vano i diversi concerti; i concerti di chiesa per il can- glie, in una i Mureresi, nell’altra i Sanvitesi, nella
to della messa e de’ gosus, e per semplici sinfonie; e i terza i Villapuzzesi.
concerti di piacere per la piazza del ballo. Questi La cappella restò deserta sino all’estremo mattino
concerti sono di più specie, uno per la danza delle della vigilia. In quell’ora arrivava da Muravera, e fer-
fanciulle (deis bagadias) che produce un’armonia al- mavasi a’ pie’ del colle il carro sacro con l’effigie del
legra e vivacissima; l’altro per la danza delle vedove: santo in una cassa, sulla quale da alcune colonnette
non già che le vedove ballino, il che nessuna osereb- era disteso un baldacchino. Dietro il simulacro era
be senza una incancellabile infamia, siccome donna un lungo ordine di carra coperte (traccas), di altre
senza amore alla memoria del marito, e senza digni- vetture, ed una grandissima folla di devoti a pie’ nu-
tà; ma perché produce un’armonia grave e che spira di e composti nella maniera de’ penitenti.
malinconia, un’armonia che non sarebbe molesta ad Il reliquario del santo portavasi nello stesso giorno
una vedova dolentissima. È ben evidente il diverso in sulla sera. Precedealo una numerosa cavalleria, nella
effetto de’ due concerti: in quello delle vedove ruo- quale erano primi i miliziani in due schiere, una con
tasi con moto grave la danza, e con una maravigliosa sciabole impugnate, l’altra con l’archibugio; e secondi i
serietà; in quello delle fanciulle è un gran fervore, confratelli sopra bei cavalli. Nello spazio da’ miliziani a’
una ilarità straordinaria, un frequente slancio alle ca- confratelli marciavano molti penitenti scalzi, scarmi-
priole, un forte commovimento delle membra, uno gliati, vestiti d’un camicione bianco, stretto al seno con
sbattimento dei talloni, e un acuto stridere di voci fazzoletto o fascia rossa, ed oramai stanchi dopo le due
liete e amorose. Tra questi due principali concerti ore, che dovettero andar di buon trotto fra le due ca-
sono più altri intermedii, i quali il zampognatore va vallerie, dal paese alla collina. Susseguiva un cavallo
variando secondo che meglio gli paja convenire per riccamente bardato con una cassetta sul dorso, e in es-
il diletto della brigata, o piaccia a coloro, cui ama far sa il reliquiario, e presso al medesimo il sacerdote, e in
cosa grata. Il fabbricatore di siffatti istromenti, da’ sua comitiva un grandissimo numero di devoti.
quali si fa uscire un’armonia svariatissima in un suo- Sventolavano in capo a’ miliziani, e a’ confratelli i
no molto più grato, e meno stridulo delle voci della rispettivi stendardi: e quando si venne prossimamen-
viola savojarda, vende ogni concerto composto di tre te alla chiesa allora il gonfaloniere della confraternita
canne, e varii bocchini, per una lira nuova. Pochi metteasi in gran movimento, e nell’intervallo dove
zampognatori san formarsi quest’istrumento. andavano i penitenti correa senza posa in avanti e
Festa campestre di s. Priamo. Gioverà se a una indietro, dimostrando tutta la sua forza e destrezza
chiara cognizione di quello che si suol praticare nelle nel maneggio del cavallo, e operando con più ardire,
consimili, descriva con poche parole le particolarità quanto più il terreno era aspro e pericoloso. Il popo-
di questa. lo si affollava sopra il sentiero, molti per vedere la
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processione che dalla chiesa discendea incontro alla Sbiadasi il cupo azzurro del vaporoso Tirreno tra i
reliquia, i più per ammirare l’abilità del gonfalonie- raggi brillantissimi di Venere: l’aura luminosa del
re, e le gare de’ confratelli e miliziani nel governo de’ giorno sorge da quell’estremo orizzonte, gli uccelli
cavalli, i quali docili docili alla mano e allo sprone salutano il nuovo giorno, e ai loro concenti fuggen-
saltavano, s’inalberavano, correano, facean mezze o do il sonno da su’ letti di frasche, vedonsi nel barlu-
intere conversioni, nitrivano, accennavano de’ calci, me i devoti andar sul colle del santuario a mattinare
raspavano la terra, agitavano la criniera, e si compo- con le loro laudi l’Altissimo, e ne’ primi splendori
nevano in certa maniera vanitosa. Il capo della pro- dell’aureo disco del sole comparir i giovani e le fan-
cessione arrivato ai miliziani lasciava sfilar questi, poi ciulle. In questi è il desìo de’ modi della danza; in al-
i penitenti e i confratelli, quindi toglieva il reliquia- tri si fa sentire il bisogno del ristoro: e uno va a con-
rio, e portatolo tra’ sacri cantici nella chiesa, inco- fortarsi ai botteghini con artificiali bevande, un altro
minciava i divini uffizi, che si terminarono con le lo- sostiene pel corno l’agnello, dal quale nella brama
di del santo. del vicino pascolo tendesi la corda che lo riteneva e
I cavalli che eran saliti sino al ripiano della chiesa ri- annullava tutti i suoi conati, raccoglie il suo sangue,
tornarono a valle per una via scoscesa. Lo stendardo lo gonfia del suo fiato, lo scuoja, lo sviscera, lo squa-
dei miliziani si inalbera sulla posada del capitano, e il tra, e i minugi lavati al rivo intreccia e infilza in una
gonfalone della confraternita si pone presso l’altare. La fresca verghetta di mirto. L’odoroso fumo si eleva
folla cresce ognora per i nuovi concorrenti; e si molti- verticosamente, ondeggia, trasportasi, e si disperde
plicano in ogni parte le capanne. Questi dispongono le nella brezza mattutina: stridon le bragie alla stillante
robe e provvedono pel nutrimento de’ buoi e de’ caval- pinguedine, e aguzzasi il natural desio.
li; e poi corrono a ristorarsi a’ botteghini disposti lungo Il suon delle canne rivolge tutti a sé. Passeggia lo
il sentiero della pendice, e quindi presso i zampognato- zampognatore per le posade, e precede il florido ca-
ri. Le catene de’ ballerini essendo assai lunghe, si rivol- nestro de’ doni e de’ contraccambi. Levasi il panno-
gono così in se stesse che par vedere la linea d’un labe- lino, e sono scoperte tali cose, che eccitano a ilarità.
rinto. Stupiresti alla instancabilità delle fanciulle e de’ Il riso propagasi da uno in altro volto, e la gioja e la
giovani, i quali quando dopo una mezz’ora di continuo festività distendesi in tutto il campo.
sfiatamento tace il sonatore, vanno a ingrossare un al- Cantano altre zampogne. Sventola il sacro gonfa-
tro ballo; e quando qui pure la zampogna non più dif- lone, e tra eletta comitiva di uomini gravi il romito
fonda l’armonia concorrono alla danza, che volgesi in- custode della cappella scende dal colle a portar la be-
torno al tamburinajo, che con la destra battendo il nedizione del Santo, e la dà porgendo al bacio l’ar-
tamburo e con la sinistra modulando le note del piffe- gentea palma del martire, succinta di fiori. Il bene-
ro, produce una melodia piacevolissima a’ circostanti. detto versa poi sul bacile la moneta della limosina.
Spenta la luce solare fiammeggiano in tutte parti i Intanto altri suonatori in altre parti temprano l’ar-
capannelli, e nei loggiati le lampade, e tra le armonie monioso fiato ne’ numeri del ballo nazionale, e all’in-
delle canne e i concerti degli improvvisatori, odonsi vito desiderato vedono accorrere una ed altra gioven-
frequenti gli strilli dell’allegrezza giovanile, i belati tù, e gareggiare gli amorosi e vivaci garzoni per la
degli agnelli che son tenuti a travicelli delle capanne, mano delle più belle. Non isdegnano le graziose citta-
e i nitriti de’ cavalli che impastojati saltano fra i pa- dine di carolar co’ pastorelli e co’ bifolchi; e mentre
scoli, lo scoppio de’ mortaretti, il fremito degli scin- esse godono di un tal piacere, che eguale non prova-
tillanti razzi, e lo scoppio de’ medesimi spargendo rono nelle sontuose sale di ballo, quelli si beano della
stelluzze brillantissime. degnazione delle eleganti signorine. Poi diran questa
Riposano solamente le persone di maggior età se- sorte, e si esalteranno sopra i lor compagni.
dute sotto il frascato al raggio della luna a notar le Tra queste armonie odesi il frequente rintocco
cose ridicole, e a far censura; gli altri o ballano, o si della campana, che chiama il popolo ai religiosi uffi-
affollano presso i cantori, o errano da una in altra cii, e quelle festive compagnie si assottigliano e man-
parte, da una in altra posada. Vanno pure vaganti i cano. I sacerdoti si succedono all’altare, e fan le cose
miliziani, ma senza molta attenzione, perché non è divine, mentre il più perito de’ suonatori, il maestro
chi disturbi l’ordine. A’ ceppi che aveansi nella posa- delle melodie campestri, abbella con le più dolci no-
da del maggiore fu condotto un sol ragazzo per alcu- te la voce del cantore, che senza posa va ripetendo la
ne arancie poco destramente rubate. lode del Santo (is gosus). Le sue modulazioni pajono
Ma a grado a grado quel continuo flusso e riflusso ripetersi da un debol eco oscuro: è il mormorio del
scema, e ristringonsi tutti ai loro siti entro le capanne concento spontaneo degli assistenti.
e le casipole, o sotto il frondoso tetto degli alberi, a ri- Scoppiano archibugi e mortaretti tra i festivi batti-
storar il corpo co’ cibi. L’armonia delle canne conti- ti de sacro bronzo, e da tutte parti accorrono i festeg-
nua a risuonar da varii punti, diletto a molti, e la voce gianti dispersi per le pendici del colle e per il basso
de’ cantori rallegra le belle, che odon le glorie della piano. Comincia a spiegarsi una lunghissima fila di
loro beltà. Il silenzio non prima fe’ muti i cari suoni, buoi aggiogati, adorni nelle corna e nella fronte di
che alta dal sommo cielo tra gli scintillanti innume- bei fiorellini campestri, e di nastri vario-colorati, e
revoli lumi, rivelatisi allo sparir della luna dietro i governati per le redini dal rispettivo bifolco, vestito
monti doliesi, pendesse la notte. de’ migliori panni con ricche bottonière di oro e di
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argento, e con copiosa zazzera alla nazarena; quindi si quelle alla fine trapassate, i fantini adagiati sul dorso
svolgono le quattro stoffe de’ palii, e distese si tengo- dei loro destrieri salgono lentamente il colle per ado-
no sopra il capo con ambe le mani da molti giova- rare il santo. Tacciono le zampogne, si sciolgono i
netti, perché i fantini venuti per la corsa prendon balli, e affrettansi tutti a situarsi, donde possan vede-
animo alla prossima gara. Sussegue il gonfaloniere, e re nel piano, nella lunga linea del tortuoso arringo,
comanda al brioso destriero i più difficili e pericolosi la rapida fuga de’ destrieri e l’arte de’ bei garzoncelli
movimenti correndo e ricorrendo in brevi stadii là che li governano. Eccoli in sull’entrata dello stadio.
dove uom pedestre dee governar i passi con tutta at- Si applaude alla prima impetuosissima vibrazione.
tenzione; e vien dopo lui il vecchio e calvo tamburi- Destasi una lunga striscia dietro i corridori e appajon
najo col suo doppio musicale istromento da fiato e le contenzioni, le prevalenze, le concitazioni; scene a
da percossa. Appressandosi li scelti buoi che trassero ogni momento variate. Scorre in contrario sotto l’ac-
il carro dell’effigie, e il cavallo che portò sul dorso il celeratissimo quadrupedamento il grandissimo sta-
reliquiario, inchinasi riverentemente dall’una e dal- dio, e si approssima velocissima la meta. Si raddop-
l’altra parte la folla del popolo, e adorano la croce che piano i conati da chi va posteriore, e si raddoppiano
portasi eretta in capo alla schiera de’ confratelli. dagli anteriori, che sospettosi ad ogni momento gi-
Sorge sopra una barella posata su gli omeri di quat- ran lo sguardo alle spalle se sia imminente qualcuno.
tro devoti il venerato simulacro del santo; precedelo Incurvasi in certo punto la via per un piccol pro-
una banda di 13 zampognatori con le tre canne im- montorio coperto di macchie: il quarto fantino si av-
boccate, e con le gote così gonfie, quali da’ pittori mi- ventura a trascorrerlo, seconda il destriero con lun-
tologici si rappresentano i venti che dalle nubi spirano ghi salti il suo desio, e sorvolando l’ingombro rientra
sul mare la tempesta e l’oragano; e succedegli il prete nella via avanti gli altri, e primo trapassando il palo
che tiene posato sul sacro petto il reliquiario, e trae con della meta, acquista il diritto al miglior premio, e la-
sé una numerosa comitiva di persone pie che cantano scia a un altro la zucca pendente, che sarebbe stata
a doppio coro l’orazione a Maria, e in lunghissimo offerta a sé tra le derisioni. Arrivano gli altri anelanti
codazzo la turba femminile, persone di varia età, ve- e spumanti, e ultimo tra le fischiate e la polvere, che
stite quali pomposamente, quali semplicemente, que- lanciasi a pugnate, il caval di Settimo, che vincitor
ste in uno, quelle in altro costume e colore; le une lie- nell’ultima corsa in questa avea avuto gli onori di
te, l’altre melanconiche; qui persone che fatte paghe caval di punta, e agli altri destrieri disposti avanti sé
de’ voti impugnan un cereo o mostrano un particolar avea col primo suo slancio dato il segno della mossa.
indizio della grazia ottenuta, là tali altri, che nella me- Qui suscitavasi una lite, e il padron del cavallo, an-
stizia della supplica, nel volto del desiderio, nell’umil- dato già primo di tutti insino al promontorio, oppo-
tà del bisogno, procedono religiosamente. Si accendo- nendo che il precorso fosse uscito dalla linea, e si
no gli archibugi e fumano, stridono i razzi nel volo, e avesse scemato lo spazio, domandava negato a lui
detonano i mortaretti; né prima cessa questo festivo ogni premio, e a sé aggiudicato il primo palio. Ma i
strepito, che retrograda risalga al colle la schiera pia, e periti non ascoltaron le sue parole, e porgevan il pre-
l’effigie del santo sia riposta in suo trono. mio all’animoso fantino.
Cessando i sacerdoti dagli uffici del culto, il popolo Instava la seconda corsa, la gara de’ polledri; e gli
ripiglia gli intermessi piaceri, e poi rinnova i conviti o spettatori si rivolgevano all’albero, che notava il
sul desco, o sul verde tappeto dell’erbe sotto il frascato principio dello stadio minore. I portatori, o palafre-
o la volta de’ tondeggianti lentischi, o al rezzo degli nieri, che ritenean al morso i giovani animali, arden-
olivastri tra gli odorosi mirti. Fan baldoria nella pen- ti di precipitarsi nella corsa, li allentano, e questi, come
dice del colle lietissime brigate assise lungo i sentieri; e dardo uscito dalla corda d’un arco di tutta elasticità, si
fanno altrettanto nel piano, lungo i rivoli tra le carre e vibrano verso il palo della vittoria. Vedonsi in un
le tracche, altre compagnie. I taglieri si sgombrano dei gruppo, e uno non vuol cedere all’altro. Ma nella
succosi brani degli arrostiti capretti o porchetti; le disuguaglianza delle forze si cominciarono a separa-
conche de’ maccheroni conditi di molto cacio si vuo- re. Si varia ad ogni momento l’ordine, secondo che i
tano, e i pendenti fili della pasta si abbassano dalle di- fantini regolano e dirigon il moto, e voglion gli acci-
te sulle bocche rivolte in alto; i fiaschi rovesciati sulle denti del suolo in lunghi tratti ondeggiante: il se-
labbra gorgogliano esaurendosi. La voluttà de’ cibi sa- condo va primo; ma deve percuoter con le rotelle il
porosi e dei delicati vini, mostrasi nel riso e nella gioja fianco del destriero, perché non soffra vicino chi già
brillante degli occhi; se non che le stesse dolcezze so- lo raggiunge.
no insipide a’ giovani ed alle fanciulle, il cui core non Il grido delle inopinate disgrazie risuona: il mi-
altrove gusta miglior soavità, che nelle danze. L’impa- glior animale cadeva in un pantano; il fantino inva-
zienza è pronunciata nelle sembianze, quando rico- no tentava di rilevarlo a continuar la corsa, e quando
minciano i modi della carola e risuonano gli strilli de’ vide tutti di gran tratto percorsi disperato ritornava
giovani amorosi. Poi quale slancio, quando i parenti indietro, mal disposto a patire derisioni, e sdegnoso
consenton al loro desiderio! della compassione.
E in altri volti si può leggere l’insofferenza, perché Un gran movimento si osservò subito in tutta la re-
pajono troppo lente le ore che devon scorrere sino a gione, dove era sparsa la festa. Moveansi le tarde trac-
quella, in cui si godrà lo spettacolo della corsa. Ma che piene di femmine e fanciulli; cigolavan le rote de’
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carri, sopra i quali assise sopra soffici materassi eran nu- Giòvanu ancora e forti
merose famiglie; moveansi nel portante i cavalli poco Giovine ancora e forte
gravati da chi era in sella e dalla donna o fanciulla che Crëias sa morti attèsu,
sedea sulle groppe. Tra questi era sparsa una turba in- Credevi la morte lungi,
numerevole, tutti in una soave gioja, che manifestava- E issa ti fiat apprèsu,
si nel riso, nel canto, negli strilli. Ed essa ti era appresso
Ma con la partenza di questi non era mancata la E in tei ghettàat is ungas.
gioja presso la cappella. Ivi fervea la gioventù ne’ cari E in te gittava le unghie
suoi diletti presso i suonatori, e gli altri facean corona,
finché due robusti giovani essendosi provocati alla lot- Ahi beni miu, ahi coru...!!
ta de’ piedi (a tirai de pei) trassero intorno a sé una Ahi bene mio ahi core
gran moltitudine. I due lottatori postisi tra due soste- Assu cuntentu miu
nitori, a’ quali si appoggiarono, puntato il piè sinistro Alla contentezza mia
sul suolo, cominciarono a vibrare con tutta forza il piè Suzzedint is affannus:
destro, quasi sperimentandone l’agilità e la forza. Uno Succedono gli affanni
di essi parò, cioè si pose in attenzione per far cadere E chini scit cant annus
invano i colpi di lui che battea, e inoffeso offenderlo. E chi sa quanti anni
Or si scontravano i piedi chiovati, or si facea andar Depant a me durai!
obbliquo il colpo, or cadeva pieno, or solamente stri- Devono a me durare
sciava la gamba, o la coscia. Cangiate le parti di batti-
tore e paratore si ripeterono gli stessi accidenti. Il dolo- Ahi beni miu, ecc.
re si dissimulava, si volea pur nascondere il furore; ma
traspariva dagli sguardi e si intendeva da’ fremiti. Si I defunti si vestono colla maggior pompa, e sono
cessò, quando un colpo violento fe’ impallidir il per- adornati colla possibile eleganza: anzi a chi sia stato
cosso per la fiera doglia. Volevano subentrare altri; ma sposo si adatta lo stesso lusso, in cui già comparve
le sorelle, le madri, le mogli li ritenevano dal cimento; nella festa nuziale. E qui noterò quel che questi, ed al-
ed alcuni che furono chiamati non accettarono l’invi- tri provinciali, sogliono praticare nelle nozze così gli
to, non piacendo loro di uscire malconci dalla prova, uomini, come le donne. Quelle vesti, che essi indossa-
e giacenti nel dolore astenersi dalle ricreazioni, che si no nel felicissimo giorno dell’amore, non si rivedon
godrebbero gli altri nella notte e nella mattina sino al mai più sopra loro finché vivono. Spogliandole ricor-
momento, che il carro dell’effigie rientrando nella via, dano il giorno della morte, e riservandole a quel gior-
desse il segno della universal partenza. no mesti si dicono un all’altra: Toccherà a te di rive-
Costumanze funebri. Il compianto (s’attitu) sopra i stirmele? mescolando così alla gioia de’ teneri affetti la
defunti è ancora usato nella maggior parte de’ paesi mestizia di tal previsione. Deponendosi il cadavero
dell’Ogliastra e del Sarrabus. Idee molto strane su già santificato dagli estremi riti della chiesa nell’aperta
questo rito nacquero in alcuni per la spiegazione che fossa non si tolgono, che i soli ornamenti d’oro e d’ar-
ne diedero persone, le quali non bene lo conosceano, gento, i quali potrebbero a qualche uom empio esser
o inettamente ne ragionarono. Cotesto supremo offi- una persuasione a violare la santità del sepolcro.
cio verso i cari trapassati è un onore che rendesi a’ Le esequie fannosi con tutta sontuosità, e anche
medesimi esaltandone con la lode i meriti, e col do- quelli a’ quali sia una piccola fortuna crederebbero
lore attestando l’affetto alla loro persona. Si propose mancare a un sacro dovere, se non procurassero man-
la venalità delle cantatrici (attitadoras); ma non può dar alla terra i loro diletti con tutti gli onori religiosi.
veramente dirsi prezzo il dono che la famiglia fa alle La memoria de’ medesimi vedesi vivissima ne’ primi
medesime, quando sien povere; mentre quelle che tempi per le testimonianze non dubbie d’una mesti-
avendo il talento poetico per i versi estemporanei so- zia profonda, nella quale gli uomini lasciano intonsa
no agiate, si terrebbero villanamente offese se si vo- la barba, incolto il corpo, e involti ne’ lunghi gabba-
lesse comprare il loro canto. In queste improvvisatri- ni, incappucciati, con sembianza squallida, restano
ci, che un po’ vane colgon l’occasione di dimostrare nel silenzio del loro dolore contenendosi con legge
la loro potenza mentale, è maggior generosità che severa nella solitudine e astenendosi pur dalla chiesa;
non in quei poeti senza spirito poetico che corron il le donne più poco ancor curanti del loro corpo de-
mondo a vendere i loro versi al pubblico, e pagati pongono le vesti della gioventù, si spoglian d’ogni or-
debbono patire la sorte degli istrioni di esser secondo namento, ritengonsi nell’oscurità della casa del fuoco
che paja al pubblico o applauditi o fischiati. Le lodi (sa domu de fogu), come volgarmente dicono la came-
del defunto si cantano in versi settenari, e le strofette ra del focolare, gemon lungo tempo inconsolabili,
quaternarie chiudonsi con il perpetuo intercalare d’una non si lascian veder mai più gaje e ridenti, non pren-
tenera apostrofe, alla quale le meste parenti allentano don parte a nessun piacere in qualunque felice avveni-
il freno alle lagrime, e rompono il silenzio con amo- mento della famiglia, e molte restan per intero il pri-
rosissime invocazioni. Proporrò due sole strofette che mo anno della vedovanza senza presentarsi in chiesa.
notai nel cartolaro di viaggio, sottolineandone in lin- Se sian persuase dal paroco a doveri religiosi anderan-
gua comune il senso: no alla messa dell’aurora per tutto il tempo del lutto
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rigoroso, che è assai lungo; e poscia andando a chiaro queste prime lettere. I fanciulli che attualmente con-
giorno si adagieranno nella parte più oscura o tra le corrono alle scuole, appena saranno 280, governati da
altre vedove a piangere e sospirare tra esse. Quando 24 maestri.
seppellivansi i defunti dentro la chiesa andavan le fi- Il concorso finora è stato poco numeroso, e per-
glie, le vedove, e le madri, a sedersi sopra la pietra che ché i padri non si curavano di mandarli, e perché i
copriva i cari estinti; ed era una scena di pietà udire i figli prendeano orrore ai precettori, i quali, non
singulti mal repressi, i sonori sospiri, e vederle inchina- ostante che per volontà sovrana siano state proibite
te a baciar il marmo, e bagnarlo di abbondantissime le battiture, continuano non pertanto a battere, e
lagrime. Tanto fortemente quest’anime sentono gli af- quando son di mal umore, e cadono nell’impazien-
fetti! Finché il duolo è recente, e non è trascorso l’anno za, spiegano una feroce brutalità percuotendo quei
dal giorno del decesso, le desolate vanno avvolte in un teneri, come userebbero governando bestie da soma,
lunghissimo manto bruno, con strascico, e così ten- talvolta con effusione di sangue, e con lesione di
gonsi serrato il volto, che al medesimo intieramente qualche membro. Questa barbarie ricorda quei tem-
nascosto agli altri appena resti uno spiraglio per la vi- pi non lontani dalla nostra memoria, quando la
sta. Se non passino a seconde nozze cotanta tristezza maggior fatica de’ maestri era in flagellare i loro di-
non ha più fine. scepoli, e questi, o i loro padri, erano costretti a re-
La mestizia de’ vedovi si fa più tetra in certi gior- primere l’impeto de’ furiosi con i modi più terribili.
ni. In quello che è cinquantesimo si rinnovano i ge- Ginnasio. Dopo restaurata la diocesi, essendosi
miti, e si ridesta il dolore del compianto tutti gli an- dovuto formare un piccolo seminario per la istruzio-
ni, quando ricorre il giorno che fu estremo della vita ne di quelli, che aspirano all’onore del sacerdozio, si
dell’amato, e quelli che furono già lietissimi, l’anni- ordinava insieme con la scuola di teologia l’insegna-
versario del matrimonio e l’onomastico del defunto. mento della grammatica latina, alla quale furono
Un pianto solenne si fa pure nella commemorazione ammessi coloro che vollero dedicarsi agli studi. Il
de’ defunti. Nel vespro e nella mattina si va a lagri- numero di questi studenti non oltrepassa i 50. Que-
mare e pregare sopra la tomba, e sulla medesima si sta istruzione sarebbe di maggiori e migliori effetti se
chiamano i sacerdoti a dire il suffragio. Nella notte fosse raccomandata a quei religiosi, che per istituto
concorrono i parenti e gli amici a una cena mestissi- particolare studiano all’erudimento della gioventù
ma per il lugubre silenzio, e per il luttuosissimo pia- nelle lettere e nella pietà. Le cose sono in tali condi-
gnisteo con cui termina. zioni, che in qualunque supposizione la loro opera
Nozze. Anche tra questi provinciali valgono ne’ sarà sempre più fruttuosa.
matrimoni quegli usi, che si notarono tra gli abitatori Istruzione per le fanciulle. Anche queste come quelli
di altre regioni sarde. La fanciulla porta in pompa so- dell’altro sesso dovrebbero essere nello spirito e nel
lenne alla casa nuziale tutti i mobili; e lo sposo dee cuore formate con una saggia e religiosa educazione,
avere i mezzi certi della sussistenza: se contadino pos- ed erudite nelle arti femminili e nelle opere domesti-
seder un giogo, e non mancare di alcuno degli stro- che, che una madre di famiglia dee ben conoscere. Ho
menti necessarii per l’agricoltura; se pastore un certo detto altrove, che alcuni parrochi sardi han veduto la
numero di capi di bestiame; se meccanico conoscer necessità di questa istruzione, e l’hanno stabilita con
l’arte. Nel ritorno dalla benedizione suole la coppia proprio dispendio, dispendio però ben tenue, giacché
novella mentre tra la festiva compagnia delle due pa- non sopravanza le 100 lire nuove: ed ora ripeto un’al-
rentele, e degli amici, va nella propria casa, essere tra volta i miei voti perché questi ottimi esempi siano
onorata da tutti con li più felici augurii, mentre si imitati; e insieme perché in bene di que’ bambini, che
versano sopra essi grosse pugnate di varie granaglie le povere madri sono costrette portarsi ne’ campi, e la-
mescolate con sale, e si spargono scelti fiori. sciare deposti sulle ardenti zolle per proseguire i mieti-
Istruzione pubblica. Le scuole primarie, che il Go- tori, e raccogliere le spighe neglette, vogliano i rettori
verno volle con saggio consiglio istituire, furono in delle parrocchie, almeno per quel tempo, incaricare al-
molti luoghi, come consta da lunga esperienza, sterili cune donne pie, le quali non mancano tra le vedove,
de’ buoni effetti, che si erano sperati. In alcuni paesi di custodire quei teneri, ed ove siano in età idonea ad
restarono chiuse molti anni; in altri non si osservaro- apprender qualche cosa, di instillare ne’ loro animi le
no le prescritte regole, e le lezioni si sospendevano, o primarie verità cristiane, e di imprimere ne’ cuori il
si davano secondo il capriccio, o l’arbitrio de’ mae- sentimento della giustizia, che premia e che punisce,
stri; e là dove parea vedere maggior diligenza, furono principio supremo della buona morale.
omesse le prescritte utili dottrine, e iniziati i fanciulli Dopo che in tante parti d’Europa sono da molto
negli elementi della grammatica latina. Avvenne da stabilite quelle femmine religiose, che travagliano al
ciò che i gramaticuzzi tenendosi da più che non fos- bene de’ loro fratelli, o servendo gli ammalati, o dan-
sero non volevano dedicarsi all’agricoltura, od a’ me- do alle fanciulle una cristiana e civile educazione, ap-
stieri, e che gli altri sian usciti dall’insegnamento sen- pena in un sol luogo della Sardegna in Oristano, e
za la conveniente istruzione. non da molto sono conosciute le Madri pie. Veramen-
In tutta la provincia potrai trovare persone, che te deve maravigliarsi di tanta negligenza chi conosce
sappian leggere e scrivere non più di 900, delle quali la religiosità de’ sardi, e quanto essi contribuissero in
però neppure il quarto devon all’erudimento primario altri tempi alla fondazione de’ molti monasteri di
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femmine dedicate alla vita contemplativa, che vedonsi la fraternità adempirà a quel che portano i suoi dove-
ancora sussistere. Ma l’esempio dell’ottimo arcivesco- ri, e la giustizia farà valere il diritto de’ poveri. Con
vo di Arborea monsig. Bua spero sarà imitato dagli al- fondi non grandi si potrebbe aver l’opera di quegli
tri capi di diocesi, perché nelle medesime si possa ave- uomini pii, che per religione curano gli ammalati; e si
re il vantaggio preziosissimo della educazione delle potrebbe aver pure l’opera di quelle pie donne, che
fanciulle. I mezzi certamente non mancan loro pe’ sono dedicate agli ufficii di carità verso i languenti.
considerevoli redditi, che hanno dalle ubertosissime Non sarebbe necessità né di grandi né di molti stabili-
diocesi; e quelli, ai quali non fosse abbastanza, trove- menti, ma basterebbe provvedere le cose necessarie,
rebbero persone magnanime, che volentieri contri- almeno ne’ due principali dipartimenti, presso la resi-
buissero ad un’opera di somma utilità, opera eminente- denza del medico e del chirurgo distrettuale. Quindi
mente cristiana e civile. Il clero sardo, che in molte cose sarebbe secondo la giustizia sociale che a’ poveri di
ben meritò de’ popoli, meriterà anche in quest’altra, ed ciascun paese fossero somministrate le medicine con-
avrà onore del bene che nascerà dalla istituzione di co- venienti gratuitamente.
teste società religiose, che uniscono all’orazione l’opera, Agricoltura. Questa provincia, lodata da tutti sicco-
e che studiando alla perfezione del proprio spirito, stu- me una delle regioni più feraci della opima Sardegna,
diano al bene del prossimo nel modo più efficace, for- è veramente degnissima di tanta lode. Mentre dalla
mando ottime figlie, spose e madri, e preparando sag- felice sua esposizione ai raggi fecondatori del sole
gie e illuminate educatrici alla futura generazione. Se orientale, e dagli abbondanti vapori del Tirreno, che il
le donne fanno i costumi e la religione, con quanto levante accumula nella sua atmosfera, le viene una
studio deve curarsi la loro educazione? maravigliosa attitudine alla vegetazione; dalla differen-
Istituzioni di beneficenza. In tutta questa provincia za de’ terreni, dove per la varia loro natura, dove per
non occorre forse a notare altra opera siffatta dopo il la maggior influenza del calore, e dove per la disugua-
legato di Donna Francesca Sulis, vedova di D. Pietro le quantità degli umori, è accomodata ad una svaria-
Sanna reggente del supremo in Torino, la quale ordi- tissima produzione; ed in certi siti sarebbe pure una
nava che il reddito dei beni proprii in Muravera si di- vera idoneità alla educazione di alcuni preziosi vegeta-
stribuisse a’ poveri del luogo. Il testamento fu annulla- bili orientali ed equatoriali, e potrebbe un’arte illumi-
to, ma la coscienza riclamando ebbe in fine il suo nata ottenere quei frutti, che conviene ricercare con
pieno effetto: e siccome erano già in deposito molte una lunghissima navigazione. Ma non sempre saran-
annualità, dopo il decesso della testatrice, fu provvido no negletti questi vantaggi, e giacerà inerte e infrut-
consiglio di fornire con quel danaro i poveri agricolto- tuosa una potenza così generativa, se l’agronomia, al
ri di un giogo; imperocché gli oziosi poterono lavora- cui sviluppo son rivolte le cure del governo, ed è di-
re, e gli indigenti procurarsi il vitto. E qui occorrendo retta l’opera della R. Società agraria ed economica di
di lodare l’opera caritatevole del prebendato del luogo Cagliari, vinca i pregiudizi, che molti ancora sussisto-
non la trapasserò. Egli cedea in favore degli stessi po- no contro le riforme rurali, ed alle poche tradizioni
veri contadini la decima de’ vitelli, che valeano dalle 5 aggiunga le dottrine de’ più celebri sperimentatori.
alle 7 lire nuove per capo; e con questo tenue dispen- I terreni di questa provincia si possono distingue-
dio faceva un gran bene a’ miseri, il quale poi ritorna- re in montani, collini, vallivi, maremmani.
va in suo gran vantaggio, come avvenne a tutti gli al- Ne’ primi crescono in corpo gigantesco i grandi ve-
tri parochi, che han procurato di ajutare i poveri: già getabili, dai quali si può avere un copiosissimo ali-
che come questi sorgevano in buono stato, veniva ad mento agli armenti porcini, ed un ottimo materiale
essi il centuplo delle loro largizioni nelle aumentate per la costruzione delle navi del governo e del com-
decime, e la benedizione de’ popoli. mercio: ne’ collini vegeta rigogliosa la vite come nelle
Dopo che fu rinvalidata per la religione dell’erede regioni più vinifere, lussureggia l’olivastro in uno svi-
la volontà della pia sunnominata signora i poveri del luppo maraviglioso, e nasce tanta varietà di fruttiferi,
luogo hanno una limosina annuale o in danaro o in quanta ne’ climi più felici: nei vallivi vengono felice-
frumento, ed una porzione va assegnata in premio mente le piante ortensi, gli agrumi, e quei cereali e
alle fanciulle che studiano a conoscere bene la dot- fruttiferi, che sono più bibaci: ne’ maremmani, se co-
trina cristiana, e ne danno un saggio. perti di terra vegetale, e umorosi, le stesse specie de’
Finora non è un luogo di carità, dove gli ammalati terreni vallivi, se sabbiosi e ghiajosi quelle dei collini.
vadano a essere curati nelle loro infermità; e però Grandi spazi, ne’ quali ristagnano le inondazioni, re-
molti devon giacere sopra la stuoja senza assistenza, stano incolti principalmente nelle maremme meridio-
senza rimedio, e perire per tali malattie, contro le qua- nali; e resta però inoperosa una terra, che per una ben
li, confortata da piccoli soccorsi dell’arte, avrebbe la disegnata canalizzazione diventerebbe fruttuosissima,
natura felicemente operato per lo ristabilimento della e cesserebbe di essere quel funestissimo elaboratorio,
salute. Che dovrà dirsi di tanta indifferenza verso i che sperimentasi, di micidiali miasmi.
languenti fratelli? Che di quelli che avrebbero dovuto Cereali. L’orzo germina in moltiplice stelo ne’ mon-
applicare a queste opere di misericordia i pingui patri- ti, ne’ colli, e ne’ piani; il frumento ne’ luoghi diste-
monii, de’ quali una retta coscienza vietava altamente si, e ne’ terreni pingui per il sedimento delle alluvio-
di disporre in benefizio dei nipoti per accrescere e far ni, che spargonsi ampiamente nella ridondanza de’
più bella la loro fortuna? Ma vengono tempi migliori; fiumi.
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La moltiplicazione de’ semi ordinariamente e co- se gli animali selvatici non vi vadano a pascolo, e se i
munemente non supera l’8 per il frumento, e il 20 pastori, che sono il peggior de’ flagelli, ne tengano lon-
per l’orzo. Se non paja corrispondere alla gran virtù tane le greggie e gli armenti.
produttiva, che abbiamo predicata, ciò non è perché La bontà de’ grani è varia, e dipendente or dalla
quella potenza sia minore, ma solamente per infelici qualità del terreno, ed ora dalle influenze atmosferi-
accidentalità, per difetto d’arte, per malignità degli che: generalmente però sono pregiati nel commercio.
uomini, per disfavor del cielo. Spesso il cielo persiste In altri tempi seminavasi nelle regioni di questa
in una troppo lunga serenità contro i voti degli agri- provincia più d’orzo che di frumento; or, se facciasi
coltori, e le nubi non inaffiano i campi, che nessuna, eccezione di alcuni paesi di montagna, dove il suolo
o poche volte nel marzo e nell’aprile, donde deve ac- è più idoneo all’orzo che al frumento, la coltura di
cadere, che mancando il nutrimento alle radici, i ger- questo è più ampia, e pare che abbia a distendersi a
mogli non si sviluppino, e le spighe spuntino meschi- più larghi termini. Le condizioni migliorarono: dal
ne; mentre, se cadano opportune le pioggie, cresce pane di ghianda, che nelle regioni montuose era co-
densissima la selva, levandosi tanto da sopravanzar mune, si passò al pane d’orzo; e nato poscia in quelli
l’uomo in sella, e biondeggiano le più belle spighe che sono più agiati il disgusto dell’orzo, si volle il
sotto il sole di maggio e giugno, stridulamente flut- bianco pane della farina del frumento.
tuando ai venti. Ma non è raro infortunio, che nella La messe è in molti luoghi ritardata per mancanza
fioritura stendasi sopra i campi una venefica nebbia, e di operari; donde è una gran perdita per il continuo
faccia abortire le feconde piante con gravissima ango- sgocciolamento de’ grani dalle aride spighe alle scos-
scia de’ cultori, ai quali non resta nell’aja altro, che la se del vento. E debbesi indicare un’altra perdita, che
paglia. Dolenti e queruli per tali disastri, che arrivano fanno i coloni quando seminano in regioni molto
a varii intervalli, non si avvisano gl’ignari delle perpe- distanti dal paese, giacché vedendo che la spesa del
tue cause della poca fruttificazione, quali sono la im- trasporto sorpasserebbe il valore del carico, debbono
perfezione e mancanza degl’istromenti, la non saggia abbandonar sull’aja quasiché tutta la paglia. Così man-
scelta delle terre, la negligenza di molte necessarie ca ai giumenti e a’ buoi nelle giornate invernali un
operazioni, e la nessuna vigilanza sopra i loro lavori, supplemento allo scemato pascolo.
perché non patiscano dalla barbarie egoistica de’ pa- La seminagione de’ legumi non è tanto distesa,
stori. Vedasi l’aratro con gli altri utensili rurali, e sarà quanto consentirebbe la frequente opportunità de’
riconosciuta la loro insufficienza all’uopo. Quanti so- luoghi. Il lino si semina in quella quantità, che ri-
no fra’ più periti, che dalla sola inspezione sappiano sponde ai soli bisogni domestici. Il frutto de’ legumi
intendere a che sia idoneo un terreno, e ben conosca- è copiosissimo, e il lino suol dare doppia la semenza,
no la varia natura de’ siti, senza lunghe, e spesso infe- e 120 libbre di fibra per ogni starello. Il canape viene
lici esperienze? Quanti sanno quel, che gioverebbe ai assai bello, ma poco curasi la sua cultura, e potendo
loro interessi? Sebbene debba io confessare, che questa far e vendere corde, amano piuttosto di comperarle.
negligenza non è dalla infingardaggine, della quale in- Orticultura. Nelle valli irrigue è di una prosperità
giustamente li accusano persone mal informate, ma sorprendente, ma ristretta finora a pochi generi. Essa
piuttosto dalla ignoranza dell’arte, dalla troppa lonta- è esercitata in una estensione di terreno non maggiore
nanza delle terre, e talvolta dagl’impedimenti, che nel- di starelli 1548, così ripartiti, che ne siano compresi
la stagione invernale oppongono i fiumi, chiudendo 416 nel distretto di Lanusei; 490 in quello di Barì;
le vie, e facendo retrocedere i coltivatori alle loro case 456 in quel di Villapuzzo; e 158 in quello di Trièi. La
per oziarvi loro malgrado. Quali sono i lavori de’ sar- coltivazione della meliga e delle patate va crescendo.
rabesi quando devono seminare nelle regioni meridio- La meliga, comecché mal coltivata, rende spesso il
nali della gran landa di Castiadas, in luogo deserto, e centuplo, e la patata fruttifica mirabilmente; per i
disagiato e remoto dalle loro case le sei od otto ore? quali mezzi di sussistenza più facile la popolazione
Insofferenti delle privazioni e delle inclemenze atmo- dovrà quanto prima venire in un aumento notabilis-
sferiche, dalle quali mal si riparano nelle capanne mal simo. Gli umidi amplissimi campi di Villamaggiore,
costrutte, devono precipitare i lavori; e sparso il seme dove serpeggia e si diffonde l’acqua di due fiumi,
affrettansi a ritornare al paese, lasciando le loro spe- producono già a Mureresi gran copia di granone; e
ranze all’arbitrio de’ pastori, e principalmente de’ vil- questa raccolta potrebbe crescere al centuplo se la se-
lamannesi, che non si fan coscienza di tosare i semi- minagione si allargasse, quanto permette il terreno,
nati, e conculcarli senza alcun rispetto. ed occupasse pure la feconda tuerra del Liuro.
Dopo notata la qualità media della produzione, no- In questi e consimili siti, così nella regione Oglia-
terò quella, che ammirasi in alcune terre, ne’ campi strina, come nel Sarrabese, è tanta la prosperità, che
culti con molta intelligenza, ne’ siti impinguati dal udita stimisi immoderata esagerazione, e veduta cagio-
concime delle mandre, ne’ luoghi dissodati, e sparsi ni meraviglia. I melloni sono mostruosi, le cipolle pe-
dalla cenere delle recise macchie, che li ingombravano. sano le sei e più libbre, le zucche gonfiansi a pallone, e
Ivi la semenza si moltiplica sopra il 50 e il 100, se sia- sorpassano le due cantare, non di molto minori le deli-
no favorevoli tutte le condizioni, e voglio dire, se le ziose angurie, e simili altri eccessi di vegetazione.
pioggie cadano tempestive, se le nebbie non nuocano Vigne. Sono queste la principal sorgente del lucro
alle fiorenti spighe, se i venti secondino l’ingranimento, di questi provinciali. Il sole opera sugli aprichi lor
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poggi con tutta sua virtù a maturare i succhi de’ hanno tanta soavità, che non sia gustata altrettanta
grandi grappoli che incurvano i pampini; ed una in altri luoghi del regno.
semplicissima operazione dà i vini più pregievoli al Le specie più largamente sparse sono ulivi, mandor-
commercio. li, ciriegi, castagni, noci, pomi, e agrumi. Gli aranci e
Le viti delle uve bianche sono nelle seguenti varie- cedri non sono più belli nella Vega di Milis, e non pro-
tà; malvasia, arista, retagliau, vernaccia, farnaccina, ducono frutti di maggior bontà. Aggiungasi a questo la
moscatello, moscatellone, nuràgus, uva d’angeli, coierbei, precocità della maturazione, essendo il succo delle
albacanna, albicella, albumannu, albaparadu, corniola, arancie ogliastrine e sarrabesi già perfetto, quando nelle
culpunto, calabresa, bisini, molle, titiaca, altrimenti tri- piante milesi non è ancora ben elaborato. La coltivazio-
ga, o apesorgia, galopo: quelle dell’uve nere son dette, ne di queste specie è antica in questa regione orientale,
cannonao, girò, muristello, altrimenti merdolino, aman- e già bene stabilita dopo la metà del secolo XVI, se il
tosu, occhio di bue, bonengia, nieddamanna, niedda- Fara nella sua Corografia dovette lodarla. Queste pian-
carta, borgio, rosa, titiaca nera, e alcune altre maniere te si moltiplicano per propaggini (a casiddadas). Il ra-
meno frequenti. Il cannonao e il nuragus sono le pre- mo, se fu ben preparato, mette presto radici nel bugno,
dominanti. e queste si sviluppano bene se la terra pensile sia umet-
Mangiasi il galopo, il girò, la nieddacarta, la cala- tata tempestivamente. Vedesi spesso ne’ giardini un
bresa, il muristello, la triga bianca e nera, l’albicella gran numero di piante, tutte provenute da una pianta
che è leggierissima, la rosa che è la più comune delle madre, le quali in due anni, tanto è benigna la natura
uve pensili, o di pergola, l’amantosu che è molto del suolo! ingrandiscono più che altre altrove in un de-
gradita e leggera. La triga si conserva fresca tutto cennio. La quantità de’ frutti è sorprendente, ed è bello
l’anno, il galopo, e l’albumannu si fa appassire. veder le frondi che sembrano tanti grappoli, aggrup-
Il vino comune si fa generalmente col cannonao, la pandosi in alcune fino 30 arancie. I limoni sono più
vernaccia, la farnaccina, il nuragus e le uve moscatelle. generativi, e si vedranno alberi non più che bilustri, da’
Tra i vini dell’Ogliastra pregievoli per la sostanza, cui rami per troppo peso incurvati al suolo pendono
per la soavità, e per altre ragioni di bontà, quei di fin 800 frutti. Il lusso della vegetazione dovria parere
Lanusei e di Ilbono si stimano di superior bontà; maraviglioso a quelli che solo nelle serre videro queste
quindi quei di Gairo, sotto essi quei di Jerzu, Ulassai piante nane, e infelicissime. I rami si intrecciano, si ad-
e Osini, in ultimo gli altri. Nel commercio i gairesi densa il bosco, e stendesi un’ombra, che in molte parti
ribassano il 15 per 100 in paragone con i vini di La- è fitta, in altre interrotta da tremoli lumi. Nel tempo
nusei e Ilbono, gli altri il 40 e il 50. della fioritura la terra biancheggia, e pare coperta di un
L’ordinaria quantità della vendemmia è di carra- velo; l’aria s’imbalsama da un soavissimo profumo, e i
telli 5680, che contengono quartare 1,704,000, ri- zeffiri lo diffondono a grandi distanze. Questa specie è
sultanti dalle parziali di carratelli 1850, o quartara assai moltiplicata nell’amenissima vallata della Foràda,
555,000, nel distretto di Lanusei; di carr. 1500, o e ne’ piani della Ogliastra, principalmente a Tortolì. Il
quart. 450,000, nel distretto di Barì; di carr. 1550, o profitto pel proprietario si calcola d’una lira nuova per
quart. 465,000, nel distretto di Villapuzzo; e di carr. albero, tra grandi e piccoli; se pongasi la quantità me-
780, o quart. 234,000, nel distretto di Trièi. dia di 100 frutti per individuo, che è il termine più
Di tutto questo mosto la metà si beve nel paese, basso, che solo si verifica dopo nebbie o brinate fune-
un decimo si cuoce nelle caldaje per farne la sappa, ste, non crescendo più che d’un’altra metà il guadagno,
che è un articolo necessario di provvista nelle fami- se suppongasi la media di 400.
glie, un altro decimo si brucia ne’ lambicchi per ac- Olivi. Più proficui degli agrumi sono questi alberi
quavite, e il rimanente si pone in commercio, e ven- per il maggior lucro che se ne ritrae; anzi sarebbe que-
desi o agli altri dipartimenti del regno, o all’estero, sto articolo più lucrativo di quello del vino, se si fosse-
come poi si dirà. ro questi provinciali più studiosamente adoperati a in-
Il terreno occupato da’ vigneti è eguale a starelli gentilire la specie silvestre, che in tanto numero, quanto
15,009 nel seguente ripartimento, pel distretto di La- già accennammo, sono sparse per tutte le regioni; a
nusei starelli 4,950; per quello di Barì 4,110; per quel- che avrebber dovuto eccitare i maggiori proprietari gli
lo di Villapuzzo 4,140; e per quello di Trièi 1,709. onori, che i Sovrani han promesso a quelli che si ap-
Fruttiferi. La coltivazione de’ medesimi è fatta plicassero alla loro cultura. Ma già vedonsi non pochi
con tutta diligenza, e se non sia considerato Ursulè e che si preparano un tanto vantaggio innestando gli
qualche altro paese, i predii intorno al comune, le olivastri che sono ne’ loro predii, e trasportando ne’
valli e i seni, sono alberati di tanta moltitudine di medesimi da’ luoghi incolti quelle piante minori che
fruttiferi, che sia difficilmente calcolabile. Vedonsi possono svellere. Forse in tutta la provincia si hanno
tutte le specie comuni nella Sardegna, e moltissime già olivi fruttiferi 150 mila, che quindi a pochi anni
varietà. La vegetazione è in uno sviluppo maraviglio- potranno crescere a più d’un milione, se non langui-
so, per grossezza di tronchi, moltiplicità di rami, e sca quel fervore, che or vediam operante.
generazione di frutti, la quale è sempre copiosissima, Gelsi. Alla coltura degli olivi dovrebbesi aggiungere
se il gelo notturno non li offenda, la nebbia non li quella de’ gelsi per la educazione de’ filugelli. Il clima
faccia invizzire, e i venti furiosi non li svelgano in è ottimo per siffatta industria, e le donne si farebbero
fiore, o ancora acerbi. Quando essi sieno ben maturi gran pro se occupassero parte della primavera nelle
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cure gentili del setificio. In Ursulè sono non pochi diede l’esempio d’una particolar società imprestando i
gelsi bianchi, e la loro prosperità dimostra favorevole gioghi e i grani per la seminagione e per il vitto, e poi
alla specie anche il clima della montagna. L’esempio del residuo del frutto, scemato della decima e dell’im-
de’ signori cagliaritani, che con tutta diligenza atten- prestito, cedendo una metà con la paglia al lavoratore,
dono a questa novella industria, certa speranza di ric- e l’altra accumulando in un monte per consimili asso-
chezze maggiori che le finora ottenute dall’agraria, e ciazioni negli altri anni.
dalla pastorizia, moverà alla imitazione i ricchi pro- Chiudende. La parte del territorio, che dopo l’editto
prietarii ogliastrini e sarrabesi; e se mai l’esempio non relativo, fu circondata di fossa, muro, o siepe, è una
abbia tanta forza, li persuaderà certamente la vista de’ piccolissima sua frazione. La predominanza de’ pastori
grandi profitti che si otterranno. vietava a’ proprietari di goder que’ vantaggi, che si go-
Siepi. I giardini soglion circoncingersi di rovi, sarpe, derono da altri in condizioni migliori, temendo essi
sambuchi, sorgiaghe, fichi, prunastri, canne, ed altre con ragione che per li maleficii di quei prepotenti
specie. Le canne vegetando elevano un sicuro riparo non solo mancasse ogni utile, ma andassero perdute
contro a’ venti freddi, e tagliate producono un lucro le somme impiegate. Siccome però cotanta audacia
vendendosi a fasci, o a formare il piano de’ tetti, o a far va di giorno in giorno comprimendosi per la forza
stuoje per i granai, e ad altri usi. Quelle che si lasciano del governo, però sarà che fra poco vedasi chiusa e
giungere all’intero sviluppo sorgono alte, e ingrossano ben coltivata una gran parte del territorio.
tanto, che non sia rara la circonferenza di metri 0,20. Ripartizione delle terre comunali. Quest’operazio-
Moddizzi (il lentisco). L’olio che estraesi dalle bac- ne è già stata fatta in alcuni luoghi, incominciata in
che di questa pianta comunissima si può a termine altri; e non iscorrerà gran tempo, che sarà in tutte
medio calcolare a 20 mila quartare: e potrebbe cotesta parti terminata. Spiace però la negligenza di molti a
quantità facilmente triplicarsi se si potessero raccoglie- cominciar la chiusura e la cultura, e che pochi si vo-
re tutti i frutti, la cui copia negli anni di ubertà è im- gliano contentare de’ rispettivi lotti, sdegnati con la
mensa, non ostante che gli animali ne voglian circa sorte, ché non abbia dato loro quei terreni che desi-
due terzi per proprio nutrimento. Il processo dell’ope- deravano, desiderati pure da molti altri.
razione è semplicissimo. Le bacche versate nella caldaja Monti di soccorso. Siffatta istituzione, per la quale
bollente e poi chiuse in un sacco si pestano in una va- l’agricoltura sarda crescea, e forse del triplo di quello
schetta. Il sugo si sovrappone al fuoco, e quando do- che era, fu sempre riguardata dal governo con molta
po l’ebullizione sia precipitata la materia crassa levasi cura, sostenuta, e con saggi provvedimenti protetta.
l’olio, e dassi a’ majali ed alle galline la polpaccia (sa Ma siccome già erano invalsi de’ vizi nell’amministra-
scerfa). In anno ubertoso si può fare in ciascun paese zione per la poca vigilanza de’ censori, però si riordi-
dalle tre alle sei mila quartare. Una gran parte vendesi nava non ha guari in miglior modo e si ponea soprav-
a’ campidanesi o in quella misura, o nel suo quarto, veditore ai ministri subalterni una persona di tutta
che dicono congiali. Il prezzo varia dalle lire nuove idoneità, per le cure della quale vedrassi rifiorir questa
1.50 alle 3.50. Quando quest’olio debbasi usare per i azienda, e avrannosi da’ suoi frutti i mezzi agli impor-
cibi si rimette sul fuoco, perché perda la sua crudezza. tantissimi prestabiliti miglioramenti. Finora si è bada-
Esso è pesante a stomachi non assuefatti. to poco ad allargare il fondo nummario proporziona-
Insegnamento agrario. Questo è ristretto alle prin- tamente a’ bisogni de’ poveri contadini, e si può dire
cipalissime nozioni e massime agronomiche, che il sia stata questa parte meno considerata; ma quindi si
governo ordinava spiegarsi a’ fanciulli nelle scuole studierà a radunar tanto denaro, che sia abbastanza
primarie; e basterebbe nelle attuali condizioni se si per gli imprestiti de’ quali abbisognano i coloni nel
facesse. E sarebbesi fatto se non occupasse i maestri tempo della messe; e si provvederà per liberarli al più
quella ridicola mania di voler iniziare ne’ principii presto da quegli usurai, che fanno speculazioni sopra
della grammatica latina i fanciulli, i quali, non che le angustie de’ miseri, e per sottrarli a quei commessi
sappian leggere bene, non possono ancora profferir di negozio che duri negano far alcuna anticipata, se
intere e sincere le parole. Verrà poi tempo a istituzio- prima non li abbiano obbligati a vender i loro frutti
ni più grandi; e secondo i desideri di quanti vorrian sull’aja al prezzo che essi fissarono. E sarebbe pure ot-
vedere l’agricoltura sarda in quella estensione, alla timo provvedimento se si estendesse a tutti i comuni
quale può giungere, si stabiliranno nelle provincie le quella pratica che con annuenza del governo si è in-
scuole pratiche d’agricoltura, e si farà il tirocinio del- trodotta in alcuni luoghi, di versare nel monte sopra
la medesima ne’ poderi modelli. Lo stabilimento sa- la solita usura un altro imbuto a formar con esso un
rà certamente costoso; ma dopo alcuni anni gli ab- fondo per le contrade del paese, le strade vicinali e i
bondevoli suoi prodotti daranno molto più de’ frutti ponti delle medesime. Questa contribuzione non sa-
del capitale impiegato, sì che abbiasi il necessario per rebbe gravosa a nessuno per la sua tenuità, e produr-
gli stipendii al professore ed agli inservienti, per le rebbe vantaggi e comodi desideratissimi.
spese della manutenzione, e per gli esperimenti. Censorato diocesano. La giunta per l’amministra-
Società agrarie. Molti proprietarii danno a’ poveri zione dei monti di soccorso della diocesi Ogliastrina
contadini il seme, il giogo, il terreno, e poi pagando la è stabilita in Tortolì. Essa componesi del vescovo, di
metà delle spese per la messe e trebbiatura, ricevono il alcuni altri ecclesiastici, del sindaco del luogo e del
terzo del frutto assoluto. Il prebendato di Muravera censor diocesano.
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Lanusei 700

Barrancelli. Questi, che per la somma pagata loro Prospetto agrario. A poter vedere a uno sguardo le
dai proprietari, dovrebbero invigilare perché essi nei principali cose dell’agricoltura di questa provincia,
beni consegnati, o denunziati, come dicesi volgarmen- eccoti un quadro della seminagione de’ varii generi
te, non patissero alcun detrimento, niente curando del cereali, della superficie de’ predi per vigne, orti e giar-
proprio ufficio, lasciano il comodo ai pastori ed ai ladri dini, e della dotazione de’ monti granatici e numma-
di togliere, o guastare l’altrui, e cavillosamente ripu- rii [vedi Tab. 2].
gnando alla pattuita riparazione dei danni, non mai, o Commercio. Gli articoli comuni sono vini, cereali,
di rado, e non pienamente, prestano l’indennità do- e frutta, i prodotti della pastorizia, della caccia, della
mandata. Questo servigio, che fatto secondo le regole, pesca, e alcune opere di industria.
era grave e pericoloso, e però scansato da molti, ormai La quantità superflua del vino si computa annual-
si supplica, ed amasi, perché in esso è il privilegio del mente di carratelli 1704, che sono quartare 511,200,
porto d’arme, che è cosa molto cara ad alcuni, si ha di- e possono produrre ll. n. 135,300. Vendesi a’ nego-
ritto a parte di quello che i possessori pagano per le de- zianti di Genova, dell’Elba, della Maddalena, e quel
nunzie, e si hanno altri vantaggi, tra i quali riferisce al- che resta si trasporta in otri nella Barbagia, dove quei
cuno la comodità di poter partecipare delle cose altrui popoli lo comprano volentieri, gradendo poco i loro
senza timore di sorpresa. Così un’istituzione, della qua- vinetti bruschi, siccome quelli che vengono da terre
le tutti si lodano quando sieno scelte all’ufficio persone mal esposte e fredde. I genovesi fanno pe’ loro com-
probe, torna solamente di giovamento de’ barrancelli messi la compra de’ vini tra il maggio e il settembre.
quando i prescelti abbiano qualità contrarie. Da’ cereali, de’ quali spesso abbonda il Sarrabus e la

TABELLA 2
Comuni Seminagione Superf. quadr. Dot. de’ monti in
grano orzo legumi lino vigne orti grano ll. sarde
LANUSEI star. 550 350 100 40 1050 50 200 750
Arzana 230 230 50 20 300 12 200 250
Elini 60 70 20 15 300 18 50 175
Gairo 320 170 100 35 750 100 200 500
Ilbono 300 200 80 30 900 80 100 250
Osini 160 100 75 20 300 30 70 250
Tortolì 500 400 150 70 1200 120 200 2500
Villagrande 80 70 10 10 150 6 50 300
Totali 2200 1590 585 240 4950 416 1070 4975

BARÌ 400 300 300 60 1260 150 700 1750


Jerzu 900 420 60 50 900 115 300 750
Loceri 400 200 100 25 600 60 350 250
Tertenia 400 200 200 50 1050 125 600 1200
Ulassai 350 270 45 16 300 40 375 300
Totali 2450 1390 705 201 4110 490 2325 4250

VILLAPUTZU 800 400 125 100 1440 160 1000 750


Muravera 850 450 240 120 1290 130 1200 2500
Foghesu 300 300 50 25 330 16 260 500
Sanvito 1000 500 300 160 1080 150 800 1850
Totali 2950 1650 715 405 4140 456 3260 5600

TRIÈI 100 90 40 10 600 10 60 250


Baunei
Ardali }
100 150 70 14 690 40 250 1000
Girasol 300 50 60 20 75 50 200 400
Lotzorai
Donnigala }
400 60 250 25 330 75 300 250
Talana 70 50 12 6 16 6 40 100
V. N. Strisaile 20 35 10 2 2 1 – –
Ursulè 50 100 – – 6 4 100 300
Totali 1040 535 442 77 1619 186 950 2300
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701 Lanusei

maremma ogliastrina, e si può determinare un super- attuale fosse una depravazione dell’antica Sulci, capo
fluo medio di starelli 5000 in frumento, orzo e legu- luogo de’ popoli Sulcitani orientali, ricordati da To-
mi, si lucreranno in anni di ubertà ll. n. 30000. lommeo tra le insigni tribù della Sardegna. L’altra
Dalle frutta, segnatamente de’ mandorli, degli agru- stazione era a’ Porticesi dopo M. P. XXIV, e si deter-
mi e degli olivi che si possono esitare, altre ll. 40000. minò sul territorio di Tertenia. La terza a M. P. XX
Dall’olio del lentisco, altre ll. 30000. appellavasi Sarcobos, cui la gran somiglianza al Sar-
Da’ formaggi venduti (la qual quantità non è più rabus, e le misure han determinato alla regione così
che il terzo del prodotto) potranno avere i distrettuali chiamata. Il nome di Murera pare essere succeduto a
di Lanusei per cantare 4000 ll. n. 60,000, i distrettuali quell’antico; e potrebbe render più probabile questa
di Barì per cantare 1080 ll. n. 16,200, i distrettuali di opinione la gran copia delle anticaglie che vi si tro-
Villapuzzo per cantare 2800 ll. n. 42000, e i distret- varono, e altri argomenti non dubbii di una cospi-
tuali di Triei per cantare 2750 ll. n. 41250. cua popolazione antica.
I capi vivi che vendonsi per il macello, o per ser- Da questo punto la strada volgeasi al libeccio per
vigio, sono approssimativamente ne’ seguenti nume- varcare le montagne di Settifradis, e poi per Settimo
ri e rispettivi prezzi. Venderanno i lanuserini capi e Quarto giungere al suo principio in Cagliari.
8000 per ll. n. 80000; i bariesi capi 2000, i villapuz- Riguardando la Corografia di Tolommeo credet-
zesi capi 3000 per ll. 30000, i trieresi capi 4500 per tero alcuni esser esistita in questa regione la villa Su-
ll. 45000. saleo, col porto Sipicio. Ma come già si mostrò nella
Dalla vendita delle pelli e cuoja può provenire a’ succitata scrittura la villa così nominata trovavasi nel
distrettuali di Lanusei per capi di animali di pastura promontorio, o nella penisoletta di Carbonara, dove
10,000, ll. 5,000, per capi selvatici 350, ll. 700; a quei quando ne’ tempi prossimi si ristaurarono le abita-
di Barì, per capi del primo genere 6000, ll. 3000, per zioni, furon scoperte molte reliquie di tempi roma-
capi del secondo 200, ll. 400; a quei di Villapuzzo per ni. Fa meraviglia che il Fara, niente badando alle de-
capi del primo genere 4000, ll. 2000, per capi del se- terminazioni geografiche, abbia creduto questa villa
condo genere 150, ll. 300; a quelli di Trièi per capi la stessa che Suelli.
del primo genere 5000, ll. 3500, per capi del secondo Il porto Sipicio segnato da Tolommeo di gradi 0,10
genere 250, ll. 500. superiore alla foce del Sepro, che ben si conosce essere
Dagli alveari può esservi un superfluo vendibile in il Dosa, dovrebbesi indicare nella spiaggia di Chirra.
miele, per quei di Lanusei libbre 500, per quei di Ba- Ma era ivi un seno che potesse meritare il nome di
rì 400, per quei di Villapuzzo 250, per quei di Triei porto? Pertanto stimerei la latitudine minor del vero, e
200, con altrettanto rispettivamente in peso di cera, e doversi questa appellazione riferire a qualche seno ne’
con guadagno totale di lire 3000. lidi di Tertenia. E persuade ad accrescer così la latitudi-
Dall’industria in tessuti, opere meccaniche di va- ne di questo punto il rammentarmi che in quelle re-
rio genere, legne, carbone, può computarsi un pro- gioni erano i Portuesi nominati dall’itinerario.
vento di ll. 30000. Ponti. Nelle stagioni piovose è spesso impossibile,
Dalla pesca nei fiumi e negli stagni, ll. 25000. o par cimento di gran periglio, passare da una in altra
Dalla caccia di quadrupedi, e principalmente da regione per i fiumi gonfi, e mancanti di ponti, e di
quella delle grive, ll. 13200. altri sussidii, se eccettuisi il ponte di Girasol e la bar-
La complessiva de’ lucri particolareggiati rappre- ca del Dosa. I fiumicelli, che nell’estate hanno arido
sentasi da ll. 900,950. il letto, nelle stagioni invernali vedonsi orgogliosi,
Strade. Si va per la gola di Cornobue nella provin- torbidi e spumosi con rapidissima corrente, e spesso
cia di Nùoro; per quella di Taccu-Isàra nella Barba- per la incapacità dell’alveo largamente distesi in gran
gia Seùlo; per l’arco di Buddui nel Campidano; per diluvio, come se fossero fiumi reali. È gran noja di
la gola di Gennesaltu a Carbonara. dover aspettare finché ceda la intumescenza, e scor-
Queste vie di commercio sono difficilissime per ran giù l’acque; ma è poi gran danno la morte di
l’asprezza ne’ luoghi montuosi, per i fanghi invernali quegli imprudenti, che non sospettano il pericolo...
nel piano. Solo nelle parti basse e distese, e in qual- Sicurezza nei viaggi. In altri tempi era gran pericolo
che regione alla falda de’ monti, si può carreggiare; per chi andasse in queste regioni; poi l’audacia de’
in tutte le altre parti il trasporto delle derrate non si malviventi fu repressa, e quando eranvi i carabinieri
può fare, che sul dorso dei giumenti. era raro accidente che i viandanti fossero assaliti da’ la-
Strade antiche in questa provincia. Scorrea per essa dri. Anche presentemente sono rare le grassazioni ope-
la gran strada littorale orientale che partiva da Caglia- rate dagli ursuleresi, e da’ pastori. La strada di Buddùi
ri, e si terminava a Tibula, passando per Olbia. Tre è stata luogo di gran pericolo per la solitudine, e con-
stazioni erano sulla medesima in questo territorio, verrebbe perciò stabilire una popolazione. Nell’anno
una diceasi Sulci, l’altra a’ Porticesi, la terza a Sarcobo. 1831, una squadriglia di dieci uomini infestava quel
Alla stazione di Sulci andavasi (a tramontana) dalla cammino e commettea alcuni assassinamenti. Vent’an-
prossima di Viniola per M. P. (miglia romane) XXXV. ni prima eravene stata un’altra, che fuggì davanti i dra-
Nella Biblioteca sarda, dove illustravasi l’Itinerario di goni, e andò ne’ boschi del Logudoro.
Antonino, si congetturò sulla inspezione de’ luoghi Porti. Il littorale di questa provincia può dirsi ino-
prossima a Girasol, e si indicò il sospetto che il nome spitale, perché mancante di seni capaci a ricevere i
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Lanusei 702

legni del commercio: però quelli che vi approdano per Nelle stesse piazze sono due ricevitori de’ dritti
caricarsi vi restano poco sicuri, e ne’ tempi grossi cor- d’ancoraggio, che hanno subordinati gli alcaidi delle
rono gran periglio, se non possano prender il largo. torri, i quali talvolta si fanno lecite certe angarie.
I luoghi di approdo sono nella marina d’Ogliastra, i Per l’amministrazione delle dogane sono nei due
due seni che forma il promontorio di Larga-vista. luoghi suddetti due ricevitori particolari, come so-
Quello che è aperto al greco dicesi porto di Arbatax, glion dire.
che sarebbe degno di tal nome se si costruisse un ripa- Uffizio di posta. Per la corrispondenza nel regno
ro dalle onde del mar boreale: l’altro che è aperto al e fuori sono in Lanusei e Muravera due commessi.
sirocco, appellasi porto Fraìlis, in cui, quando domina I corrieri particolari de’ paesi vanno ne’ giorni stabi-
il detto vento, si versa con grandi flutti il mar Tirreno. liti e portano e prendono le lettere. Spesso per l’ab-
A questi gravi incomodi aggiungesi la malignità del- bondanza de’ fiumi le relazioni sono interrotte.
l’una ed altra spiaggia ne’ tempi estivi ed autunnali. Il Pastorizia. Or consideriamo la provincia da un al-
primo è contaminato da’ miasmi dello stagno Quigini; tro punto di vista nei rapporti pastorali [vedi Tab. 3].
il secondo è insalubre dalle esalazioni degli stagnuoli Le regioni della Ogliastra, di Cirra e del Sarrabus so-
Zaccurro ed Orri. Accade però che i legni debbano ne’ no ottime per la educazione di molto bestiame. I pa-
tempi d’infezione andare all’ancoraggio dell’isola, che scoli che produce sono abbondantissimi, e nella diversi-
dicono della Ogliastra, distante dal porto verso tramon- tà de’ climi, che in essa si distinguono, si ha il comodo
tana circa 3 miglia, ed ivi fare in molte settimane quel di poter condurre gli animali in luoghi più convenienti
caricamento, che si sarebbe potuto fare in pochi giorni. per mantenerlo in buono stato.
Nelle spiaggie del Sarrabus, il luogo destinato per Accadono pur qui le emigrazioni già altrove nota-
l’estrazione è il porto Corallo presso la foce del Do- te per l’estate e per l’inverno. Da’ luoghi più alti e
sa, in territorio di Villapuzzo, coperto dalla tramon- freddi, come viene la stagione rigida, vengon giù i
tana per una piccola prominenza, però aperto al le- pastori nelle regioni basse e calde, abbondantissime
vante e sirocco. di pascolo, dove non patiscon disagio né pure ne’
I navicelli cagliaritani hanno ancora altri punti, ne’ giorni più crudi, pecore, capre, porci, e vacche. Essi
quali prendono per la capitale legnami, carbone, mel- vi restano sino a mezza la primavera, e i caprari più
loni, angurie e frutta. Questi seni sono in S. Giusta, lungamente, donde quando cresce il calore, muojo-
Sinzias, e Feragi. no l’erbe, e mancano le acque, partendone risalgono
Negozianti. In Tortolì molti attendono al negozio, ne’ monti a’ pascoli verdi, alle fonti pure e ad una
e incettano da’ paesi della Ogliastra i varii articoli di temperatura migliore. Le maremme ogliastrine sono
commercio come fanno alcuni del Sarrabus per i piene di bestiame dal novembre all’aprile, o nelle re-
prodotti del paese, che mandano o in altra parte del gioni Sarebbesi dall’altipiano di Alussara ai piani di
regno, o all’estero. Dopo questi negozianti principali Castiadas errano i villamannesi; tutti in verità ospiti
vi sono i minori, che ne’ rispettivi paesi mercanteg- ingrati, perché poco rispettosi de’ lavori agrarii e del-
giano, o viaggiano a vendere nel regno, massime nel- l’altrui proprietà: e per questo spesso dolenti nell’ira
le feste, quelle derrate che comperarono. Quei di se- e nella rappresaglia de’ mureresi.
conda e terza classe, nella quale sono i pizzicagnoli, Scuola di veterinaria. Il bestiame è una delle prin-
talvolta sono stati accusati di mala fede, e con questa cipali parti della ricchezza di questa provincia, e però
infamia nocquero anche agli onesti. degno di tutta attenzione nelle malattie. Un professo-
Vetturali. Il trasporto delle derrate si fa ne’ luoghi re di veterinaria che avvertisse gli ignari pastori delle
piani con carri, ne’ luoghi montuosi coi giumenti. Il cose principali della igiene e de’ rimedii delle malat-
dispendio è una cosa tenuissima. Comunemente si tie, e che formasse degli allievi per istabilirne almeno
calcola il prezzo dei trasporti sulla sussistenza del- uno in ogni distretto, sarebbe una istituzione vantag-
l’uomo, e del cavallo, o del giogo; e dal piccol costo giosissima. Sono frequenti le epizoozie, nelle quali
del vitto giornaliero dell’uomo sardo, che si contenta periscono qualche volta anche i due terzi del bestia-
di poco, e dalla piccolissima spesa per la manuten- me. Si usano alcuni rimedii tradizionali, e per lo più
zione degli animali, si può dedurre quello che si dà si fanno de’ voti a’ Santi, perché il morbo, o il conta-
per uomo, e cavallo o giogo. Sopra questo fonda- gio, cessi, e la promessa, quando riguarda i buoi o i
mento il prezzo si proporziona alle diverse distanze. cavalli, è spesso di condurli nelle solenni processioni
Vi ha un gran numero di vetturali di vino, i quali de’ Santi supplicati. Così per un voto comune in
vanno in carovane alle spiaggie di Tortolì e nei paesi tempo di gran mortalità di bestiame in Tortolì, ve-
della provincia di Nuoro, portandolo su’ cavalli in donsi nella processione per s. Isidoro agricola cento e
grandi otri, alcune delle quali sono capaci di 10 più gioghi di buoi adornati di fiori e nastri.
quartare. Lo stato numerico del bestiame nelle varie specie
Nazionali e stranieri sogliono venire in molte gon- nel 1838-39 era il sottonotato nella tabella delle cose
dole coralliere che frugano nel mar Tirreno. pastorali.
Uffiziali di porto e dogana. Sono stabiliti per le Tra’ pastori ogliastrini e sarrabesi v’hanno delle
spiaggie del Sarrabus e della Ogliastra due capitani, differenze nel vitto: quelli sogliono nutrirsi di soli lat-
uno residente in Tortolì, l’altro in Muravera, che ticini e carni questi mangiano pane, e aggiungono la
fanno le funzioni de’ capitani di porto. ricotta, il siero, il quagliato acido (casu ajedu) dopo le
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703 Lanusei

TABELLA 3
Bestiame manso Bestiame rude
Buoi Vacche Cavalli Porci Vacche Capre Pecore Cavalle Giumenti Porci Alveari
LANUSEI 316 20 150 22 108 2460 2000 – 110 500 2000
Arzana 240 30 260 293 800 22000 31000 153 120 800 1500
Elini 44 4 20 6 50 70 300 6 35 300 800
Gairo 130 2 60 200 1050 2200 2100 60 140 400 2600
Ilbono 170 – 195 300 50 300 670 – 80 200 2800
Osini 150 20 60 110 60 800 400 40 30 1300 1000
Tortolì 500 200 188 600 890 2000 4000 80 250 2000 3300
Villamanna 30 20 102 110 4500 8000 7000 200 15 5600 3500
Totali 1580 296 1035 1641 7508 37830 47470 539 775 11100 16500

BARÌ 400 150 50 400 300 1200 1630 – 260 – 3800


Jerzu 400 70 130 100 500 3000 2500 125 130 1600 2700
Loceri 100 – 40 – 200 300 700 – 50 300 1200
Tertenia 250 50 80 100 360 5600 1000 – 315 520 900
Ulassai 200 – 70 5 400 1600 1000 50 32 150 1100
Totali 1350 270 370 605 1760 11700 6831 175 787 2570 9700

V. PUZZO 600 50 70 40 700 2500 1500 50 380 2000 3500


Muravera 360 40 112 100 1000 3800 1800 20 335 1575 2200
Foghesu 160 36 60 23 190 1600 1500 – 80 – 1000
Sanvito 630 2 100 400 500 2200 1900 – 420 400 2800
Totali 1750 128 342 563 2390 10100 6700 70 1215 3975 9500

TRIÈI 46 60 10 10 150 250 1000 – 70 2000 1500


Baunei
Ardali }
320 20 150 200 200 3600 2500 – 130 3800 2350
Girasol 80 25 8 5 190 500 460 12 110 60 70
Lotzorai
Donnigala }
100 200 30 300 150 300 1000 15 95 200 85
Talana 30 15 38 12 220 1000 600 40 40 2500 1650
Villanova 10 12 4 20 60 300 100 – 4 500 815
Ursulè 50 40 40 60 500 2000 1500 – 50 2700 3740
Totali 636 372 280 607 1470 7950 7160 67 499 11760 10210

24 ore che fu toccato dal quaglio, e sa casada, che è il Formaggi. Nella regione settentrionale ottimo e
primo latte del bestiame che si rapprende sopra il fuo- molto celebrato quello di Arzana. Le taveddas di lat-
co, e non è buono ad altro uso. te vaccino (forma di scodella) di Ulassai e di Ursulè
I pastori de’ paesi di montagna hanno maggior sono gratissime al gusto.
fierezza degli altri. Essi sono molto temuti dagli agri- Sono generalmente piccole le forme, is pischeddas
coltori per il feroce egoismo, che apparisce in una volgarmente dette dal bacino, in cui ne’ tempi più
stupenda audacia, e nel dispregio delle proprietà. antichi eran soliti premere il latte, e che erano fiscelle
Principalmente i villamannesi sono detestati, i quali o cestelle di vinchi compattamente tessuti.
lasciano errare le loro greggie tra’ colti, e osano pure In Alussara è un gran numero di caprari e di roz-
tanto, veggenti i poveri contadini, a’ quali è necessità ze anguste capanne formate comunemente da lun-
di soffrire persuasi che anche un modesto lamento ghi pali composti in un cono. In qualche ovile sono
basterebbe a concitare ad eccessi quelle anime fiere. fin 30 persone.
Accadde talvolta che campi preparati non si potesse- Cacciatori. Le persone agiate per diletto, altre per
ro seminare per proibizione di quei ladri, o non si guadagno perlustrano i boschi popolati delle fiere,
proseguissero i lavori per mancanza de’ buoi che era- che abbiam già specificate superiormente.
no stati rubati. Is Pillinadoris. Sono così detti quelli che nell’ulti-
Le aquile e gli avoltoi si vedono spesso volare in mo autunno e nell’inverno quando vengono a’ pa-
grandi ruote insidiando alle greggie, alle quali son scoli sardi i tordi e merli restano nel salto per co-
pur nemiche le volpi. glierli, e li colgono in grandissimo numero. Questa
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caccia si fa principalmente da’ sarrabesi, tra’ quali so- è finita la stagione della caccia, si occupano a tagliar
no in maggior numero i mureresi. I luoghi più op- legna, e bruciar carboni, che portano nel lido, e man-
portuni alla medesima sono le falde del monte di dano alla capitale sopra i navicelli.
Buddui, le sponde del rio di Monte Porceddus, nel Peschiera di Colostrai, abbondantissima di pesci.
vasto piano di Castiadas, nella Tuerra di Villamag- Questa nelle concessioni fatte dal baron di Chirra,
giore, nel Sarrala verso Cirra, e in altri luoghi della non fu distaccata dal suo demanio.
pianura. Si travaglia due volte al giorno nell’uno e Il Dosa e sue foci, come sono detti i canali di sca-
nell’altro crepuscolo per una mezz’oretta, quanto rica, sono pure abbondanti di pesci, principalmente
può durare il passaggio degli uccelli, in terra, e in di squisitissime saboghe.
aria, secondo che in quel sito siensi osservati gli uc- Peschiera Quigini, abbondantissima di pesci di va-
celli andar alti o bassi: in terra in su tasoni come di- rie specie, de’ quali spesso se ne manda in Cagliari.
cesi una gola ristretta a soli metri 3 da frasche tra Ne’ fiumi usano l’obiga, piccola rete di fil di lino,
due alberi, a’ quali, all’altezza di circa metri 4, è so- l’amo, o la forchetta, che fanno di corbezzolo, po-
spesa una rete con altrettanto di piegatura verso ter- nendovi tra i denti una lesina, la quale infiggono là
ra, e alla sua estremità un bastone, con cui questa donde han levato il sasso. L’anguilla resta infilzata, il
parte si abbatte sull’altra dal cacciatore nascosto die- pescatore le dà una stretta di denti al collo, e la pone
tro le frasche; in alto sul cataletto (su cadalettu), che nel sacco, o la gitta al compagno nella sponda.
è un piccol palco steso da uno ad altro albero su cui Negli stagni si fa la peschiera con le chiuse, e rice-
sta il cacciatore, e stende la sua rete nel modo sud- vesi il pesce ne’ calici.
detto. Coi merli o tordi restano prese beccaccie ed Professioni. Dello stato dell’agricoltura, del com-
altri uccelli. In ciascuna di dette regioni si formano mercio e della pastorizia abbiamo già detto; or riguar-
le baracche per i cacciatori, qui 50, là ancora più, e deremo lo stato delle arti meccaniche [vedi Tab. 4].
in molte baracche vanno intere famiglie, e tengonsi Le arti generalmente esercitate dagli uomini sono
de’ botteghini per provvedere ai cacciatori. Ordina- quelle di primaria necessità per la vita e per quei co-
riamente ogni rete può dar di profitto a’ sarrabesi li- modi, de’ quali i soli barbari possono difettare. Si
re nuove 125 o 150. possono quindi indicare fabbri-ferrai, legnajuoli, mu-
Legna e carbone. Principalmente i sarrabesi quando ratori, conciatori, scarpari, e fornaciai di calcina.

TABELLA 4
Comuni Agricoltori Pastori Meccanici Tessitrici Negozianti Notai Preti
LANUSEI 555 115 45 406 25 12 2
Arzana 200 330 4 350 6 2 2
Elini 150 110 2 125 2 – 1
Gairo 290 130 25 320 40 3 3
Ilbono 170 110 30 260 25 2 2
Osini 90 70 15 160 6 2 1
Tortolì 400 190 110 430 75 12 12
Villamanna 90 180 6 220 2 3 2
BARÌ 330 115 36 356 35 2 8
Jerzu 425 120 50 420 44 2 2
Locèri 165 70 8 215 6 4 2
Tertenìa 280 140 42 310 15 1 1
Ulassai 340 115 22 284 5 1 1
VILLAPUZZO 510 220 100 490 30 3 4
Muravera 520 215 86 445 55 4 3
Foghesu 150 90 8 140 2 – 1
Sanvito 755 180 160 600 85 3 5
TRIÈI 75 40 2 86 2 – 1
Baunei 170 220 35 345 12 – 2
Ardali 8 4 – 5 – – –
Girasole 75 40 6 65 10 – 1
Lotzorai 210 70 10 155 8 1 2
Donnigala 16 6 – 18 – – –
Talana 45 80 6 95 7 – 1
Ursulè 50 100 8 110 8 – 1
V. Nova Stris. 10 25 5 16 – – 1
Totali 6079 3085 821 6426 505 57 61
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L’arte de’ ferrari è grossolana, e sono rari quelli Notai. In molti paesi, come è evidente dalla tabel-
che siano stati a disciplina in qualche città. Le loro la, mancano; in altri abbondano: e in questi si mol-
opere si ristringono a quegli stromenti, che sono di tiplican le liti, si creano e alimentano inimicizie, e
necessità nell’agricoltura e ad utensili grossolani. sono altri mali, de’ quali sono creduti autori, princi-
I legnajuoli si occupano della costruzione de’ carri palmente le calunnie, che senza il nome dello scrit-
e degli stromenti dell’agricoltura e della formazione tore portansi da’ corrieri, e spesso fan dolenti gli uf-
e riparazione del vasellame del vino. Tentano altre fiziali pubblici e ancora gli uomini della chiesa.
opere di arte più gentile; ma queste non posson pia- Accade che si mentisca e si calunnii l’onesto e il san-
cere a chi conosce i lavori dei maestri della città. to; e sperano gli ignavi, che nella mente di chi legge
Non più onorevolmente si può parlare di murato- rimarrà pur qualche cosa contro gli odiati.
ri, perché se abbian sotto il tirocinio in città non sa- Amministrazione della giustizia. Con l’editto del
pranno fare altro che costruire, in altro caso faranno 27 luglio 1838 fu stabilito in Lanusei un tribunale
poco bene anche questo. collegiale composto di un prefetto, tre assessori, un
La frequenza delle roccie calcaree ha persuaso avvocato e un procuratore fiscale coi rispettivi sosti-
molti a giovarsene, e si sono formate in vari luoghi tuiti, un’avvocato de’ poveri col suo procuratore, ed
moltissime fornaci. La calcina di Chirra è di una for- un segretario. Lo stipendio complessivo colle spese
tissima lega. d’ufficio somma a lire nuove 8300.
L’arte de’ figuli è ristrettissima, e le terre buone Dipendono da questa prefettura quattro manda-
sono impiegate per soli mattoni e tevoli. menti, che hanno il nome dai capi-luoghi, dove è la
Le donne sono applicate alla tessitura, e lavorano residenza de’ giudici, e sono Lanusei, Tortolì, Jerzu,
ne’ loro telai il lino e la lana per tele, tovaglie e coperte, Muravera.
per panni e bisaccie, de’ quali fan mercato nei paesi Nel primo sono contenuti i comuni Lanusei, Ar-
circonvicini, e più che altrove nel Campidano. Se la la- zana, Elini, Ilbono, Villamanna, Villanova, Loceri:
na fosse men rozza, se men difettosa la macchina fa- Nel secondo Tortolì, Barì, Girasole, Lozzorai,
rebbero migliori opere, e in tempo eguale spedirebbero Donnigala, Ursulè, Talana, Triei, Baunei, Ardali:
il quadruplo del penso attuale. Le donne ursuleresi la- Nel terzo Jerzu, Ulassai, Osini, Gairo, Tertenia,
vorano sa scraria (piccola ferula) che tagliano in fette Foghesu:
sottilissime e tessono come la palma in varii utensili, Nel quarto Muravera, Villapuzzo, Sanvito.
canestri, canestrini, corbe. Le sarrabesi tessono canestri Amministrazione economica. Questa provincia fu
di fieno, virgulti e canna della quale si formano stuoje. divisa pel R. editto del 27 dicembre 1821 in quattro
In Tortolì sono de’ vasai che fanno brocche, sco- distretti denominati dai capi-luoghi Lanusei, Barì,
delle, tegami, de’ quali si provvede tutta l’Ogliastra. Triei, Villapuzzo.
I lavori di questo genere che sono rozzi in Oristano Il primo distretto comprende Lanusei, Arzana,
e in Decimo, qui lo sono ancora più. Quei di s. Vito Elini, Gairo, Ilbono, Osini, Tortolì, Villamanna:
si possono pareggiare ai secondi. Il secondo, Barì, Jerzu, Loceri, Tertenia, Ulassai:
La concia delle pelli è conosciuta da molti, princi- Il terzo, Triei, Baunei, Ardali, Girasol, Lozzorai,
palmente in Trièi e in Ursulè: ma l’arte essendo poco Donnigala, Talana, Ursulè, Villanova-Strisàile:
ingegnosa, però i prodotti non son di pregio. Il quarto, Villapuzzo, Muravera, Foghesu, Sanvito.
L’arte degli scarpari è pur grossolana, se si faccia In ciascun distretto è un esattore, che riscuote i
eccezione di alcuni che sono ne’ maggiori paesi, e donativi e le altre dirame, e i dritti appartenenti al-
servono a’ principali. l’azienda pubblica. Essi versano le somme riscosse
Ecclesiastici. – Clero secolare. I sacerdoti che mini- nella cassa della provincia, che resta presso il tesorie-
strano o nella cattedrale, o nella cura delle anime in re. In Lanusei risiede l’intendente della provincia col
questa provincia sono circa 61. Essi dopo il ristabili- suo segretario.
mento della diocesi oprano più studiosamente per la Forza pubblica. In Tortolì è un comandante con
istruzione religiosa de’ popoli, e danno ai medesimi un distaccamento di fanteria, che non suol esser
ottimo esempio con una vita regolare. maggiore di trenta uomini. Quindi sono alcune sta-
Le decime di tutti i frutti e de’ legati pii possono zioni di cavalleggeri.
produrre annualmente lire nuove 180 mila, delle Dopo questa truppa di ordinanza sono i miliziani
quali i canonici e beneficiati della cattedrale prende- in un battaglione, che formasi dai determinati con-
ranno circa un novesimo (ll. 20 mila); il vescovo po- tingenti de’ comuni. Una sua parte sono fanti, l’altra
co men che altrettanto; gli altri preti circa ll. 2857 cavalli. Da questi si nominano i bargelli o barrancelli,
singolarmente. che vegliano per la sicurezza delle proprietà, antico
Clero regolare. Erano già in Tortolì i cappuccini e esempio delle compagnie di assicurazione. I miliziani
gli agostiniani; poi i primi abbandonarono il loro mo- sono spesso chiamati con la truppa d’ordinanza per
nistero, che da quarantacinque anni in qua serve di assalire i malviventi; e nel tempo della guerra con
alloggio alla guarnigione; e i secondi si ridussero a po- gli africani e con altri nemici, renderono allo Stato
chi, essendo per la trascurata amministrazione o man- servigi importantissimi. Non si ha esempio, che que-
cati o fattisi infruttiferi i fondi. Il lor numero or può sti miliziani comandati, anche nel più piccol nume-
arrivare a sei soggetti tra sacerdoti e laici. ro, a tradurre da una in altra provincia i prigionieri,
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abbianli mai perduti, neppure nel frequentissimo ca- conquistatori, appellandosi iliesi vantavano la loro ori-
so, che essi fossero o amici, od affini. gine da Troja; e questa loro credenza troviamo noi ri-
Antichità. Sono frequentissime in questa provincia cordata da alcuni scrittori antichi latini e greci. Si du-
le costruzioni, che diconsi comunemente norachi (nu- bitò da molti sopra quella emigrazione dalla Troade; e
raghes, nurachis, nurajis); e non poche sarebbero de- da molti reputossi favoloso il lor viaggio a questa parte
gnissime di essere attentamente osservate. La enormità del mediterraneo, perché credeano l’arte nautica di quei
ponderosa delle pietre, la rozzezza de’ poligoni, la ag- tempi molto ristretta e nelle macchine e nella cogni-
giustatezza della loro costruzione, la regolarità delle zione delle corse: ma siffatti pensieri essendo di nessu-
linee, la connessione di tutte le parti non congiunte na probabilità, anzi essendo molto verisimile che la na-
per alcuna malta, la solidità del lavoro dopo tanti se- vigazione fosse allora molto avanzata, noi non possiam
coli, la varietà del disegno nelle parti interne, e nel- contraddire alla significata tradizione.
l’opera esterna, destano meraviglia ne’ viaggiatori, e Quando fiorivano i romani, abitavano in queste re-
insinuano un’alta idea del popolo che fu autore di sì gioni i popoli sulcitani e i porticesi, de’ quali troviamo
stupende strutture. menzione negli scrittori del tempo, siccome abbiam
In altri tempi fu ben maggiore il loro numero: poi già significato.
andò sempre menomandosi, perché i pastori nell’ozio Degli accidenti che furono nelle guerre de’ romani
adoperavan per passatempo le forze a disciogliere la contro i cartaginesi possessori dell’isola, nella domina-
compage delle parti, e spargere di rovine la base de’ zione di quella repubblica e nell’imperio de’ Cesari,
coni: e continuavan la distruzione quelli a’ quali eran non rimase alcuna memoria. Ma è ben probabile che
necessarii de’ materiali per meschine fabbriche, o per nell’invasione di Scipione molto abbian sofferto i po-
cingere di muriccia i loro predi, o per la sustruzione poli di queste marine, e che soggiacendo a’ romani
delle strade. E siccome non si cessa dal barbaro disfa- patissero molto e spesso da’ vicini iliesi, i quali nemi-
cimento, né pur adesso che in tutte parti si studia a ci a’ dominatori erano ancora infesti a coloro che
conservare le opere antiche; però a salvare gli avanzi di tolleravano la loro tirannia.
questa vetustissima architettura, minacciati da quei Medio evo. Nel ristabilimento della sarda naziona-
molti che si dispongono a cingere le loro proprietà, lità sotto principi sardi, le regioni che consideriamo
dovrebbesi porre una proibizione. furono parte del giudicato o regno di Plumino. Ca-
Bronzi antichi. In questa provincia, dentro, e presso duta ogni altra memoria sulle medesime, non resta
i suddetti monumenti, si è trovato un gran numero di menzione, che di alcune terre, nelle poche carte de’
idoletti di arte così rozza, che debbansi riferire a’ pri- giudici pluminesi, che si conservarono nell’archivio
mi tentativi degli uomini nella plastica. Se n’è fatta della curia arcivescovile di Cagliari.
una considerevol raccolta, ed è la parte più interessan- Giova di riferire, perché non ancora pubblicata, la
te del gabinetto archeologico cagliaritano. Conside- carta di donazione del donnicello Arzocco di Lacon
randoli attentamente par di vedere rappresentata l’an- zio di Salusio di Lacon, altrimenti Costantino, la
tica superstizione, in cui andò a degenerare, quando le quale può riferirsi all’intervallo 1130-1163 (vedi art.
tradizioni religiose si oscurarono nelle menti, la reli- Giudicati).
gione verso il creatore del sole e degli astri. Siffatto
culto de’ popoli sardi, attestato da questi bronzi, atte- Ego Judigi Salusi de Lacon cum mulieri mia donna
stasi pure da’ norachi aperti sempre al sol nascente e Io Giudice Salusio di Lacon con mogliere mia donna
da que’ monumenti che sono comunemente appellati
sepolture di giganti. Il generale La Marmora nel secon- Jurgia de Unali assolbullu a ciu miu donnigellu Arzoccu a
Georgia di Unale do licenza a zio mio donnicello Arzocco a
do volume del suo viaggio in Sardegna, dove ragiona
delle antichità più ragguardevoli dell’isola, parlò di fairi de causa sua su ki bolit. Et eu donnigellu Arzoccu
questi idoletti, e nell’Atlante corrispondente ne rap- fare di cosa sua lo che vuole. Ed io donnicello Arzocco
presentò le forme per confermare le sue opinioni, e cum lebandu assoltura daba su donnu miu Judigi Salusi de
perché gli archeofili dell’Europa potessero studiare alla con avendo licenza da lo donno mio Giudice Salusio di
spiegazione de’ misterii che si volle rappresentare. Noi Lacon, ki millu castigit donnu Deu ba laus annus et bonus
non dubitiamo che consentiranno con lui i primari Lacon che me lo guardi donno Iddio per larghi anni e buoni
archeografi, e che anche per i loro lumi l’arcano di co-
et ad issi et a mulieri sua donna Jurgia et a matre sua
sì remota antichità sarà rivelato. Questa illustrazione,
e a esso e a mogliere sua donna Georgia e a madre sua
e quella delle costruzioni noraciche, farà conoscere ne’
tempi anteriori alla storia tirrenica ed alla fenicia, un donna Preciosa de Lacon, Fazzula custa carta pro causa
popolo già avanzato nelle arti, una nazione che dir donna Preziosa di Lacon Facciola questa scrittura per cosa
potrei singolare, se a’ suoi monumenti non vedesi so- mia cantu apo in Trigonia de Barbaria, kalla dau a santa
miglianza altrove, che nelle vicine Baleari, dove tutta- mia quanto ho in Trigonia di Barbargia che la do a s.
volta si può stimar distesa la medesima. Maria de Lozzorai pro donnu Deo et pro anima mia et de
Tradizioni. A questi littorali vuolsi che dopo la Maria di Lozzorai per donno Iddio e per anima mia e di
guerra trojana sia arrivata una squadra di frigii. I popo-
li abitatori delle vicine Barbagie, che non patirono la fradi miu et de totu sus parentis. Daulli sa domu de
dominazione romana, e furono sempre nemici a quei fratel mio e di tutti i parenti. Dolli la casa di
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Tortoilì cum serbus et ankillas cum binias et domestias Nell’anno 1324, il castel di Lozzorai, e quel di
Tortolì con servi e ancelle con vigne e cascine Chirra, erano posseduti da’ pisani, che dopo la morte
cum saltu et aqua et semidas et duos ortus dabis et duas di Nino, senza riguardo a’ dritti della figlia, eransi im-
con salto e acqua e sentieri e due orti di api e due padroniti di quasi tutti i dipartimenti della Gallura.
masonis de capras et una masoni de porcus et fundamentu L’infante d’Aragona stando nell’assedio di Iglesias
greggie di capre e una greggia di porci e stabile mandò la sua flotta comandata dal Carroz a vessare
quei repubblicani, e a scacciarli da’ luoghi che occupa-
cantu apo ingelisoi terras et binias et serbus et ankillas et
quanto ho in Girasol terre e vigne e servi e ancelle e vano sul mar Tirreno. Il detto ammiraglio assistito da
Raimondo Peralta, Bernardo Cabrera, e da molti altri
inierzzu serbus et ankillas et binias et terras et omnia nobili, oppugnava la rocca d’Ogliastra, o di Lozzorai,
in Jerzu servi e ancelle e vigne e terre e ogni
e l’atterrava. Il castello di Chirra fu poi ceduto per le
causa cantu illoi apo, et issu ortu dessu kidru de turrele, condizioni della pace. Esso era inespugnabile, e difen-
cosa quanto colà ho e lo orto del cedro di turrele sibile pur da pochi contro una gran forza.
et omnia causa cantu apo in curadoria de Barbaria Nell’anno 1334, i Doria insorgendo contro il Re
e ogni cosa quanto ho in curatoria di Barbagia tentarono impadronirsi del castello di Chirra; ma fu
proisindi apat sancta Maria, kalla dau pro donnu Deu scoperto il tradimento.
perché se lo abbia s. Maria ché la do per donno Dio Nell’anno 1354, Mariano dichiaratosi nemico de-
gli stranieri mandò le sue genti in Chirra per asse-
et pro anima mia et siat in manu de piscobu. Et sunt
e per anima mia e sia in mano di vescovo. E sono diare il castello, e non le richiamò prima che si stabi-
lissero i patti della pace in Alghero.
testimonius donnigellu Turbini, donnigellu Zerkis pro logu Nell’anno 1376, fervendo la guerra tra gli arago-
testimoni donnicello Turbino donnicello Zerchi … …
nesi ed arboresi, questi usarono tutte le forze e le arti
salbadori. Et k’illaet-devertere apat anathema daba pater per ottener quella rocca.
… E chi l’ha-rovesciare abbia maledizione da padre Nell’anno 1377, Ugone occupava tutti paesi del
daba filiu daba spiritu sanctu dipartimento di Chirra.
da figlio da spirito santo. Nell’anno 1388, Berengario Carroz possedea nel
Sarrabus, Tacatu, Nuraria (forse Murera?), Parded-
Altre poche menzioni sono in altre carte ne’ nu- du, Villatrona, Castiada, Orria, Ulmu, Iguali, Corti-
meri sottoindicati, secondo i quali son esse ordinate mia e Pupus; in Chirra, il borgo, Tertenia e Ullu;
in detto archivio. nell’Ogliastra, Tortolì, Girasol, Lozzorai, Barì, Ilbo-
Nel n. 2 si nota la villa di Colostrai, che dovea es- no, Gairo, Lanusei, Baunei e Arzana.
sere presso lo stagno dello stesso nome, e nel n. 6 si Nell’anno 1389, il re Giovanni avendo aggiudica-
parla del suo curatore; poi nel n. 9 si nomina il Sarra- to l’Ogliastra e la contea di Chirra a Violanta, figlia
bus con le ville Siurus, Barì, Osono, Kirra e Gairo, la di Berengario, e immesso nella possessione il di lei
quale dicesi essere nella Barbagia. Nel medesimo n. marito Berengario Bertrand, Leonora, che credea aver
trovasi un’altra volta il nome di Tortoeli e Lozzorai, migliori diritti a quel feudo, mandava il suo marito a
rammentandosi la donazione d’una condoma (cascina) far guerra sulle terre regie, e concitava alla rivolta gli
della villa di Tortoeli fatta dal giudice Barusone, e dal- ogliastrini e sarrabesi.
la sua moglie Benedetta, a s. Maria di Lozzorai, che Nel 1392, Violanta donava al marito la contea di
pare fosse oggetto di particolarissima religione. Chirra e la Ogliastra, riservatosi l’usufrutto e la dote
Forse si potrebbe dedurre da queste carte che i li- della figlia.
miti della Barbagia fossero tanto estesi da comprende- Nel 1475, rottasi la guerra tra il marchese di Ori-
re o tutta, o gran parte della Ogliastra, e che la parte stano, e il viceré conte di Chirra, gli arboresi corsero
più bassa di questa fosse detta Trigonia di Barbagia. sopra il suo feudo, vessando in una maniera crudele
Dopo l’anno 1257, quando il regno di Cagliari i suoi vassalli. Tuttavolta spiegarono maggior ferocia
era nei giorni estremi della sua esistenza, il giudice di contro i chirresi.
Gallura, che col regolo di Arborea, e coi conti della Nel 1646, un vascello della flotta francese stata
Gherardesca, avea congiurato al suo eccidio, si im- spedita a favorire la ribellione di Masaniello, naufra-
padroniva delle terre dell’attual provincia. gò nel littorale di Chirra. Quattrocento uomini po-
Volendosi fortificare nella novella possessione, prese teron salvarsi; e penetrando nel paese andarono a
a fabbricare due rocche, una presso Lozzorai nella porsi nel castello già abbandonato, e vi si fortificaro-
sommità d’una collina, che domina intorno una gran- no, come meglio poterono, per sottrarsi agli insulti,
de estensione territoriale; l’altra sopra il colle di Chirra, e poter trattare con vantaggio la dedizione. I milizia-
le cui rupi calcaree sorgono verticalmente, men che a ni de’ vicini dipartimenti si affrettarono a piè del
quel lato, per il quale ascendesi con molta difficoltà. colle, e strinsero così quei rifugiati, che fu necessità
Questa fortezza ha molte parti ancora costrutte, e mol- si rendessero a discrezione.
to figurò nelle guerre tra gli arboresi e aragonesi. Nel governo aragonese e spagnuolo i sarrabesi ed
L’Aleo nomina il castello della Rosa in Ogliastra; ogliastrini erano tutti gli anni travagliati dalle incursioni
ma cancellate pur le vestigia non altro restavane al de’ barbereschi. Per reprimerli si fabbricarono le torri di
suo tempo, che il nome. Calapira, Monteferru, Monte Salina, Dejicuaddus o
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della Porta, Porto Corallo, Monterosso, S. Lorenzo, marchese di Quirra, i soli che meno patissero per al-
Murtas, Sàrrala, Barì, San Gemiliano, Arbatax e S. Ma- tri rispetti. Le prestazioni che doveano, eran state ri-
ria Navarresa. dotte a una piccola quantità fino dal tempo che,
Nel secolo scorso e ne’ primi anni del corrente avendo sovvenuto di una gran somma alla marchesa-
continuarono le infestazioni degli africani, che scen- na per redimere il suo marito caduto in poter de’ ne-
dendo in terra coglievano contadini e pastori, e si por- mici, ottennero quei privilegi, che si dissero Capitoli
tavano via intieri i branchi. Nel 1801 assalirono la di grazia, per i quali il feudo fu fissato ad una deter-
torre di Porto Cavallo. I torrieri avean venduta la pol- minata somma per ciascun paese, conceduti grandi
vere, e però impotenti a valersi delle artiglierie non vantaggi a’ comuni, e stabilite molte immunità. Il ba-
poteron in miglior modo difendersi, che lanciando rone, o il suo procuratore, non poteva entrar nel feu-
pietre su gli aggressori. Fortunatamente accortisi degli do sempre che volea, e perché potesse entrarvi, dove-
infedeli i paesani di Villapuzzo sovvennero opportuni, va, stando sopra i limiti, giurare la osservanza de’
e li salvarono, rovesciando in mare quei barbari. capitoli di grazia. Questo giuramento faceasi nella
Nell’anno 1812 Sebastiano Melis, alcaide della tor- valle di Chirra presso a un gran sasso terminale, e pe-
re di Sàrrala, diede insigne argomento di animo for- rò questo sasso era appellato la pietra del giuramento.
tissimo e di valore indomabile in un terribile cimento.
I barbareschi avvicinatisi al lido con alcuni legni grossi LANUSEI, terra della Sardegna, capoluogo della pro-
presero a batter la torre col cannone; e il Melis pronto vincia e del distretto e mandamento del suo nome.
a rispondere, e dirigendo allo scopo tutti i suoi colpi, Comprendeasi nella Barbagia, o nella così detta Trigo-
cagionava a loro grandi danni. Dolendosi di queste nia della medesima; poscia prevalendo il nome di
offese, e sperando impedirle, il rais degli africani man- Ogliastra, si disse inclusa nel giudicato di questo nome.
dò sul lido un gran numero di sue genti perché assa- La sua situazione geografica è nella latitudine
lissero la torre dall’altra parte, e vi penetrassero per la 39°52'30" e nella longitudine occidentale dal meri-
finestra. L’affare scaldossi d’una in altr’ora, e negli as- diano di Cagliari 0°25'30".
salitori crescendo col furore l’attività, era gran pericolo Giace in considerevole altezza sul livello del mare
che i cristiani fossero vinti. Il Melis vide cader morto il sopra un piano di mite pendìo in faccia al levante e
suo figlio, e non languì nel dolore; vide reso impotente sotto l’influsso de’ venti boreali. Il freddo vi è molto
da grave ferita il cannoniere, e non si perdé d’animo. sentito quando l’aria scorre da quelle parti, e la neve
Rimasto oramai solo nella battaglia continuò con un cade in gran copia per durare alcuni giorni. La fulmi-
vigore, che pareva tanto più confortarsi, quanto più nazione è frequente e molto dannosa a’ grandi vege-
copioso scorreva il sangue dalle sue ferite. Ardea il tabili; non tanto però quanto gl’impetuosissimi venti
fuoco nemico nella finestra della torre, i barbari bat- che spargono di strage i boschi e atterrano svelte dal-
tevano per atterrar le imposte ferrate, ed egli dal bal- le ime radici le piante più annose. Le pioggie sono
latojo sotto la bandiera della croce tempestava sopra abbondanti quando dal levante sono addensate le
gli assalitori versando sopra essi fiamme e sassi. Eran nubi nella pendice orientale delle montagne iliache e
già corse dieci ore, da che il prode sosteneva invincibile loro appendici; e se le condizioni atmosferiche non
l’assalto di due centinaja di barbari ferocissimi, quando diano pioggia, i luoghi restano ingombri di una cras-
in lontananza dalle alture del Serramari vide discende- sa nebbia. La umidità è soventi in un grado ragguar-
re una lunga schiera di cavalli. Allora la certezza della devole e per i vapori del mare, e per quelli che sorgo-
vittoria lo consolava, e confortandosi alle estreme pro- no da’ due ruscelli perenni, che vengono a confluenza
ve con incredibil celerità moltiplicava i colpi, e spar- dentro il paese, e separano dagli altri rioni quello che
gea la morte e le ferite. Finalmente arrivarono i terte- dicono Barigàu. L’aria è salubre e pura, se dalle pros-
niesi, e con impeto terribile caricando gl’infedeli sime maremme non sospingansi i miasmi esalati da-
copriron di strage il lido. Il Re onorava un valore così gli stagni e da’ luoghi paludosi.
prodigioso, e ornava il petto fortissimo con una me- Sono in Lanusei case 385, delle quali 55 nell’anzi-
daglia d’oro. detto rione di Barigàu. Le contrade procedono irre-
Quando il re Carlo Alberto richiamava a sé la giu- golarmente, dove larghe, dove anguste, e sempre tor-
risdizione, che fin allora aveano esercitata i baroni tuose. Non ha guari che si selciarono, e si fecero
stranieri per i loro procuratori, questi provinciali cre- comode e sicure al passo, tolta l’antica asprezza del
dettero, come tutti gli altri feudicoli, sorgere dalla suolo, e le concavità, dove stagnava il fango.
ignominia della servitù alla dignità d’uomini ingenui, Il territorio è nelle più sue parti montuoso ed
che era stata sempre il loro più ardente desiderio. La aspro, sì che con gran difficoltà si possa cavalcarvi.
letizia dimostrò quant’essi pregiassero la bella sorte, Tra le eminenze considerevoli indicherò il monte
alla quale li sollevava la mano paterna dell’amoroso che dicono Serra-Armidda, e il Trìcoli, dove i banditi
Sovrano, e gli alti plausi all’augusto e benefico Signo- restano in tutta sicurezza; quindi le due colline, che
re fecero fede della loro immensa gratitudine. Essi si nominano, una Paùli, l’altra monte Astìli. Le roccie so-
esimevano da’ giudici baronali, della cui avarizia, ve- no comunemente di granito, e abbondano di quei li-
nalità, prepotenza, si eran spesso doluti, e venivano cheni, che domandansi per la tintoria, e si potrebbero
nella miglior amministrazione de’ giudici regii. Tutta- raccogliere in una gran quantità se fosse men difficile e
volta gli ogliastrini e sarrabesi erano, fra’ vassalli del pericoloso l’accesso agli scogli, che ne son coperti.
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709 Lanusei

Non si possono annoverare le fonti perenni de’ Amministrazioni. Non potendosi in Tortolì per la
salti di Lanusei. Tuttavolta tra le più ragguardevoli troppa insalubrità del suo clima stabilirsi il governo
indicherò quelle che sgorgano nella gran tanca de’ ss. della provincia, si destinava Lanusei a questo onore,
Cosimo e Damiano, e sono principio al fiume Dosa. e in esso si stabiliva il tribunale di prefettura, l’inten-
Il corso delle medesime è quasi per tre ore verso tra- denza, la tesoreria provinciale e la luogotenenza de’
montana, e poi volgesi verso maestro, e quindi a li- cavalleggieri. Nella estate vi stazionano anche i sol-
beccio e ad ostro, radendo le falde della eminenza su dati d’infanteria.
cui sorge la Pietra Iliana. Influiscono nel medesimo Agricoltura. Quanto si semini in grano, orzo, fave,
il rivolo di s. Cristoforo, originario dalla gran tanca legumi fu proposto nella tabella dello Stato agrario
che il comune d’Arzana tiene riservata per il bestia- della provincia.
me domito, il Terralei, il Bacuèrdili che viene da’ sal- Vedrai nel territorio di questo comune il vigneto as-
ti di Arzana e Villagrande, e il Badeseàna; quindi i sai considerevole, prosperissima la vite, e i grappoli ab-
ruscelli Aràdulu, Mela, Puligosa, Baugressia, che en- bondantissimi d’un mosto molto pregiato. Per tutto il
trano nella conca principale in Bademandara. vigneto, che estendesi in là del paese ben più d’un’ora,
Non è altrove acqua ferma, che nel bacino Tacu, sono molti magazzini, ne’ quali lasciasi il vino fino al-
la cui superficie però appena eguaglia i cinque starel- l’epoca che si vende. La porta, che serve solo per impe-
li. Essa dura tutto l’anno, ed è copiosa di sanguisu- dir l’ingresso agli animali, non osta all’uomo che voglia
ghe, di anatre, e di altri uccelli acquatici. entrare; e non pertanto pochi padroni si lamentano di
Ne’ salti sono in gran numero mufloni, cervi, dai- bevitori furtivi. I ladronecci soliti sono di qualche capo
ni, volpi, e lepri, e vedonsi i volatili di specie maggiore di bestiame minuto, e il consiglio a commetterli è dal
che usano nelle regioni alpestri, e quelli di specie mi- bisogno del cibo, non da avarizia. Egli è in quest’aspet-
nore che bramansi per la mensa, e che dilettano con to che devonsi generalmente riguardare le sottrazioni
le armonie soavi del canto. che i padroni patiscono fatte alle loro robe.
Popolazione. Il numero delle famiglie e delle ani- Pe’ vini comuni sono molte varietà di uve che si
me ne’ due sessi, e nella distinzione di maggiorenni mescolano ne’ tini: i vini gentili esprimonsi dal girò,
e minorenni, fu già proposto nell’antecedente citato dal moscatello, dalla vernaccia e dalla monica, de’ qua-
articolo; dove pure si notò il movimento della popo- li, perché mancano i compratori, non se ne fa che
lazione. Si può augurare che questa crescerà in breve quanto basta per la famiglia, e per propinare agli ospiti
a più del doppio per tutte le ottime istituzioni, che ed amici. Quando queste preziose qualità sian cono-
la favoriscono. sciute meglio nel continente e richieste dal commer-
Il corso ordinario della vita è a’ 60 anni. Molti pe- cio, i proprietarii studieranno a produrne in quell’ab-
rò trapassano questo limite, e con vigore di spirito e bondanza, che è permesso dalla moltitudine dei frutti.
di corpo si vanno approssimando al secolo. Le malat- Quanto i vini di Lanusei siano stimati nel com-
tie più frequenti sono le infiammazioni e le febbri in- mercio fu già notato nell’articolo Lanusei provincia
termittenti e perniciose, che si acquistano ne’ luoghi sotto il titolo Agricoltura. Essi ottengon un prezzo
maremmani, ne’ quali vanno alcuni ne’ mesi estivi maggiore che quelli di altri vigneti. I genovesi danno
per isgherbire qualche tratto di terreno, e prepararlo tutti gli anni somme considerevoli.
alla semenza, che si suol dare dopo le prime pioggie Tra’ fruttiferi sono i fichi, susini, e albicocchi, di
autunnali. molte varietà; i peri si distinguono in più di trenta
I lanuserini sono di laudabil carattere, laboriosi, maniere: ma poi i ciriegi e i castagni sono in tanto
pacifici, docili alla autorità; e nelle qualità naturali numero, che esso non si possa definire. La coltura
non inferiori a nessun altro popolo. dell’olivo va giornalmente crescendo, e fra non mol-
Tra le foggie particolari del vestiario è a notarsi il to si potrà mandar all’estero dell’olio. Anche i gelsi si
segno di lutto, che portano le figlie maritate. Esso è vedranno vegetare in gran numero, e offriranno i
un velo bruno che rivolgono più volte intorno al ca- mezzi necessarii alla educazione de’ bachi serigeni.
po, come un turbante, lasciandone cadere sugli ome- La estensione occupata dalle vigne, dalle terre chiu-
ri le due estremità. Fa un forte contrasto con questo se, e usate pel seminerio e per la pastura, è assai vasta;
colore la mantellina di scarlatto, con cui coprono la ma di molti doppi maggiore [è] la rimanente superfi-
testa. Le figlie nubili hanno brune anche le altre ve- cie. Queste terre aperte e già comunali saranno fra bre-
sti. La lunghezza del velo, e la qualità della stoffa, so- ve distinte in un gran numero di predii ben coltivati.
no secondo la condizione delle persone. Il lutto de’ Oramai che alla proprietà sono stati conceduti i pieni
figli notasi dalla sola berretta nera. suoi diritti, l’agricoltura libera da’ suoi maggiori impe-
Professioni. L’agraria e la pastorizia sono le princi- dimenti procederà rapidamente alla sua perfezione.
pali professioni; le arti meccaniche esercitate da po- Pastorizia. Del suo stato abbiam già ragionato nel-
chi. Le donne lavorano su’ telai, e questi non man- l’articolo Lanusei provincia; e nella rispettiva tabella si
cano in alcuna casa. possono vedere le particolarità notate sotto questo
Istruzione. Alla scuola primaria concorrono circa comune. I lanuserini attendon poco all’educazione
45 fanciulli. In tanto numero d’anime, che notam- del bestiame, e sono obbligati a grossi fitti per la pa-
mo sotto questo comune, dubito che soli cento sap- stura invernale di alcuni salti nelle regioni marittime,
pian leggere e scrivere. dove ne’ tratti coltivabili seminano cereali.
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Lasplassas 710

Religione. Questa parrocchia comprendesi nella L’aria è salubre, se in queste due stagioni temporaria-
giurisdizione del vescovo di Ogliastra. mente non si vizii dai miasmi che dall’altipiano del
La chiesa maggiore, di antica e semplice struttura, Marghine trasportano i venti.
è dedicata a s. Maria Maddalena. Il prete che la gover- Il territorio di Lei è disteso nel Campo (piano del
na ha il titolo di vicario, ed è assistito nella cura delle Marghine) e nella montagna, ed avrà la superficie di
anime da altri due sacerdoti. Delle chiese minori una, circa 7 miglia quadrate. Le principali eminenze sono
che è nel paese presso al convento degli osservanti, è corona Mariani, Primaghe, Mandra-aidu e Corona-
denominata dalla Concezione della Vergine; l’altra, ruja. La parte piana, che è nel Campo, sarà circa un
che sta fuor del paese alla distanza di un’ora, è sotto quarto di tutta l’estensione. Le fonti sono numerose e
l’invocazione de’ ss. mm. Cosimo e Damiano; una formano tre rivoli, il Pirastro che divide questo terri-
terza, alla distanza d’un’ora verso austro, che era inti- torio da quel di Silanos, il Lacheddos che lo divide da
tolata da s. Lucia, è già caduta; e cadde pure quell’al- quel di Bolothana, e il Carrargiu, i quali scorrono ver-
tra che appellavano da s. Maria. Le sue rovine son ve- so sirocco e vanno nella sponda destra del Tirso. Non
dute a una mezz’ora verso levante. sono acque stagnanti. La montagna lerese, come quel-
Nel convento degli osservanti sono circa 15 reli- le de’ prossimi paesi, è coperta di alberi ghiandiferi, di
giosi, de’ quali la maggior parte sono fratelli conversi leccio, e quercia. Questa estensione così alberata è po-
o terziarii che vanno attorno per la limosina. Questi co meno che la metà di tutto il territorio. Apronsi pe-
religiosi si stabilirono nel medesimo circa la metà del rò in essa molti vacui per incendi e per tagli, e la mag-
secolo scorso. gior parte degli individui apparisce poco prospera per
Le principali sacre solennità sono per s. Maria i molti fusti, che i pastori smembraron de’ loro grandi
Maddalena nella chiesa parrocchiale, per s. Daniele in rami a porger nutrimento alle capre e vacche nella pe-
quella de’ frati nella terza domenica di maggio, e per nuria de’ pascoli dopo le nevate.
li santi Cosimo e Damiano nella sunnotata chiesa Ne’ luoghi boscosi è molto numerosa la genera-
campestre, dove festeggiasi nella seconda domenica di zione de’ selvatici e degli uccelli. Ne’ primi sono so-
agosto con corsa di cavalli, e poi addì 27 settembre lamente cinghiali, daini, volpi ed altre specie minori;
quando si riportano i simulacri nella parrocchiale. ne’ secondi trovansi sparvieri, corvi, ed in gran nu-
Strade. Si va da Lanusei a Loceri in un’ora; a Ilbo- mero colombi selvatici, tordi, ecc. Mancano le spe-
no in minuti 25; a Tortolì in due ore e un quarto; cie acquatiche.
ad Arzana in un’ora; a Gairo in due ore; a Tertenìa Popolazione. Sono (anno 1840) in Lei anime 398,
in cinque ore; alla capitale in ore 25. Della qualità delle quali 203 nel sesso maschile, distribuite in fa-
delle medesime si è parlato nell’articolo antecedente. miglie 81. Le comuni del decennio scorso sono di
Commercio. Si calcola guadagnino i lanuserini da’ 13 nati, 8 morti e 3 matrimonii. Vi dominano po-
frutti agrarii e principalmente da’ vini ll. n. 25 mila; che malattie, e quasi tutti vivono sani.
dalla pastorizia e altri rami d’industria ll. n. 14 mila. Le principali professioni sono l’agricoltura e la pa-
Antichità. Nel territorio di Lanusei vedonsi quat- storizia, e nella prima sono occupati uomini 100,
tro norachi, uno nel luogo che dicono di Genneacì- nella seconda 50; nelle arti meccaniche di ferrari,
li, l’altro nella regione Ulèe, un terzo in Alaùi, il muratori, falegnami travaglieranno altre 10 persone.
quarto è quello che comunemente dicesi Nuragi-ru- Le donne lavorano su’ loro telai il lino e la lana, di
biu. Sono tutti demoliti sin presso alla base, e solo cui fanno commercio. Sonovi famiglie possidenti
nel terzo restano alcune parti di costruzione. 78, nobili una sola.
Vi è stabilita la scuola primaria per la istruzione
LASPLASSAS, vedi Prazzas [Sprazzas]. de’ piccoli, e i concorrenti sogliono essere 10. Quelli
che san leggere e scrivere in tutta la popolazione non
LEI, o Lehey o Leri, piccol villaggio della Sardegna sono più di 15.
nella provincia di Cuglieri e nel mandamento di Bo- Religione. I leresi sono sotto la giurisdizione del
lotana, sotto la prefettura di Nuoro. Comprendevasi vescovo di Alghero. Un prete con titolo di rettore
nel Marghine, antico dipartimento del Logudoro. governa le anime ed è in questo uffizio assistito da
La sua situazione geografica è nella latitudine un altro sacerdote.
40°18', e nella longitudine occidentale dal meridia- La chiesa principale è sotto l’invocazione di san
no di Cagliari 0°12'30". Pietro apostolo, fuori dell’abitato a trecento passi e
Topografia. Il paese è situato sopra un terrazzo nella molto povera. Parrebbe una miserabile casipola.
falda siroccale de’ monti del Marghine. Le montagne, Le chiese minori sono due, una fuor del paese a
sorgenti alle sue spalle nella linea di greco-libeccio, lo cinque minuti, sotto il titolo di s. Michele; l’altra in
proteggono da’ venti di quella metà d’orizzonte; ed es- campagna a mezz’ora di distanza, sotto l’invocazione
sendo sgombra la parte meridionale, i venti australi ed di s. Marco. A questa cappella concorrono molti e
i levanti non hanno alcun ostacolo, e portano e vi ad- del paese e forestieri per far la novena.
densano la umidità, e talvolta la nebbia. Sentesi nel- Agricoltura. Il terreno comunemente sabbioso è
l’estate un forte calore, poco freddo nell’inverno. Le poco idoneo a’ cereali. Si suol seminare annualmente
pioggie sono frequenti, la neve non è rara, i temporali starelli di grano 300, d’orzo 60, di legumi 20, di li-
molto dannosi nell’estate e nel principiante autunno. no e canape 25. Il frumento cresce ordinariamente
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711 Locèri

al 6, l’orzo al 10, i legumi all’8. Il lino è di una me- LOCÈRI, villaggio della Sardegna nella provincia e
diocre bontà. prefettura di Lanusei, compreso nel primario man-
Sono nelle vigne circa 16 varietà di uve: il vino è damento. Era uno de’ componenti il giudicato del-
molto riputato, e se ne fa gran commercio. l’Ogliastra.
I fruttiferi sono più numerosi che ne’ predi de’ La sua situazione geografica è nella latitudine
maggiori paesi del dipartimento, e tra le altre specie 39°52" e nella longitudine orientale dal meridiano
primeggiano i peri e poi gli ulivi. De’ frutti della pri- di Cagliari 0°27'.
ma specie si fa vendita ne’ paesi circostanti. Giace questo comune in luogo concavo, trovandosi
Terre chiuse. Un quarto dell’estensione territoriale cinto da colline a tutte parti, se non che a quella di le-
è diviso con siepi o muriccie in un gran numero di vante slargasi una valletta, per la quale passano i venti
predi, tra’ quali i più vasti sono le tanche. Tra queste orientali, e vi si addensano i vapori del Tirreno. Il ca-
è ragguardevole quella che fu da circa 25 anni for- lore estivo se non sia temperato dai venti marini, non
mata in oliveto per l’innesto che si fece di annosissi- è a tutti tollerabile. Le pioggie cadono annualmente
mi olivastri. Il governo diede perciò lettere di nobiltà non più di 35 volte. La nebbia è una meteora fre-
al proprietario. Il prodotto in olio è già così cresciu- quente e nociva ai vegetabili ed animali, e la fulmina-
to, che se ne può vendere una considerevole quanti- zione non rara, né sempre innocente. La qualità del-
tà ad altri paesi. Se si fosse continuato nell’ingentili- l’aria può intendersi dalla poca ventilazione della
mento delle piante selvatiche, oramai avrebbesi un regione, in cui si abita.
guadagno molto vistoso. Le tanche si affittano a vac- L’abitato occupa una considerevole superficie per
cari o pecorai, o sono seminate in quei tratti, dove i molti cortili. La principal contrada è nella via da
può operare l’aratro o la zappa. Barì a Lanusei. Le case sono costrutte a pietra, ed al-
Pastorizia. In questo territorio sono ottimi pasco- cune alte per due o tre piani. I giardini d’aranci, li-
li, e se non manchino le pioggie nell’autunno hanno moni e cedri ne rendono bello l’aspetto.
tutte le specie un abbondante alimento. Il territorio non è molto vasto. Le eminenze con-
Bestiame manso. Sono i buoi destinati alle opere siderevoli sono per il monte Tarì, e l’altro che dicono
agrarie 80, le vacche 40, i cavalli 31, i majali 100, i Cuccu, i quali sorgono sopra i colli minori. Si può
giumenti 45. carreggiare per tutto, anche per questi poggi, non
Bestiame rude. Capi vaccini 250, caprini 1500, già per il monte Tarì, il quale essendo molto difficile
pecorini 2400, porcini 1100. Spesso accadono gran- per la scabrezza e le molte pietre, è un sicuro ricove-
di mortalità or per scarsezza di pascolo, ora per ma- ro ai banditi.
lattie contagiose, ed i proprietarii sono ridotti quan- Abbondano le sorgenti, e i loro rivoli formano il
do alla metà e quando a un terzo del numero che fiumicello Perdefà, che scorre perenne, ed ha sua fo-
possedevano. Gli armenti porcini potrebbero molti- ce quasi a levante di Barì. Un altro ruscello scorre al
plicarsi, perché nel ghiandifero si possono ingrassare suo ponente, e influisce nel Pelai (vedi Lanusei prov.).
più di 4000 capi. Nel paese bevesi un’acqua salubre.
I formaggi sono di buona qualità e pregiati nel Selve. Se in pochi tratti di territorio vegetano i
commercio. Da questi, dalle lane, dai capi vivi, e da- ghiandiferi delle due specie, leccio e sovero, se ne de-
gli altri articoli pastorali hanno i leresi una parte del ve dar la colpa alla barbarie de’ pastori, che qua in-
loro lucro. cendiavano le piante, là recidevano i rami, e dirada-
All’apicoltura sono pochi che attendano, e il nume- vano il bosco.
ro de’ bugni si può computare non maggiore di 500. Selvaggiume. I cacciatori incontrano passo passo
Commercio. Da’ prodotti che abbiam notato come nelle regioni incolte, cinghiali, volpi, lepri, e marto-
articoli del commercio de’ leresi, nell’industria i tessuti; re. Le specie più numerose sono i cinghiali, le lepri e
nell’agraria il vino, l’olio, le frutta; nella pastorizia il le volpi. I volatili sono parimente assai moltiplicati;
formaggio e i capi vivi, montoni, caproni, porci, ecc., tuttavolta pare più feconda la generazione delle per-
possono per media guadagnare i leresi ll. n. 12,000. nici, beccaccie, quaglie, tortori, e de’ merli, tordi e
Le vie da Lei a’ paesi circostanti sono come vuole passeri. I ruscelli sono nell’inverno popolati da varie
il terreno montuoso, aspre pietrose e tortuose. Da specie acquatiche, e nutrono molte anguille e trote.
Lei si va a Bolothana verso greco in un’ora, a Silanus Popolazione. Nell’articolo Lanusei si può vedere
verso libeccio in tre quarti, a Macomer in ore 2. Cu- qual numero d’anime distinte ne’ due sessi, e in mag-
glieri capoluogo di provincia dista miglia 17 verso li- giorenni e minorenni, abbiamo notato sotto Loceri
beccio. nel distretto di Barì. Nell’anno 1840 erano maggio-
Antichità. In questo territorio sono indicati due renni, maschi 236, femmine 300, minorenni maschi
norachi, uno che dicono Su nuraghe de Pattada, l’al- 154, femmine 150, in tutto anime 840, e famiglie
tro che chiamano Beraniles. L’uno e l’altro sono in 236.
gran parte disfatti. La media del movimento della popolazione deter-
Non lungi dal secondo norache a mezz’ora dal minossi sul trascorso decennio di 25 nascite, 14 mor-
paese in su’ limiti con Silanos sopra un poggio sono ti e 4 matrimonii.
vestigie d’un’antica popolazione, della quale ignorasi L’ordinario corso della vita in quelli che felice-
il nome. mente trapassano i molti pericoli della prima età,
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Loculi 712

suol essere ai 60 anni, ma non sono infrequenti gli mezzo, alla capitale in ore trentadue e mezzo; e questo
esempi di maggior longevità. per la difficoltà de’ luoghi ne’ due terzi della linea.
Le malattie più frequenti negli uomini sogliono Antichità. In questo rispetto non è altro a notare,
essere le infiammazioni, che si originano pe’ troppo che i norachi, i quali trovansi a varie parti del terri-
rapidi passaggi da una in altra temperatura, nelle torio, però in gran parte disfatti.
donne l’isteria e la clorosi. Il cimitero è alle spalle
della chiesa parrocchiale nella valle, per cui passa il LOCULI, villaggio della Sardegna nella provincia e
levante. Le esalazioni delle superficiali sepolture of- prefettura di Nuoro, compreso nel mandamento del
fendono il senso a non pochi. capoluogo della provincia. Era parte dell’antico di-
Professioni. Sono applicati all’agricoltura uomini stretto di Galtellì e del regno di Gallura.
165, alla pastorizia 70, alle professioni meccaniche La sua situazione geografica è alla latitudine 40°24',
8; e sono poi 6 negozianti, 4 notai, 2 preti. Le don- ed alla longitudine orientale dal meridiano di Cagliari
ne che lavorano nella tessitura sono 215. 0°19'.
Alla scuola primaria concorrono circa 16 fanciul- Sulla positura è a dire lo stesso, che fu detto per
li. Quelli che sanno leggere e scrivere in tutto il pae- Irgòli, e che conviene pure a Onifài, o Gonifai; però
se, non saranno più di 40. che siede presso un ruscello in poca distanza dalla
Religione. Questo popolo è sotto la giurisdizione sponda sinistra del fiume Cedrino. Da che si può in-
del vescovo di Ogliastra. Attendono alle cose spirituali tendere la qualità del clima e dell’aria. Le abitazioni
due preti, il primo de’ quali ha il titolo di vicario. sono disposte sopra un poggio appiè del monte, che
La chiesa parrocchiale è dedicata a s. Pietro apo- si nomina dal paese; esse sono novanta in circa.
stolo, mal fornita di sacri arredi, e non ben costrutta. Il territorio si estende nella linea austro-borea per
Alla distanza d’un quarto d’ora dal paese è la cap- più di quattro miglia, e più largamente da levante a
pella di s. Bacchisio. ponente. Esso è nelle più sue parti montuoso, e nella
Agricoltura. La seminagione non domanda più di regione settentrionale aggiace al gran bosco ghiandi-
starelli 400 di grano, 200 d’orzo, 100 di legumi, 25 fero, cui da una distrutta chiesa han denominato di
di lino; e queste quantità sono moltiplicate ordina- s. Lussorio. In questa regione è una gran spelonca
riamente all’8, al 10, al 14. La dotazione del monte degna di vedersi per le molte svariatissime concrezio-
di soccorso è stabilita a starelli 390 di fondo granati- ni in stelattiti e stalagmiti. La profondità dell’ingres-
co, e a lire sarde 250 di fondo nummario. so ritiene molti dall’osservarla. Appellasi su Santua-
Le viti occupano uno spazio di starelli quadrati riu per non so qual tradizione.
600, e sono molto produttive, perché in ottima espo- Le acque non sono molto abbondanti, e però non
sizione, e in terreno proprio per questa specie più che si formano in questa regione, che alcuni piccoli ru-
per i cereali. Le varietà sono circa 18, il prodotto di scelli. Non vedesi che una sola paludetta, la quale
cento carratelli, i vini, come diconsi, bianchi e neri. deprava l’aria colle sue esalazioni estive ed autunnali,
Se ne brucia poco per acquavite. quando resta scoperta una gran parte del suo bacino.
L’orticultura non si esercita che in una superficie Il selvaggiume è copiosissimo, e dicesi di molto su-
complessiva non maggiore di starelli 60. Si coltivano periore nel numero agli animali domestici e rudi, che
molte specie, e vengono con maravigliosa prosperità. pascolano nel territorio. Si trovano tutte le solite specie.
I fruttiferi sono in molte e svariatissime specie, il Popolazione. Sono in Loculi (anno 1839) circa
loro numero sorpassa i ventimila individui. 271 anime, delle quali 129 nel sesso maschile, 140
Le terre chiuse dette volgarmente ortalis conter- nel femminile, distribuite in famiglie 65. Si contrag-
ranno poco meno che l’ottava di tutta l’estensione gono comunemente all’anno tre matrimonii, e si
territoriale, e sono o seminate, o lasciate a maggese numerano dieci nascite, e poco meno che altrettante
per la pastura del bestiame manso. morti. La vita è dubiosissima nella prima età, e co-
Le piante ghiandifere appartengono solo alle due me nelle altre terre insalubri del dipartimento di
specie leccio e sovero; e sono in piccol numero per Galtellì muoiono molti fanciulli. Quelli che evado-
poter nutrire molti armenti. no dal periodo pericoloso, vivono robusti ai sessan-
Pastorizia. Nel bestiame manso hanno i locerini, t’anni, e non rari anche agli ottanta.
buoi per l’agricoltura 100, cavalli 40, giumenti 100; Professioni. Sono applicati all’agricoltura uomini
nel rude vacche 200, capre 300, pecore 700, porci 72, alla pastorizia 22, alle arti meccaniche 6. Le
300. Gli alveari sono circa 1200. I pascoli non sono donne lavorano in 72 telai la lana e il lino.
molto copiosi. Le pecore nella estate sono condotte Anche in Loculi fu istituita la scuola primaria; ma
nelle montagne d’Arzana, Villamanna e Talana. I pro- dopo quindici anni non erasi veduto un solo fan-
dotti non bastano neppure ai bisogni del paese. ciullo che sapesse leggere e scrivere. Il vicario parroc-
Commercio. Gli articoli principali, dai quali han- chiale percepiva dalla comunità per questo insegna-
no lucro questi paesani, sono il vino, che vendesi ai mento ll. nuove annuali 75.
genovesi, e i cereali. Vendesi pure gran quantità di Agricoltura. I terreni di questo paese sono general-
frutta. mente più idonei alla cultura dell’orzo, che a quella
Le vie per il Locerese sono carreggiabili. A Barì e del grano. La mala intelligenza dell’arte fa che i frut-
Lanusei si va in un’ora di viaggio, a Tortolì in due e ti sieno scarsi, già che di rado ottienesi di vantaggio
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713 Lodè

sopra il 6, eccettuate le terre novelle, le terre cotte, intitolavasi barone con il diritto di erbaggio e delle de-
che dicono i loculesi per significare quelle dove si cime.
bruciano le macchie che le coprivano, le quali danno Intorno alle sue rovine vedonsi in certi poggi pietre
anche il sessanta per uno. Una delle cause, per cui enormi in somiglianza di mense di altari: alcune inte-
poco questi agricoltori studiavano a una maggior re, ed una non ancora tolta dalla cava, detta aitu de
produzione, era il dritto feudale, che pagavasi in gra- muru presso a un rivolo, ove pare essere stata formata.
naglie o in danaro. La sua quantità annua era indefi- Non pochi norachi sono qua e là sparsi, e tutti in
nita, ed ogni volta doveasi determinare dall’arbitrio gran parte disfatti.
di alcuni periti, i quali non riguardavano alla quanti- In vicinanza al paese sono a vedersi molte caverne
tà del seminato, ma piuttosto a quella del ricolto; nel sasso, del genere di quelle, che spesso abbiamo
così i loculesi erano tenuti a due decime. ricordato, esistenti in molte regioni dell’isola, e sti-
Si seminano annualmente starelli di grano 125, mate sepolture dei più antichi coloni della terra.
d’orzo 150, di legumi 50. Pochi starelli di terra sono
coltivati a piante ortensi, e non è grande il numero LODÈ, o Lodee, villaggio della Sardegna nella provin-
de’ fruttiferi. La vigna produce ottimi grappoli, e cia e prefettura di Nuoro, compresa nel mandamento
questi darebbero ottimo mosto, se con più studio si di Siniscola. Fu già parte della curatoria di Montalbo
attendesse alla vinificazione. nel regno di Gallura.
Pastorizia. Nel bestiame rude (anno sunnotato) nu- La sua situazione geografica è nella latitudine
meravansi buoi per l’agricoltura 80, vacche 12, cavalli 40°35', e nella longitudine orientale dal meridiano
20, giumenti 40: nel rude vacche 360, capre 1500, di Cagliari 0°27'.
pecore 890, porci 150. Le vacche e le pecore muojo- Giace nella valle del Montalbo a piè d’un alto colle
no spesso in gran numero nella estate per la pastura che ne dipende. Questo la protegge dal greco, mentre
di quella pianta, che dicono ferula; ondeché debbo- la gran massa dell’altro stendesi da poco sotto il suo le-
no essere ridotte in luoghi dove manchi il pernicioso vante, all’austro coprendola da venti intermedii. Uno
al vegetabile, e dove sia scarso l’alimento. Vuolsi che de’ maggiori rivi della pendice maestrale del medesimo
la supposta escandescenza del sangue, per cui peri- verso il ponente scorre non lungi, ed ivi si unisce al
scono gli animali mangiando la ferula, sia dai molti fiume che tortuosamente serpeggia a piè del gran ter-
insetti simili alle cantaridi, che si aggruppano sui razzo bittese. Il cielo è temperato d’inverno, ma troppo
frutti della medesima per succhiarli. caldo di estate, donde accade soventi che il termome-
La compagnia de’ barrancelli, o bargelli, che qui so- tro si abbassi di molti gradi, quando move il maestro.
no 12 uomini, perceve il cinque per cento di tutto il Le pioggie cadon abbondanti da mezzo l’autunno alla
bestiame, che mandasi a pascolare nel prato, e due im- primavera, ma talvolta mancano affatto. La nebbia è
buti di grano, e quattro d’orzo per ogni giogo; e per piuttosto infrequente e non nociva, la neve rara e pre-
questa retribuzione gli assicuratori restano obbligati a stamente solubile, le tempeste di grandine e fulmini
indennizzare i proprietarii degli animali, che fossero poco dannifiche. L’aria non si può dire insalubre.
rubati, o del detrimento, che patissero ne’ predii. Il territorio sarebbe sufficiente ad una popolazio-
Commercio. Dal poco superfluo, che resta ai locu- ne otto volte maggiore, avendo una superficie di cir-
lesi, dopo tolto quello che in cereali e in prodotti pa- ca 40 miglia quadrate. Esso è quasi tutto montuoso
storali domanda il loro bisogno, e da pochi altri arti- e in molte parti scosceso, e alpestre, sebbene non
coli d’industria, possono i medesimi aver un annuo manchino alcuni piani di suolo fecondo, e pendici
emolumento di circa dodici mila lire nuove. facilmente coltivabili.
La sua comunicazione co’ paesi circostanti ha le Il Montalbo è il più considerevole de’ monti com-
stesse facilità e difficoltà, che abbiam notato per Irgoli. presi nella sua circoscrizione. Esso protendesi in
Religione. La chiesa parrocchiale, il cui titolare è s. quella direzione che abbiam soprannotato con una
Pietro apostolo, governasi da un vicario, che perce- giogaja di miglia 10, poco men che rettilinea e non
pisce il quarto delle decime, restando le altre parti al interrotta che nel suo estremo incontro al ponente-
vescovo di Nuoro-Galtellì. libeccio, dove appare una appendice di alcuni coni.
Le chiese minori sono denominate dalla Santa Cro- La costa contro il sirocco è ardua anzi che no, la
ce, dove uffizia una confraternita, dalla Vergine della contraria molto più spiegata, e in vicinanza a Lodè
Defensa, e da s. Giovanni. Presso questa, che è a pochi per non meno di cinque miglia. Pare che la sua som-
passi dal comune, si stabiliva il campo-santo. I locu- mità, così come quella del paralello monte d’Irgoli,
lesi agiati usano nella morte di qualche lor parente fosse in continuazione del gran pianoro di Bithi. Il
far una o due limosine a tutta la villa, mandando in Montalbo (Monte-bianco) ebbe questo nome dalla
ogni casa un pane ed un brano di carne, od un piat- bianchezza delle sue rupi calcaree, che fa un bell’ef-
to di maccheroni. Se qualche erede manchi a questo fetto quando da qualche punto distante vedesi illu-
costume, egli sel sentirà rinfacciato in ogni occasione minato dal sol cadente. Sopra il suo dorso vi sono
con molto suo disonore. de’ piani abbondantissimi di pascoli estivi con belle
Antichità. Nel territorio di questo paese, e in distan- e spaziose caverne osservabili per le concrezioni, fon-
za di un quarto d’ora, sono osservate le vestigie d’un’an- ti freschissime e limpidi laghetti, ombrose boscaglie,
tica terra, che diceano Lopè, della quale il vescovo era e selve antiche, e una numerosissima varia generazione
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Lodè 714

di selvatici, e tra essi in gran famiglia i mufloni. I pa- I furti e le vendette sono le più comuni colpe, e per
stori, che vi passano l’estate nel loro ozio, prendon queste vanno errando ne’ monti vicini non pochi ban-
piacere a insidiarli, e nutronsi di quelle saporitissime diti con i loro mastini. Nel 1836 tra gli altri era più
carni. I viaggiatori vi ascendon spesso per godere il terribile un certo Muzzu Boes, che dopo un primo de-
bellissimo panorama che stendesi intorno, ponendo- litto, perseguitato da’ cavalleggieri, venne in frequenti
si sopra la punta Cupetti, per gran parte delle pro- occasioni di commetterne degli altri. In quell’anno
vincie settentrionali, e per gran tratto del Tirreno. avea già trucidato otto persone tra spie e soldati, ed
Spesso vedesi sgorgar l’acqua in questo territorio, erasi salvato da molti pericoli. Sorpreso da 16 soldati,
ma più che altrove abbondano le vene nella pendice perdé il compagno rimasto estinto, ma potea uscire
maestrale del Montalbo, dalla quale sono i molti ru- con alcune ferite dal luogo dell’agguato e fuggire. Era
scelli che in fondo alla conca formata dalla costa di però per perdere la lena nell’involarsi a’ molti persecu-
questo monte, e del prossimo altipiano bittese si riuni- tori, quando traversando le macchie vide nel letto di
scono in un alveo che tiene il principale ramo del un rivolo un gorgo, che egli conoscea profondo. Vi
fiume di Posada. In tempi piovosi resta per questo s’immerse sino al mento, e ascondendo il capo tra le
interrotta la corrispondenza con Bithi, perché non si piante che fortunatamente coprivano parte di quell’ac-
può traversare né pure nel solito guado di Gallè. que, lasciò i cavalleggieri sorpresi dalla sua sparizione,
Non sono in tutto il territorio acque ferme, ad ecce- che avendolo in un punto perduto di vista, il credero-
zione di pantani, che in alcuni anni sono veduti nel no inghiottito dal suolo. Andati via i soldati, egli, do-
letto del fiume. In questo sono in gran numero le po aver fasciate le ferite, osò entrare in Siniscola, e diè
anguille e le trote. a conoscere a quelli della stazione che egli per loro
Abbiam già notato quanta copia di selvaggiume danno non era ancor andato nell’inferno. Non era an-
sia nel Montalbo, ed ora è a dire che sono non me- cora ben guarito e fu nuovamente assalito dalla truppa
no popolate di tutte specie le altre regioni di Lodè, e condotta da’ suoi nemici. Restò preso un suo socio, ed
che gran danno patiscono gli agricoltori ne’ loro se- egli poté evadere dopo aver fatta udire a colui che avea
minati per la moltitudine de’ cinghiali, cervi, daini e indicato il luogo del suo riposo, che era in una valletta
mufloni. I grandi uccelli di rapina riposano nelle ru- sotto la punta Cupetti sotto un leccio, che non tarde-
pi di Montalbo, e nelle parti basse sono in gran nu- rebbe a ritrovarlo. E avrebbe fatto questa vendetta se
mero le pernici, i merli, i colombi selvatici. non fosse stato per rispetto d’un sacerdote, che avea
Selve. Se si sommino tutte le diverse aree occupate costui per guida in andare su quel monte. Avvisato dal
da’ ghiandiferi avrassi una risultanza di circa 1200 fischio di un pastore assiso sopra un poggio, levavasi
starelli, e di individui tre milioni seicento mila, non incontanente da tra le spesse macchie, dove riposava
computati quelli che sono solitariamente sparsi. La con un suo collega, e riguardando i tre che compariva-
specie dominante è il leccio, rara assai quella de’ so- no sul ripiano del monte, gittava alle spalle la saccoccia
veri. Gli olivastri trovansi in tutte parti, fruttificano di pelle, e protendeva l’archibugio. Ma il sacerdote
liberalmente, e sono un supplemento al difetto delle avendo dato cogli sproni al cavallo ed essendosi diretto
ghiande. Vedonsi molti alberi annosi, ma non di sopra lui, egli ritenne il colpo sopra quel suo nemico, e
considerevole corpo; il che indica che in secolo non il compagno sopra l’altro che era un cavaliere di gran
molto distante furon distrutte per gl’incendi le gran- conto e viaggiatore dottissimo, e reprimendo il suo
di selve che coprivano quasi intera questa regione. sdegno, diede prova del molto che potea sopra lui la
Popolazione. Nell’anno 1839 erano in Lodè anime religione. Il Muzzu soffrì vicino quel nemico, e quan-
916, delle quali 463 nel sesso maschile, 453 nel fem- do venuti a spiegazioni accendeasi terribilmente il suo
minile, distribuite in famiglie 220. sdegno, bastava a mansuefarlo una parola di colui che
Il movimento della popolazione, che si dedusse dal egli venerava. In questo stato ei si pose a preparar i ci-
preceduto decennio fu il seguente di nascite annuali bi, arrostiva il quarto d’un cervo, e poi non ricusava di
40 e morti 25. La comune de’ matrimonii fu di 12. La giuocare col suo compagno e col suo nemico al bersa-
vita ordinaria è a’ 60 anni, e accade a pochi di proce- glio. Questi ora vergognavasi vedendo quanto i suoi
dere sino agli 80. Nelle malattie sono curati da un fle- colpi andassero lungi dal brocco, e ora impallidivasi
botomo. Ma poi di rado domandano argomenti uma- osservando le palle del bandito foracchiare il tronco
ni e con tutta fede ricorrono a’ sacerdoti, perché dica dove era la carta. Quando alla mattina in sull’alba leva-
sopra gli ammalati le orazioni prescritte dalla chiesa. vasi da sotto l’albero, dove aveva dormito tra gli ospiti,
Spesso vedonsi mirabili effetti, e da questi si è che la porgeva in dono un’altra parte del cervo, e partiva ful-
confidenza ne’ mezzi religiosi è confortata e sostenuta. minando col guardo quel suo nemico, e facendogli in-
Nella foggia del vestire non sono i lodeini dissimili tendere una terribil minaccia.
da’ bittesi. I comuni sollazzi sono le danze, alle quali Professioni. Sono applicati alla pastorizia 170 per-
concorrono ne’ dì festivi quelli che per ragion di lutto sone, all’agricoltura 130, alle arti meccaniche 20. Le
non devon osservare la rigida legge della solitudine. donne lavorano in 180 telai la lana e il lino.
Trovandosi questo popolo in un luogo molto ap- Alla scuola di primaria istruzione concorrono non
partato, e mancando di relazioni, però vedesi in uno più di 15 fanciulli. Pochissimo o nullo fu finora il
stato di rozzezza. Se sia educato potrà facilmente diven- frutto che essi ne ritrassero. In tutto il paese non so-
tare più umano, avendo a questo una vera disposizione. no forse venti persone che sappian leggere e scrivere.
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715 Lodine

Agricoltura. Se i lodeini fossero più operosi e più Commercio. Da tutti gli articoli di commercio che
amassero quest’arte, maggiori sarebbero i frutti che abbiamo già notato sotto i titoli agricoltura, pastori-
produrrebbe il terreno, che in molte parti si ricono- zia, caccia e pesca, si può computare un annuo gua-
sce idoneo a’ cereali. Più felicemente però che il fru- dagno di circa lire nuove 40 mila.
mento fruttifica l’orzo, ed è però che questo spargesi Le strade da Lodè a’ circonvicini paesi non sono
in maggior copia. carreggiabili, e in non pochi siti anche difficili per i ca-
Si sogliono annualmente seminare starelli di gra- valli, sul dorso de’ quali si caricano le derrate. Si va da
no 200, d’orzo 300, e 15 di fave. Il grano suol pro- Lodè a Buddusò, verso ponente, in ore sei (miglia 13),
durre il cinque, l’orzo il quindici, e più ed altrettan- ad Alà, verso ponente-ponente-maestro, in ore cinque
to le fave. La raccolta del lino suol dare circa 200 (miglia 10), a Siniscola, verso levante, in ore quattro
libbre di fibra. (miglia 7), a Torpè, verso greco-levante, in ore tre (mi-
Sonovi molti luoghi ben propri per i legumi e le glia 6), a Nuoro, capoluogo, della provincia verso
piante ortensi, e non pertanto non si coltivano né gli ostro-ostro-libeccio, ore dieci (miglia 18).
uni né le altre. Religione. I lodeini sono sotto la giurisdizione del
I fruttiferi son molto ristretti di numero. Piaccio- vescovo di Nuoro, governati da un rettore assistito
no i fichi, peri, mandorli, persici, il melo cotogno, da un altro prete.
ma tutti in una non sopravanzeranno i seimila indi- La chiesa maggiore è intitolata da s. Antonio di
vidui. Mangiano volentieri anche i fichi d’India. Padova; le minori sono denominate dalla Vergine
Le viti vengono bene e vedesi molta varietà ne’ Purissima, dalla Nostra Donna d’Itria, dalla Nostra
frutti; tuttavolta non si fa che una sola qualità di vi- Donna del Rimedio, e da s. Giovanni Battista.
no. Questo suol essere di qualche bontà e vendersi Le principali solennità sono per s. Antonio addì
in parte a Buddusò, Siniscola, Posada e Torpè e agli 13 giugno, e per s. Lucia nella prima domenica di
stazi di Montenero, e in minima parte bruciarsi per settembre. In queste si corre il palio, si fanno pub-
acquavite. Il territorio del vigneto avrà una superfi- bliche danze, e concorrono molti cantori. Il cimite-
cie di circa 180 starelli. rio è in una eminenza a poca distanza dall’abitato.
Quelle grandi terre chiuse, che dicono tanche, nelle Antichità. In questo territorio sono stati indicati
quali si alterna la pastura alla cultura, non vedonsi nel due soli norachi, uno nel luogo detto Sa mela, al
territorio di Lodè; e non potea essere altrimenti in una quale mancano poche parti, con entrata assai bassa
regione dove predominano i pastori. I piccoli chiusi, alla camera che serve di ricovero a’ pastori ne’ tem-
dove si introduce il bestiame domito per pascolo, e in porali; l’altro nella regione detta Sa Taula, che fu
qualche anno si semina, non comprenderanno una su- quasi totalmente distrutto.
perficie maggiore di 50 starelli. In varii luoghi vedesi la roccia scavata in quelle
Pastorizia. Nel bestiame manso si possono nume- piccole camerette che i sardi dicono domos de ajànas,
rare buoi per l’agricoltura 102, cavalli 80, giumenti case di fate. Le finestre sono così anguste, che appe-
70. Nel rude sono vacche 500, pecore 6000, capre na vi si può penetrare, le dimensioni del vacuo assai
9000. Mentre in tanta estensione di selve si potreb- brevi, e la volta così bassa, che non vi si può restare
bero nutrire molte migliaja di porci, non se annove- che sulle ginocchia. In molte della prima camera si
rano più che 400. passa per consimile finestrina in una seconda.
I pastori non hanno ovili stabili, e vanno errando Dentro questi salti erano in tempi antichi altre tre
da una in altra regione. I soli caprari formano di popolazioni, ed erano nominate Jolloto, Oriannere e
tronchi e rami le capanne per soggiornare in qualche Ptilimeddu. Delle due prime, distanti da Lodè circa
luogo di buoni pascoli per due o tre mesi. Ignorasi mezz’ora, non sono altre vestigie che le pietre confu-
ogni principio di veterinaria, e quando alcun malore samente sparse; della terza, che dista un’ora verso au-
attacca le bestie non si fa altro che de’ voti a’ santi. stro, sono visibili alcune fondamenta e qualche trat-
Il formaggio è di bontà, e portasi a Siniscola o ad to di muro nelle parti prossime alle medesime. Non
Orosei per mandarlo all’estero: i buoi si prendono sussiste alcuna tradizione né sul tempo, né sulla cau-
da’ negozianti bittesi, ozieresi o sassaresi. I porci si sa della loro distruzione. È probabile sien cadute pri-
vendon vivi, i caproni mandansi alle beccherie di Si- ma che cessasse il governo de’ Giudici di Gallura,
niscola e di Buddusò, le pelli si comprano da’ bosin- perché altrimenti ne sarebbe rimasta memoria in
chi, tempiesi e sassaresi. quel monumento de’ paesi di Gallura, che abbiam
L’apicultura è poco curata, e sebbene sieno molte prodotto nello stato de’ redditi baronali e reali.
regioni ottime per essa, non si hanno tuttavia più di
2000 bugni. LODINE, villaggio della Sardegna nella provincia e
Caccia e pesca. La caccia si esercita principalmente prefettura di Nuoro, compreso nel mandamento di
da’ pastori, e spesso i taglieri sono colmi de’ brani arro- Fonni, e nel dipartimento di Barbagia Ollolai.
stiti di quelle carni deliziose. La pesca occupa non più La sua posizione geografica è nella latitudine
di dieci persone. Usano le reti, la lesina, e talvolta an- 40°8'20", e nella longitudine dal meridiano di Ca-
che avvelenano i gorghi per prender molto senza gran gliari 0°6'.
fatica. I pesci vendonsi nel paese e nelle terre circonvi- Giace nella valle del Massari presso alla sponda
cine. Il prezzo non sorpassa i 18 centesimi per libbra. destra del fiume, in sito un po’ alto, in esposizione a’
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venti più forti, il settentrione, il maestro, il greco e il Alla istruzione primaria concorrono non più di 6
levante, che talvolta scuoprono i tetti. Nell’inverno fanciulli.
la temperatura va spesso sotto il zero, nell’estate si Agricoltura. Il territorio è atto a semi ed alberi,
leva sino a’ 26°. Sebbene sia considerevole la distan- che amano le regioni fredde. Si seminano ordinaria-
za dal mare, il termometro è di una variabilità non mente starelli di grano 30, d’orzo 100, di fave 6. La
minore che nelle regioni marine. Le pioggie vengo- prima specie rende il sette, la seconda il dieci, la ter-
no spesso e copiosamente, la neve frequentissima e za il dodici.
di durata, la nebbia non sempre nociva, le tempeste Negli orti coltivansi fagiuoli, cavoli, pomidoro,
non rare e innocenti. L’aria è di molta bontà. cipolle, zucche, patate e canape; e si ha un frutto co-
La superficie territoriale non pare maggiore di ot- pioso. Si raccogliono circa cento decine di canape.
to miglia quadrate. Comeché sia molto montuosa, In altro tempo le vigne erano prospere; ora per la
tuttavolta non si può indicare altra eminenza rag- mancata cultura sono deperite. I lodinesi vollero
guardevole che la Serra de Millu nel salto che dicono aver bisogno del vino della Ogliastra, che molto più
Istelathi, che si traversa nella linea della grande stra- del proprio è soave al gusto.
da da Cagliari a Nuoro. Ne’ fruttiferi sono in maggior numero i peri, susi-
Sono in gran numero le fonti, ma poco abbon- ni, ciriegi, meli, castagni e noci. Le prime specie so-
danti, se eccettuisi quella che trovasi in distanza di no distinte in molte varietà.
due terzi di miglio dal paese, e serve alla popolazio- La quarta parte di tutta la sunnotata superficie
ne. Si denomina dal Ciriegio. territoriale è divisa tra le famiglie. I maggiori chiusi,
Il territorio è irrigato da diversi ruscelli, il primo che diconsi tanche, or producono pascolo per il be-
nasce dall’anzinotata fonte, quindi è il rivolo che di- stiame manso, e talvolta per il rude, ed ora sono col-
cono, altri Dulia, ed altri Badueleri, i due del salto tivati a cereali.
Erimu, uno dei quali appellasi Lotolai, l’altro Sa-roja Pastorizia. Nel bestiame manso sono buoi per l’agri-
de Suvargia, i tre del suddetto salto di Istelathi, che coltura 32, vacche manse 80, cavalli e cavalle 14, majali
dicono Otìle, Dorgodori, Queradore. 20; nel rude vacche 130, capre 500, pecore 2000, por-
Dopo i ruscelli indicherò i due fiumi, come dico- ci 250.
no quei popolani, uno l’Istelathi che scende da’ salti I prodotti in latte sono di ottima qualità e abbon-
di Mamojada verso ostro-sirocco, e che solo in tem- danti relativamente al fondo. Le pecore e le capre nel-
po di molte pioggie vieta il passaggio. Esso influisce la stagione invernale emigrano o nel Campidano, o
quasi a levante del paese e in distanza di circa un mi- nel dipartimento di Galtellì, che dicono Sa Baronìa.
glio e mezzo nel Gosolè. Questo viene a quel punto Le api sono poco curate.
dalle sue fonti in Cornobue ne’ limiti tra Fonni ed Pesca. I fiumi e ruscelli sunnominati sono abbon-
Orgosolo. Nell’inverno è pericoloso a quelli che il danti di trote ed anguille, che si prendono di tutte le
vogliono traversare, e spesso anche nel guado, da cui stagioni, ma principalmente nell’aprile, se il tempo è
esso ha nome, presso il ponte rovinato che dicesi del buono e il fiume non ridondante d’acque. Usano in
Vicario. Sopra quel resto dell’antica costruzione si altri tempi l’amo, in quello Su perticale, come dico-
suole distendere alcune travi per il passaggio a’ pedo- no l’ordegno dalla lunga pertica, alla quale è attacca-
ni; ma accade soventi che le acque crescendo le rapi- ta la rete distesa. L’operazione fassi nell’oscurità della
scano nella corrente, e restino intrapresi i viandanti. notte. Quei che sono applicati a questa industria,
I ghiandiferi occupano molte parti di questo terri- hanno un competente guadagno vendendo le trote,
torio. La quercia predomina, e vedonsi molti individui delle quali in alcune ore prendono da 16 a 24 libbre,
di grand’età: i lecci sono in minor numero per tutto per circa quattro o cinque lire nuove nel paese, e ai
fuorché in un’area di circa tre quarti di miglio quadra- forestieri, che vengono a provvedersi per le vigilie ed
to. Il bosco non è sempre continuato, essendovi aperti altri giorni di astinenza dalle carni.
grandi vacui col ferro e col fuoco, e diradati i salti che Commercio. Questo è ristretto a pochi articoli, a
erano ombreggiati da foltissimi grandi vegetabili. quella piccola quantità di cereali che loro sopravanzi,
Gli animali selvatici, che trovansi nel Lodinese, al poco formaggio ed altri prodotti pastorali che ven-
sono cinghiali e daini, e nell’inverno anche alcuni dono nelle terre dove svernano, ad alcune pezze di
cervi ritiratisi dalle alte montagne coperte di neve. tessuto ed al pescato. In totale si può calcolare il loro
Le lepri vi sono in gran numero, come sono pari- lucro a ll. n. 8000.
menti in grandi famiglie le pernici, i colombi, le Lodine dista da Gavoi verso ponente-maestro poco
beccaccie, i tordi, i merli, le anitre, ecc. Non manca- men di due miglia, da Fonni verso scirocco 21/3 tra-
no le specie maggiori. versando il fiume Gosolè, da Nuoro capoluogo della
Popolazione. Nell’anno 1839 erano in Lodine ani- provincia verso tramontana-greco-tramontana 13.
me 124, delle quali 68 nel sesso maschile, 56 nel Antichità. Vedonsi dentro questo territorio le vesti-
femminile, distribuite in famiglie 24. Le nascite an- gia di quattro popolazioni antiche. Esse erano alla
nuali sono 4, le morti 2. Rari trapassano i 60 anni. parte di levante, una a poco men d’un miglio dal pae-
Professioni. Sono applicati all’agricoltura persone se, forse nominata Boina, perché alle rovine restò que-
30, alla pastorizia 18. Le donne lavorano in circa 16 sto nome Sos muros de Boina. La seconda a doppia di-
telai. stanza, di cui però ignorasi il nome, indicandosi quelle
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717 Logudoro

macerie con l’appellativo generico Sos muros. La terza vuolsi poscia disteso ed applicato a tutta la provincia,
a distanza tripla nel luogo, che dicono Sos muros de per ciò forse che in quel paese prossimo alla Barbagia,
Muisaris; la quarta a quattro miglia, che diceano So- donde crediamo discesi i liberatori dei popoli sardi
roeni. Dalla estensione coperta di rottami e sparsa di dalla schiavitù saracenica, i ristauratori della nazionali-
fondamenta si può dedurre che la seconda e la quarta tà, sia stata ne’ primi tempi la sede del governo, noi
fossero due terre molto popolate. dovremo riconoscere non lontana dal vero la conget-
Si possono indicare undici norachi: il primo è tura, se veramente in uno dei diplomi logudoresi ve-
contiguo alla parrocchia in sito eminente, d’onde desi scritto in vece di Logudoro la formola nel regno,
spazia lo sguardo in una bellissima prospettiva; il se- che dicesi di Ore. Ma forse che più felicemente l’indo-
condo appellasi Mamughina, il terzo Cannavargius; vinava chi in Logudoro e Logudoresi riconoscea, per av-
il quarto è presso Boina; il quinto è detto Lotolai; il venuta depravazione di pronunzia, il Luguidone ed i
sesto Arrana; il settimo Soroeni; l’ottavo Muisaris; il Luguidonesi della geografia romana: e potrà quell’o-
nono Tolesi; il decimo e l’undecimo sono due nora- pinione accettarsi, se dallo stesso archeologo sia stato
chetti vicinissimi, che hanno il nome comune Sos ben indicato nella terra d’Ardara, capo-luogo dei po-
nuragheddos. Tutti sono per due terzi almeno disfat- poli logudoresi, e sede de’ regoli, il Luguidone, che
ti e di forma semplice, se eccettuisi quello di Soroe- nota nelle stazioni di una delle vie mediterranee l’Iti-
ni, che comprendevasi dentro una cinta. L’altezza di nerario di Antonino, e ne’ popoli luguidonesi la più
quel che resta del cono è di circa dieci metri. numerosa delle tribù, che nominavansi da Tolommeo
In diversi luoghi vedesi la roccia scavata in quelle nella descrizione geografica della Sardegna, siccome
camerette, che sono così frequenti nella Sardegna, e quella che occupava l’amplissima regione, che poi dis-
che si credono fatte in tempi antichissimi per conser- sero Montacuto, e distendendosi più in là, sino alle
varvi i cadaveri delle persone più care. I lodinesi le sponde del Tirreno dal porto Blandinchi al Capo-Co-
dicono, come comunemente altrove, Domos de Ajà- mìno, ivi avea aperto per i suoi commerci con l’Italia
nas, stanze di vergini, o di fate. Alcune hanno la fine- il Porto di Luguidone.
stra, per cui entrasi, vicinissima al suolo, altre più alte: La superficie del Logudoro, comprese le isolette,
queste sono di figura curva, quelle quadrate: alcune di non eccede le miglia quadrate 1800. I suoi limiti
una sola concavità, altre due, comunicanti per una fi- con la Gallura si possono veder determinati nella de-
nestrina consimile ed eguale alla esterna. scrizione di quel regno, e quelli con l’Arborea già
notati ne’ confini boreali de’ dipartimenti Campida-
LOGUDORO, o Logudori, uno degli antichi regni no, Guilcieri, e ne’ meridionali della curatoria Dori.
della Sardegna, confinante a ponente e tramontana Nella divisione della provincia in quelle parziali
col mare sardo, a levante con la Gallura, ad austro amministrazioni, che si dissero curatorie, e furono
con l’Arborea. istituite da’ giudici, possiamo secondo quel che ri-
L’origine di questo nome è ancora dubbiosa, non cordasi per tradizione, e si conosce da’ diplomi, an-
essendosi potuto tra le varie opinioni, che si propose- noverare XVIIII dipartimenti: 1. Coguinas e Anglo-
ro, indicare quella che fosse con certezza unicamente na, 2. Romandia, 3. Nurra, 4. Nulauro, 5. Nurcara,
vera; già che parve originato, a questi da’ Doria, che 6. Planargia, 7. Monteferro, 8. Montacuto, 9. Mon-
ebbero nella provincia amplissimi possedimenti; a tes, 10. Fluminaria, 11. Figulina, 12. Coros, 13. Cab-
quelli, or dalla esuberanza del fecondissimo suolo, or buabbas, 14. Mejulogu, 15. Oppia, 16. Goceano,
dalla inesauribil ricchezza delle miniere d’oro; e ad al- 17. Marghine, 18. Costavalle, 19. Dori.
tri da altre ragioni. Tuttavolta a chi sia versato nella I primi otto de’ prenominati dipartimenti erano
storia, non sarà d’uopo di una studiosa considerazione in regioni marittime, gli altri 11 in contrade medi-
perché possa conoscere in quale delle tante sentenze terranee.
sia maggior probabilità, in quale minore, o nessuna. Il Fara, che fu il primo corografo della Sardegna,
Da questo che l’uso di siffatta appellazione fu di lun- diede la descrizione di questi cantoni. Ma comecché
go tratto anteriore ai tempi, ne’ quali è notato il pri- dovessero a lui essere ben conosciuti, perché nato e vis-
mo domicilio di que’ nobili genovesi in Alghero, e sul suto gran tempo nel Logudoro, ciò non ostante, anche
promontorio Frisano, è a tutti palese l’inganno de’ in questa parte, intorno alla quale era più che sull’altre
primi; e dal nessun cenno, che trovasi nelle memorie studioso, noi talvolta desideriamo alcune cose, che fu-
antiche di alcun minerale d’oro, e dal nessuno indizio, rono ommesse per mancate notizie o per negletta ispe-
che dello stesso occorse a periti ed oculati mineraloghi zione de’ luoghi; tal altra lo vediamo sbadato e negli-
nella più curiosa esplorazione delle roccie sarde, è cer- gente. Suppliremo pertanto e rettificheremo come
tificata la illusione di coloro che vogliono indicata la meglio per noi si possa le ommessioni e le inesattezze.
frequenza di quel prezioso metallo. Ella è poi una
grande arroganza in coloro che stimano così nominata CANTONI MARITTIMI DEL LOGUDORO
la loro regione come felicissima di tutte le altre contra-
de dell’isola nella virtù produttiva. Che se riguardiamo I. ANGLONA e COGUINAS. Il Fara ha parlato singo-
gli altri, dai quali in quel nome vedesi la composizione larmente di queste due regioni, io le riunisco, perché
delle parole Logu de Ore, ed esso, in principio proprio penso che il Coguinas, come appellasi la regione di-
al solo dipartimento Dori, altrimenti Dore, e d’Ore, stesa in gran campo dal promontorio Frisano (oggidì
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monte di Castelsardo) appiè de’ monti di Gallura, In questo dipartimento vollero alcuni fosse ne’
fosse in principio una parte dell’Anglona, cui poscia i tempi romani e in addietro situata la città di Tibula,
Doria fortificatisi sul detto promontorio, o si usurpa- metropoli de’ popoli Tibulati, che nominavansi nella
rono, od ebbero per concessione de’ regoli della pro- geografia di Tolommeo come una delle più celebri na-
vincia. Il Coguinas sarebbe stata un’estensione troppo zioni sardesche: però, se mal non ci lusinghiamo, la
angusta e scarsa di popolo, per istituirvi un curatore. Biblioteca sarda (fasc. 1, pp. 7-8) ha con maggior pro-
Donde sia provenuto il nome di Anglona è ignoto, babilità indicato il suo luogo nel golfo di Arsaquena.
sebbene non sia improbabile che con esso si appellasse Invece noi noteremo il borgo che nell’Itinerario di
il luogo, dove nella prima istituzione de’ curatori an- Antonino appellasi Ad Herculem, e fu già da noi indi-
dò a sedere quello che erasi eletto all’amministrazione cato presso la terra di Martis.
di questa regione. È poi evidente la ragione del nome Castella. In questo dipartimento erano costrutte
Coguinas o Cocina, che direbbesi italianamente Cuci- quattro rocche; la fortezza del promontorio Frisano,
na, e fu dato alla sponda del fiume appiè del colle del edificata dai Doria dai primi giorni del loro stabili-
castello, per ciò che ivi nella sera, e poi per tutta la mento nel Logudoro (anno 1102), e però appellata
notte, massime quando l’aria sia un po’ fredda, ve- Castel Genovese; il castel Doria, innalzato dai medesimi
donsi le arene che opprimono le fonti termali fumare sopra una rupe difficilmente accessibile da una sola
largamente. Lo stesso nome noi vediamo appropriato parte; il castel di Bulzi, opera dei Malaspina, e situato
a qualche monte che soglia attrarre le nuvole e incap- nella valle dell’Anglona non lungi dalla terra del suo
pellarsene, e udiam quei del luogo, mentre voglion si- nome; e la rocca di Caramonte soprastante dalla emi-
gnificare questo fenomeno, dire che il monte fuma: nenza, dov’è il paese così appellato, alla suddetta valle.
sembrando veramente alcune volte di vedere in un II. ROMANDIA, o ROMANIA, e devesi intendere ter-
quadro maggiore ciò che appare quando in una cata- ra romana, cioè l’agro dato alla colonia romana stabi-
sta di legne non secche per difficile ignizione stenta a lita nell’antica città di Torre.
brillar la fiamma. De’ confini di questa curatoria si è già parlato sot-
I confini dell’Anglona sono incontro al settentrio- to il titolo Fluminaria-Nurra-Romandia, dove così
ne col mare; a levante con la Gallura, e segnatamen- per questo rispetto, che per le cognizioni statistiche
te nella sponda sinistra del fiume Termo; a ponente rimettiamo il lettore.
con Romandia, Montes e Figulina; ad austro con Nel territorio di Romandia sorge il colle di Tani-
Oppia e Montacuto. ga, che è una dipendenza della montagna di Osilo.
Questo cantone è una regione in parte montuosa, Nella maremma, che dicono di Sorso, è uno stagno
e in parte piana. I principali piani slargansi nella ma- lungo circa due miglia, ma di pochissima latitudine.
remma di Coguinas, nella valle di Perfugas, e nel Quindi verso levante per altre miglia tre o quattro il
Campo d’Ozieri: i monti più considerevoli sono il terreno è coperto d’una sabbia finissima, che sente le
monte Scova ed il Sassu, che si riconoscono facilmen- impressioni non violente dell’aria.
te quali avanzi d’un gran terrazzo, che ruppesi per Il Fara nella sua brevissima descrizione le diede un
violente succussioni interne, ed ebbe avvallata una sua numero di popolazione minor del vero, e di troppo
gran parte, dove or si vede il bacino dell’Anglona. la ristrinse nei termini. Egli non vi comprendea che
Le acque abbondano in ogni parte, e formansi al- Sorso, Sènnori, Gennore, Uruspa, Tàniga e Gèrito:
cuni rivi, i principali de’ quali sono quello che scorre però noi nel citato titolo dimostrammo inclusivi pu-
in fondo alla suindicata conca dell’Anglona, e l’altro re Save, Augusolo, Ennenne, Taverra e Settepalme; e
che serpeggia nella valle di Nulvi. a questi aggiungemmo Erti, Plajàno, Querqui, Do-
Le popolazioni, quivi esistenti nel governo de’ giu- mus-novas, Biònis, Soranna e l’antica città di Torre,
dici, erano le seguenti: Frisano, il castello del promon- che dopo quattro secoli rivive, e pare voglia ritornare
torio, che, perché fabbricato dai Doria, si cognominò nell’antica dignità.
Genovese sino a che, venuto in poter degli aragonesi, Castella. Non mancarono certamente in questo
fu cognominato dai nuovi dominatori, Ampurias, cit- dipartimento le costruzioni militari, perché almeno
tà vescovile, Nulvi, Caramonte, Lahìrru o Laerru, la città di Torre, che si abitò sino all’anno 1440, ed
Gulzi o Bulzi, Spelunca, Sètin o Sèdini, Pèrfuas o Per- era esposta agli inopinati assalti, sarà stata fortificata
fugas, Bangius, Martis, Gistorlu, Cèrigu o Tergu, In- per sicurezza del popolo e de’ regoli, che talvolta vi
sàri, Montefurcadu, Morrèdi, Orria-piccinna, Orria- stanziavano; però non restava vestigio delle mura; e
Manna, Odatèli, Murtèdu, Ostia de montis, Battàna, solo nel porto si mantenne una torre per reprimere
Pèrsiga, Coguinas, Casteldoria, e Bisarcio. l’audacia de’ barbareschi, quando non fossero molto
Bisarchio, o Guisarchio, che si conobbe come re- possenti, o trattenerli finché dalle prossime ville po-
sidenza di un vescovo, comparisce in alcuni antichi tessero accorrere i difensori.
monumenti, come capoluogo d’una curatoria. Non III. NURRA. Così denominavasi questa regione
pertanto se dall’Anglona non separai Coguina, nep- dall’antica città di Nure, che leggiamo menzionata
pure vorrò separare Guisarchio, stimando che questa nell’Itinerario di Antonino in una delle stazioni della
distinzione sia stata cagionata dalle suddivisioni, e gran via littorale di occidente tra Torre e Carbia.
dalla diversità de’ padroni, che vi esercitavano la loro Una sua gran parte otteneasi dai Doria per un cer-
autorità. to Andrea di questo illustre casato sposatosi a Susanna,
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figlia di Barisone di Lacon, quando già volgevasi alla Non pertanto nel tempo de’ giudici, alcuni mona-
fine il secolo XII. Barisone, Gavino, Nicolò e Petrino ci, i quali non che temessero, ardevano di morire vit-
suoi figli, furono signori di particolari contadi, e for- time del furore di quegl’infedeli e glorificare Iddio
marono altrettante famiglie, che per la consanguineità confessando il suo Figlio ne’ dolori della morte, san-
co’ regoli, e per le ricchezze, furono splendidissime. tificarono con una angelica vittima quell’orrida soli-
Nella rovina del regno del Logudoro i Doria sardi tudine ed esercitarono la loro carità sopra i naufraghi.
crebbero a una maggiore potenza, e questa non sareb- Quest’isola e la più prossima, cui dalla spianata sua
be mancata, se meno frequenti fossero state le discor- superficie diciamo piana, leggonsi nella geografia ro-
die domestiche, e meno pertinace l’odio degli arago- mana appellata Herculis insulae, nella greca Heracleon-
nesi, che finalmente ottennero di spegnerli. nesos, isole di Ercole, forse da qualche delubro di mol-
Pure per la varia topografia di questa regione puoi ta religione ad Ercole, come parimente per ciò furono
rivedere il succitato titolo Fluminaria-Nurra-Roman- non pochi altri luoghi detti Eraclee. La concorrenza di
dia, ivi essendo riunite tutte le relative nozioni. Qui tanti nomi locali in questa parte dell’isola, Ad Hercu-
basterà rammemorare il Caperone che sorge superior- lem, Herculis insulae, Turris Lybissonis (torre del libico
mente a tutte le altre eminenze della catena nurrese Ercole), farebbero credere che nell’antica superstizione
distesa dal piano di Barace al Capo-falcone, la massa di i popoli che vi avevano seggio praticassero una parti-
colline del Calvagiu, e la regione sabbiosa che dal colle colar religione verso quel semidio, che o fu sardo da
di Monteforte stendesi insino al porto di Barace. cui nominossi la terra, o il suo padre Maceride, che
Nella dominazione de’ regoli erano i nurresi divisi per le sue prodezze meritavasi quel glorioso titolo.
ne’ seguenti siti: Nure, Issi, Esse, Ussi, Santo, Nurchi, L’isola Diabote, che notossi da Tolommeo situata
Elzi, Èsquili, Duonuragis, Piddiacca, Eràilo, Subiàno, all’ostro-sirocco dell’Asinaria, è, come ha provato la
o Sojana del Fara, Logu, Trana, Occoa, Gilitti, Vialos- Biblioteca sarda (fasc. 7, p. 243), non altra che l’Isola
si, Fredu; ed altri avean seggio in S. Simplicio, Cana- piana. Quel nome greco, che vale nel nostro volgare
glia, Palmadula, Lampiàno, nella valle dell’Olmo terra di passaggio, è tanto caratteristico, quanto esser
(S’òlamu), in Porto-Palma, Fioreddu, Barace, nella possa l’attualmente usato; però che da essa, dove, e
corte d’Olzari e in altre corti, come chiamavansi non come giace, sono formati due canali, e in questo è
già i soli tenimenti, dove era una casa con un propor- aperto un doppio passaggio dal mare africo nel sardo.
zionato numero di servi, ma anche alcune terre grosse, Nure, da cui è originato Nurra, era una città antica
e non pochi popolosi borghi. Le rovine che trovansi sulla strada littorale di ponente tra Torre nella distan-
nella regione, in cui si conservarono molti dei suddetti za di M. P. XVIII, e Carbia, nell’intervallo di XVI, e
nomi, indicano le antiche abitazioni, che caddero per conseguentemente situata nell’angolo che faceano le
mani nemiche, o deserte per la fuga e la morte delle determinate due linee presso il lago di Bàrace. Pare
persone, che vi soggiornavano, ebbero a rovinare. che il suo popolo vivesse ancora, quando si distribui-
Non dubiterei che sull’isola, cui i navigatori del va il Logudoro in quei dipartimenti, che abbiam no-
medio evo per gli asini selvatici che vi pascolavano minato, e che in essa risiedesse il curatore del cantone
dissero Asinaria, fossero abitatori ne’ secoli che do- Tillium. Questa città che fu da Tolommeo indicata
minavano i cartaginesi e i romani, ed anche ne’ tem- nel lato occidentale dell’isola, sebbene più meridio-
pi superiori. La idoneità del terreno a produrre per nalmente del Promontorio Gorditano, oggidì Capo-
la sussistenza di molte migliaja d’uomini avrà potuto falcone, non si può altrove più ragionevolmente inse-
invitare gli uomini del prossimo continente a domi- gnare che presso la foce del Fiume-santo, dove sono
ciliarvisi; e se non fu mai cotesta ragione, né pur ancor visibili alcuni avanzi di muratura romana, e ri-
quando la popolazione cominciava ad abbondare conoscesi molte comodità per una popolazione (vedi
nella Sardegna, penso li avrà chiamati in età maggio- la citata Biblioteca sarda, fasc. 8, p. 282).
re la comodità de’ suoi porti, e di quello segnata- Castella. Tre sole fortezze furono già nella Nurra: il
mente che appellano La Reale, il quale non pure castello detto Pisano, perché fabbricato dai pisani,
possa dirsi ottima di tutte le stazioni navali aperte quando dopo abolito il giudicato, si adoperarono in
nel lato dell’isola che sta incontro al maestro-tra- ogni modo per istabilirvi la loro autorità, e radicarvisi:
montana, che veramente è un littorale importuoso, Roccaforte, comunemente Monteforte, fortezza fatta
ma può paragonarsi a’ migliori che sono nelle altre costruire dai Doria, e poi occupata e munita dagli ara-
sue sponde. Il disertamento di siffatto luogo oppor- gonesi quando cominciarono a temere degli arboresi.
tunissimo a’ commerci con l’Italia superiore e con la IV. NULAURO, o NOLAURO. Di questo cantone
Gallia, può approssimativamente indicarsi nell’epoca contiguo a quelli di Nurra, Fluminaria, Coros e Nur-
fatale, in cui i seraceni cominciarono ad infestare cara, è menzione presso Zurita, ed un più antico ri-
questo bacino del mediterraneo, in mezzo al quale cordo nel diploma di Pietro vescovo di Sorra, dove fu
sorge la Sardegna. Allora non più poteva persistere notata la donazione che Comita giudice torritano fa-
un popolo su quel porto, dove erano troppo esposti ceva alla colonia di monaci, che aveva ottenuta dal-
a’ barbari e questi frequentavano troppo spesso; e o l’abbate di Chiaravalle, e nell’atto di confederazione
fu fortunato a salvarsi con pronta fuga nella Nurra, tra il comune di Sassari e la repubblica di Genova,
o con peggior destino fu spento dalle spade di quei sebbene leggasi alterato in Nulabris (vedi Storia della
fanatici, o trasportato a lontana servitù. Sardegna del barone Manno, sotto l’anno 1294).
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I suoi limiti noi non li sapremo altrove definire, La regione è in gran parte montuosa, e i suoi mon-
che dove questo distretto contermina con la Nurra; ti, spianati alla sommità e sorgenti a non molto di-
tuttavolta è molto probabile che fosse la sua superficie suguale altezza, indicherebbero essere avanzi di un
assai pù ampia dell’attuale contado algherese, e che il estesissimo terrazzo o altipiano, del quale le più parti
suo littorale corresse da Porto-ferro a Punta Pòglina. sieno nabissate nelle concavità che copriva. La valle
Forse il terzo di questa estensione era montuoso, della Minerva e quella del Temo, frammezzate dal
comprendendosi nella medesima i monti che sorgo- Monte-Minerva e dal Monte-Leone, sono ampie,
no all’austro della valle di Bàrace, e parte del terraz- ben irrigate e ricchissime di vegetazione.
zo di Scalapiccada. Nel piano serpeggia il fiume Un- Guruli antica (Gurulis vetus). Nella geografia di
gias, che si versa nel bacino del Càlico, che è lungo Tolommeo tra le altre città mediterranee leggesi nota-
circa due miglia, e largo, dove più, la metà, con una ta l’anzinominata, e in tal modo determinata, che
foce al golfo di Alghero. Le fonti sono poco nume- debba ricercarsi nelle vicinanze della terra di Padria.
rose anche nella regione meridionale. Dove riguardando vedonsi alcune insigni reliquie, che
La popolazione nulaurese abitava in Alghero, Ob- pajono appartenere alla più remota antichità, e con-
neto, che poi dissero l’Olmeto, in Ceis, Lunafras, Ves- sultando le tradizioni imparasi essere stata in quel sito
sus, Sanmarco, e in tempi più remoti in fondo al Por- una città considerevole. Resta ancora un tratto di mu-
to Ninfeo, dove spegneasi da’ saraceni delle Baleari, a’ raglia noracica a grossi poligoni, sopra cui fabbricossi
quali questa stazione era comodissima: però che e’ vi il palazzo baronale, e stimeresti veder una parte del-
stavano sicuri nelle tempeste, e dominando dalla som- l’antica cinta di difesa per il popolo. In non molta di-
mità del Capalbo (come in quei tempi dal bianco co- stanza è pure osservabile un ipogeo con alcune came-
lore delle sue rupi calcaree appellavasi il promontorio, re, cui trovasi il consimile, comeché di arte migliore,
che poi dalla gran copia degli uccelli marini che nidi- presso la terra di Cuglieri.
ficano ne’ fori de’ suoi fianchi verticali, han detto del- I nurcaresi abitavano in Monteleone, Villanova,
la Caccia) poteano lanciarsi sopra i naviganti che da Mara, Padria, nel borgo di Bonvicino, in Paulis, Mi-
settentrione all’austro, od in contrario senso, veleg- nutadas, Massada, Monte Carti, Santavittoria, Mos-
giassero nel mare sardo. Può essere che Nulauro sia sitano, Minerva.
stato il luogo di residenza del curatore. Due rocche furono in questo dipartimento, e fab-
Non pare che in questo dipartimento sia stata al- bricate, come è più probabile, da’ Doria che eransi
tra fortezza che quella d’Alghero, costrutta da’ Doria stabiliti in Alghero. Monteleone era un castello di se-
ne’ primi anni del loro stabilimento, e poscia dive- condo ordine; ma per la sua inespugnabilità nell’ap-
nuta famosa per li frequenti assedii ed assalti, che piombo di molti suoi lati, e nell’arduità di quella
soffrì dopo che gli aragonesi si ostinarono a volerla parte, per dove uomini spediti dovevano inerpicarsi,
togliere agli antichi possessori. non che potessero salire uomini armati, è considera-
Carbia. Così nominavasi la città che stava sulla to tra’ primarii siti militari del Logudoro e di tutta la
via littorale di ponente, in quella distanza che abbia- Sardegna. Il Bonvicino distante di tre o quattro mi-
mo già notata da Nure. Nella Biblioteca sarda fu in- glia dal suddetto, colle eccelse merlate sue mura co-
dicata a levante, e a circa due miglia da Alghero, ronava il vertice d’un enorme scoglio piramidale, ri-
presso la collina che gli uomini di quei luoghi dico- vestito di folta boscaglia in tutta la sua superficie.
no di Calvia, come è pur cognominata una cappella VI. PLANARGIA, o SERRAVALLE. Il primo de’ due
dedicatavi alla Nostra Donna. nomi di questo cantone, nel quale riconoscesi il lati-
V. NURCARA. Questo nome, che probabilmente fu no Planaria di poco alterato, ha sua ragione nella
del luogo, dove sedea a render ragione a’ popoli il cu- forma del terreno, che è un monte di roccie basalti-
ratore, trovasi più volte scritto negli antichi diplomi lo- che a dorso piano, e un gran terrazzo, sopra il quale
gudoresi; e non prima cadde in disuso, che i genovesi sorgono da una parte i monti Menomeni, o Lussur-
facessero propria tutta la contrada e vi fondassero un giesi, come ora usan dire, dall’altra le montagne del
gran castello sopra il colle, che dissero Monte Leone, di Marghine, e da quella di maestrale il monte Taratta.
fianchi verticali, fuorché dalla sola parte, dove per una La Campeda, altro vastissimo consimile pianoro, è
difficilissima acclività si può unicamente ascendere. una continuazione della Planargia. Serravalle è il no-
Confinava col Nulauro, Coros, Cabuabbas, Co- me del castello della nuova Bosa, che tuttora sorge
stavalle e Serravalle. sulla eminenza, alla cui falda meridionale, sopra il
Che il dipartimento, che il Fara nominava di Mon- fiume Temo, siede la città di Bosa.
teleone, sia lo stesso che ne’ tempi superiori appellavasi Confinava questo distretto con il Montiferro, Mar-
Nurcara è ben evidente nella conferma che ricordasi ghine, Costavalle, e la Nurcara.
fatta dal re a’ Doria de’ feudi di Monteleone e di Chia- Il popolo planargiese era sparso in Bosa, Sindìa,
ramonte coi distretti di Cabuabbas, Bisarcio ed Anglo- Sàgama, Tinnùra, Suni, Mòdulo, Mogumàdas e Tres-
na, dove se i distretti di Bisarcio e di Anglona si riferi- nuraghes.
scono al feudo di Chiaramonte, quelli di Capodacque Forse erano altri luoghi abitati, principalmente nel-
e di Nurcara dovranno riferirsi a quello di Monteleo- la massa de’ monti Taratta: e pare questo probabile a
ne; e qui essendo ben distinto il Capodacque, resta de- chi conosca come nell’antichità spargevasi la popola-
terminato nella prossima regione quello di Nurcara. zione sopra le montagne non meno che ne’ piani,
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perché dove non giovava far agricoltura poteansi eser- delle Baleari nella loro invasione del 1050; l’altra è la
citare le arti pastorali. Possiam però indicare Bosa rocca che si conosce sotto il nome di Montiverro, fu
l’antica, che si nomina nella geografia romana, e che nello scadere del secolo XII edificata da Ottocorre fra-
sussisteva ancora quando scrisse il geografo anonimo tello di Barisone, regolo de’ logudoresi, sopra una ru-
di Ravenna, e ancora più in qua da quell’epoca nel se- pe inaccessibile, non lungi da’ confini con l’Arborea,
colo XI, come apparisce dalla iscrizione dell’antica per stazione a’ guerrieri che doveano reprimere le in-
cattedrale. La sua esistenza si può produrre sino al cursioni nemiche o stimolando alla fuga gli invasori, o
tempo, in cui i Malaspina fabbricarono il castel Serra- ritenendoli a piè dello scoglio perché non inoltrassero.
valle, sopra un novello borgo, che parimente nomina-
vano Bosa e con ragione, perché riempiuto del popolo, CANTONI MEDITERRANEI DEL LOGUDORO
che abitava nell’antica città, a un miglio, e superior-
mente nella opposta riva. VIII. MONTACUTO. Questa gran regione limitrofa
Il castello menzionato, di forte e bella costruzio- alla Gallura, e coerente con l’Anglona, il Meiulogu,
ne, fu in quei tempi e ne’ prossimamente succeduti Capodacque, Costavalle e Goceano, è così nominata
abitazione al signore del luogo, difesa e asilo al po- da una collina conica elevantesi sulla falda meridio-
polo, e da’ nemici del paese e da’ ladroni africani. nale del Limbara, sulla sponda destra del Partidas.
Quando si riformò l’architettura militare per la bali- Il Fara lo ha diviso in tre regioni, che volle cognomi-
stica a fuoco, questa rocca tra le cui mura sorgeva nare superiore, inferiore e di Parte Ogianu, o meglio
sublime per le esplorazioni e per le offese un’alta tor- del Prato Olbiano, senza che alla medesima sia alcun
re, fu adattata alle nuove macchine, e guernita da fondamento nelle carte antiche. Noi lo distingueremo
una compagnia di militari. nel Montacuto logudorese e nel gallurese, rimandando
VII. MONTIFERRO, o MONTIVERRO. È un piccolo il lettore all’articolo Gallura, dove potrà intendere per-
dipartimento, che occupa i due terzi (a settentrione) ché non approviamo quel che dettava l’antico corogra-
della gran massa de’ Menomeni, e una larga zona fo, e proponghiamo un’altra opinione.
dell’altipiano che appellasi Planargia. Ne’ varii suoi Nel Gallurese comprendiamo Bithi, Gorofai, Du-
lati è aderente al Campidano arborese, al Guilcieri, re, Nule, Urune od Orune, Onanì, Osilla od Osid-
al Marghine, alla Planargia. da, Alàa, Buddusò o Gulluso, Billucara o Bidducara,
Il suo nome è da un monte che sorge a libeccio Ulusuffe, Berchilla, Narvara, Monti.
della suddetta massa de’ Menomeni, dove, a piccola Nel Logudorese erano Oskeri, Castra, Cuco, Tu-
distanza dal seno di Pittinuri, è una ricca miniera la, Othi, Othieri, Pattada, Bantina, Nughedu, Butu-
d’ottimo ferro, che fu altre volte coltivata, e, come le, Bidiffe, Sinorveis.
pare, molto pregiata. Nel distretto gallurese erano tre castella, Montacuto,
È un paese in molte parti coperto di boschi, e Orgari ed Olevà. Il primo costrutto sulla punta del
quasi per tutto copioso di pascoli, dove si può con colle, nella cui forma indicammo la ragione del nome
gran frutto educare tutte le solite specie di bestiame, dato a’ sunnominati cantoni, quando vennero sotto la
e praticare tagli regolari in quei superbi vegetabili, signoria di qualche barone, fu (questo già notossi al-
che danno un legname di gran bontà per l’architet- trove) una fortezza confinale della Gallura contro le
tura nautica e le opere civili. Non mancano però i invasioni de’ logudoresi, come Castra lo fu del Logu-
piani per i coloni, come si è potuto intendere: e se doro per far argine a’ galluresi. Il nemico non poteva
tutto il terreno che è atto a’ cereali fosse studiosa- entrarvi, se i difensori non calassero il ponte costretti
mente coltivato, avrebbesi sufficientemente per il alla dedizione dalla inedia, non mai da altra violenza.
doppio e il triplo ancora dell’attuale popolazione. Gli altri due sorgeano sopra ardui scogli alla falda oc-
La montagna di Santu-Lussurgiu è un antichissimo cidentale del Montenero. Questi nessuna volta sono
vulcano con ampio cratere, nelle cui ribullizioni e nel- menzionati nelle storie, e pare che prima della domi-
l’eruttazione di un’immensa materia formavasi il piano nazione degli aragonesi fossero già abbandonati.
basaltico, che stendesi a levante col nome di Piano del Nel Montacuto logudorese erano il suddetto Ca-
Marghine, e a settentrione con quello di Planargia. stra, il Cuco, e Montegiuighe. Castra sorgeva in un
Erano in questa regione abitati Cuglieri o Cularis, poggio alla destra del Termo, e fu costrutto non già
Scano, Muchiano, Silanus, Sinnarìolo, Fluxio, Sette- nel medio evo, ma da tempi molto superiori, come
fontane, Santulussurgiu, Palamor, Pittinuri, Corchina provano le anticaglie romane, che vi si scavarono.
o Corrichìna. Cuglieri è l’avanzo della Guruli nuova, Era una piccola città ben fortificata. Il castel Cuco
che notasi nella geografia romana, e Corchina il luogo vicinissimo a Oskeri comprende una grand’area tra
dell’antica colonia romana che diceasi Corni, delle validissime mura di costruzione noracica, e fu certa-
quali abbiam già ragionato ne’ due rispettivi articoli mente abitato. I suoi principii sono in un’antichità
Corchinas e Cuglieri. lontanissima dalle prime memorie delle storie. Della
Due opere militari di difesa furono costrutte in rocca di Montegiuighe abbiamo già parlato nell’arti-
questo dipartimento: una è l’Acropoli di Corchina, i colo d’Iteri Fustialbu o Itireddu.
cui ruderi sono veduti sul colle di quell’antica città, e Nella nota, che proponemmo de’ paesi del di-
palesano un lavoro di tempi anteriori alla dominazio- stretto logudorese mancano alcuni altri, de’ quali
ne romana, disfatto poi, come credesi, da’ saraceni non pure è sconosciuta la situazione, ma incerto se
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debbansi aggregare alla parte logudorese o alla gallu- aragonesi, diventati padroni di Sassari, lo rifabbricaro-
rese. In questo dubbio noi li nominiamo senza alcu- no in maggior quadrato con torri agli angoli e un’altra
na determinazione, e aspetteremo che si possa per sulla porta dentro la città, e aprirono intorno un am-
una attenta esplorazione indicare il luogo di ciascu- pio fosso. Il loro pensiero è patente che fu piuttosto a
no. Sono essi Balamune, Gensiana, Ilane, Lecon, So- dominare quei cittadini, pentiti di averli accettati, e
refa, Gucizle, Piradomestica, Lesanis, Ura e altri. impazienti della loro superbia ed avarizia, che a difen-
IX. MONTES. Questa regione otteneva siffatta ap- dere la terra dalle ostili invasioni: di che poi nelle no-
pellazione dal comune che fu capoluogo, non già tizie storiche si avrà certezza. Nel 1503 fu riformato
dalla sua montuosità. Il Tufudesu, come è nominata all’uso delle nuove armi, e accresciuto di nuove opere,
una, e la più alta, delle punte della montagna che principalmente nella porta all’interno della città.
ora comunemente dicono d’Osilo, sorge sopra tutti i XI. FIGULINA. Proviene questo nome dal capoluo-
circostanti monti, comeché di gran tratto non levisi go del dipartimento, che fu così appellato per l’arte
sul livello del mare. I confini di questo distretto era- de’ figuli, che esercitavasi con lode da molti di quei
no con l’Anglona, Romandia, Fluminaria e Figulina. popolani.
Abitavansi in essa i luoghi detti Osilo, Bualis, Gu- La regione è montuosa, se non che le sue declività
toi, Selisquentino, Scalas, Sassali, Tonsa, Villafranca sono assai miti, e facilmente coltivabili, e le valli, che
d’Erice, Utali e Montes, che possiam credere essere dicono del Mela e del Làsari così si slargano, che sia
stato in principio la residenza del curatore? un grandissimo spazio per l’agricoltura, che ivi quan-
Nel Montese eravi una sola rocca, ma forse la più to nelle più felici contrade è favorita dalla ammirabi-
valida di quante si numerarono nel Logudoro. I Ma- le potenza del suolo.
laspina l’avevano fabbricata per abitarvi in tutta sicu- In Figulina erano abitati i così detti luoghi: Figu-
rezza, e sostenersi contro le armi de’ giudici, e contro lina, Biguegna, Briai, Bedas, Dulnosa, Musellano,
gli altri baroni più potenti. Una grand’area cingeasi Noagra, Noracilongu, Salvennero, Sena, Sebodes,
da fortissime muraglie, e sopra questi propugnacoli Congra, Cargieghe, Muros, Codrongianos superiore
non distruggibili in era di guerra sorgea un’alta torre e inferiore, e Ploaghe città vescovile.
per vedetta, donde intorno a grandi distanze era ve- Un solo castello sappiamo essere stato in questo di-
duto il nemico, e dato avviso a’ presidiarii perché pre- stretto, quello le cui rovine si indicano sopra la rupe
parassero le insidie o le difese, o disponendosi a’ mer- che domina l’antica villa di Figulinas o Fiulinas posta
li, o uscendo armati ad aspettarlo da qualche buona in luogo sublime. Dicesi fabbricato da’ Malaspina,
positura. Nella storia del Logudoro, in cui tosto en- quando, non so in qual modo, ottennero giurisdizio-
treremo, leggonsi più menzioni del medesimo, or ne sopra i paesi componenti questa contea. Né le sto-
sorpreso, or difeso, or assediato, ora espugnato, fin- rie, né la tradizione riferiscono alcun fatto guerresco
ché mancati gli antichi signori, e cessata la necessità intorno al medesimo: ed è credibile che per la nessuna
di posseder quel sito, che nell’arte militare di que’ sua importanza fosse poco riguardato da’ signori del
tempi era uno de’ migliori punti strategici, si lascia- luogo, e lasciato cadere per vetustà. Oramai non resta
ron disfare e cadere le sue mura, sì che ora non ri- del medesimo né una piccola parte, avendo i figuline-
mangano che alcune parti della torre speculatoria. si toltosi i materiali per la costruzione delle loro casi-
X. FLUMINARIA. Questo cantone in gran parte pia- pole, e per la fabbrica della chiesa parrocchiale.
no vuolsi così appellato per il Tamarice, che dicono XII. COROS. Proveniva questo nome da quello
fiume torritano, per il suo influente il rio d’Ottava, e che aveasi il capoluogo, che pare essere stato la me-
per altri confluenti minori e subinfluenti. Sono cele- tropoli de’ popoli coracesi rammemorati da Tolom-
bri per fecondità le sue terre, per copia le fonti, per meo, e stanzianti, come si è dimostrato altrove, in
amenità le valli, per bontà il cielo. questa regione ed intorno.
Le sue coerenze sono con Romandia, Nurra, Nu- Essa mediava tra i cantoni Nulauro, Nurcara, Ca-
lauro, Coros e Figulina. podacque, Meiulogu, Figulina e Fluminaria. Dove è
La popolazione di questo dipartimento era sparsa contigua ai primi distretti è montuosa più che nelle
ne’ seguenti luoghi: Sassari o Tatari, Sirchi, Bunnari, altre parti, ed abbondante di acque. Queste nutrono
Quiterono, Nonnoi, Ottava, Eristola, Tiliba, Su Ar- il fiume Ungias.
du, Sa Cruca, Lèquili, Lècari, Tàmula, Serralonga, I coresi o coracesi erano spartiti ne’ seguenti luoghi,
Ucari, Zùnchini, Urcone, Frusciu, Arca, Alvaru, Spili- Coros, Uri, Itiri, Ossi, Usini, Cannedu, Monstoles,
da, Murussa, Lentis, Herla. Vidiguinoris, Noalis, Sarti, Tissi, Bangius, Paulis,
Castella. Due sole rocche furono nella Fluminaria, Turtana, Lodai, Oltatzori, Turriguis, Potifigar, Liessis,
il castello di Sassari e quel della Cruca. Del secondo Norace lungo e Giunchi.
non leggesi alcuna parola negli antichi monumenti: Coros, alterazione del Corax, donde si nominavano
del primo sono frequenti memorie. Esso fu fabbricato i popoli coracesi, de’ quali, come di una nobile sarda
nel tempo de’ giudici, quando questa villa cominciò a tribù è fatta menzione nella geografia di Tolommeo,
farsi grande per i cittadini di Torre, a’ quali era troppo ci indicherebbe nel luogo ora deserto, al quale è ap-
angoscioso il continuo pericolo, in cui versavano sog- propriato, il suo seggio principale? Bisogna stimare
giornando presso quel porto, dove gli stranieri e gli che questa città già di molto fosse decaduta dall’antica
infedeli comparivano spesso a improvvisa guerra. Gli dignità nel tempo del detto geografo, se essa, come le
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più piccole e ignobili terre, non fu osservata da lui, Giave e opprimere i Doria, scelsero la positura di
quando riguardava le città più considerevoli dell’isola Sorra, dove non edificarono una rocca, ma formaro-
per farle note al mondo. no una bastita a potervi tenere una schiera di guer-
I coracesi occupavano una grande estensione di ter- rieri a sorvegliarvi i castellani di Giave, e impedire si
reno. Imperocché se i tibulati e i corsi che primi no- intraprendesse il passeggiero e si rompesse la comu-
minava Tolommeo abitavano quella regione montuo- nicazione di Sassari con la Capitale.
sa e più settentrionale, che diciam Gallura, i coracesi XV. OPPIA. Con questo nome di ignoto valore era
che succedon immediatamente, e che dobbiam indi- distinto il primario de’ distretti del Logudoro, sicco-
care nel Coros, abitavano non solo questa ma pure le me quello, nel quale era l’antica residenza de’ gover-
altre regioni che sono dal Termo al mare d’Alghero, natori della provincia.
Anglona, Romandia, Nurra, Fluminaria, Nulauro, Fi- La regione quasi tutta era piana con poche emi-
gulina e alcune altre forse delle contigue al meriggio. nenze, tra le quali assai nobile il Monte-santo, che
XIII. CAPODACQUE (Cabuabbas) così appellato da così dissero da un romitorio di benedittini presso
una fonte di copiosissimo sgorgo nel campo Giavese due cappelle poste nel piano del terrazzo.
da un fesso a piè d’una rupe basaltica sormontata da La sua aggiacenza è con Meiulogu, Montacuto,
un norace per metà disfatto. Quest’acqua scorre in Anglona e Figulina.
limpido rivolo alla conca del Termo. I luoghi abitati erano, Mores, Lachesos, Todora-
È un paese montuoso, non però nella parte che qui, Salis, Cajola, Carceto, Castili, Nigellu o Nied-
occupa nel suddetto campo, comeché per ampi trat- du, e la città d’Ardara o Ardari, dove era la reggia de’
ti in molte regioni sieno coltivabili pure le pendici. Giudici, i quali da questo lor seggio spesso si deno-
Nella sua situazione limita con la Nurcara, il Co- minarono re di Ardara, come dalla città di Torre nel-
stavalle, il Meiulogu e la Planargia. la Romandia, dove solean talvolta dimorare, si disse-
Erano abitati in questo circolo Pozzomaggiore, ro Giudici o Re torritani.
Cosseine, Giave, Keremule, Tiesi, Bersude o Bessu- Ardara fu un punto militare, ed era il maggior ca-
dè, Flumenlongu, Ibilis, Mogori, Nurighes, Sustàna. stello che fosse nel Logudoro. La tradizione lo disse
Nicola Doria, non ostante il divieto del luogote- edificato dalla Georgia, sorella di Comita, donna di
nente del re di Aragona, edificava il castello di Giave senno politico e d’ingegno guerresco, della quale oc-
sopra la sommità del monte, a non grande distanza corse dir alcune parole nell’articolo Giudicati sotto il
dal paese, dal quale nominossi. Troverai più volte titolo Giudici di Logudoro; e la storia rammentalo alcu-
menzione del medesimo nelle notizie storiche che ne volte nelle contenzioni de’ Doria e de’ regoli d’Ar-
soggiungeremo. borea contro gli aragonesi.
Giave è un’alterazione dell’Hafa che leggesi nella Luguidone. Nella Biblioteca sarda, illustrando l’Iti-
sesta stazione della seconda via mediterranea (da Ca- nerario di Antonino, abbiam indicato (fasc. 2, p. 49)
gliari a Tibula) notata nell’Itinerario di Antonino. Re- questa stazione in Ardara o nell’intorno, per ciò che
sta però incerto la situazione di quella città, e se deb- portava la distanza determinata dal punto conosciu-
ba indicarsi o dove or abitano i giavesi, o presso la to di Hafa, e la direzione non dubbia della strada.
collina conica a piè del monte, dove la nuova gran La città così nominata fu metropoli de’ luguidonesi,
strada volgesi verso greco-tramontana alla terra di che erano una nazione molto numerosa, se dai di-
Toralba. In quel luogo sono cospicue a’ passeggeri partimenti di Oppia, che senza dubbio occupavano,
non ispregevoli reliquie di un antico popolo e trova- si distendevano verso levante sino al Tirreno, sulla
ronsi tutti i più comuni indizi dell’età romana, ed cui sponda troviamo segnato in Tolommeo il porto
epigrafi di morti cristiani. Luguidone, come già notammo mentre considerava-
XIV. MEIULOGU. Ignoriamo che siasi voluto si- mo l’etimologia di Logudoro e logodoresi (vedi la ci-
gnificare con questo nome, se pur non valse miglior tata Biblioteca sarda, fasc. 11, p. 404).
luogo, come potrebbe parere al suono delle due par- XVI. GOCEANO. Fu questo ne’ tempi più antichi
ziali; e né pur sappiamo se nella prima istituzione il nome del paese, che poscia dissero Borgo (su bur-
delle curatorie fosse così appellato il luogo, dove se- gu), nel quale risiedeva il curatore del dipartimento.
deva l’amministratore del distretto. È questa una regione montuosa, dov’è sovraemi-
Affrontava a Capodacque, Costavalle, Oppia e Fi- nente alle circostanti altezze il Monte Raso, e sono
gulina, ed era piano nelle più sue parti. ragguardevoli la gran valle del Tirso al piede orienta-
Si contenevano in questo cantone Siligo, Banari, le, e l’altra del Termo al piede occidentale della stessa
Gunanaro o Bunnanaro Turalba, Gurrutta o Burut- montagna.
ta, e Sorra capoluogo di dipartimento ecclesiastico. Le coerenze di questo dipartimento sono con la
Nella sponda del terrazzo che dicono Monte Pèlai Barbagia Bithi, con il Montacuto logudorese, il Co-
sorgeva il castello di Capula, del quale nella storia stavalle, il Marghine e il Dore.
del medio evo occorre frequente menzione. Forse Divideasi in due curatorie, una superiore, l’altra
edificavalo qualche barone potente quando il Logu- inferiore.
doro era governato da’ giudici. La superiore, che dal suo capoluogo Anella era
Gli aragonesi stimando che per poco ancora aves- nominata, comprendeva Bultei o Gulsei, Bulterina,
sero a travagliare con l’armi per ottenere il castello di Benetutti e Bono.
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L’inferiore, che appellavasi propriamente Gocea- A poter poi riputare quanto con questo numero
no, conteneva Illorai, Sporlacu o Sporlatu, Gocilla o di abitanti fosse la provincia popolata, confrontere-
Bottidda, Guilciocor o Bortiocoro. mo la quantità de’ medesimi con quella delle miglia
In questa contrada inferiore era sopra una rupe quadrate, e avremo per ogni miglio quadrato anime
conica e di salita difficilissima un gran castello, fon- 694/9, cioè poco più del quinto del numero che la
datovi dal giudice Gonnario quasi in sulla frontiera terra senza grandi fatiche del colono avrebbe potuto
incontro alla Gallura. Se n’è fatta menzione nella sto- alimentare; se veramente questa regione era potente
ria de’ giudici, e occorrerà di ragionarne altre volte. a produrre in quelle sole parti, dove naturalmente è
A più piena cognizione delle cose (vedi l’articolo disposta alla produzione, quanto fosse assai per ani-
Goceano). me 400 sur ogni miglio quadrato; e poco più di un
XVII. MARGHINE. Questo nome che par dedotto settimo, se con miglior arte e con maggior studio si
dal margine del terrazzo basaltico sorgente sulla riva costringesse a produrre anche in una parte di quella
destra del Tirso o dal rialzamento del terreno sopra superficie, che aspetta la fatica umana per fruttifica-
quel piano per i monti di Santopadre, e per le alte re, potendosi allora avere la sussistenza per 500 ani-
sponde della Planargia, stendesi a tutta la regione in- me in ogni miglio quadrato: la qual risultanza pare a
terposta tra il Montiverro, la Planargia, il Guilcieri, me moderatissima, e tale spero parrà pure a chi co-
il Dore, il Goceano. nosca quanto possano le terre sarde.
I luoghi abitati da’ marghinesi erano Macumeli o
Macomer, Mulargia, Bìrore, Bortigali, Silano, Ley, Go- NOTIZIE STORICHE DEL LOGUDORO
rare o Borore, Dualchi, Nuracogomo, Sanche, Golos- DAL 1294 AL 1841
sane, Sangiuliano, Penna e Lorsia. Macomer risponde
alla Macopsisa di Tolommeo, Mulargia alla Molaria Dove ragionammo de’ Giudicati della Sardegna
dell’Itinerario di Antonino; questa è un meschinissimo avendo proposto le notizie statistiche, che riguarda-
paese, quella una terra non di molta considerazione, vano tutti complessivamente quegli Stati, e riferito le
ma che per la sua situazione sulla gran strada, sulla poche memorie che si radunarono per i diligentissi-
provinciale di Bosa e sull’altra da farsi verso Orosei di- mi studii degli archeofili sardi, e principalmente del
venterà fra non molto assai ragguardevole. barone Manno; ora che l’ordine delle cose ci ha con-
In Macomer era un forte castello, che o costruivasi dotti sul Logudoro continueremo i suoi annali stati
o munivasi nel 1412 dal visconte di Narbona assistito intermessi dopo accennata la costituzione di Sassari
da’ sassaresi, come vedrassi poi nelle memorie storiche. in comune sotto la dipendenza e protezione della re-
XVIII. DORI, DORE, altrimenti ORE. Il nome di pubblica ligure: e cominceremo dalla considerazione
questo cantone è dall’antico suo capoluogo, del qua- delle opinioni politiche che in quel tempo valeano
le è ben conosciuta la situazione, come già notammo fra’ sassaresi, delle opere di difesa, con cui fortifica-
nell’articolo rispettivo. rono la città, del loro statuto, e delle cause che mu-
Confinava dalla parte della Gallura con la Barba- tarono gli animi, e li rivolsero verso gli aragonesi.
gia Bithi, dalla parte di Arborea con la Barbagia Ol- Quando cessava il governo de’ regoli del Logudo-
lolai, col Barigadu e l’Aùstis, e toccava le regioni lo- ro per la morte di quel Michele Zanche, che al fian-
gudoresi, del Marghine e del Goceano. co della figlia, in un banchetto ospitale trucidavasi
I doresi abitavano in Dore, Ottana od Ozzana, dal genero Branca d’Oria, e con tal tradimento, alla
Orani, Orotelli, Univeri, Sarule, Ullini, Sangiorgio, cui sollecita pena l’Alighieri immaginava la ruina
Cuscusellu, Nuoro, Lollove ed Orgosolo. dell’anima nella tormentosa cisterna, e l’invasione
Nessun luogo munito era in questo dipartimento, d’un demonio nel corpo vivo, che possedeasi sino
dove non pertanto in urgenza di difesa era un luogo prestabilita misura de’ giorni, allora come uccelli di
sicuro nel monte di Gonnari, così arduo nelle sue rapina sopra la preda moveansi a volo pisani e geno-
parti superiori, che pochi vi sono stati sufficientissi- vesi sopra il Logudoro, e con maggior desìo sopra
mi contro gran numero di assalitori. Sassari; ed essendo gli uni e gli altri molto più po-
XIX. COSTAVALLE. Par vero che così nominavasi tenti che l’omicida ambizioso, lo facean cadere dalle
questo distretto, perché le più sue parti erano sulle speranze mal concepite nell’animo maligno. Molti
pendici (sas costas) delle valli giavese e semestenese. dell’una e dell’altra nazione domiciliati nella medesi-
Nella sua circoscrizione toccava la Planargia, il ma per il commercio, del quale erano mezzani fra gli
Goceano, il Meilogu, il Capodacque. isolani e gli oltramarini, studiavano a conciliare i cit-
La popolazione abitava in Ribeccu o Rebeccu, tadini alla loro parte alienandoli dall’altra; e fu effet-
Bonorba o Bonorva, Terchillo, Defrio e Semestene. to delle loro arti che questi si dividessero in due sette
Popolazione del Logudoro sotto la dominazione de’ re- una pisana, e l’altra ligure. Se non che la ligure era
goli. Da’ nomi già notati delle popolazioni particolari più numerosa e potente, perché già da gran tempo i
di ciascun cantone vedesi che nell’indicato tempo era- genovesi aveano frequenti e distese pratiche nel Lo-
no abitati in questa toparchia non meno di 250 paesi. gudoro, e tra’ principali del paese erano molti oriondi
Or se suppongasi la quantità media di anime 500 per da Genova con largo parentado e amplissima cliente-
ciascuno, risulterà che nel Logudoro poteano essere la. Per la qual maggioranza accadeva che i pisani fos-
nel tempo de’ giudici 125000 anime in circa. sero espulsi, e che l’autorità di Genova prevalesse tra’
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sassaresi, i quali dovettero ogni anno ricever un citta- per l’esercizio delle arti e de’ mestieri, per l’agricoltu-
dino e nativo genovese per capitano del comune, e ra, i privilegi de’ cittadini, ed altre ordinazioni che
riconoscere in lui una vera superiorità con intera appartengono alla ragion civile: nella seconda parte
giurisdizione e potenza governativa, comeché con ri- trattavasi della materia delle successioni, e delle for-
spetto agli statuti. me de’ giudizii: nella terza erano le leggi criminali.
Questa alleanza che crederebbesi voluta da’ genove- Non si saprebbe dire qual fosse l’ordine politico
si, o nel sentimento generoso di sostenere la libertà e prima della pattuita alleanza co’ genovesi: tuttavolta
dignità d’un popol minore, o nella orgogliosa gloria crederei che in pochissimi articoli fosse diversa da
d’un imperio più ampio o d’un patronato che onoras- quello che videsi usato nel tempo della confederazio-
se la loro potenza e umanità, era col men nobile in- ne. Su che diremo alcune parole.
tendimento dell’interesse materiale, a un monopolio Il potere esecutivo delle leggi era presso il podestà,
più vantaggioso. E questo è veduto chiaramente in il quale però aveva al suo comando una forza arma-
quel patto, in virtù del quale poteano i negozianti sas- ta. Anche il giuridico era nelle sue attribuzioni; tut-
saresi esportar solamente per Genova le loro derrate, e tavolta nella discussione delle cause ei doveva sempre
i genovesi con immunità da ogni dazio ed imposizio- accomodarsi alla sentenza de’ suoi assessori, celebrar
ne far nel distretto di Sassari tutte le operazioni com- le corone come usavasi nel governo de’ regoli, e trat-
merciali, munire il porto di Torre, e dominarvi. tar tutti gli affari in un’adunanza d’uomini probi ed
Che i sassaresi, quando congiurarono a farsi liberi, assennati, i quali, forse per aver giurato di giudicare
abbiano con comune consiglio stabiliti ordini di go- secondo la giustizia, erano detti giurati.
verno e proposte le necessarie leggi, è un fatto, del La corona era ordinaria o minore, straordinaria o
quale, se mancassero i monumenti, non saprebbe du- maggiore. L’ordinaria si convocava per i casi ordina-
bitare un saggio che conoscesse ciò che nelle stesse rii, la straordinaria per cose straordinarie: la maggiore
condizioni, e circa il tempo istesso, fecesi presso altri componevasi di sedici giurati, la minore di un minor
popoli; e nessuno può esser incerto, quando di ordini numero. Dalle sentenze della minore poteasi appella-
già vigenti è menzione nel trattato tra il comune di re alla maggiore, ma dopo il giudizio della maggiore,
Genova e quel di Sassari, nel quale espressamente si che avea la suprema giurisdizione, non si dava luogo
stipulava, dovesse il podestà, che saria inviato dal go- a nuova sentenza.
verno della repubblica, regolarsi nell’amministrazione Questi giurati erano periodicamente eletti da quat-
delle cose comunali, secondo i capitoli e statuti del tro probi uomini che si nominavano dal podestà e da-
luogo. Che se i sassaresi imitarono gli altri popoli sot- gli anziani.
trattisi all’imperio de’ conti nella pronta formazione Una istituzione di somma importanza fu il comita-
dei propri statuti, li imitarono pure in molti particola- to de’ così detti sindaci comunali. Essi in numero di
ri delle prescrizioni. Il Manno parlando del codice, otto, e trascelti tra le persone di migliore riputazione,
poscia pubblicatosi, della costituzione del comune di esercitavano una grande autorità. Imperocché aveano
Sassari, confessa che molto ritrae degli statuti che le il diritto di esaminare la condotta degli uffiziali giuri-
città italiane intorno a quei tempi aveansi dato; ma dici e dello stesso podestà, quando si porgessero loro
poi pretende con ragione che in quello sieno molte querele o accuse per atti ingiusti e gravosi, e di co-
ordinazioni di una sembianza originale. E veramente i mandare le indennità per quelli che fossero stati lesi;
sassaresi non doveano prendere che quanto giovasse a aveano la inspezione delle cose economiche, e però
sostenere la loro libertà e a confortare in miglior mo- giudicavano della convenienza delle spese ordinarie,
do la loro potenza; ed era saggezza che non innovasse- della necessità delle nuove, e domandavano e spegne-
ro senza necessità dismettendo le antiche consuetudi- vano i conti degli amministratori del tesoro pubblico;
ni e pratiche, che in nessun modo si opponevano alla finalmente doveano invigilare perché le convenzioni
dignità e sicurezza del nuovo stato. stipulate co’ genovesi si serbassero salde.
Questa costituzione primitiva avendo patito molte Anno 1323. La setta contraria a’ genovesi, che nel-
variazioni, e perché si dovettero abolire certe cose che la sua pochezza e debolezza avea voluto ostare alla
l’esperienza dannava, e aggiungere altre ordinazioni confederazione con la loro repubblica, cominciò a
che si stimarono di certo vantaggio; però venne la crescere per le apostasie di molti della parte contraria,
necessità di riformarla, e riformata promulgarla. Il quando questi si accorsero che i protettori eran meno
che si fece nel 1316 sotto la podestaria di Cavallino quelli che si diceano, che padroni, e che ne’ patti
de Honestis. Darò un brevissimo sommario di que- commerciali sempre era il danno per sé, il vantaggio
sto codice indirizzando alla Storia del baron Manno per quelli; e la forza che era stata nulla, perché di-
quelli che ne desiderano maggior cognizione. strutta nella collisione con la fazione avversaria, invi-
Esso, come nota il prelodato autore, era diviso in gorissi nell’apatia degli altri, che, sebbene non avesse-
tre parti. Nella prima comprendeva i doveri di pub- ro disertato, non pertanto rimanevansi da sostenere
blici uffiziali, i limiti delle diverse giurisdizioni, le la cadente riputazione de’ confederati, e lasciavano
leggi politiche rispettivamente a’ confederati genove- che la fortuna dei medesimi precipitasse all’impulso
si ed a’ nemici pisani, i provvedimenti sulla custodia de’ nemici. Questi impazienti del servizio e dolenti
della città, le leggi del fisco, del municipio, della po- delle perdite, mentre vedeano bassa la fortuna de’ pi-
lizia, su i diritti personali, l’annona, gli ordinamenti sani, si volsero al re di Aragona, cui sapeano investito
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del regno di Sardegna, e quando il seppero accinto l’ora opportuna a scuoter il giogo, e quest’ora non
delle armi e pronto a correre sopra gli antichi posses- tardò a venire.
sori della medesima, incontanente mandavano a lui Nell’anno 1325 i pisani sentendosi in pessimo mo-
un ambasciatore che lo certificasse della loro devozio- do vessati dal governo aragonese stabilito nell’isola, ve-
ne e lo pregasse di mantenere le loro costituzioni e dendo violati tutti gli articoli della pace, ed intenden-
consuetudini in considerazione della loro spontanea do che queste ingiurie erano da inspirazioni superiori,
sommessione. perché il Re non rendeva giustizia alle loro querele, ri-
Forse, come è paruto ad alcuni, i sassaresi nella loro tornarono alle armi per vendicarsi, e, se la sorte il con-
volontaria proferta immaginavan di poter mantenere cedesse, per ristaurare il loro antico imperio nell’isola.
gli stessi ordini politici, sotto il patronato del re d’Ara- Gli aragonesi cominciavansi a preparare contro i pi-
gona, e il governo d’un podestà mandato da lui; ma gli sani di Cagliari, quando dall’altra estremità dell’isola
aragonesi intesero in quell’atto una dedizione, e non udirono il fremito d’un’altra guerra. Cassano, Goffre-
tardarono a palesar questa opinione, provando con fat- do, Galeotto e Brancaleone, figli del defunto Barnaba
ti troppo spiacevoli a quei cittadini, che riguardavano Doria, e con questi Franceschino, Martino, Brancado-
nella loro città un’ancella sì, non una sorella o amica. ria, Barnaba, Vinciguerra e altri della stessa famiglia,
Il suindicato loro ambasciatore, che nominavano intolleranti dei continui oltraggi, ricusarono di voler
Michele Pietro, dopo compita la sua messione fu quindi in poi rispettare gli uffiziali regii e sottostare alla
trasportato al Porto-Maone, donde sperava con facil legge del Re. Ma più animosi degli altri Franceschino,
mezzo di passaggio ritornare nel Logudoro: ma non Vinciguerra e Barnaba, che aveano in Sassari molta
ricevuto in nessuna delle galere del visconte Gerardo clientela, trascorsero in peggio, e prese le armi, movea-
di Roccaberti, per la troppa pressura dei soldati che no contro le persone del governo. In tanto pericolo
vi erano stivati, dovette aspettare che vi approdasse cercarono questi la salvezza nella fuga, e molti potero-
l’Infante, dal quale fu fatto prendere in un briganti- no scamparne: ma siccome era principalmente ricerca-
no e trasportare in Porto-Torre. to il governatore Raimondo Semanato, e avea trovato
Postosi intorno a Iglesias il campo degli aragonesi, chiuse dai popolani tutte le vie, però non potea salvar-
i Doria e i Malaspina che possedevano amplissime si, e ritrovato da’ ribelli fu barbaramente trucidato.
regioni nel Logudoro, intendendo la loro debolezza La ribellione più largamente distendendosi, si pa-
a fronte d’un nemico superbo per molta potenza, ce- lesavano nemici degli aragonesi i Malaspina, e con
dettero al tempo e si presentarono alla tenda del essi Federico, Azzone e Giovanni, nipoti di Cristiano
principe per prometter fedeltà e meritarsi l’investitu- Spinola, e i marchesi di Massa.
ra de’ dominii ereditarii e di nuovo acquisto. Speravano questi baroni genovesi che la repubblica
Era aspettato nel campo il Michele Pietro, cui coglierebbe il destro a restaurare in Sassari e in tutto
dall’Infante era stato ordinato che come avesse riferi- il Logudoro la sua autorità, e spedirebbe senza indu-
to le parole del Re a Guantino Catoni e agli altri gio il suo navilio per sostenerli nella lotta, e compire
della università di Sassari, da’ quali andò mandato con felicità l’impresa incominciata. Ma il soccorso
alla corte, sì tosto venisse a trovarlo in qualunque non venne, e i ribelli dovettero confidare nelle sole
parte della Sardegna ei si trovasse con l’esercito: ma proprie forze.
in suo luogo non tardò a comparirvi lo stesso Guan- Una malavventura incolse alcuni di questi. Bran-
tino con gli altri più notabili cittadini, e consenzien- caleone, Vinciguerra, Martino, e Franceschino Doria
ti nella sua opinione; i quali dicendosi rappresentan- assaliti inopinatamente, e forse dalle genti arboresi,
ti non solo delle genti della loro fazione, ma di tutta furono fatti prigionieri, gittati in un orrido carcere,
intera la città, proferirono il giuramento di fedeltà, e ed ivi ritenuti tra li più duri patimenti e l’angoscioso
ottennero e condussero in Sassari, governatore della timore di essere dannati al supplizio de’ felloni.
città e del suo distretto, Guglielmo Moliner. Questa disgrazia avrebbe sfiduciato gli animi de-
Nel campo d’Iglesias Barnaba Doria presentava al- gli altri ribelli, se l’alleanza che i pisani e liguri strin-
l’Infante le sue suppliche perché il Giudice d’Arborea sero contro il comun nemico non li avesse confortati
fosse obbligato a cedergli il Goceano e il Montacuto, con la speranza di dover prevalere. Ma la flotta allea-
sopra i quali diceva avere migliori dritti. A conciliarse- ta comandata da Gaspare Doria essendo stata scon-
lo procurava studiosamente per gli amici che avea in fitta, essi videro imminente la loro rovina quando gli
Bonifacio di render i corsi amici e vassalli a’ re di Ara- aragonesi, espugnato il castello di Cagliari, avrebbe-
gona. Ma l’Infante che non volea far cosa ingrata al- ro potuto rivolgere contro loro tutte le armi.
l’Arborese, nella cui cooperazione vedeva il buon esito Il timore era ogni dì più urgente, perché vedeasi
dell’impresa, si astenne da giudicar la lite, e ne com- che la resistenza de’ pisani di Cagliari era già per
mise la cognizione e la decisione al senno del governa- mancare. Filippo di Boyl, che fu gran parte nell’asse-
tore generale del regno, Filippo de’ marchesi di Saluz- dio d’Iglesias, e covava in seno un grand’odio contro
zo, che era venuto dalla Sicilia, dove avea grande i pisani, da’ quali avea avuto ucciso suo padre sotto
stato, per cooperare col suo valore alla conquista. le mura di quella città in uno de’ tanti assalti, essen-
La superbia e l’avarizia de’ nuovi dominatori offe- do stato mandato dal Re governatore generale del re-
sero gli animi, e generarono il pentimento della de- gno, adoperavasi con tutta l’arte e la potenza per co-
dizione fatta e della promessa fedeltà. Si aspettava stringere i Castellani alla resa, o per espugnarli; e
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finalmente li ridusse a domandar patti e a partirsene desideravano ristabilite quelle condizioni e ripristi-
co’ loro bagagli per Pisa. nata quella autorità. Si ordì la congiura e senza in-
Come arrivò nel Logudoro il nunzio della caduta dugio si venne all’opera. Da una parte Aitono Doria
di Cagliari, caddero gli animi de’ ribelli e videro la ne- usciva a mareggiare con due galee intorno all’isola
cessità di provvedere a’ loro casi. Il De-Boyl era per offendendo gli aragonesi or su’ lidi, or sull’alto; dal-
volgersi senza indugio contro i medesimi, quando essi l’altra Vinciguerra, con i rimanenti baroni della fa-
vedendo di non poter più oltre resistere, se gli profes- miglia, accompagnato da’ marchesi Malaspina, e se-
sarono pentiti e disposti a una perfetta obbedienza. I guito da’ Catoni e Pala principalissimi cittadini di
cittadini di Sassari nominavano alcuni de’ più notabili Sassari, tentò discacciare dalla città quegli stranieri e
per andare dal Re e supplicarlo del perdono; e con es- restituire gli ordini aboliti.
si navigarono alla Catalogna i marchesi Malaspina ed Ma in mal punto essi si dichiararono contro i do-
i sunnominati Spinola. Il Re mostravasi benigno, ren- minatori, imperciocché mentre la repubblica di Ge-
dea loro la sua grazia, e quindi ammetteva anche i nova non era preparata a sostenerli, Alfonso ebbe
Doria a un nuovo giuramento. Non restavano altri nella flotta, che mandò subito nel porto di Cagliari,
contumaci che i marchesi di Massa; però quando da forse più che bastevoli a opprimerli. E il movimento
Guidone arcivescovo di Arborea e da Bernardo Boxa- fu in breve acquetato dall’ammiraglio Bernardo Bo-
dos, a’ quali reduci dall’Aragona in Sardegna, il Re xados, che con tutta celerità correndo sopra i con-
avea data autorità di procedere contro i medesimi, fu giurati, li disfece, ed entrato in Sassari fece sostenere
proferita la condanna di fellonia, cessarono dalla osti- tutti coloro che avean partecipato nella ribellione, e
nazione, e sottomettendosi furono perdonati. proscrisse i Doria, i Catoni, e i Pala, e gli altri capi,
La rinata repubblica di Sassari spegnevasi un’altra che tempestivamente si erano sottratti con la fuga.
volta dopo pochi giorni di vita. Raimondo di Mon- Le due emozioni di Sassari avean fatto ben inten-
pavone con Pietro di Luna ed un potente presidio dere agli aragonesi quanto in quei cittadini avvezzi a
occupava la città e ristabiliva le amministrazioni nel- un viver libero fosse l’avversione al loro imperio; e
la forma che erasi osservata sino al giorno della in- quest’odio li certificava che non mai potrebbero do-
surrezione. Nello stesso tempo il castello d’Osilo da- marli al giogo, e che quando, o la fiducia nel soccor-
vasi in custodia a Gerardo Alos, e non molto dopo so de’ genovesi li animasse o la impazienza della ser-
rimettevasi ai Malaspina in feudo con tutte le altre vitù li concitasse, insorgerebbero a danno de’ regii
terre che avean possedute. ministri. Pertanto si deliberò uno di quei colpi che si
Composte le cose sarde moriva il re Giacomo (an- fece leciti la politica de’ tiranni, e fu decretato fosse-
no 1327), ed ascendeva al trono l’Infante che avea ro tutti i sassaresi espulsi dalle loro case, e ripopolata
conquistato il regno. Questi contento della fedeltà la città d’uomini dello stato continentale, aragonesi
del giudice di Arborea, quando fu incoronato lo ri- e catalani. Berengario Villaragut e Bernardo Gamir,
confermava nello stato di Arborea e ne’ dominii del destinati a questa impresa, venivano nel Logudoro
Logudoro, dove possedea le castella di Montiverro, con forze sufficienti. Quei generosi cittadini colti al-
di Serravalle, del Goceano e del Montacuto con le l’improvviso ed inermi dovettero, premuti dalle spa-
rispettive pertinenze. de de’ barbari, e urtati da’ nuovi coloni, partirsi dalla
Nell’anno seguente i Doria fecero omaggio al nuo- dilettissima terra natale con le mogli e i figli, perdere
vo Sovrano per i grandi feudi che avevano nella stessa tutte le loro robe ed ogni avere, e vaganti nella cam-
provincia. Galeotto e Francesco figlio di Leonardo pagna ricercar un ricovero e un meschino alimento.
presentavansi in Barcellona, ed il primo prestava giu- Quando ciò ebbero fatto i due commessarii si ap-
ramento di fedeltà anche per i suoi nipoti, figli di plicarono alle altre cose state loro comandate, im-
Goffredo e di Brancaleone. Gli altri nobili Doria, prendendo a ristaurare nella Nurra lo smantellato
possessori di feudi nel Logudoro, che furono Maria- Castel-pisano, e a riedificare nella città di Torre de-
no, Fabiano, Damiano e Nicolao, inviavano alla cor- formata da molte rovine; e frattanto diressero le gen-
te altri procuratori, per i quali si professarono e si ti di guerra contro i Doria, e in maggior numero
promisero buoni vassalli. contro i Malaspina, a’ quali più che agli altri era irri-
In questa occasione il suddetto galeotto figlio di tato il Re per la fellonia, di cui furono accusati,
quel Barnaba che nel campo di Iglesias avea mossa quando immemori della fedeltà a lui promessa si
lite all’Arborese sopra il Goceano e il Montacuto, giuravano vassalli a Ludovico il Bavaro.
rinnovava le sue pretese, e proponeva i diritti; ma o Le violenze di Alfonso contro i baroni sardo liguri,
non fu ascoltato, o per la sentenza del Saluzzo erano e contro i cittadini di Sassari, che avean operato con
state riconosciute migliori le ragioni del possessore. ottima volontà verso la repubblica, mossero finalmen-
Se per le udite promesse di fedeltà Alfonso sperò te il senato a proteggerli e a far guerra a’ loro persecu-
di aver poi a godere in pace la sua conquista, presto tori; però nell’anno seguente (1331) Aitono Doria
si accorse di essersi mal lusingato. I Doria e i cittadi- con nove galee, alle quali poco dopo se ne aggiunge-
ni di Sassari detestavano di tutto il core gli aragonesi vano altre sette, navigava pe’ mari sardi, infestando i
per i due vizi che erano in essi troppo espressi, l’or- lidi, e dando la caccia ai legni catalani. Egli operò con
goglio e la rapacità; e ricordando i tempi non molto tanta energia, or minacciando il castel di Cagliari, or
lontani della confederazione col comune di Genova, invadendo altre terre regie in tutta la circonferenza
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dell’isola, e spesso intraprendendo quelli che da Cata- avean ricevuto in feudo dal re Giacomo, per riaverlo
logna in Sardegna e inversamente viaggiando veleg- assoldarono un esercito, e gittate le ancore sotto il
giavano, che gli aragonesi ebbero a pentirsi di aver promontorio Frisano, assalirono il borgo, e facilmente
provocato ira così perniciosa. avendolo occupato, strinsero la rocca da dentro l’abi-
Gli aragonesi tanto travagliati in sul mare non po- tato e dall’altra parte del colle; e mentre si aspettava
savano in terra: anzi era in questa maggiore il loro che l’inedia persuadesse i presidiarii alla dedizione,
danno e pericolo. Gli esuli di Sassari non sapeano ras- sbrigliarono la loro cavalleria contro i paesi circonvici-
segnarsi alla barbara e iniqua sentenza, la quale con ni e barbaricamente li guastarono.
quelli che avean partecipato alla congiura puniva gli Dopo questa spedizione non parendo i castellani
altri ancora che l’avevano ignorata, disagiava le intere ancora disposti alla resa, i due assediatori adoperarono
famiglie, privava tutti de’ loro comodi, rompeva le tutto l’ingegno e le loro forze, e superando felicemente
abitudini, e inferiva in ogni core quella mestizia, che tutte le resistenze entrarono nel castello e vi trovarono
non può senza pietà vedersi in chi cadea nella più an- il Malaspina. Questi non rilasciavasi da’ vincitori se
gosciosa indigenza e perdea la patria. Alcuni nell’odio non per comando di Bernardo Boxados. Barnaba che
contro gli autori di tanta sventura, altri nella dispera- per diritto di primogenitura pretendeva il castello e le
zione, si accinsero dell’armi, e unitisi a’ Doria ed a’ sue pertinenze, fu dolente della perdita e deliberato a
Malaspina incominciarono con animi ferocissimi una riacquistarlo, prese a vessare i suoi zii con la guerra. E a
guerra di esterminio. Percossi gli aragonesi da tanto lui unanime il fratello Nicolao signore della regione di
furore, si accorsero del pericolo, e sentiron un forte ti- Cabuabbas, dopo essersi fortificato sulla cima di Mon-
more di aver a succumbere sotto le loro vendette; e te-Giave fabbricandovi una rocca, dalla quale potesse
avrebbero succumbuto, se non si fosse levato tempe- dominare la gran via da Cagliari a Sassari, entrando
stivamente in loro soccorso l’Arborese, e avesse con- spesso con le sue genti nelle terre soggette a Cassiano e
fermate le forze de’ capitani aragonesi Bernardo Ce- a Galeotto, in molti luoghi venne con essi alle mani.
spuiades, Gilberto Cruyllas, Berengario Villaragut e Finalmente si interposero mediatori, e nel 1331 pat-
Bernardo Gamir, un’altra volta con pessimo consiglio teggiata una tregua, i contendenti compromettevano
stabilendo la signoria di que’ penisolani, che forse in alcuni arbitri di comun consenso nominati.
avean già nel loro segreto stabilita la distruzione del Ma la pace non durò gran tempo, non potendo
suo regno. Ma non però lasciavano i sassaresi di ope- soffrir Cassiano che fossero stati pregiati i diritti di
rare, e ispiravano di sé tanto terrore, che Alfonso vide Galeotto, niente i suoi. Pertanto usciva a combattere
di doverli acquetare in qualunque modo; e ben inten- non solo contro Barnaba, ma pure contro Galeotto,
dendo che non prima poserebbero da quella guerra, che erano stati dichiarati padroni del castello, spe-
che fossero restituiti nelle loro case e nell’antica fortu- rando costringerli a una migliore composizione. Ma
na, venne suo malgrado a dover disfare il fatto. Per- Barnaba non tollerando questa tracotanza, radunava
tanto richiamava nel continente gli intrusi coloni, e le sue genti da piè e da cavallo, e invadendo l’Anglo-
dissimulando il timore che lo facea recedere dalla pre- na azzuffavasi più volte con Cassiano, che ne era si-
sa deliberazione con mentita pietà de’ mali, che pati- gnore. Il quale avendo contraria la sorte dovette riti-
vano quegli espulsi, riaprì loro le porte della patria, rarsi in Alghero, e permettere che il suo emulo in
non negata l’indulgenza che a’ soli Catoni e Pala. compagnia di Galeotto andasse ad assediare il castel
Calmata l’ira de’ cittadini nel riacquisto della pa- Doria. Se non che gli aggressori desistettero da que-
tria, il governo straniero memore delle due ribellio- sta impresa per comando del governatore del regno.
ni, volle provvedere perché avessero i suoi ministri Nell’anno suddetto (1331) il Re volendo conciliar-
dove ritirarsi e difendersi, se un’altra volta l’ira popo- si l’amore de’ sassaresi concedea loro franchigia da
lare scoppiasse contro i medesimi, e potessero facil- ogni dazio e pedaggio stabilito e da stabilirsi non solo
mente i ribellanti essere repressi. in Sardegna, ma in tutti i regni della monarchia. In
Comandato dal Re il Monpavone governatore di quel tempo, e nell’anteriore, quei cittadini erano ap-
Sassari, fondava il gran castello che ancora sussiste plicati a’ commercii, ne’ quali proseguirono poscia;
nella parte più elevata della città imminente a’ tetti sebbene, dopo cessate le loro comunicazioni con i ge-
de’ cittadini. novesi, siasi notabilmente diminuito questo studio, e
I Doria, che fino al 1327 eran vissuti, come volea per l’opinione che prevalse nel consorzio coi superbi
la consanguinità, in una unanime fratellanza, e poten- aragonesi, da’ quali teneasi la industria mercantile co-
tissimi nella stretta coesione, davan di sé terrore agli me indecorosa a persone di riguardo, abbiano in que-
aragonesi, riguardando oramai più al particolar inte- sta professione persistito solo gli uomini delle classi
resse, che al bene della loro casa, e poco sentendo la inferiori, dove sino a’ nostri tempi ha continuato il ce-
giustizia, scossero il rispetto degli altrui diritti, ed es- to de’ mercanti girovaghi (viandanti) e pizzicagnoli.
sendosi divisi ed animati ostilmente gli uni contro gli In questo tempo il V. R. avendo invano proibito a
altri, volsero contro sé quelle armi con cui avean tante Nicolò Doria di fabbricare la fortezza di Giave in tal
volte umiliata la superbia de’ dominatori. Nell’anno punto, donde potea interrompere la corrispondenza
suddetto il marchese Malaspina per suggestione e con tra la Capitale e il Logudoro, pensò in qual modo
gli ajuti di Barnaba Doria avendo sorpreso ed occupa- impedire le prevedute violenze, e nella collina di Sor-
to il Castel-Genovese, Cassiano e Galeotto, i quali lo ra, che ergevasi sulla menzionata gran via, in distanza
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di tre sole miglia dal castello di Nicolò, formava con primo all’ultimo trucidarono. Dopoché inoltrarono
fossi, argini e steccati la bastita, di cui si è parlato nel per le terre orientali, ma con minor fortuna.
prospetto de’ dipartimenti del Logudoro sotto il tito- Un’altra tempesta di guerra movea poco dopo da
lo Meiulogu, e vi ponea un presidio di scelti uomini Castel-genovese. Ma questa volta i dorieschi, voltisi
di arme, che invigilassero sopra i movimenti de’ do- alla parte contraria, entrarono in Sorso, lo saccheg-
rieschi, e pronti cavalcassero a disturbarli nelle male giarono, e usarono il ferro e il fuoco per devastare
imprese, e respingerli al loro covile. quella terra e il suo circondano. Non si può intende-
Cessato nel Logudoro il pericolo per l’autorità del re perché operassero così ostilmente verso i sorsinchi;
Re, gli aragonesi ricordaronsi delle ingiurie che avean tuttavolta, mentre pare dover escludere una ragion
patite da’ genovesi, e ardendo di vendicarsi navigarono politica, congetturerei che il motivo di quest’aggres-
sopra le riviere, dove senza alcuna ripugnanza devasta- sione fosse per questione su’ confini o per contrac-
rono in maniera barbarica quei luoghi, e con l’avarizia cambio a ingiurie.
de’ ladroni spogliarono gli abitanti. Un tanto insulto Nell’anno 1336 incoronandosi re di Aragona quel
così irritò il comune di Genova, ed i ghibellini di Sa- Pietro, che cognominarono il Cerimonioso, i fratelli
vona, che deliberarono di rendere agli aggressori al- del giudice di Arborea prestarono il giuramento di
trettanto e peggio, e invadendo con impeto potentis- fedeltà, Mariano per la regione del Goceano, Gio-
simo la Sardegna, ributtarli fuori de’ lidi. vanni per il Montacuto, e fecero lo stesso giuramen-
Il Re non ignorò questo disegno, e timido di per- to i Malaspina, e Damiano e Cassiano Doria. Gli al-
dere il regno, invitava a parlamento in Valenza quelli tri di questa famiglia erano in istato di ribellione.
fra i suoi baroni, che aveano feudo nell’isola. Vi ac- Tra’ primi provvedimenti di Pietro per la tranquilli-
corsero, e conosciuta la necessità delle difesa proferi- tà del regno, e per la dignità della sua autorità, fu la
rono al Re di contribuire alla medesima secondo le spedizione contro i Doria ribelli. Raimondo di Car-
loro forze; e altri promisero di passar sopra il luogo, dona, cui era stata affidata, si pose all’assedio della
altri di mandarvi gente da piè e da cavallo, non in rocca di Ardara, e cominciò le operazioni della espu-
quel numero che comandava la lettera del servigio gnazione. Concorsero a disturbarlo i Doria, ma venu-
vassallitico, piuttosto in quello, che domandava la ti al cimento, furono vinti: e non essendo stati i presi-
grandezza del pericolo. diarii più felici nella resistenza, questo castello e la
Approssimandosi la stagione, in cui i genovesi na- terra di Cajola cadeano in potere del vincitore.
vigherebbero per l’impresa, i Doria non vollero re- Il Papa, cui spiaceva la guerra accesa tra’ genovesi e
stare spettatori, ma desiderosi che prevalesse la sorte aragonesi, studiò piegare alla pace il nuovo Re, e secon-
de’ loro connazionali si prepararono a poter coopera- dato dal re di Francia, ottenne di voler posare in pace i
re, e raccolti da’ loro stati di Alghero, Anglona, Nur- due popoli. Ma non fu tranquillità nel Logudoro per le
cara, e dalle altre regioni che possedevano nel Logu- dissensioni che erano tra’ Doria sardi, i quali divisi in
doro, e armati gli uomini più valenti, inaugurarono quattro fazioni sotto Galeazzo, Nicoloso, Damiano e
l’impresa ponendosi intorno a Sassari, e tentandone Brancaleone, si combattevano scambievolmente. Ed era
la espugnazione. tanto l’accanimento dell’odio, il furore e la frequenza
Mentre i Doria aspettavano le genti della repubblica delle pugne, che vennero in una somma debolezza, nel-
per superare tutte le resistenze, Raimondo Cardona, la quale sarebbe stata agli aragonesi facile impresa l’op-
eletto dal Re a governator del regno, affrettavasi con primerli. In quelle contenzioni quanto sangue versaro-
l’esercito alla Sardegna; e sebbene non vi approdasse no i miseri, che erano nel loro dominio, e dovean
che nell’autunno, tuttavolta giungeva ancor a tempo servire alle empie lor ire! Anche in Sassari era una pro-
per salvare Sassari. Entrato in questa città nel mese di fonda agitazione nell’odio atroce di quei cittadini con-
ottobre non solo vi ristorò gli animi e le mura, ma pu- tro lo straniero, e nella loro indomabilità alla servitù.
re poté preparavi le difese del Logudoro e delle altre Nell’anno 1338 il re Pietro, soddisfatto de’ servigi
province del regno contro l’imminente invasione. che la casa di Arborea avea prestati, volle gratificarla
Prevenuti i genovesi, mentre si accorsero che vano erigendo il dipartimento del Goceano in contea, e
tornerebbe ogni loro sforzo sulla Sardegna, cangiaro- creandone primo conte il suddetto Mariano.
no consiglio e si diressero nella Catalogna; dove non Quando questi succedeva al fratello aggiungeva al
aspettati poterono soddisfare alla vendetta. Questa titolario de’ giudici quest’altra dignità, incorporando
fu feroce, e la preda che ne trassero ricchissima. indivisibilmente quella regione all’Arborea.
Si quetò quindi per due anni, dopo i quali i geno- Nell’anno seguente (1339) il turbamento crescea
vesi con inopinata aggressione ricominciarono le mo- di gravità. I sassaresi fremevano e resistevano a’ loro
lestie agli aragonesi. I Doria raccolsero in Coguinas un tiranni, i Doria e i Malaspina combattevano fra loro.
esercito da’ vassalli de’ loro amplissimi Stati, si unirono Il governo da una parte travagliava a domare l’infles-
ad una brigata di liguri, ed entrati nelle regie terre della sibilità di quei cittadini con i mezzi più violenti, dal-
Gallura poteron facilmente prendere o espugnare tutti l’altra con vile arte maligna fomentava le dissensioni
i borghi della marina. Quivi accresciuti da altre genti tra i suddetti baroni, perché si consumassero gli uni
della repubblica, venute in rinforzo da Bonifacio, si gli altri, e poi fosse facile l’annichilarli.
inarpicarono sino alle torri di Castel-Pedrès, strinsero i In questo tempo essendo morto Opizzone Mala-
presidiarii a rendersi, e rendutisi a discrezione, tutti dal spina, si fece tra’ figli Giovanni, Azzone e Federico la
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divisione delle sue possessioni, e il primo prese per tutti gli stati del defunto. I loro nipoti Morruello e
sua porzione il castello e borgo d’Osilo con tutto il Giovanni, figli di Francesco, sperarono parte della ri-
distretto di Montes e le regioni di Figulina e Coros. vendicata eredità: ma i loro diritti senza l’appoggio
Ma essendo sorti a domandare una parte Giovanni e dell’armi non ebbero valore.
Morruello figli di Francesco, fratello di Opizzone, Nell’anno 1345 gli aragonesi trattarono e conchiu-
nasceva un altro litigio domestico, e un altro turba- sero la pace co’ genovesi, nella quale non erano com-
mento civile. presi i Doria. Il Re potea continuare a combatterli, ed
Gli aragonesi tornarono nell’anno 1340 a dubita- era deliberato a durar nella guerra, finché non avesse
re di poter ritenere l’imperio della Sardegna, avendo conquistato Alghero, Castel-genovese, e le altre muni-
divulgato la fama un’alleanza congiurata tra’ pisani, tissime rocche, che essi possedevano nel Logudoro, e
genovesi e Luchino Visconti per propulsarli dall’iso- infranta quella potenza, nella quale turbavano la tran-
la, e dividersi il regno. Si prepararono dunque alla quillità de’ popoli, e spregiavano la sua autorità. Paten-
lotta, e spedivano a Sassari un corpo di truppe in di- do però gran difetto di danaro per le spese della spedi-
fesa del Logudoro. zione, vendeva i redditi delle poche parti del regno,
Comeché generalmente i sassaresi odiassero gli ara- che appartenevano alla sua camera, per ventottomila
gonesi, tuttavolta non mancava a questi uomini vili lire di moneta sarda, sborsategli da Pietro Olemari, Ar-
un partito, come non mancò mai a’ più tristi tiranni, nardo di Bastida, Raimondo de Valle, Giovanni de
associandosi loro quelli che ne ebbero o speravano fa- Boyl, Arnaldo de Torrente e Arnaldo Spaterio.
vore. Or questi adulatori in faccia all’armi, che minac- Fatti i necessarii preparamenti, eran già per muo-
ciosamente miravano i partigiani dell’ordine antico, vere contro i Doria le truppe regie, quando invase gli
fatti animosi proposero per lusinga a’ barbari signori aragonesi un gran timore, non violasse la repubblica i
una legge contro Brancaleone Doria, allora più degli patti della recente pace, e mandasse la sua flotta nel
altri temuto, e contro gli uomini della sua fazione, nel- Logudoro a sostener quei baroni. Il timore nascea
la quale destinavano alla morte chiunque con essi aves- dalla operosità, con cui (anno 1346) nel porto di Ge-
se pratica o contraesse unione. Ma venne da questo ad nova si lavorava sopra quaranta galere, alle quali non
essi nessun bene, gran male a’ concittadini. Imperoc- si sapeva congetturare un’altra destinazione. Provve-
ché da una parte il governo mostrò con la protezione dendo al probabile evento il Re facea subito armare il
poco dopo conceduta a Brancaleone, che disapprovava suo navilio, e comandava, che tutti i baroni obbligati
il loro statuto, nel quale aveano esercitata una podestà al servigio nell’isola vi concorressero.
legislativa, che se conveniva a’ confederati e ad amici, Il dinasta arborese, che con sincera fede servendo
disdiceva a’ vassalli, quali essi eran tenuti; dall’altra i al Re avevalo avvisato degli apprestamenti guerre-
Doria con gli algheresi, castellani, e altri logudoresi schi, che si facevano in Genova, offerivasi pronto co’
de’ loro dominii, presero a infestar Sassari con fre- suoi fratelli, il conte del Goceano, e il signore di
quentissime scorrerie saccheggiando e devastando le Montacuto, a combattere i Doria, e a liberare per
campagne e le case, e inferendo loro quanti altri mali sempre il governo dalle loro molestie, se quando li
poteano. avessero abbattuti, ed espulsi dall’isola, fossero inve-
Queste infestazioni contro Sassari cessarono quan- stiti de’ loro stati. Il Re rimise all’arbitrio del suo
do, dopo la morte di Barnaba Doria, rientrò la dis- luogotenente generale di accettare o rigettare la pro-
cordia nella famiglia. Brancaleone pretendeva per sé posta, ma è probabile, che abbiagli suggerito di rifiu-
il di lui stato; ma pretendendolo ancora Cassiano col tarla perché non si ingrandisse a maggior potenza
suo figlio Nicolò, e co’ fratelli Fabiano e Damiano, e l’Arborea: la quale se mai diventasse nemica, sarebbe
con Valeriano e Morruello, questi seppero avvalorare fatica difficilissima il superare. Infatti il giudice non
le loro ragioni con le armi, e occupate molte regioni, usciva in campo.
si sarebbero pure impadroniti di tutto il dipartimen- Nel 1347 Matteo, Nicolò, Giovanni, e Antonio
to di Monteleone, se con potente esercito quegli Doria con altri tre fratelli si presentavano con un
non fosse comparso a impedire altri conquisti, e ra- esercito intorno alle mura di Sassari, e nella fiducia,
pir loro quello, che avean già usurpato. Accaddero che non tarderebbe il navilio della repubblica, con
varie pugne tra le due fazioni, ed il governo aragone- un potente soccorso, minacciavano superbamente
se essendosi immischiato nella contenzione domesti- agli aragonesi. Guglielmo Cervellon governatore ge-
ca, prese a favorir Brancaleone. nerale, vedendo il pericolo, in cui era il regno, fece
Sedata questa guerra fraterna (nel 1342), suscita- loro alcune proposte di pace, ma invano; perché non
vasene un’altra tra’ Malaspina e il governo aragonese. si poterono accordare ne’ preliminari. Protestavano i
Il marchese Giovanni, uomo devotissimo al Re, es- Doria che non mai avrebbero ceduto Alghero e Ca-
sendo venuto a morte, lo scriveva erede del castello stel-genovese, e poneano necessaria condizione alla
d’Osilo e degli altri dominii, che avea in Sardegna, e desistenza dalla guerra la restituzione delle castella di
negava la successione a’ suoi parenti. Ma Azzone e Bonvicino e di Ardara con Cajola, facendo poi pro-
Federico non tollerarono questa disposizione, ed messa, che alla benignità del Re avrebbero corrisposto
avendo assoldato un esercito nell’Italia, con felice im- opportunamente co’ loro servigi dentro l’isola, e con
presa vinte le ripugnanze degli uomini del Re, con- sottoporre al suo dominio le castella di Osilo e di Ca-
quistavano il suddetto castello e si impadronivano di pula, che espugnerebbero con le loro genti.
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Rotte le pratiche, si animarono alla guerra, ed il Re codardi s’involano a’ potenti, corse accompagnato e
accelerando il soccorso a’ sassaresi, mandava Ughetto protetto da trecento arboresi e poche schiere d’arago-
Cervellon con alcuni squadroni di cavalleria sopra nesi, finché non entrò nelle terre della contea del Go-
quattro grossi vascelli e alcune navi minori. Un gran ceano, dove era sicuro che i dorieschi non oserebbero
numero di distinti cavalieri valenziani espertissimi perseguitarlo. Stanco posavasi in una foresta, ed ivi
nelle cose militari vennero con lui a’ pericoli ed alla abbattuto d’animo per la morte de’ figli, per il suo
gloria delle battaglie. disonore, per il danno dello stato, e abbattuto di cor-
La prima impresa de’ Doria fu contro il castello di po per la fatica della precipitosa ritirata, sotto un sole
Sorra, dal quale erano stati spesso molestati. Il V. R., ferventissimo si sentì prossimo a morte. L’ardente sua
che era in Sassari per provvedere alla difesa di quella sete non poté avere alcun refrigerio, ché in quel luogo
città, udì la sua occupazione, e vedendo da essi domi- eransi essiccate le fonti; e mancando questo e ogni al-
nata la gran via tra le due principali città, temette im- tro ristoro e conforto, dopo poche ore spirava misera-
pedimento e pericolo al suo figlio ed a’ trecento bale- mente a piè d’un albero.
strieri che aveva chiamati da Cagliari; e per aprirgli la All’infausto annunzio accorso l’Arborese con tutta
via e proteggerlo, andavagli ei stesso incontro con le sollecitudine mandava con tutto onore il corpo del
sue genti da cavallo e da piè. Congiuntisi nella terra di governator generale nel castello del Goceano, radu-
Bonorva, eran già per entrare in sulla via a Sassari, nava i soldati dispersi, e insieme con Giacomo d’Ara-
quando il giudice di Arborea li ammoniva delle insi- gona, avendo ristorato l’esercito, lo avviava a Sassari
die che loro tendevansi da’ nemici, del loro numero, sotto il comando di Gombaldo Ribellas, che fortu-
che eran sei mila guerrieri tra cavalieri e fanti; e prega- natamente con alcuni altri cavalieri erasi sottratto a’
vali a non inoltrare prima che arrivassero le sue trup- dorieschi. Ma questo soccorso essendo minor del-
pe. Ma il V. R. niente timido de’ nemici non volle in- l’uopo, mentre sovrastava alla città un nemico super-
dugiare, e accettati in compagnia soli trecento cavalli, bo per la vittoria e per il numero, i ministri regii non
diè il segno della marcia. Non aveano percorse le indugiarono a mandar per mare quelle genti che po-
truppe del Re più che sette miglia, quando arrivate terono raccogliere.
nel luogo che diceano Aditu de turdu (passaggio del Quando fu conosciuto nella Corte il disastro del
tordo), tra il Monte santo e il Pèlai, si trovarono in luogotenente generale, e il pericolo di Sassari, incon-
faccia del nemico. L’Arborese, che per la sua potenza tanente il re Pietro comandava a quanti eran tenuti a
era molto rispettato da’ Doria, volendo, nel modo che servigio militare in Sardegna, che subito accorressero
potea migliore, provvedere alla salvezza di Guglielmo, dove eran chiamati dal bisogno, e incaricando tempo-
aveva scritto a’ medesimi, perché non trascorressero rariamente Giacomo d’Aragona del governo generale
all’eccesso di voler offendere in lui il rappresentante del regno, ordinavagli di mandare ai Doria proposi-
del Sovrano; e pare che non fossero indocili a quel- zioni di pace, e di consigliarsi con l’Arborese prima di
l’esortazione, se lasciaron trapassare tutto l’antiguardo conchiudere il negozio. Veramente egli era alieno dal
di quattrocento cavalli sardi, e non si mossero pure voler pace con uomini di fede tanto dubbia; ma nella
quando apparirono i soldati stranieri. Se poi si sfrena- insufficenza delle forze per reprimerli e abbatterli, non
rono, accadea perché erano provocati. Gerardo come vedea altro modo ad arrestarli nel corso della vittoria,
vide la fanteria nemica, stimando facil negozio il dissi- che simulandosi disposto a conceder la pace. Mariano
parla con un solo impeto, si lanciava seguito dal suo d’Arborea sostenne allora le cadenti cose d’Aragona.
fratello Monato ed alcune compagnie di cavalieri. Ma Nell’anno 1348 venne luogotenente del Re in tut-
cadde, appena nata, la temeraria speranza. I sardi si to il regno Rambaldo di Corbera. Doveasi liberar
agglomerarono e strettissimi fra loro coi protesi veruti Sassari dall’assedio, e punire la superbia de’ Doria; e
aspettarono la carica. Nella gran foga i primi cavalli con le forze regie e con le genti arboresi si poté felice-
s’infilzarono, nel rimbalzo ruinava la seconda fila de’ mente riuscire in uno ed altro intendimento. Da una
cavalieri, nell’ingombro e agitazione de’ primi caduti parte il Corbera con l’esercito, che seco avea condot-
caddero i sopravvenuti, e in men che si può dire un to, combattendo valorosamente forzava gli assediato-
lungo mucchio di strage d’uomini e di cavalli levavasi ri ad abbandonare le linee assidionali, e ritirarsi nelle
sulla fronte dell’assalita brigata; e già pagavano le pene loro terre: dall’altra Mariano col suo fratello Giovan-
della loro temerità i due avventati capitani versando il ni così premevano e consumavano i ribelli, che sen-
sangue da profonde ferite. Spento l’ardire e l’impeto tendo questi cadute le forze, disperati di poter resiste-
degli aragonesi si concitavano le genti sarde, e vibran- re, dovettero nella probabilità di cadere in mani degli
dosi celerissime alla carica, in breve li disfecero, o at- aragonesi involarsi alla trista sorte che prevedeano, ri-
terrandoli o sospingendoli alla fuga. Il V. R., che con coverandosi con pronta fuga in Genova. Cotanta co-
Ughetto precedeva il retroguardo, come uscì dal bo- operazione dei principi d’Arborea indicherebbe che
sco in sul campo della battaglia, arrestossi attonito a la proposta del giudice Pietro fosse stata rinnovata
quella inopinata momentanea sconfitta, e nel risensa- con miglior fortuna, e che essi avessero avuto pro-
re, accortosi della sua impotenza ad affrontare i nu- messi i dominii de’ Doria?
merosi vincitori, e avvedutosi del suo rischio, se indu- Lieto il V. R. dell’impresa degli arboresi, concede-
giasse ancora un poco, si rivolse sopra i suoi passi, e va a Giovanni quelle parti dell’Anglona, che i dorie-
allentando le briglie a quella fuga, con cui i deboli e schi diceano proprie, Nulvi, Martis, Orria-manna,
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Orria-pittìa e Ostia de’ monti: se non che ostando approdavano alla loro città dieci galee pienissime di
all’effetto di questa concessione l’anteriore diritto, genti di guerra. Il figlio stesso del doge le capitanava,
che Ponzio di Santapace avea per antico diploma so- e andato sopra Sassari e postosi intorno alle sue mura
pra gli stessi luoghi, gli fu offerto un altro premio. vessava il nemico nelle più acerbe maniere. Per otto
Il Re non lasciava senza lodi e grazie la fedeltà, che mesi durarono queste angustie: dopo il qual tempo
in quel lungo assedio avean dimostrato i sassaresi, tra’ comparvero gli aragonesi comandati dal Corbera, e
quali, come pare, la fazione fautrice de’ genovesi non gli arboresi da Mariano e da Giovanni suo fratello. Si
fu in grado di poter operare in loro vantaggio. Egli venne a giornata; e i genovesi molto inferiori di nu-
comprendeva nella sua benignità anche i corsi domi- mero, e combattuti di fronte dalle due predette bri-
ciliati in quella città, che aveano ottimamente merita- gate, e alle spalle da’ difensori della città, dovettero le-
to dal governo con molti e importantissimi servigi, varsi dall’assedio e precipitosamente ritirarsi.
ordinando che nell’avvenire fossero tenuti nello stesso In questo tempo la opinione della maggior parte de’
luogo degli aragonesi, e ne godessero i privilegi. sassaresi non erasi cangiata, e mentre fremeano contro
I Doria fuggitisi da Sardegna non deponeano la la tirannia aragonese, che pesava gravissima e insop-
speranza di ritornarvi e vendicarsi. Le loro querele portabile, ardevano di potersi riunire ai genovesi e di
furono ascoltate dal senato, e lo indussero a decre- ritornare nell’onore dell’antica libertà. Così essendo
tarla guerra contro gli aragonesi, e contro gli arbore- disposti gli animi, come fra poco si intenderà, gli stori-
si. Compariva poco dopo su’ mari sardi una squadra, e ci sassaresi non solo peccarono contro la verità storica,
nemica agli uni ed agli altri, fece contro essi il peggio ma fecero onta al carattere generoso de’ loro cittadini;
che sapea. il Vico, quando preteriva i conati de’ medesimi per
Mentre in quest’anno i popoli del littorale erano in- sollevarsi dall’abbiezione della servitù, in cui furon de-
festati dalle incursioni de’ genovesi, essi e gli altri pati- pressi nell’imprudenza di Guantino Catoni, e volle
vano dalla pestilenza, che vi si era diffusa dall’Italia. rappresentarli costantemente devoti a un governo che
La guerra scoppiava più violenta nel 1349. I Do- con l’orgoglio e l’avarizia li conculcava e spogliava; e il
ria con grandi forze invadevano il Logudoro, e allea- Fara quando venuto in sulla prenarrata guerra, scriveva
ti co’ Malaspina, tornarono a campeggiare Sassari. che i sassaresi erano usciti a combattere i genovesi ed
Ughetto Corbera venne in soccorso ai cittadini, pu- algheresi: il che non solamente è senza fondamento ed
gnò contro gli assediatori, e si sparse gran sangue da improbabile, ma contrario alla storia, che porta quello
una ed altra parte. solamente, che di sopra abbiam riferito.
Nell’anno prossimo (1350) gli aragonesi sentendo Dopo quella sconfitta non sentendosi i genovesi as-
validissime le forze de’ Doria, e paventando non ne sai potenti per ripigliar le offese, e né pure per difen-
restasse diminuita l’autorità e la dignità del governo, dersi, mandarono ambasciatori al Re, che rinnovasse-
usarono le loro solite arti, e aprirono alcune pratiche ro la pace e rendessero ragione de’ loro fatti. Ma la
di pace con Brancaleone e i suoi fratelli Manfredo e scusa non fu tenuta per buona, siccome disse il Fara,
Matteo, lusingandoli con vantaggiose condizioni per- il quale alle surriferite apponeva un’altra improbabili-
ché si disgiungessero dagli altri parenti. Essi otteneva- tà, qual parrà certamente la sua asserzione, che i geno-
no l’intento, e i Doria ricevevano in feudo Monte vesi avessero desiderato di ristaurare la pace co’ sassa-
Leone, Caramonte e le regioni di Nurcara, Guisar- resi, come se la loro città formasse uno stato distinto.
chio, Anglona e Capodacque, e a soprassomma un Infaustissimo alla Sardegna sorgea l’anno 1352,
compenso pe’ loro particolari diritti sulla città di Al- perché in esso fu il principio della lunga guerra degli
ghero, che domandavasi dal Re. arboresi con gli aragonesi, la quale con brevissime
Quando il Corbera ebbe separato da’ nemici i tre interruzioni durò settant’anni, e ridestatasi poscia
suddetti capitani e le loro rispettive schiere, mosse ani- nel 1470 con odii furiosissimi continuava per altri
moso a combattere Nicolao, Morruello e gli altri Do- otto anni, finché si spense ne’ campi di Macomer
ria co’ loro fautori; e così infestò gli algheresi devastan- con indegnissimo destino, avendo prevaluto coloro
do e saccheggiando il loro contado, che costrinse i che aveansi il torto, ed essendo mancata a’ sardi
disperati a mandar a Genova alcuni ambasciatori per quella protezione che insin allora li avea ajutati dalla
offrirsi alla repubblica vassalli, e supplicare il doge di inumanità de’ signorotti stranieri.
sottrarli alla tirannia degli aragonesi, la quale si vedeva- Eransi promessi a Mariano i feudi de’ Doria se li
no già prossimi a subire. Giovanni Voluce, capo di avesse scacciati dal regno, e non gli erano stati dati do-
quella repubblica, accettò il giuramento di fedeltà, che po posta per lui la condizione; erasegli promessa l’inve-
i commessarii prestavano a nome di tutta la cittadi- stitura di Alghero se avesse cooperato a battere gli al-
nanza algherese, nominò e mandò con essi il governa- gheresi e genovesi che assediavano Sassari, e quando gli
tore, e sdegnato della condotta di Brancaleone, che per ebbe costretti a ritirarsi non si parlò più del proposto
il suo privato interesse, abbandonati i consanguinei e premio. Per questa smemoratezza avendo inteso Ma-
patrioti, erasi associato agli stranieri contro i medesimi riano il mal animo dello straniero, e le triste massime
e contro la sua nazione, pubblicò contro lui un editto della sua politica, cominciò a detestarlo. Un siffatto
con la comminazione di gravissime pene. sentimento confermandosi e confortandosi ogni dì più
Il soccorso promesso dal doge agli algheresi non fu per nuovi esperimenti, deliberava il generoso Principe
mandato che nell’anno seguente (1351), nel quale di manifestarsi quell’altro, che oramai sentivasi, e di
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operare perché i connazionali scuotessero dalle loro in Castelgenovese Matteo Doria, quegli certamente
cervici il giogo dell’ignominiosa servitù, che per ven- per la inedia, e questi o per soprassalto o per tradi-
detta contro i pisani avea il suo padre con la poderosa mento: già che se non avesse potuto fornirsi di vit-
destra ajutato a imporre sopra essi. tuaglie dalle prossime regioni, lo avria ben potuto, a
L’odio degli aragonesi portando una miglior vo- malgrado di qualunque, per le vie del mare. Il Re o
lontà verso coloro che ne erano di mal occhio veduti, per riguardo alla loro sommessione o per altra ragio-
Mariano cessò di mostrarsi nemico a’ Doria, e prese a ne, che non sapremmo indovinare, investivali poi di
favorirli, permettendo a’ medesimi nelle sue terre Monteleone e di Caramonte.
l’approvvigionamento delle loro rocche. Consenta- Dopo queste vittorie il luogotenente generale vol-
neamente alle sue nuove opinioni anche i cittadini di geasi contro Alghero, e lo assediava, aspettando che ar-
Genova ebbero prove del miglior animo del suo ver- rivasse la flotta per cingerlo dalla parte di mare, e vietar
so la loro repubblica. a’ cittadini che nulla poi da nessuna parte ricevessero
Amico ai nemici del suo nemico, si mostrò Maria- di quanto desideravano ne’ prementissimi bisogni.
no nemico a’ suoi amici; nel che però trascorse sino al- Non tardava a comparire la flotta alleata degli ara-
la empietà. Imperocché seppe ancora odiare il fratello gonesi e veneziani di sessantacinque triremi, delle
Giovanni, signor di Montacuto, che rimaneva ferma- quali sole venti aveano l’insegna italiana. Gli algheresi,
mente ligio al Re, e provò quest’odio con operazioni che non avean ceduto vedendo le genti del Corbera
ostili e tiranniche, avendolo spogliato della possessione disposte all’assalto, né pur cedeano cinti da triplicata
del suo stato e gittatolo con il figlio in fondo a una er- fila di navi da guerra, e resistendo affrettavano coi voti
ma torre. Il regolo giustificava l’incameramento di il soccorso della repubblica. Allora la flotta genovese
quel cantone con la ragion politica che era necessaria era non più lontana di trenta in quaranta miglia, nel-
alla potenza e salvezza dello stato, e volea giustificare la l’Asinara, dove stava all’ancora sull’acque della Reale; e
prigionia del fratello con dirlo men devoto alla nazio- l’ammiraglio Antonio Grimaldi, ardente di venire alla
ne e alla sua famiglia, che allo straniero che opprimeva prova con gli alleati, desideravane l’incontro. Come li
i popoli sardi e intendeva ad annullare la potenza degli seppe comparsi in sul mare d’Alghero, e la maggio-
arboresi, da’ quali era contenuto in certi termini: ma se ranza del numero, non indugiò un momento, e a for-
si accetti la prima ragione, e credasi alla seconda, reste- za di remi e di vele superato il Capalbo, abbrivossi alla
rà non pertanto qualche sospetto di troppa ambizione, battaglia. Si pugnò con niente minor ferocia, che si
e non si potrà assolvere dalla colpa di lesa fraternità. suole nei campi, essendosi nella contiguità delle navi
Il favore a’ Doria e l’avversione a Giovanni segna- formato un palco, dove i guerrieri si strinsero e incro-
larono al Re il nuovo animo di Mariano: onde che ciarono l’armi e le braccia combattendo furiosamente.
cominciò a governarsi con più circospezione nelle Nell’eguaglianza del valore, e nella parità delle forze,
relazioni con lui. Supplicato da Sibilla di Moncada dovea prevalere il numero; e prevalsero i confederati a’
perché facesse render al suo marito Giovanni la li- genovesi. Scrissero alcuni che appena la nave pretoria
bertà e i beni usurpati, esortavalo a desistere da tali con un’altra o due poterono salvarsi dall’infortunio
violenze, e provvedea perché quella signora non fos- delle altre, essendo state o affondate tra la battaglia,
se privata delle altre giurisdizioni. od occupate nel momento della vittoria: ma giova
La pertinacissima ribellione de’ Doria, e la loro irre- credere al re Pietro, che scrivendo gli avvenimenti del
primibile tendenza a Sassari provocava nuovi provvedi- suo regno, e con miglior senno le guerre, notava
menti. Si ordinava la munizione di Roccaforte (castel- scampate diciassette navi; periti dalla parte de’ vinti
lo di Monforte?) e si comandava al figlio del duca di ottomila combattenti, tremila rimasti prigionieri; e
Atene e nipote del re di Sicilia, Stefano di Aragona, il per tanta strage e cattività sparso un grandissimo lutto
quale avea dominio nell’isola, che coi cavalli e bale- in tutta la spiaggia ligustica.
strieri, che eransi raccolti, navigasse alla Sardegna, e Gli algheresi, che da tra’ merli delle torri del lido
perseguitasse con guerra senza tregua que’ baroni. avean veduto la celerità, con cui la flotta genovese era-
Perché però avessero questi men di fautori accet- si vibrata contro i nemici, e felicemente augurato da
tavasi la sommessione di Federico e di Azzone, mar- quell’impeto, quando dopo alcune ore di dubbiezze e
chesi Malaspina; ed era a’ medesimi conceduto in timori declinò e quindi rapidamente precipitò la sorte
feudo il castello di Osilo con tutto l’antico dominio degli amici, sentiron languire e spegnersi le speranze;
de’ loro predecessori. e non esitando sul partito cui piegarsi, aprirono le
Delle imprese di Stefano di Aragona non restaron porte al vincitore, e salvarono le persone e le robe.
memorie, e forse non fece altr’opera che cingere di Bernardo Cabrera avendo occupata questa impor-
assedio Monteleone e Castelgenovese, e impedire che tantissima rocca, postovi a governatore il barone cata-
le guarnigioni si rinforzassero, e si supplissero i ma- lano Gisperto di Castella, e castigato Fabiano Rosso
gazzini. Le vittorie, che ottenea poscia Rambaldo de’ Doria, così nella superbia della vittoria si esaltava,
non pajono effetto di espugnazione, ma di strettissi- e da quella così basso riguardava il Giudice di Arbo-
ma bloccatura e di sorpresa. Uscito costui nel 1353 a rea, e così poco considerava la sua gran potenza, che
guerra contro le due sunnominate castella, che già no- a lui, come a piccol barone, mandava intimazione
tammo siccome inespugnabili per la natura de’ luoghi, per i comuni apparitori, di venire al suo cospetto per
costringeva alla dedizione in Monteleone Manfredo, e rispondere le vessazioni che da lui pativano il fratello
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Giovanni, e l’altro fratello Nicolò, uomo ecclesiasti- danno si potesse distaccare una parte dell’esercito a
co, e per adempire ai doveri trasandati di vassallo. correre le terre de’ Doria e dell’Arborese, che intanto
Siffatto modo offendea Mariano, e dovea incitar- erano infestate dal governatore del Logudoro.
lo a una fiera risposta: se non che Timbora, sua mo- Sperava il Re d’entrar fra pochi giorni nella rocca, e
glie e prossima parente all’ammiraglio, si interpose nell’impeto della vittoria vendicare su quel popolo i
per conciliarli. E questa conciliazione per la prudenza trucidati aragonesi; se non che sopravvenivagli tale
della giudicessa sarebbesi operata, se tre messaggieri sventura, per cui dall’onore della vittoria scadeva nel-
giunti da Cagliari non avessero portato al Cabrera ta- l’onta di un patto ignominioso. Sotto gli ardori del
li istruzioni, per le quali furori annullati i patti già sollione, e più che altrove cocenti nelle maremme,
convenuti. Timbora partissi da Alghero prenunzian- espirando dal putrido fondo i prossimi stagni e i pan-
do con severe parole a lui e a’ messaggieri che non tani del fiume un’aura venefica, e il cielo concependo-
molto era lontano il loro pentimento. ne un vizio pernicioso, si sparsero fra le truppe violen-
Si disposero allora gli aragonesi e gli arboresi alla tissimi morbi; e una spaventosa mortalità cominciò a
guerra; e la lotta dovea, come ciascun de’ due propone- scemare l’esercito. Cadeva ammalato lo stesso Re, lan-
va, terminare coll’annientamento dell’altro. Era forte guivano i principali capitani, e nell’impotenza al servi-
Mariano, ma avendo a combattere con un nemico ag- gio essendo agli altri di impedimento e peso, ebbero
guerrito e vittorioso, cercò alleati, e n’ebbe un potentis- non pochi permesso di ritornare in patria per ristaurar-
simo nel Visconti signor di Milano, e protettore della vi la sanità. Vi ritornava, ma per pochi giorni, anche il
repubblica di Genova dopo la sconfitta di Alghero. De-Boyl, perché facilmente rinvigoritosi, ricompariva
Fu dannosissima agli aragonesi questa guerra, per- nel campo con Pietrino (Pedruèlo), suo figlio, giovine
ché videro mancare in un punto i frutti della vinta di 22 anni, quando era d’uopo di tutto il senno e valo-
battaglia. Confortati da Mariano gli algheresi, e nelle re nella imminenza degli arboresi. Mariano, che in sul
partenze della flotta e dell’esercito non più sentendosi principio avea fortificata Bosa, perché, caduto Alghe-
compressi, si sollevarono contro la guernigione, e l’as- ro, ivi occorresse un altro ostacolo all’esercito aragone-
salimento fu così feroce, che appena poteasi salvare il se prima di giungere su’ campi d’Arborea, quando fu
capitano precipitando dalle mura. Il regolo andò più certificato delle cose dei nemici pensò a valersi del fa-
innanzi nel suo proposito di sopprimere il regno degli vore della sorte, e radunati sotto le sue bandiere due-
stranieri; e con gli algheresi, e gli altri popoli vassalli mila cavalieri e quindicimila fanti si avanzò con Mat-
de’ Doria andato sotto le mura di Sassari, l’assediava, teo Doria sopra Alghero, e postosi in sulla sponda del
e con molte pratiche operava a concitare quei cittadi- terrazzo, che dicono di Scalapiccada, da quel luogo
ni alla ribellione. Ma queste mene essendo state sco- minacciava di precipitare sugli alloggiamenti aragonesi
perte da Boristore Poggio, costui con gli altri uomini non distanti più di quattro miglia. Il Re considerò la
della fazione straniera ebbero tempo a impedire ogni sua situazione pericolosissima, essendo l’esercito ridot-
movimento della parte contraria, e forse con l’ajuto to quasi alla metà, molti de’ soldati senza vigore, a peg-
degli aragonesi fecero dolenti quelli, che si conoscean gior danno già consumate le vettovaglie, e a dispera-
più amici dell’antica libertà. zione prossimo l’arrivo della flotta genovese; sentì però
Compressi i nemici interni, restava l’esterno, e fa- la necessità di trattar di pace col suo vassallo, e per
cendosi ogni dì più urgente l’angustia dell’assedio, cre- mezzo di D. Pietro di Exerica, fratello della moglie di
scea il timore di dover poi cadere. Ma presto svaniva Mariano, patteggiava con questi e col Doria.
questo pericolo quando tra poco gli assedianti si ritira- Nella prevalenza degli avversarii, e nella immodestia
rono, sospinti a fuga dalle genti, che il vice-ammiraglio della loro ambizione, non essendo nessun luogo al-
Bernardo Dezcoll sbarcava in Portotorres, mentre Ma- l’equità, il Re dovette molto più dare, che ricevesse.
riano guerreggiava nella parte australe dell’isola. Tuttavolta con l’assoluta cessione, che quegli gli fecero,
Tra questi fatti faticandosi incessantemente nel di Alghero, otteneva almeno quanto era abbastanza,
porto e negli arsenali di Genova ad allestire il navilio, perché potesse dire non infruttuosa la sua spedizione
il Re temette di vedere sfuggito da sue mani il regno contro gli algheresi, sostenere presso i popoli de’ suoi
di Sardegna, e annientata la sua autorità dall’alleanza regni la lode delle virtù guerriere che godea, e salvare
del Visconti con Mariano, e pertanto determinavasi a apparentemente la sua dignità in faccia a’ sardi, non
un’altra spedizione. Preceduto da alcune truppe ap- sembrando vinto, se non potea sembrar vincitore.
prodava non molto dopo in Porto Conte con una L’Arborese e il Doria notificavano a’ cittadini il fa-
flotta di 90 galee, accompagnato dai più valorosi tal articolo, che portava la loro sventura, e il Re usan-
gentiluomini de’ tre regni. Tra’ grandi della corona do indilatamente del suo diritto, comandava loro di
di Valenza eravi Pietro De-Boyl, il quale, siccome evacuar la città. Il timore della violenza li stimolò, e
era molto gradito al Re per il senno, con cui avealo raccolte le poche robe che si poteano trasportare,
servito in alcune ambasciate a’ re Mauri, e per le vir- uscirono dalle mura con lo stesso dolore, con cui
tù militari, che avea dimostrate in forzando il re di sloggiano da una rocca onoratamente difesa uomini
Castiglia a levarsi dall’assedio di Valenza, però ebbe di grande, ma infelice valore, con la lagrimosa mesti-
raccomandato il governo delle genti nella espugna- zia, con cui salutano gli estremi guardi il carissimo
zione della rocca, e in questo ufficio facea fortificare luogo dove si nacque, si patì, si gioì, e sono le ceneri
il campo con isteccati e fosse, perché senza timor di degli avi, e nell’aspetto di quella coazione, e disperata
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rassegnazione, con cui sotto il pugnale del ladro si ce- Matteo Doria: ma non si venne a nessun notevole
de da un inerme la sua proprietà. I dolenti si disperse- fatto d’armi.
ro sospirosi in tante brigate, quante erano le famiglie, Erasi Pietro lanciato con tutto impeto in un’altra
nelle circostanti regioni, oggetto di commiserazione guerra per deprimere colui, dal quale era stato umilia-
agli ospiti. to; ma non andò molto che languisse il concitamento,
Emigrati gli antichi, subentrarono nuovi abitatori, e venissero pensieri più modesti, quando i genovesi ri-
uomini stranieri chiamati dalla Catalogna, e occupa- conciliatisi co’ veneziani, poteano rivolgere tutte le lo-
rono le case. Le fertilissime terre del contado furon di- ro forze contro lui nella Sardegna ad annullarne l’au-
vise tra essi; e siccome aveasi ragione di temere da’ sar- torità, e riuscire finalmente nell’impresa con il potente
di, che odiando di tutto lor cuore gli aragonesi mal ajuto dell’Arborese e del Doria. Pentito allora di esser
soffrivano questa colonia, e principalmente dagli trascorso a tanto contro i due vassalli, ritornò indie-
espulsi algheresi, fu postovi a guardar la rocca e a co- tro, fece proposizioni di pace; e questa stata conchiusa
mandar la guarnigione il suddetto Pietrino De-Boyl. nella città di Salluri tra i procuratori di Mariano e di
Questi per mediazione del Re ebbe in moglie Alisa di Matteo, ed i regii commessarii Lupo Gurrea, France-
Arborea, figlia, come pare, del predecessore di Maria- sco de Perellos e Berengario Dolms, portava rispetti-
no, ottenne nel 1361 col titolo di barone il feudo di vamente al Logudoro, che le castella di Ardara e Ca-
Potifigar, e fu ceppo della famiglia sarda de’ Boyl. L’al- pula, che il Giudice avea comperate da Damiano
leanza di costui con la casa di Arborea è provata da Doria, e quelle che diceansi Genovese, di Roccaforte,
una carta di donazione allo spedale di Oristano, e cre- e Caramonte, e possedevansi da Matteo Doria, fosse-
do siasi fatta con ottima volontà di Mariano se lo co- ro consegnate all’arcivescovo di Arborea o al vescovo
noscea, qual era, discendente da Sancia di Aragona, d’Uselli, e da essi ritenute per darle a colui, al quale le
moglie di quel Pietro de Boyl, che nell’espugnazione pronunziasse dovute con sua sentenza il papa Inno-
di Iglesias moriva sotto quelle mura. cenzo. Composte così le cose, e fatta ragione dagli uni
Pietro erasi indotto dal terrore del pericolo a se- agli altri, Mariano e Matteo ravvivarono con nuovo
gnare i patti: però quando si vide in sicuro, e sospet- giuramento la fedeltà, e il Re rivolgevasi allo stato
tò, o conobbe non ancora rotte le relazioni di Maria- continentale dopo aver munito con valido presidio e
no co’ genovesi e col duca di Milano, e le occulte scelti capitani le sue castella, e in Logudoro quelle di
pratiche coi villeclesiani contro la sua autorità, deli- Sassari e di Coguinas.
berava di dimenticare un trattato, nel quale era stato Ne’ pochi mesi che restarono di quell’anno, e ne’
poco libero; e disposto a un’altra guerra comandava primi del seguente furon tranquille le cose sarde; po-
di munir con più valido presidio le rocche d’Osilo e scia si turbavano un’altra volta nel Logudoro, essen-
Doria, e nominava governatore del Logudoro Ber- do il summenzionato Matteo (né si può accertare la
nardo Cruyllas, e capitano dell’esercito, che verrebbe cagione de’ suoi sdegni) uscito in campo, e andato
dalla penisola, Pietro Ximenes Sampero: e dopo tali contro il castello Doria, di cui impadronivasi.
provvedimenti mandavagli alcuni baroni per doman- Temevasi una tempesta maggiore. I genovesi, i Do-
dare la Gallura e il censo dovuto, e che o consegnasse ria sardi, e i Visconti avean patteggiata un’alleanza ed
le castella di Bonvicino, Ardara e Capula, le quali da eransi obbligati a reciproci ajuti per rapire agli arago-
Damiano Doria erangli state illegalmente vendute, o nesi quella parte, che per i supposti rispettivi diritti di-
le ponesse in poter d’un terzo, finché dall’arcivescovo cevano e domandavano sua. Il Papa vedendo i primi
di Cagliari si fosse sentenziato sul miglior diritto. moti d’una guerra, che pareva, consistendo quella
Il Giudice vedendo la perfidia degli aragonesi, che unione, dover esser lunga e sanguinosa, frapponevasi
dimenticati de’ recenti giuramenti operavano contro gridando pace agli uni ed agli altri, ed esortandoli a
le condizioni del trattato, rimandò i legati, e richia- decider le controversie non nella maniera brutale de’
mate tutte le sue milizie si preparò alla guerra. Il Re barbari, piuttosto secondo la giustizia nella considera-
lo volle allora intimorire mandandogli per il cursore zione delle particolari ragioni. Non volle però il Re
della sua curia una gravissima ammonizione, nella udire a parlare di ragioni, e di giustizia, perché avrebbe
quale diceva ingiustamente possedute da lui, con le non solo perduta la Corsica, che domandavasi dalla re-
castella di Pedrès e di Terranova, le sopranominate pubblica, e dovuto cedere la Gallura a’ Visconti, che
fortezze del Logudoro, e gli comandava in tutta sua aveano ereditato i diritti della Giovanna di Nino; ma
regale autorità di renderle senza dilazione con i frutti sarebbe stato dannato a restituire i Doria nell’antico
percevuti, se non voleva che si procedesse contro lui, loro stato sopra le più belle regioni del Logudoro; e ri-
e si usasse tutto il rigore delle leggi: e quando lo vide cusandosi alle compromessioni spediva nella Sardegna
niente curante delle comminazioni, e fermissimo in Gilberto Centelles con la flotta per prepararvi le difese.
pretendere osservate tutte le sanzioni della pace, gra- I Doria, e i Visconti eran radunando l’esercito, che
vemente sdegnandosi a tanta alterezza e detestando dovea liberare i sardi dal giogo iberico, e già questi si ri-
ontose e inique le condizioni del trattato, pubblicò creavano nel pensiero della sorte men infelice, che pro-
la guerra e mandò da una parte Pietro Exerica e Ber- durrebbe loro la vittoria di quelli; quando la morte spe-
nardo Cabrera contro lui; dall’altra il governatore gnendo Matteo Doria tolse a’ collegati il suo senno e
del Logudoro Bernardo Cruyllas, e il duce delle mi- valore, in cui era la fiducia di ben riuscire, e trattenen-
lizie Pietro Ximenes Sampero, contro il suo alleato doli dall’impresa fece mancare le speranze de’ popoli.
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In quest’anno 1357, il re Pietro, che ardeva di sop- Pochi di quei feudatari avevano possessione nel
primere in quelle parti della nazione, che eran fuori Logudoro; ed erano essi:
dell’Arborea, la memoria dell’antica nazionalità, e di Nella Romandia, il già nominato, come capo del-
spegnere l’amore, che era in tutti per gli ordini anti- la fazione aragonese in Sassari, Boristore Pogio, che
chi, comandava che in avvenire non più si ricordasse- avea la villa di Sennori; Guglielmo, e Ferreto Lull,
ro i Giudicati di Cagliari, Gallura e Logudoro, e in che possedevano Sorso, Gennone, Uruspa;
vece si dicesse Capo di Logudoro e Capo di Cagliari e Nella Fluminaria, l’arcivescovo torritano, che avea
Gallura. La Gallura aggregavasi a Cagliari per la poca Lequili;
sua importanza, dopo essere stata diminuita di popo- Nella Nurra, Gombaldo Ribellas, che avea la villa
lo; e aggregavasi più tosto al governo di Cagliari, che a di Bionis; Gilberto di Monbuy, che era signor di Ta-
quello di Sassari per la grande contrarietà, che era da’ verra, Occoa, Giliti, Vialossi; Ogero Mameo, che
tempi superiori tra i due popoli, e che, dopo tanto possedeva Esquili, Duonuragis, e il castel di Essola;
correre di secoli, non pare del tutto mancata. La causa In Montes, Giovanetto Corso, signore di Villafran-
del qual antagonismo non si potrebbe accertamente ca Erice;
determinare; ma per avventura fu odio nazionale, se Nella Figulina, Giovanni Nero, che avea Cargieghe;
erano i galluresi altri di famiglia corsa e invasori, altri Nel Coros, Albertino Corso, che avea Noalis.
(i Balari) di sangue misto di libii e iberi, e, dopo la lo- Il Re possedea:
ro diserzione dagli alloggiamenti de’ cartaginesi per In Fluminaria, il castel di Sassari con la città;
necessità ladri, e nella loro indipendenza nemici ai In Montes il castello d’Osilo con le ville di Scalas,
dominatori dell’isola, ed a’ loro provinciali. Felisquentino, Tonsa, Gutoi, Utali, Sassali e Bualis;
Fu allora la Sardegna divisa in tre parti, due arago- Nella curatoria di Figulina il castello dello stesso no-
nesi ed una sarda. Questa contenea l’Arborea in un me, la città di Ploaghe, e le ville di Salvennero, Noagri,
territorio che era più che un terzo di tutta la superfi- Biguegna, Sena, Briai, Codrongianos superiore ed in-
cie del regno, quelle comprendevano le provincie del feriore, Moschiano, Sebode, Congra, Muro, Dulnosa;
Logudoro, e di Cagliari-Gallura, amministrate ciascu- Nel Coros le ville di Manstole, Vindiguinoris, Sar-
na da un capo militare, politico, ed economico, che ti, Ossi, Tissi, Usini, Bangius, Paulis, Zucca, Turtana,
diceasi governatore. Liessi, Lodai, Canneto, Itiri, Oltatzori, Turriguis, No-
A Matteo Doria era succeduto il nipote Brancado- racelungo, e Giunchi;
ria, figlio di Brancaleone; e per affermarsi nello stato, Nel Nullauro, Alghero, Vessus, Lunafras, Olmeto,
importando molto che non fosse disturbato ne’ pri- Etzi, Sanmarco;
mi tempi della possessione, faceva al Re promessa di Nella Nurcara, castello Buonvicino, Padria, Minu-
fedeltà se fosse da lui investito de’ feudi dello zio. tadas, Mositano, Minerva, Modulo, Sumenti e Ogio.
Pietro credè di suo vantaggio aderire alle sue suppli- Tutte le altre terre, comprese nella circoscrizione
che, e creandolo signore di castel Genovese, Doria, dell’antico regno di Logudoro, erano, o aggregate al-
Monteleone, Roccaforte, della città di Guisarchio e l’Arborea, come il Montiverro, la Planargia, il Mar-
delle regioni di Nurcara, Capodacque e Anglona, de- ghine, il Goceano, il Montacuto, il Doris; o in pote-
sisteva nel presente dalle sue pretese, e aspettava mi- re de’ Doria, e quelle le abbiamo già nominate.
glior tempo a tentare l’espulsione di lui e degli altri Tuttavolta la spedizione non ebbe effetto, perché,
genovesi dall’isola, quando non fossero tante potenze come pare, il furore de’ ribelli languì, l’aspettata flot-
pronte a sostenerli, ed essi caduti in debolezza non si ta non fu mandata, e i vessilli di Arborea non si spie-
potessero difendere. gavano. Non restò memoria di alcun atto ostile negli
La maligna politica aragonese nel concedere al solo anni 1357-58-59.
Brancadoria l’eredità di Matteo, otteneva l’effetto de- Nel 1360, Brancadoria lasciava la parte del Re, e
siderato, destando la guerra nella famiglia Doria. Do- impugnate le armi contro i governatori dell’isola, in-
lenti de’ trascurati loro diritti, Nicolò, Giuliano e An- vadeva furiosamente le terre regie, saccheggiando e
tonio deliberavano di sostenerli con le armi; ma come devastando.
previdero di dover succumbere alle maggiori forze del È lecito congetturare che gli uffiziali aragonesi con
nemico, che sarebbe stato ajutato dagli aragonesi; pe- le loro soperchierie l’avessero irritato sino a farlo im-
rò invocarono il soccorso dalla repubblica, e propose- memore de’ suoi giuramenti. Questa fu spesso l’occul-
ro un’alleanza a Mariano, che alienatosi un’altra volta ta cagione delle insurrezioni e defezioni de’ sassaresi,
dal Re era in procinto di invadere le di lui terre e for- de’ Doria e di altri, le cui reazioni sono soventi ram-
tezze. Accadde pertanto in onta della prudenza de’ mentate dalle storie: la quale dovea preterirsi dagli
consiglieri del Re che nascesse un movimento mag- scrittori aragonesi, che non furono più degli altri sto-
giore del preveduto, e che, mentre i competitori di rici narranti le cose domestiche religiosi della verità, e
Brancadoria tentavano spogliar costui dalle regie con- studiarono a nascondere le disoneste ed inumane ope-
cessioni, i loro potenti protettori contendessero ad an- re de’ connazionali, e ad aggravare con le calunnie i
nullare l’impero aragonese nell’isola. miseri popoli, che fatalmente sottostettero alla loro ti-
A sostenersi era d’uopo di grandi conati, e perciò rannia, e ne furono barbaramente conculcati.
il Re comandava ai feudatarii sardi, che si preparas- A comprimere questo movimento il Re mandava
sero al servigio. il suo navilio con molte armi sotto il comando di
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Ponzio di Altaribba: ma accorgendosi che queste forze Cresciute già a tanto le forze arboresi, che ormai
non rispondevano alle esigenze, perché doveasi far parevano eguali alle maggiori imprese, il Re fu solle-
fronte, da una parte al Doria, dall’altra alla repubblica cito a provvedere al pericolo, ordinando a Ugone di
di Genova; e non potendo spedirne altre, perché era Santapace di assoldare nell’isola quanti potesse per la
premuto al tempo istesso dalle armi del Re di Casti- fanteria e cavalleria, e a Olfo di Procida di partir con
glia; però intese ad acquetare il Brancadoria proferen- la flotta e munire le due regie città del Logudoro.
dogli di rimetter le controversie al giudizio del Mar- Sassari e Alghero ebbero accresciuta con nuovi presi-
chese di Monferrato. Questi non tardò a giudicare diarii la guarnigione; e Mariano incontrava impedi-
sopra i diritti che il Re e i Doria avean presentati a’ mento alle sue imprese nell’anzidetto Santapace, nel
suoi uditori sopra gli stati già posseduti da questa fa- conte di Chirra, e nel Brancaleone. Degli accidenti
miglia, e sentenziava che fosse la medesima restituita di questa campagna, che forse furono non pochi,
nella possessione. Alghero ridomandato dal Doria, non si tramandava a noi nessuna memoria.
non era compreso nell’arbitramento: avendo l’arbitro Nel 1367 mancò il denaro per lo stipendio delle
differito di pronunziare su questo punto sino a che più milizie, e fu necessità che il governatore del Logudo-
attentamente avesse esplorato i diritti de’ competitori. ro, Pietro Alberito, lo procacciasse vendendo i reddi-
Frattanto però egli lo ritenne sotto la sua podestà. ti di Alghero.
Nel 1362 la pestilenza serpeggiò tra le genti sarde La causa regia, che si poté sostenere da una parte
con gran mortalità, e poscia ad intervalli non molto ritenendo nel servigio i guerrieri, vacillava dall’altra
lunghi si ridestava, e nel contagio diffondendosi fune- per la seconda defezione di Brancaleone, il quale riti-
stava e diminuiva la nazione. Il danno che ne pativa il randosi da’ vessilli regii passava sotto quelli di Arbo-
Logudoro fu gravissimo, spentesi le minori popolazio- rea. Non è donde congetturare se a questo passo sia
ni, le maggiori ridotte a poche anime, e le regioni già stato il Doria sospinto, o dalle lusinghe di Mariano,
piene di coloni e coltissime, divenute orridi e muti ci- o dalle esortazioni de’ suoi nazionali e consanguinei,
meterii. A intendere la grandezza di questa desolazio- o dall’impazienza della superbia de’ dominatori.
ne basterà, si riguardino le terre che ne’ suoi diparti- Nell’anno seguente il re Pietro spiegava tutta la
menti erano già abitate, e poi restarono deserte. Le sua potenza per abbattere il dinasta arborense. Pietro
nessune precauzioni sanitarie verso le navi che entra- Deluna, creato governatore del regno, venne nell’iso-
vano ne’ porti del regno, o per riprendere lena dalle la con l’esercito, e senza indugio movea a opprimere i
fatiche di lunga corsa, o per scambiar le merci; e la ribelli, sentendosi da tanto con l’aumento, che ebbe-
nessuna vigilanza contro le invasioni dei ladroni afri- ro le sue schiere dalla numerosissima masnada, che
cani, sono state ragione di tanta pernicie. avea in armi Berengario Carroz, figlio dell’ammira-
Mentre la paura della mortifera malattia agitava i glio Nicolò Carroz, primo tra’ ricchi uomini di Va-
cuori, nasceva ne’ medesimi il sospetto d’un’altra lenza venuti a servigio dell’Infante per la conquista
sventura; ché le cose del Logudoro non si scompi- del regno, capo della famiglia sarda del suo nome, e
gliassero di nuovo per la guerra. Non nomina la sto- principe de’ feudatarii sardi, siccome quello che pos-
ria da chi si udissero le minaccie; tuttavolta si può sedea il Campidano di Cagliari, e parte della curato-
congetturare, e aver probabile, fosse Mariano, che ria di Decimo, il Sarrabus e Chirra, donde avea suo
proseguendo costantemente l’impresa di liberare l’iso- titolo, il giudicato d’Agugliastro, parte della Gallura
la dagli odiati dominatori, mirava ad impadronirsi meridionale e del giudicato di Colostrai. Non volen-
di Sassari. Il pericolo era stimato così prossimo, che do lasciar tempo a Mariano di fortificarsi mosse subi-
il Re vendeva alcuni paesi ad avere con che preparare to contro lui, e coltolo non ben provveduto, l’obbli-
alla difesa l’anzidetta città: non pertanto i popoli del gò a rinchiudersi nella sua città, e si pose intorno alle
Logudoro continuarono a quietare, differitasi dal- mura, certo che fra poco, o per assalto o per necessità
l’Arborese questa impresa a quando avesse compite di vettovaglie sarebbene padrone. Il Deluna mal co-
le altre, che avea deliberato. noscitore del carattere del suo nemico, mentre sapea
Questi nel 1364, avea con continue vittorie e con- le poche forze, che egli avea dentro la fortezza e cre-
quiste ristretta in tali termini l’autorità del Re, che es- devalo abbattuto di animo per la prossima sua cadu-
sa oramai non valea che in alcune brevissime regioni. ta, poco badò a governar l’assedio in tal modo, che
Mentre il Pontefice irato al Monarca aragonese rivol- non potessero gli arboresi aver sopra lui per un so-
gevasi fausto verso lui, ed era per ritogliere a Pietro lo prassalto il menomo vantaggio, e negletta la discipli-
scettro sardo, e porlo in sue mani, egli che avea sortito na lasciava che i suoi soldati vagassero a darsi bel
dalla natura un’anima regale, già si dimostrava Re nel- tempo nelle prossime ville. Mariano si accorse del-
l’autorità dell’imperio e nella maestà delle azioni. l’imprudenza, e quando li vide più confidenti e disat-
Gli uomini principali della nazione nella preva- tenti uscì dalle porte con tutti i suoi guerrieri, e
lenza degli arboresi aggiungevano a’ medesimi le lo- piombò con la celerità e lo spavento del fulmine so-
ro forze. Nell’anno seguente portavasi un nuovo in- pra la linea nemica. Il capitano generale e il suo fra-
cremento alla potenza di Mariano de quel Salebro tello Filippo furono uccisi, e quegli altri, che non pe-
Doria, che con empietà maggiore, che la notata sul rirono dal ferro, restarono prigionieri.
Brancadoria uccisor proditorio di Michele Zanche, Erano tra’ sardi che favoreggiavano gli stranieri tre
aveva trucidato suo zio. insigni capitani logudoresi, Pietro di Minutadas nella
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Nurcara, e i fratelli Sanna di Figulina, Lorenzo e Gio- pertanto raccoglieva l’esercito, ed entrato nelle terre
vanni, venuti d’oltremare col Deluna per ispargere il d’Arborea, cominciò a guerreggiare, come usavasi al-
sangue di quei fratelli, che ricusassero di portare il lora, spogliando, trucidando, devastando. Gli arbo-
giogo degli stranieri. Il Pinna caduto pel ferro sardo resi andarono ad incontrarlo per respingerlo; ma ve-
nel campo di battaglia ebbe le meritate pene della sua nuti alle mani furon vinti e costretti alla fuga. Non
empietà verso la patria, rappresentata dall’Arborese; e sono ricordati altri vantaggi del Doria, forse perché
i Sanna, se non furon calpestati tra’ morti dai concit- Mariano lo forzava a ritornare nelle sue terre.
tadini vincitori, devono giustamente condannati da’ Nel 1371 il Re non avendo potuto, e non potendo
posteri traversare le succedenti generazioni con un ancora, scemar le schiere, con le quali avea dovuto, e
cartello d’infamia. ancor dovea, nella penisola fronteggiare Enrico, dava
Mariano proseguì la sua fortuna, e nell’anno seguen- facoltà a Brancaleone di trattar con Mariano, e poteva
te (1369) avanzatosi con l’esercito contro il validissimo ottenere una tregua, della quale approfittò per fortifi-
castello d’Osilo, lo assaliva ed espugnava. Di là disceso care e munire le rocche di Cagliari e d’Alghero, e al-
sopra Sassari, che era difesa da un piccolo presidio, vi cune castella d’inferior ordine, che erano tutto il do-
pose attorno in assedio una parte delle sue genti, e poi minio aragonese nell’isola, le altre regioni essendo
con le rimanenti schiere si volse ad altre imprese. state divorate dall’Arborea.
Gli aragonesi non potenti ad adoperar le armi per Intanto provvedendo Pietro per il prossimo armi-
reprimere Mariano, adoperarono le loro solite arti, e stizio mandò in Avignone il conte di Chirra, che in-
intesero a distaccar da lui il Brancaleone. Dalmazzo vitasse al suo servigio in Sardegna Benedetto Gualter
Jardin, governatore del Logudoro, aprì alcune prati- co’ suoi capitani e colla brigata. Il gentiluomo inglese
che con questi, e assicuratolo del perdono e de’ bene- prese impegno, e avendo ricevuto il titolo di conte di
ficii sovrani, ottenne di ridurlo alle bandiere reali. Il Arborea con grandiose promesse, propose di adope-
Re infatti davagli conferma di tutti i feudi che posse- rar tutte le forze per abbatter Mariano, e godersi o
deva, e lo decorava dell’insegna reale, che in quel tutte o le migliori parti del suo stato, e venne nel re-
tempo era un’àncora. Ma questa fu argomento piut- gno con Berengario Carroz, Olfo di Procida, Filippo
tosto dell’animo suo incostante, e quasi direi venale, Lamberto di Villachiusa, Ludovico Ros, e Raimondo
che dalla benevolenza del Re, dal quale certamente Augero di Pont-sorga. Ma qui languì il suo ardire in-
era cordialmente abbominato. contro al regolo: ed egli con altri gli credé di fare assai,
Mentre i cittadini di Sassari eran tenuti prigioni se difendesse quel poco che restava al Re. Alghero ri-
dentro le mura tra frequenti spaventi e continui disagi, tenevasi solo per la prudenza del Cruyllas governatore
caduto l’animo a’ partigiani degli stranieri, sorgevano del Logudoro.
ardimentosi i partigiani di Mariano, i zelatori della na- Nella prossima campagna mal soffrendo Mariano il
zionalità, e gli amici degli antichi ordini politici, e titolo di Arborea usato da quel capitano di ventura,
commovendo il popolo, operarono una subitanea mu- che avea venduto al Re il suo corpo e quello de’ barba-
tazione. Il castello ricevea il vicario della città Giorda- ri che lo seguivano, andò a ricercarlo deliberato di di-
no Tolari con tutti i suoi aderenti, e le spalancate porte struggerlo. L’Inglese sostennesi per alquanto: poscia o
accoglievano gli arboresi. Questi si volgevano subito distrutto con tutti i suoi, o costretto a fuggire, spariva;
all’espugnazione della rocca; ma essendo tornati vani già che di lui non occorre altra memoria negli storici.
tutti i conati, inclusero in un forte vallo i nemici, e Ormai pareva alla sua fine la dominazione arago-
senza alcuna intermessione così li travagliarono, che, nese. La potenza di Mariano, alla quale sentivasi in-
spossati dalla fatica della difesa, e languenti in gran feriori quei penisolani, era per confortarsi, come ne
parte per malattie, finalmente li indussero a capitolare. correa la fama, dell’ausilio de’ genovesi, che mande-
Tra’ capitani degli arboresi erano Quirico de Man- rebbero al suo servigio quaranta galere. E veramente
cone e Giovanni de Sotgio, uomini principali di Ton- negli arsenali di Genova si lavorava a preparare al-
sa nel Montese. Mariano rimuneravagli degl’impor- trettante navi da guerra, e si armavano molti uomi-
tanti loro servigi con grandi ed onestissimi privilegii. ni. Tuttavolta erano tali le condizioni del Re, che ap-
Dall’altra parte il Re, non per amore a quei perfidi, pena poté inviare alcune schiere al Cruyllas per
che aveano abbandonato la causa della patria per so- munire più validamente Alghero.
stenere la sua vacillante autorità, ma per lusingare altri Scorse l’estate del 1373 e i genovesi non furono
ambiziosi e allettarli all’apostasia, premiavali con mol- veduti. Comparvero però nell’anno seguente contro
ta liberalità. Tra i privilegiati sono conosciuti un Sa- la capitale, e presa Lapola avrebbero costretto alla
turnino Pinna di Minutadas e Pietro Cambone. dedizione i castellani senza l’opera del Cruyllas, che,
Nel 1370, mentre in Tortosa preparavansi le armi dopo la morte di Berengario Carroz, elevavasi dal
contro gli arboresi, proveniva da Sicilia Benvenuto governo del Logudoro al supremo comando del re-
Graffeo, barone di Partana, e riforniva di vettovaglie gno. Intanto dall’altra parte dell’isola un’altra squa-
Cagliari ed Alghero. Per questa benemerenza ebbe dra di genovesi con un altro esercito di arboresi
molti feudi, e alcuni di essi nella Nurra. stringeva Alghero, che non fu salvo che per gli sforzi
Due inviati del Re, Villarasa e Finellero, andati in di Brancaleone. Fu una gran prova di virtù militare
Castellaragonese a Brancaleone Doria, poterono per- ne’ due sunnominati, se resisterono alla potenza di
suaderlo ad assalire l’antico suo alleato Mariano. Egli Genova e di Arborea. Ma quanto è da lodare il primo
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che serviva il suo Sovrano e la patria, tanto è da vitu- col proprio senno la guerra. Non si sa per quale osta-
perare il secondo, che combatté contro i suoi concit- colo non si venisse all’effetto.
tadini, e a danno di una nazione, alla quale da secoli Ne’ tre anni consecutivi o non fu operata nell’iso-
era unita la sua famiglia. la alcuna cosa memorabile, o non fu consegnata in
Continuò la guerra nell’altr’anno se con non consi- nessun monumento.
derevoli vantaggi per Mariano, certamente con gran Surse con pessimi auspicii l’anno 1383, e portò
travaglio per i cagliaritani ed algheresi angustiati da ne’ primi suoi mesi un tristissimo avvenimento ed
una perpetua ossidione. Cresceva il travaglio nel 1376, una grande mutazione nelle cose. I principali dello
e aggiungevasi ai territori ed alle fatiche della guerra il stato arborese non potendo più a lungo sopportare le
tormento dell’inedia, perché Ugone di Arborea, figlio maniere tiranniche di Ugone, congiuravano contro
di Mariano, incrociando con alcune galee su’ porti di di lui, e nello scompiglio e furore di una sedizione
Cagliari e di Alghero, intraprendeva le navi che vi por- barbaramente lo trucidavano. Non bastò ad essi di
tavano le necessarie vettovaglie. Gli assediati erano già essersi con questo delitto sottratti alla schiavitù, vol-
deliberati che giungendo all’estremo, donde non era- lero diventar padroni, e ingannando la nazione con
no lontani, incendiate le rocche, sarebbero fuggiti. E lo specioso nome di libertà e di repubblica, stabiliva-
l’avrebbero fatto, se il vice-ammiraglio Francesco di no una superbissima aristocrazia. Chiamati a parla-
Averso non avesse abbordato le galee arboresi, e co- mento i capi de’ popoli, deliberavasi secondo il lor
stretto Ugone a ritirarsi nel porto di Arborea. pensiero di istituire altri ordini più civili, e un reggi-
In quest’anno una nuova pestilenza invadendo la mento a somiglianza del governo genovese: quindi
Sardegna funestava le genti d’Arborea, e dirò meglio antivedendo la contraddizione degli aragonesi, che in
tutti i sardi col funerale di Mariano, cui tutti amava- quest’atto ed esercizio di sovranità sentirebbero lesi i
no come sostegno della nazionalità e speravano loro diritti dell’alto lor dominio, decretavasi che, dove essi
liberatore dalla servitù. Ugone restò in suo luogo, e con le proprie forze non potessero sostenere la nuova
lo avrebbe in ogni parte ben rappresentato, se alle costituzione, si porrebbero sotto il protettorato di
virtù della guerra, e all’odio contro gli oppressori dei Genova, e si affiglierebbero al loro comune.
popoli, avesse avute compagne la prudenza nel go- Quando il Re seppe la uccisione del regolo, non
verno e l’umanità. più volendo differire la spedizione dell’esercito a occu-
Continuava in Ugone l’ira paterna contro Giovan- pare il di lui stato, destinava all’impresa Ponzio di Se-
ni d’Arborea e suo figlio: anzi parve più immite. Im- nesterra; e quando poi conobbe la deliberazione de’
perocché stringevali a peggiori disagi in più duro car- sindaci di tutti i popoli arboresi e degli ottimati in fa-
cere nel castello del Goceano, ed operava con tanta vore de’ genovesi, e intese con quanto studio opere-
sevizie, che quegli infelici ne morirono. Benedetta di rebbero cotesti, vedendosi invocati protettori, e di
Arborea e Moncada, figlia di Giovanni, succedeva per quanta forza crescerebbero nella lotta per l’ausilio di
grazia del Re nel dominio di Bosa e del suo distretto. quelli, che aveanli invocati, incontanente facea partire
Nell’anno 1377 Ugone, dopo aver occupato il di- alla Corte pontificia alcuni ambasciatori, per le cui
partimento di Chirra, volgeasi a Sassari per raffer- persuasioni il Papa vietasse alla repubblica qualunque
marvi la sua autorità e ordinarvi le cose pubbliche. intervento negli affari dell’Arborea, e di tentare in
Vi promulgava leggi stimate, assai buone, e che tali nessun modo contro i diritti suoi, e della Santa Sede.
veramente prova l’avere i sassaresi continuato ad os- Ma il fatal impedimento a costituire lo stato nella
servarle pur dopo cessata la signoria, o a dir meglio predetta forma poneasi agli arboresi da chi meno o
l’influenza degli aragonesi. Intanto facea fortificare il nulla avean temuto. Leonora figlia di Mariano, sorella
castello di Osilo. di Ugone, e sposa del più volte menzionato Branca-
La severità di Ugone, che parea ferocia, e la sua do- leone, intendendo i propri diritti, e sentendo un ani-
minazione, che parea tirannia, spiaceva a un popolo, mo valoroso a ripulsar l’ingiurie, non solo protestò
che rispetta la vendetta delle leggi, ma senza ire, e vuol contro il fatto; ma vedendo che era necessaria la spada
vedere nel suo signore un padre, non un padrone. Gli per disfarlo, mentre le forze del marito non pareano
animi si alienarono, e nella insofferenza del durissimo sufficienti, lo inviava nella penisola al Re a prometter-
imperio i più audaci eccedettero a pensieri maligni. gli la sua obbedienza per non doverlo incontrar nemi-
Nel 1378 Valor de Ligia, uomo principale fra’ sardi, co, e a dimostrargli di suo interesse che ella riacquistas-
rotti i vincoli di consanguinità, che sin allora lo avean se il dominio paterno, per conciliarselo e determinarlo
ritenuto presso Ugone, allontanavasi da lui, e passava a una forte cooperazione. Ma mentre Brancaleone era
nella parte del Re. Questa diserzione meritavagli un nella messione, non avendole consentito indugio la
vano diritto sopra le terre del Goceano e alcune altre impazienza delle novità, che si sostituivano alla mo-
regioni che il giudice possedeva a titolo di feudo. narchia, mosse dal Castelgenovese accompagnata da’
Conoscendosi dal governo aragonese di quanto vassalli del marito, anglonesi e nurcaresi, e da quegli
mal grado i sardi sottostessero al regolo, pensò, venu- arboresi che erano rimasti fedeli alla sua dinastia, co-
ta l’ora, di operare con vantaggio contro quell’antica minciò la guerra, occupò le regioni, espugnò le castel-
dinastia nazionale: e in questo intendimento racco- la, sconfisse i nemici, e penetrata nella capitale del
glieva il Re (anno 1379) un grand’esercito nella Ca- giudicato, oppresse l’aristocrazia, e nuovamente stabi-
talogna, e disponevasi a partir sulla flotta e governar liva l’antica costituzione.
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Il nunzio delle felici imprese di Leonora udissi con Galeazzo Masala per Bosa;
istupore in Aragona, e da tanto ardimento argomen- Pietro di Casili per Castelgenovese;
tando il grand’animo, e la sua unanimità col padre e Barisone de Simala di Tresnuraghes per il diparti-
col fratello rispettivamente a’ dominatori del regno, mento di Serravalle o Planargia;
temette il Re per la sua autorità, e deliberato a non Pietro Coghe della villa di Gorore (oggidì Borore)
soffrirla signora d’Arborea, pensò a’ modi, con cui ri- per le curatorie del Marghine e del Goceano;
durla a non essere altro più che contessa Doria; e Giovanni d’Agos della villa di Muchiano per il di-
mutando maniere verso Brancaleone, che avea accol- partimento di Montiverro;
to con tutta benignità, creato conte di Monteleone, e Antonio de Alessio della villa di Sporlato per la
per le molte sue benemerenze accresciuto dell’opimo curatoria di Anella;
paese della Marmilla, non solo non gli consentì di ri- Pietro de Montes della villa di Sarule per la cura-
tornare alla moglie, ma supponendo in lui un animo toria di Dore;
ostile, lo ritenne in prigione. Nicolò de Vare della villa di Caramonte per li di-
Fu Leonora dolentissima di questa violenza, nella stretti di Caramonte e Anglona;
quale era una vera perfidia, perché non riguardavasi la Giovanni Masala della villa di Ribecco per la cu-
datagli fede di sicurezza. Ma non era donna da rispon- ratoria di Costavalle;
dere con lamenti e suppliche, e secondando il giusto Elia Sanna del borgo di Capula pel dipartimento
suo sdegno, precipitò alla vendetta. Il vessillo di Maria- di Ardara e Mejulogu;
no spiegavasi, scoppiava sopra gli aragonesi la guerra, e Guglielmo Secche del castello di Monteleone, sin-
durava senza alcuna posa negli anni 1384-85-86, e con daco di Monteleone, e del dipartimento di Capo-
tanto loro detrimento, da essersi veduti nella stessa si- dacque;
tuazione, in cui aveali già ridotti la potenza di quel te- Antonio Pugione, e Saladino di Lacon, cittadini e
muto avversario. sindaci di Sassari;
Il Re, temendo che la fortuna non levasse la fortissi- Gavingio Masala della città di Ploaghe per la ba-
ma guerriera più alto, che era surto il suo padre, mosse ronia di Osilo.
parole di pace; e queste essendo state volentieri accolte, A guarentigia della pace fu sanzionata una multa.
si sospendeano le arme, e si nominavano da una e dal- Se recedesse Leonora e Brancaleone, perderebbero il
l’altra parte alcune persone savie per comporne con Castelgenovese e Doria; se il Re, cederebbe allo stato
d’Arborea le castella d’Osilo e Bonvicino con le loro
mutua soddisfazione le condizioni. Tra gli articoli pro-
pertinenze.
posti da’ commissarii di Leonora eran questi, che spe-
Ratificati da una ed altra parte i patti, Leonora
cialmente riguardavano il Logudoro; che il Re non po-
riabbracciava il suo Brancaleone, e il Re riacquistava
tesse introdurre per presidiarii nel castello di Sassari nel Logudoro le castella di Osilo e Bonvicino, e la cit-
altri che sassaresi, già che questi cittadini come non tà e rocca di Sassari. Forse a nessun altro più dolse
aveano saputo, così non saprebbero patire gli oltraggi questa pace, che ai sassaresi, i quali contraccambiati
della superbia de’ dominatori; e che riservati agli ara- dagli aragonesi con odio acerbissimo, ebbero a patire
gonesi i primarii ufficii, fossero scelti per subalterni insulti e maggiori violenze, e dovettero nella debolez-
uomini sardi, fatta eccezione di Cagliari e di Alghero, za, in cui si sentivano senza la protezione arborese,
che erano non città sarde, ma colonie straniere. rassegnarsi al destino e reprimere l’ira, che fremea in
Questo trattato non avendo potuto aver effetto, lor core all’indegnissima sorte, consolandosi nelle pro-
perché moriva il Re prima di ratificarlo, ruppe Leo- babili contingenze, che potean prevedere di qualche
nora l’armistizio, e continuò a premere i nemici in nuovo dissidio tra gli arboresi e aragonesi.
Cagliari e in Alghero. Questa pace non durava gran tempo. Nel 1390
Giovanni, successor di Pietro, mandava a gover- avendo il governo aggiudicata ad altri la contea di
nar il regno un suo luogotenente generale, e davagli Chirra, Leonora protestò contro l’ingiustizia della sen-
podestà di ripigliare le trattative di pace con la Giu- tenza, e persuadendosi che non si avea alcun riguardo
dicessa, e con i sardi che eransi a lei sottoposti, e di a’ diritti che essa proponeva, sdegnata della condotta
rinnovare le condizioni già consentite nelle pratiche de’ ministri regii, mandò suo marito con l’esercito nel-
anteriori, domandando si rendesse a lui nel Logudo- la provincia aragonese. Brancaleone, che covava un fe-
ro, Sassari con il suo castello e le rocche di Osilo e roce rancore contro quelli, che lo aveano tanti anni ri-
Buonvicino, e che la fortezza di Ardara e Capula fos- tenuto in prigione, e ardeva di vendicarsi, incominciò
sero consegnate all’arcivescovo di Oristano, o al ve- una guerra perniciosissima a’ medesimi; e dopo aver
scovo di Uselli, finché dentro un biennio sentenzias- occupato nelle altre regioni la maggior parte de’ do-
se il Pontefice in chi fossero migliori diritti. minii del Re, entrato nel Logudoro, tentò di eccitare a
Riaprivasi nel castello di Cagliari il protocollo in sedizione gli algheresi, e quindi, raccolte le milizie in-
un congresso, dove erano i deputati delle città, e de’ torno a Sassari, espugnava la città e la rocca.
dipartimenti soggetti alla Giudicessa. Intervenivano In questi avvenimenti coloro, che tra’ cittadini sas-
dal Logudoro procuratori autorizzati, o dalle assem- saresi erano riconosciuti amici devoti agli stranieri, te-
blee de’ comuni, o da’ comitati de’ sindaci diparti- mendo dell’ira del vincitore e della vendetta della par-
mentali, i seguenti: te contraria, abbandonate le case e le fortune, usciron
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con tacita fuga dalla città, e andarono a salvarsi nelle quei coloni dopo i prolungati assedii, e i laboriosissi-
castella aragonesi; donde poi partiva inviato alla corte mi studii della difesa.
Barisone Cano per notificare al Re il loro infortunio e Peggiorò nell’anno seguente la loro sorte, e non
disagio, e supplicarlo di protezione e aita. fu men miserabile la condizione degli altri logudore-
Quando arrivarono al governo i nunzii della nuo- si vassalli del Re, i quali in modo crudele erano ves-
va insurrezione (anno 1391) si appellavano a’ vessilli sati dagli arboresi, mentre i baroni accorsi a proteg-
altri guerrieri, e ordinavasi a’ baroni sardi di accelerar gerli non che potessero respingere gli aggressori, né
la partita per il servigio di guerra. men sapeano resistere. In questo stato di cose il luo-
Nel 1392 Giordano de Talor condusse alcune schie- gotenente generale forzato dalla necessità domanda-
re nell’isola, ed era prossimamente susseguito da Gior- va a Leonora un armistizio.
gio della Pianella, bailo generale del regno, e più lungi A questi infelicissimi turbamenti aggiungevasi nel
da altre truppe. 1398 la pestilenza, che serpeggiò fra’ popoli, e li sce-
Crescendo in Sardegna le forze del Re, si studiò a mò di molto. La mortalità fu però più spaventosa nel
debilitare gli arboresi, e perché Leonora e Brancaleone 1403, perché la rapida diffusione del malore avea pre-
erano in amicizia col conte Enrico de Roca, e co’ prin- venute le precauzioni.
cipali di sua clientela, commettevasi ad Alberto Satrilla Degli anni più infelici per la Sardegna dee notarsi
di passare in Corsica, e dissuaderli di favorire in nessun siccome infelicissimo il quarto del secolo XV. Mori-
modo gli arboresi. Intanto essendosi quetata la sedizio- va in quello la famosa Giudicessa d’Arborea e lascia-
ne e la guerra siciliana, il Re comandava al duca di va lo stato al suo figlio Mariano sotto la reggenza
Montalto di trasferirsi con l’esercito in Sardegna; e ve- del padre. Degli accidenti politici e militari degli an-
dendo quanto, a operare efficacemente contro il nemi- ni trascorsi, che pure saranno stati non pochi e forse
co, gioverebbe la sua presenza, fece proclamare con le considerevoli, non restarono monumenti. E sono pa-
consuete solennità la prossima sua partenza. rimente ignorati i fatti e gli eventi consimili, che esi-
In questo gli arboresi capitanati da Brancaleone sterono, mentre amministrava le cose arboresi Branca-
teneano assediata Alghero, e così premeano i difen- leone.
sori co’ frequenti assalti, e interchiudeano da ogni Tre anni dopo il giovin regolo Mariano depone-
parte le corrispondenze; che era gran pericolo, che i vasi nella tomba della madre, e Brancaleone preten-
cittadini, o per istanchezza, o per inedia, capitolasse- deva, dicendosi erede del figlio, a sé devoluti i di lui
ro, se il Re non soccorrea tempestivamente. diritti, e quello della successione nel giudicato. Però
Ma la guerra di Granata destavasi e tratteneva il gli arboresi contraddissero alla sua ambizione, e nol
Monarca nella penisola. Tuttavolta si accrebbero di potendo con le ragioni dissuadere dalla usurpazione
sufficenti rinforzi i presidii; e Ludovico Ruiz di Co- presero le armi e lo assediarono. Intanto però rico-
rella destramente operando potea introdurre in Al- noscendo i diritti di Guglielmo di Narbona-Arbo-
ghero tanta gente d’arme, che si rianimarono le spe- rea, figlio del Visconte Americo di Narbona, e di
ranze de’ cittadini, e con impetuose inopinate sortite Beatrice sorella di Leonora, lo elessero loro signore, e
costringevasi Brancaleone a levarsi dall’assedio. mandarono ambasciatori per significargli la nomina,
Nel 1393 Giuliano Garrio venne in Sardegna, man- e invitarlo a venire al governo dello stato.
dato dal Re per trattar della pace con Leonora: ma tra Mentre dal Visconte preparavansi le armi, Martino
le conferenze essendo Brancaleone nuovamente tornato di Sicilia, figlio del Re di Aragona, vedendo turbate le
all’assedio di Alghero, egli ruppe la negoziazione, e par- cose di Arborea nella competenza del Narbonese e del
tissene minaccioso. Doria, credé opportunissimo il tempo ad assalire e
Intendendo il Re che le sole armi varrebbero a ri- domare que’ provinciali; epperò raccolte nel suo re-
durre gli arboresi ne’ termini, dentro i quali volevali gno alcune milizie veleggiò alla Sardegna, e sbarcato
inclusi, raccomandava a Gilberto Cruyllas la guerra, in Alghero mandava al suo padre perché con tutte le
e il facea subito partire per disporre le cose intanto forze lo ajutasse in questa impresa. Il Narbonese arri-
che l’esercito sarebbe trasportato nell’isola. Ma tra vato in Arborea con l’esercito previde la violentissima
questo essendo rincrudita la sedizione de’ baroni si- imminente guerra, e intendendo il pericolo dello sta-
ciliani, e vedutosi in essa maggior pericolo, l’esercito to, e la rovina dell’impresa, se durasse la contenzione
fu spedito in quel regno. col suo cognato, proposegli non so quai patti, e fatta
Mentre si differiva la spedizione contro gli arbore- alleanza con lui e con la repubblica di Genova, si pre-
si si provvide alla difesa di Alghero, che già trovavasi parò a sostenere contro gli stranieri la libertà degli ar-
agli estremi. Il conte Roca veniva in Sardegna luogo- boresi, e il suo diritto.
tenente generale, e soccorreva agli assediati. Gli auspicii di questa guerra furono infausti agli
Brancaleone non avea ancora desistito dall’assedio arboresi. Il primo suo atto fu nell’acque dell’Asinara,
nel 1394, e ostinavasi a volervi entrar nella rocca o dove la squadra, che i genovesi avean mandato sotto
per la porta, o dalle mura; ma finalmente prevaleva il comando di Guglielmo Mollo, a secondare l’im-
alla sua ostinazione la costanza de’ cittadini. presa del Narbonese e del Doria, incontrandosi con
Nel 1395 Martino d’Aragona venuto dalla Sicilia dieci galee aragonesi, capitanate da Giovanni Co-
in Sardegna, e da Cagliari andato in Alghero sulle lombo, fu sconfitta, e molti nobili di quella repub-
galere, vedeva e commiserava la trista condizione di blica erano fatti prigionieri.
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Arrivava sulla flotta reale l’esercito aragonese, e co- della dissoluzione del suo esercito, che radunate in tut-
me le schiere venivan sul lido, sì tosto doveano prose- ta fretta le milizie ritornava animoso nella Sardegna.
guire il Re di Sicilia co’ suoi isolani, e con i presidiarii, Non era però quella la sola mutazione avvenuta
che da Alghero e da altre rocche erano stati dedotti per nella sua assenza. Quinci gli arboresi stati abbandona-
potere con grandi forze affrontare il nemico, e debel- ti da lui, sentendo il bisogno d’un principe che prov-
landolo dar fine a una guerra, che già da più che un vedesse alla loro salvezza, aveano in una pubblica deli-
mezzo secolo esauriva l’Aragona di sangue e di denaro. berazione sostituito in suo luogo Leonardo Cubello: e
Le armate si scontrarono presso la città di Sanluri, e quindi gli aragonesi rannodati dal luogotenente gene-
prevalendo gli stranieri, l’esercito gallo-arborese fu di- rale Torrella erano entrati nell’Arborea per abolirvi gli
sfatto, Brancaleone preso prigioniero, e il Narbonese ordini antichi, e stabilirvi l’autorità del Re, e avean
costretto a fuggire. In questa fuga essendo mancato il operata una gran mutazione.
giorno, accadde che il Visconte mal distinguendo i Non si sgomentava il Narbonese alle difficoltà im-
perseguitati suoi guerrieri da nemici persecutori si offe- prevedute; e se languiva la speranza concepita dopo la
risse a questi facilissima preda: ed avrebbe perduta la li- morte del vincitore di ottenere non solo l’Arborea, ma
bertà se men generoso fosse stato il cavaliere, sotto cui tutto il regno, non però cadea. Pertanto, cacciati i cu-
cadea. Egli si tenne perduto, quando si accorse cinto belleschi, riducea la città di Sassari in suo potere con
da’ nemici, ed era già comandato a ceder la spada, le prossime regioni, e afforzavasi nel Logudoro per
quando il capo della banda, Berengario de Boyl, baro- poter quindi sicuramente inoltrarsi, e combattere col
ne di Potifigar trattenendo i suoi, promisegli scampo Torrella e col Cubello. Il nembo della guerra addensa-
con cortesi parole, significando quanto abborrisse di vasi spaventosamente. Il Cubello, che obbligato a capi-
giovarsi del suo errore, e spregiasse una vittoria datagli tolare, e dalle condizioni della pace a scambiare il titolo
dall’altrui disgrazia, non dal proprio valore. di Giudice d’Arborea in quello di Marchese di Orista-
Partiva pieno d’ammirazione il Narbonese e come no, era con beneplacito del Re possessore di gran parte
prima poté, mandava a Berengario ricchissimi doni dell’antico giudicato, si armava a sostenersi nella digni-
con parole di molto onore in testimonianza di suo tà di quel grado: e il Torrella, che stimava aver fatto
animo grato: e i doni essendo stati rifiutati dal cava- nulla se restasse al Visconte il titolo di Giudice e parte
liere, che abbominava ne’ medesimi quasi un prezzo del giudicato, confortavasi a superarlo, e a rigettarlo
della sua azione, egli allora in più gentil maniera lo dall’isola.
ringraziava in una lettera, lodandolo degnissimo del- In tanta congiura fu fortunato il Narbonese, che
l’antica stirpe francese, donde traea sua origine. l’erede di Brancaleone, Cassiano Doria, signore di
Nella giornata di Salluri acquistarono lode di sin- Castelgenovese, si palesasse (anno 1410) nemico agli
golar valore i fratelli de Sena, Giovanni e Guantino. aragonesi, e occupato il castello di Longone si vol-
Ma perché pugnarono in vantaggio degli oppressori gesse contro Alghero.
della nazione, contro i concittadini, la loro memoria Il governo Aragonese conoscendo debolissimo il
è in maledizione, e sarà perpetuamente esecrata la presidio di Alghero, e la popolazione spaventata e at-
loro empietà. territa per una gran mortalità, temé di perdere quel-
Intorno a questi tempi Pietro III de Boyl, fratello la rocca, che tanto era costata; e sentì maggior il ti-
maggiore di Berengario, facea una gloriosissima im- more, quando portarono i nunzii che la flotta della
presa salvando dalla schiavitù de’ Mauri tutto il popo- repubblica con le galere del re Ladislao veleggiavano
lo della Villanova di Monteleone. Approdati nel seno verso quella rocca. Fu necessità provvedere, e scema-
Poglina, all’austro-sirocco e a cinque miglia d’Alghe- re l’esercito di una notevole parte.
ro, in una squadra di sei galeotte, gl’infedeli del- Il Visconte avendo ben raffermato nel Logudoro
l’Africa in numero di trecento condotti da un rinne- il suo dominio, si credé potente ad assalire l’Arborea,
gato sino a cinque miglia dentro terra, dov’era il detto e riprendere Oristano; epperò nel settembre dell’an-
paese, avevan sorpreso gl’incauti ed inermi coloni, e no anzidetto mosse con l’esercito sopra quella città,
stretti in catene erano conducendoli, quasi una greg- l’assediò, e fece quanto sapea per potervi penetrare.
gia, al lido: quando il sunnominato barone fatto ac- Ma tutti i suoi conati e tutte le frodi non produssero
corto dell’invasione corse accompagnato da venti alcun effetto, e alla speranza di ristabilirsi con una
guerrieri sulla via del loro ritorno, e fu fortunato di gran vittoria nel castello de’ suoi maggiori, subentra-
incontrarli già prossimi al lido. Li vide, li assalì, li sba- va in suo cuore la tema di dover indietreggiar fug-
ragliò, molti ne uccise e gli altri dispersi per i boschi gendo. Il Torrella non lasciava il marchese Cubello
e inseguiti e raggiunti da’ liberati villanovesi, riservò nel pericolo, e radunando gente da ogni parte, ripi-
alle catene. L’animo ardente lo trasportava a maggior gliava le terre occupate da’ Narbonesi, castigava i po-
pericolo, e secondato dal resto de’ liberati si volse poli ribellatisi, introducea un rinforzo in Oristano, e
contro le navi, e le avrebbe predate, se quelli che da ogni parte premea Guglielmo. Questi sentendo le
eran rimasti sulle medesime non si fossero a voga ar- angustie, mandava il signor di Morlany a trovarlo
rancata allontanati sopra acque più grosse. per domandare un armistizio, e proporre una com-
Guglielmo di Narbona, che dopo la sconfitta era- promessione a terminare in via di diritto la contro-
si ritirato oltre mare per raccogliere altre arme, non versia; ma quando seppe dal suo commissario che il
prima ebbe contezza della morte del Re di Sicilia, e Vice-Re non ascolterebbe alcuna proposizione, prima
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che egli rientrasse nel Logudoro, deliberò di abban- molta gente; e potendo allora più liberamente progre-
donar l’impresa. dire giunse nella terra di Macomer. Quivi provvedea a
Si sciolse l’assedio dalla capitale d’Arborea; e nel- una nuova impresa contro il marchese di Oristano;
l’anno seguente 1411 il Vice-Re essendo andato in muniva il luogo, perché in una disastrosa contingenza
Alghero, ivi diè orecchio ai procuratori del Narbone- vi potesse aver asilo, e tentar difesa; e intanto con i
se, e consentiva nella tregua, e di accomodarsi a ciò suoi emissarii così sollecitava alla defezione i vassalli
che avrebbero giudicato sopra la controversia quegli del Marchese, che a soffocare le sedizioni, fu d’uopo
uomini di autorità e senno, ai quali l’uno e l’altro si si aggiungessero alle armi di Cubello tutte le forze
sarebbero sottoposti. Principali compromessarii erano aragonesi.
il conte di Urgelle, e il Visconte di Illa e Canneto, con I sassaresi avversi agli algheresi, uomini stranieri e
i quali avrebbero a ponderare le rispettive ragioni due nemici della nazione, non li poteano tollerare in tanta
cavalieri, uno per parte, che sarebbero nominati. propinquità; epperò incitavano continuamente contro
Pochi giorni dopo questo concerto, il Torrella essen- essi il Narbonese, e tra la tregua domandavano li sor-
do morto in Alghero per pestilenza, Giovanni Corbe- prendesse improvvidi, e tutti li gittasse nel mare. Co-
ra, che dal moribondo avea ricevuta tutta la di lui au- stui aspettò il destro, e nel mese di maggio, raccoman-
torità, confermava il fatto, e sostenea tranquille le cose data l’impresa a un figlio naturale del conte di Savoja,
del Logudoro. Amedeo VII, spedì con esso una truppa scelta di tre-
Ma non ostante questa convenzione gli aragonesi cento cavalli e cinquanta balestrieri. Il Savoino giunse
erano pieni di sospetto vedendo il Visconte deferentis- notturno sotto le mura, fe’ applicar le scale, e asceso
simo a’ consigli de’ cittadini di Sassari, e conoscendo il sui merli chiamava a sé tutti i suoi prodi. I cittadini
ferocissimo odio de’ medesimi, i quali avean giurato dormivano senza alcuna paura, e pareano una preda
in faccia alla nazione, che piuttosto avrebbero patito certa, quando fortunatamente da una scolta fu ricono-
l’estrema sventura, o si sarebbero assoggettati alla sciuto il nemico; il grido d’allarme risuonò nel silenzio,
dominazione de’ mori, che sopportare di nuovo la fu ripetuto con eco frequente, e destò tutti dal sonno.
loro superbia, e il loro giogo. La qual protestazione, Deliberati a perire in una infelice ripugnanza, anziché
quanto loda la generosità di quegli uomini insoffe- arrendersi, si raccolsero presso Raimondo Satrillas, go-
renti della schiavitù, tanto vitupera l’orgoglio e la vernatore del Logudoro, e rinforzatisi della ciurma del-
inumanità de’ dominatori. la galera di Giovanni Bartolommeo entrarono nel ci-
Intanto il Visconte dilettissimo a’ sassaresi e a tutti i mento. Impegnossi la pugna nelle contrade, si fecero
sardi, che in lui pure, come nell’avolo Mariano e nella prove di virtù da una ed altra parte; ma prevalendo di
zia Leonora, si promettevano il difensore della loro li- numero e d’animo i cittadini sospinsero i nemici in-
bertà, di giorno in giorno crescea di partigiani e di dietro sino alla parte, donde erano entrati, capivolsero
potenza. Venuto in discordia, e sceso a pugna co’ Do- molti dalla muraglia, e gli altri ridotti in una torre, e
ria, li vinse, ed ebbe prigioniero Nicoloso, signor di cinti da fiamme, obbligarono a rendersi a discrezione.
Monteleone, cui solamente per un grosso riscatto, e I vincitori abusarono della vittoria, e mentre il furore
supplicato da’ cittadini di Sassari toglieva le catene. era ancor fervido ne’ cuori, si scagliarono sopra i pri-
Tra’ Doria v’erano allora dissensioni, e guerreggia- gionieri, e tutti barbaramente li trucidarono. E se allo-
vasi tra l’anzinominato e Cassiano, il quale ardendo di ra riservossi il sunnominato capitano, fu per decapitar-
veder l’altro abbattuto, e difettando di forze all’inten- lo il giorno dopo con le funeste solennità, che erano
dimento, patteggiò col Narbonese, e lo persuadeva a adoperate contro i malfattori, esercitando a sangue
levar altra volta lo scudo. Nicoloso vide di nuovo la freddo una indegnissima vendetta.
probabilità d’una seconda sconfitta, e affrettatosi a far Lietissimi gli algheresi d’essersi col proprio valore
pace con gli aragonesi, e alleanza con Vincenzo d’Istria, salvati in una sorpresa di tanto pericolo, fecero voto di
conte di Ginerca in Corsica, ottenne la loro protezio- celebrare annualmente in rimembranza di questo av-
ne e assistenza, e mandò Giovanni fratello del conte venimento una festa: la quale, come nota il baron
con suo danaro (una somma di trenta mila fiorini) in Manno, servì di occasione a questi cittadini per isfoga-
Catalogna per assoldarvi uomini di guerra, cavalieri e re contro i sassaresi il loro astio. Sono anche oggidì ri-
balestrieri, e condurgli in Alghero. Tra’ quali fatti, cordate le strofe catalane d’un cotal inno alla popolare-
avendo tentato di riconciliarsi con Cassiano, fu fortu- sca, grave d’imprecazioni contro i loro nemici. E il
nato in suo pensiero, e promessagli la grazia del luo- canto di que’ versi, l’abbruciamento d’un fantoccio
gotenente generale, Rambaldo di Corbera, lo distac- rappresentante i soldati francesi, componenti in parte
cava dall’alleanza col Narbonese. le truppe del Visconte, e il giolito d’una popolazione
Questi non lasciò impunita la perfidia di Cassia- concitata, davano a quella festa tutt’altra sembianza,
no, né inrepressa la superbia, in cui Nicoloso erasi che quella d’un rendimento di grazie a Dio. Durarono
inalberato per le forze proprie e de’ suoi alleati; e queste incivili dimostrazioni finché in Alghero durò la
raccolto un numeroso esercito in sulla primavera del schiatta straniera; ma questa infine quasi totalmente
1412, invase i loro stati, saccheggiò i paesi, guastò le mancata, e supplita da famiglie dell’antica nazione, i
campagne, e costrinse Cassiano a uscire in campo nuovi algheresi stimandosi quali erano, fratelli de’ sas-
per ostare a tanti danni. Ma rovesciava l’ostacolo saresi e degli altri popoli sardi, da’ quali non differiva-
sconfiggendo le schiere nemiche, con uccisione di no in altro che nel linguaggio che ritennero da’ coloni
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catalani, allora per ragione di consuetudine, e per Re, egli stimando annullati i patti, armavasi nell’an-
amore di sollazzi pubblici, che piacea rinnovare, non no seguente 1416, e ritornava a guerreggiare, o per
già per obbligo continuarono a festeggiare l’avveni- conquistare lo stato arborese, o per ottenere dal suc-
mento, che fu fausto agli stranieri. cessore quello che avrebbegli dato secondo la con-
Con quest’aggressione avendo il Visconte violata venzione il defunto.
la tregua, gli aragonesi tornarono a presentarsegli ne- L’autorità di lui non era solamente rispettata nel
mici: e per aver vantaggio, e vinto cacciarlo dall’isola, Logudoro; e sappiamo che molto valeva tra’ barbara-
spedivasi un esercito sotto il comando di Acarto de cini, i quali, quanto eran già stati agli altri dominatori
Mur, creato governatore di Cagliari. Leonardo mar- dell’isola, tanto allora nemici agli aragonesi, amavano
chese d’Oristano, Berengario Carroz conte di Chirra, in lui un principe di sangue sardo. Essi intervenivano
e Nicoloso Doria rinforzarono con loro genti anche alla vendetta, che alcuni arboresi prendevano in Zuu-
le rocche. ri sopra quel Valore De Ligia, che fu nominato tra la
Dopo il lungo interregno, che dalla morte di Mar- storia di Ugone, e sopra il suo figlio. Il De Ligia in
tino il vecchio erasi per ventisei anni prolungato nella ricompensa della sua devozione allo straniero essen-
competenza de’ molti, che credeano aver diritto alla do stato creato barone del dipartimento Guilcieri, e
successione, i compromessarii, al giudizio de’ quali era d’una parte del Barigadu, era ricevuto da’ guilcieresi,
commessa la considerazione dei titoli particolari, e la ma rifiutato da’ barigadesi, che ricordavano l’empia
nominazione di colui che li avesse maggiori, avendo sua apostasia, e mal soffrivano che s’imponesse loro
proclamato re di tutta la monarchia di Aragona l’In- un padrone, che li spogliasse, disonorasse, e concul-
fante di Castiglia Ferdinando, questi ne’ primi giorni casse. Si tentò persuadere i renitenti a sottoporsi al
del suo governo creava Alberto Satrillas governatore giogo, e si stimò averli persuasi; tuttavolta gli animi
del Logudoro, e pattuita co’ genovesi una tregua, co- abborrivano dal servire a tal uomo, e nel silenzio me-
mandava il passaggio di altre truppe nell’isola: se non ditavano un delitto. Lieto nel pensiero degli omaggi,
che venne a mancare la ragione dell’aumento delle che riceverebbe da’ vassalli, il nuovo barone con gran
forze ne’ migliori sentimenti del Narbonese verso lui. codazzo di gente, andò nella terra suddetta; ma giun-
Guglielmo, come conobbe l’elezione di Ferdinan- tovi turbavasi profondamente nel timore, che gli in-
do, confidando nella di lui giustizia, cessava dalla spiravano in cuore le sembianze e le armi de’ princi-
guerra e inviava alla corte il signor di Morlany per pali barigadesi. Dal timore non fu di molto lontana la
rappresentargli le sue ragioni agli stati di Arborea. Il sventura. Imperocché essendo sopravvenuta una ban-
Monarca si dimostrò disposto a riconoscerle, e accon- da di barbaricini, sudditi del Visconte, egli si vide fu-
sentendo a conferire con lo stesso Visconte, questi nel- riosamente assalito, ed essendo stato infelicemente di-
l’anno seguente 1413 navigava alla penisola munito feso da’ suoi satelliti, cadea tra questi, e cadea insieme
d’un salvacondotto, e lasciava nell’isola a governare le col figlio barbaramente trucidato.
cose nella sua assenza Aimerico, vicario di Arborea, Dopo questo fatto i barigadesi temendo la ven-
Pietro di Montbrun, governatore del Logudoro, e Leo- detta del Re, si davano al Visconte, e con essi tutti
nardo Cano, podestà di Sassari. I titoli proposti dal Vi- gli altri partigiani di costui prorompevano contro gli
sconte furono considerati, se ne riconobbe il valore; aragonesi.
ma come al governo aragonese, cui era grave di disfare Il Re vedendo un tanto moto, commetteva a Lu-
quel che avea fatto in favor di Cubello, e di ristabilire dovico di Pontos, governatore di Cagliari, e a Barto-
l’antica toparchia, importava di ottenere la rinunzia de’ lommeo Miralle, che andassero al Narbonese. Il qua-
diritti del Visconte; però fu questi domandato di farne le facea questa proposta, che se gli fosse consentito
cessione incontro a un compenso pecuniario. Gugliel- di ritenere a titolo di feudo quanto allora possedea,
mo avendo accettata l’offerta di cento cinquantamila rinunzierebbe a’ dritti, che avea sulle altre regioni del-
fiorini, promise, che quando avesse ottenuta cotanta l’isola non ancora conquistate; che se poi dal governo
somma avrebbe consegnato Sassari e gli altri luoghi aragonese si volesse avere quanto egli allora possedea,
regii, e scritta la rinunzia del giudicato d’Arborea e lo avrebbe come avesse sborsata in una sola volta la
della contea del Goceano. somma, della quale erasi convenuto nella transazione
Pareano le cose già composte, e speravasi quindi con Ferdinando. Sembrarono ad Alfonso assai buone
una pace lungamente duratura. Ma differendo il go- queste parole di Guglielmo, e gli si concesse di pote-
verno a dare la pattuita somma, o a presentare una si- re a titolo di feudo, ma deposto il titolo di Giudice
cura mallevaria, perciò accadea che Guglielmo non d’Arborea, ritenere Sassari e gli altri luoghi che pos-
solo ritenesse quello che avea promesso di rendere, sedea fino a tanto che non gli venisse numerata in
ma ristaurasse la guerra. Di che dolente Ferdinando una soluzione la pattuita pecunia.
mandava a lui Berengario Carroz perché indicassegli Tranquillato il Logudoro, il Re dava a Ludovico
la ragione del non effettuato pagamento nella scar- de Pontos, che in questo negozio avea ben meritato
sezza dell’erario, non già in una alterazione di volon- di lui, e al V. R. Corbera, che governava con senno le
tà, rinnovasse la promessa, e lo facesse consentire a cose pubbliche, alcuni feudi: e mostravasi parimenti
una tregua di quindici mesi. liberale col Montagnans, al quale in premio del suo
Il Narbonese concesse quello spazio di riposo; ma valore dava il castello di Monteferro con tutto il di-
questo trascorso, e avvenuta indi a poco la morte del partimento di questo nome, e i paesi contenutivi
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Cuglieri, Scano, Santulussurgiu, e Sennariolo, con degli aragonesi, venne dalle notate politiche necessità,
dispiacere de’ popoli soggiogati, e di quelli che ricor- costretta a riverire quegli stranieri che avea tanto dete-
davano l’antica dignità della nazione. stati, e assoggettavasi senz’altro patto, che di non essere
Tre anni dopo l’ultima convenzione moriva Gu- mai sottoposta ad alcun barone. L’opinione di quei cit-
glielmo visconte di Narbona, e non avendo figli scri- tadini che la soggezione a’ feudatarii stimavano una
vea suo successore ed erede Guglielmo de Tinierii, na- servitù umiliantissima, e la loro indegnazione ad essere
to da una femmina della sua famiglia. Da lui si ravvivò comandati da’ baroni, fu poi ne’ tempi seguenti rico-
la guerra contro gli aragonesi, e questa fu assai perico- nosciuta in tutti i popoli sardi.
losa, se il Re dovea comandare ad Artaldo de Luna, e Mentre il Re era in Alghero, Giovanna regina di
a Simone Moncada, che dalla Sicilia passassero con le Napoli, premuta da Ludovico duca di Angiò, manda-
loro genti a combattere il nuovo pretendente. Leonar- vagli un ambasciatore per implorare il suo ausilio, ed
do Cubello marchese d’Oristano, al quale stava a cuo- a persuaderlo faceagli insinuare la speranza di averle a
re la ultimazione di questo negozio, perché vedea pre- succedere nel regno. Ludovico avendo saputo questo
caria la sua possessione, finché durava la contenzione, passo, inviava un suo confidente, perché rimovendolo
somministrò per gli stipendii alle truppe, e offrì di dall’emola, e conciliandolo a sé, ottenesse al suo servi-
contribuire per la somma promessa all’erede del suo gio una parte della flotta aragonese. Tra’ due che do-
emolo. Forse che questa guerra suscitavasi perché il mandavano il suo aiuto, non esitò gran tempo Alfon-
governo aragonese non istimavasi obbligato verso il so alle ragioni politiche dell’angioino prevalendo il
Tinierii a quanto avea promesso al Visconte: già che rispetto cavalleresco alla supplichevole donna reale, se
indi a poco si restaurarono in favor di costui i patti più veramente non debba egli dirsi lusingato meglio
giurati al suo predecessore. dalle udite promesse, che dal generoso pensiero di far-
Nell’istesso anno il Re premiava con due feudi Ba- si campione di lei. Giovanna fu lietissima vedendo
risone Cano della sua fedeltà, e di quanto avea opera- entrar nel suo porto una squadra del navilio d’Arago-
to contro Brancaleone Doria. Mancano le memorie na, e grata adottava il Re in suo figlio e successore in
delle particolari sue benemerenze verso quel governo. tutti i suoi diritti.
Nell’anno 1420 il Re veniva in Sardegna, e navi- Dal porto d’Alghero scioglieva Alfonso con la rima-
gando con la flotta sopra il Capalbo accadde, nelle te- nente flotta, e volse le prore sopra la Corsica. Molti
nebre della notte, che la sua galera imbattesse così vio- gentiluomini sardi di Arborea e Logudoro lo accompa-
lentemente in un’altra nave, che per poco non si franse gnavano all’impresa con le loro genti, e primeggiavano
e sommerse. Il giorno dopo approdava in Alghero, do- tra’ logudoresi i cittadini di Sassari, Gonnario Gambel-
ve era aspettato da Artaldo De Luna con le sue genti. la, Francesco Saba, Stefano Fara, Guglielmo Montagna-
I sassaresi che aveano tanto favorito il defunto Gu- no e Pietro de Fenu. E i due prossimamente nominati
glielmo, perché figlio d’una principessa sarda, e appar- così si distinsero col loro valore tra gli altri cavalieri, che
tenente a tal famiglia, dalla quale erasi sostenuta la na- meritarono dal Re il premio, che allora concedevasi pe’
zionalità, e protetta la gente delle provincie dominate grandi servigi militari, ed ebbero in feudo il Monta-
dallo straniero, non amavano il successore, che avea gnans, le ville di Codrongianos, Beda e Montes, il De-
co’ sardi niente di comune. In questa condizione di Fenu Ploaghe, Salvennero e Figulina.
cose prevalsero i fautori degli aragonesi, e otteneano Nell’anno 1421 ritornato Alfonso dall’assedio di
fossero mandati al Re alcuni ambasciatori per offerir- Bonifacio, tenne in Cagliari il parlamento, al quale
segli vassalli. Pietro de Fenu podestà della città, Leo- intervenivano tutti i dinasti del regno con i procura-
nardo Sanna, Andrea Bardello, Gonnario Gambella, tori delle città, e vi largheggiò di privilegii e onori
Stefano de Querqui, e Pietro Pilo, uomini di molta verso i benemeriti. Bernardo Centellas ebbe i mag-
autorità e prudenza, andarono in Alghero, ed ivi de- giori doni, creato barone di circa la terza parte di
plorate le calamità de’ tempi passati, significarono al tutto il Logudoro, già che ottenne i dipartimenti di
Sovrano l’ottima universale disposizione degli animi Montacuto, Anglona, Montes e Mejulogu.
verso di lui, e la comune volontà di redimersi dal Mentre il Monarca tenea le corti, giunsero a lui i
Narbonese; e promisero di conferire alla somma do- nunzii della regina Giovanna per affrettarlo alla sua
vuta a costui, se il Re volesse tenere la loro città perpe- difesa. Non indugiò, e dal capo Carbonara si volse
tuamente unita alla corona. sopra Napoli, accompagnato da’ più potenti. Tra’
Alfonso accolse i commessarii con molta benignità, sassaresi eravi Leonardo Zonza, il quale essendosi di-
ed ebbe in luogo di una gran vittoria questa sponta- stinto nelle guerre di Sardegna e di Corsica non si
nea dedizione: quindi dalle obblazioni di quei cittadi- mostrò minor di se stesso nella napolitana, e fu per-
ni, del marchese di Oristano, e di altri uomini potenti ciò onorato de’ privilegii de’ gentiluomini, e accre-
e devoti, avendo raccolta la somma del compenso, e sciuto nella fortuna.
datala a Pietro Raimondo di Montbruno procuratore Nell’anno seguente la tranquillità del Logudoro
del Narbonese, ricevea i sassaresi, e gli altri vassalli di turbavasi da un inopinato avvenimento. Un certo
lui, sotto la sua giurisdizione, e ponea Raimondo Cal- Barzolo Manno avendo sorpreso il castello del Gocea-
des alcaide del castello di Sassari. no, ed essendovisi afforzato, scendea soventi da quella
Così la città di Sassari che nell’amore della libertà era rupe, e scorrea il dipartimento saccheggiando. Intor-
stata per circa un secolo sdegnosa della dominazione no a costui tutto è tenebroso, e non si può sapere, né
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donde sia uscito, né perché così nemichevolmente avean altri interessi, che gl’indigeni, e fieri nella superio-
abbia operato contro il marchese d’Oristano, e conte rità della forza, li consideravano non fratelli ed eguali,
del Goceano; comeché le congetture il dicano uomo ma uomini d’inferior ordine e sudditi, co’ quali non
principale del Logudoro, e in questa ostilità indichino voleano coabitare, né aver altre comunicazioni, che le
la vendetta di qualche ingiuria. Il Cubello però non sole di necessità. Siffatte condizioni tra queste due pri-
patì, che egli per molto tempo imperversasse contro i marie città durarono ancora per gran tempo, fino a
suoi vassalli, e avendo raccolte le milizie si pose a piè tanto che Cagliari riempivasi di gente sarda, e Sassari
del colle, su cui sorge il castello. Premuti dalle priva- disertata dalla peste ripopolavasi di stranieri. L’evento
zioni i seguaci del Manno, e vedendolo ripugnante al- non è notato nella storia, è bensì tuttora attestato nel
la capitolazione congiurarono; e quando l’ebbero tru- miglior modo, e dal linguaggio peregrino che vi si usa,
cidato, supplicarono il Marchese di lasciarli uscire per e dal distinguere che fanno quei cittadini da sé gli uo-
ritornarsene alle loro case. Nella continuazione della mini degli altri paesi chiamandoli sardi, così come co-
storia (anno 1442) trovasi un cittadino sassarese Cri- stuman appellarli gli altri non aborigeni, ma provenuti
stoforo Manno, che comperava da Raimondo Rivo- d’oltremare, ed ospiti, i galluresi e gli algheresi.
secco i feudi di Capula, Siligo, Bannari, e Terchiddo; Considerata in quest’aspetto la emulazione, che ne’
e quindi subito un Bartolommeo Manno, che creava- tempi, ne’ quali ora versa la storia, esercitava Sassari
si gentiluomo dal Re. con Alghero e Cagliari, si riconoscerà di ben altra spe-
Nel 1422 Francesco Spinola avendo con sue incur- cie da quella, che finora fu comunemente riputata.
sioni infestato la parte settentrionale del regno, il go- Era una rivalità internazionale, non un’invidia frater-
verno aragonese ordinò la demolizione della rocca di na; ed era ne’ sassaresi uno studio a sostenere in sé la
Longone, e la munizione di Portotorre, e di Alghero. dignità nazionale, non già orgoglio ed arroganza di
Nell’anno seguente il Re dimostrò il suo gradi- dritti, che loro non ispettassero. Egli è in tempi molto
mento per i servigi, che nella guerra aveangli presta- posteriori, che quella emulazione degenerò in un sen-
to Giovanni Melone, e Antonio Milìa, cittadini sas- timento colpevole: e noi, quando la cronologia ci ad-
saresi, elevandoli agli onori della gentilomia. duca in essi, la imprimeremo della nota che si merita.
Le micidiali lunghe guerre, e frequenti pestilenze, Nel 1432 il Re approdava in Sardegna, e quindi
avendo menomata e ridotta a pochi la popolazione presi nel naviglio molti gentiluomini e molte armi,
di Alghero, il governo provvide di nuovi abitatori al- navigava alla Sicilia per rinforzarsi con altre genti di
le diserte case, e nel 1424 vi mandava altri coloni guerra, donde abbrivava le galee sopra l’isola Gerbes
dedotti dalla penisola. a punire i mauri, che vi abitavano, della loro pirate-
La tranquillità, che allora godevasi nel Logudoro, ria, e vendicare i suoi sudditi. Giovanni Mari d’Al-
come nelle altre provincie del regno, era minacciata ghero avendo ben meritato con le sue prodezze ebbe
nella contenzione de’ due potentissimi baroni, Bernar- donati in feudo alcuni paesi.
do Centelles luogotenente generale del Re, e Leonardo Nell’anno seguente Alfonso ritornava fra’ sardi, e
Cubello marchese d’Oristano. Il primo abusando del- temendo che i toscani e genovesi, i cui compatrioti,
l’autorità e del potere, di cui era investito, aveasi usur- domiciliati per negozii commerciali ne’ regni della sua
pata la terra di Macomer; e l’altro, che credea lesi i monarchia, avea sostenuto in vendetta de’ patti violati
suoi diritti, protestava che se non gli fosse rilasciata da’ rispettivi governi, non congiurassero contro lui, e
ben egli saprebbe riacquistarsela con le armi. E già si tentassero novità nell’isola, dava a Raimondo Valdes i
veniva in quella contrada ad una guerra, quando i ca- necessari mezzi per la riparazione e munizione della
gliaritani s’interposero fra’ due contendenti, e per mez- rocca di Sassari; ponea Pietro Ledesma custode del ca-
zo di Pietro Joffre, e di Raimondo Bottero, esortarono stello di Serravalle in Bosa; e ordinava al marchese di
il marchese a contenersi, e a sottoporre piuttosto alla Oristano di tenersi pronto con le sue milizie a correre
giustizia del Re, che alla fortuna delle armi le sue ra- dove fosse d’uopo per ostare all’invasione. Forse fu per
gioni. Il Cubello si arrese, e la pace non fu turbata. questi provedimenti, che i sunnominati popoli alleati
Nel 1429, mentre Alfonso travagliavasi nella guer- co’ veneziani, non vennero nella terra sarda a combat-
ra contro il re di Castiglia, i sassaresi inviavano a lui tere gli aragonesi, e piuttosto si gittarono (anno 1434)
Leonardo Zonza a offerirgli quei servigi che poteano. nella Corsica, dove era per essi minor pericolo, perché
Le stesse offerte furono nell’anno seguente rinnovate nessuna preparazione.
per altro commessario, Giovanni Malfica, uom prode Mentre nella prossima isola si guerreggiava, de-
di senno e di mano; ed all’esempio di Sassari presen- stossi nel Logudoro un grave scompiglio, e poi una
tate da’ procuratori di altre città del regno. guerra tra il governo e quel Nicoloso Doria, figlio di
In questi tempi, che il regno e il nome d’Arborea Brancadoria o Brancaleone, signore di Monteleone e
era abolito, e decaduto Oristano dalla dignità di me- di Castelgenovese, del quale occorse parlare sotto
tropoli d’un regno nel basso grado d’una terra feuda- l’anno 1411-12. Le storie aragonesi non ci palesano
le, l’onore di città principale della nazione otteneasi le cagioni della insurrezione di Nicoloso; ma si può
da Sassari, che per la ricchezza e potenza primeggiava, ben congetturare, che questi per impazienza di ol-
e per gli uomini zelatori della nazionalità avea la rap- traggi da un governo, che lo vedea di mal occhio,
presentanza di tutti i popoli sardi. Cagliari, comeché perché troppo potente, perché reliquia d’una famiglia
dominante, era una colonia straniera; i suoi cittadini sempre refrattaria, e perché genovese, più tosto che
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per impulso de’ suoi concittadini, i quali non erano in società da’ comuni di Sassari, Alghero e Bosa, e
in luogo a poterlo proteggere, prorompesse dalle sue diviso tra loro.
castella alle ostilità. Non potendo vendicarsi sopra i Contento il Re di questa vittoria, volle far lieti quel-
suoi offensori, egli si volse a guastare i luoghi del loro li che più avean conferito alla medesima, e ad alcuni
dominio e a offenderne i sudditi. Sassari, Alghero e diede onori e privilegii, ad altri concesse feudi per un
Bosa, sentirono tale il suo furore e la vendetta, che gli tenue prezzo. Il marchese d’Oristano, al quale princi-
giurarono un odio mortale, e operarono poi con tut- palmente era dovuto il successo, ebbe non solo confer-
te le forze per abbatterlo. mata la possessione del suo stato con l’aumento di al-
Il Besora, che in quel tempo governava il regno, tre giurisdizioni, ma il privilegio ancora che potessero
udite le querele di quei provinciali, nol lasciò imper- succedere le femmine. E tra gli altri minori noterò i
versare più a lungo, e con le milizie oristanesi e con gli fratelli Manca, Giacomo, Giovanni e Andrea, i quali
ausiliarii delle tre sunnominate città andato sotto il ca- otteneano per compra Tiesi, Bessude e Keremule.
stello di Monteleone vi ordinava l’assedio, già che per Della famiglia de’ Manca è questa la seconda men-
la natura del luogo non si poteva far valere la forza: zione che ci occorre nella storia. La prima si riferisce
imperocché sorgea la rocca sopra un colle o terrazzo all’anno 1427, nel quale si notò aver il Re in conside-
calcareo a fianchi verticali, fuorché in una parte, dove razione di insigni servigi militari elevato Giovanni al-
l’erta è tanto ripida, che ne rende difficilissima l’ascen- l’onore de’ gentiluomini; l’altra è nel 1441, quando
sione, siccome già notammo. Giacomo ebbe a egual merito egual premio.
La rocca essendo stata a tempo abbondantemente Nicoloso dopo la sua capitolazione era sino al 1437
vettovagliata, gli assediatori dovettero annojarsi nell’ozio, rimasto tranquillo nel suo Castelgenovese, già che ve-
e star disagiati nelle loro positure per il resto dell’an- deasi impotente a tentar il riacquisto de’ perduti stati,
no, per tutti i mesi del seguente, e per una parte anco- e per le poche armi che erangli restate, e per il nessun
ra del prossimo. La costanza de’ medesimi meritò lo- soccorso che potea sperare dalla sua patria: ma essen-
de dal Re. Non sappiamo le sue parole al marchese di do già fermata nelle arcane deliberazioni della politica
Oristano, che era gran parte dell’impresa; perocché le aragonese la soppressione della sua autorità, dovea egli
carte degli archivii oristanesi o andaron perdute, o re- patir frequenti ingiurie, e tanto con queste si incalzò,
stano ancora celate e ignorate pure a chi le possiede; ci che fu sospinto fuori dell’ordine. Ci è noto l’ultimo
è però noto che i sassaresi capitanati da Serafino Mon- fatto, e da quello possiamo intendere le altre operazio-
tagnans riceveano dal Re onorificentissime lettere e rin- ni, che si tacquero, dell’odio de’ dominatori contro
graziamenti per lo zelo con cui operavano, servendo lui. Alcuni vassalli di Nicoloso andavan trasportando
alla causa sua, nuocendo in quel che poteano al ribel- delle vettovaglie da Caramonte al castello, quando
le, immobili nel loro posto nelle male stagioni, e nella Pietro Dezzori, uomo sardo, ma servo allo straniero,
penuria dell’annona. insigne per le prodezze nel campo di battaglia, ma di
Sperava il Doria, quando seppe vinto il Re presso poca virtù in altri luoghi, uscito con la sua masnada
l’isola Ponzia, e fatto prigioniero da’ genovesi, che non dal castello Doria, osava intraprenderli. Nicoloso se
solo sarebbe disciolto dall’assedio, ma riavrebbe tutti ne dolse, ma comeché l’oltraggio fosse notorio, non
gli antichi dominii della sua casa; perché s’immagina- gli essendo stata fatta ragione dal conscio governo,
va che si porrebbe intiera la Sardegna prezzo alla di lui egli a rischio di esser riguardato come ribelle, e tirarsi
libertà. Ma infelicemente per esso e per i popoli sardi addosso una guerra di perdizione, si trasportava alla
avveniva, che Filippo Maria Visconti duca di Milano, vendetta, e avendo assalito il prossimo sunnominato
a’ cui piedi i vincitori avean tratto quel Monarca, non castello, che apparteneva a Rambaldo Corbera, lo
rammentasse i diritti che avea la sua casa sulla Gallu- espugnava.
ra, non considerasse l’interesse del popolo che erasi Conosciuto dal governo il movimento di Nicoloso,
con confidenza posto sotto la sua cura, e per una ge- e proclamata la sua fellonia, si apparecchiarono l’armi
nerosità cavalleresca, ma impolitica, lo rimandasse per ricuperare la perduta rocca, e per espugnare il
senza alcuna condizione libero ne’ suoi stati. maggior castello, dov’egli avea sua residenza. Raimon-
Finalmente dopo tanto tempo d’interdetto com- do di Rivosecco andò nell’anno seguente all’impresa,
mercio, non essendosi potuto per la instancabile e e facilmente occupato il borgo di Coguina, poteva poi
oculatissima vigilanza de’ nemici, rifornire i magazzini impadronirsi anche della rocca, donde si volgea con-
e riparar l’annona, la fame si cominciava a sentire dal tro il Castelgenovese. Ma qui l’impresa avea tante dif-
popolo e da’ presidiarii. Nicoloso costretto a cedere ficoltà, che pareva impossibile: imperocché non var-
domandò di capitolare: ma solo abbandonando questa rebbe la forza, perché i combattenti non saprebbero
fortezza e la non lontana rocca di Bonvicino, potea fermare il piede ne’ ripidi fianchi del promontorio, su’
uscire co’ suoi guerrieri, e ritirarsi in Castelgenovese. quali pendeano le mura, e sarebbero da pochi, e con
Caduti in poter del Re il Monteleone e il Bonvi- le sole pietre, in quel numero e in quelle armi che si
cino, i sassaresi domandavano che l’uno e l’altro fos- presentassero, rovesciati e sospinti nel precipizio; e
sero smantellati: e si smantellarono perché non acca- non si potea sperare di ridurli per inedia, perché avea-
desse, che Nicoloso li riacquistasse, e da’ medesimi no i castellani una porta sul mare, e anche con una
un’altra volta, come avea già fatto, uscisse a infestar- squadra non si sarebbe potuto impedire che non vi si
li. Il luogo e territorio di Monteleone fu comprato introducessero vettovaglie ed armi da’ genovesi, non
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essendo in quel mare un buon e sicuro ancoraggio questi mezzi si ottenea di superare le inespugnabili
sotto i venti di greco-levante e maestrale. Tuttavolta il torri, e sospingere il Doria fuor di questo angolo, che
Re per animare il Rivosecco gli promettea la signoria solo eragli rimasto di un amplissimo dominio. Non è
di quella importantissima rocca se dentro tre anni la negli storici nessuna particolarità su questa occupazio-
conquistasse. ne; non pertanto può tenersi come vero, che essa fosse
Nell’anno 1440 i cittadini di Sassari studiando alla effetto di una perfidia, non frutto d’un assalto, come
maggior dignità del loro municipio, perché paresse in volle dar a credere il Fara, dicendo espugnata la rocca.
poche cose minore della capitale, in tutte superiore Così dopo circa tre secoli e mezzo, che i Doria
agli altri; e provvedendo alla loro sicurezza, deputaro- aveano dominato in molte regioni del Logudoro, ca-
no al Re Francesco Saba e Gonnario Gambella, i deva ogni loro autorità, in quel luogo istesso, ove nel-
quali, proposte le benemerenze de’ cittadini verso la l’anno 1102 era stato posto il primo suo fondamento.
corona, ottennero al comune la podestà della spada Con la soppressione della signoria de’ Doria chiu-
sulle regioni di Nurra, Nurcara, e Monteleone. Do- devasi ogni via all’influenza de’ genovesi nel Logudoro,
mandarono pure, e furono esauditi, che il marchese già che non restava alcun’altra famiglia potente della
di Oristano non potesse distendere la sua giurisdi- loro nazione. I Malaspina, ridotti da’ giudici d’Arborea
zione nel Logudoro per compra di feudi, e che i fo- a un terzo dell’antico stato, perdettero finalmente ogni
restieri fossero esclusi dall’arcivescovado di Torre e giurisdizione circa la metà del secolo XIV, essendo stati
da’ beneficii minori. espulsi dal regno tra gli anni 1349-54, già che, come
Intorno a questi tempi Sassari esercitava un gran nel suo luogo cronologico si è notato, gli aragonesi nel
commercio, ed avea una marina mercantile. Appun- 1355 erano signori di tutto il dipartimento d’Osilo.
to nell’anno sunnotato Battista Fieschi, famoso cor- Non si legge nelle memorie di quei tempi, se dal-
saro genovese, predava alcune navi. l’arme del Re, o da quelle di Mariano, sia stata an-
Dal commercio producendosi a quei cittadini nientata la potenza de’ Malaspina; è però più probabi-
molte ricchezze, e dalle ricchezze concitandosi l’invi- le il primo, perché ne’ patti d’Alghero tra il Giudice
dia degli altri municipii, questi studiarono a dimi- ed il Re, e in quell’articolo, dove furono, ciascuno col
nuire il loro lucro, e ottennero che il Re nel 1444 proprio nome, ricordate le castella che ridomandavan-
proibisse a’ medesimi d’introdurre merci in Alghero, si dal governo, non è menzione alcuna della rocca
Bosa, e negli altri luoghi, dove si comunicava diret- d’Osilo: leggesi però ne’ provvedimenti fatti dal So-
tamente con i forestieri. vrano poco dopo la pace, quando comandò, che quel-
Anche gli algheresi erano applicati al commercio la rocca fosse ben munita, e la baronia, che ne dipen-
e in questo emulavano i sassaresi. Il loro porto era deva, sottoposta al vicario di Sassari.
frequentato, come quel di Torre, principalmente da Caduto in potere degli aragonesi il Castel-genovese,
genovesi, francesi, catalani, che esportavano vino, perdette il cognome della sua origine, e cominciò ad
cacio, pelli, cuoje, salsumi, biade, olio, bestiame, e essere appellato da’ dominatori. I cittadini di Sassari
segnatamente cavalli. per l’importante servigio, che in quest’impresa avean
L’anno 1441 portò l’intera desolazione dell’antica reso alla corona, furono privilegiati in molte cose.
città di Torre. Posta sul lido alle incursioni de’ saraceni, Nel 1452 si radunarono nel real castello di Cagliari
essa avea molto patito, ma erasi sostenuta; soffrì poscia i tre ordini della nazione, ed ivi tra’ gentiluomini lo-
i furori de’ genovesi e de’ pisani, e venne ogni dì me- gudoresi primeggiarono i cittadini di Sassari, France-
no; fu quindi vessata dagl’infedeli, e questi incessanti sco Saba, Antonio Gambella, e Giacomo Manca co’
travagli costrinsero i pochi che vi rimanevano ad emi- nipoti Brancaccio Antonio e Giacomo.
grare a Sassari, dove eransi ridotti gli altri concittadini, Il primo di questi Manca andava sindaco dello
e dove lontani dal mare per dieci miglia erano sicuri stamento militare a Napoli, dove era il re Alfonso, e
dalle sorprese de’ barbari. Parve pertanto conveniente offerivagli i generosi sussidii votati dal parlamento
al Sommo Pontefice di trasferire in Sassari, nella chiesa sardo alle spese della guerra contro i fiorentini. Vedi
di s. Nicola, la cattedra e il capitolo torritano. Tola, Dizion. Biogr., articolo Manca Giacomo.
Nel 1447 teneasi il parlamento nel castello di Ca- Nell’anno 1455 il comune di Sassari inviava un’al-
gliari, ed ordinavasi dal Re che una parte del donati- tra volta al Re Giovanni Milia. Nell’emulazione che
vo si impiegasse ad accrescere il presidio del castello era in questi cittadini contro alla città dominante, e
di Sassari. Questo provvedimento sarebbe stato pro- nell’ambizione di superare in dignità gli altri munici-
vocato dal timore de’ tentativi di Nicolò Doria? pii del regno, infervorandosi nella cupidigia de’ favori
La guerra tra costui e gli aragonesi erasi continuata reali, domandarono immunità, franchigie, diritti; e il
ne’ dieci anni trascorsi, senza alcun vantaggio per il governo che volea conciliarseli e stringerseli forte-
governo, che non poteva adoperare le sue forze, e con mente, concedea tutto, e spesso imprudentemente e
danno de’ popoli circonvicini, che vedean le loro case ingiuriosamente. Era imprudenza in quella soverchia
predate da’ belligeranti e guastate le campagne. Si de- benignità, perché nuoceva alla propria giurisdizione,
siderava il fine del turbamento e delle ostilità, e i sas- a’ proprii interessi; ed era una vera ingiustizia in tanti
saresi inviarono al Re Giovanni Milìa per prometter- privilegii, che erano onerosi per gli altri, e ledevano
gli la lor opera contro il Doria. Si fe’ giuocare, quando gli altrui diritti. Il che sarà evidente nella continua-
non valean le violenze, la frode e il tradimento, e con zione delle cose.
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Nel 1458 una clamorosa sedizione scoppiava nel toccava dello stato de’ villici, che eran detti da lui non
Montacuto e nell’Anglona. I popoli di quei diparti- vassalli, ma vessati, dovea con parole risentite commi-
menti si sollevarono contro i ministri baronali, e aven- serarne la infelicissima condizione, e vituperare l’ine-
doli espulsi protestarono al governo che non più rico- splebile avarizia che assorbiva i loro sudori.
noscerebbero per loro signore Gilberto Centelles. Nell’anno 1460 i genovesi sdegnati contro il go-
Causa di tanta concitazione d’animi furono senza dub- verno aragonese faceano dolenti i popoli delle marine
bio le gravezze, le concussioni, le vessazioni d’ogni ge- sarde, e più degli altri i logudoresi. La loro flotta stet-
nere, le iniquità più impudenti, la superbia e la tiran- te qualche tempo manovrando intorno all’isola, e
nia; e potrebbe pur essere che la pazienza de’ medesimi spesso emettea le sue torme feroci per saccheggiare i
a tanti mali fosse vinta dall’ira, perché que’ barbari paesi, e devastar le campagne col ferro e col fuoco.
pretendessero aggiunta agli altri servigi personali quel- Temendosi però un colpo di mano sopra Alghero, al-
la nequizia, che in altre parti, intorno a quei tempi, i la cui perdita non si sapea rassegnare il governo di
signorotti praticavano con onta della morale. Se una quella repubblica, e sospettandosi qualche sua intelli-
volta i baroni aragonesi tentarono imporre a’ vassalli genza con i forestieri, che vi avevano abitazione, il Re
quest’infamia, e tentarono senza dubbio, fu certa- comandava fossero dalla fortezza eliminati i liguri, nar-
mente in questo tempo, quando sciolti da ogni timo- bonesi, corsi e sardi che vi si erano per commercio o
re, perché nessuno difendea la dignità della nazione, per altro introdotti, e non fosse permesso alcun mari-
credean potere quanto volea l’ingiusto, disonesto, e taggio tra algheresi e stranieri, perché la consangui-
inumano lor cuore. Tuttavolta errarono in quella opi- neità non fosse ragion di soggiorno, e la conversazio-
nione, e si poterono accorgere che la contraria fortu- ne causa di consensione.
na se avea umiliati i popoli sardi sotto il loro domi- Nel 1468 il Re volendo premiare i servigi di Gio-
nio, non avea tolto a’ loro animi né l’alterezza antica, vanni Villamari, ammiraglio della flotta, donavagli
né la forza a ricusarsi fieramente al loro imperio, liberamente la città di Bosa con la Planargia e sue
quando era contrario all’onore e alla morale. ville, Suni, Tresnuraghes, Magumadas, Sindia, Tin-
Il V. R., mentre il Centelles mareggiava intorno al- nura, Fluxio, Modulo; sopraggiungeva la regione di
l’isola con sue galere, accorse per quetare il tumulto e Oppia col castello di Ardara; e volendo abbondare
per ridurre quei vassalli all’ordine; ma non pare che nel beneficio concedevagli potesse il feudo ereditarsi
volesse costringerli a soggiacere all’oppressione, contro dal suo nipote Bernardo Villamari, e da lui trasferirsi
la quale avean terribilmente reagito. E si può questo nella figlia Isabella, maritata nel principe di Salerno.
congetturare dalle prammatiche, che dopo questo fat- L’anno 1470 è notabile nella storia sarda per i
to furon promulgate dal re Giovanni, e che sembrano principii dell’ultima guerra arborese, estremo sforzo
provocate dalla cognizione del suo motivo. Trasparisce che facea la nazione per rilevarsi dalla umiliazione,
in esse la sollecitudine di preservare i sudditi più de- in cui era stata abbattuta, e ritornare nella dignità
boli da qualunque duro imperio de’ potenti, e co- dell’antico stato: dopo il quale infelice esperimento
mandavasi perciò non solo a’ signori de’ feudi, ma pu- ricadde, e parve vacua degli spiriti generosi, e nella
re a’ ministri regii si contenessero dal travagliare in disperazione abbandonatasi al suo destino.
nessun modo i vassalli; e nella spiegazione de’ partico- In quest’anno moriva Salvatore Cubello, e presen-
lari dichiaravasi non si esigesse da’ medesimi nessun tavasi agli arboresi come suo successore il figlio della
novello diritto, non si imponessero insolite servitù; si sorella, Leonardo d’Alagone. Si oppose il V. R. Ni-
usassero seco loro maniere umane; non si costringes- colò Carroz d’Arborea, non perché credesse nullo il
sero alla vendita di nessuna cosa; invece fosse ad essi di lui diritto, ma per odio e per animo di nuocergli:
libero il traffico delle derrate, e i magnati non altro e non volendo questi sottomettersi a’ suoi iniqui de-
potessero comperare nelle terre de’ vassalli, che le cose creti, restò turbata la pubblica tranquillità, sebbene
necessarie al vitto (vedi Manno, Storia di Sardegna, l. le ondulazioni dello scompiglio non sieno progredite
X, sotto l’anno 1459). Siccome però i baroni avrian sino nel Logudoro.
potuto senza rispetto a queste leggi persistere nella lo- Nell’anno 1472 pacatasi la Catalogna, e ridotti al-
ro tirannia, se non avessero temuto l’occhio vigilante l’obbedienza i barcellonesi, il Re rivolse la sua atten-
d’una persona autorevole, perciò con tutta saggezza zione alla guerra arborese, e mandò l’esercito in Sarde-
ordinava il Sovrano al suo V. R. visitasse il regno una gna. Se era cessato il timore che Leonardo si rendesse
volta l’anno, udisse le querele de’ popoli vassalli, e pu- più formidabile per gli ajuti promessigli da’ ribelli
nisse i signori e gli uffiziali delle curie che sorpassasse- della penisola, rimaneva il sospetto che i Doria, a’
ro la giustizia. Ma quanto lodai la sapienza della legge, quali erano stati tolti tutti i dominii che aveano nel
tanto non posso lodare lo studio del legislatore per la Logudoro, si unissero a lui, e si ristabilissero nell’iso-
sua osservanza. Mentre i luogotenenti del Re o non la a danno de’ dominatori.
facevano questa visita, o passavano per le baronie co- Non mostrandosi Leonardo alieno da una compo-
me quelli che vanno a sollazzo, o per le loro varie rela- sizione, proponeva per Galcerando de Requesen, con-
zioni con i feudatarii non voleano operare contro essi, te di Trivello e di Avellino, la pace con queste condi-
e riferirne al superior governo, i popoli continuarono a zioni, che il Re lo investirebbe de’ feudi goduti dal
gemere sotto l’oppressione di quei tirannelli, e quan- Cubello, lo notificherebbe a’ popoli con la voce de re-
do circa un secolo dopo il Fara nella sua corografia gii banditori reintegrato in tutti i diritti e ricevuto in
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sua grazia, e lo sottrarrebbe alla giurisdizione del Vice- incendii, finché quei paesani non abbiurassero i loro
ré, suo personal nemico, ponendolo sotto l’autorità signori, e giurassero fedeltà al Marchese: e quindi ri-
del governatore del Logudoro. Ferdinando re di Na- voltisi contro la rocca di Ardara con duemila cinque-
poli intervenne accetto mediatore tra Leonardo e il re cento scelti guerrieri ne tentarono l’espugnazione; se
Giovanni, il quale ricevuti quarantamila fiorini, e fatte non che virilmente ripugnarono i popolani e i presi-
poche variazioni nella proposta, davagli la supplicata diarii, e poscia, quando dalla speranza di buon suc-
investitura, e ordinava a Pietro Pujades, governatore cesso furon incoraggiati a uscire, irrompendo impe-
del Logudoro, che lo facesse riconoscere da tutti i po- tuosamente sopra i non diffidenti, ruppero la linea
poli della sua provincia e dell’Arborea come marchese d’assedio, e li costrinsero a ritirarsi in Mores.
d’Oristano e conte del Goceano. Ridottisi in questo paese non vi si poterono soste-
Leonardo credeasi dopo di ciò sicuro nella posses- nere, perché sopravvenuto Angelo Marongio, barone
sione, e lo sarebbe stato se Nicolò Carroz avesse nu- della vicina contrada, li assaliva, e sconfitti precipita-
trito contro lui un odio men feroce ed ingiusto. Per- vali in fuga.
tanto pretendendo costui che egli non avesse ancora Artaldo e Giovanni vedendosi malsicuri in sul Meju-
restituite tutte le cose usurpate e riparati i danni in- logu e in Oppia, imboscaronsi nelle selve del Gocea-
ferti, lo respinse da Cagliari con tutti i suoi come un no, e affrettaronsi a’ paesi della contea. Il Marongio
pubblico nemico, e ridestò più furiosa la guerra a varcò il Monteraso, e disceso nella valle del Tirso,
danno de’ popoli e a perdizione di lui. s’impadronì di Bono e di altri tre luoghi, e spinse i
Nell’anno 1474 era nel regno una profonda univer- suoi scorridori sino a piè del castello.
sale commozione, essendo tutti i popoli divisi in due Avvisato del pericolo delle sue genti, il Marchese for-
fazioni, e combattendosi con accanimento: principal- zò la marcia, e poté arrivare a tempo per rafforzarle. In-
mente però i vassalli de’ due nemici guerreggiavansi contro a quella superiorità il Marongio essendosi arre-
con odii più atroci. Al nome di Arborea si destavano i trato, il Marchese volgeasi a Macomer, e vi si fortificò.
popoli memori dell’antica gloria, e correano in gran Il Viceré avendo preparate le armi, e quante stimò
numero sotto i rialzati vessilli di Mariano, proclaman- per l’uopo, avanzossi al Logudoro, e accresciuto delle
do la ristaurazione degli ordini antichi. L’indegnazione milizie comandate dal Pujades, e dalle genti del Ma-
della servitù, tanto tempo compressa ne’ petti sardi, ne rongio, entrava dal Goceano nel Marghine. Ostavano
scoppiava terribilmente: lo spirito del nazionalismo fa- al suo progresso in Dualchi e Nuracucume alcune
cea palpitar i cuori, ardeano tutti di cacciare i tirannot- schiere arboresi, come un antiguardo; ma molto infe-
ti, da’ quali erano depredati e conculcati, e congiurava- riori di numero, fu necessità si ripiegassero a piè delle
no ad annullare il governo degli stranieri. Se i sassaresi rupi di Macomer. Instava l’ora della catastrofe per gli
avessero allora potuto rispondere al grido dell’Alagone, aragonesi e gli arboresi, la definizione se Aragona stabi-
e con tutt’animo cooperare, forse che la nazione risor- lirebbe inconcussamente il suo dominio sopra i sardi,
geva alla sua dignità. Ma erano già spenti nella capitale o perderebbe la dignità ed autorità; o se risorgerebbe
del Logudoro i magnanimi zelatori della libertà nazio- all’antica sua gloria l’Arborea, o ricadrebbe disperata-
nale, e in quest’epoca vi infieriva una orribile pestilen- mente. Augurando bene il Carroz da questo vantag-
za, che scemò la popolazione di circa sedicimila anime, gio, accelerava i passi; e impetuoso scendeva al suo in-
e la fece poco men che deserta. contro l’Alagon lusingato della speranza, che la fortuna
Nel 1476 Pietro Pujades vedendo l’Alagon già di Uras sorriderebbe un’altra volta al suo valore. Co-
trascorso agli estremi, perché stringea la capitale con meché le parti contrarie corressero alla carica con tutta
l’esercito, e avea occupato il porto, preso due galere, l’ardenza de’ loro capitani, parvero tuttavolta in sul
e devastato tutto all’intorno, gli mandò un monito- principio maggiori gli animi degli arboresi, e favore-
rio con la minaccia d’una multa; e non essendo stato voli alle loro armi le sorti. Se non che fu questa una
obbedito né per questa, né per altre comminazioni, fugace apparenza. I sardo-aragonesi infiammavansi
lo dinunziò al Re siccome ribelle. ognora più nelle ire marziali: e a tanto poi crebbe la
Offeso l’Alagon dalla superbia del Pujades, co- loro forza, che gli avversarii dovettero adoperare quan-
minciò a operare contro di lui, consigliando Michele to era in essi di potenza. Questi tennero ancora fermo
Prats, vicario d’Alghero, che non più lo ricevesse e per alcun tempo, ma incumbendo finalmente sul loro
riconoscesse come regio uffiziale, se poi reduce nel fianco i sassaresi, veniva meno anche ne’ più arditi il
Logudoro, donde erasi ritirato per mare, non mo- coraggio, e languivano le destre.
strasse una nuova commessione; e animando un co- Studiarono a ravvivar la speranza della vittoria Ar-
tal Cochi, uomo principale di quella città, perché si taldo, Lemo, ed altri cavalieri animosissimi: ma caduti
opponesse con tutte le forze allo sbarco ed alla acco- esangui quei prodi, mancò a’ guerrieri l’esempio e il
glienza del governatore. conforto, annullossi ogni opposizione; e Leonardo ve-
Da’ secreti maneggi per il turbamento del Logu- dendo oramai tutto perduto, e sentendo che ogni in-
doro si passava all’aperta violenza; e nel 1478 venuti dugio potrebbe essergli fatale, volgeva il cavallo, e se-
in quelle regioni Artaldo suo figlio e Giovanni De- guito da’ figli superstiti, da’ fratelli, e dal visconte di
Sena visconte di Salluri, presero a correre le giurisdi- Salluri, accelerò la fuga verso Bosa per continuarla in
zioni aragonesi, e a vessare i vassalli del Re e de’ baro- sul mare. Abbandonando il suo stato egli nutriva ancor
ni stranieri, spogliando i paesi, e spargendo rovine ed la speranza di potervi rientrare con l’armi di Genova;
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ma perseguitato anche in mare dalla mala sorte, e in- cittadini, Giovanni Monteros giureconsulto e Gio-
trapreso sopra una piccola gondola da una delle galere vanni Solinas, per supplicarlo di alcune grazie, le
del Villamari, si sciolse dall’illusione, e si persuase che quali furono concedute. Il primo console del munici-
nel futuro non erano più per lui migliori vicende. pio era allora creato capitano perpetuo del comune.
Il castello di Macomer non per molto dopo la Nel 1480 si comandava l’osservanza delle pramma-
battaglia tenne eretto il vessillo di Arborea. Il V. R. tiche, nelle quali era espressa la proibizione che i sardi
vi entrava il giorno dopo, stracciava l’insegna degli e gli stranieri potessero pernottare in Alghero. Queste
antichi giudici, e lieto della sua fortuna rivolgevasi precauzioni mostrano quanta fosse la diffidenza ne’
alla capitale con l’esercito, dove entrava trionfalmen- dominatori, e questa quanto ne’ popoli dominati la
te tra gli applausi di quegli stranieri. scontentezza.
Restava ancora un pugno di arboresi nel castello Nel 1481 nel parlamento, che si tenne nel castel-
del Goceano, e la loro sottomessione fu dal V. R. rac- lo di Cagliari sotto la presidenza di Ximene Perez, fu
comandata a’ sassaresi. Vi andarono guidati dal Ma- domandata grazia per quelli che il governo aveva
rongio, e compita la facilissima impresa si rivolsero proscritti, come fautori del marchese di Oristano; ed
nella loro città dove condussero cattivi due figli e due il Re, che essendo ancor principe avea riconosciuta
figlie naturali del Marchese, e fecero grandi feste, cele- la ingiustizia della guerra contro il Marchese, e salito
brando una vittoria che avea tolto a’ sardi ogni forza al trono sentiva il peso delle iniquità altrui, se non
contro i loro oppressori, e lodandosi di aver cooperato ebbe animo a disfarle sorpassando tutte le ragioni
alla estrema sventura de’ loro fratelli di Arborea, che della immorale politica del suo gabinetto, volle al-
pure per un secolo e mezzo, comeché in istato subal- meno sottrarre alle immeritate pene quelli, che non
terno, aveano sostenuto la dignità della nazione. erano stati posti nel grado de’ rei principali.
Stanco il governo delle pericolose ribellioni degli In questa sessione i nobili della città di Sassari,
arboresi, a impedire che altra volta sotto altro feudata- che rappresentavano la nazione, ebbero tanto animo
rio non insorgessero a scompigliare il regno, e a tenta- da contrariare il V. R. in quei provvedimenti, che es-
re contro la sua dominazione, decretava l’incamera- si stimarono lesivi de’ privilegi de’ municipii e del
mento del marchesato di Oristano e della contea del bene de’ popoli.
Goceano; e il Re ponea nel suo titolario questi nomi. Nel 1482 la pubblica tranquillità turbavasi nelle
La provvidenza che spesso apparisce anche a’ meno due principali città del regno per il mal talento del
intelligenti nelle vicende umane, si dimostrava nel V. R. contro alcuni primarii cittadini di Cagliari, e per
modo più luminoso dopo la ingiuriosissima abolizio- il suo odio contro i sassaresi. Mentre i cagliaritani ricu-
ne della dinastia arborese. Il Marchese era stato ini- savano i consoli creati da lui contro i privilegii munici-
quamente oppresso, e i suoi oppressori non godettero pali, e si accingevano alle armi, i sassaresi, offesi pari-
gran tempo del loro trionfo. Moriva il Re, che contro mente ne’ loro diritti, tumultuarono contro la violenza
la coscienza avea segnata la condanna dell’Alagon; il tentata dal medesimo. I più fervidi agitatori del popo-
Carroz, che per odio e privata vendetta lo avea calun- lo furono il già menzionato Giovanni Solines, Giovan-
niato e ferocemente perseguitato, ebbe le meritate pe- ni e Lorenzo Gambella, e Leonardo Trumbitta, per
ne prima nel dolore atrocissimo della immatura mor- consiglio de’ quali si scacciarono dalla casa pubblica i
te del suo figlio Dalmazzo per una malattia, che fu consoli nominati dal Perez, e in una generale consulta
creduta non da cause naturali, ma da’ veneficii d’una se ne istituirono altri nelle consuete forme.
strega prezzolata dalla viscontessa di Salluri, e poco Questa vigorosa reazione de’ sassaresi irritò gran-
dopo ne’ crudeli rimorsi con cui era lacerato nella me- demente il V. R., il quale pretendendo aver intera la
moria delle sue nequizie, e nel terrore de’ divini giudi- regia autorità, e per questa poter pure contro i privi-
zi, a’ quali fu citato dopo alcuni mesi; l’ammiraglio legii e le consuetudini, procedea criminalmente con-
Giovanni Villamari, che avea cooperato alle iniquità, tro i capi della sedizione, e condannava nel capo i
mancava alle sue speranze; e finalmente con più mise- quattro sunnominati.
rabile destino quel Marongio che era stato tanta parte Informato il Re de’ disordini e del turbamento ec-
nella disfatta degli arboresi, periva trafitto dal pugnale citato dalla imprudenza del suo luogotenente, e avve-
de’ suoi nemici. La divina giustizia fu glorificata, e i dutosi della universale indegnazione per il supplizio
popoli riconobbero la sua mano. di quei baroni, lo richiamava a render ragione de’
Marongio esercitava in Sassari, dove era capitano, suoi fatti, e ponea in suo luogo Guglielmo Peralta.
una feroce inimicizia co’ Gambella, e tanto erasi fatto I sassaresi e i cagliaritani godeano di aver prevalu-
molesto, che non si volle più tollerare. I congiurati to, e felicemente difeso i loro diritti contro la prepo-
non potendo altrove per la clientela che lo vegliava e tenza del V. R. Ma intanto avendo questi trattata la
scortava, compirono il reo disegno nella chiesa catte- sua causa, e avendo infine ottenuta l’assolutoria, do-
drale di s. Nicola, e gli squarciarono il petto con molti mandò di essere, e fu restituito nella sua dignità. Fos-
pugnali. Non avendo lasciato alcun erede, il Re dava se egli stato immune da colpa nelle operazioni, non
il suo feudo di Borrutta, Toralba e Bunnanaro al pro- dovea esser posto in grado di esercitare una vendetta
prio zio Enrico de Enriquez. particolare; e la cognizione del merito de’ rei si saria
I sassaresi benemeriti del Re per li servigi prestati- meglio raccomandata a uomo imparziale. Il Perez ri-
gli in questa guerra mandarono a lui due principali tornava in Sardegna nel 1485 pieno di rabbia contro
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gli emoli e avversarii, e abusando del potere fece me- Nell’anno 1509 Ferdinando Giron de Rebolledo,
ste le primarie famiglie di Cagliari e Sassari, dannan- per la seconda volta governatore generale del regno,
do molti di crimenlese e proscrivendo gli assenti. stimando buone le ragioni de’ sassaresi perché il parla-
In quest’anno il governo del Logudoro si raccoman- mento fosse talvolta celebrato nella loro città; e forse
dava a Giovanni Amat, il quale stabilitosi nel regno, fu non temendo che si volesse dal gabinetto di Madrid
stipite dell’illustre famiglia sarda di questo nome. rinnovare a sua onta la disapprovazione, che nel 1490
Nell’anno 1490? il V. R. Ignigo Lopez di Mendo- avea subìto il Mendoça, quando ricorse il tempo della
ça volendo probabilmente far cosa grata a’ cittadini sessione per deliberare sul donativo da offrirsi al Re, e
di Sassari, convocava a parlamento in quella città gli su’ capitoli da supplicare in bene universale del regno,
stamentarii. Ma i consoli di Cagliari protestarono o particolare de’ tre ordini, ecclesiastico, militare e ci-
contro la novità, ed il re Ferdinando favorendo a vile, indicava il luogo della congrega in Sassari. I ca-
questi, ordinava al suo luogotenente, che contram- gliaritani, dirò meglio gli aragonesi di Cagliari, a’ qua-
mandasse il luogo dell’assemblea, e questa tenesse in li non solo era grave l’incomodo di viaggiare per
Cagliari, come erasi costumato fin allora. l’isola e di star lontani dalle loro case, ma pareva anco-
Nel 1482 si terminava felicemente nella penisola ra di dover perdere della propria lor dignità incontro
la guerra contro i mori di Granata, nella quale fecero a’ numerosi emoli, sorsero un’altra volta a contraddire
prove di meraviglioso valore molti sardi, e più splen- a quella determinazione, proposero non so quale pri-
dide Giacomo Alagon e Leonardo Tola d’Ozieri. vilegio, o il diritto della consuetudine, e non avendo
Questi ne’ primi suoi anni avea militato con gli altri potuto dissuadere il Rebolledo, deputarono un sinda-
principali della nazione per la causa d’Arborea, che co perché il Re annullasse con la sua volontà di lui, e
era la causa nazionale; e nella convenzione tra il re ottennero facilmente per questi che la riunione fosse
Giovanni e Leonardo d’Alagon, nel capitolo terzo, comandata secondo il solito in Cagliari, con umilia-
dove era guarentita agli aderenti del Marchese la li- zione del V. R. e con risentimento de’ sassaresi.
bertà delle persone, e la proprietà, leggeasi nominato. Questi già due volte sconfitti da’ cagliaritani, non
Vorrebbesi da alcuni, che quando l’Alagon vessato però si arretrarono dal loro intendimento, e persuasi
dal Carroz ritornava alle armi, sia ritornato il Tola che anche con tutto il favore del Viceré, non mai ve-
sotto le sue bandiere; su che però forse mancano i drebbero uniti nella loro città gli ordini della nazio-
monumenti. È famoso il duello di Leonardo con un ne finché contraddicessero alle loro pretensioni i ca-
gigante de’ mori fra l’esercito cristiano e il maometta- gliaritani, inventarono astutamente di dare a quella
no. Vinceva, e per singolar onoranza era dalle mani odiosissima questione un’altra sembianza, e di do-
del Re in sulla stessa arena decorato del cingolo eque- mandare che fosse permesso a’ logudoresi di radu-
stre. Vedi il Dizionario Biografico degli uomini illustri narsi collegialmente in Sassari; e concertaron fra loro
di Sardegna del cavaliere D. Pasquale Tola.13 di andar, quanti erano nell’ordine militare, al prossi-
In quell’anno fatale agl’infedeli, e gloriosissimo al- mo parlamento, sperando vincere con la maggioran-
la cristianità, mentre scacciavansi gli israeliti dalle za numerica che questa petizione fosse presentata al
provincie del continente ispanico, anche la Sardegna Re a nome di tutto lo stamento.
per volontà del Monarca cattolico purgavasi dalla lo- Nel 1519 essendosi mandate le convocatorie a’
ro superstizione, ed erano convertite in chiese, e de- tre ordini del regno per il parlamento, i nobili del
dicate alla Santa Croce, le scuole che essi aveano in Logudoro accorsero, secondo il convenuto, in gran
Cagliari e in Alghero. Dopo questo tempo non più moltitudine al real castello di Cagliari, e vedendosi
vi si poterono ristabilire. nella sessione più numerosi de’ cagliaritani, si con-
Nel 1494 Gonzalo Ferrando essendo approdato fortarono a non lasciarsi dominare dall’autorità di
in Sardegna con la flotta spagnuola, accolse in essa costoro, e ad effettuare la presa deliberazione. Si pro-
molti gentiluomini profertisi di andare a servire il pose pertanto la convenienza che i membri dello
Re nel regno di Napoli contro i francesi. Tra’ più il- stamento soggiornanti in quella provincia si adu-
lustri era Matteo Arbosich cittadino di Alghero, e nassero separatamente, ed essa fu dedotta da varie
uomo di raro valore, il quale meritavasi giusta rimu- ragioni, di economia, perché erano necessarie molte
nerazione de’ suoi luminosi servigi (anno 1504) il spese, di detrimenti, perché nella loro assenza le cose
feudo di Austis, Teti e Tiana. domestiche non prosperavano, e di pericoli e disagi
Nell’anno 1505 essendosi disteso pur nella Sarde- nelle pessime vie, ne’ malviventi, nelle malignità del
gna l’uso delle artiglierie a fuoco, venne la necessità di clima. Tra i logudoresi che con più animo studiaro-
accomodare le antiche costruzioni militari alle nuove no a ottenere questo privilegio, notasi dal cav. Tola
arme; ed allora il castello di Sassari fu con molti lavori (Diz. Biografico) uno Stefano Manca dell’illustre ca-
riformato dall’ingegnere Antonio Ponzio. sato di tal nome.

13. Se non sia indicato altro fonte alle novità, che leggeransi da umidità del luogo. Nell’integrità del numero e in migliori
questo tempo sino alla fine del secolo XVII, si intendano de- condizioni quei cartari sarebbero stati una ricchissima miniera
dotte per lo stesso autore dagli atti de’ parlamenti sardi con- per la storia contemporanea ecclesiastica e politica della Sar-
servati nella R. Luogotenenza di Cagliari. Duolci che alcuni degna. Giova sperare che non si lascieranno perire affatto.
di quei monumenti manchino, ed altri si corrompano per la
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I baroni cagliaritani riclamavano altamente: ma es- Porto-Ferro, e gli algheresi respingendoli perché quel
sendosi venuto a’ voti, il partito fu vinto, e la proposta mare fosse nella giurisdizione della loro città.
fu scritta fralle altre suppliche dell’ordine, e portata a Ne’ mari di Bosa faticavasi sopra molte feluche
Madrid dal sindaco del parlamento. Ivi era il secondo dall’aprile all’agosto, e ottenevasi dall’odioso frutto
cimento per le due parti, e la fortuna parea più fausta un considerevole lucro.
alla opposizione. Il gabinetto di Madrid stette fra la Tuttavolta i sassaresi, algheresi e bosani, che ne’
maggioranza de’ logudoresi, tra’ quali erano poche per- detti mesi mareggiavano ne’ paraggi del Logudoro,
sone ragguardevoli, e la minorità de’ cagliaritani, che erano in piccol numero in paragone de’ francesi e
erano uomini di gran considerazione per la loro origi- genovesi, che facevano la stessa opera.
ne dalla più alta aristocrazia aragonese, e per l’amicizia Nel sunnotato anno 1527 la flotta francese unita-
con i più potenti baroni della monarchia; riguardò si alla veneziana, minacciava di invadere la Sardegna.
l’antica consuetudine, e il rescritto regio del 1490, in Non pertanto il V. R. e gli altri governatori dell’isola
cui era ordinato si continuassero a tener in Cagliari non si diedero alcuna premura per munire le rocche,
l’assemblee nazionali; vide l’inconvenienza di dividere e soli i sassaresi provvedendo alle contingenze man-
il corpo militare in due parti; intese la perpetua e peri- davano a Genova per comperar cannoni alla muni-
colosa divergenza che sarebbe in tal dissidio; sospettò zione di Portotorre e dell’Isola piana.
che i logudoresi, essendo tutti naturali del regno, po- Troppo tardi il governo dell’isola ebbe a pentirsi
trebbero trattare questioni favorevoli alla nazione, della sua negligenza in preparar le difese, pur quando
contrarie agli interessi de’ dominatori; e per cotanti ri- nel mese di ottobre il nemico soprastava dalla prossi-
spetti fece rigettare dal Re la loro proposta, e ordinare ma isola di Corsica. La invasione non si ritardò più
che si proseguisse secondo l’antiche pratiche. d’un mese, e Renzo Orsino con un esercito di quat-
Nel 1524, mentre i popoli erano afflitti per la ca- tromila fanti sbarcato nel porto d’Iscia, entrò nella
restia, i corsari genovesi vessarono con gravi ostilità Gallura devastando i luoghi, per dove passava, e sac-
le spiaggie torritane ed algheresi; e non prima cessò cheggiando i paesi. Avvisato Francesco De-Sena, go-
tanto danno, che Ludovico Requasen con una squa- vernatore del Logudoro, di questa aggressione, affret-
dra di galere li costringesse a ritirarsi nel loro porto. tossi alla difesa, raccolse i miliziani de’ vicini paesi, e
Cessate queste incursioni, continuarono le infesta- uscito con le fanterie e cavallerie, arrivò a Sorso, don-
zioni dei pirati africani a perpetuo danno del com- de mandò i fratelli Manca, Giacomo ed Angelo, con
mercio, e a gravissimo detrimento di quelli, che eser- alcune schiere per rinforzare i presidiarii del Castello
citavano la industria dei coralli, e principalmente de’ aragonese, sopra il quale prevedea avrebbe a rove-
gondolieri sassaresi. Questi poi (anno 1527) pensaro- sciarsi il nembo della guerra.
no di potersi assicurare ne’ loro arrischiati lavori del- Traversata la Gallura l’esercito francese guadò il
la evulsione de’ zoofiti con una torre ben munita, fiume Termo, e volgendosi verso la detta rocca ac-
sotto la quale si ricoverassero; e deliberarono di edi- campossi in sul collo del Promontorio Frisano.
ficarla sopra l’isoletta intergiacente al capo Falcone e Non tardava a venire in quelle acque Andrea Do-
all’Asinara, rifugio comodo a quelli che mareggiasse- ria con l’ammiraglio di Venezia Giovanni Moro, e
ro sul coralleto torritano e sopra il nurrese. Furono disposta la flotta incontro alla città, mandava un
sfortunati, ché essendosi mossi da Portotorre per an- araldo al governatore a intimargli di uscire da quella
dare ad edificare il propugnacolo, videro a mezzo il fortezza, che non all’Aragona, ma apparteneva alla
cammino le navi africane, e dovettero ritornare indie- sua famiglia, alla quale era stata tolta ingiustamente.
tro e indugiare, finché i barbari riprendessero il largo. Gli animi degli assediati essendosi rinfrancati per
Rianimatisi allora remigarono verso quella piccola ter- i nuovi soccorsi che Goffredo Cervellon, capo del
ra, e abbisognando di una protezione, vi furono senza consiglio municipale di Sassari, avea potuto intro-
indugio susseguiti da una schiera di cento uomini va- durre nella piazza, traversando il campo nemico, la
lorosi sotto il comando di Francesco Cano. La pre- proposta del Doria fu rigettata con tutta l’alterezza, e
cauzione giovò. Sopravvennero otto galere turchesche, non si temé di provocare le sue ire.
e si sbarcarono quattrocento uomini per far prigionie- Nel giorno dopo si cominciò l’espugnazione della
ri quei prodi. I sassaresi non si perdettero di animo, città dalla parte di mare e di terra, e i difensori di-
ed essendosi con opera celere cinti d’un terrapieno e stribuiti, parte su’ baluardi infimi, sotto i quali fran-
d’uno steccato, sostennero con eroica costanza i molti geasi il mare, e parte su’ merli della rocca nella som-
e furiosi assalti, e quando cominciò a languire l’impe- mità del promontorio sopra la pendice, in cui sono
to negli aggressori, uscendo dal vallo li caricarono con gradualmente le case, e sopra quella nella quale è il
irresistibile violenza, ne uccisero cinquanta, un mag- difficile sentiero alla porta, rispondeano animosa-
gior numero ne ferirono, e gli altri rovesciarono nel mente con tre cannoni alle navi che fulminavano
mare. Moriva nella mischia Giacomo Sotgiu con altri senza posa le mura e le case, e con le balestre e gli ar-
pochi, e dovea ritirarsi il capitano per le gravi ferite chibugi alle fanterie che si inerpicavano per l’assalto.
che avea toccate. Le artiglierie del Doria e del Moro ben dirette ne’
Anche gli algheresi in questo tempo davano opera colpi, non li facevano vani; e grandi tratti del muro
a cotal industria. Quindi nascea tra essi e i sassaresi per vetustà caduchi rovinavano, e crollava con orren-
un litigio, volendo questi razzolar nelle acque del do fragore anche una torre. Non per questo però
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scemossi l’animò ne’ difensori, e dove erano già aperte Sorso, Giannantonio Milia possessore delle altre par-
le breccie, ivi comparivano impavidi i difensori tra i ti della Romandia, Pietro Cariga governatore dello
rugghianti projetti, e stavano inconcussi finché, cadu- stato di Oliva, Pietro Cedrelles barone d’Usini con
to il sole sotto i monti della Nurra, tacque la guerra. suo fratello, e Ludovico Castelvì.
Non riposarono nella notte i sardi, e sepolti i morti La fortuna della battaglia non fu propizia a’ sardi.
e curati i feriti, con istudio operoso si posero a chiu- Il coraggio e il favor del luogo non poté supplire alla
dere le breccie, come meglio sapevano, e si prepararo- disuguaglianza delle armi; perché gli assaliti dovean
no per la prossima battaglia, che speravano molto più combattere da vicino con i veruti, e gli assalitori po-
feroce. Ma dalla parte di greco sorta col giorno una teano agire da lungi con gli archibugi. Accadde però
procella, questa così infuriò che il Doria non poten- che le milizie sarde sentendo la superiorità del nemico
dosi più tenere con le ancore alla violenza dell’ondeg- cominciassero a retrocedere sì che in breve la pugna
giamento, che veniva dalle bocche di Bonifacio, do- cessò, fuorché in quella parte, dove continuavano a
vette salpare e correre al porto dell’Asinara per evitare combattere i sassaresi; ma non molto dopo vedendo
il naufragio e sottrarsi al cannone nemico. questi molto diminuito il loro numero, spento il duce
Quando Renzo, che nella cooperazione della flot- e ritirati gli altri dovettero essi pure ritornar indietro, e
ta aveva posto la speranza di poter ottenere la rocca, ritirarsi per il sentiero della fuga del De-Sena.
la vide allontanarsi, pensò a levar il campo, e a pro- Così nel turbamento per la sconfitta, e nell’impe-
seguire la sua marcia a vittorie più facili. rizia non avendo potuto o saputo indirizzar a un al-
Ma non poté sloggiare tranquillamente; perché i loggiamento le milizie ritirantisi e fuggenti, l’esercito
difensori della rocca cresciuti d’animo per il favore si disciolse, e appena poche schiere si arrestavano in
delle circostanze, abbassato il ponte discesero preci- Tissi. Ivi i loro capitani aspettavano di essere coman-
pitosi sopra le schiere nemiche, e le caricarono con dati a quello che dovessero fare; ma il De-Sena per-
tant’impeto, da averle sospinte in fuga. In questo suaso che la resistenza era inutile, e che non era pos-
fatto d’armi diede prove di maraviglioso valore Gia- sibile di salvar la città uscivane ad una rapidissima
como II Manca, che, penetrando fra’ nemici, si ac- fuga in verso Alghero così veramente come se sentis-
quistava un vessillo francese. se prossimi e prementi i vincitori.
Irritato Renzo da tanta animosità de’ sardi, quando Il suo terrore come una lue si propagava in tutta
arrivò in Sorso si volle vendicare sopra quel paese, e lo la cittadinanza, e vi si spegnea il natural valore. Però
fece permettendo a’ soldati il saccheggio, e allentando sopra i passi della sua codardia i popolani lievi per il
il freno alla loro licenza. I sorsinchi furono spogliati piccol fardello accelerarono fuor della città, e si dis-
delle loro robe, e dovettero patire insulti gravissimi. persero ne’ paesi circonvicini, lasciando al nemico
Mentre i francesi operavano tanta barbarie contro una facilissima e ricchissima preda.
un popolo, che non avea contrastato ad essi l’ingres- Ma il Renzo non immaginandosi fosse il capitano
so, il De-Sena che dal prossimo molo di Taniga, do- de’ logudoresi quell’imbecille che era veramente, e già
ve erasi posto con le milizie saria potuto discendere disciolta l’armata, anzi sospettando un’insidia in quel-
in loro soccorso, vide indolente la sventura del me- la ritirata e un agguato in quei boschi e nelle angustie
desimo e non si mosse con grand’onta e dolore de’ della valle di Logulentu, non osò avventarsi nella sco-
valorosi che stavano sotto il suo comando. Imperoc- nosciuta pericolosa regione, e aspettò di poter agire
ché sebbene non fossero ancora concorse tutte le con sicurezza.
schiere logudoresi, non pertanto avea abbastanza In questa esitazione de’ francesi il De-Sena riani-
d’arme per poterli assalire e superare. mossi, e ritornò in Sassari per prepararvi le difese;
Il capitano de’ nemici avrebbe voluto inoltrare e ma questo calore d’animo fu una effimera cagionata
andar sopra Sassari, però temendo di non poter forza- dalla vergogna del suo timor panico, e raffreddandosi
re la positura de’ sardi, e non conoscendo i luoghi, nuovamente il suo core per un vero timore alla com-
dovette indugiare. Ma infine non più paziente di ri- parsa de’ francesi in Baddimanna, immemore che era
poso si dispose a operare, e mandò alcune schiere per- in un luogo murato, che avea de’ cannoni carichi,
ché occupassero qualche vantaggioso sito sulla collina. lanciossi in un’altra fuga, e lasciò che il nemico en-
Questo movimento precipitò la battaglia. Essen- trasse senza alcuna opposizione e si arricchisse delle
dosi una di queste schiere, mentre procedea dubbio- opime spoglie de’ cittadini.
samente ne’ luoghi ignoti, imbattuta in un drappello Grandissima fu la perdita che questi patirono,
di giovani sassaresi, ed essendo stata dal ferro di que- perché avean dovuto lasciar quasi tutte le cose pre-
sti scemata di cinquanta uomini, Renzo si avanzò ziose, ed era la città abbondantissima di ogni genere
con tutto l’esercito alla falda del colle provocando i di vettovaglie. Una dimostrazione di resistenza, una
sardi. Il governatore non poté rifiutare, e molto con- capitolazione avrebbe potuto salvare tante proprietà;
fidando nelle schiere sassaresi spingea queste prime ma quel governatore non ebbe mente a provvedere,
sopra il nemico sotto il comando di Giovanni Fio- e per la sua nullità perdeasi tutto.
rentino, e quindi a mano a mano come andavasi La perdita di Sassari fece tremare tutta la Sardegna,
spiegando la linea nemica inviava gli altri capitani, i e più degli altri i cittadini d’Alghero e Bosa, che si sen-
due Manca sunnominati con il loro fratello Giovan- tivano prossimiori al pericolo. Diede allora il timore
ni Francesco Satrillas, Pietro Gambella signor di un mal consiglio a questi e a quelli: e si fece un’opera,
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della quale essi poi si pentirono, e ancora si dolgono, dannosissimo a’ popoli, tra’ quali si facea la guerra, e
affondando per impedimento all’approdo della flotta a quelli tra’ quali si passava. Gli ausiliari cagliaritani
nemica, i bosani nella foce del fiume Termo, e gli al- che dietro il Torresani e gli altri duci, disgustatisi col
gheresi in arco intorno alle mura che sorgeano sul ma- De-Sena, retrogradavano alle provincie meridionali,
re, un gran mucchio di feluche coralliere piene di sassi. così operarono, principalmente ne’ paesi dove riposa-
Gli algheresi patirono ancora un altro danno, essendo vano, che peggio non avrebbero saputo fare i francesi.
stati obbligati, e forse dal De-Sena, a devastare tutta la Furono però riguardati come nemici, e aspramente
loro campagna, rovinando le case rustiche e fin le chie- percossi in Toralba. Anche la sofferenza de’ sassaresi
se, perché i nemici non vi trovassero sussistenza; come reduci nelle loro case fu da gravissimi oltraggi posta al
se non fossero vicinissimi molti paesi, donde procac- cimento, e sarebbero susseguite risse sanguinose, se il
ciarsi le vettovaglie e il foraggio. Pare che quelli che go- Viceré non avesse rivocate le genti del Cervellon, Ala-
vernavano avessero perduta la mente. gone e Nofra. Ma se partiron impunite di quanto avea-
Nel prossimo gennajo (1528) entrava nel Logudoro no fatto a danno di quei cittadini, nol furono della tra-
l’esercito festinatamente raccolto dal V. R. per opporre cotanza che spiegarono tra via contro i loro ospiti. Gli
a’ francesi un ostacolo a non innoltrar nelle conquiste, uomini di Pozzomaggiore non avendoli potuto frenare
ed a costringerli a partirsene. Filippo Cervellon erane in miglior modo, presero le armi, ne spensero molti e
capitano, ed avea sotto i suoi ordini Nicolò Torresani, ferirono anche l’Alagone interpostosi tra’ rissanti per
Salvatore Aimerich, Pietro Nofra, Pietro Dedoni e To- sedarli.
mico, gentiluomini cagliaritani co’ loro vassalli, e Bu- Questa invasione, che portò tanti danni a’ popoli
squetto co’ sardi della contea di Oliva. Quindi susse- settentrionali dell’isola ne’ saccheggi, incendi, e deva-
guiva Biagio Alagon con ducento soldati spagnuoli che stamenti, portava a questi, ad altri una peggior sven-
per caso erano poco dopo approdati in Cagliari. tura nella pestilenza che seco introdussero. Il reo ma-
Il De-Sena, cui lasciavasi ancora il comando supe- lore spiegò la venefica sua virtù prima in Gallura,
riore dell’esercito, pose il suo quartier generale nella quindi ridondava in Castelaragonese, poscia infettava
città di Ploaghe a 10 miglia da Sassari, non badò alla Alghero, poco dopo si manifestava in Sassari, e suc-
strategica positura di Osilo, donde sarebbe sovrasta- cessivamente allargavasi in altri paesi del Logudoro e
to al nemico, e avrebbe potuto per la comodità del nella contea del Goceano. Ma fu in Sassari, dove la
luogo proteggere i popoli più prossimi a Sassari, re- morte fu più operosa, essendo quella cittadinanza sta-
primerlo nelle sue scorrerie e invogliarlo a imbarcar- ta diminuita di circa sedicimila anime, e privata di
si. Alcuni capitani delle milizie cagliaritane, il Torre- molti de’ principali e più illustri personaggi. Il conta-
sani, l’Aimerich, il Dedoni e il Tomico sdegnati della gio durò per molti mesi, trapassò l’anno di non pochi
inettitudine del comandante, e offesi della sua arro- giorni, e cessò in quello che si rammemorava il marti-
ganza, non vollero rimanere sotto il suo comando, e rio di s. Sebastiano. Ne parve miracolosa la cessazio-
se ne ritornarono indietro. ne; imperocché mentre facevansi pubbliche preghiere
Finalmente persuadendosi questi, che, tenendo per meritare la misericordia di Dio, e invocavasi inter-
concentrate in Ploaghe le truppe, non si sarebbero cessore presso lui il santo martire, furon veduti in cie-
mai costretti i nemici ad evacuare la città, distaccava lo non so quai segni insoliti, e sentissi ad un tempo
alcune brigate e le mandava una a Osilo sotto il Cari- totalmente estinta la forza del contagio. Per le quali
ga, un’altra a Usini sotto il comando del Cedrelles, e coincidenze avendo il popolo riconosciuta dalla sua
una terza a Codrongianos sulla gran via con Giacomo deprecazione la grazia ottenuta, prese a venerarlo con
Manca. Questo capitano essendo stato mal situato, particolar religione; e propagatasi questa religione in
non seppe nulla operare; i due primi per contraria ra- tutta la nazione, a lui quindi usarono tutti di rivolger-
gione poterono contenere i francesi dentro il territorio si sempre quando instette un pericolo di epidemia.
di Sassari; sebbene non si possa dire in lode de’ mede- Nell’anno 1532 la città di Sassari essendo per ef-
simi che li abbiano forzati ad isloggiare da Sassari. Se fetto di tante sventure scarsissima di abitanti, i con-
il nemico dopo 27 giorni di occupazione usciva dalla soli della medesima credendo, che se il V. R. vi sta-
città, lo facea di sua volontà, e solo usciva dopo averla bilisse la sua residenza, la popolazione in breve
espilata delle cose migliori e più pregievoli, ed esaurita tempo sarebbe ristaurata nell’antica sua grandezza,
di tutte le provviste. La flotta fu riempita di vettova- mandarono a supplicare all’Imperatore perché il suo
glie, e queste valsero per molti mesi. luogotenente dovesse fare secondo la proposta. Ma
Partito il Renzo da Porto-torre nel 26 gennajo del questa mal appoggiata dalla ragione prodotta, e
1528, il De-Sena entrava nella città con le truppe combattuta da’ consoli e nobili di Cagliari, non si
nazionali e coi soldati spagnuoli, e ve li introduceva poteva accogliere dal governo supremo. Quindi fu
e riteneva per guastare quello che avean lasciato in- risposto che il V. R., ove comodamente il potesse,
tatto i nemici, e rubare quello che quelli non avean andrebbe nella loro città e la visiterebbe soventi.
potuto prendere. Nell’anno 1535 Carlo V essendo approdato in
Il movimento di tante truppe, che, per l’impru- Cagliari per radunarvi la flotta destinata all’impresa
denza de’ dissennati, che sedevano al governo, niente di Tunisi, vi riceveva anche gli omaggi de’ sassaresi.
avea valuto contro i nemici, fu per la nessuna autori- Goffredo Cervellon fu deputato per rappresentarli e
tà de’ capitani, e per la immoralità delle medesime protestare la loro fedeltà.
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In questo tempo Francesco De-Sena che era ancora che in questo modo Iddio li voleva castigare di quel-
al governo del Logudoro gareggiava in una ostinata la profanazione.
inimicizia col sunnominato Goffredo, e con Giovanni Altre volte i turchi sbarcarono nelle marine torrita-
Pilo, Francesco Centelles, e Francesco Rebolledo, ed ne, ma non sempre se ne partirono lieti, e impuniti
ebbe a patire molti e gravi disgusti in Sardegna e in delle ostilità esercitatevi. Giacomo Manca marchese di
Ispagna, giustamente incolpato de’ mali che i cittadi- Oppia e Montessanto meritava ottimamente della pa-
ni di Sassari patirono da’ francesi. Vuolsi, che egli abbia tria per averla vendicata da’ loro superbi e feroci insul-
dimostrate non vere le accuse, e sia stato per sentenza ti; il quale come ebbe udito il rumore dell’invasione
assoluto; ma a tener questo, che dicesi improbabile corse sopra essi seguito da molti valorosi, li sconfisse
dalla storia, vorrebbesi un documento irrecusabile. in sanguinoso conflitto, e cacciatili dal porto ritornava
Francesco era nativo di Alghero, figlio di Antonio a’ suoi cittadini portando nobile trofeo, una loro ban-
De-Sena fatto prigioniero e ucciso da’ francesi nella diera. Carlo V glorificava con belle parole la sua virtù,
guerra di Napoli, e nipote di Pietro, uomo di gran e in ricompensa concedevagli il privilegio di armare in
valore e morto nel 1462 nella battaglia di Girona. corso, e di aver suo tutto il guadagno. Vedi il Dizio-
Vedi il Dizionario Biografico degli uomini illustri di nario Biografico del cavaliere Tola.
Sardegna, del cavaliere Tola. Avvenivano nell’anno suddetto altri disastri. Prima
Nell’anno 1537 una squadra di galee francesi e piovve così strabocchevolmente, che furono inondate
turchesche approdava nella notte al promontorio Fri- le valli, e si sparse un largo diluvio sopra i campi; e
sano per sorprendere la rocca. Si esposero tacitamen- quindi destossi un uragano così veemente, che in
te in sul lido molte genti, si portarono molte scale si- campagna gran numero d’alberi, e pure de’ secolari,
no alla sommità del colle, e si applicavano, quando furono svelti e lanciati a lungi, e ne’ paesi scoperte le
una scolta commossa dal bisbiglio e da qualche ru- case con grave danno. Ma era un bene in questo ma-
more orecchiando tra le tenebre, intese l’insidia de’ le, però che i turbini sconvolgendo dal fondo le acque
barbari. Un grido d’allarme risuonò dall’alta torre a del mare proibivano gli infedeli di invadere l’isola, co-
chiamare gli altri uomini di guardia, e a destare la me eran pronti a fare; e il Barbarossa, che era già accin-
popolazione. Accorsero a tempo i presidiari su’ merli to all’impresa facendo un miserabilissimo naufragio, e
con fiaccole ed armi, e scagliandosi sopra i già saliti perdendo non meno di ventimila uomini dovette de-
con forte braccio li rovesciarono sopra quelli, che si porre il pensiero della guerra. Continuarono però le
preparavano per montare. Si animarono i nemici ad infestazioni del celebre corsaro Dragutte, comeché per
un secondo assalto, ma quando afferravano i merli poco, essendo nel 1540 stato vinto e fatto prigioniero
allora o mutilati della mano, o feriti nel petto e sul da Andrea Doria.
capo, precipitarono morti o morenti. Si chiamarono Nell’anno 1541 Hassan bascià, prima satellite di
altri, perché i capitani si ostinavano a vincer la prova, Barbarossa ne’ ladronecci, e poi, per favore di Solima-
e a schermirsi dalla trist’onta di essere ributtati da po- no II, capo della reggenza militare di Algeri, avendo
chi; ma l’audacia di nessuno ebbe favori dalla fortu- con più larga pirateria turbato il commercio, e con le
na. Intanto armatisi i cittadini ascesero nell’alto, ed frequenti incursioni desolate le spiagge de’ dominii
essendo in numero di alcune centinaja, e ardenti di spagnuoli nelle due penisole italica e iberica, e nelle
molto valore, domandarono al governatore l’uscita. isole, senza aver risparmiato la Sardegna, che pur era-
Proruppero dunque dalla porta con l’armi protese so- gli patria, essendo egli cagliaritano (come fu probabile
pra la calca, urtarono con impeto irresistibile nella il malizioso silenzio del Fara, che certamente il dovea
medesima, e allargandosi sul pianerotto toglievansi il sapere); l’Imperatore insofferente di tanti oltraggi e
piccolo spazio occupato dagli aggressori, sospingendo danni, raccolse quante armi poté per opprimere i ladri
con le punte micidiali li rinversarono nella precipito- sotto le rovine dalla loro spelonca, sgombrare i mari
sa pendice, e scorrendo poi con la violenza di un tor- da tanti assassini, e rassicurare i popoli de’ lunghissimi
rente atterrarono i fuggenti e i vegnenti, arrivarono littorali del suo regno. L’appuntamento per tutte le
sino al lido, e raccolsero molte spoglie. squadre della flotta era nell’amplissimo Porto-conte,
Nello stess’anno i sassaresi, algheresi e bosani ven- dove, mentre si riunivano tutte le navi, egli corteggia-
deano la parte, che rispettivamente aveano in Monte- to dal governatore del Logudoro e da tre primarii
leone, e nel suo territorio a Bernardo Simon, reggen- gentiluomini della provincia, D. Giovanni, D. Angelo
te della cancelleria del regno; e Carlo davagli facoltà e D. Giacomo Manca, soffermavasi in Alghero. Quei
di ristorare il rovinato castello e i paesi deserti. cittadini davano a Cesare le migliori testimonianze di
Nel 1638 alcune galere turchesche approdando omaggio e di onore, che per essi si poteano offerire, e
inopinatamente in Portotorre saccheggiarono la chiesa alle sue truppe abbondantissime vettovaglie; e i con-
basilica di s. Gavino in sul poggio vicino al lido, e soli di Sassari non lasciandosi vincere nelle dimostra-
raccoltavi una ricca preda, partirono prima che i sas- zioni di amore e devozione deputavano ad attestare
saresi potessero arrivare a strapparla loro dalle mani, questi loro sentimenti e ad offrire i loro servigi Fran-
e punirli del sacrilegio. Vige però questa tradizione cesco Rebolledo e Giovanni Cariga.
che gli infedeli rendessero poscia il furto quando, ve- L’Imperatore prima di sbarcar in sul limitare della
dendo vane tutte le arti per uscir dal Porto-conte, do- città costeggiava sopra un leggiero burchio la rocca,
ve per tempesta si erano ritirati, poterono intendere e osservate le costruzioni, con cui fortificavasi, vide
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la necessità di accelerar quelle opere; e quindi ordi- quanto sarebbe eguale all’uopo, almeno quanto sopra-
nò, che indilatamente con i denari del parlamento si vanzasse a maggiori bisogni; perché, egli soggiungeva,
dovesse compir la torre che dissero dello Sperone. non manchi nel materiale il necessario decoro, e i ca-
Nelle parti già costrutte gli algheresi avean contri- nonici e beneficiati non debbano desistere da’ religiosi
buito quasi intera la spesa, dalle rendite pubbliche e ufficii per procacciarsi il pane della giornata. Né i frati
da un imprestito di lire sarde sessantamila, e poscia erano in migliori condizioni; comeché riguardati con
provvedendo al fornimento caricavano su’ fondi mu- molta religione da’ popoli, non pertanto doveano an-
nicipali ventimila ducati per la compera de’ cannoni cor essi gemere in un’angustiosa indigenza, se le fami-
che donarono al governo. glie non potean ceder loro una parte della scarsissima
La guerra algerina imprendevasi con sinistri auspi- sussistenza. Le ragioni di tanta inopia in un paese fe-
cii. Una orribile tempesta destatasi sopra le infami condissimo son ovvie.
acque mauritane cagionò il naufragio di un gran nu- L’agricoltura era con poco studio, e minore intel-
mero di galere, dissipò le altre in diverse spiagge, co- ligenza, esercitata da pochi nelle regioni granifere,
strinse il guerriero del secolo a ritornare indietro nel- perché mancava quello che era necessario per ottene-
l’onta della fuga, aumentò i danni de’ cristiani per la re i frutti della terra, e perché i frutti non corrispon-
maggior ferocia che spiegarono gli algerini, e cagio- devano alle fatiche, spesso per cause naturali, sempre
nò una gran sventura a molti popoli sardi per i gra- e principalmente per la tracotanza de’ pastori.
vissimi danni, che soffrirono da quelle truppe, alle L’arte pastorale era largamente distesa non solo nelle
quali aveano dato cortese ospizio. Il terzo di Napoli, montagne, ma pure nelle pianure; tuttavolta erano
comandato dal maestro di campo Antonio Vivas, e le scarsissimi i suoi prodotti, come lo sono stati anche in
fanterie spagnuole di Enrico de Herrera e di Diego Ve- appresso, non essendo alcuna provvidenza per assicu-
lez de Mendoça si distribuirono tra le famiglie di Al- rare la sussistenza alle greggie, ed agli armenti, nessun
ghero, e vi alloggiarono per sei mesi, contraccambian- riparo della inclemenza della stagione invernale, nessu-
do l’amore con pessima ingratitudine. Uomini nemici, na cognizione per la sanità e prosperità del bestiame.
che fossero entrati per le atterrate porte, non avrebbe- Il mare ricchissimo non dava, come la terra, quanto
ro saputo far peggio. Case, vigne, e altre tenute, furo- poteva dare: e sebbene la estrazione de’ coralli fosse in
no disfatte, le greggie e gli armenti menomati, le so- quei tempi uno studio per molti di Alghero, Sassari,
stanze di molti diminuite co’ ladronecci, e violati i Castellaragonese e Bosa, non pertanto aveano essi una
sacri diritti dell’ospitalità con atti abbominevolissimi gretta mercede per i laboriosissimi mesi della pesca; e
di sovrana protervia e di tutta immoralità. Dolorosis- dovean il maggior lucro cedere a’ negozianti stranieri
sime querele per tante ingiurie risuonarono ne’ saloni che portavano il raccolto ne’ mercati del continente.
comiziali; ma furono vanissimi sfoghi, e pare che vane Le arti meccaniche erano pur nelle città di ben
pure sieno state le suppliche per le possibili indennità. pochi gradi sulla primitiva rozzezza, perché cessata la
Nell’anno 1545 celebravasi il parlamento nel real comunicazione degli italiani nel Logudoro mancava
castello di Cagliari, e nell’assemblea il sindaco di Sas- l’occasione del dirozzamento, e ignoravansi i miglio-
sari si lamentò della notevolissima diminuzione della ri metodi, che altrove si adoperavano, e non si avea-
città da quanto era stata in altro tempo. Prima dalla no le macchine e gli altri necessarii istromenti.
pestilenza, della quale avea sparso i semi l’armata fran- Il commercio potea dirsi nullo: l’esterno impedito
cese, poscia dalla susseguita sterilità di più anni, e fi- dalle scorrerie de’ pirati barbareschi, e de’ corsari delle
nalmente dalla feroce licenza de’ soldati della mal riu- nazioni guerreggianti contro la Spagna: l’interno ordi-
scita spedizione di Algeri, era stato ristretto a circa nato nella maniera più iniqua. A commerciare in tutte
ottocento il numero de’ fuochi, che potevano contri- le parti del regno volevasi un privilegio del Re, o un
buire al donativo. Una durissima povertà premeva permesso dal suo luogotenente generale; senza questo
tutti gli ordini sociali. La confessavano i consoli del perdevasi la merce, e doveasi una multa. I sassaresi ave-
municipio, epperò domandavano fosse la loro quota vano il diritto di poter negoziare in qualunque provin-
pel donativo proporzionata, come era giusto, all’attua- cia; ma ben soventi sel vedean ristretto da’ cagliaritani
le potenza, non già determinata su quello che era sta- in brevissimi termini, e talvolta anche rinnegato.
to in tempi migliori; la confessavano gli ecclesiastici, e Tutto il regno nel rispetto del commercio era divi-
si udiano da tutte parti supplichevoli voci, volendo so in altrettanti distretti commerciali, quante erano le
tutti partecipare della somma segnata alle chiese ed al- sue città. Il Re, volendo gratificare a’ municipii, avea
le persone ecclesiastiche per ristoro del materiale, già comandato a’ popoli di ciascun distretto, che portas-
che eran per rovinare gli edifizii, per fornimento degli sero nel rispettivo capo luogo le loro derrate per ven-
altari, perché mancavano molti arredi necessarii, per derle a’ cittadini, e che comprassero da questi le cose,
elemosina a’ sacerdoti, se essi non aveano ne pure per di cui avessero bisogno. Se un villico osava a minor
una modesta sussistenza: il che non era solamente ve- prezzo comprare alcuna cosa da un mercante girova-
ro ne’ preti d’ordine inferiore, ma in quelli ancora di go, il consiglio della città, e l’appaltatore de’ diritti,
prima classe, come impariamo dalla supplica del ca- mandavano uscieri, che si impadronissero delle robe.
nonico Giovanni Serra, sindaco del capitolo torritano, Era ancor peggio: quei miseri non potean com-
al V. R., perché da’ denari per i luoghi pii ne prelevas- merciare fra loro senza il beneplacito dei baroni, o
se per la chiesa cattedrale, e per il capitolo, se non risicavano di soggiacere a multe e pene.
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Dopo questo monopolio, quanto gravoso a’ villi- incuria. Per la inspirazione d’uno o d’altro si promul-
ci, tanto fruttuoso a’ cittadini, questi fruivano d’altri gavano buone leggi; ma, se esse non fossero utili agli
privilegii, e ne supplicavano nuovi; i sassaresi avean amministratori, non davasi nessuna attenzione per
già ottenuto in altri parlamenti che nessun forestiere istabilirne l’osservanza. Senza alcuna forza materiale o
potesse vendere a minuto; e in questo gli algheresi morale a reprimere i malfattori, senza alcuna sollecitu-
speravano sarebbe posta dal Re una proibizione agli dine a frapporsi alle fazioni, che occorrevansi a san-
stranieri di poter tra loro vendere e comprare. Lo sta- guinose collisioni, valea la brutalità, infuriavan le risse
mento civile nel suo egoismo municipale, che diceano e le guerre private, e i deboli e incauti erano depredati
amor patrio, proseguiva studiosamente ciò che giovas- ed oppressi. Dall’altra parte erano i lidi in tutto il cir-
se ai cittadini senza rispetto all’equità e al bene uni- cuito dell’isola aperti al furore de’ barbari, e con fre-
versale; e con pertinacissimo conato ripugnava, per- quenti aggressioni desolate le marine. La querela fatta
ché non avessero effetto le riforme, che gli uomini in queste corti dagli algheresi, ché gran parte de’ loro
generosi dello stamento militare, a’ quali davan dolore uomini di mare fossero stati rapiti alla servitù, potea
le infelicissime condizioni de’ popoli, suggerivano al con egual e maggior diritto proferirsi da’ popoli che
governo. Così in questo parlamento i militari propo- abitavano quelle regioni littoranee, nelle quali non era
neano la libertà del commercio, contraddicevano alla protezione e difesa per nessun baluardo. Egli è vero
proposta i consoli, come lesiva de’ loro diritti, e il go- che in un pericolo d’invasione si chiamavano alle ar-
verno sempre deferente a’ municipii, da’ quali era ser- me i miliziani; è pur vero che questi prodi quante vol-
vito ne’ bisogni, lasciava esistere quelle ingiuriosissime te raggiunsero i barbari, altrettante li percossero e pre-
proibizioni, che altre volte per suo interesse avea co- cipitaron in mare; ma lo è parimente che, mentre si
mandate in loro special favore. spedivano gli ordini, si raccoglievano gli armati, si
Ad accrescere il danno sovvenivano gli uffiziali del correa sul nemico, questi spesso avea già fatta l’impre-
governo, i quali angariavano i forestieri in modo, che sa, e navigava con la preda. A tal inconveniente si oc-
per non aver da fare con siffatta gente eran poi rari che corse in alcuni luoghi; ma per particolare provvedi-
ritornassero; però in questo parlamento gli algheresi si mento, e con gravissimo danno delle cose agrarie, e
dolsero degli aggravii, che si facean soffrire a coloro scapito delle famigliari, perché si dovea comandare un
che venivan nel porto per comprare le loro derrate. gran numero di uomini armati a cavallo ne’ littorali, e
La concussione, che esercitavasi impudentemente altri in varie squadriglie e distanze disporre a scala tra
in Alghero contro i negozianti, era praticata con una il luogo dello sbarco e il paese che si volea difendere.
cupidigia altrettanto espudorata in Castellaragonese Ne’ tribunali men che la ragione valea l’arbitrio, il
sopra i corallatori stranieri; quindi i Castellani per il rispetto delle persone, l’avarizia, la vendetta e altre tri-
loro procuratore domandavano si cessasse da tante ste passioni. I ministri baronali erano spesso vil gente,
ingiuste esazioni, per le quali quei pescatori non più che con le più abbiette umiliazioni aveansi meritata la
frequentavano il loro porto, e si erano rivolti in Bo- confidenza de’ signori, o de’ loro fattori, gente che so-
nifacio, dove avevano franchigia. leano patteggiare con il delitto e l’iniquità, e col turpis-
Un altro danno pativasi dal commercio nella sva- simo lucro impinguarsi e confortarsi di nervo. Se pren-
riatissima diversità de’ pesi e delle misure d’uno stes- dessero qualche possidente, cominciavano a roderne i
so nome, essendo quasi tante le differenze, quanti i beni sotto varii pretesti. Nelle prigioni molti morivano
paesi, o almeno quanti i dipartimenti; di che dolenti per negligenza del custode, dimenticati in fosse orribi-
gli algheresi domandarono fosse decretata l’unifor- li; e altri perdevano l’uso de’ piedi per le pesanti catene
mità ed eguaglianza. con cui erano tenuti. Intanto li scellerati in piena liber-
Finalmente a far le comunicazioni tra i varii di- tà braveggiavano e insultavano a’ dabbene.
partimenti del regno o impossibili o difficilissime, Si è già notata qualche cosa sopra l’ingordigia de’
erano le strade scabre, sassose, fangose, precipitose, baroni, che crescevano sempre nelle esigenze, e creb-
rotte da’ fiumi, o senza, o con ponti che eran per ca- bero sino al punto da non lasciare a’ loro vassalli, che
dere, il pericolo de’ guadi, dove tutti gli anni per- quanto era pe’ bisogni primarii; or noteremo altre
deansi gli arditi passeggieri ed i giumenti carichi. loro ingiustizie. Riputando gli uomini della loro giu-
S’intenderà bene, che in istagioni piovose cessava risdizione non vassalli, piuttosto schiavi, e coman-
la corrispondenza da provincia a provincia, e da mol- dando frequenti servigi quasi sempre a’ più miseri,
te di queste alla capitale. Era anche al governo una non sapeano gli inumani dar loro nessun compenso
somma difficoltà di trasmettere i suoi ordini; e si di quello che eran impediti di lucrare per la sussi-
può senza esagerazione dire intera la separazione che stenza della famiglia; che anzi né pur somministra-
tra molti popoli esisteva; e così essere state le genti vano il necessario alimento all’uomo ed al giumento.
delle provincie meridionali in rispetto alle genti del Da un’altra iniquità erano aggravati i popoli. Si
settentrione, come attualmente gli Ottentotti verso i facean valere i ripartimenti fatti sotto tali e tali circo-
Marocchini. stanze, quando queste non erano più. Da ciò avveni-
Se poi consideriamo il governo nel suo primario va che la quota dei contribuenti in un paese fosse
uffizio di ordinare al meglio le cose pubbliche, e assi- doppia e maggiore di quella che doveasi in un altro,
curare i sudditi nelle persone e nelle proprietà, noi e dall’importabilità de’ gravami, che molte terre si
dovremo stupire ad una incredibile spensierataggine e andassero disertando.
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Lo stato morale era, come può ragionevolmente difese, esortava i sardi perché preparassero le armi, e
supporsi, nella trascurata istruzione religiosa. I sassaresi quelli che eran più prossimi al pericolo le tenessero in
accusarono nelle corti il loro arcivescovo Alepus, per- mani; e scriveva particolarmente a’ consoli di Sassari
ché sempre operoso nelle frequenti sue controversie perché i francesi e gli ottomani tentando uno sbarco,
con i consoli e con il popolo, avesse intermessa la predi- non solo trovassero una barriera al progresso, ma non
cazione: epperò domandavano che, non volendo lui potessero resistere alla ripulsa. Allora quella città e
predicare, si istituisse un canonico col reddito di sessan- rocca fortificavasi studiosamente, cingevasi di un ter-
ta o settanta scudi, e questi facesse le sue veci. I cappel- rapieno, e questo rendeasi irto di pali; e quindi Ge-
lani erano in molto difetto di studio, e alcuni, come rardo III Satrillas, governatore del Logudoro, uomo
chi il sapeva asserì nel parlamento, appena sapeano ben noto per la sua virtù militare, della quale avea
leggere: però lo stamento civile suggeriva che i prelati dato luminosissime prove nella espugnazione della
non consacrassero alcuno al suddiaconato, se nol sa- Goletta, cavalcava con le milizie nazionali e percorre-
pessero per giudizio di persone intelligenti, dopo un va i lidi, a’ quali erano imminenti le due flotte gallica
esame, idoneo a scriver una lettera in latino, e stabilis- e ottomana, ancorate ne’ porti, o manovranti nelle
sero in ogni diocesi per agevolare questa istruzione un acque della Corsica meridionale, e con la celerità,
maestro di grammatica: e avendo poscia deliberato per con cui portavasi a’ luoghi minacciati, e con il fiero
una erudizione più ampia e a’ preti e agli altri, consen- contegno, con cui aspettava i nemici, li dissuase dalla
tiva lo stabilimento in Cagliari d’uno studio generale a meditata aggressione.
utilità e onore della capitale e del regno, e provveden- Stupirai leggendo la Sardegna sfornita di presidii e
do ai mezzi di effettuare il disegno proponeva si asse- indifesa ne’ littorali, mentre la Spagna era nel massi-
gnasse una parte de’ denari del parlamento per li dot- mo della potenza con numerosissimi eserciti e con
tori, e contribuisse la città da’ suoi fondi. una marina militare rispettabilissima. Ma un’assurda
Le istituzioni di beneficenza si riducevano nel Lo- massima era da qualche tempo prevalsa nel gabinetto
gudoro ad alcuni ospedali, due de’ quali si aveano in del Re, e perché gli sventurati popoli sardi non aveano
Sassari, uno per i lebbrosi, l’altro per l’altre malattie, con che sopperire agli stipendi delle truppe e all’arma-
cui dopo tanti pubblici infortunii eran venuti in una mento delle navi, non si mandavano soldatesche a
vera impotenza a sollevare i miseri. mantenere l’ordine civile e assicurare le piazze militari,
In questi tempi i pirati africani frequentavano le de- e non si distaccava nessuna crociera sopra i porti più
serte spiaggie dell’Asinara, donde correano sopra le navi frequentati a fugare i briganti africani, e coprir la
che passavano lo stretto di Bonifacio, o veleggiavano spiaggia dagli insulti de’ governi nemici, lasciandosi
ne’ mari di ponente, e principalmente sopra quelle che intanto accantonate molte legioni in tali luoghi, dove
uscivano da Portotorre, o vi eran dirette. Il comune ve- non era necessità di loro presenza, e stazionarie in
dendo il gran danno, che pativasi dal commercio, per- porti non minacciati, o veleggianti a sola ostentazione
ché, nel timore di essere colti da’ barbari, pochi naviga- alcune squadre. Da’ principii che professino le perso-
tori ardivano volgersi in sull’acque torritane, mandò ne d’un governo è secondo la loro natura la salvezza e
nel 1548 Francesco Làcono giureconsulto a Filippo prosperità, o la infelicità e rovina d’uno stato; e dal
principe reale delle Spagne, e governatore generale principio, che abbiam supposto ne’ supremi ammini-
delle medesime, per notificargli queste triste condizio- stratori della monarchia spagnuola rispettivamente al-
ni, e suggerirgli all’evitazione di tanti danni coman- la Sardegna, provennero i grandi danni di questi isola-
dasse la costruzione di alcune torri sopra quei seni, ni; provenne la impotenza del governo particolare, il
dove i barbari soleano agguatar per le prede. disprezzo delle leggi, l’anarchia, e in questa il predo-
La disgrazia di molti corallatori della stessa città, minio della forza brutale, la guerra delle fazioni, la
che pescando su’ fondi coralliferi tra’ capi della Cac- consuetudine delle vendette; provenne l’incaglio o
cia e dell’Argentiera erano stati cattivati dagl’infede- l’infrequenza de’ commercii, la desolazione delle terre
li, e il simil pericolo, nel quale versavano gli altri, da- littorali, la strage di tanti infelici, la tempestosa solleci-
va consiglio a fortificare sul littorale alcun punto fra’ tudine de’ popoli marittimi e la sventura di migliaja
due promontorii, dove forzatamente vogando si ri- d’uomini rapiti a una servitù ignominiosissima. Forse
parassero dagli artigli di que’ ladroni; epperò da allora quel pensiero politico fu riputato solenne con-
un’equa contribuzione di quanti con le felucche usa- cetto di rara prudenza; ma ben altrimenti dobbiam
vano su quelle acque, edificavasi nel 1549 a piè del noi giudicarlo, a’ quali in una riunione di stati mostra
monte Airàdu una torre, e armavasi di cannoni. l’attual sapienza una società, una famiglia, e ne’ suoi
Nel 1551 Ferdinando Eredia convocava a parla- membri per ragione di fraternità, e per titolo di giusti-
mento nel real castello di Cagliari i tre stamenti, e zia, il dovere de’ reciproci ajuti. Quel dettato di natu-
veduta la necessità delle munizioni supplicate da’ ra, poi consacrato dal divin legislatore, che chi abbon-
sassaresi per la loro città e per il porto, provvedea da porga a chi scarseggia, come vale tra’ membri
perché si facessero. d’una stessa famiglia, e tra famiglie d’una stessa città;
Nell’anno 1553 avendo Dragutte assalita, saccheg- così, come permette l’estensione della sua applicabili-
giata ed arsa la città di Terranova, e parendo disposto tà, dee valere tra le provincie d’uno stato, e tra gli stati
a far altrettanto in altre spiaggie, il V. R., che non di un impero. Non era però solamente anticristiana
avea soldati da mandare, dove era prudenza predispor quella massima, ma di vantaggio ontosissima allo stesso
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governo. Era un’onta per esso che i barbareschi insul- non minor accortezza che forza, lo prese e lo diede
tassero impunemente una sua provincia; che si ab- in potere de’ regii ministri; ma per tale azione invece
bandonasse indifeso un popolo degnissimo d’ogni fa- di premio ebbe danno. Imperocché avendo il V. R.
vore per la mirabil virtù, e per la religione della sua creduto alle calunnie, che il Giuda con animo mali-
fede inviolata; e si lasciasse inculta una terra, cui, non gno proferì contro lui, lo fece chiudere nelle prigioni
considerando la Sicilia, non era in tutta la monarchia di Oristano, e vel tenne per due anni, dopo i quali
un’altra egualmente generativa e ricca? Leggesti supe- lo rimandava per ragion d’innocenza, ma senza alcu-
riormente i mali, che emanarono nella nazione da quel na compensazione de’ danni.
funesto principio: a quelli or aggiungi il danno, che in- Nell’anno 1558 si anticipò la convocazione degli
di veniva a tutto lo Stato. Se avesse predominato il stamenti, perché nella guerra che fervea vide il gover-
principio del mutuo soccorso, sarebbe questa terra sta- no la necessità di preparar a difesa le principali rocche
ta coltivata, la popolazione rapidamente cresciuta, e del regno, e aver consentite dalla nazione le somme
con essa l’opera, la produzione, l’industria, la mercatu- sufficienti. E dopo queste deliberazioni fu proposto
ra, la ricchezza, la potenza e la gloria; prevalse il con- tra le altre cose concernenti al bene del regno, che si
trario, e mancarono tanti beni: sì che riguardati da trovasse modo a impedire il frequentissimo furto del
questa parte pajano quei politici a chi ben li considera bestiame; donde accadea che a molti mancassero i
tanto saggi, quanto diresti quel fattore, che ricusasse giumenti per i lavori agrarii, si diminuissero le greggie
adoperare il guadagno di un predio al miglioramento e e gli armenti, e nella menomanza de’ vari prodotti
coltivamento di un fondo, la cui ottima natura pro- agrarii e pastorali si attenuassero i due primarii capi
metta il centuplo del capitale impiegato. del commercio e del lucro. La esplorata cagione di
Continuando i nemici della Spagna a tenersi in questo danno era nell’impunità de’ ladri, e stava que-
sulla Corsica, e minacciandosi da Dragutte e da Ferdi- sta impunità per la facilità di sottrarsi alla più sollecita
nando Sanseverino, marchese di Salerno e comandan- persecuzione passando da una in altra giurisdizione, e
te delle galee francesi, il Castellaragonese, il V. R. per la protezione che otteneano dai signori delle re-
provvide così come poteva, e vi mandava dentro il go- gioni ospitali, già che a questi, se non fosse preesistito
vernatore del Logudoro Antonio Bellit con ducento il patto di reciproca estradizione, saria paruto non so-
sassaresi, cento galluresi, altrettanti sorsinchi, e le mili- lo di aver delusa la fiducia di quelli che eransi racco-
zie anglonesi. Il Bellit era stato nel 1544 governatore mandati alla loro benignità; ma pure di aver confessato
di quella rocca, avea restaurato i suoi propugnacoli, e una vera dipendenza, cedendoli alle richieste. Il Re con-
operato con molto valore e senno per vietare allo stes- sultato su questo particolare pose pene gravissime, e di-
so Dragutte di scendere su’ lidi del suo territorio. Vedi rò meglio crudeli, a tutti i rubatori, pene che subirono i
Tola, Diz. Biogr., art. Bellit. Intanto Pietro Aimerich e più meschini e i meno colpevoli.
Francesco Casalabria con alcuni squadroni di cavalle- Nell’anno 1561 gli ottomani, che da tanto tempo
ria nazionale proteggeano le spiaggie della Gallura, e minacciavano la rocca del Frisano (Castellaragone-
virilmente ostavano ai francesi, che, venuti sopra sette se), sperando di sorprendere quei cittadini, vi rivol-
galere nel porto Figari, volean occuparlo. sero nelle tenebre della notte una squadra di nove
Nell’anno 1555, quando la flotta ottomana ricom- galere, e mandaron in terra ottocento uomini in sette
parve contro Calvi e Bastia di Corsica, i timori d’una schiere sotto altrettante bandiere. Guidati da qualche
invasione si ridestavano fra’ sardi della provincia set- rinnegato ben conoscente del luogo salirono alla ci-
tentrionale, ed il Bellit studiava nuovamente ai più si- ma del colle appiè delle torri, e già scalavano le mura
curi mezzi di difesa, munendo con valido presidio il quando furono riconosciuti. Per poco i presidiarii
Castellaragonese e i luoghi marittimi del Logudoro, operarono soli a rispingere da’ merli i più arditi che
mentre il Cariga, uomo di molta virtù, seguito dalla vi si affacciavano, perciocché sovvenivano i cittadini
cavalleria di Sassari, e da altre milizie logudoresi, anda- con le armi e in gran numero. In questa contenzione
va prima in Sorso, sul quale parea aver disegni il nemi- essendosi rischiarato il cielo orientale, il duce degli
co, poscia in Ploaghe, e quindi in Oskeri, cambiando infedeli, disperando dell’impresa, fe’ suonare la riti-
positura, secondo i movimenti che sapea della flotta rata. Ma non discese insino al lido senza altro danno,
nemica, per poter soccorrere opportunamente o al perché i Castellani, animandosi gli uni gli altri, sboc-
Bellit che guardava il littorale del Logudoro, o al Casa- carono dalla porta e precipitando alle spalle dei barba-
labria che con le schiere galluresi proteggeva i lidi da ri, sparsero de’ loro corpi la pendice e le falde del col-
Terranova ad Orosei, o alle genti che difendeano i por- le, e insanguinaron il mare con le ferite di coloro che
ti dello stretto, dove era forse il suddetto Aimerich. Ma ricingeano e sospingeano la calca. Così i maometta-
gli ottomani vedendo tanta vigilanza, e timidi delle ca- ni, presentatisi vendicatori di quei loro connazionali
vallerie, non osarono approdare in nessuna parte. che nel 1528 insieme co’ francesi avean mosso l’as-
Nell’anno 1557 il viceré Alvaro de Madrigal co- salto notturno allo stesso castello, patirono dal valo-
nosciute le pratiche, che i francesi aveano nella Gal- re de’ frisanesi egual onta e danno.
lura con Lorenzo Giuda, uomo criminosissimo, fa- Si è potuto vedere da quello, che abbiam notato
moso ladrone, e terribile grassatore, comandava ad sotto il 1543 lo stato della Sardegna in tutti i rispetti,
Antonio Buchicara di Castellaragonese che ad ogni quale l’abbiam dedotto dalle carte del parlamento ce-
modo cogliesse quel traditore. Il Buchicara, che avea lebratosi nell’istesso anno, stato di estrema miseria e
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di profonda abbiezione. Se duravano quelle condizio- coccole del lentisco, e che tuttora in alcuni luoghi in
ni i popoli si sarebbero imbrutiti, e la nazione sareb- un con lo strutto supplisce all’olio d’olivo.
besi finalmente spenta: ma era altrimenti ne’ destini. Un’altra fonte di ricchezza si vide poco dopo ria-
Iddio già convertivasi in sua benignità verso le genti perta nella ripigliata pesca de’ tonni, stata intermes-
sarde, e dalla sua influenza era il dolore, che ne’ suin- sa, come pare, dopo che per le continue aggressioni
dicati comizii significarono gli ottimati, de’ gravissimi de’ saraceni delle Baleari, della Spagna e dell’Africa
mali, che opprimevano la patria, la reazione che si le spiaggie occidentali dell’isola restarono desolate. Si
manifestò validissima a vincerli, e la sollecitudine alla stabilivano successivamente anche nelle sponde del
ristaurazione delle cose. Fra i molti voti che si udirono Logudoro varie officine, in Calagostina presso Ca-
allora proferiti in quell’assemblea, quello della istru- stelsardo, in Perdas de fogu sul littorale di Sorso, e
zione religiosa e umana fu il primo ad aver effetto, nelle Saline non lungi dal promontorio Falcone, con
non già per provvidenza del governo, che a nulla me- lucro proporzionato alla copiosissima cattura. Si vol-
no badava, che a bonificare il destino de’ sardi e rial- le accrescerne il numero e formarne altre, una nel
zarli dall’infimo luogo, dove l’incivile reggimento ara- Porto-ferro, l’altra nel Trabuccato; dove però non
gonese aveali degradati; ma per la patria carità d’un continuarono le opere, perché non vi passavano che
illustre cittadino sassarese, Alessio Fontana, già segre- rari animali spiccatisi dall’armento.
taro di Carlo V, e maestro ragioniere in Sardegna, il Già declinante alla fine il decim’anno dall’ultima
quale nel desìo di migliorar le sorti della patria, primo sessione, il V. R. Madrigal chiamava in Cagliari a par-
invitava in Sardegna i chierici regolari del Lojola, e lamento gli stamentarii per rinnovare l’offerta del do-
con le sue ricchezze fondava per essi in Sassari una ca- nativo. I sassaresi, che dopo le patite ripulse non avea-
sa, e la dotava sufficientemente. Quei religiosi chia- no disperato di arrivare all’intento, e vedere onorata la
mavano alle loro scuole nel 1562 la gioventù per lo loro città dalla riunione degli ordini del regno, diede-
studio delle lettere umane e per le discipline filosofi- ro nel mandato al loro sindaco, che reiterando le già
che e teologiche; e sopra questo, dando opera alla pre- presentate e non accettate ragioni, reiterasse la do-
dicazione ed alla direzione delle anime, furono i primi manda perché i comizii fossero celebrati anche in Sas-
che prendessero a rilevar i popoli dal miserabilissimo sari. Confidati nel favore degli altri logudoresi augura-
loro degradamento, spandendo la dottrina negli ani- vansi che per la maggioranza di questi nello stamento
mi e ingentilendo i cuori con le virtù cristiane. farebbero passar la domanda a nome di tutto l’ordine:
Apparve indi a non molto anche il progresso ma- ma come si fece la proposta, sorse a contraddire il pre-
teriale per lo zelo de’ cittadini di Sassari, i quali co- sidente, o la prima voce che diceano dello stamento
minciarono a praticare la cultura de’ gelsi e degli oli- civile, che era il sindaco del municipio di Cagliari,
vi. Si educarono i bachi, la seta fu riconosciuta di dannando l’arroganza che era nella pretensione d’un
non ordinaria bontà, e parte si pose in opera, parte privilegio, che in tutti i regni della monarchia e in tut-
si diede grezza al commercio. Sarebbesi questa indu- ti gli altri stati, dove era una congenere costituzione
stria più ampliata con grande incremento di lucro, politica, era esclusivamente della città capitale e domi-
se fosse stata incoraggiata dal governo, e se più mol- nante, e rammentando i due rescritti regii, con i quali
te mani avessero lavorato, e una maggior perizia del- era stata disapprovata la novità, che nell’inspirazione
l’arte avesse saputo dar maggior pregio a’ tessuti. In de’ sassaresi, tentarono i viceré Mendoça e Rebolledo,
sugli estremi giorni del governo spagnuolo erano an- e ordinata nel castello di Cagliari la general congrega-
cora, come impariamo dal baron Manno, alcuni te- zione degli stamenti.
lai per stoffe di seta. Nell’anno 1569 fu tanta sterilezza, che a molti co-
Più fervida fu l’opera per gli olivi, e tutto il circonda- loni mancarono pure i semi: però giacquero inarati
rio di Sassari a un miglio di raggio ne fu inarborato, molti campi, e nella scarsezza delle messi nel 1570 ag-
formatasi una amplissima selva. I sassaresi furono emu- gravandosi sempre più l’annona, crebbe più dura la
lati dagli algheresi, da’ bosinchi e da’ cuglieritani; e so- fame, e furono i popoli funestati da una gran mortali-
pra grandi aree vegetarono rigogliosi gli ingentiliti oli- tà. Provvidesi perché con grani esteri si empissero i
vastri, che sterpavansi da tutte parti. Crebbe d’anno solchi, e favorendo il cielo spiegavasi una lussuriantis-
in anno la copia dei frutti, diminuissi a grado a grado sima vegetazione, e raccoglievansi copiosissimi frutti
l’annualità per gli olii che la Sardegna pagava alla Li- negli anni 1571-72-73: ma non essendo alcuna do-
guria e alle Baleari, poi si venne allo zero, e quindi co- manda da paesi d’oltre mare, il colono non ebbe con
minciò a ridondar da’ bisogni interni un superfluo, che empiere il vuoto aperto nella precedente scarsità.
che diede un lucro sempre più considerevole. Nell’anno 1573 riaprivasi il parlamento sotto la
Pare ad alcuni siffatta coltivazione primieramente presidenza del V. R. Coloma, e primeggiavano, nel-
introdotta nella Sardegna intorno a questi tempi; tut- l’ordine ecclesiastico Michele Januyez arcivescovo di
tavolta si può dimostrare di non pochi secoli più anti- Sassari, nel militare il conte di Villassor, e nel civile
ca, e che almeno quando i Doria, e altri genovesi, do- Alessio Nin primo consigliere del municipio di Ca-
minavano nel Logudoro, era questa specie curata con gliari. Tra’ primi che si presentarono a’ provvisori de’
tutta diligenza. L’oliveto che ancora sussiste in sul col- gravami, e portarono querele contro i ministri del
le di Casteldoria è senza dubbio di quell’epoca. Non Re, fu il procuratore sassarese, il quale accusavali di
piaceva a tutti i sardi il liquido, che spremeasi dalle aver violato il privilegio del proominato, come diceasi
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il giudizio de’ probi uomini nelle cause de’ cittadini; arme, che erano state proibite agli altri regnicoli; si
però che senza il parere de’ consoli e de’ probi uomi- compissero gli incominciati baluardi; si restaurassero
ni, avessero osato condannare all’esilio un omicida. le muraglie già in alcuni luoghi corrotte; si aprissero
Lo stesso privilegio del proominato riclamavasi dal le fosse; e si piantassero i valli nella parte dove la cit-
deputato degli algheresi, sebbene con modificazione tà posava sulla terra: rammentando per persuadere il
per il caso che alcuni, o tutti i proomini fossero so- governo a questa concessione la generosa concorren-
spetti. za del comune alla costruzione delle mura e alla
Venendosi alle petizioni, surse il sindaco di Sassari compra delle artiglierie.
e fece varie proposizioni, delle quali alcune saggie e La fortuna delle dimande de’ logudoresi in quello
dettate da un buono spirito, che riguardavano il bene che esse erano, o pareano, contrarie alla dignità della
universale del regno, e portavano che i bargelli o bar- capitale, ed all’interesse de’ grandi baroni, che vi sog-
rancelli dovessero sostenere i malfattori e banditi; che giornavano, già sarà stata preveduta da chi ritenne
ad atterrire da’ furti si infliggessero pene corporali; e ciò che in altro luogo abbiamo accennato, quanto
che per impedire l’estrazione del danaro, che faceasi questi signori fossero potenti nella corte di Madrid, e
ogni dì più raro, mentre i regnicoli compravan dagli quanto più giovasse al governo in compiacendo a
stranieri più che vendessero, si accrescesse il valore questi mantener le cose nell’ordine antico. Dopo que-
delle monete nell’oro e nell’argento, e fossero i baroni sto tempo furon accusati i sassaresi di voler il dissidio
comandati di soggiornare nel regno, premonendoli e lo scisma della nazione in due diversi stati; e si lo-
nella prammatica da esser per ciò pubblicata, che i darono gli stranieri di Cagliari, come sostenitori della
redditi degli assenti sariano versati nel fisco. Fatto che unità nazionale; sebbene a chi vede ben addentro
ebbe queste proposte domandava per l’utile partico- nell’animo degli uni e degli altri non apparisca molto
lare del suo municipio, e nell’intedimento di dividere da condannare ne’ sassaresi e da approvare negli ara-
con i coloni di Cagliari l’onore del primato politico, gonesi di Cagliari, essendo in quelli il pensiero di
per finire poscia in miglior tempo ad averlo intero, esaltarsi alla dignità, che credeano meritare emanci-
rappresentava che essendo il regno diviso in due Capi, pandosi dal governo di Cagliari, e solo restando sog-
e per il maggior numero delle cause civili e criminali, getti al supremo di Madrid; in quelli il pensiero su-
essendo più necessaria nel Logudoro, che nelle pro- perbo di dominare sopra tutta l’isola.
vincie meridionali, la presenza de’ magistrati di auto- In questo tempo la popolazione sarda era così sce-
rità sovrana, però dovesse il V. R. e la Reale Udienza mata, che forse da tutte le parti del regno non si potea
risiedere un triennio in Sassari e un altro in Cagliari; comporre la somma di 250 mila anime. Nel Logudo-
e che a togliere i gravami, che la sua città avea patito ro, Sassari avea famiglie 2500 e anime 15000, Alghe-
ne’ parlamenti, perché questi erano stati tutti celebra- ro famiglie 411, anime 2466, Castellaragonese fami-
ti in Cagliari, e sempre cagliaritani destinati agli uffi- glie 116, anime 696, Bosa famiglie 650, anime 2680.
cii comiziarii; però quindi in poi le assemblee nazio- Nell’anno 1582 la Villanuova di Monteleone fu
nali si alternassero in Cagliari e in Sassari, e fosse invasa da’ corsari barbereschi guidativi, come si dee
dato il diritto della precedenza e degli ufficii a’ citta- supporre da qualche sardo rinnegato. Si notò sola-
dini della città, dove si tenesse il parlamento; sog- mente dal Fara il saccheggio delle case: ma certa-
giungendo, a coonestare la domanda di questa equità mente si dovette deplorare perdita maggiore in quel-
e scambievolezza, che delle due parti, in cui era divi- li, che non poterono con la fuga sottrarsi alle catene
so il regno, una non era superiore, l’altra inferiore. della schiavitù.
Ma poi uscendo dalla moderazione, in cui erasi soste- Filippo II avea già da molto provveduto alla difesa
nuto sul principio dell’eguaglianza dei diritti, do- delle principali città del regno, e prima mandati buo-
mandava che nella mancanza del V. R. facesse le sue ni artefici sotto alcuni periti ingegneri a compire la
veci, e presiedesse al regno, non il governator di Ca- costruzione delle fortificazioni militari disegnate e in-
gliari, ma quello del Logudoro. cominciate sotto l’impero di suo padre, e poscia desti-
Fu questa volta una maravigliosa unanimità ne’ nato alle primarie rocche di Cagliari e Alghero perso-
procuratori delle città logudoresi col sindaco di Sas- ne perite della guerra con una grandissima quantità
sari, conclamando insieme che si osservasse la divi- d’armi offensive e difensive: ma vedendo che questi
sione de’ Capi, né per commercio, o per compra di armamenti, i quali potean servire in una tenzone con
sorta, entrassero i cagliaresi senza beneplacito de’ logu- altre potenze, non aveano utilità contro i barbereschi,
doresi nella loro provincia, né valesse invece la licenza i quali inaspettatamente approdando a’ seni indifesi, si
del Viceré. Tuttavolta modificarono alcune domande, gettavano sopra gl’imprudenti coloni delle terre aper-
che poteano parere troppo arroganti; e rispettiva- te, pensò al modo d’impedire l’accesso a quei ladroni,
mente al successore del V. R. proposero che nella di e ordinò si edificassero valide torri in tutto il circuito
lui mancanza presiedesse al regno il governator del dell’isola, in su’ luoghi, dove gli africani poteano
capo, donde egli s’imbarcasse. sbarcare, e in quelli principalmente dove solevano
Tra le suppliche particolari de’ procuratori delle soffermarsi. Per provvedere alla loro costruzione ed
città logudoresi è a essere considerata la petizione alla munizione il V. R. convocava per ordine sovrano
dell’Algherese, perché fosse lecito a’ suoi cittadini in parlamento straordinario gli ordini del regno, e
esposti ognora agli assalti degli africani, portar quelle presentandosi a’ medesimi radunati addì 25 dicembre
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nel real castello di Cagliari notificava la proposizione mezzi; dimostrò la necessità d’una prontissima restau-
del Re, e li invitava a proporre con quai mezzi si po- razione, essendo quella la rocca più importante del
trebbero effettuare quelle necessarie difese. Gli sta- Logudoro; e a facilitare queste restaurazioni supplicò
menti videro l’importanza di quelle fortificazioni, lo- fosse quella cittadinanza ne’ due prossimi anni fatta
darono la prudenza delle deliberazioni reali, e addì 27 immune dal pagamento del donativo; la qual grazia se
febbrajo del 1583 diedero il loro consenso perché fos- per minori infortunii era stata consentita al Castella-
se comandata una contribuzione. ragonese, a Urisè e a Cabras, che meno valeano in
Sorgea quest’anno infaustissimo alla città di Alghe- paragone d’Alghero, era una miglior ragione che fosse
ro per una mortalissima pestilenza, che da’ primi suoi conceduta al suo municipio; quindi allo stesso inten-
mesi cominciò a serpeggiarvi. Come il V. R. conobbe dimento di riempir prestamente la città di nuovi abi-
la sventura di quei cittadini corse frettolosamente nel tatori domandò che il governatore del Logudoro, e gli
Logudoro, e si pose in Sassari per potere con buon ef- assessori della real governazione, lasciata Sassari, venis-
fetto studiare a preservar da quel malore gli altri po- sero a risiedere in Alghero; e i cavalieri ed ottimati che
poli, e spegnerlo nel luogo, donde fortunatamente vi erano nati si obbligassero a stanziarvi; e finalmente
non erasi diffuso. La città infetta fu con acceleratissi- perché quelli che vi si vorrebbero stabilire non fossero
mo lavoro circonvallata dalla parte di terra, e nel me- trattenuti dal vantaggio delle immunità che godevano
desimo tempo bloccata dalla parte di mare, perché soggiornando in un altro municipio, proferiva que-
quelli che volendo evadere e salvarsi ne’ paesi circovi- st’altra petizione che i privilegii conceduti e da conce-
cini erano stati risospinti dentro le mura, non tentas- dersi a Cagliari e a Sassari tutti si intendessero estesi
sero di emigrare su’ burchi nelle prossime sponde. anche ad Alghero.
Concorrendo alle spese le altre città del Logudoro Dunque mentre Sassari contendeva di rapir a Ca-
molte torme di cavalli furono disposte nel territorio gliari i superiori magistrati del regno, Alghero tenta-
della città, raddoppiate le guardie in su’ confini con va usurpare a Sassari l’onore di capoluogo di provin-
gli altri paesi, e così formati tre cordoni sanitarii, ed cia, e sorgeano competitori anche i cittadini di Bosa
erette tre barriere, che il contagio non poté trapassare. per l’organo del loro procuratore: se non che restrin-
Ma i miseri cittadini, comeché dal provvido go- gevano essi la loro domanda, promettendosi conten-
verno trattati con umanità e carità, e soccorsi con ti se il Governatore con i suoi assessori risiedesse
tutta sollecitudine, erano oppressi dal crudelissimo presso loro per quattro mesi, nel qual tempo si sa-
morbo; né Tiberio Angelerio, fisico quanto dotto, rebbe fatta la dovuta giustizia a quelli, che nelle cau-
tanto magnanimo, poteane reprimere e tutta estin- se di supplicazione non fossero potuti per difetto di
guere la mortifera forza in tutto il resto dell’anno mezzi andare, e soggiornare in Sassari.
1582, e in una parte dell’83. Per tanta pernicie di uo- La stessa appetenza di privilegi, che vedemmo ne’
mini, per le case che si erano distrutte a seppellirvi sassaresi ed algheresi, fu veduta ne’ bosinchi, i quali
sotto le rovine le robe infette, o che si erano bruciate desiderarono essere partecipi de’ diritti, che aveano i
per disinfettarle, apparve miserabilissimo l’aspetto cagliaritani, e mandarono al loro procuratore di far-
della città a quelli che la rividero quando furon ri- ne la richiesta: il quale adempito che ebbe al suo
aperte le comunicazioni. Non era però subito dopo mandato in quest’articolo, proponeva altre due sup-
cessata la mortalità che si togliea il cordone; sì bene pliche; che i soli nativi di Bosa fossero nominati a’
molto più tardi per prudentissimo consiglio del V. canonicati della loro cattedrale; secondariamente che
R. quando i semi del contagio per sentenza de’ me- si togliesse la proibizione supplicata nel superior par-
dici parvero totalmente estinti. lamento a’ non sudditi di raccogliere il corallo nel
Nello stesso anno 1593 addì 30 giugno rientrava- loro mare, per esserne venuto alla città grave danno,
no gli stamentarii all’ordinario parlamento nel real in luogo de’ vantaggi che aveano sperato.
castello di Cagliari; e vi compariva dopo le più accu- Le domande degli algheresi e de’ bosani in ciò che
rate purificazioni il sindaco d’Alghero. Questi attira- toccavano Sassari non passarono senza contraddizione
va a sé la universale attenzione, e in questa pronunzia- del sindaco di quella città, Cornelio Sassu, dal quale
va le sue petizioni in favore del desolato municipio. poiché furono repulse tali pretensioni, si proponevano
Rammemorò l’animo con cui quel popolo era con- i capitoli, che era stato incaricato di proporre. Tra
corso con gli altri più devoti al servigio del Re ne’ do- questi non mancava quella petizione tante volte fat-
nativi ordinarii e straordinarii; la spontaneità con cui ta, che il V. R. risiedesse in Sassari o per tutto il tem-
avea contribuito per la edificazione delle muraglie e po o altrettanto quanto in Cagliari, soggiungendo
de’ baluardi, per la compra de’ cannoni, e per la co- esser convenientissimo che le maggiori podestà co-
struzione delle torri nel littorale del suo territorio: per abitassero nello stesso luogo, e la suprema autorità
i quali dispendii avea onerato l’azienda comunale politica e giudiziaria sedesse presso gli inquisitori del
dell’egregia somma di lire sarde centocinquantamila: regno; e quindi dicendo grandemente necessaria la
rammemorò lo zelo con cui aveano i suoi cittadini presenza del governo nel Logudoro, perché era que-
offerto il loro sangue e la vita in molte occasioni per sta una provincia più importante e i suoi uomini
il Sovrano; rappresentò poscia le deplorabili condizio- bellicosi!! Ma siccome prevedeano che quella propo-
ni de’ medesimi ridotti a pochissimi per i continui fu- sizione sarebbe stata ributtata come le altre volte; pe-
nerali in più di sedici mesi, esausti di forze e sforniti di rò il Sassu domandava, secondo le sue istruzioni, che
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almeno i dottori della Reale Udienza fossero sassaresi nella sua città presso i chierici regolari del Lojola l’inse-
o logudoresi. Fu questa la prima volta che nelle peti- gnamento delle lettere, della filosofia, e in alcuni anni
zioni de’ procuratori di Sassari fu da tutti veduta una quello ancora della teologia, con gran giovamento de’
immoderata ambizione, una esagerazione ridevole, giovani della città, della provincia, e delle altre parti
ed una arroganza ingiuriosa. del regno, si desse autorità all’arcivescovo e vicario ca-
Forse a queste accuse aggiungevasi l’altra dello sna- pitolare, e al rettore del collegio, di conferire agli stu-
turamento delle cose, se cosiffatto snaturamento fu diosi gli onori del baccalaureato, prolitato e dottorato
veduto nella qualità di bellicosi, la quale così fu attri- nella filosofia e nella teologia; dopo che ritornò alle
buita a’ logudoresi, che si intese tacitamente negata parole d’orgoglio, sopra la maggior dignità e prome-
agli altri popoli, anche agli arboresi, la gloria de’ quali renza della sua città a essere l’Atene sarda, ripetendo
nella recente memoria delle ostinatissime contenzioni quanto avea già predicato del miglior cielo, delle ac-
con la potenza aragonese era ancora vivissima. Vera- que più salubri, de’ giardini più deliziosi, de’ prati più
mente che a questo nome di onore, e solamente ap- ameni, delle vigne più dilettose, dove stanchi i giovani
propriato a uomini di generosa e maschia virtù, e di dallo studio potrebbero ricrear l’animo, dell’abbon-
animo impavido nell’aspetto della morte, non altra danza più copiosa delle cose necessarie al vitto, e final-
idea rispondesse che quella di gente precipitevole alle mente della giocondità delle compagnie per uomini
vendette, ladra, grassatrice, consta da ciò che non per più sollazzevoli; soggiungendo, alla sazietà de’ non be-
altro si domandava stabilito nel Logudoro il tribunale nigni uditori, che potea Sassari riputarsi e dirsi felicis-
supremo, che per punire que’ bellicosi di nuovo gene- simo seminario per tutto il regno e di letterati insigni,
re. Almeno ne’ loro delitti si fosse veduta una forza e di scienziati profondi, e di oratori eloquenti.
d’animo: se non che bisogna confessare che le atrocis- Proseguendo poscia sullo stesso punto, rappresentò
sime offese erano più spesso operate non nella luce le gravi spese, che doveansi patire da’ regnicoli che an-
del giorno, non in campo aperto, non a faccia a fac- davano o in Ispagna o in Italia a studiarvi l’uno e l’al-
cia, non da armato contro armato e in parità di altre tro diritto e le scienze della salute; e quindi per il me-
condizioni; sì bene tra le macchie o dietro un annoso glio dell’economia domestica, e per facilitare a’ giovani
tronco, e sul fianco o sulle spalle degli inermi o im- di molto ingegno e di poche fortune queste cognizioni
prudenti. Ma finalmente ne’ lumi di una miglior mo- necessariissime alla società, proponeva che del danaro,
rale, e mentre la ragione prevale sopra l’immaginazio- che nel parlamento si destinava a opere di pubblica
ne, gli antichi giudizi, e per gran tempo dominanti, utilità, si deducesse quella quantità, il cui annuo frutto
sono caduti, i fatti si qualificano secondo quel che so- fosse sufficiente alla mercede di sei dottori, che legges-
no, e la codardia non più si loda come valore. sero le principali parti della medicina, e di una ed altra
Di miglior natura furono le altre domande del giurisprudenza: e se non si potesse, per bisogni più ur-
Sassu, e dovrebbesi molta lode a’ committenti, se il genti, distrar nessuna parte da quella somma, fosse il
loro commissario non avesse mostrato in alcune la Pontefice supplicato perché dalle prebende si desumes-
già notata ambizione, esagerazione ed arroganza. se quanto si stimasse esser all’uopo significato, come
Propose adunque che le monete erose si spaccias- allora si facea nella Toscana e in altri stati italiani.
sero in tutto il regno a uno stesso valore, perché i Se queste proposte de’ sassaresi per lo stabilimen-
mercanti girovaghi (sassaresi) non patissero perdita: to degli studii maggiori furono volentieri udite da
che col denaro del parlamento si purgasse il Porto- tutti gli stamentarii, fatta eccezione de’ soli cagliari-
torre dalle alghe, con cui le onde lo aveano infarcito, tani, a’ quali dispiaceva il favore con cui era riguar-
perché sarebbe allora più frequentato, e rinatovi il dato lo zelo patrio de’ medesimi dagli altri membri
commercio vi si ristabilirebbe il popolo: che si con- dell’adunanza, e l’onore che essi aveano dell’iniziati-
sentisse al municipio una università di studii con la va a una istituzione di tutta utilità, e la pretesa che si
facoltà di conferir la laurea, e se gli procurassero dal facesse in loro casa l’insegnamento superiore; con
Sovrano Pontefice que’ privilegii, de’ quali l’apostoli- niente minor compiacenza, e con il solenne applau-
ca autorità aveva adornate quelle città di Spagna e so dell’approvazione, si accolse l’altra sua proposizio-
Italia, dove era stata istituita la disciplina delle scien- ne sopra i benefizii ecclesiastici, domandando si sup-
ze: sul qual articolo prevenendo la competenza degli plicasse il Re perché non nominasse alle dignità
emoli, soggiungeva parole di gran superbia, dicendo ecclesiastiche altri che i nativi del regno, e il Papa
Sassari sopra le altre città del regno degnissima di ta- perché questi solamente provvedesse di beneficii; sul
li privilegii, siccome quella che era più comoda a so- quale proposito, non considerata l’iniquità che esi-
stentar gli studenti, più salubre al soggiorno, e più stea per il nessun compenso che gli uomini del clero
favorevole alle operazioni metafisiche. sardo poteano avere negli altri paesi della monarchia,
Che in queste jattanze fosse implicito il disprezzo nel diritto pubblico, de’ quali era la esclusione dei
della città dominante, e che nel dolore per l’offesa si forestieri, produsse sola la ragione dell’incoraggia-
renderebbero più animosi quei potentissimi emoli mento della gioventù nelle scienze religiose.
contro le loro pretensioni, ben intendealo il procura- Il gabinetto di Madrid fu poco benigno a queste e
tore di Sassari: epperò prevedendo il probabilissimo ca- ad altre suppliche, e per le contraddizioni che si facea-
so, che il detto supplicato privilegio fosse negato per ra- no da molti del parlamento sopra certi articoli, e per
gioni di economia, proponeva che essendo già stabilito la massima di non restringere l’arbitrio del governo in
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tanti altri, o si rigettarono con assoluta negativa, o si Si trascorreva anche in peggio nella sempre cre-
sorpassarono con vane formole le petizioni più favo- scente concitazione degli animi, e nell’anno sunnota-
reggiate da’ rappresentanti della nazione. to 1592 l’arcivescovo torritano Antonio de Lorca, ri-
Se nella revisione delle carte di questo parlamerto conosceva i diritti e la dignità di Primate nel pisano,
esplori la condizione de’ popoli logudoresi, la rico- mentre contro costui per questa causa litigavano pres-
noscerai calamitosissima dalle querele del sindaco al- so la curia romana i procuratori della chiesa caralense.
gherese, e da quelle ancora da’ procuratori di Bosa e Questo mal passo, dal quale era stato irritatissimo
di Castelsardo. E se in quest’ultimo luogo eran i cit- il clero di Cagliari, nocque non poco a’ sassaresi nel-
tadini venuti a tanta inopia, che da alcuni anni non l’opinione pubblica. Imperocché se studiando a otte-
avean potuto dare la loro quota per il donativo, che nere che nella loro città fosse costituita l’autorità del-
si dovrà pensare della miseria de’ villici? l’imperio potean parere di operare per il sentimento
Intanto gli odii tra Cagliari e Sassari cresceano più della nazionalità, e per amore della dignità e felicità
accaniti e ingiuriosi, non soffrendo i castellani di Ca- de’ popoli sardi, quando poi vollero rapire all’arcive-
gliari nella superbia, che prendeano per la loro atti- scovo di Cagliari quella dignità, che egli in conten-
nenza al popolo dominatore, che i sassaresi levassero i zione giuridica travagliavasi a rivendicare dall’usurpa-
pensieri sopra la propria condizione; e questi che fos- zione dell’arcivescovo pisano, allora parvero operare
sero contraddetti in tutte le proposte che erano al per odio eccessivo e per invidia; e però intesero mol-
vantaggio e all’onore della nazione, e tenuti con gli al- to più alienati da sé gli animi, già non poco avversi,
tri sardi in conto di iloti. L’universale sdegnoso mor- anche de’ logudoresi e de’ galluresi, e cresciuto il fa-
moramento delle contrarie fazioni si rinforzava per i vore a’ cagliaritani.
clamori che più sonori che mai, nel 1592, sorgeano Nell’anno 1597 vennero contro il Castellaragonese
dagli uomini delle due chiese, i quali illusi da false quattordici navi francesi, e si tentò con molta gente
opinioni faceansi lecite in un falso zelo tali maniere, un assalto. Concorsero armati tutti i cittadini sopra le
che pajano molto aliene dalla carità evangelica. mura nella sommità del monte, alla qual sola parte si
Questa dissensione fra gli ecclesiastici delle due poteano appressare gli aggressori, e nei ferventissimi
diocesi era già cominciata da più che un mezzo seco- studii della offesa e della difesa infuriando gli uni e gli
lo e manifestatasi al pubblico nel parlamento del altri fremeva una pugna arrabbiata. Battuti i nemici
1541, nel quale il capitolo di Cagliari riclamava con- nel dar la scalata, e rigettati da’ castellani, presero a
tro l’arcivescovo torritano, che per un breve surrepito lanciare certi artificii igniferi per fugarli da’ merli; tut-
al sommo Pontefice avesse già da due anni comincia- tavolta non entrava il terrore in quegli animi, e l’azio-
to a far uso del Gonfalone, e accusandolo d’usurpa- ne degli oppugnatori fu minore della reazione de’
zione alla chiesa cagliaritana, supplicava il V. R. pre- propugnatori, che tra quella tempesta di fuoco persi-
sidente perché gliel vietasse. stettero sulla muraglia immobili e impavidi. Il con-
Secondo l’asserzione dei ricorrenti era in questo dottiero francese ostinavasi a vincer la prova, e restau-
fatto contenuta un’ingiuria anche al sovrano, uno de’ rando e afforzando ognora con nuovi combattenti la
cui predecessori in sul declinare del secolo XIV dava pugna, fece molti sforzi a piantar sopra le mura il suo
quella sacra insegna, distinta delle sbarre e de’ colori vessillo. Ma finalmente dopo sei ore di tenzone, ve-
d’Aragona, all’arcivescovo di Cagliari incommendan- duto ne’ cittadini da’ gravi colpi ognora più crescen-
dogli insieme il titolo che egli avea ricevuto dal Papa, te il vigore, perdé la speranza, e levandosi dalla vana
quando era stato creato gonfaloniere della chiesa ro- impresa trasse con sé le misere reliquie de’ suoi. Non
mana in recognizione della sollecitudine, con la quale essendo molto a’ sardi che si fossero difesi con tanto
era accorso col suo esercito a salvezza e difesa della valore dal terribile assalto, uscirono alle offese, e rove-
città, e in monumento della felice impresa, della qua- sciando per quella precipitosissima pendice i mal capi-
le un’altra onorevolissima memoria poneasi dal Papa tati invasori, e menando a colpi mortali le spade fecero
nella chiesa di Laterano nella nave maggiore, dove, scorrere rivi di sangue al piano, e questo lo ingombra-
nella volta a sinistra di chi entra, furono dipinte le ar- rono di molta uccisione. Ivi il capitano de’ nemici vol-
mi del Re e de’ cavalieri degli stati insulari e conti- le rannodare gli sbarattati guerrieri e far fronte per po-
nentali, che erano andati con lui. ter con minor ignominia risalir su’ legni, ma colpito
Il governo prese parte in quest’affare del gonfalo- da un archibugio sardo cadeva senza vita. Non per-
ne; e il gonfalone dell’arcivescovo torritano con fre- tanto i francesi si restringean tra loro, e adoperando
quenti vicende scompariva e ricompariva, come si quanto era ancora in essi di virtù poteron portar seco
dimenticavano, o si rinnovavano i comandi. il di lui corpo, e ritirarsi su’ paliscalmi. La squadra,
Esasperandosi sempre più per tante disfatte gli contro la quale fulminava la batteria del castello, non
uomini del clero torritano, impotenti nell’ira si vol- indugiò sotto i colpi, e levate le ancore corse a ricove-
sero al nocumento degli emoli, e osaron negare che rarsi nel porto dell’Asinara; dove nel deserto lido po-
mai i pontefici cagliaritani avessero avuto in Sarde- neasi sotterra quel cadavere senza alcun monumento
gna il primato della religione; nel che fra tutti meri- del suo infelice valore.
tò assai male della chiesa sarda Gianfrancesco Fara, Nel 1602 un nuvolo di locuste trasportato dal
che abusava dell’ingegno a cancellare un onore, del vento africano coprì i campi sulcitani, donde si di-
quale erano chiarissimi gli argomenti. spersero nelle altre regioni del regno, e malefiche
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consumando le lussurianti messi fecero dolentissimi dovette il governo riscuotersi dalla sua apatia, e co-
gli agricoltori. Tanto detrimento conseguitavasi dalla mandare una spedizione. Il reggente della real cancel-
influenza d’un morbo contagioso. Risuonavano mi- leria, Giuseppe Demur, era mandato con tutta l’auto-
serevoli i lamenti delle madri per i figli estinti dalla rità per disperdere e punire quegli scellerati.
malignità delle vajuole; ferveva l’opera della morte Nell’anno 1612 la popolazione di Sassari per le ca-
in tutte parti; e per l’inedia e per questa lue era di restie, epidemie ed altre sciagure era già ridotta a tanto,
grandissimo numero scemata la popolazione. che non si poteano numerare dal visitator Carrillo più
In quest’anno i logudoresi, che eran coscritti in di 2800 anime. In tal vacuità si chiamarono forestieri,
alcuno de’ tre ordini del regno, andavano in Cagliari e questi di giorno in giorno accorrendo, e poi sempre
al parlamento, che vi si tenne sotto la presidenza del più crescendo sopra gli antichi coloni, avvenne che vi
V. R. conte d’Elba. cessasse l’uso della lingua nazionale, e cominciasse a
Nel 1603 comparivan armati in su’ mari sardi i parlarsi in altro, e tal dialetto, che manifesta corsi i no-
barbari di Algeri, e tentaron in varie spiagge di far velli popolatori. In questo tempo concorsero nel Logu-
bottino e schiavi. Accorsero i baroni con uomini scelti doro molte famiglie genovesi, e stabilitesi in Sassari,
fra’ loro vassalli, dove era pericolo, cavalcarono pure i Alghero e Bosa, vi fecero il commercio. Anche nella
miliziani de’ varii dipartimenti; e per la virtù di questi prossima terra di Sorso la popolazione fu restaurata
difensori, mancò l’impresa degli infedeli, i quali in con coloni della stessa provenienza, perché vi si sosti-
quanti luoghi approdarono gli ebbero sempre ovvii, e tuiva il nuovo dialetto alla lingua nazionale.
in nessun luogo poterono superarne la resistenza. La spedizione fatta contro i malviventi pare che non
Nel 1607 i nobili del Logudoro contro ciò che era facesse un grand’effetto, se dovevasi in questo anno
stato disposto in un capitolo delle corti del 1452, e istesso mandare con altre forze a perseguitarli D. Gaspa-
contro i rescritti sovrani, avuto il beneplacito del V. R. re di Castelvì. Il quale operando con più vigore, e cor-
si congregarono collegialmente in Sassari per trattare rendo indefessamente sulle loro traccie, non solo ne re-
di cose che essi dicevano molto importanti per il loro primeva l’audacia, ma quasi gli annientava. I sassaresi,
ordine e per il bene pubblico, e dopo le deliberazioni che dalle bande di quegli scellerati erano molto vessati,
deputarono loro sindaco a Madrid uno de’ primarii provvidero a se stessi co’ proprii mezzi, e avendo co-
gentiluomini della provincia, Stefano Manca. I caglia- scritte alcune compagnie, e queste divise in decurie, li
ritani non tacquero; e il Re disapprovando il fatto, travagliarono con asprissima guerra.
rinforzava con novello precetto le proibizioni di siffat- Mentre l’interno della provincia era infestato da
te congreghe, e addì 10 di maggio domandava ragio- queste masnade, le terre littorali si desolavano nelle
ne al V. R. di questa novità da lui permessa. continue incursioni de’ barbareschi, e però per una
La contenzione religiosa tra Sassari e Cagliari scal- gran zona in molte parti si inselvarono.
davasi vie maggiormente nel 1609 per altro ingiurioso Nel 1614 si convocarono a Cagliari gli ordini del
innovamento tentato da’ torritani. Questi che avean regno all’ordinario parlamento. Al quale essendo con-
già negato che la chiesa sarda avesse avuto una sede corsi tutti i nobili del Logudoro, e avvisandosi di po-
primaziale, e poi riconosciuto piuttosto in uno stra- ter nel numero de’ voti prevalere a’ gentiluomini della
niero, che nel cagliaritano, le prerogative del primato, parte cagliaritana, intavolarono il prediletto lor tema
con dispiacere del governo e degli altri popoli sardi, delle congreghe collegiali in Sassari, e vinsero il partito
persuadevano in quest’anno il loro arcivescovo An- perché a nome di tutto lo stamento militare si propo-
drea Bacallar, nativo di Cagliari, a prendersi il titolo, nesse che occorrendo negozii risguardanti il bene del-
nella cui competenza litigavano gli arcivescovo di Ca- l’ordine o pubblico, potessero gli stamenti del Capo,
gliari e di Pisa. Dunque il Bacallar avendo consultati, dove occorressero, riunirsi nel modo e nella forma di
e consenzienti i suoi suffraganei, aggiungea alla digni- consuetudine, deliberare e poi notificare a’ nobili del-
tà dell’antico il legittimo titolo di primate, e mandava l’altro Capo la deliberazione presa, perché questi si
a Roma un procuratore perché intervenendo nella lite adunassero, deliberassero e poi significassero le diverse
de’ suindicati competitori difendesse a lui il diritto di sentenze, e quanti concorsi nelle singole, da che i no-
quel nome, e della rispettiva autorità. Quando il Re bili proponenti intendessero che fosse da farsi secon-
seppe questo passo scrisse all’arcivescovo e a’ suoi pro- do il suffragio della pluralità.
vinciali perché rivocassero il mandato. La revoca fu Quindi si pose che, quando questa comunicazio-
scritta, e mandata dal Re al Pontefice. Ma il procura- ne fosse omessa, non si potessero le deliberazioni re-
tore, forse per occulte suggestioni, non volle desistere gistrare fra’ capitoli dello stamento, e i non interro-
dopo veduta la recessione dell’arcivescovo, e de’ vesco- gati non fossero tenuti a contribuire per le spese.
vi di sua parte, e con una pazza temerità protestò di Se questa proposizione, nella quale era molta ac-
voler continuare a sostenere i supposti diritti del torri- cortezza, fosse consentita, speravano i logudoresi ve-
tano a proprie sue spese. der abbassata l’alterigia de’ cagliaritani, che contrad-
Nel 1611 il celebre bandito Manuele Fiore del Lo- dicevan loro la facoltà di convenire nella capitale del
gudoro con una masnada di ladroni ed altri malviven- Logudoro, e pretendevano obbligarli alle deliberazio-
ti logudoresi infestava in barbara maniera non solo ni prese nelle loro particolari adunanze senza averli
questa provincia, ma ancora le altre regioni del regno. convocati e consultati. Il V. R. l’approvava, ma non
Era tanto lo scompiglio e il danno, che finalmente perciò i cagliaritani si dissero vinti, promettendosi
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che altrimenti anderebbe il negozio, quando i capito- le piazze e armando le milizie nazionali: ma il nemi-
li fossero presentati al gabinetto di Madrid. co non compariva sopra nessuna spiaggia.
Questi nell’anno seguente 1615 fecero vedere il Ridestavasi nell’anno 1619 la stessa fama, ma non
poco conto che facessero di quei capitoli, e colta si pativa né danno né timore, perché Filiberto Em-
un’occasione, si congregarono senza aver chiamato i manuele, terzogenito di Carlo Emmanuele duca di
logudoresi. Il V. R. offeso de’ loro modi superbi, Savoja, venuto con la flotta spagnuola, della quale
proibì la congrega se prima non avessero invitato gli era ammiraglio, sulle acque sarde a proteggere il re-
altri nobili del regno: non però vinse, perché inter- gno, li distornava dall’impresa. Il Principe veleggiò
posta per il sindaco dello stamento l’appellazione al poscia sopra Alghero, dove ricevuto con regii onori
Re, si ottenne la revoca dell’ordine viceregio, e si eb- da quei cittadini soffermavasi alcuni dì, dopo i quali
be riconfermato a’ gentiluomini domiciliati nel real salpava alla volta della capitale. Vedi il baron Man-
castello di Cagliari il diritto di congregarsi sempre- no, Storia di Sardegna, sotto l’anno 1619.
ché occorresse qualche importante negozio. In quella estate si raccogliea sulle aje una immen-
I logudoresi avendo veduto i militari di Cagliari sa messe, che però non accrebbe molto alla fortuna
unirsi in stamento, e non ricevuto alcun loro invito, e de’ cultori per il languente commercio.
stimando avere tutti e gli stessi diritti che quelli si arro- Nel 1620 gli ottomani sapendo le forze navali
gavano, cospirarono di fare altrettanto, e si radunarono della Spagna lontane da’ porti della Sardegna, la ri-
in forma di stamento. Il V. R., duca di Gandia, che guardarono un’altra volta minacciosamente; epperò
avea veduto mal volentieri l’assemblea de’ cagliaritani, il V. R. preparava le difese, e volendo confortare ad
fu men tollerante di questa, e intimò loro nel modo una eroica resistenza la virtù de’ regnicoli, faceva
più autorevole di ritirarsi senza indugio dalla illegitti- amplissime promesse di rimunerazioni e privilegii a’
ma sessione. Siccome tra i militari del Logudoro non capitani ed a’ miliziani.
erano uomini potenti e animosi a saper resistere, però Nel 1621 il V. R. d’ordine sovrano convocava a
la riunione si disciolse, e ritornò ciascuno in sua casa. un parlamento straordinario gli stamentarii, perché
Il trionfo de’ nobili di Cagliari comparve più splen- votassero il denaro necessario alla edificazione di al-
dido nel 1617, quando avendo ricorso contro il V. R. cune torri ne’ porti di s. Antioco e di s. Pietro.
che resisteva a riconoscer quel privilegio, e contro i Queste due isole già da gran tempo abbandonate
militari di Sassari che pretendeano adunarsi a consi- dagli abitatori per essere o ritiratisi nel prossimo conti-
glio in quella città, il Re rescrivea una nuova proibi- nente, o stati trasportati alla servitù degli infedeli, era-
zione a questi, e un nuovo comando al suo luogote- no frequentate da’ corsari barbareschi, che vi si ricove-
nente non vietasse a’ nobili di Cagliari di unirsi in ravano a riposare, e vi soggiornavano lungamente con
forma di stamento, quando si fosse offerto alcuno de’ quasi continua vessazione de’ sulcitani, e spesse inter-
casi preveduti da’ capitoli delle corti, sebbene non ruzioni delle commerciali corrispondenze tra Cagliari e
convocassero gli assenti. Il V. R. dovette accomodarsi i porti della Catalogna. A scemare questi danni e a sni-
alla volontà sovrana, e i logudoresi tacquero, ed aspet- darli da quei punti stimava il Re fosse abbastanza di
tarono tempi migliori a un nuovo tentativo. fortificarli. Ma gli ottimati, memori della proposta già
Tra la celebrazione di questo parlamento essendosi fatta nel parlamento del 1593 sotto la presidenza del
scoperti in Cagliari molti antichi avelli nel sepolcreto, conte Elda, rappresentavano come miglior partito la
che era nell’estremità della città ne’ secoli romani, sot- edificazione d’una squadra, la quale non solo tenesse
to il pavimento della basilica di s. Saturnino, edificata lontani da quei porti i ladroni africani, meglio che fa-
sulle fondamenta del primitivo tempio cristiano; ed cessero alcune torri, le quali poteano solo agire nel tiro
essendosi creduto che in essi, come è innegabile di del cannone; ma accorresse in altre parti, dove fosse
molti, fossero corpi santi di martiri e confessori depo- pericolo, a perseguitarli e combattere.
stivi in tempo ignoto, un maraviglioso studio si accese Il Re, che nella contenzione tra il clero cagliarita-
negli uomini religiosissimi di quell’età a frugare sotter- no e torritano era intervenuto, e avea proibito all’ar-
ra se trovassero titoli e altri indizii di santità; e questo civescovo di Sassari di usurpare il titolo di primate,
ardore si apprese principalmente ne’ cuori de’ sassaresi. avendo per le querele dell’altra parte inteso che que-
Scavarono questi nella dimessa cattedrale torritana, sti avealo riassunto, scriveva al suo luogotenente ed
posta essa pure nella necropoli dell’antica Torre, e furo- alla regia udienza, perché gli comandassero di depor-
no fortunati di rinvenire i corpi de’ ss. mm. Gavino, lo e cancellarlo dalle scritture, premonendolo che sa-
Proto e Gianuario. rebbero ributtate dal governo quelle sue lettere, nelle
Nel 1617 il nuovo V. R. conte di Eril approdava quali si fosse adornato di quel nome.
in Alghero, e trovando come le altri parti del regno, I logudoresi, che vedendo Filippo III contrario alle
così il Logudoro, infestato nel littorale da’ barbari, e loro pretese, e fermo a sostenere i privilegi de’ caglia-
nell’interne regioni da molte quadriglie di malviven- ritani, avean desistito dalle vane suppliche, quando
ti, rivolse i primi suoi pensieri a reprimere questi e a tra il parlamento seppero succedutogli Filippo IV, si
respingere i barbari. rianimarono nella speranza di trovar in questi più fa-
Nel 1618 essendosi saputo per molti avvisi che la vorevoli disposizioni, e supplicarono perché fosse lo-
flotta ottomanica verrebbe sopra la Sardegna, si ac- ro permesso di riunirsi nella città di Sassari e formar-
celerarono i possibili preparativi di difesa, munendo vi un distinto parlamento. Essendosi i cagliaritani
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opposti, la questione fu presentata agli uditori della le dottisime allegazioni del bravo patrocinatore, fece-
regia ruota, e questi, i più de’ quali pajono essere stati ro che il Re mantenesse l’ordine antico, e rescrivesse
uomini della fazione logudorese, senza nessun rispetto al suo luogotenente che per quanto non conveniva
a’ capitoli di corte ed a’ rescritti del Re, sentenziarono che militari logudoresi si unissero collegialmente,
ragionevole la petizione. Fu però effimera la letizia de’ però si continuasse a tener le adunanze nel luogo,
logudoresi per questa vittoria; imperocché essendo i dove il presidente del regno fosse di residenza, con
cagliaritani ricorsi al Re perché rivedesse il decreto l’intervento del governatore della provincia, o del re-
della sua udienza, questi dopo udito il parere del suo gio procuratore, e che innanzi tratto si notificasse al V.
consiglio, ordinava che niente si innovasse nelle con- R. la ragione della unione, perché questi o desse alla
gregazioni de’ militari cagliaritani, e si dovessero osser- medesima il suo consenso, o ne interrogasse l’oracolo
vare le cose che erano state fin allora osservate; quindi sovrano: tuttavolta dichiarava che quelli che non fos-
raccomandava al V. R. di ripetere a’ logudoresi le già sero convocati a tali assemblee particolari non si te-
fatte proibizioni di radunarsi in forma di stamento in- nessen obbligati a contribuire alcuna parte.
sistendo su quella massima, che tutti i militari del re- In quest’anno perseverando l’arcivescovo torrita-
gno non dovean fare che un sol corpo. no nell’usurpazione del titolo di primate, e volendo
Nell’anno 1624 ritornarono i logudoresi al parla- difendere il fatto e la sua persistenza dalle note d’in-
mento ordinario, e siccome aveansi conciliato il favore giuria e di ingiustizia, scrisse al Re per notificargli
di D. Giovanni Vivas viceré e presidente, così presero fondamenti del preteso diritto. Non pertanto questi
animo a riprodurre la petizione sempre rigettata dal ordinava a’ suoi ministri in Sardegna che operassero
gabinetto del Re. Pertanto si lamentarono del gravame secondo le norme prescritte; e ammoniva l’arcivesco-
patito nel 1615 per il divieto del V. R. duca di Gandia, vo che conformandosi a’ consigli del suo luogotenen-
di unirsi altra volta collegialmente; supplicarono di po- te, cancellasse dalle sue lettere il titolo di primate, e
ter godere del diritto, che credeano avere; e quindi ag- se credea buone le sue ragioni, quelle proponesse pur
giunsero quest’altro articolo, che le cose deliberate da in Roma a un giudice competente.
una parte dello stamento non si stimassero volontà co- Se nello studio di mantener la pace tra gli ecclesia-
mune, se a’ consigli non fosse convocata e intervenuta stici, e spegner l’ire, non tollerò il Sovrano le novità
la parte maggiore. Il Vivas, che sapea le disapprovazio- de’ sassaresi: né pure soffrì, che i cagliaritani si potes-
ni patite da’ suoi predecessori in ciò che aveano fatto sero mai valere di un breve pontificio, che in odio di
in questo punto secondo i voti de’ logudoresi, e ben quelli aveano surrepito, volendoli escludere da’ benefi-
intendea che dopo tanti passi fatti da’ ministri del Re cii della loro chiesa, e però commise al duca di Pastra-
contro le loro pretensioni, questi non torneriano in- na, suo legato presso la S. Sede, che rappresentasse al
dietro consentendo a ciò che avessero già per tante vol- Papa non interamente vera l’esposizione delle cose,
te ricusato, si asteneva dal sottoscrivere a questi capitoli per cui erasi ottenuta quella provvidenza, e insistesse
nessun favorevole decreto: tuttavolta volendo servire in sino a tanto che fossero rivocate le lettere apostoliche.
un tempo all’invidia de’ logudoresi contro i nobili di I sassaresi avean più volte supplicato, che a’ beneficii
Cagliari, e al suo odio contro quella aristocrazia, dalla della chiesa torrense non altri fossero nominati, che i
quale era pochissimo riputato, come di molto inferiore nativi della loro città; ma non avean nominatamente
alla loro altezza, però proponeva come il miglior consi- rigettato i cagliaritani, e non mostrandosi generosi
glio se la città di Oristano, comoda egualmente a’ lo- non si eran palesati maligni. Quel breve fu rivocato.
gudoresi e cagliaresi per la sua situazione in mezza la Nell’anno 1626 soggiacendo l’erario della monar-
lunghezza dell’isola, fosse designata a tenervi i comizii. chia a maggiori dispendii, che potesse sopportare, il
Così non si potrebbero dolere i cagliaritani, perché Re rivolgevasi a’ diversi regni del suo impero per aver
non avrebbero ottenuto il loro intento i sassaresi; non de’ sussidii, e faceane domanda agli stamenti sardi ra-
si dorrebbero i sassaresi, perché non avrebbero vinto i dunati in parlamento straordinario per il suo com-
cagliaritani. E ad inchinare a questa proposta il Re no- messario Luigi Blasco. Il Machin cittadino e vescovo
tava, che veramente dovean patire gran molestia i lo- d’Alghero, e capo dell’ordine ecclesiastico, fu esorta-
gudoresi, che erano la maggior parte dello stamento, tore, perché si offerisse per cinque anni l’annua som-
in un viaggio di sei giorni da Sassari a Cagliari; e che ma di scudi ottantamila agli stipendii di un terzo, co-
conseguitavano molte assurdità da questo che i caglia- me diceansi quei corpi di milizia che poi furono detti
ritani potessero unirsi in stamento, e poi obbligare, co- reggimenti; ed avendo tutti consentito fu aperta subi-
me condeliberanti e consenzienti gli altri, co’ quali non to una coscrizione, nominato maestro di campo Gi-
si era comunicato nel negozio. rolamo Torresani-Cervellon, e avviata la novella trup-
Consapevoli i cagliaritani di siffatta proposta, te- pa sopra il teatro della guerra, nella quale operò con
merono che il governo stanco delle incessanti istanze lodato valore per quattordici anni; già che il predetto
de’ logudoresi e delle continue loro riclamazioni, la sussidio, che era alle paghe di questa milizia, si pro-
gradisse; e sperando di stornare il colpo posero in lungava nel parlamento del 1630 ad altri dieci anni.
opera tutti i loro mezzi perché non si derogasse agli Senza questi che militarono nel terzo della Sarde-
antichi privilegii, e raccomandarono la causa a Lu- gna erano altri isolani sotto le bandiere reali, e Pietro
dovico Cassanate, celeberrimo avvocato nella regia Esgrecio di Sassari, sotto il cui comando erano venti-
curia di Madrid. Da una parte gli intrighi; dall’altra sei compagnie di fanti, movea nel medesimo tempo
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da Siviglia a Italia per combattere nella guerra di presa presso il V. R. Era ben meschino il vantaggio ot-
Lombardia. tenuto, se nel fatto per l’ultima clausola si annullava
In cotesto parlamento straordinario essendosi co- ciò che erasi sembrato concedere; non pertanto prima
mandata la recensione di tutto il popolo sardo per che ne giungesse loro il nunzio, la causa ricadeva sotto
fissare in modo equo le quote della contribuzione, gli occhi del patrono. Perché essendo stato quel real
furon trovate in Sassari famiglie 2777, in Alghero rescritto conosciuto dal sindaco dello stamento mili-
768, in Castellaragonese 303, in Bosa 937. tare, non ancora partito da Madrid, questi in faccia al
Nel 1627 i lidi della Sardegna erano infestati da’ Re riclamava con tanta forza contro tal provvedimen-
barbari, e i cittadini di Sassari ebbero a sentire gran to, che fu forza sopprimerlo, e nuovamente decretare
dolore per il saccheggio e la profanazione della basilica che le deliberazioni sopra le cose spettanti all’ordine
di s. Gavino. I maomettani vedendo il porto indifeso militare si facessero in Cagliari, come erasi fin qui
vi penetrarono, e avidi di preda, e concitati dal fanati- praticato, né dell’oggetto della sessione si dovesse pre-
smo corsero al poggio, dov’è quel tempio di antica re- monire il V. R. se mai fosse contro gravami che si pa-
ligione; e se nol distrussero dopo averlo in modi ne- tissero imposti da lui, o per altre cose che lo riguar-
fandi violato, fu per il timore della vendetta de’ sardi, dassero.
i quali, tolte quelle armi che vennero alla mano, preci- Dopo la bolla di Paolo V (12 febbrajo 1606), e il
pitarono al lido, ma non li poterono raggiungere. diploma di Filippo III (31 ottobre 1620) essendosi,
Nel 1629 per un nembo di locuste trasportate dalla forse nel 1626, aperta in Cagliari l’università degli stu-
terra africana nella sarda dal vento fu agli agricoli un dii, i sassaresi non volendo mancare de’ molti vantaggi
incalcolabile detrimento, e quindi a’ popoli una gravis- e dell’onore di tale stabilimento si accordarono a effet-
sima carestia. Tanta calamità, e la sopravvenuta mali- tuare con i loro mezzi quel che invano in altro tempo
gnità del vajuolo, dalla quale fu ridotta a pochissimi la avean proposto a farsi co’ denari del parlamento. Al
novella generazione, fecero annoverar quest’anno tra i dispendio si aveano allora i considerevoli fondi di Ga-
nefasti, e notarlo tra’ più infelici per la nazione. spare Vico, il quale nominando suoi eredi i padri della
Nel 1630 i militari logudoresi andarono al parla- compagnia di Gesù (anno 1606, 18 gennajo) avea loro
mento nel real castello di Cagliari, e poco dopo ri- imposto l’obbligo d’una separata amministrazione del
tornarono alle loro case, essendosi per la morte del patrimonio, perché quando da’ predii e da’ frutti capi-
Vayona V. R. e presidente de’ comizii, dovuto so- talizzati fosse annualmente provenuta una rendita suf-
spendere la sessione fino a che fosse nominato un al- ficiente per l’aumento delle cattedre, che già trovavansi
tro alla presidenza. erette nel loro collegio, fossero alle lezioni, che essi fa-
Nel 1632 il Prieto vescovo di Alghero fu autorizzato cevano, aggiunte le discipline legali e mediche, e que-
dal Re a continuare e finire il parlamento interrotto. ste distribuite in sei professori; e siccome quei frutti
I nobili del Logudoro a’ quali era gravissima l’in- non erano ancora nella prenotata quantità, però i con-
terdizione di fare quel che era permesso a’ baroni ca- soli del municipio offerivano di contribuire dalla borsa
gliaritani, che si poteano legittimamente e in forma comunale il necessario supplimento.
di stamento radunare, sollevarono l’abbattuta speranza Quando quei cittadini ebbero provveduto alla po-
di ottenere la ricognizione dello stesso diritto, quando tenza di fare, si volsero supplichevoli al Re per la fa-
Francesco Angelo Vico di Sassari fu chiamato col titolo coltà dell’esecuzione, e il re Filippo IV avendo data la
di reggente nel supremo consiglio d’Aragona. Dunque sua approvazione, essi addì 5 novembre 1634 con-
avendo cospirato tornarono a proporre quel capitolo, chiudevano con i gesuiti un accordo, per cui restan-
però astutamente riformato, già che domandavano che do a questi il governo e indirizzamento degli studii
nelle contingenze, nelle quali si dovesse provvedere per riserbavasi al consiglio civico la sopraintendenza delle
l’onore della corona, per la salvezza del regno, e per il scuole, e la nomina di quei cattedranti, che sarebbero
bene dell’ordine, essi potessero unirsi in Sassari a consi- pagati dal tesoro municipale. Destinavasi al tempo
glio stamentario, e non fossero obbligati a notificare al stesso protettore della università l’arcivescovo; ma la
V. R. le questioni, su le quali occorresse di deliberare, facoltà di conferire gli ordini accademici era lasciata
ponendo due punti diversi, e il secondo tanto impoli- al rettore del collegio, il quale nelle cose maggiori do-
tico quanto immodesto, perché dovendosi questa par- vea consigliarsi con dodici persone scelte annualmen-
te ricusare si volesse conceder l’altra, per non parere di te nelle varie classi delle discipline. Infine approvavasi
negar tutto. Non si ingannarono i proponenti com- il novello regolamento, il quale non differiva dal già
promettendosi nel Vico tutto lo studio perché si ri- usato nella capitale, salvo nella elezione de’ professo-
spondesse a’ loro voti, e ottennero, dopo vinte dal lo- ri, per la quale non era la legge del concorso.
ro concittadino molte contraddizioni, l’annuenza del Nel 1636 certi nunzii avendo apportato che ne’
Re perché lo stamento si radunasse in Cagliari o in porti di Francia allestivasi una flotta, e radunavasi
Sassari, però con queste condizioni che il governo fos- un esercito contro la Sardegna, il V. R. preparò le
se prima informato dell’oggetto della riunione, se per cose necessarie alla difesa, e prevedendo il caso d’un
cose riguardanti il principato e il bene comune del re- assedio, fece ben approvvigionare Sassari, Alghero e
gno; che intervenisse nella riunione il governatore, o il Castellaragonese. Ma il nembo trapassò la Sardegna
regio procuratore; che comunicassero gli uni con gli al- settentrionale, e versò la tempesta sopra i lidi arbore-
tri i cagliaritani e logudoresi; e che la risoluzione fosse si. Le milizie del Logudoro comandate dal marchese
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di Toralba, Geronimo Comprat, non temendo per la cose più certe, e la malignità nella quale voglion an-
loro provincia, andarono in soccorso de’ campidanesi nullare i pregi con disconfessarli, render odioso quel
d’Oristano, e si acquartierarono in Bonarcado, don- che è buono tingendolo del colore della loro invidia,
de non avendo potuto nell’ora della battaglia coope- e sopprimere con imposture e calunnie le oneste
rare alla vittoria con le genti del campo di Santa Giu- opinioni che si aveano. Corifei di questi dementi fu-
sta ritornarono senza gloria nella loro contrada. rono il pseudonimo Vico ed il Francescano Vitale; il
Due anni dopo i corsari francesi approdando im- primo campione de’ sassaresi, il secondo de’ cagliari-
provvisamente nell’Asinara, occupavano la torre del tani, che con animi ingenti, come si trattasse della
Trabuccato, e annidatisi in gran numero nel porto sorte di due imperii, combatterono sotto l’aspetto
della Reale, infestavano il mare torritano correndo de’ popoli sardi. Riderebbe la stessa malinconia alle
sulle navi che lo solcavano, o per entrare a Portotor- inezie delle loro scritture; e resterebbero sdegnati an-
re, o uscitene. Sentissi l’impedimento e danno del che gli animi meno gentili al pettegolezzo di trivio,
commercio, e a torlo si mandò in quell’isola Pietro in cui si riscaldarono gittandosi in faccia il fango
Perez con una truppa di valorosi: i quali dal Capo- delle più disoneste contumelie.
Falcone passati sulla spiaggia de’ Fornelli, si avanza- Mentre questi combattevano in campo aperto,
rono arditamente, e arrivati in sulla Reale assalirono erano alcuni animi ignavi, che nel favor delle tene-
violentemente il molestissimo nemico, lo vinsero, e bre si assicurarono a versare contro i cagliaritani la
cacciatolo dalla torre e dall’isola, fecero men perico- feccia dell’odio più velenoso; ma essendo stati poco
lose a’ naviganti quelle acque. circospetti ebbero a patirne danno.
In questo tempo, quand’era ancor recente il di- Trovandosi sovente sparsi negli angoli della capitale
spiacere per la sconfitta, che ultima dopo le altre su- libelli disonoranti contro i principali del municipio,
periormente riferite avean dalla potenza de’ cagliari- contro i cittadini, e contro alcuni de’ santi, che questi
tani patito i logudoresi nella loro pretesa di celebrar veneravano, e nominatamente contro il generosissimo
in Sassari sessioni stamentarie; e che, rejette le loro Lucifero, si prese a ricercare gli autori delle bestemmie
contraddizioni, si riconosceano dalla Rota romana nel- e degli improperii, e per moltiplici indizii e per parole
la causa sopra il Primato ecclesiastico, gli antichi onori pienissime d’odio imprudentemente eruttate, furono
della chiesa Caralense, videsi ferventissimo l’odio dei riconosciuti Antonio Ornano di Basteliga e il canoni-
vinti ne’ frequentissimi atti di ostilità, e la bile raccol- co Diaz, uomini sassaresi. Vedutisi questi in esecrazio-
ta ne’ cuori ridondare in contumelie, calunnie, ed ne al popolo, invece di governarsi in modo da render
anatemi. In questa guerra immemori del loro stato dubbiosa la loro reità, si lasciarono vincere dall’ira, e
entravano anche i frati, e prendendo ciascuno il colo- affissero nella notte altri cartelli di maggior malignità.
re della sua provincia natale, fu il dissidio nelle fami- Il dolore delle precedute ingiurie diventò furore al-
glie, la tenzone sotto lo stesso tetto, e si giunse a tal l’onte novelle; la plebe si concitò contro gli ospiti in-
punto, che il Sommo Pontefice non vedendo altro grati, contro gli empii nemici de’ suoi santi, e corsa
mezzo a toglier lo scandalo di un odio implacabile e furiosamente contro l’uno e l’altro li avrebbe fatti in
d’un parzialeggiare animosissimo in persone che pro- brani, se opportunamente non presentavasi tra il tu-
fessavano la carità evangelica e il disprezzo delle cose multo lo stesso presidente del regno, e non avesse cal-
del secolo, segregò gli uni dagli altri, e pose insieme mato gli animi ardenti con la sua autorità e con la
da una parte i logudoresi, e dall’altra i cagliaresi. promessa di punire i rei. L’Aragall non ancora ben
Nella servitù a’ pregiudizii stimando tutti sacro il certo de’ delitti di lesa città e religione impostili subito
dovere di sostenere i diritti qualunque, veri o suppo- sopra una nave mandavali in esilio; e quando nella
sti, della loro parte; e in questo studio vedendo buo- perquisizione comandata delle rispettive case furono
ni tutti i mezzi, insorgeano con impeto a combattere tra le loro carte ritrovati gli originali di molte pasqui-
gli emoli, lasciavano il freno all’ira, e le azioni più nate, alcune già divulgate, ed altre preparate alla di-
ingiuriose credeano giustizie. Vestigie di tanto furore vulgazione, non istimò abbastanza quel che avea già
vedonsi in quelle scritture, dove da’ rispettivi parti- fatto contro essi, ma per sentenza li dichiarò indegni
giani era stata lodata o l’una o l’altra città, e furono della patria, e dalle sue terre in perpetuità banditi.
da’ lettori nemici aggiunte frequenti postille in mar- Nel 1639 si fece universale il lamento sopra le
gine con ironie, epigrammi, improperii e parole di monete erose di conio furtivo, che ogni giorno im-
acerbissima malignità, o dipennate con turpissime mettevansi nel commercio comune. Avendo queste
cancellature quelle linee che dicean cose favorevoli mescolate al rame una parte di argento, perché nella
agli emoli, o contrarie al partito: e appajono i mo- composizione fosse in un minor volume equivalenza
numenti della esaltazione delle menti, tra la caldissi- a una massa maggiore del peggior metallo, e la pre-
ma contenzione e ferocissima pugna, nelle cose scrit- senza e proporzione del migliore non essendo facil-
te a far onore a’ proprii, onta a’ rivali. Leggendo le mente osservabile, videro i ladri l’occasione a una lu-
lodi stupirai alla mania, al delirio, al perpetuo sra- crosa frode, e non furono tanto balordi, che se la
gionamento, alle frequentissime stranezze d’una sre- lasciassero sfuggire.
golata immaginazione, e scorrendo le loro lettere Pertanto in molte officine si impressero schiette
contro il popolo inviso, quasi temerai d’un allucina- lamine di rame, e si sparsero nelle quotidiane com-
mento in veder l’impudenza con cui osano negare le pere. Alla clandestina fabbricazione davano opera
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771 Logudoro

molti della Gallura e del Logudoro prima in luoghi Sono considerevoli tra le proposizioni particolari
solitarii, in caverne profonde, in su’ monti, nelle ca- quelle del sindaco di Sassari, le quali ne rivelano certe
verne sotterranee delle antiche castella, poscia per la condizioni di quei tempi. Ed erano; che i figli, i quali
spensieratezza del governo si venne a tanta impu- senza il consentimento de’ loro genitori contraessero
denza, che ne’ paesi non di soppiatto, e di notte, ma matrimonio fossero di diritto diseredati; che chiunque
nella luce del giorno e sotto gli occhi di tutti, il vici- in violenta maniera, o per un bacio pubblicamente
no al vicino prestasse le forme. Finalmente si volle impresso a una fanciulla la volesse obbligare ad esser
provvedere, e si stimò aver provveduto efficacemente sua sposa subisse la pena di morte, e una parte de’
cambiando forme; non pertanto l’opera della falsifi- suoi beni cedesse al fisco, l’altra alla famiglia offesa;
cazione non cessò, perché non si interdisse il corso che fosse permessa nella loro città la tipografia; quindi
dei rami del primo torsello; e quando fu sopra questo si portò querela avanti il parlamento contro i padri in-
fatta la grida eransi già gl’ingegnosi zecchieri forniti quisitori i quali esigevano, quando alcuno di essi ve-
de’ nuovi tipi. I negozianti forestieri importavano in nisse dalla Spagna, che il primo de’ consoli uscisse
gran copia una tal merce, ed anche le macchine e la fuor della città ad incontrarlo; che nelle feste pasquali
materia per i fabbricatori nazionali. tutto il corpo municipale con le insegne della loro di-
Nello scadere del 1640 Fabricio Doria, duca di Avel- gnità andassero a visitarli un per uno; che dopo i lotti
lano, convocava gli ordini del regno, e questi si raduna- de’ nuovi consoli tutto il magistrato si presentasse loro
vano nel real castello di Cagliari nel prossimo gennajo. a informarli delle fatte operazioni; e che gli eletti pri-
Il governo si offese ad una novità ed a certo conte- ma di entrar in ufficio andassero da essi ad inaugurare
gno un po’ men umile, che era solito vedere ne’ rap- col sacro rito l’ufficio; nel qual tempo dovean sedere
presentanti della nazione, i quali alle deliberazioni so- in una umile panchetta, e poi a capo scoperto e in at-
pra il donativo vollero premettere la trattazione delle teggiamento di penitenti ascoltare dal notajo assiso in
cose pubbliche, e proporre certe suppliche al Re, dalla suo borchiato seggiolone la formola del giuramento.
concessione delle quali sarebbe a’ regnicoli la facoltà Non si dimenticava mai il tema delle riunioni sta-
di poter contribuire al donativo. mentarie e della residenza del V. R. e magistrato su-
Il primo capitolo era questo, che non si potesse più premo in Sassari: ridomandandosi che occorrendo
mai dal governo concedere il monopolio delle derrate negozii sopra il servigio del Re e bene del regno che
del regno, e si rivocassero le fatte concessioni. Nella non patissero dilazione, fosse lecito a’ logudoresi
qual domanda era una solenne riprovazione dell’im- convenire nel modo istesso, che facevano i cagliarita-
prudenza degli amministratori del regno, i quali nel- ni; e che almeno ogni anno il V. R. con la regia
l’urgenza di un bisogno aderivano alle condizioni più udienza per soli sei mesi sedessero in Sassari. Ma in-
inique e rovinose che gli usurieri proponessero ne’ vano anche questa volta, e con tanta moderazione
patti, e poco prima avean venduto ad alcuni il diritto nella seconda parte si supplicava. Il sindaco di Ca-
di poter soli comprare i prodotti del regno. Or questi gliari operava perché non si porgesse orecchio alle
speculatori volendo far fruttificare in una proporzione petizioni, e tentò pure fosse decretato un divieto che
spropositata i loro danari, fissavano il prezzo che loro in quella città si stabilisse nessuna stamperia.
piacesse, rapivano a’ coloni il guadagno che meritavasi Gioverà a intelligenza dello stato delle cose del re-
la loro fatica, e così depauperavano il regno, che ven- gno notare queste altre poche proposizioni, le quali
ne a mancare ai contribuenti la determinata quota. dimostrano quanto maggior senno fosse negli ordini
L’altra supplica, alla quale tutti unanimi i rappre- del regno, che nelle persone del governo; e quanto
sentanti dichiararono desiderare il regio assenso, era maggior zelo in quelli per il bene della nazione. Vo-
sopra le prelature, le risulte, le pensioni ecclesiastiche, leasi lo stabilimento e ampliamento del proficuo
le dignità, gli uffici civili nella parte politica econo- commercio del lanificio e del setificio, e per ciò che
mica giudiziaria, e i ministerii militari, che già do- dall’Italia e dalla Spagna fossero invitati con lusin-
mandati per i regnicoli si continuavano a conferire ghiere offerte alcuni periti manifattori; e che nessun
agli stranieri, non riguardando a’ nazionali che avea- ufficio di giustizia così nelle città, come nelle ville,
no valore e merito. Però rappresentavano che dovea non si vendesse a nessuno, o solo a persone beneme-
esser assai al Re se avesse riservate per quelli, cui vo- rite che non avessero altro impiego, e che fossero per
lesse gratificare, la cattedra di Cagliari, la cancelleria esercitare da se stesse la comprata carica.
del regno, con questo però che in pari modo gratifi- Un altro, e non piccolo carico al governo spa-
casse i sardi in altri regni della monarchia, dando gnuolo, offrendosi in questo tempo alla mia conside-
luogo a quelli che fossero adorni delle necessarie doti razione, non lo sorpasserò senza averlo significato. La
ne’ supremi consigli dell’inquisizione d’Italia, delle Sardegna già fin dal parlamento straordinario del
Indie, e nelle moltiplici amministrazioni e cariche ri- Biasco pagava una considerevole somma per una
servate agli spagnuoli in Napoli, Sicilia e Milano, es- squadra di galere a esser protetta dalle invasioni de’
sendo i sardi veramente spagnuoli, se era la Sardegna barbereschi; e non pertanto nessuna nave erasi co-
parte integrante dell’antica monarchia aragonese. strutta a questo fine, e gli spensierati ministri non
A porgere al Re queste domande mandavasi in ispedivano nessuno de’ navigli militari della numero-
Madrid Giovanni Castelvì marchese di Laconi; ma il sissima flotta per allontanare da’ popoli le rie sventure,
Re non si volle obbligare. che pativano dall’udacia degli infedeli. Le incursioni
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di questi ne’ littorali erano continue, e se gli stessi quell’animo maldisposto lo persuadeva facilmente a
sardi avvisati a tempo non correano ad affrontare i scrivere al Re e al Papa un’accusa; e quando l’ebbe in
nemici e respingerli sul mare, questi invadevano le mani andava il perfido a presentarla al Cardinale. Il
regioni e le ville predando, bruciando, devastando, e tradito gentiluomo non rinnegò se stesso, ma seppe
traendo alla servitù pastori, coloni e popoli interi, nella sua accortezza trovar il modo di versar in lui
svelti dalle loro sedi natali. Se in questi anni furono un’accusa maggiore, e farsi credere involontariamente
men frequenti le aggressioni, i sardi se ne confessaro- reo, affermando che solo per arti sataniche il Savojar-
no debitori alle galere di Toscana, che spesso veleg- do l’avesse vinto a scrivere in quella carta ciò che egli
giavano su’ mari dell’isola dando la caccia a’ barbari. dettava. Il commessario del s. ufficio in Cagliari andò
Alle infestazioni degli africani erano aggiunte in a ricercare nello scrittojo del Conte, e dicendo aver
questi tempi le infestazioni degli altri nemici della trovato i bauli pieni di libri e istrumenti di arte dia-
Spagna, i quali spesso inquietavano qualche popolo bolica e scopertovi un orribile teschio umano dal
littorano. Una nave francese osava nel 1644 presen- quale, siccome egli immaginava, rispondevano alle
tarsi nel porto d’Alghero, e così insolentirvi, che fu interrogazioni del negromante le voci diaboliche, lo
mestieri si tentasse dal prode governatore della città, rimettea al giudizio del tribunale di Sassari. Mentre il
marchese Villarios, l’assalto della medesima. L’auda- conte eravi portato una novella prova della sua po-
cissima impresa ebbe un felice successo, e fu una no- tenza magica fu riconosciuta in una orribile tempe-
vella prova del valore di quei cittadini. Vedi Manno, sta, dalla quale ne’ mari sulcitani fu colta e addotta in
Storia della Sardegna, an. 1644. pericolo la galera che il portava e le altre navi della
Nel 1645 il duca di Montalto prese il governo del squadra, immaginandosi i marinari, che lo sapeano
regno, e subito rivoltossi contro i banditi ed altri sospetto gravemente di corrispondenza co’ demonii,
malviventi, che infestavano il Logudoro e la Gallura, che questi per suo comando agitassero orrendamente
operò con tanta prudenza e forza, che le due provin- il mare con venti violentissimi, avendo questo vero e
cie restarono sgombre da que’ scellerati. Oppressi certissimo dopo che alcuni asserirono di averlo vedu-
questi, volle con savissimi provvedimenti prevenire to co’ lor occhi a fare circoli e figure magiche, e non
simili disordini, reprimendo i potenti de’ villaggi che dubitandone né il V. R., né i padri inquisitori. Con-
rendeano audaci quei tristi con la loro protezione, e dotto finalmente in Sassari, e per gli anzidetti argo-
allontanare e porre sotto disciplina quelli che po- menti, e per la confessione fra’ tormenti dannato di
trebbero da un giorno all’altro turbare la società. Pe- delitto di magia era già per subir la pena del rogo con
rò chiamava e trattenea in Cagliari quei principali tutte le spaventose solennità che si usavano, se non
de’ paesi che si conosceano favoreggiatori de’ malva- che la morte preoccupò il carnefice.
gi, e in uno stesso giorno e nella stessa ora fece soste- Il Trivulzio ritornava nell’istesso anno in Logudo-
nere e condurre in Cagliari tutti i giovani di mala fa- ro, quando D. Giovanni d’Austria, dopo terminata
ma, i quali coscrisse in un battaglione e imbarcò per felicemente l’impresa di Napoli e di Sicilia, volgen-
far servigio nell’America. dosi alla guerra di Catalogna, entrava con la flotta
Nel 1647 le locuste dell’Africa invasero tutta la nel porto di Cagliari. Causa di questo viaggio ad Al-
terra sarda e danneggiarono in miserabilissimo modo ghero diceva uno scrittor coevo il risparmio delle
le messi, le vigne, i verzieri, i giardini, gli orti. Recise spese, che avrebbe occasionato l’accoglienza, già che
le spighe, il fieno era pernicioso per veleno insinuato- non volea alleggerir la cassetta, che studiavasi empire
gli, e perivano i giumenti che ne mangiavano. domandando e togliendo da tutte parti.
Nell’anno seguente, quando a’ raggi del sol pri- Sostituivasi a costui nel governo del regno Ber-
maverile l’aria intepidivasi, le terre partorirono una nardo Velas, e approdato in Alghero, ivi stette in
infinità di tali insetti. Densissimi sciami andavan le- sentore se udisse il rumore della ribellione, che alcu-
vando successivamente e ingombrando l’aria intorno ne lettere aveano annunziata al Re, avvisandolo che
a’ passi de’ viaggiatori, e si sentì un peggior guasto tutti i sardi erano insorti alle concitazioni del Cer-
che nell’altra stagione. Fu ottimo il pensiero che uo- vellon. Ma non erasi trascorso a tanto eccesso, e se
mini e donne uscissero dai paesi, dopo che quegli questi, cui veramente spettava la presidenza del re-
animali avean deposte le uova, e con fatica immensa gno, sostenne con la forza materiale e in maniera sa-
le schiacciassero. La novella generazione fu men nu- crilega il suo diritto, non per questo precipitava alla
merosa, tuttavolta si intese da tutti che senza il con- ribellione; e se tenne nessun conto dell’autorità del
corso della natura non si sarebbe arrivato a spegnerli. V. R. che sorpassava la legge e la consuetudine, non
Nel 1651 il V. R. Trivulzio andò in Sassari per vi- per questo disconosceva l’autorità sovrana. Tuttavol-
sita, e là per mare facea tradurre un conte savojardo, ta il fatto era stato scandalosissimo. Imperciocché
già suo familiare, per sottoporlo al tribunale della sa- osava il Cervellon seguito da una gran caterva di
cra inquisizione. Costui nell’invidia del favore, con aderenti entrar nella cattedrale, avanzarsi sul santua-
cui era riguardato dal cardinale un nobile castigliano rio, e là a piè dell’altare in faccia a tutto il popolo
suo conservo, a farlo cadere in disgrazia compose pretendendo in virtù degli antichi statuti ed usi, e
astutamente una frode, e fingendosi malcontento, e sostenendo che in un fatto illegale non era nessuna
dipingendolo co’ più tetri colori tentò di renderlo validità e forza, traeva giù dal trono Pietro Martinez
esoso. Quando dalle sue parole calunniose intese Rubio visitatore del regno, al quale dal partito V. R.
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era stata delegata la sua podestà, e proferito il giura- in Sassari, dove dentro i primi quindici giorni, quan-
mento usurpava il comando. do molti o ignoravano o non credeano che si prendes-
Anche nel 1652 come ne’ precedenti al tepore della se per contagio quel reo malore, essendo stato più fre-
primavera si sviluppò la generazione delle locuste, e i quente, che prima il contatto per le riunioni religiose
miseri coloni già stanchi di quanto avean faticato a a supplicar Iddio, era caduto un terzo del popolo?
schiacciar le uova perdevano la speranza di veder mai L’influenza mortale ridondava da questa città in
spenta la maligna specie. Ma quando, procedendo il Sorso e in Osilo, e da questi in altri luoghi, e quindi
maggio ne’ suoi giorni, e spuntando le spighe, timidi da altri in altri successivamente, sì che forza umana
aspettavano di vedere fra giorni dal velenoso morso non più valea a reprimere le ondulazioni della fune-
delle cavallette devastati i loro campi, invece vedean stissima infezione.
perire intero lo sciame guastatore. Venne in esse un’ar- Nel 1653 il morbo, che avea rallentato di violenza
cana influenza che generava ne’ corpuscoletti un mor- nel temperarsi de’ calori, e quasi era paruto estinguer-
bo letale, e tutte le estinse prima che avessero potuto si nell’inverno, ravvivavasi con progressiva malignità,
dar opera alla procreazione. quando nella primavera rattiepidissi l’aria, comeché
Non si potrebbe adeguatamente spiegare in quanta nell’incremento apparisse molto inferiormente al
allegrezza esultassero i coltivatori, vedendo dopo un grado in cui era stata sentita, e non più simultanea-
cinquennio di gravi danni irreparabilmente estinta per mente in più luoghi, ma successivamente invadesse i
una prematura quella infesta genia. Venne un altro popoli.
giorno, e il raggio di questa gioja di repente si ecclissa- Nell’anno 1654 subiva la pestilenza le stesse fasi, ed
va nelle fronti, a un grido funesto che sorgea d’Alghe- errantemente divagando contristava una dopo l’altra
ro. Era Alghero la culla delle pestilenze, era il luogo le provincie. Infine spegneasi tutta nel Logudoro do-
dove soleva raccogliere suo volo l’Angelo della morte, po avere scemato di gran numero la popolazione, e in
quando scendea mandato da Dio contro la nazione. alcuni luoghi annullata, in altri ridotta a un quarto, e
In quegl’istessi giorni, che un’arcana pestilenza as- in uno o in due siti solamente lasciata intera. Bosa re-
saliva quegl’insetti, erano gli algheresi invasi dalla stes- stava intatta in tutto quel periodo per cura di France-
sa pestilenza che fu a’ catalani più che la guerra. Una sco Uras-Pilo, sebbene la malignità del morbo abbiala
tartana da Tarragona ne avea portato i semi, e questi minacciata da tutte parti; ma Sassari pativa tanta di-
per la venalità dell’avarissimo governatore, che sorpas- minuzione da essere stato ridotto il suo popolo a sole
sava le rimostranze del consiglio municipale, essendo- anime 5252, molte delle quali continuarono a vivere
si sparsi in varie parti della città, in tutte quelle perso- per essersi separate dal commercio e isolate, alcune
ne con le quali i malarrivati ospiti avean comunicato, (principalmente le famiglie nobili) ne’ monti, altre
svilupparono con rapidissimo incremento una spa- nella stessa città e nella vicina campagna, difendendo-
ventosa malignità. La morte di questi e di quelli con i si con tutti i mezzi dalla pratica con gente sospetta.
più certi sintomi della lue fece riconoscere il contagio; Le convocatorie per il parlamento, che non si vol-
e sopravvenendo a questa certezza il timore di dover lero spedire nel maggio dell’anno prossimamente
essere incarcerati e per gran tempo dentro le mura, trapassato, perché in tanto commovimento d’uomi-
come dalla tradizione sapeano essersi fatto con i loro ni il contagio non si spandesse più largo, e invadesse
avi, precipitarono gl’indugi, eruppero nel modo de’ la metropoli, si spedivano in quest’anno, e si stabili-
dementi con acceleratissimi passi dalle mura, e spar- va luogo e tempo della sessione il real castello di Ca-
gendosi ne’ prossimi popoli vi seminarono il morbo gliari e il dì 8 di aprile. Si differiva poi al primo giu-
della morte. gno l’apertura del soglio, come diceasi la solenne
Avvertito il V. R. della mortifera epidemia che inaugurazione degli atti stamentarii, che dopo la let-
spargea tanti funerali in Alghero, mandovvi il proto- tura del mandato regio faceasi dal presidente nel re-
medico Antonio Galzerino per accertarsi della natura gio soglio con un’apposita allocuzione; se non che
della malattia, e poi provvedere. Il Galzerino osservò, prossimamente a questo tempo essendo comparsa la
e dalla espirazione fetente, dalla inappetenza, dalla flotta de’ francesi a minacciar Cagliari dall’alto, si
nausea, dalle vomizioni, dal dolor del capo, dalla ve- aggiornava ancora un’altra volta, e indefinitamente,
glia, dalla sonnolenza, da’ frequenti delirii, dagli oc- finché cessassero i destati timori d’una invasione.
chi accesi, dalla difficoltà del respiro, da’ bubboni Nel 1655 parendo omai quasi spenta la peste, della
che subito intumidavansi nell’anguinaglia e sotto le quale solo qualche rarissimo caso era stato nella terra
ascelle e le orecchie, da’ carbonchi, dalle convulsioni di Mandas, convenivano in Cagliari gli stamentarii,
e da altri ed altri sintomi riconobbe la febbre pesti- votarono il donativo, presentarono il capitolo con
lenziale. La pernicie stendeasi largamente e le fami- suppliche generali e particolari, nominarono il sinda-
glie si consumavano, i più succumbendo nel terzo co che andasse a presentare al Re l’offerta della nazio-
parossismo, pochi vivendo al quinto, molti mancan- ne, e implorarne il consentimento alle petizioni, e
do nelle prime ore, rarissimi superando la malignità quindi dopo intimata dal presidente la proroga del
e più rari ancora restandone intatti. parlamento fino a che giungesse il real rescritto se ne
Fu allora, ma troppo tardi, dal regio banditore gri- tornarono alle loro case.
data la sospensione d’ogni commercio con gli alghere- La petizione delle cariche e dignità del regno non
si. Ma che pro, se la pestilenza infieriva orrendamente mancava tra le suppliche generali ed unanimi, perché
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votata da tutti gli stamentarii delle tre camere, co- della loro dignità non si sapeano accomodare alle
meché sopra la forma con cui fosse a proporsi sia pretese dell’orgoglio, fossero protetti dalle censure.
stata una lieve dissensione nella seconda, dov’erano i Non riputare che in tanta afflizione di animi siasi
militari; però che mentre intero lo stato ecclesiastico, dimenticato l’articolo delle congreghe stamentarie;
e intero pure il civile domandavano che per vincere la domanda fu rinnovata.
la ripugnanza del gabinetto a concedere a’ sardi un Una delle suppliche del procuratore de’ bosinchi ci
privilegio, che aveano gli uomini degli altri regni fa intendere poi quanto i barbari dell’Africa fossero fre-
della monarchia, non prima si facesse l’offerta del quenti su’ lidi sardi. Quei cittadini erano inquieti nel
servigio, che fosse dal Re solennemente giurato no- perpetuo timore di essere sorpresi e trasportati in Afri-
minar poscia e promuovere a tutti gli ufficii e posti ca ad esservi ne’ mercati venduti come giumenti al ser-
che nelle varie amministrazioni vacherebbero, nello vigio; quindi domandavano si munisse la torre eretta
stato militare si manifestarono due opinioni, una to- in sulla foce del fiume, si fornisse il castello d’armi e
talmente consentanea alla deliberazione degli eccle- soldati, e si restaurassero le mura per vetustà cadenti.
siastici e de’ deputati de’ comuni; l’altra dissentanea Mentre aspettavano gli stamentarii la risposta del
perché credea criminose tali dimostrazioni, e troppa Re la malignità della pestilenza non ancora total-
superbia cambiare l’umil turno della preghiera final- mente spenta penetrò in Cagliari, e a mezzo l’autun-
lora usato nell’irriverente clamore del litigio. Da quel no manifestossi indubitamente per non poche mor-
giorno nelle due antiche fazioni cagliarese e logudo- ti. Raffreddatasi l’atmosfera languiva il morbo, e
rese apparvero altre due sette subalterne, quella de’ Giambattista Perez, al quale erasi dovuta l’immunità
patrioti, e quella de’ realisti, come dovrem dire con dal medesimo negli anni trascorsi usò tutto il suo in-
le parole di uso presente. Nella seconda primeggiava gegno a estinguerlo mentre era in suo basso grado
tra’ cagliaritani il Villassor, che seco conducea una prima che la stagione si riscaldasse: ma i suoi conati
grande schiera di aderenti, e tra’ logudoresi il Pilo- furono impotenti contro il destino. La capitale per-
Boyl di Potifigari, che avea consenzienti trentadue dea più che la metà della sua popolazione, e per im-
votanti, ed erano dopo questi in grandissimo nume- prudenza del governo comunicava il suo malore a
ro gli altri che o per proprio convincimento, o per Napoli, dove fu sentita crudelissima la sua violenza.
ragioni men belle favorivano al governo. Avendo Il V. R. ricevea in questo tempo le lettere del Re,
questi prevaluto si fecero le cose nelle maniere solite. ma vedendo che le malattie erano ogni dì più frequen-
Nelle domande particolari sono considerevoli le se- ti, e che nessuno vorrebbe risicar la sua vita ponendosi
guenti che ci dan qualche lume sulle cose logudoresi. in tanto pericolo, differì la tornata e partissene ad Igle-
Dolevasi il sindaco di Sassari della indigenza in sias. Deliberava chiamarvi gli stamentarii per dar fine al
cui languivano i già ricchissimi. Le rendite de’ parti- parlamento; ma in questo essendo cominciata anche in
colari o essendo dalle usure de’ denari imprestati al Iglesias la mortalità pensò bene di soprassedere, e passa-
comune, o dalle locazioni o da’ frutti, queste tre sor- to a Sassari vi si fermò sino all’estremo maggio, quando
genti eransi poco men che inariditi dopo la gran si rivolse a Cagliari. Ma da’ cagliaritani non avendo
sciagura, perché ridotti a niente i dazii civili, manca- avuto permesso di entrare nel castello e non avendo ot-
ti gli inquilini, estinti i coloni. Pochissimi, com’egli tenuto che gli stamentarii venissero presso lui ritornò
asseriva, per la violenza del mortalissimo morbo era- indietro, e dalla terra di Aritzo spedì le convocatorie in
no superstiti, e il paese che ridondava di popolo, e tutte le parti del regno, e diede l’appuntamento per
pareva sempre ridente per la giovialità naturale degli Sassari all’assemblea conclusiva de’ comizii.
abitanti, taceva squallida e mestissima per i rarissimi Non tutti i cagliaritani pensarono unanimi su que-
che apparivano nelle sue contrade, e per il dolore ste lettere, altri scrivendo de’ mandati a persone, che li
della perdita de’ loro diletti e dell’antica sorte. Do- rappresentassero, e i più declamando contro la inso-
mandava pertanto che a riempire la città di popolo lenza del fatto. Cominciata però la sessione, e am-
si allettassero i forestieri con quei vantaggi che altro- messe le procure de’ primi sopravenne la protesta de’
ve non potessero godere; e quindi che dalla somma dissenzienti sulla nullità delle cose fatte e da farsi,
che segnavasi nel parlamento per la munizione del perché illegalmente e contro i privilegii della capitale,
regno una parte si spendesse a chiuder le breccie del- e il V. R. spaventato da tanta contraddizione avrebbe
le muraglie perché clandestinamente per esse intro- data licenza a’ congregati, se un uffiziale regio avendo
ducendosi le merci non si scemasse il profitto delle confutato con buone ragioni l’allegazione degli avver-
gabelle; l’altra fosse destinata a vuotare il porto del- sarii non avesselo animato e confortato a progredire
l’alge, le quali in tanta quantità e così densamente vi francamente alla fine.
erano stivate, che ormai non vi potesse entrare né Apertesi nell’assemblea le lettere regie, videsi che i
anche un brigantino. rescritti alle petizioni non erano quali si desideravano,
Le doglianze già fatte nel parlamento del 1643 e si erano sperati dalla benignità e giustizia sovrana.
per le umiliazioni, che le persone del consiglio civico Erasi supplicato che come altri regnicoli dell’impe-
pativano da’ frati inquisitori, non essendo state con- ro Aragonese fosse questo diritto, che gli arcivescova-
siderate dal supremo governo, ripeteasi la supplica di e vescovadi, le abbazie e pensioni ecclesiastiche, le
perché la maestà de’ consoli della città non fosse in- dignità e gli ufficii nelle amministrazioni di giustizia,
degnamente conculcata; e questi che nel sentimento di economia e di guerra si avessero per il prossimo
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decennio da’ nativi dell’isola, o con perfetta eguaglian- però studiava a giustificarsi della sua irriverenza alle
za fossero questi compensati negli altri regni della mo- leggi, ed a’ comandi viceregii, in quel tempo che avea
narchia, se gli stranieri che nel regno esercitavano tali adunata una gran masnada per assalire il suo nemico
cariche non si volesse promoverli o trasferire agli stessi privato, e turbata la tranquillità de’ popoli, e ricusato
o ad altri ufficii negli altri regni della monarchia; e i piegarsi all’autorità del governo, fece vedere che me-
consiglieri dell’aula dettavano al Monarca in risposta glio allora non si sapeva contenere, perché con i suoi
a’ supplicanti, rispettivamente agli arcivescovadi, che bravi destò lo scompiglio nella città, e fece nuova on-
né pur agli altri stati era tenuto a conferirli agli statisti; ta al governo. Il V. R. sdegnato della tracotanza volea
non pertanto avrebbe volentieri riguardato quegl’iso- con la forza comprimerlo; ma il Castelvi si poté sal-
lani che fossero degni di tant’onore; rispettivamente a’ vare ritirandosi nel collegio de’ gesuiti.
vescovadi ed alle abbazie che alternerebbe quei del Nel 1660 i francesi intenti mai sempre a far dan-
paese con gli stranieri; rispettivamente alle pensioni no ed onta agli spagnuoli tentarono di prendere la
che ne riserverebbe la metà a’ nazionali; rispettiva- città di Alghero. I cittadini si posero in guardia e do-
mente agli ufficii di toga, che, a parte la cancelleria e il mandaron soccorso al governo di Sassari. Francesco
fisco, li distribuirebbe quanti a’ stranieri, tanti a’ sardi; Carroz ed Ansaldo Pilo sovvennero a tempo con le
rispettivamente alle cariche militari, che non potea su milizie di Sassari, affrontarono i nemici che sbarcati
questo far una promessa, ma che onorerebbe i merite- si appressavano alla città, e dopo quattr’ore di com-
voli; che però al governo de’ capi di Cagliari e di Lo- battimento prevalendo al loro numero maggiore e
gudoro nominerebbe gentiluomini sardi, e sardi pure alle armi migliori, li ruppero, e molto diminuiti e at-
sarebbero i comandanti delle galere della squadra del territi rovesciaron nel mare.
regno, ed il luogotenente, riservando al suo arbitrio la Nel 1662 il V. R. marchese di Castel-Rodrigo no-
scelta del capitan generale delle medesime; e in ultimo minato al governo della Catalogna, traversava il regno
rispettivamente alla petizione, che dentro il decennio sino ad Alghero, dove in sulla fine di maggio si im-
fossero conferite a’ sardi le dignità e cariche per essi barcava sopra le galere sarde. Questi avendo vedute
supplicate e riservande, rimossi gli attuali possessori, tutte le regioni percorse e infestate da’ malfattori, e in-
notava il Re siffatta proposizione, come troppo dura, sanguinata la terra per l’uccisione de’ passeggieri e del-
ma che non pertanto promoverebbe i regnicoli a’ po- le combattentisi fazioni, stimò che impedirebbe tanto
sti, che entro tale spazio vacassero. danno, se proibisse il portar le arme, e con severissimo
Tali risposte, nelle quali ben poco consentivasi alla editto minacciò la pena capitale a quelli che fossero
nazione, furono udite con gran dispiacere, e se non si veduti armati. Avvenne che le armi mancassero a’
osò clamare contro l’iniquità, l’egoismo e il disprez- buoni per difesa, restassero a’ malvagi per offesa, e che
zo, certamente si mormorò sordamente e cupamente, in quelli cessando ogni resistenza, in questi crescendo
e il V. R. poté accorgersi che cominciavano a fermen- l’audacia, quindi non più nelle sole campagne, ma ne-
tare mali umori. Era evidente l’iniquità, perché ope- gli stessi paesi gli scellerati uccidessero, predassero,
ravasi contro ciò che comandava l’equità, la quale turbassero la tranquillità pubblica, e insultassero allo
ponea il partito che o i sardi come i nazionali degli stesso inerme governo.
altri regni avessero esclusivamente gli ufficii e benefi- Nell’anno seguente il V. R., principe di Piombino,
cii nella loro patria, o che se uomini stranieri fossero facendo ragione a quelli che domandavano che il go-
collocati in Sardegna, e i sardi si collocassero negli al- verno o li difendesse da’ malvagi con le sue forze, o lo-
tri stati: non si potea celare l’egoismo de’ sommi am- ro permettesse le armi per difendersi, mentre non po-
ministratori, perché per gratificare a’ loro clienti, ami- tea subito provvedere alla repressione de’ malviventi,
ci o fautori, e per aver guadagno da’ doni o dal prezzo rivocò l’imprudentissimo editto del suo predecessore,
che porgessero i postulanti, voleasi tutta lasciata al lo- e consentì che si ripigliassero le arme. Da quel giorno
ro arbitrio la scelta e la nomina degli uffiziali del re- i banditi dovettero andare con più cautela, desister da
gno: e finalmente non era ingiusta la querela del di- quanto sin allora erano stati soliti fare, e star lontani
sprezzo, se vilipendeasi il merito de’ nazionali, che da’ paesi. Un gran numero patirono le pene meritate
poteano esser impiegati con molta utilità de’ popoli, dalla vendetta degli offesi.
già che anche ne’ tempi più tristi non mancarono, Tra’ molti capi di squadriglia era famosissimo il
sebbene pochi, uomini distinti in vario genere, e a Galluresu Giovanni, che pieno d’ardire e forte delle
questi si preferivano persone spesso inettissime, senza armi d’una grossa brigata di scellerati, potea tentare
scienza, senza costume, e talvolta dispregievoli anche l’invasione pur delle terre più popolose, e avea sparso
in altri rispetti. un gran terrore in tutto il Logudoro. I cittadini stessi
Si vedran poscia le funeste conseguenze di una di Sassari non osavano uscire per andare a’ predii,
politica tanto viziosa, la reazione che manifestossi al- quando lo sapeano non molto lontano con le sue
l’oppressione dell’iniquissimo impero e le sciagure genti, e doveano tenere ben vegliate le porte, e nel suo
che susseguirono alla reazione. approssimarsi sbarrarle e porsi su’ merli. Il governo,
Nel 1656 mentre il V. R. Lemos trovavasi in Sas- vergognandosi di lasciarlo siffattamente imperversare,
sari vi giungeva Agostino Castelvi, marchese di Laco- comandò varie spedizioni, e radunando le milizie di
ni, chiamatovi a render ragione de’ suoi eccessi nella molti dipartimenti lo fece più volte assalire; ma ne’
inimicia con l’Alagon marchese di Villassor. Mentre conflitti pativa nuove onte, e vedea il perseguitato
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sempre vincitore nel campo, ed indi volgersi ad altre e incarico, e uscito con i suoi scelti vassalli contro quei
peggiori scelleraggini. Si pensò allora di usar la frode, ribaldi operò con tanto valore nel combatterli, e con
e conosciutasi la sua corrispondenza amorosa con una tanta prudenza nel preparar gli agguati, che in breve
fanciulla osilese, figlia d’un mugnajo, se gli tesero insi- scomparvero quei sciami di malfattori, e primo fra
die. Una mattina in sull’alba usciva il Galluresu dal gli altri l’Alivesi sottraeasi con la fuga al pericolo ed
molino, e incamminavasi al luogo, dove serenavano le alla pena.
sue genti, quando vide da una macchia brillar la fiam- Nell’anno 1666 venuto il giorno destinato alla so-
ma d’un archibugio e sentì lo scoppio. Rispose in lenne radunanza de’ tre ordini del regno presso il
men che si può dire, e lo scopo fu tocco; sentì rug- trono, il V. R., presidente del parlamento, notificava
ghiare da altra parte un altro piombo, e intendendo le angustie, in cui trovavasi la monarchia per la guer-
che era circondato, pensò a sottrarsi al pericolo nel ra che le facea Luigi XIV, e quindi leggeva le do-
miglior modo, sperando uscirne illeso, come tante al- mande che l’Arciduchessa reggente faceva alla nazio-
tre volte: ma era giunta l’ora del suo destino, e colpito ne per un sussidio.
da più palle cadde senza vita. Il suo cadavere fu dal Furono pochi fra gli stamentarii che non udissero
carnefice straziato nelle maniere più inumane, come freddamente le triste condizioni della Spagna, malcon-
dettava una sentenza crudele. tenti come erano de’ ministri, perché avessero operato
Nel 1665 era principalmente nel Logudoro e nella contro i rescritti sovrani, e contro ciò che ne’ comizii
Gallura un gran turbamento per la tracotanza delle Lemosiani era stato supplicato e consentito dal Re gli
squadriglie e delle fazioni nemiche, ed allo stesso tem- ufficii e le cariche riservate a sardi avessero conceduto
po una grande operosità nella fabbricazione delle mo- a stranieri con ingiustizia ed onta alla nazione, che
nete false non solo di rame, ma pur d’argento. In avea ottimo diritto e tutto merito a quello che avea
molti paesi ardeano feroci inimicizie e accadeano fre- domandato, e con disprezzo de’ particolari, ne’ quali
quenti pugne, le strade erano infestate, e nella notte poteasi riconoscere tutta la dignità della virtù e del-
invadeansi le terre alla rapina ed alla strage. Bernardi- l’ingegno. Era però ne’ principali così del Logudoro,
no Cervellon presidente del regno volendo occorrere a come di Cagliari, più che dispiacere delle mancate
tanti mali mentre conoscea assai grande il senno e il promesse, sdegno dell’iniquissima politica del gabi-
valore nel barone Matteo Pilo-Boyl investivalo di tut- netto, e deliberati a non soffrire poscia siffatti oltraggi,
ta la sua autorità sopra il Logudoro e la Gallura com- si adunarono in clandestino conciliabolo quelli fra essi
mettendogli di distruggere i malfattori, quetare le che per istato, grado, riputazione e clientela, erano
ostilità delle genti nemiche, e punire i falsificatori. Il più autorevoli, Agostino di Castelvi marchese di La-
Boyl scelse fra’ suoi vassalli gli uomini più arditi, e ca- coni, Pietro Vico di Sassari arcivescovo di Cagliari,
valcando con essi cominciò la sua impresa. Assalì le Girolamo Zonza sindaco di Sassari e Giambattista
bande dei scellerati, le sconfisse e molti fe’ sospender Brunengo vescovo di Ales, e deliberarono di doman-
col laccio dagli alberi o dalle forche; ricercò le nascose dare un’altra volta la privilegiata concessione di tutti
zecche, ruppe i tipi, castigò i falsarii, e fece morir tra gli ufficii a’ nazionali, e per vincere i ministri porre
le fiamme il più reo. Le disfatte delle bande più nu- questa condizione all’offerta del donativo e de’ sussidii
merose e formidabili, e tanti esempi terribili fecero per la guerra.
dissipare le squadriglie, e cessare la falsificazione. Apertesi le tre camere stamentarie, mentre una per-
Il Cervellon addì 16 agosto deponea il comando fetta unanimità era ammirata nell’ordine ecclesiastico
del regno nelle mani di Emmanuele Gomes des los e nel civile, una gran dissensione si manifestava nello
Cobos, marchese di Camarassa. stamento militare, e venivano a tenzone due fazioni,
In questo tempo che la flotta de’ nemici mareg- quella de’ patrioti, fra’ quali primeggiava il marchese
giava intorno a’ lidi sardi, e si temea che volessero Laconi, e quella de’ ministeriali, fra’ caporioni della
operare un’invasione, il V. R. sapendo la città di Al- quale era Matteo Pilo-Boyl barone XIV di Putifigari,
ghero sfornita delle cose necessarie alla difesa ordina- che avea per le sue opinioni cinquanta voti; ponendo-
va che si munisse senza indugio. si da quelli la suddetta condizione, rigettandosi dagli
Questo V. R. essendo di indole dolce e molto com- altri. Vennesi a’ suffragii, e la proposizione de’ Lacone-
passionevole abborriva di punire i criminosi, e cagio- schi essendo stata adottata per una forte maggioranza,
nava con questa sua imbecillità di animo, che i mal- si deliberò di mandare un ambasciatore che significas-
vagi, a’ quali non più sovrastava il Boyl, ripigliassero se all’Arciduchessa questa deliberazione dello stamen-
animo, e non repressi tornassero ad infestare le vie to militare e degli altri due ordini, e si acclamò per tal
pubbliche e i paesi co’ ladronecci ed omicidi. missione lo stesso Laconi, che nell’età minorenne del
Tra gli altri capi di banditi era Giacomo Alivesi di Villassor era, per l’anzianità del titolo marchionale,
Sassari, il quale per isfuggire la pena d’un omicidio prima voce de’ militari, o come dicono con recente
proditorio essendosi unito a molti uomini pessimi vocabolo, presidente della camera militare, dove si as-
vessava i popoli del Logudoro. Finalmente il V. R. fu sembravano i nobili di primo grado e quelli che erano
costretto a usar un po’ di vigore, e conoscendo quan- inscritti nell’ordine equestre.
to fosse temuto da’ malvagi il barone di Potifigari a Accettava il Laconi con tutta volontà il difficile in-
lui commetteva di sorgere contro quegli scellerati, e carico, e andato a Madrid adoperava tutti i suoi mez-
sperderli. Il Boyl si assunse un’altra volta il periglioso zi, perché finalmente si facesse giustizia alla nazione, o
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riconoscendosi il diritto de’ regnicoli alle cariche e agli il delitto, tra le quotidiane concitazioni di questi senti-
onori del regno, od ordinandosi un’equa promiscuità. vasi fortemente stimolato anche da’ gentiluomini logu-
Ma i ministri odontandosi che i rappresentanti della doresi. Fra gli altri Girolamo Cervellon-Torresani conte
nazione volessero dar legge al gabinetto, e riputando di Sedilo, ad animarlo all’opera scellerata gli proferiva le
che sarebbe gran debolezza il cedere, si ostinarono sue sostanze e il suo sangue in una lettera mandatagli
nell’ingiustizia, che non più si volea tollerare, e ricusa- per un frate minore; e questi aggiungevagli poscia
rono di patteggiare. nuovi stimoli professandosi venuto da Sassari per tru-
Il Laconi vedendo inutili i suoi ufficii, si rivolse alla cidare il V. R., e offerendosi all’assassinio così come a
Sardegna. Arrivato in Portotorre addì 20 aprile 1668 un’azione meritoria. Tanto era grande il turbamento
eravi accolto da’ sassaresi co’ maggiori onori, salutato delle menti anche nelle persone religiose.
padre della patria, e poscia accompagnavasi da tanta Mancato per la uccisione del Camarassa il capo
comitiva e da tanto favore de’ popoli nel passaggio per del governo, affrettossi da Sassari a Cagliari Bernar-
il Logudoro, che altrettanta gloria non mai avea illu- dino Cervellon per assumere il comando, e complice
strato alcun altro. Spento poco dopo quest’uomo da co’ rei, studiò a coprire gli autori del delitto e ad in-
prezzolati sicarii, e per vendicarlo unitisi i principali famare il defunto V. R. siccome mandante de’ sicarii
suoi fautori, entravano nella congiura molti de’ princi- che aveano spento il Laconi.
pali sassaresi e logudoresi, tra’ quali non possiam non Questo presidente del regno operando contro la giu-
indicare lo stesso Vico, che immemore di quello che stizia e contro la fede del giuramento pronunziato nel-
esser dovea, avrebbe voluto che il popolo avesse svena- l’inaugurazione al suo ufficio, tenea molte consulte col
to molte vittime nelle esequie del Marchese, e quindi Vico, col Brunengo e con alcuni giudici della regia
instette irrequieto sollecitando all’uccisione del V. R. udienza, perché non avvenisse alcun male a’ congiurati,
supposto autore dell’assassinio del Laconi. Lo zelo de’ e il loro delitto restasse occulto; tuttavolta provvedendo
diritti della nazione non sarà mai una buona ragione a la possibilità che tutte le sue arti non potessero per
scusare tanto desio di vendetta. sempre tener sepolta la verità, dava al Cea questo reo
Il V. R. meno temendo per sé, che per Antonio consiglio, che se ne andasse in Sassari tra quei cittadini
Molinas e Gasparo Nino, riputati complici della ucci- devotissimi alla causa della nazione, ed indi in sul prin-
sione del Laconi, aveali congedati perché si salvassero cipio dell’inverno portatosi in Ozieri vi raccogliesse tan-
in Ispagna, e pochi giorni dopo la loro partenza udiva to numero di armati, co’ quali, se venisse un V. R. di-
da Sassari il rumore d’un gravissimo tumulto destatosi sposto al rigore, lo atterrisse, o lo scacciasse dal regno.
per odio de’ medesimi. Sospettò qualcuno in quella Il marchese docile al suggerimento andò per mare
città, che i due uomini esosi veramente non fossero ad Alghero, ed indi per terra a Sassari, ed era accolto
andati oltre mare, ma sbarcati in Portotorre e nascosti con sommi onori e grandissimo amore. In uno ed
in casa di Matteo Pilo, che si conosceva amicissimo al altro luogo uscivano i consoli del municipio a rice-
Molinas: e quel sospetto imprudente essendosi sparso verlo, e tutto il popolo, gli uomini di tutte le classi,
rapidamente in tutta la città, accadde che il popolo, gli stessi preti e i frati, lodandolo magnanimo vendi-
che odiava di cuore questo straniero, perché nemico catore dell’atrocissima ingiuria, patita dalla nazione
del Laconi, contradditore alla petizione del parlamen- nella strage del suo zelantissimo difensore, gli pro-
to, e infenso a tutta la nazione, la quale per una mise- metteano tutta la loro opera, e quanto erano e po-
rabile demenza dispregiava come gente vilissima, pren- teano. Sassari si riempiva di ospiti, concorrendovi
desse le armi e corresse a domandare gli ospiti, e non tutti i giorni a vederlo e a fargli le stesse offerte i ba-
essendogli dati assediasse la casa. Il Pilo corse gran pe- roni, i cavalieri e gli uomini più potenti di Roman-
ricolo di esser tagliato a pezzi o bruciato, e avrebbe su- dia, Anglona, Gallura, del Montacuto, e Marghine,
bito un tal destino, se uomini rispettabili non avessero e delle altre regioni settentrionali. In cotanto favore
frenata la moltitudine; tuttavolta passò giorni infelicis- se nel Cea fosse stata questa volontà ben gli sarebbe
simi nello spavento e nel sospetto, e per sei mesi dovet- stato facile di ordinare un esercito, marciar sopra la
te restar celato nella parte più intima e mantener molti capitale, e impadronirsi del governo: ma il penti-
armati a difesa dell’ingresso che spesso i più ardenti pa- mento del delitto mordeva già il suo core, e una an-
trioti minacciavano di sforzare. gosciosa tristezza ne occupava l’anima, avendo già da
Il timore angosciava anche i fautori del Laconi e alcune lettere senza nome conosciuto le tresche della
più zelanti difensori de’ diritti della nazione. Girola- vedova del Laconi con l’Aimerico, e quali erano gli
mo Zonza primo console di Sassari, che dopo la det- autori scellerati della morte del Marchese.
ta uccisione erasi ritirato frettolosamente nella sua Impaziente la Satrillas del freno, che alla sua libi-
città perché nol cogliesse il pugnale che avea spento dine poneano le convenienze sociali usciva da Ca-
il suo amico, mentre temea che qualche emissario gliari col suo amatore e con la di lui madre contessa
non se gli avvicinasse, stipendiava e teneva sempre di Villamar, e ritiravasi nel suo marchesato di Sette-
intorno a sé molti armati. fonti a vivervi dissolutamente e dar opera all’amore.
Il grido della vendetta sorgea da tutte parti, e do- Le nefandezze dell’impudica non restarono nascose
mandavasi il sangue di colui che era supposto omicida nel palazzo di Cagliari, la quale deposto ogni resto
del generoso difensore de’ diritti della nazione. Il mar- di incomodo pudore trattava sotto gli occhi de’ suoi
chese Cea, al quale da’ congiurati era stato commesso vassalli come suo marito il drudo, e nella ebrezza
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della voluttà andava per le contrade con una brigata quindi a’ suoi fatti, né osasse turbare né lei né lo spo-
di persone, non so quanto migliori di lei, citarizzan- so; e perché previde che questi nel fervor della inde-
do e folleggiando, soventi più simile ad una baccan- gnazione potrebbe venir ad affrontarla e farle onta
te, che a donna di buon tempo. Sdegnosa di ogni con acerbi rimproveri, pensò a impedirgli l’accesso, e
cura, raccomandava a un cotal P. Salaris, prete rego- pose ne’ confini sopra le vie, per cui sarebbe potuto
lare, il reggimento de’ suoi vassalli, e lasciava che entrare in Montiverro, tanti armati quanti fossero suf-
quel confidente e ministro potesse fare il suo arbi- ficienti a tener fermo contro ogni assalto, avendo alle
trio, angariasse, vessasse e opprimesse quei villici. bande che avea raccolte dal suo feudo e dallo stato del
Costui, che era detestato per la crudele e superbissi- suo figliastro, il marchesino di Laconi, aggiunti quelli
ma dominazione, spregiato come blanditore della altri vassalli che vollero con questo servigio ottenere
Marchesa e fautore de’ suoi scellerati amori, rendeasi l’immunità che ella avea promessa per un anno.
più odioso per le sue maniere immorali, studiando Quindi sparisce la magnanimità del Cea; il quale
al giuoco, agli altri sollazzi, accumulando abbomina- vedendo nella divisione degli animi e delle forze la co-
zioni ad abbominazioni, e fin trascorrendo in una mune rovina: ebbe per legge suprema la salvezza, e
apostasia, se dalle vesti di forma e colore strano, nel- per lo stesso P. Salaris, che era ritornato in Cuglieri
le quali mascheravasi, era ben significata l’apostasia agli indicati ministerii, ottenne di riconciliarsi la Mar-
dell’anima dalle leggi più sacre. chesa ed Aimerico.
Il Cea avvisato delle disposizioni della Marchesa a Da Sassari passato in Ozieri fu accolto nel convento
far suo marito l’Aimerico, mentre vedea che questo de’ Cappuccini, onorato da’ canonici della collegiata, e
matrimonio non solo darebbe fede alle voci che cor- da’ principali di tutto il Montacuto con larghissime of-
reano della perfidia di lei verso il Laconi e della cospi- ferte assicurato di tutta la lor opera e di tutta la poten-
razione contro la di lui vita, ma guasterebbe i suoi di- za, quando l’una e l’altra fosse per giovare alla causa
segni e indebolirebbe il suo partito, pertanto adoperò sua e nazionale. Andato poi presso la Satrilla eravi rice-
tutta la sua autorità per dissuaderla, poi tentò lusin- vuto con singolar amore e festeggiato, ed ivi nelle arca-
garla perché rispondesse all’amore del conte di Sedilo ne riunioni concertava le ulteriori operazioni o per na-
e signore delle due regioni del Barigadu, che avea in scondere il delitto, o per evitarne la pena.
tutto il Logudoro una riputazione e autorità singolare: Questo studio portò a un nuovo delitto la Mar-
e perché temea che il Salaris disturbasse queste prati- chesa. Malcontento di lei Antonio Dettori, che era
che, ottenne che fosse richiamato dal suo superiore. uno de’ sicarii impiegati alla uccisione del Camarassa,
Il conte di Sedilo, cui le bellissime forme della avea senza timore della certa femminil vendetta osato
Marchesa e la vivezza dello spirito non permetteva rivelar quanta parte essa era stata di quella scelleraggi-
vedere la bruttezza del cuore e de’ costumi, ardendo ne, e spargere tra’ suoi vassalli la rea fama per accre-
di averla sua, dopo questi preliminari si mosse da scerle odio: ma incontravasi l’imprudente in uno de-
Sassari per visitarla, e seguito da un numerosissimo gli spioni più vigilanti, e prima d’un’ora denunziato
codazzo di vassalli andò nella regione di Montiverro, alla Signora si dannava alla morte. Era la notte: un
dove sostando in Pittinuri mandava per farsi annun- traditore andava a trovarlo e lo persuadeva ad ac-
ziare e ottenere di potersi innoltrare nel feudo. Sde- compagnarlo all’ovile nel prossimo bosco, e ivi il fa-
gnata la Marchesa perché si volesse far violenza al cea cadere nelle mani di alcuni bravi colà precorsi
suo cuore e separarla dal suo amante, precipitò le per il comandato assassinio. Il misero fu inopinata-
sue deliberazioni, e fece pubblicare e riconoscere mente colto da un laccio e sospeso a un albero.
l’Aimerico come suo marito: quindi ricomponendo- Intanto essendo pervenuti in Madrid i nunzii fune-
si alla simulazione, fece domandare al Conte a che stissimi del caso orribile con le rivelazioni di alcuni
fosse entrato nella sua giurisdizione con tanta ma- nobili della parte contraria a’ Laconeschi, e la Regina
snada, e significargli che volendo avanzar sino a lei governatrice, come la consigliarono i suoi ministri,
non dovesse condur seco che un solo servo. deliberata a operare con tutta energia e a punire con
Il Conte che non sapea darsi ragione di queste pre- grande esemplarità i colpevoli, nominava al governo
cauzioni della Marchesa, stupì quando entrando nella della Sardegna Francesco Tuttavilla, duca di S. Ger-
terra di Cuglieri vide disposti cinquecento armati e in mano, uomo di guerra, che riducesse il regno all’ob-
tal contegno, che non pareano già per fargli onore, e bedienza colle armi, se veramente, come si diceva, i
meglio intese il mal animo della signora quando en- sardi si fossero ribellati; uomo di fiera natura che re-
trando nel portone della casa marchionale vide ap- primesse l’audacia degli ottimati patrioti; uomo di
puntarsi bruscamente al petto gli archibugi delle due animo acerbissimo e rigoroso che adoperasse tutta la
guardie. Introdotto nelle stanze di lei per Baldassarre severità nella punizione de’ grandi delitti e nessuna
Dexart, era ricevuto con tali modi che si potean dir clemenza verso le menome colpe.
villani; e dopo poche parole congedato non osò rima- Conosciuta in Cagliari l’elezione d’uomo siffatto,
nersi la notte tra’ religiosi serviti nel timore di qualche Bernardino Cervellon, Pietro Vico e gli altri della fa-
soperchieria. zione nel timore di essere trovati rei e puniti, esorta-
La Satrilla avendo sfogata la sua bile contro il conte rono instantemente il Cea, perché levato senza indu-
di Sedilo, rivolse l’ira sopra il marchese di Cea, e con gio il vessillo della rivolta, chiamasse intorno a sé i
lettere irriverenti e superbe lo ammoniva badasse logudoresi e galluresi, e marciando sopra la capitale,
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la occupasse: ma per quante ragioni adoperassero a Finalmente la divina giustizia si facea sentire nelle
persuaderlo, nol poteron persuadere a tanta perfidia sue vendette, e fuggendo all’adultera i piaceri, sov-
e scelleraggine. vennero i giorni angosciosi del rimorso e del terrore.
Nell’anno 1669 compostosi in parte il turbamento, La quale in alta notte essendo stata avvertita da uno
il Sangermano facea da migliori giudici ripigliar la cau- de’ suoi esploratori che i mille cavalli del commessa-
sa dell’uccisione del Laconi e del Camarassa, e volendo rio Pedrassa sopravvenivano da Oristano, dovea sor-
scemare la potenza de’ profughi congiurati pubblicava gere dal riposo, e non ben vestita e con pochi servi
un indulto per ogni sorta di delitti, solo eccettuato il fuggire e ricoverarsi entro le tenebre e tra l’orrido si-
crimenlese. Quindi dava commessione a Nicolò de lenzio de’ boschi, esagitata da profondo ostinato ti-
Arca, ad Antonio Pedrassa, e a Giacomo Alivesi che more non fossero i passi della sua fuga stati veduti, e
perseguitassero le masnade e disfacessero le squadriglie guidati i persecutori sino alla caverna dov’era rannic-
che infestavano le provincie settentrionali. chiata in mezzo ad alcune femmine spaventate. Qui-
Proseguendo il V. R. con tutta sollecitudine e dili- vi, cessate le illusioni, vide tutto l’orrore del suo fal-
genza nelle perquisizioni criminali, Pietro Vico e lo, esecrò se stessa e maledisse al suo seduttore.
Bernardino Cervellon studiarono tutte le maniere di Questi in tanto pericolo di lei era lontano, e allor
persuasione per farlo desistere; e quando a vincerlo vi- sedea tra’ suoi colleghi in Ozieri a deliberare con essi
dero vane le loro industrie, ritornarono in sul concita- quello che fosse da fare; ma da un acceleratissimo
re il Cea perché con tre o quattro migliaja d’uomini si messaggio della madre richiamato a Cuglieri, ebbe
avvicinasse alla capitale, dove nascerebbe qualche mo- aggiunta all’angoscia per la pericolosa situazione, in
to in suo favore. Non avendo potuto superare le sue cui versavano tutti, l’acerbità delle parole, con le qua-
renitenze a cotesta dimostrazione, provarono per li la pentita lo investì quando a lei prensentossi nel
mezzo del marchese di Monteleone, se lo dispones- suo nascondiglio. Tuttavolta soffrì in pace quelle pa-
sero a tendere insidie al marchese di Villassor in sul- role d’ira, e nella parte più sublime della montagna
la regione sulcitana, e assalirlo quando passasse per avendo ricercato e scelto un luogo di sicurezza, dove
alla tonnara di Portopaglia, e condurlo e ritenerlo il commissario non ardisse tentar assalto, ivi guardò
per ostaggio di loro salvezza. Il Cea non si ricusava a la sua donna con i pochi che gli erano rimasti fedeli
quest’opera riputata da lui molto men criminosa, finché si offrisse il comodo d’un legno che li traspor-
che presentarsi minacciosamente al governo, e man- tasse oltremare. Dopo non molti giorni si poneano
dava con 200 cavalli il Cao, il Portugues e l’Aimeri- sopra una gondola e andavano in Livorno.
co: ma invano, perché il Villassor, o fosse avvisato Mentre il V. R. procedeva alla citazione pubblica de’
dell’intenzione de’ suoi nemici, o casualmente can- rei, il Cervellon e il Vico con Giovanni Brunengo nel-
giasse proposito, non usciva da Cagliari. Di che, l’odio contro di lui e nel timore delle sue vendette,
quando giunsero in Uras, fatti consapevoli per co- precipitarono in altri eccessi. Vollero ordinare per i lo-
municazioni secrete i tre nominati emissari ritorna- ro amici una sedizione nella plebe, per assalire nel fer-
vano indietro segnando tutta la linea del loro viaggio vor del tumulto il Sangermano, prepararono a questo
con gran numero di delitti, avendo invasi paesi, ope- motto gli animi spargendo frequentissime nelle con-
rate grassazioni, tentato abigeati, e osato intrapren- trade della città tali scritture, nelle quali quegli era ca-
dere lo stesso corriere. lunniato e dipinto come un mostro; e poi perché es-
Essendo intanto da Napoli e da Sicilia arrivate a Ca- sendo il palazzo regio difeso da molti armati non si
gliari quante schiere si stimarono sufficienti all’uopo, potea sperare di espugnarlo facilmente e senza gravissi-
con il necessario fornimento da guerra, e sopravvenute- mo danno degli aggressori, si dava mandato ad alcuni
ne altre dalla Spagna sopra tre grandi navi, il V. R. co- sicarii che lo trucidassero mentre nella processione ge-
minciò le sue operazioni contro i congiurati. E prima nerale dell’augustissimo Sacramento anderebbe dietro
di tutto perché fosse nel Logudoro un’autorità, la qua- il clero con il corteggio di tutti i pubblici officiali.
le nelle contingenze tempestivamente provvedesse, e Felicemente nessuna di queste ed altre premedita-
una forza che rendesse rispettabili i provvedimenti, zioni aveva effetto, perché il Sangermano, che si cor-
creava il suo Alternos con l’assoluta di milizia e giusti- rispondea con alcune delle persone ammesse a’ più
zia per tutte quelle contrade il governatore di Alghero intimi consigli de’ congiurati, ed erane avvisato a
Matteo Pilo-Boyl, e ponea sotto i suoi ordini una par- tempo, disponeva le cose contro i loro disegni, e così
te di quelle truppe per perseguitare il Cea co’ compa- alterava le condizioni, che quelli si trovassero sempre
gni e per comprimere i popoli, se mai insorgessero fuor di luogo ad agire. Quindi progredendo animo-
contro il governo e in favore di quelli. samente nelle sue vie, gittava i congiurati nella co-
Trovando l’erario esausto per le dissipazioni, e im- sternazione pubblicando addì 18 giugno la sentenza
potente alle solite spese e allo stipendio delle truppe, contro il marchese Cea, Antonio Brondo, Silvestro
il Sangermano comandava nel suo despotismo mili- Aimerico, Francesco Portugues, Francesco Cao, Ga-
tare una taglia senza eccezione di persone e secondo vino Grixoni, i quali, come uccisori del viceré Cama-
le rispettive fortune, e con acerbissima esazione ra- rassa, seduttori de’ popoli, perturbatori della pubbli-
dunava grandi somme. Antonio Roso mercante ge- ca tranquillità, e rei di maestà, pronunziava soggetti
novese quanto nella odiosissima angheria fu grave a’ alla sanzione delle leggi, proponeva alla vendetta
popoli, tanto era gradito a lui. pubblica, e come nemici pubblici e ribelli spogliava
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di tutti i diritti, soggiungendo pene severissime e or- quale radunandosi tutti i banditi della Gallura e tut-
rende a coloro che li ricettassero, li difendessero, od te le più forti squadriglie del Logudoro, si formava
in qualunque modo li favorissero. un campo di guerra, che anche un grosso esercito di-
Sotto quelle parole che erano ad atterrire quelli che sciplinato avrebbe temuto di assalire.
si erano mostrati devotissimi al Cea, leggeansi lusin- Un’altra volta il V. R. tentò se potesse assottigliare
ghe al tradimento, la somma di sei mila scudi a chi lo quella grossa e terribil brigata, che se il Cea volesse
consegnasse vivo agli uffiziali del Re, e sopra questo il oltrepassar i confini entro i quali finallora si conte-
perdono de’ delitti proprii, qualunque fossero, e di al- neva, avrebbe potuto dissipare le masnade de’ suoi
tri dieci inquisiti e condannati. Tuttavolta ne’ moltis- commessarii, atterrar gli ostacoli, e venir sulla capi-
simi banditi, de’ quali abbondavano le provincie set- tale. Furono alcuni che arrivarono all’accampamento
tentrionali, ed era grande la povertà e l’angustia, non e sparsero molti esemplari dell’indulto promesso a
fu un solo, che volesse redimere sé e i suoi a questo chi si ritirasse a sua casa; ma nessuno prestò fede
patto, e accrescere turpissimamente la propria fortuna perché pensavano, che non potendo essere presi con
con quel prezzo di sangue. la forza, si volessero cogliere ne’ lacci della perfidia.
Tra queste cose mostrandosi spesso sull’ultima li- Non essendo venuto alcun effetto da questo ten-
nea dell’orizzonte cagliaritano la flotta francese che tativo, il Sangermano deliberava di adoperar le armi,
mareggiava sulle acque libiche a danno de’ barbari e ordinava a Simone Soro, che tra gli altri commes-
dell’Africa, il Sangermano o sospettò, o seppe che sarii avea maggior fama di accortezza e valore, che
quelli venivano ad incoraggiare alla insurrezione gli raccolte tutte le milizie del Logudoro, andasse ad as-
ottimati irritatissimi della sua acerbità; e però prov- salire il campo de’ proscritti e dissipasse quell’attrup-
vide perché non si potesse aprire e continuare alcuna pamento. Questi obbedì, chiamò intorno a sé tutti i
pratica. Fu allora provata da un nuovo argomento coscritti della provincia, cavalcò sino ad Orgari; ma
quanta fosse la fedeltà degli stessi congiurati verso il giunto sotto le rupi dove sedeva il Cea con le sue
Sovrano, i quali pur mentre ad ogni costo voleano genti, temendo che queste non gli piombassero so-
impedire l’esizio del Cea, anche con il turbamento pra nell’impeto del furore, si rivolse precipitosamen-
de’ popoli e la strage del V. R. abborrivano di entra- te indietro, e corse sino ad Ozieri.
re in questa via, nella quale sarebbe stata la salvezza Il Soro che non osava dar molestia a’ popolani per
de’ delinquenti e complici, e l’oppressione del feroce la loro devozione al Cea si volse a vessare i frati cap-
soldato che conculcava tutta la nazione. puccini per l’ospitalità che gli aveano data, ed inva-
Dopo la promulgazione dell’editto contro il Cea se dendo il convento penetrò nelle cellette già abitate
non si trovò alcun traditore, furono però non pochi dal proscritto. Vi erano ancora i suoi bauli, e aperti
tra’ suoi fautori che si ritirarono, o richiamati dalle gli offrirono tutta la corrispondenza de’ congiurati
madri, dalle spose e da’ figli, od offesi della ostinatissi- di Cagliari e degli altri suoi amici e fautori. La noti-
ma di lui ripugnanza a tentare i gran colpi, a’ quali era zia di quest’invenzione fe’ lampeggiare nell’oscura
stato esortato. Ma da nessuno degli ozieresi rimase ab- faccia del feroce Sangermano un riso infernale. Ven-
bandonato il proscritto, i quali al contrario più prossi- ne a molti una inopinata disgrazia, e quanto il dolo-
mamente se gli strinsero intorno promettendosi ligi al re, tanto fu lo stupore in quelli che eransi dimentica-
suo volere, e preparati alla sua difesa contro qualun- ti di ciò che avean già scritto confidenzialmente.
que persona senza eccezione di sorta. E quali si pro- Il V. R. che avea notati di codardia gli altri commes-
fessarono tali si provarono. Indarno il Sangermano sarii che si eran tenuti da assalire il Cea in Ozieri, co-
minacciolli, che invaderebbe il loro paese, saccheggie- minciò a disprezzare anche il Soro, e non volendo più
rebbe e distruggerebbe le case, e avrebbe fatta contro a lungo soffrire che il proscritto stessegli incontro im-
loro una guerra a ferro e a fuoco, se non avessero con- pavidamente e minacciosamente egli stesso si accinge-
segnato il Marchese; perché essi udivano da’ banditori va all’impresa, e composto un numeroso esercito da’
promulgarsi quelle comminazioni come se non si par- soldati stranieri pratici della guerra e da’ miliziani di
lasse a loro. Indarno mandava i suoi commessarii con cavalleria e fanteria del Logudoro e degli altri diparti-
grandi schiere per effettuare le sue vendette; perché menti del regno si avanzava fino a’ piè di Montenero,
essi sopra la sponda destra del Termo ordinatamente promettendosi dare a regnicoli una prova della sua
dispostivi ed appoggiati all’armi aspettavano che gli esperienza e virtù militare. Ma quando esplorò bene i
aggressori venissero al guado: i quali però ben cono- luoghi, osservò la positura de’ banditi, e intese dal loro
scendo con che sorta d’uomini avessero a fare, non contegno quali essi si dimostrerebbero se il comando
prima li vedevano che si ripiegavano su’ loro passi. del Cea li mandasse alla carica, sentì nella immagina-
Tuttavolta non soffrendo il Cea che quei popolani zione del pericolo mancar tutto il suo animo, e però
fossero dall’atrocissimo V. R. guardati con tant’odio, cessando dalle minaccie provava un’altra volta se potes-
e, se lo potesse mai fare, vessati od oppressi, conge- se distaccare i banditi con la promessa d’un intero per-
davasi da essi per ritirarsi ne’ boschi di Montenero; dono, e persuader alcuno al tradimento con la propo-
sebbene non potesse ricusare che molti di quei po- sta di grandi rimunerazioni: ma da nessuno essendo
polani lo seguissero. In quei salti lo accoglieva in ascoltate le sue parole tornossene indietro.
luogo sicurissimo Ludovico Rizzo, cavalier tempiese, Non molto dopo che l’esercito vice-regio fu di-
nelle rovine dell’antico castello di Orgari, intorno al sciolto, il Cea congedava tutte le genti che gli eran
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state intorno nel tempo del pericolo, e usciva con i donde nell’estremo giugno volgeasi verso Nizza tra’
suoi colleghi da Montenero. Egli si volse a Sassari e suoi compagni e quei benevoli cittadini.
vi si occultò; gli altri mossero verso Cuglieri, e di là, I proscritti viveano sicuri nell’ospitalità del duca di
lasciatovi il Brondo negli estremi aneliti della vita, Savoja; ma il loro cuore non era tranquillo nell’ango-
partiti in sulla fine di settembre navigarono verso sciosa memoria del delitto, e nell’irrequieto desiderio
Alassio. Nel principio di novembre con permissione delle loro famiglie e dell’antica sorte. A ritornarvi
del Duca di Savoja entrarono in Nizza e vi erano ac- non erano a’ lor passi che due vie, o di implorare la
colti con grand’amore dal governatore della città e clemenza del Cattolico, o di invocare la protezione
da’ principali del paese. del Cristianissimo, offerendogli la Sardegna sotto cer-
Poco sicuro nel nascondiglio di Sassari, dove il V. R. te condizioni: ma perché disperavano del perdono,
avea molti soldati, partivane il Cea dopo tre mesi di consumarono la perfidia. L’iniziativa a questa nuova
soggiorno, e ritornato nelle selve di Montenero vedeasi scelleraggine toccava ad Aimerico, il quale andato a
un’altra volta attorniato da quelle stesse genti che l’avea- trovare Ippolito, comandante di una squadra france-
no guardato contro le milizie del governo. Ivi ei ricevea se, ed espostigli gli avvenimenti della Sardegna, lo
le lettere di Aimerico, nelle quali eragli notificato il fa- supplicò per sé e per i compagni, che loro conciliasse
vore che egli e i compagni incontrarono ne’ cittadini il Re e lo persuadesse ad accettarne l’offerta.
di Nizza, e l’animo benignissimo del Duca per le rac- Il Sangermano avea già supplito a’ bisogni ordinarii
comandazioni del suo zio Antonio di Savoja; e rispon- del regno ed alle straordinarie esigenze di quello stato
deva facendo consapevoli lui e i compagni della unani- di guerra con la sunnotata contribuzione; ma i mini-
mità con che da tutti i sardi era biasimata la loro stri non credendo conveniente che si ripigliassero
condotta, parendo indegnità e viltà che giovani e ro- quelle forzate esazioni, lo consigliarono di rientrare
busti si fossero evasi abbandonando un debol vegliar- nell’antico ordine, e domandare agli stamenti l’offerta
do fra’ disagi d’una vita silvestre e nei pericoli di una del donativo. Si può ben intendere che un uomo del
incessante persecuzione e di frequenti insidie; e quindi carattere di Sangermano non amava in nessun modo
li esortava perché provvedessero alla sorte comune, e di trovarsi a fronte di tutti i rappresentanti della na-
ritornando senza dilazione conducessero seco uomini zione, i quali in quella occasione solenne avrebbero
di coraggio e ben armati, i quali con i suoi seguaci va- potuto secondo il diritto rivedere le azioni di tutti i
lessero a qualche impresa contro il crudelissimo V. R. regii ufficiali, dolersi de’ gravami, e per il loro sindaco
Queste parole non furono inefficaci. Aimerico si notificare al Re quanto fossero oppressi dal suo luogo-
rianimò, e mandava in Genova e in Sanremo il Cao tenente, e supplicarlo di porre un termine a’ loro ma-
e il Portugues perché da’ Corsi, che la repubblica li; però immaginava una novità che poteva parere un
avea chiamato per la guerra contro il duca di Savoja, dettame di prudenza nelle attuali condizioni, perché
assoldassero qualche schiera. L’assoldarono e si pre- in tanta esasperazione degli stamentari la radunanza
pararono a ritornar nell’isola; se non che furono i lo- de’ medesimi in parlamento non producesse al gover-
ro disegni disturbati dalle due galere che il V. R. no nuovi incomodi, e non creasse nuove implicazioni;
mandò in crociera nelle acque settentrionali dell’iso- e per lettere particolari domandava agli stamenti que-
la; e senza questo erano i lor animi sospesi per non sto solo, che votassero per il donativo.
sapere in quale parte il Cea si trovasse. Dunque per ordine suo quei pochissimi dello sta-
Nell’anno 1670 addì 14 gennajo i paesi di Cuglieri mento militare che erano nella città di Cagliari, radu-
e di Escano, contenuti nel marchesato di Settefonti natisi confermarono la largizione di ottantamila scudi
già confiscato alla Satrilla, si vendeano dal V. R. in li- senza alcuna contraddizione. Lo stesso deliberavano i
bero e franco allodio. capitoli e i municipii, ai quali singolarmente egli avea
Il Cea sempre inseguito da’ commessarii continua- scritto, né si udia riprodotta quella fatal condizione
va a vagare nelle montagne più aspre del Logudoro e della privilegiata concessione a’ regnicoli delle prelature
della Gallura sostenendo i disagi della durissima vita e degli ufficii del regno. Né fu quella giustizia; ma per-
nella speranza di un prossimo favorevole rivolgimento ché gli animosi che avean sostenuta la proposizione del
o per le forze che i suoi complici condurrebbero dal- marchese Laconi, o eran esuli, o non furono chiamati,
l’Italia, o per la potenza de’ suoi fautori nella capitale. e solo gli uomini indifferenti o egoisti o adulatori sede-
Ma cadeva di animo quando ebbe notizia dell’infor- ron sulle panche della camera a deliberare.
tunio del marchese di Monteleone, e della simultanea Tra questi fatti Antonio Pedrassa, al quale era stata
disgrazia de’ conti di Sedilo, Montalbo e Villamar, i data autorità di inquisire contro i complici del Mar-
quali come consenzienti in molte cose a’ congiurati chese e suoi fautori, e di punire quanti trovasse aver
erano sostenuti e mandati in Spagna; e disperò del partecipato nella congiura, creavasi dal V. R. governa-
tutto, quando seppe che Aimerico avea abbandonato tore delle armi nelle due provincie, e procedendo con
il pensiero di riunirsi a lui, rafforzarlo con alcune furore nella sua missione rendeva dolenti molte fami-
schiere d’uomini usi a battaglie. Pertanto deliberò di glie per que’ loro che egli o strozzava o facea deportare.
uscire da mezzo a tante angustie, e ringraziati quelli Un’eguale facoltà aveasi il barone Matteo Pilo-
che lo aveano generosamente difeso in molti incontri, Boyl, se non che facea miglior opera, che il Pedrassa, e
e dimostratagli una fede maravigliosa, in sulla fine di perseguitando gli omicidi, grassatori, ladri e ogni altra
maggio si trasferiva in Corsica, ed indi in Genova, genia di malviventi, rendea la sicurezza e tranquillità
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a’ popoli. Nella quale impresa egli adoperava il valore, loro quarti, come diceano, avessero con intollerabile
e non mai venuto a patti con li scellerati a danno de’ fetore viziato l’aria.
loro consimili, promise loro la impunità purché ucci- E i miseri che per sua sentenza si davano alla
dessero o dessero a’ tribunali qualche bandito merite- morte, come quelli che si cacciavano in esilio, non
vole di eguale o maggior pena. Allora e in altri tempi tutti erano rei: egli però li credea tali quali qualche
nell’impotenza di poter cogliere i delinquenti usavasi spione glieli rappresentasse, senza prendersi gran cu-
da’ ministri regii, e di loro arbitrio come pare, di invita- ra di verificare se era vera la colpa, o tanto grande
re gli inquisiti all’arresto di qualche altro criminoso of- quanto si pretendea. A questi mali venne in cumulo
ferendo in premio la libertà, e per comodità dell’opera la sterilità, e quindi la carestia, e non fu alcuna re-
concedendo a’ medesimi divagare a volontà senza timo- gione, donde non suonassero alti e miserabili gemiti.
re di essere arrestati. Assunto l’impegno un malvivente Veniva l’ora del destino de’ proscritti, e adducevasi
moveasi sulle traccie di qualche suo pari, e adoperando dall’arte infame d’un traditore. Giacomo Alivesi, uo-
la malafede, il tradimento e gli altri mezzi più vili atti- mo di quell’animo maligno e vile, che potesti intende-
rava nella rete colui che dovea dar al carnefice vittima re da quello che ti occorse detto a suo conto, ordinava
per la sua vita e libertà. Presentavasi come amico, una pessima frode, e basti il dire che essa meritava
spesso si ponea per un simulato terrore sotto la sua l’approvazione del Sangermano. Fingendosi l’antico
protezione, giuravagli fede, e poi gittavasi sopra l’im- capo-squadriglia in odio a costui, e per facilitarne la
prudente o addormentato, o ritirate le armi, facea cen- credenza dicendosi fuggitivo dall’isola e incarcerato in
no a’ soldati e miliziani che lo assalissero. Quanta im- Napoli, si facea riputare suo nemico cordiale, e anda-
moralità in questa maniera di sbrigarsi de’ malviventi to in Roma a trovarvi il Cao così poteva illuderlo, che
se i più scellerati hanno spesso e con orrore rigettate invase nella più confidenziale intimità, e poté accom-
simili proposte da persone del governo!! L’immoralità pagnarlo a Livorno, ed indi a Corsica. Colà chiamati-
è detestabile in persone private; ma in quelle che sono vi da costui convenivano il Cea e l’Aimerico, poco
preposte al comando de’ popoli, e che devon curare i dopo anche il Portugues reduce da Costantinopoli
costumi, è veramente satanica. sulla flotta francese; ed avendo avuto promessa dal-
Finalmente dopo le incessanti sollecitazioni del San- l’Alivesi una gran comitiva di armati per correre sopra
germano, cui il desio della vendetta contro i principali la capitale e opprimervi il tiranno, lo accoglievano
della nazione, suoi personali nemici, faceva inquietissi- giurato nell’alleanza. Condotte le cose a tal punto,
mo, i ministri decretavano il castigo de’ medesimi per non si volle frapporre alcun indugio all’impresa, e lui
la loro complicità coi proscritti; ed il temuto fulmine partito al porto d’Iscia per conferire col capo delle
venne dall’aula del Re sopra i loro capi con grande squadriglie Gavino Delitala, gli ingannati navigarono
spavento de’ popoli. Il Cervellon, che avea già presie- al luogo dell’appuntamento, nel porto di Vignola.
duto nel regno a tutto il governo, gittavasi nelle pri- L’Alivesi non tardò a raggiungerveli, e dopo poche
gioni di stato entro la torre dell’elefante, e poi depor- miglia di corso sbarcò con essi in sull’Isola Rossa, pres-
tavasi in Orano, e lo Zonza general comandante delle so la quale, come in suo arcano senso affermava, do-
milizie logudoresi condotto da Sassari in Cagliari in- veano riunirsi gli uomini della sua fazione. Alcune bar-
catenato rinchiudevasi nella comun carcere di s. Bran- chette con eletti sicari erano pronte in un recesso del
cazio, e quindi imposto sopra una nave era portato a prossimo littorale per vogare sullo scoglio e compire la
perpetuo confino nella stessa colonia africana in com- perfidia. Venne la notte, si cenò lietamente presso a un
pagnia del suo concittadino Francesco Cao, uditore capannello, si ragionò del terrore del V. R. nella inopi-
della sala criminale nella regia ruota. Ma non più tri- nata guerra che era per destarsi, e quindi sentendo tut-
stamente furono gli animi scossi, quanto al comando ti il bisogno del riposo si sdrajarono. A un segno del-
intimato all’arcivescovo di Cagliari, Pietro Vico, di av- l’Alivesi il Delitala che a piccol tratto tenea sull’onda
viarsi direttamente e senza indugio nella penisola alla sospesi i remi, li fe’ dare nell’acqua, e saltando sull’are-
real città, e per la partenza forzata del vescovo Bru- na col nudo brando si appressò con i satelliti, dove gli
nengo a Toledo a soggiornarvi finché fosse piaciuto al incauti giaceano nel primo sonno, e disposti que’ vili
governo. Tra le clamorose esecuzioni un grandissimo per ritenere i proscritti sotto i colpi, se si risvegliassero,
numero di altri cittadini così dell’ordine civile, come fece un’opera più infame, che quella del carnefice,
dell’uno e dell’altro clero, o per sospetto di consen- mozzando il capo all’Aimerico, al Cao ed al Portugues,
sione co’ congiurati, o per parole di lamento contro dopo averli ignavamente punti nel core, e giunto al
le atrocità e iniquità del V. R. eran cacciati in esilio Cea tenne la mano e gli negò la morte.
per diverse parti. In sull’alba arrivava il Rizzo presso l’isoletta, tra-
Ormai l’animo crudele e iniquitoso di costui a tutti ghettava le poche acque interfluenti co’ principali
patentissimo avea provocato contro sé anche l’odio di della sua masnada, e ponendo i piè sull’isoletta fremé
quelli che desideravano esercitata in tutto rigore la vedendo sull’arene i tronchi sanguinosi de’ tre cava-
giustizia. Basti questo solo argomento, che deducia- lieri. Senz’altro intese il tradimento operato, e ritor-
mo dalle vere parole del vescovo di Ampurias nel nando sul lido movea con tutti i suoi se potesse rag-
prossimo parlamento, il quale ebbe altamente a do- giungere il Cea; ma quegli sgherri avean precipitato i
lersi perché nell’angustissima piazza del Castellarago- passi. Il Rizzo ebbe danno da tanta sua devozione al
nese si fossero lasciati appesi i cadaveri de’ dannati, e proscritto; perché il Sangermano così lo circonvenne
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con le insidie, che finalmente lo colse e dannato alla commise di far un’altra volta l’impresa, che avea già
deportazione in sulle terre africane. fatta sotto altri Viceré, e toglier di mezzo e annichilare
Preceduto il prigioniero da tre teschi sulle piche i malfattori. Questa nomina sparse il terrore tra’ faci-
giungeva in Sassari, e il giorno dopo era con essi norosi, che conosceano la pessima sorte in cui erano
esposto sopra il palco dell’ignominia nella piazza di dalle arme sue irresistibilmente sospinte le più terribili
s. Catterina, pubblicando i banditori con continuo squadriglie. Incalzati dall’uom prode, altri caddero
gridamento i nomi, il delitto, la pena. morti ne’ conflitti, altri furono presi negli agguati, al-
Un gran dolore facea mesti i cittadini alla rea di- tri a’ quali era mal fida ogni stazione nell’isola volaro-
sgrazia di quel vecchio, e l’unanime indegnazione fre- no alla Corsica, e in breve cessato ogni pericolo, svanì
mea contro l’Alivesi, che tutti apertamente esecrava- da’ popoli e da’ viandanti ogni timore. Il virtuoso assi-
no pessimo de’ più tristi, e abbiuravano indegnissimo curatore de’ popoli sdegnò ogni rimunerazione, e ri-
disonore della loro città. compensava del suo i valorosi suoi vassalli che lo avea-
L’infelice tradito usciva quindi da Sassari, e con- no assistito nell’opera arrischiatissima.
ducevasi in Alghero a una simile ignominiosa esposi- Nell’anno 1677 addì 26 gennajo si convocarono
zione sotto il cospetto di quei cittadini, nel cor dei gli ordini della nazione in general parlamento per il
quali quanta era la pietà della di lui sventura, tanto primo di aprile.
era l’orrore per il vile suo Giuda. Finora non avendo il gabinetto voluto far onore
Egli, che non molti mesi prima accoglievasi in alle promesse del Re ne’ comizii del Lemos, e conti-
quelle due città quasi trionfalmente, seppe sostenere nuandosi a conferire agli stranieri gli ufficii che spet-
in una ammirabile serenità la funestissima vece, e tavano ai regnicoli con l’iniquità della prepotenza, e
rassegnato e forte subiva nella capitale del regno la con il più manifesto disprezzo della nazione, tutti
sua sentenza con quella grandezza d’animo che si ha unanimi gli stamentarii deliberarono supplicare la
dalla fede, e moriva cristianamente tra le lagrime de’ nomina di uomini nati nel regno alle dignità e cari-
suoi cittadini e il dolore universale di tutti i sardi. che di giustizia, di finanza, di milizia; o se piacesse al
Vendicata la morte del Camarassa nell’indicate ma- Re che in alcuni ministerii operassero uomini di altri
niere per mezzo dell’Alivesi, non si vergognò l’uom suoi regni, in compenso nominasse i sardi ad impie-
nequissimo di domandar la mercede della perfidia, e ghi di egual onore ed emolumento nelle altre parti
il Sangermano d’investirlo de’ feudi del tradito. A un della monarchia; e che dovendosi i beneficii pontifi-
atto così immorale surse il grido della universale in- cali secondo i decreti del Papa conferirsi a’ sardi, ri-
degnazione, i baroni non soffrendo disonorato l’or- servata al Re la podestà di alternare i nazionali agli
dine loro con la intrusione d’un infame e codardo, stranieri, si togliesse questa riserva, e fossero tutte e
gli uomini delle classi inferiori iratamente riguardan- sempre conferite a’ regnicoli le prelature. Domandavasi
do sopra la loro sorte uno che sarebbe rifiutato dalla poi in altri capitoli queste cose principali; si richiamas-
più rea marmaglia, e i coloni del marchesato del Cea sero da Cagliari e da Alghero i presidiarii forestieri,
protestando che non mai riconoscerebbero loro si- perché finalmente quei cittadini non più poteano sop-
gnore un soggetto tanto detestabile. In tanta consen- portare la loro insana licenza, ed egli sembrerebbe
sione di odii l’abbominato non gittò l’infame prez- dubitare della fedeltà de’ popoli; da ultimo che a’
zo, ma volle combinatagli la moneta. conti di Sedilo, Villamar, Monteleone, Montalbo, a
Anche il Delitala, amico certamente degno del- Girolamo Zonza, e a Ludovico Rizzo, e ad alcuni al-
l’Alivesi, domandò ed ebbe pagato il suo servigio di tri fosse fatta grazia di ritornare dalla terra dell’esilio
manigoldo e di assassino, che sostenne sotto gli ordi- in seno alle desolate loro famiglie.
ni di colui. Erasi ne’ comizii dell’Avellano suscitata una lite tra
Nella primavera del 1674 il V. R. marchese De Los il sindaco d’Oristano e i procuratori di Sassari e d’Al-
Veles accompagnato da’ miliziani della cavalleria ca- ghero sopra la precedenza, la quale allora mal compo-
gliaritana visitava il Logudoro e la Gallura. La creduli- sta con la solita formola – Stiasi alla consuetudine – si
tà del predecessore alle delazioni degli uomini più ab- risuscitò più clamorosa in questo parlamento. Instava
bietti, che soli tra una nazion di vivissimo sentimento l’oristanese perché potesse sedere secondo al sindaco
d’onore sapean fare questa vil polizia, e la di lui preci- della dominante; e avvalorava sue pretensioni portan-
pitazione a’ castighi più gravi, aveano oltremodo mol- do ragione dell’ambita preferenza la innegabile mag-
tiplicato il numero de’ banditi, sì che rarissimi osava- gior antichità e gloria della sua città, verso Sassari ed
no viaggiare, e più rari passavan illesi; e volendo il Alghero: già che Sassari nel principio del secolo XIII
Veles porre un fine alle infestazioni delle vie pubbli- era niente più che una villa; e tale allora, e molto do-
che e de’ paesi, rivolgevasi al barone Pilo-Boyl, e no- po, era anche Alghero.14 Ma un’altra volta davasi la
minandolo suo Alternos con autorità proconsolare gli stessa risposta dal presidente, il quale non pertanto

14. La prima menzione che finora ci venne fatto trovar di Alessandria; nel quale istromento Manfredo II soprannomi-
Sassari è sotto l’anno 1202 nell’istromento stipulato in Ver- nato Punasio, padre di Bonifacio, obbligava a favor della spo-
celli addì 25 luglio in occasione del matrimonio di Bonifacio sa, sua nuora, per la restituzione della dote consistente in tre
marchesino di Saluzzo con Maria figlia di Comita giudice di mila lire genovesi, alcune sue castella ecc., e costituiva alla
Torre, e conchiuso per opera di Nicolò Doria e di Nicolò di medesima per contradote la somma di lire mille, aggiuntivi
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prendea l’allegazione del riclamante per sottoporla alla Dopo tanta tempesta d’ira e di vendetta rassere-
considerazione del Re. nandosi il Re, i cuori più mesti sentirono i raggi e
In questa sessione il sindaco d’Alghero porgea la- l’influsso della clemenza e benignità, e si consolarono
menti del disertamento della città, del nessun com- vedendo reduci dall’esilio i conti di Sedilo e di Mon-
mercio interno ed esterno, e della troppo ristretta cir- talbo, e udendo disciolti dalla interdizione della pa-
coscrizione del contado; e doleasi poscia dell’avarizia tria quel di Villamar e l’altro di Monteleone, che con
de’ ministri del regio patrimonio, per le cui concus- molta lode di valore militavano allora ne’ regii eserci-
sioni già da alcuni anni non erano ritornati in quel ti, uno nella Catalogna, l’altro nelle Fiandre. I soli
mare molti raccoglitori di corallo. Alle quali supposi- parenti dello Zonza, del Cervellon e del Rizzo non si
zioni, per far ben intendere quanta fosse la povertà de’ rallegrarono, perché costui era già morto in Orano, e
suoi cittadini, soggiungeva la supplica perché essi nel gli altri due erano troppo temuti dal governo. Con
seguente decennio si esimessero dal pagamento del quegli uomini insigni altri e non pochi furono favore-
donativo e da ogni altra contribuzione. volmente riguardati dal Sovrano, ed ebbero tolta o di-
L’altra petizione presentata dallo stesso deputato minuita la pena, tra’ quali nomineremo il Cao, che
era perché le altre torri già disegnate nel littorale di restituivasi in piena libertà, comeché non avesse con-
quella città si effettuassero. I barbareschi frequenta- ceduto di rientrare nel regio consiglio, e Ansaldo, al-
vano il Portoconte, e uscendo in sulla terra a caccia tro cittadino di Sassari, cui si permetteva di soggior-
de’ pastori e contadini, che si trovassero o ai lavori nare in qualunque altra parte della monarchia, sola
agrarii o alla custodia del bestiame nelle prossime re- eccettuata la Sardegna.
gioni, riducevano per le quotidiane sottrazioni a più Il ricensimento generale della nazione dava in que-
pochi gli abitatori. Il Sangermano avendo visitato il sto parlamento famiglie sessantaquattromila novecen-
luogo, vide che con una torre eretta in tal punto do- tosessantacinque nelle quali si contenevano anime non
ve potesse l’artiglieria proibir l’ancoraggio e lo sbarco più che ducentotrentamila. E questo numero presto e
agli infedeli, men facile sarebbe a’ medesimi la de- di molto assottigliavasi per nuove sventure.
predazione delle greggie e degli armenti, e la cattura L’anno 1680 veniva infaustissimo alla Sardegna, nel
degli uomini; e questo propugnacolo, che allora era quale fu tanta la sterilità de’ campi, tanta la carestia
stato ordinato, non essendosi finora incominciato, si dell’annona, e nell’inedia, nel nutrimento e nella susse-
domandava provvedesse il governo perché senz’altro guita insalubre epidemia tanta la mortalità, che non
indugio fosse costrutto e armato all’uopo. più aveano altra volta patito i popoli. Pareva che in

alcuni altri patti, e questo tra gli altri, che dove lo sposo ve- pure a determinar con precisione il tempo in cui cominciò suo
nisse a morire prima della sposa, dovesse questa ricondursi o regno Barisone; perché se Mariano era vivo addì 19 settembre
da lui (Manfredo), o da’ suoi uomini in Sardegna nella giu- 1219, e più non l’era addì 11 gennajo 1220, dunque il suo fi-
dicatura torritana e nella villa che diceano Sacer, o in Bosa. glio subentrava nel governo poco dopo il settembre.
Ne trascriverò un articolo in grazia di quelli che non posso- Mi si permetta poi di soggiungere che non fu questa la pri-
no leggere il diploma riferito dal Muletti nelle Memorie sto- ma volta che i principi sardi di Logudoro facessero alleanza
rico-diplomatiche appartenenti alla città ed a’ marchesi di con la casa de’ marchesi del Guasto; perché quella Leonora
Saluzzo = Si autem contingeret quod Bonifacius filius Manifre- moglie di Manfredo, primo marchese di Saluzzo, la quale dal
di de Saluciis decederet priusquam dicta MARIA absque filiis ab più antico scrittore delle cose di Saluzzo, Gioffredo della
ea susceptis, dominus Manifredus per se vel suos homines de ter- Chiesa, si notava figlola de Judich conte de la Torre Alborea,
ra sua, teneretur dictam MARIAM reducere in Sardiniam in Ju- qual è in Spania et che era nepota del re di Spagna deve tenersi
dicatura Turresana in villa, quae dicitur SACER vel in Bosa, in- figlia d’un giudice di Torre-Arborea.
fra annum quo Bonifacius decederet, cum pecunia sibi in dote Ignorando il prenominato storiografo che i principi sardi sar-
data, silicet III mile lir. jan., et honorifice eam tenere dum in di erano appellati e si intitolavano più spesso Giudici, che
terra fuerit ut TANTAM DOMINAM DECET, bonafide et sine Re; né conoscendo che le regioni di Torre e di Arborea erano
fraude: similiter si dicta MARIA moreretur sine filiis a domino due grandi provincie della Sardegna, le quali talvolta erano
Bonifacio susceptis, dominus Manifredus et ejus heredes … te- amministrate da uno stesso principe, accadea però che indi-
neantur praedictam pecuniam reddere praefato Judici Turritano casse in Ispagna, dove non sono mai state Torre e Arborea. Le
vel suis heredibus in Sardiniam infra annum, quo ipsa migraret poche sue cognizioni geografiche e storiche de’ paesi lontani
e seculo, et in praedictis villis, in Sacer vel in Bosa, nisi ipsa dal suo è pur ben manifesta nell’aver supposto la monarchia
exinde daret, vel judicaret usque mille libras pro anima sua su- di Spagna già costituita nel principio del secolo XII, quando
perius nominatae dotis. è certo che non prima elevossi il trono ispanico, che volgesse
Qui forse è luogo ad una necessaria rettificazione d’una inesat- alla sua fine il secolo XV. Del resto io non esiterei a credere
tezza occorsa nella storia de’ Giudici del Logudoro. Quel- che quella Leonora potesse esser nipote del Re di Aragona, se
l’Agnese, che sotto l’anno 1218, dove parlasi di Mariano, fu la moglie del giudice di Torre-Arborea poteva ben essere fi-
detta figlia del marchese Guglielmo di Cagliari deve ricono- glia del medesimo, non ignorando chi sa vedere negli antichi
scersi sorella di Bonifacio e quindi figlia del marchese di Saluz- secoli della Sardegna che era gran commercio tra’ sardi e ca-
zo, Manfredo II. Ed a certissima prova di ciò leggesi in alcune talani, e che alcune giudicesse erano venute dalla Catalogna.
vecchie pergamene conservate negli archivii del monistero di Ritornando adesso sull’oggetto della notazione ripeterò relati-
Riffreddo, e particolarmente in un contratto di acquisto degli vamente ad Alghero quello che già scrissi a suo luogo: che gli
11 gennajo 1220 (quando morto Mariano essa era ritornata abitanti di quella terra, che continuossi a dir villa anche dopo
nella casa paterna) in manibus dominae Agnetis uxoris quon- che per le fortificazioni diventò la seconda piazza militare del
dam domini Judicis Turritani de Sardinea. Questa data giova regno, solo nel secolo XVI ottenevano i diritti di municipio.
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785 Logudoro

questo secolo la nazione dovesse fatalmente perire per tutte le contrade, e più che altre quelle del Logudoro,
le molte e grandi sventure, che incessantemente una corse da grosse squadriglie, i passeggieri depredati nelle
all’altra sopravvenivano; invasioni di francesi e ottoma- vie pubbliche, e quelli che avean fama di ricchezza as-
ni, devastazione de’ campi per quanti anni durò la ge- saliti nella notte e persuasi con l’argomento del pugna-
nerazione delle cavallette africane, la pestilenza, e fre- le ad aprire i forzieri, od a mostrare il luogo dove avean
quentissime prima e dopo di questi infortunii le sepolto o altrimenti nascosto i loro tesori. Il V. R. De
inimicizie e guerre private, le scorrerie e gli assalti di fe- Angulo, arcivescovo di Cagliari, non avendo potenza a
roci e ladre squadriglie, sedizioni clamorose, pugne ac- comprimere quei ladri, e volendo sollevare dal timore
canite, stragi miserande, vendette orrende, supplizii ed esimer dal danno gli uomini onesti, volgeasi al Pilo-
atrocissimi, penurie gravissime, influenze morbifiche di Boyl, ed investendolo di sua autorità lo invitava ad
gran pernicie, monopolii tirannici, difficoltà di com- uscire in campagna e distruggere quei ribaldi. Il Boyl
mercii, estrema indigenza, perpetue incursioni de’ bar- sebbene molto avanzato in età, e sebbene molto dan-
bareschi a distruzione, strage e schiavitù, concussioni neggiato nelle sue proprietà dalla vendetta degli irritati
de’ ministri regii, ladronecci, grassazioni, falsificazioni parenti de’ malfattori, che nelle altre sue campagne
e riduzioni di monete, angherie, estorsioni e vessazioni aveva oppresso, non si trattenea né dal pensiero de’
baronali. In qual altra terra riboccarono da più mali- disagi e pericoli, a’ quali si esporrebbe, né dalla previ-
gno destino mali di più sorta e peggiori? Qual altra sione de’ nuovi danni che diminuirebbero la sua fortu-
gente patì maggiori o eguali sventure, o ebbe così osti- na, e cominciò la guerra. Furono molti conflitti e fre-
natamente contraria la sorte? quenti stragi; e i banditi vedendo non potere, né pur
Nel 1681 per novella e peggior infecondità de’ quando congiungevano le forze, resistere al valoroso e
frugiferi campi così ingradò la penuria e l’epidemia, felice loro persecutore s’intanarono ne’ boschi più sil-
che una più dura fame non fu mai patita da assediati vestri o evasero dal regno.
indomabili, e men funesta fu stimata la pestilenza Nell’anno 1688 addì 6 gennajo aprivasi il soglio,
de’ cinque anni. e si auspicavano le azioni parlamentari. In questa
Nel paragone de’ morti in cotesta carestia ed epi- sessione deliberarono gli stamentarii di domandare e
demia, e di quelli che consumò il contagio, risultava domandarono un altro seggio a’ sardi nel supremo
un numero di morti molto maggiore in questi due consiglio di Aragona così per ottenere con più cer-
anni, che ne’ cinque. Cagliari, che meno patì per la tezza i fini intenti, come per evitare le ingiurie della
provvidenza de’ suoi consoli, restava diminuita della parzialità; giacché quando eravi reggente Francesco
terza parte de’ suoi abitatori; le altre città ebbero più Vico si ebbero i cagliaritani a dolersi perché in tutte
deplorabili detrimenti, e in Bosa fatta la proporzione le cose avesse egli favorito i suoi cittadini sassaresi e
più che altrove sentissi la grandezza dell’infortunio. posposti i cagliaritani; e quando poi era in tal dignità il
E se tanto si patì in luoghi marittimi, e comparativa- Castelvì ne furono scontenti i sassaresi perché troppo
mente più ricchi; che dovrem pensare essere stato in favorevole a’ suoi cagliaritani e negligente delle cose de’
paesi mediterranei, e tra popoli meschini e difettivi sassaresi. Dopo la qual supplica la quale par dettata
de’ necessarii mezzi? Fatto un calcolo prudenziale so- da persone che amavano vedere equabilmente tratta-
pra i certissimi dati che avemmo, si può tenere che ti i sardi da chi sedea in quella augusta camera pa-
la popolazione di tutta l’isola fosse ridotta a circa trono e procuratore di tutti, e non di quelli sola-
anime centosessantaquattromila!! mente ai quali appartenessero per nascita, indefessi i
Altri mali premevano i superstiti. In quell’incredi- rappresentanti nella insistenza tornarono ad inculca-
bile depauperamento instavano spietatamente gli re il diritto della nazione perché a tutti gli ufficii del-
esattori regii per le quote del donativo, e i feudatarii le moltiplici amministrazioni fossero nominati i na-
per i loro diritti. E in cotanto vessamento non so se tivi. Perché, ragionavano i medesimi, se gli altri regni
sia stata maggiore o la iniquità o la immanità, o la della monarchia hanno il privilegio che soli i rispetti-
demenza. Era iniquità, che quanto riscuoteasi prima vi regnicoli sorgano alle maggiori dignità, e siano no-
da un numero maggiore di vassalli e contribuenti, al- minati a tutti gli ufficii, il regno sardo non avrà un
trettanto poscia si domandasse a’ pochissimi che erano egual privilegio? Mancarono per avventura uomini
rimasti, e non aveano avuto incremento nelle fortune: idonei? Ma nessun uom di senno osò proferire tanta
era un’immanità che alle infelici famiglie si rapissero le stoltezza massime dopo che per la istituzione di due
scarse provviste, che assicuravano la sussistenza a’ fi- università nel regno si diffusero ampiamente i lumi,
gli, e si togliesse dalle malfornite abitazioni e il de- e furono coltivate le menti a frutti degni dell’alta lo-
schetto dove divideasi tra’ molti un piccol pane nero, ro potenza. Sarebbe stato che quanti furono impie-
e il letto in cui riposare e le poche vestimenta della gati abbiano disservito il Re? Ma una tal accusa sa-
festa: ed era una demenza in rapire all’infelice colono rebbe confutata dalle onorevolissime testimonianze
i due tori e l’aratro, e così metterlo nell’impotenza di che del reale gradimento alla loro opera diedero i so-
poter produrre con la benedizione di Dio sufficiente- vrani, e da’ premi che conferirono a’ loro meriti. Dun-
mente a’ suoi bisogni ed agli obblighi. que perché i nazionali sono trascurati: e sopra questo
Nel 1682 avendo la penuria de’ due anni superiori perché si accresce a questa ingiustizia l’altra ingiuria
consigliato molti a’ furti, alle rapine ed alle grassazioni, di proferire agli uomini degnissimi, che ha la nazio-
e questi diffidando con ragione della giustizia, erano ne, uomini di nessuna virtù di nessun talento, per
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l’imprudenza ed avarizia dei quali le cose sarde cad- ed aragonesi, nella udienza della rota romana in quel
dero e giaccion tanto basse? posto, al quale il Re aveva il diritto di nominare, già
Nelle petizioni particolari de’ logudoresi non ve che la Sardegna era una parte della monarchia arago-
n’ha alcuna considerabile, se pur tale non stimisi nese; in secondo luogo che in ogni parte del regno fos-
quella che fu fatta a nome dell’Arcivescovo torrense e sero le misure secondo un unico campione; in terzo
suo capitolo per la immunità dell’esportazione di die- luogo che si togliesse la comminazione di quelle gravi
ci mila starelli di grano, perché con la somma di quei pene con le quali si volean forzare i sardi a sostenere e
diritti si potesse finir l’edificio della cattedrale. Allora condurre in carcere i loro parenti e domestici; e che es-
i canonici uffiziarono nella chiesa della Santa-Croce. sendo nella milizia non si obbligassero ad arrestare
Nella revisione del focaggio, che fecesi in questo quelle persone che fossero loro propinque sino al terzo
parlamento, si trovarono ne’ centotré paesi del Lo- grado; finalmente che per i delitti de’ mariti non si pu-
gudoro famiglie 16357, che aveano nel sesso miglio- nissero le mogli con la carcere e con l’esilio.
re persone 27188, nell’altro 29443. Nelle città della Intenderà ciascuno da questi articoli la condotta
provincia era la popolazione nel numero e nella di- de’ ministri del Re verso il popolo sardo; la ostina-
stinzione seguente: zione in una ingiustizia, contro la quale da un secolo
e mezzo, in circa quindici parlamenti, reclamavano i
Famiglie Maschi Femmine rappresentanti della nazione; la incuria a facilitare il
In Sassari 2271 3799 4604 commercio interno; la inumanità in comandare la
Alghero 623 1605 1550 soppressione de’ sentimenti di natura; dopo tutto la
Bosa 880 1377 1646 iniquità tirannica nel punire gl’innocenti.
Castellaragonese 341 549 622 Ne’ capitoli particolari occorrono degne di consi-
derazione alcune supplicazioni:
Spicca l’eccedenza delle donne sopra gli uomini, e Proponeva il sindaco di Sassari che l’ordine de’ cava-
mentre non ne appare la ragione, però io stimo con- lieri non si accrescesse con tanta facilità; e ne adduceva
veniente di significarla. Comeché vedasi spesso il nu- buone ragioni; perché ritenendo l’usata maniera plebea
mero di quelle sorpassare il numero di questi, tutta- e le vestimenta volgari non sapeano sostenere il decoro
volta la differenza è tanto piccola da essere trascurata. della classe; il che veramente era troppo ontoso alla di-
Dunque supposto che le risultanze della generazione gnità dell’antica nobiltà: perché per la esiguità del cen-
siano allora state quali ora sono, si può dall’eccesso so dovendo abitar ne’ paesi, e non essendo soggetti alla
sovranotato intendere quanto sangue si versasse nelle giurisdizione ordinaria opprimevano i miseri e negavan
perpetue guerre private, e nelle particolari quotidiane le mercedi, sicuri di non esser obbligati, se que’ popo-
vendette. E dovresti stimare molto maggior, che non lani non poteano ricorrere ai regii tribunali nelle città;
si appaja, la strage, se considerassi che in questi tempi il che era contro la giustizia che doveasi a tutti senza ri-
dopo la gran mortalità del 1680-81 confluiva dal- spetto di persone: che per il piccol prezzo, con cui po-
l’estero un gran numero di avventurieri, e che pochi tean comprare le lettere di nobiltà, erano essi cresciuti
venivano con le loro donne. in tanto numero, che già, come potea vedersi osservan-
Nell’anno 1698 si apriva il parlamento del presi- do le panche della camera militare, costituivano la
dente Montellano con la lettura delle lettere del Re. massima parte dello stamento; il che era un degrada-
Gli stamenti con le loro perpetue istanze contro le mento degli uomini generosi; come era un’indegnità
inique massime politiche del gabinetto di Madrid co- che tra quelle persone savie e rispettabili per virtù si
minciando ad essere troppo gravi e molesti a’ ministri, mescolassero uomini ignoranti e rozzi, e alcuni che eb-
era per inspirazione di questi proposto dal reggente la bero accusa di ladronecci, altri che capitanarono squa-
real cancelleria del regno, che si vuotasse il donativo driglie, e tali altri che fecero resistenza a’ ministri della
per un ventennio pretessendo astutamente sopra i veri giustizia; come parimenti gravemente esiziale alla na-
suoi fini alcune ragioni di interesse pubblico, e di eco- zione che prevalendo essi per numero di voti facessero
nomia privata; perché diceva egli per ogni sessione cadere le proposizioni da persone prudenti e amanti
vuolsi una somma eguale al donativo d’un anno, e del pubblico bene. In verità era quel sindaco uomo
dall’altra parte gl’intervenienti devon subire dispendi, magnanimo che in modo così solenne assaliva quei vil-
incomodi, e detrimento nelle cose familiari, che si de- lani addobbati a caricature, e ridevolmente superbi del
vono abbandonare per non pochi mesi. A che però titolo aggiunto al loro nome; e accusare i ministri del
non consentirono gli stamentarii ben intravedendo il Re, i quali nella insaziabile loro avarizia commetteano
vero suo animo e donde veniva quel consiglio. una vergognosa baratteria vendendo tal cosa che non si
Ne’ capitoli de’ tre stamenti erano queste cose prin- può vendere, una decorazione, la quale sta bene alla
cipali; primieramente che i tre arcivescovadi con il ve- sola superiorità della mente e alle virtù non comuni; e
scovado d’Alghero si conferissero solamente a’ naziona- che riguardando solo le offerte che loro erano fatte,
li; che le pensioni sopra i vescovadi e le due capitanie niente consideravano la qualità delle persone, che spes-
della squadra del regno, si riservassero esclusivamente a so dalla bassezza e dall’infamia volean esser portate nel-
sardi originarii; che nelle risulte e negli ufficii di giusti- l’altezza gloriosa de’ nobili; e né pur si davan pensiero
zia, del regio patrimonio, e della milizia, si favorisse a’ di assicurarsi non fosse il prezzo che loro si porgea una
regnicoli; che questi alternassero co’ catalani, valentini parte de’ furti, degli abigeati e degli assassinamenti.
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787 Logudoro

Da ciò poi che si proponea dal deputato della città Contado di Goceano Famiglie Maschi Femmine
di Alghero può bene intendersi quanto fosse sbadato il I Benetutti 178 313 307
governo a rimuovere il pericolo della pubblica sanità. II Orune 201 236 321
Nessuno ignorava le già patite pestilenze introdotte in III Illorai 165 242 241
Alghero per l’avarizia de’ governatori della piazza, i IV Esporlatu 46 69 74
quali fatti benigni, per i doni, che ricevessero, o spon- V Bortiocoro 16 23 26
taneamente offerti, o impudentemente domandati, VI Burgos 28 29 42
aveano con manifesto abuso di loro autorità data libe- VII Bottidda 140 216 199
ra pratica a navi provenienti da luoghi sospetti, o noto-
VIII Bono 290 507 467
riamente infetti; e non pertanto non si era fatta alcuna
ordinazione perché quei cupidissimi tesaurizzatori fos- IX Anela 49 53 73
sero contenuti. Però quegli supplicava si proibisse a’ X Bultei 162 207 273
governatori di mandare i loro confidenti agli approda-
ti, e dar loro licenza di sbarcare senza che né i consoli, Incontrada del Marghine
né il vicario regio, avessero certezza di nessun pericolo I Macomer 290 381 505
a’ cittadini nel commercio con gli ospiti. II Borore 95 106 140
Il procuratore de’ lussurgiesi supplicava fossero alle- III Duarchi 51 83 116
viati i suoi committenti dal peso delle prestazioni, per IV Nuragugume 51 73 87
cui erano già emigrate più di cento famiglie. E dopo V Bolothana 224 430 461
queste petizioni non sarà inutile notificar la domanda, VI Ley 14 18 21
presentata dal procuratore del capitolo di Ampurias, VII Silanus 110 192 180
che il Re mandasse in dono un diploma di cavalierato e VIII Bortigali 148 248 242
nobiltà, il quale i canonici potessero vendere al maggior
IX Birore 33 45 47
offerente, chiunque egli fosse, e col prezzo restaurare la
cattedrale. Numerata la pecunia, scriveasi nello spazio X Mulargia 11 12 17
bianco della formola il nome del compratore, e questi
era senz’altro il Don …, il signor cavaliere, Don …!!! Incontrada d’Anglona
Nella rinumerazione fattasi della famiglia sarda in I Nulvi 391 968 1092
questo parlamento si trovarono ne’ 102 paesi del Logu- II Sedini 203 281 302
doro famiglie 18285, e in esse maschi 31223, e femmi- III Bulzi 58 62 91
ne 33853; nelle città famiglie 4937, maschi 9893, fem- IV Perfugas 106 132 158
mine 11351. V Lairro 131 134 207
Credendo far cosa grata a’ lettori proporremo gli VI Martis 166 251 265
elementi delle somme rappresentate e insieme le giu- VII Claramonti 237 340 516
risdizioni, nelle quali era sotto il governo spagnuolo VIII Bisarchio 6 15 14
divisa tutta la regione logudorese.
Planargia
CITTÀ DEL LOGUDORO
I Tresnuraghes 201 380 414
Famiglie Maschi Femmine II Suni 157 185 240
In Sassari 2814 5544 6184 III Tinura 20 37 30
Alghero 974 2219 2582 IV Modolo 30 62 45
Bosa 800 1459 1876 V Magumadas 77 134 144
Castellaragonese 349 671 709 VI Sagama 80 142 127
VII Sindia 164 327 305
FEUDI MAGGIORI
Incontrada del Montacuto Marchesato di Sietefuentes
I Itiri Fustiabus 46 49 55 I S. Lussurgiu 440 887 928
II Ocier 938 1900 2118 II Flussìo 101 182 181
III Nughedu 281 327 543 III Senariolo 71 138 128
IV Bantina 32 38 55 IV Cullari 600 1205 1269
V Pattada 404 759 876 V Escano 147 310 270
VI Nule 215 230 291
VII Osidda 67 86 102 Marchesato di Orani
VIII Buddusò 254 466 467 I Orani 575 1029 1110
IX Alà 79 115 161 II Orotelli 207 268 300
X Tula 73 121 130 III Otana 125 142 167
XI Berchidda 182 418 413 IV Sarule 224 393 447
XII Oskeri 218 417 414 V Oniveri 33 61 60
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Baronia di Ploaghe Famiglie Maschi Femmine Romangia Famiglie Maschi Femmine


I Ploaghe 248 464 485 I Sorso 577 1070 1219
II Florinas 240 593 569 II Sennari 205 380 385
III Codrongianos 104 295 304
IV Cargieghe 51 116 105 Contea di S. Giorgio
V S. Venero 17 35 37 I Usini 148 191 212
II Tissi 63 99 101
Marchesato di Toralba
I Toralba 171 317 302 FEUDI MINIMI
II Bunnannaro 194 245 298
III Burutta 61 115 124 I Potifigari 43 62 80
IV Itiri Cannedu 492 862 890 II Monti 67 131 118
V Uri 145 293 278 III Ossi 140 190 229
IV Muros 42 55 57
FEUDI MINORI V Borgo d’Osilo 563 1323 1340
VI Pozzomaggiore 353 500 540
Incontrada di Bitti
I Bitti 536 959 871 Questo censimento tienesi molto prossimo al ve-
II Gorofai 146 214 225 ro, perché fatto secondo i saggi suggerimenti del
III Onanì 41 85 69 Montellano e da persone intelligenti e giuste.
Ne’ turbamenti che avvennero nella monarchia
Incontrada di Costavalle spagnuola dopo la morte di Carlo II, la Sardegna ri-
I Bonorva 425 679 851 spettando i diritti di Filippo V, quietò, e avrebbe più
II Semestene 133 196 191 lungamento in mezzo all’universale scompiglio ripo-
III Rebeccu 27 39 41 sato, se l’invidia degli onori del marchese Laconi
non avesse consigliato il marchese Villassor a procu-
Marchesato di Moras rarsi eguali distinzioni dal rivale del Borbone, e que-
I Moras 215 368 402 sta insana ambizione non lo avesse indotto a sedurre
II Ardara 56 84 96 molti, e farli apostatare.
III Lachesos 5 11 8 La congiura de’ Villassorreschi, che tacitamente da
alcuni anni fermentava nella capitale, quando nel
Marchesato di Montemayor 1708 fu prossima all’eruzione si cominciava a mani-
I Tiesi 387 902 759 festare da alcuni non dubbii segni nell’altra estremità
II Keremule 82 135 142 del regno, fra’ galluresi. Voleano quelli una piazza mi-
III Bessude 70 104 125 litare, e non potendo aver Alghero, aprirono secrete
pratiche per il Castellaragonese con Luca Manconi, il
Contea di Monteleone quale sperando miglior fortuna, promise sotto certe
I Villanova Montel. 379 566 702 condizioni abbassare dalla torre l’antica bandiera,
II Romana 102 153 155 dalla porta il ponte, quando da’ presentatisi partigia-
III Musellano 46 55 75 ni dell’Austriaco udisse il Chi viva? e avrebbe fatto se-
condo la promessa, se scopertasi la frode non si fosse
Incontrada di Nuoro
differita in altro tempo la sedizione.
Vincenzo Bacallar mandato con tutta autorità nel-
I Nuoro 601 936 1168
le provincie settentrionali del regno, conobbe già lar-
II Orgosolo 487 750 778
gamente diffusi i mali umori, e in Sassari, Alghero e
III Lolloi 13 15 20
Castellaragonese, moltissimi tra’ nobili consenzienti
IV Locoi (spopol.) – – – co’ congiurati di Cagliari, e prossimi a rinnegare il lo-
ro giuramento: però proponeva che il V. R. cogliesse
Incontrada di Bonvei di sorpresa, e mandasse rilegati in Francia i principali
I Padria 178 269 279 seduttori, mentr’egli nello stesso giorno, e in una
II Mara 76 128 130 istess’ora, assalirebbe nelle città del Logudoro quanti
conosceva alienati dal re Filippo. Ma quegli essendo
Incontrada di Giave impotente di animo a colpi siffatti, la fazione au-
I Giave 192 245 298 striaca si andò ingrossando tra’ logudoresi, e la parte
II Cosseine 162 177 199 borbonica sempre più assottigliandosi.
Il Bacallar sapendo il V. R. assalito in Cagliari dalla
Marchesato di Cea flotta britannica, alleata dell’Austriaco, lo esortava
I Banari 82 117 116 perché, perdendo la capitale non perdesse l’animo,
II Siligo 139 204 203 ma si affrettasse a Sassari presso lui, sperando di poter
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789 Logudoro

conservare il regno se con Sassari potesse ritenere Al- delle fortune non poteano crescere di molte armi la lor
ghero e Castellaragonese. Il fedele uffiziale avea già clientela, e ristorare con fortuna la sua autorità nel Lo-
provveduto contro le macchinazioni de’ Villassorre- gudoro.
schi, e però istituito governatore in Castellaragonese Non valendo quei signori a far da sé grand’opera,
Giuseppe Deo, uomo di inalterabile fede, e afforzato era necessario che Filippo mandasse molte soldate-
in Alghero Michele Ruiz, devotissimo a Filippo, con- sche: se non che occupato nella penisola in sulla peri-
tro il governatore Bernardo Cespede, la cui propen- colosa lotta col rivale, non potea distaccare dal suo
sione all’Austriaco era ben conosciuta. esercito quante schiere domandava la probabilità della
Cagliari essendo stata vilmente ceduta, i traditori e vittoria; e dovea ristringer l’impresa alle sole regioni
i vincitori che prevedeano quanto maggiori difficoltà del Logudoro e della Gallura.
dovrebbero incontrare se il V. R. si unisse col Bacallar, Queste deliberazioni non restarono conchiuse nella
lo circonvennero e ditennero nel suo palazzo; donde cognizione di quei soli che per necessità doveano par-
poco dopo con gli uomini, che erano stati più devoti teciparne, ma trapelando si slargarono, sì perché nella
a Filippo, e seppero persistere nella fede pur sotto le segreteria del Re erano uomini perfidi, sì ancora per-
minacce de’ trionfatori, lo mandarono in Ispagna. ché gli ufficiali subalterni quanto più sciocchi, tanto
Il Cifuentes sostituito nel governo dell’isola per gli più ciarlieri, le avean comunicate con persone consi-
austriaci, tentò sedurre i popoli del Logudoro e della milmente fatte. Per tali vie venuta al Cifuentes la no-
Gallura, e presto li seducea per la studiosissima coope- tizia de’ disegni e degli armamenti che si faceano ne’
razione de’ numerosissimi fautori, che erano nelle cit- porti della Francia, questi, addì 26 marzo 1710, scri-
tà. Il governatore di Alghero come ebbe ricevute le di vendo al governatore del Logudoro, significavagli le
lui lettere non solo giurava la sua sottomessione, ma novità, e invitavalo a preparar difese nelle marine del
colti di repente, e legati, i fratelli Ruiz, Michele ed suo governo, e vegliar sull’armi finché soccorressero
Antonio, capi della parte Filippesca, li facea trasferire gli ammiragli d’Inghilterra e di Olanda, che avea in-
in Cagliari: e i Carleschi di Castellaragonese, ricono- vocati al prossimo pericolo; e il governatore secondan-
scendo l’autorità del nuovo governo, si sollevavano do quei consigli poneva in allarme tutte le milizie lo-
contro il governatore che tenea per il Borbone, e aven- gudoresi, e indicava i luoghi dove al primo avviso
dolo costretto a fuggirsene, si professavano sudditi del- ciascun battaglione e squadrone dovessero accelerare e
l’Austriaco. In Sassari non accadeva alcun movimento, troverebbero i loro comandanti.
perché il Bacallar vegliando sopra gli avversarii, e pron- Compita finalmente la lentissima preparazione del-
to con l’armi a cader loro addosso, li seppe ritenere l’impresa, e nella speranza che questa procedesse feli-
nell’ordine; tuttavolta accortosi che dove fosse assalito, cemente per favore dei popoli, nominatosi da Filippo
come aspettava di esserlo fra pochi giorni, non potreb- al governo del regno il marchese Laconi, la squadra
be, combattuto a un tempo dal nemico esterno ed in- venne su’ lidi sardi, portando tremila e cento uomini
terno, lungamente resistere, e farebbe inutilmente ver- di sbarco, de’ quali quattrocento sotto il comando del
sare il sangue de’ suoi fedeli, deliberò di cedere, e conte Castillo, che dovea andare in Terranuova, dove
ritiratosi con i principali del suo partito a Portotorre, erano molti Filippeschi; ducento sotto Giuseppe Deo,
uscì subito nell’alto inverso la Spagna. che avrebbe tentato di sorprendere il Castellaragonese;
Non prima cessò la gravissima compressione degli e duemila cinquecento col nuovo V. R. e il Bacallar,
animi, che si levassero con maravigliosa elasticità i che dovrebbero approdare in Portotorre, occupare
partigiani dell’Austriaco. Forse il Bacallar e i suoi se- Sassari e il Logudoro, e assediare Alghero.
guaci udiron tra il suon festivo delle campane e lo Questa invasione, alla quale il tradimento de’ mi-
scoppiettìo dell’armi da fuoco il rimbombante tuono nistri di Filippo avea posto tutti gli ostacoli, fu mal
degli evviva, con cui il popolo salutava il nuovo Re, favorita dalla fortuna. Il conte di Castillo era costret-
corrispondendo al barone Francesco Boyl, il quale to a cedere premuto intorno dalle armi britanniche e
uscito in pubblico con la pomposa comitiva della sua da’ galluresi della contraria opinione comandati da
famiglia e della numerosa aderenza, sopra ben bardati Francesco Pes marchese di Villamarina, e da Giovan-
destrieri, primo intuonava gli onori a Carlo, e per- ni Valentino conte di S. Martino; il Deo respingevasi
correndo le contrade della città con frequentissime dalle tempeste in Bonifacio; e il Laconi col Bacallar
acclamazioni annunziava il nuovo regno. vedendosi perseguitati dalla flotta inglese, e sapendo
Vinto Filippo dalle preghiere di quelli, che per la l’infortunio di quei due capitani, stimarono miglior
fedeltà verso lui eran esuli dalla patria e spogliati di partito di ritornare in Genova, ed aspettarvi miglior
tutto, si determinò a tentare il riacquisto dell’isola. tempo e nuovi sussidii. Ma le angustie, in cui trova-
Il suo partito che molto era debole nella Sardegna vasi Filippo, non permisero di rinnovare il tentativo,
meridionale per l’assenza degli uomini più autorevoli e e con gran rammarico di que’ sardi che l’aveano sol-
potenti, o fuggiti nel 1708, o cacciati poi in esilio dal lecitata, cadde l’impresa e si lasciarono gli austriaci
Cifuentes, non parea più forte nelle provincie setten- pacifici possessori del regno.
trionali: imperocché, sebbene in Sassari gli fossero ri- Questo disastro non abbatté l’animo de’ Filippe-
masti costantemente fedeli Pietro Amat barone di Sor- schi, e non indebolì la loro fede. Il Re vide la loro de-
so, Domenico Vico marchese di Soleminis, e Michele vozione e lo zelo a servirlo, e tra i molti tradimenti
Olives marchese della Planargia, essi per la tenuità che lo turbavano e amareggiavano era letificato dalla
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Logudoro 790

virtù de’ sardi. Tra i logudoresi che gli erano per que- fu onorato del titolo e delle prerogative marchionali;
sta più cari, nominerò il cavalier Giuseppe Delitala di non pertanto la grazia imperiale restava senza effetto
Bosa, il quale mentre non potea in Sardegna, lo ser- per le subito susseguite mutazioni politiche.
viva nella penisola, dando insigni prove di singolar Nel 1716 il nuovo magistrato costituito da Carlo
valore nell’assedio di Barcellona, dove nell’assalto del sulle finanze sarde, volendo accrescere i proventi del-
30 agosto 1714, sotto il comando del Berwich, egli il l’erario, restringeva la cultura del tabacco fin allora
primo, in capo della sua compagnia, sorgeva in sull’ar- libera, e riservava al fisco l’acquisto delle piante, la
dua breccia, la traversava a passo fermo sotto il fuoco manifattura e la vendita. Il qual provvedimento più
de’ nemici, e mantenutosi tutta la notte nel luogo oc- che ad altri essendo dannoso agli agricoltori sassaresi
cupato, vietò che i nemici potessero chiudere il varco, ed a’ manipolatori delle foglie, avvenne che gli uni e
e molto contribuì all’occupazione de’ bastioni; per la gli altri ammutinandosi ricusassero sottomettersi alle
qual azione meritava in sul campo di esser salutato ca- nuove ordinazioni, e che unendosi a questi i Filippe-
pitano. Quando per decreto del congresso europeo la schi, la sedizione degenerasse in aperta ribellione.
Sardegna fu sottoposta ad un’altra dinastia, egli restò Il V. R. operando contro il consiglio de’ ministri
ancora costante nella fede al Sovrano, cui erasi giura- dell’Imperatore, che aveangli suggerito procedesse in
to sempre ossequioso, continuò a pugnare nelle sue cotesto negozio con tutta prudenza, e piuttosto con
guerre, e andato nel regno delle Due Sicilie molto le persuasioni, che con le armi tentasse vincere i re-
cooperava a quella conquista, e ottenevasi maggiori pugnanti, raccolse quante soldatesche erano al suo
onori dall’Infante D. Carlo. comando, e preparato a tutte le violenze affrettò la
Alla impresa di Barcellona valsero, e non poco, i marcia. Venuto nella Fluminaria dispose le sue genti
soccorsi che con molta liberalità si mandavano da’ intorno alle mura, e fece quanto sapea e potea per
porti di Alghero e di Sassari. Il sunnominato De- entrarvi. Se non che i rivoltosi fecero pure quanto
Boyl incaricato di spedire nella Catalogna cavalli e sapeano e poteano per render vani i suoi conati, e
vettovaglie, operava con tutta sollecitudine, e nella tanto si ostinarono e ingagliardirono nella resistenza,
gran carestia che era succeduta alla sterilità de’ campi che gli fecero perdere la speranza della vittoria. Per-
potea raccogliere di solo frumento quanto empisse tanto dopo aver indarno addotta in pericolo la sua
tre grandi navi, e imbarcarlo per il bisogno dell’eser- vita e dignità, stanco degli inutili sforzi partivasi dal-
cito senza temere il furore de’ popoli che tumultua- l’assedio, lasciatovi a continuarlo il marchese d’Al-
vano per la scarsezza del pane. menara. Il quale avvedutosi che con tali nemici var-
Nel 1714 addì 15 maggio il De-Boyl otteneasi un rebbero molto più le parole amichevoli, contenne le
singolare onore dal consenso di tutti i consoli del mu- armi, aprì una pratica co’ consoli, e così prudente-
nicipio, i quali non comportando che fosse questi in- mente operò, che finalmente i cittadini acconsenti-
feriore di titolo a quelli cui era molto superiore in an- rono di ricevere la nuova legge. La sottomessione di
tichità e nobiltà di origine, in argomenti perpetui di questi fu seguitata da quella degli altri logudoresi fin
virtù, e nella gloria delle proprie benemerenze verso la allora renitenti allo stabilimento di quella fiscalità.
città e verso la corona, così nel parlamento del Mon- Intanto un nuovo infortunio instava a’ miseri po-
tellano, dove in sul paterno esempio avea con gran poli. L’abate Alberoni vedendo l’Imperatore occupa-
numero di voti, de’ quali era arbitro, servito al gover- to nella guerra contro i maomettani, disegnò di riac-
no, come nell’uffizio, che dopo lo stabilimento del quistare a Filippo quanto eragli stato tolto nell’Italia,
dominio austriaco esercitò in Sassari ed in tutto il Lo- e simulando di voler assalire gli infedeli e chiamare
gudoro, di delegato della Giunta de’ sequestri e delle in altra parte l’attenzione de’ nemici dell’Imperatore,
rappresaglie, e dell’altra Giunta del regio patrimonio; preparò la flotta e l’esercito. Gli austriaci ingannati
però scrivendo all’Imperatore gli rappresentarono tut- dalle sue menzogne non si posero in guardia, e il Pa-
te queste cose considerevoli, e quindi interpretando i pa deluso dal simulato zelo, mandavagli il cappello
sentimenti di tutta la cittadinanza, soggiungevano che di cardinale; il quale quando egli ebbe, non più in-
questa, come madre riconoscente, non si potea rima- dugiando e fingendo, facea partire il naviglio sulla
nere da procurare la esaltazione d’un figlio tanto be- Sardegna, e scrivea d’ordine del Re al Bacallar mar-
nemerito, e supplicavano fosse egli condecorato del ti- chese di S. Filippo, perché da Genova, dove era am-
tolo marchionale per un real decreto, equivalente alle basciatore, andasse nell’isola consigliatore del capita-
solite formalità de’ particolari privilegi, e ottenesse in no della spedizione e ordinatore dell’impresa.
questa onoranza una ricompensa delle grandi spese e I nunzii di questa invasione giungendo in Sarde-
perdite subìte dalla sua casa, senza aver giammai né gna, poco prima che le navi salpassero, i ministri
lui, né suoi antecessori guadagnato alcun premio: con- dell’Austriaco fecero con tutta sollecitudine i provve-
chiudevano che essendo gloria della madre la gloria de’ dimenti opportuni, perché se fosse necessità avessero
figli, la città di Sassari stimerebbe suo proprio l’onore, almeno la lode di aver fatto costar molto caro l’ac-
che fosse dalla regia benignità conceduto a D. France- quisto all’aggressore.
sco con il titolo e blasone di marchese, che già da seco- Il marchese Benites avvisato dal V. R. del pericolo e
li era dovuto alla sua casa. invitato a prepararsi per respingere gl’invasori si volse
La supplica fu gradita dall’Imperatore, e rescritta con tutta sollecitudine a stabilir le difese e a porre i
favorevolmente nel 28 giugno 1715, quando il Boyl maggiori ostacoli che potesse al temuto sbarco.
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791 Logudoro

Mandò subito i suoi ordini in tutti i dipartimenti nelle lettere imperiali verso il popolo sardo, e la cer-
settentrionali perché i miliziani apprestassero le armi tissima testimonianza, che di tanto amor suo dava in
e i comuni il necessario alimento per gli uomini e i così fausta circostanza condecorando gli stamenti sar-
cavalli. Quindi avendo diviso il littorale in certo nu- di della splendidissima dignità del Grandato di Spa-
mero di distretti destinò per ciascuno i difensori de- gna, e pareggiandoli con questa onorificenza agli stati
terminandone la quantità direttamente secondo la di Milano e di Napoli.
maggior o minor probabilità che i nemici vi potessero Senza cotesti omaggi pecuniarii, per cui senza
tentare uno sbarco, e inversamente secondo la mag- dubbio i popoli depauperati dalle disgrazie e dalle
giore o minor facilità di eseguirlo. rapine, dovean profondamente sospirare in quelle
Dopo questo nominò i comandanti di ciascun cor- circostanze, che si predicavano felici, fauste e fortu-
po di milizie, e furono essi: il barone di Potifigari D. nate, mandavasi in questo alla corte di Vienna una
Francesco Boyl, il marchese di Monteleone Domenico preziosissima raccolta di oggetti archeologici per
Brunengo di Roccavertì, il reggidore dello stato di Oli- l’imperiale reale archivio: e così la Sardegna che avea
va Antonio Ferz de Villa, il conte di s. Martino D. Gio- dovuto soffrire rapiti dagli spagnuoli le frequentissi-
vanni Valentino, e D. Gavino Deliperi. Il Boyl ebbe il me sue anticaglie, dovea menomare le sue residue
comando delle cavallerie della contea di S. Giorgio, del- ricchezze in siffatto genere. Il Logudoro contribuiva
la baronia di Ossi e della villa di Muros, a’ quali univa non poche parti in questa collezione.
gli agguerriti suoi vassalli e tutte le persone di sua Il V. R. vedendo che alla difesa della capitale, e ad
confidenza e aderenza: e perché per la importanza e impedire lo sbarco de’ nemici, erano insufficienti le
ampiezza de’ luoghi da difendere dovea essere più for- milizie radunatevi domandava altre schiere al Beni-
te degli altri se gli aggiunsero le milizie de’ marchesati tes, e questi distaccava da’ vari battaglioni alcune
di Cea e di Mores, quelle di Giàve, e Cossaine, e poi compagnie, e da quello del Goceano cento cavalli
tutti i coscritti del Goceano. La linea statagli assegnata sotto la condotta di D. Giovanni Minutili.
stendevasi da Fiume-santo sino ad Alghero per tutte Mentre a sottomettere la capitale adoperavansi le
le spiaggie e coste della Nurra; e i punti da fortificare armi, il Bacallar adoperava studiosamente la sua au-
e difendere erano la Pelosa o le Saline, l’Argentiera o torità presso i filippeschi del Logudoro e della Gallu-
Porto-palma, il Porticiuolo, il Porto-Conte, il Capo- ra perché rialzassero la bandiera spagnuola, e procla-
Galera, e le spiaggie di Alghero, dove era probabilissi- massero Re il Cattolico. Le sue parole imprimevano
mo che i nemici si presenterebbero, e dove poneasi in essi gran movimento, ed il marchese Benites go-
questo barone perché già perito della guerra, avendo vernatore del Logudoro sarebbe stato arrestato e fatto
servito in Lombardia nel castello di Pavia, sotto il prigioniero, come avean proposto l’Amat, l’Olives, il
castellano D. Michele Campillo, quando i francesi Guiso barone di Ossi, ed altri principali della città e
invasero quello stato dalla parte di Alessandria. Il go- del partito del Cattolico, se nulla fosse traspirato dal-
vernatore, che avea molto prudentemente ordinate le secrete conventicole. Conosciuto il loro disegno il
le operazioni, confortavalo con la speranza che venen- Benites li prevenne e molti sorpresi fe’ tradurre in Al-
do a tenzone con i filippeschi non sarebbe rimasto so- ghero perché fossero rinchiusi nella torre dello Spero-
lo, ma sopra gli ajuti del Monteleone, che aveasi rac- ne, gli altri perseguitò fuggiaschi. Se non che questi
comandato il littorale da Alghero al porto Poglini, essendosi fortificati nella reciproca adesione sotto il
vedrebbe gli uni dopo gli altri arrivare alla battaglia i comando del marchese di Montenero, e animati per
più prossimi comandanti con loro genti; quindi am- la certa vittoria degli aggressori di Cagliari si fecero
monivalo che dove sapesse disceso il nemico in altro terribili al governatore, e indussero i popoli del Logu-
distretto forzasse la marcia sopra lui, e fermatosi in doro a riconoscere l’autorità di Filippo.
una positura strategica prendesse a molestarlo, assalis- Il Bacallar consapevole de’ movimenti del Monte-
se le schiere solitarie, intraprendessegli i viveri, rom- nero spediva in suo soccorso le galere in Portotorre,
pesse le comunicazioni, e lo seguisse ne’ suoi movi- e ordinava al marchese di Montallegro di marciare
menti e dannificasse possibilmente, finché fosse l’ora col suo reggimento e con trecento cavalli in sul Lo-
e il luogo di avventurarsi con gli altri comandanti a gudoro, e congiunto al Montenero andar sotto Sas-
una battaglia: e finalmente quando addì 8 agosto av- sari e tentarne l’espugnazione.
visandolo che la flotta nemica erasi veduta ne’ mari di Il Benites, che in sul principio non concepì timo-
Majorca gli ordinava di portarsi senza indugio sulla re di questa insurrezione, vide improvvisamente un
sua linea co’ suoi battaglioni, e lo premoniva che se in esercito intorno alla città, e quando pensò a evadere
qualche giorno venisse su quella il sergente maggiore sentì chiusa ogni via alla salvezza.
Don Bernardo Serese con le sue genti si accomodasse Mentre questi era in sul punto di cedere, il V. R.
alle di lui disposizioni. Ruby vedendo che Cagliari non potea per molti giorni
Tra queste cure il V. R. annunziando (addì 7 ago- resistere, perché già cominciavasi ad aprir la breccia,
sto) a tutti gli stamentarii del regno la nascita d’un deliberò di ritirarsi in Alghero, e vi entrò dopo di esse-
arciduca, principe delle Asturie, e invitandoli al servi- re stato in mezza la via raggiunto e battuto da’ nemici.
gio che in simili occasioni, come in quelle di mari- Caduta Sassari in poter de’ Filippeschi, cadea poco
taggi e incoronazione, la nazione era solita di offerire, dopo anche la capitale, e ormai non restava agli Au-
significava loro le amorevoli parole, che si leggeano striaci che Alghero e Castellaragonese. Si volse allora
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Logudoro 792

il Bacallar contro Alghero, e mandativi a cominciar un incremento considerevole; del quale se domandi
l’assedio mille uomini di eletta sotto il comando di ragione io indicherò l’affluenza dei forestieri, e prin-
Montemar, susseguivali tre giorni dopo egli stesso col cipalmente de’ corsi nelle provincie marittime set-
Lede e col restante dell’esercito. tentrionali, in Gallura, Sassari, Castellaragonese, e
Il V. R. non disperava di poter conservare Alghe- altri luoghi; e dirò pure che già di molto in numero
ro, se da Napoli e dalla Lombardia già fossero invita- e in forza erano diminuiti i mali, che avean ridotta
ti presso lui i domandati sussidii. Accadde però che la nazione a tanti quanti abbiam notati.
quei governi impreparati a questo caso non mandas- Non iscorsero molti mesi e il popolo sardo intese
sero che pochi uomini, e per maggiore sventura che quant’era la diversità tra il governo del monarca di
essi non potessero tutti arrivare alla loro destinazio- Spagna e la politica del proprio suo Re, vedendo alla
ne. I quattrocento quaranta austriaci, che da Napoli spensierataggine e all’egoismo degli ufficiali spagnuoli
eransi affrettati per rinforzare il presidio d’Alghero sostituito lo studio generosissimo de’ ministri sabaudi
cadeano tra’ galluresi della parte filippesca, e costretti all’ordinamento delle cose.
per una frode ad arrendersi, erano mandati in Sassa- Eransi già promulgate molte leggi, e le medesime,
ri; ed i seicento che partirono da Milano per rinfor- poco men che tutte, dettate dalla sapienza, si potean
zo alla stessa rocca trovando il mare settentrionale lodar con merito attissimo all’intendimento; però
dell’isola sparso delle navi spagnuole, doveano resta- mentre a molti governatori poco importava la lode di
re ne’ porti della Corsica, e appena soli 150 appro- aver fatto il loro dovere, agli altri mancava la coopera-
darvi navigando nella oscurità della notte. zione di ministri coscienziosi e la forza necessaria per-
Anche la guarnigione di Castellaragonese era scar- ché, se le ordinazioni non erano rispettate, la sanzioni
sa per poter propugnare la rocca dalla parte di mare e fossero temute, era accaduto che senza alcuna autorità
di terra, e non si raffermarono gli animi per i cento- le prammatiche, i capitoli di corte, e l’antica Carta de
quaranta uomini che ricevettero dalla truppa lombar- Logu, quelli a’ quali parlava con nessuna persuasione la
da, cui gli spagnuoli teneano bloccata in Bonifacio. onestà naturale e la religione, obbedissero alle loro libi-
Il V. R. veduto intorno alla città il gran numero dini, ed esistesse una spaventosa anarchia. Il nuovo Re
de’ nemici, e intendendo che non si potea durare vide in quella misera terra l’ingiustizia, il furore, la ven-
gran tempo contro i loro conati, volle sottrarsi al pe- detta, la guerra, il terrore, il turbamento, la barbarie,
ricolo, e partito di notte sopra una galera, passò tra intese la sua missione, e con grand’animo la imprese.
la flotta nemica e ritirossi in Castellaragonese, dove Una gran lotta si incominciò, la lotta dell’ordine
assicuravalo dalla parte di terra la natura del luogo, e contro il disordine, della giustizia contro l’iniquità; e
dalla parte di mare quell’onda troppo pericolosa nel- si potea rassomigliare alla lotta d’Alcide contro l’idra,
le agitazioni dell’acque dello stretto. perché l’anarchia avea molti capi, e uno tolto con la
Partito il V. R. da Alghero, il Cespede continuò la spada della potenza, ripullulava un altro, e poi un al-
difesa finché dopo pochi giorni il Lede fecegli la chia- tro, e oppressa una banda di scellerati sorgevano altre
mata, e minacciollo che, ove si ostinasse nella propu- ed altre più feroci.
gnazione, non se gli concederebbero patti. Il governa- Quest’anarchia più che l’altre turbava le regioni
tore domandò tre giorni per deliberare, e non avendo superiori, e principalmente il Logudoro, di che ap-
ottenuto che sole sei ore, ebbe dopo queste consentito parirà chiara la ragione nel diverso genere di vita de’
che la guarnigione potesse uscire con le armi dalla popoli meridionali e de’ settentrionali, i primi affati-
rocca, se quindi le deponesse prima di salire le navi. candosi nelle arti agrarie, i secondi poltrendo negli
Occupato Alghero si mandavano nello stesso giorno ozi pastorali, e però dovendo essere più disagiati di
ottocento soldati contro Castellaragonese. Il V. R. per- fortuna e più rozzi d’animo, e per la indigenza ladri
dute oramai tutte le speranze usciva dalla rocca per riti- e assassini, per la rozzezza predominati da maligne
rarsi in Corsica, e i soldati austriaci dopo quattro giorni passioni, e per queste, posta la natura particolare ri-
avendo ottenute le stesse condizioni che avea avuto il spondente al clima, vendicativi e insubordinati.
presidio algherese, lasciarono il luogo a’ nemici. Un atto di clemenza fu il primo con cui il nuovo
Così tutta la Sardegna diventava un’altra volta Sovrano si manifestasse a’ nuovi sudditi, un general
spagnuola per gran danno de’ popoli, i quali si senti- perdono a tutti i delinquenti, un assicuramento a tutti
rono in sì crudel modo vessati, che anche quelli che i rizelosi, come diceansi i diffidenti della giustizia. Il Re
aveano travagliato per restituire l’autorità del Catto- vide di poter così operare verso quelli che avean pecca-
lico e per abbattere quella dell’Austriaco, udirono to sotto un diverso governo, perché non vi è retrospe-
poi con gran contento la deliberazione del congresso zione e retroazione su’ tempi, ne’ quali ad altri incum-
europeo di annullare nell’isola l’impero spagnuolo e beva di difender le leggi e di punire i delitti, quando il
stabilirvi quello de’ duchi di Savoja; e si dissero felici successore non sia della stessa dinastia e la amministra-
quando addì 8 agosto 1720 videro il rappresentante zione non sia continuazione della precedente.
del nuovo re di Sardegna giurare l’osservanza della La speranza significata nelle lettere di grazia, che
costituzione del regno. tutti nell’avvenire viverebbero secondo le leggi senza
In quest’anno la popolazione di tutta l’isola fu sti- far ingiuria ad altri, mancò in pochi giorni, essendosi
mata di circa trecentomila anime, sì che ne’ trenta- udito dopo pochi giorni il lamento degli offesi per
nove anni decorsi dalla mortalità del 1680-81 ebbe nuove ingiurie, e il clamore delle guerreggianti fazioni.
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793 Logudoro

Né poteva essere altrimenti, per la doppia ragione del- ne ridomandò l’osservanza il De-Blonay, li riconfermò
l’indegnazione di quelli che l’indulto lascia invendicati, il marchese di S. Giulia, e li mantenne in tutto il vigo-
e della prepotente abitudine de’ maligni alle nequizie. re il conte Tana con gran bene de’ popoli.
Gli offesi non sostennero impune lo scellerato che Il V. R. Abbate Doria operò egli pure con molta
aveali dannificati nella fortuna o nella persona propria forza per reprimere l’audacia de’ facinorosi, ed a terro-
o de’ cari, ed esigettero anche proditoriamente le pene: re di questi e d’ogni altro esasperò le pene; ma quelli
e i malvagi facili alle violenze, e cupidissimi dell’altrui, cresceano ogni dì nella malignità, e ogni giorno porta-
non seppero temperare né l’ira, né l’avarizia. va altre grassazioni, altri furti, altri omicidii proditorii.
Questi forse si promisero che il governo del Re Ritornava al governo il primo Viceré e rientrato
non farebbe più che solea quello della Spagna, che ra- animosamente nell’impresa mandò molti armati per
re volte li ricercava per il castigo, e solo in pochi casi, invadere i luoghi, dove erano le più grosse e malefiche
e per poco, avea dimostrato energia. In breve si avvi- masnade de’ banditi, e altri ne’ paesi, dove per inimi-
dero delle false loro lusinghe. cizie di grosse parentele, era uno scompiglio continuo,
Molto importava per la riputazione che in sul prin- e una mortale guerra, che annientava le intere fami-
cipio si operasse con tutto vigore; epperò si davano le glie, e consumava la popolazione. Ebbe pochi vantag-
più vigorose provvidenze, perché i rei fossero sollecita- gi sopra le squadriglie; ma potea far cessare in molti
mente e senza posa perseguitati, sottoposti a tribunali paesi quel furore, e castigare i capi delle fazioni.
e soggettati alla pena; si pubblicava una solenne inter- A conoscere quanta fosse la gravità del male rappre-
dizione perché essi non trovassero ricovero, né ottenes- senterò in quale stato dopo tanto zelo del S. Remy il
sero favore in nessuna parte; e si dichiaravano tutte le suo successore marchese de Cortanze trovasse il Logu-
comunità tenute a ricercare e sostenere gli autori de’ doro. La Nurra ridondava di malviventi, i monti del
delitti commessi entro il loro territorio, minacciando Goceano aveano una numerosissima truppa compo-
alle medesime la pena dell’Incarica: quindi a ritener sta da’ più malvagi de’ dipartimenti d’intorno, il Sassu
nell’ordine quelli che fossero per uscirne si proibivano era popolato da’ malfattori dell’Anglona, del Montes e
le armi da fuoco, che eran più corte della misura legale della Figulina, e il Montacuto accoglieva li scellerati
di quattro palmi, e si proibivano a’ nobili ed a’ plebei delle prossime contrade. Da que’ punti partivano di
le disfide per le quali un gran numero di persone so- notte e di giorno le squadriglie ad attraversar le strade
leano andar raminghe, e alcune unirsi ai scellerati. e ad invadere le ville.
Tuttavolta perché non si aveano truppe sufficienti La guerra civile romoreggiava allo stesso tempo in
per assalire le numerose squadriglie, che nel Logudoro Osilo, Nulvi, Chiaramonti, Sedini, Ploaghe, Florinas,
occupavano il Planu de Murtas, il Monteraso, il Sassu, Toralba, Bonorba, Iteri-Cannedu, Benetutti, Bòttidda,
la Nurra; perché quei ribaldi erano o favoriti da’ loro Codrongianos, altrove i popoli eran disgregati dietro
parenti, o protetti da uomini autorevoli; e perché i co- due uomini principali inimicatisi per qualche ingiuria,
muni non si volevano incaricare dell’inquisizione de’ si combattevano furiosamente, talvolta in masse nelle
delinquenti, il governo non poté con questi provvedi- contrade del paese e nella campagna, spesso individual-
menti far grand’effetto, e si sentì insultato gravemente mente e faccia a faccia, ma più spesso nella strategia de’
non solo dalla temerità de’ banditi, che, così come codardi, facendo il colpo sotto il riparo d’un albero o
eran soliti fare sotto il governo spagnuolo, invadevano d’una siepe, o ferendo il nemico nelle spalle.
le popolazioni, intraprendevano gli itineranti, preda- Il Cortanze volendo impedire tanta strage fece
vano, uccidevano, e si trasportavano a’ più barbari ec- quanto sapea per calmare quei furiosi e per riconciliarli
cessi; ma pure del ribelle furore delle fazioni che susci- in un’amicizia fraterna; e tutte pure impiegò le armi
tatesi per lievi cause ne’ paesi si combattevano con per distruggere quelle bande infeste: quindi provvide
furore, e per nuove offese e vendette inferocivano im- perché non crescesse il turbamento in altri paesi, dove
placabilmente in una guerra di desolazione. si cominciavano a manifestarsi inimicizie e minacciava
L’infestazione delle pubbliche vie, e principalmente i capi di fazione che le truppe che manderebbe non so-
delle provinciali, per cui era pericoloso di viaggiare, lo per castigo de’ rei, ma per sostenere i ministri di giu-
domandò una provvidenza efficace, e il governo la stizia nelle inquisizioni sarebbero alloggiati nelle loro
imitò dalla pratica del governo spagnuolo in tempi del case in fin che i delinquenti della loro parte fossero da
maggior furore de’ malviventi, ripristinando l’antica essi catturati e consegnati nelle forze della giustizia.
istituzione delle ronde e comandando a’ capitani de’ Quindi avendo scoperto che molti facinorosi di-
miliziani di ordinare e sorvegliare il servigio, e di tener mostravano tant’audacia per la protezione ed il favore
in moto ne’ giorni fissati dalla comparsa alla scompar- che godeano da’ principali delle ville, e pur da alcuni
sa del sole i drappelli in sulle linee tracciate. Venne da baroni, parlando agli uni ed agli altri in un pregone,
ciò un buon effetto, perché i banditi cominciarono a premonivali delle sue risoluzioni.
sentir un freno se non scorreano liberamente le cam- Ammoniva i nobili, cavalieri e principali de’ paesi
pagne, e se i malviventi non andavano guardinghi a perché si rimanessero da dar favore a’ banditi, o che
non incontrarsi in quelle punte di rondatori; donde dopo data la pena pecuniaria ne patirebbero esatte an-
conseguitava che le vie fossero più frequentate per il che corporali, confinati e rinchiusi in un castello, od
commercio interno e si ampliassero le relazioni de’ offesi in altro modo più o meno spiacevole secondo la
particolari. Il Cortanze aggiunse nuovi provvedimenti, reità de’ protetti, e la maniera tenuta verso i medesimi.
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Volgendosi quindi a’ baroni che niente curanti del rei di morte, anche nel caso che l’uom dato alla giu-
dovere e proprio decoro si frammischiavano nelle fa- stizia non fosse reo di peggior delitto, già invaloritasi
zioni de’ loro feudicoli parzialeggiando amici ad la massima che qualunque mezzo a scemare il nume-
uno, nemici all’altro, e tolleravano o sostenevano i ro de’ facinorosi fosse politicamente buono, se pur
banditi e malviventi, volendoli ossequiosi e ligi per parea cristianamente dannabile, e che si potea perdo-
potere con l’opera loro o soddisfare le vendette, o nare a un scellerato la sua scelleraggine accresciuta da
farsi formidabili, e prediceva a’ medesimi che dove il altra e più abbominevole scelleraggine, se dalla parte
governo fosse sopra alcun di loro certificato d’una offesa riportasse pace o desistimento dalla querela e
così indegna condotta, non solo vedrebbero sospesa dalla petizione della vendetta legale.
la loro giurisdizione baronale, ma sarebbero obbliga- Esteso cotanto il beneficio dell’impunità ebbesi
ti alla soluzione di scudi mille al fisco, e se nella par- un vantaggio di molta importanza, ma di poca lode,
ticolarità del caso fosse merito ad altre pene senza al- giacché molti banditi o per desio di rientrare nella
cun rispetto soggettati alle medesime. società, o per le persuasioni de’ loro parenti, presero
Altro utilissimo provvedimento alla prevenzione ad insidiarsi gli uni gli altri; perlocché nascea tra essi
de’ delitti erano le disposizioni del Cortanze sopra la diffidenza, la vendetta preventiva, la tenzone e la
gli uomini di nessuna fortuna e professione, il quale mutua morte. Si desiderò poi maggiore il frutto di
intendendo per il suo gran senno e la esperienza, questo provvedimento e sotto il governo del Briche-
che, vinti cotali scioperati dall’urgenza del bisogno a rasio (1752, 26 giugno) toglieasi quella condizione,
ghermir l’altrui bene, se non precipitavano da’ primi dalla quale molti erano stati sin allora ritenuti dal-
passi nell’assassinio, e poi in altri eccessi giungevano l’assalir proditoriamente i loro compagni, la necessi-
per gradi e in molti o pochi giorni a quei termini, e tà del perdono degli offesi, pubblicandosi che ove
nel furore li trapassavano; però ordinava a’ ministri questi rifiutassero desistere dall’azione, se ne riferisse
ordinarii che senza gran dilazione trasmettessero a al regio consiglio, e discussa in giudizio la ragionevo-
lui una nota specifica di tutti gli oziosi, nullatenenti, lezza o irragionevolezza del rifiuto de’ querelanti, e
sfaccendati e riputati per ladri, ma formata con sin- trovandosi questo irragionevole si concedesse al sup-
cerità e fedeltà e nel silenzio delle passioni, perché plicante il guidatico correspettivo per la comodità
potesse valersi degli espedienti che sarebbero più della cattura, e fosse dopo il fatto restituito il cattu-
adattati alla tranquillità comune. rante nella libertà e in tutti i diritti civili.
Dopo queste ordinazioni, forse per lo consiglio di Se ti volgi dalle guerre intestine ti cadrà lo sguardo
alcuno che conservava le tradizioni de’ mezzi che dal sopra le guerre intertribuli, le ostilità e risse tra uno e
viceré spagnuolo, duca di Sangermano, di non buona altro popolo, e stando in sul 1733 vedrai più accanita
memoria al popolo sardo, furono posti in uso contro i e ostinata, che altrove, la discordia tra i lussurgiesi e i
congiurati nel fatto del Camarassa, prometteva un pre- latinesi, la quale avea saturate le terre intermedie di
mio proporzionato a chi consegnasse nelle forze un molto sangue, e prolungato a otto anni il tristo giuo-
bandito; e dichiarava che se fosse il consegnante reo di co. Quando primieramente nel 1726 si eran eccitate
tal delitto, cui fosse proposta non maggior pena di cin- le dissensioni, e questi e quelli furiosamente occorsi,
que anni di remo, e il consegnato più criminoso e de- il governo interpostosi fra le loro ire facea abbassar le
bitore di maggior fio otterrebbe l’impunità, purché la arme, studiava di conciliarli, e per pubbliche stipula-
parte querelante non protestasse contro la transazione. zioni sperò averli composti: se non che fu questa
Non fu però solo con la voce terribile del gridato- piuttosto tregua che pace, e risuscitatisi gli sdegni, si
re che il Cortanze volle spaventare i malfattori; ché intrecciarono altre zuffe, si rinnovarono le stragi, ed
ancora adoperò i mezzi possibili nella tenuità delle in siffatte veci di riposo e di movimento, di armistizi
forze pubbliche, e mandò terribili persecutori, i mi- e di combattimenti, di offese e di vendette, si pro-
liziani con soldati di ordinanza, i quali impedissero trasse l’inimicizia a tanto tempo, quanto abbiamo
le riunioni, rendessero malsicuro l’asilo delle monta- notato; dopo il quale provvide il viceré marchese Ca-
gne, li assalissero ne’ luoghi più forti e li affrontasse- stagnole al ristabilimento della pace, prescrivendo
ro quando dalle erme rupi scendevano a opprimere i gravissima multa a quelli, che con fatti o con parole
passeggieri e desolare i paesi. oltraggierebbero gli uomini dell’altra terra, e si inten-
Erasi concepita la speranza che la promessa impu- da questo in soprassomma alle pene corporali, e pe-
nità avrebbe indotto non pochi a danno de’ facinoro- cuniarie rispondenti alla qualità e gravità del delitto,
si; ma poi non apparve alcun effetto, ne’ men depra- e dichiarando per più efficace dissuasione e più forte
vati per grand’orrore alle arti vili che avrian dovuto impedimento al delitto di soggettar alla stessa multa i
adoperare per occuparli, la menzogna, lo spergiuro, il parenti del delinquente sino al terzo grado canonico
tradimento; negli animi corrotti perché non voleano, di consanguinità o affinità, e parimente i padroni in
o colpiti da una leggera sentenza non esporsi al peri- rispetto a’ loro servitori, socii o pastori: quindi notifi-
colo della vita, o per un piccol prezzo cimentarsi con cò all’uno e all’altro comune, che dove alcuno de’ ri-
uomini siffatti, che accorti dell’insidie per primo col- spettivi uomini facesse ingiuria a uom dell’altra parte,
po erano soliti piantare in mezzo il petto un pugnale se non arrestassero l’offensore e lo dessero al ministro
o fracassare il cranio con tre palle. Si volle quindi di giustizia, sarebbero, e tante volte, multati di tre-
estendere l’impunità agli imputati di gran delitto, e cento scudi, quante accadesse di offendere.
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Quest’incarica posta su’ padroni lussurgiesi e latine- grandi vie, con questa comminazione, che se dentro
si estendevasi poscia nel 1737 più largamente. In quel- i prefissi termini non fossero emigrati alle nuove in-
l’anno (25 marzo) il viceré Rivarolo avendo nella visita dicate sedi perderebbero irreparabilmente intere le
delle provincie sarde riconosciuto che le perpetue e du- greggie e gli armenti.
re difficoltà incontrate nella tentata cattura de’ delin- Simultanee a questi provvedimenti in odio de’
quenti erano nulla per il patronato, che essi godevano, banditi erano alcune prescrizioni in favor delle finan-
di persone di molta autorità e potenza, cui i ministri e ze. Nelle amplissime regioni della Nurra non era sola
commessarii rispettavano e temevano e abborrivan da la pastorizia che si esercitasse, ma fatti più accorti i
rendersi nemici e provocare toccando gli uomini della concessionari delle terre, seminavano intorno alle ca-
loro famiglia o clientela; però avvertiva quei non buoni panne frumento, orzo e fave, e poi il prodotto delle
protettori di queste sue determinazioni, che nell’avve- messi clandestinamente da’ seni di quel littorale emet-
nire sempre che fosse da’ socii pastori o servitori com- tendo per oltremare, guadagnavano più che i vendito-
messo un delitto, sarebbe sotto una pena proporziona- ri del porto quanto era sottratto all’erario negli scansa-
ta comandato a’ padroni il loro arresto. ti diritti di estrazione; epperò contro queste frodi fu
Progredito il suddetto regio rappresentante insino comandato dovessero tutti i nurresi consegnare all’uf-
a Bosa, intendeva gli insulti e i danni che pativano gli fiziale della baronia le terre che avessero dissodate,
uomini delle prossime contrade dalla tracotanza de’ preparate e seminate, e quelli che omettessero questa
malfattori che erravano intorno, la causa di questa consegna furono minacciati della perdita de’ seminati.
insopportabile tracotanza nella sicurezza di non esse- Non ostante le comminazioni restarono quei de-
re presi, e la ragione di questa confidenza nella inac- creti senza effetto, perché né vi era forza che li facesse
cessibilità de’ luoghi dove stanziavano, e nella genero- rispettabili, e n’era perniciosa la esecuzione. I pastori
sa ospitalità de’ pastori; e pensava al miglior modo di nurresi, come i planargiesi, e non per la sola loro soli-
far loro sentire il pericolo. O fosse però la sua prescri- ta indocilità, rimasero ne’ luoghi dell’antica loro di-
zione altrui consiglio, o fosse dettame del proprio mora, le furtive esportazioni si continuarono, e viveasi
pensiero, essa non diè l’effetto che era desiderato, e in una assoluta indipendenza. Onde è stato che stra-
contro le sue autorevoli parole i pastori continuarono nieri mal conoscenti delle cose sarde riguardassero la
a ricettare nelle loro capanne i banditi e rizelosi che vi Nurra come una regione selvaggia abitata da un po-
si presentavano, e ammetterli amorevolmente al loro polo barbaro, da una tribù non mai soggiogata, e in
deschetto, e non che pensassero a sorprenderli quan- una corografia della Sardegna fatta, come diceasi, da
do si scaldavano nel lor focolare, o dormivano sotto ingegneri piemontesi, cinque o sei lustri dopo, si no-
un albero, non mai o andarono o mandarono ad av- tasse in quella contrada un popolo non conquistato, e
visare il ministro di giustizia della presenza o della via però non contribuente all’erario.
de’ proscritti e diffidenti; e contro le sue ordinazioni Il Rivarolo non si dolea solamente della ineffica-
premurose restarono tutti nel sito che prima occupa- cia di questi conati, ma pure di non aver ottenuto
vano e in que’ pascoli che giovavano al loro bestiame. che i sardi del Logudoro e delle altri parti monta-
Poteano quegli uomini rigettare persone, dalle quali gnose della parte settentrionale ricusassero tosarsi
non erano stati offesi, se accoglieano con tutta corte- delle loro lunghe barbe, com’egli avea comandato
sia i loro nemici quando non si presentassero nemi- con grida del 9 maggio 1738 per una ordinazione
chevolmente? poteano usar la violenza degli sgherri, acerbissima o minacciosa, che meglio potrebbe dirsi
far l’ufficio delle spie e violare la persona dell’ospite, un insulto alla nazione. I moderni lioni arricciereb-
uomini che sentono fortemente l’onore, abbominano bero d’ira le loro setole, se leggessero come quel
le azioni di ignavia, e hanno santissime le leggi del- marchese parlasse delle barbe de’ sardi, da’ quali essi
l’ospitalità? Come si potea fare che lasciassero le ca- imitarono il mento intonso ed il cranio zazzeruto.
panne e spelonche, i terreni culti e seminati, la como- Inerudito l’estensor del pregone delle vere cose del-
dità delle fonti, la pinguedine de’ pascoli, e andassero l’antichità, e preoccupato da false opinioni, dicea non
in altra regione con la famiglia, e a incomodo mutuo solo barbaro ma abbominevole il costume di portar le
si agglomerassero sulla strada reale? barbe, e non ha guari che alcuni lo diceano prima che
Giunto a Sassari il Rivarolo, e informato delle con- la moda lo ingentilisse nelle persone più colte; che da
dizioni particolari delle prossime circostanti contrade, costume così barbaro alcuni dipartimenti dell’Isola si
aggiunse alle già fatte disposizioni in odio de’ banditi avessero acquistata la denominazione di Barbagie ed i
le provvidenze speciali che erano per quei luoghi. coloni di barbaricini; che nel principio essendo stato
Nella Nurra montuosa e marittima sempre avea adottato per una delle singolarità stravaganti del lutto
usato un gran numero di banditi e rizelosi, perché solito farsi da villani in occasione del decesso de’ loro
colà rifuggivano i delinquenti di Sassari, di Alghero, parenti ad imitazione di ciò che praticavano gli ebrei
e de’ prossimi dipartimenti. Or stimando che li po- in simili circostanze, si fosse poi cangiato in costume e
trebbe snidare da quei luoghi dove non potea giuo- distintivo de’ banditi e fuorusciti, i quali siffattamente
car la forza, se togliesse loro le sussistenze, ordinava inculti si immaginavano aggiungere al loro aspetto
a’ pastori che dentro quindici giorni abbandonassero molta fierezza a maggior terrore, e falsavano il sem-
i loro salti e trasferissero le loro famiglie e tutta la ro- biante per operar incogniti nelle grassazioni e negli
ba in sulla parte piana della stessa contrada presso le omicidii proditorii; che rispettivamente a’ vendicativi
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era un genere di voto superstizioso restar intosi e in- banditi con le truppe d’ordinanza e con le milizie, di-
termettere ogni coltura della persona dall’ora che sta- minuite d’animo e di numero rigettarle in fuga. Egli
bilissero l’omicidio insino che vedessero prostrato il ebbe pratiche con alcuni agenti politici, e fu creduto
loro nemico, comeché spesso dal proposito all’effetto che nella contingenza d’una invasione sarebbe stato un
dovesse intercorrere gran tempo; finalmente che quel- forte cooperatore.
li pure che prevenivano l’età con la malignità, e non Niente men famoso e formidabile di lui per inge-
ancora avanzati nella pubertà eran già ben inoltrati gno militare e satellizio era Giovanni Fais di Chiara-
ne’ delitti, se l’adattavano posticcia quando moveano monte. Questi che nel 1720 non essendo più che
a qualche scelleraggine: e dopo quelle osservazioni, trilustre avea in complicità di suo fratello ucciso un
delle quali quanto l’importunità, tanto conosciuta la uomo nella piazza di Nulvi, era fin da quel tempo
falsità, era scritto questo comando che non si potesse incessantemente perseguitato dagli offesi e dal gover-
restar neppure in occasion di lutto per più d’un mese no e non mai colpito, comeché baldo in sua possa si
senza tosar il mento, che gli intonsi se lo dovessero fermasse a insultarli e batterli. La moglie, donna di
scoprire fra quindici giorni, e si ponean minaccie di maschil coraggio, trovossi quasi sempre presso lui
gravi multe e di pene corporali a’ renitenti, ed esaspe- ne’ più terribili incontri e quanto destra nel maneg-
ramento e incremento delle medesime a’ reincidenti. giare le armi contro gli aggressori, tanto accorta nelle
Perseguitò il Rivarolo con guerra terribile i fuoru- maggiori difficoltà per gli espedienti, lo trasse più
sciti; tuttavia, come abbiam accennato, non poteva volte da pericolo.
opprimerli; e però quando a lui subentrava nel go- Alleati con il Fais erano i Delitala di Nulvi, uomi-
verno il conte di Apremont dovette ripetere le gride ni avversi al governo de’ Duchi di Savoja, e da ester-
in odio de’ malfattori, e ordinare la persecuzione ni consigli ed ausilii incitati, e fatti audaci a inquie-
delle squadriglie che in molte regioni del Logudoro tare i regii uffiziali e a turbare i popoli. Era della loro
inquietavano i popoli e operavano incessantemente parentela quella D. Lucia Tedde-Delitala, che viril-
ne’ ladronecci e nelle vendette. mente animosa e maravigliosamente iraconda, anda-
A quei che erano stati indomiti a’ colpi del Riva- va a ricercare i nemici particolari e della sua fazione,
rolo si aggiunsero nel nuovo governo quelli che già li assaliva, ed era computata tra’ principali banditi.
evasi dall’isola nella prossima Corsica, sentendo poi Per costei il Fais si provocava contro un forte ne-
rinascere nella partenza da chi aveali spaventati l’an- mico in Chiaramonte, e venne in frequenti e gravis-
tico scellerato ardire ritornarono dall’esilio e rico- simi pericoli. Egli la vide sdegnata a un consangui-
minciarono le solite ribalderie. neo, Giammaria Tedde, e accendendosi nell’ira di
De’ molti capi di squadriglie nomineremo quelli lei, andò a fargli rimprovero e lo spense. Surse subito
de’ quali fu più temuta l’audacia e non tacque ancor furibondo lo zio dell’estinto con tutti i parenti, im-
la fama. pegnossi dentro il paese un accanito combattimento
Il Leonardo Marceddu di Pozzomaggiore contro il con l’omicida, ed ebbe questi a doversi pentire del-
quale e i satelliti nel 20 febbrajo 1736 gridavasi un ter- l’imprudente suo colpo, perché, perdute le persone
ribile bando era uno de’ primarii. Costui sino a’ primi più care, fu costretto a fuggir dal paese.
anni della virilità ebbesi lode d’uom laborioso e alieno La vendetta del Tedde non fu soddisfatta de’ fratelli
da’ vizi non che da delitti; poscia l’infedeltà della sposa e altri parenti del Fais, che avea dato vittima al suo ni-
lo precipitò nelle scelleratezze. Trovata accidentalmente pote, e quand’ebbe dal Rivarolo commessa la persecu-
l’Annetta insieme con un suo cugino, cui senza sospet- zione de’ banditi e il comando delle milizie dell’Anglo-
to egli ammetteva in casa, e conosciuta la violazione na e di alcune schiere di soldati, nessun altro riguardava
de’ suoi sacri diritti, concitato da una irreprimibile fu- e ricercava più spesso e studiosamente il suo nemico, e
ria immolava e la moglie e il cugino al suo onore, traf- venuto in molti luoghi alle mani con lui, quasi sempre
figgendo ad ambi il perfido core. Il disonore scosso dal lo facea partire scemato di molta gente, parte uccisa nel
suo capo per questa barbarie cadeva sopra i parenti de’ conflitto, e parte presa e riservata alle pene.
due trucidati, come pensavano gli uomini di quei tem- Rinvigoritasi l’audacia de’ Delitala dopo la parten-
pi, e pensano ancora alcuni; e i parenti nol volendo so- za del Rivarolo, il Fais guidatore delle loro bande,
stenere, altri posero in dubbio, altri negarono la reità scorreva le campagne, taglieggiava i comuni e assaliva
della donna e del giovine, e stimando che la vendetta li le truppe. I nemici dello stato se lo fecero amico, e co-
laverebbe da quell’onta presero le armi, e lo assalirono sì lo concitarono, che entrato nella congrega generale
nella campagna, dove con gli uomini della sua paren- dei capi-famiglia di Chiaramonte osava con parole so-
tela erasi ritirato. Nel feroce conflitto caddero molti da nore dissuadere i suoi popolani dalle contribuzioni so-
una e dall’altra, caddero altri in altre pugne, e final- lite. Questa seduzione non fu impunita: il Tedde, rac-
mente restava vincitore il Marceddu in mezzo alla stra- colte le sue genti, lo assediava nella casa, dove era con
ge di tutti i suoi nemici. Divenuto famoso per l’accor- gran parte de’ suoi, e prese a combatterlo. Durò per
tezza e per il coraggio, con cui era uscito dalle insidie, tre giorni la tenzone con molta e reciproca strage, do-
e avea prevaluto a’ suoi persecutori, vide il Marceddu po i quali la casa fu invasa, preso l’Unali di lui cogna-
crescer di giorno in giorno la sua comitiva dagli avanzi to con molti altri, e dal Tedde strappata l’arma a D.
di altre squadriglie, e venne in tanta potenza e audacia Lucia e detta una frase di disprezzo. Il Fais non fu ri-
da cimentarsi meglio alla maniera de’ militari che de’ trovato, egli si era evaso e ritirato nel Sassu, dove con
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pochi amici si fortificava in Chirralza aspettando i suoi private, or lasciavano operar i malandrini a tutto lor
alleati; ma prima di questi vedea venire il suo nemico, comodo contro le persone invise, ed ora per una
e dovea porre in opera tutto il suo valore e quello de’ semplice antipatia, per una querela ingiusta ed esage-
suoi. La caduta del fratello n’esasperava l’ire, e queste rata facean fuggire tra’ rizelosi molti uomini innocenti;
afforzando il suo braccio valsero a contenere il nemi- finalmente nell’avarizia, nell’ambizione di farsi ricchi
co; ma finalmente ferito nel braccio, fu necessità che dai primi anni, vendevano la giustizia, nascondevano
si ritirasse, il che poté fare felicemente co’ consigli del- le prove de’ delitti, alteravano le testimonianze, avvisa-
la moglie, vedi artic. Chiaramonti. vano i delinquenti, e facean i malvagi più tristi e per-
In tale stato di cose entrava al governo del regno il niciosi. Dopo la qual convinzione, troppo dolorosa a
marchese Carretto di S. Giulia, e continuando l’im- un cuor amante della giustizia e dell’ordine, occorse
presa de’ suoi predecessori contro i ribaldi, commet- con tutto zelo a sopprimere questa funestissima causa
teva al Tedde di proseguir la guerra contro il Fais, ad del disordine, e ratificate tutte le leggi e provvidenze
altri prodi di dar la caccia ad altre squadriglie, e vol- promulgate da’ predecessori, ricordò in maniera so-
gendosi con particolar attenzione sopra il Marceddu, lenne agli ufficiali e ministri di giustizia i loro doveri,
mentre non avea chi opporgli, lo fece tentare con la comminando pene gravissime a quelli che si mostras-
promessa del perdono e delle ricompense se volesse sero men religiosi nella loro osservanza.
abbandonare alla giustizia i suoi seguaci. Ma l’esor- Altra causa de’ disordini, e ancor più alta, ricono-
tazione del tradimento fu ributtata con disprezzo sceva il V. R. nell’ozio; ed era essa evidentissima nel-
meglio che con ira, e mostrandosi più generoso che la diversa condotta de’ popoli agricoli e de’ pastori.
non era stato creduto, rispondea che se una giusta Quindi si volse contro gli sfaccendati, discoli e vaga-
ira l’avea fatto scellerato, né la libertà, né una vil cu- bondi, e provvedea perché si estirpasse cotesto semi-
pidigia, lo avrebbe fatto traditore. nario di scellerati, prima cacciando fuori del regno
Qui è da notare che questa fede non era solamente quelli che nelle città e ne’ paesi conosceva tali; e per
tra gli uomini d’una stessa masnada, ma pure inter- non lasciarne alcuno ordinando a tutti i ministri di
veniva tra i capi delle medesime; imperocché avendo giustizia di indicargli quegli altri che avessero mala
essi veduto che il governo era fermamente risoluto di riputazione, perché mandasse anche quelli fuor della
distruggerli in qualunque maniera, provvidero perché patria, e tenesse lontani per cinque anni, con questa
nelle loro comitive non si insinuassero e non si covas- comminazione a’ denunziati che se osassero ritornar-
sero uomini di dubbia fede; e si intesero fra loro che vi prima del tempo, sarebbero mandati a servire nel-
gli uni correrebbero in soccorso degli altri, e a forze le galere per egual numero di anni senza stipendio, e
riunite resisterebbero agli sforzi del governo. con promessa a’ denunziatori che se in questo nego-
Mentre il Carretto con tutta sollecitudine e vigoria zio non procedessero con tutta diligenza e integrità,
travagliavasi alla distruzione di quei ribaldi confede- e piuttosto si lasciassero governare da animosità,
rati, andava pur esplorando come si potesse in avve- emulazione, vendetta e riguardi personali, incorre-
nire reprimere la malvagità, e quali esser potessero le rebbero sotto la indegnazione del Re.
cause, per cui finora avea così poco giovato lo studio Il Carretto non poté consolarsi dopo avere prov-
del governo per l’ordine e per la tranquillità. Consi- veduto per un miglior avvenire se le sue ordinazioni
derò i provvedimenti, e li riconobbe fatti con molta fossero osservate, di veder ricomposte le cose e di la-
sapienza e ottimi al fine riguardato; e conchiudeva sciar al successore ristabilito l’ordine. Il Fais dopo le
fosse la inosservanza delle date leggi se continuava il sue perdite di Chirralza era ricomparso più terribile
disordine: considerò gli uomini che aveano racco- con le armi del Delitala e turbava tutto il Logudoro,
mandato di osservare e far osservare le disposizioni mentre il Marceddu faceva altrettanto e peggio.
del governo, e vide chiaramente la inettitudine, l’in- Non li soffriva il Valguarnera e per suo ordine
curia, la connivenza, la malizia, la venalità. Molti de’ duemila miliziani comandati da Girolamo Dettori
giusdicenti che nominavansi dai baroni, o da’ loro di Pattada e da D. Giovanni Valentino di Tempio, e
procuratori erano persone senza dottrina, senza giu- quattrocento soldati sotto la condotta del cav. Meyer
dizio, majoli, che dopo aver vedute le prime lettere si concentrarono per tentare con colpo sicuro la di-
tra i giornalieri servigi nelle case de’ cittadini, studia- struzione de’ malviventi.
vano una meschina teoria di giurisprudenza, e con Del Valentino abbiam dato alcune nozioni nell’ar-
raccomandazioni o doni otteneano di esser mandati tic. Gallura, del Dettori sono queste cose principali
a far ragione nelle curie; ignari del sentimento d’ono- che si pubblicarono dal cavaliere D. Pasquale Tola nel
re, di coscienza grossa sopra i loro doveri, non sorve- Dizion. Biogr. degli uomini illustri della Sardegna. Uo-
gliati nelle loro azioni, esimevansi dalle moleste cure mo di sentimenti generosi avviò a sue spese nelle let-
che erano nella loro missione, lasciandosi vincere dal- tere e scienze alcuni compaesani, e con generose largi-
la infingardaggine; paurosi de’ potenti e di quelli che zioni soccorse a molte famiglie; spirito conciliatore
sapean riempire una lettera di imputazioni vere e ca- diede opera ad attutare, se non potea spegnere, il fuo-
lunniose, e mandar al barone ed al governo queste co terribile delle fazioni e delle vendette, che in quel
notizie anonime, dormivano per essi e fingean di non tempo desolava le terre più cospicue del Logudoro, e
vedere e non conoscere i loro emissarii; dominati nel- la sua stessa patria; cittadino devotissimo al governo
l’esercizio del pubblico ufficio da meschine passioni del Re, non ricusò il pericoloso e laborioso incarico
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della persecuzione de’ facinorosi; assennato e valoroso in quella parte, dove erano i loro più accaniti nemi-
capitano delle milizie nazionali, affrontò le più audaci ci, i ploaghesi.
squadriglie, combatté con genti disperate, ne uccise Quando venne il giorno quella moltitudine era di-
moltissimi in varie fazioni, e ne poté stringere con le sciolta in tanti drappelli da quanti erasi già composta,
catene due centinaja, e gli altri sperperava paurosi e e dispergevasi ritornando ciascuno alle montagne ed
facea rintanare nelle più romite rupi tra’ mufloni, alle rupi, donde erano partiti. I due capi principali si
adoperando l’arme e l’ingegno, non mai il tradimento allontanarono rivolti in contrarie parti, e mentre il Fais
e la corruzione; per il qual merito il Re Carlo Emma- co’ Delitala gittavasi sopra le felucche contrabbandiere
nuele lo ascriveva degnissimo all’ordine equestre. E ri- di Corsica per salvarsi in quell’isola, il Marceddu ritor-
tornando sopra il suo spirito di consiglio e di pace nava sul Sassu, poi sul Montesanto spesso mostrando
rammenterò la pace che nel 1743 ristabiliva fra due il viso a’ suoi persecutori. Costui poteva ancora per
furiosissime grosse fazioni che erano in sul punto di qualche tempo sostenersi contro tutti i conati del go-
affrontarsi in sanguinosissima zuffa. La tradizione n’è verno: ma finalmente uno de’ suoi cedette alla tenta-
ancora viva in molti luoghi del Montacuto, in quelli zione, e stanco di quella vita laboriosa ed avido del vi-
specialmente da’ quali erano usciti gl’iracondi uomini lissimo premio lo vendea. Francesco Bazzone, come
de’ due partiti. Il Dettori ebbe voce della pugna, che chiamavasi il traditore, ritornato nella società videsi se-
era per pugnarsi con animi maligni appiè della Soletta gno dell’universal disprezzo, e udì il suo nome venuto
in sulla via a Benetutti, dove era in arme una masna- in proverbio ad indicare i traditori degli amici.
da, e i contrarii avviavansi per combatterla. Senza in- Non fu questi il solo traditore, e per altri altret-
dugio mosse nella notte accompagnato da due amici, tanto maligni, molti cadevano nelle forze del gover-
arrivò tra essi quando gli uni avendo già riconosciuto no, e davano le pene de’ loro fatti criminosi. Avven-
gli altri attendono il cenno per corrersi incontro. Caro ne che le frequenti perfidie inducessero sospetti e
e rispettato alle due parti stette fra’ capi principali, usò timori, e or uno or un altro ritirandosi a errar solita-
parole severe a reprimere gli sdegnosi, fece abbassare ri ne’ deserti, molte squadriglie si dissolvessero e fos-
le armi, e sotto i suoi sguardi avvicinarsi all’amplesso se facile impresa opprimere i disgiunti.
fraterno i nemici, e giurarsi inalterabile amicizia. Le Quando venne a’ giorni estremi l’anno 1749 il V. R.
madri e le spose che poterono insperatamente riab- potea lodarsi di aver fatto grand’opera avendo co’ suoi
bracciar salvi e mondi dal sangue i figli e gli sposi be- provvedimenti disfatto quella formidabile confedera-
nedissero con grato animo il pacificatore, e trasmisero zione di banditi, snervata la loro potenza, conculcato
nella loro generazione la grata memoria di quella con- l’orgoglio, e restituito in tutte parti la tranquillità e sicu-
ciliazione e la lode del felice conciliatore. rezza. In pochi luoghi era qualche resticciuolo di quei
Accortisi i banditi del concentramento delle forze malfattori, i quali senza intermissione egli continuò a
del governo in loro distruzione, si concentrarono essi vessare, mentre provvedea perché venissero giorni mi-
pure per non essere isolatamente battuti. Il Marceddu gliori sotto altri governi, e rinnovava e rafforzava con la
usciva dal Planu de murtas verso il Sassu, dov’era il sua autorità le prescrizioni de’ suoi antecessori.
Fais, e al Sassu rivolgevansi pure i monterasini, e gli al- Il Fais vide dal lontano suo asilo la orrenda sven-
tri delle altre parti, e formavasi una fortissima brigata. tura dei congiurati, e sentì potentemente represso il
Il selvoso terrazzo del Sassu di ascensione non diffi- suo impeto verso le terre natali per tutto il tempo,
cile nelle sue pendici parve a capi-banditi tal luogo, che il Valguarnera poté; ma quando il seppe partito
dove men che in altre positure fossero sicuri da nemi- allora scuotendo ogni timore traversò il piccol mare,
ci, quattro o cinque volte più numerosi, e da’ soldati e risalito in sullo spianato del Sassu tese l’occhio e
che conoscean la guerra, e però avendo sloggiato e tra- l’orecchio a veder e intendere l’attualità, e secondo
versato il Termo andarono ad accamparsi sopra il questa governarsi. Il desiderio di rientrare nella sua
Monte Cucaro, che quasi immenso baluardo co’ fian- casa agiva vividamente sopra il suo cuore, ma il trat-
chi intorno intorno verticali fuorché uno o due punti, tenea il Tedde vivente e sempre potente: se non che
dove potresti salire comeché difficilmente, ergesi mol- questo impedimento toglieasi in breve per opera del
to prominente sopra il circumgiacente vallone, che ras- suo figlio, il quale nel suo carattere di sacerdote esor-
somiglierebbene il fosso. tava con successo al perdono il terribile nemico, co-
Ve li seguirono le milizie e tentarono di superare meché nol potesse indurre all’amplesso di pace.
quell’erta, dove speravano poterli già ridotti al preci- Accortosi il governo della presenza del tremendo
pizio, e ancora ostinati rovesciare nel profondo; ma bandito nol volle tollerare, e se il Tedde memore del
respinte più volte con grand’onta e perdita dovettero recentissimo giuramento, e timido di parer operante
restringere l’ampio disegno dell’assalto alle sole linee nel sentimento della privata vendetta, mentre guerreg-
del blocco e alla fortificazione delle uscite dal conca- giasse con carattere pubblico il suo offensore, ricusava i
vo dove sorge il monte. Vedi l’articolo Chiaramonti, suoi servigi al governo, furono altri che se gli appressa-
Biografia di Giovanni Fais. E questo sarebbe stato as- rono minacciosi. Il Fais dissipati gli aggressori, trascor-
sai ad una facile e non tarda vittoria, se il Marceddu rea dalla difesa all’offesa, ed avendo radunata intorno a
e il Fais quando videro già consumate le provviste sé una gran truppa degli antichi seguaci osò più volte
non avessero avuto tanto ardire da scender dal mon- caracollare intorno le mura di Sassari meno ad offen-
te in capo alle loro squadre e traversare gli assediatori dere i cittadini, che ad insultare il governatore. Questi
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macchinò spesso contro lui, ma le macchinazioni era- fondamentali del regno, deliberava di convocare un
no inefficaci, diceasi allora per caso, ed era per consi- solenne parlamento: ma perché sursero alcuni a dis-
glio. Stava uno tra il governatore ed il bandito, e non suaderlo sulla considerazione, che per la infelicità
si sa perché, più amico al bandito, che fedele al gover- dell’ultimo raccolto non essendo potenza ne’ cittadi-
natore, abusava della confidenza di costui, profanava la ni a sostenere maggiori gravezze, gli stamenti non
santità del suo ministero, e or per secreti nunzii am- consentirebbero in quella maggior somma, che si
moniva il proscritto di quanto si tentava a suo danno, desiderava; però si differiva in miglior tempo la con-
or in clandestino colloquio tradiva i secreti del gover- vocazione, e solo si comandava una nuova descrizio-
no. Il proscritto barbuto mascherandosi talvolta da fra- ne di tutti i popoli, perché nella ripartizione de’
te cappuccino osava entrar in Sassari, e andava con la pubblici pesi, si procedesse con tutta giustizia. Vedi
bisaccia della questua in casa dell’assessore Aragonez. Storia della Sardegna del baron Manno.
Le antiche e le recenti colpe del Fais il fecero in- Nella notazione del numero de’ cittadini delle sette
degno di esser compreso nell’indulto, che nel 1768, città del regno, che riportasi dal sunnominato Storico,
23 agosto, concedevasi dal Re, e si tenne ferma la leggiamo soscritte anime 13733 a Sassari, 4583 ad Al-
sua condanna e la proscrizione. Non pertanto fu va- ghero, 3885 a Bosa, e 1716 a Castellaragonese.
na la speranza che egli in questa occasione restasse Nel 1730 il V. R. Cortanze pubblicava a’ sardi l’ab-
deserto, perché ostinaronsi intorno a lui quanti era- dicazione che Vittorio Amedeo avea fatta della corona
no, come lui, dichiarati nemici della patria, e persi- del regno, e degli altri stati in favore di Carlo Emma-
stettero nella sua compagnia quelli ancora, a’ quali nuele suo figlio, si facea la solenne acclamazione del
piaceva la libertà selvaggia de’ banditi, ed il pericolo- nuovo Re, e poi si prepararono le altre e maggiori so-
so stato di una perpetua guerra. lennità dello scambievole giuramento della nazione e
Scorsero ancora alcuni anni prima che arrivasse a del Sovrano per i rispettivi rappresentanti. Per un giusto
lui il fatal giorno, e questo instando potea finalmente riguardo a’ logudoresi, che eran compresi negli stamenti,
il governator marchese Alli-Maccarani dopo molti va- fu segnata la grande assemblea addì 4 novembre, quan-
ni tentativi con l’opera di due banditi sassaresi alleviar do nelle basse regioni, che si dovean traversare, sarebbe
gli animi dal terrore del terribile capo-squadriglia e li- dopo le pioggie precipitata dall’aria la malignità de’
berare il Logudoro dalle sue violenze. I due traditori miasmi. In quel giorno tutti insiem convenuti i mili-
scampati al suo pugnale, vincendone i sospetti con tari della superiore ed inferior nobiltà, gli ecclesiastici
una filza di spergiuri, gli propinavano un vino oppia- e i sindaci de’ municipii si giurarono da una ed altra
to, e immantinenti aggravato dal sonno poteano per- parte i soliti giuramenti.
cuoterlo con la scure, e morto consegnare al carnefice. Nel 1737 il V. R. Rivarolo visitava le principali
Considerati i non infelici conati del governo del provincie applaudito da tutti, e ringraziato per la tran-
Re a spegnere lo spirito d’insubordinazione, che nel- quillità, che avea ristabilito comprimendo i scellerati.
la negligenza de’ ministri spagnuoli ed anarchia feu- Tra i migliori provvedimenti, che da questo V. R. si
dale era nato, ritorneremo in sul punto donde siam fecero per il bene de’ popoli, si può giustamente ram-
partiti, e discorreremo le cose considerevoli che si fe- mentare le concessioni di terreno, che ordinò farsi in
cero alla bonificazione fisica e morale della Sarde- alcune regioni e principalmente nella Nurra, in am-
gna, e che avvennero dipendentemente o indipen- pliamento della agricoltura, e in vantaggio della pasto-
dentemente dalla sapienza governatrice. rizia, perché si seminassero quelle parti che si conosce-
Erano scorsi pochi giorni, che lo scettro teneasi rebbero più fertili, e si tenesse il bestiame entro una
dal duca di Savoja, e gli stamentarii del Logudoro os- certa circoscrizione ne’ luoghi di solo pascolo.
sequiosi all’invito del suo rappresentante andarono Nel 1739, 13 luglio, per la corrispondenza degli
nel real castello di Cagliari, dove addì 2 settembre tra abitanti delle diverse parti del regno, per comando de’
la solenne pompa, che si costumava nell’apertura so- commercii, e per maggiore speditezza nelle operazioni
lenne delle corti assistettero al solio. I presidenti degli economiche e politiche, ordinavasi il movimento de’
stamenti del regno, ciascuno per il suo, proferivano corrieri; già che finallora non si eran fatte le comuni-
nell’antica formola le parole del giuramento di fedel- cazioni, che per i viandanti, non solo con l’irregolari-
tà e vassallaggio al nuovo Re, giurava poscia nel di lui tà, che può supporsi, ma con incertezza e rischio di
nome, e nell’antica formola l’osservanza del diritto perdita, di sottrazione e occultazione delle lettere e
sardo il suo rappresentante, e dopo questi patti solen- con grave dispendio. In Sassari, Alghero e Bosa apri-
ni si inaugurava in tutta legalità il governo. vasi un banco, e furono stabilite tre corse al mese.
Le vicende politiche non avean permesso la con- Nel 1741 si occorreva a’ contrabbandi che si prati-
vocazione de’ comizii nel 1708, e nel 1718, per offe- cavano nell’Asinara, e in forza del saggio provvedi-
rire al Re il donativo, e proporre alla sua sanzione mento le frodi poco prima impudenti si dovettero na-
quelle leggi generali e particolari, che potessero gio- scondere. Perché però né anco clandestinamente si
vare al bene universale o di qualche ordine particola- potessero tentare si comandò a quegl’isolani la denun-
re, e siccome questa ragion mancava in sulla fine zia del bestiame, e il trasporto de’ frutti in Porto-torre,
dell’altro decennio, però il Sovrano memore della e si prescrisse una visita de’ seminati da’ ministri patri-
domanda fattagli dallo stamento militare nell’ultima moniali e da alcuni periti per calcolare il prodotto pro-
prorogazione del donativo, e rispettoso degli statuti babile, che si sarebbe a suo tempo dovuto mandare
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nello stesso deposito. Erano i battelli bonifacini e ca- ragioni di feudo allegate da’ consoli di Sassari per ri-
praresi che esercitavano il commercio clandestino an- servarsi l’arbitrio di disporre di quelle fertili pianure,
che in questi littorali, come in quelli della Gallura, e frapposero un ostacolo, e il governo non volle, come
nelle spiagge di Romandia e di Coguinas. poteva, incalzar l’impresa, perché in quella contrad-
Nel 1742 Carlo Emmanuele passato dalla parte dizione ben intendeva il malanimo, con cui que’ fo-
della regina d’Ungheria, e temendo però che i fran- restieri sarebbero veduti, e quanto si tenterebbe posi-
cesi e gli spagnuoli non si volgessero sopra la Sarde- tivamente e negativamente per annichilarli. Vedi lo
gna, a guarentirla da tutti i loro assalti, comandava stesso.
nelle rocche di Alghero e di Castellaragonese le ne- Dopo i savi provvedimenti a impedire le frodi in
cessarie riparazioni: e perché questi provvedimenti danno delle finanze, il governo si rivolgeva (nel 1760,
non bastavano alla sicurezza delle altre parti invoca- 15 agosto) sulla pescagione de’ coralli, che faceasi dagli
va il navilio britannico perché mareggiando sulle ac- esteri ne’ mari di Castellaragonese, Bosa e Alghero, e
que sarde vietasse alle flotte nemiche di entrare ne’ sospendendo gli appalti ordinava che gli ufficiali del-
porti, e vessare con la guerra i popoli. l’economia esigessero essi stessi il diritto solito della pe-
Nel 1750 una compagnia di greco-corsi edificava sca in contanti o in natura, e in sul rapporto dei cin-
nella regione bosana di Montresta un villaggio, che que per ogni centinajo. Si sperò poscia, e si sarebbe
dal titolare della chiesa fu denominato Villa di s. Cri- avuto, un profitto maggiore dall’erario, quando nel
stoforo. Impazienti quegli esuli delle perpetue vessa- 1772 la compagnia marsigliese Ramusat domandando
zioni de’ corsi avean domandato asilo fra’ sardi, della l’appalto della pesca per 50 anni si sottometteva a te-
ospitalità de’ quali correva ottima fama: ed essendo nere ne’ mari sardi cinquecento battelli pescatori e a
stati accolti con amore e con liberalità beneficati spera- corrisponder per ognuno 35 lire con l’offerta di dar
rono poter prosperare nella patria novella; ma i pastori, anticipata la somma de’ cinque primi anni; ma il tur-
a’ quali era chiuso il piccolo territorio che presero quei bamento delle guerre sopravvenute fece cadere e di-
coloni a dissodare, fecero cadere quelle speranze, e menticare il progetto. Vedi lo stesso.
ostinatamente maligni tanto li offesero, che oramai in Le intenzioni del governo nel comandare alla città
quel paesetto sia pressoché tutta estinta la loro genera- di Sassari di far concessione delle sue terre nurresi che
zione. Se i consoli di Bosa avessero protetto i Montre- erano state l’incremento dell’agricoltura e il migliora-
stini forse ora in sul monte di Montresta prosperereb- mento dell’arte pastorale essendo frustrate per la ne-
be una fioritissima colonia. Vedi Storia di Sardegna gligenza de’ concessionarii a fare quant’era negli ob-
del baron Manno. blighi, i consoli di Sassari ebbero comandato dal V. R.
Era già scorso un mezzo secolo dall’ultimo parla- Tana nel 1761, che due del consiglio andassero a visi-
mento quando il Sovrano memore delle sue promes- tar quella regione, riconoscessero le terre concedute,
se e deliberato a convocare gli stamenti nell’anno vedessero se in quelle destinate per le opere agrarie
prossimo significava al V. R. il suo divisamento, e fosse stata incominciata la cultura, da qual tempo e in
ordinavagli di preparare quant’era d’uopo perché qual maniera: se nelle destinate a pascolo si fosse in-
quell’assemblea tornasse a maggior gloria della coro- trodotta quella quantità di bestiame proporzionata al-
na, ed a vantaggio di questa e della nazione. Ma le sussistenze, e se fossero stati eseguiti tutti i patti che
un’altra volta la buona volontà del Re era contrariata furono posti sopra ciascuna concessione, e quanti non
dal suo rappresentante e da’ ministri: e a distorlo da aveano finallora adempito alle proprie obbligazioni
quel consiglio furono affasciate molte ragioni, e astu- dichiarassero decaduti dal possesso e costringessero ad
tamente ritenuta sotto silenzio quella, per cui unica- abbandonar le terre ad altri, da’ quali si potessero pro-
mente si ripugnava: imperocché questo essendo soli- mettere maggiore studio al vantaggio desiderato del-
to ne’ parlamenti che si proponessero gli aggravii l’agricoltura e della pastorizia.
che si pativano da’ ministri e si sindacasse la loro Nel 1764 da una grande sterilità veniva una gran
condotta, temettero gli ufficiali del Re, che radunan- carestia, e affliggeva in quel miserabilissimo modo
dosi il parlamento vedrebbero sorgere animosi cen- tutti i popoli.
sori e presentarsi molti accusatori. Si proseguì per- Per maggior infelicità aggiungevasi a questa sven-
tanto nella maniera eccezionale insegnata dal duca tura il terrore de’ barbari, perché un’armata tunisina
di Sangermano, e dopo ogni tre anni invitaronsi agli navigando nelle acque sarde infestava, come gli altri
stamenti che prorogassero il donativo stanziato nel littorali, così quelli del Logudoro, finché tra questi e
parlamento di Montellano; e lo prorogavano i mili- i prossimi della Gallura fu poco dopo disfatta. Gli
tari di Cagliari in una privata congrega, gli altri così infedeli erano imminenti, e non innocentemente, a’
di quest’ordine, come degli altri per singolari rispo- popoli d’una e d’altra provincia, quando la squadra
ste. Vedi il sunnominato Istoriografo. di Malta avviata contro essi dal V. R. li scopriva ne’
Rifattosi il ruolo della popolazione del regno si mari di Castellaragonese, e li abbordava presso l’Iso-
trovò quella delle città Logudoresi ne’ seguenti nu- la-rossa. Si combattea su quelle acque una pugna
meri. Sassari aveva anime 13807, Alghero 5117, Bo- sanguinosa, e prevalendo il valore de’ cavalieri al fu-
sa 4609, Castellaragonese 1621. Vedi lo stesso. rore de’ galeotti, questi restarono oppressi. Le armi
Nel 1754 una colonia di greci domandò di poter- del rais, che carico di ferite moriva combattendo,
si stabilire nelle terre deserte della Fluminaria: ma le eran mandate in omaggio al Principe reale.
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Restauratasi nel 1764 da Carlo Emmanuele la uni- nel suo color naturale, che si lavora in maglia e si
versità di Cagliari, i consoli di Sassari presentarono tesse pure per scialli di splendidissimo lusso.
una supplica a nome di tutta la cittadinanza perché si Nel 1767 i consoli del Castello Aragonese, altre
degnasse il Monarca riguardare le condizioni del liceo volte Genovese, volendo cancellare la memoria de’
sassaritano, e perfezionandolo e compiendolo in tutti i tempi infaustissimi alla nazione, e sentendo la inde-
numeri e in tutte le parti, beneficasse i sassaresi quanto cenza della denominazione, porsero supplica al Re,
avea fatto verso i cagliaritani. Il Sovrano accolse favore- perché abolisse quell’appellazione, e un’altra ne sosti-
volmente le preghiere, sì perché i supplicanti promet- tuisse più conveniente; e il Re imponevagli un nome
teano contribuire dal denaro pubblico alle maggiori indipendente dalle mutazioni politiche, che mai po-
spese, e sì per fomentare e tener viva tra’ popoli setten- tessero avvenire, appellandolo Castelsardo.
trionali e meridionali l’onestissima emulazione di virtù Sempre sollecito il Re della ristorazione delle cose
e di lode, che nella egual potenza delle menti erasi da sarde, e studiosissimo dell’incremento e migliora-
gran tempo destata. A inclinarlo a que’ voti avendo ag- mento dell’agricoltura organizzava e sapientemente
giunto gran peso la considerazione del grande interval- ordinava i così detti monti frumentarii.
lo tra Sassari e Cagliari, e delle asprissime vie, e tratto Si maraviglierà il lettore che gli agricoltori sardi non
tratto interrotte da’ fiumi, egli dava il consenso, e con essendo accusabili di poltroneria, né mal corrisposti
lettere pubbliche testava la sua volontà, che l’accade- dalla terra, giacessero quasi tutti nella miseria; tuttavol-
mia sassaritana fosse ristabilita in forma simile alla ca- ta è questo un fatto certissimo, e se fosse d’uopo di
gliaritana, e partecipasse degli stessi onori e privilegii. spiegarne le cause si vedrebbe chiarissima la verità del
Perché però questa università fin da’ primi anni paradosso. Or questa mala condizione, nella quale o
della sua ristaurazione apparisse almeno nell’essen- doveano restare inoperosi se non trovassero chi facesse
ziale niente inferiore a quelle che in Italia erano più loro un prestito, e trovandolo dovean poi vedersi vacui
celebri, e la gioventù studiosa con mirabile slancio del frutto e della mercede delle improbe loro fatiche,
dalla gretta e miserabile scienza de’ maestri di scuola perché tutti i guadagni erano assorbiti dall’usurajo,
spagnuola saltasse nella ricchissima e luminosissima avea fin dalla metà del secolo XVII creato il buon pen-
dottrina de’ professori italiani, si invitavano e furono siero di stabilire de’ monti granatici per soccorrere nel-
posti sulle nuove cattedre uomini di gran riputazio- le opere agrarie i poveri, ed ampliare a un tempo la
ne d’ingegno, e surti a quell’altezza di sapere, in cui cultura delle terre. Si istituirono dunque siffatti monti
eran giunte le menti maggiori. Tra’ quali sono anco- in varie parti per opera principalmente degli ecclesia-
ra ricordati con onore in questi tempi, il che non è stici; e quando il regno venne sotto il Duca di Savoja, i
piccol argomento del loro merito, il Cetti e il Ge- suoi saggi rappresentanti coltivarono questo pensiero
melli, esploratore il primo delle cose naturali del- benefico, e con felice successo lo videro fruttificare. Ad
l’isola, agronomo l’altro e benemerito indirizzatore avvantaggiare questa istituzione applicavasi il Re tosto
de’ coloni sardi a quella riforma e a quei metodi, per come usciva con gloria dagli impegni delle guerre, e
cui l’agricoltura sarda potesse rifiorire e crescere tan- per lo zelo de’ vescovi, de’ prebendati e de’ rettori, i
ta, quanta fu ne’ suoi migliori tempi.15 quali secondavano assai più i moti della propria pietà,
Nel 1766 dopo avere i sardi per i tristi tempi, ne’ che l’interesse particolare, che come decimatori aveano
quali eran passati, intermessa la pescagione del coral- nell’aumento dell’agricoltura, vide cresciuti i monti di
lo, e lasciatone tutto il profitto a’ forestieri, che da numero e di dotazione; e finalmente a portare questa
Napoli, Genova, Livorno e Marsiglia, venivano tutti istituzione a quel grado di universalità ed alla propor-
gli anni nella primavera, e restavano sino a più che zione corrispondente alle esigenze, a consolidarla per-
mezza l’estate su’ mari di Castellaragonese, Alghero e manentemente, e a farla prosperar felicemente diede i
Bosa, si ripigliava per esortazione del Bogino questa più saggi provvedimenti.
industria, dopo l’esempio persuasivo d’un ricco cit- E questi a nessun’altra provincia giovaron meglio,
tadino d’Alghero. Vedi la Storia di Sardegna del ba- quanto al Logudoro, dove in generale fino allora
ron Manno sotto l’anno sunnotato. Poscia si ebbe aveva prevaluto la pastorizia. Quindi si dissodarono
anche vantaggio dalle pinne marine (sa gnàccara), grandi tratti di terreno in aumento delle vidazzoni e
che in grandissima copia trovansi ne’ bassi fondi del cresciuta la produzione crebbero le ricchezze, e nella
mare sardo, e rispettivamente al Logudoro ne’ litto- operosità i popoli diventaron più miti e civili.
rali d’Alghero e dell’Asinara, traendone talvolta per- A veder d’uno sguardo il vantaggio, che da questa
le, e sempre un preziosissimo bisso d’una gran beltà istituzione provenne all’agricoltura, sottoporrò una

15. I lavori del Gemelli sono degnissimi di considerazione quell’opere (Il Rifiorimento della Sardegna), accomodandola
pur in questo tempo che l’agronomia italiana è venuta ad un alle attuali condizioni con aver operato le variazioni coman-
maraviglioso sviluppo per lo studio di preclarissimi ingegni. date dalle molte riforme, che ha già subìto l’agricoltura sar-
Merita pertanto gran lode il chiarissimo cavalier D. Luigi da, e inseritovi qua e là in supplemento e con molto senno
Serra di Cagliari, capitano nel 17 di infanteria, uomo di quelle massime e pratiche con cui si governi saggiamente il
molte lettere, di gran perizia nelle scienze agrarie e di avve- colono, e cresca la ricchezza delle produzioni quanto in quel-
dutissima esperienza nella pratica. Egli prendeva a ridurre ed la terra consente la benignissima natura. Gloria a lui che ap-
ora per i torchi del Fontana riproduce in minori termini plicò il suo ingegno al bene della sua patria.
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Logudoro 802

contro l’altra le superficie produttive della Sardegna in esposti, e dava fuori un regolamento per la erezione
quest’anno 1766, e poi nel 1800. Nel primo si com- d’una congregazione sopra ciascuno di tai stabilimenti
putarono arati starelli 403,358, nel secondo 424,686. per la migliore amministrazione de’ medesimi.
A questi beneficii, che dall’amorevole sagezza del Nel Logudoro erano ospedali, in Sassari, Alghero
Re ebbero i logudoresi comuni con gli altri sardi, si e Bosa, i quali erano per crescere del già proposto di
aggiungevano a un tempo quelli che particolarmente Ozieri. Da quello di Sassari, dove non era luogo che
a una parte della loro provincia erano procurati nella per dieci persone, e molto disagiatamente in ogni ri-
composizione della lite tra il fisco, che avea sequestra- spetto, si può dedurre quel che erano gli altri per le
to i feudi del duca di Candia, e gli eredi del medesi- poche rendite, per i pochi beneficii che loro si facea-
mo, quando i regii ministri conobbero che era di giu- no, e per lo pessimo governo.
stizia fosse tolto il dissenso alla successione, e renduto Le congregazioni si comporrebbero de’ capi delle
a’ legittimi padroni quanto si era riscosso nel lungo diocesi, o delle collegiate, e quindi in Sassari dell’As-
periodo dello staggimento. Il conte Bogino s’intro- sessor civile della R. governazione, e del V. I. genera-
mise allora nel negozio, e vedendo inevitabile al fisco le, in Alghero e Bosa del regio vicario, e in quel di
lo sborso di grandiosa somma applicossi con tutto il Ozieri del procurator del Duca, o dell’uffiziale di giu-
senno perché o in tutte o in molte parti questa si stizia; quindi di alcuni nobili, preti, ed altri cittadini.
volgesse in benefizio de’ nazionali. Animato dalla È degno di osservazione quello che dal Sovrano si
deferenza degli eredi, i quali con maravigliosa ma- proponeva sopra gli esposti. Conoscendo la negligenza
gnanimità avean rimesso nell’arbitrio del Sovrano le inumana delle nutrici mercenarie verso quegl’infelici,
maggiori deliberazioni, proponeva si desse loro una che rifiutò la genitrice, li raccomandava alla carità delle
parte delle esazioni, e si usassero le altre a pro de’ po- congregazioni; sapendo quali femmine si presentassero
polani degli stessi feudi. La spiegazione del suo pen- come nutrici ordinava si scegliessero al pietoso uffizio
siero, che vedesi nelle pagine del baron Manno, por- donne sane, costumate e dotte de’ principii della reli-
tava questi articoli: per quattro lustri il tesoro della gione, perché sapessero fare la prima educazione; e
Sardegna emetterebbe l’annualità di lire diecimila di compassionando la immeritata ignominia nella quale
Piemonte, tre delle quali si distribuissero in doti a per uno stolto pregiudizio sono tenuti questi frutti di
povere fanciulle minori di anni 20 ne’ paesi di malva- illegittimo amore, avea già proposto in suo pensiero
gia tempra di cielo, se si accasassero con giovani con- che quando essi fossero usciti dalla fanciullezza sariano
terrazzani minori di anni 25; altrettanta somma si trasferiti nell’Asinara, lungi da persone consapevoli del
spendesse per introdurre in quei feudi coloni stranie- loro difetto legale, ed ivi trattenuti in quelle opere, del-
ri esperti nell’innesto dell’olivo, nelle operazioni del- le quali secondo l’età fossero capaci, impiegandoli nella
l’olio, nella formazione delle praterie e de’ lavori an- cultura delle terre e delle manifatture, che sarebbero
nessi; altra egual quantità per incoraggiare i popolani stabilite in quell’isola, della quale conosceva l’impor-
a dedicarsi a queste utili opere, a migliorare le loro tanza e voleva restituire la popolazione. Così sperava
greggie mescolandovi le migliori razze lanute di Spa- ottenere, che quei miseri, cui una ingiustissima infa-
gna e di Barberia; il residuo fosse a sostentare nel se- mia, condannata dalla ragione, e più altamente da’
minario de’ chierici di Sassari cinque giovani scelti fra principii del cristianesimo, suol notare, e che li fa o in-
le famiglie soggiornanti nelle terre di cielo meno feli- felici o vili secondo l’indole varia, sfuggirebbero alla
ce, a ciò si avesse poi un numero di sacerdoti bene medesima, e non patirebbero quelle triste conseguen-
istruiti, che potessero non ostante la sinistra positura ze. Il Sovrano sorpassava con la sapienza i suoi tempi,
delle ville esercitar senza rischio i doveri parrocchiali. o sorpassava anche i nostri, e chi sa quando la sua opi-
In sopra queste condizioni davan lor fede i feudatarii, nione si generalizzerà nelle menti, e quando i governi
che curerebbero più diligentemente la loro mandria troveranno il modo di nascondere a quegl’infelici, e al-
di Padru-mannu, e vi introdurrebbero alquanti capi l’infinito volgo contumelioso, la rea loro origine, se
scelti delle razze più generose d’Africa e di Danimarca, non si possa tanto presto quanto converrebbe render
perché le figliature fossero migliori. E finalmente una più ragionevoli e giusti gli uomini.
parte degli stessi frutti, a’ quali era già stata data una Nel 1771 si operava secondo i saggi dettami so-
special destinazione in favore d’un’opera pia d’Ameri- vrani la riorganizzazione de’ consigli municipali, e si
ca, era ritorta alla erezione d’uno spedale nella terra stabilivano le rappresentanze de’ comuni, come nelle
d’Ozieri capoluogo del ducato di Montacuto. altre parti della Sardegna, così nel Logudoro.
La generosissima beneficenza di quei signori ebbe Si nominavano in Sassari nove consiglieri all’am-
da’ montacutesi la loro benedizione, e dal Sovrano il ministrazione delle cose municipali, in Alghero, Bo-
più insigne testimonio del suo real gradimento, per- sa e Castelsardo sei, da’ quali sarebbe rappresentata
ché agli altri titoli che aveasi il duca di Montacuto si tutta la cittadinanza, e posseduta tutta l’autorità dei
aggiungea con onorificentissimo diploma il titolo di maggiori consigli, e delle congreghe generali per capi
Principe, che era unico nella Spagna, prima che si di famiglia. Nel novemvirato, o sevirato, entrerebbe-
nominasse il Principe della Pace. Vedi il sunnomina- ro tre ordini di persone, e sarebbero in ciascuna classe
to Istoriografo. soggetti 15 per Sassari, 10 per Alghero e Bosa, e 8
Tra queste pratiche il Sovrano rivolgeva le sue cure per Castelsardo, inscrivendosi alla prima classe i no-
sopra gli spedali de’ poveri infermi e sopra gli infanti bili e i partecipanti de’ privilegi della nobiltà, cavalieri
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e laureati; nella seconda i proprietari e negozianti; gino; perché si lasciassero operare contro le leggi; per-
nella terza i professori di arti oneste i mercanti, e ché gli ufficii si moltiplicassero solo per soddisfare al-
con essi i notai e procuratori, che poi sarebbero po- l’avidità degl’intriganti; perché i posti più lucrativi in
tuti ascendere nella seconda classe. tutti i rami di amministrazione fossero denegati a’ sar-
Eran fin allora durate ne’ paesi le antiche forme e di di gran merito, e non si pensasse alla reciprocanza,
consuetudini, e quando aveasi da trattare alcun affa- accordando a’ regnicoli negli stati del continente posti
re di comunità, l’ufficiale intimava la congrega, e a egualmente nobili e vantaggiosi; e avvenne che men-
tutti i capi di famiglia concorsi ora in un camerone, tre nel governo di Carlo Emmanuele nessuno deside-
or in chiesa, e ora nel suo loggiato, ivi proponeva il rava fossero convocati gli stamenti, perché vedeano
negozio, interrogava tutti di quello che loro piaces- tanto zelo e sapienza nel suo ministro, che maggiore
se, udiva le risposte: e passando in una stessa parte non sarebbe stato ne’ nazionali uniti in parlamento, ora
quelli che aveano la medesima opinione, in un’altra cangiate le condizioni, e all’attività succeduta l’inerzia,
quelli che sentivano altrimenti restava adottato quel- al moto ascensionale nell’impulso potente di quei
lo che fosse nel senso de’ più. Così praticavasi pure grandi spiriti succeduto il descensionale, al progresso
ne’ tempi di Leonora, come intendiamo dalle anti- il regresso, apparisse la necessità del parlamento, si
che memorie. Ma in queste assemblee erano gli stes- mormorasse perché non fosse celebrato in ogni de-
si incomodi, se mi si perdona il paragone, che sono cennio, come era di pubblico diritto, e venissero in
nelle camere legislative, dove in una vera eguaglianza odio gli uffiziali che volean sopprimere queste voci,
tutti credono aver egual diritto, era confusione, di- temendo che da’ radunati rappresentanti della nazio-
sordine, e spesso si operava contro il pubblico inte- ne il Re conoscesse i mali loro servigi.
resse e la pubblica quiete; e sopra questo era per Per una strana coincidenza l’anno ottantesimo del
molti il dovere dell’intervenimento un aggravio e un secolo XVIII venne tanto funesto a tutta la Sardegna,
disturbo. Volendo il Re provvedere a tali inconve- quanto erano stati quelli dello stesso numero ne’ due
nienti istituiva in ciascun paese maggiore di 40 fuo- secoli prossimamente preceduti, per il consimile di-
chi una rappresentanza, o deputazione, investita del sastro d’una urgentissima carestia, e alla città di Sassa-
potere di tutta la comunità, ordinando tre consiglie- ri per un gravissimo turbamento, e per la trista conco-
ri ne’ paesi da 40 a 100 fuochi, cinque in quelli, il mitanza e pessima conseguenza delle sedizioni.
cui numero intermediasse il cento e il duecento, e Non essendosi provveduto quand’era tempo perché
sette in quelli che eccedessero i ducento. Posto il di- non mancasse il frumento e si avesse la necessaria an-
vieto che la generale congrega per capi di famiglia nona a un prezzo moderato, era avvenuto che i mono-
non più si potesse celebrare senza provare al V. R. polisti uscissero fuor de’ termini, e molte famiglie della
una giusta causa, autorizzavasi siffatto convenimento plebe miseramente languissero per trenta e più ore
per la creazione de’ primi consiglieri, i quali dovean- senz’alimento, aspettando che si mettessero in vendita
si scegliere dalle tre classi di persone, che fa la di- le meschine pagnotte. Molti avean supplito con le car-
suguaglianza delle fortune, prima, mezzana ed infima. ni, ma dopo il 24 marzo, essendo mancate le provviste
Quando il sindaco, che era il primo de’ consiglieri, al macello, mancava loro questa parte di nutrimento, e
dopo l’anno usciva dal consiglio, il vacuo che accadea fin agli ammalati la solita bevanda ristorante.
in quel collegio supplivasi con la nomina che essi fa- Qui intenderai la buona tempera del popolo di
ceano d’un altro. In luogo del sindaco scaduto pas- Sassari nella classe inferiore, dove sono compresi i
sava il primo della seconda classe, e così parimente coltivatori, o zappatori che chiamano, uomini labo-
in progresso. Per le adunanze era necessaria la pre- riosi, pacifici, religiosi e rispettosissimi della giustizia,
senza del ministro di giustizia, o del suo luogotenen- da’ quali è rarissimo caso che esca un delinquente.
te, che vi dovea stare da semplice osservatore o testi- Essi come figli riverenti sospiravano, e con voci mise-
monio: e quando fosse sospetto, e la ragion delle rabili chiedevano il pane pe’ loro pargoli al governa-
materie da trattare non lo soffrisse presente, allora vo- tore, a’ consoli della città; e sebbene vedessero la ne-
leasi per i logudoresi un’autorizzazione espressa del gligenza di quelli che avrebbero dovuto provvedere,
governatore della provincia. sostenevan la fame alieni da mali pensieri. Venne il dì
Nel 1772 si pose in effetto il saggio provvedimen- 2 aprile, giorno di domenica, il popolo affollavasi in
to, e quindi non si udirono più le clamorose conten- cinque o sei migliaja presso la casa del comune, dove
zioni, che frequentemente risuonavano nelle grandi solean vendere le fornaje: e siccome non si eran pia-
congreghe, e cessarono le triste cose e dannose che nificati che soli cinque rasieri di grano, appena suffi-
soleano conseguitare dalle contenzioni. cienti a millecinquecento anime, o a famiglie 350, e
Nel 1773 avvenne a’ sardi la fatal disgrazia della ad una ad una e in grandi intervalli comparivano le
morte del Re, e della ritirata del suo prudentissimo piccole corbe; però dopo le quattr’ore pomeridiane
ministro, il consiglio e la benignità de’ quai potea di era ancora la piazza ingombra di popolo digiuno. In
molti gradi rialzare la depressa nazione. quel punto riaprivasi la vendita, e un misero padre di
Quindi anche tra’ logudoresi destavasi un querulo famiglia ricordando i cari figli, che avea lasciati lan-
mormorio perché si trascurasse di operare per il bene guenti nell’inedia, e in questo pensiero sollecito sfor-
della nazione, perché gli uffiziali che si mandavano zandosi a penetrare fino al cancello tra la calca che si
fossero così diversi da quelli che avea nominati il Bo- andava serrando, incontrossi in uno de’ soldati che
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eran lì per il buon ordine, e diede un acuto strido quell’atto di gran rispetto per le popolose contrade
percosso nel petto dal calcio del fucile. Fu questa bar- la reale immagine.
barie una scintilla sulla polvere da fuoco. Al gemito Tra quei sediziosi essendo alcuni che aveano avu-
del dolore susseguiva il fremito dell’indegnazione. to qualche affare col regio vicario, e volendo abolire
Quell’ira destò l’ira in tutti i cuori, il manesco fu quelle memorie, invitaron i circostanti al di lui uffi-
prostrato e calpestato, i confratelli che lo volean di- zio; e forzate le porte gittarono fuori tutte le scrittu-
fendere erano aspramente picchiati, disarmati, fugati, re; mentre un’altra banda di forsennati invadea la di-
e udironsi da tutte parti queste voci concitatrici: Ci rezione delle regie poste, apriva la valigia, che nella
negan il pane, e ci bastonano ancora? notte dovea spedirsi per terraferma, e dissipava le let-
Al clamore sedizioso accorse il maggiore della piaz- tere, volendo vedere quel che erasi scritto per ingan-
za con una punta di soldati, ma questi colpiti dalle nare il Sovrano, come essi diceano, secondando paz-
pietre erano sperperati, e il Sala, che li comandava, zamente qualche maligno.
comeché caro a tutti per la sua bontà, se non gli fosse Venuta la notte, i caporioni si poneano a eseguire
stato aperto un asilo, cadea sotto l’ira de’ rivoltosi. Il la seconda parte del suggerimento del Maccarani, e
governatore Maccarani stimando che sarebbe più ri- appiccavano il fuoco alle solidissime porte delle più
spettato da quella plebe, osò discendere con altre gen- ricche botteghe, sebbene il negozio non fosse senza
ti d’arme; ma concitandosi alla sua vita più feroce- detrimento de’ loro satelliti, che si presero alcuni colpi
mente gli animi, egli sarebbe stato oppresso senza la di fuoco. Dopo aver guadagnato ne’ primi tre fonda-
magnanimità di alcuni uffiziali e de’ soldati, che lo chi una somma non minore di lire 150 mila, si rivol-
copriron de’ loro corpi. Sperò nella chiesa di s. Catte- sero contro un certo Michele Rovello, già punito in
rina un sicuro rifugio; ma salendo i gradini udiva for- Piemonte, ove era nato, per le gravissime usure che
te il fischiar delle palle, più furiosi i clamori, e orrenda avea domandate, ed indi venuto in Sassari a esercitare
suonar da molti l’empia minaccia di svenarlo appiè il giudaismo: uomo duro, avidissimo, e sopra questo
degli altari. E saria accaduto l’orrendo sacrilegio, se un d’una maravigliosa insolenza e facilmente contume-
uomo rispettabile e caro a tutti i cittadini, D. Giam- lioso. Mentre alcuni saccheggiavano il suo fondaco,
battista Isolero di Cagliari, giudice della Reale Udien- altri co’ quali era stato più iniquo lo ricercavano, fug-
za, e già assessore nella regia governazione, opponen- gito dalla città lo raggiunsero in Usini, e non gli la-
dosi con fermo coraggio sul sacro militare non avesse sciaron la vita, che quando il videro esausto dell’ulti-
contenuto quel furore con molte e varie persuasioni. mo soldo. Intanto le fiamme cominciavano a crescere
In queste angustie il Maccarani a togliersi dal pe- nella deserta e depredata sua casa, e ne sarebbe stata
ricolo si accomodava a’ pessimi consigli del suo ter- consumata, se avvisato il popolo di alcune cassette di
rore, e chiamati i capi di quei furiosi, dava licenza polvere che eranvi riposte non si fosse affaticato a spe-
che dalla frumentaria e dalle botteghe togliessero… gnerlo pel timore, che nello scoppio non restasse offe-
Udita l’iniquissima parola, tornaron indietro i sedi- sa la prossima casa de’ PP. delle scuole pie.
ziosi, e seguiti dalla folla mossero alla casa del comu- Spento quel fuoco accendeansi intorno alla casa
ne, dove già Raimondo Desogus di Cagliari, atterrata del comune molte fiamme, e durarono alcune ore
la porta della torricciuola della campana pubblica, co- pel nutrimento continuo, che davasi alle medesime
minciava a suonare a stormo. con le carte dell’archivio municipale, delle quali era
A’ terribili rintocchi si armavano gli altri popolani sparsa tutta la contrada. I ragazzi si sollazzavano in
in compagnia de’ ladri e malintenzionati concorsi in quel modo mentre i loro padri usavan l’ingegno e la
sulla piazza, corsero al gran deposito della frumenta- forza ne’ ladronecci.
ria. In men di mezz’ora si esportavano per diverse Il saccheggio non era solo nella principal contrada,
parti più di 600 rasieri di frumento. nelle case de’ ricchi negozianti, ma operavasi a un tem-
I moltissimi che non poteron aver parte di tanta po in varie parti della città, e non si perdonava né pure
preda, desiderarono un compenso in denaro, e si a’ preti. Accadde ancora questa barbarie, che alcuni
volsero alla casa comunale per dividersi il pubblico ammalati fossero in sul pavimento deposti da’ ladri,
tesoro. Men però fortunati di quanto aveano sperato che si avean tolte le coltrici.
quei ringhiosi menaron le mani a deformar le sale, Udirono i frati carmelitani approssimante la folla
gittaron i mobili da’ balconi, ruppero gli archivi, e de’ sediziosi, e confidando che per la religione potreb-
profusero le infinite scritture e le antiche pergamene bero sedare il tumulto, uscirono processionalmente
sopra quella clamorosa gentaglia, non lasciando in- col Cristo e cantando il miserere; ma in quell’ora i fu-
tatti che un Crocifisso e i quadri de’ Sovrani. riosi non sentivano al core le voci sante, tolsero loro
Apparve in questo quanto fosse profonda la rive- gli accesi cerei, li presero a sassate e li disperso in una
renza al Sovrano; e meglio ancora si vide poco dopo, precipitosissima fuga.
quando uno de’ capipopolo comparso fra la moltitu- In quella notte orrenda si vegliò in tutte le case, e
dine con l’effigie di Carlo Emmanuele, che egli cre- quei che più temevano si eran fortificati come me-
deva essere il regnante, Amici, gridava, ecco il nostro glio seppero, adunando gli amici e preparando ar-
padre. A quella voce si scoprirono d’un tratto tutte le chibugi, pistole, sassi, tegole e caldaje d’acqua bollen-
teste, e suonò un evviva universale, che mille e mille te. Molti si difesero con buon successo, e con danno
volte si ripeté, mentre una folla immensa seguiva in degli assalitori.
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Anche sotto l’episcopio si videro attruppamenti, gioni con lui: ma troppo essendogli doloroso di aprir
ma nessuno osò proferir voce maligna, non che tenta- la sua cassetta lasciò incomposte le differenze, volle
re una sacrilega invasione. L’arcivescovo D. Giuseppe piuttosto patire la pubblica ignominia e il titolo di
Incisa-Beccaria pacava con buone offelle que’ miseri, e iniquo e sordido, e qualche altro di suono più duro.
non solo apriva su loro molti pugni di danaro, ma Per poco non si ridestava la tempestosa agitazione
gittava ancor tutto il pane che potea trovare con altri da una nuova imprudenza del medesimo. Nel 21
commestibili: poscia chiamava a maggior sicurezza un maggio, domenica della Trinità, era tutto il popolo
picchetto di soldati, che tennesi per più d’un mese, secondo il solito uscito dalla Porto-Castello all’incon-
finché cessarono tutti i timori, e fu spento il fervore tro di quelli che ritornavano dalla chiesa di Saccargia,
della sedizione. e presso Pozzo di rena, dove si ballava il ballo naziona-
Nell’indomani ordinava pubbliche preghiere nelle le all’armonia delle voci, il cantore modulava la can-
chiese principali con supplicazioni processionali, e zone popolare della carestia (di la fami). Questi non
accompagnava il SS. per le contrade della parrocchia avea ancora intonato l’ultima strofa, molte delle quali
di s. Nicolò. I sediziosi scansavano la vista del Sagra- erano ingiuriose al Maccarani, quando alcuni drago-
mento, e andavano a imperversare in altre parti. ni ruppero bruscamente coi loro cavalli la corona
Frattanto presso il Maccarani, contro cui suonava della danza, e levato di peso e pe’ capelli il misero
ognora l’anatema popolare, i principali uomini del cantore, lo trasportarono correndo a’ ceppi. In un
governo e del patriziato sedeano a consiglio per tro- punto si concitarono tutti clamorosamente, e rien-
var modo di procurar le necessarie vettovaglie. Vi trando nella città corsero al palazzo del governatore
concorreva il prenominato Isolero, e Antonio Fois di schiamazzando arditamente, e minacciando di pren-
Sassari, giudice egli pure della regia udienza. dere le armi, se loro non fosse renduto il catturato. Ei
Furono i grandi patrizii, che in quelle difficili cir- lo rendeva meno però per le persuasioni di D. Giu-
costanze sovvennero generosi, e offrirono un pronto seppe Farina, e dal proavvocato fiscale Novareti, uom
sussidio: tra’ quali è giustizia di nominare D. Anto- piemontese, quanto per il timore che il popolo non
nio Manca duca dell’Asinara, e D. Francesco Bru- compisse finalmente le sue vendette.
nengo conte di Monteleone, che fecero portare da’ Avvisato Vittorio Amedeo di questa sedizione e della
loro feudi gran quantità di grani, chiamarono i loro procurata carestia che l’aveva eccitata, da padre mandò
pastori con le greggie e alcuni armenti. senza indugio un’abbondante sovvenzione, e da Re or-
Provvedute le cose necessarie al vitto, e cresciute dinò una delegazione sopra i colpevoli. D. Giuseppe
all’abbondanza per le sovvenzioni del viceré Lascaris, Felice Giaime, i due giudici Isolero e Ignazio Casazza
non però cessava il tumulto e il ladroneccio. Alcuni giunsero in Sassari addì 14 giugno, e subito incomin-
scellerati presero nell’alta notte a sforzare le porte del ciarono la inquisizione. Risultava causa primaria di
convento di s. Chiara, dove credean deposte molte tutto l’avarizia del Maccarani, il quale non contento
ricchezze da quei che allora le stimavano mal sicure di quello che lucrava per le concussioni operate sopra
in loro casa; ma vedendo il concorso del popolo al- poveracci, e del sordido guadagno di meschine spe-
l’insolito scampanamento delle religiose, fuggirono culazioni, era entrato in società co’ grandi negozianti
per il laberinto de’ vicoletti, e si sottrassero alla pub- e avea voluto profittare della sterilità del ricolto: il Re
blica indegnazione. destituendolo da quell’alta dignità lo mandava in esi-
Non era solamente contro il governatore, che il lio nella Toscana, dove moriva putrefatto nel prossi-
popolo fremea; perché accusava ancora i consiglieri mo ottobre. Il cavalier Balbiano eragli sostituito addì
di negligenza, codardia e connivenza. Quindi con 12 luglio.
saggio consiglio ordinava la Giunta la sospensione Continuandosi la procedura sopra i sediziosi il
de’ medesimi, e sostituiva a’ medesimi cinque perso- Novareti corse gran pericolo per due archibugiate,
ne di ottima riputazione e di grande autorità sopra il che si diressero sulla sua camera. Accusati di que-
popolo, D. Antonio Quesada-Nurra, l’avvocato An- st’attentato il notajo criminale Perozzani ed il suo
tonvincenzo Petreto, il medico Matteo Sanna-Fal- genero Antonio Luigi Pineddu, patirono la condan-
qui, il segretaro Pireto, e il negoziante Pietro Ballero, na di morte non tanto per questo delitto, che non fu
i quali poterono frenare i più impetuosi e ristabilire ben provato, quanto per quel che fecero nel primo
l’ordine in gran parte. impeto della sedizione, saccheggiando la casa di Pie-
La vista del governatore esasperava gli animi, e li tro Dessi presso i frati carmelitani, insultando e spa-
concitava agli insulti. Disprezzato da tutti udivasi sa- ventando que’ buoni religiosi.
lutato con frasi di contumelia, ed era assordato più Nel giorno 12 ottobre si proferiva la sentenza di
frequentemente da Fuori il Materano storpiando a esilio contro D. Giuseppe Aragonez. La giustizia de’
bello studio il suo nome per assomigliarlo ad un po- delegati fu glorificata dagli applausi di tutti i cittadi-
ver uomo, giuoco della plebe, che era così nominato. ni, i quali sapeano le di lui relazioni col famoso ca-
Facean con queste onte un’orrida armonia al suo po-squadriglia Giovanni Fais, l’avarizia nella quale
orecchio le acerbe parole che gli facean sentire i mer- studiava a far colare per quanti canali potesse ne’
canti e gli artigiani, a’ quali avea scemato i prezzi e le suoi scrigni l’oro altrui per radunar la somma neces-
mercedi. Parve volesse far loro giustizia facendo chia- saria all’acquisto del feudo della Nurra, che sperava a
mare presso un suo commessario quelli che avean ra- buon mercato col favor del Maccarani, e finalmente
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la sua complicità con costui nell’affamamento di la nobiltà sassarese radunata nella loro chiesa, e poi ri-
Sassari, perché il monopolio, nel quale erano socii, ferisse alla detta Prima-voce dello stamento in Cagliari
fosse più lucroso. Insieme con lui interdiceasi della le loro sentenze: che però a fronte de’ molti antichi
patria D. Luigi Martinez. provvedimenti di tempo in tempo emanati per dare
Intanto eransi colti alcuni de’ principali agitatori, un sistema sulle adunanze dello stesso stamento, ed
sopra i quali eseguivasi la sentenza nel maggio del interamente raccolti nella relazione storica, compilata-
1780 e prima sul Desogus che fu tanagliato dal car- si nella segreteria viceregia, non fu difficile di ravvisare
nefice avanti che sospeso. Il Mele pativa egual pena, inammessibile quella domanda, come contraria agli
gli altri l’ebbero alleggerita del primo tormento, e i accennati provvedimenti, in conformità de’ quali fu-
fuggiti formarono una grossa squadriglia che per le ron sempre tali adunanze tenute nella città di Cagliari
stragi e i ladronecci si fece terribile per gran tempo presso il regio rappresentante, essendo state ognora
in tutta la provincia. senza effetto le istanze ne’ tempi addietro fattesi da’
Puniti que’ principali rei fu pubblicato un indulto cavalieri sassaresi; a’ quali sebbene, dopo i replicati di-
per i meno colpevoli che in gran numero erravano vieti di tenere in Sassari somiglianti congreghe, sia sta-
nella Nurra; e nel 30 luglio si reintegravano i consi- to nelle corti del 1634 accordato il permesso di colà
glieri già sospesi dal loro uffizio. Nell’anno seguente radunarsi, tuttavolta quella permissione essendo stata
10 aprile fu dismesso da sua dignità l’Aragonez. soltanto interinale, e ristretta alla sola facoltà di tratta-
L’opera de’ monti di soccorso, regolata con le reali re tra di loro sulle occorrenti materie con l’assistenza
provvidenze del 4 settembre 1767, avea prodotti van- del governatore e procuratore reale, e precedente la li-
taggiosi effetti; ma perché al pieno conseguimento del cenza del V. R., e la notificanza al medesimo dell’affa-
fine, che ebbesi in mira, di fornire gli agricoltori biso- re da trattare, e con questa condizione che la definiti-
gnosi degli opportuni sussidii nella cultura della terra, va risoluzione fosse presa dallo stamento nella città di
mancava ancora una parte necessaria, mentre sommi- Cagliari, non si potea stimare ancora in suo vigore
nistrandosi da que’ monti il solo grano per la semen- quella temporaria licenza, cui verisimilmente dimo-
za, non riusciva a molti coloni, sprovveduti di buoi, stra rivocata ne’ tempi posteriori la considerazione
istromenti e mezzi necessarii per le spese della raccol- non solo della sua inosservanza da un secolo in qua,
ta, di procurarseli che sotto durissime condizioni; pe- non constando dagli atti dello stamento che sia tenuta
rò si comandava la erezione di monti pecuniarii che in Sassari adunanza di quei cavalieri, ma altresì de’ ri-
sovvenissero alle divisate indigenze, e fossero parte levanti motivi, per i quali, mentre durante un secolo,
della stessa opera di soccorso: e queste casse di prestito più non erasi loro accordata consimil permissione,
erano poi stabilite in tutte le città e ville del regno con rendevasi rivocabile quella, come sopra dicemmo inte-
un fondo proporzionato a supplire co’ prestiti al biso- rinalmente conceduta nel 1634, sia perché essendo lo
gno degli agricoltori. Al censore agrario era raccoman- stamento militare un corpo solo non dovea dividersi
dato di vedere se le somministranze del monte si con- in due capi; sia altresì per le maggiori difficoltà che in-
vertissero nell’uso, per cui erano fatte; al depositario contrerebbesi nel conciliare talvolta i diversi sentimenti
di riscuotere a suo tempo le somme dovute. de’ cavalieri sassaresi con quelli degli altri membri del-
Nel 1782 le messi diedero grandissima copia di lo stamento predetto; e sia pure per la probabile conse-
frumento. Quella che si dedusse dalle quote decima- guenza finalmente ad esempio perché vorrebbero
rie oltrepassava gli starelli 2,400,000, i quali certa- egual permissione gli altri cavalieri non dimoranti in
mente erano men del vero. Se ne imbarcarono 800 Cagliari e gli altri due stamenti ecclesiastico e reale.
mila, e ne restò tanto nel Logudoro, che nell’anno Per le quali leggi, consuetudini e considerazioni con-
seguente se ne impinguarono gli animali domestici. chiudeva il Sovrano dovesse l’adunanza stamentaria
Una delle cause del ristagno delle derrate era la sempre e soltanto tenersi nella città di Cagliari, e ri-
difficoltà delle vie, e questa difficoltà volendosi to- manere altrove proibita ogni altra particolare congrega
gliere con renderle comode e piane, e continuarle de’ membri dello stamento, anche a titolo di confe-
con i ponti, il governo proponeva a’ principi degli renza o trattativa.
stati della nazione, deliberassero su’ mezzi di poter ef- Il contagio, che dall’oriente ottomanico erasi fin
fettuare questo pensiero. dal 1783 diffuso in alcuni luoghi della Barberia, es-
Lo stamento militare con beneplacito del V. R. si sendosi nel 1785 dilatato nella reggenza di Tunisi; e
convocava per il 20 gennajo dell’anno prossimo 1783. però sentendosi dal governo più prossimo il pericolo
I nobili del Logudoro non intervennero, e dolutisi si prescrivessero maggiori cautele, che ne’ due anni
della citazione siccome irregolare rinnovarono le anti- superiori, e furono avvertiti i corallatori, ché se dopo
che pretese; sulle quali consultato il Re dal Valperga di aver presa pratica in Alghero o in altro porto del re-
Masino rispondeva addì 13 maggio notificandogli gno, andassero in sulle acque della Gàlita, sarebbero
aver fatto esaminare dal supremo consiglio del regno la nel ritorno riguardati come sospetti. Ne’ littorali del
supplica di alcuni cavalieri di Sassari a quest’effetto che Logudoro furono poste 63 guardie composte singo-
nelle occasioni di congrega dello stamento militare fos- larmente per lo meno di tre uomini armati.
se dalla Prima-voce di detta camera significato per let- Continuando la morbifera influenza, e nel 1788
tera al feudatario digniore e più antico in essa città il imperversando nella reggenza di Algeri, si temé di
soggetto delle deliberazioni, sul quale egli consultasse poter ricevere i semi della pestilenza per le feluche
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807 Logudoro

napolitane, alcune delle quali avanzatesi secondo il so- regno, dove tutte le città sono altrettanti membri,
lito da Alghero e Cagliari insino a’ bassi fondi della che devon concorrere alla conservazione del corpo;
suddetta isoletta, intermedia alla Sardegna e all’Africa, che devono essere comuni le spese necessarie per
indi perseguitate da’ barbareschi eransi precipitosa- quella parte di questo corpo, che sia attaccata dal
mente gittate sulle coste del regno fuor de’ due porti male; che la nobiltà di Cagliari era disposta a con-
sunnominati senza alcuna cautela sanitaria; e però si correre alle spese fatte o da farsi per la preservazione
comandava la violenta ripulsa delle medesime dagli del Logudoro; che se Cagliari cadeva il tutto era per-
altri porti e seni, si riordinavano le guardie, e sul lit- duto; che l’interesse per la difesa, ovunque si tenti
torale del Logudoro erano posti sette conservatori di l’invasione, è comune a tutto il regno, e che però
sanità. tutti debbono fare un corpo solo, e radunare le forze
In sulla fine dell’anno 1792 essendo il regno mi- per respingere il nemico, senza altro oggetto, che
nacciato da’ francesi, e non potendo il governo pre- quello di difendere il Sovrano, e di salvare la patria.
parar difese, gli ecclesiastici, che temevano i revolu- Alcuni giorni dopo questa risposta il Villarios man-
zionarii siccome irreligiosi e i nobili che li temeano dava le convocatorie al regio vicario di Sassari per gli
come contrarii all’aristocrazia, si offrirono a sommi- stamentarii che abitavano in quella città, e a’ feudatarii
nistrare i mezzi per la difesa. per li domiciliati ne’ villaggi.
Lo stamento militare con licenza del V. R. si adu- Mentre si chiamavano da Sassari e dagli altri luo-
nava sotto la presidenza del marchese Villarios, e si ghi del Logudoro i membri dello stamento militare,
proponeva una lettera al duca dell’Asinara, feudata- si affrettavano alcuni battaglioni delle milizie nazio-
rio di maggior dignità nel Logudoro, la quale spedi- nali. I goceanesi concorsero in molto numero, e spie-
ta nello stesso giorno 4 gennajo 1793, portava che, garono molto valore in contenere l’esercito francese
sebbene si fosse incominciata la sessione prima di che erasi sbarcato, e in offenderlo.
convocar lui e gli altri nobili logudoresi, tuttavolta Il marchese Laconi a richiesta dello stamento es-
in considerazione del pericolo in cui era la capitale, sendo ritornato (27 gennajo) in Cagliari da’ suoi feu-
sperava lo stamento che avrebbero data la loro ap- di, e sedutosi nella sedia di presidente, che spettavagli,
provazione all’operato, e sarebbero intervenuti. e avendo col suo zelo molto operato per la salvezza
Il Duca rispondea addì 7 gennajo, per il prossimo della capitale, vedendo che i nobili sassaresi non con-
corriere conoscerebbe la Prima-voce le determinazio- correvano, supplicava il V. R. ordinasse la convocazio-
ni della Giunta, che si era intimata per l’indomani, e ne di tutti i membri dello stamento dimoranti in Sas-
si terrebbe da’ feudatari, per la contribuzione delle sari, perché comparissero per sé o per procuratori alle
spese da farsi per la comune difesa; e soggiungea che adunanze che dovean tenersi, nominatamente a quella
fin da quell’ora potea assicurar lo stamento della uni- del 29 aprile e alle seguenti sino alla totale risoluzione
versal cospirazione contro i noti tiranni che voleano degli oggetti dipendenti dall’attuale guerra per prepa-
abbattere la religione e si usurpavano gli altrui diritti. rare le necessarie difese e per deliberare su quanto oc-
La giunta de’ baroni logudoresi essendosi tenuta, corresse per la difesa del regno, pel servigio del Re, e
parve a’ medesimi che alla guerra difensiva dovesse pure per il vantaggio della patria, perché questa pro-
contribuire ogni ceto, ecclesiastici secolari e regolari, fittando della sovrana benignità, che col R. dispaccio
nobili, cittadini e villici, giusta le rispettive fortune; e delli 6 marzo avea significato la brama di esternare col
molto miglior partito che ogni Capo pensasse alla regno e con lo stamento i sentimenti di suo pienissi-
propria difesa e provvedesse per i mezzi necessarii; su mo reale gradimento, e potesse proporre al Sovrano
che si aggiunse che Sassari non era in grado di dimi- ciò che fosse alla sua maggior felicità. Quindi dava la
nuire le spese dell’altro Capo, il quale per popolazione nota degli oggetti principalmente da trattarsi, la quale
e per prodotti superiore, avea maggiori mezzi per una si trasmettesse a’ convocandi.
valida e durevole resistenza. Ma siccome per tal nega- Essendo prossimo il giorno indicato alla prima
tiva temettero comparire senza quei sentimenti, che principal sessione, molti nobili logudoresi mandaro-
avean annunziato per la difesa del regno, e di esser dal no le loro procure per essere rappresentati: nel giorno
Sovrano riputati vassalli poco fedeli e devoti; però si 27 lo stamento deliberò che si stesse alla legge, che
propose una soscrizione, e si ottenne la somma di scu- proibiva fossero ricevute più di tre procure. Si mor-
di quattromila dal loro ceto, di diecimila dall’arcive- morò profondamente perché quando tra’ difensori
scovo e capitolo, e si cominciò a domandare da’ più del regno erano molti benemeriti, si desse a uno stra-
agiati cittadini, i quali come gli ecclesiastici con otti- niero senza merito il posto di maggiore in Sassari, e si
ma volontà contribuirono. propose una rappresentanza al Re sugli impieghi che
Lo stamento non potea gradire tutte le delibera- era giusto conferire a’ sardi, e sulle rimunerazioni che
zioni della Giunta sassarese, e però nella risposta do- si davano prima di vedere gli atti dello stamento.
po aver lodato la gran generosità dello stamento ec- Nella tornata del 29 aprile comparvero non pochi
clesiastico nelle offerte, e riconosciuto che mal si de’ logudoresi invitati per la convocatoria del 4, e si
sarebbe sperato nel concorso delle città per le spese stabilì di domandare al Sovrano perché nel prossimo
gravissime che aveano in questo tempo, riprovava al- gennajo 1794 si convocassero i tre ordini del regno
tamente la distinzione de’ Capi, le separate azioni, per tenere un parlamento generale da riaprirsi poscia
soggiungendo che tal divisione era perniciosa in un ogni decennio.
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Logudoro 808

Nel giorno 30 si cominciò la lettura delle proposte lettura de’ medesimi, e vi riconobbe ottimi pensieri,
degli stamentarii per il rifiorimento del regno. Fu pri- ma rimise alle corti il votare sulle proposte. Si trattò
ma udita quella che il marchese Pilo-Boyl di Potifigari quindi del bisogno di riattare le strade e i ponti, e
avea rimesso al suo procuratore per presentarla alla principalmente la scala di Giocca.
considerazione dello stamento. Vi si trovarono molte In questa sessione era presente l’arcivescovo di
cose utilissime, e si volle riservata alle corti, nelle quali Sassari e il decano del suo capitolo, col sindaco del
si sarebbe trattato di tutte le necessarie riforme. municipio, D. Antonio Sircana.
Dopo il procuratore del De-Boyl lesse il cavalier Nella sessione del 9 maggio lesse il cavaliere Si-
Luigi Mameli le proposte del suo principale D. Fran- mon un P. M. mandatogli da un patrizio sassarese,
cesco Corda di Toralba, le quali per la stessa ragione che trovavasi allora a Torino, dove erano varie pro-
che contenevano oggetti di lunga indagine furono dif- posizioni di riforma sulla collazione degli impieghi,
ferite alle corti. Quindi si riferirono alcuni articoli con- sulla organizzazione della giustizia, sulla sistemazio-
tenuti nella procura del marchese Cugia di s. Orsola. ne de’ tribunali, e sulla forza armata per far rispetta-
Nel 2 maggio si presentarono nella chiesa del Mon- re le autorità legittime. Anche di questa sapientissi-
te molti nobili di Sassari, e vi si numeravano 122 voti, ma scrittura si riservava la discussione alle Corti.
sebbene i votanti fossero in poco minor numero. Nella prossima sessione il Serafino sorgendo a leg-
Nel 6 altri stamentarii di Sassari e del Logudoro gere un P. M., premoniva i nobili che lo voleva inse-
furono accolti con piacere nell’adunanza. Si trattò di rito fra le carte dello stamento, da essere considerate
certe provvidenze del V. R., si notarono i suoi consi- nel parlamento.
glieri d’irrisolutezza e imperizia, e ricordavasi a lui Si cominciò sin dal principio a fargli opposizioni
che il suo legittimo consiglio era la R. Udienza. che lo porgesse a nome della nobiltà di Sassari, per-
Nel 7 si venne alla votazione de’ 2 deputati che lo ché se in quello non avendo consentito i procuratori
stamento militare avrebbe mandato a Torino per de’ sassaresi assenti e i sassaresi presenti, certamente
presentare al Sovrano co’ deputati degli altri stamen- vi si contenevano i voti di una sola parte della nobiltà
ti le suppliche della nazione. Il cavaliere D. Girola- sassarese, ma non di tutta; perché essi aveano altre
mo Pitzolu ebbe 196 voti contro 5 pel capo di Ca- opinioni e massime da quelle, che si cominciavano a
gliari, e D. Domenico Simon 191 contro 10 pel capo leggere; di poi perché, secondo il tenore del diritto
di Sassari. nazionale, non poteasi riconoscere alcuna adunanza e
Questi erano i due membri più cospicui dello sta- scrittura fatta in corpo della nobiltà di qualunque
mento, il primo nobile per l’ingegno e pel suo amo- luogo del regno fuor della camera stamentaria, che
re patrio, illustre per ciò che fece contro i francesi, non è altrove, che nel real castello. Si lasciò proseguir
mentre comandava il campo di Gliucco, dove si in- nella lettura non ostante le supposizioni false, le frasi
franse la superbia degli invasori rivoluzionari, e loda- immoderate e le parole indecorose allo stamento, af-
to con merito di aver salvato col suo senno e valore finché non si potesse dire che fosse ad alcuno coarta-
la capitale e il regno. Il Simon molto considerato per ta la libertà del discorso, e la espressione della opinio-
la sua sapienza politica e per la carità patria avea ne. Ma poi lo stamento considerando che quello
avuto commesso la estensione e spedizione di tutti scritto era fondato su false basi, che conteneva insus-
gli atti stamentarii. Volle egli esimersi e rappresentò sistenti e dubbie interpretazioni di quanto erasi fatto
d’essere impiegato con regie patenti in qualità di vi- e trattato dallo stamento, che proponeva piani e do-
ce-censore generale e vice-segretaro delle regie giun- mande contrarie alle deliberazioni già prese, e che era
te; che il rispetto di esser fratello del sostituito avvo- presso che interamente contrario alle opinioni già
cato fiscale-patrimoniale e dell’abate di Salvennero, e spiegate nell’altro P. M. lettosi precedentemente dallo
figlio del suddelegato del patrimonio in Alghero, stesso Serafino, ed alle lettere poco prima da lui scrit-
potrebbe rendere la nazione men contenta della sua te in sullo stesso proposito, come gli rammentarono
nomina; che per lo stesso motivo delle sovrane bene- alcuni membri, ne proibiva al segretaro la inserzione
ficenze godute dalla famiglia non avrebbe potuto negli atti stamentarii: e il Serafino vergognoso di ve-
eseguire la commessione con tutta quella energia, dersi contraddittore a se stesso, e di aver palesato il
che desidererebbe lo stamento; inoltre che per il sog- sentimento d’invidia municipale che avea potuto fi-
giorno suo di dodici anni in Torino avendovi con- n’allora celare, e umiliato per la universale disappro-
tratte molte amicizie riuscirebbe in lui più odioso di vazione dello stamento, e per la refutazione degli
portare un’ambasciata che in qualche parte fosse stessi sassaresi, ritirò il suo scritto.
spiacevole ad alcuna persona. Ma la Prima-voce con Nella tornata del 15 lo stamento reale eleggeva suoi
le più lusinghiere parole, e lo stamento intero con le deputati a portare a Torino gli omaggi e i ringrazia-
più sonore acclamazioni, lo ritennero da ricusarsi al menti della nazione al Re, e presentargli gli atti delle
mandato. Domandò tempo per deliberare. adunanze, lo stato del regno, e le deliberate cinque do-
Dopo questa elezione si lessero due P. M. uno dal mande, l’avvocato Mattana sindaco della città di Ca-
cavaliere Pitzolo raccomandato a lui da un particola- gliari, e D. Antonio Sircana procuratore del municipio
re di Alghero, ed altro molto più lungo da D. Batti- di Sassari, e ne mandava nota allo stamento militare.
sta Serafino per commessione di molti cavalieri di Nella sessione del 18 si leggevano alcuni P. M.,
Sassari. Lo stamento ascoltò con tutta attenzione la de’ quali sono più considerevoli i tre seguenti che
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per i principali capi, e brevemente riferiremo, perché Che le imposizioni progettate per la fortificazione
proposti dal Logudoro. di Sassari erano inutili, perché Sassari non sarebbe di
Il consiglio d’Alghero addì 23 aprile domandava maggior resistenza qualunque fosse la sua fortificazio-
la fortificazione di tutto il regno, e in particolare del- ne. Se il nemico arrivasse alle sue campagne e facesse
le rocche, sua e di Cagliari, a spese comuni di tutto la proposta di spiantare i suoi oliveti, i giardini e le vi-
il regno, sopprimendosi perciò quegli ufficii e bene- gne, ove subito non gli aprisse le porte, vedrebbesi
ficii che si giudicassero di minore utilità, e potendosi mancante della sua sussistenza. Se il nemico piantasse
lasciare per alcuni anni vacanti anche i vescovadi: le batterie a’ cappuccini con la proposta di bombar-
La formazione di quei reggimenti nazionali, che darla, Sassari, attesa la debolezza delle sue fabbriche,
lo stamento giudicherebbe potersi e doversi formare sarebbe subito un mucchio di sassi: che però l’unica
in tutto il regno; maniera di fortificare Sassari era di fornirla di cannoni
La collazione de’ beneficii ed ufficii a’ nazionali, di campagna per respingere i nemici dal lido, o per
un migliore ordinamento nell’amministrazione della combatterli nell’aperto, o contenerli nelle scorrerie.
giustizia, togliendo tante inutili dilazioni e appella- In riguardo alla giustizia a mostrarne lo stato at-
zioni, il castigo pronto a’ delinquenti, e nel civile tuale citavasi il fatto di un omicida condannato dal
abolendo l’appello alla governazione di Sassari, riser- R. Governo ad anni 15 di galera, dal Regio Consi-
vando il ricorso alla sola Reale Udienza; glio in grado d’appello alla morte, con la esemplarità
L’esenzione di tutti i popoli da’ comandamenti di squartarlo, che poi dalla Regia Udienza in grado
personali, e de’ cavalli, senza pagamento. di supplicazione esentato da pene e da spese: soggiun-
Queste domande erano per il regno, quindi parti- gendo conchiuse le tre sentenze ex iisdem actis, e in
colarmente per Alghero era proposto; tanto numero i fatti di somigliante natura, che non si
Si facesse il porto a spese della città, ma cedendo- finirebbe mai. Onde inferiva o i tribunali non hanno
le la finanza il diritto di soldi 10 per ogni botte di regola fissa nel sostanziale, o procedono con tanta va-
vino che si estraesse; rietà altri per imperizia, altri per malizia. In ogni modo
Che ne’ reggimenti da formarsi fosse un batta- i delitti non cessano, proseguiva, la gente onesta deve
glione di algheresi, composto di cavalleria e fanteria, nascondersi nelle viscere della terra per non essere tutti i
e denominato da Alghero: diceasi necessario per le dì esposta ai colpi ed insulti dei malviventi; giustizia
occasioni di tentativi ostili; non se ne vede mai, si mantengono i rei con lunga o
La totale indipendenza di Alghero dalla R. Go- breve carcerazione a misura dei maneggi, e presto o tar-
vernazione di Sassari, rimanendo solo soggetta alla di per lo più si finisce col rilasciarli, non ostante l’atro-
Reale Udienza, come era Bosa e la Gallura. cità dei delitti, comeché questi non fossero realmente
Si lesse poi il P. M. dov’erano i sentimenti del du- perpetrati, e quelli fossero realmente innocenti. L’am-
ca dell’Asinara e di alcuni nobili logudoresi. messione delle coartate intempestive, l’esempio del
Ponevano tra le principali operazioni al migliora- malvivente protetto, del delinquente rilasciato, precipi-
mento della Sardegna: 1. fortificarla; 2. stabilire una ta alle scelleraggini, e siamo nella maggior parte dei vil-
giustizia, che occorresse agli eccessivi omicidii e furti laggi col dritto del più forte. – Nelle fedi mensuali ve-
che spopolavano e rovinavano il paese; 3. che gli impie- desi con orrore il gran numero degli omicidi e dei
ghi della Sardegna fossero conferiti a sardi benemeriti. furti, e con indegnazione i pochissimi puniti e con pe-
In riguardo alla fortificazione, riconoscevasi ottimo na lievissima. Ned è perché manchino le prove; ma
divisamento la destinazione del fondo di strade e ponti perché nella facilità de’ rilasciamenti i testimonii si ri-
per la fortificazione de’ littorali; purché a Sassari nulla fiutano per non essere un dì la vittima dei delinquenti
si sottraesse di quel tanto che annualmente corrispon- rilasciati. I ministri di giustizia non sono rispettati, ed
dea il suo capo al detto fondo, dovendosi questa parte una quantità di essi muore vittima dei malviventi. Se
impiegare nel proseguimento di Scala di Ciocca, la la giustizia non cambia il procedimento criminale, la
quale se non si facesse resterebbe interrotto il commer- Sardegna diminuirà di popolazione e di sostanze sino
cio della città col suo Capo e con la capitale: alla inopia ed alla desolazione.
Che era vana opera voler fortificare il littorale del- Non è plausibile similmente il procedimento civile:
la Sardegna; le liti sono eterne, e di pura stanchezza abbandonano
Che convenendo porre alcun diritto, la nobiltà di gli attori le loro giuste domande, se la gravità dell’affa-
Sassari opinerebbe, che in tutte le città del regno i con- re non li trattenga forzatamente, e in questo caso pas-
siglieri non avessero stipendio, e così le comunità de’ sano molti anni prima che si arrivi al punto definiti-
villaggi fossero gratuitamente servite da’ sindaci; da’ vo, o sono obbligati dalla disperazione a transigere
quali annui salari si avrebbe una somma ragguardevole; con notabile pregiudizio, o alla fine le spese si assor-
Che la difficoltà di trovar persone idonee a gover- biscono la maggior parte dell’oggetto controverso.
nare le cose municipali, e provvedere a’ bisogni co- Da questo la mancanza di buona fede, il discredito
muni, sarebbe disciolta con la rinnovazione dell’an- del commercio, l’impossibilità degli imprestiti, e
tico sistema, perché abolendosi il presentaneo tanto l’infamia a’ giudici venali.
sul numero de’ consiglieri, quanto sulla soggezione Dalla mancanza di giustizia criminale e civile di-
da una Giunta regia, i migliori uomini ambirebbero pendono tutti i mali della Sardegna. L’agricoltura è
a gara di servire. decaduta per i furti dei buoi, gli armenti scemano
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Logudoro 810

per i continui abigeati, i possessi di campagna sono galluresi, nessuno stesse incontro agli aggressori, e soste-
pochissimo curati perché i migliori frutti sono de’ la- nesse l’autorità del Re e l’onore delle sue armi. Crebbe
dri, il commercio languisce per tutte le cause prece- il malcontento de’ sardi, come cresceva l’audacia de’
denti e per la mancanza di buona fede. Il dico con tut- forestieri, i quali dopo aver attribuito a immeritevoli il
ta convinzione, da questo difetto di giustizia è l’origine premio, di cui erano soli degni gli operatori dell’am-
universale della spopolazione e della miseria. mirata impresa, avendo essi osato negare i fatti più no-
Rispettivamente poi agli impieghi, i sardi non si bili di virtù, pungere in maniera trivialissima con pro-
possono negare idonei ad ogni ufficio, e fedeli a tut- verbi turpissimi i fedeli sudditi, e cuori religiosi; e
ta prova. Dunque non sarà che effetto d’un contra- minacciare di strappar dalle mani vincitrici quelle ar-
rio destino se sieno anche nell’avvenire negletti. mi, colle quali avean sostenuto il trono e l’altare, ag-
Letti che furono quei P. M. si trattò che partendo giungendo alla ingiustizia l’imprudenza, concitarono
i messaggieri della nazione, siccome non poteano es- gli animi alla reazione.
si regolarsi diversamente dalle istruzioni, e spirato il Il moto di Cagliari nel 28 aprile ondulantemente
termine del loro mandato in quattro mesi di sog- disteso in tutta la Sardegna propulsava da ogni parte
giorno in Torino dovrebbero ritornare, qualunque fuor de’ lidi tutti gli uffiziali non nativi dell’isola.
fosse l’esito della messione; però stabilivasi che lo In Sassari il governator Merli sperò mantenersi po-
stamento, il quale continuerebbe le sue sessioni, te- nendo in giuoco la emulazione di quei cittadini verso
nendone una per settimana, non potesse variare nel il popolo della dominante; e prima di tutto studiò per
già stabilito sulle cinque domande, né trattare altri la mediazione del pro-avvocato fiscale Belly di indurre
oggetti, che i soli di guerra, se prima non ritornasse- il magistrato della regia governazione a condannare
ro gl’inviati, e fossero convocati gli assenti, e quelli l’operato de’ cagliaritani; e poscia tentò di persuadere
che intervenuti a questi negozi erano per partirsene. la nobiltà a invitare il V. R. e gli altri primarii uffiziali
Così fu deliberato alla unanimità, e fu fatta protesta del governo, che venissero nella lor città. Ma il Belly
dagli ultimi, i quali nella maggior parte erano logu- ricusò di far quell’ufficio, e i nobili rigettarono con
doresi, che non consentirebbero a nessun’altra deli- disprezzo la proposizione, e fecero intendere che non
berazione, che oltre i casi e le circostanze espresse meno de’ cagliaritani erano offesi del trascurato meri-
fosse presa da’ cagliaritani, che restassero a continuar to de’ sardi. Giunse dopo questo il corriere della capi-
la sessione. Il cavalier Pitzolu e il Sircana si congeda- tale, e immantinente nascea la sedizione, si comanda-
rono per andare in Portotorre a imbarcarsi. va a due compagnie di dragoni di metter giù le armi e
Nella sessione del 5 giugno il cav. Simon leggeva uscir dalla città, e si intimava al Merli e agli altri im-
una lettera mandatagli dal conte di Sindia ed annessa piegati militari e civili, in modo imperioso sì, ma
a un P. M. da essere sottoposta allo stamento. Quella niente feroce, che desistessero da’ loro ufficii, e fatte le
scrittura molto estesa, e però dal Simon ridotta in valigie si ritirassero oltremare. Molti vinti dal terrore
compendio, fu trovata dagli stamentarii piena di uti- ne’ primi rumori del popolo, si erano nascosti temen-
lissimi progetti pel bene del regno, e specialmente per do oltraggi, e si nascondea lo stesso arcivescovo; ma i
ciò che riguardava l’amministrazione della giustizia, la sassaresi mostrarono la stessa moderazione che fu ve-
distribuzione degli impieghi, l’aumento e insieme per duta ne’ cagliaritani, e come questi avean eccettuato
il riparto della forza armata permanente, e per senten- dalla proscrizione monsignor Melano, essi eccettuaro-
za comune inserita nelle carte dello stamento per esse- no monsignor Della Torre, rispettando nella loro reli-
re considerata nelle future corti. Il Conte ebbe per il gione quelle persone sacre, e nel sentimento della sua
Simon le grazie dello stamento sopra i sentimenti pa- giustizia abborrendo da far ingiuria a uomini pii, da’
triotici, che dimostrava. quali in nessun modo erano stati offesi.
Nella tornata del 12 D. Domenico Simon pronto Non tutti però i sassaresi consentirono, ma furo-
a partire prestava il giuramento per sé e per il Pitzolu no alcuni, e fra essi D. Andrea Flores, che manifesta-
di non chiedere o procurarsi direttamente o indiret- rono sentimenti molto incivili, e nel reo loro dise-
tamente, né per sé, né per parenti e amici, o altri gno di segregare quella città e il Logudoro dalla
qualunque, pendente la commissione, e finché si ap- dominazione della capitale, e rendersi indipendenti,
provasse dallo stamento intero la loro condotta ed osarono consigliare la resistenza agli ordini degli sta-
operato dopo il ritorno. menti: se non che furono inutili tutti i loro sforzi, e
Qual esito abbia avuto quella solenne legazione, è il popolo, che conobbe le loro mire particolari, ri-
cosa notissima, e sono pur note le triste cose, che ne spettò l’autorità de’ rappresentanti della nazione.
furono conseguenza. La nazione, e più degli altri il Mentre in Sassari accadevano queste cose, il V. R.
popolo di Cagliari, si dolse delle mancate speranze, approdava nell’isola della Maddalena col generale
perché all’ottima volontà del suo Re a beneficare i delle armi, e doglioso di dover ritornare ontosamen-
suoi sardi avesse ostato il malanimo di quelli, che più te nel Piemonte non richiamatovi dal governo, ma
influivano nella politica, e fremea, vedendosi interclu- espulso, pensò di andar in Sassari, e stabilirvisi, se i
si i Reali favori da quelli, che si erano pertinacemente sassaresi lo ammettessero. Mandò dunque con un
opposti alle savie deliberazioni degli stamenti per la corriere una lettera all’arcivescovo, e dentro quella
sua salvezza e prosperità, ed avean posto tutti gl’impe- altre due, una al governatore, l’altra al duca dell’Asi-
dimenti perché sulle sponde cagliaritane, sulcitane e nara, nelle quali annunziava la sua disposizione di
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811 Logudoro

andar in quella città a residenza. Le sue speranze lan- una lettera anonima con importantissima rivelazione,
guirono, quando il Merli arrivava nella stessa isola, e e la pose in mano del governatore del Logudoro, co-
si spensero quando poco dopo ritornava il corriere prendo il suo malanimo contro gli stamenti, e fingen-
senza alcuna risposta, per non aver indicato da nes- do zelo per la causa del Sovrano. Il governatore, che
suno dove se ne stesse nascosto l’arcivescovo. era uomo di piccol senno, leggendo in essa che i ca-
Gli stamenti dopo quella giornata ritornati alle ses- gliaritani, o timidi di castigo, o insofferenti dell’impe-
sioni, di nuovo aveano domandata la convocazione ro Sabaudo, avean chiamata la flotta francese, radunò
del parlamento; e in questa domanda tanto insistette- subito a consulta gli assessori della regia governazione;
ro, che finalmente nel gennajo dell’anno seguente e D. Andrea Flores, capo di quel magistrato, confi-
1795 si accordò la supplica, e si promisero col prossi- dente e consuocero del Sircana, esso pure pien d’ira
mo immediato corriere le patenti di presidente al V. contro gli stamenti perché invano nominato a giudice
R. marchese Vivalda. Fu non di meno contro le pro- civile nella regia udienza, e, come è da supporsi, inte-
messe differita la trasmessione di tali patenti; ed essen- so col medesimo, persuase il governatore a far quel
do poi stato incaricato degli affari di Sardegna il conte che eragli suggerito in quella lettera anonima, a dar
Galli, si finiva con ordinare la sospensione delle corti, pronto avviso di questa apostasia al V. R. inglese di
comeché l’odiosità del fatto si colorasse con l’autoriz- Corsica, perché mandasse la flotta britannica contro
zazione degli stamenti a proporre quello, che giovasse la capitale. Essi avean disegnato che se gli inglesi fos-
discutere nelle congreghe parlamentari. sero piombati sulla medesima, gli stamenti sarebbero
Le complicazioni del ministro con la nazione cre- stati soppressi, Cagliari avrebbe perduto i suoi privile-
sceano. La legge delle terne richiamata dal Re a una gi, e Sassari vi avrebbe guadagnato per lo meno di es-
religiosa osservanza nella risposta alle petizioni del sere indipendente con giurisdizione su tutto il Logu-
regno col R. Biglietto del primo aprile 1794, e poco doro: ma furono forze maggiori che rovesciarono
dopo violata dal ministro nella nomina de’ quattro sopra essi le loro macchine, e volsero gli avvenimenti
primarii impiegati, offese gli stati. A’ loro riclami si in loro rovina, e in danno della loro città.
prometteva un’altra volta col dispaccio del 5 agosto Informato il governo di Cagliari, dopo molti gior-
1794, che in avvenire si sceglierebbe solo fra’ ternati; ni, del passo temerario del governatore, conobbe a
ma poco dopo essendosi un’altra volta violata dal primo sguardo l’intrigo, che veramente era evidentis-
ministro la stessa legge nella nomina di tre giudici simo, considerò l’ingiuria ai cittadini della capitale,
civili, la R. Udienza e gli stamenti sostennero le pa- che avean dato prove di una maravigliosa devozione
tenti, e difesero dall’arbitrio l’antica legge. al Sovrano, la maligna imprudenza nell’aver prestato
I quattro primi nominati furono il marchese della fede ad una lettera anonima, l’insubordinazione al R.
Planargia D. Gavino Paliaccio di Sassari a generale rappresentante, cui avrebbe un subalterno dovuto
delle armi, il cavalier Pitzolu di Cagliari a intendente previamente informare, i disordini, a’ quali si volle
generale del regno, D. Gavino Cocco d’Ozieri a reg- esporre la capitale, e con essa tutto il regno; e ripro-
gente la real cancelleria, e D. Antioco Santuccio di vando altamente condotta così sconsigliata in un af-
Sassari a governatore del Logudoro. fare di tanta importanza, ordinò l’arresto di esso Flo-
I tre altri furono D. Andrea Flores, professore Lui- res, a render ragione d’un consulto così irregolare, e a
gi Fontana, ed avvocato D. Antonio Sircana. patir la pena dello avere in altro tempo fomentato la
Inflessibile il conte Galli nel suo proposito, ne or- divisione del Logudoro dalla capitale.
dinava la esecuzione con le minaccie; e irato perché Si eseguì quell’arresto nella notte, e il governatore
fosse stato pubblicamente accusato di malafede, aspi- senza alcun indugio, secondo gli ordini Viceregi, lo fa-
rava alla vendetta. Questa contenzione tra lui e la na- cea scortare a Castelsardo, perché quando i suoi ade-
zione fu fatale al marchese La Planargia e al cavaliere renti e amici conoscessero la sua disgrazia, non turbas-
Pitzolo. Il primo, che supponeasi mal animato contro sero l’ordine pubblico, e lo sottraessero. Ma il Sircana
gli stamenti, perché avessero contradetto alla sua no- non restò molte ore ignaro dell’avvenimento, e con i
mina, fatta contro la legge delle terne, fu creduto dis- partigiani suoi e del Flores, e quelli che li diedero i no-
posto a vendicare il ministro; e il secondo, che per la bili, mosse a celeri passi in sulla via a Castelsardo per
stessa ragione riputavasi infenso a’ suoi cittadini, fu precorrere il prigioniero, e preparar l’agguato. Passan-
stimato e consenziente con l’altro. In questa preven- do in Sorso seppe che questi vi riposava, e vedendo
zione degli animi avendo i loro nemici aumentato l’o- che potea far subito l’impresa assalì inopinatamente le
dio contro i medesimi, e qualche loro imprudenza guardie, e sel portò seco in luogo sicuro.
avendo dato fede a supposti loro mali disegni, l’ira In Sassari frattanto non si dormiva, e operosissimi i
popolare vampeggiò, e gli invisi furono immolati! nobili preparavano un movimento popolare per il
Tanti mali erano finora venuti dalla contraddizione prossimo giorno aizzando i loro satelliti, e commo-
al diritto pubblico de’ sardi, la cui osservanza erasi vendo quelli che erano stati amici e fautori degli estin-
giurata; e maggiori erano per venire. Il Sircana fremea ti, generale dell’armi, ed intendente del regno. Sorge-
perché per opposizione degli stamenti non avesse avu- va il sole e si cominciava a sentire foriero della
to effetto la sua nomina, e ansiosissimo di vendetta, sedizione un ampio e profondo mormoramento per
quando seppe la miserevole strage del marchese Pla- tutta la città, che cresceva più forte verso il suo centro,
nargia e del Pitzolu, finse aver ricevuto da Cagliari intorno alla casa del comune, narrandosi dagli uni
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agli altri l’avvenimento della notte, commentandosi nazionale; perché dopo la lettura uscendo gli uni do-
quella sorpresa, e spargendosi che il Flores era uno de’ po gli altri dalla chiesa apparve un ampio vuoto. Fra
molti, che il governo di Cagliari avea destinato vitti- quelli che rimasero alcuni erano prezzolati.
ma al suo odio contro gli estinti, e che sotto lui era Essendosi sottoscritto dalle persone men pruden-
una lunghissima proscrizione. Qui convenendo ogno- ti, e da’ fanatici, proposero i capi del conciliabolo di
ra da tutte parti i clienti della nobiltà, i municipalisti mandar la carta alla sottoscrizione di monsignor ar-
fanatici che non potean soffrire la loro città in secon- civescovo e del suo vicario generale, e quindi si ac-
do luogo e soggetta al governo di Cagliari, e i suppo- cordarono di ordinare a spese comuni una corriera
sti proscritti si aguzzavano mutuamente gli animi. Fi- per far pervenire, nel minor tempo possibile, la rap-
nalmente l’onda popolare si agitò tempestosamente presentanza in mani del Re.
quando fra essa entrarono alcuni spiriti maligni, che L’arcivescovo Della Torre, che per le energiche
inasprirono i cuori, e rivolsero le menti a pessimi con- persuasive de’ primarii della nobiltà avea preso parte
sigli; e poco dopo all’impulso de’ medesimi si deter- nelle rimostranze fatte al governatore, fu indotto a
minò la corrente verso il palazzo della governazione. concorrere anche in questa rassegnanza, nella quale
La folla fremente si versò intorno, e pressandosi si era stato assicurato esser già concorse tutte le altre
strinse quasi ad un assalto. Risuonavano da ogni parte persone ragguardevoli, e contenersi il voto presso
clamori, strida, maledizioni, proteste, minaccie che si che unanime della nobiltà, della massima parte del
confondeano in un indistinto schiamazzo, in un’ar- capitolo e del clero.
monia infernale. Ma non per questo restò dubbio il Mentre nell’assemblea pubblica si trattavano que-
governatore di ciò che si domandasse; perché fu da’ ste poche cose, nelle conventicole secrete si agitava-
più arditi ricercato nell’intime stanze, e ricevea queste no temi più considerevoli, le antiche pretensioni di
parole: Il popolo di Sassari vuol restituito in sua liber- esimersi dalla soggezione di Cagliari, di formare un
tà e ufficio D. Andrea Flores, e vi ammonisce che se separato governo con giurisdizione su tutto il Logu-
voi per gli ordini del governo di Cagliari comanderete doro e la Gallura, e di avere un proprio parlamento.
altre catture, esso ve le proibirà con le armi. Videro che a voler ben riuscire in questo intento
Questa insurrezione, che co’ suoi segreti impulsi era necessaria condizione che i popoli, cui volevano
avea eccitato la fazione de’ nobili, fu a’ medesimi ra- riunire nella loro società, fossero contenti di aver
gione per adunarsi quasi in forma stamentaria così co- Sassari per metropoli, e abiurassero l’antica capitale
me avean fatto i nobili di Cagliari dopo la giornata del regno; epperò spedirono degli emissarii, i quali
del 28 aprile. Il governatore memore delle molte proi- studiassero a screditar tra’ popoli il V. R., il senato,
bizioni sovrane vietò le adunanze: ma quelli niente gli stamenti, e rendessero odiosi i cagliaritani come
curando i divieti continuarono le congreghe. In que- rivoltosi e giacobini.
ste si parlò della supposta chiamata de’ francesi, delle Per il governatore e per molte persone di buoni
proscrizioni, dell’odio de’ cagliaritani contro Sassari, sentimenti patriottici essendo state tali cose notificate
della soggezione ai medesimi, e notoria dipendenza al V. R. ed agli ordini del regno, questi dichiararono
del V. R., della regia udienza, e degli stamenti; e si quell’adunanza contraria alle leggi, e la rappresentanza
propose di fare una rappresentanza al Sovrano. come un atto di disobbidienza e insurrezione, e prov-
Crescendo di ardire vollero organizzare quasi un videro per alienare da Sassari i popoli del Logudoro, e
parlamento di tre stati, e invitavano nella chiesa di s. per acquistare in quella camera governativa una mag-
Giacomo gli ecclesiastici dell’uno e dell’altro clero, i gioranza favorevole. Avendo gli stamenti suggerito al
più notevoli cittadini della classe mezzana, e alcuni di- V. R. i loro consigli, questi si pose all’opera: e pertan-
stinti della classe inferiore, i principali delle arti. Molti to pretessendo accortamente la necessità di altri mem-
che non voleano ingerirsi in tali novità vi furono con- bri nella Real Governazione per la più celere spedizio-
vocati a nome del governatore, e in questo non si ver- ne degli affari di giustizia, e per maggior prudenza
gognarono di mentire, e di abusare del di lui nome. nelle deliberazioni politiche, aggiungeva alla medesi-
L’assemblea dell’8 agosto fu numerosissima, es- ma due partigiani degli stamenti, gli avvocati collegia-
sendosi aggiunti a’ nobili dell’alta e bassa aristocrazia ti Solis e Sotgia Mundula; e dimostrando di non voler
altre trecento persone di vario stato. soffrire oppressi da tanti aggravii i feudicoli, proferiva-
In quel giorno si lesse la rappresentanza, che erasi si disposto a far loro giustizia contro i baroni.
progettata a nome dell’ordine ecclesiastico, de’ nobili, I nobili sassaresi non intesero le mire del governo
della cittadinanza e del popolo; e conteneasi nella me- negli aggiunti alla governazione, e solo sentirono il
desima sostanzialmente che sollecitandosi da’ cagliari- colpo che loro davasi dagli stamenti con la circolare
tani l’arresto di molte persone di Sassari, nel che era pubblicata dal V. R. in favore de’ villici. Censurarono
un gran pericolo di sedizione nella città, e di scissura siffatta provvidenza, eccitatrice di sedizioni, lesiva de’
tra’ due Capi, e che il governo sedente in Cagliari non loro diritti, e pensarono a renderla inefficace. Il che al-
essendo in piena libertà per le soperchierie de’ caglia- cuni fecero comandando a’ ministri delle loro curie di
ritani, significasse loro la M. S. se essi in tale circo- non pubblicarla, altri cambiandone il senso e lo spiri-
stanza dovessero obbedire agli ordini della capitale. to, e altri scemandola di quegli articoli che stimavano
Si vide allora la varietà delle opinioni ne’ chiama- perniciosi, senza avvertire che, dovendo o tosto o tardi
ti, e quanti vi fossero amici dell’ordine e della unità esser conosciuta a tutti la vera provvidenza del V. R.,
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essi sarebbero riguardati come indocili al governo e la fedelissima Sassari dalla V. M., dalla quale in conse-
oppressori de’ vassalli, e però caduti in una somma guenza non può non chiedere un pronto e subito cor-
impopolarità sarebbero più odiati, e dannificati anche redo competente di forza armata, che sola può arre-
ne’ veri lor diritti. stare le nascenti sedizioni de’ villaggi. Un soggetto poi
In questo tempo, che sarebbe loro stato utilissimo investito di quel carattere, che più le sia a grado, e che
il consiglio del Flores e del Sircana, mancavano uno possa sistemar sopra il luogo ciò che merita riforma,
ed altro, costretti a fuggire per non cadere nelle forze sarebbe il colmo di tutti i reali beneficii.
del governo e soggiacere alle pene che meritavano, il Queste erano domande, che si voleano porgere;
primo per i suoi pessimi consigli, e il secondo per non pertanto per troppa fede alle promesse d’uomi-
quello solo che allora era noto, per aver insultato la ni potenti, i capi del dissidio, prevenendo il tempo,
forza pubblica e sottratto un reo di stato. Essi anda- le tenevano già come grazie e privilegi, e spargendo
rono in Bastia per riferire al V. R. della Corsica quan- per tutto copie infedeli della provvidenza, davano a
t’era accaduto; donde passarono in Livorno. intendere a tutti i comuni di quel Capo, che non
Finalmente giunsero in Sassari i dispacci di Torino, erano più tenuti a prestare alcuna obbedienza al go-
e tutti i membri della conventicola si affrettarono alla verno della capitale; che il ministro avea significato
chiesa di san Giacomo ansiosi di conoscere le deter- con sua lettera privata e secreta, che farebbe nomina-
minazioni sovrane. Un pazzo giubilo scoppiò in udire re dal Re l’arcivescovo di Cagliari plenipotenziario
il contenuto. Il conte Galli non lasciò correre una oc- nel regno, reggente il Flores; che erigerebbe in Sassa-
casione sì favorevole per umiliare gli stamenti e il su- ri un magistrato supremo; che farebbe sbarcare in
perior governo; e fomentando la divisione e la scissu- sul Logudoro una brigata di quattromila austriaci
ra, facea ottenere alla governazione, che non l’avea per invader Cagliari e ridurla in cenere.
domandata, la facoltà di sospendere qualunque prov- Cotali millanterie furono presto conosciute dagli
videnza della R. Udienza e del V. R. che sembrasse stamenti, e non ostante fossero così improbabili da
contraria alla pubblica utilità o alla giustizia verso i non poter essere credute da nessun uomo prudente,
privati, insinuando ne’ regnicoli con tale inopportuna non pertanto volendo costringere al silenzio i mali-
provvidenza la svantaggiosa idea che dal governo della gni, pregarono il V. R. a pubblicare una circolare per
capitale potessero emanare ordini di tale natura. disingannare gl’incauti, che potesse mai esser conce-
Insieme con questo dispaccio regio eransi portate duta quella indipendenza; e per accertare i popoli,
altre lettere ad alcuni de’ principali nobili, al magistra- che l’autorità conceduta alla governazione di sospen-
to civico ed all’arcivescovo. Si scriveano al magistrato dere i decreti del superior governo era insussistente,
parole molto lusinghiere encomiandosi la gran fedel- perché contraria alla costituzione della monarchia
tà de’ buoni sassaresi e il loro attaccamento alla real sarda, e poi anche nulla, perché surrepita con men-
persona, e conchiudendosi con amplissime esibizioni; zogne incredibili, ma sfortunatamente credute; e per
l’arcivescovo lodavasi del suo zelo per la salvezza di divulgarla in tutto il Logudoro, e per ispiegarla ai
quelli che erano in odio de’ cagliaritani, ed a’ principi villici, mandarono tre deputati.
del patriziato si suggeriva un nuovo piano di do- Dopo che in tal modo si fu provveduto contro le
mande per un altro ricorso. conseguenze di quelle voci, il governo di Cagliari
Questi porgendo orecchio a quelle insinuazioni si con li tre ordini del regno, si volsero al ministro per
posero subito a comporre una seconda supplica, nel- fargli intendere, che quanta imprudenza era stata nel
la quale dopo un preambolo di provincial caricatura governatore in credere a una lettera anonima, altret-
dichiaravano la loro speranza che l’autorità straordi- tanta vedeasi nel credere a ciò che avea rappresentato
naria, di cui rivestivasi la real governazione, si perpe- una combriccola di pochi sassaresi, e per dimostrar-
tuasse, creandosi la medesima supremo magistrato; gli quanto la fatta concessione fosse contraria alle
perché ciò sarebbe grandissimo bene non solo al Lo- leggi del regno.
gudoro, ma pure alla contea del Goceano, ed anche Intanto la capitale era inondata di misere rime di
alla Gallura. Su questo ripetevasi l’antica ragione, che fucina sassarese, le quali erano veri libelli famosi con-
la divisione che domandavasi era già fatta dalla natu- tro i cittadini di Cagliari, ed altri sardi ivi domiciliati,
ra per distanza immensa! da Cagliari a Sassari, per che aveano voce di uomini virtuosi, devoti al Sovra-
impossibilità assoluta!! di passaggio nell’estate ed au- no, ed insieme studiosissimi della conservazione del-
tunno per l’intemperie, e per la difficoltà in tutto l’an- l’antico dritto nazionale; essi potean pur leggere in
no delle strade impraticabili; quindi aggiungevasi che molti cartelli calunniosi asprissime invettive contro i
se le liti erano eterne, i castighi rari e lenti, ciò si dove- tre ordini dello stato. Ma se i privati poco curarono
va attribuire alla funesta dipendenza; che per questa quelle contumelie, gli stamenti stimarono convenien-
tutti i denari colavano in Cagliari senza riflusso; e che te di togliere i loro compatriotti all’inganno de’ se-
dalla medesima, soggiungevasi per domanda degli av- duttori con una circolare, dimostrando che le do-
vocati, era lo struggimento dell’avvocatura e di tutto mande che essi a nome de’ popoli committenti
l’ordine forense, cui per appelli e avocazioni erano tol- aveano porte al Re, non erano attentati ai sacri diritti
te tutte le cause. La Governazione adunque, diceasi in della Corona e al bene della nazione; che la domanda
tuono deprecativo, la Governazione indipendente e della celebrazione delle corti non era ingiusta, perché
suprema per tutto il Capo, ecco la grazia che implora quelle periodiche congreghe erano nel sistema politico
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del regno; che non era perniciosa, perché in quelle riu- fazioni, e le parti già si preparavano a combattersi:
nioni si provvedea alla buona amministrazione della comparvero gli agenti stamentarii, e tosto l’agitazione
giustizia, che in que’ tempi malamente operata in più si calmava, e tutti unanimi si prometteano sempre fe-
luoghi da persone o venali, od inesperte, lasciava ai deli al governo di Cagliari.
malviventi la speranza dell’impunità de’ loro diritti, e La comparsa di questi commessarii nel Logudoro,
fomentava i furti, le grassazioni, gli omicidii, gli as- l’onorevole accoglienza de’ medesimi in ogni terra,
sassinii; perché in esse si provvedea alla estirpazione l’autorità che in essi rispettava ogni popolo, spaventa-
degli abusi, ed alla soppressione degl’ingiusti diritti, rono i disorganizzatori. In quest’ora intesero la loro
dai quali molti villaggi sono oppressi: – che la do- debolezza senza ausiliarii, senza consenzienti; previ-
manda della privativa degl’impieghi era giusta e van- dero la disfatta, la ignominia, se quelli rimanessero
taggiosa, perché se i sardi portavano gli oneri dello nel Logudoro; e per allontanare la sventura, indusse-
stato, parea di ragione, che godessero gli onori, per- ro il governatore a far uso di quella autorità straordi-
ché nel trattato di Leonora del 1386 col re di Arago- naria, che si vantavano avergli procurata contro quel-
na, era stipulata questa privativa. li, che essi chiamavano non agenti degli ordini del
Dopo questa congiura a dividere il regno, e a farsi regno, ma agitatori e seduttori de’ popoli. Docile alle
dominatori del Logudoro, non andò molto, che i loro voglie il governatore, dava fuori addì 12 ottobre
sassaresi si accorgessero del loro isolamento, e in un Pregone, nel quale, dopo aver premesso, che nel
quant’odio fossero venuti presso tutti i sardi. capo di Sassari si fossero sparsi scritti sediziosi in dis-
La Gallura, cui un secreto consiglier di Torino prezzo eziandio delle Reali provvidenze, e si tentasse
aveali esortati a farsi amica, riguardando con isdegno per alcuni di confortare lo spirito d’insubordinazione
la loro arroganza, si protestava immutabilmente os- alla R. governazione, e persuadere i villici a volgersi
sequiosa al governo della capitale, ed ai rappresen- armati contro la città, proibiva imperiosamente ogni
tanti della nazione. radunanza di cavalleria e fanteria sotto qualunque
Alghero detestando l’ambizione di quei disorga- pretesto, ed in rispetto di qualunque ordine superio-
nizzatori, rinnovava sua fede di indissolubile unione re, se il medesimo non fosse convalidato da lui; dove
ai cagliaritani. soggiungeva che pur quando si presentasse un ordine
Bosa, che erasi già sottratta alla giurisdizione di del V. R., o della Reale Udienza per la radunanza di
Sassari, e sottoposta immediatamente alla capitale, tali milizie, si dovrebbe sospenderne l’esecuzione, e
stringevasi più fortemente alla medesima. trasmetterlo originalmente alla R. governazione. Del-
I deputati, che i comuni avean mandato per rife- le quali cose comandava l’osservanza a nome del Re.
rire i loro aggravii, ed esser alleviati dalle ingiuste Questa stampa corredata di tutte le divise dell’im-
imposizioni, fecero d’ordine de’ loro committenti le mediata regia rappresentanza, essendo stata sottopo-
stesse protestazioni di fermissima aderenza alla città sta agli stamenti, questi la condannarono come lesiva
madre delle altre. delle prerogative del regio luogotenente, e contraria
I vassalli della R. contea del Goceano, che era sta- al diritto nazionale, e supplicarono il V. R. perché
ta nominatamente domandata da’ sassaresi per la lo- l’annullasse. Quindi il V. R. addì 23 ottobre col con-
ro provincia indipendente, riclamarono contro quel- siglio della R. Udienza dichiarava di nessuna efficacia
le pretensioni, e professarono di voler per sempre la suddetta stampa, e ordinava ai ministri di giustizia
durare sotto il governo di Cagliari. di tutte le città e ville del Logudoro, dove non fosse
Gli osilesi, vicini di Sassari, dimostrarono il loro pubblicata, di astenersi dal pubblicarla, e dove già lo
animo alieno da que’ cittadini, e tutto devoto agli fosse, di levarla e mandarla subito alla R. cancelleria;
stamenti. soggiungendo però, che nessuna compagnia di fanti
I nuoresi, i consoli di Castelsardo, i sarulesi, gli o cavalli miliziana ardisse moversi contro alcuna po-
orotellesi, i cuglieritani, gli scanesi, i macomeresi, e polazione senza precedente ordine viceregio, il quale
gli ozieresi, tutti in modo solenne disapprovavano all’occorrenza si farebbe loro pervenire in modo che
l’insubordinazione dei dissidenti, e si prometteano, nessuno potrebbe dubitare della sua autenticità.
quali si erano sin allora mostrati verso la capitale, e I commessarii, che avean pubblicata la nota circo-
gli stati della nazione. lare, ebbero addossata la pubblicazione di questo
I tre commessarii degli stamenti per la pubblicazio- pregone, e subito partirono al loro destino colle op-
ne della circolare contro la pretesa autorità della R. go- portune istruzioni e lettere commendatizie.
vernazione sopra i provvedimenti del superior governo Il turbamento cresceva negli animi dei dissidenti
avean potuto prima di queste protestazioni certificare i per i mali umori, che si manifestavano nel Logudo-
committenti dello spirito d’ordine, che regnava in tutti ro, per le minaccie d’una aggressione armata, che ad
i popoli del Logudoro, della loro devozione ai rappre- ora ad ora si udivano, per il promesso massacro de’
sentanti della nazione, al senato della capitale, al luo- membri della governazione: e temendo che quando
gotenente del Re, e del loro zelo a sostenere inviolate le pel riaprimento delle scuole dovrebbe venire nella
antiche costituzioni del regno. La loro qualità di com- città un gran numero di villici, non s’introducessero
messarii degli stamenti rendeali così rispettabili presso i nella città uomini male intenzionati, procurarono
popoli, che ad essi, come ai committenti, tutti deferi- che il magistrato tenesse nell’anno prossimo chiuse
vano. In Macomer era grande scompiglio per contrarie le scuole.
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815 Logudoro

Non eran però solamente fuor delle mura i nemi- In queste persuasioni ebbe grandi successi France-
ci, ché ve n’erano dentro città fra gli uomini più di- sco Cillocco, il quale potea secretamente organizzare
stinti, due dei quali in Cagliari davano pubblica pro- un esercito, e tenerlo disposto a marciare in su quel
va de’ loro sentimenti nazionali; nelle altre classi ve campo, che avrebbegli indicato. Unitosi in Florinas al-
n’erano moltissimi. l’avvocato Giacomo Mundula, moveva addì 27 dicem-
Tentarono gli odiati di rendere odiosi i loro emo- bre in sulla sera verso Sassari con i suoi confidenti, e
li, e sparsero che il governo della capitale, per suppli- giunto sopra Serrasecca, era incontrato da’ capitani di
re alle strettezze dell’erario, pensasse prevalersi de’ molti battaglioni miliziani, essendo già concorsi gli osi-
fondi de’ monti granatici e nummarii; ma la calun- lesi, sorsinchi, sennoresi, itiresi, uresi, tiesini, moresi,
nia, presto smentita dal V. R., rendeva più odiosi parte a piedi e parte a cavallo, e in numero di 13800.
quei, che l’avevano profferita. Al riaprirsi del giorno videro i cittadini ciò che
Addì 9 novembre approdava a Portotorre il messag- aveano inteso tra il silenzio e le tenebre della notte,
gero, che avean mandato a Torino con le tre petizioni, nel mormorio delle voci e nelle fiamme de’ fuochi.
e i petizionarii nella speranza, che fosse apportatore Brigate di molte migliaja stavano incontro alle porte,
delle tre implorate grazie, Indipendenza, Rappresen- sulla strada a Cagliari in sul colle de’ cappuccini e di
tante, e Truppa, corsero al luogo delle congreghe; ma Baddimanna, tra li conventi de’ mercedarii e de’ ser-
udita la lettura del dispaccio, restarono mestamente ta- viti, e tra i monisteri de’ conventuali e degli Agosti-
citi. Il Re avea sorpassate le loro domande. niani. Con quegli armati vedeansi molte donne, mo-
Mentre il timore della vendetta del governo della gli e madri che avean seguito i loro mariti e i figli,
capitale, e il dolore per le fallite speranze di grandez- cupide esse pure di vendicarsi sopra i baroni.
za premeva i nobili, il popolo era afflitto dalla care- Il governatore avea prudentemente ordinato che
stia. I consiglieri si volsero a Cagliari per ottenere non si facesse alcuna offesa agli assediatori, se essi
una provvista di grano, ma le loro domande non non si appressassero a forzar le porte; ma i suoi ordi-
erano udite. Supplicarono il V. R., e niente ottenne- ni non rispettati altre volte non lo erano neppur
ro; implorarono la mediazione del conte Galli, e an- questa, e si cominciò a trarre pazzamente coi mo-
che le raccomandazioni di costui furono inefficaci: schetti, con le spingarde e co’ cannoni. Furono però
nel qual fatto forse i cagliaritani si dimostrarono così corrisposti, che rari, e con molta precauzione,
men generosi, che si sarebbero dovuti mostrare. Insi- osarono far capolino, e non tutti restarono illesi.
Mentre premeva i cuori il timor delle milizie lo-
stettero quelli, rappresentando, che se loro non si
gudoresi non si stava senza sospetto sopra i nemici
concedesse il necessario frumento, non avrebbero
interni, che minacciosi scorreano per le contrade, e
potuto riaprire il corso degli studii, come comanda-
pareano intenzionati ad assalire e disarmare i custodi
vasi con frequente precetto dal governo; né questo delle porte.
estremo argomento era più persuasivo degli altri. Nel consiglio della governazione intanto agitavasi
La città di Bosa, che sentiva questa penuria, patì che convenisse di fare. Quando fu deliberato di
ancora un altro disastro per una non più vista inon- mandare alcuni parlamentari si fe’ segno su tutte le
dazione, che sommerse le vicine campagne, e allagò torri con bandiere bianche; e quando dopo alcune
la parte bassa della città, elevandosi per due palmi ore ai cenni del Cillocco e del Mundula i logudoresi
nelle strade, dentro le chiese e ne’ piani terragni, di- si arretrarono nelle loro linee fuor della portata degli
spergendo e guastando quanto vi si trovò, robe do- schioppi, si presentava a’ due capi de’ patrioti il vice-
mestiche, mercanzie, olio, vino, ed altri molti artico- intendente generale di Sassari con l’avvocato Cascara,
li. Il diluvio distrusse seminati, giardini, orti, molini, domandava a che fossero venuti, e ricevea in risposta,
case rustiche, mandre; e l’impetuosa corrente bale- che se non dessero in loro mani il governatore, l’arci-
strando con grossi alberi il ponte, per cui si va nella vescovo, il pro-avvocato fiscale Belly e l’assessore De-
campagna meridionale e in sulla Planargia, lo inter- Quesada non cesserebbero dalle ostilità, e non si
ruppe, crollando uno de’ suoi grandi archi. Fortuna, asterrebbero dal saccheggio.
che la fiumara mancasse dopo le 24 ore, e si potesse Quando queste parole furono riferite al congresso il
con molte travi ristabilire la comunicazione con le De-Quesada e il Belly pieni di timore andarono a na-
aggiacenze, onde si toglievano le sussistenze. scondersi in tal luogo dove nessun nemico li ritrovasse:
I commessarii spediti da Cagliari per la pubblica- ma il governatore e l’arcivescovo con molta magnani-
zione del contropregone, davano opera diligentissima mità si proferivano a esimere i cittadini dalla ingiuriosa
ad un mandato arcano contro Sassari: essi strinsero licenza de’ vincitori, e salvare le loro proprietà.
vieppiù quei villici alla capitale, in essa dimostrando I membri del congresso non si erano ancora deter-
la madre, che intendeva a farli felici, salvandoli dalla minati a rimetter quei personaggi, e le porte della città
tirannia feudale, li inanimarono ad operare per la co- restavano ancora chiuse nella mattina del 29, quando
mune causa del regno, e per difendere ad ogni costo il popolo insofferente di quelle angustie, e concitato
l’osservanza del diritto nazionale, li affermarono a da’ patrioti si affollò intorno al palazzo del governo
non riconoscere altro governo ed altra rappresentan- domandando che fossero subito aperte. Allora si rom-
za, che quella del V. R., e loro indicarono in Sassari la peva ogni indugio, la guarnigione deponeva le armi, si
sovvertitrice delle antiche leggi organiche del regno. effettuava la pubblicazione delle circolari, e a’ due
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condottieri accompagnati dall’eletta de’ battaglioni si fatte per aver in suo nome accondisceso alla nota ri-
facevano dalle persone del governo e da’ consiglieri chiesta dell’indipendenza supplicata dal Re per indu-
del municipio umili proteste di perfetta subordinazio- zione di pochi individui, cui lo spirito di ambizione
ne al governo della capitale ed agli stamenti. ed altri privati fini avean tratto a così mal partito im-
Risuonavano allora in gran clamore le voci de’ pa- memori delle funestissime conseguenze, che dovean
trioti – Viva la nazione! viva gli stamenti – fuori i ne- dallo scisma provenire alla nazione. Pertanto per uno
mici della patria, morte a’ baroni! e i logudoresi si stringente dovere palesavano al V. R. i voti della mas-
agitavano e si spargeano nella città per cogliere quelli sima parte de’ cittadini, e lo accertavano del gradi-
che eran venuti a cercare, i loro signori, e quegli altri mento di tutto ciò che gli stamenti, rappresentanti la
che si conoscevano unanimi co’ principali perturba- nazione, aveano fin allora operato, e avrebbero poscia
tori. Ma i feudatarii prevedendo questo pericolo si deliberato per il regio servigio e bene universale del
erano occultati in luoghi non sospetti, ne’ sotterranei regno, pregandolo di notificare a’ tre ordini le loro
e altri oscurissimi nascondigli, dove stettero finché inalterabili determinazioni, perché quindi in poi po-
travestiti da contadini, da villici, da frati, poterono tessero godere del vantaggio e della gloria di esser uni-
uscire in sulla notte per ricoverarsi nella Nurra, o sal- ficati col massimo attaccamento alla capitale.
varsi nella Gallura e in Corsica. Fuggivan così l’arci- Questa lettera comunicata alle tre camere fece la
prete torritano Giambattista Simon, che supponeasi più grata impressione, e sebbene non fosse diretta
fra’ capitolari uno dei più ardenti fautori dello sci- agli stamenti, questi profittando della bella occasione
sma, il dottor Vincenzo Delmestre rettore di s. Catte- per assicurare la unione, fratellanza ed armonia fra’
rina, e l’abate Ledà. Il duca dell’Asinara uscendo dal sardi corrisposero a quei sentimenti di animo devoto
pozzo degli scolopii, da una ignorata oscurissima ca- e ossequioso con parole di grandissimo affetto; e sic-
verna ivi aperta, partiva col Belly per Bonifacio, e i come i consoli avean significato al governo l’estrema
marchesi di Muros, Busachi e Sedilo, il conte d’Itiri e penuria de’ grani, e la loro speranza di essere soccorsi
il baron d’Uri si imboscavano nei monti dell’Argen- dalla paterna beneficenza del V. R., così con molta
tiera. Men fortunati alcuni altri trovando sbarrate alla sollecitudine procurarono fosse provveduta quella
fuga le vie furono stivati nelle prigioni. Udivasi la- città, dividendo con la medesima quel poco, che i
menti in tutte parti per il pericolo e la sventura de’ cagliaritani avean conservato ai loro bisogni.
congiunti, e talvolta per oltraggi che si pativano, seb- Con quelle umili parole de’ consoli pervenivano
bene debbasi per la verità confessare che i vincitori si al governo le protestazioni di unione, subordinazio-
dimostrarono più moderati, che non si erano sperati. ne, dipendenza ed attaccamento alle leggi del regno
Instituitosi un governo provvisorio, il primo suo ed agli stamenti, da’ corpi delle arti con la dichiara-
atto fu la sospensione de’ consiglieri che si erano so- zione che tali erano sempre stati, anche in mezzo al
scritti nella supplica per la indipendenza del Logu- passato disordine, i loro sentimenti.
doro; quindi si decretò l’arresto di quelli che si erano I consiglieri di Sassari lessero con vero giubilo le pa-
professati più avversi al governo della capitale; poscia role della benevolenza degli stamenti, e rispondendo
si domandò dal V. R. il perdono per gli altri, che attestarono un’altra volta la costantissima unanimità
avessero peccato per imprudenza, o fossero stati sor- della massima parte de’ cittadini alle loro deliberazioni
presi dalle frodi de’ maligni. e a tutti i popoli sardi; la brama de’ medesimi fra la
I due principali prigionieri non ebbero nella loro tempestosa agitazione e lo scompiglio dell’anarchia,
disgrazia a desiderare alcuno de’ riguardi che merita- che venisse un momento felice, quando potessero ab-
vano per la loro dignità. Tradotti in sulla sera nel battere gli egoisti tiranni della patria, che dicendosi so-
convento suburbano degli agostiniani, vi stettero si- stenitori della sovranità, sosteneano la loro aristocrazia,
no all’ultimo giorno dell’anno, quando tra una nu- e simulando un grande zelo per il pubblico bene, pro-
merosa cavalleria accompagnati dal Cillocco e Mun- moveano soltanto il loro particolar vantaggio; e la gioja
dula, partirono verso Cagliari. de’ loro cuori, quando nel dì 28 dicembre intesero ve-
Uditosi dagli stamenti l’arresto del governatore e del- nuta l’ora felice e desiderata della strettissima riunione
l’arcivescovo spedirono al loro incontro tre de’ più di- della loro città alla capitale sua primogenita sorella;
stinti stamentarii, uno d’ogni ordine, perché con le più spiegarono quindi la loro gratitudine per l’amorevo-
cortesi maniere alleviassero il loro infortunio e offrissero lezza, con cui avean provveduto il loro popolo del
a’ medesimi a loro scelta il luogo di dimora, se non vo- frumento necessario alla sussistenza; e finalmente si-
lessero andare nella capitale. Essi eleggevano Iglesias: gnificarono che non indugierebbero a nominare un
ma poco dopo domandarono di proseguir la via sino a procuratore che assistesse alle adunanze stamentarie.
Cagliari, dove furono amorevolmente accolti. Lo stato della città era da quanto parea migliore,
Le proteste di obbedienza fattesi al governo di Ca- che nel tempo dello scisma; i viveri abbandonavano,
gliari in faccia al suo commessario furono nel giorno il popolo giubilava; tuttavolta perché la tranquillità
11 presentate direttamente con una lettera di quelli pativa qualche turbamento, si organizzava una forza
che erano nel consiglio municipale. Liberi infine, così municipale.
diceano, a manifestare i loro sentimenti, non poteano Tra quelli che si disingannarono delle loro opinio-
senza far torto alla verità e senza evidente ingiustizia ni sopra li scismatici di Sassari, e sopra gli stamenti,
dissimulare i rimproveri, che dal popolo lor venivano è a nominarsi l’arcivescovo monsignor Della Torre, il
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quale nel 27 gennajo scrivendo a monsignor Mela- sua massima forza e in un modo terribile. Noi racco-
no, arcivescovo di Cagliari, e oratore del regno, a glieremo sotto uno sguardo le cose più considerevoli.
notificargli la sua conversione politica, attestavagli il Sdegnosi in ogni tempo della servitù i popoli sardi
suo grave cordoglio, perché senza comunicazioni non si eran mai potuti accomodare al tristo destino
sincere a ben conoscere gli avvenimenti del 6 e 22 lu- che li avea sottoposti a una autorità di molto inferio-
glio del già passato 1795 fosse restato ingannato su’ re alla regia; e quante vedeano nuove esigenze ne’ lo-
medesimi e sedotto dalle interessate altrui viste a pren- ro odiati padroni, tante volte ripugnavano con tutta
der parte nelle Rassegnanze al Governatore di Sassari e forza poco curanti della vendetta de’ medesimi. Non
poscia al Sovrano; e assicurandolo dell’attuale pro- pertanto se si eccettuino gl’infrequenti casi di insur-
fondissima sua convinzione sulla urgente e indispen- rezione, essi solean fare una ripugnanza legale ne’ re-
sabile necessità d’un pronto ed efficace riparo a tanti gii tribunali, dove con pertinacissima contraddizione
e gravissimi mali, che minacciano un totale sconvol- negavano di soggiacere alle arbitrarie imposizioni.
gimento dell’ordine pubblico, ed i veri interessi del Il governo spagnuolo, come vedesi dalle stabilite so-
Sovrano, lo scongiurava a voler anche per suo riguar- perchierie, favoriva i baroni; quello di Savoja stette nel-
do studiare al bene del regno, e a nome suo pregare il la giustizia; e fermo nel proposito di sollevare la nazio-
principe reale di Sardegna, perché il clementissimo ne e di togliere i disordini che l’avean depressa in quel
Sovrano ponesse in obblio i disordini finallora avve- grado, nel quale l’avea trovata, ponevasi tra i baroni e i
nuti e soddisfacesse a’ voti della nazione consentendo loro sudditi, e impediva che questi fossero caricati di
alle domande già rassegnate. nuovi doveri, e iniquamente oppressi da’ loro uffiziali.
Usciva da Cagliari addì 13 febbrajo l’Alternos per I popoli non furon perciò meno scontenti, e aspet-
presiedere provvisionalmente in quella città e sulla tavano il tempo, quando potessero scuotere il giogo e
sua provincia, e nel tragitto adempiva tutte le com- disciorsi dalle moltiplici obbligazioni. Pareva a molti
missioni politiche e giuridiche, delle quali era stato giunta l’ora fatale in quel giorno, che sul lido caglia-
incaricato dal governo. ritano fu visto sventolare il vessillo della libertà; ma
Non passarono molti giorni e compariva nelle adu- non parea parimente a’ sardi, perché non voleano il
nanze stamentarie salutato fraternamente da tutti il loro bene con il danno del loro adorato Sovrano, e
nuovo deputato de’ sassaresi, e vi entrava parimente pur con onta della religione che professavano. Udiro-
onorato il procuratore del capitolo torritano. Man- no essi gli inviti, udirono le promesse che sarebbe
cavano ancora i sindaci di Bosa, e delle collegiate di degradata l’aristocrazia, annullata quella giurisdizio-
Ozieri e d’Osilo; però mancaron per poco, perché ne, che la loro sorte sarebbe migliorata; e non di me-
ne’ primi di marzo i canonici osilesi davano il loro no pronti alle voci de’ baroni presero le armi per so-
mandato, e a piccol intervallo facean lo stesso anche stenere la regia autorità.
gli ozieresi. Quando dopo quell’illustre trionfo, al quale stupì
L’Angioy non arrivava a Sassari prima del 28 febbra- tutta l’Europa, lietissimo il Sovrano della virtù e della
jo. Egli era stato accolto nel Logudoro con una indicibi- fedeltà de’ popoli sardi, porgea grazioso invito a im-
le esultanza, e in tanta riputazione spiegava un’autorità plorare le sue grazie reali, i villici fecero sentire agli
efficacissima, riducendo a buon partito molti malviven- stamenti le loro suppliche, e sperarono dalla sapienza
ti, e alla civil modestia molti superbi, disfacendo grosse de’ medesimi un miglior ordine di cose. Le loro que-
fazioni, sedando molti turbamenti, ricomponendo rele erano udite con gran pietà dagli ecclesiastici e
molti disordini, riconciliando molti nemici, facendo dall’ordine civile, e ottenevano patroni anche nella
cessare ostilità di molti anni, sollevando molti oppressi, camera militare, in quella numerosissima nobiltà mi-
che gemevano sotto il peso delle catene in sotterranee nore, che vi sedeva, e che non solo desiderava di sol-
oscure e fetentissime carceri, e disponendo tutti all’ob- levar quei miseri, ma di abbassare e scemar la potenza
bedienza verso la legittima autorità. Avendosi con tali dell’alta aristocrazia; e uno de’ primarii fini, per cui
beneficii acquistata una popolarità immensa era egli ri- quei rappresentanti domandarono con tante istanze
guardato come un ristauratore mandato da Dio, e in la celebrazione delle corti, era per rivedere le ragioni
lui si poneano grandi speranze. La sua marcia a Sassari feudali, e ricondur le cose ne’ termini di giustizia.
fu veramente trionfale, corteggiato da tutta la nobiltà I villici, avendo conosciute le benigne intenzioni
del Logudoro, preceduto e susseguito da molte migliaja degli stati del regno, quietarono aspettando che si
di miliziani, incontrato da molti sassaresi a una consi- esordissero nelle tre camere le discussioni legislative,
derevol distanza dalla città, e accolto dentro le mura fra e potessero per i loro procuratori proporre i loro gra-
i più sonori evviva. vami. Essendo però avvenuto che sorgessero grandi
In pochi giorni avendo restituito le amministra- ostacoli per la convocazione del parlamento, non
zioni nell’antico stato, ricomposta la segreteria del seppero più contenersi, e cominciarono ad agire ri-
governo in armonia con la capitale, e riaperta la cor- cusando pagare quelle imposizioni che erano ingiu-
rispondenza con tutti i paesi del suo governo, si pose ste, e quelle ancora che lor pareano tali.
alla sua impresa di abbattere il feudalismo, e di rile- Si rivolsero gli stamenti a quel turbamento, e ricor-
vare i popoli ad una sorte migliore. dando che nel dispaccio ministeriale nel quale era sta-
Era in questo tempo che la perpetua reazione che ta annunziata la sospensione delle promesse corti si
fu in Sardegna contro il sistema feudale fece sentire la concedeva potessero i tre stamenti occuparsi di ciò
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che credessero giovevole al regno, fecero un eccita- Finora negli stamenti erasi veduta una grande be-
mento al governo sopra i riclami de’ villici, e il V. R. nignità verso gli oppressi, quindi cominciò a manife-
pubblicava addì 10 agosto 1795 una circolare, con un starsi un pensiero maligno contro gli oppressori, e si
invito a tutti i sindaci e consigli comunitativi delle vil- disegnava portar le cose fino alla abolizione del gra-
le, che si credessero aggravate, di rappresentare per voso e ignominioso sistema. I commessarii lo mani-
procuratori debitamente autorizzati i diversi capi, su’ festavano bene con frequenti suggestioni, eccitando i
quali cadesse il gravame, e con la promessa che si giu- popoli a combatterlo fino a distruggerlo.
dicherebbe sopra i medesimi con la massima somma- Erasi in questo tempo formata un’associazione di
rietà, e sarebbero date le opportune provvidenze per- quelle persone, nelle cui menti le pervertitrici dottrine
ché i baroni non procedessero a ulteriori vessazioni. del tempo erano allignate, uomini ardenti, ambiziosi; e
Questa disposizione non produsse tutto l’effetto primeggiava tra questi il cav. Angioy di Bono, giudice
che erasi sperato. I feudatarii di Cagliari si sottomi- della Real Udienza. Questi che pur avea contribuito di
sero a siffatta giustizia, ma i logudoresi, che erano i tutto suo potere alla difesa del regno e alla vittoria, de-
più odiati, ripugnarono, e la circolare fu da essi, co- pravato poscia nello spirito amò le novità politiche, che
me abbiam già notato, o soppressa, o alterata, o mu- tutti i buoni abbominavano, inspirò ne’ popolani mas-
tilata. Onde che calmandosi i popoli soggetti a’ feu- sime sovversive, concitò alle sedizioni, favorì l’anarchia,
datari cagliaritani, continuarono ne’ loro movimenti e potente per le sue aderenze e per la popolarità oppri-
quelli che sottostavano a’ baroni sassaresi, e più fiera- meva il magistrato, e perseguitava gli amici dell’ordine
mente si esasperarono quando li seppero indocili al- e i devoti al Re, e più furiosamente il Pitzolu, cui ve-
l’autorità del governo per la loro oppressione. dea come un argine opposto alla impetuosissima pie-
I baroni sassaresi sebbene vedessero animosissimi i na, e il marchese la Planargia che stimava fautore trop-
popoli, repulsi i loro ministri, e perseguitati gli agenti, po animoso delle antiche costituzioni.
non perciò vennero a sentimenti migliori; anzi si osti- Di questi ancora assente sparse pessime voci sopra i
narono nelle pretese, usarono quella forza che aveano, suoi sentimenti nazionali, e del Pitzolu, che in pien
proferirono gravi minaccie, e sperarono poterli doma- senato avealo smentito su questo proposito tramò più
re con la violenza delle armi; per il che nella seconda volte la morte. Molti sicarii per suo mandato, o consi-
soprannotata rappresentanza al Re domandarono dopo glio, si presentarono più volte a costui, che però non
l’indipendenza dal governo di Cagliari anche una forza mai si lasciò sopraffare. In una di queste aggressioni
militare ragguardevole, e questa non tanto per potersi venti e più armati introdottosi nella sua casa se gli av-
difendere dall’ira de’ cagliaritani, quanto per ammansa- ventarono, ed egli assistito dal suo cappellano li obbli-
re i villici, e costringerli a quel duro servaggio, nel qua- gò a ritirarsi precipitosamente; si preparò un altro as-
le li voleano umiliati. salto, e né pure in questo si vinse il coraggioso
Incominciatisi i lavori della deputazione sulle ra- intendente, anzi non osarono i scellerati salir la scala
gioni feudali, i consigli comunitativi fatti consapevo- quando lo videro in sul sommo grado: si ritornò alla
li da’ commessarii degli stamenti di ciò che potevano carica già preparata, si immisero nel castello più di
fare si affrettarono a nominare i loro procuratori: se cento stampacini che ne occuparono le contrade per-
non che per la contraddizione del governo di Sassari ché nessuno accorresse in difesa dell’oppresso, e si
dominato da’ baroni, pochi poteron presentare le lo- mandarono nella di lui casa sei uomini de’ più audaci,
ro querele e domandar giustizia. Alcuni deputati fu- i quali arrestarono il cappellano e un amico dell’inten-
rono sostenuti, e tra questi l’Osilese; il che fu cagio- dente, e invano ricercarono lui, che in quel momento
ne che i lor popolani nella sera del 27 dicembre era assente. Mal riusciti gl’invasori, e spaventati in ve-
andassero in gran numero e con animi infensissimi der commossi contro loro tutti gli uomini del castello,
sotto le mura di quella città. precipitarono in fuga a Stampace, e poi dovettero
I feudatarii di Sassari rendendosi più odiosi, quei di quietare sotto i cannoni, che l’intendente rivolse sopra
Cagliari si facean più popolari, e in un loro congresso loro. Non era ignoto l’instigatore principale, e quando
in presenza della deputazione suindicata proposero di il Pitzolu presentatosi dopo il meriggio nel senato si
comun consenso una nota al governo, nella quale con- dolse della feroce persecuzione, le sue allusioni furono
sentivano alla sospensione de’ diritti controversi. Il V. facilmente personificate, e le sue risentite parole tanto
R. la pubblicò, e i villici de’ signori cagliaritani furono agirono sopra lui, che prese partito di chieder licenza,
contenti della ragionevolezza de’ medesimi. e portarsi nella sua terra.
Il tuono delle allegrezze di questi fortunati concitò Nel 24 novembre i consigli comunitativi raddop-
i popoli del Logudoro, e animandosi si posero in piati di Tiesi, Bessude e Kelemule, nel dipartimento di
aperta contenzione con il governo di Sassari. Muros, Montemaggiore, a’ quali furono invitati i cavalieri, i
Ossi, Itiri, Uri, Usini, Tissi, Ozieri, Bunnannaro, Vil- principali, e quasi tutti i capi di famiglia, fecero un at-
lanuova di Monteleone, Mores, Tiesi, Padria, Giave, to e istromento pubblico, e giurato lo munirono di
Cossaine, Orani, Sarule, Bonorva, Ribeccu, Pozzo- 113 firme. Uno de’ grandi oggetti era contro la tiran-
maggiore, Florinas, e altri fecero conoscere alla depu- nia feudale; ed il tenore, come dicea il pubblico foglio
tazione i loro aggravii. I sunesi continuando nell’anti- n. 15, n’era di una natura così nuova, e tale il ragiona-
co costume di proporre nella lingua nazionale gli atti mento de’ suoi sette articoli, che sarebbe uno de’ più
comunali proposero nella stessa i loro lamenti. ragguardevoli monumenti della Storia Sarda. Bonorva
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aggiunse il suo voto. Il notajo Francesco Sotgiu di Perché però fosse più certa la caduta de’ baroni,
Osidda, scrittor di quell’atto, e però perseguitato come dava l’Alternos questo consiglio, che tutti i comuni si
delinquente dalla R. governazione di Sassari, fu dagli collegassero in confederazione, e si promettessero
stamenti protetto, i quali supplicarono in un P. M. il con solenne giuramento di non voler più soggiacere
V. R. perché desse i suoi ordini onde nulla intentasse al sistema feudale.
contro le dette comunità, e contro il notajo che per il A’ suoi suggerimenti si impresero ne’ paesi del Lo-
suo pubblico ufficio non si era potuto rifiutare. gudoro complicatissime pratiche, e dopo frequenti
In tanta animosità de’ popoli logudoresi fu facile ai scambievoli comunicazioni, essendosi tutti accordati
commessarii degli stamenti di persuaderli a prender le fra loro, convennero in uno stesso luogo nel dì 17
armi, e volgerli a danno di Sassari dove abitavano i lor marzo 1796 i consiglieri, e principali uomini de’ co-
baroni; donde avverrebbe che soddisfacendo essi al lo- muni di Itiri, Uri, Osilo, Sorso, Senori, Usini, Ossi,
ro sdegno servirebbero al governo di Cagliari, ed al Tissi, Florinas, Cargieghe, Codrongianos, Muros,
partito antifeudale. Il governator di Sassari si accorse Villanova di Monteleone, Padria, Mara, Monteleone,
di siffatta seduzione; ma non poté vietarla. La congiu- Pozzomaggiore, Bonorva, Semestene, Ribeccu, Mo-
ra, che dovea scoppiare sopra Sassari nel 28 dicembre, res, Ardara, Tiesi, Bessude, Kelemule, Bannari, Sili-
scoppiò e la città dovette arrendersi. go, Santu-Lussurgiu, Sindia, Nulvi, Giave, Cossaine,
Quando i villici poteron entrare nella città si pre- ecc., e si obbligarono con giuramento a sostenersi
sentarono al palazzo della Governazione domandan- nella emancipazione che allora operavano sino alla
do i loro baroni, e con più clamore i tiesini e i more- morte. Gli articoli del protocollo erano i seguenti:
si il duca dell’Asinara. Per appagarli si visitava il suo I. Tutti i sunnominati comuni hanno unanima-
palazzo. mente risoluto e giurato di non riconoscere più al-
Mancata ai vassalli la vendetta sopra i lor baroni, si cun feudatario, e quindi di ricorrere indilattamente
volsero a offenderli nelle proprietà, fecero grandi gua- a chi spetta per redimersi, pagando per ciò quel tan-
sti ne’ loro predii e nelle case, e tentarono annientare to, che sia dal Governo creduto giusto e ragionevole.
le loro greggie e gli armenti. Il conte d’Itiri, i marchesi II. Sapendosi, che questa risoluzione, quanto giu-
di Muros, e della Planargia, ed altri ebbero a patire sta, altrettanto utile alla pubblica felicità, agli abitanti,
danni non minori, che il duca dell’Asinara. ed al servizio di S. M., non ha incontrato il gradimen-
Ritiratisi i vincitori di Sassari alle loro case, conti- to de’ feudatarii, e che pensano frapporvi tutti gli
nuarono ad operare perché la giurisdizione feudale ostacoli possibili per mezzo de’ loro ministri, fattori,
allora quasi estinta non potesse rivivere, e concerta- arrendatori, ed aderenti, con avere eziandio promesse
vano una grande alleanza per sostenersi mutuamente e pagate considerevoli somme di danaro per corrom-
nella esenzione dal servigio, se ritornassero i feudata- pere alcune persone, hanno pure unanimamente de-
rii, come i loro agenti andavan dicendo, a soggiogare terminato, giurato e convenuto, che interinalmente, e
i vassalli ribelli, a distruggere gli stamenti, e a ridurre fintantoché pervengano le risoluzioni de’ superiori e
in un mucchio di sassi la capitale. del Sovrano pel suddetto riscatto, che sperano ottene-
Ottenuta dall’Angioy l’autorità sopra il Logudoro, re dalla giustizia e clemenza del medesimo, di non
egli prese secretamente a dirigere i popoli in queste permettere che da essi feudatarii siano nominati uffi-
ostilità contro i baroni, e si avvalorò per poter giugne- ziali, fattori, o qualunque altro ministro nei sovranno-
re meno al riscatto de’ feudi, che all’abolizione del minati comuni, perché altrimenti non potrebbero ot-
feudalismo, sopprimendo d’un colpo, come faceano i tenere il desiderato riscatto, né sarebbe libero ai
rivoluzionarii di Francia, i diritti e le giurisdizioni. Sti- consigli comunitativi, né ad altre persone zelanti del
mava egli che i baroni, per quanto aveano usurpato e pubblico bene di rappresentare gli abusi invalsi nel-
offeso i popoli, non solo fossero indegni di compenso, l’amministrazione della giustizia, la frequenza dei de-
ma per lo contrario meritassero di essere immolati, litti, che rimangono impuniti tanto per la ignoranza
ma non pertanto voleva restare nella moderazione. di essi ministri, che per la protezione, che i medesimi
Egli avea già ideato il suo piano, ed era questo di fare unitamente ai feudatarii e loro amministratori, hanno
che il governo in vista di tanti riclami, e della risolu- costantemente accordato alle persone malviventi e fa-
zione di non aver più altro signore che il Re, dovesse cinorose, e le grandi innovazioni, che furono intro-
venire a qualche deliberazione, ed accettare, che si fa- dotte nella esazione di molti dritti feudali con la po-
cesse la redenzione a giusti patti. Le vicende portaro- tenza e le minaccie di detti ministri, amministratori,
no poi, che il governo ogni dì più si alienasse da que- come di tutto a suo tempo, e presso chi conviene, si
sta idea, e che egli uscendo da’ buoni termini, volesse riservano dare, ove sia d’uopo, le prove più appaganti
arrivare al suo intendimento con la ribellione. e convincenti.
In siffatto suo divisamento l’Angioy esortava i co- III. Unanimamente tutti i sunnominati comuni
muni a continuare nei riclami contro i feudatarii, ed confermano tutte le proteste di unione e di obbe-
alla nomina de’ procuratori. Tra’ quali molto si distin- dienza perfetta a S. E. il signor Vice-re, al Magistra-
se il teologo Sanna deputato de’ villaggi di Toralba, to supremo della R. Udienza, ai tre stamenti, eccle-
Bunannaro e Borutta, per la molta energia con cui ra- siastico, militare, e reale, che risiedono in Cagliari, e
gionò innanti agli stamenti sopra l’oppressione de’ vil- che a tenore della nostra legge fondamentale soli
lici, e sulla necessità di venire alle grandi misure. possono rappresentare l’intiera nazione, all’Alternos
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preposto al governo di Sassari e del Logudoro; rico- però sparsero che il governo superiore era molto sde-
noscendo come savie, prudenti e utili a tutto il regno gnato delle innovazioni, e deliberato a sopprimere le
le loro deliberazioni, alle quali però si uniformano circolari del 10 agosto e del 25 settembre 1795; che
interamente con ismentire solennemente qualunque era per approdare una squadra con molte truppe sotto
voce siasi per spargere in contrario. il comando degli emigrati di Sassari per soggiogare le
IV. Siccome non mancheranno de’ raggiratori e ne- ville e farle con la forza desistere dalle domande inol-
mici del pubblico bene, i quali si sforzeranno d’impe- trate dopo le circolari; che l’Alternos era inteso co’ ba-
dire in qualunque modo il buon esito di queste utili roni per obbligare le ville alle prestazioni controverti-
determinazioni, perciò tutti i suddetti comuni hanno te; e che si erano date secrete istruzioni per arrestare i
unanimamente risoluto di scambievolmente ajutarsi, deputati, che sarebbero nominati da’ comuni per so-
soccorrersi, e difendersi in qualunque evento, con re- stenere le loro parti nanti il governo.
spingere eziandio con la forza qualunque violenza, Quelle dicerie non trattennero i consigli comunita-
che si tentasse fare, sia essa diretta contro i sunnomi- tivi che ancora non avean presentato i loro riclami a
nati comuni in generale, o contro alcuni di essi, con- nominare i procuratori, e sempre che poteasi li presce-
tro i loro abitatori o alcuno de’ medesimi direttamen- glievano da’ cavalieri, perché dopo aver perorato al co-
te o indirettamente, sotto qualunque pretesto. spetto de’ deputati sedessero nello stamento e aggiun-
V. Per impedire che qualche persona non venga gessero nuova forza alla congiura: anzi in molti paesi
sorpresa o corrotta han pure determinato non per- eccitarono tanta indegnazione che si trascorse a vio-
mettere che si tengano discorsi contrarii a queste lenze estreme, e si fece intendere che tra essi e i baroni
utili e necessarie risoluzioni, e che chiunque vi si op- non sarebbe poi mai alcuna cosa di comune.
porrà, o vorrà sostenere le parti dei feudatarii, o Primi i sorsinchi nel giorno 2 di marzo levavansi
sparlerà delle provvidenze di S. E. il V. R., de’ decre- in massa, e cacciati gli agenti del barone invadevano
ti della R. Udienza, e delle deliberazioni e rappresen- il palazzo, del quale in poc’ora non restarono che sole
tanze degli stamenti, come anche delle provvidenze le quattro mura; quindi all’invito d’un frenetico cor-
dell’Alternos preposto al governo di Sassari e del Lo- reano a sveller gli olivi, le viti e le altre piante de’ suoi
gudoro, sarà considerato come nemico della patria, e predii, a impossessarsi del bestiame: e avrian fatto
quindi perpetuamente bandito da’ medesimi comu- opera tanto barbara e disonesta, se non fossero stati
ni sunnominati, dichiarando che nella stessa pena dissuasi da alcune persone savie. Quell’esempio fu
incorreranno altresì quelli che oseranno difenderli, imitato in molti luoghi, e poche case baronali rima-
proteggerli e dar loro ajuto e asilo. sero intatte nel Logudoro, distrutte tutte le altre da’
VI. Finalmente dichiarano di pienamente approvare, popolani e dissipati tutti gli arredi.
come approvano e collaudano tutte le operazioni, peti- A calmare queste sedizioni interveniva l’Angioy, e
zioni, proposte inoltrate e da inoltrare a S. M. a nome con opportuni provvedimenti calmava il furore de’ po-
della nazione sarda da tre ordini rappresentanti la me- poli. Senza questi i paesani della contea di Montessan-
desima; singolarmente però protestano che l’unanime to e di Itèri sarebbero trascorsi in gravissimi eccessi.
voto e desiderio di tutti gli abitanti de’ sunnominati Conosciuta in Cagliari l’alleanza di quei comuni,
comuni è stato sempre per l’assoluta concessione di e intesa da tutti la parte che l’Angioy vi avrebbe avu-
tutte le domande fatte alla prefata M. S. per mezzo to, egli che fin allora era stato detto da’ suoi partigia-
del deputato di essa nazione monsig. Melano arcive- ni moderato e intento a una transazione tra’ baroni e
scovo di Cagliari, perché formano l’essenza della no- i villici, cominciò a parere nemico acerrimo del feu-
stra politica costituzione, per la esatta osservanza e di- dalismo. Né tale egli si disconfessò nella sua corri-
fesa della quale, come anche di tutti i privilegii, usi, e spondenza col governo, pretendendo che nessun’al-
leggi fondamentali del regno, richiamano fortemente, tra misura valendo a sedare i tumulti e a ristabilire la
e sono pronti e disposti a versare il loro sangue; sog- tranquillità ne’ popoli, era necessario di consentire.
giungendo inoltre che senza l’intero conseguimento Quei feudatari che si erano sottomessi a far quelle
di esse domande e delle altre che potranno proporsi cessioni, che la deputazione avesse in via legittima sti-
nella celebrazione delle corti non si potrà mai ottenere mata giusta, si dolsero altamente veduto l’Angioy pre-
la vera felicità della patria e la perfetta calma degli abi- terir tutti i termini, e cominciarono a sparlar di lui,
tanti, riconoscendo inutile ed inefficace ogni e qua- come di un demagogo, e lo rappresentavano nemico
lunque altro mezzo, che si volesse usare. del Re, nemico della stessa costituzione del regno, e
Ed affinché queste deliberazioni possano esser no- soggiungevano che se teneva i principii dei repubbli-
te a tutto il regno si redigono in pubblico e solenne cani francesi, né pure avrebbe risparmiata la religione.
istrumento obbligandosi i sottoscritti consiglieri de’ A quei clamori de’ nobili facendo eco i di lui ne-
sunnominati comuni ed altri abitanti de’ medesimi a mici e gli invidi, la riputazione dell’Alternos cadea
osservare e far osservare esse deliberazioni mediante presso il governo, presso molti dell’ordine ecclesiasti-
giuramento. – Firmati… co, e del civile; e i suoi fautori nell’ordine militare,
Quest’atto energico di quei comuni costernò i ba- che erano tutta la nobiltà inferiore, e gli amici, che
roni dei feudi compresivi e spaventò i ministri, fattori, erano ne’ varii ordini, non la poterono sostenere.
amministratori degli altri; e perché non sapeano essi Accortosi l’Angioy della tempesta, che si sollevava
far meglio a dissuadere i popoli da imitar l’esempio, contro di lui, pensò a premunirsi stringendosi più
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821 Logudoro

fortemente i capi de’ miliziani, chiamando in allean- Questi provvedimenti del governo scoraggiarono le
za i galluresi, e impadronendosi della rocca di Alghe- milizie logudoresi; e crebbero molto maggiori le ango-
ro: se non che mal riusciva co’ galluresi, e il colpo di scie del terrore, quando i battaglioni cagliaritani mos-
mano sopra Alghero gli andava fallito. Questi due sero alla loro volta preceduti da alcune soldatesche,
tentativi lo resero più sospetto al governo. gente di poca disciplina, ma di gran virtù, e superba
Venute le cose in questo stato, i confidenti suoi di d’aver combattuto e vinto i francesi. Non mancavano
Cagliari proponevangli un passo fatale: comandasse le positure militari o presso Santa-Giusta, o presso Uras,
cavallerie miliziane, dirigendole sulla gran strada in dove l’Angioy avrebbe potuto resistere agli aggressori; e
certo giorno e in certa ora; accompagnato dagli amici se non volea restar a quartiere in Oristano, avrebbe po-
e dai clienti, se le traesse dietro; arrestasse quelli, che lo tuto ben fortificarsi in su’ limiti del suo governo, po-
avrebbero prenunziato; traversasse l’isola a volo; giun- nendo il campo presso Sindia a far fronte, o in Corchi-
gesse a Cagliari nel giorno e nell’ora, che il V. R. trove- nas sulla strada a Bosa, o al ponte Melchi sulla strada a
rebbesi in un paese vicino a una ricreazione di fin lut- Macomer; ma ignaro di guerra, e diminuito d’animo,
tuoso; occupasse i baluardi, la reggia, il governo; pensò ad allontanarsi dal pericolo, ed incontravasi in
sorprendesse i feudatarii, cogliesse i suoi nemici, facen- altre sventure. Gli oristanesi e caprarissi, conscii degli
do tutto inopinatamente simultaneamente; e poi… Le ordini superiori, avendolo perseguitato ostilmente nel-
altre cose le avrebbero composte in comune consiglio. la ritirata lo batterono in sui campi di Fenugheda: ed
L’Angioy si determinò al colpo ardito. Ma non era occorrendo altri nemici ad ogni piè sospinto, ne acce-
egli uomo, che sapesse ordinare ed eseguire imprese lerarono la fuga. Accompagnato dalle milizie di Sassari
militari, né avea uffiziali, che lo potessero ajutare in tali e dei paesi vicini, e dai più devoti amici, tra i quali il
fatti. Fermavasi in Macomer per combattere un suo Sanna, il Cillocco e l’Auleri, ritornava nella sua resi-
nemico personale con vittoria inutile, e con ritardo di denza pieno di vergogna e di dolore.
corsa; non sapendo contenere i suoi nella licenziosa Il disastro di lui afflisse gli animi de’ sassaresi; e
condotta, vedea sorgere ad ogni passo gli ostacoli, fre- un gran terrore di maggiori sventure fortemente li
mer irati i popoli; e quando giunse in Oristano, era già agitò, quando lo videro risoluto ad abbandonare la
la sua gente per molte diserzioni molto diminuita di città, e più profondamente quando si accorsero della
numero, e trascorsa l’ora prestabilita co’ suoi complici. sua evasione.16
Certissimo, ben che fosse oramai conosciuto al gover- Allora si rialzarono quelli, che erano stati vinti
no il suo movimento e il pensiero, mentre era inutile nella giornata del 29 dicembre, rientrarono in città
la simulazione, si smascherava, e mancando d’animo a quanti n’erano emigrati per timor dell’Alternos e de’
fare il proposto, provava di intimorire con le minaccie suoi satelliti: ricomparvero i baroni, parlaron alto in
il governo; spiegava il suo proposito di liberar i popoli molti paesi del Logudoro i loro agenti, ed accadeva
dalla tirannia feudale; domandava in qualunque sito, un totale rivolgimento di cose.
per accordarsi su questo, una conferenza col V. R., o Non erano scorsi più che due giorni dopo l’evasio-
con due ministri della R. Udienza, o con una commes- ne dell’Angioy quando entravano in Sassari i cagliari-
sione di sei membri degli stamenti; se il governo avesse tani sotto la condotta de’ tre commessarii Delrio,
ricusato, premonivalo, che potrebbe tener come per- Pintor, e Musso, con animo maligno verso quelli che
duto il Logudoro, perché sarebbero chiamati i francesi, eransi dimostrati amici del proscritto, e con poca be-
e nella loro presenza non sussisterebbe molti giorni il nignità agli altri che eransi rimasti nella indifferenza.
governo di Cagliari e la supremazia di Torino. Si stabiliva una commessione sotto la presidenza
Il Viceré dimostrando allora animo eguale al peri- di Don Giuseppe Valentino, e si incominciava la
colo ritoglievagli (addì 8 giugno) l’autorità conferita; persecuzione contro gli Angioini, nella quale furono
ma per evitare che la disperazione tenesse a lui uniti per le calunnie de’ nemici involti non pochi onesti
quelli che l’avean seguito, pubblicava il perdono ai cittadini. Tra gli altri amici dell’Angioy era processa-
sedotti, e dichiarava pubblici nemici i seduttori. to l’algherese Matteo Luigi Simon, fratello di D.

16. I fatti che negli ultimi sei anni di questo secolo abbiam il prenominato scrittore; e se abbiam con le nostre opinioni
noi, come era nell’istituto nostro, leggiermente toccati nelle prenunziato la giustizia che egli farà sopra alcuni uomini di
principali circostanze si vedranno tra poco più ampiamente e vera virtù, devoti al Sovrano e zelanti del bene della patria,
luminosamente spiegati nell’aspettatissima continuazione del- che calunniati dall’odio e dall’invidia de’ loro nemici ed emo-
la Storia della Sardegna, che farà di pubblica ragione il chia- li, giacciono ancora sotto la condanna, che dicesi, e in verità
rissimo baron MANNO. Molto ne duole che il dovuto riguar- non fu mai data da una nazione, che si onora di esser giustis-
do agli associati del Dizionario Geografico-Statistico-Storico sima verso i suoi benemeriti cittadini, e che si conosce amore-
degli Stati Sardi ci abbia stimolato a precorrere questa pubbli- volissima verso i medesimi. Viene l’ora della giustizia, l’odio
cazione, di cui non poco ci saremmo giovati nella descrizione dopo avere nel suo incendio consumata la malignità di cui era
di questi tempi, ne’ quali tra il conflitto delle passioni occor- gonfio, si spegne; la virtù denigrata si forbisce dallo storico
rono frequentissime difficoltà, e viene lo storico in gravi dub- imparziale, risplende il merito che gl’invidi negarono o calun-
biezze quando dee giudicare di quegli uomini, che furono niarono, e la posterità che punisce con la sua riprovazione i
tanta parte degli eventi indicati. Ma ci sarà assai se avrem ar- persecutori de’ buoni, compensa con perpetui onori quei ma-
monicamente preluso alle giudiziose narrazioni, che proporrà gnanimi che nacquero e vissero per beneficare la patria.
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Logudoro 822

Domenico, e ad instanza del Sisternes, che in un I triumviri provvidero subito contro quel caporio-
tratto, come ben notò il cavalier Tola, erasi fatto per- ne e suoi principali compagni, ammonirono le popo-
secutore di quelli, co’ quali aveva già diviso le nuove lazioni di non lasciarsi sedurre dalle di lui imposture,
opinioni e i sentimenti; e si confermava con un giu- comandarono a’ ministri di giustizia, capitani di ca-
dizio iniquo la sentenza ingiustissima di esiglio, valleria e fanteria nazionale, a’ baracelli, commessarii,
profferita in un minor tribunale per la supposta sindaci e consigli comunitativi, che il cogliessero, pro-
complicità con l’Angioy, e sua cooperazione nello ponendo un premio a chi con proprio pericolo il so-
scorso aprile a farlo padrone della rocca di Alghero. stenesse, e da vantaggio l’impunità, che egli o il suo
Questa pena fu poi scossa dal suo capo, quando il presentato godrebbe, e sanzionando a un tempo e
processo essendo stato riveduto in Torino in un con- comminando pene gravissime a’ fautori e ricettatori.
gresso particolare sotto la presidenza del marchese di Il V. R. ratificò cotesta grida de’ suoi delegati, e a’
Clavesana, ministro degl’interni, questi dichiarava popoli insofferenti de’ gravami feudali notificava che il
che contro Luigi, suo padre e i fratelli, erasi procedu- Re non aveali disobbligati dalle solite prestazioni; ma
to dai tribunali sardi con più arbitrio che ragione. che erasi degnato accordare la celebrazione delle corti
Vedi il sunnominato autore del Dizionario Biografico, anche nell’intuito di riconoscere e togliere in quella oc-
sotto il titolo Simon Matteo Luigi. casione qualunque oppressione, e gli abusi invalsi; ed
Rimasto il Delrio a ricomporre e governar le cose assicurava i comuni della sua regia sollecitudine per lo
di Sassari, il Pintor e il Guiso si volsero con le loro sradicamento di tutte le illegalità in modo che ne fosse
truppe sopra i popoli, che intorno fremeano in piena impossibile il ripullulamento; e che tanto maggiore
rivolta. Si invasero i paesi, si combatterono le masna- sentirebbero la sovrana benignità, quanto più si adope-
de degli Angioini, si disciolse con le armi l’alleanza, rassero contro i sovvertitori per torli di mezzo, e co-
che era stata solennemente giurata per l’abolizione dei stanti nell’ordine si astenessero da ogni e qualunque
dritti feudali, e si proscrissero tutti gli autori e consi- radunanza armata a fomentare l’insurrezione.
glieri dell’atto federativo. I bonesi conterranei dell’An- La energia spiegata contro i rivoltosi, e la promessa
gioy, irritati non solo per la risurrezione del feudali- delle provvidenze che emanerebbero dalla sapienza
smo, e forse assai più per la sventura di lui, opposero ed equità del parlamento sopra le cose feudali, avea
maggior resistenza; ma infranta sotto forze maggiori in parte calmato l’agitazione; ma quando la celebra-
la loro ostinazione, dovettero sottoporsi al governo. zione delle corti allontanossi per nuove dilazioni, e si
Dopo la pubblicazione, che delle grazie sovrane fe- intese predominante nella camera militare la fazione
cesi in sulla fine del luglio, gli stamenti si congrega- de’ baroni, essendovi questi in maggioranza per l’as-
vano altre due volte; e nella seconda, nella quale gli senza degli stamentarii della nobiltà inferiore, allora i
uomini più generosi dell’ordine ecclesiastico e del nemici dell’ordine ridestaronsi a concitare i popoli, e
reale consultarono su quello che fosse più espediente le sedizioni e i tumulti tornarono a rumoreggiare.
per tranquillizzare i vassalli insorti, i feudatarii si dol- Fu dalla presenza della famiglia reale nell’agitazione
sero di aggravio. de’ popoli quell’effetto, che è dall’olio nel fervore delle
I logudoresi, che non si poteano accomodare a ri- onde. Si sperò che il Sovrano vedendo dappresso le in-
tornare nell’antico sistema feudale, si commossero se- giustizie, di cui si doleano, farebbe ragione a’ dolenti; e
diziosamente alla ricomparsa di Cosimo Auleri. Man- questa speranza si confortò quando da lui istituivasi
dato questi dall’Angioy con altri agitatori, andava una delegazione sopra le controversie feudali, ed erano,
disseminando fra i paesani, che era volontà del Re, che perché nessun de’ baroni continuasse a lamentarsi de’
non più si pagasse ai feudatarii, che il governo di Sas- giudizi dettati negli anni scorsi, restituite quelle condi-
sari non fosse legittimo; e i villici facilmente credendo zioni, che furono nel 1790, prima che i novatori poli-
l’una e l’altra cosa, tornavano a tumultuare, cacciavano tici cominciassero a commuovere i vassalli contro i si-
gli uffiziali e amministratori baronali, e prese le armi si gnori, e il governo a far agli insorti, più per la ragion di
promettevano prontissimi a seguirlo. Animato da que- stato, che per quella del diritto, le concessioni già fatte.
sti successi, formò l’ardito disegno di assalir Sassari per Prevalendo ogni dì più i feudatarii, fremeva sem-
vendicarsi degli uomini del governo, far man bassa so- pre più largo il malcontento, s’ingravavano le conten-
pra i baroni, e saccheggiar la città, e sperò di giugner a zioni, e ripetevansi più frequenti le reazioni contro i
tanto, vedendo che l’impresa non ispaventava i villici ministri baronali. In sulla fine dell’estate del 1800 in-
memori della facilità, con cui eran nella fine del 1795 sorgevano i tiesini e i lussurgiesi. Il governo del re-
entrati nella medesima con il Cilloco. gno, cui allora presiedeva Carlo Felice, e quello di
Dunque l’Auleri quando nell’agosto i paesani era- Sassari, del quale era capo il conte di Moriana, prov-
no disoccupati delle opere agrarie movea con una vide con tutta sollecitudine ed energia, e si pose in
considerevol forza sopra la città; ma comeché vi arri- grado di punire i sediziosi. Questo bastò perché gli
vasse non aspettato, non pertanto siccome non avea altri popoli che doveano agire in una stretta confede-
senno a regolare quegli uomini indisciplinati, e a razione non si commovessero, e perché i lussurgiesi
preordinar la fazione; però veduta subito l’impossi- dimessi gli animi troppo alteri si acconciassero a ciò
bilità dell’impresa dovette rivolgersi indietro ed in- che volea l’ordine delle leggi. Ma i tiesini non torna-
volarsi alla persecuzione. Dopo questa infelice riusci- vano indietro, e sebbene vedessero il pericolo, si osti-
ta si andò disciogliendo quella moltitudine ribelle. narono incontro alla probabile sventura protestando
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altamente di volersi esimere dall’ignominiosa condi- rassegnava alla giusta sanzione delle leggi. Dannato
zione in cui erano. Così fattamente animati li trovava all’ignominia, e alla morte, soffriva l’ignominia con
D. Antonio Grondona, quando mandato dal gover- ammirabile serenità fra i vili insulti de’ suoi antichi
no con buon numero di truppe di ordinanza e alcuni nemici, che non contenti di crudelmente pungergli
battaglioni della milizia nazionale entrò sul loro terri- l’anima con le contumelie, facean promesse al carne-
torio. La forza superiore del governo non li sgomen- fice per aggravargli i colpi sul dorso; e poco dopo
tò, non li scoraggì la perizia della guerra, per cui il uscendo col laccio della morte dalla stessa porta, nel-
capitano facea valer le armi affidategli, e arditamente la quale nel 29 dicembre del 1795 era entrato vinci-
si avanzarono per combattere, comeché significassero tore, quando stette in sull’estremo punto della vita,
il loro sommo rispetto ai vessilli del Re, rappresentas- nel dir l’estremo saluto a’ suoi cittadini, pubblicava il
sero la imperiosa necessità di difendere una causa suo pentimento, ed esortava all’ordine.
giustissima, e si giurassero sudditi fedelissimi, e non Cadevan col Cilloco le speranze di quelli che non
intenti ad altro, che ad avere unico signore il Re. potevano soffrire il feudalismo; e cessando dalla vio-
Il Grondona fece quanto sapea per persuaderli ad lenta reazione si abbandonavano i popoli al loro desti-
abbandonarsi al governo, il quale in sua giustizia no, disperati di poter migliorare la sorte. Se non che
avrebbe provveduto a’ loro riclami; ma vedendoli fis- riapparve a’ medesimi ben presto la sollecitudine del
si in dire che il Re solo, e dopo lui nessun altro so- governo a sollevarli dall’oppressione, a salvarli dall’in-
sterrebbero padrone, cominciò ad agire. I miliziani giustizia. Poscia in miglior tempo si compiva l’opera
che faceano la sua forza principale, e che soggetti essi generosa; e la mano di CARLO ALBERTO toglieva dalle
pure a’ feudatarii aveano gli stessi sentimenti, non loro cervici il giogo dell’antico servaggio, e aboliva un
pertanto ubbidienti al comando caricavano i tiesini. sistema, che avea degradato la nazione dall’antico suo
Apparve il valore di questi, ma il numero soperchia- stato di prosperità e potenza, e reso infelicissimi gli
va e in una continua ripugnanza i ribelli si arretrava- animi sdegnosi d’un barbarico imperio.
no al loro paese. Qui la battaglia crebbe più mortife- Tra queste vicende e accaddero, o furon fatte,
ra per maggior furore degli assaliti; ma alla fine la quest’altre cose notevoli.
disciplina e la virtù prevalsero, e i tiesini dovettero Nel 1794 contemporaneamente a’ disordini di
arrendersi. I principali autori della insurrezione fug- Oristano, e alle agitazioni d’Iglesias (nella prima me-
girono non sperando clemenza, i sedotti furono be- tà del settembre) turbavasi anche in Bosa la pubblica
nignamente riguardati, e la tranquillità era ristabili- tranquillità. Una maligna propaganda di sedizione
ta, sebben d’ora in ora fosse sentito il fremito degli agiva su tutte le provincie, e strane ed empie opinio-
spiriti compressi, e sdegnosi di servire. ni si inserivano in alcuni spiriti, mentre ne’ cuori si
I fuorusciti angioini, da’ quali era l’impulso ai movi- concitavano le più malefiche libidini. Il generale La
menti de’ villici, vedendo tranquille le cose del regno, re- Planargia proponeva perciò di stabilire in quelle ter-
presso lo spirito di anarchia; e desiderando che la attuali- re un comandante militare con forze proporzionate.
tà si mutasse e si togliesse l’interdetto che aveali distratti L’anno seguente venne felice a’ sassaresi per la
dalle loro famiglie, si avventurarono animosi, e speraro- gran fertilità de’ loro immensi oliveti. Il prodotto fu
no di operare qualche sconvolgimento, insinuando ne’ tanto, che sopra la sufficienza per la loro città, per la
popoli i due principii de’ rivoluzionari, l’eguaglianza capitale e altri luoghi, e quel molto che clandestina-
contro l’aristocrazia che pesava su’ loro capi, e la libertà mente si diede a’ battelli della Corsica, ne mandava-
contro il servaggio, e rappresentando invidiabile la di- no oltremare meglio di 15 mila barili. Tre anni dopo
gnità de’ repubblicani. Pareano queste efficacissime era un’abbondanza molto maggiore, essendosi avuto
persuasioni a prender le armi, se fosse probabile la vit- da’ torchi non meno di 120 mila barili.
toria. Una menzogna darebbe questa probabilità, e la Nel 1799 le aje diedero poco frumento, e si sareb-
premeditarono. Direbbero il primo console della re- be sentita la gravezza dell’annona, se non si fosse con
pubblica francese deliberato di aggregar la Sardegna al tutta sollecitudine provveduto alla necessità. In tempi
suo imperio, e pronto a confortarli con molte armi. Se così tempestosi era gran pericolo nella carestia per i
con queste arti fossero indotti nella ribellione, certa- soliti tumulti, de’ quali i malintenzionati avrebbero
mente vi persisterebbero. profittato in danno de’ privati, e in onta del governo.
Nel 1802 comparivano nella provincia settentrio- A mantenere la tranquillità e guarentire la sicurez-
nale il Sanna e il Cilloco, e spargendo quelle massi- za si accresceva e ordinava la forza aumentando il
me sediziose fecero tremare tutta l’aristocrazia. Ma corpo de’ dragoni, e ponendo a essi e alle altre trup-
presto i malaccorti si sentirono venuti in condizioni pe un saggio regolamento.
molto dissimili dalle immaginate, e il Sanna moriva Stupirono allora molti a un fenomeno morale. La le-
in Longone incontro alla forza del governo, il Cillo- tizia de’ popoli nell’avvenimento della famiglia reale tra
co, come abbiam già narrato nelle notizie storiche essi, la gratitudine per la indulgenza del Re verso i de-
della Gallura, cadea per un tradimento nelle forze linquenti, ma non di delitti orribili, avea così informate
della giustizia, ed era condotto in Sassari al suppli- le anime, che gli offesi parvero immemori delle ingiu-
zio. Svanite tra la sventura le illusioni, nelle quali rie, i maligni essersi sottratti alla coazione delle prave
avea aberrato la sua mente, il misero, intendendo la abitudini, e gli stessi novatori politici non piacersi più
gravità delle sue colpe, in una maniera cristiana si d’altra costituzione quanto di quella che fa rispettare in
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un Re il padre de’ popoli, e per più mesi non si udiva Quest’uomo di rigida virtù represse gli spiriti ar-
in nessuna parte alcun disordine, non lamenti di depre- denti, spaventò i malvagi, e sostenne l’ordine con
dati, grida di furiosi, gemiti di morenti, posando tutti, quello stesso animo e modo, che era solito fare nella
come fratelli, in una tranquillissima pace. legione sarda ne’ campi del Piemonte. Vedi i Saggi
I sassaresi accoglievano con le dimostrazioni del Letterarii e Scientifici del cavaliere Stanislao Caboni,
più alto rispetto e con insolita gioja il Duca di Mon- ne’ Ritratti Poetico-Storici di illustri sardi moderni.
ferrato mandatovi governatore e riformatore della lo- Essendo nello stesso anno mancate le messi per le
ro città. Ma infelicemente fu per pochi mesi che essi contrarie condizioni, che si alternarono nell’atmosfe-
e i comprovinciali goderono delle virtù del Principe ra umidosissima d’inverno, poi secchissima di pri-
magnanimo, il quale per violento morbo moriva in mavera, venne una gran carestia di annona.
Alghero, dove erasi portato di nottetempo per vede- Rinveniva due anni dopo la stessa disgrazia, ma
re nel suo passaggio il Duca del Ciablese. Carlo Feli- molto più angosciosa ai poveri: e sotto la medesima
ce erigevagli un monumento, e poneavi una perpe- spegneansi molte vite, e la generazione non dava sup-
tua testimonianza del suo dolore fraterno. plimento.
Il Re commetteva il governo del Logudoro al con- Nella primavera del 1806 i popoli del Logudoro si
te di Moriana, e questi potea consolare i logudoresi commoveano, e desiosi si affollavano sulla gran via
della perdita patita, e felicemente continuare la ri- per vedere e salutare il loro Sovrano mentre recavasi a
staurazione dell’ordine con la repressione de’ malvagi. Sassari. Il Re Vittorio Emanuele era intenerito sino al-
Gli algheresi videro in quest’anno rinchiudersi le lacrime agli spontanei onori, che gli rendeano i po-
nella Torre dello Sperone quel famoso tribuno ca- poli, e alla riverenza filiale, e dirò quasi religiosa, che
gliaritano, che per più anni era stato in tanta poten- gli dimostravano. Se l’accoglienza, che ebbe in Sassari,
za, che si sarebbe potuto far dittatore, se in lui fosse non era più affettuosa, era però più splendida.
stata l’ambizione. Emoli e nemici vedendolo caro al Nel 1807 il Re Vittorio Emanuele provvedendo
Duca di Aosta, cospirarono alla sua rovina; e sebbe- alla più retta e spedita amministrazione della giusti-
ne fosse notorio, aver lui ricusato le grandiose offerte zia, la quale altamente riclamavasi da tutti i popoli,
del general Bonaparte per l’ammessione de’ francesi stabiliva in ogni provincia una magistratura, per la
nella capitale, osarono incriminarlo di congiure e quale dalla suprema podestà giudiziaria a’ tribunali
tradimenti. Né tacquero finché non fu comandata la di prima istanza emanassero le deliberazioni, e si ec-
inquisizione. Il marchese Francesco De-Boyl si pose ad citassero i giusdicenti dipartimentali o locali all’ese-
un severissimo esame, e riconobbe la calunnia. A nuo- guimento delle medesime. Una forza competente
ve istanze de’ maligni si commise al cavaliere Giovan- era assegnata a ciascuna perché potessero operare alla
ni Mameli di indagare sopra le imputazioni, e le nuo- pubblica e privata felicità.
ve indagini smentirono gli accusatori. Ad una terza Il Logudoro si ripartiva in cinque prefetture, che
accusazione si riassunsero le criminali investigazioni furono nominate dai capiluoghi, Sassari, Alghero,
da D. Giuseppe Valentino; e questi, contro cui molti Ozieri, Bono, Bosa: tutte immediatamente dipenden-
avean protestato sotto la mano del carnefice, lo di- ti dalla R. Governazione; ed in ultima istanza dalla R.
chiarava reo. Fu una vittoria della giustizia e costanza Udienza.
di D. Gavino Nieddu, se Vincenzo Sulis non era Nel 1810 i popoli sardi delle terre occidentali te-
dannato alla morte ignominiosa, alla quale già molti mendo dell’epidemia manisfestatasi in Cartagena, e
de’ giudici lo aveano con loro voto consacrato. Vedi serpeggiante in altre città della Spagna, si comandava-
il Dizionario Biografico degl’illustri sardi, del cavaliere no dal governo le solite precauzioni sui littorali, e la
Pasquale Tola. ripulsa delle provenienze dai porti della Spagna e dalle
Nel 1801 Carlo Felice visitava Sassari, ed eravi ac- Baleari.
colto con supremi onori. Nel 1811 l’intemperie delle stagioni fe’ mancare
Nell’anno susseguente in sulla fine di ottobre (29) in gran parte i seminati, e questa scarsezza afflisse i
portava a que’ cittadini un acerbissimo ruolo la mor- popoli, e fece arditi i maligni speculatori. Intervenne
te immatura del conte di Moriana. A lui pure Carlo il governo favorevole ai primi, severo contro i secon-
Felice dedicava un monumento nella cattedrale tor- di, procurando almeno quanto fosse alla sufficienza,
ritana. e i prezzi già molto esagerati restringendo a 25 reali
Il conte Thaon di S. Andrea era sostituito al de- per starello. Ma le difficoltà, che molte occorsero per
funto principe nel governo di tutto il Logudoro: uo- aver d’oltremare la quantità, che difettava alla prov-
mo affabilissimo, otteneasi l’affetto universale: uomo vista, cagionarono una gran fame specialmente nel
prudentissimo, condusse felicemente le cose all’ordi- Logudoro, dalla quale generavasi nella classe povera
ne ed alla prosperità. una gran mortalità.
Nell’anno 1803 quando Carlo Felice in sulla fine Quanta sia stata la carestia dell’annona, pure do-
di aprile partiva al continente per rivedere la Reale Fa- po le provvidenze del governo, s’intenderà da que-
miglia, il Thaon poneasi in suo luogo in Cagliari per sto, che ad uno dei principali di Sassari sia paruta
il supremo governo, e supplivasi in Sassari e nel Logu- una gran sorte, che potesse procacciarsi tre rasieri di
doro dal cavaliere di Villamarina D. Giacomo Pes, co- grano per cento scudi, supponendo poi, che alcuni
mandante provvisorio della città e rocca di Cagliari. mesi addietro il rasiere non valea più di due scudi.
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I languenti nell’inedia, che abitavano presso le contro i littorali sardi, si provvedea perché molti,
marine, furono nel prossimo anno 1812 occupati quanti erano necessarii contro le grandi forze nemi-
dal timore della ferocia de’ barbareschi. che, concorressero in sui punti dell’aggressione, ordi-
Eransi già fatti alcuni saggi ordinamenti per rin- nando ai miliziani di tenere le armi pronte per agire
tuzzare l’audacia di questi implacabili eterni nemici dove fosse di bisogno.
delle nazioni cristiane; ed essendone stato salutevo- Il nembo poi nel 16 ottobre si versava sopra l’iso-
lissimo l’effetto, il governo li pose in consuetudine, e la di S. Antioco, dove la virtù di pochi sostenne per
comandò di operare secondo i medesimi tutte le vol- molte ore il furore della moltitudine de’ barbari
te che ricorressero le stesse circostanze. sbarcativi; e scemati di gran numero li sconsigliò di
Ecco il provvedimento lodato. – Dalle popolazioni gittarsi sopra altre spiaggie a cimentarsi.
più prossime alle torri si comanderebbe un esplorato- L’anno 1816 sorgea malaugurato ai popoli sardi
re: questi vedute le navi barbariche rivolte al lido, ri- per la coincidenza di due disgrazie, la fame e la epi-
tornerebbe a spron battuto: si armerebbero quanti fos- demia.
sero idonei alle armi, e senza indugio marcerebbero Nel mese di febbrajo si manifestavano in Cagliari
contro gl’invasori: da questo luogo si chiamerebbero certe febbri, che i medici dissero nervose, e che fre-
per velocissimi nunzii i popoli vicini: questi si affrette- quentemente erano complicate con gastricismi e con
rebbero in sul punto minacciato; e per nuovi aumenti infiammazioni, e che poco o nulla eran diverse da
di milizie si radunerebbe una forza considerevole, che quelle, che nello stesso tempo affliggevano varii pae-
potesse tener lungi dal lido i nemici, o rincacciarli. si del continente. Se ne riferì la cagione alle vicissitu-
A queste angosce si aggiunse, comecché per pochi dini atmosferiche e a qualche vizio arcano, che aves-
giorni, il timore d’un profondo sovvertimento delle se concepito l’aria; e parve a molti una certa prova di
cose attuali, nel sospetto d’una cospirazione molto ciò la diffusione del male pure in quelle regioni, con
ramificata e già matura. Fortunatamente abortiva, e le quali non erano state relazioni.
non esistettero i soliti temuti effetti dello sfrenamen- La città di Sassari non restò per molto immune
to delle passioni, sebbene non sia mancato quello, dalla fatal malattia, e una spaventosa mortalità deci-
cui principalmente si mirava. mò la sua fiorente popolazione. In altre terre del Lo-
In quest’affare fu un mistero. Un pensiero politi- gudoro fu ancora più perniciosa la malignità di quel
co volle creare una forza materiale per elidere una morbo, e contro ciò, che asserivano i medici, parve
potenza, che secretamente agiva contro il diritto del- contagioso.
la Casa di Savoja. Nacque la forza materiale dai soliti Premendo i popoli simultaneamente la carestia, il
elementi, dalla riunione di anime ben e male inten- governo provvide perché si introducesse il frumento
zionate: alcune intente al ben comune, altre al parti- necessario, e perché i monopolisti non esigessero prezzi
colare vantaggio; e tutte perfettamente ignare di eccessivi. Ma non tutto poteva essere secondo le inten-
quello, per cui erano chiamate, comecché avessero zioni benefiche di Carlo Felice: i grani, che si importa-
certissimo che si volesse ritornare nella giornata del rono non furono sufficienti, e gl’ingordi venditori do-
28 aprile. Forse l’arcano non era che nella cognizio- mandarono ben più che trenta reali per starello.
ne dell’uomo solo, che mediava tra questi agenti e Si potrà intendere quanta sia stata la penuria ne’
l’uom del mistero, il quale studiosamente teneasi paesi poveri e distanti dal mare, se in Sassari era dispe-
nell’ombra, e vi saria rimasto finché fosse comincia- rata, e mortale. Apparivano ad ogni tratto quasi spettri
to il movimento. Allora sviluppato dalla sua nebbia di morti, a passo lento e vacillante, mestamente ge-
a governar le operazioni, avrebbe, per soddisfare agli menti, spesso appoggiantisi, e dopo piccol tratto assi-
operatori, reintegrata in tutte le parti la costituzione dentisi nella fievolezza de’ nervi, ed appena potenti a
politica; e per soddisfare alla nazione ed alla giusti- porger la destra per un soccorso, che meno domanda-
zia, assicurata la successione nella Casa di Savoja. va la fioca voce, che lo sguardo spegnentesi. Il languo-
Nel prossimo anno essendo il morbo contagioso re invadea finalmente i principali organi della vita,
ripullulato in alcuni paesi del levante, e continuando sentivano i digiuni il deliquio del core, strideano mi-
le stragi della febbre epidemica in alcune provincie serabilmente nell’estremo lamento e stramazzavano
della Spagna, si rinnovarono le precauzioni per la morti nelle contrade. La memoria di questi giorni
conservazione della salute pubblica, le quali furono quando viene negli spiriti, e si riflettono nella imma-
più rigorosamente comandate, quando per il morbo ginazione quelle scene lugubri, i cuori pietosi restano
sviluppatosi in Malta si intese maggiore il pericolo. compresi da una angosciosa mestizia; però il pensiero
Le angoscie si andavano succedendo ne’ popoli sar- rifugge di ritornare in quell’anno fatale.
di per il terrore e tormento di mali gravissimi, or della Venuti i giorni di giugno, e l’ubertà dell’immi-
peste, or della inedia, ed or della ferocia africana. nente raccolto, e la benignità del morbo, segnando
Nel 1815 si spargea la fama di una prossima inva- Iddio già placato ai popoli sardi, Carlo Felice si con-
sione dei barbareschi, alla quale diceasi destinata la gedava dai medesimi, lasciando in suo luogo il gene-
flottiglia, che armavasi dai tunisini. rale Villamarina.
Il governo addì 30 agosto richiamava all’osservanza I primi quattro mesi dell’anno 1817, essendo stati
i provvedimenti di difesa stabiliti nel 1812; e quando aridissimi, i seminati non poterono vegetare che in po-
poco dopo si intese, che erane certa la destinazione che regioni e ne’ luoghi più bassi ed umorosi, però il
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provvido governo facilitò in tutti i modi l’introduzione e contro i nemici pubblici, nominatamente contro i
del grano estero, permettendo ai negozianti di esitarlo barbareschi. Ma tolta l’una e l’altra causa da che eran-
a libero prezzo, importarlo ed esportarlo, se non si ese- si di molto migliorate le condizioni politiche, ed avea-
guisse la vendita, con immunità di gabella, ed esimen- si nell’aumento della pubblica forza un’idonea gua-
do le navi dai diritti d’ancoraggio e tonnellaggio. rentigia della tranquillità e sicurezza individuale; però
A maggior angoscia degli spiriti destavasi il timo- (27 febbr. 1819) si proibiva il porto di quelle armi,
re della pestilenza, che imperversava troppo vicina che finallora erano state permesse, riservata al V. R. e
nelle provincie di Algeri e Costantina, donde potea al governatore di Sassari la facoltà delle licenze a tem-
essere facilmente propagata nell’isola dalle gondole po illimitato.
coralline, alcune delle quali si sapeano infette. Ma le Assicurate così le persone, si stimò di assicurar me-
savie precauzioni rassicurarono i cuori. glio le proprietà sostituendo altri custodi a’ barrancel-
Intento al bene dell’agricoltura e al miglioramento li, che da tempo immemorabile avean assunto l’impe-
della pastorizia il governo, avea favorito la chiusura gno di vegliare sopra le terre culte, i predii, il bestiame
de’ terreni, e già grandi aree in molte regioni erano del prato e le altre cose che i proprietarii volessero cu-
cinte di muriccie o vallate con siepi. Siccome però in stodite, con l’obbligo di compensare i danni che aves-
questo modo si restringevano i liberi pascoli, però i pa- sero patito per loro negligenza i denunzianti; i quali
stori già in qualche luogo avean rovesciato le cinte, e dovean loro in premio delle fatiche e de’ pericoli certa
minacciavano di far altrettanto sopra tutti i chiusi, e nel retribuzione proporzionata alle cose denunziate. Que-
1818, quando certi proprietarii di tanche nel Monta- sta istituzione, che erasi mantenuta per molti secoli,
cuto erano citati a render ragione sopra alcune suppo- fu allora per alcuni inconvenienti accidentali in vero,
ste illegittimità, i maligni che aveano interesse per i e non di essenza, come si pretese, riputata insufficien-
pascoli liberi, andarono vociferando, che il governo te, e per una gravissima esagerazione si accusò fonte di
mal volentieri pativa l’assorbimento de’ pascoli, che molti disordini. L’ufficio si disse oneroso, pericoloso, e
faceano le chiusure, e che se non ne comandasse la fin rovinoso a’ patrimonii: si rappresentarono le ini-
demolizione, non la vieterebbe. Era gran pericolo, che micizie, le liti interminabili, le violenze, le risse, i de-
i malaccorti pastori, credendo di non offendere il go- litti di ogni genere!! e conchiudeasi quanto fosse in
verno, facessero quello che loro giovava. Ma interven- pratica, checché apparisse, contrario al fine il com-
ne a tempo il Villamarina (10 marzo) a ritenere quelli, mettere a’ barracelli la gelosa cura di difendere la pro-
che per queste seduttrici insinuazioni erano disposti al prietà de’ conterrazzani, talvolta loro privati nemici; si
malefizio, promettendo di perseguitare gli autori del- rappresentava quanto quelli che non erano male in-
l’eccesso, e di spedire le truppe a spese di quei comu- tenzionati abborrissero dal gravissimo incarico, sì che
ni, presso i quali accaderebbero questi disordini. Nes- sarebbe già da molto tempo mancata la barracelleria,
suno osò, sapendo tutti benissimo, che le sue promesse se il governo non avesse costretto quelli che si voleano
erano più che parole. Tuttavolta volendo togliere ciò esimere dall’ufficio, senza badare in questo, che se il
che potesse essere occasione a qualche fatto, proibì di governo così ordinava, egli era perché le comunità co-
formar alcuna tanca senza aver prima ottenuta la de- sì volevano, e che se queste così voleano, egli era per-
bita licenza. ché ne provavano i vantaggi; si rappresentava che in-
In quest’anno (4 luglio) creavasi dal Re un corpo di darno si era tentato di correggere questi difetti… In
militari, sotto il nome di moschettieri, a mantenere e conseguenza delle quali querele abolivasi il barracella-
proteggere la sicurezza pubblica e la tranquillità. Il V. to, e nel 10 luglio 1819, quando si applicarono al cor-
R. Thaon de Revel ne notificava al pubblico le attribu- po de’ cacciatori reali le attribuzioni de’ moschettieri,
zioni. Provvedutosi molto salutarmente all’ordine pub- si applicava insieme l’ufficio de’ barracelli. Speravasi
blico con questa istituzione, si provvide alla ristaura- che un corpo di militari prescelti, soggetti a una rigo-
zione de’ monti di soccorso. Le loro dotazioni erano rosa disciplina, guidati dall’onore e dal dovere, senza
lungi dall’esser intere dopo che nella scarsità degli ulti- spirito di parti, senz’odio e quelle altre passioni che
mi anni non si erano da molti agricoltori rimborsate le soleano agire ne’ barrancelli, fosse più adattato alle
somministranze: epperò a reintegrarle, come era neces- funzioni del barracellato, che la moltiplicazione delle
sario alla utilità comune, il Revel mandava visitatori, i stazioni, come meglio guarentirebbe la universale
quali accertassero i fondi esistenti, e scoprissero gli tranquillità felicemente ristabilita nel regno, meglio
abusi; e comandava a supplemento degl’impotenti un ancora assicurerebbe a’ proprietarii il godimento de’
seminerio gratuito, o roadia, che tutti i comuni avesse- frutti della terra e la conservazione del bestiame; e che
ro a incominciare nel subentrante 1819, e continuare finalmente sarebbero tutti i regnicoli lietissimi de’ pri-
negli anni successivi finché il monte granatico e il marii e massimi beneficii d’un buon governo, cioè
nummario ritornassero alle loro cifre. della sicurezza delle persone e delle proprietà: se non
Più volte erasi proposto di proibire le armi, perché che la esperienza comandò ben presto di ritornare nel
veramente in uomini di ardentissima tempera, quali sistema abolito.
sono i sardi, non restavano innocenti pur senza grave L’amorosa sollecitudine del Re per la prosperità de’
causa; e altrettante non si accolse la proposizione per popoli sardi fu nello stesso anno contestata da tal
queste due principali ragioni e spessamente congiun- provvidenza, dalla quale si dovea ottenere un gran
te: la necessità di un mezzo di difesa contro i malvagi vantaggio. Avendo egli veduto che il commercio di
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grani già da parecchi anni erasi volto nel Mar-nero Le grandi riforme, e radicali, erano già mature. Vit-
per il vil prezzo, al quale in quei porti si vendeano le torio Emanuele si era ben convinto, che una delle
messi poco dispendiose di quei fertilissimi terreni; e peggiori cause dello stato miserabile della Sardegna
ben avvisandosi che la Sardegna non più potea confi- era la comunanza delle terre: avea veduto nella chiu-
dare nello smercio vantaggioso de’ prodotti cereali, sura de’ terreni il vero mezzo di assicurare ed estende-
non ostante l’ottima loro qualità; però nel desiderio di re le proprietà, di avvantaggiare l’agricoltura, bonifica-
riparare prontamente al danno che risultava da questa re ed attivare in molte parti il suolo, moltiplicare e
infelice mutazione, pensò al modo migliore: e perché migliorare i prodotti, con le maggiori sussistenze assi-
fra’ coltivamenti convenienti al clima della Sardegna il curare una maggior popolazione; e dopo tali cose
cotone era quello, la cui introduzione fosse più facile, quelle altre, che occorrono ad uno spirito sagace nel
e nello stesso tempo più vantaggiosa anche perché era ragionamento; epperò stando nell’isola, aveva inco-
una materia universalmente adoperata, un alimento raggiato a cotesto innovamento. Ma non contento di
alle manifatture per le opere più comuni e più sottili, ciò nel suo desiderio di veder fiorire quel regno, si de-
e perché forniva un lavoro adattato alla destrezza e alle terminò ad un maggior impulso; ed essendovi allora
forze di quelle persone, che non faticavano nell’agri- una forza rispettabile a contenere i pastori, dava una
coltura; pertanto ordinava che in questo concorresse- legge, per la quale potesse ogni proprietario libera-
ro i monti di soccorso ne’ paesi, il cui suolo fosse ido- mente chiudere di siepe o muro, o vallar di fossa qua-
neo a quella cultura o a secco o a irrigazione, e si lunque suo terreno non soggetto a servitù di pascolo,
commise alle giunte locali, che in tutti i modi procu- di passaggio, di fontana o di abbeveratojo, ed ogni co-
rassero di naturar nell’isola questa pianta. mune esercitare sopra il terreno, che gli spettasse in
Nello stesso giorno si pubblicava un indulto gene- proprietà, gli stessi diritti assicurati a ogni altro pro-
rale con varie restrizioni e condizioni pe’ delinquenti prietario, o ripartirlo per eguali porzioni fra i capi di
così carcerati, che profughi, e sgombravansi i salti dai famiglia, o venderlo, o dar a fitto.
banditi. Nel 1821 e nei giorni 25, 26, 27 di marzo la pub-
Si estrassero in questo anno dal littorale di Pitti- blica tranquillità restò gravemente turbata nella città di
nuri settemila cinquecento grosse querce tagliate Alghero. Se non era penuria di annona, tuttavia dole-
nelle selve di Scano nel 1818 infeudate al duca di S. vasi il popolo della piccolezza del pane, dell’alto prezzo
Giovanni, al quale si diedero due lire sarde per pian- de’ grani; e temendo, che il genere facendosi più raro,
ta. Il legname trasportato ne’ cantieri di Tolone fu
il prezzo si facesse ancor più alto, mormorava delle
per la densità e docilità riputato preferibile a qualun-
permesse estrazioni, e molti del popolo andarono dal
que altro legno di Europa, e si stimò da persone in-
governatore perché le proibisse. Offesi della negligenza
telligenti che i vascelli formati di quercia sarda si po-
trebbero guarentire per una durata doppia sopra quelli fremettero; e in questo avendo veduto entrar nella città
che fossero costrutti co’ legnami di Svezia e della Ro- quaranta cavalli carichi di grano, e intesa la destinazio-
magna. L’incomodo del troppo peso si scemò con la ne del medesimo ad oltremare, fermarono i vetturali
sottigliezza degli assi, e nella sottigliezza si ebbe un sulla piazza, e li obbligarono a metter giù i sacchi, e a
vacuo maggiore. vender al prezzo, che ponessero i compratori. Il gover-
Il felice successo animò gl’impresarii Chiappa, Pe- natore avvisato del tumulto, che già era stato ben pre-
loso e Balbo, si associarono con la marina genovese, sagito, corse a comprimerlo con alcuni soldati; ma
e fecero nel 1822 nuovi contratti col R. patrimonio n’ebbe onta, perché vide ritolto il fazioso, che avea fat-
per la selva di s. Leonardo, col baron di Sorso per to arrestare, disarmati i soldati, e sentissi maltrattato
quella di Montiverro, e col marchese della Planargia con le parole e con le mani, anzi poco mancò che nol
per quelle che avea nel fondo di questo nome, pat- fosse peggio con la punta de’ pugnali.
teggiando lire n. 9 per ciascuna pianta di s. Leonar- Quindi i sediziosi precipitarono in altri eccessi. Al
do e Montiverro, e 7 per quelle della Planargia. Si suggerimento ed eccitamento di anime maligne
fecero più di 300 mila piedi cubici di legname, e molti si rivolsero al porto per assalire il legno, che
questo si diresse parte a Livorno e parte a Genova. Si caricavasi, e far preda; ed avrebbero operato secondo
volle poi dalla stessa società tentare un taglio più co- il reo consiglio, se il cavaliere Suni divenuto oramai
spicuo nelle selve del Goceano per piante 12 mila, e troppo ossequioso, non li avesse affidati, che farebbe
nella foresta di Sauccu per 6 mila. Sauccu avea allora subito riportar in terra tutto il carico.
800 mila querce e 4 mila elci maturi per il taglio. Mentre così contenevasi una parte, l’altra si tra-
Il timore del morbo contagioso ridestavasi nel sportava, e già molti erano corsi a trovare il Picinelli
1820, e principalmente tra i popoli occidentali per la nella sua vigna, e condurlo in città per render ragio-
prossimità della infezione in Majorca e nelle coste ne de’ grani imbarcati.
d’Africa. Siccome allora scorrea il mediterraneo una Venne il giorno 26, e ricominciò il rumore. I fratelli
flotta algerina, che visitava i bastimenti, e questi po- Caneglias in capo ad una gran folla s’impadronivano
teano prenderne e spargere i semi nell’isola; però pru- della porta di mare e dell’altra di terra; e qui fecero
dentemente il governo vegliava ad impedire le comu- violenza a coloro, che uscivano ai lavori agrarii, obbli-
nicazioni sospette, e chiusi gli altri porti del Logudoro gandoli ad unirsi secoloro, ed a cooperare in ciò, che si
restarono aperti solo in Alghero e in Portotorre. farebbe per il ben comune, com’essi dicevano.
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Le opere furono scellerate: si corse alla casa del Pi- Sorgeva il sole del 27 e ridestavasi il rumore, ma
cinelli, si domandarono le chiavi, e si saccheggiarono più grave che altrove presso la porta di terra. Ivi i fra-
i magazzini, mentre altri nel molo rapivansi quello telli Caneglias e Michele Sanna Capellanu sostenuti
che si rendeva dal bastimento. da molti satelliti avendo disarmata la guardia ostavano
Crescendo l’ingordigia, si volsero al negoziante perché i coltivatori non uscissero. Ma crescendo il nu-
Gaetano Rossi, e tra clamori insani percuotendo con mero de’ contadini, questi urtarono nell’opposizione,
una tempesta di sassi le finestre, i furiosi non si avvi- si aprirono un varco, e andarono alle loro faccende.
sarono dei cenni pacifici, che si faceano dagli assaliti. Uscivano poco dopo gli ammutinati a continuare
Fu grande sventura, che una pietra cogliesse uno de’ le ricerche de’ depositi de’ monopolisti, a far bottino
figli del Rossi, e che questi nella prima puntura del nelle vigne e nelle mandre, e gli uni dopo gli altri ve-
dolore sparasse un archibugio, che vennegli fra le deansi poi rientrare nella città traendo i cavalli cari-
mani. Quel colpo comecché poco nocivo, perché fra chi di frumento, e andare in sulla piazza per far la
quella moltitudine erano due soli leggermente feriti vendita al prezzo, che essi credean giusto, del quale
da alcuni pallini, esasperava gli animi sino al furore. non si appropriavano tuttavolta che la mercede della
Si chiamarono altre genti a opprimere il monopoli- loro fatica, consegnando il resto a persone probe,
sta, e si ruppero le porte. perché lo passassero nelle mani de’ proprietarii.
I Rossi uscivano allora dal tetto per i terrazzi a sal- Come nelle due precedute giornate, così in questa
varsi nelle case vicine. Sottraevasi al primo colpo il comparvero alcune femmine tra’ tumultuanti, e più
Gaetano, ma la figlia Anna Maria dava un alto stri- animosa e maligna delle altre la Caneglias, degna so-
do, e cadea. Sanguinosa e moribonda era rilevata dai rella de’ suoi fratelli, concitava gli animi a tutte le
vili feritori; s’udì un gemito nell’aria, risuonò la rovi- opere ree.
na, e giacque sfracellato sul suolo il corpo morto. Il tamburo delle truppe sassaresi suonò improvvi-
Al grido della figlia ricompariva il misero padre samente dalla porta di terra, e incontanente tacque-
per tentar difesa o per supplicare i feroci. Dicea tra il ro tutti, si dispersero gli aggruppamenti, i più rei si
pianto la prima parola, ed era colto in mezzo il capo nascosero, e dopo tre giorni di orribil tempesta rista-
da un gran fendente, e in mezzo il petto da un’arma bilissi la tranquillità.
da fuoco. Il governo non lasciava impuniti disordini così gra-
Le due vittime non placarono l’ira de’ furiosi, e in vi e delitti di tanta atrocità. Una delegazione mista
vendetta dell’innocente colpo di Giovanni voleasi la esaminava i fatti de’ principali delinquenti, e quando
vita di costui, della sua madre Maria Vitelli, e della il processo fu maturo al giudizio ne condannava tren-
sorella Bonaria. Quei barbari venendo sopra le due tatré alla morte e quarantacinque a varie pene, dalla
donne spaventate, gli ospiti pietosi si esposero per galera perpetua sino a pochi mesi di carcere. Tra’ se-
salvarle dalle percosse, dalle ferite, ma non poteron condi erano alcuni contumaci, soli otto tra’ primi, de’
storcere tutti i colpi, e se lo schioppo del Caneglias quali non pertanto non più che nove furono giustizia-
non facea un fuoco falso la giovinetta saria caduta ti, avendo agli altri fatta grazia il V. R. commosso dal-
spenta a piè de’ suoi difensori e della madre. le querele di molti buoni algheresi, che sapeano essere
Eran uomini quelli che nella contrada insultavano stati pochissimi quelli che avessero operato i gravissi-
il cadavere della trucidata fanciulla? e si opponevano mi delitti, e da altre giuste considerazioni.
perché non le fossero composte le insanguinate vesti? I molti lamenti de’ proprietarii lesi nelle loro cose
Mentre gl’inumani soddisfacevano alla loro bestial fe- più spesso e gravemente, che non accadeva sotto i
rocia, i ladri saccheggiavano, guastavano, e divideansi barrancelli, e non compensati de’ danni, come era ne’
men che socialmente gli effetti d’oro e d’argento, le concordati de’ particolari possidenti con le compagnie
merci ed una somma di circa 80000 ll. n. barraccellari, essendo giunti al governo; e ben consi-
Calmatosi alquanto quel furore entrò negli animi il derate le cose essendosi conosciuto che il corpo de’
timore delle vendette del governo, e per sottrarsene si cacciatori reali, a’ quali erasi dato l’incarico de’ barran-
animarono alla resistenza. Il governatore udì approssi- celli, non rispondeva al fine della istituzione per la sua
marsi la sedizione, si ricordò del suo padre, e temette insufficienza a custodire le proprietà e a sorvegliare le
di aver a subire un simil destino. Ma i tumultuanti campagne; e che le poche macchizie e tenture, che
non volean più che le chiavi dell’arsenale per armarsi (nella circolare 12 agosto 1829) si erano destinate alla
e respingere le truppe di Sassari, che sospettavano già indennità de’ particolari denunzianti non bastavano a
imminenti, e il permesso di poter rintracciare il Gio- siffatte compensazioni; però si restituivano le antiche
vanni fin allora non ritrovato, e ricercare i grani, che barracellerie, comeché questo regresso all’abbandona-
pretendean nascosti da monopolisti. Si desistette dalla to sistema siasi voluto velare col nome nuovo, che da-
prima domanda per l’assicuranza che non si era invo- vasi a’ barrancelli di cacciatori provinciali, quasi un
cato alcun rinforzo; ma si vollero le due licenze; e su- corpo subalterno de’ cacciatori reali; e si decretava per
bito gli uomini sanguinarii invasero in varie contrade la indennizzazione de’ dannificati, che la equivalenza
le case, ed anche il palazzo del vescovo, domandando de’ danni sarebbe prelevata dalla massa de’ diritti bar-
alla vendetta del popolo il giovinetto: e i ladri scortati racellari e delle multe, e del residuo una metà versata
dalla truppa, come avean voluto, si dispersero per le nell’erario, l’altra in eguali quote distribuita in mercé
vigne, e spaventarono anche i poveri cappuccini. de’ servigi.
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829 Logudoro

Questi cacciatori, che si coscrissero in egual nu- Nella algherese tre distretti con anime 26,659: I.
mero alla metà degli antichi barrancelli, furono poi Alghero con sette, II. Bonorva con otto, III. Tiesi
nell’anno 1824, 17 dicembre, accresciuti a poco con cinque comuni:
men che quanti soleano essere i barrancelli, essendo- Nella nuorese sette distretti con anime 47,904: I.
si portati al totale di quattromila. Nùoro con tre, II. Bitti con sette, III. Bono con no-
In sulla fine del maggio (28) il V. R. pubblicava ve, IV. Fonni con otto, V. Galtellì con sei, VI. Orani
l’avvenimento di Carlo Felice al trono di Sardegna; e con cinque, VII. Posada con quattro comuni:
comandando in tutto il regno la consueta solenne Nella cuglierese quattro distretti con anime 30,117:
acclamazione, dichiarava a’ popoli la reale intenzione I. Cuglieri con tre, II. Bosa con dieci, III. Bortigali
di conservare al regno non meno i suoi statuti politi- con nove, IV. Santu-Lussurgiù con tre comuni:
ci, che le altre grazie e i privilegi accordati. Si tenne Nell’ozierese quattro distretti con anime 28,132:
poi la solita assemblea nazionale nella chiesa mag- I. Ozieri con sei, II. Buddusò con tre, III. Oskeri
giore della capitale, dove il V. R. prestava in nome con quattro, IV. Tempio con nove comuni.
del Sovrano il consueto giuramento, e ricevea quello In Sassari si mantenne l’ufficio della vice-inten-
delle tre prime-voci degli stamenti e degli arcivescovi denza generale per la direzione delle provincie di Al-
e vescovi del regno. ghero, Cuglieri e Ozieri. Il vice-intendente generale
Contentandosi il Sovrano delle sacre promesse delle era insieme intendente della provincia di Sassari.
tre prime voci che insieme con gli stamenti hanno la Il prefetto, luogotenente-prefetto e segretario di
rappresentanza di tutta la nazione, dispensava gli altri prefettura restarono incaricati di esercitare provviso-
stamentarii in considerazione dell’incomodo e delle riamente i rispettivi impieghi di intendente, sottoin-
spese che dovrebbero subire. tendente e segretaro. La definitiva separazione delle
Nell’ottobre dell’istess’anno i nunzii che si ebbero incumbenze giuridiche dalle economiche non si fece
della propagazione della febbre gialla lungo le coste prima del 25 ottobre 1825; e allora si semplificava il
della Spagna e ne’ lazzeretti di Maone e di Marsiglia, servizio delle prefetture con l’abolizione de’ luogote-
ridestarono gravi timori per la salute pubblica, e più nenti-prefetti e segretarii.
gravi che altrove tra’ logudoresi, che erano più pros- Nel giorno 29 dicembre il marchese di Villahermo-
simi al pericolo. Il governo provvedea però efficace- sa, deputato de’ tre stamenti del regno di Sardegna, ac-
mente contro gli sbarchi clandestini. compagnato dal marchese Boyl di Putifigari, reggente
Già cadendo il dicembre si comandavano, e subi- nel supremo consiglio di Sardegna, e seguito dagli altri
to dopo si effettuarono nel sistema organico delle individui sardi dell’ordine militare e dell’ecclesiastico,
prefetture quelle modificazioni e variazioni, che con- che si trovarono in quella dominante, presentava a
sigliava la esperienza. I prefetti cessarono di esser Carlo Felice gli omaggi dell’intera nazione sarda.
giudici di appello nella loro provincia, e quindi die- L’anno 1822 sorse ben augurato alla Sardegna per
dero il loro voto a’ ministri ordinarii delle curie, se gli incominciati lavori delle principale strada di co-
questi non fossero approvati consultori per la prola- municazione fra le provincie meridionali e il Logu-
zione delle sentenze ne’ processi civili e criminali. doro, dalla quale si diramerebbero poscia le princi-
Dalle sentenze proferte da’ consultori, o col voto pali a’ porti più frequentati e comodi del mare sardo
del prefetto, era appello nel Logudoro alla Real Go- e Tirreno. Il ravvicinamento de’ luoghi, l’agevolezza
vernazione, e poscia alla Real Udienza. dello scolo delle derrate indigene ai punti d’imbarco,
Furono i logudoresi per questa riforma dispensati dovea indubitatamente produrre maggior attività
d’uno de’ giudizii intermedi, pe’ quali solean passare nelle operazioni commerciali, l’incoraggiamento del-
sino alla finale ultimazione; ma, come è evidente, re- l’industria nazionale e l’incremento delle private for-
starono in peggior condizione degli altri, che subito tune e della potenza dello stato.
arrivavano al tribunale supremo. Addì 6 aprile, giorno anniversario della nascita
La prefettura sassarese componevasi di comuni 23, del Re, il marchese di Yenne suo luogotenente ponea
l’algherese di comuni 19, la cuglierese di comuni 24, in Cagliari nella piazza di s. Carlo la pietra fonda-
la ozierese di comuni 22. mentale della colonna-zero delle miglia della grande
In Sassari, Alghero e Bosa si ristabilirono i veghie- strada sino a Portotorre, che fece erigere a sue spese,
ri e gli assessori, e in Castelsardo i podestà indipen- e quindi si pose mano all’opera.
dentemente dalla giurisdizione de’ prefetti. Le sustruzioni d’una parte di questa grande strada
Alcuni giorni dopo (27 dicembre) si stabilirono uf- furono fatte sul fondamento di una delle centrali del-
ficii di intendenza, tesoreria, esattoria; e rispettiva- l’antiche grandi vie, che sogliono dir romane, come-
mente all’amministrazione economica il regno fu di- ché fossero più probabilmente anteriori al loro domi-
viso in provincie e distretti, e si scelsero per capiluoghi nio sopra l’isola; e nel Logudoro si profittò di un gran
le città o terre, le quali per la loro importante situazio- tratto del tronco che cognominano Boyl, perché nel
ne, centralità, salubrità, parvero più degne di questa principio del secolo per commissione del governo ria-
distinzione. Nel Logudoro furono stabilite cinque privasi dal marchese Vittorio tra il ponte Melchi e il
provincie, Sassari, Alghero, Nuoro, Cuglieri, Ozieri. monte Brighini per Abbassanta e Fordongianos sino a
Nella provincia sassarese erano tre distretti con circa 30 mila metri, e non avanzavasi oltre, perché l’era-
anime 54,717: I. Sassari con sette, II. Codrongianos rio non potea subire il dispendio, sebbene tenuissimo.
con nove, III. Nulvi con otto comuni: Vedi il Diz. Biog. del Tola, Pilo-Boyl Vittorio.
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Logudoro 830

Tra le molte provvidenze per migliorare lo stato Nel 1828 (8 febbrajo) si ordinava dal Sovrano il re-
materiale della Sardegna non dimenticava il governo golare ed universale innesto del vaccino nel regno, e lo
il miglioramento morale. stabilimento di alcuni posti fissi di medico e di chirur-
Nel 1823 (4 marzo) i cacciatori reali di Sardegna go nelle provincie. Furono stabiliti in ogni città alcuni
si incorporarono ai carabinieri reali; e distinti in due commessarii delle vaccinazioni, e particolarmente due
divisioni denominate da Cagliari e Sassari, sotto il in Sassari, ed uno singolarmente nelle altre città del
comando d’un colonnello in secondo, e dipendente- Logudoro. In Alghero, Cuglieri, Ozieri, e Nuoro furo-
mente dagli ordini del colonnello comandante il cor- no stabilite giunte provinciali incaricate di sopravvede-
po, e dell’ispettore generale dell’arma, ebbero l’incari- re l’andamento delle vaccinazioni, e la condotta dei
co di assicurare l’ordine e l’esecuzione delle leggi con medici e chirurghi distrettuali. Quella di Sassari, che
una vigilanza attiva, non interrotta, e repressiva. fu detta superiore, ebbe la facoltà di dirigere non solo
Nei provvedimenti, che poco dopo si pubblicaro- le vaccinazioni ed i medici e chirurghi della provincia,
no per l’incremento della istruzion pubblica, è degno ma anche le giunte provinciali del capo.
di menzione quello che fu proposto per il convenien- Ricostrutta in miglior forma la casa del comune, i
te erudimento de’ fanciulli in tutte le terre del regno, consoli di Sassari nel 1828 volsero i loro pensieri a
in ciascuna delle quali doveasi istituire una scuola, ed uno stabilimento di pubblica ricreazione, quanto e
insegnarsi a leggere, scrivere, conteggiare, e spiegar la quale domandava la popolazione e la dignità del pae-
dottrina cristiana e il catechismo agrario, ordinandosi se. Ma perché non si avevano le somme necessarie, il
un corso di tre anni sotto l’ispezione dei parrochi, e Re alle preghiere del marchese Boyl dava un impre-
la sorveglianza degli intendenti provinciali, come de- stito di ll. n. 50000, che dovrebbero essere rimborsa-
legati dei rispettivi magistrati sopra gli studii. In alcu- te in dieci anni per l’intendente generale del regno
ni paesi del Logudoro per la cura de’ curati si videro dalle lire sarde 6318.19.6 che le finanze corrisponde-
presto bei frutti da siffatto stabilimento. vano alla città in compenso delle dogane.
A questo benefizio per lo spirito e per il cuore susse- In questo fu fatto un provvedimento molto ingrato
guiva nello stesso anno un altro ordinamento per la ad alcuni cittadini, perché abolivasi la fabbrica de’ ta-
pubblica onestà. Vigeva più che altrove in varii paesi bacchi e si tentava annullare l’industria clandestina de’
del Logudoro il pessimo abuso di permettere la cele- contrabbandieri; il che diede cagione di nuove calun-
brazione degli sponsali fra impuberi, e spesso fra una nie a quei poco sensati, che sognano sempre i cagliari-
impubere e un uom maturo, ed era peggio, che si tol- tani occupati del pensiero delle loro cose, e nell’invi-
lerasse la coabitazione degli sposi e delle future spose dia operosi a’ loro danni, senza che volessero cessare
con offesa del buon costume, e contro gli espressi co- dalle inique mormorazioni dopo che fu manifesto che
mandamenti de’ sacri canoni; per il Re dopo aver invi- così avea ordinato il Re per evitare inutili spese e gravi
tato i prelati del regno perché ordinassero ai parrochi danni. Era stato dimostrato dall’intendente generale
di non assistere, o assentire agli sponsali degl’impuberi, che la manipolazione de’ tabacchi in Sassari era il fo-
proibiva ai notai che ricevessero alcun atto o dichiara- mite di continui ragguardevoli sfrosi, e che un gran
zione di sponsali, se non sapessero gli sposi pervenuti numero di famiglie ottenea sue sussistenze da questa
all’età dalle leggi definita per la pubertà; dichiarava poi illecita manifattura e dall’occulto commercio de’ pro-
senza alcun effetto civile le convenzioni e gli obblighi, dotti; era stato provato che le spese di mantenimento
che naturalmente procedono dagli sponsali, se questi si e di vigilanza per quella fabbrica ammontanti a cospi-
contraessero in via privata; e quindi ordinava alle curie cue somme si poteano economizzare per essere un so-
locali, che dove constasse dell’abuso della coabitazione, lo stabilimento sufficientissimo a’ bisogni dell’interna
ne dessero notizia agli ufficii fiscali, i quali promove- consumazione, e dopo siffatte convinzioni erasi deli-
rebbero le loro istanze innanzi ai rispettivi magistrati berato di sopprimerla. Aspettavasi un’occasione a ese-
della Reale Udienza, o della reale governazione, perché guire la deliberazione, e questa venne quando l’Ehr-
previo un sommario giudizio, fossero i colpevoli puniti sam nelle sue stipulazioni con le finanze pose tra’
a tenore delle leggi e consuetudini del regno. preliminari del contratto quella soppressione.
Nel 1826 Leone papa XII mandava alcuni visitatori Il consiglio civico sperò che per la mediazione del
apostolici sopra i regolari di Sardegna. Questi delegati marchese Boyl sarebbe disfatto quel che si era fatto,
dopo aver veduto lo stato de’ religiosi nella capitale e e restituita in Sassari la fabbrica; e nella fiducia che
nelle provincie meridionali, passarono in Sassari, e qui- nulla negherebbesi a tanto intercessore gli porsero
vi il capo de’ medesimi, l’arcivescovo d’Urbino, cadea altre domande, nelle quali apparivano sentimenti
di morte inopinata addì 2 gennajo 1827. non molto lodevoli.
Nel 1827 si organizzavano le milizie nazionali di Correa allora la fama che nella capitale si istituireb-
fanteria e cavalleria, che la regina Maria Teresa, reg- be un collegio delle provincie e un grande spedale, e
gente del regno, avea con l’editto del 12 agosto 1815 dolenti i consoli di quella che nulla di simile si ordi-
ricostituite secondo il regolamento del 29 agosto nasse per la loro città deliberarono di supplicare per
1799. Tutta la forza miliziana del regno fu ripartita, un consimil collegio nella medesima per i cittadini e
in undici battaglioni pel capo meridionale, ed in ot- logudoresi, e di contraddire allo stabilimento dello
to pel capo settentrionale, con la denominazione di spedale. Rappresentavano al suddetto Marchese che
battaglioni miliziani barracellari, perché incaricati an- nessuna era per essi e per tutti i paesi settentrionali la
che di questo servigio. utilità dello spedale, perché la gran distanza vietava
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831 Logudoro

agli ammalati di portarvisi; quindi che il supposto professori, rappresentando che Sassari e il suo capo
collegio delle provincie in Cagliari, se non si istituisse era rovinato, che i cittadini sarebbero condannati a
il simile in Sassari, sarebbe un colpo fatale alla univer- una perpetua ignoranza, che la popolazione era co-
sità, sarebbe dannosissimo alla città per la mancanza sternata, e il Capo in allarme; quindi lo scongiurava-
degli individui che annualmente vi concorrevano dal no che si interponesse per impedire il colpo fatale. Il
Logudoro e l’arricchivano co’ matrimonii, con la con- Boyl vi si interessò, ma con suo stupore conobbe che
sumazione de’ viveri e con i fitti; dopo che si contrad- nulla si era proposto al governo a questo riguardo, e
diceano dicendo che mentre anche i comuni del Lo- fu accertato esser intenzione del Re che stesse fermo il
gudoro erano obbligati a contribuire per il collegio di sistema universitario degli studii con tanta saviezza
Cagliari, questi non ne poteano profittare. eretto da’ suoi predecessori.
Il marchese Boyl si incaricò di porgere al Re la La risposta del Boyl li sollevò dal timore della sop-
supplica per il ristabilimento della fabbrica de’ ta- pressione alla speranza di vedere l’università tanto fa-
bacchi, e promise di presentare anche la domanda vorita quant’era la cagliaritana per mediazione dello
d’un collegio delle provincie, quando però l’avessero stesso loro patrono; il quale veramente ottenea che i
riformata, tolto quanto in essa manifestava malani- professori avessero tanto di assegnamento quanto i ca-
mo contro la città dominante, e poteva essere inter- gliaritani, che si accrescesse il gabinetto fisico e si for-
pretato nel senso delle antiche invidie municipali. nisse il laboratorio chimico. Si resero a lui grazie gran-
Promisero questi di riformarla, ma veramente po- dissime, e se per altre benemerenze aveano notato
co intendeano la teoria del Boyl essendo persuasi di negli atti consolari i loro sentimenti di gratitudine,
essere pieni di zelo per la patria, che per essi era con- per questo posero un marmo con la testimonianza
tenuta in quelle mura, se mormorassero di quanto della gratitudine di tutti i cittadini.
faceasi nella capitale al bene universale, e delle di- Il Marchese continuò i suoi ufficii per la restitu-
sposizioni che emanassero dal governo a riformare zione della fabbrica, e presentava al ministro i gravi
gli abusi che fossero nelle amministrazioni stabilite danni che i consoli diceano derivare da quell’aboli-
nella loro città. Sapessero pure che i primarii uffiziali zione. Ma in questo furono inutili i suoi studii, e le
del regno erano dello stato continentale, non pertan- ragioni che i consoli presentarono erano confutate e
to erano i cagliaritani che inspiravano, dettavano, rigettate. Il ministro Raggi negava i danni che si
comandavano; nel che erano applauditi da alcuni supponevano alla coltivazione ed agli operai, rispon-
che predicavano sempre la fraternità di tutti i popoli dendo che non era la manipolazione, ma la vendita
della nazione e detestavano le rivalità municipali. Ri- che animava i coltivatori, i quali essendo pienamente
duco a pochi i consenzienti, perché sarebbe una in- soddisfatti doveano aver eguale, che le foglie si impie-
giuriosa calunnia accusare il resto di quei cittadini, gassero in una o in altra fabbrica, o si spedissero fuori
che per lo contrario si devono lodare di una somma regno; che la diminuita coltivazione, astraendo dalle
cortesia verso i cagliaritani, e si dimostrano fratelli cause accidentali di sterilità e cattiva qualità delle fo-
così agli algheresi come a’ cagliaritani. glie per intemperie delle stagioni potea dipendere da
Il cenno sopra l’inettudine di quelli che erano nel alcune disposizioni adottate per prevenire le immen-
consiglio municipale non lo lascerò senza appoggio. se frodi, che si commettevano, e che oltremodo gra-
Mentre essi così scriveano al Boyl altri cittadini più vi ed enormi erano state scoperte nel 1827, come
saggi che lo volean conscio delle disgrazie della loro pure dalle maggiori cautele nella separazione e classi-
città, dopo essersi doluti del ristagno del commercio, ficazione delle foglie.
del nessuno o vilissimo prezzo degli olii, della pover- Quando nell’anno seguente il Boyl andò in Sassari
tà che affliggea le famiglie opulente e della miseria, ebbe per tanti suoi meriti molte grazie, e si compiac-
in cui giacea la massima parte de’ cittadini, dolevansi que di vedere un gran fervore nell’insegnamento non
che la rappresentanza del comune fosse in mani di solo delle discipline maggiori, ma anche degli studii
persone inette o inerti elette tra gli avvocati inopero- minori, avendo assistito ai saggi accademici che si rin-
si, i notai, e quei proprietarii che niente altro meno novarono nelle scuole pie, e ammirato l’ampiezza e
conoscevano che le loro incumbenze, donde avveni- sodezza dell’istruzione.
va che i fondi pubblici fossero mal governati, non Nell’anno 1829 (24 giugno) D. Albertino Bellen-
curata l’annona, negletta la pulizia, aggravata l’agri- ghi sostituito al Ranaldi visitatore e delegato aposto-
coltura, e la Nurra occupata da fittavoli forestieri che lico per la riforma del clero regolare terminando la
consumavano i pascoli del bestiame sassarese; contro visita dava un codice di decreti, dove si contenevano
i quali danni supplicavano una riforma nel corpo alcune delle regole comuni delle particolari corpora-
municipale, e una migliore organizzazione in sul zioni, che si volevano osservate più religiosamente.
modello de’ corpi decurionali del continente. Questo degno prelato che serviva veramente alla
Mentre si sperava anche per Sassari un collegio di chiesa, e non volea procacciarsi favore per nessuna
provincie, nacque una voce che l’università sarebbe ambizione con lasciar vive l’empie calunnie, che si
soppressa, o almeno scemata delle facoltà di medicina erano spacciate contro il clero regolare della Sarde-
e chirurgia; e questo che era il pensiero di un progetti- gna, composto in massima parte di sacerdoti religio-
sta in materia di studii, fu considerato come una deli- sissimi e di ministri utilissimi a’ vescovi nella predi-
berazione del governo supremo. Si ricorse subito al cazione e benemerentissimi della chiesa e dello stato
marchese Boyl dal magistrato civico, e dal corpo de’ nella istruzione, rese onore alla loro virtù, e notando
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Logudoro 832

come erronea l’opinione che uomini nemici della re- mili occorrenze, e lo esigeva dalle tre prime voci de-
ligione aveano insinuata, e confessando la pubblica gli stamenti, e dagli arcivescovi e vescovi.
edificazione del medesimo, li consolò afflittissimi de’ Fino al tempo della fioritura, come nelle altre parti
libelli calunniosi, che alcuni maligni aveano sparso del regno, così nel Logudoro, e principalmente ne’
in Roma due anni addietro. campi Giavese, Lasari, Mela, Anglona, e più che al-
Nel 1830 (13 aprile) essendo già condotta al suo trove ne’ piani della Nurra, vedeansi i seminati in
termine la grande strada del regno, e già principiate una prosperità insolita, che pareano sentir l’influenza
le opere per la formazione di alcune fra le provinciali della benedizione di Dio. La speranza d’una messe
di maggior importanza, Carlo Felice dava alcuni immensa, d’un ricchissimo lucro lusingava i coloni.
provvedimenti per la manutenzione di quella, e per i In questo soffiò l’austro, una nera nebbia sommerse
nuovi lavori. tutti i seminati, e quando fu dissipata dalla forza del
In sulla fine del 1830 si proponeva al governo su- sole videsi quella maravigliosa vegetazione così lan-
periore una utilissima riforma nell’amministrazione guire come se fosse stata percossa dalla maledizione
de’ distretti della Nurra e di Torre. Era della medesi- dell’ira di Dio. Il cuore freme in ricordare l’abbatti-
ma incaricato in qualità di delegato consultore un mento de’ disperati cultori.
avvocato di Sassari, il quale nei tre anni del suo uffi- Il consiglio civico d’Alghero porgeva al Re una
cio non andava in quelle regioni che o a costruire gli supplica per aver confermate le concessioni secolari,
atti per qualche delitto, o a raccogliere i suoi interes- che godea sopra la esclusiva introduzione de’ vini del
si: onde quei coloni ignoravano le leggi e le provvi- proprio vigneto, rappresentando che fidati in quei
denze governative, e non essendo altro modo di farsi privilegi aveano applicato vistosi capitali nella amplia-
ragione che la forza, si moltiplicavano i delitti, e i zione del vigneto, che da questa coltivazione una rag-
buoni per proporre le loro querele erano costretti, guardevole parte della popolazione ritraeva i mezzi di
con grave dispendio e lunga distrazione dagli affari sussistenza, e che i metodi usati in Alghero per il vini-
domestici, recarsi a Sassari e ricercare chi fosse il loro ficio erano più dispendiosi, che in altri distretti. E il
giudice. Questi non pertanto per il nulla che facea Re considerate tali ragioni, e veduti i diplomi di D.
avea 250 scudi, e sopra questi le rendite del vasto ter- Pietro e D. Alfonso re d’Aragona e di Sardegna (8 di-
ritorio, tra le quali non era menomo il diritto di le- cembre 1361 – 25 settembre 1444) confermava la
gnare, se ogni scure pagava al mese lire sarde 2.10, e concessione, che potesse il consiglio vietare l’introdu-
in soprassomma quant’altro potea lucrare, che molto zione de’ vini estraterritoriali e commerciali da no-
potea lucrare abusando della sua autorità. vembre a maggio; ma volle che la facoltà data a’ con-
Si proponeva adunque la soppressione di questa soli dal secondo de’ diplomi citati, per cui poteano
delegazione e la istituzione d’una curia in Torre, che rigettare i vini estranei da giugno a ottobre, dipendes-
avesse giurisdizione sulla vicina Nurra. Così i nurresi se in avvenire dal suo luogotenente.
avrebbero il giudice, e anche i torresi, i quali erano I lavori dell’aja si terminarono in pochi giorni: il
sottoposti al vicariato di Sassari, e pativano lo stesso prodotto era scarsissimo, e la qualità del grano così
incomodo di dover lasciare le loro case e far un viag- imperfetta, che fu riconosciuto inservibile per la futu-
gio per dire le loro ragioni. Si calcolava che per que- ra seminagione. Il Roberti fu prontissimo a porgere
sta riforma, detratte le spese, la città avrebbe avuto consolazione agli afflitti popoli, ed avendo radunata la
un annuo aumento di lire sarde 1750, perché i dirit- R. giunta generale sopra l’annona, ed accresciutala de-
ti attribuiti al delegato della Nurra si sarebbero dati gli arcivescovi e vescovi, che si trovavano nella capitale
in appalto, e si sarebbe avuto per lo meno l’annuo per prestar omaggio al nuovo Sovrano, aderendo al
fitto di lire sarde 3000. consiglio della medesima, dichiarò libera l’introduzio-
Nel 1831 (9 febbrajo) il conte Roberti di Castelve- ne de’ grani esteri. La qual deliberazione fu approvata
ro pubblicava le regie provvidenze sopra la chiusura dal Re, che nel tempo stesso propose per l’avvenire
de’ terreni, e facea comminazione della pena sanzio- una tabella molto saggiamente formata per l’esporta-
nata nel codice contro quelli che oserebbero distrug- zione ed importazione del frumento.
gere le chiusure, il divieto a’ pastori d’entrar per le I consoli di Sassari vedendo che il ricolto non po-
breccie che esistessero nella muriccia, e la proibizione trebbe dar sussistenza che per pochi mesi, temendo
a’ proprietarii, che avean chiuso i loro terreni in segui- che la carestia non rinnovasse le sventure del 1780 e
to all’editto del 1820 6 ottobre, e che li tenevano per del 1812, e vedendo maggiore il pericolo perché era-
la pastura, di mandare il loro bestiame ne’ maggesi e no mancati anche i frutti estivi, autunnali e invernali,
prati pubblici, se non ne avessero licenza dall’inten- con tutta sollecitudine deliberarono come occorrere.
dente della provincia, il quale avrebbe fatta ragione Invitati da loro i negozianti della città perché con la
della quantità delle terre chiuse, del pascolo rimanen- immunità conceduta dal V. R. introducessero grani,
te libero al pubblico, e del bestiame, a’ cui bisogni si nessuno si volle obbligare alla introduzione della più
dovesse provvedere. piccola somma; nessun speculatore in Genova volle
Ne’ primi di maggio (addì 8) il sunnominato pre- mandar le provviste; e nuovamente pregati i negozianti
sidente annunziava al regno la morte di Carlo Felice, della città, di nuovo negarono obbligarsi. Il municipio
e l’avvenimento al trono del Principe Carlo Alberto per il pessimo stato delle sue finanze avea perduto il
di Savoja-Carignano; quindi addì 3 luglio prestava credito. Finalmente il delegato V. R. della città, uomo
in nome del Re il giuramento solito prestarsi in si- che tutti sapeano ricchissimo, che molti riguardavano
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833 Logudoro

biecamente, vide la necessità di mostrarsi generoso, e comprese abusive usurpazioni. Al movimento de’ nuo-
offrendo dare 15 o 30 mila lire nuove, si rendeva resi si destarono altri in altre parti della provincia, e in
espromissore di qualunque altra somma fosse offerta grosse riunioni presero a diroccare le mura, ed incen-
da’ negozianti o proprietarii per assicurare la sussisten- diare le siepi delle tanche con grave danno de’ proprie-
za e pubblica tranquillità. Ma siccome queste provviste tarii, e pericolo della pubblica e privata sicurezza.
non poteano esser fatte prima del termine assegnato Il V. R., uditi quei rumori, mandava sollecitamente
alla libera introduzione, però i consoli pregarono il in sul luogo uno speciale suo delegato, perché prendes-
Boyl che ottenesse dal Re l’ampliazione del termine. se esatta cognizione di quei disordini, e insieme delle
In questa stessa occasione avendo saputo che per vere cagioni, dalle quali procedessero; e lo muniva del-
suo mezzo sarebbe rassegnata al Re una supplica per lo le opportune facoltà, non tanto a contegno de’ facino-
stabilimento d’una fabbrica di terraglia fina e di cristal- rosi, quanto per provvedere agli abusi, che mai contro
li lo pregarono che l’avvalorasse con la sua mediazione. il diritto e la legge si fossero introdotti. Il delegato vice-
Giacinto Ferro di Savona avea trovato presso le regio era accompagnato da una forza competente.
strade di Scala di Giocca e d’Osilo terre argillose e Tolto ogni pretesto al mal fare, si sperava che i sedi-
calcaree per mattoni e tevoli, migliori che i marsiglie- ziosi rientrassero nell’ordine: e sarebbero rientrati se
si di consistenza e leggerezza a una cottura di mezza non li avessero trattenuti i seduttori e istigatori; però il
fusione, e presso l’Argentiera e Alghero terre alumi- Montiglio pubblicava le sue benigne intenzioni verso i
nose, in Martis la silice, e presso le Saline il quarzo, e traviati, se prontamente si separassero dai mali consi-
lo stesso, ma cristallizzato, presso Osilo, per istoviglie glieri, e ritornassero alle loro abitazioni. Nello stesso
della perfetta qualità, che dicono terra di pipa. Pre- tempo notificava l’alta disapprovazione, che eccitava in
tendea che potrebbe questa manifattura essere ottima suo cuore l’avidità di quei proprietarii, che di propria
di quante erano ne’ regii stati, notando che le fabbri- autorità avean cinto amplissimi latifondi, ed inchiusivi
che di Torino e quella di Mondovì non aveano altra terreni altrui, e comunali, persino pubbliche strade, ed
materia buona, che il quarzo di Castellamonte, e che indispensabili comuni abbeveratoi: ordinava ai comu-
la terra aluminosa, di cui si servivano, contenendo ni di denunziare al suo delegato le chiusure, che conte-
molta calce non potea sopportare la coperta dura; per nessero tali parti, e comandava che i terreni illegal-
il che volendo migliorare i loro prodotti doveano ser- mente chiusi si riaprissero ai pubblici pascoli, perché
virsi delle terre aluminose di Valory nel dipartimento reintegrate le terre comunali nel primitivo stato, rima-
del Varo; soggiungeva che la fabbrica di Savona non nesse illeso il diritto di compartecipazione; e restituite
avendo che argille calcaree colorite dall’ossido di fer- le private proprietà ai legittimi padroni, cessassero le
ro per la terraglia comune, però doveasi per la terra- frequenti rappresentanze sopra i lesi diritti.
glia inglese mandare a Valory, sebbene né anche col Mentre i provinciali di Nuoro così disordinata-
materiale di quel luogo si producesse una buona ma- mente agivano contro i tancatori, e si porgeano da
nifattura, perché essendo in esso il 15 per 100 di fer- altre parti per la stessa causa gravissimi riclami, era
ro, i fabbricanti per imbianchire ed immagrire quella ordinata dal Re una speciale delegazione per ricevere
terra dovevano usare la pietra calcare in luogo della le querele contro le usurpazioni de’ fondi, con facol-
silice o del quarzo; e infine proponeva che con la sili- tà di definire, udite le parti interessate, senz’alcun
ce e il quarzo suindicato si potrebbe fabbricare ogni costo di spesa, e in via sommaria; ed il V. R. nomi-
sorta di cristallo e vetro bianco, e con la sabbia di nava a questo i più riputati magistrati del regno.
Sorso il nero, il che gioverebbe a tutti gli stati sardi, Ritiratosi in Sassari da’ suoi lunghi servigi il Mar-
perché nelle fabbriche, che vi erano stabilite, non si chese Boyl segnò il primo anno del suo soggiorno in
producea per mancanza di materiali più che vetro quella città con una benefica istituzione. Pietoso dello
bianco, e da quella della Chiusa presso Mondovì non stato miserabile di alcune povere fanciulle le raccolse in
si dava che un mezzo cristallo. un palazzo, le provvide a sue spese di alimenti e di abi-
Intorno a que’ tempi aprivasi sulle coste della Nur- ti, le sottopose a una eccellente direttrice per ammae-
ra una cava di ardesia di ottima qualità; ma fu presto strarle ne’ varii lavori femminili, e le raccomandò a un
abbandonata. degno ecclesiastico per le opportune istruzioni e prati-
Era in alleanza perpetua l’angoscia della carestia che di religione. Il V. R. Montiglio applaudì alla carita-
con il timore de’ morbi contagiosi. Il cholera, che fa- tevole impresa, e secondando le di lui brame racco-
ceva strage in molti paesi, poteasi facilmente introdur- mandò quello stabilimento alla pietà sovrana perché lo
re negli sbarchi clandestini, che le poche lancie armate confortasse coi sussidi e con la sua protezione.
ad onta del continuo moto, e della molta attenzione, Sperava l’Istitutore che si unirebbero a lui in favore
non poteano impedire in tanta lunghezza de’ littorali; delle figlie derelitte e sventurate gli altri proprietarii
quindi si comandarono forti guardie su tutti i punti, della città, e gli stessi consoli; ma questi per la strettez-
dove si potesse approdare. Il cavaliere Montiglio, ve- za delle loro finanze si doveano scusare, e gli altri che
nuto poco dopo al governo del regno, aggiunse altri lodavano con le parole tal opera cristiana non si sep-
provvedimenti, e ristrinse a pochi i porti di pratica, e pero determinare a contribuire.
nel Logudoro al solo Alghero e Portotorre. Rimasto solo il Marchese si rivolse al governo,
Nel 1832 si trascorse in Nuoro in un grave disordi- proponendo che i redditi e beni degli agostiniani, il
ne, essendosi non pochi uniti tumultuariamente per la cui convento doveasi sopprimere, fossero destinati al-
demolizione di quelle chiusure, nelle quali si pretendea l’ampliazione dello stabilimento. Ma se non otteneva
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questo, affrettava almeno la fondazione dell’orfano- Nella primavera del 1834 il V. R. Montiglio andava
trofio, che il re Carlo Felice avea proposto per quella nel Logudoro e visitava Sassari. I cittadini che cono-
città, ed ebbe promessa che nel medesimo sarebbero sceano le eminenti qualità governative di questo perso-
di preferenza accolte le fanciulle dell’istituto di Ma- naggio, lo zelo con cui serviva in quell’eccelso ministe-
ria. L’orfanotrofio fu poscia eretto dove era il conven- rio, e la somma diligenza con cui promovea le
to de’ domenicani, i quali furono traslocati nella casa necessarie riforme, che il Sovrano avea deliberato in
degli agostiniani. bene de’ suoi popoli, festeggiarono in molti modi il
Crescendo di anno in anno il commercio di Sas- suo soggiorno, e facilmente lo interessarono in alcuni
sari e del Logudoro sentivasi ognor più l’incomodo miglioramenti della città, e specialmente nello stabili-
del porto per molti rispetti, per la sua esposizione al mento di un sobborgo, cui quanto imperiosamente
gran mare di tramontana che vi si volgea dentro con domandavano molte ragioni, e tra esse la salute pub-
impeto, per l’angustia delle fauci, per la pochissima blica, tanto contraddicevano ostinatamente tre o quat-
sua capacità se vi si potesse stare in tutte le parti, per tro grandi proprietarii nel preveduto diminuimento
la pochissima sua profondità che in una sola sua delle pigioni. Ottennero per la sua potente mediazione
parte riceveva brigantini e galeotte, nelle altre per il lungo desiderio, e gli attestarono la loro gratitudine.
l’ingombro dell’arena, delle alghe, e perché era il Dopo la soppressione de’ carabinieri reali essendo
fondo troppo vicino alla superficie, non sostenea che giornalmente cresciuto il numero de’ malviventi, e ac-
piccoli battelli. Uditi i lamenti de’ marini il cavaliere cesesi feroci inimicizie, e maggiori che altrove tra’ se-
Crotti supplicò per le opportune provvidenze; ed dinesi, le contrarie fazioni si guerreggiavano con tutto
ebbe grandi contraddizioni. Si notava l’immenso furore, e si spargea molto sangue ne’ frequenti scontri.
dispendio di abbassar le roccie del fondo, e di avan- Il cavalier Crotti vide nel 1835 la grandezza del disor-
zare con casse il braccio della torre per vietar le onde dine, e a porre un termine a’ loro conflitti ed alle ucci-
della tramontana; si rappresentava la difficoltà del- sioni, e a impedire che con nuove vendette non si sce-
l’ingresso e il pericolo; e quindi proponeasi come massero le popolazioni e crescesse il turbamento, si
miglior partito di stabilire il porto, o all’Asinara nel applicò a riconciliarli in una pace fraterna, e ottenuto
gran seno della Reale, o in Portoconte, il che sarebbe a tutti dal superior governo il salvo condotto li chia-
più comodo a tutto il Logudoro ed a’ naviganti. mava in Sassari. Più di cento uomini si presentarono
Non pertanto egli perseverò nelle preghiere, e final- nella città, e nella tregua che era fra loro andarono in-
mente nel 1833 ottenea il sovrano decreto per le sieme come nel tempo dell’amicizia, e stettero ami-
opere necessarie con l’assegnamento di ll. n. 275 mi- chevolmente pure co’ soldati, co’ quali si erano non
la in cinque anni. poche volte battuti, comeché ben si conoscesse ne’ loro
S’indugiò molto a imprendere questi lavori, e in- aspetti virili e nel piglio risoluto e negli sguardi pieni di
tanto nel 1835 si fabbricava in quel porto presso la fuoco, che erano veramente uomini terribili nell’ire.
torre un bagno per 200 forzati, e sopra questo una Raccolti nella sala del governatore, ma divisamente nel-
caserma. Nel 1832 erasi formato un gran magazzino le solite parti, esposero le loro querele, e la prima cau-
in sulla sponda per conservarvi gli attrezzi navali. sa di tanti mali apparve una leggiera offesa dell’onore.
Il regolamento sanitario usato finquì, non essen- Il Crotti ragionò, e tutti avendo ben presto intesa la
do tale che inspirasse confidenza negli altri magistra- forza delle sue parole, si dimostrarono pronti a di-
ti di salute pubblica, e domandandosi enormi diritti, menticar le mutue offese, solo eccettuato un vecchio
il governo riformava le cose in un modo migliore che resistea a giurarsi amico a quelli, da’ quali la sua
con l’ordinamento pubblicato nel 1835 2 luglio. casa era stata desolata. Ma vinta finalmente per altre
Il lazzeretto di Alghero, che era di spettanza del particolari ragioni la sua ostinazione si diedero tutti il
municipio, fu incamerato: discipline più acconce a bacio della pace. Se questo si fosse fatto prima da un
governarlo furono comandate, e fu nominata in uomo di autorità, e posta in opera la religione, quei
quella città una giunta sanitaria, come parimente si fieri che pur ne sentono spesso la salutare influenza
ordinava per le altre città, o comuni, che avessero non sarebbero trascorsi in tanti eccessi.
porto, o spiaggia accessibile. Tra gli stabilimenti fatti da Carlo Alberto per il ra-
In quest’anno il timore del cholera dava maggiori pido progresso de’ sardi nelle vie della civiltà, non si
sollecitudini. Quel morbo imperversava in varie città può preterire quello della corrispondenza regolare tra
marittime della Francia meridionale, e in quel di gli stati continentali e l’insulare per le vaporiere. Si
Nizza e Villafranca; e il pericolo essendo più prossi- disse da molti che egli avea approssimata la Sardegna
mo, si davano le istruzioni più acconcie per portarsi alla terra-ferma di qualche centinaja di miglia, da altri
in ogni parte a osservanza le discipline stabilite nel che avea steso un ponte, e queste frasi si potrebbero
regolamento sanitario recentemente pubblicato, e si giustificare per il pochissimo tempo, al quale fu ridot-
stabiliva una crociera di barche armate in corso, il to il passaggio, già che il corso da Genova a Portotor-
servigio delle quali combinato con quello delle torri re, che talvolta, principalmente ne’ mesi autunnali e
armate, e degli altri punti di difesa lungo il littorale, invernali, si allungava a un mese e mezzo, fu ridotto a
valesse ad impedire ogni esterna pericolosa comuni- ore 24, e il viaggio a Cagliari, che produceasi fino a tre
cazione. Si provvide pure per la interna polizia, che mesi, si restringea a ore 38, con poche eccezioni nella
l’esperienza di altri paesi avea dimostrato di troppo coincidenza di grandi tempeste. Quanto incomodo
influire trasandata nello sviluppo del morbo. in siffatti indugii fosse alle operazioni governative,
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quanto danno alle commerciali, quanta ansietà nelle tri caddero in una profonda mestizia. Erano in questo
relazioni famigliari e amichevoli son cose chiare e ov- stato gli animi, quando inopinatamente il Montiglio
vie. Non però questi soli inconvenienti si toglievano, (1836, 5 genn.) levando la sua voce notificava a’ popo-
ma si agevolava scambievolezza delle relazioni, poten- li i sentimenti del Sovrano, il suo desiderio di promove-
do gli isolani frequentar il continente più spesso che re il regno a quel grado di prosperità, al quale la fertilità
prima non faceano, e gli oltramarini venire nell’isola, del suolo, la sua posizione geografica, e la buona e in-
e conoscer meglio questa terra, che ignoravano: da dustriosa indole de’ suoi abitanti, lo potean levare, e co-
che intendesi quanti vantaggi debbano risultare agli mandava in suo nome a’ baroni del regno la consegna
abitatori della medesima. delle loro giurisdizioni e de’ diritti feudali, perché si po-
Le corse della Gulnara si cominciarono nell’estate tesse procedere con tutta prudenza nell’adozione de’
di quest’anno: quindi perché non avvenisse interru- provvedimenti atti a conseguire lo scopo. – Chi sappia
zione nelle relazioni se quell’unico meccanismo pa- spiegare l’effetto di quella pubblicazione? Non mai fu
tisse, si fabbricava il bel piroscafo, cui fu dato il no- veduta ne’ popoli una esultanza più giojosa, perché
me d’Innusa; e non ha guari che il providentissimo nessun altro popolo desiderò più fortemente di essere
Sovrano (anno 1841), vedendo cresciute le comuni- restituito nella civil dignità; e la immaginazione della
cazioni, ponea in corso un terzo e maggior battello, gioja di chi ottiene quel carissimo bene che sospirava,
che appellava il Tripoli, gloriosa reminiscenza del va- e che con pena tantalea vedea sempre rimosso dalle
lore de’ marini sardi. sue mani, forse non condurrà a quella grandezza di
La ripugnanza al servigio feudale, che mostrarono i concetto, che io accenno. Nel sorriso della letizia, che
sardi in tutti i tempi, e più clamorosamente nella vio- beatifica i fortunati, li avresti veduti congratularsi gli
lenta reazione operata tra il 1793 e 1800, e repressa uni con gli altri, lodarsi de’ presagi felici che avean fat-
dal governo perché in molti rispetti ingiuriosa, non to, quando la prima volta lo conobbero nelle loro ter-
languì, e fu in tutti gli anni attestata dalle animose re, e levar le mani al cielo ne’ templi, dove tante lagri-
contenzioni e dagli irreprimibili fremiti della indegna- me avean sparso i loro maggiori oppressi dal giogo, e
zione. Né cadde la speranza di sorgere alla sorte, cui dov’essi avean domandato da Dio migliori destini, e
aspiravano: ché questa speranza sosteneasi dal pensie- religiosamente grati invocare l’Altissimo sopra il bene-
ro che non potrebbe durare lungamente un ordine di ficentissimo loro Re.
cose dannato come gravosissimo a popoli, impediti- Era quello il primo passo che Carlo Alberto facea
vo del progresso, e già abolito nelle altre regioni più nell’impresa difficilissima e di opera lunga, ed essi
culte dell’Europa. Aspettavasi d’uno in altr’anno la già precorreano il tempo, e saltando nell’avvenire te-
felice mutazione, e quando dopo il regno di Vittorio nean come fatte le cose da fare.
Emanuele inaugurossi il governo di Carlo Felice, e Grande fu l’allegrezza in tutte le sarde provincie,
appariva nessun presagio del desiderato miglioramen- ma in nessuna così clamorosa così vivace, come fra’
to, allora una angosciosa tristezza occupò i cuori, e logudoresi. Chi ne sapesse riferire le particolarità da-
nell’abbattimento degli spiriti restò inoperosa l’attivi- rebbe un’alta idea dell’affettuosa gratitudine di quei
tà. Questa fu la condizione de’ popoli sino al 1829, popoli al Sovrano ristauratore.
quando il Principe di Savoja-Carignano venne a visi- I consigli comunitativi volsero allora il pensiero a
tare il regno. Alla sua presenza entrava in tutti i cuori poter far bene le loro parti, osservando su quello che
una inspirazione, e veniva nelle menti questa persua- i baroni presentassero nel consegnamento; e quando
sione, che era egli l’eletto da Dio a consolarli, a solle- furono interpellati sorsero senza dilazione a dar le
varli dall’abborrita ignominia del servaggio alla sospi- domandate spiegazioni sullo stato de’ feudi rispetti-
rata dignità civile; e non si può spiegare con le parole vi; e contraddissero animosamente, e talvolta più
l’amore con cui lo riguardarono ed onorarono. Quella che fosse giusto, sebbene senza danno de’ feudatarii,
letizia non mancava alla sua dipartenza, perché restava perché l’equità del governo sapea ridurre le cose a
la fiducia nel core, e il pensiero era sempre rivolto nel- termini migliori.
la luce de’ beati giorni che dovean presto venire. Im- Si riunivano addì 16 del mese suddetto nella gran
menso fu il giubilo, con cui dopo la morte di Carlo piazza di Sassari tutte le truppe della guarnigione, ed
Felice lo acclamarono secondo la consuetudine per lo- il governatore Crotti fra gli onori militari adornava
ro Re; ed è vero che nessun altro re saliva al trono sar- d’una medaglia d’oro, dono sovrano e testimonianza
do così onorato da’ popoli. Si posero allora gli animi gloriosa del real gradimento, il petto generoso di D.
in attenzione, aspettando di giorno in giorno il felice Girolamo Berlinguer, capitano de’ barracelli di Sassa-
nunzio che loro direbbe – Il vostro Re concede quel ri, per lo insigne valore, con cui per tre anni avea ser-
che desidera il vostro cuore – e quando molti pastori vito il governo nella persecuzione de’ molti malviven-
della provincia di Nuoro congiurarono con grave tu- ti, che infestavano gli amplissimi territorii di Sassari,
multo alla demolizione delle chiusure, fu grande il la Fluminargia, la Nurra ed anche la Romandia. Ac-
dispiacere con cui videro quei disordini, che stimaro- compagnato da alcuni della sua compagnia, i quali
no come un imbarazzo al gran negozio. La impazien- manteneva e rimunerava del suo, correa con essi la
za dell’indugio si palesava da molti segni, e più che al- campagna e i boschi di giorno e notte, e nelle più ri-
trove nel Logudoro, e venne un tempo, quando nel gorose stagioni inseguendo i malviventi, che frequen-
sospetto di intrighi a ritardare la loro liberazione o ad temente assaliva con una rara intrepidità. Incontrò
impedirla, altri fremeano contro gli ignoti maligni, al- spesso animosissime ripugnanze in uomini di gran
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coraggio, venne spesso in cimenti durissimi, in gravis- per sua mediazione se otteneasi lo spurgo ed amplia-
simi pericoli, toccò profonde ferite: ma otteneva sem- zione di Porto-torre e la istituzione delle tre suddette
pre di vincere, e potea distruggere le squadriglie, dar a’ camere; pertanto i consiglieri, interpreti dell’affettuo-
tribunali più di due centinaja d’inquisiti, purgar quel- sa riconoscenza di tutta la cittadinanza, lo ascriveano
le regioni da’ malfattori, e comprimere nella città i addì 24 febbrajo fra i cittadini, e gli davano onorevo-
malefici. Il Sovrano riguardò con tutto amore tanta lissimo diploma.
magnanimità e virtù, lo volle onorato sotto i suoi ves- Prova più sicura delle benemerenze del Crotti, e
silli in quel modo solenne, e fecegli poscia sentire altri della gratitudine de’ cittadini, diedero gli stessi con-
effetti di sua reale benignità. Tra il plauso de’ cittadini soli nella seduta del 5 prossimo marzo, quando lo
per l’onore conceduto all’uom forte si udì pure l’ar- elessero procuratore generale, rappresentante, e si
moniosa voce della figlia, la nobile damigella Giovan- può dire con l’antico nome, patrono della città, po-
nina, poetessa di alto merito e fanciulla di gran virtù. nendo in lui quella stessa fiducia, che aveano posta
Poco dopo con gran solennità inauguravasi in nel marchese D. Vittorio Boyl, ed autorizzandolo a
Sassari la Camera di agricoltura, commercio ed arti, far le parti de’ cittadini, a sostenere i loro diritti
come avea conceduto con sue lettere patenti il viceré presso qualunque autorità costituita, e a supplicare
Montiglio d’ordine Sovrano. dal Sovrano quelle grazie e provvidenze, che doman-
La Camera era divisa in tre comitati: dasse il bene del municipio.
Il primo dovea occuparsi di quanto potesse con- Nel primo di maggio la Camera di Sassari annun-
durre al miglioramento dell’agricoltura, al qual og- ziò, che nel prossimo agosto, e ne’ giorni 16, 17, 18
getto avrebbe prima di tutto destinato un orto speri- si farebbe in un salone della regia università l’esposi-
mentale, dove provare le proposte de’ soci e ripetere zione di quegli oggetti d’arte, che si presentassero.
le osservazioni comunicate. L’artista più meritevole avrebbe un premio, gli altri,
Il secondo avrebbe dato opera a maggiormente de’ quali si fosse ben giudicato, una menzione ono-
attivare il commercio del regno, a ordinare alcune revole; quindi si formerebbe una lotteria per dare ai
società di negozianti per ispeculazioni e traffichi, e a medesimi il prezzo, che sarebbe stato fissato sopra le
ben conoscere le vicende commerciali aprendo co- loro opere rispettive.
municazioni con le piazze estere. L’intendimento del Re in ordinare il consegna-
Il terzo dovrebbe conoscere i progressi giornalieri mento de’ feudi fu inteso da tutti, e meglio ancora si
delle arti, apprezzare le opere nazionali e dar opera al palesava nell’aprile del 1836 da un altro generosissi-
loro perfezionamento. mo atto, quando dispensava i villici prossimi alle re-
I socii sarebbero ordinarii, straordinarii, corrispon- gioni salifere dal servigio personale per la coltivazio-
denti. ne e raccolta de’ sali delle saline regie surrogando in
A ciascun comitato presiederebbero due assessori: quell’opera la fatica de’ servi di pena, e condonava a’
a tutti il presidente, che sarebbe sempre il governato- campidanesi d’Arborea le annuità che solean prestar
re della città. Quindi erano due uffiziali comuni a’ per l’affrancamento di siffatto servigio stipulate nella
tre comitati, il segretario e il cassiere. transazione del 1794, 16 aprile.
Il cavaliere Crotti aprì la prima generale assemblea Il dì primo giugno surse faustissimo e memorabile
con una saggia allocuzione, nella quale dava a’ comi- a’ sardi, nel quale si pubblicava dal Montiglio l’editto
tati alcuni consigli pieni di saviezza, esortando al di- regio, con cui si richiamava alla sovranità la giurisdi-
sinteresse nel fare il bene, all’unione de’ sentimenti e zione che esercitavasi da’ feudatarii o loro ministri, e
delle opere, all’attenzione su’ bisogni primarii, allo tutti i giusdicenti si poneano sotto la immediata di-
studio su quello che potesse giovare al miglioramento pendenza della regia autorità.
materiale e alla prudenza in restringersi a cose possibi- Era questa fra le riforme desideratissime la più de-
li, fuggendo il vizio dell’esaltazione. La camera udì siderata, e se altro non si fosse fatto, questo solo
con molto gradimento i di lui sensi, e nell’adunanza provvedimento sarebbe stato assai, perché i popoli in
generale del 29 febbrajo votò i suoi ringraziamenti. tutti i secoli si professassero e dimostrassero ricono-
Prima di questo giorno i consoli della città prova- scenti a Carlo Alberto. Ritornava finalmente tra essi
vano al governatore, che era già in sulle mosse, la loro la giustizia, diceano i lietissimi, perché su’ tribunali lo-
riconoscenza ai suoi meriti verso la città; e conside- cali o dipartimentali non più sorgerebbero persone
rando il suo zelo sollecito ed indefesso per il miglio- poco degne dell’alto ministerio per avarizia, venalità,
ramento del materiale della città, la quale avea resa servilità, viltà, ignoranza, imprudenza, prepotenza,
più salubre con lo scavamento dei canali sotterranei che operavano frequenti concussioni, che vendeano a’
(anno 1832), dove si purgassero le case e i laboratorii denarosi la giustizia, giudicavano secondo le libidini
dell’olio, più comoda nelle contrade per il nuovo la- de’ fattori baronali, rispettavano i loro capricci per
strico (anno 1833), più bella nei dintorni per gli stra- non essere congedati, poco studiavano a conoscere e
doni riformati; ricordando la sua energia nel pericolo fare osservare le leggi sovrane, turbavano con atti
dell’invasione del cholera, le sue provvidenze per la sconsigliati le famiglie e i paesi, e abusavano della loro
salute pubblica, nella saggia disposizione de’ modi autorità per opprimere quelli che odiassero, ricercando
preservativi, e nella preparazione de’ mezzi, con cui false testimonianze da nemici per mandarli fin per fur-
render men micidiale quel morbo, se sventuratamen- to di pochi soldi alla galera. Quindi sarebbero loro giu-
te si sviluppasse in quella città; e confessando, che fu dici persone savie, giuste, religiose, scelte da’ migliori
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per il senno del supremo magistrato, e l’ordine pub- i malviventi con tanto coraggio, quanto i carabinieri;
blico e le ragioni di ciascuno sarebbero salve. ma non son i carabinieri, e però non sono così te-
Ma non tutti gioirono in una placida contentezza muti. Tanto spesso vale il nome.
i popoli. In molte terre del Logudoro si resero con Veniva dopo alcuni mesi (10 novembre) un’altra e
tutta solennità grazie a Dio, e si fecero suppliche per importantissima riforma; si riorganizzavano i consi-
la prosperità dell’adorato Sovrano; e nelle feste pub- gli civici, introducendo tanto nella formazione de’
bliche che celebravano si vide in modi maravigliosi medesimi e nella distribuzione de’ diversi officii,
espressa la gratitudine. Sorso ed Itiri si distinguevano quanto nella compilazione de’ bilanci e de’ rendi-
in questo sopra tutti. conti quelle modificazioni, delle quali la esperienza
Dopo le molte disgrazie patite dalla nazione sarda avea lodata la utilità; e si sostituivano a’ primi uffi-
dall’invasione de’ saraceni in qua, per le quali essa fu ciali del comune, che per molte ragioni erano poco
ridotta ad un ottavo, o per lo meno ad un sesto del- riputati dal pubblico, persone ragguardevoli per na-
l’antica popolazione, e caddero nella sua fertilissima scita, per cariche, per lumi, per facoltà, per disinte-
superficie più di mille paesi, non rimaneva da qualche resse, per amore del pubblico bene, la nomina delle
tempo delle antiche città altra che Cagliari; e di quelle, quali fu universalmente applaudita, l’opera somma-
che già sorgeano nel medio evo, e che furono Orista- mente vantaggiosa a’ comuni. Se ne’ tempi del do-
no, Terranova, Posada, Sassari, Bosa, Alghero, il castel- minio spagnuolo, quando le aziende civiche erano
lo del promontorio Frisano (Castel-sardo), Ampurias, ricchissime, fossero stati posti in questo pubblico
Castra, Bisarcio, Iglesias, Salluri, eran cadute Ampu- ministerio uomini di tal fatta, che né pur allora man-
rias, Castra e Bisarcio, aveano perduto il nome di città cavano, forse le città sarde sarebbero in quel grado di
Salluri, Terranova e Posada, e sole persisteano nel loro prosperità e di splendore, al quale ora sono per la
grado Oristano, Bosa, Alghero, Castel-sardo, Iglesias. provvidenza del governo promosse, anzi portate. Ma
Si supplicò sotto il governo spagnuolo da alcuni, e no- i primarii ufficiali di quel governo, che quando era-
minatamente dai tempiesi, per avere i privilegi di mu- no mal sopravveduti dal gabinetto di Madrid volean
nicipio, e perché fu posto alla concessione un gran dominare col loro arbitrio, non con la legge, sicco-
prezzo, non si comperava: si desiderò sotto il governo me non pativano contradditori, censori, accusatori,
dei Re di Sardegna la stessa dignità da molti ragguar- però fecero in modo che a quella amministrazione
devoli comuni: nelle provincie meridionali da Salluri e non fossero chiamate tali persone, che potessero loro
Villacidro; nelle settentrionali da Cuglieri, Orani, Fon- esser moleste, e vi furono eletti in maggior numero
ni, Bonorva, Bono, Tiesi, Osilo, Sorso, Ozieri nel Lo- uomini di poco lume e cuore, di umil grado e sorte,
gudoro; da Terranova ed Orosei nella Gallura: ma for- i quali immemori della rappresentanza che teneano,
se né pure presentarono la domanda, preintendendo e servilmente dipendenti, non mai osassero opporsi,
che la condizione di vassalli, e il diritto che aveano ai ma lodassero tutte le disposizioni, e stimassero buo-
loro servigi i feudatari, si opporrebbe al conseguimen- ne le cose più malvagie.
to de’ loro voti. Ma liberati in fine per la benignità di I nuovi consiglieri de’ municipii si divisero in due
Carlo Alberto dalla giurisdizione de’ baroni, il saggio classi. Entrarono nella prima i nobili e i cavalieri,
Monarca, che conoscea que’ desiderii, e che credeva nella seconda i cittadini viventi di proprie entrate ed
onestissima cosa, e degna di sé appagarli, nobilitava al- esercenti arti liberali, i negozianti ecc. Sassari ebbe
cuni de’ paesi più cospicui del regno con gli onori e i come Cagliari un sindaco per ciascuna classe.
privilegii de’ municipii, ed elevava alla dignità di città Con un novello benefizio a tutta la nazione coro-
Tempio nella Gallura, e Ozieri e Nuoro nel Logudoro, nava gli altri atti della sua provvidenza il Sovrano, il
che aveano maggior merito a tali onori così per essere quale nell’intendimento di assicurare in miglior modo
capiluoghi di diocesi e di provincia, come per lo nu- il buon ordine e i diritti sulle proprietà, separava le
mero, la cultura e l’industria degli abitanti. milizie dalle barracellerie, e sanzionava gli opportuni
Il regio diploma segnato dal Re addì 10 settem- regolamenti per li due rispettivi servigi. Gli ordina-
bre 1836 si pubblicava addì 15 novembre, e quel menti, che erano contenuti nei medesimi, poteano,
giorno fu per le tre città Albertine un giorno di sin- ben osservati, guarentire non solo la conservazione
golar festeggiamento, il cui anniversario ne’ tempi dell’ordine pubblico e la difesa dai nemici esterni, ma
avvenire sarà lietissimamente celebrato con perpe- inspirare ai proprietarii la debita fiducia per la sicurez-
tua onoranza di lui, che dopo aver sottratti i loro za de’ loro beni; e nel caso di danni, pel pronto e pun-
abitanti alla abborrita dominazione feudale, li esal- tuale risarcimento de’ medesimi.
tava a quella dignità. Il servigio barracellare fu riordinato nella forma,
Cessata già da alcuni anni l’opera fruttuosissima che avea prima della circolare del 1800, 9 luglio, e
de’ carabinieri reali, che avean potuto ridurre al do- in pochi rispetti modificato.
vere i più indocili, intimorire i più audaci e persua- Le milizie, che si considerarono come una forza
dere a una vita civile i popoli più indomiti, siccome ausiliare a disposizione del governo in sussidio de’
si riconobbe la necessità di ravvivare le loro funzioni, corpi militari, erano ripartite in battaglioni, ciascuno
però davasi al reggimento de’ cavalleggieri di Sarde- de’ quali avea tre quinti di fanteria e due di cavalleria.
gna incarico del mantenimento dell’ordine pubbli- Nel Logudoro si coscrissero sette battaglioni, che
co, della polizia civile e giudiziaria del regno. Son furono nominati da alcuni luoghi principali, ed avea
senza dubbio bravi soldati, e vanno avanti ad assalire il battaglione di:
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Logudoro 838

Compagnie Fanti Cacciatori applicarsi a questa nuova industria. In Sassari poco


Sassari VIII 800 160 dopo si apriva una fabbrica di turaccioli.
Nuoro IX 1200 240 Finalmente dopo tanti anni, che i cittadini di Sas-
Alghero VI 480 96 sari troppo ristretti dentro le mura della città avean
Bosa VIII 640 128 domandato di poter edificare un sobborgo, si supe-
Ozieri VI 420 84 rarono le difficoltà, che i proprietarii delle case po-
neano al desiderio comune, e il V. R., Montiglio,
Al battaglione di Tempio di compagnie VI, fanti pubblicava addì 10 gennajo 1838 le sovrane disposi-
420, cacciatori 84, contribuivano la metà i contingenti zioni per l’ingrandimento e abbellimento della città.
de’ paesi dell’Anglona, che è una parte del Logudoro. A questo provvedimento di particolar vantaggio
Proseguivasi intanto con tutta diligenza il negozio de’ sassaresi succedeva un provvedimento di utilità
de’ feudi, e desiderandosi conoscere accertatamente le universale, una riforma di tanta necessità, senza la
prestazioni, che i vassalli corrispondeano a’ rispettivi ba- quale in nessun altro modo le cose sarde risorgereb-
roni, si ordinava nel 1837 10 luglio di ridurre a una bero e prospererebbero.
somma determinata la quantità e varietà delle medesi- Dallo spopolamento, che ebbe quelle cause, le qua-
me, perché finalmente potesse il Sovrano adottare uno li altrove notammo, e principalissime, il furore de’
di quei mezzi, che nella continua sollecitudine della barbari, la malignità delle pestilenze e l’anarchia per il
sorte de’ popoli sardi si affacciavano al suo senno per mal governo aragonese e spagnuolo, nacque che alcu-
migliorarla, ed effettuare le benefiche intenzioni, che al- ni comuni del regno o i feudatarii ereditassero le terre
cuni suoi atti avean loro manifestato, e nelle quali essi delle estinte famiglie, e altri il territorio de’ circonvici-
avean posta la loro fiducia. Per questo istituivasi nella ni paesi desolati e rovinati. Stabilita così la comunalità
capitale una delegazione che liquidasse in contraddito-
delle terre, doveano venire le più triste conseguenze, e
rio degli interessati le ragioni feudali, e riducesse a som-
la causa consistendo inconcussa, doveano gli effetti
ma fissa il complessivo ammontare delle diverse presta-
zioni di titolo legittimo finallora esatte; e con le altre perseverare. Proveniva di ragione da quella comunali-
facoltà a tant’uopo necessarie ebbe l’autorizzazione di tà l’abolizione delle cinte de’ predii; dall’apertura che
dirimere co’ suoi giudizii le controversie che si suscitas- l’agraria fosse mal curata e l’opera de’ coloni offesa da’
sero fra le parti, alle quali non pertanto era aperto il ri- pastori; dalla negligenza dell’arte e dalla licenza pasto-
corso al R. Trono, quando si credessero gravate. rale il diminuimento e degradamento de’ prodotti;
Il duro ponderoso giogo della servitù personale quindi la scarsezza delle sussistenze, la pochezza e viltà
che da tanti secoli opprimeva i generosi popoli, e delle merci, e da questo lo spopolamento e la miseria!
che tante volte con grand’animo avean tentato di La saggezza de’ Re di Sardegna conobbe la causa fa-
scuotere, finalmente cadea dalle loro cervici per la tale, onde erano quelle desolatrici conseguenze: epperò
benignità del Re. Cessavano tutti i servigi personali avrebbero voluto applicare le loro provvidenze alla
conosciuti sotto il nome di comandamenti domenica- ostruzione della funestissima sorgente de’ gravi mali,
li, o come tali considerati dalle leggi vigenti, salva a’ vedendo bene che se dalla comunanza delle terre e da
baroni l’azione a un compenso adeguato se la dele- quella illusoria proprietà, nella quale al proprietario del
gazione li trovasse ragionevoli. fondo, dopo aver mietuto, non più valea il suo diritto,
Il giubbilo de’ popoli per tanto beneficio non altri ed era libero agli altri di condurvi su le loro greggie,
può immaginarlo, che chi ben intenda quanto era originavano que’ mali, doveasi anzi tutto stabilire in
ne’ sardi l’abborrimento dell’imperio feudale, quan- vero modo e consolidare la proprietà territoriale; im-
to ne’ loro cuori l’amore per la libertà civile. Nella perciocché quel consolidamento porterebbe di necessi-
nuova sorte si ersero con mirabile elasticità gli animi tà le chiusure, dalla chiusura sarebbe la diligenza della
forzatamente depressi, i pensieri si sollevarono, e si cultura, la repressione de’ pastori, da siffatte condizioni
preparò un miglior avvenire. il miglioramento e aumento de’ prodotti, da questo la
Attento il governo alla moltiplicazione de’ pro- larghezza delle sussistenze, la maggior copia e pregievo-
dotti, vedendo come di giorno in giorno crescesse lezza delle merci, in ultimo effetto, che era l’oggetto di
l’attività nel commercio de’ sugheri gregii provvide tutte le viste, la popolazione e la ricchezza.
per la conservazione de’ querceti da taglio, e per lo Erano però grandi ostacoli a questa riforma i feu-
smercio di quell’articolo in prevenzione di più spie- datarii, i pastori, le classi povere. A poco a poco i po-
gati regolamenti. poli furono illuminati sugli svantaggi della comunan-
La coltivazione de’ sugheri era già da alcuni anni za, nel che fecero opera felicissima molti bravi parochi
introdotta nel regno, e primo a introdurla fu il mar- del regno, e più degli altri il Bua, vicario d’Oskeri,
chese D. Vittorio De-Boyl nella sua selva di Potifigari, donde il Re lo esaltava meritissimo alla sede arcive-
dove vegetavano non meno di 150 mila soveri. Nella scovile di Oristano, intanto che il governo con mano
liquidazione de’ redditi feudali il governo tenne conto forte reprimeva l’audacia de’ pastori, e li facea più ri-
di questo benefizio, e al fitto solito di tremila lire nuo- spettosi degli altrui diritti. Restavano i feudatarii: ma
ve, che si otteneva in quegli anni che la cura delle finalmente soppressa la loro giurisdizione dal re Carlo
scorze era recente, n’aggiunse altre mille incirca in ri- Alberto, era a lui la facoltà di porgere il gran rimedio a
spetto del gran merito di aver aperta al regno questa tanti mali, e lo porgea addì 21 marzo, ordinando con
nuova sorgente di lucro. L’esempio e le esortazioni del sommo plauso de’ popoli nei feudi già incamerati la
Boyl valsero a persuadere i proprietarii de’ sovereti ad distribuzione di que’ terreni, che ancora non fossero
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839 Logudoro

passati in proprietà di privati, o di comuni, dichiaran- questa violenza. Il Peppe Bonu era tal uomo, quale nel-
do le terre distribuende, e quelle di proprietà di priva- le sue prose scelte lo dipingea con vivaci e sinceri colori
ti, o di comuni, sciolte da ogni qualità di soggezione in forma romantica, ma con tutta verità storica, l’eru-
feudale in tal modo, che se ne potesse liberamente ditissimo marchese Felice di S. Tommaso; e tanto era
disporre; e premonendo che queste disposizioni sareb- vero questo malanimo de’ suoi contrarii a denigrarlo,
bero valiture in tutti gli altri feudi, che o per devolu- che fu obbligato per gran tempo ad accompagnare a
zione, o per riscatto, o per altro qualunque titolo rien- certa distanza la diligenza pel transito di Campeda
trassero poscia nel regio demanio. pronto con le armi ad assalire i suoi nemici, se tentas-
Dopo questo ordinamento erano aboliti i diritti e sero contro i viaggiatori per darne poi carico a lui.
tutti i diversi generi di prestazioni feudali, e in vece Alcuni mesi dopo questo bando, mentre riposava
de’ medesimi si comandava ai comuni una prestazio- inerme appiè d’un albero nella regione di Planu de
ne pecuniaria, da essere ripartita ne’ contribuenti murtas, fu ammazzato da un cotal Rosas della fazio-
proporzionatamente alla rispettiva facoltà de’ singoli. ne de’ Piu di Bonorva suoi nemici.
Si tolse allora un’antica iniquità, annullandosi i pri- Fu questa l’altra famosa vendetta che fecero i Piu
vilegii, per cui molti erano immuni dalle contribuzioni; dopo quella che commisero contro D. Pietro Prunas,
e si dichiarò che nella ripartizione della quota pecunia- uomo di grand’autorità nel Logudoro, e di un’im-
ria posta a carico de’ comuni in sostituzione delle già mensa ricchezza, del quale veramente si potea dire che
abolite moltiformi feudali prestazioni, concorrerebbero i suoi armenti e le greggie occupassero tutto il vastissi-
senza eccezione tutti coloro, che possedessero beni in mo territorio Bonorvese, perché veramente poco do-
qualche comune, o vi risiedessero, o solo vi mantenes- po aver consegnato a nuovi pastori il suo centesimo
sero una famiglia rustica; e non essendo né l’una né l’al- branco cadea, e si intende bene, colpito a tradimento.
tra cosa, per il solo fatto della possessione. Qualunque Le operazioni della delegazione sopra i feudi erano
fosse la qualità de’ possidenti, cittadini o foresi, nobili o già all’ultimazione, e il Re n’era soddisfatto; tuttavolta
non nobili, tutti indistintamente si dichiaravano obbli- nella sua giustizia non volendo lasciare inuditi i ricla-
gati a contribuire secondo le proprie fortune, anche mi, commetteva (addì 30 giugno) al sacro supremo
quelli che prima avessero goduto esenzione dalle dira- consiglio del regno la cognizione del merito de’ ricorsi,
me privilegiate, e gli stessi ecclesiastici, eccettuando pe- e la definitiva decisione, previo l’esperimento di ami-
rò le decime, i diritti di stola, e il patrimonio canonico chevole composizione. Il V. R. notificando questo so-
in quanto solamente non eccedea la tassa sinodale. vrano intendimento che fossero poste in maggior lume
La soppressione di quelle immunità, contro le qua- le rispettive ragioni delle parti, perché le decisioni e
li mormorarono sempre i contribuenti, portò un gran transazioni posassero sopra basi solide, avvertiva i co-
vantaggio alle finanze; le quali per questa e per altre muni che volessero supplicare dalle emanate sentenze,
ragioni, che non è questo il luogo di proporre, pro- o che avessero da eccepire a’ ricorsi de’ feudatarii, per-
sperano in tal modo, che sia facoltà al governo di ché abilitassero un procuratore a comparire nanti il
provvedere a molte opere pubbliche di tutta necessità. predetto supremo consiglio, spedendo dentro il prefis-
In questo tempo mosso il V. R. dalle querele, che so termine i loro mandati, e somministrando sollecita-
frequenti da varii distretti del Logudoro si presenta- mente all’eletto rappresentante le necessarie istruzioni.
vano contro la squadriglia di Peppe Bonu-Biosa, L’intenzione sovrana nel richiamare a sé la giuri-
mentre per i mezzi ordinarii, de’ quali potea usare sdizione esercitata da’ baroni si compiva in quest’an-
non era riuscito a disciorla, si volse a mezzi straordi- no (addì 10 agosto), quando fu posto un nuovo or-
narii, e promise un premio a chi avesse consegnato e dinamento nel sistema giudiziario, e si abolirono le
posto nelle forze del governo un uomo di quella molteplici denominazioni e le troppo variate attribu-
compagnia, e il doppio a chi avesse presentato il ca- zioni de’ tribunali e de’ giudici, rendendo l’ammini-
po, e con la impunita se egli fosse reo d’un delitto, al strazione della giustizia uniforme in tutto il regno, e
quale rispondesse nelle leggi la pena di vent’anni di a un tempo più spedita e semplice, senza però di
galera; e attentando a’ vincoli sociali, che erano tra troppo allontanarsi, come volea la prudenza dalle
que’ banditi, fece sperare una grazia assoluta a qua- leggi e consuetudini vigenti.
lunque uomo della stessa squadriglia, che avesse stra- L’intero territorio era diviso in mandamenti, e i
scinato il Peppe Bonu a piè de’ regii ministri. mandamenti in vario numero si sottoponeano a tri-
Molte delle imputazioni, che si faceano a questo ca- bunali collegiali, si stabilivano per gli uni e per gli altri
po-bandito erano calunnia de’ suoi nemici, e nell’ulti- le rispettive attribuzioni in modo preciso ed unifor-
ma accusa datagli contro d’aver taglieggiato i paesi, per me, e si sopprimevano i varii tribunali di eccezione.
i quali passava, era un iniquo travisamento di fatti es- Una parte de’ mandamenti del Logudoro fu com-
sendosi rappresentate come estorsioni da assassino le presa nella prefettura di Sassari, su gli altri si distese
domande di piccole somme, che egli faceva a’ ricchi la giurisdizione de’ tribunali di Oristano e di Nuoro.
proprietarii per sovvenire a’ bisogni suoi e de’ compa- Il tribunale di Sassari ritenne l’antica appellazio-
gni, e impedire che questi nelle urgenze si procurassero ne, ma perdette ogni superiorità, essendogli state pa-
il necessario co’ ladronecci: e se veramente accadde che rificate le altre prefetture in tutte le parti.
in qualche luogo siasi fatto secondo l’esposto furono Nel luglio di quest’anno suscitatosi nella Nurra
senza dubbio i suoi maligni avversarii che a farlo odioso un violentissimo incendio si stendea serpeggiando
si simularono suoi satelliti e caricarono sul suo nome col favore de’ venti sopra molte miglia quadrate, e
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Logudoro 840

con orribili fiamme struggea i foltissimi boschi del- Ad impedir anche questi danni, come gli altri di-
l’Argentiera, e inceneriva poco men che tre milioni di sordini, era pure intento il Re quando ordinava che i
grandi lecci e un milione di annosissimi ulivastri. nullatenenti, gli oziosi, i vagabondi, che però non
L’infiammamento durò circa due settimane, e per fossero incorsi in nessuna pena infamante per mi-
tanto tempo soffrì Sassari un calore infernale. Il fuo- sfatti, e non escludessero la speranza del ravvedi-
co fu per malignità, ma senza intenzione di cotanto mento, in vece delle pene portate dalle leggi patrie,
effetto, appiccato a una catasta che tenea pronta un potessero destinarsi al servigio militare nel corpo na-
miserabile per incarbonarla. A’ gravi danni per cotan- zionale de’ cacciatori-guardie. Nel saggio provvedi-
ta mole di legname di costruzione che fu distrutta, mento otteneasi di ricondurre in sulla via dell’onore
per il pascolo mancato agli armenti porcini e alle ca- quelli che aveano presagito male della loro futura
pre, si devon aggiungere le messi incenerite, le capan- condotta, e si agevolava il mezzo a quel reggimento
ne e case con tutte le robe distrutte e annientate dal di aver la sua forza sempre completa.
fuoco, e molti che erano in buone condizioni gittati Nell’aprile dell’anno seguente 1841 Carlo Alberto
in una deplorabile miseria. Si invocò la pubblica pie- ritornava in Sardegna a vedervi colla propria vista lo
tà in soccorso di quegl’infelici, e si alleviò alcun poco stato delle cose, e conducea seco il Principe Reale.
la loro angoscia. Per simili disastri accadde che le sel- Partito addì 27 aprile dal porto arborese sopra il
vose regioni dell’isola siano state sgombrate in gran piroscafo il Tripoli si volse ad Alghero, e nello stesso
parte, e che al presente in pochi luoghi vedasi una ve- giorno eravi ricevuto con una gioja piena di entusia-
getazione prospera. Ma la legge forestale porrà final- smo. Considerato bene quel che importava al saggio
mente un termine a tanti spaventosi guasti. Monarca di conoscere, gradì le feste, che i consoli gli
Avendo saggiamente provveduto (21 agosto) pe’ offerivano, rivedea la famosa grotta del Capo-Caccia
feudatarii che aveano offerta e offrirebbero la cessione illuminata con molta arte a farne osservabili tutte le
de’ loro feudi quel compenso, che meglio valesse in maravigliose particolarità; era spettatore d’una solen-
ogni evento ad assicurare i loro famigliari interessi, il ne regata di molte centinaja di feluche corallatrici e
Sovrano richiamava al suo demanio tutti gli ufficii barche peschereccie distinte in quattro squadre, e in-
d’insinuazione stati alienati sotto il governo spagnuo- terveniva poi a una operosissima pesca, e quindi ad
lo, e si fissava a’ signori utili la giusta indennizzazione. una caccia nelle prossime selve.
Si rivolgeva poscia la benignità sovrana (21 no- Nel giorno 30 di giugno salutato dalle festive ac-
vembre) alla città d’Alghero. Considerò la strettezza, clamazioni e benedetto da tutto il popolo tra il rim-
in cui trovavansi le sue finanze per gli esigui redditi, e
bombo de’ cannoni usciva dalla città il Re col Prin-
insufficienti al sopperimento de’ pesi indispensabili,
cipe, e movea verso Sassari dove erano aspettati con
fra’ quali era quello della manutenzione della catte-
drale, di cui la stessa città era padrona; vide di poter desiderio impaziente, e furono accolti con le dimo-
portare un aumento ne’ dazii che si corrispondevano strazioni più certe di amore e di giubbilo. Ivi il So-
all’azienda civica ed alla cattedrale dalle barche estere vrano visitava le caserme, il conservatorio delle figlie
che venivano in questi mari per esercitarvi la pesca di Maria e tutti gli altri pubblici stabilimenti, e rice-
del corallo, epperò soppressi i diritti, che percevea la vette da tutta quella cittadinanza i più affettuosi
città di lire 4.2.8, e la cattedrale di 2.16.8, comanda- omaggi. Partiva da Sassari addì 3 maggio, vedea la
va l’unico dazio di ll. 50 per ogni barca, assegnando- nuova popolazione di Torre, il canale che provvede-
ne il prodotto in beneficio dell’azienda civica e della rebbe d’acque abbondanti gli abitatori, e quindi risa-
cattedrale. liva sul Tripoli di ritorno a Genova.
Giugnendo oramai ne’ primi mesi del 1840 presso La visita di Carlo Alberto fu segnata da un atto di
al suo termine la gran riforma incominciata nel 1836, regia clemenza verso que’ colpevoli, sopra i quali si
rispettivamente alla soppressione dell’antico dannosis- può un Sovrano rivolgere con assoluta indulgenza,
simo sistema, per il riscatto della maggior parte de’ avendo fatto grazia a quegl’inquisiti, contro cui la
feudi, si volse il Re con tutta sollecitudine a effettuare legge non comanda più che cinque anni di carcere,
la divisione delle terre comunali, e l’assegnamento quattro di catena e tre di galera.
delle demaniali; e perché in questa grande operazione Nuove speranze ora sono deste in cuor de’ sardi.
si procedesse con tutta prontezza e regolarità chiama- CARLO ALBERTO ha tolto quei mali, che riteneano la
va alla medesima il R. Corpo dello stato maggior ge- nazione in una bassa sorte, ha stabilito per lei mi-
nerale, e prescrivea le principali norme, alle quali si gliori destini, ha impreso una grand’opera, qual è la
dovessero attenere gli ufficiali di quel corpo, gli inge- ristaurazione d’una nazione, ed egli la compirà, e
gneri civili, le autorità e i comuni del regno nell’ese- avrà tutta la sua lode di essere stato, come nella visita
guimento de’ lavori relativi a quella divisione. Quindi del 1829 lo aveano presentito i popoli, il ministro
vedendo l’incremento delle assolute proprietà territo- della benignissima provvidenza di Dio a sollevare le
riali, e la maggior diligenza nella cultura provvide (12 genti oppresse, e a porle nella dignità, cui aspirava-
settembre) all’assicurazione de’ prodotti; epperò isti- no. La Sardegna fu grande prima che perdesse la sua
tuiva le guardie campestri senza però togliere il servi- libertà diventando provincia cartaginese, essa può es-
zio barracellare; sebbene quelli, a’ quali fosse fatta fa- serlo ancora perché le sue condizioni naturali sono
coltà di tener quelle guardie, potessero dispensarsi da sempre le stesse; essa lo sarà, e dal regno di CARLO
denunziare i loro beni al barracellato. ALBERTO comincierà l’epoca della sua felicità.
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841 Longone

LOLLOVE, piccola terra della Sardegna nella pro- LONGONE [Santa Teresa], terra della Sardegna nella
vincia di Nuoro, nel contado di questa città, della provincia e prefettura della Gallura.
quale è considerata come una dipendenza. Nell’anno 1808, addì 12 agosto, il Re con suo di-
La sua situazione geografica è nella latitudine ploma approvava e autorizzava la formazione d’una
40°22', e nella longitudine occidentale da Cagliari nuova popolazione col nome di Santa Teresa, che
0°14'. non poté venire in uso, presso la torre di Longon
Siede nella pendice australe del gran terrazzo di Sardo. Il capitano e comandante Magnon ne era de-
Bithi in una valletta, dove è poca ventilazione, molta stinato direttore, e il Re accordava vantaggi, franchi-
umidità, frequente nebbia, gran calore d’estate e po- gie ai primi popolatori, il sito per fabbricare una o
co freddo nell’inverno. Le pioggie non sono scarse, più abitazioni, e un’area di circa starelli sei di Caglia-
le tempeste non rare. ri di terreno per coltivare. Con una circolare del
Rispettivamente alla popolazione il territorio è as- giorno dopo si invitarono i coltivatori e le altre per-
sai vasto e nelle più parti montuoso. Le fonti sono fre- sone industriose a profittare delle grazie sovrane sta-
quenti, e queste danno origine ad alcuni rivoli, che bilendosi in quel luogo dove troverebbero un bel
accrescono uno dei rami del Cedrino. Alcuni tratti so- cielo, l’aria temperata e pura, fertile il terreno, le ac-
no ricoperti da piante annose ghiandifere di quercia, que buone e abbondanti, il mare pescosissimo, le fo-
elce, e sovero; quindi sono in gran numero tutte le al- reste non distanti, e tutti i materiali e mezzi per far
tre solite specie silvestri. valere la loro industria e procurarsi agevolmente i
I cacciatori incontrano in ogni parte una facil pre- comodi d’una vita tranquilla e felice.
da. Pascolano in questo territorio cervi, cinghiali e dai- Del Magnon abbiam già fatto parola nell’art.
ni; e vi han nido molte specie di volatili. Gallura.
I pescatori trovano anguille e trote in molta copia. La sua situazione geografica è nella latitudine
Popolazione. Nell’anno 1838 abitavano in Lollove 41°15', e nella longitudine orientale da Cagliari
anime 180 distinte in maggiori d’anni 20, maschi 0°4'30".
35, femmine 45, minori maschi 40, femmine 60. Le È questo il paese più settentrionale della Sardegna,
case sono 33. più prossimo alla Corsica, e siede in sulla sponda
Le professioni principali sono l’agricoltura e la pa- dritta del Porto Longone, dirimpetto a Bonifacio, dal
storizia, e danno opera alla prima uomini 25, alla se- quale non dista che sole miglia marine 9 (pari alle
conda 20 tra grandi e piccoli. Due o tre fanno altri italiane), in sito piano, esposto a tutti i venti. L’aria è
mestieri. salubre, ma nell’estate è un po’ viziata dalle esalazioni
Delle trentatré famiglie che compongono Lollove, delle acque stagnanti in fondo del porto.
ventisei sono possidenti. Il suo territorio estendesi nella parte meridionale, in
Agricoltura. Si sogliono seminare annualmente sta- parte piano e in parte montuoso. Delle montagne e ri-
relli di grano 15, d’orzo 100, di fave 6. Il terreno sa- viere che sono nel medesimo abbiam parlato nell’art.
rebbe ottimo alle viti, ma quei coloni non se ne cura- Gallura, dove pure puoi leggere notati i suoi litorali.
no, e però non altri che il paroco si può fare la Presso all’abitato dalla parte di ponente è un’emi-
provvista del vino. Sarebbero de’ siti ottimi per le nenza che dicono Monte Bandera.
piante ortensi, e si lasciano impigrire. Non si hanno La popolazione ha molte famiglie di origine cor-
piante fruttifere. Mentre in altre parti sono i paesani sa, ed è vero che sino a questi tempi Longone è stato
che vendono ai cittadini, i lollovesi solamente vanno a l’asilo di quei delinquenti corsi che si volean sottrar-
provvedersi da questi delle tante cose di cui mancano. re alla pena de’ loro delitti, e di coloro che temevano
Pastorizia. Si numeravano nell’anno suddetto vac- dall’ira o vendetta de’ loro nemici. Da questa comu-
che 600, pecore 2000, capre 500, porci 150. Questi nicazione avvenne che lo spirito di vendetta sia stato
animali pascolano negli estesi salti e nelle tanche. osservabile quanto fu ne’ galluresi.
Le terre chiuse dette tanche sono quattro, che Sul numero de’ popolatori vedi l’articolo Gallura.
complessivamente conterranno poco meno di tre mi- Agricoltura. Comeché il territorio sia ottimo pe’
glia quadrate. cereali, tuttavolta l’agricoltura non ha fatto grandi
Religione. I lollovesi sono nella diocesi di Nuoro, e progressi. Si coltivano in pochi tratti le piante orten-
curati nello spirituale da un solo prete. La chiesa par- si: gli alberi fruttiferi sono rari; la vigna molto ri-
rocchiale di antica struttura è sotto l’invocazione di s. stretta, e però non produce più che basti per sei me-
Maria Maddalena. Il principale del paese la crede si. Quasi tutti gli abitanti sono agricoltori.
edificata da’ goti, perché la campana ha una iscrizio- Pastorizia. Né questa è di miglior condizione. Si
ne in caratteri gotici! Le feste principali sono per la nutrono vacche, pecore, capre e porci, e si fa buon
titolare, per s. Biagio e per s. Eufemia. Come non formaggio.
hanno ospiti, così se la godono essi soli quasi in fami- Pesca. Sono pochi che attendono alla pesca, e le
glia e ballano a coro di voci. Il cimiterio è contiguo barchette si usano piuttosto pel contrabbando.
alla chiesa e sta fuori dell’abitato a pochi passi. Religione. Questo popolo è compreso nella diocesi
Quanti nascono, tanti mujono in questo paese. I nu- di Civita. La chiesa parrocchiale è sotto l’invocazio-
meri del movimento della popolazione sono nascite ne di s. Vittorio, ed è amministrata da un prete col
due, morti due, matrimonii due. titolo di rettore.
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Lotzorai e Donnigala 842

Le feste del comune sono per s. Teresa, s. Vittorio Mancano i ponti sull’uno e l’altro, e per questo
e s. Reparata. Nella penisola della Testa era una chie- sono nell’inverno rotti non poche volte i commerci.
setta dedicata a quella santa, la quale da alcuni anni Nelle montuosità sunnotate trovano i cacciatori
fu esecrata, ed oramai è in rovina. cinghiali, cervi e daini, e in quelle e nelle altre regio-
Castello di Longone. Vedi l’articolo di Gallura, dove ni uccelli di tutte le specie stazionarie o passeggiere
pure troverai quanto si riferisce alla storia del Longo- che si conoscano nell’isola. Le specie più copiose so-
ne del medio evo ed alle antichità di questo territorio. no gli acquatici, quindi i passeri e i colombi sono
Porto. Esso è sicurissimo per la sua situazione, ma moltiplicati in grandissime famiglie.
di poco fondo, il quale va sempre sorgendo per la La popolazione de’ due rioni (anno 1839) era di
terra che da tanti secoli vi sparge un piccol torrente. anime 741 distribuite in famiglie 176, con maggiori
Vi è stabilita una dogana con un ricevitore de’ di- d’anni 20 uomini 345, femmine 283, e minori ma-
ritti di ancoraggio, e un commesso provvisionale. schi 65, femmine 48. L’ordinario numero delle nasci-
In Longone è un comandante di piazza, e la curia te 35, delle morti 25, de’ matrimoni 8. Sono rarissimi
del luogotenente di giustizia. che vengano a’ 65 anni d’età. Le malattie più comuni
e mortifere sono i dolori laterali e le febbri perniciose.
LOTZORAI e DONNIGALA, paese della Sarde- Professioni. I lotzoraini sono gente laboriosa, e tra-
gna nella provincia e prefettura di Lanusei, che com- vagliano nell’agricoltura uomini 250, nella pastorizia
prendesi nell’antico dipartimento dell’Ogliastra. 30, nella pesca 10, ne’ mestieri 35. Vi sono preti 2,
La sua situazione geografica è nella latitudine procuratori 2, notai 1, flebotomi 2.
39°58', e nella longitudine orientale dal meridiano Le donne lavorano in circa 120 telai.
di Cagliari 0°30'. Alla scuola primaria concorrono tre fanciulli.
Siede nella maremma ogliastrina a poco più d’un Agricoltura. Le terre di Lozzorai sono molto atte a’
miglio dal Tirreno tra due fiumi, ed è diviso in due cereali. Si seminano ogni anno starelli di grano 450,
rioni, uno detto Lozzorai, l’altro in distanza di mez- d’orzo 80, di legumi 250. Il grano suol produrre il
zo miglio verso levante che dicesi Donnigala. 12, l’orzo il 40, i legumi variati il 20. Di granone si
Le sue acque, le molte paludi e il vicino mare vi ac- pongono ne’ solchi non più di starelli 15, che rende
cumulano una grand’umidità, che molte volte oscura il 70, e di lino si raccogliono 2000 oberas, contenen-
l’aria presentandosi come nebbia. Il calore è forte nel- te ogni obera dodici manipoli. Non si fa orticoltura
l’estate quando non si tempera dal venticello marino, che in qualche ajuoletta particolare.
il freddo poco sensibile nell’inverno, quando accade Le vigne sono così prospere come in tutte l’altre re-
di raro che vedasi anche per poco biancheggiare il gioni vinifere dell’Ogliastra, la quale mentre in Sarde-
suolo di neve. I venti boreali sono impediti dal monte gna sono molte regioni celebri per la coltivazione delle
di Baunei, gli occidentali dalla catena delle grandi viti, pare superiore in alcuni riguardi alle altre. I vini
montagne, e però non vi resta adito che ai venti au- sono buoni e si vendono al continente con più lucro
strali, siroccali e del levante. che venga a’ paesi più distanti dal mare.
L’aria nelle stagioni dell’intemperie è perniciosissi- Si coltivano varie specie di piante fruttifere, ma
ma a’ forestieri usi a miglior clima; ma si potrebbe esse non sopravanzeranno i 6000 individui, quanti
rendere molto meno maligna se non si lasciasse ri- sono sufficienti al paese.
stagnare l’acqua in molti bacini e corrompersi, e si Tutte le parti del territorio prossimo a Lotzorai e
togliessero i letami accumulati alle uscite del paese, e Donnigala sono chiuse a predio, che appartengono a
si provvedesse alla pulizia del paese. molti proprietarii, già che sono rari quelli che non
Il territorio di Lozzorai può avere una superficie possedano. Non v’ha però che una sola tanca nella
di miglia quadrate sette. Le più parti sono piane, e le regione montuosa dove in qualche anno si semina.
poche eminenze non sono altro che poggi e piccole Pastorizia. Nelle parti incolte di questo territorio
colline, che quei paesani appellano monte di Tan- vegetano gli olivastri, i lentischi, i cisti, i corbezzoli.
cau, monte di Lascinu, Fundu de Monti, Corongiu, I pascoli non sono scarsi.
e Fundu Iba, quasi tutti di aspra superficie. I lotzoraini aveano nel 1839 buoi per l’agricoltura
In esso non si conosce alcuna fonte considerevole, e i 100, vacche 500, e capi minori 30, cavalli 40, majali
popolani attingono da due pozzi un’acqua salmastra. La 60, giumenti 100; vacche rudi 100, cavalle 25, capre
prima detta Funtana beccia trovasi presso il rione di s. 300, pecore 1500. Accade spesso che questi animali
Elena, l’altra che fu scavata nel 1830 è nel luogo che di- muojono in gran numero per le acque pessime delle
cono Sa Porta dessu Erettu. De’ due fiumi quello che quali si devono dissetare ne’ luoghi paludosi.
scorre alla tramontana del paese dicesi Palmera, l’altro Il formaggio delle capre e delle pecore è molto ri-
che scorre nella parte contraria, ed ha le sponde sparse putato, ma in poca quantità.
di molte paludi, è nominato S’arenada. In istagione pio- Commercio. Da’ prodotti agrarii che mettonsi in
vosa e l’uno e l’altro hanno pericolosi i guadi, e ridon- commercio, e da’ pochi capi vaccini che vendonsi al
dando cagionano danni gravissimi ne’ campi e ne’ pre- macello de’ vicini paesi, possono i lotzoraini guada-
dii, e riempiendo le concavità formano quelle paludi gnare all’anno lire nuove 40000.
dalla cui esalazione infettasi l’aria. L’area complessiva di Nel littorale di Lotzorai e Donnigala non è alcun
quei luoghi paludosi non è minore di starelli 10. seno, e i legni di commercio devono andare al riparo
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843 Lula

della isoletta d’Ogliastra posta al levante della foce Il territorio di Lula è molto esteso, e in gran parte
del Palmaera, dove stanno protetti dagli altri venti, montuoso. La superficie non minore di 50 miglia
ma non dal greco e sirocco, per i quali possono peri- quadrate.
re. Nel 1806 vi si riparò una galeotta barbaresca, ma Entra nel medesimo una parte del Monte Albo, la
non tenuta dalle ancore, andò a rompere. Gli africa- cui falda da Siniscola, dove principia, a Lula dove ter-
ni si salvarono e presentatisi nel paese si diedero mina, non si può percorrere a passo di viaggio in me-
schiavi, che poi furono cambiati con alcuni de’ mol- no di otto ore. La sua sommità è piana e pare proce-
ti sardi che gemeano nelle catene degli infedeli. der orizzontalmente e senza interruzione, se non che
Religione. Questo popolo è sotto la giurisdizione poco prima del suo termine, nel luogo che dicono
del vescovo d’Ogliastra, ed è governato nelle cose spi- Nurài, si abbassa e dà passaggio a’ paesani di Lula ver-
rituali da due preti, il primo de’ quali dicesi rettore. so Siniscola. In questa montagna calcarea sono molte
In Lozzorai la chiesa parrocchiale è sotto la invo- spelonche assai profonde con bellissime concrezioni
cazione di s. Elena, in Donnigala vi è una succursale di calce carbonata, tra le quali è più notevole quella
dedicata alla martire s. Barbara. Un’altra si è comin- che appellano Su santuariu per la somiglianza che
ciata in Lotzorai fin dal 1822, e non è ancora com- hanno alcune stalagmiti ad altari, candelieri e statue.
pita. Non si consacrò ancora il cemiterio in quella Presso all’indicato passo di Nurai è un pozzo di smi-
forma che dal governo era stata prescritta. surata profondità (Sa tumba de Nurai), dove caddero
Le feste principali sono per s. Elena, per s. Quiri- molte bestie, e alcune cariche, piombarono alcuni im-
co, per s. Barbara, per l’Annunziata, e per l’Assunta prudenti, e alcuni malfattori nascosero i loro delitti.
con corsa di cavalli, fuochi di gioja, balli e convitti Vuolsi che in alcune regioni siano minerali di piom-
in onore degli stranieri. bo, vitriuolo ed altri non bene finora determinati.
Nella campagna erano già due chiese rurali, una Questo territorio non è molto ricco d’acque; tutta-
denominata da s. Tommaso, l’altra da s. Alessandro. volta vi si formano quattro ruscelli per il fiume che
Esse si lasciaron cadere in rovina. proviene da’ salti di Onanì e Bithi. Nel paese sono al-
Antichità. Le costruzioni noraciche conosciute non cune fonti che somministrano acque assai buone. Nel
sono più di due, una in Perdulo-Colombus, l’altra in fiume e ne’ confluenti abbondano le trote e le anguille.
s. Tommeu. Nel Montalbo e in alcune valli vedrai grandi tratti
Non sono rare nelle roccie le cavernette sepolcrali, selvosi, e dominanti i lecci, i soveri e gli olivastri. Il
e se ne può indicare una nella regione Su monti de lentisco è molto frequente. Nella pendice siroccale
mesu, e quattro o cinque nel monti Agiargiu. della gran montagna abbondano i tassi e i ginepri.
Castello di Lotzorai. Fu edificato sopra un alto I cacciatori incontrano in tutte le regioni selvaggie
poggio, dal quale è quasi visibile tutto il territorio. Fu cinghiali, daini e cervi, e nella parte superiore del
ben munito siccome castello di frontiera con la Gal- Montalbo molte greggie di mufloni. I volatili sono
lura, e posto sopra il porto ogliastrino finché durò il numerosi nelle specie maggiori e nelle minori. In
regno cagliaritano e il gallurese, al quale fu congiunto queste sono più propagati i colombi e li stornelli.
con tutto il territorio nel tempo che fu il primo abo- Popolazione. I lulesi sommano a circa 930 anime
lito. I pisani padroni di Cagliari e di Gallura armaro- distinte in 228 famiglie. Il numero delle femmine in
no e lo tennero finché nell’invasione degli aragonesi questo paese è costantemente minore del numero
non fu superato. Ignorasi il tempo della sua demoli- degli uomini, e in questo tempo si notarono anime
zione. Quei del paese lo vorrebbero edificato dalla re- 497 nel sesso maschile, 433 nell’altro.
gina Medusa, e stanno fermi in questa opinione. Le medie del decennio scorso diedero annuali na-
scite 38, morti 15, matrimonii 10. L’ordinario corso
LULA, o Luvula, villaggio della Sardegna nella pro- della vita è a’ 65 anni con esempi non rari di longe-
vincia e prefettura di Nuoro, compreso nel manda- vità patriarcale. È di Lula il Giovanni Voche, che ora
mento di Bithi. Era nella circoscrizione del diparti- (anno 1842) avrà già trapassato il centoventiquattre-
mento di Galtellì nel regno di Gallura. simo anno di sua età. Le più comuni malattie sono
La sua situazione geografica è nella latitudine febbri intermittenti e infiammazioni per la malaria e
40°27', nella longitudine orientale del meridiano di le troppo brusche variazioni atmosferiche.
Cagliari 0°22'30". I lulesi nella foggia del vestire, nelle consuetudini
Giace nel fondo d’una valletta, dove in qualche e in tutti gli altri rispetti si assomigliano a’ bittesi e
parte stagnano le acque. Le eminenze prossime non agli altri cinque comuni vicini, sì che pajono tutti
fanno ostacolo né a’ venti boreali né al maestrale, i essere di una stessa nazione.
quali impertanto spesso vi sono sentiti assai forti. Delle famiglie di Lula 110 sono pastorali, 85 agri-
Piove con frequenza, nevica assai volte nell’inverno, cole, 15 meccaniche, 1 nobile. Le possidenti non so-
ed in tempi ed ore di umidità vi si sparge la nebbia, no più di 175.
la quale tuttavolta non isperimentano maligna. Nel- Le donne lavorano in circa 60 telai di antica co-
l’inverno si patisce del freddo e dell’umido, nell’esta- struzione. Non ha guari se ne posero in opera alcuni
te del calore. L’aria può nuocere in certe stagioni a di miglior forma. Si tesse la lana ed il lino, e si fanno
quelli che sogliono abitare in luoghi di miglior con- coperte di letto.
dizione. Alla scuola primaria concorrono circa 17 fanciulli.
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Lunamatrona 844

Agricoltura. Il terreno è atto a’ cereali, e se fosse ope- nelle carte antiche. Finalmente anche nel salto di
rato con miglior arte risponderebbe con più liberalità. Sorrota sarebbe anche stata una popolazione dello
Si seminano ordinariamente starelli di grano 260, stesso nome. Il disertamento di queste terre avveniva
d’orzo 360, di fave 50, di legumi 15. Il solito prodotto per la strage operatavi dalla peste.
è al sestuplo. Di lino se ne semina per il solo bisogno,
e non si fa alcuna cultura di patate, granone e canape, LUNAMATRONA, o Lunamardona, villaggio della
sebbene siano per queste specie siti favorevolissimi. Sardegna compreso nella Marmilla, antico diparti-
Le uve o perché non vengano, o non si lascin mento dell’Arborea.
giungere a maturità, e poi perché manchisi nell’arte, È capoluogo di mandamento nella prefettura d’Isili,
danno vini agri e di poca sostanza, quantunque nel- ed ha dopo sé Villanova, Forru, Siddi, Baradili, Setzu,
l’azione del fuoco esalino gran copia di spirito. Ussaramanna, Turri, Baressa, Pauli Arbaci, o Sitzamus,
Gli alberi fruttiferi sono in poche specie e varietà, Sini e Genuri.
e in poco numero quanto possa essere sufficiente al La sua situazione geografica è nella latitudine
bisogno. 39°38', e nella longitudine occidentale dal meridia-
Pastorizia. I pascoli sono copiosi nell’estate sul no di Cagliari 0°15'.
Montalbo, principalmente nella sua sommità, e nel- Siede incontro a oriente, parte in piano orizzonta-
l’inverno in tutte le altre parti. le e parte in piano obbliquo, ed è difeso a ponente
Si annoveravano nel 1840 cavalli e cavalle 120, da una piccola eminenza.
majali 60, giumenti 104, buoi per servigio 140, ca- Il luogo è molto caldo d’estate, umidissimo in in-
pre 4200, pecore 2000, porci 900. verno, spesso nebbioso, quantunque così come nelle
I formaggi sono di molta bontà. regioni circonvicine siano piuttosto scarse le pioggie.
Terre chiuse. Solo una piccola parte del territorio è L’aria non si può riputar per buona nell’estate e in
cinta a muriccia o a siepe per seminarvi e tenervi a gran parte dell’autunno.
pascolo il bestiame. Il territorio è molto più esteso, che domandi il
Commercio. I principali articoli sono i prodotti numero de’ popolatori, piano in gran parte, con po-
pastorali che si vendono nel porto d’Orosei. Il lucro che gibbosità e con una collina alla parte di tramon-
forse non sopravanza le lire nuove 12,000. Per la fe- tana, dove pare sia stato un bosco prima che vi si
sta di s. Francesco d’Assisi si celebra una fiera. estendesse la coltivazione.
Religione. Sono i lulesi sotto la giurisdizione del Sono scarse le sorgenti, e non si possono indicare
vescovo di Nuoro, e curati nello spirituale da tre pre- che tre soli rivoli appellati Riu-elighe, Mitza Inna,
ti, il primo dei quali ha il titolo di rettore. Mitza Arrideli. Quindi a distanza d’un miglio dal pae-
La chiesa maggiore è intitolata dalla Vergine As- se è una palude, la cui superficie è di circa cento starelli
sunta. Il cimitero è attiguo alla medesima in sulla di terreno, che spesso si asciuga e resta scoperta in una
estremità dell’abitato. gran parte del bacino con gravissimo incomodo e dan-
Le chiese minori sono cinque, due nel paese, delle no. Move allora dalle acque corrotte un nembo di zan-
quali una dedicata alla Regina degli Angeli, l’altra al- zare a infestar la campagna e le case, e a interrompere i
la Vergine di Valverde, presso la quale era antica- sonni con le velenose loro punture, anche a quelli che
mente un ospizio o conventino de’ frati di s. France- hanno sonno forte; e si sviluppano miasmi perniciosis-
sco di Paola: le altre tre nella campagna, e una di simi, per i quali molti d’ogni età patiscono gravi e lun-
esse dedicata a s. Francesco d’Assisi, l’altra a s. Nico- ghe malattie di flogosi addominali e febbri periodiche
lò di Tolentino, la terza a s. Matteo, tutte di struttu- pertinacissime, e molte famiglie restano addolorate per
ra antica, eccettuata quella di s. Francesco che fu ri- la morte de’ loro cari. La mortalità avviene ogni anno
formata ne’ primi anni di questo secolo. in sulla fine dell’estate, e le vittime non sogliono esser
Le feste principali con concorso di forestieri e meno di trenta, tra le quali due terzi in minor età.
corsa di cavalli sono per la titolare, per la Vergine di Quei paesani son persuasi che la malignità proviene
Valverde e per s. Francesco d’Assisi addì 2 maggio. tutta da quella palude, e non pertanto non hanno mai
Antichità. Trovansi alcuni norachi, e appiè del pensato a prosciugarla aprendo uno sfogo all’acqua de’
Montalbo incontro al maestrale nel sito che dicono torrenti che vi si raccoglie e corrompe; né pare che al-
Sa conca dessu Preìteru (la caverna del prete) vedonsi cuno abbia dato loro il salutare consiglio, ed esortatili
aperte nel sasso alcune di quelle cavernette sepolcrali a scavare un canale, con che sarebbe bonificata l’aria, e
che il volgo dice case di fate. l’agricoltura acquisterebbe quella ragguardevole esten-
Presso le due prime chiese rurali sono vestigie di sione di terreno. Il profitto che ricavasi da questa palu-
un’antica popolazione che appellavasi Duos Coros, se de non compensa in nessun modo i mali che genera.
è vera, l’antica tradizione. Appartenevano, come cre- Quei paesani vi cacciano uccelli acquatici, vi pescano
desi, alla medesima altre due chiese, che furono de- anguille assai grasse e sanguisughe molto grosse, e
nominate una da s. Pietro, l’altra da s. Gregorio. Un quando le acque svaporano mietono molto fieno.
altro paese era a distanza di un miglio, e a maestro D’animali selvatici non sono che i conigli e alcu-
del paese, nel sito che dalle molte rovine dicono Su ne lepri e volpi.
Petrichinosu. Nel salto demaniale di Dulusorra era un Popolazione. Per tanta mortalità non vedesi alcun
paese dello stesso nome, che troviamo menzionato sensibile aumento nel numero degli abitanti. Esso
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845 Luras

era nel 1830 di anime 777, nel 1831 di 790, nel col solito spettacolo di barberi e di fuochi artifiziali, e
1832 di 807, nel 1840 di 796. con l’allegria delle danze pubbliche.
Il decennio passato dava le medie annuali di na- Delle tre chiese minori, una è denominata da s.
scite 39, di morti 40, di matrimoni 10. Maria, la seconda da s. Sebastiano, che fu eretta per
Le famiglie sono 210, le quali danno, maggiori pubblico voto dopo una pestilenza, e la terza dalla
d’anni 20 maschi 318, femmine 325, e minori ma- Nostra Donna del Carmine. Il cemitero è contiguo
schi 87, femmine 66. Nel 1837 erano maggiori ma- alla chiesa parrocchiale.
schi 300, femmine 237, e minori maschi 148, fem- Nella regione che dicono Is olìas (gli olivi) erano
mine 145. due piccole chiese campestri, una detta di s. Elia,
Delle famiglie sunnotate 184 sono applicate all’agri- l’altra di s. Enoc, delle quali ora appariscono le sole
coltura, 5 alla pastorizia, 12 a’ varii mestieri; appar- vestigie. Furono esecrate intorno al 1770.
tengono quattro al clero, due a’ notai, ed altrettante Antichità. Erano in questo territorio alcuni norachi
a’ flebotomi, una sola alla nobiltà. Solo 130 sono che si sono disfatti per averne le pietre, e per acquistar
possidenti. terreno a’ solchi. Essi nominavansi Girinu-mannu,
Le donne lavorano ne’ telai più spesso il lino che Trezzali, Su-bruncu dessu Forraxi, Su-bruncu dessu
la lana. Il telajo è un arnese necessario in ogni casa. Cimixi, e Planu Crasti.
Alla scuola primaria non sogliono concorre più di In distanza di alcuni minuti trovansi molti anti-
sei fanciulli. chissimi sepolcri.
Agricoltura. Come gli altri terreni della Marmilla,
così quei di Lunamatrona sono di una stupenda ferti- LURAS, altrimenti Lauras, villaggio della Sardegna
lità, se pure non siano sfavorevoli le stagioni per po- nella provincia e prefettura di Tempio, che si com-
che o molte pioggie, o per maligne nebbie e venti per- prendeva nel dipartimento Gemini dell’antico regno
niciosi nel tempo che la spiga fiorisce o ingranisce. di Gallura (vedi articolo Gallura, fasc. 25).
De’ terreni di questo paese sono coltivati starelli La sua situazione geografica è nella latitudine
3000 a cereali, 60 a viti, 3 a piante ortensi, 4 a olivi, 40°56'30", e nella longitudine orientale di Cagliari
800 che si potrebbero coltivare sono lasciati per pra- 0°3'.
to, e soli 20 sono incoltivabili a più de’ 100, che so- Siede sopra l’altipiano di Tempio, in esposizione a
no nel bacino della sunnotata palude. tutti i venti, in un suolo secco, dove il freddo è più
Si suole annualmente seminare starelli di grano lungamente sensibile del calore, piove spesso, e dura
1100, di orzo 250, di fave e legumi 230. La produzio- molto la neve. L’aria è saluberrima. Gli abitanti van-
ne ordinaria del grano è al ventuplo, l’orzo al 25, le no frequentemente soggetti a malattie di petto, e le
fave al 13. Ne’ migliori siti il frumento produce sopra febbri periodiche, che si patiscono da alcuni, sono
il 60. Di lino se ne semina quanto è alla sufficienza. acquistate in altri siti.
La vigna prospera, i vini sono ottimi, ed è molto Il territorio de’ luresi è molto esteso, e quasi in
riputata la malvagia. tutte parti montuoso, sebbene non manchino spazi
Gli alberi fruttiferi sono olivi, come già notai, e larghi e piani.
quindi fichi, sisini, peschi e altre specie, non però in Tra le eminenze la più notevole si è quella che di-
gran quantità. cono Serra de Canahini, dalla cui sommità corre il
Pastorizia. I pascoli essendo scarsissimi, non si pos- guardo a grandi distanze sopra un paese pittoresco.
sono educare che pochi branchi, quattro o cinque Le roccie sono graniti di molte varietà.
greggie di pecore, e un armento di vacche. Le pecore Apronsi qua e là caverne (concas) naturali, dove i
mangiano la tassia con molto gusto, onde abbondano pastori e i coloni si ricoverano nelle inclemenze at-
di latte. Si avranno da circa 80 capi tra cavalli e caval- mosferiche. Le più considerevoli sono, Sa conca de
le, che quei di Lunamatrona, come gli altri de’ prossi- Pabadalzu, Sa conca de Monti-alvu, Sa conca de Vale-
mi dipartimenti, e generalmente tutti i sardi meridio- ri, Sa conca de Juanne Porcu.
nali, maneggiano con molta destrezza. I giumenti Le selve e i boschi coprono tutte le regioni, dove
saranno circa 200, e servono per la macinazione dei mal può operare l’arte agraria. Il sovero, il leccio e
grani. I buoi per l’agricoltura sono 250. l’ulivastro sono le specie comuni, sebbene in pochi
Commercio. Gli articoli da’ quali lucrano quei di luoghi vedasi la continuazione che è in altre selve
Lunamatrona sono i prodotti dell’agricoltura, che meglio conservate, e ombrato il suolo dalle frondi
vendono a’ negozianti di Cagliari. Il prezzo comples- intrecciantisi. I peri selvatici, de’ quali hanno non
sivo medio può definirsi di lire nuove 50000. piccola parte del nutrimento i porci, qui pure sono
Religione. Questo popolo è sotto la giurisdizione numerosi. Le regioni dove predomina l’ulivastro e il
del vescovo d’Ales, ed è amministrato da un vicario pero sono nella cussorgia di Carana, e ne’ confini del
con l’assistenza di tre sacerdoti. Le decime sommano territorio verso il greco. Tra i grandi ulivastri del Ca-
ordinariamente a lire nuove 9000. rana è molto notevole quello che vedesi a 50 passi
La chiesa parrocchiale, che è una delle più belle dalla chiesa campestre di s. Bartolommeo presso le
che siano in quel dipartimento, è sotto la invocazio- rovine dell’antica terra di Carana. Otto uomini non
ne di s. Giovanni Battista, di cui nel dì proprio si ce- cingerebbero il suo tronco, sebbene distendessero a
lebra la festa con molto concorso da’ luoghi limitrofi, tutta la misura le loro braccia; e tanto sono frondosi
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Luras 846

i suoi rami, che non facilmente vi penetri la pioggia. Le danze a coro di quattro voci, il bersaglio, e le
Nella parte infima del ceppo ha palmi sardi 56, un disputazioni degli improvvisatori, sono le più comu-
po’ superiormente 43. ni ricreazioni.
Le fonti sono frequentissime in tutte le parti del Tra le famiglie conviventi, eccettuate quelle de’ pre-
territorio, limpide le acque che propinano, e salubri; ti, de’ maggiori proprietarii e di quelli che si esercita-
quindi molti ruscelli vi si formano e irrigano le ame- no in qualche professione liberale, le altre sono addet-
nissime valli. I più considerevoli sono Sa bena o ve- te all’agricoltura o alle arti meccaniche. Vi ha un gran
na de Silonis, Sa ena de Carana, Sa ena de pische, Sa numero di fabbri-ferrari, e non pochi falegnami,
ena de Ludinosu, Sa ena de Terrabella, Sa ena de quindi alcuni muratori, scarpari ecc. I ferrari mettono
Morighentis, Sa ena dess’esca, Sa ena de Buscione, in commercio le loro manifatture.
Su riu de Molineddu. Scorre in questo territorio il I lurisinchi sono gente laboriosa. Seminano il cam-
maggior fiume della Gallura superiore, il Carana, tra po, coltivano la vigna, e quando vacano dalle opere
sponde amenissime, animato da molte trote e an- agrarie, allora negoziano e vettureggiano. Sono del pari
guille, ed esce da queste regioni più grosso che eravi operose le donne. Tessono la tela e il panno forese per
entrato per tanti tributi perenni che vi riceve, a’ qua- i propri bisogni e gli altrui, vendendone in quantità
li si debbono aggiungere nella parte superiore il fiu- agli uomini d’Anglona, di Montes e di altri diparti-
me di Coxigana, a mezzo corso quello di Manisfala- menti, e quando vanno o a’ propri predii o a’ vicini
dis, e nella parte inferiore il Riu-pedrosu. Ne’ tempi paesi non lasciano mai la rocca, e filano sempre o pas-
piovosi ridondano facilmente per la poca capacità seggino le contrade, o girino nelle piazze, o si fermino
del letto, e danneggiano le coltivazioni. e parlino con chicchessia, senza che si mostrino in-
Non pochi lurisinchi danno opera frequente alla comodate del peso del canestro che pieno di qualche
pesca, e ottengono un considerevole lucro venden- derrata portano sul capo.
done ne’ paesi vicini ed in Tempio, e questo sarebbe Alla scuola primaria concorrono circa venti fan-
maggiore se si cessasse dal mal vezzo di infettare le ciulli, de’ quali spesso si è lodata la istruzione. Molti
acque con la tassia. uscendo da questo primo insegnamento passavano a
I selvatici che più abbondano in questo territorio imparare la gramatica latina, ed anche le belle lettere
sono i cinghiali, le lepri e le volpi; e queste molto in una scuola gratuita, che quei del paese avrebbero
odiate a’ pastori per la strage che fanno continua nelle voluto perpetuata.
greggie. Nel paese sono alcune contrade selciate, alcune
Ne’ volatili le specie più moltiplicate sono le per- piazze piuttosto pulite, e molte case belline. Il cir-
nici, i merli, i tordi, le gazze, e in una quantità pro- condario apparisce amenissimo principalmente nella
digiosa i passeri. Nel fiume frequentano varie specie parte dove verdeggia il suo vastissimo vigneto presso
di uccelli acquatici. a quello di Calangianus. L’occhio si piace ancor mol-
Popolazione. Nell’articolo Gallura, sotto l’anno to nelle altre parti del pianoro intersecato da valli
1837, l’abbiamo distinta nelle famiglie conviventi e ben irrigate, e adorne d’una superba vegetazione.
nelle disperse, notando nelle 172 famiglie conviventi Agricoltura. I lurisinchi sono studiosi nella cultura
capi 850, e nelle disperse capi 696; in totale famiglie de’ cereali, e tanto l’hanno ampliata, che mancando
259, anime 1546. Certamente che in quest’anno 1842 oramai nel proprio territorio siti idonei alla medesi-
vi sarà variazione; ma questa non mi è nota, comeché ma, vanno in territorio altrui per seminare quei trat-
abbia de’ dati per crederla ogni dì crescente. Bisogna ti che i proprietarii sogliono lasciar incolti. Essi ora
essere in quei paesi per poter calcolare prossimamente si dolgono che i vasti campi di Arsachena per mal
al vero tutti i numeri statistici. I censimenti parroc- consiglio d’un sindaco sieno passati nel dominio di
chiali sono imperfettissimi, e qualche volta fittizii. uomini tempiesi; ma forse con un poco più d’arte
Ne’ funerali degli adulti si fa il compianto con potrebbero amplificare le superficie cereali entro l’at-
tutta solennità di mestizia, e le cantatrici vestite a tuale circoscrizione, che potrebbe essere sufficiente a
duolo, con velo bruno e la faccia circondata da una un popolo dieci volte maggiore.
candida pezzuola nella foggia delle monache, dispo- Le regioni cereali o vidazzoni sono tre, nelle quali
ste presso al feretro tra le parenti del defunto, che alternativamente si semina in ogni triennio.
dolgonsi di sincero dolore, esercitano il loro ingegno Il Lurese in generale è più atto alle viti e all’orzo,
poetico encomiando in versi sciolti le belle qualità che al frumento. Si sogliono seminare annualmente
dell’estinto o de’ suoi predefunti. starelli di grano 500, ed altrettanti d’orzo. In una
Come va crescendo la istruzione religiosa, gli spiriti piccola parte degli orti si seminano fave, fagiuoli e
si purgano dalle perverse opinioni, e si moderano le ceci; nelle altre si coltivano cavoli, lattughe, cipolle,
forti passioni di quegli uomini irritabili. Lo spirito della carcioffi, aglio, porri, patate, pomidoro. Il frumento
vendetta manca a poco a poco, come osserva ciascuno dà ordinariamente il sette per uno, l’orzo il dieci.
la integrità e la severità di coloro che sono preposti alla Le piante fruttifere più comuni sono peri, susini,
amministrazione della giustizia, e quando è fatta ragio- pini, fichi, e pomi, e non in gran numero.
ne a ciascuno, non sono che i furiosi e brutali che si vo- La vigna prospera maravigliosamente in molte va-
gliano, e spesso vilmente, vendicare da sé. Una maggior rietà di uve. Il vino bianco riesce in generale dolce e vi-
forza accelererebbe la educazione di questi montanari. goroso, ma grave agli stomachi usati a meglio, perché
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847 Luras

il vino si mescola quasi per metà con la sappa. Co- Giacomo. Fu distrutta nel 1765 per ordine del ve-
meché nel cuocere il mosto per farne sappa la quan- scovo Pietro Paolo Carta, perché in quel sito era
tità del liquido riducasi a meno della sua metà, tut- molto esposta alle profanazioni.
tavolta tanta è l’abbondanza de’ vini, che si possono Le chiese minori sono quattro: l’oratorio di s.
di continuo nutrire molti lambicchi per l’acquavite, Croce presso la parrocchiale; la cappella di s. Giu-
e se ne può fare tutto l’anno un grande smercio con seppe; quindi la chiesetta di s. Pietro, e l’oratorio
Agius, Bortigiadas, Terranova, La Maddalena, Longo- delle anime purganti.
ne, Oskeri, Ozieri, Tula e i paesi dell’Anglona, perché La principale sacra solennità è per la titolare della
si reputa migliore di quello che producesi negli altri parrocchia. Si corre il palio, s’incendiano fuochi artifi-
vigneti di Gallura. ziati, si fanno pubbliche danze, si disputa tra gli im-
Non sono chiusi grandi tratti di terreno nel terri- provvisatori, e si celebrano grandi conviti per onorare
torio, perché se tutte le aree cinte (le tanche) si som- gli ospiti, che convengono da’ vicini paesi.
mino, forse non danno un miglio quadrato; ma pare Nella campagna sono altre quattro chiese. Nella
che quindi in poi i proprietarii vorranno aver quei regione di Silonis, a un’ora e mezza dal paese, s. Pie-
vantaggi, che godono i padroni delle tanche, sì per la tro, fabbrica antica a tre navate; in Canaìli, a ore due,
conservazione de’ pascoli, come per certe coltivazio- s. Michele arcangelo; in Carana, a due ore e mezzo, s.
ni. Negli anni addietro nelle tanche si introducevano Bartolommeo, e nella stessa regione, ma a un miglio
gli animali a pascolo, e non mai si seminava, ora si più di distanza, s. Nicolò. Anche queste tre sono co-
alterna seminagione e pascolo. struzioni antiche, e furono un tempo parrocchiali
Pastorizia. Nell’articolo Gallura, dove notai le re- delle popolazioni, che molte gravi sventure annienta-
gioni pastorali, puoi vedere quelle che appartengono rono. Il paroco di Luras spiega giurisdizione in varie
a Luras, e il numero degli stazii, come sono chiama- chiese situate in territorio straniero; 1. in s. Leonar-
te le case pastorali disperse nelle medesime, e quan- do, cussorgia di Balaiana; in s. Pietro e in s. Andrea,
to, come agli altri pastori galluresi, appartiene anche cussorgia di Arsachena; in s. Costantino ed Elena,
ai lurisinchi. cussorgia di Scopetu. Questa giurisdizione su quelle
I numeri ordinari de’ capi del bestiame nelle soli- chiese, che trovansi tra rovine di paesi distrutti, dice
te specie erano i seguenti nell’anno, nel quale furono un fatto storico innegabile: i pochi abitanti che erano
da me fatte le necessarie esplorazioni: rimasti ne’ medesimi dopo estinto il restante del po-
Bestiame rude. Cavalle 150, vacche 1000, pecore polo, non volendo restare in quella solitudine e tra
3500, capre 4200, porci 1500. frequentissime reminiscenze delle persone care che
Bestiame manso. Cavalli 80, buoi 400, giumenti avean perduto, principalmente per le pestilenze, si ri-
100, majali 90. tirarono in Luras, e così le antiche parrocchie venne-
Il bestiame domestico pascola nelle tanche, nelle ro a essere amministrate dal nuovo loro paroco. I ter-
vigne, con gran nocumento delle medesime. reni di quei paesi furono venduti in seguito, ma la
Commercio. Abbiam già notata la vendita de’ vini giurisdizione acquistata restò a chi la teneva di buon
e dell’acquavite; ora aggiungi i prodotti cereali, for- diritto. Una tradizione costante porta che i cittadini
maggi, pelli, cuoi, lane, capi vivi e porci salati, quin- di Arsachena dovendo lasciare, e probabilmente per
di il frutto delle manifatture e dell’altra industria. le infestazioni de’ saraceni, la terra patria in fondo al
Prossimamente al vero la somma del guadagno potrà golfo del suo nome, si ritirassero in Luras.
calcolarsi a lire nuove 30000. In queste chiese rurali si celebra tutti gli anni la
I trasporti sono sempre difficilissimi per le vie aspre, festa del titolare, come fu già notato nell’articolo di
massimamente presso il paese, e spesso interrotte da’ Gallura, dove ricorri per vedere le consuetudini che
fiumi. Il Carana non ha alcun ponte, onde che le cor- hanno luogo. A dir il vero son piuttosto ricreazioni
rispondenze sono spesso intercette, perché non v’è che altro, eccettuando però quelli che ci vanno per
modo da traversar senza pericolo la gran corrente. voto, e che fissi nella chiesa non prendono alcuna
Quando non è in tutta pienezza, i pastori si fanno una parte ai soliti divertimenti.
comunicazione stendendo delle travi da una all’altra Antichità. Restano ancora in questo territorio sei
sponda ne’ siti, dove l’acqua scorre fra rupi vicine. norachi; che quei paesani storpiando la comune pa-
Religione. La parrocchia di Luras è sotto la giuri- rola nuraghe pronunziano runaghe. Sono distinti coi
sdizione del vescovo di Civita, ed è governata da un nomi del sito: Runaghe dessa minda de Nughes, Ru-
vicario perpetuo con l’assistenza di due o tre sacer- naghe dessa Palea, che avea intorno altre mura nora-
doti, a’ quali si aggiunge l’opera di alcuni preti, che ciche, Runaghe de Baddighe, Runagone, Runagheddu,
non hanno cura d’anime. Runaghe de Cattari. Presso il Nuragheddu vedesi un
La chiesa principale, che vantasi come una delle arco di pietre, e nel suo mezzo una gran lapida alta e
più belle della Gallura, è sotto l’invocazione della SS. larga circa due metri, che dicono Sa pedra fitta.
Vergine del Rosario: edifizio recente a tre navate che Vedonsi in altri siti non molto distanti dal paese
fu eretto per cura del sacerdote Giorgio Scano, il qua- consimili monumenti, che qui son detti sepulturas de
le molto vi contribuì dal proprio. Paladinos, piccole gallerie formate da due mura no-
L’antica parrocchiale, della quale fuori del paese raciche, distanti dove un metro, dove più, e lunghe
appariscono le vestigia, era sotto l’invocazione di s. qui 4, lì 6, sebbene non intere, e coperte da enormi
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Macomer 848

lapide lunghe fino 5 metri, larghe 3,50, e spesse superficie montuosa. Campeda è una parte del gran
0,80. Quei paesani non credono che la forza degli terrazzo vulcanico che si continua nella Planargia, e
uomini ordinarii potesse comporle, e sognano gigan- nella montagna bonorvese che dicono il Càccao, d’on-
ti che seppellivano altri giganti. de ne’ tempi precedenti all’ultima catastrofe si stende-
Degli antichi paesi, ora deserti, che sono nel dipar- va anche più verso greco-tramontana. Le principali
timento Gemini, abbiam fatto parola nell’articolo eminenze le abbiamo già indicate più sopra.
Gallura; or noteremo quelli che sono compresi nel Lu- Dentro il paese sono più di trenta pozzi, de’ quali
rese. Sono essi Silonis, Astaina, Canaìli, Carana, e altro sei solamente danno acqua potabile. La fontana
nella regione di Carana, di cui è ignorato il nome. pubblica è fuori del paese a mezzo miglio di distan-
Castello di s. Leonardo. Vedi l’articolo Gallura, do- za. Molte poi sono le fonti che si trovano nel territo-
ve abbiam dato la descrizione di questa rocca. rio di maggior bontà che non sia questa.
I rivi di Macomer sono due, il maggiore de’ quali è
MACOMER, terra cospicua della Sardegna, capoluo- detto Berraghe, l’altro Castigadu, che traversa la grande
go dell’antica curatoria del Marghine nel regno del strada sotto un ponte di legname. Il Castigadu scorre
Logudoro, ora compresa nella provincia di Alghero dal ponente all’austro del paese, e manca nell’estate,
[recte nella diocesi di Alghero; Macomer apparteneva perché alimentato da fonti poco considerevoli, le quali
alla provincia di Cuglieri, distretto di Bortigali. Vedi non danno che scarsamente dopo la primavera. Il Ber-
voce Cuglieri provincia]e nella prefettura di Cuglieri. raghe si ingrossa di questo. Quando è in sua pienezza
È capoluogo di mandamento e comprende Bortigali, non si guada, e bisogna traversarlo sopra un rustico
Birore e Borore. ponte di travi posate sopra due fianchi a costruzione
La sua situazione geografica è nella latitudine barbara, come dicono i sardi la composizione delle
40°19', e nella longitudine occidentale dal meridia- pietre a secco. Qualche volta, quando sono troppo co-
no di Cagliari 0°21'. piose le pioggie, esce dal suo letto, cagiona gravi danni
Siede in sull’orlo d’un vasto piano basaltico che di- a’ seminati, e riempie le frequenti cavità, nelle quali ri-
cono Campeda, superiormente all’altro piano pari- stagna l’acqua senza uscita. Questo rivo scorre da tra-
mente basaltico che dicono Campidano del Marghine. montana verso austro, e si versa nel letto del Murtazo-
In quel sito l’occhio spazia sopra un immenso orizzon- lu, confluente del Tirso. Il Barraghe e il Castigadu
te principalmente nella parte australe, nella cui parte hanno ottime anguille, e in certi tempi si prendono a
estrema sono osservate anche le montagne di Guspini mano, svolgendo la corrente e vuotando i gorghi.
e quelle di Villacidro, mentre all’oriente si vedono di- In questo territorio, come nelle altre regioni del
segnate nella parte più bassa del cielo le grandi monta- Marghine formansi nei tempi piovosi molte paludette,
gne iliache (Gennargentu). Più presso a questo paese ma non tali che possano viziar l’aria, massimamente
vedesi sottogiacente allo sguardo il pianoro o Campi- perché svaniscono o assorbite o svaporate, quando ces-
dano del Marghine, la valle del Tirso, e in tutte parti sano le pioggie.
un gran numero di villaggi, e nella linea verso greco la Una quarta parte del territorio è coperto di bosco,
catena cognominata del Marghine, e primo fra essi il dove dominano le due specie, la quercia e l’elce.
monte Santu-Padre, il quale pare così appellato dal Queste selve sono nelle più parti degradate per i
soggiorno che qualche romito di molta riputazione fa- tagli irregolari e per gl’incendii.
cesse nella cima del medesimo presso la distrutta cap- Le lepri, le volpi e i cinghiali sono sparsi in tutte
pella di s. Barnaba. Alla parte di tramontana sorge a le regioni, e i daini sono in numerose famiglie, men-
non lontano confine della vista il monte Manai, il tre vedonsi spesso andar a torme per le pianure e per
Montemurato, l’Ispiri e il Pizzulo. le terre chiuse, che dicono tanche, pur a non più
Macomer è ben ventilato, e spesso dalla parte bo- d’un miglio dall’abitato.
reale, onde nell’inverno vi si sente molto freddo, vi I volatili sono in molte specie, e tra quei di rapina
dura molti giorni la neve, e si forma il ghiaccio, e ac- molto numerosi gli avoltoi, che nelle prossime alture
cadono delle variazioni tali di temperatura, che ca- volteggiano esplorando qualche preda; ondeché i pa-
gionano agli incauti dolori laterali e altre gravi ma- stori devono stare in guardia contro questi e contro
lattie. Non sono rare le tempeste, e le vigne hanno le aquile. Vedonsi pure in gran numero gli sparvieri,
frequenti offese dalla grandine. L’insalubrità, di cui i falconi, i falchetti, i gheppi, gli edimemmi, ecc., i
alcuni accusano l’aria, è dalla incostanza termome- corvi, le cornacchie e varii uccelli notturni. Le gru vi
trica dipendente da’ venti ora caldi ora freddi. Egli è si mostrano, e nelle sunnotate paludette soggiornano
vero che da’ letamai, che si hanno in alcuni angoli molte anitre.
del paese si esalano miasmi; ma questi non sono in Popolazione. Nell’anno 1839 erano in Macomer
tal copia che l’aria possa concepire un vizio dannoso famiglie 412 e anime 1650, distinte in maggiori
all’economia animale, e il vento facilmente li dirada. d’anni 20 maschi 380, femmine 400, minori maschi
Le febbri periodiche da alcuni acquistate provengo- 420, femmine 450.
no da’ luoghi più bassi. Le medie che risultarono dal passato decennio era-
L’estensione territoriale di Macomer è molto vasta, no per ciascun anno matrimonii 17, nascite 60, morti
e forse sopravanza le quaranta miglia quadrate. Domi- 43. L’ordinario corso della vita è a’ 60 anni; quelli che
nano le roccie basaltiche, e in alcune parti rendon la oltrepassano questo termine sono 6 per ogni cento.
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849 Macomer

Le malattie dominanti sono le infiammatorie e le L’orticoltura è ristretta in piccolo spazio; tutte le


periodiche cagionate dalle variazioni atmosferiche, per specie vengono felicemente.
cui quei paesani si attengono all’antica profilattica di La vite vegeta con molto lusso, massime ne’ siti
ben difendersi in tutte le stagioni, e vestir buone lane. bene esposti. I vini di colore e bianchi sono generosi
Ponesi in gran pericolo chi sentendo caldissima l’aria e lusinghieri. La vendemmia forse produce 80000
si alleggerisca nelle vesti, un momento dopo soffia il quartare.
vento maestrale, e invadendo il corpo sudante lo am- I fruttiferi sono in molte specie e varietà, ma in
morba. Ho detto in altri luoghi che la mortalità ora numero non molto considerevole. Ne’ luoghi ripara-
molto maggiore in certi paesi ventilati non dipende ti da’ venti impetuosi le piante maturano bene i loro
da altro che dall’aver dimesse queste precauzioni, le prodotti, e non lasciano mai di generare. La coltiva-
quali avrebbero dovuto far inviolabili le consuetudini zione degli olivi va sempre più estendendosi, e pre-
di tanti secoli, e sostenere l’esperienza d’una sanità sto si avrà in essi un ramo assai produttivo.
sempre ferma nell’uso delle medesime. Molti che sen- L’alloro e l’artemisia arborescente sono piante co-
ton dire da chi non sa quel che si dica, che le loro pel- munissime che fanno amenissimo il paese, princi-
liccie e i cojetti son vesti barbariche, se ne spogliano; palmente nella parte australe e orientale.
ma non impunemente, e spesso con danno estremo. Pastorizia. Il macomerese produce ottimi pascoli
I macomeresi sono uomini intelligenti, vivaci, co- per ogni sorta di bestiame, e specialmente per la spe-
raggiosi, ma non molto compagnevoli. Si dice che cie vaccina. L’abbondanza e la sostanziosità de’ me-
non si dimostrino così ospitali come gli altri sardi; desimi è bene spesso nociva.
ma non si riflette che le locande stabilitevi ne hanno Bestiame manso. Nell’anno sunnotato aveansi buoi
già tolta per molti la ragione, e non si badò che nelle per servigi agrarii 300, vacche manalite 80, vitelli e
case de’ principali hanno sempre ottima accoglienza vitelle 68, cavalli e cavalle 145, majali 115.
le persone, alle quali sarebbe indecoroso e troppo Bestiame rude. Vacche 2500, tori e vitelli 550, ca-
molesto riposare in quelle osterie. La casa del com- pre 3500, pecore 1500, porci 2600, cavalle e polle-
mendator Pinna è un ospizio di tutta cortesia per dri 260. I porci si conducono talvolta a pascolo in
quelli che vi si presentano, se pure non sieno preve- altri territorii, dove i ghiandiferi abbiano fruttificato
nuti dalla gentilezza di quel signore. copiosamente.
Sono applicati all’agricoltura uomini 210, alla pa- Le vacche, le cavalle, le capre e le pecore succum-
storizia 140, a’ mestieri 50: quindi si numerano preti bono sovente per pletora. Le carni de’ cadaveri ros-
6, impiegati civili 9, avvocati 2, notai 4, medici 1, seggiano più che in istato di perfetta sanità, perché
chirurghi 1, flebotomi 1, farmacisti 1, levatrici 0. infiltrate di sangue, e coloro che non patiscon nau-
Qui pure, come nel prossimo Escano, sarebbe vile sea a mangiare di questi animali morti, come dico-
l’ufficio delle ostetrici? Tra le suindicate famiglie 8 no, di mala morte o di malattia, le sentono di un sa-
sono della classe nobile e composte di trenta indivi- pore delizioso! L’idrocefalo, come pare doversi dire
dui, le possidenti 380, le povere 18. l’altra comune malattia perniciosa, spegne le pecore
In ogni casa vi è almeno un telajo, dove si lavora e in maggior numero le vacche. Gli individui che ne
lini, lane, sajo, tele, coperte di letto. sono affetti vacillano tratto tratto per vertigine, e
Alla istruzione primaria concorrono non più di quando sono morti trovansi avere dentro la massa
25 fanciulli. Nelle ore che si vaca da questa passa il cerebrale una vescichetta piena di linfa. I macomere-
maestro a erudire altri 15 giovani nella grammatica si non sanno rimedio, né alla prima né alla seconda,
latina e nelle belle lettere, facendo quest’altra opera sebbene sia ovvio il pensare che si può felicemente
per una retribuzione patteggiata coi rispettivi padri occorrere a una malattia che si genera da nutrimenti
di famiglia. molto succosi con far passare il branco in regioni
Nessuna istituzione di pubblica beneficenza si meno pingui. La necessità de’ veterinarii è sempre
può lodare. Quelli che avrebbero potuto e dovuto provata da’ gravissimi detrimenti che patiscono i pro-
consecrare o tutte o alcune parti delle loro ricchezze prietarii del bestiame.
al vantaggio degli altri hanno stimato piuttosto di I formaggi sono di ottima qualità, e manipolati be-
impinguare i loro parenti. ne non si stimerebbero in nessun rispetto inferiori a
Al mantenimento del buon ordine pubblico ed quei di Sindia, i quali se fossero meglio conosciuti agli
alla repressione de’ malviventi suol essere a stazione esteri accrescerebbero una nuova delizia al loro palato.
in Macomer un piccol drappello ora di cavalleria, or Tanca di Padrumannu. Nel terrazzo basaltico so-
di fanteria, sotto il comando o d’un brigadiere, o praindicato presso la regione Campeda è chiuso un
d’un sergente o sottotenente. gran territorio abbondantissimo di pascoli, dove si
Agricoltura. Il territorio di Macomer stimasi più solea educare un’ottima razza di cavalli. La cultura
atto all’orzo che al frumento. Si seminano starelli non fu però esercitata con la dovuta diligenza che
della prima specie 1000, della seconda 800, di gra- per poco tempo, e quindi venne sempre meno la ge-
none 20, di fave, ceci, ed altri soliti legumi venti sta- nerosità di quegli animali.
relli singolarmente. Il frumento moltiplica all’8, l’or- In questa regione e nella circostante sono tutte le
zo al 12, il granone al 60, i legumi al 6. Di lino se migliori condizioni per lo stabilimento d’una gran
ne raccoglie circa 40 cantara. colonia agraria, e spiace vederle infruttifere.
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Magumadas 850

Commercio. Da quanto vendesi o al porto di Bosa si può riconoscere la sua pianta, perché vi fu traspor-
o a’ negozianti degli altri dipartimenti, da’ prodotti tata terra, e ora vi si fa cultura, e né pure si sa né
agrarii e pastorali, dal frutto dell’industria e dal com- quando né da chi sia stato fabbricato, né alcuno si
mercio che si fa nel paese coi passeggieri, possono i rammenta quando si smantellò. Vi si trovano ancora
macomeresi lucrare all’anno circa 120 mila lire nuove. molte e grandi palle di pietra.
Strade. La grande strada da Cuglieri a Sassari pas- Nella Storia del Logudoro troverai più volte nomi-
sa in mezzo di queste terre; perché vi è un continuo nato questo castello, che fu preso dal viceré Carroz il
afflusso di forestieri, ed essi possono trasportare facil- giorno dopo che fu ne’ vicini campi annientata la
mente le loro derrate. Presso a Macomer incomincia la potenza del Marchese d’Oristano. Vedi sotto gli anni
strada provinciale a Bosa, e quanto prima aprirassi la 1422, 1424, 1478.
provinciale nuorese. Questa terra si fa di giorno in
giorno più ricca, e non andrà molto che sia degna di MAGUMADAS [Magomadas], villaggio della Sar-
riavere gli onori di città che si godeva ne’ secoli ro- degna nella provincia di Cuglieri compreso nel man-
mani. damento di Tresnuraghes, della prefettura d’Orista-
Religione. I macomeresi sono compresi nella dio- no; e nell’antica curatoria della Planargia.
cesi d’Alghero, e diretti nello spirituale da un vicario La sua situazione geografica è nella latitudine
con l’assistenza di altri tre sacerdoti. 40°16', e nella longitudine occidentale dal meridia-
La chiesa principale ha per titolare s. Pantaleone. no di Cagliari 0°35'.
È di antica struttura a tre navate, e non ha nessuna Una costante tradizione narra che nel 1226 i magu-
cosa che meriti attenzione. madesi avessero stanza in sito più prossimo al mare,
Le chiese minori sono quattro, una nel paese deno- notatamente dove vedonsi le vestigia della chiesa di s.
minata dalla santa Croce, le altre tre nella campagna; Nicola, ed intorno alla medesima le fondamenta delle
la prima delle quali a 5 minuti di distanza è dedicata abitazioni che i coloni vanno ogni dì cancellando. I
alla Vergine d’Itria, la seconda a 20 minuti alla Vergi- saraceni sbarcati nel prossimo littorale di Bosa invase-
ne del Soccorso, la terza a s. Antonio in distanza di ro il paese, lo saccheggiarono e lo disfecero; quindi i
due ore sopra il monte selvoso, che n’è denominato. miseri coloni che sfuggirono alla strage andarono a
La festa più solenne e di numeroso concorso è per porsi dove ora sono, siccome in luogo men pericolo-
il titolare. Si corre il palio, e sono proposti quattro so, perché in maggior distanza dal mare.
premii in varie pezze di stoffa in seta. Il camposanto Un’altra sciagura venne a questo popolo nel 1684,
non si è ancora stabilito, e i cadaveri sono sepolti nel essendo i barbareschi avanzatisi di notte sino al pae-
cemiterio che trovasi contiguo alla parrocchiale. se, che poterono sorprendere. Aveagli guidati un sar-
Antichità. Entro i fini di Macomer è un gran nu- do della stessa regione, che era da alcuni anni schia-
mero di costruzioni noraciche (nuraghes) sì che per vo in Africa, il quale, quando poté, evaso da mezzo a
avventura non è maggiore in altre regioni, e i più so- loro e corso in Tresnuraghes sua patria, destò quei
no in poche parti distrutti. popolani, e si proferse di avviarli. Quelli si armaro-
Senza i coni, dove semplici, dove cinti da altre co- no, affrontarono gl’invasori che col bottino e con gli
struzioni consimili, sono altri monumenti della più schiavi ritornavano al lido, ne fecero una gran strage,
remota antichità, che si riferiscono alla religione del- e poi si volsero contro le navi. Una di queste fu assa-
la natura, uno de’ quali di singolar maniera, che os- lita e per poco non fu vinta. Uno de’ sardi, Giam-
servava il generale La-Marmora, e che ei credette un maria Poddighe, abbatté la bandiera lunata, la portò
luogo di culto. Vedi nel secondo volume de’ suoi in trionfo e la conservò in monumento del suo valo-
viaggi, dove ragiona delle più considerevoli antichità re e della sua felice impresa contro i barbari. Essa
della Sardegna. conservasi sino a questi tempi da un tale Giovanni
Ne’ tempi romani una delle grandi vie centrali tra- Nicola Oggiano, forse ancora vivente. Gli storici sar-
versava questo territorio e toccava Molaria, l’attuale di occupati in quei tempi a magnificare le glorie che
Mulargia. Da quella sono state prese le colonne mi- sognavano de’ loro municipii, ed a scrivere le più ri-
gliarie che furono composte nel vestibolo della par- devoli assurdità, non si degnavano considerare questi
rocchiale a sostenervi una tettoja. fatti di valore e di raccomandare alla posterità i no-
Ho accennato che Macomer era città in quei tem- mi dei prodi. Studiose ricerche hanno ottenuto la
pi, e tale noi la troviamo qualificata in Tolommeo cognizione di molti che meritarono bene della patria
nella nota delle città mediterranee sotto il nome di esponendosi contro le invasioni; ma le loro azioni
Macopsisa, che non si sa come poscia nel medio evo dedotte da sinceri monumenti sono sceme di quelle
sia diventata Macomeli, Macumeli o Macomer. circostanze, le quali le avrebbero adornate nelle pagi-
Castello di Macomer. Non lungi dalla chiesa par- ne della storia, e non si ha modo con cui dissipare le
rocchiale sopra una rupe basaltica grigia imminente tenebre, nelle quali giacciono i nomi di molti ma-
al capo superiore della scala dal paese nel piano del gnanimi, che ostettero alle aggressioni de’ barbari, e
Marghine vedonsi alcune parti dell’antico castello, protessero le popolazioni dalla loro ferocia. Negli ul-
che dall’essere stato ridotto a carcere dopo la sop- timi tempi di quella guerra di tanti secoli tra i sardi e
pressione del Giudicato e Marchesato di Arborea, è i vicini africani si ammirarono prodigi di virtù, po-
appellato Sa prejoni bezza (la prigione vecchia). Non chi e impreparati ripugnare a molti e ben armati, e
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851 Mamojada

vincerli; e sarebbe a stimarsi da questo, che non mi- comuni sono a Albaranzelu, Rettagliadu, Panzalinied-
nor virtù mostrassero gli antenati, quando non si du; la malvagia, il moscatello e l’albegeniadu vedonsi
fossero già raccolti tanti fatti stupendi. in pochi filari. Dalle prime si fa il vino comune che è
Il paese è situato in luogo un po’ rilevato in espo- di molta bontà, e nel totale non suole di molto sopra-
sizione a tutti i venti. Il freddo non è molto sensibi- vanzare le cento cariche; delle altre se ne fanno i vini
le, se non sotto la influenza della tramontana e del gentili, de’ quali ciascuna famiglia ha la sua provvista
maestrale, la neve si scioglie presto, e le tempeste per gli ospiti, e per le libazioni de’ dì più solenni. Del
non vi sono frequenti. L’aria stimasi pura e salubre. vino comune, quello che sopravanza i bisogni del pae-
Popolazione. Sono in Magumadas 120 famiglie, e se vendesi a Bosa.
anime 490, distinte in maggiori maschi 134, femmi- Vegetano ne’ predi ciriegi, peri, albicocchi, susini
ne 142, e minori maschi 110, femmine 104. e pomi di molte varietà, e vi allignano felicemente i
Le medie sul movimento della popolazione sono mandorli, i fichi, i peschi, i meligranati e gli olivi. In
nascite 6, morti 3, matrimonii 2. totale si possono computare 4000 individui.
Le malattie più frequenti sono i dolori laterali, e Dopo il vigneto sono alcuni chiusi, forse otto,
anche le periodiche. Il solito periodo della vita è a’ dove si introduce a pascolo il bestiame domito.
50 anni. Non si ha camposanto, come erasi ordinato Pastorizia. Dopo i buoi per l’agricoltura non sono
dal governo, e invece si seppelliscono i cadaveri o nel altri animali che vacche, cavalli, porci, pecore e giu-
cemiterio della chiesa parrocchiale, dove è un picco- menti. Le vacche sono circa 20, le cavalle ed i cavalli
lo altarino per celebrarvi in suffragio delle anime, o 80, i porci 100, le pecore 300, pochi giumenti.
in quello della chiesetta della s. Croce. Religione. La parrocchia magumadese è nella dio-
I magumadesi sono tutti applicati all’agricoltura, cesi di Bosa, e governasi da un vicario con l’assisten-
eccettuati quei pochi che guardano il bestiame. Non za d’un altro prete.
vi si esercita alcun mestiere. La chiesa principale è dedicata a s. Giambattista.
Anche per Magumadas fu ordinata la scuola pri- Fu fabbricata 216 anni circa, ristaurata nel 1762, e
maria, ma nessuno vi concorse. un’altra volta nel 1833. In essa si celebrano due feste
Le donne che lavorino nel telajo sono ben poche. molto frequentate da’ forestieri, la prima addì 24
I magumadesi sono laboriosi e buoni. Non ama- giugno, l’altra addì 29 agosto. I balli nella pubblica
no molto i divertimenti; tuttavolta se la terra rispon- piazza sono molto animati.
da liberalmente alle loro fatiche si sollazzano ne’ dì Le chiese minori sono: l’Oratorio di s. Croce, uf-
festivi, altrimenti vedesi una malinconia più tetra. fiziato da una confraternita, l’altra è denominata da
La superficie territoriale stendesi come una stri- s. Sofia e da s. Elia, fabbricata nel 1756, nella quale
scia lunga poco più di quattro miglia, larga poi così in altri tempi celebravasi una festa di gran concorso,
variamente che la quantità complessiva non sia mag- con fiera e i soliti spettacoli. Presso questa cappella,
giore di quattro miglia e mezzo quadrate. Il paese è che è distante dall’abitato non più di 7 minuti, è la
ben collocato, perché nel mezzo. pubblica fonte.
Le principali eminenze sono appellate Santunigola, Antichità. Presso le rovine dell’antica chiesa di s.
Lorìo, Fenosu, Sa Punta de tres montes e Sa Punta de Nicola vedesi un norache in gran parte distrutto, co-
Cointulzu, che tutte sono in fila verso la marina. me sono gli altri due detti uno Su nuraghe de s. Bar-
Si possono notare poche sorgenti, ma vale per bara, l’altro Su nuraghe de Sebes.
molte quella che chiamano Sa Giagonia, la quale dà
un getto di 0,15 di diametro, e in egual copia versa MAMOJADA [Mamoiada], terra cospicua della Sar-
tutto l’anno. degna nella provincia e prefettura di Nuoro, compresa
In sì piccolo territorio non sono altri animali selva- nel mandamento di Fonni e nell’antico dipartimento
tici, che le specie più piccole e gli uccelli più comuni. della Barbagia Ollolai.
Agricoltura. La terra è atta a tutti i semi cereali. Ser- La sua situazione geografica è nella latitudine
vono nell’agricoltura cinquanta gioghi, ed ogni giogo 40°12'30" e nella longitudine orientale dal meridia-
può seminare all’anno starelli di grano 6, d’orzo 3, di no di Cagliari 0°10'.
lino 1, di fave e legumi 2. L’ordinaria fruttificazione Il paese è nel piano d’una gran valle, e composto di
del grano e dell’orzo è all’ottuplo. Si semina un poco circa 426 case distribuite irregolarmente lungo due
di granone, e si ha un cospicuo prodotto se non man- contrade principali che si intersecano, una detta Via-
chino le pioggie. Si hanno due vidazzoni, una verso la manna, che divide il comune in due regioni, e l’altra
marina capace di starelli 400, l’altra di 300. Il fru- Via de santa rughe (via di S. Croce). Vi sono alcune
mento vantasi di superior bontà a quello delle vicine piazze, e principali fra queste le appellate dalla N. D.
campagne. L’orticultura è pressoché nulla. Appena in di Loreto, e dalla S. Croce, nelle quali nei giorni festi-
poche ajuolette si vedono alcune specie. Le viti non vi vi radunasi il popolo per le solite ricreazioni.
prosperano, perché poste in luoghi di pendìo tra le Sorgono alcune eminenze presso il paese, e non so-
roccie, e povere di terra, cui le pioggie forti sogliono no che a molte miglia le grandi montagne, a 7 miglia
trasportare. O non sanno come si debba fare a soste- ed a levante la montagna di Oliena, che stendesi tra il
nerla in luoghi consimili, o non si vuol soffrire la fati- greco e sirocco, a 8 miglia e all’austro il Gennargentu,
ca di costrurre degli arginetti. Le varietà delle uve più a 3 miglia e quasi a ponente il monte Gonnari.
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Mamojada 852

La giacitura del paese dice la sua umidità in alcuni d’armonia i siti più ameni. Le aquile, gli avoltoi,
tempi, perché è da notare che il terreno in cui siede va fanno frequenti furti a’ pastori, e sono dopo questi
declinando per molte miglia alla valle meridionale di molti altri uccelli di rapina.
Nuoro; e la elevazione notata delle terre dice quanto Popolazione. Nell’anno 1841 erano in Mamojada
sia impedita la ventilazione, quanto il calore estivo, il 419 famiglie, con anime 1771, distinte in maggiori
freddo invernale, la durata delle nevi. La nebbia è fre- d’anni 20, maschi 526, femmine 460, e minori ma-
quente, le tempeste non sono rare, e molti spesso si schi 374, femmine 409.
dolgono della grandine, che nel finir della primavera Le medie risultate dal decennio decorso davano
suol nuocere ai seminati ed alle frutta. L’aria è salubre, nascite 65, morti 30, matrimoni 14.
ma non sempre pura per le esalazioni di alcuni panta- L’ordinario corso della vita è a’ 65, e sono rari che
ni e del letame delle stalle, giacché tutte le sere il be- vivano agli 80.
stiame manso vien richiamato al paese. Le malattie comuni sono infiammazioni e febbri
L’estensione territoriale sarà di poco maggiore di perniciose e periodiche.
15 miglia quadrate. Il comune è ben situato perché Professioni. Le famiglie agricole sono 200, le pa-
sta quasi nel centro del territorio, il che ha molto fa- storali 136. Attendono a’ vari mestieri di muratore,
vorito la cultura del medesimo. ferraro, falegname, segatore, calzolaio, persone 27.
Il rialzamento del terreno mamojadese in varie par- Quindi convien notare negozianti 10, e i così detti
ti, è più notevole nelle regioni appellate Lenardubande, turronai 15, preti 7, impiegati civili 4, notai 3, chi-
Arraiola, Sudovara. Vi sono alcune cave di pietre da ta- rurgo 1, flebotomi 2, speziale 1, levatrici 2.
glio, e in certi siti si scavano argille di mediocre bontà Le famiglie possidenti beni stabili sono 303, le
per le terraglie. nobili 18 con anime 116, nel sesso maschile 54, nel
In questo territorio si riconobbe una calce carbo- femminile 62.
nata lamellare perlata; altra carbonata tavolare ag- Le donne lavorano a tessere il panno comune e la
gruppata in vari versi, cosparsa di cristalli di quarzo tela.
con altri di calce carbonata, alcuni de’ quali appar- Alla scuola primaria sogliono concorrere circa 40
tengono alla varietà prismatica lamelliforme; e anche fanciulli. Il loro profitto non è notevole.
una steatite bigia d’apparenza alquanto scistosa. Carattere. I mamojadini sono gente laboriosa e re-
Le fonti di questo territorio non saranno meno di ligiosa, e non pajono più meritare l’accusa di vendi-
trenta, tra le quali sono più considerevoli quella di S. cativi e sanguinarii, che faceasi contro loro in altri
Giuseppe in sulla estremità dell’abitato, che nella sua tempi. Gli animi sono di molto mansuefatti.
perennità non è mancata al popolo in nessuna osti- Prigioni. In Mamojada non erano migliori che in
nata siccità; la fonte di S. Cosimo, perenne come la Nuoro, e i ditenuti pativano sotterra le tenebre, la
prenotata, ma per la leggerezza e freschezza riputata mefite e una grande umidità. Le nuove prigioni pro-
migliore; la fonte Istevene, che serve alla irrigazione vinciali sono o saranno certamente meno insalubri.
d’un gran numero di orti; la fonte di Duduli, e quel- Agricoltura. Il territorio di Mamojada è più atto
la che dicono Dessa-pedra, la quale però in paragone all’orzo che al grano, e le regioni meno sfavorevoli
dell’altre dà un’acqua grave; e dopo queste la fonte alla seconda specie sono le confinanti a quel di Nuo-
Caprina, dove quando ne’ conviti campestri si pon- ro e di Orgosolo. Impinguato col fimo produce pure
gono le fiasche il vino scolorasi. le fave, delle quali si fa gran smercio fuori del paese.
Queste fonti entrano in tre rivoli, uno che dicono Si seminano ordinariamente starelli di grano 650,
Elisi presso i confini con Orgosolo, l’altro Lodiasi vi- di orzo 2060, parte de’ quali semi sono sparsi in altri
cino al paese, il terzo Istendei. territorii, perché le regioni coltivabili che si hanno
Sono poi notevoli due fiumicelli, il Terrasumele, nella propria circoscrizione, non potrebbero (come es-
che nasce da’ salti orgolesi, e il Baducarru provenien- si dicono) capire tanta quantità. Il grano suol fruttifi-
te dalla stessa regione. Si uniscono in Badorgolesu e care il 5, l’orzo l’8. Negli orti si coltivano fave, ceci,
si versano nel Cedrino. fagiuoli bianchi, lenticchie e granone, e la prima spe-
In questi alvei sono pertutto guadi sicuri, che pe- cie occupa la maggior parte del suolo. Le fave e gli al-
rò non è prudente tentare dopo che ne’ medesimi tri legumi sono molto riputati perché di buona cuci-
sono entrati i torrenti. Per le comunicazioni sono al- na. Le fave danno il 12 ed i fagiuoli anche il 16.
cuni ponti di legno che si ristorano opportunamente Le piante ortensi che si coltivano sono lattughe,
perché non manchino nel bisogno. Le rive sono cavoli, cipolle, zucche, pomi d’oro e patate. Di lino
amenissime finché non escasi da mezzo a’ predii. non si fa cultura, perché il terreno non credesi atto:
Quando per troppa pienezza l’acque ridondano allo- invece si coltiva il canape, del quale si raccogliono
ra i coloni, e principalmente gli ortolani, patiscono annualmente circa 900 decine. La complessiva area
detrimento. Se gli argini fossero più sodi non avreb- degli orti, è molto considerevole.
bero essi alcuna ragione di dolersi. Si vede una certa incuria per le vigne, e n’è ragio-
I quadrupedi selvatici in regione niente montuosa ne la poca bontà del frutto. La negligenza porta che
e boscosa sono rari. Abbondano in vece i volatili, la vendemmia dia sempre minori prodotti. I vini si
pernici, colombi, gazze, tortore, beccaccie, merli, soglion conciare con la sappa; e perché facilmente
tordi e altre specie gentili. Gli usignuoli empiono inacidiscono, alcuni lo bruciano per acquavite.
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853 Mamojada

I fruttiferi sono in molte specie e varietà, ed in Orgosolo, Oliena, Ogliastra; e quelli che sono detti
gran numero. Quasi in tutti i predii vegetano i noci, torronai lucrano da torroni, che sono un impasto
i nociuoli, i castagni, i peri, i susini, i fichi, i peschi, dolce che unisce mandorle, noci e nociole, aprendo
i cotogni ed i pomi. La somma darebbe per lo meno bottega nelle feste. Si computa che il guadagno tota-
individui quindicimila. le non sia minore di lire nuove 80 mila.
I gelsi sebbene in piccol numero, sono coltivati da I mamojadini sono nella diocesi di Nuoro, e go-
tempo immemorabile, e non si sa pur da quando le vernati nelle cose religiose da un rettore con l’assi-
donne mamojadine abbiano cominciato a lavorar la stenza di cinque o sei sacerdoti.
seta e farne fazzoletti, cuffie e bende. Questa industria La chiesa principale è sotto l’invocazione della Ver-
si è da qualche tempo più distesa, dopo che il canoni- gine Assunta. Le minori sono nove, denominate da’
co Salis fece piantare in Oliena alcune migliaia di gelsi loro titolari, s. Antonio abbate, la Madonna di Lore-
bianchi, e promosse l’educazione de’ bachi. Le donne to, la santa Croce, s. Giovanni Battista, s. Basilio, s.
orgolesi imitarono l’esempio delle mamojadine, e spe- Giuseppe patriarca, s. Antioco, s. Francesco di Assisi,
rasi che i loro lavori cresceranno sempre più. lo Spirito santo. Tra tutte la più considerevole è quella
Facilmente potrebbesi in Mamojada aumentare di Loreto, e tienesi come una delle più belle che sieno
questa coltivazione, ed erudire le donne a un’arte nel dipartimento.
migliore di quella che usano nel setificio. Le feste principali sono per l’Assunzione e per la
Tanche. Forse più della quarta parte del territorio è Concezione della Vergine. In una e in altra si fan le
divisa in un gran numero di aree cinte da muro o da devozioni per otto giorni, e nella seconda gli operai
siepe. Nelle tanche alternasi la coltura e la pastura. o provveditori della festa distribuiscono a tutti gli
Selve. Non si può indicare in tutto il territorio nes- accorrenti pane e miele, e tanta copia di vino, che ne
suna regione selvosa; tuttavolta vedonsi frequenti le restan debilitate a molti le gambe. In ciascuna delle
quercie, i soveri, i lecci, e nelle parti umide prosperare i chiese minori festeggiasi per il titolare, e affluiscono
pioppi, dai quali si ha il legname per le costruzioni. molti ospiti da’ paesi circonvicini per le solite ricrea-
Pastorizia. I pascoli abbondano, fuorché per le ca- zioni del canto, del ballo e della corsa.
pre e pei porci, e in alcuni tratti sono squisitissimi Le chiese della Vergine di Loreto e di s. Croce sono
per il copioso serpillo, che dà un gusto delizioso alle uffiziate da due confraternite. Presso la chiesa dello
carni ed una gran bontà a’ formaggi. Spirito santo il rettore Francesco Satta apriva un pic-
Nel bestiame manso sono: buoi per il servigio colo conservatorio di donne sotto l’invocazione della
agrario 600, vacche mannalite 680, vitelli e vitelle Vergine del Carmelo. Vivono di limosine, e non so se
250, cavalli e cavalle 160, giumenti 100, majali 200. si adoprino all’educazione delle fanciulle, almeno a
Questi pascolano nel prato comunale e nelle tanche. insegnare alle medesime la dottrina cristiana.
Nel bestiame rude sono: capre e caproni 1200, Il camposanto è prossimo alla chiesa parrocchiale
porci 1600, vacche 1800, pecore 20800. Le pecore e fuor del paese a cento passi.
i porci sogliono transumare, quelle nella fredda sta- Nella campagna sono altre due chiese, una in sulla
gione, al cui venire sono condotte nei climi marem- via a Nuoro e Orgosolo, dedicata alla Vergine delle
mani, questi nella stagione della ghianda a quelle Nevi, di ordinaria struttura, ma di molta antichità;
terre, dove questo frutto abbondi. l’altra in sulla via a Fonni, dedicata a’ ss. mm. Cosimo
Qui non è alcuno che abbia cognizione della ve- e Damiano, è anch’essa antichissima. Questa è in un
terinaria, epperò non si sa come governarsi nelle fre- amenissimo piano con intorno bellissime fonti, e tra
quenti epizoozie, nelle quali accade di perdere anche esse assai stimata quella che sorge nel cortile dell’ospi-
i due terzi di tutti i branchi. zio de’ novenanti per la perennità, freschezza e legge-
Si nutrisce in Mamojada una gran quantità di pol- rezza. La sua festa ricorre nel 27 settembre, ed è molto
lame, con questo si supplisce alla scarsezza della bec- popolata. Gran numero di devoti vi si sofferma per
cheria. tutta la novena, e i negozianti de’ prossimi diparti-
Pretendono i mamojadini che non solo i cani, ma menti vi espongono in vendita le loro merci per alcu-
anche i gatti patiscono la rabbia, e dicono che per le ni giorni, e tengono una fiera che può annoverarsi tra
morsicature di tali animali siano morti quelli, a’ qua- le principali che si celebrino in quelle regioni.
li sulla ferita non siasi potuto applicare la cenere de’ Antichità. Si osservano nel territorio di Mamojada
loro peli, o il dente bruciato. Non pertanto tienesi quattro norachi, uno nel luogo che dicono Trugutu-
certissimo, che in tutta la Sardegna non siasi mai ve- la presso la chiesa rurale de’ ss. Cosimo e Damiano,
duto un esempio di idrofobia. l’altro appellato Orgurù in sulla via a Fonni, il terzo
Apicoltura. Questo utilissimo insetto non è tra- detto Arraiolo in su’ limiti con Orani, il quarto Su
scurato, e produce molto in cera e in miele, e pro- Frau presso i salti di Nuoro. Il secondo è meglio
durrebbe assai più se si avessero migliori metodi. Il conservato degli altri.
numero de’ bugni può ammontare a 2500. Monumento di Pedras longas. In su’ confini co’ sal-
Commercio. I mamojadini vendono il superfluo ti d’Orgosolo, e nella regione prossima ai salti di
dei cereali, i prodotti ortensi e l’altre frutta, assi di Orani, che dicono Venatiteri vedonsi grandi monoli-
varie specie di legno, manifattura di ferro, legno e la- ti piramidali eretti sul suolo, dello stesso genere di
na, i formaggi, le pelli ed i cuoi a Orosei, la lana a quelli che in altre regioni sono detti Pedras fittas, e
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che sogliono essere in numero di tre con in mezzo il ponente-levante, e quanta la variabilità termometri-
maggiore. Il primo di consimili monumenti che fos- ca. Il calore estivo è piuttosto mite, ed è ancor mite
se considerato da me, fu il primo. Innanzi quel gior- il freddo nell’inverno, ondeché la terra non resta per
no nessuno scrittore li avea riguardati. molti giorni coperta di nevazzo. Le pioggie sono
Chi abbia veduto in sulle rive del Carnac (Morbi- scarse come nelle altre basse regioni dell’isola, e le
han) le pietre celtiche dette Men-hir, la qual parola nebbie non frequenti. Nel paese erano poche sor-
nella lingua de’ brettoni dice Pietre (men) lunghe (hir), genti di miasmi a infettar l’aria; poi negli scavi che si
e veda poi questi monoliti sardi, che molti dicono Pie- aprirono per trarne i materiali alla costruzione della
tre-fitte, perché infisse al suolo, e altri Pietre-lunghe, po- suddetta strada provinciale si raccolse l’acqua e si
trà riconoscere la grandissima e quasi intera somiglian- formarono molte paludette, dalle quali ne’ grandi
za di siffatti obelischi de’ due paesi nella materia, nella calori è viziata l’atmosfera. Anche da’ prossimi luo-
forma e in altri rispetti, se non che in Sardegna trovan- ghi insalubri fanno i venti ridondare in questo paese
si lontane le une dalle altre queste pietre, e sempre in quelle pessime esalazioni.
numero di tre, due delle quali minori; mentre nella L’area territoriale de’ mandaresi si può computare
Brettagna occorrono così frequenti, che siasi potuto di circa 9 miglia quadrate.
credere fossero monumenti di morte sopra le sepolture Il detto piano gonfiasi qua e là in piccole colline e
di persone insigni, e tutti della stessa altezza che pareg- in una sua parte a poco più d’un miglio dal paese
giasi a quella della media fra le Pietre-lunghe de’ sardi. nella regione detta Sizzileddu trovasi un marmo ne-
In più contrade della Bretagna i creduli abitanti ro di molto pregio, del quale fu formata la gradinata
della campagna dicono che in certe epoche dell’anno e balaustrata del presbiterio, il pulpito e altri oggetti
al chiaror della luna appariscano i cornandous folletti della parrocchiale. Il dottore Federico Gessa, rettore di
nani di non bella figura, e formino intorno a’ menhir Mandas, fece eseguire a sue spese molti lavori di que-
una danza infernale e che nel silenzio della notte sto marmo, il quale, mercé le cure indefesse di questo
odansi con le loro stridule voci chiamare i viaggiatori i pastore, è già conosciuto nell’isola.
quali tentano lusingare facendo suonar dell’oro. E pa- Trovansi pure nel territorio un marmo di color
rimente fra i montanari sardi sono alcune strane opi- bianco, ma non molto fino. Un suo pezzo fa la base
nioni sopra questi monumenti, e v’ha chi crede che i alla statua della giudicessa Leonora nel giardino
diavoli abbian sotto tali pietre conservati tesori, e che pubblico di Cagliari. Le roccie per la calcina sono
a’ medesimi non si può arrivare da’ ladri che nell’an- molto frequenti.
no santo, quando i mali spiriti sono impediti a difen- Nello stesso territorio si riconobbe uno strato di
derli. Perciò nell’anno del giubbileo generale furono lignite fragile.
rovesciate le pietre-fitte in molti luoghi, e una pure Sono nel Mandarese molte sorgenti, e più consi-
nel territorio di Mamojada. derevoli delle altre sono quelle che dicono di Sizzi-
leddu, di Montiua, di Mizzalettera e dell’Acquabo-
MANDAS, anticamente Mandaras, terra antica e con- na, dalle quali bevono gli abitanti.
siderevole della Sardegna nella provincia e prefettura A un grosso miglio dal paese nella regione che di-
d’Isili, e nell’antico dipartimento di Seurgus nel re- cono Calàvigrus scaturisce un rivolo e scorre alla re-
gno cagliaritano. È capoluogo di mandamento, ed gione di Tupperi, e poi radendo i territorii di Seurgus
estende la sua giurisdizione sopra Seurgus, Donniga- e Suelli si ingrossa verso la regione di Santa-Liana, e
la, Gesico, Goni. quindi diretto verso libeccio va a gittarsi nel Caralita
La sua situazione geografica è nella latitudine presso Decimo-manno. Un altro ruscello di poca con-
39°39' e nella longitudine occidentale dal meridiano siderazione formasi in questo territorio, nella regione
di Cagliari di 0°1'30". Nel centro del paese l’altezza di Pauli-Antas, il quale cresciuto in alcune fonti tra-
sul livello del mare fu dal gen. La-Marmora calcolata versa Segario, ed entra nel Caralita presso Furtei. In
di metri 476.52. queste acque non si prendono che poche anguille.
Le case sommano a cinquecento cinquanta rac- Mancano i ghiandiferi e vedonsi molto rari i fichi
colte in molti corpi fra contrade non molto irregola- selvatici, gli olivastri, i perugini, i pioppi, l’olmo. Il
ri e quasi tutte selciate. Il suolo del paese è piano lentisco non è frequente, e però è poco l’olio che si
quasi orizzontalmente, e solo si obbliqua appena estragga dalle sue coccole.
sorgendo in un solo rione. Le contrade principali so- I selvatici che trovansi in questa regione sono del-
no cinque, e prima fra queste quella parte della nuo- le specie minori. I cacciatori fanno gran preda di
va strada provinciale dell’Ogliastra che la traversa. Vi pernici, merli, tordi, tortore e talvolta prendono an-
sono tre piccole piazze. che quaglie.
Il piano, su cui abbiam notato il paese, è nella Popolazione. Nella Statistica medica del professore
sommità d’una parte del gran terrazzo meridionale, Zucca era notata di anime 1931 nel 1830, di 1961 nel
al quale appartenevano i grandi pianori del Sarcida- 1832, e di 1837 nel 1841, in famiglie 573. Sarà stazio-
no e di monte Alùssara, o Cardìga, con i prossimi di naria non perché non sia moltiplicazione, ma perché
Escalaplano, di Pauli-Gerrei, di Orroli, Sadali, Nurri fuggesi la fatica di far con accuratezza il censimento, e
ecc. Da ciò arguisci quanto quell’aria sia ventilata da basta ritoccar leggiermente le ultime cifre per dar a in-
tutte le parti, sebbene più liberamente nella linea di tendere che si è fatto quel che si è ommesso, e si è fatto
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studiosamente quello che si è fatto negligentemente. stolte opinioni. Io ho notato qui e in altre parti i pre-
In un lavoro che fecesi son già alcuni anni sopra il feu- giudizii che sono ancora fra’ popoli sardi, perché si
do del ducato di Mandas si notavano anime 2009 di- sappia dagli esteri quali e quanti sieno, e veggano che
stinte in maggiori di anni 20, maschi 730, femmine sono più pochi e men detestabili, che quelli che essi
712, e in minori maschi 330, femmine 237. sanno essere comuni nelle basse classi della loro nazio-
Le medie che si dedussero dal passato decennio fu- ne. Così riformeranno i perversi giudizii che temera-
rono le seguenti, nascite 90, morti 48, matrimonii 25. riamente formarono sullo stato morale de’ sardi.
Il vitto de’ manderesi è più generalmente animale Forza armata. All’ordine pubblico in questo e ne’
che frugale. Essi vanno soggetti nell’inverno e nella prossimi paesi v’è stabilita una stazione di cavalleg-
primavera ad infiammazioni toraciche, nell’estate a gieri. Questi popolani sono gente di buona pasta e
sconcerti nell’apparato digerente, nell’autunno a feb- laboriosi.
bri periodiche e reumatiche. Attendono alla sanità de’ Agricoltura. Il Mandarese è una regione di gran
medesimi un medico, un chirurgo, quattro flebotomi fertilità, attissima a’ cereali come le prossime terre
ed uno speziale. La vaccinazione procede felicemente. della Trecenta.
Professioni. Sono applicate all’agricoltura persone Si seminano ordinariamente starelli di grano 4500,
480, alla pastorizia 50, a’ mestieri 56, al negozio 10, d’orzo 500, di fave 1000. La coltura del lino, del gra-
alla vendita delle merci 7, al trasporto 20. Si posso- none e de’ legumi è molto ristretta. La produzione di-
no quindi notare preti 5, frati 12, medici 1, chirur- pende dalle influenze delle meteore primaverili: se le
ghi 1, flebotomi 4, speziali 1, e notai 5. acque sono opportune il frutto è cospicuo, in altro ca-
Le famiglie possidenti non pajono esser meno di so assai scarso. La comune fruttificazione del grano è
460. Le famiglie nobili sono 5 con individui 30, le al decuplo, quella dell’orzo e delle fave al ventuplo.
più ricche 6. I nullatenenti locano la loro opera, e L’orticoltura non è esercitata che in piccoli spazii.
vivono facilmente. Le specie solite sono pomidoro, melloni, zucche, co-
I telai sono l’occupazione delle donne, e tanti per comeri, citriuoli.
lo meno quante sono le case. Quelli che incessante- Gli alberi fruttiferi comuni allignano bene. L’ulivo
mente si adoperano non saranno meno di duecento. vi prospera, ma la sua coltura va lentamente, sebbene
Si sono già introdotte macchine migliori, e non an- il terreno sia conosciuto molto idoneo. L’essere la re-
drà molto che cadano in disuso le antiche, nelle quali gione molto dominata da’ venti, e grandissima la loro
poco profittavano le mani più laboriose. Lavoransi forza, fa che i frutti sieno più pochi che prometteva la
annualmente circa 800 pezze tra il panno e la tela fioritura. I mignoli degli ulivi sono spesso strappati e
per il vestiario della famiglia o della servitù d’uno e manca la raccolta. Accade ancora che sottentrando a’
altro sesso. Il superfluo si vende nelle fiere. Ne’ nuo- tiepidi fiati nel febbrajo e marzo i gelidi soffi della tra-
vi telai si tesse il cotone e il filo per fodre, coperte di montana e del maestrale, i fiori siano bruciati, e la fe-
letto e fazzoletti. condità naturale de’ vegetabili sia soppressa.
Istruzione pubblica. Concorrono alla scuola prima- Vigne. Queste occupano poco men che il decimo
ria non più che 24 fanciulli, da’ 110 che sono, tra’ set- dell’area territoriale. Si coltivano tutte le uve più co-
te e i quattordici anni. Il profitto di quelli che fanno i muni, e alcune delle più pregiate, quali sono la galet-
tre anni di corso è ben piccolo o nullo, se non abbia- ta, la colombana, la malvagia, la canajuola, la vernac-
no una particolare privata ripetizione. cia, il moscatellone. Il prodotto della vendemmia in
Sono in Mandas persone che sappian leggere e vini ordinarii o neri, come soglion dire, non è mino-
scrivere 75. re di quartieri cagliaritani 85 mila, in vini gentili non
Si era già prima del 1610 provveduto perché nel minore di quartieri 2000. Di mosto cuocesi quella
paese si avessero le scuole di latinità, dalle prime lette- quantità che è necessaria per la provvista della sappa,
re fino alla sintassi, ed a questo patto i frati osservanti e non se ne brucia per acquavite che quanto vuolsi
vi poterono fondare un convento; ma non avendo dal consumo del paese e di alcuni luoghi vicini.
questi potuto adempire a quell’obbligo non si ebbero Tanche. Intorno a’ predi è una piccola zona di ter-
mai quelle scuole. Il cavaliere Bartolommeo Casu le- re chiuse dove si semina, e nell’anno di riposo si in-
gava poi i suoi beni per la fondazione delle scuole troducono le bestie domite a pastura.
pie, la quale probabilmente si effettuerà quanto pri- Pastorizia. I pascoli mandaresi sono buoni e copio-
ma, perché quei padri sono già entrati in possessione si. Nel bestiame manso sono buoi al servigio agrario
de’ redditi. 700, vacche mannalite 50, cavalli e cavalle 100, ma-
Istruzione religiosa. Questa si coltiva con zelo e se ne jali 120, giumenti 300: nel bestiame rude vacche
vedono certi gli effetti. I mandaresi non credon già a 470, cavalle 200, pecore 3500, porci 1600.
fattucchierie, stregonerie, e solo persiste in alcuni del I formaggi sono di mediocre bontà, e se ne espor-
popolo la vana osservanza di certi giorni ne’ quali cre- tano da’ negozianti cagliaritani più di 250 cantare.
desi operar malauguratamente se incomincino un ser- L’apicoltura è poco estesa.
vigio, cangino alloggio, ecc. Una cosa che pare partico- Commercio. I mandaresi vendono a’ suddetti ne-
lare negli agricoltori mandaresi è questa, che temono gozianti le pelli e i cuoi, perché non si ha nel paese il
potar le viti nella terz’ultima settimana di quaresima. comodo di conciarli; e vendon pure a’ medesimi an-
Continuando la istruzione mancheranno anche queste nualmente 15 mila starelli di grano, e a’ loro vicini
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Mandralisai 856

acquavite, un po’ di vino, panno comune, tele e altre La sua situazione geografica è nella latitudine
manifatture. Il totale del guadagno si può calcolare 39°37', e nella longitudine occidentale dal merid. di
non minore di lire nuove 115 mila. Cagliari 0°10'.
Nel paese sono due botteghe per istoffe di fabbri- Giace nella valle del Caralita in sulla sua sponda
che estere, e altre botteghe per quegli articoli che so- destra, e in tal luogo tiene al settentrione alcune emi-
no necessarii. nenze, altre dal ponente al libeccio in maggior distan-
Religione. Il popolo di Mandas sta sotto la giuri- za, e un rialto da greco a levante. I venti australi vi en-
sdizione dell’arcivescovo di Cagliari, come vescovo trano senz’alcun impedimento. Il calore estivo, o se
dell’antica diocesi di Dolia, ed è curato nelle cose l’aria movesi da quest’ultimo punto, o se sia calma, è
spirituali da un rettore con l’assistenza di altri quat- assai sentito, e talvolta sorge a’ 28° gradi di Réaumur.
tro preti. I frutti decimali che sono corrisposti in na- L’umidità regna nelle notti e nelle stagioni piovose, la
tura producono ordinariamente una cifra non mino- quale aumentasi dal prossimo fiume, dai fanghi della
re di lire nuove 13000. corrente del rivolo che proviene da quel di Forru, dal-
La chiesa parrocchiale, edificata nel 1605, è dedica- le paludi vicine e da quella maggiore che vedesi al suo
ta all’apostolo s. Giacomo il Maggiore, contiene nove austro-sirocco in là del fiume. L’aria è, come si può de-
altari, ed è decentemente addobbata di suppellettili, durre da’ precedenti, molto malsana nell’estate e parte
sebbene non ha guari alcuni sacrileghi abbiano con dell’autunno, ed è grave al senso il fetore delle acque
empio furto scemata quella ricchezza. Il reddito della corrotte, e peggio assai quando il fondo delle paludi
medesima consiste in lire nuove 1500 di fitti di terre- resta scoperto.
ni, pensioni censuarie, e del quinto de’ frutti decimali. Il territorio è quasi tutto piano, non essendo con-
Le feste principali sono tre, la prima per il titolare siderevoli i poggi ne’ quali sorge.
addì 25 luglio con lo spettacolo della corsa e la solita Non si conosce alcuna sorgente, e i popolani de-
ricreazione della danza nazionale all’armonia delle von bevere l’acqua de’ pozzi, che è grave e salmastra.
launelle, la seconda per s. Gregorio, la terza per s. Da- Il terreno è traversato dal Caralita e dal rio di Forru,
niele, nelle quali è gran frequenza di ospiti, e si corre e in molte concavità conserva l’acqua de’ torrenti e
il palio con cavalli di fatica, o di sella, come dicono. della ridondanza del fiume.
Le chiese minori sono cinque, e denominate da s. Il fiume move alcune macchine per la macinazio-
Cristoforo, da s. Antonio, da s. Giovanni Battista, ne de’ grani.
da s. Vittoria e da s. Sisinnio. Popolazione. Si notarono nel 1830 anime 1695,
I minori osservanti hanno in Mandas un conven- nell’anno seguente 1743, nel prossimo 1849, e nel
to con dodici religiosi, de’ quali tre sacerdoti che si 1838 giungevano a 1931. Le famiglie erano 421, e
occupano negli ufficii divini, gli altri sono laici che distinguevansi tutti i maresi in maggiori di anni 20
servono per la chiesa, la cucina, la dispensa, il refet- maschi 711, femmine 655, e in minori maschi 213,
torio e l’orto, e la questua. femmine 252.
Campo-santo. In Mandas si è prontamente esegui- I maresi, come i salluresi loro vicini, sono diligen-
to quel che il governo decretò nel 1816, e si chiuse tissimi nel lavoro, sagaci nel negozio, uomini pacifici
un luogo per tumularvi i cadaveri presso la chiesetta e religiosi. Nei funerali usasi ancora il compianto.
di Cristoforo, né più alcuno fu deposto nelle tombe La mala condizione del clima fa che molti peri-
della chiesa. Se quei popolani non fecero alcuna resi- scano nella prima età, e nelle altre soggiacciono a
stenza, ciò si deve alla istruzione che li avea illumina- malattie gravi. Le più frequenti sono infiammazioni
ti, sgombrando dalla loro mente quello sciocco pre- addominali, febbri perniciose, intermittenti e reuma-
giudizio che ancora regna in molti luoghi, credendosi tiche.
quei semplici esser trattati come scomunicati. Le risultanze del passato decennio sul movimento
Antichità. Non mancano nel Mandarese le costru- della popolazione diedero nascite annuali 60, morti
zioni noraciche, però poche, e nessuna considerevole. 35, matrim. 13.
Nelle regioni di s. Barbara e di Padrunou vuolsi Professioni. Attendono all’agricoltura uomini 472,
che siano due sepolture di giganti, e che sianvisi trovate alla pastorizia 42, al negozio 97, a’ mestieri 60. Quin-
grandi ossa! Siffatte costruzioni in secco coperte con di sono preti 4, impiegati civili 6, notai 4, medici 1,
grandi pietre pare si devano riferire ai monumenti chirurghi 2, flebotomi 2, farmacisti 1, levatrici 2.
della religione antica de’ sardi, che in gran numero si In ogni famiglia è il telajo, nel quale si occupano
trovano nelle provincie settentrionali, e che sono ivi incessantemente le donne.
pure appellate Sepulturas de gigantes. Le famiglie possidenti non sono meno di 300, e
tra esse due nobili.
MANDRALISAI [Mandrolisai], regione della Sar- Istruzione. È stabilita in Mara la scuola primaria,
degna. Vedi l’articolo Barbagia. alla quale concorrono non più di 20 fanciulli quan-
do son molti. Che parte è questo numero de’ 110
MARA ARBAREI, altrimenti Villamar, villaggio del- giovinetti che vi potrebbero studiare, non essendo
la Sardegna nella provincia e prefettura di Cagliari, ancora idonei al lavoro?
compresa nel mandamento di Salluri, e nel diparti- Agricoltura. I terreni di Mara sono in gran parte
mento della Marmilla nel regno cagliaritano. di prima forza, e coltivati studiosamente producono
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857 Mara Calagonis

tanto, se la stagione favorisca, che bene siano com- Religione. Mara in altro tempo apparteneva al ve-
pensati i lavori. scovo d’Ales: poscia fu data all’arcivescovo di Caglia-
Si sogliono annualmente seminare starelli di gra- ri in cambio di Villacidro, nel qual paese si volea sta-
no 3100, d’orzo 600, di fave 500, di altri legumi bilire e si stabiliva in sulla estremità della diocesi il
200. Il grano moltiplica comunemente al 16, l’orzo palazzo d’estate per i vescovi, non ostante che entro
al 20, le fave al 12. la diocesi, in Morgongiori, fosse un ottimo clima.
L’orticultura, come permette il luogo, è molto este- Regge le anime un vicario con tre coadjutori, a’
sa, e vedesi in tutte le specie una superba vegetazione. quali viene una piccola parte delle decime, che spes-
Il granone è poco curato; invece studiasi sopra il zaffe- so sopravanza le lire nuove 20 mila.
rano che viene ottimo e in tanta copia, che sia non il La chiesa parrocchiale è dedicata a s. Giovanni Bat-
menomo articolo delle decime. Di lino se ne coltiva tista. Le minori sono sei, tre nel paese, e nominate,
quanto domandano i particolari bisogni delle famiglie. una da s. Pietro, l’altra s. Giuseppe, e la terza, assai an-
Anche le viti prosperano, e si fa una grossa ven- tica, detta comunemente Antoccia, dove si inumavano
demmia, perché spesso non minore di quartieri ca- i cadaveri, che ora sono inumati nel campo intorno;
gliaritani 100 mila. Tra’ vini gentili la malvagia è me- tre nella campagna, e sono s. Maria Maddalena a ore
ritamente riputata. Come accade ne’ paesi di clima 2/4, la Madonna d’Itria a 3/4, e s. Maria deis Acquas
umido e di aria malsana, consumasi in Mara molto (delle acque), come quei paesani indicano la comme-
vino, e amansi pure i liquori. L’acquavite che danno i morazione della natività della N. D., perché circa quel
lambicchi del paese è una piccola parte della quantità tempo suol rompere con grosse pioggie la stagione au-
che abbisogna: i villacidresi provvedono al resto. tunnale. Per la Madonna d’Itria si festeggia ne’ tre
Le piante fruttifere non sono in molte specie, né giorni della Pentecoste: il simulacro vi si trasporta dal
in gran numero: si comincia però a coltivare gli oli- paese con grande accompagnamento e cantici, e nella
vi, e vedesi un gran numero di piantine. Forse si in- sera del terzo giorno dopo gli uffizii si riporta con lo
trodurrà quanto prima anche il gelso, e si eduche- stesso onore religioso nella parrocchiale. In quei tre
ranno i bachi. Presso le sponde del fiume sono molti giorni concorre gran popolo da tutti i luoghi circonvi-
pioppi, de’ quali i maresi si servono per costruzione. cini, e si celebra una fiera. L’altra festa principale è per
Pastorizia. Si avranno buoi per l’agricoltura 740, il s. Salvatore nella ultima domenica d’agosto, molto
majali 250, giumenti 415, cavalli 230, perché quasi frequentata, e perché vi si corre il palio e per i fuochi
ogni agricoltore ha il suo e ben pasciuto. Il bestiame artifiziali, e per comprare le cose di cui si abbisogna da’
rude è nelle sole due specie, la vaccina e la pecorina. merciajuoli che vi piantan botteghe.
In due armenti saranno vacche 160, e ne’ varii segni Dopo queste è un grandissimo numero di feste e
di pecore capi 1500. processioni con messe solenni e panegirici, però sen-
Il bestiame domito è ben nutrito con paglia, fave za grand’apparato della chiesa. Si toglie dalla domus
ed orzo, e però non appare così degenerato come in deis santus (casa de’ santi), che è un magazzino dove
altre regioni, dove si lascia alla Provvidenza la cura di si ha un gran numero di simulacri fatti da maestri di
alimentarli. dozzina, la effigie del Santo, cui per legato o per vo-
Tanche. Alcuni tratti di terreno in là de’ predii vi- to si vuol fare religioso onore, si pone sulla barella, e
tiferi e degli orti sono chiusi, e ne’ medesimi si alter- sol con questo tutto è preparato per la festa.
na la cultura e la pastura. Antichità maresi? Sono ignorate.
Bosco ceduo. Le esortazioni di molti parochi intel- Essendovi nel regno tre paesi con questo nome,
ligenti fecero che si piantassero alberi fruttiferi; ma come si vedrà negli articoli seguenti, per distinguerli
non si è ancora provveduto perché al paese non si affigge ad essi il nome della popolazione più nobi-
manchino le legne grosse e sottili per il fuoco. La le che avean vicina, e pare che alla Mara descritta
mancanza è tale, che per iscaldare i forni raccolgono fosse prossima l’antica terra Arborei, donde può sti-
i cardi campestri ed altre erbe, principalmente la tas- marsi provenuto il nome Arborea, o Arvarè, che die-
sia; e quando queste sono consumate allora bisogna desi ad uno degli antichi regni di Sardegna.
usare… lo sterco del bue.
Caccia e pesca. Non si può aver altre specie che le- MARA CALAGONIS [Maracalagonis], paese della
pri e conigli, e varie specie d’uccelli, massimamente Sardegna nella provincia e prefettura di Cagliari,
acquatici. Ne’ fiumi si prendono anguille. compreso nel mandamento di Sinnai, e nel Campi-
Commercio. I maresi vendono spesso 35 mila sta- dano, che dicono di Cagliari.
relli di grano; vendono pure un po’ di vino, molto La sua situazione geografica è nella latitudine
zafferano, e altri articoli meno considerevoli, e ne ot- 39°17'30", e nella longitudine orientale dal meridia-
tengono circa 220 mila lire nuove. Si suol tenere no di Cagliari 0°7'.
una piccola fiera. Siede presso i confini del Campo a poche miglia
Il principal commercio è co’ salluresi, e per la fa- dal piè delle montagne di Settifradis, in esposizione
cilitazione de’ trasporti si aprì una strada, la quale all’austro-sirocco e agli altri venti sino al maestrale, a
potrà poi esser continuata in quella direzione, che da miglia quattro e mezzo dal mare, ed a due miglia dal
Sardara correa verso Fordongianos, e fu una delle rivolo di Sinnai. Esso è circonvallato da eminenze
antiche strade centrali. che appena lo lasciano aperto al mezzogiorno. È un
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Mara Calagonis 858

luogo umidissimo massime per l’influenza del mare, l’ozio; ma la generazione attuale è di molto migliora-
e delle prossime paludi; caldissimo nell’estate, se non ta, e presto si cancellerà dalla memoria la non buona
che il movimento periodico dell’atmosfera terrestre e maniera di vivere dei loro antichi.
marina tempera l’ardore. Le pioggie sono poco più Ne’ funerali usasi ancora il compianto e ’l canto
frequenti che ne’ paesi più vicini a Cagliari, e pari- funereo, il quale se non facciasi dalle parenti, quan-
menti le tempeste estive. L’aria non è molto salubre. do hanno ingegno a’ versi estemporanei, si paga alle
Il territorio di Mara è assai vasto per l’aggregazione cantatrici o attitatrici comuni.
dei territorii di molti paesi abbandonati. Esso è in Gli uomini non nutrono nel duolo la barba, e le
gran parte montuoso. donne vestendo il bruno, non ammettono lo squal-
Le maggiori montagne sono il Murredda prossi- lore delle sordi, che altrove sono di tutta convenien-
ma a Carbonara, ed il Cirronis in su’ fini con le lan- za nel tempo della tristezza.
de di Castiadas. I balli si celebrano in tutti i dì festivi nella piazza
Le selve ghiandifere sono otto, ma per i tagli e gli della chiesa. Il zampognatore è stipendiato da’ don-
incendi così ristrette, che in anno di frutto copioso zelli, da ciascuno de’ quali riceve un quarra, e un
appena possono ingrassare 2500 capi. Fa pietà vede- mezzo reale, e nella Pasqua va in giro presso le fan-
re la maggior parte degli alberi come offesi dalla bar- ciulle, e ottiene da ciascuna un regaluccio, cocois, pa-
barie de’ pastori. nis de saba, casu cottu, ed anche danari.
Le fonti sono in gran numero nella montagna, e Professioni. Sono applicati all’agricoltura uomini
ministrano un’acqua purissima. Nel piano in distanza 240, alla pastorizia 80, a’ mestieri 50, e si possono
dal paese di circa due miglia è la fonte che dicono Sa notare ferrari, muratori, falegnami, bottai e sartori.
mitza deis perlas propinante acque salubri con una pe- Pochissime donne lavorano su’ telai, perciò si devo-
rennità, che non fu veduta mai cedere neppure in no i più provvedere da altri paesi per il panno e la tela.
tempo di siccità. I paesani hanno i pozzi particolari Istruzione pubblica. È mancata per molti anni la
nelle case; ma le acque sono un po’ gravi e salmastre. scuola primaria, perché non si voleva dare stipendio al
Due fiumi scorrono in questo territorio, uno pro- maestro, né v’era chi volesse operare per ricompensa
veniente da varii rivoli del monte, il quale è il sun- migliore. Non considerati i preti, forse nel paese non
notato, che i quartesi dicono Flumini, e passa presso sono quattro persone che sappian leggere e scrivere.
la chiesa di s. Isidoro; l’altro è quel che dicono di Agricoltura. Il territorio marese è di una gran fer-
Pixina-Nuxedda, che nasce da’ monti di s. Gregorio, tilità se non gli manchino le pioggie, e poi se nel
scorre la vallata di Riu-longu, e si unisce all’anzidetto tempo della fruttificazione non si distendano su’ col-
nella regione appellata Flumini de quartucciu, in di- ti quelle nebbie venefiche, che offendono i fiori e i
stanza da Mara e Quartucciu di circa ore due. teneri frutti.
A non molta distanza da Mara è una palude dove Si seminano annualmente starelli di grano 1000,
frequentano anitre, fenicotteri, ed altri uccelli acquati- d’orzo 300, di fave 200, di legumi 50, di lino 15. La
ci. Le anguille sono riputatissime, ed alcune così mo- moltiplicazione del grano è al 12, dell’orzo a 15, del-
struose da pesare fin ventidue libbre sarde. Nell’estate le fave a 12.
l’acqua si abbassa di molto, e talvolta svanisce affatto; La orticoltura è fatta in soli quattro luoghi; i pro-
la sua circonferenza è d’un miglio, la sponda pietrosa: dotti sono di molta bontà.
ed entravi il rivoletto che dicono S’arriu de Staini pro- I fruttiferi sono in quelle specie e varietà (poche ec-
veniente dal territorio di Sinnai. Se le stagioni sono cettuate) che si coltivano ne’ vicini paesi, che provvedo-
poco piovose, ed il predetto rio non vi versa le sue ac- no alla capitale. Il numero degli individui è di 15 mila
que, la palude si dissecca. Si ricordano alcuni che den- in circa, sparsi ne’ predi più prossimi al paese. Questo
tro il bacino si è qualche volta arato. Un’antica tradi- sarebbe un ottimo clima per la cultura de’ gelsi.
zione dice che quel rivoletto siasi avviato in quel I maresi non avendo ulivi sufficienti per ottenere
concavo, perché si avesse una conserva d’acqua per il dai frutti l’olio necessario al consumo però raccoglio-
bestiame. Le paludette che sono qua e là intorno al no le coccole del lentisco, e dalle medesime estraggo-
paese si potrebbero facilmente prosciugare. no tanto liquore, che abbiasi un superfluo, sebbene
Popolazione. Era questa nel 1830 di anime 988, non considerevole, da vendere.
nel 1831 di 1015, nel 1832 di 970, nel 1840 di Le vigne danno una vendemmia abbondantissi-
1076, con famiglie 315. Gli individui distinguevansi ma, e da quello che sopravanza i bisogni della con-
in maggiori di anni 20, maschi 348, femmine 362, e sumazione interna e vendesi al Campidano, ed alla
in minori maschi 186, femmine 166. Le medie del capitale, si ottiene un guadagno.
movimento della popolazione sono nascite 50, mor- Pastorizia. – Bestiame manso: in questo si compu-
ti 20, matrimonii 10. Le malattie più frequenti sono tano buoi per l’agricoltura 200, majali 80, cavalli 60,
infiammazioni, febbri intermittenti e perniciose. Un giumenti 125.
chirurgo ed un flebotomo curano, come possono, la Bestiame rude: in questo si numerano vacche 60,
salute de’ popolani. capre 2000, pecore 4000, porci 1200.
I maresi sarebbero più ricchi se fossero più labo- Si fa poco formaggio, perché vendesi il latte a’ ri-
riosi. Talvolta sono stati notati per ispirito di vendet- gattieri della capitale. È però assai buono quello che
ta, per ladronecci, e per quegli altri vizi, che genera si manipola. Nel paese è sempre fornita la beccheria.
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859 Mara di Cabuabbas

Commercio. Da’ cereali, dal vino, dal latte, dagli Quando ricorre la festa di questi due santi, i loro
altri prodotti pastorali e da quei dell’industria posso- simulacri si portano processionalmente fuori del
no i maresi lucrare annualmente lire nuove 75 mila. paese sino al luogo delle aie. In quel punto la sacra
Religione. Questo popolo è sotto la giurisdizione effigie ponesi in una cassa sopra un carro che movesi
dell’arcivescovo di Cagliari, ed è curato nelle cose spi- verso la Chiesa rurale accompagnato da un prete, da
rituali da un vicario e due coadiutori. Il paroco abi- molti devoti, e dalla cavalleria. A certa distanza dalla
tuale è il canonico penitenziere della cattedrale. La de- meta si rialza l’effigie sopra la barella, e si riordina la
cima può sommare a starelli di grano 1200, d’orzo processione, la quale accogliesi da un’altra comitiva
300, di fave 100, di legumi 6, e a 300 manipoli di li- partita dalla chiesa con un’altra effigie, e riunite le
no, che può rendere 50 libbre di fibra. Questo però due compagnie vanno a’ divini ufficii.
non è tutto perché il canonico perceve ancora da’ sin- Chiese distrutte. San Pietro a pochi passi dal paese,
naesi, settimesi, quartucciesi e carbonaresi, che facen- san Lussorio a passi 300, s. Stefano e s. Giusta a mez-
do agricoltura nel suo territorio devongli pagare la zo miglio, s. Sisulu a circa un miglio, s. Giorgio a mi-
mezza decima. La decima della pastorizia suol pro- glio e mezzo, s. Pietro di Paradiso a miglia 7 nella
durre agnelli 60, porchetti 0, perché non sono fra gli montagna, s. Forada in Figuniedda nella montagna a
articoli decimabili, ma dassi uno scudo per ogni se- miglia 6.
gno, capretti 50, vitelli 0, perché non decimabili, ma Popolazioni antiche. Se ne vedon vestigie presso la
offronsi cinque soldi per ogni capo nato nell’anno. Il chiesa di s. Sisulu nel sito is Meriagheddus presso s. Pie-
formaggio può sommare a cantara 30. La decima del tro di Paradiso, e in Figuniedda.
vino non suol esser minore di quartieri 300, final-
mente per latte e frutta pagansi scudi 60. MARA DI CABUABBAS, o di Buonvicino, terra
La chiesa principale è sotto l’invocazione della Ver- della Sardegna nella provincia di Alghero, compresa
gine Assunta; è di costruzione antica, a tre navate, e nel mandamento di Pozzo maggiore, e nell’antica
riformata non da molto. Essa è poverissima. Nella curatoria di Cabuabbas nel regno del Logudoro.
sagrestia vedonsi tre pitture del cav. D. Francesco La situazione geografica risponde alla latitudine
Massa di Cagliari (anno 1797), il quale senza alcuna 40°25', ed alla longitudine occidentale dal meridia-
istruzione, e solo per forza di genio e propri speri- no di Cagliari 0°29'.
menti giunse a un punto, che forse altri non sarebbe Siede alla falda occidentale d’una collina in un
arrivato dopo alcuni anni di disciplina. Nel segmen-
piano scabro e umido, in esposizione a tutti i venti,
to sopra il paratore è rappresentato il martirio di s.
se non che questa eminenza la protegge dal greco, e
Stefano nativo del distrutto paese di Calagone, che
altra che sorge a un po’ più di distanza la copre dalla
in altri tempi primeggiava tra i limitrofi, e che cadde
per un ignoto destino. All’opposta parete entro con- tramontana.
simil figura è la caduta degli angeli ribelli sotto i ful- Nell’estate soffresi del calore, in altre stagioni del-
mini dell’arcangelo Michele. In mezzo la volta è fi- l’umido. Le pioggie non sono rare, le nebbie fre-
gurata l’Assunzione della Vergine. quenti, e le tempeste qualche volta dannose. L’aria è
Sotto la mensa dell’altar maggiore giace il corpo malsana dalla fine della primavera sino a dopo le
del martire Stefano, trovato nella chiesa a lui dedica- grandi pioggie d’autunno.
ta tra le rovine di Calagone. Il teschio del medesimo Il territorio de’ maresi è ristretto, e forse non di
esponesi alla venerazione in un’urna d’argento. molto sopravanza le miglia quadrate 8, la loro abita-
Le chiese minori sono tre, una nel paese denomi- zione è sui confini meridionali.
nata dalla Madonna d’Itria, e servita dalla confrater- Sono notevoli le eminenze denominate Mundigu,
nita del Rosario, l’altre nel salto e appellate da s. Bentosu, Peidru, Noe, Au, Ozzastru, Pizzinau, Ti-
Gregorio e da s. Basilio, le quali sebbene siano in leppere e quella di Buonvicino, molti poggi che so-
territorio di Sinnai, non di meno sono uffiziate dal no nel centro e all’intorno di detta selva dessos Tu-
Curato di Mara. vos (de’ tufi).
I cadaveri si seppellirono finora nel cemiterio Apronsi molte spelonche, e fra l’altre sono più
presso la chiesa d’Itria, perché il Campo-santo non considerevoli quella che dicono sa rocca manna, ca-
ancora formato. pevole di mille e più pecore, quindi Sa Tuvu de Ma-
Feste popolari di s. Basilio e s. Gregorio. Quella di s. ra, e in terzo luogo Sa Molina, nella quale sono a ve-
Gregorio si celebra addì 9 maggio con molto con- dersi molte concrezioni calcaree, ed è troppo difficile
corso dal Campidano e da Cagliari, la seconda nel- avanzarsi per ben osservare tutti quei prodotti dello
l’ultima domenica di agosto. stillicidio.
In s. Gregorio sono molte case di campagna di si- Lungo la via a Buonvicino trovansi certi ciottoli
gnori Cagliaritani, dove in brigate compagnevoli si in color di castagna e gialliccio, che dal suono che
sollazzano nella primavera. In s. Basilio sono sole tre danno nell’interno sono dette sonaiolas; altri le dico-
casupole per i devoti. Un solo romito custodisce l’una no pietre aquiline.
e l’altra comeché le due chiesette distino circa un Sono nel territorio molte fonti, ma poche notevo-
miglio una dall’altra. S. Gregorio dista poi ore due, e li, quali sono Su cantaru de Tiliestri che scaturisce da
s. Basilio un’ora e mezzo da Mara. una rupe presso la bocca della spelonca Sa Molina,
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Mara di Cabuabbas 860

Sa funtana de binza de sorres, nelle vicinanze di Buon- Le piante fruttifere sono in dodici specie, e in cir-
vicino presso una chiesa rurale. Le acque sono stima- ca 1000 individui. I meligranati e i ciriegi vengono
te di molta bontà. più prosperamente.
Scorre presso l’abitato un piccol fiume che nel- Le tanche e gli altri chiusi, dove alternativamente si
l’inverno si passa sopra alcuni ponticelli di legno, ara, e si tiene a pastura il bestiame domito, non sono
che si devono ristorare tutti gli anni. Vi si prendono più di trenta. L’area complessiva non sarà molto mag-
poche anguille. giore di starelli 400.
Non sono acque ferme altrove che in Funtanap- Selve. In sos tuvos de Bonubighinu (Buonvicino)
piu della superficie d’uno starello, e a più d’un mi- in distanza d’un’ora dal paese trovasi una selva assai
glio dal paese. folta, nella quale si riconoscono sei specie di grandi
Le specie selvatiche che i cacciatori trovano nelle vegetabili, e predominano le quercie, i lecci ed i lau-
selve e nei monti maresi sono daini, cinghiali, volpi ri. L’area della medesima non è minore di rasieri
e lepri. Tra’ volatili sono più moltiplicati i colombi, i 300, che sono eguali a starelli cagliaritani 1050.
merli, i cardellini, e principalmente i così detti fur- Pastorizia. Le specie che si coltivano sono vacche,
furarzos. cavalle, capre, porci, pecore. Le vacche nel 1839 era-
Popolazione. Nel 1839 si numeravano in Mara fa- no 250, i tori 50, i buoi 90, le cavalle 50, i porci
miglie 130, nelle quali erano anime 377, distinte in 600, i majali 40, le capre 400, le pecore 1500.
maggiori, maschi 168, femmine 161: minori d’anni I pascoli del territorio sono buoni e pingui, e per
20, maschi 122, femmine 126. ogni specie. I pastori non hanno capanne fisse, e si
Risultaron dal decennio precorso queste comuni, difendono come meglio possono dalle intemperie
nascite 18, morti 15, matrimonii 5. delle stagioni: essi fanno alternativamente la loro set-
Sono pochissimi che trapassino i 60 anni. Le in- timana in campagna.
fiammazioni e le epatiti sono le malattie più frequen- I prodotti pastorali sono scarsi, ma di una gran
ti. Non si ha alcuno che attenda alla salute degli abi- bontà, e si smerciano in Bosa ed Alghero.
tanti, e sono prive di ajuto anche le partorienti. Commercio. Dagli articoli che dà l’agricoltura e la
Le donne maresi vestono gonnelle di sajo giallo, pastorizia possono i maresi guadagnare annualmente
che nei giorni festivi cambiano in sajo rosso. Quan- lire nuove 30 mila.
do accade una morte allora tingonsi gonnelle e faz- Le strade per cui questi paesani possono comuni-
care con Bosa, Alghero e i paesi circonvicini non si
zoletti in bruno.
carreggiano, comeché molte facilmente si potrebbe-
Professioni. Sono applicati all’agricoltura uomini
ro spianare.
160, alla pastorizia 25, ai mestieri 8: ma questi ulti-
Religione. Questa parrocchia è compresa nella dio-
mi quando non hanno opera nella loro arte, vanno cesi di Alghero, ed è governata da un rettore con l’as-
in campagna e coltivano. sistenza d’altri due preti.
Le famiglie possidenti saranno 95. La chiesa parrocchiale è sacra a s. Giovanni Batti-
Le donne lavorano ne’ loro telai, ma non tutte sta, dove si festeggia addì 24 giugno con molto con-
continuamente, onde che producono in panni e tele corso di ospiti, che fanno le loro divozioni e si sol-
quanto basta per la famiglia. lazzano nei pubblici balli.
Alla istruzione primaria non si presentano più che Nel paese non è poi altro luogo sacro che l’orato-
dodici. Per quelli che voglion proseguire sono stabi- rio di s. Croce.
lite una mezza piazza nel seminario di Bosa, ed una Il cimitero è alla estremità del paese presso la par-
intera in quel d’Alghero, e della prima se ne devono rocchiale. Il campo santo si farà.
grazia ad un Canonico Pinna prebendato di Mara, Nella campagna all’ingresso della selva detta sos
dell’altra a’ buoni amministratori de’ fondi della chie- tuvos vi è una chiesetta dedicata all’Addolorata, che
sa che la fecero sotto il vescovado di monsignor D. vi si venera in un’antica effigie. Vedesi ne’ popoli
Pietro Bianco. Il prelodato Canonico stabiliva una d’intorno una gran religione verso la medesima, e at-
dote di lire nuove 75 da darsi ogni anno ad una po- testano le grazie ottenute le molte tabelle votive, delle
vera zitella: ma sono già scorsi 25 anni che si è cessa- quali è adornato il tempietto. Quando occorra qual-
to dall’adempimento di questo legato. che pubblico bisogno si trasporta il venerato simula-
Agricoltura. Il territorio marese non pare molto cro in Mara, e si spera con gran fiducia.
ferace. Si seminano ordinariamente rasieri di grano I maresi raccontano due meraviglie sulla graziosa
200, d’orzo 30, di fave 20, di ceci 8, di veccia 2: mediazione della invocata.
possono in comune produrre il sei. Di lino se ne Questa chiesa di struttura antica fu sulla fine del
raccogliono circa 2000 libbre. secolo scorso (1797) ristaurata ed accresciuta. Il suo
L’orticultura è fatta da pochi, epperò accade che si atrio è quadrato con loggie intorno, dove apron bot-
debbano provvedere altronde. tega i merciajuoli nella fiera che vi si celebra nella
Il vigneto è ristretto, sebbene le viti prosperino e terza domenica di settembre. Per i novenanti e prov-
fruttifichino bene. La vendemmia può dare 250 ca- veditori della festa vi sono tre palazzotti.
riche, che sarebbero pinte o litri 7500. I vini sono di Antichità. A mezz’ora dal comune, in Cantones de
mediocre bontà. lados sono vestigie di antiche abitazioni intorno alle
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861 Marghine

fondamenta d’una chiesa demolita; e se ne osservano parte degli antichi ghiandiferi diradati dal ferro e dal
pure in su Montigiu de su Lizzu non lungi dalla sun- fuoco de’ pastori. Se nel presente non si fa quella de-
notata chiesa di Bonvicino. vastazione, che facevasi in altri tempi, non per que-
Comeché il Marese sia ristretto, esso contiene al- sto si dee dire che i pastori rispettino le piante, alle
meno diciassette costruzioni noraciche, che sono de- quali quando nelle grandi nevate si rivolgono per
nominate: 1. S’Elighentosa, 2. Tuscanu, 3. S. Andrea, dar alimento alle capre o alle vacche, non isfrondano
4. Bidisi, 5. Cugurunti, 6. Gerghenes, 7. Montepizzinu, no, ma con barbare recisioni le mutilano de’ mag-
8. Tileppere, 9. Cabones, 10. Coladorzos, 11. Sa Mara, giori rami lasciando tronchi informi.
12. Noeddos, 13. Montebentosu, 14. Pirasta, 15. Adde- Le specie più comuni sono la quercia e l’elce; quin-
pizzinna, 16. Coas de bullitta, 17. Tommasu. I mag- di i soveri e gli ulivastri, che in alcune regioni sono
giori sono: Cugurunti, Noeddos, Coladorzos, Tommasu. frequentissimi, i perastri, i tassi e molte altre specie.
Quest’ultimo ha costruzioni esterne, ed una camera Nel selvaggiume se rarissimi i cervi, ti occorreran
così grande, che facilmente vi si alloggiano nelle notti però in gran numero i cinghiali, i daini e le martore.
invernali 200 porci. Le volpi fan dolere spesso i pastori. Trovansi quasi tut-
In mezzo ai due norachi Pirastu e Baddepizzina te le specie de’ volatili che stanno o passano nell’isola,
vedesi un enorme monolito fitto in terra ed a guisa e quelli in maggiori sciami che sono desiderati nelle
di piramide. mense. Gli acquatici vedonsi nelle frequenti paludi
Nella regione Cadis alle falde del castello è osser- del basso Marghine e ne’ fiumi.
vabile uno scavo con cinque divisioni. Sono in questa regione moltissime fonti e alcune
Castello di Bonvicino. Sorgea nella sommità della ben considerevoli, i rivoli delle quali nel piano bo-
prenotata eminenza questo castello storico, del quale reale vanno in aumento del Temo, e nelle falde au-
esistono ancora alcune parti, e il portone. Vedonsi strali delle montagne formano alcuni influenti del
due cisterne, e poi al lato meridionale una torre qua- Tirso. Tra esse sono alcune più nobili, e per la sup-
si totalmente diroccata. posta virtù salutare desiderate da’ febbricitanti.
La regione superiore è ben ventilata a tutte le par-
MARGHINE, antico dipartimento del regno del Lo- ti, un po’ meno però dalla parte delle montagne, che
gudoro, del quale si è ragionato nell’articolo Logudoro. fanno riparo a venti siroccali ed agli orientali, tempe-
Comprendesi fra’ paralelli 40°10', e 40°22', e fra’ rata nella estate, ma fredda nell’inverno e a più giorni
meridiani 0°7', e 0°26' all’occidentale di Cagliari. coperta di neve. L’aria v’è salubre perché non infetta
L’area superficiale si computa non minore di mi- da miasmi.
glia quadrate 168. La regione inferiore simile a’ campidani nella sua
Immagina un altipiano vasto traversato obbliqua- pianura lo è pure nel non essere ventilata da tutti i
mente da un ramo di montagne, dipendenti da quelle punti dell’orizzonte, nel calore, nelle frequenti paludi,
del Goceano e con esse formanti un braccio non ben nella umidità, nella nebbia, nell’aria non sempre pura.
disteso e ti avrai figurato l’aspetto di questa contrada. In una ed altra regione le tempeste di grandine fan-
Se non che questi monti pajon sorger meno sulla par- no dolenti i coloni per le guastate messi e vendemmie.
te boreale dell’altipiano, che sulla meridionale.
La elevazione del piano boreale può tenersi pros- Popolazione nel 1838
sima al livello del Monte-muradu, che dal Carbo- Maggiori Minori
nazzi fu calcolato di metri 645,68, donde poi degra- masc. fem. masc. fem. Totali Fam.
da sino a Macomer posto nel confine, ed alto di I Macomer 350 400 400 450 1600 387
metri 576,52: quella del piano meridionale non II Mulargia 30 40 20 23 113 32
molto distante da’ 399,72 (misura dello stesso Car- III Bortigali 760 1000 550 700 3010 844
bonazzi) che si computarono dopo la discesa da Ma-
IV Birore 120 180 60 80 440 100
comer presso il ponte.
V Borore 363 690 193 200 1646 388
Nella parte meridionale comincia ad aprirsi un val-
lone sotto Macomer e va sempre più abbassandosi si- VI Bolotana 796 879 653 557 2885 682
no alla valle del Tirso; il suo margine presentasi in for- VII Dualchi 130 151 170 170 621 115
ma d’un grande ed erto spalto, come pure è formato VIII Lei 96 110 97 70 373 92
quello dell’altipiano sopra la sponda destra del Tirso. IX Nuragugume 120 125 130 140 515 111
I due piani e la montagna che li divide sono di X Silanus 550 700 250 300 1800 406
origine ignea. La Planargia è una continuazione del Totali 3315 4275 2523 2690 13003 3157
piano superiore che propriamente dicono Campeda,
il Guilcieri, o Parte Cier è parte del piano che di- Il rapporto dunque della popolazione al territorio
ciam del Campidano del Marghine. è di anime 77,25 per miglio quadrato. Tuttavolta co-
Grandi tratti di questo dipartimento sono coperti me in altri tempi, così in questo e più facilmente,
di selve con alberi annosi, che somministrano copiosi potrebbe questa terra alimentare una popolazione
frutti a impinguare gli armenti porcini, e possono quadrupla dell’attuale. Di che nessuno dubiterà se
offrire ottimi materiali per le grandi costruzioni. consideri quanto di quella vasta estensione sia colti-
Tuttavia quello che ora vegeta non è che una piccola vato, e quanta sia la forza del terreno.
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Marghine 862

Se fossero i mezzi necessarii allo stabilimento di che il solo necessario per la vita. Cotal ragione potendo
nuove popolazioni queste avrebbero luogo sufficien- fra poco cessare, allora quel comune provvederà ad uno
te e condizioni ottime nel piano superiore, dove so- stabilimento di somma utilità per tutto il dipartimento.
no ottime terre, acque pure e un bel cielo e quel cli-
ma che accennai. Potrebbesi fare uno stabilimento Professioni
presso la cantoniera di Padrumannu, un altro a po-
nente di Mulargia, un terzo a greco del medesimo Agric. Pastor. Meccanic. Negoz. Uff. Civ. Sanit. Eccl.
presso le colline, onde nascono i rivoli di Campeda e I 320 140 50 20 10 3 9
Mulargia dovrebbe approssimarsi sulla gran strada. II 20 22 2 – – – 1
Ed è qui da osservare che sarebbe lecito popolare III 560 180 40 14 3 4 8
queste terre deserte con coloni stranieri se provenis- IV 130 25 6 2 – – 3
sero da’ paesi di buon clima. V 370 150 10 4 3 3 7
Giustizia. Il Marghine è contenuto parte nella pre- VI 710 350 80 20 4 5 32
fettura di Oristano, parte in quella di Nuoro con due VII 150 22 7 3 3 1 4
mandamenti: del primo è capoluogo Macomer, che VIII 88 43 3 2 – – 2
comprende Bortigali, Birore e Borore sotto la giuri- IX 150 16 6 3 – 1 2
sdizione del prefetto di Oristano, dell’altro è capo-
X 420 180 26 10 3 2 4
luogo Bolothana che comprende Silanus, Lei e Mu-
largia sotto la giurisdizione del prefetto di Nuoro. Totali 2918 1128 230 78 26 19 72
Dualchi e Nuragugume sono nel mandamento di Se-
dilo sotto la dipendenza da Oristano. Le principali professioni sono l’agricoltura e la pa-
Stazioni militari. In Macomer e in Bolothana sono storizia che dovrebbero essere esercitate con maggio-
soldati di fanteria e cavalleria, ma in piccol numero, ri cognizioni.
perché accade di rado che sia necessaria la forza per Le arti meccaniche esercitate da più persone sono
mantenere il buon ordine e reprimere i banditi, i quali sulla muratura, sul ferro, sul legno, e, come si dee sup-
non hanno mai osato infestar le terre e le vie pubbliche. porre, danno opere molto rozze e imperfette, se non
I marghinesi partecipano nel carattere di ciò che è che in Macomer, dove è maggior commercio, perché
proprio a’ montanari ed a’ campidanesi. Le antiche luogo di passaggio di forestieri e spesso di stazione, si
inimicizie, nelle quali spargevasi molto sangue, ora sono già stabiliti alcuni artefici di miglior mano.
pajono cessate, o almeno non si osa trascorrere alle Le donne lavorano su’ telai, e generalmente non
violenze. Con un po’ più di forza a contenere gli ani- tessono di lino e lana più che esigano i bisogni della
mi troppo vivaci, e con un po’ più di istruzione, il lo- famiglia.
ro morale migliorerebbe di vantaggio. Agricoltura. Quanto sia questa si potrà dedurre
Istruzione. Vi sono stabilite le scuole primarie, ma dal seguente prospetto [vedi Tab. 1].
pochissimo finora n’è stato il profitto per molte ragio- Nell’anno 1838 le cose agrarie erano quali te le rap-
ni, tra le quali l’incuria de’ padri a mandarvi i loro fi- presento nella seguente tabella. Le cifre romane richia-
gli. In una popolazione di più di 12 mila anime diffi- mano i paesi notati nello stato numerico delle anime,
cilmente saranno 300 che sappian leggere e scrivere. delle persone de’ due sessi e delle famiglie.
In Bolotana vi sono scuole di latinità; in Macomer si Generalmente i terreni sono attissimi a’ cereali, e
propose, son già molti anni, la istituzione delle scuole tanta attitudine è ben evidente se favoriscano le stagio-
pie, ma non si venne all’effetto per difetto di mezzi fi- ni. Quelli che fanno i narboni, o lavorano a zappa la
nanzieri, comeché quei sacerdoti non domandassero terra impinguata dalle ceneri de’ vegetali, si rallegrano

TABELLA 1
Star. di terre coltiv. Seminagione
a cereali a vigne Grano Orzo Leg. Messe Vendem.
I 3300 180 750 850 50 10 54000
II 5100 420 1000 1500 40 12 126000
III 150 85 50 100 2 10 1500
IV 1200 100 450 160 20 12 30000
V 2480 190 700 500 40 12 57000
VI 6000 320 1800 1600 250 7 96000
VII 1500 100 560 150 50 12 30000
VIII 680 85 250 70 20 7 25000
IX 1220 95 450 120 40 10 28000
X 2500 350 900 250 100 15 10500
Totali 24130 1925 6910 5300 612 107 458000
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863 Marmilla

TABELLA 2
Bestiame manso Bestiame rude
Buoi Vacc. Cav. Vacc. Capre Pecore Porci Cav.
I 300 130 125 2200 4200 18000 2500 123
II 15 40 20 200 1500 1700 1100 40
III 410 200 110 2500 2000 20000 1800 300
IV 100 60 35 350 – 500 450 30
V 210 106 40 1020 – 14000 1200 360
VI 750 350 245 1900 2000 11000 3000 350
VII 96 24 38 160 – 600 150 40
VIII 60 50 50 180 1800 2000 1500 80
IX 84 20 32 50 – 1200 500 45
X 190 40 60 1000 2100 10000 1700 120
Totali 2215 1020 755 9560 13600 79000 13900 1490

d’un frutto copiosissimo. Le piante ortensi, dove può traversato dalla gran strada, donde move la provin-
irrigarsi il suolo, vegetano prosperamente. Si coltiva il ciale di Bosa, e vedrassi quanto prima diramata quel-
lino, in alcuni luoghi il canape, ma in piccola quanti- la di Nuoro. Quando si avvivi più il traffico allora
tà: le patate non occupano ancora molta area. Le vi- Macomer avrà a essere l’interposito delle derrate del-
gne, dove ben situate, prosperano e danno un mosto la contrada, del Goceano, del Guilcieri ed anche del
di molta bontà. Vi maturano grappoli di quasi tutte le dipartimento Dori che spartirà a Bosa, ad Alghero e
varietà comuni. a Sassari.
Le piante fruttifere non sono molto numerose in Il lucro che i marghinesi ottengono attualmente
tutti i paesi: gli olivi si curano con istudio sempre dalle loro derrate e dalla industria se è molto mag-
maggiore, e si spera che una egual diligenza opererà giore di quello che aveano in altri tempi, è però assai
quanto prima nella cultura de’ gelsi. minore di quanto può essere, e sarà quando abbia
Terre chiuse. Dopo i predii che sono intorno a’ preso maggior incremento l’agricoltura, sia meglio
paesi, e complessivamente comprenderanno starelli esercitata la pastorizia, si introducano le manifatture
di terreno 3000, l’area di quei chiusi, che sono detti che si possono praticare, e nelle selve governate con
tanche, e adoperati alternativamente (come avviene più diligenza si eseguano tagli regolari.
ne’ più) dal colono e dal pastore, forse non eguaglia L’articolo principale del presente commercio è dal
un decimo di tutta la estensione territoriale. bestiame ne’ paesi che hanno nel loro territorio pa-
Pastorizia. I pascoli del Marghine sono copiosi e scoli e montagne, da’ cereali per quelli che sono nel
buoni, però, tolte le cause di mortalità, gli animali piano. Il guadagno complessivo de’ marghinesi ap-
delle varie specie si moltiplicano facilmente, e si fan- pena arriverà a ll. n. 300 mila.
no formaggi ottimi. I cavalli del Marghine sono ri- Il numero de’ negozianti è quello che vedesti no-
putati, e dalla mandra di Borore uscivano i più no- tato nel prospetto delle professioni. Quindi è un nu-
bili corsieri che nelle solenni corse de’ campidani si mero non molto maggiore di vetturali.
faceano ammirare per la loro velocità e per le belle Il commercio tra’ varii paesi del dipartimento è
forme. spesso difficile per l’asprezza delle vie che mal si pos-
Nella nota si sono omessi i majali e i giumenti, sono carreggiare. In Macomer sono in esercizio mol-
de’ quali è gran numero. I giumenti servono a maci- ti carrettoni che viaggiano sulla grande strada.
nare i grani e a portar de’ carichi [vedi Tab. 2]. Distretto del Genio civile. Il capoluogo del diparti-
Apicultura. Ne’ paesi che sono alle falde della mento è pure capoluogo d’uno de’ quattro distretti,
montagna e nel basso piano si potrebbe con consi- ne’ quali è diviso il circondario di Sardegna. Vi risie-
derevole frutto dar opera alla educazione di questo dono due ufficiali del Corpo Reale.
prezioso insetto; ma pochi ci badano, e dopo stabili-
ti i bugni lasciano che le cose vadano come possono, MARMILLA, dipartimento del regno di Arborea, con-
e non li rivedono che quando è tempo di raccogliere fina con Parte Usellus a tramontana, con Parte Monti a
il prodotto. ponente, con Parte-Valenza a levante, e con la curato-
Antichità. Il Marghine è forse la regione che più ria di Nuraminis a mezzogiorno. Resta compreso tra’
abbondi di quei monumenti che i sardi dicono nu- paralelli 39°35'-39°47', e i meridiani 0°3'-0°15'.
raghes. Solamente in quella di Bolotana si possono Stendesi dall’austro a borea per miglia 12, da po-
indicarne ducento. nente a levante per miglia 8 compensativamente, sì
Commercio. Il Marghine è in una posizione favo- che l’area territoriale non è maggiore di miglia qua-
revolissima per le operazioni commerciali, essendo drate 96.
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Marmilla 864

TABELLA 1
Popolazione della Marmilla
secondo lo stato del 1837 e le liste feudali del 1835
Anime Magg. Minori Magg. Minori Totali Famiglie
I Baradili 109 45 12 47 17 121 48
II Baressa 606 230 80 220 95 625 160
III Barumini 971 450 115 340 105 1010 267
IV Genuri 397 125 57 438 68 378 85
V Gesturi 1510 626 128 662 134 1550 460
VI Is Plassas 351 152 29 171 20 372 92
VII Lunamatrona 739 306 87 312 56 761 206
VIII Pauli Arbarè 349 164 47 141 23 375 88
IX Setzu 285 67 40 76 42 225 49
X Siddi 500 162 51 184 52 449 105
XI Sini 478 218 20 196 30 464 109
XII Tuili 1028 349 157 358 196 1060 206
XIII Turri 390 160 49 182 50 441 97
XIV Ussaramanna 582 215 72 222 65 574 103
XV Villanova Forru 495 166 75 150 61 453 100
XVI Villamara o Mara Arbarè 1710 650 230 636 200 1716 406
XVII Villanovafranca 1282 489 97 482 94 1162 232
Totali 11782 4574 1346 4817 1308 11736 2813

È un paese in gran parte piano, con rialzamenti la Marmila gran scarsezza di legna e per fuoco e per
poco considerevoli, non essendo questi più che colli- opere, e devono le famiglie procurarsi con gran di-
nette, se ne eccettui il monte della Giara, del quale spendio il necessario.
appartiene a questo dipartimento una piccola parte. I forni sono riscaldati in molti luoghi con le erbe
Le colline che si distendono nelle giurisdizioni di agresti, ed in mancanza di queste vi si brucia lo ster-
Forru e Villanova Forru, alle quali è prossimo il ter- co bovino.
razzo di Siddi, e le eminenze di Villanovafranca e di Non si trovano in questo dipartimento che i sel-
Setzu, essendo quasi tutte di un’altezza non molto vatici delle piccole specie, e gli uccelli minori, spe-
disuguale, e spianate nella sommità, mostrano essere cialmente i gentili, con alcune razze acquatiche.
avanzi del pianoro, in cui sorgeva il terreno di que- La mineralogia marmillese non offre oggetti degni
sto e dei vicini dipartimenti. di considerazione: forse però non fu ben esplorata.
Le fonti non sono molto frequenti, né tutte buo- Il clima della Marmilla quant’è caldo nell’estate, tan-
ne le vene che si aprono ne’ pozzi, perché le acque to è umido nell’inverno. La ventilazione non è molto
han del sale e sono gravi. libera per le eminenze che la circondano. L’aria è in
Il Caralita traversa la regione nella sua lunghezza, molti siti insalubre, e tuttavolta in tali luoghi vedon-
ma non vi riceve molti tributi; il rio di Ussaramanna si stabilite quasi tutte le popolazioni. La facilità di
proveniente dai fianchi libecciali della Giara, scorre aver de’ pozzi facendo scavi poco profondi li fece
nel suo mezzo per gran tratto, e poi cessa dal corso preferire a sedi meno malsane. Questa è la ragione
nelle paludi di Pauli Arbarè o Sitzamus. Gli altri ri- che vale in consimili casi, e non già quella che po-
voli sono poco considerevoli. trebbe alcuno immaginare, che non si distinguesse la
Si notano in questo dipartimento varii bacini, do- qualità buona o malvagia delle regioni.
ve si ricevano i torrenti e alcuni rivoletti. Uno è In tali paesi gli abitanti vanno spesso soggetti a
quello che indicammo di Pauli, l’altro presso Luna- perniciose e intermittenti per i miasmi, e alle infiam-
matrona, il terzo non lungi da Mara Arbarè; dopo i mazioni per le subitanee variazioni termometriche. La
quali sono in moltissimi siti delle concavità ora mag- mortalità è sempre maggiore nella prima età, e nella
giori, ora minori, dove l’acqua delle pioggie e delle classe povera, per le frutta immature o troppe che si
ridondanze fluviali ristagna. mangiano, e per la malignità che si genera ne’ picco-
Non è in tutto il dipartimento alcuna regione bo- li abbandonati sotto l’ardenza del sollione dalle ma-
scosa, fuorché in quella parte di Giara, che notammo dri, che vanno a raccogliere le spighe dietro i mieti-
inclusa nella circoscrizione di questo distretto; dove tori. A tanto danno si potrebbe facilmente occorrere,
non pertanto vedonsi rare piante, perché non mai si e sperasi che fra poco si occorrerà.
è badato alla conservazione delle selve: nelle altre par- Popolazione. In altri tempi era la Marmilla piena di
ti che restano incolte per la pastura del bestiame non abitatori, e si numeravano i seguenti paesi: Arbarei,
vegetano che fruttici meschini. Per questo è in tutta Atzeni, Baradili, Barumini, Baressa, Genuri, Gesturi,
Casalis 02.XP6 27-11-2006 12:49 Pagina 865

865 Marmilla

Lunamatrona, Mara-Arbarei, Pauli-Arbarei, altrimenti da coltivare qualche campicello o vigna propria, o de-
Pauli-Sitzamus, Plazzas, Setzu, Siddi, Sini, Sitzamus, vono locare la propria opera a’ lavori agrarii per guada-
Tuili, Turri, Ussara, Ussarella, Villanova-Forru, Villano- gnarsi quello che nega dare la particolar professione.
va-Franca: ora restano solamente Baradili, Baressa, Ba- In tutte le case è il telajo, e se non si manchi di
rumini, Genuri, Gesturi, Lunamatrona, Mara, Pauli, materia le donne vi impiegano quelle ore che hanno
Plazzas, Setzu, Siddi, Sini, Tuili, Turri, Ussuramanna, vacue dalle altre occupazioni domestiche. I principa-
Villanova-Forru, Villanova-Franca [vedi Tab. 1]. li lavori sono in lino, e spesso vedonsi molte opere
Ho già altrove notato che il nome di Arborea, Arba- di qualche merito, cui fa stimar maggiore la imper-
rei o Arvarè era da un paese così appellato, e che verisi- fezione della macchina. Esse perdono molto tempo
milmente dovea indicarsi nella Marmilla, perché in perché non conoscono gli istrumenti, coi quali si
questa regione se ne trovavano i monumenti nel distin- guadagna tempo e si lavora meglio. La somma de’
tivo di Mara e Pauli. Resto ancora nella stessa opinione, lavori non è mai tanta, che sottratto quello che vuo-
finché non siano adotte ragioni migliori. Quello che ve- le il bisogno, abbiasi un residuo per mettere in com-
diamo in altre contrade che il cognome dato a un pae- mercio: almeno accade ben di rado.
se, nominato come altri, era da qualche paese prossimo, Istruzione. Non ragioniamo della religiosa, perché i
è ragionevole pensare vero anche nel presente caso. parochi non mancano mai di fare il loro dovere, stu-
Rispettivamente alla quantità di popolo che po- diando a imprimere negli animi le massime del Vangelo
tesse avere ciascuno di questi paesi, questa deve e a cancellare le opinioni erronee, che gli uomini stolti o
computarsi sulla considerazione delle sussistenze; e maligni vanno spargendo. L’effetto loda lo zelo de’ mi-
queste io credo sufficienti ad una popolazione di nistri, perché vedesi molta morigeratezza, e i malvagi si
ragguardevole numero; però che il terreno è di tanta vergognano di essere creduti tali. I furti sono rarissimi.
fertilità da produrre anche per più del doppio de’ La istruzione primaria che il Governo volle stabilire,
coloni che ha, se fosse coltivato in tutte le parti che è stata niente curata ne’ piccoli paesi, poco ne’ maggio-
può esserlo, e con quell’arte che converrebbe. ri. In molti luoghi il profitto è poco più che nullo, e se
Se osservi la proporzione delle anime al territorio, vogliansi notare quanti in tutto il dipartimento sappia-
dovrai distribuire non più che anime 1233/23 sopra no leggere e scrivere per quella disciplina primaria, non
ogni miglio quadrato. Se consideri dopo questo che so se l’insieme superi i 50 individui, e se domandisi il
una parte del territorio si lascia incolta, e che delle numero totale assoluto, compresi quelli che impararono
parti coltivate quella che si adopera ne’ cereali non in privato o ne’ ginnasii, sarà molto se ne abbiano 100.
produce che in circa 3/5 dell’area, restando l’altro in Ne’ paesi agricoli della Sardegna meridionale non so-
perfetto riposo, ti persuaderai che tolta questa iner- no che i figli de’ principali del paese, che si mandino al-
zia avrebbesi molto più frutto. le scuole, e accade ordinariamente che questo studio si
Tutte le prenominate popolazioni sono d’una im- restringa a pochi anni. Rari arrivano alla rettorica, raris-
memorabile antichità. Più recente di tutte pare la simi alla università, e più rari ancora compiono il corso
Villanova-Franca in su la estremità del dipartimento di una scienza. Tra questi sono quattro su ogni cinque
e frontiera del regno Arborese. Il suo nome ci rivela che studiano la teologia e poi servono nelle parrocchie.
che con le promesse franchigie s’invitarono gli uo- La desistenza dagli studi in quei pochi è spesso do-
mini delle prossime terre nel regno Cagliaritano a mandata dal matrimonio, al quale impazientemente
stabilirvisi; e se questo non avvenne sotto i feudatarii aspirano, e si soggiogano principalmente i figli di fa-
aragonesi che non pensarono a dar immunità e ad miglie agiate.
edificare, ma piuttosto ad opprimere i popoli, e a di-
sertare le terre, resta che sia a riferirsi il fatto all’epo- Professioni
ca de’ regoli, ché come facevano altri signori in altre Agric. Pastori Mecc. Uff. Civ. Sanit. Eccl. Neg.
parti, procuravano chiamare dentro il proprio terri- I 38 10 5 1 1 1 0
torio gli altrui vassalli, e spopolare i paesi limitrofi. II 270 14 12 3 2 2 2
Nella parte morale sono i marmillesi generalmente III 245 12 24 6 2 4 5
lodevoli, e appajono altri che furono veduti in altri IV 110 10 7 1 1 1 0
tempi, quando dalla debolezza del governo spagnuolo V 606 32 35 10 3 5 10
erano licenziati a tutto il libito. Allora i cavalli, le da- VI 135 20 8 1 1 1 2
ghe, gli archibugi erano il pensiero, il desio, l’onore di VII 292 16 18 3 2 3 4
questi uomini, e si può intendere che sapessero fare; VIII 140 25 6 2 1 1 1
cangiarono i tempi, e i tori, la zappa, l’aratro sono gli IX 58 10 3 1 1 1 1
oggetti più cari, e tutti vivono tranquilli, e i più in X 132 8 9 3 2 2 1
certa agiatezza. XI 175 16 15 1 1 2 2
I marmillesi sono quasi tutti applicati all’agricol- XII 288 25 25 7 3 6 6
tura, pochi alla pastorizia, perché così vuole la natu- XIII 144 9 7 1 1 2 1
ra del territorio, che non genera molti pascoli, e può XIV 185 10 12 3 1 2 2
essere nelle più sue parti ridotto a cultura. XV 150 14 9 2 1 1 1
Alle arti di necessità non danno opera che pochissi- XVI 610 – – 8 4 4 10
mi, quanti possono bastare; e quasi nessuno di questi le XVII 470 40 36 10 4 5 12
pratica esclusivamente dell’agricoltura, perché o hanno Tot. 4048 271 231 63 31 43 60
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Marmilla 866

TABELLA 2
Stato agrario
Terre di semin. inculte Vigne Ort. e g. Messe Vendem.
I star. 1000 120 17 4 15 quart. 5100
II 2200 1500 200 6 15 60000
III 4200 3000 213 5 20 64000
IV 1200 900 45 3 18 13500
V 4200 1000 600 10 15 180000
VI 970 – 100 2 14 30000
VII 3000 20 60 5 18 18000
VIII 1296 75 69 3 15 20700
IX 700 50 30 2 12 9000
X 1600 450 82 4 15 24600
XI 1200 – 200 3 15 60000
XII 2500 – 160 4 18 48000
XIII 130 30 40 3 16 12000
XIV 160 120 130 5 16 39000
XV 800 50 70 2 14 21000
XVI 7000 – 200 8 20 60000
XVII 6000 5000 180 12 14 54000
Totali 38156 12315 2396 81 270 718900

TABELLA 3
Stato della pastorizia
Bestiame manso Bestiame rude
Buoi Vacche Cavalle Vacche Cavalle Pecore Capre Porci
I 50 25 5 10 – 3000 – –
II 220 40 50 35 – 1700 – –
III 600 400 45 – – 2000 – –
IV 90 6 10 100 60 1200 300 150
V 400 40 50 250 200 2500 3000 200
VI 100 80 12 450 20 1000 – –
VII 300 50 25 220 25 2000 – –
VIII 180 10 8 80 – 1500 – 100
IX 70 24 7 100 – 600 – –
X 160 – 18 25 – 500 – 300
XI 120 16 14 – – 600 250 80
XII 240 60 60 120 – 1220 500 250
XIII 120 20 10 – – 850 – –
XIV 150 40 12 20 – 450 60 45
XV 80 10 10 10 – 1550 – 160
XVI 600 80 105 200 – 2100 50 700
XVII 420 100 115 800 220 10000 2500 1000
Totali 3900 1001 556 2420 525 32770 6660 2985

Agricoltura. La Marmilla è una delle regioni gra- L’agronomia è qui pure in gran parte tradizionale,
nifere della Sardegna, e tanto, che non si può stima- e sebbene in queste coltivazioni per la esperienza di
re seconda né alla Trecenta, né alla contrada Nura- tanti tempi abbiansi tali metodi che non si possano
minese. Le sue messi sono maravigliose. riprovare, tuttavolta esistono ancora molti pregiudi-
Anche alle viti è propizio il terreno, e dalle copio- zi, e vedesi ne’ medesimi una stupenda pertinacia.
se vendemmie si ottengono vini comuni e gentili di Nelle scuole primarie sarebbesi dovuto leggere e
molta bontà. Alcuni luoghi hanno riputazione an- spiegare il catechismo agrario; ma forse in nessun
che per questo prodotto [vedi Tab. 2]. luogo si è operato secondo l’ordinamento. Ad alcuni
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867 Marrubio

maestri pareva fatto meglio se facessero studiare il e nelle ore serotine e notturne dalla brezza di terra.
musa musae e sum es est. L’umidità è molto sentita per li molti vapori che acco-
A chiunque viaggi in questi paesi cereali viene glie la sua atmosfera dal vicino fiume, dal prenotato
sempre osservata la rarità degli alberi. Vedrà alcuni stagno, da altri laghi vicini, e dal non lontano golfo
pioppi in qualche sito umido presso il letto de’ rivo- arborese. Nella primavera e nell’autunno, in sul prin-
li, alcuni fruttiferi di poche specie nelle vigne, e poi cipiar del giorno, il paese è ingombrato dalla nebbia, e
nient’altro. Gli alberi si prendono, essi dicono, il questa è di tal natura, che offende anche col suo feto-
succo delle terre, e resta poi niente alla nutrizione re. L’aria è maligna per gli ospiti, e malsana anche a
dei seminati; gli alberi con la lor ombra debilitano la molti nativi.
forza de’ raggi solari, e i seminati non possono vege- Il territorio è assai vasto, e stendesi molto a levan-
tare nella prosperità che concede il clima. Se essi ra- te e a tramontana, piano nelle più parti, montuoso
gionino bene sentenzino gli agronomi. nella regione orientale in là del Campo.
Pastorizia. Il bestiame pascola nelle terre incolte, Questo Campo è lo stesso che già denominavasi
nelle tanche, nei terreni che riposano, e ne’ prati. di Santanna, luogo in altri tempi infame per i malvi-
Ciascun paese ha un prato comunale di una esten- venti che vi frequentavano, e poneansi in agguato a
sione sufficiente per il pascolo delle bestie domite, cogliervi i passeggieri. Era un passo terribile, e molti
cavalli, buoi e giumenti. Occorre spesso di vedere miseri vi perdeano le robe e spesso anche la vita. I
grandi aree di un ottimo suolo, dove mal si nutrono banditi delle vicine regioni non avevano miglior asi-
gli animali che vi sono condotti, e si potrebbe più lo di questo, dove concorrendo anche le masnade lo-
vantaggiosamente seminare. gudoresi, poteano esser difesi dagli assalti della mili-
In tutto il dipartimento non è alcuno che conosca zia. Da questo luogo partivano poi in una o in altra
la veterinaria, e appena per la esperienza si ricono- parte le squadriglie per porsi sopra altre vie a insidia-
scono poche cose che talvolta giovano in ben poche re quelli che passassero, o per invadere qualche casa
malattie che patisca il bestiame. Accade spesso che ricca ne’ paesi. Le infestazioni come nelle altre parti,
vedansi gli animali languire, svilupparsi un contagio così in questa si rallentarono sotto il dominio de’ Re
e morire gli uni dopo gli altri senza intendere di di Sardegna, e finalmente sono del tutto cessate sin
qual male, quale ne sia la cagione, e come si possa dal primo aprimento della grande strada. Non si ri-
occorrere. Non v’ha però dubbio che molti capi non corda un solo delitto operato dopo quel tempo in
periscano per le acque viziate da’ lini macerati, alle quel Campo deserto.
quali si devono dissetare. La montagna marrubiese è nella massa dell’Arci. In
La pastorizia è generalmente senza principii, e tut- essa sono molte vene che volgono acque ottime, e al-
ta l’arte si ristringe alle semplici operazioni del mun- cune assai utili a’ febbricitanti. La riunione delle me-
gimento e della manipolazione del latte [vedi Tab. 3]. desime dà origine ad alcuni rivoli. I pozzi del paese
Nella tavola precedente [Tab. 3] abbiamo omesso versano acqua salmastra.
di notare i majali e i giumenti, che formano una cifra Non manca la selva ghiandifera, sebbene in alcuni
considerevole, perché i primi non saranno men di tratti molto diradata; il suddetto Campo è ingombro
1000, e i secondi sommano a più di 2000, quanti so- di boscaglie nelle parti prossime alla montagna, nel-
no veramente necessarii per la macinazione del grano. l’altra è sparso di macchie. Il cistio vi è comune.
Commercio. I marmillesi vendono grande quantità In quei luoghi incolti e montuosi sono frequentissi-
di grano e un po’ di vino, e dopo questa pochi altri mi i cinghiali, i daini, i cervi, le volpi, le lepri e i coni-
articoli. gli, e i cacciatori non faticano mai senza premio. I vo-
Il guadagno che possono ottenere può computarsi latili sono in grandi sciami, e nel piano, e nel fiume, e
di circa 900 mila lire nuove. nello stagno. In questo vengono a pascolo anche i feni-
cotteri.
MARRUBIO [Marrubiu], villaggio della Sardegna È nota a tutti la maravigliosa copia de’ pesci che
nella provincia di Busachi, compreso nel mandamen- nuotano nello stagno di Sassu; le sue peschiere sono
to di Terralba nella provincia di Oristano [recte pre- ricchissime.
fettura di Oristano]. Era parte del Campidano mag- Popolazione. Nell’anno 1841 erano in Marrubiu in
giore nel giudicato di Arborea. famiglie 234 anime 1016, distinte in maggiori ma-
La sua situazione geografica è nella latitudine schi 370, femmine 365, e in minori maschi 135,
39°45', e nella longitudine occidentale dal meridia- femmine 146. Le nascite annuali sogliono essere 40,
no di Cagliari 0°29'. le morti 25, i matrimonii 7. Molti vivono a’ 60 anni,
Siede sopra una piccola eminenza presso la sponda e si possono vedere alcuni che settuagenari e più
destra del fiume Usellese a non più d’un miglio dalle grandevi continuano i loro lavori agrarii. Le malattie
sponde del grande stagno di Sassu. Resta ben esposto comuni sono infiammazioni, perniciose e periodiche.
a’ venti, e poco lo riparano dall’austro-libeccio e dal Professioni. Sono applicati all’agricoltura persone
greco-levante, da una parte le montagne napolitane, 300, alla pastorizia 45, alla pesca 20, a’ mestieri 10;
dall’altra la massa dell’Arci. Il calore estivo, che sentesi quindi sono negozianti 5, notai 2, flebotomi 2, preti 2.
cocente in quelle ore che l’aria non scorre, è molto Alla scuola primaria sogliono concorrere soli 12
temperato dal venticello marino che dicono imbatto, fanciulli.
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Marrubio 868

Agricoltura. Coltivasi il frumento, l’orzo, le fave, il del fiume spesso interrotte per la pienezza del suo
lino, varii legumi, un po’ di cotone erbaceo e di ta- letto poco profondo e per le inondazioni. Non avvi
bacco. Tra le altre regioni granifere sono più riputate alcun ponte, e non si supplisce alla sua mancanza né
quella, che dicono Pompongias, ed ha propria la ca- pure nel modo de’ montanari stendendo alcune travi
sa Villa-Hermosa, e l’altra di Ungroni-Forru posse- dall’una all’altra sponda.
duta dalla casa Arcais. La grande strada traversa questo territorio, e con
I numeri ordinarii della seminagione sono starelli un ramo di due miglia si potrebbe il paese mettere
di grano 1000, d’orzo 140, di fave 120. Altri due- in più facile comunicazione col medesimo.
cento starelli in circa sono lavorati per gli altri semi. Religione. La parrocchia di Marrubio è sotto la giu-
Il frumento suol moltiplicare al 10, l’orzo al 15, e le al- risdizione dell’arcivescovo di Oristano, e sotto la cura
tre or più or meno secondo la influenza delle stagioni. di un vicario assistito da un altro prete.
Orticultura. Si studia poco alla medesima, e non so- La chiesa è sotto la invocazione di Nostra Donna
no che piccoli tratti di terreno per le piante più comuni. di Monserrato, e molto frequentata anche da’ devoti
Fruttiferi. Anche questi sono poco curati, e sono stranieri nella solennità che ricorre ogni anno addì 8
in piccol numero e in poche varietà. settembre. In quel giorno si corre il palio, e poi si ha
Vigne. La vite è coltivata sur una considerevole esten- l’altro spettacolo de’ fuochi artifiziati. Il cimiterio è
sione di terreno, e la vendemmia produce ben molto attiguo alla chiesa, né si è ancora fatto il campo-san-
più che basta alla consumazione che si fa nel paese di to secondo le norme stabilite dal governo.
vini, sebbene notevolissima, come accade in tutti i siti Nel salto è la cappella dedicata alla Vergine sotto
di malaria, principalmente marittimi. Il molto super- lo stesso titolo, dove in una delle domeniche di mag-
fluo vendesi nel porto di Marceddì, a Oristano e ad al- gio vanno i marrubiesi in peregrinazione dietro il sa-
tri paesi de’ vicini dipartimenti. cro simulacro, cantando il rosario.
Tanche. Una grande estensione del territorio è chiu- Antichità. Dentro e fuori del paese vedonsi vesti-
sa per seminarvi, e negli anni di riposo vi si tiene a pa- gie e avanzi di costruzioni noraciche.
stura il bestiame domito. Nella regione meridionale a distanza di circa tre mi-
Pastorizia. Potrebbe Marrubiu educare una gran glia era l’antica popolazione di Surràdili o Zurradili. Tra
moltitudine di bestiame nelle solite specie, perché so- quelle rovine non vedesi altro che la cappella che abbia-
no grandi i suoi salti così nel piano come nel monte; mo sunnotato, e che mantenne la religione del popolo.
tuttavolta quello che mantiene è una piccola cosa in I marrubiesi credono che il loro paese sia stato po-
proporzione delle sussistenze. La sovrabbondanza per- polato da’ zurradilesi, i quali nel 1728 lasciassero l’an-
mise che si ammettessero ne’ medesimi greggie e ar- tica loro sede e si stabilissero in quel sito: ma sono in
menti di altre regioni per isvernarvi e per giovarsi del errore. Surradili mancava circa sessantacinque anni
frutto delle selve. prima. Nella nota del focaggio fatta nel parlamento
Sino al 1828 i pastori marrubiesi aveano un nu- del Lemos Surradili dopo aver patito la pestilenza esi-
mero molto maggiore che sia al presente, ma una fu- steva ancora, ma così diminuito, che non più di 10
nestissima epizoozia lo restrinse a pochi capi. Ora si famiglie si scriveano nel catalogo, sebbene erano forse
possono numerare buoi 340, cavalli 80, giumenti in numero un po’ maggiore, se non si solea notare le
180, majali 45; e nel bestiame rude vacche 700, pe- impotenti alle contribuzioni. Dopo quel tempo man-
core 3500, capre 2000, porci 1200. cano le memorie di Surradili, e vedesi figurare Marru-
Pesca. I marrubiesi lavorano nelle proprie stagioni biu con una popolazione considerevole rispettivamen-
alla pesca nel grande stagno, che dicono di Sassu. te ad altri paesi del dipartimento. Nel parlamento del
Questo bacino è lungo miglia 61/2 e largo dove più 1678 leggiam notato Marrubio sotto il Campidano
41/2. La sua comunicazione col mare è in mezzo l’ar- maggiore con fuochi 105; in quello del 1698 lo ve-
co della sponda del golfo in faccia al ponente e in- diam ricomparire con anime 243 e lo dobbiam rico-
contro al gran mare. I pesci vi sono in grandissima noscere quinto tra gli altri comuni di quel Campida-
copia, e principalmente i muggini e le anguille. Ap- no per grandezza di popoli.
partiene alla casa Pollìni. Surradili rimase dunque abbandonato non molto
Palude. Presso il Sassu nel territorio di Marrubiu è dopo il 1656, e i suoi abitanti andarono a stabilirsi
una palude, la cui area forse eguaglia i trecento sta- nel sito di Marrubiu, e avvenne questa trasmigrazio-
relli. L’acqua svanisce a’ primi calori, e non ricompa- ne per sottrarsi in quel sito, in cui erano, agli inopi-
risce che nell’autunno. Potrebbesi facilmente pro- nati assalti de’ barbari, che sbarcando in Marceddì e
sciugare scavando un piccol canale per lo scolo. avanzandosi per far preda arrivavano in breve alla
Commercio. I marrubiesi vendono cereali, vini, e al- collina di Surradili. Forse più che dalla pestilenza i
cuni prodotti pastorali. Il secondo articolo però è più surradilesi erano stati diminuiti per le frequenti in-
considerevole. Il lucro si può computare di lire nuove vasioni de’ barbari. Quei popolani essendosi stabiliti
50 mila in circa. Da che si potrà argomentare che non in Marrubiu conservarono la possessione che aveano
sono in quella regione molti ricchi, sebbene debbansi di quelle terre, e per questa ragione ne sono ancora
dire assai rari quelli che patiscono i rigori della povertà. in possessione i marrubiesi.
Le vie sono nell’inverno alquanto incomode per i A mezza la linea tra Surradili e la grande strada in
fanghi, e le relazioni con il porto e con le terre in là mezzo a un boschetto appariscono alcuni avanzi di
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869 Martis

antiche mura e un recipiente a smalto in costruzione ne. Contiene ancora il trachite la calce cristallizzata, le
di mattoni, che i paesani dicono Murus de bagnus. selci piromache suddette, le agate, il quarzo resinite, il
Un’antica tradizione narra che in quel sito fossero an- calcedonio, jalite, i diaspri, le ossidiane nere, e le per-
tiche terme, le quali per la insalubrità del clima siano late di colore verde e rosso, la stilbite, la cabasia cri-
state abbandonate. Le fonti sarebbero soppresse. stallizzata e filamentosa, l’anacilma, il mesotipo, il fer-
ro micaceo e il solforato, il solfato d’allumina e quello
MARTIS, villaggio della Sardegna nella provincia e di ferro, e parte delle acque acidule e solforose che
prefettura di Sassari, nel mandamento di Nulvi, e trovansi nel regno.
nell’antico dipartimento dell’Anglona compreso nel Dopo le selci piromache è osservabile nel territo-
Logudoro. rio di Martis un diaspro fasciato con fondo di colore
La sua situazione geografica è nella latitudine pavonazzo e linee bigie, d’un bellissimo effetto; un
40°46'30", e nella longitudine occidentale dal me- calcareo conchiglifero; una roccia porfirica con noc-
rid. di Cagliari 0°18'. cioli di feldspato bianco, e con la pasta che sembra
Giace a piè della eminenza che dicono Montefran- essere di fonolite; un porfido con la base di retinite
co in mezza la valle d’Anglona un po’ sopra la sponda con cristalli di feldspato in una roccia porfiroide; un
del rivo appellato Giunco, o Piscina di giunco, prove- porfido terroso accollato al porfido trachitico, del
niente dalle falde del Monteledda. Nelle eminenze quale si servono per fabbricare le case.
che sorgono è un ostacolo all’influsso de’ venti, che Sono in questo territorio alcune fonti considere-
non vi si sentono che riflessi, e però debolmente. Puoi voli, primieramente le due dalle quali beve il popo-
immaginare quanto in fondo di quel bacino esser lo, una detta Cabuda, l’altra Sa Conza, quindi Bin-
debba il calore de’ giorni estivi, e quanta la umidità e zella, Carvone, Teoraghe o Su Turchis.
la nebbia nelle stagioni piovose. Le pioggie sono fre- Il territorio di Martis è traversato, come abbiam no-
quenti nell’autunno e nell’inverno: la neve vi copre al- tato, dal fiume Giunco nato in territorio di Ploaghe. Il
cune volte il suolo per pochi giorni, e ne’ tempi caldi rio Busa formato dalla montagna di Chiaramonti, en-
non di rado le tempeste versano la grandine a danno tra nel letto dell’altro, che va a scaricarsi nel Termo.
delle vigne. L’aria è insalubre in alcuni mesi. Nell’uno e nell’altro si prendono delle anguille assai più
La estensione superficiale di questo territorio non stimate che le pescate nel fiume maggiore. Le acque del
è minore di miglia quadrate 10, piana in molte par- Giunco mettono in movimento alcuni molini, esse
ti, in altre rilevata in colline. non vietano il guado che ne’ tempi di grosse pioggie.
Nelle roccie di Martis trovasi la selce piromaca bian- I cacciatori trovano di rado qualche cinghiale, fre-
co-livida, e altra di color bruno attraversata dalla selce quenti le lepri e le volpi, e tra gli uccelli le pernici, le
idrofana, e una breccia di color rosso e bigio-oscuro in quaglie, le colombe, le tortorelle, le anatre, i merli e i
cemento della stessa sostanza. Questo minerale è ne’ tordi. Non mancano le specie di rapina, i corvi, gli
terreni trachitici come il diaspro, e più sovente si mo- sparvieri e gli avoltoi, i quali però sono men nocivi
stra in massi rotolati di color nero, bigio, rosso, bian- che i passeri, che sogliono in qualche anno divorarsi
co, e talvolta tendente all’azzurrognolo, e accade che gran parte delle spighe.
tutti questi colori appariscano riuniti. I martesi ne Popolazione. Nell’anno 1838 erano in Martis fami-
fabbricano le pietre focaje, e ne mettono in com- glie 305 con anime 1310, delle quali maggiori nel
mercio una certa quantità: esse attestano la rozzezza sesso maschile 464, nel femminile 482, e minori ma-
degli artefici. schi 196, femmine 198. I numeri medii si trovarono
Il trachite si lega da una parte col granito, dall’altra per le nascite annuali 42, per le morti 25, per li ma-
va a perdersi sotto a’ terreni calcarei. Le roccie trachiti- trimonii 9. Le malattie non sono molto frequenti: le
che sono forse quelle che, dopo il granito, sono più comuni sogliono essere, nell’inverno le infiammato-
largamente sparse in Sardegna. Le loro masse sorgono rie, nell’autunno le periodiche. I più vivono a’ 50 an-
spesso a’ 1000 metri di elevazione sopra il livello del ni, e sono pochissimi, che trapassino il settantesimo.
Mediterraneo. Esse si distinguono per la bizzarria del- Professioni. Operano nelle cose agrarie uomini
la loro forma allungata e per la uniformità de’ loro 298, nelle pastorali 68, nelle arti meccaniche di ne-
gioghi, molti de’ quali vengono ristretti da ripidi fian- cessità altre 20 persone. Quindi sono a notare notai
chi, e da difficili e talvolta inaccessibili balze, termina- 3, ministri sanitarii 3, preti 3. Le donne lavorano ne’
te da varii piani orizzontali, che posti pressoché a uno telai il lino e la lana.
stesso livello percorrono spazii considerevoli; sovente Alla scuola primaria sogliono concorrere circa 15
però discontinuati o levantisi a guisa di coni sul fondo fanciulli. Quelli che desiderano maggiore o migliore
delle valli ove giacciono. Le roccie trachitiche si mo- istruzione, passano alle scuole del seminario di Ca-
strano d’ordinario in massa, ed offrono un gran nu- stelsardo.
mero di varietà, cioè il granitoide, il porfiroide, il Agricoltura. L’Anglona è il primo de’ paesi grani-
grossolano che serve come pietra da scalpello, il cellu- feri della Sardegna settentrionale, e il Martese non
lare, la pietra pomice, il terroso, la breccia, che forma vuol essere il secondo a nessun’altra contrada per la
per lo più le falde delle montagne trachitiche, il tufo, sua fertilità.
e forse anche una specie di arenaria, della quale si veg- Si seminano annualmente rasieri di grano 200,
gono in alcuni luoghi masse di qualche considerazio- d’orzo 60, di fave e legumi 6. Rammenta che il rasiere
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Maso 870

si eguaglia a quarre sette, o a starelli cagliaritani tre e alcune cose degne, si potrebbe formare una storia
mezzo. La fruttificazione della prima specie è in là dell’arte, come accaderebbe pure per la scultura. Il
del 15. La raccolta del lino non dà più di decine 500. pittore del quadro di Martis è ben indicato nella
Le piante ortensi sono curate da pochi. Si semina iscrizione appiè: Andreas Lusso sardus oppidi Oleastri
granone, e da alcuni si coltivano le patate. dioecesis Suellensis inventor anno 1595. Non importa
Le vigne sono prospere, e danno molto frutto e mo- farne la descrizione, e basti il dire che nel complesso
sto. Il vino sorpasserà i 50 mila quartieri: stimasi per la delle cose vi è qualche merito.
bontà, ma non dà guadagno, perché non vi sono ricer- Le cinque chiese minori, che sono nel paese, han-
che, e i galluresi vi frequentano a vender il loro. no il nome, una dalla Santa Croce, l’altra dal SS. Ro-
Ne’ predii sono molti fruttiferi, e le specie più co- sario, la terza da s. Giovanni Battista, la quarta da s.
muni mandorli, fichi, peri, pomi, sorbi, noci, albi- Giuseppe patriarca, la quinta da s. Sebastiano, che fu
cocchi, ciriegi, ed alcuni aranci e cedri. edificata per voto in tempo di pestilenza.
Molta estensione di territorio è formata in tanche, Le prime due sono uffiziate dalle rispettive con-
dove si semina, e si ammette il bestiame; ma nelle fraternite.
quattro maggiori si suol tenere a pascolo i buoi di la- Le principali solennità di Martis sono, addì 27 lu-
voro, dove se non si possano alimentare, bisogna che glio, per il titolare della parrocchia, con concorso di
digiunino, e consumino la propria pinguedine. molti ospiti, e le solite pubbliche ricreazioni; e nella
Pastorizia. I martesi hanno nel bestiame manso domenica tra l’ottava dell’Ascensione per s. Narciso.
gioghi 250 o capi 500, cavalli 75, cavalle 90, majali In questa si dà lo spettacolo de’ fuochi artifiziati, e
120, giumenti 110; nel bestiame rude segni di vac- della corsa.
che 10 o capi 600, segni di pecore 14 o capi 6000, Nella campagna sono le seguenti cappelle: s. Bar-
segni di capre 8 o capi 700, segni di porci 13 o ar- tolommeo apostolo, a mezz’ora verso levante; la Ver-
menti 2000, cavalle in armento 200: e perché il ter- gine delle Grazie e s. Leonardo, a mezz’ora verso tra-
ritorio non è molto largo e non produce pascoli per montana; e santa Maria de Rughes, ma già esecrata e
tutte le specie e il numero, però gli armenti si soglio- in parte diroccata, a quattro minuti dal paese.
no tenere nel Sassu di Chiaramonti. Il formaggio è di Antichità. Vedonsi gli avanzi di alcuni norachi: Bu-
buona qualità, e col butirro e gli altri prodotti pasto- rida, Montiuladu e Montefranco.
rali vendesi ai negozianti di Sassari e Castelsardo. Vestigia di antiche popolazioni sono osservate pres-
Commercio. Da questi articoli, dai frutti agrarii, so il norache di Montiuladu, presso la chiesa di s.
che più spesso si vendono ai galluresi, e da altre mer- Bartolommeo, e intorno alle due cappelle di s. Leo-
ci minori, possono annualmente ottenere i martesi nardo e santa Maria delle Grazie. Anche presso la
lire nuove circa 85 mila. chiesetta di santa Maria di Rughes fu una popolazio-
Martis è in sulla via, per cui Sassari verso il po- ne, che mancò per pestilenza; era però una frazione,
nente comunica con Tempio verso il greco-levante o un vicinato, come dicono, di Martis, ed avea per
in distanza dal primo di ore 5, dall’altro di ore 6, ed proprio nome Billitennero.
è però luogo di stazione e di riposo. Le vicinali gui-
dano a Nulvi un po’ sotto il ponente in un’ora: a MASO [Elmas], villaggio della Sardegna, vedi El mas.
Chiaramonti verso l’austro in tre quarti: a Perfugas
verso greco in due ore: a Lahirru verso greco-tra- MASSAMA, villaggio della Sardegna nella provincia
montana in tre quarti. Eccettuate le due ultime, le di Busachi e prefettura di Oristano compresa nel
altre non sono carreggiabili che in qualche piccol mandamento del capoluogo, e nell’antico diparti-
tratto. Nell’inverno accade sovente che i fiumi inter- mento d’Arborea, detto Campidano superiore.
rompano quelle a Sassari ed a Gallura. La sua situazione geografica è nella latitudine
Religione. Martis è compreso nella diocesi di Am- 39°56'30", e nella longitudine occidentale dal meri-
purias, ed è amministrato nelle cose spirituali da un diano di Cagliari 0°31.
vicario con l’assistenza di altri due sacerdoti. Siede nel gran Campo arborese a un miglio e
La chiesa parrocchiale è di antica struttura, e de- mezzo dalla sponda destra del Tirso, in sulla gran
dicata al martire s. Pantaleone. La cappella maggiore strada da Cagliari a Torre, ma in poca elevazione; e
è ragguardevole per l’opera di un pennello sardo, che comeché la ventilazione non sia impedita da nessuna
lavorava in sulla fine del secolo XVII, e che a colui eminenza vicina, tuttavolta è assai sentito il calore
che vorrà ragionare sopra quest’arte in Sardegna ne’ estivo, e le nebbie lo adombrano spesso. La umidità
secoli andati servirà a mostrare quello, che è proba- è troppa, l’aria poco sana.
bilissimo, che non mancarono mai in quell’isola i Il territorio non maggiore di miglia 4 quadrate è
cultori della medesima, già che quell’ingegno, che tutto piano e per conseguenza sfornito d’acque, le
ora vedesi in molti e si ammira, non è nuovo ne’ sar- quali bisogna attingere da’ pozzi che la somministra-
di, e moltissime fra le antiche tavole, e tele, che no niente salubre. Nell’inverno vi scorrono alcuni ri-
adornano le chiese, possono essere state pitture di voletti. Il Tirso nelle sue ridondanze sparge le sue ac-
artisti nazionali. Se un uomo perito dell’arte si dis- que a poca distanza dall’abitato.
agiasse a vedere quello, che ancora è conservato, e Non trovansi altri animali che lepri e conigli, e tra’
ben investigasse, io penso, che la Sardegna offrirebbe volatili le specie acquatiche che frequentano il fiume.
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871 Masullas

Popolazione. Il popolo di Massama non ha più di il greco-tramontana. L’estate vi è molto calda, l’in-
350 anime distribuite in 84 famiglie. Le nascite an- verno mite, ma umido anche più che sentasi le pros-
nuali possono esser 12, le morti 7, i matrimonii 3. sime stagioni. L’aria non è da lodarsi molto salubre.
Le malattie più frequenti sono dolori laterali, idropi- Il territorio di Masullas si può computare di circa 20
sie e coliche. miglia quadrate. I maggiori rialzamenti del suolo sono
Sono applicati all’agricoltura uomini 86, alla pa- nominati Campuagni, Cannas, Teraxi; i minori sono
storizia 5, a’ mestieri 3. detti Sonixeddu, Conca, Samaini, Sa serra dessa genna
In tutto il paese saranno sessanta telai, che produr- arena. Le più considerevoli spelonche sono la grotta del
ranno poco più che voglia il bisogno delle famiglie. Cappuccino, Su Stàuli mannu, e Larenzuconi.
La scuola primaria è più spesso chiusa che aperta, La mineralogia di Masullas è delle più ragguarde-
ora perché manca il maestro, ora perché mancano i voli dell’isola. Trovasi il calcedonio bigio mammillare
discepoli. sopra il calcedonio ceruleo in massa, e spesso sopra
Agricoltura. I terreni de’ massamesi sono molto questo vedonsi bei cristalli di quarzo ametistino, bian-
idonei a’ cereali e molto generativi, se non manchino co, e volgente al violaceo, come accade vedere in mol-
le pioggie; e se le nebbie perniciose non offendano le te geodi; il quarzo è a profusione; or ametistino, or
spighe. giallognolo e cristallizzato sopra il calcedonio o sul
Si sogliono seminare starelli di grano 450, di orzo quarzo resinite, or rubiginoso fra due scorze di calce-
50, di fave 80, di ceci e altri legumi 20, e si ha il se- donio con impronte di altri cristalli; or nericcio polito
me moltiplicato anche al 15. Di lino se ne raccoglie- e naturalmente levigato, or diasproide oscuro ricoper-
ranno circa 400 cantare. to da una corteccia terrosa, or diasproide verde, or
Il vigneto è assai ristretto, e non si ha né pure per diasproide rossigno; e son belle a vedersi le geodi de’
la sufficienza. I vini sono di molta bontà, come so- suoi cristalli sul calcedonio talvolta oscuro, e con noc-
gliono esser quelli di tutti i vigneti arboresi, se le uve cioli di calce carbonata. È pure profuso il calcedonio,
sieno ben manipolate. quello principalmente che è colorato in ceruleo e or
In alcuni siti umidosi (is benazzus) si coltiva tutti tende al bigio, or al pavonazzo, or biancheggia opaco,
gli anni il granone, e alcune specie ortensi. I melloni or rosseggia volgendosi in selce piromaca: e sono pro-
e i citriuoli sono di gran volume e di buon gusto. fuse parimenti le sue geodi di varie tinte, e talvolta
Bestiame. Gli animali che si educano sono buoi, con cerchio rosso interno, che si assomiglia alla cor-
cavalli, pecore e giumenti. I buoi sono 200, i cavalli niola e intonacate internamente di cristalli di quarzo,
30, le pecore 450, i giumenti 42. Pascolano nel pra- anche jalino. Vedesi un diaspro verde, che in qualche
to e ne’ chiusi. parte volgesi in selce piromaca; un agglomerato dia-
Religione. I massamesi sono sotto la giurisdizione sproide di colore oscuro con macchie piccolissime
dell’arcivescovo di Arborea e governati nelle cose spi- rosse, bianche e bigie; una selce piromaca ora ricoper-
rituali da un prete che ha titolo di vicario. La chiesa ta di cristalli di quarzo ametistino, ora diasproide bi-
parrocchiale è dedicata alla Vergine Assunta, la rurale gia e zonata; una corniola ricoperta dal quarzo; una
a s. Nicolò vescovo di Mira. Le principali solennità gran varietà di calce carbonata, ora mista al calcedo-
sono per questi due titolari, e sempre allegrate dalle nio, ora gialla e trasparente, ora mista a cristalli di
pubbliche danze e dallo spettacolo della corsa. Il ci- quarzo, ora ricoperta dal quarzo cristallizzato rossi-
miterio è attiguo alla parrocchiale. gno, ora mista al quarzo cristallizzato e al calcedonio,
Questo paese vuolsi di gran antichità, e aver preso ora giallognola e diafana, ora lamellare e bruna.
il nome dalla via maxima, che lo traversava. Le fonti più notevoli del territorio sono quelle da
cui beve il popolo, e sono presso l’abitato, la sorgen-
MASULLAS, villaggio della Sardegna nella provin- te di Sonixeddu che scaturisce fra due roccie, e in al-
cia di Busachi, compreso nel mandamento di Mògo- tri tempi conducevasi in un canale al monistero de’
ro, sotto la prefettura di Oristano. Fu uno dei paesi benedittini, che esisteva a non molta distanza, dove
componenti il distretto di Parte-montis del regno ancora si vedono le rovine. Il rivo che abbiam di so-
d’Arborea. pra notato proviene da’ salti di Morgongiori, scorre
La sua situazione geografica è nella latitudine verso austro sino all’uscita della valle, dove piega a li-
39°42', e nella longitudine occidentale dal meridia- beccio e si unisce al rio Usellese. Un piccolo ruscello
no di Cagliari 0°20'. (S’arriu dess’argiola) originato dalle fonti della falda
Sta in una valle quasi alla falda ed estremità set- meridionale di Monte Arci, dopo aver traversato il
tentrionale d’un terrazzo allungato da austro a borea territorio di Siris, entra in questo di Masullas, passa
di circa tre miglia sulla sponda destra del Traciu. La presso il paese e si versa nel Traciu.
massa del rialto, a cui si appoggia, protegge l’abitato I selvatici di questo territorio sono cervi, daini,
da’ venti libeccio, ponente e maestro; il colle che sor- cinghiali, lepri e volpi: tra i volatili sono numerosis-
ge dall’altra parte del fiumicello lo ripara da’ venti si- simi i colombi.
rocco e levante; un altro altipiano posto traversal- Ne’ detti fiumi dopo le prime acque di autunno
mente sullo sbocco della valle ad austro lo copre si prendono molte anguille.
dall’aure meridionali; sì che non vi entra libero al- I vegetabili silvestri più comuni nel Masullese so-
cun vento salvo quello che soffia tra il settentrione e no gli olivastri e i ghiandiferi. Il lentisco è sparso in
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Meàna 872

tutte parti. L’area che resta incolta e aperta non sarà 2500. Gli animali domiti e domestici pascolano ne’
minore di starelli 2000. chiusi, e nel prato che ha un’area di starelli 800, i ru-
Popolazione. Nell’anno 1838 erano in Masullas fa- di nelle terre incolte e nelle tanche.
miglie 290, ed anime 1056, distinte in maggiori ma- I prodotti non oltrepassano di molto il bisogno
schi 345, femmine 362, e in minori maschi 187, fem- della popolazione. I formaggi sono di qualche bontà.
mine 162. Il movimento procede secondo le seguenti Commercio. Il guadagno che i masullesi ottengo-
medie: nascite annuali 65, morti 30 e matrimonii 10. no dalla vendita de’ cereali, de’ vini e d’altri articoli
Vivesi da molti a una lunga età, e gli esempi di vite minori non pare possa eccedere di molto le lire nuo-
secolari non sono rari. ve 75 mila.
Le malattie più frequenti sono le pleurisie spurie, Masullas dista da Mogoro, verso austro, poco più
le febbri infiammatorie e i dolori laterali. di minuti 20; da Siris, verso maestrale, un quarto
Professioni. Si numerano agricoltori 300, pastori d’ora; da Sardara ore due verso austro, dove subito si
70, meccanici 55; quindi sono preti 2, notai e letterati entra nella grande strada per versare le derrate in Ca-
(come usan dire) 6, ministri sanitarii 3, negozianti 15. gliari; da Uras un’ora e minuti 20, donde si può pas-
Le famiglie possidenti sono 235 in circa, le nobili sare in Terralba e in Oristano.
6 con circa 15 persone. Religione. La parrocchia di Masullas è nella dioce-
L’istruzione primaria si dà nel convento de’ frati si di Uselli, e governata da un vicario con un solo
cappuccini, dove concorrono circa cinquanta fan- coadiutore.
ciulli. Vi si insegna anche il catechismo agrario. La chiesa principale ha per titolare la Vergine del-
Non si possono notare altre opere di pubblica be- le Grazie e per patrono s. Sebastiano, cui si era fatto
neficenza, che un legato per la dote ad una fanciulla pubblico voto nell’ultima pestilenza.
povera. Le chiese minori sono denominate una da s. Lu-
Le donne lavorano su’ telai, e tessono la lana e il cia, l’altra da s. Leonardo. Presso la prima è un con-
lino per provvedere alla rispettiva famiglia. ventino di cappuccini; nell’altra si credono deposti i
Agricoltura. La condizione di quest’arte è quasi in corpi de’ martiri Calisto e Calica.
tutto eguale a quella che essa è negli altri paesi agri- Una sola è la festa solenne di Masullas, per la tito-
coli della Sardegna meridionale; la forza del terreno lare. Vi concorrono molti stranieri, si fanno pubbli-
si riputerà dalla produzione. che danze, si corre il palio e si incendiano i fuochi
L’annuale seminagione è di starelli 850 di grano, artifiziati.
200 di orzo, 350 di fave, 90 di ceci, 30 di lenticchie. Il Non si è ancora formato il campo-santo, e i cada-
grano rende il 15, l’orzo il 18, le fave il 12, i ceci il veri sono sepolti nel cemiterio contiguo alla popola-
9, le lenticchie il 35. La raccolta del lino è anch’essa zione nell’estremità dell’abitato.
abbondante.
Le erbe ortensi vegetano con molta forza. Le prin- MEÀNA [Meana Sardo], villaggio della Sardegna nella
cipali specie sono pomidoro, zucche, cipolle, rape, lat- provincia di Busachi compresa nel mandamento di
tuche, cardi ecc. Aritzo della prefettura di Nuoro. Fu parte dell’antico
La vigna prospera come ne’ luoghi migliori. La distretto della Barbagia Belvì nel Giudicato di Arborea.
vite più comune è il nuragus, quindi le altre varietà, La sua situazione geografica è nella latitudine
malvagia, moscato, monica ecc. La vendemmia suol 39°57', e nella longitudine occidentale dal meridia-
essere abbondantissima sì che resti molto superfluo no di Cagliari 0°4'.
per metterlo in commercio, venderne nelle feste e Siede questo paese nella pendice della montagna
bruciarne per acquavite. Lo spazio piantato a viti che si parte dal Santelia, in faccia a greco sopra una
non è minore di starelli 320, il mosto di circa 80 piccola valle irrigata da un rivolo tributario del fiume
mila quartieri. di Desulo. Il clima è piuttosto freddo, lo stato atmo-
Le piante fruttifere sono olivi, pomi granati, cirie- sferico molto variabile, accadendo sovente nello stesso
gi, albicocchi, fichi, mandorli, peschi, susini e peri giorno, che brilli il mattino in un cielo limpido, poi si
in molte varietà. Il totale degli individui forse non stendano grandi nuvole, cada la neve, ritorni la calma,
oltrepassa i 6000. sopravvenga una furiosa tempesta di grandine e ful-
Tanche. Non più che 750 starelli di terreno sono mini, e infine tramonti il sole nella più bella serenità.
stati chiusi in circa 10 aree. In cinque solamente di Sebbene le tempeste non siano frequenti, tuttavia non
queste tenute la terra fu dissodata, e si esercita l’agri- sopravviene l’altra prima che quelli che han patito
coltura con il solito riposo d’un anno, nel quale en- danno siansi potuti consolare. La torre delle campane
travi a pascolo il bestiame. Negli altri resta ancora è stata più volte colpita dal cielo, e non pertanto non
intatto il suolo e sparso di olivastri e di altre piante si è voluto ancora far la spesa di un parafulmine per
selvatiche e di frequenti macchie. evitare i maggiori dispendii, che convenne sempre di
Pastorizia. I numeri de’ capi del bestiame erano fare per le riparazioni. Le nebbie non sono mai noci-
nell’anno sunnotato i seguenti: bestiame domito, ve, e le pioggie di rado si fanno desiderare. Il terreno
buoi 500, vacche 70, cavalli e cavalle 85, porci 110, resta spesso coperto dal nevazzo per più settimane.
giumenti 215: quindi bestiame rude, vacche 250, Son pochi i venti che non siano sentiti, e vi domina-
cavalli e cavalle 120, capre 800, porci 900, pecore no i più salubri. L’aria è pura da ogni miasma.
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873 Meàna

Meana è traversato da due contrade principali, tordi, piche, tortorelle, quaglie; e i canori, filomene
una che volgarmente è detta biru de curri ossia strada e usignuoli fanno sentire i loro canti armoniosi nelle
di corsa, e corre dal maestrale al sirocco, l’altra un po’ vallette e al rezzo presso le fonti.
più curva, biru de corte, che corre da ponente a levan- Le montagne meanesi sono gravide di ottime ac-
te. Queste come pur le altre, sebbene non selciate né que, e queste effondono da mille vene, tra le quali è
lastricate, sono tutte carreggiabili e niente fangose notevole per la copia quella che versa agli abitanti
nell’inverno. quanto è a lor uopo.
Il territorio di Meana in gran parte circoscritto I rivoli principali formati dalle medesime sono
dall’Arascisi ha una superficie non minore di miglia nominati Gonnarelia, Porcìli, Nugis, Bacili-mattana,
quadrate 35. che entrano nell’alveo dell’Aràscisi, ciascuno in di-
Esso è in gran parte montuoso, tuttavolta sono versa parte. Il ruscello Iscla de piru accresciuto dal rio
poche parti aspre e scoscese, sì che in pochi tratti a di Comita-hoi accresce i tributi a questo influente
diligenti coltivatori sarebbe vietato di far valere la lo- del Tirso. Altri fiumi sono in questi salti, e posso in-
ro opera. dicare i nominati deis Canonis, de Ortalizanus e de
Tra’ monti meanesi sono degni di menzione San- Funtana frida che vanno nell’altro confluente del
telia così nominato per una chiesa rurale che sorgeva Tirso, cui nelle parti più prossime all’origine appel-
nella sua cima, e cadde già da circa un secolo, dalla lano di Noe-oltas, perché in certo sito del Laconese si
cui sommità si domina un estesissimo orizzonte deve traversare nove volte.
principalmente verso occidente dove la vista corre L’Arascisi, di cui abbiamo parlato, ha i suoi prin-
insino al mare. Da questo si protendono varii rami, cipii dalla fonte di Tascusì ne’ salti di Desulo, e ac-
e tutto il territorio resta così occupato dalle grandi cresciuto da altre acque di Desulo, Tonara, Aritzo e
masse, che non sia in nessuna parte un tratto di un Belvì, comincia nel luogo che dicono Badarena a se-
miglio quadrato disteso in superficie piana. gnare i confini tra Meana e Atzara sino a che riceva
Le roccie più comuni sono le calcaree, le quali dan- dalle terre di Samugheo il Badu-Acoru, e poi con
no una calcina di molta bianchezza e di gran tenacità. quest’altro paese sino a Figus-nieddas, confine de’
I poveri però dovendo imbiancare i loro abituri usano territorii di Meana con Laconi e Samugheo.
un’argilla bigia che sciolta nell’acqua e data alle pareti Dopo grandi pioggie, o quando le nevi si lique-
le rende sufficientemente candide. fanno nei monti di Desulo, Tonara e Aritzo, allora
Sono sparse in tutte le regioni di questo territorio per la piena e per la rapidità delle acque in un canale
le piante di alto fusto, principalmente i soveri; e se assai angusto i guadi sono difficili e pericolosi. Se
non fosse il continuo abusivo taglio vedrebbesi una uno vuole passare da un’altra sponda deve aspettare
più ricca vegetazione. Si possono notare alcuni luo- finché si possa traversare. Non vi ha alcun ponte, e
ghi, ne’ quali sono più fitti i ghiandiferi; nella parte non si potrebbe adoperare un navicello, perché il let-
meanese del Sarcidano uno spazio di circa 800 sta- to del fiume troppo angusto. Nelle escrescenze nien-
relli, dove ne saranno 115200, a’ quali si dovrebbero te danneggia agli agricoltori, molto però a’ mugnai,
aggiungere alcune altre migliaja che sono nelle pros- ai quali guasta le macchine.
sime selvette; in s’abba dessu melone un’area lunga Popolazione. Nell’anno 1840 il popolo meanese
poco men di due miglia con due altre piccole ap- constava di famiglie 345 con anime 1507, nelle qua-
pendici, che forse non contengono minor numero li erano maggiori d’anni 20 maschi 450, femmine
di individui; in Monte-longu un altro ghiandifero che 470, minori maschi 315, femmine 272.
occupa 600 starelli e avrà circa 90 mila alberi. E se a Le medie risultate dal decorso decennio diedero,
questi si computassero quelli che sono dispersi si nascite annuali 55, morti 30, matrimonii 12. L’ordi-
avrebbe probabilmente una somma di ben più che un nario corso della vita nelle persone addette a’ lavori
milione tra soveri, quercie ed elci, la quale è di mol- agrarii suol essere a’ 65 anni, negli altri a’ 70; e sono
to superata dalla complessiva degli olivastri, perastri rarissimi quelli che sorpassano li 85.
e delle altre grandi specie che non fruttificano. La malattia più frequente e perniciosa è la pleuriti-
Tra le piante infruttifere d’alto fusto può notarsi de, che le più volte non vincesi da’ più copiosi salassi.
l’alloro e il tasso, del quale pochi finora si son giovati In altri tempi era più rara questa malattia, e mag-
per la troppa difficoltà de’ trasporti. giore la longevità, perché il corpo era ben difeso dal-
Il lentisco ed il corbezzolo è frequentissimo, alcu- l’intemperie del cielo, e invulnerabile alle variazioni
ni mangiano del frutto di questo, e le donne estrag- termometriche, perché era in uso comune il cojetto
gon olio dalle bacche del primo. formato di pelli conciate di mufloni, o d’altro animale
Mancano nel Meanese i mufloni, ma trovansi gli selvatico, e ben riparava dall’umido e dal caldo, e non
altri selvatici molto frequenti. O vadasi in brigata a lasciava sentire il freddo repentino che sopravvenisse a
caccia clamorosa, o pongasi alcuno solitario alle insi- ore calde, o uscendo da luoghi temperati: ora essen-
die presso alle fonti, di rado avviene che non otten- dosi persuasi, per ciò che hanno detto alcuni, che il
gasi uno o più cinghiali, cervi e daini. Gli uccelli cojetto era una veste barbarica, essi che non voglion
delle specie maggiori aquile, avoltoi, sparvieri, ecc. si esser creduti tali han lasciata quella veste che gli anti-
vedono in varie parti a predare; i più gentili occorro- chi usavano perché comoda e salubre, e anche bella, e
no in tutti i salti, pernici, colombi, stornelli, passeri, vestono alla leggera, avendo sostituito al cojetto un
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Meàna 874

corpetto di velluto turchino, che è il color del paese, Professioni. I meanesi applicati all’agricoltura sono
sopra il quale indossano un cappotto con il soppanno 350, alla pastorizia 190, alle arti meccaniche 15, al
dello stesso velluto, e lavori a trapunto, e quando fa negozio 10, al servigio sanitario 2. Quindi sono pre-
gran freddo, anche un gabbano che va sino a’ talloni. ti 4, e notai 2 con quegli altri che hanno il nome di
Le gambe sono vestite all’antica con grandi calze di literados (letterati), e che o attendono alle loro pro-
sajo che legansi sul pantalone in su delle ginocchia, e prietà, o fanno nessun ufficio buono.
nell’estate con borsacchini di pelle; i piedi parimente Le famiglie possidenti sono poco meno che 300,
difesi, come usano gli attempati, che non vollero per molte delle quali vivono in qualche agiatezza. Tra
loro bene dimettere le foggie avite, con grandi scarpe queste sono a notare tre famiglie nobili. Possono es-
e grosse per cinque o sei suole, chiovate intorno e nel sere alcuni che vivano stentatamente, ma non vedesi
mezzo, il capo con la solita berretta di uno od altro nessuno in una vera indigenza.
colore, come più piaccia all’individuo. Le arti meccaniche sono in una gran rozzezza, e i
Le donne vestono una gonnella di sajo rosso-chiaro ferrari appena sanno formare gli arnesi più necessarii.
molto crespata su’ fianchi, ricingonsi d’una striscia di La principal manifattura di Meana è il sajo, che di-
sajo rosso-scuro orlata di un largo nastro turchino, e con forese, e quelle pezze che servono nell’isola a’ con-
adattano alla vita un busto o corsaletto di velluto o az- tadini ed pastori per ripararsi dalle pioggie e dal fred-
zurro o roseo. Sopra questo nell’inverno usano un do, e che usano dire sacu de coberri (sajo da coprire).
giubbone di panno rosso scarlatto, o di velluto turchi- Le tessitrici vendono questi loro lavori a’ cillonari ga-
no con le maniche lunghe sino al polso, le quali però si voesi, o vanno esse stesse alle fiere se voglion avere un
sogliono avere rovesciate insino al gomito, mostrando- maggior guadagno. Se ne vedono molte in Gonnos-
ne la fodera in seta di color turchino. Ne’ dì festivi fan- Codina per s. Daniele, in Sorgono per s. Mauro, in
no ostentazione di stoffe e ornamenti di maggior pre- Nuragus per s. Elia, in Tuìli per s. Antonio, in Usellus
gio. Nell’inverno calzano scarpe leggiere, nell’estate le per s. Reparata, in Gesico per s. Amatore. Da questo
dismettono, e sempre tengono le gambe nude, su’ ca- si deduca quanto studino nel lavoro. I telai che sono
pelli raccolti in treccie, o in fascio entro una cuffia, in continuo moto non sono forse meno di 250.
pongono una benda di tela lunga da due metri e mezzo Istruzione primaria. Da una parte i padri poco si cu-
e larga poco più d’una spanna, che fanno passare una rano di aver educati nelle prime lettere i loro figli, e so-
volta sotto il mento e riuniscono poi sulla fronte con no non più che 15 i fanciulli che vi concorrono; dal-
una spilla lasciandone cadere le due estremità sulle spal-
l’altra i maestri non san fare o non voglion fare perché
le, o ripiegandola in bella foggia. Alcune prima di av-
scarsamente ricompensati: donde risulta che pochi si
volger il capo nella benda, lo coprono di un fazzoletto
giovino della bella istituzione, e quelli che concorrono
colorito, e nella estate lasciano le giovani quella pezza
fissa al capo e pendente senza passarla per il mento. Sif- alla scuola poco profittino, già che dopo tre anni di
fatta foggia è una particolarità delle donne meanesi, cui corso mal sanno leggere e scrivere.
non si trova somiglianza in altra parte, che nel solo vici- Forza pubblica. Il contingente di Meana per le
no paese di Atzara, dove vedesi nel rimanente qualche milizie è di 47 individui.
differenza per la maggior ampiezza della gonna, e per la Finché sussistette il corpo de’ carabinieri reali, e fu
forma del giubbone, che orlano di seta nera e lascian una stazione in questo paese, regnò la massima tran-
cadere sul cinto con certe alette parimente in seta nera. quillità, e tutti godeano di tutta sicurezza: quando essi
Nelle allegrezze domestiche per nozze, impieghi, cessarono il loro servigio si intorbidarono le cose, e
nascite e altre felici occorrenze, i meanesi banchetta- per poco non si ritornò negli antichi disordini.
no, invitano cantori e zampognatori, e chiaman le Agricoltura. Il territorio non parrebbe per la sua
fanciulle alla danza. montuosità molto idoneo alla cultura de’ cereali, e in
Le figlie, se muore il padre, vestono il bruno per molte parti trattabile con le armi agrarie; tuttavolta
alcuni anni; se muore la madre tingono in nero il anche nelle pendici delle montagne può essere colti-
grembiale, il giubbone e la benda; se muore un fra- vato, e in nessuna parte bagnasi invano da’ sudori.
tello o una sorella tingono il solo grembiale, e su la La ordinaria seminagione vuole starelli di grano
benda bianca ne distendono un’altra nera; se poi 1200, d’orzo 600, di fave 100, di ceci, lenticchie e
dolgansi per l’arresto di qualche consanguineo pros- altri legumi 50.
simo tingono la benda in color di fuligine, né la de- La comune fruttificazione del grano è al 6, del-
pongono prima che quelli sia liberato. l’orzo al 12, delle fave all’8, delle lenticchie al 6. In
Le donne maritate, se muoja il padre, la madre o certe regioni però si ottiene dal grano anche il 12,
altro prossimo parente, usano solo di aggiungere la dall’orzo il 20, e le fave darebbero di più se non si
benda nera alla bianca, e per alcuni anni, secondo il facesse tanto consumo del frutto tenero.
grado, si astengono da ogni pompa. L’orticultura si esercita con qualche studio, e si pro-
Ancora sono alcuni che credono nella fascinazio- ducono zucche, cavoli, pomidoro, lattughe, cardi, bie-
ne, nelle fattucchierie, e osservano certi punti di lu- tole, indivie, fagiuoli, ecc. I pomi di terra cominciano
na e certi giorni; ma la istruzione religiosa compirà a piacere, e il terreno essendo molto proprio alla spe-
finalmente la sua opera, e siffatte opinioni svaniran- cie, saranno quanto prima coltivati con maggior cura.
no del tutto. Di lino se ne sogliono raccogliere circa venti cantare.
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875 Meàna

La vigna vegeta con molto lusso, e matura tutte le possano andare i carri con le ruote a chiodi puntati,
varietà d’uve che sogliono essere non meno di 20. Il vi- e fa compassione vedere lo sforzo de’ buoi che trag-
no lodasi di buona qualità, ma non si raccoglie quella gono dalle corna un traino pesante che li tira in giù,
quantità che pare dovesse dare la estensione del vigne- o che sostengono sulle medesime la spinta che senta-
to; il che devesi attribuire a due cause, ed alla imperfet- no in luogo sdrucciolo.
ta coltivazione, ed a’ guasti che fanno ne’ fondi le bestie Si va da Meana a Samugheo verso ponente in tre
domite e rudi, che vi si introducono per pascolarvi. La ore; verso levante ad Aritzo in altrettanto tempo;
poca cura che da qualche tempo i meanesi danno alle verso tramontana ad Atzara in un’ora e mezzo; verso
loro vigne è stata causata dalla cessazione del commer- maestrale a Busachi, capoluogo della provincia in
cio, che prima faceano de’ loro vini in alcuni paesi di ore cinque, e un po’ sopra il ponente a Oristano ca-
Parte-Valenza, ne’ quali furono poco stimati dopo che poluogo della diocesi in ore dieci.
vi si portarono i vini di Terralba e degli altri paesi litto- Religione. I meanesi sono sotto la giurisdizione del-
rali, e più non si comprarono che a prezzo vilissimo. l’arcivescovo di Oristano, e governati nelle cose spiri-
Alcuni proprietarii presero allora a bruciarne per acqua- tuali da un rettore con l’assistenza di tre sacerdoti.
vite; ma né pur in questo profittarono perché i villaci- La chiesa parrocchiale è sotto l’invocazione di s.
dresi e gesturesi poteano venderla a miglior mercato. Bartolommeo apostolo, e tiensi essere la più bella che
I fruttiferi prosperano maravigliosamente e danno sia nella montagna. Divisa in tre navate ha la cappel-
ottimi frutti e copiosi. Sono comuni i noci, i nocio- la maggiore di marmo di bell’architettura, e adorna
li, i castagni, i ciriegi, gli albicocchi, i susini, i man- della statua del titolare, e de’ simolacri de’ due apo-
dorli, i peschi, gli ulivi, i fichi, i pomi, i cotogni, i stoli Pietro e Paolo; ed è ben fornita delle necessarie
nespoli, i pini, i pomi, i granati, i gelsi, i giugioli, suppellettili e degli arredi sacri. Il campanile è alto di
molti de’ quali vedonsi in non poche varietà. Il tota- 150 palmi, e ben disegnato.
le degli individui forse che sorpassa un centomila. Se Le chiese minori sono quattro, una dedicata al mar-
fosse comodità per il trasporto potrebbero i meanesi tire s. Sebastiano per voto in tempo di contagio, presso
ottenere da’ frutti, che ora lascian marcire o danno a’ la quale era ancora intorno al 1730 un ospizio de’ pa-
majali, una considerevole somma. dri Trinitarii; l’altra denominata dal Santo Salvatore in
Non è da molti anni che si è incominciato a in- onore della sua Trasfigurazione; la terza intitolata da s.
gentilire gli ulivastri coll’innesto, e già se ne hanno Antonio abate; e la quarta da S. Francesco Saverio.
fruttiferi più di 4000, donde fra non molto potran- Le feste principali occorrono addì 9 settembre,
no ricavar l’olio che vuole la consumazione delle fa- per la Trasfigurazione del Redentore, con molta fre-
miglie, e ne avranno non poco da vendere. quenza degli uomini dei paesi circonvicini, e nella
Pare che l’attenzione di alcuni proprietarii volgasi al- terza domenica dello stesso mese in onore della Ver-
la cultura de’ gelsi, i quali vegetano in questo territorio gine, che intitolarono di Adamo, nel qual giorno si
molto felicemente. Così le laboriose loro donne po- solea correre il palio in tali luoghi, dove difficilmen-
tranno studiare nell’educazione de’ bachi con più pro- te vanno i pedoni.
fitto che fanno oprando sulla ruvida lana a far il sajo. Intorno alla chiesa di s. Sebastiano, che sta al me-
I terreni chiusi per vigna, e orti, campicelli e dieci riggio a trenta passi di distanza dalle ultime case, si
tanche, occuperanno non più di 1500 starelli, che formava il camposanto fino dal 1816. I meanesi ben
forse non sono la sesta parte di tutti i terreni coltiva- illuminati da’ loro sacerdoti non riclamarono contro
bili: sì che potrebbesi in questo territorio duplicare quel savio provvedimento del governo, e fin d’allora
la popolazione stabilendo un altro comune in una si cessò di seppellire i cadaveri nelle chiese.
comoda regione. Fuori del paese erano tre chiese, le quali da qual-
Le tanche sono per la cultura e la pastura, ad ec- che tempo giacciono rovinate. S. Elia profeta sorge-
cezione di una sola che vedesi alberata di quercie, e va nella cima del monte di tal nome, a levante e a
produce a sufficienza per impinguare una cinquanti- un’ora e mezzo; S. Elena era nella regione meanese
na di porci. del Sarcidano al sirocco e a due ore; e S. Lussorio
Pastorizia. Ne’ salti liberi, che dicono paberilis e martire sardo in sulle colline di Gasti, al greco e a
nelle selve pascolano tutte sorta di bestiame, cavalle, mezz’ora. Furono esecrate e disfatte perché in quei
vacche, capre, pecore e porci. tempi che le campagne erano sparse di malviventi e
Nel bestiame manso (anno sunnotato) si numera- banditi, questi vi si ricoveravano e le profanavano.
vano buoi per l’agricoltura 360, vacche 200, cavalli e Antichità. Nel territorio meanese sono conosciuti
cavalle 160, majali 200, giumenti 240. otto norachi, il maggiore de’ quali è collocato sulla
Nel bestiame rude vacche 2400, cavalle 350, ca- cima dell’alto colle che appellano Norza. Esso è de-
pre 5000, pecore 8000, porci 3000. gno di essere osservato per la grandezza della costru-
Commercio. Gli articoli del commercio de’ mea- zione, l’enormità de’ sassi, e la particolarità dell’im-
nesi sono i prodotti pastorali, gli agrarii e quei del- pasto d’argilla, che fu adoperato dai fabbricatori.
l’industria, dei quali possono provenire lire nuove Gl’ingressi sono quasi tutti in forma triangolare, per
circa 60 mila. i quali bisogna passare poco men che carpone; le ca-
Le vie da questo ai paesi circonvicini sono scabre mere potrebbero piuttosto che ovoidi dirsi conoidi.
e ora ripide ora precipitevoli, dove è maraviglia che Entrasi dalla parte d’austro-sirocco nella prima camera,
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Mejulogu 876

la quale in alcune parti è rovinata, e quindi se ti vol- Maggiori Minori


gi a destra entrerai in altra camera, di cui è caduta m. f. m. f. Tot. Fam.
mezza la volta; se a sinistra potrai tra’ caduti sassi pe-
I Toralba 430 450 180 154 1214 279
netrare in altra camera ancor intera; e andando di
II Borutta 196 203 96 110 605 103
fronte vedrai un’altra camera, dalla quale se pieghi a
dritta in un vacuo ti troverai a piè d’una scala, per la III Bunnannaro 373 387 152 149 1061 220
quale procedendo spiralmente giungerai alla camera IV Siligo 270 300 150 130 850 198
superiore che è scoperta pel disfacimento della volta, V Bannari 470 476 202 192 1350 310
e se pieghi a sinistra entrerai in una camera ancor in- Totali 1739 1816 780 735 5080 1110
tera. Quest’edifizio nol potrai girare nella cinta ester-
na in meno di ducento passi. Intorno è una gran I mejuloghesi sono gente robusta, laboriosa e quie-
quantità di massi diroccati. ta, ed è caso raro che odasi un delitto.
Dopo questo, l’altro che meriti d’esser veduto è il Le arti agraria e pastorale sono le principali, e la
norache Ere posto in cima d’una collina, costrutto prima è esercitata con maggior intelligenza, le arti
coll’impasto dell’argilla, e con un ingresso incontro meccaniche si conoscono da pochi, e producono
al sirocco. Entrato nella camera ti vedrai aperto dalla opere di molta rozzezza.
parte di maestrale un altro ingresso in forma trian- Le donne attendono alla tessitura delle lane e de’
golare e un altro vacuo. lini.
Gli altri sei sono nei luoghi detti di Martuzzus, L’istruzione è generalmente trascurata.
Cortinas, Ziligorru, Montigu-Pisanu, Calavrigus e Ma- Agricoltura. Il Mejulogu è uno de’ terreni più fa-
ria-cantada, i quali sono quasi totalmente distrutti. vorevoli a’ cereali, e quando le pioggie non manchi-
L’ultimo pare essere stato di molte parti, e meritereb- no all’uopo, segue una laboriosissima messe.
be essere considerato.
Corona dessu Taccu. Nel luogo così detto è una
Seminagione
spelonca, ma il varco è così angusto che non vi si
può penetrare, e nessuno travagliò a slargarlo. Vi è Area Cereale Grano Orzo Legumi Ar. vit. Mosto Ar. ort.
un bell’eco, e quando vi si entrerà si vedranno bellis-
sime stalattiti. I 3400 1350 200 120 120 40000 20
II 1400 300 150 80 50 10000 4
MEJULOGU [Meilogu] (Sardegna), antico diparti- III 2450 750 240 150 105 24000 16
mento del regno di Logudoro, del quale essendosi IV 3500 1400 280 98 95 22000 12
già parlato nell’articolo Logudoro, or soggiungeremo V 3800 1410 250 140 116 34000 20
le altre cose che giova sapere sul medesimo. Tot. 14550 5210 1120 588 486 130000 72
La sua area, che non pare maggiore di miglia qua-
drate 53, comprendesi tra li paralelli 40°28'30"- La cultura de’ cereali è fatta con qualche diligen-
40°37', e li longitudini all’occidente di Cagliari 0°17'- za, ed è molto proficua; il vinificio però non operato
0°29', nella forma di un quadrante di zona circolare. con quell’arte che gioverebbe usare perché i prodotti
Una sua metà piana e bassa vedesi nella valle di fossero migliori. Ne’ luoghi umidi o irrigabili si col-
Mores, l’altra è montuosa. Sono considerevoli due
tiva il granone.
sole montagne, il Monte-santo ed il Pèlai, che facea-
I fruttiferi sono in molte specie e in un ragguar-
no parte del gran pianoro, nel quale era rilevato que-
sto coi vicini dipartimenti di Cabuabbas, Costavalle devole numero. I gelsi vi prospererebbero con molta
ecc., epperò hanno il dorso piano, e poco meno che forza, e potrebbe con gran vantaggio introdursi la
a un egual livello. cultura de’ bachi.
Essi erano in altri tempi vestiti di folto bosco, ma L’area delle terre di perfetta proprietà e chiuse va
dopo tante ingiurie dei pastori, e i diradamenti che ogni dì crescendo con gran bene delle varie coltiva-
operarono i coloni, sono in più parti scoperti. Di zioni e della pastorizia.
questa selva sono ancora molti considerevoli residui Pastorizia. Se per una parte questo territorio è ot-
nella parte boreale, e nelle terre di Siligo, Banari e timo per i coloni, dall’altra lo è pure per i pastori,
Bunnannaro. essendo i suoi salti ricchi di pascoli per tutte sorta di
Le fonti sono in maggior numero nella stessa par- animali. Le specie e i numeri particolari sono ap-
te, e formano alcuni ruscelli per il fiume Torritano e prossimativamente come nel seguente prospetto [ve-
per il Termo. In questo sono anguille pregiatissime. di Tab. 1].
Gli animali selvatici sono più frequenti ne’ luoghi Commercio. I mejuloghesi vendono i prodotti agra-
boscosi, ma gli uccelli sparsi egualmente in tutte le rii e una parte de’ pastorali, e guadagnano da questi
parti. articoli principali e da altri minori lire nuove 150 mi-
Popolazione. Mancati i paesi di Bonassa, Nigellu o la incirca.
Nieddu, Frida e Sas turres rimasero Toralba, Borut- Toralba e Bunnannaro si trovano sulla grande stra-
ta, Bunnannaro, Siligo e Banari; contenevano questi da, e Siligo potrebbe con piccolo dispendio comuni-
nel 1838: care con la medesima.
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877 Milis

TABELLA 1
Bestiame manso Bestiame rude
Buoi Cavalli Majali Giumenti Vacche Cavalle Capre Pecore Porci
I 216 140 60 96 160 145 – 2000 400
II 80 12 10 20 – – – 450 –
III 220 70 35 60 430 60 650 5500 200
IV 240 75 112 85 436 250 700 3100 1000
V 320 150 110 100 250 80 1200 5200 680
Totali 1076 447 327 361 1276 535 2550 16250 2280

MILIS, paese della Sardegna celebre per i suoi folti pernici, i merli, le cornacchie e la infinita generazio-
boschi di aranci e cedri. Contienesi nel distretto di ne de’ passeri detestatissimi da’ coloni per le molte
Tramatza della provincia di Busachi, e fu seggio del spighe che sgranano scendendo sopra le medesime in
curatore del Campidano del suo nome, uno de’ di- grandissimi sciami, senza molto badare a’ guardiani, e
partimenti del regno di Arborea. Presentemente è lasciarsi atterrire dai clamori e dallo strepito.
capoluogo di uno de’ mandamenti della prefettura Sono cinque le fonti notevoli, quella che dicono
di Oristano, ed estende la sua giurisdizione sopra le Funtana-manna, quindi Corbetta e Barigadu, e poi le
terre di San-Vero, Bau-ladu, Tramatza, Sèneghe e acque de’ Cadeddus, le quali nella loro perennità ser-
Narbolìa. vono agli usi comuni delle famiglie, e a irrigare i
La sua situazione geografica è nella latitudine giardini e gli orti.
40°3'30", e nella longitudine occidentale dal merid. Del fiume che traversa questo territorio e nutre la
di Cagliari 0°28'. sua vegetazione abbiam parlato nell’articolo Santu
Clima. Giace al piè meridionale della gran massa Lussurgiu. Esso nella regione bonarcadese, cui dico-
de’ monti Menomeni, che ora sono detti Lussurgiesi no Anglona, cresce co’ tributi del Suttaidda, e dival-
dal paese di Santu-Lussurgiu in sulla cima del mede- latosi in questo territorio scorre presso l’abitato, cui
simo, per i quali è protetto dal vento boreale e dal lascia a sua dritta, e passa sotto due ponti assai vicini
maestrale, che dove sono liberi molto nuocciono alla e d’antica architettura.
vegetazione, bruciando, come dice il sardo, i frutti e Popolazione. Erano in Milis (anno 1839) famiglie
ne’ giorni della generazione disadornando la pianta 370, e anime 1450, delle quali 740 nel sesso maschi-
de’ molti fiori de’ quali si abbella. Il sole che nello le e 710 nel femminile. Il movimento del preceduto
stesso cor dell’inverno quivi fa tepide le aure, spiega decennio rappresentavasi dalle annue medie, nascite
ne’ segni estivi la sua potenza. Il freddo non è senti- 60, morti 30, matrim. 12.
to che nelle limpide notti, quando soffia dal setten- Nel censimento del 1798 la popolazione di questa
trione; e le nevi cadono alcuna volta, ma il tepor del terra componeasi di fuochi 195, maschi 295, donne
suolo presto le distrugge. Le pioggie sono anzi fre- 343. In quello del 1678 erano notate famiglie 163.
quenti fuorché ne’ tempi più caldi, e i nembi estivi L’ordinario corso della vita agli anni 60, le malat-
ed autunnali che si raccogliono sulle prossime mon- tie più frequenti i [dolori] laterali e le perniciose.
tagne, quando il loro seno scoppia per la pienezza, I milesi sono gente di buon tempo, e come i po-
cagionano tali guasti, che molti ne restano dolenti. poli de’ climi caldi e luoghi più fruttuosi amano
Per la prossimità del rivolo che inaffia la sua Vega, e oziare. Sai bene le solite conseguenze dell’ozio, per-
per la poca distanza del fiumicello che scorre al suo ché non debba sviluppar un punto così delicato.
levante contro Bauladu l’aria deve sentirsi umida in Professioni. Questi paesani sono in gran parte ap-
certi giorni ed ore; e per i miasmi che raccogliono i plicati all’agricoltura, 200 sopra i cereali e 150 sopra
venti libecciali e australi che passando spazzano e i giardini. Nella pastorizia si numerano uomini 50,
volgono e ammucchiano in questa regione gli efflu- ne’ mestieri 25, nello smercio de’ frutti 150. I telai
vii delle paludette del piano arborese, e per le stesse (tutti ancora di antica forma) non saranno meno di
esalazioni, che emettono le pinguissime sue terre 300; ma il prodotto in tessuti di lana e di lino è
nella decomposizione de’ corpi organici vegetali ed quanto vuole il bisogno delle famiglie.
animali, i forestieri la sentono in alcuni tempi un Gli ufficiali nell’amministrazione della giustizia
po’ insalubre. L’umido cresce talvolta anche per le sono 3, nella cura sanitaria 2, nelle cose della religio-
nebbie che vi si distendono, e che non sono sempre ne 3, in altri affari civili e comunali 6.
innocue alla vegetazione. Istruzione primaria. Si è finora fatta male e per
Territorio. Non è di molta estensione, ed ha le più pochi; ma quindi in poi le cose si volgeranno a me-
sue parti nella pianura: donde accade che non abbiasi glio per le cure del Governo, che con efficaci provve-
selva ghiandifera, manchi il bosco ceduo e non vi dimenti si è rivolto all’ordinamento delle scuole ele-
abitino altri selvatici che volpi e lepri, e tra i volatili le mentari.
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Milis 878

Agricoltura. L’arte agraria de’ milesi è di molto in- arangiu de croju grussu, il chinese arangiu de croju
feriore a quello che sia ne’ paesi limitrofi, e tutta re- suttili, il sanguigno arangiu sanguignu. È preferito
stringesi a saper maneggiare quell’aratrino leggerissi- agli altri quello che i milesi dicono arangiu de pisu,
mo con cui rivolgono la crosta del suolo quasi perché da alberi provenuti per seme.
graffiando la superficie piuttosto che solcandola, a La quantità degli alberi produttivi in quella esten-
gittare la semenza, alle operazioni della raccolta, e sione di miglia 3 o di metri 5550 in circa, contro la
per i più sperimentati all’innesto delle piante. Dopo larghezza media di metri 420, si può computare
questo poco nient’altro. prossimamente al vero di individui 300 mila poco
La forza generativa del suolo è in molte parti ma- più, senza porre in calcolo le piante giovanissime che
ravigliosa; però in tanta parte occupato da’ giardini, sono affollate in piccoli spazi, che poi si sterpano e si
che sia residuo un piccolo spazio a’ cereali, grano, danno al commercio.
orzo, granone, fave, legumi. Le vidazzoni attuali non La produzione fa stupire i forestieri, massime quan-
hanno forse complessivamente un’area maggiore di do or qua or là frequentemente vengono sotto certi al-
starelli 1600. Si potrebbe ampliare al doppio, e più beri che hanno maturato tanti frutti da poter ciascuno
ancora, se si volesse lavorare. singolarmente caricare un carro, o empire una cerda,
Non dannarli se non sanno squarciare più profon- come dicono i milesi un gran sacco di stuoja di canna
damente la terra. La esperienza ha dimostrata la bon- (cadinu), che ne cape non meno di 4000.
tà di questo metodo nell’argilla cui essi devono fidare A concepire il totale delle arancie, de’ limoni e al-
i semi. L’aratro pesante e profondo è stato adoperato, tri cedri delle suindicate specie, se vogliamo stabilire
e portò il pentimento. Se accada che dopo la semina- in numero medio che ciascuna pianta produca e ma-
tura soffi un vento freddo, si forma una crosta così turi 200 frutti, ne vedrem risultare un totale di 60
forte, che non lascia uscire all’aria i germogli. milioni, quantità di molto superiore a quella che no-
Seminagione. Le quantità solite sono, starelli di tò il Valery in anni di gran fecondità, che la pose a
grano 250, d’orzo 50, di granone 20, di lino 25. La 10 milioni, non ostante che avesse esagerato il nume-
moltiplicazione de’ semi è al 20 per il grano, al 15 ro delle piante sino a 500 mila, e avesse confessato la
per l’orzo, al 14 per i legumi, al 18 per le fave, al 400 copia del prodotto. Secondo i suoi dati il medio pro-
per il granone. Di lino se ne ottengono cantare 30. dotto di ciascun albero non sarebbe stato di più di
Orticultura. In molti giardini sono delle ajuole 20 cedri, numero che frequentissimamente trovasi a
per le piante ortensi. Il lusso della vegetazione è grappolo in una fronda grande quanto il cubito.
quanto ne’ luoghi più fecondi. È una voluttà deliziosa nel tempo della fioritura
Vigne. Le prossime regioni sono celebri per le viti, sentire il balsamo onde è imbevuta l’atmosfera per
e la milese non ha minor idoneità a quella specie; un gran cerchio, e che nello spirare de’ venticelli
tuttavolta non piacciono i lavori necessari per la cul- spandesi nelle rispettive linee a più miglia. In una
tura e per la vendemmia, e non si hanno però che considerevole distanza aspira il viaggiatore quell’aure
poche viti per mangiarne il frutto, e la sola vigna del di paradiso, e aspirandole si affretta a dilettarsi con
marchese Boyl. più vive e varie sensazioni. Stupisce entrando in quel
Vega. Così chiamano i sardi una valle irrigata, col- bosco folto in vedere così giganti quelle piante, che
tivata e di grande ubertà, che i più dicono tuerre. avea veduto nascer ne’ vasi, e difese nelle serre dal
Nella sponda del predetto fiume, ad una varia la- freddo invernale. Tra le maggiori notano tutti quella
titudine per uno spazio di circa tre miglia, sono i ce- che sorge sull’altre nel giardino Boyl, e che per la sua
lebri giardini di Milis, che tutti i viaggiatori amano superior grandezza dicono i milesi su rei deis arangius
di vedere, e vedono con molto diletto e maraviglia. (il re degli aranci). Carlo Alberto quando visitava la
Ora, io potrei, disse un dottissimo viaggiatore, de- Vega ne ammirava il gran corpo, ma non la potea ab-
scrivere gli orti delle Esperidi, comeché la descrizio- bracciare. Or in essa leggonsi scolpite le seguenti pa-
ne non avesse a pareggiare questa realtà. Nell’anno role in dialetto sardo meridionale: Carlus Albertu Rei
1829 il Re Carlo Alberto, allora Principe di Cari- nostru hat visitau custa vega su 18 de maiu dessu
gnano, li visitava; e nell’anno 1841 vedeali il Princi- 1829. Se il forestiero pativa sotto il sole per tutta la
pe Reale del regno. via, la sua molestia cessa come si avanzi sotto quel
Le specie del genere cedro coltivate in Milis sono coperchio di fronde, e sente una fresca ombra ricrea-
le seguenti: nella specie citrus medica vi è il cedro trice, che non in tutti i luoghi è rotta da piccoli e
volgare che i sardi dicono cidru, il mostruoso che tremoli soli; tanto è l’intrecciamento de’ rami e la
appellano spompia, il limonifoglio che dicono cidru spessezza delle foglie. Non v’ha più grata vista, che
piticcu, e poi altre specie che indistintamente signifi- vedere tra la brillante verdura delle frondi degli aran-
cano col nome specifico di cedrau. Nella specie citrus ci e de’ cedri, i frutti in quella moltiplice varietà di
limonum vi è il volgare, limoni-naturali, il nitido li- colori di cui vanno tingendosi nelle loro varie fasi,
moni-fini, il dolce limoni-dulci, il periforme perottu, dal verde cupo al color perfetto de’ limoni e de’ ce-
il cedrato limoni de santu Gironi, il cedro di paradiso dri nelle loro rispettive varietà, gli ultimi frutti pic-
lima, il bergamio bergamotta. Nella specie citrus bi- coli come nocciole, e verdi come le foglie di color
garadia vi è il volgare arangiu agru, il chinese chinottu. carico, quei dell’immediata stagione in volume gra-
Nel cedro arancio vi è il volgare arangiu portugali, dualmente maggiore, alcuni che [van] acquistando il
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879 Milis

giallo, altri che van perdendo tutto il verde, altri che Commercio. Da’ giardini di Milis si dirama quasi
hanno il colore della maturità; veder i medesimi ri- in tutte le parti dell’isola dal febbrajo al settembre il
uniti in bei grappoli, e qua il ramo ancora teso in prodotto dei medesimi. Il trasporto si fa o sul dorso
tutto suo vigore, là piegantesi per stanchezza, e dove, de’ cavalli entro bisaccie, o coi carri entro quelle
sostenuto da un palo, senza il quale cederebbe sotto stuoje che dicono cadinus, secondo che passano in
l’enorme peso; veder tra’ frutti così vario-colorati e il luoghi piani o aspri. Quando se ne trasporta in gran
verde fogliame i fiori olezzanti che in gran copia quantità, allora i milesi piantano bottega in un an-
biancheggiano quali chiusi, quali schiudentisi, quali golo della piazza del mercato, disponendo in fila
aperti, e quali tra alcune rare foglie mostranti in pic- quei loro grandi sacchi di cadinus, e vendono agli
col grano l’embrione del pomo; veder il suolo tutto avventori a un prezzo che varia secondo la qualità
biancheggiante delle fogliuzze odorose come se vi si della merce, e la stagione. I termini sono tra i cente-
fosse disteso un tappeto di pura neve, e sul candore simi 15 e 75 per dozzina. Nella primavera, alla Pas-
di questa sparsi a migliaja i frutti di varia età, specie, qua di Risurrezione se ne fa uno smercio prodigioso,
grandezza e colore, che abortirono o per malattia, o e poi continua nella estate principalmente sopra i li-
per la violenza con cui il vento abbia agitato i rami, moni. Quando la vendita sul posto è calmata, allora
e già infracidiscono nella corruzione. vanno alcuni con la bisaccia gridando per le contra-
Qualità de’ frutti. La regione milese stimasi la più de: «arancie di Milis e limoni» accadendo però spes-
idonea a questi fruttiferi; ma chi conosca le altre ve- so che sotto quel titolo vendano i frutti dello stesso
ghe dell’isola, quella di Flumini-majori, quella di Nu- paese, che comprano da’ proprietari, e il popolo sti-
xis, e le altre, che sono molte, della contrada Sulcita- ma migliori perché venduti da un milese.
na, la Forada del Sarrabus, le tuerre dell’Ogliastra, e la Il totale della esportazione dei milesi si può compu-
Iscla di Orosei e altri siti consimili, dove si ripetono tare per media di dozzine 3,400,000, o pomi
le stesse condizioni di clima, non può consentirle co- 40,800,000, delle quali anderanno sottratte dozzine
testo privilegio, perché in quelle terre vegetano que- 700,000 per vitto e infracidimento, vendute 2,700,000
ste specie non meno prospere che in Milis, abbonda- in prezzo totale di lire nuove 270,000, per il fitto di lire
no i pomi in non minore copia, e questi, dove la cura 90,000.
del colono coopera alla natura sono, con pace de’ mi- Vedesi che il residuo per i fittajuoli e venditori è di
lesi, di una maggior bontà. Il lettore deve tenere che lire 180,000, donde conviene dedurre le spese di guar-
il proprietario non fa su’ giardini milesi alcuna spesa dia, di raccolta, di trasporto a carro o a cavallo, e di
di cultura; né altro il fittavolo che raccogliere a suo vitto durante tutto il tempo della lunga vendita, e si
tempo i frutti. Quella terra è intatta dalla zappa, e può calcolare quanto delle lire 1,200, che toccano in
non è stata bagnata da alcuna stilla di sudore. La na- una comune a ciascuno de’ fittajuoli e venditori deb-
tura fa tutto da sé, e da lei tutto domanda il milese ba restare, fatte quelle deduzioni. Quanto guadagne-
senza darsi alcuna pena di far in modo che quando rebbero più se vendessero i frutti a’ rigattieri, e non
temesi una notte di gelo il freddo non possa nuocere istessero a fare i pecchioni in quelle capanne, o a fare i
né a cime, né a frutti. Nella vega di Fiume-maggiore vagabondi.
si empiono almeno d’acqua i bacinetti dei pedali. I milesi somministrano le piantine per i giardini,
È pure un’altra cosa a notare ne’ cedreti milesi, il che si vanno formando di giorno in giorno, dove il
troppo accalcamento delle piante che formano un clima sia propizio; e vendono legname di cedro, che
impedimento alle ventilazioni serene tanto necessa- gli ebanisti adoperano a più gentili lavori, principal-
rie alla sanità delle piante, ed alla insolazione del mente in Sassari. Ricevono per il primo articolo lire
suolo che ne riceverebbe aumento di forza. 300, per il secondo 2000.
La vega di Milis è divisa in gran numero di parti, Un’altra merce pe’ milesi sono i cadinus, manifat-
che appartengono a diversi signori. Il giardino Zilì- tura unica alla quale se non lusingava la gran copia
das, di proprietà del marchese Boyl, è il più vasto, e delle canne che adornano le sponde del canale del
conterrà non meno di 6500 alberi. Il Principe Reale fiume, costringea la necessità di un canestro per i
di Sardegna nella visita del regno che nel 1841 fece frutti da trasportarsi su’ carri. Essi schiacciano le
in compagnia del padre vedea le delizie di quest’orto. canne, le aprono, le stendono, e poi le intessono co-
Il Fara scrivendo nella sua corografia del Campi- sì, come si intessono le foglie della palma, e formano
dano Milis notò già grandissima la selva degli aranci le grandi stuoje, is cadinus, le quali vendono o non
e de’ cedri; e parve significare alcune specie come in- usate, o dopo di averle fatte servire per contenere i
digene, e nascenti spontaneamente. Se in quel tem- pomi. Queste stuoje raccolte in cartoccio o in cilin-
po la regione milese era alberata di tante specie di dro, e poste diritte in un angolo servono a contenere
cedri così come ne’ nostri, si può stimare che lo fosse il frumento della provvista in molte case de’ villaggi,
da molti secoli. Chi vuole attribuire agli aragonesi estraendosene per la macina quanto basti per una
l’introduzione di questa cultura non bada che al infornata; dal qual uso sono dette orrius, dal latino
tempo del Fara non era che un secolo che l’Arborea horreum, e in alcuni paesi luscias. I muratori con
giaceva sotto il governo straniero; e non si ricorda sommo compendio di fatica le adoprano per le volte
che in quel governo scioperato e avaro non si atten- false, fanno buon lavoro, perché esse tengono bene
deva a far prosperare nessun ramo di industria. l’intonaco e son leggiere. Si può calcolare che se ne
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Mòdolo 880

fabbrichino all’anno da quattro in cinque mila, e festeggiasi dagli agricoltori con molta pompa per s.
che possano avere da quelle che vendono lire nuove Isidoro.
2500. Forse un altro migliajo acquistasi dalle canne È bello il vedere le religiose processioni che si fan-
che vendonsi per incannucciare i tetti delle case e no per s. Giorgio e s. Isidoro. Precede un centinajo di
delle loggie domestiche, e per sostegni nelle vigne. buoi aggiogati, e molto meglio adornati che si usi
Potrebbero i milesi ottenere un considerevole lucro quando si va alle feste rurali o si trasportano i mobili
dai fiori dell’arancio, che calpestano villanamente, e alla casa nuziale. Nella punta delle corna, spesso rive-
lasciano marcire in terra dopo aver inutilmente dissi- stite di varii fiori campestri, sono infitte grosse aran-
pato i loro profumi, se li distillassero così come usano cie, le redine sulle due orecchie hanno grossissimi
fare i provenzali e i siciliani, e poi mettessero in com- fiocchi formati a lunghe e sottili striscie di stoffe di
mercio quell’acqua tanto pregiata che ne risulta. Inva- tutti i colori, la fronte adornasi di nastri, collane di la-
no fu loro predicato le mille volte, e non si sarebbe vori d’argento e di specchietti. Un garzone in veste fe-
mai tentata una siffatta industria se nell’anno 1837 il stiva con la zazzera ben colta li governa. Sussegue la
marchese Boyl non istabiliva un’officina. Questa cavalleria del paese, accresciuta da cavalli degli ospi-
avrebbe dato buoni prodotti se il capo distillatore, ti, che amano comparire e mostrare la loro destrezza:
chiamatovi da Nizza, non fosse morto per la solita ra- tutti sono armati e procedono in schiera dietro il lo-
gione che muore la maggior parte de’ forestieri, per la ro capo, che suol essere un principale proprietario
poca temperanza e nessuna cura della salute. Per varie del paese. I signori si sono veduti qualche volta pre-
cause cadeva ne’ suoi principii questa fabbrica. cederli, e si assomigliavano agli altri nelle belle fog-
Pastorizia. Gli animali che si educano da’ milesi gie nazionali. Vi apparve talvolta nelle medesime il
sono nel bestiame domito, buoi 900, cavalli 100, marchese Boyl, e fece saggiamente quel signore per
majali 60, giumenti 250: nel bestiame rude vacche dissuadere molti di lasciare le vesti de’ maggiori, pa-
200, pecore 2000. I pascoli sono ne’ salti aperti di rendo a certi progressisti che vogliono riformate le co-
Mura-Cabonis, che appartiene alla mitra d’Oristano, se buone, e abbandonati i patrii costumi e le maniere
di S. Simeone spettante al priorato di Bonarcado, e avite, che siano belle e civili le foggie francesi, che non
in Murdegu per cui il comune paga un canone enfi- pertanto mancano, ed essi se ne dovrebbero avvisare
teutico al convento di S. Chiara in Oristano. di una ragione plausibile nel taglio, mentre le maniere
Apicultura. In nessuna altra parte è per le api una sarde, che da quei cotali sono dispregiate come barba-
regione più favorevole; qui sarebbero difese da’ gran- riche, hanno una rispettabile ragione, e aggiungono
di freddi, qui avrebbero un pascolo immenso in tan- beltà alle membra. Dopo la cavalleria procedono i
ta copia de’ fiori del cedro, e di tutte le altre piante confratelli, e dietro questi il clero col simulacro, e un
ed erbe che rendono amene le sponde del fiume: immenso codazzo di popolo. Gli uomini della cavalle-
tuttavolta non si può lodare alcuno studio per le ar- ria danno dopo la processione lo spettacolo della cor-
nie, e in pochi luoghi si può vederne alcuni, che non sa, perché per molt’ora in varie compagnie gareggiano
si guardano che nel tempo che si tagliano i favi, e si per arrivar primi alla meta.
vuol chiamare in una casa particolare la novella ge- Il cemiterio trovasi fuori del paese presso la chiesa
nerazione. di s. Paolo.
Religione. Questo popolo è sotto la giurisdizione Antichità. Si possono notare tre norachi nel terri-
dell’arcivescovo di Oristano, e curato nelle cose dello torio milese, e sono nominati Canali, Còbulas e Nu-
spirito da [un] vicario con due coadiutori. raghe dessa tanca.
La chiesa parrocchiale ha per titolare il martire s.
Sebastiano, e pare sia un tempio votivo per aver ot- MÒDOLO, piccolo villaggio della Sardegna, nella
tenuta nella intercessione del Santo la cessazione dal provincia di Cuglieri, compreso nel mandamento di
flagello della pestilenza, come è certo sopra un gran Tresnuraghes, sotto la prefettura di Oristano. Appar-
numero di cappelle denominate dallo stesso Santo. teneva al distretto della Planargia e al regno del Lo-
Per la mancanza delle memorie devon giacere nella gudoro.
oscurità i più bei fatti della religione de’ popoli. La sua situazione geografica è nella latitudine
Le chiese minori sono quattro, una nel paese, di 40°17', e nella longitudine occidentale dal merid. di
antica struttura, è dedicata a s. Paolo, che fu dipen- Cagliari 0°35'.
dente dal monistero di Bonarcado, l’altra di s. Vitto- Le abitazioni, spartite in varii gruppi da contrade
ria, le altre due in campagna, s. Giorgio a piccol irregolari, sono poste in fondo a un bacino, e cinte
tratto, e la Vergine del Buon Cammino a mezzo mi- intorno da terre eminenti. Da ciò la mitissima tem-
glio. I girovaghi venditori delle arancie e de’ limoni peratura invernale, il forte calore estivo, e la immobi-
hanno attestata la loro devozione alla invocata Si- lità dell’aria, se pur non spiri dalla parte di ponente-
gnora con questo monumento, dove concorrono e maestro, dove fortunatamente il suolo è men elevato.
festeggiano per averla propizia nelle loro corse. Parrebbe che le nebbie dovessero essere frequentissi-
Le principali solennità del comune sono per s. me, e tuttavolta di rado ingombrano il paese. Non si
Georgio addì 23 aprile, e per s. Paolo addì 30 giu- reputa luogo insalubre.
gno con frequenza di ospiti da’ vicini paesi, corsa Il territorio di Mòdolo non è molto esteso, e forse
di cavalli e una piccola fiera. Da pochi anni in qua non di molto supererà il miglio e mezzo quadrato.
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881 Mogorella

Nella elevazione del suolo, che abbiam notata in- Commercio. È tutto in mani de’ bosinchi, sì che i
torno al paese, sono due punte, una detta di Monti- modolesi non si possono considerare in gran parte
nieddu, l’altra di Albagànis, distanti una dall’altra altrimenti che come socii o operai.
mezzo miglio, e quasi un intero dal villaggio. Su l’u- Religione. I modolesi sono compresi nel vescovado
na e l’altra sono due norachi, e si ha una estesissima di Bosa. La chiesa parrocchiale è dedicata a s. An-
e bellissima prospettiva intorno. drea. È stata ristorata nel 1828 dopo l’incendio pati-
Le fonti sono poche e scarse, e mentre nel paese si to nella notte di mezz’agosto, ed è amministrata da
manca di questo necessario elemento, se non si scavi- un prete col titolo di rettore. Nell’oratorio di santa
no de’ pozzi, in campagna non trova il contadino e il Croce uffizia la confraternita di tal nome.
pastore dove dissetarsi fuorché nella piccola fonte che La festa principale è per s. Andrea, e si celebra
dicono Funtana-Canale, e in altra più copiosa che re- due volte nell’anno agli 11 maggio, ed al 30 novem-
sta al libeccio del paese nella vidazzone. Gli animali bre con affluenza di ospiti e pubbliche allegrezze. Il
bevono nel ruscello che traversa la regione scendendo cimiterio è contiguo alla parrocchiale, ed è in tutt’al-
al mare nella linea di ponente-levante da’ salti di Su- tre condizioni, che le comandate dal governo.
ni, dove prende origine da Funtana-fraigàda. In distanza di un quarto dalla punta di Albaganis,
Popolazione. Nel 1840 erano in Mòdolo novanta e di tre dal paese si vedono tuttora le fondamenta
fuochi e anime 299 distinte in maggiori maschi 89, d’un antico convento o monastero (dove credono al-
femmine 96, e minori maschi 64, femmine 70. Le cuni siano stati i domenicani forse dopo partiti i
nascite annuali furono 12, le morti 7, i matrimonii 3. monaci). Vedesi una fonte chiusa a fabbrico (Sa fun-
I modolesi son vecchi a’ 60 anni, più tardi i più robu- tana dessu bangiu), che ha prossima una vaschetta e
sti e meglio vissuti, che sorpassano anche il sedicesimo profonde un’acqua ottima.
lustro. Le comuni malattie mortali sogliono essere i Presso la punta di Montinieddu era un’altra chie-
dolori laterali. sa dedicata a s. Pietro, le cui fondamenta sono state
Il sollazzo solito è la danza all’armonia delle canne svelte verso il 1820. Nello sfossamento scoprivasi
nella piazza, dove ne’ giorni festivi concorrono i gio- una sepoltura (come dicesi) lunga circa metri tre e
vani e poi le fanciulle. larga uno, fabbricata e coperta di mattoni grossi,
La comune professione è l’agricoltura, e dopo que- dentro la quale fu veduto uno scheletro, che vuolsi
sta non si esercita alcun mestiere particolare. I telai in di grandezza più che ordinaria, con una lampada di
terra cotta. Nella distruzione dell’altare trovaronsi al-
cui si lavora non saran più di 70. La scuola primaria
cuni oggetti, che pareano reliquie di martiri, ma non
è chiusa da alcuni anni, e dicesi perché non vi con-
essendo stati allora conosciuti accadde che siano pe-
corresse alcuno ad esservi istruito.
riti, e poi invano ricercati da un vescovo.
Agricoltura. Molte parti del territorio, principal-
mente le vidazzoni, sono attissime a’ cereali. Si han- MOGORELLA, villaggio della Sardegna, nella pro-
no trenta gioghi per i lavori, e può ciascuno semina- vincia di Busachi, e nel mandamento di Senes della
re starelli dodici tra grano ed orzo. Si semina anche prefettura di Oristano. Era in Parte Valenza nel re-
un po’ di lino, di fave e di legumi. gno d’Arborea.
Le vigne sono in ottimo terreno, e la vendemmia La sua situazione geografica è nella latitudine
suol dare di vin comune 400 cariche, di vini gentili 60. 39°52', e nella longitudine occidentale dal merid. di
I vini sono di gran bontà, così ancora le uve passe Cagliari 0°15'.
che si fanno dal galoppo. Questi, come quelli di al- Siede sotto le falde meridionali del monte Brighi-
tre regioni planargiesi, se nel commercio sono con- ni in luogo secco e mediocremente ventilato. Protet-
tro il vero riputati come prodotti delle vigne bosane, to dalla tramontana non soffre gran freddo nell’in-
ne hanno per altro rispetto tutta la bontà. verno, e non resta per molto ingombro delle nevi
I chiusi pel seminerio in numero di 50 possono che cadono di rado, come sono parimente rare le
capire di semenza starelli 90. Molti di questi, come tempeste e le nebbie. L’aria non pare di tutta bontà
la maggior parte delle vigne, appartenendo a’ pro- in qualche stagione.
prietarii bosinchi, accade che alcuni modolesi deva- La superficie territoriale è assai ristretta e non pa-
no prender a fitto alcuni tratti di terreno ne’ prossi- re maggiore di tre in quattro miglia quadrate.
mi paesi per poter avere almeno la sufficienza per il Il terreno si rileva in varie parti formando de’ pog-
pane della famiglia. gi, e a quella di tramontana stendesi sulla pendice del
Le piante comuni sono ciriegi, albicocchi, peri, fi- Brighini.
chi, susini, pomi, mandorli, noci e ulivi; ma nessuna Le fonti sono numerose, ma nessuna molto con-
specie in gran numero, parimente che il totale. Si siderevole. Le più note sono Arachedda, Ilixi, Cer-
fanno fichi secchi assai riputati nell’istesso metodo biana, S’Ulumu, Sa figu, S’orruu, Funtanarius, Puz-
de’ bosinchi. zu-àrbara, Subài, Saprùna. Tre ruscelli scorrono, ma
Bestiame. Sopra i 60 buoi che abbiamo notati per non perennemente nel territorio, e sono detti Funta-
servigio dell’agricoltura, si possono annoverare dieci na, Pajolu, Funtanarius.
cavalli e trenta giumenti. Ogni altra specie manca I cacciatori non trovano delle specie selvatiche
perché mancano i pascoli. che le minori, e molte specie di uccelli.
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Mogoro 882

Popolazione. Erano nel 1839 anime 388, distinte o regni il levante. L’aria non è certamente salubre
in maggiori maschi 120, femmine 135, e in minori nelle stagioni d’estate e d’autunno.
maschi 63, femmine 70, che si divideano in famiglie Il territorio si computa di circa 30 miglia quadra-
88. Le nascite annuali sogliono essere 14, le morti 8, te ed è nelle più parti montuoso, sebbene non vi sia-
i matrimonii 4. Le malattie più frequenti le infiam- no grandi eminenze. Queste sono per lo più a dorso
mazioni e le perniciose. piano.
Le professioni principali sono l’agricoltura e la pa- Le acque non sorgono frequenti. Ne’ salti di Mo-
storizia. Poche persone attendono a’ mestieri di mag- goro è la confluenza del rio di Gonnos-tramatza e di
gior necessità, e le donne, che fissamente lavorano in Masullas nel luogo che dicono Su narboni mannu,
sul telajo, non sono più di 50. donde col nuovo nome di rio di Mogoro corre verso
Agricoltura. Si sogliono seminare annualmente libeccio e traversa la grande strada, volgendosi tortuo-
starelli di grano 400, d’orzo 150, e altrettanto com- samente verso ponente-maestro allo stagno di Sassu.
plessivamente di fave e legumi. La fruttificazione or- Popolazione. Nell’anno 1840 erano in Mogoro fa-
dinaria del grano è all’8, quella dell’orzo al 12. Di li- miglie 510, e anime 2160, distinte in maggiori ma-
no se ne raccoglieranno cantara 25 o 30. schi 735, femmine 740, e minori maschi 330, e fem-
In alcuni orti si coltivano cipolle, lattughe, pomi- mine 355. L’ordinario numero de’ matrimonii è 25,
doro ed altre specie. la cifra delle nascite 110, e quella delle morti 60. So-
Il clima non pare molto conveniente alle viti, né il no rari, la cui vita trascenda gli anni 80. Una malattia
frutto di queste è di molta bontà e copia. La manipo- molto frequente tra’ mogoresi è l’ernia, e pare cagio-
lazione non essendo quale vorrebbe questa condizione nata dallo sforzo che debbono fare nel trasporto di
de’ grappoli, i vini sono meritamente poco pregiati. pesi enormi sulle spalle alle terre lontane dove lavora-
I fruttiferi sono di non molte specie e varietà, e no per vie scoscese e sassose. Essi patiscono in queste
così pochi di numero che forse il totale non sopra- fatiche proprie de’ muli, sentono le triste conseguen-
vanza il migliajo. ze, e non per tanto ricusano di andar a stare sul fon-
Le terre chiuse per seminatura e pastura sono mol- do, ed ivi con più forze attendere a’ lavori.
te, ma la complessiva superficie poco considerevole. Attendono alle cose sanitarie un chirurgo, due fle-
La parte selvosa sarà grande d’un miglio quadra- botomi, e vi è stabilito un farmacista.
to, e sparsa di varie specie, elci, soveri, olivastri, fili- La professione principale è l’agricoltura; quindi in
ree, corbezzoli, i quali essendo tutti di poca età, in- piccol numero gli applicati alla pastorizia ed a’ me-
dicano essere cresciuti dopo qualche incendio. stieri. Le donne lavorano in 300 telai il lino, e in al-
Pastorizia. I pascoli non consentono l’alimento a trettanti la lana.
numerosi branchi. I buoi sono 300, le vacche dome- Le famiglie possidenti non pajon meno di 470.
stiche 20, i cavalli 15, i giumenti 60, le vacche rudi Generalmente vivesi in certa agiatezza.
300, i porci 400, le capre 500, le pecore 1000. La sola istituzione di beneficenza produce un’annua
Ne’ formaggi è poca bontà per difetto d’arte. Ven- somma di lire nuove 150 per doti a fanciulle povere.
donsi capi vivi per l’agricoltura e per il macello. Alla scuola primaria concorrono circa 30 fanciulli, i
Commercio. Quello che questi paesani possono quali contro il disposto senza aver fatto l’intero corso
lucrare dal superfluo della messe e del bestiame forse passano allo studio della grammatica latina.
non supera le lire nuove 20 mila. Agricoltura. Il terreno di Mogoro è di molta forza,
Religione. Mogorella è sotto la giurisdizione del- e moltiplica considerevolmente i cereali. Si sogliono
l’arcivescovo di Oristano. La chiesa parrocchiale, sot- seminare starelli di grano 2300, d’orzo 150, di fave
to l’invocazione del martire s. Lorenzo, è ammini- 300, e in piccola misura ceci, lenticchie, piselli e lino.
strata da un solo prete, che ha il titolo di vicario. La La fruttificazione comune negli anni mediocri è del
festa principale con gran concorso, fiera e i soliti sol- 10 pel grano, del 15 per l’orzo, del 12 per le fave.
lazzi e spettacoli, è per il titolare, e si celebra due La vite prospera maravigliosamente e molto pro-
volte all’anno. duce, ma i prodotti, per il nessuno scolo ne’ porti, si
consumano nel paese. Il terreno di Bonorcili che fa
MOGORO, villaggio della Sardegna nella provincia parte dell’agro mogorese è attissimo per questa spe-
di Isili, e capoluogo di un mandamento della prefet- cie; la vendemmia è abbondante, e i vini non sono
tura di Oristano. Comprendevasi nel regno di Arbo- di minor bontà che i terralbesi.
rea, nel dipartimento di Partemontis. Fruttiferi. Sono poche specie coltivate; ma gli oli-
La sua situazione geografica è nella latitudine vi vanno propagandosi d’anno in anno, e quanto
39°40', e nella longitudine occidentale dal meridia- prima si avrà da essi un lucro considerevole. I gelsi vi
no di Cagliari 0°21'. prospererebbero a maraviglia.
Sta per tre quarti in sulla falda del piccolo altipia- La parte montuosa è per una grand’estensione
no del suo nome, per l’altro a piè del medesimo, sot- chiusa in molti predii. Vi si introducono a pastura
to l’influenza della tramontana. La temperatura è gli animali domiti, e dove le terre sono atte si sparge
dolce nell’inverno, epperò nelle rare volte che nevica ogni due anni il seme.
solo per poco resta ingombro il terreno: ma è forte il Pastorizia. Gli animali che nutrono nel Mogorese
calore estivo, e sentesi grand’ardore se tacciano i venti, sono buoi 1100, vacche 400, pecore 2000, capre 300,
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883 Monastir

porci 500. I pascoli in certe stagioni e regioni sono luoghi circonvicini. Noto qui un’invasione, di cui re-
abbondantissimi, mancano in altri tempi e luoghi. stò memoria nel 1527. In quell’anno essendo già di-
I prodotti non si esitano che in piccola quantità, strutto Bonorcili, erano invasi i luoghi di Terralba,
servendo l’altra alle famiglie del paese. Uras e Arcidano. I popoli che in gran parte si potero-
Commercio. L’articolo principale, che danno i mo- no sottrarre dominati dallo spavento e nel timore che
goresi, sono i cereali che si vendono a Oristano, Ter- ritornando improvvisamente gl’infedeli non li me-
ralba e Villacidro. Il ricavo da questo e dagli altri si nassero in ischiavitù stettero gran tempo raminghi,
può computare di circa lire nuove 200,000. lasciando deserte le case. Poi a poco vi ritornarono.
Mogoro dista da Uras un’ora, da Gonnos-tramat- Ripopolamento di Bonorcili. Cessato già da tanti an-
za altrettanto, da Masullas minuti 20. Le vie sono ni il pericolo delle incursioni degli africani sarebbe
difficilmente carreggiabili. Si giunge in sulla grande tempo oramai che si restituisse la popolazione in
strada dopo due miglia e mezzo. quelle regioni, che furono abbandonate per timore de’
Religione. I mogoresi sono sotto la giurisdizione barbari, e che hanno un suolo fecondo. I mogoresi
del vescovo d’Ales, e curati nelle cose spirituali da un che hanno proprietà in Bonorcili vi si potrebbero sta-
paroco che si qualifica rettore, ed è assistito da cin- bilire con gran vantaggio, perché meglio potrebbero
que coadiutori. coltivare e custodire le loro terre, e né essi né gli ani-
La chiesa parrocchiale è sotto l’invocazione di s. mali patirebbero la fatica della lunga via, che sono ob-
Bernardino da Siena. Dopo questa è da notare la bligati a fare da Mogoro a questa regione. La posizio-
cappella di s. Antioco presso al cemiterio, e quella ne è molto più felice che in Mogoro per la vicinanza
della Madonna del Carmine nel convento de’ frati al porto e alla grande strada. Ma non può andar gran
carmelitani situato a pochi minuti fuori dell’abitato. tempo che si provveda su questo importantissimo
Le principali solennità ricorrono per s. Bernardi- punto sullo stabilimento delle colonie nelle fertili re-
no, e per la Vergine del Carmine. Sono molto popo- gioni deserte, principalmente presso il littorale, essen-
late per lo spettacolo della corsa dei barberi e de’ do questo provvedimento di tutta necessità per l’in-
fuochi artifiziati. cremento dell’agricoltura e della popolazione.
Il valore de’ frutti decimali di Mogoro giugne fi-
no alle 15 mila lire nuove. MONASTIR, volgarmente Moristeni, terra della Sar-
In campagna sono tre chiese, s. Barbara a levante degna nella provincia di Cagliari, e nel mandamento
e a mezz’ora di distanza, e s. Pietro e s. Catterina a di Nuraminis della prefettura di Cagliari. Era parte
mezzogiorno ad un’ora e mezza, che però sono già nella curatoria Dolia nel regno di Cagliari o Plumini.
interdette. L’origine di questo nome è da un monastero di ca-
Antichità. In questo territorio sono due norachi in maldolesi; onde che pare probabile che il principio di
gran parte disfatti, uno dei quali trovasi all’austro del questo paese sia nella colonia rustica che formarono i
paese presso il convento de’ carmelitani, l’altro a po- monaci nelle terre della loro chiesa. Le reliquie di
nente nella regione Murdegu a poco più d’un miglio. quel monistero vedonsi a circa due miglia in distanza
L’antico paese di Bonorcili che fu già capoluogo di dal paese nel luogo che dicono Su Fràigu.
dipartimento era in questo territorio, e se ne vedono La sua situazione geografica è nella latitudine
le rovine a non molta distanza dalla gran strada, e al 39°23', e nella longitudine occidentale dal merid. di
suo ponente in un fertilissimo piano, dove i mogoresi Cagliari 0°4'.
coltivano le viti e fanno ancora seminagione. Vedonsi Siede il paese in un pendio all’austro-libeccio,
le reliquie dell’antica chiesa parrocchiale. esposto a venti che vengon da questo punto. Il monte
Il disertamento di Bonorcili è un antico avveni- Zara lo protegge dal levante e sirocco, e il colle Baula-
mento, che però non si può determinare in qual se- dri, su cui era un castello, dal greco. Si sente gran ca-
colo accadesse, sebbene sia probabile nel XV. Il Fara lore nell’estate, un bel tepore nell’inverno; ma vi si pa-
notò senza indicazione di epoca il suo eccidio opera- tisce dell’umido e qualche volta della nebbia. L’aria
to dagli africani, come avvenne di altre terre limitro- non pare molto sana dal luglio a mezzo autunno.
fe e non lontane. Il diritto de’ mogoresi sopra il ter- La estensione territoriale di Monastir si può com-
ritorio di Bonorcili ci prova che quei pochi che si putare non maggiore di sei miglia quadrate. Il suo-
poterono salvare dal furore de’ barbari andarono a lo è piano fuorché nella parte di levante, dove sorge
stabilirsi nel loro paese, dove trasmisero a’ loro figli e il monte Zara, dal quale verso mezzogiorno corre
nepoti il dominio che essi godeano sul territorio del- una piccola catena di colline composte di roccie
l’abbandonato paese. vulcaniche.
Questa parte della Sardegna era assai frequentata Il monte è spoglio d’alberi d’alto fusto, e solo
dagli infedeli, e pare sia stato così da quel tempo che sparsamente si trovano meschini arbusti e molti fichi
cadde la potenza de’ giudici d’Arborea, e de’ marche- d’India. Né poteva essere altrimenti, quando non si
si, che certo non mancarono di provvidenza per assi- provvide mai perché si avesse un bosco ceduo.
curare i popoli littorani dalla ferocia ed avarizia de’ Il territorio è secco, e non sono che poche fonti:
barbari. Terralba città vescovile posta prossimamente quindi nel paese si dee bevere da’ pozzi un’acqua al-
al porto Marcellino, e al primo incontro degli invasori, quanto grave, come accade in molte altre regioni del
patì più spesso delle altre terre, e non poco patirono i Campidano. È traversato da due rivoli, uno detto
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Monastir 884

Flumineddu, l’altro Flumini-mannu, che vale a Fiu- molti le api che possono avere bugni 700. Le pecore
micello e Fiume grande, i quali presso Decimo- sono circa 3000; i porci 1200.
mannu si versano nel Caralita. Il Flumineddu man- I formaggi cominciano a manipolarsi con miglior
ca dal giugno al dicembre, l’altro è sempre perenne. arte, e giustamente acquistano riputazione.
De’ medesimi abbiam già avuta occasione di ragio- Commercio. La posizione di questo paese sulla
nare in varii articoli. grande strada e la vicinanza alla capitale, sono ottime
La grande strada del regno, che traversa il paese, condizioni perché sia fiorente. Da quello che i mori-
sorpassa i medesimi sopra due bei ponti. stenesi vendono pare possano ricavare annualmente
Popolazione. Nel 1839 si numeravano in Mona- circa 60 mila lire nuove. Quando la cultura de’ gelsi
stir famiglie 325 e anime 1234, distinte in maggiori cresca, allora il loro lucro potrà essere per lo meno tre
maschi 452, femmine 462, e minori maschi 150, volte maggiore.
femmine 170. Le medie del decennio diedero nasci- Religione. Monastir era nell’antica diocesi di Dolia,
te annuali 45, morti 30, matrimonii 12. Le malattie che ora resta unita all’arcivescovado di Cagliari. Cu-
più frequenti sono infiammazioni e febbri periodi- rano le anime un provicario ed altri tre preti. La chie-
che. Attendono alla salute pubblica un medico, un sa maggiore è sotto l’invocazione di s. Pietro aposto-
chirurgo, ed un flebotomo. lo; le minori sono denominate, una dal martire s.
Professioni. Sono in Monastir applicati all’agricol- Sebastiano, l’altra da s. Antonio abbate, e la terza da
tura uomini 330, alla pastorizia 50, a’ mestieri 42, a s. Giacomo maggiore. La cappella rurale, che resta a
vettureggiare 35, al negozio 15. circa due miglia dal paese, ha per titolare s. Lucia.
Le famiglie possidenti sono 215, le nobili 4 con Le feste principali con intervento di molti ospiti e
anime 17. Nel paese sono rarissimi che vivano nel- corsa di barberi, sono per s. Giacomo e per s. Anna.
l’indigenza. Antichità. In questo territorio erano già altre po-
Le donne lavorano in più di 200 telai, e tessono polazioni. Presso S. Lucia vedonsi sparse le rovine di
tele e tovaglie. molte abitazioni, e presso Santu-Sadurru e Santadi
La scuola primaria non numera più di 12 fanciul- appariscono consimili vestigie, anzi v’ha chi asserisce
li. Gli altri crescono senza istruzione. aver veduto uno stromento di contratto matrimo-
Sono due istituzioni di beneficenza, una per lega- niale tra uno di Santusadurru e una donna di Santa-
to del canonico Fabre, che lasciò per i poveri il fitto di, e una lista di feudo dove era notato il provento
di 15 starelli di terreno; l’altro de’ conjugi Cosimo da’ vassalli domiciliati nel primo luogo, che non
Ugas ed Angela Mura, che assegnarono a fanciulle molto dista dall’altro nominato. Nella parte setten-
orfane e a poveri quello che si avrebbe dal fitto di trionale del salto era il paese che diceano Segafè o Se-
starelli 51 di terreno aratorio. gavè, e che ora dicono Segafenu; e pare siano stati
Agricoltura. Le terre di Monastir sono delle più abitati, a maestrale il luogo che nominano Oleastra o
feraci nella regione Doliese già da’ tempi più antichi Sa terra dess’ollastu, a ponente Sa bidda dessa murta,
celebrata per la sua maravigliosa fertilità. L’arte vi è dove si sono scoperte alcune anticaglie. Forse non
però mediocremente conosciuta. tutti i sunnominati luoghi si abitarono contempora-
La solita seminagione è di starelli di grano 1600, neamente, e accadde che abbandonata una regione
d’orzo 400, di fave 300, di legumi 60. si abitasse in un’altra; o quello che è più probabile,
In alcuni tratti di terreno sono coltivate le erbe queste popolazioni coesistevano, sebbene non tutte
ortensi, e i solchi si inaffiano con l’acqua che traesi in molto numero di anime, e poi per le sventure sus-
da’ pozzi con una macchina semplicissima. seguite o perirono o si concentrarono, come sappia-
La fruttificazione del grano può per media calco- mo con certezza esser avvenuto in altre regioni.
larsi al 12, quella dell’orzo al 15, delle fave al 14. Castello di Bauladri. Nella eminenza sulla sponda
Le vigne vi sono prospere, ma in questa parte bi- sinistra del Flumineddu sopra il passaggio sorgeva già
sogna dire che i moristenesi non hanno buoni meto- una rocca di mediocre fortezza e di osservabile co-
di, e poco ci badano. struzione, perché la massa interna delle mura vedesi
I fruttiferi crescono giornalmente, e tra le altre formata di un’argilla ghiajosa, la quale non per tanto
specie vannosi moltiplicando rapidamente i gelsi. Si è ha una gran consistenza, né nelle parti dove è senza
già incominciata la educazione dei bachi, e i saggi fu- l’intonaco si è disfatta dalle pioggie. Era di figura
rono così felici, che invogliarono altri a imprendere quadrata, e pare che in quella situazione in cui è, e
quella cultura. La seta fu riconosciuta di gran bontà, con intorno nelle parti dov’era accessibile un fosso e
e pagata a maggior prezzo che l’ottima del Piemonte. una palizzata, fosse una fortezza non ispregievole.
I grandi tratti di terreno aperto che pochi anni Strade antiche. O nel luogo, dove or è il paese, o
avanti si vedeano, ora a poco a poco si vanno re- prossimamente, correa una delle antiche strade, che
stringendo, e i fichi d’India, che servono per la siepe, vediamo notate nell’Itinerario di Antonino, da Ca-
crescono a difesa delle tanche, dove alternatamente gliari per Sestu. Nell’angolo della chiesa di s. Giacomo
si semina e si pascola. trovavasi una pietra migliaria, e avea ancora leggibili
Bestiame. I buoi per l’agricoltura sono 480, le vac- poche parole, sebbene le altre che furono cancellate
che domestiche 45, i cavalli 53, i majali 119, i giu- dallo scarpello del muratore per scemare la troppa
menti 350. Si educa grande quantità di pollame, e curvità del cilindro si possano facilmente supplire:
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885 Montacuto

MARCI · FILIVS Il Tirso, l’Elema e il fiume di Posada nascono nel


HADRIANI · PRO suddetto. I rivoli del territorio meridionale di Bud-
ANI · ET · DIVI · NE dusò sono il primo principio del Tirso, al quale subi-
EPTIMIVS · SEVE to si aggiungono le acque di Bithi; quelli che sono tra
AX · AVG · ARAB Alà e Buddusò danno origine all’Elema; e quelli che
AX · TRIB. POTEST provengono da’ monti, che sono da tramontana a
MP · CAES · SEVE greco di Alà con quelli, che scorrono tra il pianoro e
RCI · NEPOS Montalbo formano il fiume di Posada. L’Elema cre-
DIVI · HADR sce dalle sorgenti che sono alla pendice austro-siroc-
ABNEPOS cale del Lerno, e da’ ruscelli che scorrono dalla parte
ANTONINVS opposta, accresciuti dalle acque di Monti e Narvara.
C · TRIB · POT
Le sorgenti più notevoli sono nel pianoro, quindi
COS · II · P · P · ES
merita menzione per la sua copia quella che sorge
. . . . . . nella città d’Ofiliree.
G · FIL · ET · ANTO
Ne’ monti sono molto frequenti i grandi vegeta-
COS · II · VIAM
MVNIRI · IVSS.
bili anche dopo gl’incendi e i tagli irregolari. In mol-
ti tratti formano selve, e queste sono poco interrotte
MONTACUTO, regione della Sardegna distinta in nelle regioni tra Alà e Montenero. I lecci e i soveri
due cantoni, uno de’ quali era nel Logudoro, l’altro sono più diffusi che le quercie. Tra queste specie ve-
nei termini della Gallura. donsi ulivastri, ginepri, peruggini, silvestri, corbez-
È così nominata dal colle che sorge al piè meri- zoli, tassi e pini silvestri di gran fusto.
dionale del Limbara, il quale nelle sue rupi superiori Pascono ne’ salti cervi, daini e cinghiali, e ne’ luo-
aguzzasi in una punta coronata da un castello dello ghi più sublimi del Lerno e de’ monti di Alà i mu-
stesso nome. Nell’articolo Gallura abbiam notato floni che vedonsi associati in greggie. Le volpi sono
che in principio questa rocca apparteneva alla Gallu- molto frequenti a danno de’ pastori, e i cacciatori
ra, perché posta entro la natural frontiera che a que- trovan pure lepri e martore nei luoghi aperti e nelle
sta parte aveva quel regno; ed ora giova significare muriccie de’ predii.
che la parte logudorese aveva tutt’altro nome, e forse Gli uccelli di rapina, gli avoltoi, l’aquile, i falchi,
era appellata dal suo capoluogo Castra, che era una ecc. hanno molti nidi nelle parti più selvaggie. Le
città vescovile e piazza forte. aquile sono infestissime a’ pastori, a’ quali tolgono por-
Confinava questo dipartimento a tramontana con chetti, agnelli, capretti; e quando non hanno questa
la Gallura superiore, a levante con la inferiore, al- preda assaliscono i cervi, i giovenchi, i cavalli, giungo-
l’austro con il Gocèano, a ponente con le curatorie no a ucciderli, e se ne pascono, lasciando il resto agli
di Bisarcio, Mejulogu, Oppia e Costavalle. avoltoi e sparvieri, ai corvi e cani, che non osano pre-
La sua lunghezza da tramontana ad austro-sirocco sentarsi per la parte quando esse stan cibandosi.
era di miglia 29, la larghezza da ponente a levante di Nelle parti più elevate il termometro si abbassa spes-
miglia 26, la sua total superficie, fatti i debiti com- so sotto il zero nell’inverno, se soffino i venti boreali;
pensi, di circa miglia quadrate 760, e questa nelle nelle regioni basse è molto forte il calore nell’estate. Le
più parti montuosa. pioggie sono in questa regione più frequenti, che nelle
I monti principali, non considerata la sua parte limitrofe a ponente, e parimente le nevi. Queste so-
del Limbara, sono il pianoro di Bithi e Buddusò, e il gliono soventi coprir il suolo d’un velo assai spesso,
monte Lerno. e come nel 1830-31, che ne’ luoghi più alti era gros-
Il detto pianoro è una massa enorme lunga 16 sa circa tre metri, e in alcuni paesi, come in Pattada,
miglia da tramontana ad austro, e larga, dove più, 9. metri uno e mezzo per 34 giorni. L’umidità è molto
Il Lerno è un ramo della massa di Montenero, dal
quale procede nella linea di ponente-libeccio con un sentita nel piano, e la nebbia lo ingombra spesso
giogo lungo 8 miglia. Nella primavera l’aria è deli- nella stagione autunnale. Lo stesso accade nelle valli.
ziosamente profumata da’ garofani che in colore L’elettricità di rado si manifesta con la fulminazione.
bianco e rosso spuntano in tutte parti. L’aria è sempre pura di miasmi nella regione mon-
Tra’ colli sono considerevoli quel di Pattada e gli tuosa, se si eccettuino in certi tempi quei luoghi o
altri che sorgono a tramontana di Bantina, quindi vallivi o concavi, dove l’acqua stagni.
quelli di Buddussò, di Othieri, di Iteri, e finalmente Ne’ paesi del Montacuto l’aria è viziata dal letame
quello che dà il nome alla regione. che si ammucchia, dai pantani de’ cortili e delle stra-
Le roccie sono in massima parte granitiche, presso de, dove vanno liberamente errando tutti i majali.
Ozieri abbondano le calcaree, e quindi susseguono le Popolazione. Nel tempo de’ giudici era questo pae-
basaltiche. I terreni sabbionosi sono però più estesi. se molto più popolato, che non sia al presente. Nella
Le fonti sono poco frequenti, e rare le considere- parte gallurese erano Bithi, Gorofài, Dure, Onanì, che
voli. È lodata la finezza delle acque del monte Ler- già notammo nell’articolo Gallura nel distretto di
no; e fine sono parimente quelle che sgorgano dalle Barbagia Bithi, e dopo questi, Nule, Orune, Osidda,
roccie granitiche. Alà, Buddusò, Billucara, Mususte, Berchidda, Monti,
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Montacuto 886

Narvara. Nella parte logudorese erano Castro, Oskeri, Carattere fisico e morale. Sono i montacutesi di na-
Cuco, Tula, Othi, Othieri volgarmente Ozieri, Patta- tura assai ben temperata, robusti, agili, ben costituiti
da, Bantina, Nugheddu, Itiri, Butule, Bidiffe, Urveis, nelle facoltà dello spirito, e vivaci d’immaginazione.
Bunne, Bercheddi, Bisellà, Lèrrono, o Lerno, Pira de In grazia d’una miglior educazione religiosa ora re-
Mestighe, Orvensa, Tònnoro, Miali-Alzu, Cabone, primono l’ira, e ben di rado trascorrono a vendette.
Enas, Querquigiu, ed altre di cui ignorasi il nome. Si I delitti più frequenti sono furti, e i più di poca con-
devono quindi aggiungere i seguenti, i quali non si sa siderazione, se non si riguardino i montesi che sono
se fossero in questa o in quella regione, Balamune, ancora ben addietro.
Gensiana, Ilane, Soreva, Gucizle, Lesanis, Ura, ed altri. Sponsali degli impuberi. In non pochi luoghi di
Guerre, pestilenze, inimicizie tra comuni e tra pri- questo dipartimento (Buddusò, Berchidda, Alà, Osid-
vati nell’anarchia, che fu sotto il governo spagnuolo, da, ecc.) dura ancora la mala consuetudine di obbliga-
disertarono tanti paesi, e scemarono gli abitanti delle re gli infanti e impuberi a diventar mariti o mogli di
altre terre. Presentemente sussistono: nella parte gallu- altri che sono o nella stessa o in maggior età. E questo
rese Bithi, Gorofài, Nule, Orune, Osidda, Alà, Bud- non accade solo per affermare con i vincoli della pa-
dusò, Berchidda, Monti. Sussiste pur Onanì, ma unita rentela la pace ristaurata fra due famiglie, ma anche
al Goceano. Nella parte logudorese rimasero solamen- per ragioni men rispettabili. La morale pubblica è pe-
te Othieri, Oskeri, Tula, Pattada, Bantina, Nugheddu, rò più offesa quando uomini di 25 e 30 anni vedonsi
Itiri (Fustialbu) [vedi Tab. 1]. chiamare nella loro casa per educare quelle fanciulle
Comparando questo numero delle anime con quel- che si hanno scelte e ottenute da’ parenti per future
lo della superficie (miglia quadrate 760), si vede che spose. I parochi han sempre gridato contro il mal co-
cadono 36 abitanti (poco più) per miglio quadrato, stume, il governo ha dato forza con la sua autorità alle
e da questo si può stimare quanto poco questo di- proibizioni ecclesiastiche, si è diminuito lo scandalo;
partimento sia popolato, già che fatta ragione de’ ma non è ancora cessato del tutto.
luoghi che devono restare alla pastura, potrebbe esso Nozze. Prima che col rito della chiesa sia consacra-
contenere il quadruplo e più dell’attuale popolazione, ta l’unione de’ due sposi, l’uomo, se agricoltore, deve
come veramente li contenne in altri tempi, quando aver suo un giogo, con l’aratro e gli altri istromenti
nelle sue regioni si numeravano non sedici, ma ben agrari, e una certa quantità di grano, orzo, fave, legumi
più di trentacinque popolazioni, come abbiamo già per la seminagione; se pastore deve aver un certo nu-
notato. mero di capi della specie che educa; se professa altr’ar-
A vedere quanta fosse la popolazione del Monta- te, deve avere quant’è necessario per l’esercizio della
cuto nei secoli scorsi noterò quello che trovasi nota- medesima; e la donna deve preparare il letto e gli altri
to in alcuni atti parlamentarii: mobili della casa con gli istromenti del panificio, il
telajo e gli arnesi necessarii. Quando i padri degli
sposi sono ricchi sogliono da una ed altra parte con-
1656 1668 1698
tribuire per un capitale allo sposo, e dare capi vaccini
Fuochi Fuochi Fuochi Uomini Donne
50, porcini 30 e pecore figliate 300. Il padre della
Bithi 365 505 536 959 871 sposa si obbliga a provvedere per tre anni al vitto e
Gorofai 160 120 146 214 225 vestito del genero e della sposa.
Nule 250 92 215 230 291 Compianto. Nella morte di alcuni sogliono concor-
Osidda 24 63 67 86 102 rere o spontanee o chiamate quelle donne che hanno
Alà 29 41 79 115 161 la virtù del canto improvviso, e poste intorno al fere-
Buddusò 196 139 254 466 467 tro entro la corona delle parenti del defunto cantare
Berchidda 188 160 182 418 413 in tuono lugubre le sue lodi. Ma già in varii paesi le
Monti 41 37 67 131 118
famiglie più distinte cessarono da questi onori, i quali
comeché sembrino e dovessero essere un officio pio,
Oskeri 172 275 218 417 414
tuttavia per i sentimenti poco cristiani, che suscitava-
Tula 62 42 73 121 130
no e confortavano le cantatrici, piangendo sopra colo-
Othieri 821 757 938 1900 1110 ro che eran caduti per mano nemica, furono con ra-
Pattada 269 273 404 759 873 gione proibiti.
Bantina 20 32 32 38 55 Arti meccaniche. Queste si ristringono a’ lavori sul
Nugheddu 208 173 281 327 543 lino e la lana, sul ferro, legno e cuojo, calce, sull’ar-
Itiri 46 58 46 49 55 gilla, sulla muratura, sul carbone, ecc.
Butule 12 spento – – – Le donne si occupano a filare e tessere la lana, il
Billucara e Biduffè, disfatti. lino, il canape, e fanno sajo e tela per i bisogni della
famiglia, e anche per averne un lucro. I telai, che si
Statistica medica. Le più frequenti malattie che re- adoperano, sono gli antichi; e il loro numero non è
gnano nel Montacuto sono infiammazioni di petto, come in altri dipartimenti, quasi eguale a quello
reumatismi, artritidi, gastro enteritidi e febbri perio- delle famiglie, ma di molto inferiore, e si può porre
diche che colgonsi nei luoghi malsani. approssimativamente, che essendo le famiglie del
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887 Montacuto

TABELLA 1
Popolazione montacutese nel 1840
Maggiori Minori d’anni 20
Parte gallurese masc. fem. masc. fem. Totale Famiglie
Bithi 654 738 582 632 2606 670
Gorofài 63 89 41 55 248 63
Nule 299 364 238 301 1202 285
Orune 430 518 324 440 1712 363
Osidda 125 116 71 60 372 76
Alà 365 391 210 225 1191 289
Buddusò 656 775 300 275 2006 436
Berchidda 585 400 160 134 1279 347
Monti 292 295 105 96 788 150
Totali 3469 3686 2031 2218 11403 2679
Parte logudorese
Oskeri 680 685 300 270 1935 410
Tula 409 370 120 95 994 206
Othieri 2680 3090 1190 1290 8250 1890
Pattada 960 990 456 550 2956 680
Bantina 90 100 55 60 305 68
Nugheddu 490 560 330 300 1680 378
Itiri 176 155 86 88 505 107
Totali 5485 5950 2537 2653 16585 3739
Complessiva de’ totali 27988 6440

Montacuto gallurese 2679, nel logudorese 3739, i come si può vedere dal numero di coloro che sanno
telai nella prima contrada non sorpassino li 1809, leggere e scrivere. Mancanza di metodo, di diligenza
nella seconda li 300. La quantità poi de’ lavori può e di attitudine ne’ maestri, trascuratezza ne’ genitori a
stimarsi così: nel Montacuto gallurese pezze di tela mandare i figli alla scuola, ecco le cause per cui que-
4500, di lana 2200. Per i minori lavori, tovagliole e st’ottima istituzione non produsse i frutti desiderati.
coperte di letto, non si hanno sufficienti dati. In Ozieri è un seminario dove si ricevono quei gio-
Le opere in ferro sono stromenti di agricoltura, vani che si vogliono educare per servigio della chiesa,
ferri di cavalli, toppe, utensili di cucina, ecc. e si istruiscono nella grammatica, rettorica e filosofia.
Le opere in legno sono mobili grossolani, istromenti Le persone che nel dipartimento sono consecrate
di agricoltura, carri, botti, barili, mezzine, torchi, e al culto e curano le anime, o assistono ai parochi so-
quanto è della parte de’ falegnami nella costruzione no quante si notarono nella tabella. Nella cifra di Bi-
delle case. Molto si occupano segare a tavole i pioppi, thi sono compresi i frati cappuccini in numero di
che poi mettono in vendita. I pioppeti che si vendono sette, e in quella d’Ozieri i religiosi dello stesso ordi-
presso molti paesi danno travi per la costruzione delle ne in numero di 68. Le monache che sono in questa
case e tavole per varie opere. città sommano a 32 [vedi Tab. 2].
I bantinesi lavorano tegole, mattoni e fanno car- Agricoltura. Non è questa nel Montacuto molto
bone. Presso Nugheddu dove sono roccie calcaree si considerevole: non pertanto cresce ogni giorno, come
fa calcina. cresce la quantità della semenza e la cura di nuovi ar-
Si fabbricano in varii luoghi canestri, cestini e ticoli. A poco a poco si riformano nella parte in cui
pettini di telajo. sono difettosi i metodi tradizionari, i lavori si fanno
In molti paesi sono semplici flebotomi, che eser- con miglior arte, e vi è a sperare che si propaghi anche
citano gli ufficii de’ medici e de’ chirurghi. La vacci- a queste contrade il gran movimento in cui si agitano
nazione può eseguirsi senza contraddizione, anzi ac- gli agricoltori delle più felici regioni dell’isola.
cade che i popolani tassati per questo si lamentino Questo incremento e miglioramento si verifica
perché i vaccinatori non facciano l’opera per cui so- principalmente nelle regioni del gran campo d’Ozie-
no pagati. Le partorienti mancano di assistenza, e se ri, dove la terra è più benigna, e nell’abbondanza del
si eccettui Ozieri ed Oskeri in nessun’altro trovasi frutto si ha premio e conforto alle fatiche.
una levatrice [vedi Tab. 2]. Nel seguente prospetto vedi la quantità delle se-
Istruzione pubblica. La istruzione primaria è stabi- minagioni e quanto terreno occupino le vigne e so-
lita quasi in tutti i paesi, ma con pochissimo frutto, gliono produrre.
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Montacuto 888

TABELLA 2
Professioni e istruzione
Parte gallurese Agricolt. Pastori Mecc. Uff. San. Eccles. Scol. Lett.
Bithi 380 550 70 5 35 50 210
Gorofài 45 20 2 – 3 7 15
Nule 300 80 20 1 4 25 40
Orune 420 250 35 1 6 20 35
Osidda 80 60 10 – 1 11 20
Alà 210 240 17 – 2 16 40
Buddusò 330 420 45 4 6 35 60
Berchidda 285 345 22 – 4 50 100
Monti 120 175 5 – 1 2 4
Totali 2170 2140 226 11 62 216 524
Parte logudorese
Oskeri 330 470 18 4 4 28 65
Tula 180 250 14 1 3 12 32
Othieri 1250 1750 200 9 100 230 800
Pattada 740 460 56 2 8 26 75
Bantina 70 25 8 – 1 2 5
Nugheddu 330 270 16 1 5 22 35
Itiri 120 60 7 – 1 1 10
Totali 3030 3285 310 17 122 321 1022

L’unità per la seminagione e per la superficie è lo Il frumento è poco coltivato nelle regioni mon-
starello cagliaritano. Delle cariche, che si notano, cia- tuose e fredde per il poco frutto che se ne ottiene,
scuna equivale a pinte sassaresi settantadue, che sono già che negli anni più felici di rado moltiplica sopra
precisamente altrettanti litri: il sestuplo. Talvolta nelle valli e ne’ narboni si otten-
gono messi molto considerevoli.
Agricoltura L’orzo occupa però maggiore superficie che il gra-
no in quei climi, il suo copioso prodotto è un ottimo
Vigne supplemento di questo. Generalmente i montacutesi
Parte gallurese Grano Orzo Legumi Starelli Cariche mangiano il pane di orzo. Quello che sopravanza ser-
Bithi 550 2570 400 350 1400 ve a’ cavalli.
Gorofai 80 250 30 25 95 Si coltivano fave e diverse specie di legumi, ma
Nule 200 650 50 150 530
non più che domandi il particolar bisogno, essendo
rari quelli che ne mettano nel commercio.
Orune 250 1200 50 140 420 Le fave sono una parte principale del vitto de’
Osidda 100 250 20 100 320 montacutesi, che le mangiano col lardo tutto l’inver-
Alà 380 190 25 40 130 no e parte della primavera.
Buddusò 300 1200 50 50 130 Noteremo la moltiplicazione dell’orzo e delle fa-
Berchidda 550 600 110 140 150 ve. I semi della prima specie crescono comunemente
Monti 150 300 50 16 55 all’ottuplo, quei della seconda al decuplo.
L’orticultura è ristrettissima ne’ luoghi di monta-
Totali 2560 7210 785 1011 3230 gna, più ampia nelle terre basse, e i prodotti sarebbe-
ro maggiori e migliori se il letame che si accumula
Parte logudorese
alle uscite de’ paesi, si spargesse a impinguare quel
Oskeri 1000 300 30 40 200 suolo. Si semina lino per li bisogni delle famiglie, e
Tula 350 400 35 35 160 in alcuni luoghi anche il canape. Cominciasi a senti-
Othieri 4000 2500 300 760 4500 re l’utile delle patate e del granone.
Pattada 1500 2000 100 800 4000 Fruttiferi. Di questi sono i montacutesi poco cu-
Bantina 280 100 80 60 500 ranti non solo nelle montagne, ma anche nelle terre
Nugheddu 650 760 150 250 750 basse. Le specie più comuni sono fichi, peri, susini e
meli; e gli individui di ciascuna in piccol numero.
Itiri 600 30 250 69 200
Gli olivi sono stati finora in piccol numero, ma già
Totali 8380 6090 945 2014 10310 cominciano alcuni a praticar l’innesto e a ingentilire
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889 Montacuto

gli olivastri. Questa specie prospera assai bene nelle pastura, in altre si accogliono le vacche e i giovenchi
terre basse. che si vogliono ingrassare per il macello, e in quelle
La vite vegeta rigogliosa in tutte parti, ma i grappo- dove sono molti ghiandiferi si introducono i porci
li non maturano nella montagna, come ne’ vigneti del nel tempo del frutto. I pastori montacutesi conosco-
Campo. Il freddo li sorprende prima che l’umore sia no ora per esperienza l’utilità de’ pascoli chiusi.
ben cotto all’ardore del sole. Nasce da questo che il vi- Pastorizia. È questa la principale occupazione de-
no sia troppo crudo e ingrato, e tal difetto fa che le vi- gli uomini di questo dipartimento, dalla quale ri-
gne siano poco curate, e che si debba pagare a’ gallu- traggono alcune parti della sussistenza, e ottengono
resi considerevoli somme per aver quello che manca un lucro cospicuo.
alla provvista, o per aver vino migliore del proprio. Al I pascoli abbondano in tutte le stagioni per le va-
mosto si mescola la sappa che è dallo stesso mosto ri- rie specie che si educano, fuori il caso o d’una gran
dotto col fuoco a un quarto della sua quantità. Per siccità per cui manchino le erbe, o di un grosso ne-
una botte di venti cariche ne sono necessarie trenta. vazzo che copra per più giorni il terreno. I ghiandi-
Ne’ paesi occidentali di clima più caldo, dove le uve feri sparsi per tutto il dipartimento ora rari, dove il
giungono a buona maturità si fanno vini generosi. fuoco arse ed operò la scure, ed ora folti, sono più
Ne’ luoghi di montagna i vini fannosi dall’uva che sufficienti agli armenti distrettuali, e negli anni
che dicono tunisi. Il moscatello, il retagliadu, il nied- di fertilità bastano al quadruplo del solito numero,
du-porchinu, la barriadorgia si conservano. trovandovi copioso nutrimento i molti branchi che
Dove si ottiene abbastanza di mosto, una consi- vi si accettano da’ prossimi cantoni.
derevole parte di questo si distilla per acquavite, del- Quando dalle molte nevi coperti gli arbusti manca
la quale si fa gran consumo, nelle regioni alte per il alle vacche il pascolo, i pastori suppliscono con le frondi
freddo, nelle basse per l’umido. del leccio e del sovero, che tagliano con la scure, di cui
I pattadesi impiegano molti lambicchi, e vendono vanno armati. Ma accade spesso che per risparmiar fati-
i copiosi prodotti in Buddusò, Nule, Alà, Osidda, ca invece dei ramoscelli recidano i grandi rami, e così
Benetutti, Oskeri, Chiaramonti, Nulvi, Orgosolo e smembrino i più belli alberi riducendoli al solo tronco.
in altri paesi. Molti pastori vanno erranti, altri soggiornano in
Se nelle regioni della montagna si piantassero a una cussorgia, e con la loro famiglia abitano entro ca-
viti i luoghi ben esposti, e nella manifattura si ado- panne o casipole. Questi coltivano alcuni tratti di
perasse miglior arte, i montacutesi non sarebbero tri- terreno ingrassati dal bestiame presso la loro stanza,
butari di altri dipartimenti per quest’articolo. o recise o bruciate le macchie fanno un narbone.
Non sono in altra contrada più numerose e gran- Quanta fosse la quantità del bestiame nell’anno
di le tanche. In alcune si alterna la seminagione alla 1839, tel dice la seguente tabella.

TABELLA 3
Pastorizia
Parte gallurese Buoi Vacche Capre Pecore Porci Cav. Alveari
Bithi 1200 3000 5000 65000 7000 300 2000
Gorofai 32 300 500 500 100 16 150
Nule 216 1000 300 3000 600 330 580
Orune 320 160 2500 12000 2000 200 800
Osidda 50 100 300 1000 200 100 500
Alà 100 2000 3200 3500 1600 80 800
Buddusò 300 6500 7400 8000 3500 60 500
Berchidda 250 1600 4500 3500 1500 150 1500
Monti 120 800 1000 1300 600 35 380
Totali 2588 15460 24700 97800 17100 1271 7210
Parte logudorese
Oskeri 400 3000 2500 4000 2400 100 450
Tula 220 600 3500 2500 1200 80 560
Othieri 2000 12000 1000 15000 3000 1900 2600
Pattada 750 5000 3500 8000 500 250 1000
Bantina 60 420 300 – – 50 250
Nugheddu 200 2300 1600 4000 2500 300 260
Itiri 150 380 1100 1300 500 50 230
Totali 3780 23700 13500 34800 10100 2730 5350
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Montacuto 890

Nel lattificio cominciasi a usare maggior diligenza zia, capi vivi pel macello o per servigio, lane, pelli,
dopo l’esempio e in vista del lucro degli oskiresi. Il cuoi, formaggio, butirro, manteca, miele, cera, che si
cacio d’autunno è molto pregiato se non si sgrassi comprano da’ negozianti sassaresi, cagliaritani, bo-
della sua crema, e sono deliziose le pere che dicono sinchi, oriseini, terranovesi. Negli anni scorsi si ag-
di vacca. Da questo dipartimento spargesi nel Logu- giunsero due novelli articoli per la vendita de’ liche-
doro il butirro e la manteca. ni che servono alla tintoria, e per l’appalto de’ soveri.
Spesso muojono in gran numero i capi per mala Le manifatture si riducono a’ soli tessuti di lana e di
influenza e velenoso contagio, e accade pure non di lino, ma i secondi di rado e in ben piccola quantità
rado che per mancanza di pascolo languiscano e pe- vanno in commercio, i primi procurano un maggior
riscano. Sentesi la necessità di ben periti veterinarii, lucro, ma niente considerevole.
perché le massime e medicine tradizionarie poco val- È difficile poter determinare per approssimazione
gono; sentesi pure la necessità di preparare per l’in- quanto sia in quantità media il guadagno de’ monta-
verno un alimento supplementario per il caso assai cutesi, perché non si hanno finora tutti i necessarii
frequente nelle regioni montuose delle grandi neva- dati; pare però non molto lontano dal vero, che la
te. Ma finora non si è provveduto né alla condotta somma possa ammontare a lire nuove 669,000 per il
di veterinari, né alla conserva del fieno. A molti pare Montacuto gallurese, e 417,000 per il Montacuto
aver fatto abbastanza cingendo alcuni pascoli di sie- logudorese.
pe o muriccia; e non si accorgono dell’inganno, che Le vie per la corrispondenza interiore ed esteriore
quando questi restan coperti e muore il bestiame; sono in gran parte difficili, e nelle stagioni piovose
ma ritornando il bel tempo tornano essi alla solita restano interrotte da’ fiumi. I soli ozieresi han como-
spensieratezza, abbandonandosi imprudentemente do per il ponte, che è sul Termo, di comunicare con
alla ventura. i dipartimenti di ponente; gli altri devono tentare i
Nel Montacuto sono moltissimi luoghi, principal- guadi e accade funestamente che assai spesso vi peri-
mente nelle vallate, dove con un poco di cura si po- scano gli uomini ed i giumenti.
trebbero fare anche tre tagli di fieno. Quello che si Fiere. Nelle feste principali del dipartimento si
calpesta e corrompe, potrebbe dare la sufficienza per suol tener mercato di varii generi. In altri tempi era
due mesi, e ciò basterebbe, perché in questa regione celebre la fiera di s. Paolo di Monti; poi essendosi in
non sono mai troppo ostinati i tempi cattivi, e le in- altre parti stabilita la festa per quel Santo, scemò il
vernate sogliono per lo più esser miti. concorso, e i merciajuoli andarono dispersi. I patta-
Apicultura. Gli alveari sono coltivati ne’ paesi e desi vanno in tutte le feste a vendere i loro torroni.
ne’ salti, e quando non accada niente di sinistro, Proprietà. Anche in questo dipartimento sono sta-
producono molto e compensano con larga usura le te contraddizioni contro i diritti dell’assoluta proprie-
poche cure che si impiegano intorno a’ medesimi. Se tà, e si pretese, restasse inviolabile l’antica comunanza
queste fossero quante debbono essere, il lucro sareb- delle terre; ma a poco a poco le opposizioni manca-
be più certo e grande, perché quei preziosi insetti rono, e ciascuno cinse i suoi predi. Non sono pochi i
non patirebbero tanti disagi, quanti devon patire. grandi proprietarii che esercitano dominio sopra am-
Il miele è d’ottima qualità per la copia delle erbe plissimi latifondi, i quali col tempo se si adoperi so-
aromatiche, e principalmente del rosmarino, che in pra i medesimi qualche cura saranno patrimonio di
certe regioni olezza a tutte le parti. Abbondando i tre o quattro famiglie; e sono in tanto numero i pic-
corbezzoli, le api lavorano, quando esso fiorisce, il coli, che (sola esclusa la città di Ozieri) sia vero il dire
miele amaro, che vendesi a maggior prezzo del dol- non esservi famiglia che non abbia il suo predietto.
ce, e si manda in dono assai gradito. Nel Montacuto furono già alcuni stabilimenti de’
I montacutesi vogliono che le api facciano il miele monaci di s. Benedetto. Il Fara ricorda la chiesa di s.
amaro, quando ancora succhiano i fiori delle macchie Paolo primo eremita nel territorio di Monti, che fu
del castagnargiu, dalle cui radici si suol fare il carbone priorato, e le due abbazie di Acquabella e di s. Maria
di fucina. È una pianta che cresce poco meno di tre di Ardarello dell’ordine di Cisterci. La prima si po-
metri con foglie simili a quelle del pino, e con fiori trebbe indicare nel luogo detto Elisabedda, a piè del
piccoli, bianchissimi e di gratissima fragranza. Limbara, non lungi da Narvara; la seconda presso
Il miele amaro è assai pregiato contro i vermi che Castra: il priorato di s. Nicolò di Butule prima unito
sono ne’ bambini, propinandosene a’ medesimi di- alla diocesi di Bisarcio, poi a quella di Alghero; il
giuni alcuni cucchiarini. È di colore più rossiccio del monistero de’ Gulseri (tra Ozieri e Nugheddu) di-
dolce e di minor consistenza, né col tempo può di- pendente dall’abazia di Tergu; s. Michele di Furri-
venir solido come l’altro. Si fa principalmente in ghesos ad austro d’Ozieri, il monistero d’Oskeri,
Berchidda e Alà. quello di s. Giorgio.
Commercio. Solo i paesi del piano, dove l’agricol- Antichità. Le costruzioni noraciche sono frequen-
tura è meglio esercitata, e si ottiene un frutto supe- tissime nel Montacuto, e massime di tutte può dirsi
riore ai bisogni, si fa commercio di cereali, che ven- il norache di Cugadu in territorio di Pattada, che il
donsi solitamente a’ galluresi. Il ramo principale del Fara scambiò in un antico castello, e noi a suo luogo
lucro de’ montacutesi sono i prodotti della pastori- descriveremo.
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891 Montalbo

Quelle caverne artefatte che i sardi dicono Domos Nel 1383 il castello di Montacuto vinceasi da
de ajanas, si possono vedere in molte parti. Leonora sopra gli arboresi che aveano costituito lo
Monte Cuco. In piccola distanza da Oskeri sopra stato in repubblica.
una collina sono le rovine d’una grossa cinta di co- Nel 1410 ne’ patti tra Cubello giudice d’Arborea e
struzione noracica di figura rettangolare e quasi qua- Pietro Torrella luogotenente del Re, il dipartimento
drata. Dalla inspezione si può dedurre esservi stata del Montacuto fu escluso dalle concessioni. È proba-
una piccola città forte, la quale potrebbe riferirsi ai bile che questo dipartimento restasse sotto il dominio
secoli etruschi. Su questo torneremo un’altra volta. del Visconte di Narbona.
Castra. Era questa un’antica città forte, che dopo i Nel 1421 Alfonso II, mentre tenea il general par-
tempi romani decadde. Dopo il secolo XI vi fu un lamento in Cagliari, concesse a Bernardo Centella in
vescovo, e vi stette la sede ancora gran tempo. Pare rimunerazione de’ servigi prestati il dipartimento di
essere stata una positura militare per contenere i ba- Montacuto con le prossime regioni di Anglona, Osi-
lari nelle loro frequenti irruzioni sulle terre romane. lo e Mejulogu.
Castella. Nell’articolo di Logudoro, e in quello di Nell’anno 1458 i montacutesi e gli anglonesi stan-
Gallura e in altri abbiamo fatta parola delle castella che chi delle vessazioni de’ ministri di Gilberto Centella
nel medio evo sorgevano in questo gran dipartimento; si sollevarono. Il V. R. vedendo quel barone occupa-
quindi ci dispenseremo di ragionarne al presente. to a correre i mari sardi infestati dagli africani pensò
Note storiche. Non si sa quando i giudici di Arbo- di ridurli al dovere.
rea si impadronissero del castello di Montacuto in Le altre poche notizie sopra il Montacuto si trove-
danno de’ Doria. Le pretensioni di Barnaba Doria ranno nella Storia del Logudoro.
nel campo d’Iglesias presso l’Infante d’Aragona non
valsero perché lo potesse riacquistare insieme col di- MONTALBO, regione della Sardegna, e antico di-
partimento che ne dipendeva, e col castello e dipar- partimento della Gallura meridionale.
timento del Goceano, che dal re Giacomo erano sta- Dopo l’abolizione di questo giudicato o regno es-
ti conceduti a suo padre. sendosi la contrada data a un barone aragonese, co-
Ugone in que’ giorni avea dato queste due castella minciò a esser chiamata baronia di Posada, e sempli-
con la rocca di Bosa in sicurtà degli ottanta mila fiori- cemente la baronia.
ni che avea promessi per le spese della guerra. L’Infan- I suoi limiti sono a tramontana con la curatoria
te ponea custodi nel castello di Montacuto Guglielmo di Orfili, a ponente con la Barbagia-Bithi, ad austro
di Cacerch, in quello del Goceano Raimondo di Sa- col dipartimento che dissero del Cedrino dal fiume
menat, e in quello di Bosa Francesco Ortiz di Pisa. che la traversa, dell’Iscla dalla sua fecondissima valle
Nel 1335 il Montacuto si possedea da Giovanni presso la foce, e di Galtellì dal capoluogo del diparti-
di Arborea fratello del giudice Pietro, e il Goceano mento; a levante è bagnata dal mar Tirreno.
da Mariano. Pare che Ugone nel suo testamento des- La sua lunghezza da’ limiti coll’Orfili alle lacane col
se a Mariano e a Giovanni la proprietà di quelle due dipartimento di Galtellì in fine del territorio di Lula è
regioni a titolo di feudo; ma quest’ultima volontà, di circa miglia 18 nella linea greco-libeccio; la larghezza
che valse finché visse Pietro, non fu rispettata quan- da Punta Santa Anna ai fini di Alà di circa miglia 13,
do succedette Mariano. Indi nacque la discordia de’ da Capo Comino ai termini del Bithese di miglia 19: la
due fratelli, che terminò con la morte di Giovanni e total superficie, fatte le debite compensazioni, è appros-
del suo figlio. simativamente di miglia quadrate 390.
Giovanni nel 1348 soccorse con le sue genti in Nell’articolo di Gallura (p. 88) [vedi vol. 1, p.
compagnia di Mariano e degli arboresi a Rimbaldo 487], ragionando de’ dipartimenti della Gallura infe-
Corbera, e molto cooperò a scacciare dal regno i riore, abbiam parlato del dipartimento di Montalbo,
Doria nemici del Re, e a sottomettergli tutto il di- e nominate tutte le popolazioni che nel medesimo
partimento di Anglona. Nell’anno 1350 porse aiuto esistevano nel 1358, che erano Posada, Tiniscola o Si-
a’ sassaresi assaliti dagli algheresi e da’ genovesi. niscola, Guerrenollennero, Tammarispa, Soltenissa, Pa-
Nel 1352 Mariano cominciò ad alienarsi dagli ara- nana, Pelaya Guadana, Lothoe, Iloi, Sarpei, Lochdè,
gonesi, perché il re Pietro non gli avesse dato Alghe- Ossio, Sullà, Resquion, Lotdè, Lonne, Rempellos, Gium-
ro, secondo la fatta promessa; e vedendo che Giovan- pattu, a’ quali dovrebbero aggiungersi Jollotto, Ptili-
ni suo fratello persisteva nella sua devozione e fedeltà meddu e Oriannere, che notammo nel territorio di
al Sovrano, non solo gli tolse il castello di Montacu- Lodè. Vedi nel medesimo i nostri pensieri sulla esten-
to, ma lo rinchiuse in carcere. Sibilla di Moncada sione attribuita a questo dipartimento.
moglie di Giovanni temendo che Mariano si impa- Il Fara descrive la baronia di Posada piana nella
dronisse pure della rocca di Urisè e del castello di maremma, ferace di cereali, di ottimi vini e di sale, at-
Terranova, ricorse a Pietro perché vi ponesse un forte tissima alla cultura delle canne di zucchero, e nell’in-
presidio. terno montuosa e più idonea al pascolo che alla cultu-
Ugone figlio di Mariano essendo succeduto al pa- ra; e quei caratteri sono veri con qualche restrizione.
dre nel giudicato di Arborea, strinse in carcere più Non tutta la maremma è piana, perché tale non è se
duro Giovanni e Pietro suo figlio, e con i suoi rigori non la maremma propria di Posada lunga quattro mi-
ridusse l’uno e l’altro a una morte immatura. glia, e larga compensativamente tre, terra fertilissima, e
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Montalbo 892

certamente per la calda temperatura che vi regna at- tutte le specie sarde, mufloni, cervi, daini, cinghiali,
ta a quella pianta esotica, come sono molte altre re- volpi, conigli, lepri, e vi son pure tutti i volatili cono-
gioni dell’isola, e consta dagli esperimenti. sciuti nelle altre parti, e ciascuna specie in gran nu-
Le montagne di questa contrada sono il Monte- mero, aquile, avoltoi, falchi, sparvieri, cornacchie,
nero nel suo arco inferiore lungo circa 10 miglia, pernici, colombi, stornelli, merli, beccaccie, anitre,
quindi il Montalbo o sia Monte-bianco, così appel- folaghe, oche, corvi marini ecc.
lato dal candore delle sue roccie calcaree. Il clima di questo dipartimento nelle parti interne
Il Montalbo procede obbliquamente nella linea di è un po’ fredduccio, nelle maremme caldo, in regio-
greco-libeccio di circa sette miglia, che poi si dentel- ni medie temperato. Nella maremma gli estremi ter-
la in quattro punte nel territorio di Lula e Onanì, mometri ci sono nell’estate 28° di Réaumur, nell’in-
mentre all’altra estremità va degradando sino al ma- verno 8°. Predominano i venti tra levante e sirocco,
re, presso il quale termina con la collina di Posada. ed ora portano la pioggia, ora la nebbia, e quasi
Se si considerasse la lunghezza della sua base, essa sempre una forte umidità. Nel 1832 venne col siroc-
non sarebbe meno di miglia 17. Questo monte nella co-levante una densissima nebbia, dopo la quale i se-
sua pendice contro sirocco sulla valle del fiume di minati e le foglie degli alberi apparvero asperse di
Siniscola è un po’ arduo, nella contraria fa comoda una polvere cinericcia, e perirono le messi e le frutta.
scala e va abbassandosi fin per 8 miglia con diverse Le nevi coprono spesso i luoghi interni, e se cadono
intumescenze, fra le quali noteremo il colle che sta nella regione littorana presto si fondono. L’aria è in-
all’austro di Lodè, e i due monti che sorgono al suo salubre nella maremma di Posada per le sunotate ac-
greco-levante. Esso ha molte spelonche con stalattiti que stagnanti, e la corruzione de’ molti vegetabili
e stalagmiti, alcune delle quali hanno gli intimi va- che produce quella terra fecondissima. La gran valle
cui ostrutti (vedi l’articolo Siniscola). tra il Montalbo e il pianoro di Bithi sperimentasi
Il Montalbo ha molte fonti, e versa le acque dal talvolta non molto sana.
fianco siroccale nel fiume di Siniscola, dall’altro in
quello di Posada in diversi rivoli, i quali accresciuti dal- Popolazione attuale
le acque del margine bitese, quando son tutti riuniti
formano il ramo principale del fiume di Posada. L’altro Maggiori Minori d’anni 20
ramo è dalle acque affluenti del territorio di Alà. Dopo Paesi masc. fem. masc. fem. Totale Famiglie
la confluenza de’ due canali entrano nel letto comune i Posada 220 230 215 235 900 180
rivoli della pendice meridionale del Montenero. Siniscola 546 578 274 286 1684 379
Il fiume di Siniscola nasce, presso Montepiccin- Lodè 238 228 225 215 906 196
nu, come già notammo nell’articolo Gallura, p. 48 Torpè 173 178 178 185 714 160
[vedi vol. 1, p. 472], dalle acque del Montalbo, e
cresce dalle medesime e dalle fonti del monte Irgoli Totali 1177 1214 892 921 4204 915
che gli procede paralello.
Del Baddiani formato dalle fonti delle pendici del Popolazione secondo alcuni censimenti parlamentari
Montenero nell’interno dell’arco sunnotato, si fe’ pa- del secolo XVII
rola nell’articolo Gallura, p. 47 [vedi vol. 1, p. 472].
1654 1678 1688 1698
Sono alcune fonti considerevoli per la copia e fre- Paesi fuochi fuochi fuochi fuochi masc. fem.
schezza degli umori, e si indica come medicinale
l’acqua minerale detta di Loittu, che sgorga abbon- Posada 100 124 70 96 125 137
dantemente dal pie’ del Montalbo incontro a greco- Siniscola 185 218 209 194 381 433
levante, sì che forma un ruscello. Essa è domandata Lodè 59 117 51 70 61 58
da molti ammalati per la sua virtù purgativa. Torpè 41 84 61 38 39 49
Nella maremma di Posada sono cinque o sei baci- Totali 385 543 391 398 606 677
ni, nei quali stagnano le acque delle fiumane e del
mare. Si è tentato asciugarne una, e si potrebbe far Farà meraviglia nel secondo prospetto la diminu-
altrettanto delle altre. zione nel popolo di Posada secondo il censimento del
Il fiume di Posada, quando avvengono grandi piog- 1688, l’aumento di Lodè nel 1678 e il successivo de-
gie, esce dal suo letto, che è poco profondo, e allaga cremento nel 1688, come pure il ribasso di Torpè nel
tutto il piano con immenso danno de’ contadini, e 1698. Può esser vero che la numerazione de’ fuochi
talvolta de’ pastori. sia stata inesatta; ma si può dar ragione in rispetto a
Nel Montenero sono folti boschi con quercie, lec- Posada o che molto abbia patito quel popolo per la
ci, soveri, pini silvestri, tassi, ginepri, olivastri e altre fame del 1680, e susseguita epidemia del 1681, o pu-
specie meno considerevoli. Dal color bruno di que- re che non siansi comprese le famiglie pastorali sparse
ste selve venne alla montagna il suo nome. ne’ salti; in rispetto a Lodè che nel 1654 e 1688 non
Nel Montalbo sono pure le stesse specie, ma le siansi parimente computate le capanne de’ pastori,
selve sono men folte e frequentemente interrotte. ma si computassero nel 1678; e in rispetto a Torpè
Il selvaggiume è copiosissimo nel Montenero, più che la numerazione abbia inclusi i pastori nel 1678 e
scarso nel Montalbo e nelle sue appendici. Vi abitano 88, non li abbia contenuti nel 1641 e 98.
Casalis 02.XP6 27-11-2006 12:49 Pagina 893

893 Montalbo

Confrontando il numero delle famiglie trovate in Ne’ proposti numeri non si comprende quel poco
questo dipartimento nella recensione fatta nel parla- di grano e d’orzo, che i pastori seminano ne’ campicel-
mento del 1698 col numero attuale vedesi un aumen- li che impinguati del fimo degli animali chiudono con
to, ma bisogna dire che troppo lentamente siasi ope- pali e frasche. Il totale non eccederebbe li starelli 150.
rato, se i due tempi non distano meno di 140 anni. Il grano produce il 10, l’orzo il 12, i legumi l’8.
Che se poi si ricerchi la ragione dell’attuale popolazio- Le vigne maturano bene le uve, e queste danno
ne alla superficie del dipartimento, si vedrà quanto es- buoni vini, nominatamente la vernaccia. La cultura
sa sia scarsa, se non si posson distribuire per miglio delle viti occupa poco terreno, e molti devonsi prov-
quadrato neppure undici anime. Eppure in quelle vedere da altri dipartimenti.
390 miglia quadrate, dando a ogni miglio quadrato L’orticoltura è parimente negletta da’ più, sebbene
anime 150, potrebbero vivere anime 58500. sieno terreni attissimi per la medesima.
I montalbesi sono uomini robusti, accorti, inge- I fruttiferi sono in poche specie, e queste non mol-
gnosi, ma in generale non molto commendevoli nel- to numerose. I siniscolesi che si distinguono sopra
la parte morale, principalmente quei di Lodè, che si gli altri nella coltivazione non trascurano né pur que-
mostrano poco rispettosi delle leggi, e poco ospitali. sta parte; i posadini che hanno nel Campo sotto il
Fatta eccezione per i siniscolesi gli altri sono infin- colle i siti più opportuni per formarvi giardini lascia-
gardi, e però miserabili. La miseria consiglia i molti no quella terra incolta perché il bestiame domito ab-
ladronecci che si fanno. Che sarà stato in altri tempi, biavi un po’ di pascolo.
quando il governo spagnuolo lasciava questi uomini Tanche. Poco spazio di terreno si è finora potuto
abbandonati alle loro passioni? Al miglioramento cinger di siepe o muro; e non potea essere altrimenti
morale niente può meglio condurre che la istruzione in una regione dove i pastori pretendono aver diritto
cristiana, e molto si profitterebbe se zelanti missio- su’ pascoli, e non li soffrono vietati al loro bestiame.
nari vi si portassero a istruirli ed esortarli. Quando a essi si scemi l’audacia, qui pure la pro-
La istruzione primaria stabilita già da più di 20 prietà avrà i suoi pieni diritti.
anni ha finora pochissimo giovato, come potrà ve- I pascoli sono abbondantissimi in tutte le stagio-
dersi dal numero di quelli che ne’ paesi san leggere e ni, e potrebbero alimentare un numero di capi molto
scrivere, avvertendo che alcuni de’ medesimi impa- maggiore di quello che si ha. I pastori posadini vivo-
rarono ne’ ginnasii delle città quel poco che sanno. no con la loro famiglia ne’ salti di Montenero e della
sua maremma; gli altri sono in altre regioni, e alcuni
Professioni vanno errando [vedi Tab. 1].
I pastori non hanno altra fatica che le solite opera-
Paesi Agricolt. Pastori Mecc. Preti Uff. San. Scol. Legg. zioni del lattificio, e quelle tenui fatiche di seminare e
Posada 110 130 20 3 1 13 30
mietere i pochi cereali che coltivano presso i loro stazii.
Siniscola 326 220 34 7 3 18 85 Molti crescono nell’età senza alcuna istruzione, e se
Lodè 90 150 10 2 1 14 20 non concorrono alla festa di qualche cappella silvestre,
Torpè 150 20 8 2 2 7 15 passano molti anni senza aver veduti i riti sacri. Acca-
de però che neonati restino de’ mesi senza il battesi-
Totali 676 520 72 14 7 52 150
mo, e che i moribondi trapassino senza i conforti del-
la religione.
Le arti meccaniche sono ristrette a’ lavori di pri- È qui da notare che quando muore alcuno si so-
ma necessità. gliono ammazzare molti animali, vacche, capre, pe-
Le donne lavorano la tela e il panno per le rispet- core, invitar tutti i vicini, e celebrare un gran convi-
tive famiglie, e i telai non saranno in tutto il diparti- to. Quando i commensali sono satolli, allora si pone
mento più di 600. Si può stimare che non si tessano il defunto sopra un cataletto formato di rami fron-
per anno più di 450 pezze di tela e 600 di lana. dosi, e si trasporta alla cappella più vicina.
Agricoltura. Sono in questo dipartimento terre ot- Il costume del compianto è ancora in vigore ne’
time per i cereali, come prova la copia de’ frutti, non paesi e ne’ salti.
ostante la poca arte e diligenza de’ cultori; e sono le I formaggi fatti con cura sono assai pregiati, e pro-
medesime di gran superficie, così nella maremma, ducono quanto basti per le cose di cui abbisognasi.
come nelle regioni interne; ma la maggior parte Apicultura. Nelle regioni pastorali si tengono mol-
giacciono inoperose. ti bugni, e danno un considerevol profitto così per la
parte che somministrano al nutrimento, già che i fa-
Seminagione vi sono una delle buone pietanze da offerire agli
ospiti, come pur quello che ritraggono dalla vendita
Paesi Grano Orzo Legumi Lino
del miele e della cera.
Posada star. 450 250 50 30 Pesca. Il mare di Posada è animato da infinito nu-
Siniscola 1000 300 150 50 mero di pesci di svariatissime specie, i quali però rare
Lodè 250 350 30 25 volte sono insidiati. Gli stagni di Pedras-nieddas e d’Ir-
Torpè 350 350 150 20 vili hanno lupi, muggini ed anguille, e vi pescano sei
Totali 3050 1250 380 125 uomini su due barchette; e quelle di s. Teodoro, che
Casalis 02.XP6 28-11-2006 12:01 Pagina 894

Monteleone 894

TABELLA 1
Numero del bestiame nel 1838
Paesi Buoi Vacche Pecore Capre Porci Cavalle Alv.
Posada 140 700 6000 2500 1500 100 2300
Siniscola 350 400 9000 3400 800 160 2600
Lodè 102 500 6000 9000 400 80 1500
Torpè 130 550 6000 2500 900 50 1000
Totali 722 2150 27000 17400 3600 390 7400

dicono Marestagnu, ha pesci di più specie per la corri- Coclearia, Porto di Luguidone, Tempio di Carisio?
spondenza che ha quasi sempre col mare; ma dopo il Questi luoghi che troviamo notati nelle stazioni della
1831, quando alcuni, che voleano farvi pesca, si ritira- via del lido orientale nell’Itinerario di Antonino, pare
rono per le vessazioni che pativano da’ pastori chieden- che debbano indicarsi in questo dipartimento, ma le
ti porzione della pesca, i pesci vi si moltiplicano e guiz- distanze che si vedono segnate forse non sono giuste,
zano sicuri. I fiumi hanno ottime trote ed anguille, e e se lo sieno non bastano. Non pertanto diremo pro-
spesso se ne fa gran cattura attossicando i gorghi. babile che la Coclearia sia stata in Oviddè; il Porto di
Commercio. I montalbesi vendono cereali, vini, e i Luguidone nella Calìta, dove anche presentemente so-
soliti articoli della pastorizia a negozianti di altri dipar- gliono approdare piccoli legni, e vi si possono sostene-
timenti, e talvolta all’estero o alla Maddalena. I luoghi re, se non soffino i venti dal greco al sirocco; il Tempio
soliti al caricamento sono nella spiaggia di Siniscola di Carisio nella via a Oliena presso Montepicinnu. Ve-
per le derrate di questo paese, e nella Calita o Pedras- di Biblioteca sarda, fasc. IV, pp. 126-127.
nieddas per Posada, Torpè, Lodè e i salti di Ovoddè. Luguidonesi? Una parte di questa gran tribù occu-
Il lucro che si perceve da’ detti articoli si può com- pava la regione di Montalbo, come appare dal nome
putare di lire nuove 102000. del porto che i medesimi aveano nel suo littorale.
Strade. Le vie vicinali e la provinciale sono scabre, Vedi il luogo citato.
difficili, fangose, e quando i fiumi ingrossano restano Castello di Posada. Di questo abbiam già parlato
interrotte se non si vada a passare sopra la barchetta che nell’articolo di Gallura, dove pur ci significammo in-
tienesi sul solito guado. I ponti sono di tutta necessità, clinati a stimare che entro queste fortissime mura so-
e le vie potrebbero rendersi facili con poco dispendio. lesse aver suo seggio il regolo della provincia. Per la
Antichità. Né pure in questo dipartimento man- storia di questa città vedasi l’articolo di Gallura.
cano le costruzioni noraciche, alcune delle quali per
la loro grandezza e per alcune loro particolarità me- MONTELEONE, regione della Sardegna, antico
riterebbero esser osservate. dipartimento del Logudoro, conosciuto sotto il no-
In molti siti sono quelle cavernette che dicono do- me di Nurcara, cui perdette, quando i Doria, o l’ot-
mos de ajànas, case di fate. Vi si entra per una angusta tennero in feudo da alcuno degli ultimi Giudici, o
fenestrina, e in molte si può passare ad altre consimili lo conquistarono.
camerette. Confinava a tramontana col Nullauro, e a ponen-
Questa regione, come la Olbiana, fu, come è ben te col mare Sardo, ad austro col contado di Bosa e
chiaro, molto frequentata dagli etruschi; ebbe qual- con la Planargia, a levante col Costavalle, col Ca-
che loro colonia, e forse fu tale la città di Feronia, buabbas e con la curatoria di Coros.
che troviamo notata nella geografia di Tolommeo. I suoi estremi da tramontana ad austro eran di mi-
Il Montalbese era traversato dalla gran strada litto- glia 16, dal mare a Pozzomaggiore nella linea da occi-
rale che vediamo ricordata con le sue stazioni nell’Iti- dente in oriente altrettante. La superficie, fatte le debi-
nerario di Antonino. Nella Biblioteca sarda, fasc. IV, te ragioni, si può computare di miglia quadrate 130.
ragionando sopra questa, abbiam procurato di indi- Questa contrada che ne’ primi tempi del mondo
care il corso della sua linea, e nella illustrazione di era parte di un grandissimo terrazzo trachitico, come
Tolommeo fissammo pure il luogo di Feronia: e sic- appare dalla sommità piana di tutte le eminenze che
come sopra questi due punti, in nulla si è variata la sono nella medesima e nelle regioni circostanti, poi
nostra opinione, però ripetiamo che Feronia sarebbe per la violenza de’ fuochi sotterranei e per lo scop-
stata nelle maremme di Siniscola, probabilmente sul piamento della crosta si aprì in molte valli, e comin-
colle di Posada, non già alla foce del Buddiuni, dove ciò a prendere quella sembianza, nella quale appare
giacciono le rovine di Oviddè. ora la sua superficie.
Feronia era il nome d’un’antica dea de’ sabini, e Le parti del terrazzo contenute in questo diparti-
pare sia stato applicato a questa città per la sua parti- mento sono per un gran tratto il monte di Scalapicca-
colar religione verso quel nume forse introdotta da- da, quindi la catena de’ colli di Villanova, il monte Leo-
gli stessi sabini, venuti a stanza in questi lidi. ne, il prossimo monte Minerva e le colline di Romana.
Casalis 02.XP6 27-11-2006 12:49 Pagina 895

895 Montalbo

Le fonti non sono in gran numero, né di molta Popolazione attuale (anno 1839)
copia.
Acque termali di s. Saturnino. Queste ancora sco- Maggiori Minori
nosciute erano usate per bagni e stimate salutifere. Paesi masc. fem. masc. fem. Totale Famiglie
Presso alla fonte sono due casette per ricovero agli
ammalati. Trovansi nel territorio di Padria. Monteleone 100 82 60 40 282 65
La prima origine del Temo è in questo diparti- Villanova 967 960 884 798 3609 798
mento. Nasce tra il pianoro di Scalapiccada e le colli- Romana 155 152 105 117 529 117
ne di Villanova ad austro-libeccio di questo paese, Pozzomag. 691 764 455 600 2510 389
donde scorrendo verso greco-tramontana, poi verso Mara 168 161 122 126 577 130
levante, e quindi verso ostro-sirocco sino al piè di Padria 482 504 398 343 1727 407
Monteleone forma un gran semicircolo, nel quale è
compresa Villanova e Monteleone. Prima di giungere Totali 2563 2623 2024 2024 9234 1906
al punto segnato riceve il rivolo del Minerva forma-
tosi nella valle tra il Minerva e i colli di Villanova. Da Fatto il paragone delle anime con la superficie de-
sotto Monteleone procedendo tortuosamente verso vonsi dare a ogni miglio quadrato anime 70,8. Ep-
austro riceve alla sua sinistra il ruscello di Romana, pure il terreno di questo dipartimento è così ferace,
poi le acque di Cossoine. che potrebbe facilmente nutrire quattro volte tanto
Negli amplissimi salti di questa regione sono molti di gente.
tratti coperti da alberi ghiandiferi, sebbene in pochi
siti sieno folti. Le macchie sono largamente estese. Professioni ed istruzione pubblica
Gli animali selvaggi che vi abitano sono cervi,
daini, cinghiali, volpi, lepri, ecc. Gli uccelli di rapina Paesi Agric. Pastori Mecc. Preti Uff. San. Scol. Legg.
appartengono alle specie minori; quindi occorrono
numerosissime le pernici, i colombi e le altre specie Monteleone 115 25 12 2 1 – 5
gentili. Villanova 450 557 80 15 3 21 140
La temperatura è assai mite nell’inverno, se non Romana 165 30 12 1 1 – 10
soffino i venti boreali o il maestrale. Le pioggie tal- Pozzomag. 620 112 55 3 3 58 65
volta si desiderano per più mesi, e ordinariamente Mara 135 40 10 4 – 20 32
non cadon più di sessanta volte all’anno; la neve è Padria 470 75 72 3 5 45 80
facile alla soluzione, la fulminazione e grandine non
rara. L’aria è quasi per tutto salubre nel terreno emi- Totali 1955 839 241 28 13 144 332
nente prossimo al mare, poco meno nella valle del
Temo; ne’ paesi viziasi per le putride esalazioni de’ Le arti meccaniche producono arnesi e utensili di
letamai e de’ pantani. La nebbia nelle basse regioni è prima necessità: e quando manca il lavoro, allora
assai frequente e nociva. quei che le esercitano si volgono alle opere agrarie.
Popolazione. Nel tempo de’ Giudici era questa con- Le donne filano, ed alcune tessono la lana e il li-
trada molto più popolata, e vi esisteano i seguenti pae- no. I telai quasi sempre adoperati non sono più di
si: Monteleone, Villanova, Romana, Padria, Mara, 600.
Pozzomaggiore, Buonvicino, Pauli, Minutada, Massa- La istruzione de’ fanciulli è poco fruttuosa per le
da, Monte-Curtei, S. Vittoria, Mositano, Minerva, Tu- solite cause. I grandi servono ancora a varii pregiudi-
dera, Banaria, Calvia, Coros; poi per effetto delle pe- zi, perché non bene illuminati. Vedesi quanto pochi
stilenze ed epidemie, delle invasioni de’ barbareschi, da che sono state stabilite le scuole primarie sappian
per le sanguinose inimicizie, per le carestie, per la op- leggere e scrivere.
pressione feudale, restarono i popoli delle prime sei I nurcaresi sono gente ben temperata di corpo,
terre sunnominate. uomini di coraggio e d’ingegno, laboriosi e pacifici.
Gli ufficiali sanitarii sono i più della classe de’ fle-
Popolazione del dipartimento secondo botomi, e usano per ignoranza quella stessa medici-
alcuni censimenti parlamentari del secolo XVII
na sanguinaria che praticano altrove i medici che si
vantano saperne bene addentro, e per ogni malattia
1654 1688 1698
Paesi Fuochi Fuochi Fuochi Uomini Donne
usano la lancetta e vuotano le vene.
La vaccinazione non ha più ostacolo, e però se
Monteleone 59 52 46 55 75 non si pratica, egli è per negligenza di quelli che son
Villanova 392 418 379 656 702 pagati per quest’opera.
Romana 95 103 102 153 155 Agricoltura. Se quanto è buono il terreno tanto
Pozzomaggiore 224 352 353 500 540 fosse saggia l’arte, i nurcaresi avrebbero un frutto
Mara 75 62 76 128 130 maggiore. I cereali nella comune rendono l’8, i legu-
Padria 148 154 178 269 279 mi il 6, e assai più a quelli che preparano le terre e
Totali 993 1141 1134 1761 1881 usano le cure necessarie.
Casalis 02.XP6 27-11-2006 12:49 Pagina 896

Monteleone 896

Seminagione solita della destra. In alcuni luoghi si distendono travi da


una ad altra sponda.
Paesi Grano Orzo Legumi Granone Lino Antichità. I norachi sono frequenti nella Nurcara,
Monteleone 175 50 30 6 20 principalmente nelle regioni a sinistra del fiume. Sono
Villanuova 1400 1500 150 50 200 pure in gran numero quelle antiche costruzioni barba-
Romana 350 52 40 8 25 riche dette volgarmente sepolturas de gigantes, delle
Pozzomag. 2030 525 160 40 150 quali abbiam più volte ragionato; e quelle cavernette
Mara 800 150 80 35 30 che dicono domos de ajanas. Tra queste sono osservabili
Padria 1200 350 150 50 100 quelle del territorio di Padria, in Monte-ruiu una di
due camere con colonne; due in Noraghe-ruiu, la pri-
Totali 5955 2627 610 189 525
ma di due, l’altra di tre camere; due in Concas, in una
L’orticultura è generalmente poco curata, e sebbe- delle quali due piccole sepolture; quattro in Chiziganu,
ne in ogni paese siano considerevoli tratti di terreno una di esse con due cavità laterali, l’altra con quattro
idonei alla medesima, non si lavora che in piccoli camere e due colonne; e due in Sa rocca de Canzara
spazi. che contengono dieci camere.
Anche alla vite è ottimo il clima; essa vi prospera e Gurulis vetus. Nel sito dove ora è Padria era in an-
matura bene i frutti; non pertanto i vini sono molto tichissimi tempi la Guruli, che fu cognominata vec-
mediocri in bontà. Il mosto che produce la vendem- chia per distinguerla dall’altra fondata dove ora è
mia si può calcolare di cariche (e qui la carica equivale Cuglieri, e che diceasi nuova. Le fondamenta del-
a pinte o litri 50) 5950, risultanti dalle parziali 150, l’antico palazzo baronale sono il residuo della cinta di
2500, 350, 1500, 230, 1200, ordinariamente secon- quella città, e costruzione di arte ciclopica, come co-
do i sunnotati paesi. Bruciasene una parte per acqua- munemente dicono, o noracica come noi usiamo no-
vite, l’altra si consuma nel paese. tarla, consimile a quella che vedesi negli avanzi delle
Anche sulle piante fruttifere si usa poco studio, e mura delle antiche città etrusche. Nella Biblioteca
solo si coltivano quelle specie, il cui frutto è più gra- Sarda, dove si illustrò la Geografia di Tolommeo ri-
dito, e in tanto numero quanto basti per compiacere spettivamente alla Sardegna, ragionammo di questa
al desio. Il totale delle medesime forse non sorpassa antica città. Vedi il detto giornale.
li 17700 individui. Castella. – Monteleone. Di questo parleremo tan-
Tanche. Sono molti spazi già cinti, e alcuni hanno tosto nell’articolo seguente.
una considerevole estensione. Nelle più si alterna la Buonvicino, che gli aragonesi dissero Bonvey, era
cultura alla pastura; in poche altre si lascian sempre un forte castello sulla punta d’una collina conica
pascolare le bestie domite, e nelle ghiandifere si in- tutta rivestita di bosco.
troducono a suo tempo i porci. Castello di s. Eustachio?? Presso la chiesa di questo ti-
Pastorizia. I salti nurcaresi sono abbondanti di otti- tolo vuolsi che appariscano le vestigia d’un’antica rocca.
mi pascoli in tutte le stagioni, e basterebbero per un Le notizie storiche relative alla Nurcara si trove-
numero quattro volte maggiore del bestiame che ora si ranno nell’articolo Logudoro.
educa, se l’arte pastorale fosse più saggia [vedi Tab. 1].
Commercio. Si esercita principalmente con Alghe- MONTELEONE [Monteleone Roccadoria], già anti-
ro e Bosa, dove si manda quanto de’ prodotti agrari co castello, ora piccol borgo della Sardegna nel diparti-
e pastorali sopravanza al bisogno. Il lucro medio si mento della Nurcara o del Monteleone, nell’antico re-
può calcolare a lire n. 155,000. gno del Logudoro. Esso quando i Doria dominarono
Il trasporto è assai costoso, perché comunemente nella contrada fu capoluogo della baronia e residenza
dee farsi col dorso de’ giumenti, già che le vie non de’ medesimi.
sono in ogni parte carreggiabili. Sul Temo è un solo La sua situazione geografica è nella latitudine
ponte, senza il quale nelle stagioni piovose non si 40°28'30" e nella longitudine 0°30' dal meridiano
potrebbe dalle terre della sinistra passare in quelle di Cagliari.

TABELLA 1
Bestiame nurcarese nel 1839
Paesi Buoi Vacche Capre Pecore Porci Cav. Alv.
Monteleone 36 200 100 550 150 60 30
Villanova 1000 1700 4200 18250 1227 600 1150
Romana 60 100 200 1600 100 50 120
Pozzomag. 120 300 1000 1800 2500 500 500
Mara 84 100 300 2300 600 80 350
Padria 260 1032 58 2500 400 300 520
Totali 1560 3432 5858 27000 4977 1590 2670
Casalis 02.XP6 27-11-2006 12:49 Pagina 897

897 Monteleone

È situato sopra il colle del suo nome che a tre lati è L’acqua sorge in varie parti, e in maggior copia a
tagliato perpendicolarmente (ponente, tramontana, fianco del monte. Vedesi sopra questa fonte forata la
maestro); all’altro fa scala, ma assai difficile, e che non rupe per attingerla co’ soliti argomenti, e così rispar-
si sale in meno di mezz’ora per due sentieri a linea fre- miar la fatica del lungo trasporto de’ secchioni per
quentemente spezzata, uno a levante l’altro a ponente. l’erta, che non si potea fare in presenza de’ nemici.
Giungendo in sul grado estremo vedrai gli avanzi Il Temo tocca a tre lati la base del monte. Quan-
degli antichi propugnacoli, torri, muraglie, e stime- do nell’inverno gonfiasi, allora quei coloni che han
rai quanto il castello fosse ben fortificato nella sola faccende sulle terre della riva sinistra, se non osino
parte, dalla quale poteva tentar assalto un nemico di tentare il guado di Mesurios, devono rimanersene a
gran core e forza. La sommità di questo colle è piana, casa e aspettare che cessi la pioggia e manchino i tor-
e la sua superficie potrebbe contenere non meno di renti. Spesso ridonda, e allora molto ne patiscono i
dieci rasieri, che farebbero starelli cagliaritani 55. seminati che sono sulle terre delle due rive.
In certi punti di questo piano sono 15 cisterne Agricoltura. Le terre di Monteleone producon po-
scavate nella roccia, e vedesi chiaro che in esse racco- co, ma pare più per difetto di arte, che per loro poco
glievasi l’acqua piovana per dissetar il popolo e il benigna natura.
presidio quando il nemico non permettesse l’uscita La seminagione solita è ne’ numeri già proposti
per attingere da qualche fonte o dal fiume. Così fe- nell’articolo precedente, non gittandosi ne’ solchi e
cero i cagliaritani prima che avessero imparato da’ ne’ novali, che i sardi appellano narboni, più che
romani come condur l’acqua dalle sorgenti lontane; 175 starelli di grano, 30 d’orzo, 30 di legumi, e po-
e però nella collina che sta a maestro del castello si co di granone e di lino.
vedono scavate cisterne d’immensa capacità, come Mediocre è il frutto delle vigne e la qualità de’ vini.
già notamno in quell’articolo. I fruttiferi sono in piccolissimo numero, le specie due
Le case di Monteleone, che sono disposte presso sole, fichi e noci. Da ciò intendasi quanto questi colo-
le antiche mura non sono più di 80, delle quali alcu- ni siano improvvidi e negligenti, se non sanno procu-
ne disabitate, altre cadenti, e tutte di un aspetto me- rarsi con la poca fatica che vuole la piantagione de’
schinissimo, che ti annunzia la miseria degli abitanti, medesimi questi articoli di nutrimento. Se nella som-
divise da strade immondissime, dove errano e guaz- mità la troppo forte ventilazione nuocesse alla loro fe-
zano i majali. condità, si potrebbero piantare a’ piè del colle, e se
Nell’articolo precedente abbiam notato la popola- non si volesse lasciarle in preda a’ ladri, si potrebbe ciò
zione di Monteleone di famiglie 65, con anime 282, ottenere cingendo i predi di siepe o di muro.
distinte in maschi 160 e femmine 122; ora soggiunge- In tutto il territorio non sono più che tre tanche,
remo che le nascite sono quasi sempre più poche delle che complessivamente porran contenere sessanta sta-
morti, e che se questa popolazione già da qualche relli di semenza. Nelle medesime una volta si tiene a
tempo non mancò del tutto, ciò non sarebbe stato se pastura il bestiame, un’altra si coltiva.
di giorno in giorno non vi si fossero stabiliti alcuni di- Bestiame. Si hanno tutte le specie, ma in numeri
sperati de’ paesi vicini nella speranza di far fortuna tra assai ristretti, cavalle 60, porci 150, pecore 550, capre
quei miserabili. Se in luogo di cotesti avventurieri an- 100, vacche 200, buoi 36, giumenti 30. Quindi si
dasse tra quei poveri popolani un uomo di senno e di può ancora argomentare quanto questi uomini sieno
zelo, che li illuminasse e avvivasse i loro animi alla fa- spensierati sul loro interesse non profittando de’ co-
tica, e li ajutasse ne’ primi movimenti, forse che in piosi pascoli che genera la terra che lasciasi incolta.
poco tempo sarebbero cangiate in meglio le notate In tanta scarsezza di prodotti, che né pure sono suf-
triste condizioni. Ma tra’ tanti che vi sono stati man- ficienti a’ loro bisogni, non bisogna domandare quan-
dati nessuno fu tale quale vorrebbesi all’uopo. to essi annualmente guadagnino. I pochi cereali che
La comune malattia per cui periscono gli abitanti talvolta possono sopravanzare a’ loro bisogni, e quegli
di Monteleone è il dolor di punta. La faticosa salita altri pochi articoli che possono metter in vendita, forse
li scalda, il vento li gela, e il morbo non represso dal- non si possono apprezzare a più di 3 mila lire nuove.
l’arte medica opprime la vita. A pochissimi dura que- Antichità. Sono nel territorio di Monteleone sei
sta oltre l’anno sessantesimo. norachi, e nominati Nuraghe-mannu, Nuraghe-curtu,
Questi borghesi sono principalmente occupati Nuraghe-Calvia, Nuraghe-pastinos, Nuraghe-Tudèra,
nell’agricoltura, alla quale attendon pure i meccanici Nuraghe-nie, in gran parte disfatti.
in quei giorni che hanno non altro affare. Le donne Popolazioni antiche. Ne’ luoghi che dicono Tudera,
tessono, e i telai adoperati non sono più di 25. Banaria, Calvia e Curos sono vestigia di antiche abita-
Agricoltura. – Territorio. Non è molto larga la re- zioni, le quali forse erano frazioni dello stesso Monte-
gione di Monteleone, ma pure è tanta, che sarebbe leone e residenza di quelli che praticavano l’agricoltura.
sufficiente a dieci tanti d’uomini se avessero maggior Il che era fatto prudentemente, perché non si perdesse
industria de’ presenti coloni. Essa è tutta nella valle, tempo nell’andare ai lavori lontani, e non si pericolasse
è piana con pochi rialti, che dicono Monte-pruna, nella sanità tornando stanchi e sudati su quella sommi-
Piredu, Sas murtas, Su Cabrilegiu, Monte-giradu e tà ventosa.
dirimpetto al paese Su Bastione, dove sono vestigie Spelonche. Apronsi molti spechi naturali nel terri-
di antiche costruzioni, e ne’ tempi di guerre e d’asse- torio, dove ne’ temporali e nelle notti d’inverno si ri-
dio soleano porsi i nemici. coverano i pastori.
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Montes 898

Religione. Sta questo popolo sotto la giurisdizione dove il Montes confina con l’Anglona e la Figulina,
del vescovo d’Alghero, ed è curato nelle cose spiri- e sua fonte principale nel territorio di Ploaghe; e il
tuali da un rettore con l’assistenza d’un vice-paroco. Badùri, che nato nel Nulvese traversa i salti d’Osilo
La chiesa principale è intitolata dal protomartire tra Monte-majore e Monte-Uri.
s. Stefano, e vuolsi che la medesima sia stata uffiziata Vedonsi i meschini avanzi di selve ghiandifere, che
da’ monaci benedittini; l’altra che dista dal paese cir- furono estese e spesse quando i pastori e gli agricolto-
ca 300 passi, è nominata da s. Antonio abate. Erave- ri le risparmiavano. La più ragguardevole era quella
ne in altri tempi una terza dedicata a s. Barbara. che nominavasi Chinna, e ora vedesi molto diradata
Le memorie storiche sull’antico insigne castello di e troppo offesa nei pochi individui, ai quali non arri-
Monteleone le potrai leggere nell’articolo Logudoro. vò la fiamma degli incendii. Le quercie e i lecci sono
più frequenti che i soveri; le altre specie molto rare,
MONTES, regione della Sardegna, uno degli anti- e rarissimi gli ulivastri tanto comuni nelle altre re-
chi dipartimenti del regno di Logudoro. gioni incolte dell’isola. Nelle valli vegetano felice-
Quando stabilissi il governo aragonese, e dal Sovra- mente i pioppi e gli olmi, che gli osilesi tagliano in
no se ne diede investitura a’ signori che già la possede- travi, o segano in tavole e vendono ai sassaresi e sor-
vano, cominciò a chiamarsi baronia di Osilo o Osile. sinchi. Il lentisco è sparso per tutto.
Nell’articolo di Logudoro, e in ragionare de’ suoi Nelle parti più elevate di questo distretto, che sono
cantoni mediterranei, avendo notato le contrade con esposte al maestrale e al borea l’inverno è un po’ fred-
cui confinava questo distretto, e la ragione della sua do quando regnano quei venti, i quali sottentrando a
appellazione, però al presente sorpasseremo questi fiati più tepidi cagionano una forte variazione termo-
punti e diremo quell’altro che giova di sapere. metrica e dannosissima a coloro, che imprudentemen-
La sua lunghezza nella linea di greco-libeccio dal- te non prepararono alla persona la necessaria difesa te-
l’Anglona a Figulina non è minore di miglia 8, la nendosi ben coperti. La neve copre spesso il suolo, e
sua lunghezza in quella di maestro-sirocco dalla Ro- passano talvolta anche due settimane prima che si fon-
mandia all’Oppia può calcolarsi di miglia 10, e la da. Nel Tufudese sono alcune neviere, dove raccogliesi
superficie eguale a miglia quadrate 80 in circa. la neve ghiacciata per il commercio con Sassari, Alghe-
È una regione montuosa, dove però non manca- ro, ed Ozieri. Le tempeste con grandine e fulmini sono
no siti piani, e può esercitarsi senza grandi difficoltà più frequenti che nelle regioni vicine; la nebbia soventi
l’agricoltura. ingombra i luoghi, ma senza danno, perché cagionasi
Le eminenze principali sono il Tufudesi, o monte dalle nubi basse sorgenti dal mare. Il monte d’Osilo ve-
d’Osilo, il Monte-Uri, Monte-majore e Monteraggiu. desi di quando in quando ravvolto nelle medesime.
La prima, sebbene la sua elevazione sul livello del ma- L’aria che vi si respira è purissima, e solo in alcune valli
re non sia di gran considerazione (perché non oltre- e in certe stagioni viziata da miasmi.
passa forse li metri 763 nella punta di Bonaria, e li Il selvaggiume grosso è raro, e i cacciatori che van
650 in quella del Castello), è molto notevole perché agitando le macchie sono lietissimi se incontrino un
sopravanza non solo i monti prenominati, ma quelli cinghiale. In maggior numero sono le volpi, le lepri,
pure che a gran raggio sorgono intorno; ed ha nelle le martore. Non mancano gli uccelli di rapina, avol-
due sue punte il centro d’un bellissimo panorama che toi, aquile, falchi; e tra le specie gentili sono assai
molto slargasi nell’orizzonte boreale in sul mare dove moltiplicate le pernici.
è l’Asinara e la Corsica. Popolazione. Fu un tempo, quando in questa con-
Dominano le roccie calcaree, le quali nelle parti trada erano molti popoli, e abitavasi simultaneamente
meridionali sono coperte dalle basaltiche. Osile, Bualis, Gutòi, Felisquentino, Scalas, Sàssulu, Ton-
Le fonti non sono in gran numero; alcune però sa, Villafranca d’Erice o Eris, Utali e Montes. Cadute le
sono molto abbondanti, e tra queste si possono indi- case restarono in piè le chiese per la religione di quelli
care le nominate dessu Quercu, di S. Vittoria, Otti- che erano sopravvissuti, e che almeno nel giorno del
la, Brenaghe e di San Lorenzo. titolare vi andavano agli uffici divini. Sassulu era dove
Si formano in questo territorio alcuni rivi, l’Acheta oggidì si vedono le chiese di s. Maria, s. Leonardo e s.
nato dalla fonte della Quercia, che dall’amena valle Ilario; Villafranca d’Eris intorno alle cappelle di s. Ga-
del Crabòlu scorre nell’altra assai più deliziosa, che di- vino e s. Michele; Scalas presso alla chiesa di s. Maria;
cono di Logulentu; il Bùnnari che ha sua origine a piè Tonsa intorno alla chiesa del Salvatore, e Utalis presso
del monte d’Osilo dalla fonte del Pruno, e cresciuto alla chiesa della N. D. di tal titolo in vicinanza al bor-
dall’acque del Rio della Canna, entra nella valle cui go di s. Vittoria. Nella valle Margherita e dove sono le
dicon pure di Bunnari, donde passa in quella di Scala chiese di s. Anastasia e s. Giusta; e in Serras de Osile
di Giocca; il Silis o rio de Coros; il Sassulu. intorno alle cappelle di s. Giovanni, s. Marco, s.
Questi fiumicelli e i ruscelli delle suddette mag- Georgio vedrai altre vestigie di antiche abitazioni. Le
giori fonti servono a metter in moto gran numero di guerre, le pestilenze cagionarono tanta rovina e solitu-
molini. dine; ma nell’infortunio degli altri prosperò Osilo,
Dopo questi rivi nati nel territorio sono a indicar- perché accolse i pochi che si salvarono, e acquistò il
si i fiumi che scorrono da altre contrade e traversano diritto che or ha sulle loro rispettive terre.
questa regione o ne bagnano i confini; il rio Bandera Nel 1358 i sopranominati paesi, a eccezione di Vil-
o de Bad-e-bandera che ha i suoi principii nel salto lafranca d’Eris e di Montes, esistevano tutti ed erano
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soggetti immediatamente al Sovrano, perché già da voler soffrire la superiorità che ne’ paesi si soleano ar-
quattro anni i Malaspina vi avean perduta ogni autorità. rogare quei cotali che quando si avean comprato il ti-
In tutto il distretto non fu per molti secoli che il so- tolo di cavalieri, quasi avessero migliorato di natura, si
lo borgo di Osilo; il popolo di s. Vittoria, che coltiva il esaltavano in una superbia tracotante, ed emulavano
territorio dello spento Utali, è da poco che cominciò a le maniere baronali dell’alta aristocrazia. Si andò sce-
esistere, dicendosene primi coloni alcuni anglonesi, i mando il loro numero, e presentemente in quel gros-
quali nelle feroci inimicizie tra Bulcesi e Perfughesi so paese non vi è altra distinzione che quella che por-
non essendo sicuri nel luogo natio, colà si ritirarono tano le qualità e le fortune particolari. A compiere
nelle loggie del cortile di s. Vittoria, e crebbero poco queste nozioni è solo da notarli sobri, religiosi, pun-
dopo da’ poveri d’Osilo che sperarono migliorar di tuali, manierosi, arrendevoli nelle differenze, socievoli
sorte vedendo la facilità con cui quegli stranieri vivea- e temperati d’umore.
no da’ frutti de’ loro lavori. Da questo che sono laboriosi si intende che tra i
montesi sono rari quegli indigenti che debbano vive-
Popolazione montese negli anni re dell’altrui carità. Quasi tutte le famiglie possedo-
no qualche cosa.
1654 1688 1698 Generalmente godono un’ottima sanità, e se più
Fuochi Fuochi Fuochi Maschi Femm. cautamente si guardassero da’ venti freddi, quando so-
Osilo 315 649 563 1323 1440 no trafelanti per le tollerate fatiche, le polmonie e le an-
gine sarebbero meno frequenti. Nell’estate e nell’autun-
Stato della popolazione del 1838 no dominano le coliche, le febbri biliose e periodiche.
Per la foggia particolare di vestire delle donne osile-
Maggiori Minori
si quando sono in faccenda e quando vanno alla chie-
Paesi maschi femm. maschi femm. Totale Famiglie sa, vedi l’Atlante unito al primo volume del Viaggio
Osilo 794 799 1388 1394 4375 1015 in Sardegna del generale Conte La Marmora.
Utali 200 170 150 170 690 185 Osilo è uno de’ rarissimi luoghi, dove la istituzione
delle scuole primarie abbia giovato. I genitori inten-
Parve ad alcuni che in questo territorio quanto lo dendo il beneficio sovrano mandavano all’insegna-
abbiamo definito nella sua superficie, non potessero mento i figli, e l’insegnamento era praticato con tanta
stare quei diversi popoli che nominammo, perché conformità ai regolamenti e con tanto zelo, che la
non darebbe la sufficienza ai medesimi, supponendo- scuola osilese avrebbe potuto essere degnamente una
si un per l’altro di 500 abitanti; ma una leggiera con- scuola esemplare o normale, e servire alla istruzione di
siderazione può dissuaderli da tale opinione. La po- coloro che avessero voluto esercitare l’ufficio di mae-
polazione attuale non è molto al dissotto delle 5000 stri. Dopo aver quasi sempre inveito contro il disordi-
anime, che si credono troppe per questo territorio, e ne che vedea in pressoché tutti siffatti stabilimenti, e
non pertanto trovasi rispettivamente alla superficie per la stupidissima negligenza de’ padri, che nulla si
nella ragione di anime 62 ad ogni miglio quadrato, la curavano della coltura de’ loro figli, e per la inettitudi-
quale è una ragione assai debole, e che solo potrebbe ne di quelli che si nominavano maestri ed educatori
accettarsi per terreni sterilissimi e insalubri. La terra de’ teneri fanciulli, e spesso non sapeano, più spesso
montese può, senza pur che si supponga una profon- non voleano far niente di quanto era prescritto ne’
da cognizione agraria e una costante fatica, nutrire il saggi regolamenti dati dal governo, sento ora il biso-
quadruplo della popolazione che or ha. gno di render giustizia agli osilesi, e dar ai bene eletti
maestri la lode che meritò la loro intelligenza in un
Professioni ministero, che non è da uomini sciocchi e ignoranti, e
la carità che usavano coi fanciulli.
Paesi Agric. Past. Mecc. Preti Uff. San. Scol. Legg. Le persone che sappiano leggere e scrivere non
Osilo 1300 200 150 30 8 100 450 pajon meno di 550.
Utali 220 40 25 1 1 15 35 Le donne sono non meno degli uomini studiose
ne’ lavori, e quasi tutte si esercitano nel telajo per
I montesi hanno corpi di taglia mediocre, ma di provvedere de’ necessari tessuti la famiglia e per far-
forme giuste e leggere, molta intelligenza e accortez- ne guadagno. Si sono già introdotti molti telai di
za; e le loro donne aggiungono a questi pregii una miglior forma, e molti di giorno in giorno si sosti-
gentile beltà con molta grazia, vivacità e cortesia. tuiscono agli antichi, ne’ quali si operava con molta
Nel morale de’ medesimi notasi un forte sentimen- difficoltà, e si facea pochissimo lavoro.
to d’onore, facilità all’ira, pertinacia nell’odio, ostina- Agricoltura. Il terreno arativo della doppia vidaz-
tezza ne’ puntigli, studio e costanza nelle fatiche, sì zone non è meno di 9000 giornate. Le argille sono
che non sanno differir le loro faccende né pure quan- comuni, e grande è la fatica che domandasi per la
do si accorgono di essere insidiati da’ loro nemici. Sa- seminagione. La fruttificazione suol essere come nel-
rebbe prova certissima di codardia se non affrontassero le terre di mediocre benignità negli altri dipartimen-
il pericolo. In essi è pure riconosciuta una gran fierezza ti. Il grano, l’orzo e il lino si semina per provvista al-
d’animo a non abbassarsi, e però non si ha esempio di la famiglia e per articolo di commercio; i legumi
alcuno che abbia servito in officii vili, e insieme a non solo per il bisogno particolare.
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Montes 900

Nella seguente tabella vedrai lo stato delle princi- della sua Natività. Questa chiesa, che fu una antichis-
pali cose agrarie: le misure per i semi sono starelli, sima abazia de’ benedittini, trovandosi in regione di-
per il mosto cariche. pendente da Osilo, ma dentro la circoscrizione della
diocesi ampuriese, fu causa di risse sanguinose tra gli
Paesi Grano Orzo Fave Lino Legumi Fruttif. Vigne osilesi e i castellanesi (di Castelsardo), e di una lite
Osilo 3500 1000 150 300 80 15000 3500 che per più anni si agitò in Roma, ed ora è sopita,
Utali 800 150 50 100 20 8000 700 pretendendo gli uni e gli altri il diritto esclusivo di
ufficiarvi, e gli osilesi ponendo a fondamento la loro
I legumi che si coltivano sono ceci e lenticchie. Il possessione immemoriale. Addì 8 settembre una par-
granone si coltiva da pochi, e parimente le patate e te del capitolo della collegiata di Osilo vi si avvia tra
le piante ortensi. una folla di devoti, quali a piedi e quali in sella, per
È trascurata anche la vigna, sì che la vendemmia celebrarvi i divini ufficii, e va con essi una turma di
dà appena la provvista, e un vino di poca bontà co- cento cavalli, che sinché durò la giurisdizione feudale
meché l’uva maturi bene. Si distilla poca acquavite. era preceduta dallo stendardo del Duca di Candia e
Le piante fruttifere sono peri, fichi, pomi, susini, dagli ufficiali della curia che dovean vegliare al buon
peschi, ciriegi e noci, e queste due ultime specie in ordine e provvedere ne’ casi di disturbo. Quei cava-
piccol numero. I montesi imprenderanno anch’essi lieri quando sono una mezz’ora distanti dalla chiesa
la cultura de’ gelsi. corrono a briglia rilasciata sino alla medesima per
I terreni chiusi erano nel 1835 non meno di sta- luoghi, che a ver dire non sono molto comodi al pas-
relli 2800, gli aperti si computavano di starelli 6125, so, ed entrati nel cortile della chiesa fanno tre volte il
i pascoli pubblici di altrettanta superficie. giro. Quindi l’alfiere va tra il suono delle trombette a
Pastorizia. Le specie e il numero de’ capi educati porre la bandiera presso l’altare alla parte del vangelo,
sono (1838) come nella seguente tabella: e quindi si fanno con tutta solennità altre cerimonie
in dimostrazione del possesso. I castellanesi, se sian
Paesi Buoi Vacche Capre Pecore Porci Cavalle Cavalli
presenti, devono prima di arrivare gli osilesi scaricare
i loro archibugi e nasconder tutte le armi; e quando
Osilo 1240 700 1850 9500 3000 70 1000
trascurarono di farlo non poterono evitare di venir a
Utali 300 120 410 2000 700 – 100
duello e di essere aspramente battuti. Vi si pernotta,
si canta, si balla, si fanno conviti e si gode un bel sol-
I salti montesi non potendo nelle attuali condi- lazzo. Si torna indietro il giorno dopo verso le nove
zioni dare un abbondante nutrimento, però i pastori del mattino, e si viaggia sino a S. Pietro de Idighinzos,
devono passare in altre regioni e comprarvi il pasco- antico ospizio de’ benedittini di Tergu, dove tutto il
lo superfluo. Questi sono in continue contese con popolo coi sacerdoti, i curiali e gli uomini di cavalle-
gli agricoltori, ma perché molto inferiori in numero ria si fermano per il pranzo spargendosi in varie bri-
devon spesso cedere. Manipolano assai bene il butir- gate attorno la chiesa e presso la fonte che dicono Su
ro, ma perché sgrassano il latte della sua crema, gua- Cantaru de S. Pedru. I pastori de’ prossimi salti offro-
dagnano poco da’ formaggi. no gran copia di latticinii, partecipano del convito, e
L’apicultura è curata da pochissimi. poi entrano nella danza che si incomincia dopo il
Commercio. Dagli articoli agrarii e pastorali, che so- pranzo, o gareggiano traendo al bersaglio. Quando i
no i più considerevoli, e dagli altri minori rami di lu- peregrinanti rientrano nel paese fanno gran rumore
cro possono i montesi ottenere annualmente la som- con le grida, con molte scariche delle loro armi, e so-
ma di lire n. 250,000. Vendono nella piazza di Sassari no accolti con plausi sonori.
grano, orzo, lino, tessuti di lana e di lino, frutta, capi Antichità. Le costruzioni noraciche sono in gran
vivi, formaggi, pelli, lana, cuoi, travi ecc. numero entro i confini di questo territorio. Eccone la
Strade. Nell’anno 1825 si apriva una strada nella nota: Bellu in piatu – Chirispada – Schina de Chirispa-
pendice della montagna dove è Osilo, e fu prodotta da – Punta de Chirispada – Su sterridorgiu – Sa funta-
sino alla grande strada centrale; ma essendo stata poi na dessa figu – Furcaditos – Ondra pes – Ferrunda –
poco curata, forse presentemente è già mancata la Tau – Sitto – Nuraghe ladu – Nuraghe copertu – Sos an-
bella comodità che era nella medesima al commercio gioniles – Crastu de Santile – Calvarida – Cantareddu –
con Sassari, e questa non si potrà effettuare che sul Abba salza – Sitto (bis) – due in Badu de Samude. – In
dorso de’ giumenti. Alle altre parti non sono che sen- territorio di Tergu Nuraghe Curtu – Andriapinna –
tieri scoscesi; ma poi il passaggio da Sassari all’Anglo- Corona ruia – Isgràstula – Leppedda – Sa coloula – Sa
na sotto il monte d’Osilo in uno stagno di fango o Uda – Su lacu – Massigiola – Malta de Giagu – S.
sul marciapiè di pietre rozze e mal unite, con fre- Baingiu Eri – Tudari. – In territorio di Baduganu Ba-
quenti vacuità dove sprofonda il piede de’ pedoni e solu – Caudes – Tangarone – Eredeo. Di questi alcuni
de’ cavalli, è di un pericolo spaventoso, e non si può sono in gran parte distrutti, gli altri poco meno.
figurare una cosa peggiore. Caverne sepolcrali. In Ittiàri presso S. Vittoria, in
La fiera più popolosa è quella che si celebra in Ter- Conch-e-homine, in valle Acheta, e presso la fonte
gu in occasione della solenne peregrinazione degli detta Sos Lacheddos, vedonsi molte di siffatte came-
osilesi a venerarvi la N. D. nella commemorazione ruccie scavate nella roccia.
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901 Monti

Notizie storiche. Quando cadde il regno del Logu- d’Osilo. Due guerrieri del Giudice nativi di questo
doro, i Malaspina occuparono questo dipartimento, dipartimento, che si distinsero per gran valore, prin-
e furono essi che edificarono in una delle punte del cipalmente in quest’impresa e poi nella espugnazio-
Tufudesi quel fortissimo castello di cui vedonsi le ve- ne di Sassari, furono molto privilegiati da Mariano.
stigia, e resta sull’estrema rupe la torre principale. Di Erano essi Quirico Mancone e Giovanni Sotgiu am-
questa fortezza si è già parlato nell’articolo Logudoro, bi di Tonsa.
e torneremo poi a parlare nell’articolo Osilo. Nella pace del 1388 Leonora regina d’Arborea
I Marchesi di Massa ebbero dominio in questo rendeva al Re il castello d’Osilo.
dipartimento, e da’ medesimi credesi esser stato co- Quando nel 1390 ricominciarono le ostilità tra
gnominato il monte Massa. Aragona e Arborea gli arboresi lo riacquistarono.
Nel 1323 quando gli aragonesi si posero a campo Nel 1439 questo castello col suo contado fu dato
intorno alla città d’Iglesias, i Marchesi Malaspina vi in feudo ad Angelo Cano di Sassari.
concorsero coi Doria, e giurarono fedeltà all’infante
D. Alfonso per quello che possedeano nel Logudoro. MONTI, villaggio della Sardegna nella provincia e
Nel 1325, quando i pisani rinnovarono la guerra prefettura di Tempio e già compreso nell’antico re-
contro gli aragonesi già padroni dell’isola, i Marchesi gno di Gallura.
Malaspina aderirono ai medesimi con gli Spinola, i La sua situazione geografica è nella latitudine
Massa e i Doria. Ma poco dopo, quando i pisani do- 40°47'30" e nella longitudine orientale dal meridia-
vettero cedere, i Malaspina rientrarono nel dovere, no di Cagliari 0°10'.
ricevettero nuova investitura del castello d’Osilo po- Giace in valle a’ piè d’una catena di colline che lo
sto sotto la custodia di Gerardo Alos. I Marchesi di proteggono dai venti meridionali. L’inverno è alquan-
Massa, sebbene già condannati di fellonia, essendosi to rigido in questo paese sì per i frequenti aquiloni,
assoggettati, furono graziati. come per l’ingombramento del Limbara che toglie il
Nel 1327 Azone marchese Malaspina per consi- sole ai Montini per alcune ore: e i calori estivi, di rado
glio di Barnaba Doria occupò il castel Genovese; ma temperati da’ venti freschi e soventi aumentati dal le-
poco dopo essendovi stato assalito, fu fatto prigio- vante, sono molestissimi. Scoppiano frequenti orribili
niero, e non venne rilasciato prima che comandasse tempeste da’ nembi che si adunano sul Limbara e vi si
il Boxados. caricano di grandine e fulmini. L’umidità è sentita in
Nel 1329 i Marchesi Malaspina insorsero di nuo- ogni tempo, più forte nelle stagioni piovose, e nelle
vo coi Doria, e alcuni principali di Sassari per cac- notti estive e autunnali. Anche la nebbia è di tutte le
ciar gli aragonesi e consegnar la città a’ genovesi. Fu- stagioni, ma allora più perniciosa quando fioriscono i
rono però banditi da Bernardo Boxados insieme con seminati. L’aria vi è insalubre come ne’ luoghi più
gli altri autori della ribellione. malsani, e possono anche le nari men dilicate inten-
Nel 1336 i Marchesi Malaspina fecero omaggio al dere la sua depravazione dal fetore che spargesi entro
re Pietro pel castello d’Osilo e pertinenze, e per gli lo stesso paese, principalmente quando il vento passa
altri luoghi che possedeano nelle curatorie di Figuli- sopra i prossimi pantani e trasporta i miasmi.
na e Coros. Il territorio dei Montini è circoscritto in brevi ter-
Nel 1339, quando tra Giovanni, Azone e Federi- mini, e più montuoso che piano. Vi si trova un’argil-
co Malaspina fu fatta la divisione delle cose paterne, la ottima per le stoviglie (terra de padeddas), della
Giovanni ebbe per sua parte i beni di Sardegna, de’ quale i pastori fanno opere grossolane, sì che pajono
quali quando in sulla morte (ann. 1343) fece testa- i primi tentativi dell’arte figulina.
mento, istituiva erede il Re. Ma non soffrendo Fede- Apronsi molte fonti in tutte le regioni, e alcune
rico e Azone che la famiglia perdesse que’ dominii, propinano acque abbondanti e purissime. Dai rivi
vennero dall’Italia con un esercito, e di viva forza oc- che se ne formano ha incremento l’Olbio (fiume di
cuparono il castello e tutti gli altri luoghi. Terranova) e il Termo.
Nel 1347 i Malaspina erano padroni del castello, Nel Campo a poca distanza dal paese e in siti con-
perché i Doria nelle pratiche per la pace col Re pro- cavi sono raccolte e stagnano le alluvioni formando
posero di espugnarlo con le loro armi. parecchie paludi, che d’estate e d’autunno sono un
Nel 1349 i marchesi Malaspina confederati co’ attivissimo laboratorio di miasmi. Vuolsi difficile
Doria assediarono Sassari, e fecero giornata con opera dar scolo alle medesime; ma se in quei paesani
Ughetto Corbera che portava soccorso agli assediati. fosse maggior intelligenza e maggior studio pe’ pro-
Nel 1352 i marchesi Malaspina Federico e Azone pri comodi, con poca fatica quei bacini sarebbero
tornarono all’obbedienza del Re, e furono rinvestiti evacuati, l’agricoltura acquisterebbe terreni fertilissi-
del castello d’Osilo e degli altri feudi. mi, e non sarebbe l’aria ingombra da tante zanzare,
Nel 1354 la baronia e la rocca d’Osilo era già in dalle quali è una gran noja e dolore ne’ tempi caldi.
potere del Re, perché vi esercitava un’immediata giu- La montagna è in molte parti coperta di ghiandife-
risdizione, e vi ponea a presidio le sue truppe. Non si ri, e tiene cinghiali, daini, mufloni, cervi, e volpi. Que-
sa come i Malaspina perdessero quel dominio. ste essendo in grandissimo numero fanno grande stra-
Nell’anno 1369 Mariano d’Arborea, dopo la sua ge del bestiame minuto. Tra le molte specie d’uccelli
vittoria su Pietro de Luna, assediò e prese il castello sono in famiglie più numerose le pernici, i colombi, le
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Montiferro 902

tortori e le piche. In primavera suona a tutte parti l’ar- Pastorizia. Nell’anno sunnotato il bestiame de’
monia degli usignuoli e delle filomene. montini era nelle specie e ne’ capi come segue: vac-
Popolazione. Nell’anno 1838 si numeravano in che 500, buoi 150, porci 1200, pecore 2000, capre
Monti, maggiori di anni 20, maschi 292, femmine 600, cavalle rudi 120, cavalli 35, giumenti 30.
295; minori, maschi 105, femmine 96; in totale ani- I salti basterebbero a nutrire tanto e anche maggior
me 788, distribuite in famiglie 164. numero; ma nell’attuale condizione della pastorizia i
I montini sono fra’ pochissimi popoli della Sarde- pascoli spesso mancano, e i montini sono obbligati a
gna notati ancora di troppa rozzezza, quelli che possa- passare in territorii stranieri, in Badde-suergiu di Alà,
no veramente parere più rozzi. Vivono miseramente, e nel Pianicciu di Terranova, e prima soleano introdursi
basterà a darne una idea senza estenderci in molte pa- anche nel salto che dicono Su Algiòlu, dove usavano
role, l’interno delle loro case, dove non sono altri mobi- da tempo immemorabile, e non ha molto furono
li che alcuni scanni di ferule o rozze sedie, qualche pan- espulsi per non aver presentato in tribunale i loro di-
chetta e cassa, e alcuni soveri e grandi canestri. I soveri ritti in contraddittorio de’ berchiddesi, che dopo la
sono a molti il solito letto, e fa pietà vedere come i cor- sentenza vi entrarono armati, vi abbruciarono le ca-
pi si debbano rannicchiare per esser contenuti ne’ cane- panne e distrussero gli stazii.
stri, ne’ quali le donne riposano coperte di qualche Non sono più di cinquanta le famiglie pastorali
grosso tappeto. Nel 1836 non erano in tutto il paese che si stabilirono nelle cussorgie, e in esse non si nu-
più di 18 letta ordinarie. Il morale de’ medesimi do- merano più di 230 anime.
vrebbe essere migliorato, e converrebbe far loro inten- Apicultura. I bugni sono in gran numero, e danno
dere la giustizia di rispettare l’altrui roba. I furti sono una delle migliori pietanze per gli ospiti.
frequentissimi, e nei medesimi una sorprendente astu- Commercio. I montini vendono il superfluo de’
zia e attività. Escono in campagna, gittano il lancio su cereali e i prodotti agricoli in Terranova, e possono
qualche animale, lo squartano, portano una parte alla per media lucrare all’anno lire nuove 12 mila.
famiglia, le altre vendono a buon patto a’ vicini, e que- Le vie nel piano sono carreggiabili, ma nelle sta-
sti sanno che la merce è frutto di mala industria. Egli è gioni piovose interrotte da’ fiumi.
per essere ajutati in siffatti ladronecci che nutrono gran Religione. I montini restano nella giurisdizione del
quantità di cani, i quali accolti nella camera, che è di vescovo di Tempio o Civita. Le anime sono curate
maneggio e di riposo, servono a temperare il freddo. da un solo prete che prende il titolo di rettore.
Devesi però notare che i montini non possono poi es- La chiesa principale stata eretta nel 1784 è sotto
ser accusati di grassatori. Con la istruzione potrebbero l’invocazione di s. Gavino. Le minori, situate fuori del
in breve migliorar di molto. paese, sono dedicate, una allo stesso s. Gavino, l’altra
I montini prendono gran piacere nella danza all’ar- a s. Giambattista, la terza a s. Michele arcangelo, la
monia delle voci, e concorron alle feste per goder que- quarta a s. Paolo eremita. La prima, che è a pochi pas-
ste ricreazioni. L’altra loro gran passione è il bersaglio. si dall’abitato, e fu già parrocchiale, ora serve per ce-
La principale occupazione di questi paesani è la miterio; la seconda è pure poco distante e capace; la
pastorizia: le arti meccaniche anche di prima neces- terza è un po’ più lontana e angusta; alla quarta, che
sità sono trascurate. Poche donne lavorano nella tes- trovasi fra’ monti, si va in due ore di viaggio. È fabbri-
situra, e forse non si può numerare più di 20 telai. cata di granito ed ha presso una copiosa fonte, tre ca-
La scuola primaria vi fu aperta, ma non vi concor- sipole per li divoti, e un palazzotto per il romito che la
sero mai più di dieci fanciulli. Se si dovesse notare custodisce, e per il prete quando viene a farci i divini
quanti dopo più di 20 anni, da che questo stabili- uffici ogni anno addì 17 agosto. Sino al 1825 era in
mento fu ordinato, siano stati ben ammaestrati a leg- tal giorno un concorso maraviglioso di gente da tutte
gere e a scrivere, forse non si potrebbe dirne un solo!!! le provincie settentrionali, e anche dalle meridionali,
Mancano a’ montini tutti i soccorsi dell’arte salu- altri per religione, altri per far mercato, altri per puro
tare. Le malattie più frequenti sono apoplessie, artri- sollazzo, e si raccoglievano molte offerte. Poi essendosi
tidi, idropi, flogosi di petto, e nell’estate le intermit- stabilita questa devozione in altri luoghi, la montagna
tenti di cattivo carattere. Il cibarsi che alcuni fanno di s. Paolo non fu così frequentata. Credesi che in
della ferula cagiona lo stesso mal di sangue che pati- questo luogo fosse già un ospizio di cisterciensi. Nella
scono le bestie che se ne nutrono. festa di s. Paolo solevano concorrere gli improvvisato-
Agricoltura. Si suol seminare di grano starelli 150, ri, tra’ quali ebbe molta fama un cotal Busu di Monti,
d’orzo 120, e poi nient’altro. Il grano suol produrre e si correva il palio.
l’8, l’orzo il 10. L’arte è imperfettissima e nessuna la Antichità. Entro i termini di Monti non saranno
cura che si usa sopra i seminati. Si semina, si miete, meno di 10 norachi, i quali però sono in gran parte
e in questi due atti sono tutte comprese le occupa- disfatti.
zioni coloniche.
Le viti perirono, e ne’ luoghi dove già si coltivaro- MONTIFERRO, regione della Sardegna, e antico
no sono alcuni rarissimi fruttiferi. dipartimento confinale del Logudoro.
Le terre chiuse sono poche, e tutte di piccola su- Confinava ad austro col Campidano di Milis, a
perficie. I proprietarii vi seminano o vi tengono a levante con Guilcieri e col Marghine, a tramontana
pascolo le bestie domite. con la Planargia, a ponente col mare sardo.
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903 Montiferro

La sua lunghezza si può computare di miglia 13 quantità di acqua, ed un capitale di dieci a dodici mila
nella linea ponente-levante, la larghezza di 8 nella linea lire nuove per le fabbriche; sarebbe perciò utile il procu-
di austro-tramontana; ed essendo medie queste misu- rarne la coltivazione, se si potesse trovare a Cuglieri o al-
re, la superficie dovrà stimarsi di miglia quadrate 104. trove una società di azionisti che ne assumesse l’impresa.
Territorio. È una contrada quasi tutta montuosa, Il piccolo ruscello che scorre a piè della miniera sa-
comeché sull’estremità boreale si spiani in quella rebbe sufficiente per questa specie di lavoro; e i nume-
parte che occupa del gran terrazzo, che dicesi Pla- rosi boschi che ricoprono le vicine montagne potrebbe-
nargia, per la condizione della sua superficie. ro agevolmente somministrare a più opificii di tal sorta,
La maggior parte della massa de’ monti, che nel- ognuno de’ quali vuole appena cinque o sei operai.
l’antica geografia sono appellati Menomeni, com- Le più eccelse punte sono il Monte-Urticu, Mon-
prendesi entro i suoi termini. te-Entu e Monte-Pertusu. Le osservazioni barometri-
Le roccie sono di origine ignea, e il monte che di- che diedero al general C. La Marmora per l’altezza
cono di S. Lussurgiu è un antichissimo vulcano, dal del primo metri 1049, del secondo 1015,44, per
quale pare essere stata eruttata gran parte del liquido quella del terzo metri 992,14.
che forma lo strato basaltico della Planargia. Il paese Sono entro le viscere di queste montagne grandi
di tal nome è fondato dentro l’ampio suo cratere. serbatoi di acque, principalmente nella parte lussur-
Sulla mineralogia monteferrese può notarsi nel ter- giese, che erompono da cento vene, alcune delle
ritorio di S. Lussurgiu una lava in vario grado porosa, quali di grande abbondanza.
quindi la feldspatica o domite bigia con cristalli di I rivi che si formano dalle medesime, essendo sta-
feldspato vetroso; in quel di Cuglieri una lava consimi- ti descritti nell’articolo di Santu Lussurgiu, in quelli
le, una breccia di quarzo con noccioli di diaspro, di Escano e Cuglieri capoluogo, ci dispensiamo da al-
un’argilla bianca proveniente da una domite decompo- tre parole sopra i medesimi, rimettendo il lettore alle
sta, un agglomerato conchiglifero (in vicinanza del li- indicate descrizioni.
do presso S. Catterina di Pittinuri), e nel Monte-Ferro, Gran parte di queste montagne erano coperte di fol-
da cui il dipartimento prese il nome, un ferro oligista, to bosco, nel quale dominano i ghiandiferi, la quercia e
micaceo, argentifero, nella roccia trachitica che forma l’elce, e non sono rari i bossoli. Varii spazi furono poi
questo monte: e particolarmente per cotesta roccia dee sgombrati per gl’incendi e per le recisioni arbitrarie.
notarsi una trachite alluminifera contenente solforo di Non sono molti anni che si praticò un taglio nelle
ferro, e allumina solfata con un po’ di ferro solfato. regole, dal quale si ebbero materiali pregiatissimi per
La suddetta miniera di ferro micaceo fu già colti- l’opera de’ cantieri. Il trasporto ne fu agevole per una
vata, e se ne hanno indizi presso la cala di S. Catteri- carreggiata che si formò senza gran dispendio.
na di Pittinuri, dove il minerale si imbarcava. Questo La specie selvatica più frequente sono i daini, quin-
ferro si mostra a scoperto sulla dritta d’una piccola di i cinghiali, le volpi e le lepri. Gli uccelli gentili, per-
valle accessibile a’ carri, e bagnata da un piccolo ru- nici, tortori, colombi, quaglie, beccaccie, ecc. offronsi
scello, che però non resta mai a secco. in facilissima preda a chi esca nel salto.
La vena metallica ha da due a tre metri di spessez- Clima. La pendice boreale de’ Menomeni è molto
za, ed è stata saggiata in tre diversi punti. battuta dalla tramontana e dal maestrale, e un po’
Nel punto inferiore è una galleria di 10 metri di fredda nell’inverno. Le nevi cadono spesso sulle parti
lunghezza su due di larghezza e quattro o cinque di al- più elevate, e sono più tarde a liquefarsi, che nelle par-
tezza, stata effettuata nella spessezza del filone, la cui ti più basse e prossime alla marina. Le tempeste non
direzione a maestro in una posizione presso che verti- troppo rare di grandine e fulmini cagionano sempre
cale, sembra paralella a’ banchi della montagna, quivi qualche danno, e le pioggie più frequenti che altro-
poco apparenti; negli altri due punti non è promesso ve, quando sono dense, lo accrescono con l’impeto
alcun vantaggio. de’ torrenti. Le nebbie che sparge il levante sono
Il cadente ed il letto sono formati di quarzo, so- causa di maggiori nocumenti quando i seminati e gli
vente ricoperto d’una efflorescenza di solfato di fer- alberi sono in fioritura.
ro, cui d’ordinario ne sovrasta un’altra di solfato di L’aria del Monteferro è purissima, come si dee sup-
allumina. La pirite marziale non si scorge nell’inter- porre in paesi montagnosi, dove non accade eccettua-
no delle fosse; si trova però sulla sinistra della valle, re altri siti, che il concavo delle valli umide.
pochi passi distante dalla miniera. Popolazione. Nell’antichità questa regione avea due
Il minerale si mostra assai puro; esso vi è sotto la città, delle quali una storica, Corni, che i sardi dicono
forma di piccolissime pagliuzze volgenti alla forma Corra. Guruli nuova sussiste ancora con lo stesso no-
lenticolare. me, sebbene alquanto depravato (Cuglieri o Culari).
I lavori già fatti sembrano di qualche importanza, Della prima abbiam ragionato nell’articolo Corchinas
e han potuto alimentare il laboratorio che significai o Corrichinas, della seconda in quello di Cuglieri.
più sopra. Nel medio evo si conosceano esistenti le popola-
Questa miniera forse non darà un buon metallo: sic- zioni di Cuglieri, Escano, Sinariolo, S. Lussurgiu, Pi-
come però il minerale può esser trattato con poca spe- cinuri o Pittinuri, S. Leonardo.
sa, tenendo il metodo di Brossasco, il quale oltre all’es- Già da più secoli essendo mancate quelle di S. Leo-
sere di una gran semplicità, domanda una piccolissima nardo e di Pittinuri, restano solo le prime quattro.
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Montiferro 904

I monteferrini erano nel 1839 tanti e così come L’orticultura riceverà ancora altri incrementi es-
nella seguente tabella: sendo molti siti, ne’ quali può essere con gran lucro
praticata.
Maggiori Minori I fruttiferi vegetano con lusso maraviglioso e pro-
Paesi maschi femm. maschi femm. Totale Famiglie ducono liberalmente. Gli oliveti danno ottimo frut-
Cuglieri 1467 1510 335 540 3852 887
to, e un olio di miglior natura, che quello di Sassari
e di Alghero, e però meglio pagato. Con gran profit-
Escano 459 478 292 270 1499 300
to si sono stabiliti alcuni lavatoi.
Sinariolo 93 94 80 78 345 77 Le vigne fruttificano bene: ma non è in tutti i
S. Lussurgiu 1650 1648 560 640 4498 955 luoghi che diano buoni vini, comeché in questo
Totali 3669 3730 1267 1528 10194 2219 debbasi spesso riconoscere il difetto dell’arte.
A malgrado de’ pastori che riclamano, i proprietarii
I monteferrini hanno corpi robusti e di forme bel- seguono a chiudere le loro terre per coltivarle meglio e
le, molta intelligenza, attività, industria e gran forza conservare i pascoli al loro bestiame. Il beneficio delle
d’animo; sono sobrii, amanti della fatica, pacifici e re- chiudende è ormai ben conosciuto, e chi può spende-
ligiosi, e mostrano spesso grand’alterezza d’animo e re per le cinte non differisce a cinger di siepe o muro i
sempre una forte ripugnanza alla servilità. Nelle vici- suoi predi.
nanze di Corni cadeva l’ultimo conato del patrioti- Pastorizia (anno 1839). Il Montiferro è una regione,
smo sardo per iscuotere il giogo romano. nella quale fu sempre esercitata la pastorizia, e lo sarà
Vestono la pelliccia, come faceano i loro maggiori anche meglio nell’avvenire, quando si formino prati
(Sardi Pelliti) nel tempo de’ romani, il gabbano, le bra- nelle molte vallate irrigue, che si hanno, e taglisi e con-
che cortissime e larghe (calzoni a campana), le uose di servisi il fieno per i bisogni della stagione invernale.
pelle, e stringonsi con una cintola di cuojo. Le donne Tutte le specie hanno pascoli copiosi ed abbondan-
hanno esse pure la solita foggia con le particolarità ti, i porci ne’ ghiandiferi, le vacche e le capre nelle bo-
che notammo nelle descrizioni già fatte di Cuglieri, scaglie e lande, le pecore e le cavalle ne’ piani erbosi e
Escano, S. Lussurgiu. nelle valli lussureggianti di vegetazione [vedi Tab. 2].
I pastori di questo dipartimento sono stati fortu-
Professioni e istruzione pubblica nati per aver prossimo un veterinario da consultare,
già che han patito meno della mortalità del bestia-
Paesi Agric. Past. Mecc. Preti Uff. San. Scol. Legg. me. Questo vantaggio dovrebbe far intendere la ne-
Cuglieri 800 350 165 38 8 55 140 cessità di aver almeno in ciascun distretto un uomo
Escano 310 125 32 14 – 87 60 dell’arte.
Sinariolo 94 22 2 4 – 6 20 I formaggi, quando sieno manipolati con cura,
S. Lussurgiu 960 220 110 40 4 40 300 sono di gran pregio.
Totali 2164 717 309 96 12 188 520
Commercio. I principali articoli che si mettono nel
commercio sono i prodotti agrarii e pastorali; fru-
mento, orzo, fave, legumi, olio, vino, acquavite e frut-
La istruzione pubblica sarà presto migliorata se si
ta di varie specie, capi bovini per l’agricoltura e per la
istituiscano, come già notai nell’articolo S. Lussurgiu, beccheria, capi cavallini, salami molto stimati, for-
le scuole pie. Quei padri, che ne’ luoghi ove sono sta- maggi vaccini, pecorini e di latte misto, doghe, botti,
biliti han propagato i lumi e molto contribuito allo travi, tavole di castagna e di bosso, tessuti di lana e
sviluppo degli ingegni ed al progresso, non potranno di lino. Si ha pure guadagno dalle gualchiere e da al-
mancare a se stessi ed alle speranze che si concepiro- cune piccole manifatture. Il lucro complessivo de’
no sulla loro opera. monteferrini in quantità media annuale si può com-
I lussurgiesi han dato un bell’esempio di civile ge- putare di circa lire nuove 550 mila.
nerosità contribuendo per uno stabilimento di altis- Le persone impiegate nel negozio in tutto il dipar-
sima importanza. timento sommano forse a 250. Alcuni sono girovaghi,
Agricoltura (anno 1839). La seguente tabella mo- e van perlustrando i prossimi e lontani dipartimenti.
stra lo stato della seminagione delle varie specie di Antichità. In questo dipartimento, della superficie
cereali, il numero de’ fruttiferi, la superficie (in sta- sunnotata di miglia quadrate 104, non sono meno
relli) del vigneto, e il prodotto della vendemmia in di 110 norachi, di molti de’ quali puoi leggere i no-
quartieri sardi (ciascuno di litri 5) [vedi Tab. 1]. mi negli articoli Cuglieri ed Escano.
Le terre in generale sono più idonee a’ semi del- Città antiche, e caverne sepolcrali. Nell’articolo Cu-
l’orzo, come accade in regioni montuose, e vedesi glieri puoi leggere qualche particolare sopra la città di
questo dalla fruttificazione, per cui in computo me- Guruli, in quello di Corchinas per la città di Corni.
dio l’orzo suol moltiplicare al 12, il grano alla metà. Quindi puoi rivedere il primo articolo rispettivamen-
La cultura della meliga va a poco a poco esten- te alle caverne.
dendosi, e si amplierà a maggiori prodotti, già che Castello di Montiferro. Su questa antica fortezza
sono nel dipartimento molte terre idonee. del Logudoro in sulla frontiera di Arborea puoi pure
La utilità de’ pomi di terra non è ancora ben co- consultare quello che scrissi all’articolo Cuglieri, alla
nosciuta, e però sono pochi che li coltivino. qual terra è prossima di un miglio.
Casalis 02.XP6 27-11-2006 12:49 Pagina 905

905 Montresta

TABELLA 1
Paesi Grano Orzo Fave Legum. Lino Fruttif. Vigne Mosto
Cuglieri 3500 150 120 110 200 20000 96 10000
Escano 1179 450 100 50 120 10000 65 4500
Sinariolo 802 150 40 20 15 3500 20 2950
S. Lussu. 1500 2400 150 150 120 12000 310 30000
Totali 6981 3150 410 330 455 45500 491 47450

TABELLA 2
Stato del bestiame nelle diverse specie
Paesi Buoi Vacche Capre Pecore Porci Cav.e Cav.i
Cuglieri 500 1450 2800 10000 2000 750 80
Escano 324 1200 500 1300 1200 420 55
Sinariolo 94 240 250 800 200 92 25
S. Lussurgiu 800 4000 1000 15000 3000 450 90
Totali 1718 6890 4550 27100 6400 1712 250

MONTRESTA, villaggio della Sardegna nella pro- Sono pochi che pratichino arti meccaniche, e non
vincia di Cuglieri, e nell’antico dipartimento della molte le donne che lavorino sul telajo.
Planargia. Attende alle cose di sanità un flebotomo; le parto-
La sua situazione geografica è nella latitudine rienti restano senza assistenza.
40°22'30", e nella longitudine occidentale da Ca- Religione. I montrestini sono compresi nella giuri-
gliari 0°36'. sdizione del vescovo di Bosa.
Sta nella pendice di una montagna, per la quale La chiesa è dedicata a s. Cristoforo e governata da
proteggesi da’ venti meridionali, e contiene un centi- un solo prete col titolo di vicario.
najo di case. Agricoltura. Essa occupa non più di 1300 starelli nel-
Il luogo essendo da gran tempo deserto, vi si sta- le due vidazzoni. Si semina ordinariamente starelli di
biliva nel 1750 una colonia di greci; ma quei coloni grano 400, d’orzo 100, di legumi e lino 50, e si ottiene
non poterono prosperare per colpa del feudatario e un prodotto assai mediocre.
de’ pastori. Finora l’agricoltura non potea fiorire, perché i terre-
I pastori però più che i baroni (i consiglieri di Bo- ni si davano e si toglievano ad arbitrio de’ consiglieri di
sa) nocquero all’incremento e alla prosperità di quel Bosa, i quali di tratto in tratto rinnovavano le conces-
popolo, perché vedeano mal volentieri tolta al pa- sioni, e richiamavano a sé le terre concedute se morisse
scolo la regione che diedesi alla cultura. Si fece una alcuno de’ concessionarii senza figli maschi. Erano
congiura, in capo alla quale si nominò D. Gavino
quei signori tanto gelosi de’ loro diritti baronali.
Passino, si deliberava di assalirli di notte nel riposo e
tutti scannarli, e l’empio consiglio avrebbe avuto ef- Comeché il suolo sia ottimo per le viti, non vi so-
fetto, se un pastore (Leonardo Piras) non si fosse no che sole tre vigne; e questo accadde perché il con-
formalmente opposto all’esecuzione, promettendosi siglio civico, signor utile di Bosa, non concedeva ter-
ausiliatore degli odiati. Quei tristi, se non osarono reni che pel solo seminerio, e perché nella non ferma
per le minaccie di questo potente far quel notturno proprietà nessuno volea spender denari e fatiche so-
o mattutino sanguinoso eccidio, non però, quando pra un terreno che dovrebbe ritornare a’ baroni senza
veniva il destro di poterli offendere, si contenevano. alcun compenso alla famiglia pe’ fatti miglioramenti.
Caddero molti di quegli infelici per colpi proditorii, Oramai essendo cessata questa vessazione con l’abo-
altri minacciati di pari sorte emigrarono, tanti altri lizione del feudalismo, possiamo augurare che, se com-
morirono di malattia per malaria, e si giunse a tanto, primasi la baldanza de’ pastori, i montrestini si appli-
che nel 1830 non restavano delle famiglie greche che cheranno con maggior animo alla cultura delle loro
due sole persone, un figlio di Dimas Passerò, che fu terre, e percependo maggiori frutti saranno men mi-
de’ capi della colonia, ed una donna. serabili, che sono stati finora.
Popolazione. Questa or è tutta composta di fami- Prospererà ancora la pastorizia. Finora il bestiame
glie sarde, le quali nell’anno 1838 erano 150, e con- di questo comune riduceasi a quel numero di buoi
tenevano maggiori di anni 20, maschi 160, femmine che erano necessarii per le opere agrarie, ed a’ ronzini,
140; minori, maschi 90, femmine 75; in totale fami- sul dorso de’ quali alcuni trasportavano legna e carbo-
glie 465. ne in Bosa. Da quando cessò l’oppressione baronale si
Alla scuola primaria concorrono otto fanciulli. cominciarono a educare capre 550 e porci 200.
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Mores 906

Cessando la miseria migliorerà il morale de’ mon- Tra le fonti di questo territorio sono alcune degne
testrini; essi rubavano perché erano miseri, e si mas- di menzione, e prima delle altre l’acqua termale (ab-
sacravano da’ bosani perché erano ladri. Ritornata al ba-buddi) della fontana del Perastro nel salto che di-
Re la giurisdizione, i giusdicenti non oseranno le ini- cono Sa Tola, la quale in ogni stagione sentesi assai
quità degli antichi delegati, i quali istituiti dal consi- calda. Essa non è stata ancora osservata scientifica-
glio di Bosa, teneano sempre le parti de’ bosani, e da- mente, anzi è sconosciuta alla maggior parte degli
vano il torto a quei paesani; già che se avessero fatto stessi moresi. Dopo questa è da notare la sorgente
altrimenti cadeano in disgrazia del consiglio e tolti detta Pontija nella regione di Addàe-riu a un’ora e
dall’impiego. mezza dal paese, della quale tanta è la copia, che po-
trebbesi usare al movimento di due o tre molini. Ha
MORES, o Moras, villaggio della Sardegna, nella qualche particolarità per cui molti forestieri vanno a
provincia e prefettura di Sassari, e già parte dell’Op- vederla. Nel paese è una fonte a fabbrico che versa
pia, antico distretto del regno di Logudoro. da tre foci un’acqua di mediocre bontà, e di inces-
La sua situazione geografica è nella latitudine sante perennità, comecché non molto copiosa.
40°33', e nella longitudine occidentale dal meridia- Il Morese è traversato dal Termo, che ivi dicesi
no di Cagliari 0°13'30". Riu-mannu (rio grande), sebbene non abbia ancora
Siede in sulla falda orientale d’un notevole rialto, ricevuto che piccoli affluenti, tra’ quali è il Rio pic-
dove il suolo comincia ad abbassarsi in quel gran cinnu o Malis, che formasi dai rivoli di Toralba e
campo, cui cognominan d’Ozieri. Protetto dal po- Bunnannaro, ed entra nel Termo dopo aver bagnato
nente è ventilato dalle altre parti, e principalmente una parte di questo di Mores.
dal greco-tramontana. La temperatura dal novembre Quando per molte pioggie gonfiansi i torrenti al-
al marzo deprimesi tanto, che in alcune notti vi gela. lora il Termo non potendo contener nel suo alveo
Quanto il freddo è sentita la umidità, alla quale è cotanto afflusso ridonda dalle rive, allaga le prossime
causa principale il fango stagnante nelle vie, quando terre e strugge i seminati.
la stagione sia piovosa. Piove all’anno da 25 a 30 vol- Vi sono alcune piccole paludi a non lungo tratto
te; la nebbia è rara e poche volte nociva, le tempeste dal paese, le quali di estate inaridiscono, ed esalano i
niente frequenti. Nell’estate si patisce gran calore, e il miasmi perniciosi.
termometro va talvolta a’ 28 gradi di Réaumur. Ghiandiferi. – Su Tola. È così nominata un’ampia
Il Morese ha una superficie di circa 45 miglia e piana regione irrigata da alcune fonti (tra le quali
quadrate, della quale le più parti sono piane. sono notevoli la Fonte del Perastro e quella delle Tre
Una parte del monte che cognominan Santo è Corone) e ingombra di soveri e più di quercie.
dentro i termini di questo territorio. Quella eminen- Addàe riu. La collina così appellata e parte del
za, che per la sua forma prismatica in triangolo è prossimo piano è vestita di quercie, soveri, peruggini
ragguardevole, resta divisa tra Siligo, che ne ottiene e lentischi.
la più gran parte, e Bunnannaro e Mores che ne Sa tanca de su Duca. Si dà questo nome a una re-
hanno il restante. La sua sommità slargasi in una gione, dove vegetano con lusso elci, peruggini, quer-
bella pianura (che fu parte dell’immenso terrazzo, cie, soveri. Essa è divisa con muriccie in molte tan-
del quale sono veduti intorno i residui) tutta ingom- che, e produce pascolo per cavalle, pecore, porci,
brata di quercie e di soveri, tra il qual bosco è un’an- capre e vacche.
tichissima cappella dedicata a s. Elia, e appartenente Selvaggiume. Le specie selvatiche più numerose so-
alla parrocchia di Siligo. no cinghiali e daini, principalmente nella regione Ad-
Il monte di Lachesos, quello alla cui falda sta Mo- dàe-riu e nelle pendici e falde di Montessanto, nella
res, non è più che una collina piana nel suo dorso, Tola e nella Tanca del Duca. Le volpi sono in tutte
che era in continuazione del grand’altipiano sunno- parti e fanno tanto danno ai pastori, e tanto guasto
tato, prima che nabissando tante sue parti si aprisse nelle vigne, quando maturano i grappoli, che fu ne-
la gran valle che vedesi tra il Pelao e i monti di Nu- cessità di preparar alle medesime bocconi avvelenati.
ghedu e di Bonorva. Tra gli uccelli, le famiglie più moltiplicate sono i
Le altre colline da notare sono le nominate de colombi e le pernici, le quali più spesso si pigliano
Addàe-riu, de Padru, de su Crastu pertunctu, de sas vive facendole per una lunga striscia di paglia entrare
Palas, de su Querquigiu. in grandi gabbie di canna. Il cacciatore ne prende
Dopo le roccie vulcaniche dalle quali sono coperti quattro o cinque per volta. I passeri volano a grossi
grandi spazi, massime nella regione detta Su sassu, sciami, e voracissimi sgranano le spighe. Gli stornelli
devonsi indicare alcune fodine, nelle quali si taglia- divorano i fichi, le uve e altre frutta. Nell’autunno e
no pietre di color rossigno, e varie argille di ottima nell’inverno, quando questi uccelli stanno fra i can-
qualità. Da un sito in vicinanza del paese i poveri neti, se ne prende un gran numero con lacci di spa-
scavano una terra bianca, e l’usano invece del latte di go o di crin di cavallo.
calce per imbiancar le loro case. Nel luogo detto Pe- Ne’ fiumi trovano i cacciatori anitre e folaghe; i pe-
dras-fritas trovasi una specie di cote la quale levigata scatori prendono anguille e trote. La pesca più usata e
e posta in mezzo all’olio bollente fa un ottimo servi- molto lucrosa è delle anguille, le quali sono ricercatissi-
gio per aguzzare i ferri. me dagli epicurei di palato, perché d’un gusto delizioso
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se siano prese ne’ mesi di maggio e giugno. Essa è comprendere quelli che studiarono nelle scuole di
esercitata dai toralbesi, che fanno un bel guadagno Sassari o di Ozieri.
vendendole spesso a centesimi 30 in Mores, in Toral- Agricoltura. Comecché il terreno sia idoneo e mol-
ba e ne’ paesi circonvicini. Gli uomini di Mores, che to spazioso, quest’arte non ha ancora preso tra’ moresi
potrebbero profittare di quest’industria, la lasciano quell’incremento, che concedono queste condizioni.
tutta in mano de’ toralbesi, e appena due o tre soli, e Restano grandi tratti incolti, che darebbero messi opi-
di rado, vanno nel fiume a disporre le nasse. me e ottimi frutti; e restano molti poltroneggiando
Le trote abbondano in questo tratto del Termo, co- che potrebbero produrre e accrescer la propria fortu-
me in quelli che sono nelle terre del Montacuto; ma si na. Questi paesani, come generalmente gli altri di al-
lascian guizzare liberamente, e né pure i toralbesi ne trove, tengonsi forti nella massima della specialità, e a
fanno stima: quindi i signori del paese quando vo- chi li esorta a impiegar le vacanze che hanno dalle oc-
glion averne sulla tavola devon mandare a comprarle cupazioni ordinarie ripetono – Omniunu in sa arte
in Ozieri e Oscheri. sua – Ciascuno nel suo mestiere. Principalmente i pa-
Popolazione. Nell’anno 1839 si numeravano in stori contentissimi del lungo oziare, vaneggiare, o
Mores anime 2116, nelle quali erano maggiori d’an- dannificare, sono così esclusivi che crederebbero man-
ni 20, maschi 770, femmine 790; minori, maschi care troppo a se stessi se togliessero la vanga, o gover-
276, femm. 280, in famiglie 530. Si computarono nassero l’aratro, o maneggiassero la falce, e rinunzias-
comuni in un decennio; nascite 65, morti 40, matri- sero anche momentaneamente al caro privilegio del
monii 17. Le malattie più frequenti sono i dolori la- far niente. Rappresentate loro che col lavoro saranno
terali e le febbri perniciose e intermittenti. Le vite men miserabili, ed essi vi risponderanno Mi nde det
più lunghe sono a’ 65 anni. Deus, e nd’hapo-hàere (Me ne dia Iddio e ne avrò).
Nei funerali usasi ancora il compianto (s’attitu). Le ordinarie quantità di seminagione sono le se-
Credesi dai giovani sposi alla forza di certe operazio- guenti, starelli di grano 1750, d’orzo 870, di fave
ni magiche, e per altro pessima credenza relativa vo- 300, di legumi 60, di granone 40, di lino 120. La
gliono con la colpa precorrere i supposti sconosciuti fruttificazione è come nelle terre di mediocre poten-
maligni. Nella veglia per s. Giovanni Battista presso za, e questo avviene non per debole fecondità, ma
la chiesa rurale dedicatagli, portansi da Mores e da più veramente per mancanza di opera e di metodo.
altri luoghi vicini gli ammalati d’ogni genere, e que- I fruttiferi sono mandorli, peri, fichi, meli, susini,
sti nel punto della mezzanotte s’immergono a corpo ciriegi, peschi, albicocchi, le quali specie nel com-
nudo, e lavano nel fiumicello che scorre a un quarto plessivo numero degli individui per avventura non ti
di miglio dalla cappella; quelli entrati in qualche daranno una cifra maggiore di 4000.
predio vanno ritrosi a togliere le pesche da’ rami, e Le specie ortensi sono coltivate in piccoli tratti di
ritrosi ritornati nella chiesa nello stesso modo offrono terreno, la cui superficie forse non supera li sei starel-
all’effigie le frutta rubate, immaginando che come li. Si piantano rape, cavoli, lattughe ecc., e i prodotti
queste avvizziscono, così languisca e si strugga la per difetto d’arte e per infingardaggine sono di poca
malignità del loro morbo. bontà.
I moresi ballano nelle maggiori solennità all’ar- Il vigneto è esteso sopra una superficie di circa 200
monia strepitosa delle campane battute ne’ soliti nu- starelli. Le viti danno generalmente uve bianche, e so-
meri della danza nazionale. no le appellate nel dialetto muscadellu, muscadellone,
Le vedove fanno il duolo senza mostrarsi in pub- barriadorgia, nieddu-mannu, pansale-nieddu e biancu,
blico, e alcune né pur vanno alla chiesa. cuscusedda, alvusignadu, bervechina, alvara azzesa, pia-
Professioni. De’ moresi 500 sono applicati all’agri- nu, muristellu, trija bianca e niedda, redagliadu biancu
coltura, 250 alla pastorizia, 60 ad arti meccaniche o e nieddu, nieddu-prunischedda, zirone, alvuastianu,
al negozio. Quindi sono notai 6, medico 1, chirurgo nieddu-alzu, coddiloina, palmija, cannonau.
1, farmacista 1, levatrice 1. I vini sono di poco colore, e di poca bontà per
Le donne filano e tessono il lino e la lana, e fanno quanto comunemente si pecca nella operazione della
opere di qualche pregio. Si lavora in circa 500 telai, vendemmia. La quantità ordinaria è di circa 2500 cari-
perché non vi ha casa che non abbia il suo. che, spesso non sufficiente alla consumazione interna,
Tingono i panni in giallo con la pianta detta co- sebbene se ne bruci pochissimo per acquavite.
munemente truvusciu, in rosso con quella che dico- Tùvura. Sono così chiamati certa sorta di pomi di
no retiu, in nero con l’alno. terra, che vegetano in molti siti del territorio di Mo-
Dominano fra’ moresi nell’inverno le polmoniti res, e nelle regioni arenose di Sorso d’Oristano e di
ed i reumatismi, nell’estate e nell’autunno le periodi- altri paesi. Parrebbero piccole patate, se non che
che complicate, le affezioni gastro-epatiche, e talvol- tondeggian sempre in una forma regolare, e hanno
ta scrofole. l’epiderme nera e scabra di sabbia, e una polpa soffi-
Vi è stabilita la scuola di prima istruzione, che ce. Sono deliziose al gusto, men farinose che le pata-
frequentasi da circa 35 fanciulli col solito poco o te, e più simili alle trifole, ma più innocenti, perché
nessun profitto. non generano alcuna alterazione nel sangue. Quindi
Le persone che sappian leggere e scrivere forse dagli stessi piemontesi sono preferite alle loro trifole
non sommano a un centinajo, tra’ quali devonsi astesi e monferrine.
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La raccolta di questi pomi dipende dalle condi- I moresi guadano il fiume Termo non solo per pas-
zioni atmosferiche ne’ due primi tempi della prima- sare nel Montacuto, ma ancora per andare a’ lavori; e
vera (marzo e aprile). Se i tempi sieno piovosi e miti siccome mancano i ponti, però quando empiesi il letto
raccogliesi gran copie di ottimi frutti; se secchi e devono i viaggiatori e i negozianti arrestarsi nel loro
freddi la tuvura non si sviluppa restando eguale qua- corso, e gli stessi contadini devono oziare e lasciar im-
si alla galla, e immatura. Essa traesi in aprile e mag- perfette le loro operazioni spesso con grave nocumento.
gio, purché opportuna la pioggia non lasci indurire Vi è un ponte in sul confine tra il territorio di Mores e
la crosta del suolo. di Nughedu, ma così guasto, che nelle ore di piena nes-
L’indizio di questo tartufo è una pianta ben cono- suno osa passarvi. Potrebbesi senza gran dispendio riat-
sciuta a’ paesani che stendesi sulla terra in striscie tare e si farebbe gran comodo agli agricoltori, ai nego-
lunghe alcuni passi. Il cercatore con uno spiedo di zianti e a coloro che da Sassari vanno al Gocèano o alla
legno va pungendo qua e là il suolo coperto da que- provincia di Nuoro.
sta pianta, e dove tocca il frutto esso geme così come Distanze di Mores, a Ozieri ore 3, a Sassari 6, a
quando pungasi un polmone. Allora con una zap- Bunnannaro 1, ad Ardara 1, a Itireddu 1, a Bono 6,
petta deviasi la terra, e si disuma la tuvura. a Bonorva 4, a Ploaghe 4.
I sardi dopo averla pelata e tagliata in pezzetti la Religione. Mores già compreso nella diocesi di Sor-
cucinano ordinariamente in umido nel modo de’ fun- ra, or resta sotto la giurisdizione dell’arcivescovo di
ghi, o l’aggiungono alla minestra di favette fresche do- Sassari. Le anime sono curate da un parroco, che ha il
po la prima bollitura. titolo di pievano, e suole essere assistito da altri due
In Mores sono non meno di dodici uomini, che sacerdoti. Vi sono altri 6 preti senza officio.
ne’ suddetti mesi vanno tentando qua e là con quello La chiesa principale è sotto la invocazione di s.
spiedo o bastone appuntato, che sopra notai. Le tu- Catterina v. e m. Si imprese a fabbricarla verso il
vure si vendono a numero nel paese, a peso in Sassa- 1630, e fu finita nel 1636, quando vi si cominciò la
ri. Per un centinajo si danno da 75 a 100 centesimi. uffiziatura. Negli anni seguenti si compirono alcune
Pastorizia. I moresi nutrono vacche, capre, pecore, parti, ma la facciata non terminossi prima del 1670.
porci, cavalli, giumenti; le quali specie nell’anno sun- Il marchese di Mores di quel tempo contribuì nella
notato aveano tanti capi quanti qui segno; bestiame spesa. Nella sagrestia vedesi un quadro rappresentan-
manso, buoi per l’agricoltura 600, vacche mannalite te s. Onofrio, che da’ conoscitori è assai stimato.
(manse) 350, cavalli e cavalle 250, giumenti 415: be- Le chiese minori nel paese sono due, una che serve
stiame rude, vacche 2000, pecore 7200, capre 1100, di oratorio alla confraternita di s. Croce, l’altra dedi-
porci 1500, cavalle 200. cata a s. Antonio. La prima fu edificata nel 1612, l’al-
Il bestiame rude di qualsiasi specie pascola nelle tra di forma lunga e assai stretta è più antica.
tanche, nelle regioni della Tola, di Addàe-riu, e nel pa- Feste popolari. Nella campagna non lungi dal fiu-
barile, cioè nel territorio di controvidazzone, altrimenti me Malis si celebra una gran festa nella chiesa di s.
maggese. I porci nella stagion delle ghiande entrano Giovanni con numerosissimo concorso da tutti i
ne’ ghiandiferi che indicammo; ma se in essi manchi luoghi circonvicini, gara di corsieri, e sollazzo di
il frutto, allora si conducono nelle selve di Bono, Sili- continue danze e cantiche. Nel paese e nella parroc-
go, Banari, e talvolta a’ ghiandiferi della Nurra, o a chiale si festeggia per la Vergine delle Grazie nell’ul-
quelli della Gallura, pagando certa somma a coloro tima domenica di settembre, e in tal giorno è una
cui appartiene la selva. Il restante del bestiame, buoi, considerevole affluenza di persone da’ luoghi vicini
vacche manalite, giumenti, cavalli e cavalle pascolano per lo spettacolo della corsa.
nel prato, dove per lo più è scarsezza. Parrocchie di paesi spopolati. – S. Juanne de Oppia.
Di tempo in tempo i pastori devono dolersi per la Parrocchia dell’antico paese di Oppia dove nel seco-
mortalità che diminuisce i loro armenti e le greggie, lo XIV il popolo era già spento. Questa chiesa di an-
morendo le povere bestie ora per esuberanza di forza tica struttura, che la religione de’ popoli mantenne
nella troppa copia di pascoli, ora di stento (de fadigu) per tanti altri secoli, oramai è scoperta e cadente. In
per la inopia dell’alimento. Ne’ calori della state muo- essa era un bel quadro, dove tra s. Giovanni e s. Bac-
jono i porci perché essendo la terra assai indurita non chisio vedeasi la SS. Vergine col figlio infante.
possono col grifo frugare dentro il suolo; e questo Todorache fu un antico paese, e avea la sua parroc-
danno non si previene se non si porga loro un supple- chiale sotto la invocazione della SS. Vergine nella
mento, come fanno alcuni, nutrendoli con l’orzo. commemorazione della sua natività. L’ultima pesti-
I formaggi sono di mediocre bontà. lenza che patì la Sardegna negli anni 1652-54 ridus-
Commercio. Vendesi grano, orzo, formaggio, pelli, se i todorachesi a pochi capi. Nell’anno 1681, anno
lane, giovenchi, montoni, capretti, agnelli, porci; quin- fatale ai popoli sardi per penuria ed epidemia, la ret-
di altri articoli minori agrarii e di industria, e si può toria di Todorache a petizione del pievano di Mores,
computare che entrino in Mores annualmente ll. n. 60 Pietro Cargiaga di Sassari, si univa alla parrocchia di
mila. Il commercio si fa principalmente co’ sassaresi. Mores per concessione dell’allora arcivescovo di Sas-
Le vie a’ paesi vicini sono ben carreggiabili e facili sari, Fra D. Antonio de Vergara.
quando le pioggie non faccian fango. Con una linea di Lachesos, paese distante da Mores poco men d’un
poche miglia Mores potrebbesi unire alla strada centrale. miglio, avea la parrocchia dedicata a s. Leonardo, e
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governata dal pievano di Mores, come fosse quell’a- Su putu de s’Edera. Più in là un altro adito dà in-
bitato una frazione di questo comune. Quel paroco gresso in molte camere successive. È cosa che fa me-
però si intitolava pievano di Mores e di Lachesos. raviglia il trovarvi dentro un canneto, come potreb-
S. Juanne de s’Ena frisca (S. Giovanni della vena – be essere in campo aperto.
fonte – fresca), distante da Mores circa due miglia, Su putu porchinu. Così chiamasi una gran caverna
pare essere stata parrocchia d’un paese, che forse fu artefatta dove i pastori posson talvolta sottrarre dal
detto S’Ena-frisca da una fonte d’acqua fresca e pe- temporale cinque o seicento porci. Da questa came-
renne, che dista non più di quattro minuti. ra si può andar più in là per un lungo androne.
In Todorache era pure la chiesa di s. Georgio, in Sa mandra de sa Giùa. È un’altra caverna nel fian-
Oppia quella di s. Vittoria, e in Lachesos s. Biagio, de- co dello stesso monte, divisa in due camere, dove i
nominato poi del Monte; quindi s. Paolo a minuti 25, lachesini conservavano la paglia per i loro buoi.
s. Salvatore a un’ora, ed altre, che parimente caddero. Nel monte morese, come dicono, il quale è una
Convento de’ cappuccini. Nell’anno 1715 fondava- piccola eminenza contigua al monte Lachesino apre-
si in Mores col beneplacito del marchese D. Anto- si una caverna, detta Sa istampa de S. Marcu, in for-
nio Manca-Gaya, che col comune offrì quanto era ma di cameretta, dove possono star comode anche
necessario per la costruzione dell’edifizio. Il marche- dodici persone. All’altra parte di questa collina era
se alternativamente col figlio D. Giacomo fece l’uffi- una profonda fossa, nella quale caddero e son periti
cio di capitano di barracelli, perché da quello che uomini ed animali, perché finalmente si empì; come
pagavano per l’assicurazione della loro proprietà gli per la stessa ragione si fece in altro profondissimo
assicurati, tolto il compenso de’ danni, il restante si pozzo (Su Putu de Castialzas) nella regione di Ad-
potesse impiegare a benefizio del convento, in favore dae-riu, dove in altri tempi si seppellirono molti de-
del quale fece alcuni legati. Vi abitano 16 frati. litti, e non pochi per disgrazia precipitarono.
La chiesa del convento, che prima aveva titolare s. Antiche popolazioni. Parlando delle antiche chiese
Pietro ad vincula, fu dopo la istituzione de’ frati in parrocchiali, che ora sono comprese nella parrocchia
memoria del marchese istitutore dedicata a s. Anto- di Mores, notai Oppia, Todorache, Lachesos, Ena-
nio di Padova. frisca ecc. Ora aggiungeremo poche altre nozioni.
Antichità. Entro la circoscrizione di Mores sono Oppia, antico capoluogo del dipartimento del suo
sette norachi, uno in Campu-Martu, tre in Su Sassu, nome trovavasi al levante di Mores alla distanza di
il primo de’ quali è detto Nuraghe de Argentarios, mezz’ora. Si vedono qua e là delle fondamenta.
l’altro N. Ranas, il terzo N. Nartures, e gli altri tre in Lachesos sta al ponente-maestro a un tratto di due
Addae-riu, vicini un all’altro e però indicati sotto il terzi di miglio. Ne’ primi anni del corrente secolo il
nome di Tres-nuraghes. Nel norache di Campu- paese non era ancora totalmente abbandonato, e vi-
Martu, quando nel paese erano inimicizie, si soleano vono anche oggidì in Mores persone nate e battezza-
ricoverare i banditi; ed ora quando non sia vidazzo- te in Lachesos. La notata parrocchia dedicata a s.
ne in quel territorio si stabiliscono i vaccari, e for- Leonardo ha chiari i segni dell’antica consecrazione.
mano la mandra. Esso dista dal paese non più di Todorache resta verso mezzogiorno a distanza
mezz’ora, a piccol tratto dalla strada reale che proce- d’un’ora. A un tratto poi di 600 metri da questo
de verso Montessanto. paese sono le rovine d’una chiesa, che dalla tradizio-
Su Crastu de Sanctu Eliseu (il Sasso di S. Eliseo). ne si qualifica antica parrocchia, ed avea titolo da
Nel piano sotto di Montessanto vedesi un masso san Nicolò, vescovo di Mira, il cui quadro si può ve-
staccato e tutto incavato ad arte. Entrando vi si tro- dere nella sagrestia di Mores.
vano tre camere, due grandi ed una piccola con le lo- Esso è ora in parte compreso in una tanca dove
ro finestre, un ripostiglio per credenza, e un baciletto spesso la zappa scopre monete, vasi di terra cotta e
simile a quei che sono nelle chiese per l’acqua bene- di vetro, corniole, sepolture, fondamenta.
detta. Nelle due camere maggiori l’uomo può tenersi Padru, luogo così nominato, nel quale apparisco-
ritto, nella minore bisogna che si curvi. Quando in no altri indizi di antica abitazione.
quella regione non vi sono seminati, i pecorai vi si ri- Sole. Nel sito così nominato, che è prossimo a Mo-
posano. La tradizione narra esser quell’incavamento res, fu già chiesa dedicata alla SS. Vergine (S. Maria de
opera d’un antico santo anacoreta, e sua cella. Sole) alla quale concorreano molti devoti per lucrarvi
Su Crastu de sanctu Enoc. In sito superiore nelle una indulgenza plenaria, e per venerare due corpi san-
stesse falde di Montessanto vedesi un altro masso ti, che poscia furono trasportati in Sassari d’ordine del-
con due camerette basse, e vuolsi avervi passato in l’arcivescovo di quel tempo. Intorno a questa chiesetta
penitenza i suoi giorni un altro solitario. sono vedute fondamenta, e scavando ne’ predi che so-
Caverne del monte Lachesino. – Su putu de settejan- no nella sua superficie si trovarono varie anticaglie. Di
nas (il pozzo di sette porte). Entrando in una portina questo paese è menzione nella corografia del Fara dove
ovale nel fianco di questo colle trovansi sette camere parla della regione dell’Oppia, e in altri luoghi della
di fila, nelle quali si può stare dritti. storia dove parla delle concessioni di feudi.
Su putu de Antoni Casu. In altro punto dello stes- Su Mores era uno de’ titoli che avevano i Manca,
so fianco, entrasi e si può progredir in un lungo cor- antica famiglia sarda, che fiorisce anche oggidì. Il ca-
ridojo, capevole di molte greggie. po della medesima rispettivamente al solo Mores e
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Morgongiori 910

Ardara era marchese di Mores e signore del castello Nel 1795, quando il governo di Sassari dominato
di Ardari, a’ quali nomi di onore soggiungeva quelli dall’aristocrazia si alienò dalla capitale, i moresi con-
di marchese di Montemaggiore per il suo dominio su corsero all’assedio di quella città e fecero gran terrore
Tiesi, Bessude e Kelemule, di conte di S. Giorgio per e danno al loro marchese.
i feudi di Usini e Tissi, di barone di Ossi per il paese Anche in Mores avvenne quella sedizione, che fu
di tal nome, e nel secolo scorso preponeva il titolo di tanto perniciosa a’ feudatarii del Logudoro. Impazien-
duca di Vall’ombrosa e dell’Isola-piana per la giuri- ti del giogo e delle concussioni de’ loro agenti, scac-
sdizione acquistata sulle due isole aggiacenti al Capo ciarono questi, depredarono gli armenti e le greggie
Falcone, l’Asinara e l’Isola-piana. del marchese, fecero guasto ne’ suoi predi, investirono
Noteremo i diritti feudali che il marchese doman- il palagio e in gran parte lo distrussero. Restano anco-
dava da’ suoi vassalli. ra nelle rovine del medesimo i monumenti di quell’ira
Diritti sull’agricoltura. Il Laor de Corte era un di- popolare. In quel cieco impeto i moresi fecero gravis-
ritto che davasi in natura. Chi seminasse con un ara- simo sacrilegio perché profanarono la cappella di s.
tro dovea pagare sei corbole di grano, e sei di orzo; Antonio abbate annessa al palazzo, e molti trafissero
chi impiegavane due dovea dare il doppio, e così co’ pugnali i quadri che vi erano appesi.
progressivamente. Se tra’ contadini faceasi società la Nel 1796 i consiglieri e principali uomini di Mores
somma del diritto dovea esser divisa tra’ soci. entrarono nell’alleanza accordata e giurata tra’ popoli
Coloro che seminavano senza aratro, lavorando logudoresi per la emancipazione dal governo feudale.
con la sola zappa, la qual maniera di seminagione
diceasi còzzula, erano esenti dal diritto purché non MORGONGIORI, villaggio della Sardegna nella
seminassero più di otto corbole: trapassando quel provincia di Busachi, già compreso in Parte-Montis,
termine, restavano obbligati alla quarta del seme. distretto dell’antico regno di Arborea, ed ora nel man-
Su derittu. I possessori di vigne doveano al mar- damento d’Ales della prefettura di Oristano.
chese per ogni dodici cariche di vino due reali. La sua situazione geografica è nella latitudine
Esigeva il marchese per ogni segno di pecore (bran- 39°45' e nella longitudine occidentale del meridiano
co con lo stesso marchio) da’ pastori vassalli tre pecore di Cagliari 0°21'30".
scelte e pregne; da’ fittajuoli quattro simili, e su queste Vedesi questo paese nell’estremo ripiano del monte
un montone e un semeltonsu, cioè un giovin montone Arci (a levante) sopra la valle usellese, coperto a’ venti
tosato una sola volta. Questo diritto diceasi Su deghi- di ponente e libeccio, esposto agli altri, dove però nel-
nu de sas verveches. l’inverno sentesi gran freddo se spiri la tramontana e il
Per ogni segno di vacche si domandava a’ pastori greco, nell’estate una temperatura non molto forte, e
vassalli un giovenco di due o tre anni, e a’ fittajuoli in ogni stagione per ragion de’ venti ora miti ora vio-
anche una seddalita, una vitella. Questo diritto di- lenti, ora glaciali, ora tepidi una frequente pericolosa
ceasi Su deghinu de sas baccas. variabilità. Le pioggie che sogliono cominciare nel set-
Il diritto Deghinu de sas cabras è simile e uguale a tembre, cadono più frequenti negli altri mesi sino al-
quello delle pecore. l’aprile, e si alternano con le nevi nella stagione inver-
Per i porci, se questi sommassero a 25 de madrie- nale. Le procelle raccolte sulle vicine montagne sono
du, cioè generativi, fossero essi maschi o femmine, si spesso causa di danno con la grandine, e talvolta con i
pagavano quattro scudi per segno; se poi anche di fulmini. La umidità dalle acque che scorrono per en-
un solo eccedessero i 25, si pagava il doppio. Questo tro l’abitato sì di inverno come di estate è sentita so-
era Su deghinu de sos porcos. vente, e talvolta veduta in quella nebbia che ingom-
Su feu (il feudo). I vassalli soggetti a questo diritto bra il suolo, e può nuocere a’ seminati ed a’ fruttiferi.
erano distinti in tre classi; quei di prima, che erano i L’aria potrebbe esser più pura se meglio si curasse la
principali proprietarii, pagavano reali otto; quei di pulizia nelle vie e ne’ cortili.
seconda, che erano i proprietarii minori, pagavano la Territorio. È un paese montuoso, sebbene in gran
metà; quei di terza, che erano i poveri e i figli di fa- parte piano. Dalla massa del monte Arci nella pendice
miglia (bagadìos) pervenuti all’età di diciott’anni, e di levante cominciava uno de’ grandi terrazzi della ter-
non ancora ammogliati, pagavano il solo quarto. ra sarda, del quale era già una parte considerevole il
Sa pudda de corte (la gallina di corte). Il marchese pianoro che dicono Sa Giara o Jara, parti minori i
esigeva ogni anno trentasei galline, nelle quali per la colli più eminenti ne’ territorii di Mògoro, Gonnos-
loro parte doveano contribuire quelli che seminava- codina, Forru ecc., i quali non crollavano quando si
no. Da questo diritto erano esenti i preti, i nobili, sprofondarono le altre parti a formar la gran valle sun-
quelli che erano stati sindaci del comune, i luogote- nominata. La lunghezza dell’altipiano dell’Arci da so-
nenti detti ministri saltuarii, e anch’essi i giurati del- pra Villa-Urbana a sopra Siris non è meno di miglia 9.
la curia, però nel solo anno del servigio. La larghezza qua di circa 4, là di assai meno. La super-
Notizie storiche. Nel 1478 Artale d’Alagon e Gio- ficie è in alcuni luoghi profondamente solcata, e non
vanni Dessena visconte di Salluri essendo stati re- sempre allo stesso livello, come può ben supporsi.
spinti da Ardara, vennero in Mores, dove essendo Entro il Morgongiorese a miglia 21/2 dal paese ed a
stati trovati da Angelo Marongiu, furono assaliti e maestrale è la più alta punta del Trebini, che fu stimata
vinti. Vedi l’articolo Logudoro. superiore al livello del mare di metri 838,22, dalla
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911 Morgongiori

quale stendesi intorno un vasto orizzonte con scene di scrivere, si comincia a spiegare la grammatica latina
gran maraviglia e delizia, principalmente sulle terre ed invece degli altri temi che furono prescritti. Quelli
acque dell’Arborea, e sul mare in là del porto. Forse, se che nel paese sappiano leggere e scrivere non sono
si eccettui quello di Cagliari, nessun altro panorama forse più di 30.
della Sardegna (che ne ha molti, che sono un incante- Agricoltura. Il terreno è molto men benigno, che
simo) è di altrettanta vaghezza e ampiezza. Da dove nella sottoposta valle usellese; per il qual natural di-
questa eminenza comincia a sorgere sopra il pianoro, fetto, e la ignoranza, dirò, delle principali massime
dalla regione che dicono Cabuaquas, sino alla cima agrarie, avviene che abbiano poco frutto e tenuissi-
vuolsi per lo meno una mezz’ora. Le altre eminenze da mo lucro. Con maggior istruzione e diligenza sareb-
essere nominate sono Mason-e-Perdu, Su Canthareddu, be ben altrimenti.
e Su Maurreddu. Non sono carreggiabili che in alcuni Si semina ordinariamente starelli di grano 600,
punti e tratti, e però il legname che vi si taglia deve d’orzo 60, di fave 80, di legumi 10, di lino 50. I pro-
esportarsi con certa specie di traini (su tragu). dotti sono al 7 pel grano, al 10 per l’orzo, all’8 per le
Il detto pianoro di Morgongiòri nella sua estremi- fave, a 12 per i legumi. Di lino se ne raccoglie circa 6
tà di levante si abbassa in alcuni luoghi quasi a picco mila manipoli.
una profondità da 20 a 25 metri, e in qualche punto Negli orti si coltivano cipolle, cavoli, pomi d’oro,
anche più, come in quelle parti, che sono dette Ziu- zucche, quanto però basta per poche famiglie.
meschinu, Runcu de Pillonis, Su corongiu dess’aria ecc. Il suolo sarebbe ottimo a’ fruttiferi, idoneo ai ca-
Non pertanto qua e là sono siti dove si può salire, e stagni, a’ noci, a’ meli, e ad altre specie; non pertan-
che però diconsi scale. to si lascia inerte al rovo e a consimili piante poco
Tra le molte fonti di questo territorio quattro so- utili, e appena si possono numerare 700 individui
no più notevoli, la Fontana-bella in sull’estremità del tra pomi, peri, ficaje, susini, peschi, noci. Mentre
paese a ponente, la quale serve al popolo per i biso- abbondano gli olivastri nessuno attese a innestarli, e
gni domestici, e ad alcuni ortolani per le loro colti- chi non può comprar olio d’olivo deve servirsi di
vazioni; la Fontana-maggiore, il cui rivolo inaffia altri quello che traesi dalle coccole del lentisco. Se qual-
orti; la Fontana-costa, che forma un altro ruscello; e che uomo di senno illuminasse e ajutasse quei coloni
la Fontana cannedu, che scorre però con minor copia forse non sarebbero indocili.
di acque. Come la prima così le altre vengono dalla Pretendono i morgongioresi, che il clima non sia
regione di ponente, da’ ricettacoli delle vicine emi- favorevole alle viti, e credo veramente sia tale nel
nenze, e avvallandosi entrano nel fiume usellese. La luogo, dove han voluto coltivarle. Se fossero stati i
bontà di queste acque è molto stimata; da molti so- loro maggiori più accorti e avessero cercato siti favo-
no credute medicinali, e aver grandemente giovato a’ revoli li avrebbero trovati. Non so quando sia che si
febbricitanti per intemperie o malaria. persuadano che le specie vogliono esser coltivate in
Gli alberi ghiandiferi nel Morgongiorese sono poco quei terreni che rispondano alle particolari nature,
frequenti, e pare siano periti per antichi incendii. I salti non dove paja loro.
sono ingombri di piante piccole, tra le quali domina- La varietà più comune è il nuragus, meno fre-
no gli ulivastri, i corbezzoli, i cistii, i lentischi ecc. quenti quelle che dicono retallau, ramasciu, mosca-
Nel selvaggiume sono rari i cervi, pochi i daini, tello, cannonau, apersorgia ecc. I grappoli non matu-
numerosissimi i cinghiali, le volpi, i conigli, non pe- rano bene, e per gli acerbi sughi, e per li mali
rò le lepri. Tra gli uccelli occorrono a’ cacciatori mol- metodi il vino non è più potabile quando riscaldasi
to frequenti le pernici. la stagione. In questo timore si affrettano a consumar-
Popolazione. Nel 1839 erano in Morgongiori anime lo nell’inverno e primavera, provvedendosi da altri
811, e si distinguevano in maggiori di anni 20, maschi paesi per le susseguenti stagioni quelli che possono.
265, femmine 311, e minori, maschi 111, femmine Una piccola parte bruciasi ad acquavite. In totale la
124, che si comprendevano in famiglie 225. vendemmia suol dare circa 2 mila cariche.
Professioni. Sono applicati all’agricoltura uomini Dopo i predi vignati sono a indicare le tanche, le
200, alla pastorizia 60, a’ mestieri 12, al negozio 10. quali complessivamente occuperanno un’area di circa
Quindi sono a notare preti 4, flebotomi 2, levatrici 300 starelli, e sono destinate esclusivamente (con po-
2 e notai 3. che eccezioni) al pascolo de’ buoi, a’ quali, siccome è
Questi paesani hanno nel carattere qualche parte assai tenue la quantità della paglia che raccogliesi dal-
de’ montanari, e qualche parte de’ campidanesi. Sono le aje, accade di patir d’inedia nelle grandi nevate, e
però piuttosto buona gente, e se fossero più diligenti spesso di morire. In queste tanche sono elci e quercie
nella fatica sarebbero più agiati, e meno patirebbero e altre specie, ma sempre le più parti del suolo sono
da’ furti. Le famiglie possidenti possono sommare a ingombre da’ rovi, e da altre piante spinose.
186, ma son poche che vivano agiatamente. Pastorizia. I salti di Morgongiori producono otti-
Le donne massare, come sono dette, si esercitano mi pascoli per le capre e le vacche, e se le pioggie
nella tessitura, e sono nel paese circa 200 telai, ne’ non manchino copiosi a un numero di capi molto
quali più spesso si opera sul lino, che sulla lana. maggior che sia l’attuale. Nelle invernate rigide i pe-
Nella scuola primaria concorrono non più di otto corai discendono a’ pascoli promiscui della valle, o
fanciulli, a’ quali poiché siasi mostrato a leggere e a vanno ne’ salti di Marrubio e d’Oristano.
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Mulargia 912

Nell’anno sunnotato aveansi buoi 166, vacche ma- e invadere i paesi, il popolo di Santa Suina sia stato
nalite 30, majali 40, giumenti 100, cavalli 25, vacche assalito inopinatamente dai barbari, e che quelli che
rudi 335, capre 750, pecore 1100, porci 1000, cavalli furono fortunati di sottrarsi con la fuga abbiano otte-
400. nuto ospizio in Morgongiori. Per il diritto di questi si
Il lattificio si pratica così che i formaggi sono po- estesero allora i possedimenti e i salti del comune al
co pregiati, e devonsi dare a piccol prezzo a’ nego- di là del monte Arci; ma avvenne poi per la troppa
zianti di Oristano. Le vacche non danno altro pro- distanza e il difficile accesso che i morgongioresi non
dotto che i feti, perché non si mungono, e non si potessero difendere la loro proprietà dalla invasione
mungono per timore di perder i feti per mancanza degli uomini di Uras che vi entrarono a far narboni,
di nutrimento. e a pascolarvi i loro armenti. Il disertamento del pae-
Ne’ salti i pastori di vacche e di capre formansi ca- se di Santa Suina ponesi contemporaneo a quell’ag-
panne temporarie solo per ripararsi dalle inclemenze gressione de’ barbari, nella quale restarono senza abi-
atmosferiche, e non mai vi chiamano la famiglia. tatori Uras, Terralba ed Arcidano (1527); ma penso
Commercio. Per gli articoli d’agricoltura e quelli che sia di molto anteriore alla invasione che fu patita
della pastorizia, che si possono vendere, forse non si nell’anno indicato nella storia, perché in quest’epoca
lucra da’ Morgongioresi più di lire nuove 15 mila. non più esisteva popolo in S. Suina. Veramente più
Alla qual somma aggiungasi poco dal prezzo del car- d’una volta le maremme arborensi e le regioni vicine
bone e del legname venduto ai campidanesi per ara- patirono gravissime infestazioni da’ saraceni, e poscia
tri ed altri utensili. da’ corsari africani.
Le vie da questo ai paesi circonvicini essendo dif- Antichità. Sono nel morgongiorese quattro soli
ficilissime e non carreggiabili, conviene trasportar i norachi, uno sopra la collina che dicono su bruncu
frutti sul dorso di giumenti; e questa difficoltà pe’ dejs pilonis, non lungi dal paese; l’altro presso alla
commerci fomentando la pigrizia, avviene che i ne- fontana-maggiore, a mezz’ora di distanza dal paese;
ghittosi non possono uscire dalla miseria. il terzo appellasi da Sanctu Miale ad altrettanto trat-
Religione. Questo comune è compreso nella giuri- to dal paese; il quarto è un norache molto più picco-
sdizione del vescovo d’Uselli. lo degli altri.
La chiesa parrocchiale edificata sopra un’eminen- Ne’ siti che dicono su niu de menga, a tre quarti d’ora
za, e sovrastante a tutto il paese, ha suo titolare l’ar- dal paese, e su planu de sueddu, a due ore e mezzo sono
cangelo san Michele, e si governa da un parroco, che da osservare due scavamenti che pajon cisterne, ai quali
si qualifica vicario, ed è assistito da tre altri preti. Il si discende per un certo numero di gradini.
disegno è piuttosto buono, ma la costruzione difetto- Nel luogo che appellasi su lacu de Meli, a mezz’ora
sa sì, che minaccia di rovinare, e rovinerà se non si dall’abitato, sono quattro camerette sepolcrali a volta
procurino mezzi per le necessarie riparazioni. Manca- concava, e comunicanti per finestrine, così basse e
no alcune cappelle, le altre non sono quali dovrebbe- piccole come sogliono essere le consimili, che spesso
ro essere, e il forestiere che vi entra è tentato a credere avrai letto ricordate in questo Dizionario, dove biso-
quel che non è, che il popolo sia poco religioso, per- gni entrar carpone, e star incurvato o sulle ginocchia.
ché non sa vedere la vera causa di quelle condizioni. Quando si abolì il feudalismo, i morgongioresi
Egli è quasi in tutte le chiese de’ paesi della Sarde- con gli altri popoli del dipartimento furono sottratti
gna che le donne restano separate dagli uomini nella a molte angherie, principalmente a quella de’ coman-
chiesa, adunandosi quelle nel corpo della chiesa, men- damenti per il trasporto delle prestazioni. Per gran
tre questi si dispongono intorno nelle cappelle, e pres- tempo gridarono essi all’iniquità di certe esazioni, ma
so il vestibolo: tuttavolta in Morgongiori questa disci- erano obbligati a dare quel che si domandava, o ad
plina è anche più rigorosa, e le donne hanno da essere spogliati delle robe necessarie dagli agenti ava-
entrare e da uscire dalla porta laterale, e non mai dalla rissimi del feudatario. Questi dopo la distruzione di
maggiore, dalla quale entrano ed escono gli uomini. Terralba, Uras ed Arcidano volendo ristabilire quei
L’unica festa popolare è per s. Maria Maddalena, popoli, comandò a tutto il dipartimento una roadìa
che però non è onorata da nessun spettacolo, né da per settemila starelli, cioè, che i vassalli ponessero la
molti ospiti. Ballasi e nulla più. loro opera, i buoi e gli istromenti per cotanta semi-
Non si è ancora formato il camposanto, ed i ca- nagione: e quando cessò la ragione di tal servigio lo
daveri sono seppelliti in un campicello attiguo alla volle, e lo ebbe continuato, potendo bene i baroni
parrocchia, e fuori dell’abitato. Il levante sparge den- quel che volevano, quando il governo spagnuolo non
tro l’abitato le morbose esalazioni che erompono aveva né volontà né potenza.
dalle fosse superficiali.
In sulla falda del monte Arci, e in distanza di ore MULARGIA, o Molargia, piccol villaggio della Sar-
21/2 dal paese è un’antica chiesa dedicata a s. Suina degna nella provincia di Cuglieri, nel mandamento di
vergine e martire sarda, dove fu già una popolazione. Macomer, della prefettura di Oristano, e nel diparti-
La tradizione dice che ne’ tempi aragonesi, quando mento del Marghine, antico regno del Logudoro.
quegli stranieri ad altro non studiando che a tesoreg- La sua situazione geografica è nella latitudine
giare, lasciarono senza difesa il regno, e gl’infedeli po- 40°17'30" e nella longitudine occidentale dal merid.
tevano senza timore sbarcare, avanzarsi ben addentro, di Cagliari 0°18'.
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913 Mulargia

Passando nell’altipiano di Macomer, che dicono bene, e siccome non si sa ben manipolare il mosto,
Campeda, in sulla strada da Cagliari a Sassari, vedon- però si ha un vino di poca forza e che bevesi impune-
si a sinistra [recte vedonsi a destra] le poche meschine mente anche in copia. Se ne distilla per acquavite.
casipole, che non sono più di venticinque le ancora Le piante fruttifere che si coltivano sono di poche
sussistenti, come capanne pastorali in regioni inculte. specie, e le più comuni i susini e le ficaje.
A tale ora è ridotta una delle popolazioni più anti- L’orticultura è praticata da pochi e solo quanto
che che siano nella Sardegna, la Molaria, che trovia- domanda il bisogno della famiglia.
mo indicata come stazione in una delle grandi linee Più della metà del territorio è diviso in tanche. In
itinerarie notate da Antonino. L’aspetto de’ luoghi alcuni tratti delle medesime si fa seminagione; le al-
abitati dice la qualità degli abitatori, e qui la regola tre parti servono al pascolo delle vacche e de’ porci
non falla, come sanno quei pochissimi, i quali o per nella stagione delle ghiande, essendovi in gran nu-
negozio vi andarono, o vollero per bizzarria vedere mero le quercie e i soveri.
questo luogo mezzo selvaggio, che sta a piccol tratto Pastorizia. I salti di Mulargia sono abbondanti di
dalla grande strada reale. pascolo, e questo sovrabbondando al bestiame del
Il territorio di Mulargia è ristretto così, che la sua su- paese, si accogliono molti branchi da’ paesi vicini ne’
perficie non sarà maggiore di quattro miglia quadrate. luoghi aperti e chiusi che indicammo.
Il luogo essendo alto e generalmente piano, vi do- I pastori mulargiesi pascolavano nel 1838 i sotto-
minano i venti, e i freddi principalmente, e nell’in- notati capi: vacche 160, capre 450, porci 300, peco-
verno vi cade molta neve, e non facilmente solubile. re 1000, cavalle rudi 30. Gli animali mansi erano
In questa stagione è pure molto frequente la nebbia. buoi 40, cavalli 6, giumenti 15, majali 17. Quando
L’aria ha nessuna o poca impurità da’ miasmi, pur entrano in questi salti i pecorai di Macomer, Borti-
ne’ mesi quando nelle parti basse dell’isola espirano gali, Borore e Birore allora si numerano più di 12
le terre pantanose quei perniciosi effluvii, a’ quali mila capi.
succedono le febbri intermittenti. I daini sono in gran numero, e le caccie di rado
L’eminenza maggiore del Mulargiese è il Cuguret- infruttifere.
tu, appendice del monte Santupadre, dalla cui som- Commercio. Da ciò che abbiam notato sulle cose
mità si domina un’amplissima regione e corre lo agrarie e pastorali vedesi bene che poco sopravanza
sguardo sino ai mari d’Oristano e d’Alghero. a’ mulargiesi, per vendere ai negozianti macomeresi
Il bosco che la rivestiva è stato in gran parte distrut- o bortigalesi. Ora però i loro redditi son cresciuti da’
to dagli incendii, e questi risuscitandosi poi di tempo fitti delle tanche a’ pastori forestieri.
in tempo, annientano di nuovo le ristaurazioni che la Religione. I mulargiesi sono nella diocesi di Alghe-
natura opera. ro e curati nelle cose spirituali da un prete che si
Le fonti danno in ogni parte acque buone e pe- qualifica rettore.
renni. Tra queste le appellate Lada e Prunas formano La chiesa è dedicata a s. Giovanni Battista, e trovasi
il fiumicello Tanca, che scorre verso mezzogiorno, e ora a cento passi dall’abitato, da quando, com’è tradi-
discende dalle rupi di Macomer nel pianoro del zione, era nel centro. Tanta distruzione avveniva per le
Marghine, dove si unisce al più prossimo affluente pestilenze, le inimicizie e il mal governo spagnuolo.
del Tirso. Nell’estate vi si prendono anguille. Il cimiterio è ad altrettanta distanza dal paese so-
Popolazione. Nell’anno 1838 erano in Mulargia ani- pra un’eminenza e intorno alla cappella di s. Elena.
me 124 distinte in maggiori, maschi 32, femmine 44; Nel salto trovasi la chiesetta di s. Sergio con un
e minori, maschi 25, femmine 23. Vivono meschina- cortile.
mente, mal alloggiati e poco ben nudriti, perché il loro Molaria. Nel luogo dove sono sparse le case de’
ordinario alimento è di pane d’orzo e di patate. mulargiesi trovansi frequenti rovine e fondamenta,
Cotesta condizione infelice, e lo stato di rovina che si estendono intorno in largo circolo. Ne’ tempi
che vediamo, pare una conseguenza di feroci guerre romani essa era un luogo cospicuo, stazione de’ viag-
che arsero in questo paese. Fu questo un popolo ab- giatori, piena di popolo e ricca. Si trovarono molti ar-
bandonato, senza istruzione, senza consiglio, e però ticoli di quell’antichità, ma perirono quasi tutti per-
vi si vede tanta miseria, e non furono rari i malvi- ché venute in mani di uomini ignoranti: tuttavolta se
venti. Il Cugurettu fu spesso asilo a’ medesimi, don- qualche intelligente voglia far ricerche, forse queste
de scendevano sulle strade o si lanciavano su’ paesi. non saranno infruttuose.
Nel 1799 trucidavano il rettore del luogo in sulla via Questo punto di stazione nell’Itinerario di Anto-
a Macomer. Ne’ nostri tempi il morale migliorò di nino essendo ben conosciuto, ci indica con le rispet-
molto, si studia ne’ lavori agrarii, e pare che si pro- tive distanze ad Hafa di M. P. XXIIII e ad Medias di
gredisca a condizioni più umane. M. P. XII, questi due luoghi: e quindi riconosciamo
Agricoltura. La natura del territorio essendo più in Hafa il nome attuale di Giave, e possiamo stimare
idonea all’orzo che al grano, però si semina più del il sito dell’altra stazione presso Abbassanta.
primo che del secondo, gittandosi starelli di grano Costruzioni noraciche. Sono frequenti in questo
60, d’orzo 120. Il grano suole ordinariamente cre- territorio i norachi, e alcuni fra essi ben degni di es-
scere al sestuplo, l’orzo al ventuplo e più. sere osservati. Il norache Orolo è in molte parti ben
Il vigneto è assai ristretto, i grappoli non maturano conservato, ha cinque camere, e trovasi entro una
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Muravera 914

tanca, dove possono pure vedersi tre piccole caverne Il Dosa, che nella geografia romana è detto Soe-
sepolcrali del genere di quelle che spesso ricordam- prus, e che inonda parte dei terreni del Murerese, ha
mo: norache Insusugios; norache Inorta; norache le sue prime origini dalle fonti della regione di Cor-
Ascusa; norache Ruiu; norache Othieri; norache Nu- nobue e de’ territorii di Talàna e di Elìni, bagna le
ratuculos; norache Boes; norache Montscurdu; nora- radici occidentali della Pedrailiana, e dopo un corso
che Ferulaghe; norache Laa. tortuoso di dieci miglia a ponente avviatosi lungo i
Nella tanca di Fontana Leda è una sepoltura di gi- termini orientali del Sarcidano verso ostro-ostro-si-
ganti, come comunemente appellansi costruzioni rocco per circa 20 miglia sino a Goni, volgesi, quin-
(già descritte) di simil forma. di da qui verso sirocco-levante lungo il piè di Monte
Cardiga per tredici miglia, dopo le quali entra nel
MURAVERA, altrimenti Murera o Morera, come vallone de’ tre paesi (la Forada), e fatto un arco di
pronunziano quei del paese, è un villaggio della Sar- cinque miglia si versa in mare.
degna nella provincia di Lanusei, capoluogo di man- Il Dosa avendo spesso la foce ostrutta dalle sabbie
damento della prefettura pur di Lanusei con giuri- che vi ammucchia il flusso delle onde tirreniche, la
sdizione sopra le terre di Sanvito e Villapuzzu. Si corrente si volge verso austro lungo l’argine sabbioso
comprendeva nell’antico dipartimento del Sarrabus delle spiaggie, e prosegue sino sotto monte Salinas,
nel regno Pluminese o Cagliaritano. dove per un altro argine resta diviso dalle saline.
La sua posizione geografica è nella latitudine Formasi da queste acque e da quelle del mare, che o
39°25', e nella longitudine orientale dal merid. di vi si infiltrano, o nel forte ondeggiamento del mare
Cagliari 0°27'. vi ridondano, uno stagno, che chiamano di Foce.
Siede questo paese al piè boreale d’una catena di col- Canali. Da questo bacino sono prodotti quasi in li-
line che sono una dipendenza delle montagne di Bur- nea retta tre canali, uno detto Pardionnas, in dire-
cei, e terminano in questa maremma chiudendo all’au- zione di sirocco-maestro sino a 3/4 di miglio dal
stro il fertilissimo vallone, cui dicono Sa Forada de paese; l’altro detto di Badobìlu e parallelo all’anzi-
Sàrrabus. detto sino a mezzo miglio; e il terzo detto di Man-
In questa situazione Murera nulla patisce da’ venti daliri, che dista dal secondo 3/4 di miglio e comuni-
meridionali, poco dai boreali pel riparo che fanno le ca col fiume. Non è gran differenza nella loro
colline di Villapuzzo, e dai ponenti per le montagne lunghezza; sono qua e là profondi, e hanno amenis-
di Sanvito; molto però dal greco e dal levante. I calo- sime le rive pe’ canneti ed altre piante che vegetano
ri estivi sono intollerabili quando non li temperi volentieri presso le acque.
l’imbatto; le tempeste non rare, ma non sempre noci- È tradizione che questi canali siano stati fatti con
ve; le pioggie frequenti; le nevi sconosciute in alcune arte per impedire le inopinate invasioni de’ ladroni
invernate, o subito sciolte; la nebbia spesso nociva; e dell’Africa; il che è ben credibile a chi conosca quan-
sotto l’influenza de’ venti del Tirreno grave l’atmosfe- to ostinati fossero quei barbari nella guerra contro i
ra pe’ vapori, umida pure senza questa condizione sardi, quanto audaci nell’assalire i popoli maremma-
per cagione del Dosa o Sepro, de’ canali che sono ni, per far saccheggio e trarne schiavi a’ mercati infa-
aperti nel piano, de’ pantani, delle paludi, degli sta- mi di Tunisi e di Algeri. Tuttavolta pare che a questi
gni e delle molte fosse che sono aperte intorno al- lavori, che pajon fatti dai soli mureresi, abbia dato
l’abitato da coloro che fabbricano i mattoni (is làdi- ancora impulso un’altra ragione, e sia stata questa di
ris), che secchi al sole si adoperano per la costruzione scaricare le acque che nelle sue frequenti ridondanze
delle case. Nella stagione estiva e in parte dell’autun- era solito il Dosa di versare sopra i loro colti.
nale l’aria è pregna di miasmi perniciosi effluenti da Nelle inondazioni questi canali inghiottiscono le
tante fonti d’infezione che abbiam notato, da’ molti le- acque del fiume e le portano nella gran foce, che al-
tamai che fermentano, e da altri immondezzai. Questa lora per più bocche le rivome nel mare, o le riversa
infezione cresce nell’estate per il fetore delle acque da tutto l’argine. E tanta suol essere la copia delle ac-
dove si tiene a macerare il lino ed il canape. Non si que, che ne han danno le estreme case del paese, e
ignora per avventura un altro metodo meno pernicio- nella regione più bassa sopravanzino di poco il gros-
so alla salute per questa operazione; ma non si vuol so diluvio le cime de’ pioppi più alti.
innovare. – Così facevano i nostri padri, così facciam Il Dosa ha in molti tratti il fondo dell’alveo molto
noi. – Sarebbe un gran bene che cotesti stazionari si rilevato, e però non potendo contenere le acque,
pungessero al progresso, e si persuadessero nel modo quando cominciano ad abbondare, le rifiuta e le la-
il più efficace alle ragionevoli innovazioni, da cui i fa- scia scorrere nel largo piano. Avviene allora che la
tui abborrono. corrente si slarghi, si sposti e rada gli strati della terra
Nelle prime pioggie dell’autunno vedesi anche vegetale, lasciando nuda la ghiaja. Fa meraviglia che
dentro Muravera un’immensa quantità di piccole ra- avendo i soli mureresi fatta la grand’opera di quei
nocchie, che van saltellando e guazzando. Nella esta- canali, essi coi sanvitesi e villaputzesi non possano
te si patisce un gran tormento dalle zanzare, che di- fare egual opera scavando il letto, dove esso ha poca
sturbano i sonni, punzecchiano e fanno i vampiri. capacità, arginando le rive e difendendole dalla cor-
Le fonti non sono né molto copiose, né frequenti; rosione con palificate, e dall’impeto della corrente
però non vi si formano molti rivoli. con gli altri modi facili che propongono gli idraulici.
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915 Muravera

Degli altri fiumi che sono ne’ territorii comuni vera le coliche; in autunno le pleuriti; in ogni tempo
del Sarrabus, nella regione australe, abbiamo ragio- le ostruzioni di milza e di fegato, le artritidi, le clo-
nato nell’articolo Castiadas. rosi. Delle suddette febbri sono causa le variazioni
Ghiandiferi. Nel Murerese sono molti boschi ghian- termometriche repentine e i miasmi che effluiscono
diferi, e in gran parte ben conservati. da tanti funesti laboratorii; delle dissenterie l’abuso
Selvaggiume. I cacciatori trovano ne’ salti e nelle delle frutta; delle coliche le fave fresche che si man-
montagne mufloni, cervi, cinghiali, daini, lepri e volpi, giano; delle ostruzioni l’acqua non buona e gli ecces-
e queste ultime in gran numero a gravissimo danno si dietetici; delle clorosi il bagno che le menstruate
de’ pastori a’ quali predano agnelli, porchetti, capretti, prendono a’ piedi nel fiume lavandovi le robe.
e delle famiglie, ne’ pollai delle quali fanno grandi stra- Sono frequentissimi i parti infelici per la imperizia
gi, lasciando spesso trenta o cinquanta capi uccisi tra delle ostetrici, già che tutte si credon atte a quest’assi-
galline e capponi. stenza: però molte partorienti non le chiamano.
Le grandi e piccole specie degli uccelli, che sono La mortalità è frequentissima nella prima età, prin-
stazionarii o passeggieri nell’isola, si trovano tutte cipalmente nella classe povera, e se ne stima vera ca-
nelle montagne, nei salti, ne’ fiumi, canali e stagni gione la poca cura delle madri e la nessuna regola nel
mureresi. nutrimento.
In sulla fine dell’autunno vengono a nembi i mer- A’ piccoli si danno spesso zuppe di vino, e questo
li e tordi agli abbondantissimi pascoli del Castiadas, non può non nuocere a quei corpicciuoli, se anche
e si comincia allora la lunga caccia, che continuasi ai grandi cagiona bruciore nello stomaco, e a’ fore-
agli ultimi giorni dell’inverno. I mureresi sono mol- stieri aggravamento di capo e sonnolenza.
to destri a preparar le reti, e spesso lucrano molto Vestiario. Le foggie generalmente usate da’ sardi
dalle medesime, nello stesso tempo che guadagnano sono pur usate tra i mureresi. Il solito colore del pan-
da altri lavori, ne’ quali si esercitano lungo la giornata; no per gli uomini è il nero, per le donne è il rosso.
però che la caccia, come già dicemmo altrove, non li Gli uomini raccolgono i capelli in due treccie, che
vuole che per un’ora prima che nasca il sole, e per po- dispongono a corona o sopra o sotto la berretta nera:
co meno dopo il suo tramonto, quando gli uccelli vestono un corpetto di velluto nero o azzurro, e un
escono alla pastura o tornano negli alberi dei boschi giubbone di sajo nero sino alla cintura, che è di cora-
ospitali. me largo un decimetro e si ricinge dalla cartucciera,
Popolazione. Nell’anno 1839 erano in Muravera donde poi scendono sopra i calzoni bianchi le brache a
anime 1980, delle quali maggiori d’anni 20, maschi campana, come dicono, sino a mezzo femore ne’ gio-
585, minori 410, femmine maggiori 545, minori vani, al ginocchio ne’ provetti. Le gambe copronsi coi
440, distribuiti in famiglie 520. borsacchini di sajo che si stringono sopra o sotto il gi-
Professioni. I mureresi applicati esclusivamente al- nocchio. Il cappotto è solitamente corto, sopra o sotto
l’agricoltura sono 420, alla pastorizia 200, alle arti il quale hanno molti sa best-e-pedde, la mastruca di vel-
meccaniche di necessità 45, al negozio 20, alla pesca lo nero. Quando escono in campagna soglion portare
40. Quindi sono da indicare preti 3, notai 5, ufficia- su sacu o meglio sagu de coberri, manto formato di due
li sanitari 4. pezze di sajo, lunghe palmi 12, o poco meno, e larghe
Le donne lavorano sulla lana, sul lino, e anche sopra tre, che si compongono or sulla testa or sulle spalle per
un po’ di canape. Ogni casa ha il suo telajo. Sono anco- la pioggia o per il freddo, e servon pure a coltre. Le
ra comunissimi le macchine di antica forma; e scorre- scarpe a grossa suola sono strette con correggie. Rado-
ranno ancora alcuni anni prima che si effettui la rifor- no sempre la barba, fuori il caso di lutto per qualche
ma che si desidera. parente, quando la lascian crescere più o meno tempo
Carattere. Come gli altri foradesi sono di medio- nella varia ragione di gradi di parentela.
cre statura, di color tendente all’olivastro, di corpo Le donne coprono la testa con la bittula, dal latino
robusto, e di grand’animo. Ora sono assai mansue- vittula, rinchiudendovi la capellatura divisa in due par-
fatti, dimostrano molta religione, rispetto alla giusti- ti sulle orecchie e intrecciata; pongono su la bittula il
zia, sebbene severa, finché non sospettino nel giudi- cambusciu, cuffietta di scarlatto, che con due nastri ne-
ce volontà e studio iniquo; e se fossero più diligenti ri fermasi sotto il mento, e sopra su cambusciu un faz-
nelle fatiche e industri avrebbero maggior lode. zoletto bianco o dipinto, addoppiato diagonalmente,
Tra’ mureresi si è veduto un miglioramento morale che attorcesi sotto alla gola. La camicia di tela finissi-
molto notevole. Furono già frequentissimi i delitti ma del loro telajo, chiusa in mezzo il petto, con botto-
d’abigeato, furto, grassazione, omicidio, le relazioni cri- ni d’oro e d’argento, ha larghissime le maniche, che si
minali nella curia quasi quotidiane, e si ricorda un an- increspano e ristringono su’ polsi, e sono tenute con si-
no, quando in soli sette mesi si posero in corso 47 cau- mili bottoni. Un corsetto spettorato di stoffe preziose
se di concubinato. Ora i delitti sono assai rari, e rare le chiudesi sotto il petto, e stringesi nelle falde da una fa-
accuse per relazioni scandalose. Se crescesse la istruzio- scia a più giri. Quindi vestesi una giubbetta di scarlatto
ne cotesto miglioramento si vedrebbe ancora negli spi- ben guarnito di stoffa, e allacciato solo presso i polsi
riti, e cadrebbero certi pregiudizi e certe superstizioni… con ricca bottoniera. La gonna di sajo rosso, di loro
Stato sanitario. Dominano nell’estate ed autunno manifattura, increspata con bell’arte, adornasi nella
le dissenterie, le intermittenti e perniciose; in prima- estremità superiore di una zona di percalle, nell’orlo di
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un largo nastro azzurro. Si aggiunge un grembialetto altri o parenti o amici gli uomini van dietro lo sposo,
di seta nera o di scoto di tal colore. La ricchezza mo- le donne dietro la sposa. Lo sposo va prima.
strasi negli orecchini, nelle collane e nelle anella. Nel passar per le vie sono l’uno e l’altra onorati di
Balli. Le donne moreresi hanno gran gusto per la benedizioni, e con parole d’augurio e con frumento e
danza; ballano nel carnovale, nelle ricreazioni pub- sale che si versan loro addosso a grossi pugni o da sco-
bliche de’ dì festivi, nelle feste campestri, e non le delle, e talvolta con troppa forza e in modo che ne
sole fanciulle e spose vi prendon piacere, ma anche son colti in viso gli accompagnanti e gli stessi preti.
le vecchie nonne vi si sollazzano sgambettando con Quando entrano nella nuova casa il paroco dà la
vigor giovanile molte ore. benedizione a’ due conjugi, e questi stando in piedi
Matrimonii. Sono frequenti e fecondi. Il pudore (la donna alla sinistra dell’uomo) ricevono le congra-
mantiene intemerate le fanciulle, la fede inviolati i tulazioni, dopo le quali si siedono a convito. Gli sposi
talami. In questo è gran dilicatezza d’onore, e non si mangiano del caprone.
danno colpe leggiere. Tuttavolta accade che si trovi Il festino con canti e balli dura uno o più giorni.
qualche neonato, che la madre espone alla pubblica Funerali. Quando una persona abbia cessato di vive-
carità o perché manchi di mezzi a nutrirlo, o perché re, la pietà de’ congiunti volgesi ai soliti uffici estremi. Il
non patisca disonore. È raro che se ne ritrovi la geni- cadavero si cura nel miglior modo, e subito si veste di
trice nello stesso paese, perché si sogliono portare al- quella pompa, nella quale comparve nel dì più bello e
trove. Se non si offra alcuna persona caritatevole, la felice della sua vita, anche le vedove che passarono lun-
comunità dee provvedere per la balia. ghi anni nello squallore avvolte di bruno. Se poi il mor-
Nozze. Non si stipula nel popolo alcun istromen- to sia ancora nubile, adornasi per cura della matrina
to. La sposa dee preparare i mobili e utensili per la d’una corona d’alloro, e di belli e preziosi ornamenti
cucina, il telajo e il panificio, e una sufficiente linge- d’oro, d’argento, di perle ecc. Intanto le parenti e le an-
ria; lo sposo deve preparar la casa e aver i mezzi per celle vestitesi a bruno, si pongono intorno al cataletto
la sussistenza sua e della donna; se è meccanico saper in mezzo la sala, cominciano il compianto, e con tutti i
la sua arte e aver gli utensili necessarii; se agricoltore segni di vero dolore, facendo onta al petto, al volto, al
il carro, due tori, l’aratro e gli altri istromenti agrarii; crine, deplorano la perdita; poi quando dalle cantatrici
se pastore un branco intero, o una parte come co- chiudesi la strofa, lasciano il freno al dolore e prorom-
munajo minore. pono a lamenti e a nuove offese alla persona. Le vedove
Negli sponsali si fa uno scambio di doni. siccome sarebbero sospettate di aver poco amato il de-
Il corredo della sposa, consistente negli articoli funto, se il loro dolore apparisce di poca acerbità; però
suindicati, portasi sopra carri adorni nella casa nu- non si contengono nello sfogo, e gemendo, strillando e
ziale e con festivo strepito nella vigilia delle nozze. lamentandosi nel modo più miserabile, strappansi i ca-
Gli sposi prima di partirsi dalla casa paterna per pegli e li spargono sul capo del caro estinto.
andare nella chiesa ad esservi benedetti, domandano Quando i defunti si seppellivano nella chiesa, al-
ed ottengono la benedizione con tutta solennità dai cuni mureresi imitavano quel che si solea fare nel
loro genitori o zii. prossimo paese di S. Vito, dove nel 3°, 7° e 30° gior-
Lo sposo preceduto dalle launelle (zampogne), ac- no dopo l’obito e nell’anniversario le parenti concor-
compagnato dal curato e da tutta la sua parentela, si reano nella chiesa, e ordinatesi intorno alla tomba
porta dalla sposa, e l’aspetta nel cortile della casa o coprivano la lapida d’una tovaglia, vi ponevano un
fuori, e quando essa esce co’ suoi parenti la precede crocifisso tra alcuni moccoli accesi, e percuotendosi il
nella chiesa. petto, strappando i capelli, e piangendo e singhioz-
Dopo presa la comunione tra la messa, e compita zando apostrofavano il caro estinto, tra le cerimonie
la cerimonia del sacramento, fanno gli sposi la solita de’ santi misteri. Se accadeva che alcuna fra le parenti
limosina a’ preti porgendo certo denaro con una avesse ingegno poetico, essa levava allora il canto fu-
guastada di vino e tre pani di semola fatti ad anello e nebre come avea fatto nella casa presso il defunto.
infilzati in una treccia di provinca. Un fanciullo por- Le persone di fortuna sogliono sempreché ricorre
ta questi doni. l’anniversario di qualche loro defunto prediletto far
Lo zampognatore dello sposo e della sposa che a un’abbondante limosina in pane, vino e carne.
gote piene spira l’armonia dalle canne per la fausta La durata del duolo risponde al grado di parente-
occorrenza scelte dal coritone o stracasciu (stucchio a la, i più prossimi prolungandolo più. Non usandosi
conservarvi i concerti, e ciascun concerto è di tre can- in questo dipartimento di nutrir la barba, la dimo-
ne, due unite e la terza sciolta) formato di sovero e strazione più segnalata del duolo suol essere il mento
coperto di pelle nera, e in somiglianza d’un turcasso, intonso; mentre per le vedove è lo squallore delle ve-
porta pendente da un nastro a tracolla un grosso pa- sti, e il succidume della camicia.
ne lavorato con molt’arte e capricciosamente figura- Quella camicia che indossavano quando morì il
to, e precede gli sposi e la lieta brigata delle due pa- marito, quella continuano a tener giorno e notte fin-
rentele e degli amici alla casa nuziale. ché non sia disfatta, di maniera che devonsi gli altri
Lo sposo e la sposa nell’andarvi restano ancora di- tener lontani dalla dolente.
suniti; ma due parenti della sposa accompagnano lo Agiatezza. In Muravera, come negli altri luoghi
sposo, e due parenti di lui accompagnano lei. Degli della Forada, la massima parte delle famiglie hanno
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qualche proprietà, e sono assai rari quelli che per indi- L’orticoltura è assai estesa, e lo potrebbe essere an-
genza debbano mendicare, e questi o vecchi decrepiti cora di più, se si volessero adoperare tutti i terreni
che non hanno più forze a faticare, o poveri invalidi idonei. Le specie vengono così, che non meglio al-
all’opere per malattie. Gli altri di altra condizione, che trove. Ne’ terreni innondati si raccoglie gran copia
si vedono talvolta, provengono da’ prossimi diparti- di fagiuoli.
menti della Trecenta, del Gerrei e della Ogliastra. Lo stesso occorre a dirsi sopra i verzieri, ne’ quali si
Istruzione. La scuola primaria non ha finora, come ammira una vegetazione di tutto lusso. Le specie sono
nella più parte de’ luoghi, prodotto i frutti desiderati. molte, e tra esse assai considerevoli quelle del genere
Le vacanze spesso si protraevano ad arbitrio, e per le de’ cedri. La Forada è un clima adatto alle medesime
lunghe intermissioni i fanciulli si dimenticavano di niente meno che lo sia quello di Milis, se non si vo-
quel poco che avessero potuto imparare. Quando era glia dire anche più, come si potrebbe con buone ra-
aperta la maggior parte delle ore spendevansi ne’ casti- gioni dedotte dalla situazione più fausta e dalla mag-
ghi, massime ne’ giorni che il maestro fosse mal tem- gior bontà de’ frutti. Anche i mandorli e gli ulivi vi
perato d’umore. I piccoli ricusando andarvi per non prosperano felicemente e danno frutti assai copiosi.
patir le ire magistrali, e alcuni padri trascurando man- I pini vengono a uno sviluppo maraviglioso, e ve-
darli per la conosciuta inettitudine degli educatori, ac- desi qualche individuo non ancora secolare, che è
cade però che pochissimi vi concorrano. già cresciuto a un colosso.
Il capo della curia del Sarrabus, residente in Mu- Non meno felicemente de’ cedri e mandorli e oli-
ravera, avea il titolo particolare di magnifico Armen- vi, vengono nel territorio di Murera e generalmente
tario, che fu un nome nel tempo de’ giudici usato da nel Sarrabus i mori dai quali si pretende sia stato no-
alcuni curatori de’ dipartimenti. In Muravera avean- minato il paese; citandosi la tradizione, secondo la
si pure le prigioni reali. quale nel luogo dove oggi è il paese sarebbe già stata
Agricoltura. Gran parte de’ territorii coltivabili di una selva di mori (una murera), della quale si vor-
Muravera e delle sue pertinenze sono di una fertilità rebbero un residuo gli annosissimi mori che vegeta-
prodigiosa, e idonei anche a certe coltivazioni, alle no ancora ne’ cortili di molte case, ne’ prossimi po-
quali tanti altri sarebbero poco atti. Non pertanto deri. Forse si coltivarono anche i bachi.
l’arte agraria era meno avanzata, che ne’ prossimi Quest’attitudine del luogo a cotesta specie non sarà,
paesi di Sanvito e Villapuzzo; e per poca industria si come speriamo, negletta nell’avvenire, e i sarrabesi
lasciavano inerti nella maremma grandi tratti di ter- imiteranno gli altri sardi che già studiano in questo
reno fecondissimo che si potevano asciugare. novello ramo di coltura, dal quale sono promessi con-
Se ora l’agricoltura di Murera progredisce, se ne siderevoli guadagni. Intanto che crescessero le novelle
devon grazie al prebendato teologo Manunta, il quale piante di maggior nutrimento a’ bigatti potrebbero gli
co’ consigli e con i soccorsi diresse e confortò quei po- alberi che sussistono dar sufficienti foglie, e farsi le pri-
polani. Egli dopo aver provveduto alla istruzione, fa- me esperienze della educazione de’ medesimi e delle
cendo le spese per una scuola, e proponendo premii più semplici opere su’ cocchetti.
alle fanciulle che imparassero bene il catechismo, Palme. Nella Forada vegeta questa specie tanto
provvide a eccitare all’opera gli oziosi; e a proprie spe- prospera, come negli orti di Cagliari; ma non si cura
se avendo fornito di buoi e di altre cose necessarie più di averne alcun frutto perché la sua cima stringesi a
di 30 coloni, che lavoravano ne’ predi altrui quando ciò i rami novelli, che sono voluti per la cerimonia
erano condotti, e aumentò la solita seminagione di della domenica di palme, sottratti all’azione della lu-
una quantità cospicua. I mureresi ricordano con grati- ce non si tingano in verde.
tudine la sollecitudine paterna, con cui lo stesso pre- Lentisco. Quando le bacche di questa pianta sono
bendato li soccorse nella carestia del 1831-32, man- in gran copia, le donne ne riempion sacchetti, e que-
dando loro per mare il frumento necessario al prezzo sti posti entro piccoli tini, ed ammolliti con l’acqua
del costo, senza di che un gran numero di essi sarebbe bollente schiacciano coi piedi per farne filtrar l’olio
morto d’inedia. per le lucerne, e per condimento ancora dei legumi,
La quantità de’ semi che annualmente si danno alla quando sia ricotto. Il superfluo agli usi domestici
terra è approssimativamente come qui notasi: starelli vendesi negli altri paesi o mandasi a Cagliari per le
di frumento 2000, d’orzo 900, di fave 200, di legumi fabbriche di lana, e per le lampadi.
250, di lino 200, di canape 60. Pastorizia. Le parti montuose ed incolte del Mu-
La fruttificazione è varia, secondo la varia natura rerese producono ottimi ed abbondanti pascoli; e si
de’ luoghi, ma se le meteore favoriscano alla vegeta- potrebbe avere gran copia di fieno, se si tagliassero
zione, si può ottenere dal frumento il 20, dall’orzo il l’erbe che lussureggiano in tanti prati naturali, prin-
25, dalle fave il 18, da’ legumi il 10. cipalmente nelle regioni inondate, e se ne formasse-
Le vigne occupano una superficie di circa 400 ro artificiali ne’ molti luoghi, dove è facile formarli.
starelli; ma perché sono in esposizione infelice, però Se la intelligenza viene in soccorso della natura, in
la vendemmia dà poco mosto; e perché la manifat- questa come in altre regioni sarde, i prodotti e le ric-
tura è poco saggia, però i vini non sono di bontà, e chezze cresceranno in modo maraviglioso.
a’ primi calori inacidiscono. È quindi necessità di Nell’anno 1837 ne’ territorii di Muravera e sue
supplire al difetto co’ vini di Jerzu. dipendenze pascolavano buoi per l’agricoltura 700,
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cavalli 100, giumenti 350, quindi capre 3000, peco- una parte delle decime che sono godute da un cano-
re 10000, porci 3500, vacche 2000. nico della primaziale.
In altri tempi, quando era tra’ sarrabesi e napoletani La chiesa maggiore ha per titolare e patrono s. Ni-
un commercio attivissimo, le cose pastorali erano più colò di Bari. È appena fornita delle cose necessarie.
curate, e si facea gran quantità di formaggi bianchi, Le chiese minori sono dedicate, una alla Vergine
che gli incettatori salavano nelle cantine per esportarlo del Rosario, dove suole ufficiare una confraternita,
nel continente. Questa vendita essendo molto dimi- l’altra a s. Antonio abbate, la terza a s. Antonio da Pa-
nuita, mancò il primo studio, e scemò di molto la dova, la quarta a s. Anna, la quinta a s. Lucia, nelle
quantità del prodotto. quali si fanno le cose divine solo nella solennità per il
Apicultura. Essendo a questa favorevoli tutte le rispettivo titolare.
condizioni, i mureresi preparano molti bugni, e seb- Fuori del paese sono diverse chiesette, la Vergine
bene non facciano alcun’opera intorno a’ medesimi e d’Itria in vicinanza di Petreto, dove fu già un piccol
ne’ predi vicini al paese e ne’ salti, non pertanto otten- convento dei frati della Mercede per la redenzione
gono cera e miele in abbondanza. Con un po’ più di degli schiavi, e dove trovasi il cimitero; s. Georgio
cura il profitto si duplicherebbe. martire; s. Giovanni Battista; s. Maria, e s. Marta.
Caccia. La più considerevole è quella che d’inver- Queste due ultime però sono esecrate e in rovina, e
no si fa de’ merli e tordi nel salto di Castiadas. Vedi comprese con le due precedenti nella regione detta
l’articolo Cagliari provincia, dove si descrisse l’opera S’Orrùi a levante del paese. S’ignora quando quei
di quella stagione. Alcuni mureresi per le poche ore frati si siano ritirati. Essi doveano raccogliere in que-
che stiano presso le reti guadagnano lire nuove 150. sto e ne’ prossimi dipartimenti copiose limosine per
Le altre caccie sopra il selvaggiume di rado sono in- il riscatto degli schiavi, se da questo littorale molti
fruttuose, perché le montagne e i salti hanno gran nu- erano rapiti alla schiavitù nelle inopinate invasioni.
mero di capi in quelle specie che abbiam già indicato. Popolazioni antiche. In S’Orrùi presso la chiesa di
Pesca. Negli stagni della maremma, ne’ canali già s. Georgio si vedono certi indizii di abitazioni, e si
descritti e ne’ fiumi, principalmente nel Soepro o Do- scoprono molte sepolture. Di questo antico paese fa
sa, vanno molte barchette e si fa gran cattura di pesci menzione il Fara, ed è quello che ei nomina Sorruvi.
di varia specie, i quali si vendono e nel Sarrabus e ne’ Pedredu, che il prenominato Corografo pose fra i
dipartimenti limitrofi del Campidano e del Gerrei. paesi spopolati, sussiste tuttora, ed è una frazione di
Carbonari. Molti di Murera, quando abbian com- Muravera, un suo vicinato, che non ne dista a levan-
pite le operazioni agrarie, se ne vanno ne’ boschi cedui, te più di 40 passi. Se diam fede alla tradizione, Pe-
e taglian legne per venderle, ed una parte ne carboniz- dredu sarebbe stata la parte più antica del paese: poi
zano. Tra la caccia de’ merli, in quelle ore del giorno quando il rione di Muravera crebbe di popolo, e fu
che dovrebbero stare oziosi, fanno alcuni questa fatica, abitato da’ principali, valse il suo nome, e quello di
e accrescono così il loro guadagno. Il carbone, la legna Pedredu fu negletto.
per cucina e il legname per costruzione si carica ne’ na- Turu. In sulla sponda destra del fiume Dosa, pres-
vicelli cagliaritani e si trasporta alla capitale. so al bacino dello stagno che dicono Sa fogi, era un
Commercio. I mureresi vendono grano, orzo, le- paese così nominato, nel luogo che dicono Ruinas de
gumi, frutta ortensi, mandorle, arancie, limoni, ce- Turu (Rovine di Turu). La tradizione porta che esso
dri, capi vivi per la beccheria o pel servigio agrario, fu assalito dagli africani e distrutto, e che gli scampati
pelli, cuoi, articoli di caccia, pesca, carbone, legna- ritiratisi in Muravera, indi si partissero nel terrore de-
me, tessuti ecc., e si può calcolare che si ottengano gli infedeli, e si stabilissero dove or è Foghesu.
di guadagno circa centomila lire nuove. Sa turre de degi cuaddus (la torre di dieci cavalli).
Le vie agli altri dipartimenti, co’ quali si potrebbe La Sardegna per più di mille anni, e quasi ogni anno
commerciare, sono difficilissime, e in alcuni tratti non fino al 1815, fu esposta alle invasioni ostili, prima
carreggiabili; per lo che quando i sarrabesi vogliono de’ saraceni di Africa, Spagna e delle Baleari, poscia
farvi affari devono trasportare le loro derrate sul dorso agli assalti de’ barbareschi. Avvenne in guerra così
de’ giumenti. A questa asprezza di sentieri si aggiunge prolungata, che qualche volta i popoli che abitavano
talvolta il pericolo de’ fiumi che si devono guadare, le spiaggie e le maremme fossero sorpresi e dovessero
perché mancano i ponti. Quando il Dosa si gonfia, vedere predate e distrutte le loro case, e incatenati
resta interrotto il commercio anche con Villapuzzo, andare nelle terre degli infedeli a una intollerabile
perché le barchette che si hanno per il passaggio non schiavitù. Così caddero le città e i borghi che coro-
reggono a un gran carico. navano i littorali dell’isola, e venne meno la popola-
È una gran sorte per i sarrabesi che i navicelli ca- zione. Certamente gli invasori furono infelici nella
gliaritani vengano spesso nelle loro spiaggie per com- maggior parte delle imprese, e patirono dagli isolani
prarvi i sunnotati varii articoli. Senza questo comodo dolorose ripulse; perché questi, quando aveano il
essi sarebbero miserabilissimi in mezzo alla maravi- tempo di armarsi, correvano animosi a batter il ne-
gliosa produzione del loro suolo. mico, l’affrontavano sebbene in numero molto mag-
Religione. Questi popolani sono compresi nella giore, come abbiam veduto nelle maravigliose difese
diocesi di Cagliari, e curati nelle cose spirituali da tre che fecero negli ultimi anni di questa guerra; ma ac-
sacerdoti, il primo de’ quali si qualifica vicario, ed ha cadea talvolta che gli assaliti avessero nemica la sorte,
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e allora la barbarie de’ vincitori tutto devastava e ro- vitesi e villapuzzesi, però non vi si può operare stu-
vinava, e il timore di tanto periglio allontanava quei diosamente, e non vi si opererà finché valga questa
che erano scampati al ferro e alle catene da’ luoghi comunanza.
troppo esposti. La massima parte delle terre di Villamaggiore re-
Tra’ littorali più infestati fu questo di Sarrabus, stano incolte, e servono alla pastura del bestiame. In
come quello di Chirra a tramontana e quello di Ca- varii tratti si esercita l’orticoltura con un successo
stiadas ad austro; Chirra restò affatto deserta; si di- maraviglioso.
sertò pure il Castiadas; e se li tre paesi della Forada La catena delle colline che sorge in parte in que-
rimasero, questo devesi attribuire alla buona sorte sto territorio dicesi Monte Juru.
che mai non fossero colti all’improvviso, al valore Nel littorale di Villamaggiore, nello stagno di Co-
che spiegarono contro gli assalitori e alle difese che lostrai, è la peschiera così nominata, che era già di
prepararono. I tre canali furono, come già notai, fat- spettanza del Marchese di Chirra, abbondantissima
ti col disegno di tagliar la via agli assalitori, come fu di pesci, ma per la piccola vendita non ha gran valo-
quello che scavarono i chirresi; ma perché i nemici re, e non si può affittare che a scudi 160.
eransi poi più volte avanzati contro i tre paesi nella S. Priamo. Sopra un colle, poco distante da Villa-
via che da Monte-Salinas portava in Muravera; però maggiore, sorge questa chiesa di rozza architttura,
vollero i foradesi costrurre un riparo e chiudere quel divisa quasi in tre navate, nella media delle quali è
passaggio. E pertanto in sulla estremità dello stagno un altarino di marmo, e a fianco della navata sinistra
della Foce sopra la via costrussero una torre, e alla una spelonchetta, dove dal fesso delle rupi granitiche
destra aggiunsero un’ala sino all’acqua dove si for- stilla talvolta un’acqua che credesi mirifica. In essa si
mava la caserma per i presidiarii, e dall’altra costrus- celebra una festa di gran concorso e sollazzo.
sero una lunga muraglia in un terreno ingombro di Nella mattina della vigilia trasportasi su d’un car-
boscaglia, per arrestare chi, schivando la torre, voles- ro da Muravera in questa chiesa l’effigie del Santo
se prendere altro sentiero e procedere sino a’ paesi. chiusa in una cassa e senza pompa religiosa, ma die-
La porta sotto la torre doveasi chiudere nella notte, e tro la medesima vanno i pellegrini di penitenza a
sempre che si presentassero nemici. Ordinariamente piedi, gli altri a cavallo o nelle tracche. Nel pomerig-
vi stava di guardia una squadriglia di dieci uomini a gio verso le 5 viene il paroco col reliquiario compo-
cavallo, donde il nome di Torre di dieci cavalli, i sto sulla sella in dorso a un cavallo scelto, tra un
quali doveano correr le spiaggie e da’ luoghi sublimi grande accompagnamento di cavalleria miliziana, di
esplorare se apparissero navi sospette. Quando que- confratelli, di devoti e di penitenti vestiti di un bian-
sto occorrea, subito gli esploratori tornavan indietro; co camicione stretto al seno con fascia, scalzi, scar-
si chiudea la porta della torre, si preparavano le armi migliati e ansanti per aver dovuto camminare al
e si mandava avviso a’ tre paesi perché prendessero le trotto de’ cavalli. La cavalleria ha il suo stendardo,
armi e venissero ad aspettare i nemici o andassero a ha pure il suo la confraternita, e quelli che lo porta-
impedir lo sbarco. Queste spiaggie furono spesso no fanno le più pazze bizzarrie per mostrare la loro
teatro di feroci pugne e un campo glorioso al valore destrezza nel governo dell’animale. Quando questi
de’ sarrabesi. Se la storia accettasse le tradizioni, po- sono prossimi al colle, esce da chiesa una processio-
trebbe essa accrescersi di molte belle pagine. ne col simulacro del Santo, e le due comitive con-
Norachi. Nella regione del Sarrabus sono queste giuntesi muovon alla chiesa per celebrarvi gli uffici
costruzioni in gran numero, ma pochissime quelle divini. È un bello spettacolo veder per la pendice del
che non siano quasi totalmente disfatte. Noi non colle le botteguccie di robe, di liquori, di dolci e le
possiamo nominare quelle che sono comprese nella brigate sparsevi nel soggetto piano ne’ tre lati d’una
circoscrizione di Murera, non avendo avuto tempo piazza quadra, le case e le loggie formate di rami e
di prenderne annotazione, a eccezione di quella che coperte di frasche, e chiuse parimente ne’ fianchi,
nelle più parti intera vedesi in Villamaggiore. dove sono raccolte le famiglie principali, e festeggia-
VILLAMAGGIORE. Ad austro del Murerese, dove no e fan conviti e danzano, o ascoltano gli improvvi-
apresi un vasto piano irrigato e spesso innondato da satori. A gran tratto poi intorno tra le macchie, sotto
fiume Peddanus, era non lungi dal colle di S. Priamo gli alberi in sulla sponda del ruscello sono sparse
un antico paese mendetto Villamaggiore. Del qual no- mille brigate che preparano il pranzo o la cena, e si
me non essendo rimasta menzione nel Fara, potrebbe deliziano in una sincera allegria, mentre più in là pa-
essere vero che altrimenti prima si appellasse, e che ivi scolano i cavalli impastojati ed i buoi delle tracche.
fosse il capoluogo del Sarrabus, l’antica Sarcobos o Sar- Nella notte le donne riposano entro le tracche, gli
copos, che troviamo notata nell’Itinerario, e volle, come uomini si adagiano sotto le piante presso ai fuochi
è probabile, indicare Tolommeo nel nominare nelle che nutron bene.
parti meridionali dell’isola i popoli scapitani o scarcopi- Tuerra di Villamaggiore. Così chiamasi un gran
tani, come avrebbero dovuto leggere gli amanuensi. tratto di suolo attraversato dal fiume, e spesso inon-
È questa una parte della regione sarrabeseniente dato, dove la terra è di una mirabile forza e sempre
meno fertile della Forada, e che sarebbe egualmente attiva la vegetazione. È ombrato da molti alberi in-
produttiva se fosse coltivata. Ma siccome questo ter- fruttiferi, a luogo de’ quali si potrebbero sostituire le
ritorio, per antico diritto, è comune a’ mureresi, san- solite specie di cedri.
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Muros 920

Dalla terra al littorale stendesi un piano vastissi- Il territorio di Muros era in gran parte demaniale,
mo ricco d’erbe, dove potrebbesi tagliar molto fieno del restante una parte notevole appartenendo alla ca-
e formare prati artificiali, e dove alcuni fanno l’orti- mera arcivescovile di Sassari, i muresi non possede-
coltura con grandissimo lucro. vano che una superficie di poco più di 100 starelli.
Nel littorale sono varii stagni Ferasi, Feraseddu, Co- Pastorizia. Nell’anno sunnotato si nutrivano da’
lostrai, Bucca de palus. Essi comunicano fra loro, e so- muresi buoi per l’agricoltura 110, cavalli 46, majali
no conosciuti sotto l’unico nome di Colostrai. In Buc- 50, vacche e vitelli 170, cavalle rudi 30, capre 350,
ca de palus entra il Maloca, e si prende il pesce bianco, porci 300, pecore 2000.
cioè la lissa e il lupo; in Colostrai è il pesce fino, palaja, Religione. Questo paese comprendesi nella giuri-
canina, murmungione, ecc. sdizione dell’arcivescovo di Sassari, ed è curato nelle
cose spirituali da due sacerdoti, il primo de’ quali si
MUROS, villaggio della Sardegna nella provincia e qualifica rettore.
prefettura di Sassari compreso nel mandamento di La chiesa parrocchiale ha per titolare il martire s.
Ossi, e nell’antica curatoria di Figulina nel regno del Gavino e un povero fornimento. Nella campagna
Logudoro. era già una cappella dedicata a s. Giovanni.
La sua situazione geografica è nella latitudine Antichità. Nel territorio sono vestigie di qualche
40°40' e nella longitudine occidentale dal meridiano nurache.
di Cagliari 0°32'. Sono indicate le rovine di un antico paese che di-
Siede nelle falde del monte Canekervu. cono Tatareddu, e che avea per titolare della chiesa s.
Il territorio è in alcune parti piano, in altre mon- Leonardo. Appariscono le fondamenta d’una gran
tuoso. casa che vuolsi sia stato il palagio marchionale.
Nella parte incolta sono due selve ghiandifere, una Muros era feudo misto, e pagavasi per:
detta di Canekervu, che per tagli irregolari e anche per Laor de Corte, uno starello di grano da ogni vas-
fuoco è molto diradata, e in alcuni tratti distrutta; l’al- sallo;
tra appellata di Badde-olia. I pascoli sono abbondanti Diritto di gallina, una gallina o ss. 5 (moneta sarda
e sopravanzano i bisogni della pastorizia del paese. eguale a 10 di Piemonte) da ogni capo di famiglia;
Il fiume Melas traversa una regione del Murese. Le Paglia di corte, un sacco di paglia da ogni vassallo;
fonti sono poche in numero, e di queste tre sole degne Diritto di vino, due soldi per carica;
di menzione, quella che sorge entro l’abitato, quindi il Diritto di feudo, lire 1.10 (eguale a franchi 3) da
Cantareddu a cinque minuti dal paese, e quella che di- ogni capo di famiglia.
cono di Thiarosa entro l’oliveto del Marchese. Quindi erano i comandamenti demaniali, e il Mar-
Muros trovasi circondato a più parti da eminenze chese dava per giornata d’uomo e cavallo soldi 5 sar-
montuose che impediscono la ventilazione, fuorché ad di, e al ministro di giustizia per il servigio d’un anno
una o due parti. Vi si sente molta umidità, si patisce la lire sarde 125, allo scrivano lire 25.
nebbia, e l’aria è viziata da’ miasmi della prossima valle.
Popolazione. Nell’anno 1837 erano in Muros ani- MUSEI, villaggio della Sardegna nella provincia d’Igle-
me 245 distinte in maggiori d’anni 20, maschi 85, sias compresa nel mandamento di Villamassargia, della
femmine 69, e in minori maschi 48, femmine 43, prefettura di Cagliari. Era parte del Sigerro, antico di-
che componevano famiglie 66. stretto del regno di Plumini o Cagliari.
Se finora questa popolazione non prosperò per le La sua posizione geografica è nella latitudine 39°18',
vessazioni degli agenti baronali, ora che questa causa e nella longitudine occidentale dal merid. di Cagliari
è tolta possiamo sperare che si levi dalla miseria in 0°26'.
cui giacque finora, e cresca a quel numero che con- Giace nella valle del Sigerro in perfetta pianura ri-
cede la estensione e la fertilità del suolo. Essi pagava- parata a’ venti boreali da una gran massa di monti, e
no circa 7000 lire nuove. poco ventilata da’ meridionali per l’ostacolo de’
I muresi sono agricoltori o pastori, e i secondi in monti di Villamassargia. Il levante e il ponente sono
piccol numero. Alcune arti meccaniche sono all’uo- i soli dominatori. Per le acque del rivolo di Domus
po esercitate nella vacanza dalle operazioni agrarie. novas, e di un altro ruscello, che scorre in sua vici-
Alla scuola primaria concorrono otto fanciulli, nanza a levante, per il fiume grande che viene dai
più spesso uno o due. salti d’Iglesias e per le molte paludi che sono intor-
Agricoltura. Si suole seminare annualmente starelli no, si patisce grande umidità, e spesso una folta neb-
di grano 250, d’orzo 60, di legumi 20, e produce il bia. Il termometro nell’estate va talvolta ai 28° di R.,
grano il 10, l’orzo il 15, i legumi l’8. La pratica agra- nell’inverno scende a poco sopra lo zero, ma per po-
ria è più difettosa che ne’ paesi circonvicini. che ore, perché ordinariamente si mantiene ai 100.
Il vigneto è ristrettissimo quanto appena dia la Per la prossimità dei monti le pioggie e i temporali
sufficienza al paese. La vendemmia suol produrre sono frequenti, comeché poi di rado nuocano a’ se-
circa 30000 litri. minati, alle vigne ed a’ verzieri. L’aria comincia a
I fruttiferi sono pochi e di poche specie. Tra’ predi sentirsi insalubre dalle persone avvezze a miglior cie-
minori de’ muresi è un grande oliveto di pertinenza lo fin dalla metà di giugno, e non perde la sua mali-
del Marchese, e di cospicuo prodotto. gnità che dopo le pioggie autunnali.
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921 Narbolia

Il territorio di Musei è molto ristretto e quasi tut- de’ popolani, la chiesa non parrà poi, come già parve
to nel piano. Si computò la sua superficie di starelli poco capace. Presso la chiesa era la casa baronale de’
1384, de’ quali 150 chiusi, 116 vignati, aperti 1117, gesuiti, la quale non essendo ristorata già minaccia
i quali si pretendeano demaniali. Sottraendosi a quel di rovinare.
residuo starelli 500 del prato e starelli 150 della re- In campagna a distanza d’un’ora è una cappella
gione su Coddu, rimanevano per le vidazzoni e per il dedicata a s. Lussorjo.
pascolo starelli 457. Mancando pertanto il terreno, Per la festa del titolare della parrocchia si corre il
manca a’ contadini dove esercitare la loro industria; palio, ma son pochi gli ospiti che la frequentano.
epperò languono essi nella miseria, e le altre case so- Popolazione. Nell’anno sunnotato erano in Musei
no rovinate, altre rovinanti. Esse saranno circa 200, anime 532 distinte in maggiori d’anni 20 maschi
computando quelle che sono abbandonate per timo- 230, femmine 190, e minori maschi 51, femmine
re che cadano addosso alle infelici famiglie; e nelle 61, distribuite in famiglie 155.
stagioni piovose parrebbe vederle nuotanti in uno Negli uomini di Musei sono a notare gli stessi co-
stagno di fango, dove non si può passare altrimenti stumi dei domonovesi, salve le modificazioni che ca-
che sul carro o sul cavallo. giona la miseria in cui sono. Chi gli osserva, li vede
Agricoltura. Ne’ terreni arativi del paese e negli al- irritabili, ringhiosi, e quando soggiacevano al giogo
tri che si fittano in altri salti sogliono i museini se- feudale sdegnosi, frementi e duri a non lasciarsi im-
minare annualmente starelli di grano 600, d’orzo porre gravezze.
100, di fave 50, di legumi 25. La fruttificazione me- Sono applicati all’agricoltura uomini 160, alla pa-
dia del grano è al 10, dell’orzo al 18, delle fave all’8, storizia 30, cinque o sei alle arti meccaniche, e gli altri
de’ legumi al 12. che non possono far altro, fanno i vetturali, comprano
Si semina anche granone, ma per la scarsezza dell’ac- grano da’ prossimi paesi e lo trasportano in Cagliari.
qua che tutta si usurpano quei di Domus-novas, questa In Musei non si dava a’ piccoli alcuna istruzione.
cultura vien sempre meno. Lo stesso accade sopra le Musei era antica baronia de’ gesuiti, che vi aveano
piante ortensi. Se le acque, perché mal incanalate, non una casa baronale per il fattore che solea essere un fra-
si disperdessero, potrebbero bastare agli uni ed agli altri. tel converso, vi esigevano il feudo, e così regolavano i
Comeché il territorio di Musei sia di egual bontà vassalli che questi erano in migliori condizioni che
al limitrofo di Domus-novas, non pertanto poco si siano al presente e nell’agricoltura e nella pastorizia.
studia nella cultura degli alberi fruttiferi, e però po- Quando essi furono soppressi, il feudo fu incame-
chissimi (e i più tra questi peri innestati) ne son ve- rato al fisco, dal quale però poco dopo con tran-
duti ne’ predii. sazione del 26 ottobre 1785 concedevasi al marchese
Anche sulle viti si usa pochissima diligenza, e le di Villacidro e Palmas in compenso delle scrivanie di
vigne, mentre di giorno in giorno deperiscono, dan Cagliari e di Gallura, da questi cedute al governo.
poco prodotto nella vendemmia. Consumato quel
poco bisogna bever dai pozzi, e molti né pur ne’ NARBOLIA, e anticamente Nurapolia, villaggio della
giorni solenni possono aver il piacere di gustarne, Sardegna, già compreso nel Campidano Milis, diparti-
mancando di mezzi a procurarsene. mento del regno d’Arborea, ed ora nella provincia di
Pastorizia. Nel bestiame rude numeravansi (anno Busachi, e nel mandamento di Milis della prefettura di
1838) vacche 126, tori 26, pecore 22000; nel manso Oristano.
buoi 225, vacche 120, tori 30, cavalli 20, majali 60. La sua situazione geografica è determinata nella
Non si hanno giumenti per la macinazione, serven- latitudine 40°3', e nella longitudine occidentale dal
dosi questi popolani de’ molini di Domus-novas. meridiano di Cagliari 0°31'.
Quando Musei era posseduto da’ gesuiti, i loro Siede questo paese alla falde meridionali dei Me-
fattori usavano tanta diligenza nell’educazione delle nomeni, o monti di S. Lussurgiu, e ne sono disposte
vacche, e queste così bene cresceano nelle tanche, le abitazioni parte nel piano, e parte nella pendice di
che erano stimate le prime dell’isola. un colle, che osta al vento di maestro e di tramonta-
Il terreno di Musei è molto erbifero, e le piante na, il quale però anche senza questa opposizione
senz’alcuna cura crescono alte e così presto, che si non vi si potrebbe sentire per il riparo che fanno a
potrebbero fare più tagli di fieno. Ne’ terreni acqui- questa parte i monti sunnominati. Gli altri venti vi
dosi la vegetazione è sempre attiva anche nelle sta- giuocan liberamente.
gioni più secche e calde. Cotesta condizione del sito dice chiaro che anche
Religione. Musei è contenuto nella diocesi d’Iglesias, nell’inverno la temperatura si abbasserà meno che in al-
ed è governato nelle cose spirituali da un provicario, tre parti esposte a’ venti indicati, e che nella estate il cal-
amovibile a volontà del paroco abituale, che perceve le do sarà ancora più intenso; dove veramente non è raro
decime e dà a questo operajo una tenue mercede. Ri- che il termometro di Réaumur noti il 30, e talvolta an-
corre qui quello che già notammo sul proposito nell’ar- che più. Le pioggie per la prossimità della gran monta-
ticolo di Domus-novas [Sigerro]. Le cose procederanno gna sono frequenti; non così però le tempeste. La neve
meglio nell’avvenire per il maggior bene delle anime. di rado e per poco cade e resta nel paese; per lo contra-
La chiesa parrocchiale è dedicata a s. Ignazio di rio la nebbia stendesi spesso sul territorio, e nuoce non
Lojola. Scemando, come scema sempre il numero poco principalmente agli ulivi ed alle viti. L’aria è meno
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Narbolia 922

insalubre, che ne’ paesi che sono in mezzo il piano, ed Ne’ funerali è ancora usato il compianto, e vige la
è poco nociva quando i venti meridionali non vi tra- costumanza di non curare il corpo e cangiar le robe, né
sportano i miasmi, di cui spazzano il gran campo arbo- di concorrere agli ufficii religiosi che dopo alcuni mesi.
rese. Anche la umidità, fuori di questo caso, è meno Prima di questo tempo si gridava contro il canto delle
sentita che nel resto di questo e degli altri Campidani. attitadore, che in sostanza non fanno altro che cantare
Il territorio di Narbolia esteso parte nel piano, e le lodi del defunto tra i gemiti de’ parenti, e non si fa-
parte nelle falde dei Menomeni, può computarsi di cea ragione di questa empia assenza da’ doveri della re-
un’area di circa 18 miglia quadrate. ligione; ora si fa ragione delle cose secondo il merito.
Le più notevoli gibbosità sono Is roccas dess’accorru, Professioni. I narboliesi applicati all’agricoltura sono
da dove la vista domina i tre Campidani, e stendesi 210, alla pastorizia 25, alla muratura 14, alle concie 4,
alle montagne della Barbagia, di Villacidro, di Bosa e all’arte ferraria 2, al taglio delle pietre 4. Quindi sono a
per un gran tratto nel mare sardo; Su Cùcuru dess’ere- notare flebotomi 2, notai 1, preti 3.
mita; Su Cùcuru de Zèpara; Su Cùcuru de Coronas. I contadini quando vachino dalle operazioni agrarie
La roccia calcarea trovasi nelle regioni di Cadreas si impiegano in altre fatiche, e altri vanno nel Logudo-
e del Sinnis, dove si sono scavati o costrutti alcuni ro a costrurre muriccie per le tanche, altri nel proprio
forni per bruciarla. salto a tagliare e cuocere le pietre calcaree per il com-
Alcune regioni della parte montuosa sono coperte mercio col Campidano e alcuni dipartimenti logudo-
di boscaglia, che in varii siti è assai folta; ma si vedo- resi; altri nelle montagne di Seneghe, Cuglieri e S.
no rari i grandi vegetabili ghiandiferi. Lussurgiu a tagliarvi legname per travicelli e per la co-
In sulla strada che dicono Aidu de ferru a piè della struzione degli aratri che trasportano su’ loro omeri, e
collina dell’Eremita, nel luogo denominato Rocca di poi variamente operato vendono ai coloni di S. Vero-
Fra Matteo, trovasi ferro solforato. Milis, Riola, Baratili, Ceddiani, Nurachi e Cabras.
Il Narboliese è meno scarso d’acqua che i prossi- In tutto il paese non saranno meno di 200 telai di
mi paesi del Campidano. A distanza di due terzi di antica costruzione; ma solo in 100 de’ medesimi si
miglio dal paese è la fonte, che nomasi di Nieddìo, suole sempre lavorare principalmente sul lino per te-
dalla quale formasi un rivoletto che se fosse un po- le, tovagliole e coperte da letto a disegno rilevato, che
chino più copioso potrebbe far girare un molino. dicono Fànugas.
Nell’estate bevono quasi tutti dalla medesima. La scuola primaria vi fu stabilita; ma spesso restò
Sa Roiedda è un ruscello che d’inverno scorre in chiusa ora perché non si avea maestro, ed ora perché
mezzo il villaggio ed ha origine da molte tenui sorgive. il maestro non si sentiva in umore, ora perché i fan-
Un altro rivo proveniente dalle fonti di Zurgùdu- ciulli non vi concorreano.
la e Iscala nel territorio di Sèneghe, scorre presso il Uno de’ prebendati di questa parrocchia, il cano-
paese, e non si guada senza pericolo in tempi piovo- nico Antonio Manca, lasciò un legato per dare una
si. Allora i narboliesi lo passano sopra un ponticello tenue dote non so se a una o a più fanciulle povere
fabbricato a spese della comunità nel 1796 da Anto- quando prendon marito.
nio Pisano dello stesso luogo. Agricoltura. Il territorio di Narbolia non è per nessun
La linea del suo corso entro questo territorio, dai li- rispetto inferiore alle fecondissime terre del gran campo
miti con Sèneghe sino alle campagne di S. Vero-Milis arborese, e vegetan felicemente i cereali e i fruttiferi.
nella regione che dicono Iscas, non è minore di miglia L’ordinaria seminagione è ne’ seguenti numeri: sta-
5. Le sue acque servono ad irrigare la piccola Vega del relli di grano 1200, d’orzo 300, di fave 50, di ceci 20,
paese, e passan poi tra le vigne, che stanno presso ai li- di granone e piselli 15 complessivamente. La fruttifi-
miti con S. Vero. Quando esso è gonfio impedisce a cazione ordinaria è di 10 pel frumento, di 13 per l’or-
molti del luogo che vadano a lavorare nelle tanche, e a’ zo, di 10 per le fave, ecc. Di lino si semina assai poco.
planargiesi e a varii campidanesi di venir in Narbolia: Orticultura. Alcuni tratti di terreno sono usati per
però sarebbero necessarii due ponti, uno in Cungiadus le specie ortensi, non però più che quanto voglia il
a favor dei primi, l’altro in Biacame per i secondi. bisogno de’ proprietarii.
Sono assai moltiplicate nel piano le lepri e le volpi, Vigne. Vuolsi che non sia in questo terreno quella
e trovansi frequenti nella regione montuosa i cinghia- idoneità alle viti che ammirasi nelle regioni vicine.
li e i daini. Le pernici, le tortore, gli stornelli e altre Ma se il frutto è poco, esso è parimenti buono che ne’
specie sono in gran copia; i passeri a grossi sciami. luoghi che sono per ciò più vantati. Sarà così, ma par-
Popolazione. Il popolo di Narbolia nel 1841 com- rebbe il contrario a chi conoscesse i luoghi. La vernac-
ponevasi di anime 1069, distinte in maggiori d’anni cia e canajuola di Narbolia è meritamente vantata.
20 maschi 268, femmine 356, minori maschi 160, Fruttiferi. Come in quello di Milis e S. Vero, pari-
femmine 185, e distribuite in famiglie 255. mente in questo di Narbolia prosperano maraviglio-
Risultarono le seguenti comuni in un decennio, samente gli aranci, i limoni, che sono poco meno
matrimonii 10, nascite 40, morti 30. che 1500 individui. La natura del suolo e il comodo
La longevità all’80 anno è assai rara: i più non della irrigazione concederebbero una maggior esten-
vanno in là del 55. sione a queste coltivazioni.
Le malattie più frequenti sono le periodiche, le I mandorli e gli ulivi hannovi propizio il clima; ma i
perniciose e le pleuritidi. narboliesi poco si curano del profitto che produrrebbe
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923 Neoneli

loro questa cultura. Forse saran più solleciti per quella Il norache di Tunis, che credesi maggior degli al-
de’ gelsi, né inoperosi resteranno a guardare gli altri che tri, meriterebbe essere osservato. In una delle molte
studiano già con molto fervore sulla medesima. camere (avea questo norache altre costruzioni intor-
Terre chiuse. Già non meno di 1500 starelli di terre- no) vedeasi uno stretto pozzo con pareti fabbricate a
no sono cinti di siepe o di muriccia, dove in quest’area pietre brutte senza cemento, e in fondo una corrente
o si fa cultura o si tiene a pastura il bestiame manso. d’acqua, la quale vuolsi che sorga dalla fonte Nied-
Il salto incolto e aperto per il bestiame rude, in dio in distanza di circa 200 passi. Scoprivasi questo
un’area di 2000 starelli, è coperto di mirto e di lenti- dall’eremita fra Matteo nel 1794, e conteneva qual-
sco. Le donne raccolgono le bacche di questa pianta che moneta romana, e cinque figurine di terra cotta
e ne spremono l’olio per il servigio della casa e per che appartenevano all’antica superstizione.
venderne agli altri campidanesi. Gli olivastri sono Nella prominenza sopra il cemiterio vedesi una par-
frequentissimi. te di antica muraglia, e dice la tradizione che ivi sor-
Pastorizia. Nell’anno 1839 il bestiame di Narbolia gesse un castello, fabbricato o meglio ristaurato dalla
era nelle seguenti specie e numeri: Buoi per l’agricol- giudicessa Leonora. Nella prossima area era scavato nel
tura 340, cavalli 25, majali 40, giumenti 130, vac- principio del secolo un calderone ed un grand’orcio.
che rudi 400, pecore 2500, cavalle 60.
Essendo i pascoli molto produttivi, i pastori van- NEONELI, villaggio della Sardegna nella provincia
no di rado a’ pascoli del Sinnis di S. Vero-Milis. di Busachi, capoluogo di mandamento della prefet-
La manifattura de’ formaggi non è molto da loda- tura di Oristano con giurisdizione sopra Ardaùle,
re. Questo prodotto smerciasi parte nel paese, parte Bidunì, Nugeddu, Serradile. Era nel medio evo ca-
in Oristano. poluogo del dipartimento di Barigadu-Susu, e finché
Commercio. Da’ prodotti agrarii, da’ pastorali e durò il sistema feudale era ordinaria residenza d’un
dalle varie industrie, che abbiamo notato, possono i delegato consultore, che dipendeva immediatamente
narboliesi lucrare annualmente lire nuove 35 mila. dal supremo magistrato della regia udienza, e dicea
Religione. Comprendesi questo popolo nella dio- ragione ai neonelesi e a’ vassalli di Ula e di Ardaule,
cesi d’Oristano, si governa nello spirituale da un vi- che stavano a non maggior distanza di circa miglia
cario coll’assistenza di altri due sacerdoti. 21/2 quelli a libeccio, gli altri a maestro.
La chiesa parrocchiale ha per titolare e matrona s. La sua situazione geografica fu definita nella lati-
Reparata, è sufficientemente fornita di sacri arredi, tudine 40°2', e nella longitudine occidentale dal me-
ricca di marmi e più curata che non sogliono essere ridiano di Cagliari 0°10'.
le chiese canonicali. Siede questo paese sopra un colle che levasi sulla co-
Delle due chiese minori quella dove ufficia la con- sta orientale della stessa montagna, alla cui pendice oc-
fraternita dello Spirito Santo, è dedicata all’apostolo cidentale, di più mite pendio sul Tirso, sono situati
san Pietro, l’altra a s. Catterina vergine e martire. Ardaule, Ula e Busachi in linea quasi paralella al lungo
La festa di maggior solennità è per la titolare della giogo del monte ed all’alveo del gran fiume. Nell’in-
parrocchia. In questa occasione si tiene una piccola verno il freddo è assai sensibile se soffino i venti borea-
fiera di tessuti di lana, e il popolo si sollazza nelle li, o se spirino da sulle alpi nevose della Barbagia, che
danze alla musica delle launelle, e gode dello spetta- sorgono quasi al levante e a non maggior distanza di
colo de’ barberi. Essa ricorre agli 8 d’ottobre. 13 miglia; ma nell’estate è sopportabile il caldo, sebbe-
Il campo-santo forse non si è ancora formato. In ne non vi si distenda la ventilazione dalla parte del po-
sua vece si avea il cemiterio aggiacente alla parroc- nente e del maestro, donde in quel tempo sogliono
chiale in sulla estremità del paese. scorrere le aure fresche. La temperatura nelle buone
A un miglio dal paese trovasi una chiesetta dedi- stagioni fa salti frequenti per il freddo che subentra
cata all’apostolo s. Andrea. bruscamente al caldo, da che sono cagionate le mortali
Antichità. Entro la circonferenza di questo non malattie che portano a immaturo fine uomini di vigo-
vasto territorio si riconoscono per lo meno 26 nora- rosa sanità. Le pioggie sono frequenti dall’autunno alla
chi, 20 de’ quali di una considerevole grandezza. primavera; non rare le tempeste nell’estate, le nevi nel-
Questi sono nominati: 1. Norache de Littu; 2. Verve- l’inverno. L’aria non è contaminata da miasmi, ed è sa-
cargius; 3. Niu de Crobu; 4. Crabia; 5. Scala de lubre in tutti i tempi, salvo a quelli che non restano
Cuaddu; 6. idem; 7. Coronas; 8. N. de Perdigis; 9. ben preparati contro le bizzarrie termometriche.
Trodori; 10. Zoddias; 11. Arangiola; 12. N. de Porcus; Componesi Neoneli di case 218 in varii gruppi che
13. N. de Mura; 14. N. de Baccas (il maggiore di tut- sono separati in figure irregolari da strade tortuose,
ti in sulla via a Riola); 15. N. de Tunis; 16. N. de strette e non selciate, ed ha amenissimo il circondario
Ciacherosu; 17. N. de Maganzosa; 18. N. de Ligius; per la bella vegetazione che vi si ammira, e i boschi di
19. N. de Serra Cacus; 20. N. de Laudi. I piccoli so- castagni, noci, ciriegi, gli orti e l’ampio vigneto.
no appellati: 1. Foddeus; 2. Coronas; 3. Madavò; 4. Territorio. Montuosa è la regione a ponente, dove
Porcus; 5. de Plumu; 6. Cracherosu. sorge la montagna sunnotata, alquanto piana verso
I norachi minori son quasi tutti in gran parte di- levante sino al colle che sta incontro al paese a mi-
sfatti, i maggiori, se si eccettua il norache Tunis, me- glia 31/2. La superficie può computarsi di miglia qua-
no offesi. drate dodici in circa.
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Neoneli 924

La montagna, al cui piede orientale sta Neoneli, pre- Agricoltura. L’arte agraria non è ben conosciuta
senta nella sua cima piana una parte dell’antico im- dai neonelesi, e poco lucrano dalla medesima, per-
menso pianoro centrale, del quale vedonsi altri avanzi ché è poco quello che sia di superfluo alle famiglie.
nei monti di Ortueri, di Busachi, di Serradile, di Samu- I numeri ordinarii della seminagione sono, di grano
gheo ecc. alla sinistra del Tirso; nell’altipiano del Mar- starelli 750, d’orzo 300, di legumi 70; la fruttificazione
ghine alla destra. Le altre eminenze più notevoli sono: dà pel grano l’8, per l’orzo il 12, per i legumi il 10.
il Montessanto-Jossu, sul quale si innalza in figura di Vigne. La vite è coltivata in un’area complessiva di
cono tronco un colle terminato in ampia e deliziosa circa 180 starelli, vi prospera assai bene, e dà non
pianura, dove esistono le rovine della chiesa di s. Vitto- scarso mosto bianco e nero. Il vinificio, se fosse ope-
ria, e vedonsi i ruderi d’un antico suntuoso castello. In rato con miglior arte, darebbe prodotti di maggior
questo luogo sublime godesi un panorama svariatissi- bontà. Se ne brucia una parte per acquavite.
mo e vaghissimo, e alla parte di ponente prolungasi la Fruttiferi. La vegetazione degli alberi è stupenda in
vista a grandissimo tratto sopra il mare sardo. L’osserva- questo territorio non per una o altra, ma quasi per tut-
tore può dominare il corso del Tirso dalla valle del Go- te le specie che si coltivano nell’isola. Comeché non si
ceano per le falde del Marghine sino al golfo di Orista- usi alcuna arte o diligenza sopra le tenere piantine, esse
no, e insieme il Marghine, i Campidani ecc. crescono in poco tempo vigorose, e diventano alberi
Il colle di Orisetto è quella eminenza che abbia- molto generativi in poco tempo. Le frutta hanno un
mo indicata a levante da Neoneli, terminata pure in sugo delizioso, e le ciriegie, che vi sono abbondantissi-
un piano con orizzonte non meno vasto ed ameno che me, non temono il confronto con consimile prodotto
il già descritto di s. Vittoria. La ragione della denomi- d’altra regione. Si spera che qui pure si introdurrà la
nazione si vedrà più sotto. cultura de’ gelsi, e che da questo ramo avranno questi
Sas concas. Così dalla cavernosità è nominata una paesani un notevole aumento alle loro fortune.
regione aspra di immani scogli in gran parte rivestiti Pastorizia. Il territorio di Neoneli è in molte parti
di quel genere di licheni che sono tanto ricercati per coperto di alberi ghiandiferi, produttivo di ottimi
le tintorie. pascoli, e verdeggiante di erbette nelle valli e nelle
Questa è la regione della caccia, e può dirsi che in sponde de’ limpidi ruscelli.
poche altre contrade siano siti più pittoreschi e bella- Se alla natura si aggiungesse l’arte, i pastori sareb-
mente orridi. Il cervo, il daino, il cinghiale vi pascola- bero assai più ricchi.
no in gran numero, e però i cacciatori vi fanno molte Nell’anno suddetto si numeravano buoi per l’agri-
prede. Queste specie con altre minori si trovano pure coltura 160, vacche manse 340, cavalli 60, porci 140,
nelle altre parti del salto, comeché meno frequenti. e nel bestiame rude capi vaccini 480, caprini 1300,
Nella pianura di Nordè trovasi una sorta di argil- porcini 1600, cavallini 100, pecorini 4000.
la, della quale mescolata con certa terra del Montes- I formaggi sono stimati, e la loro quantità supe-
santo alcuni di Neoneli fanno pentole che vendono rando il bisogno del paese, però se ne manda fuori
ne’ paesi d’intorno. Essa contiene delle pietruzze co- una notevole quantità.
lor d’oro che sono osservabili anche dopo la cottura. Commercio. Quello che i neonelesi ottengono dal-
Nel territorio trovansi qua e là sorgenti di acque la vendita di quanto loro sopravanza da’ prodotti
purissime. Tra esse è notevole la fonte comunale a agrarii e pastorali e dalla industria, si può computare
piè del colle, la quale dà in tanta copia, che è suffi- a non più di ll. n. 30 mila.
ciente alla irrigazione degli orti. Religione. Questo popolo è contenuto nell’antica
Popolazione. Nell’anno 1840 in Neoneli si nume- diocesi di S. Giusta aggregata alla metropolitana di
ravano anime 1028, distribuite in maggiori di anni Arborea con bolle del pontefice Giulio II, del 1505,
20 maschi 325, femmine 337; minori maschi 187, 1506, ed è governato nelle cose spirituali da un pa-
femm. 179, e in famiglie 216. roco che ha la qualifica di rettore, e l’assistenza di
Le medie del decennio diedero matrimonii 11, due altri preti nel ministerio.
nascite 44, morti 31. La chiesa parrocchiale è dedicata all’apostolo s.
Le malattie mortifere più frequenti sono i dolori Pietro, cui si festeggia con numerosissimo concorso
di punta. di gente, che vi chiama o ragion religiosa o il solito
La pubblica ricreazione de’ giorni festivi è il ballo sollazzo de’ balli e la gara de’ barberi.
alla musica delle canne o delle voci. Nella stessa parrocchia ha il culto come patrono il
Professioni. Sono applicati all’agricoltura uomini martire s. Antioco, e se ne celebra la festa nel lunedì do-
230, alla pastorizia 65, ai mestieri 40, al negozio 6. po la seconda domenica di Pasqua. È questa una festa
Quindi sono ad indicare preti 3, flebotomi 2, notai 3. di corriolu popolata assai più della prima, ma di gente
Delle sunnotate famiglie sono proprietarie alme- povera e rozza che concorrevi per il pranzo gratuito.
no 175, tra le quali non sono molte quelle che viva- Questo tempio fu fabbricato nel 1661 nell’estremi-
no un po’ agiatamente. tà e parte più elevata dell’abitato, ed ha ai suoi tre lati
Alla scuola primaria non concorrono mai più di un ampio cemiterio, che servì finora di camposanto.
12 fanciulli. Attigua a questa chiesa maggiore è quella deno-
Le donne sono assidue ne’ loro lavori della filatu- minata da s. Michele arcangelo, che era l’antica par-
ra e tessitura in lino e lana. rocchiale.
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Altre due chiese erano in Neoneli, una dedicata a XVIII, quando per matrimonio del conte di Monte-
s. Anna, l’altra al suffragio delle anime, e poste, una Santo D. Giuseppe de Silva con donna Emmanuella
sopra una collinetta a tramontana che sorge all’altez- di Alagon, figlia ed unica erede di D. Altardo marche-
za del suolo della parrocchiale, ed ora è distrutta; se di Villasor, fu confusa tra gli altri stati di quel mar-
l’altra un po’ al dissotto della stessa parrocchiale, e chesato sino al 1768, in cui questo contado di Monte-
serve ora di deposito per le ossa de’ defunti. Santo (che nel 1768 era nuovamente devoluto al R.
In campagna a mezz’ora dal paese trovasi una patrimonio), fu con le subalterne di Ula, Ardaule e
chiesa dedicata all’arcangelo Gabriele, cui i neonelesi Tuili, ed annesse montagne di Lochele, Tollinoro e Bor-
sono molto divoti. Vi si festeggia nel primo giorno tolochele infeudata alla nobile casa Ripol che la posse-
d’agosto, quando si rammemora la liberazione di s. dette col titolo di marchese di Neoneli e conte di Tuìli.
Pietro da’ vincoli per un angelo; poi nella prima do- Il titolo di Monte-Santo che ebbero i conti Silva,
menica di settembre vi si apre un novenario con nu- era (come vedesi) dal Monte-Santo-Josso, che no-
merosa frequenza di persone distinte e di popolani, tammo in questo territorio di Neoneli.
massime che quel soggiorno è gradevolissimo per la
benignità del clima, e le molte acque fresche e pure NORA (Sardegna), antico dipartimento del regno di
che sorgono di passo in passo. Fu fabbricata nel 1700 Plumini o Cagliari, che confinava all’ostro col mare
da Antioco Ariolas per cura del rettore M. Spano. libico, al ponente col Sulci, a levante facea sponda al
Nel territorio trovansi in varii siti le rovine e fon- golfo di Cagliari, e nel rimanente avea comuni i ter-
damenta di altre chiese, che furono parrocchiali di mini con la curatoria di Decimo.
popolazioni estinte. Tra le altre è più cospicua quella La sua lunghezza nella linea d’ostro-tramontana
che dicono di s. Vittoria. dal Capo-Spartivento alle falde boreali del Monte
Antichità. Nella circoscrizione del Neonelese ve- Arcuosu è di miglia 21, la larghezza maggiore da
donsi sicuri indizi di antiche popolazioni; a ponente Capo-Pula a’ termini di Santadi di 13, la compensa-
ne’ quattro siti che sono appellati Sagramenta, S. Ele- ta di miglia 9, e quindi la sua totale superficie piana
na, S. Costantino, Sorrai; a libeccio in S. Maria di di miglia quadrate 189.
Olisai; a tramontana in Montessanto-Giosso, e nel Ca- Topografia. È una regione in gran parte montuosa,
stello di S. Vittoria; a levante nella regione di Orisetto. ed ha alcune montagne considerevoli, Monte-Santo
Castello. Sull’ampia e deliziosa pianura del colle di di Pula, così detto da un’antica cappella ora in rovina
S. Vittoria esistono ben cospicui, come già notai, i di s. Michele, alto sul mare di metri 878,73 (calc. ba-
ruderi del castello e gli avanzi di tre torri, due cilin- rometr. La Marmora), Monte Sèvera su’ limiti col
driche, l’altra poligona, che sorgeano sul sito che di- Sulci, alto di metri 983,04, ed il sopraindicato monte
cono Sa iscala dessas cadenas. Arcuosu, che dalle sponde del grande stagno di Ca-
Questa fortezza posta sopra scogli inaccessibili gliari levasi in una massa enorme, ed ebbe tal nome
dovette essere di somma importanza e per la somma dalla configurazione d’una parte del suo dorso.
difficoltà della espugnazione, e perché sorgea sopra I piani sono nella maremma da Pula a Chia, in
una via maestra centrale assai frequentata. Poscia il quella di Spartivento, di Orri e Capoterra, e nel fer-
giudice Pietro di Lacono ne facea donazione al mo- tilissimo campo di Pula.
nistero di s. Maria di Bonarcado, come può vedersi La roccia dominante è il granito: quindi sono ab-
nell’atto riportato dal Gazzani [recte Gazano]. bondanti le quarzose, alcune delle quali variano nella
Orisetto. Sul secondo de’ colli già descritti nella pietra lidia (montagna di Pula); le calcaree, sovrappo-
parte superiore, e anche un po’ dissotto, giacciono le ste al granito a pie’ di Montesanto; le stilbiti, compatta
rovine dell’antica terra di Orisetto, della quale, men- (nella punta di S. Efisio di Pula), radiata (ivi), cristalliz-
zionata nelle memorie storiche, e data nel 1050 alla zata, della varietà unitaria di Hay, le pirosseniche ecc.
casa Cajetani di Pisa, essendo ignorato il sito, però il È questa una regione metallifera, e si fecero in al-
Mimaut la riguardava in Oristano, e il Manno in tri tempi e in varii siti molte scavazioni.
Orosei. Il sito delle suddette rovine conserva ancora Nel territorio di Sarrocco trovasi il piombo solfora-
questo nome, e dà lume su quel punto storico. to, compatto, di scaglia mezzana, assai puro. La minie-
Nella estremità boreale di questo colle si trovano ra trovasi alla distanza di due ore da detto villaggio in
presso che intere due cave, che sono dette domos de un vallone prossimo a quello dove scorre il fiume di
nie, e furono due nevaje, che formarono o gli stessi Pula al pie’ della montagna che dicono Sa Stiddiosa, la
Cajetani, o altri signori del luogo. quale fu coltivata ne’ tempi prossimi per cinque o sei
Neoneli appartenne alla casa De-Jana fino al 1462, mesi da certo cav. Bosinco. Ivi il minerale non ha più
in cui Leonardo Cubello avendo impalmata sua cugi- da metri 0,10, a 0,15 di spessore e trovasi giacente in
na Quirica figlia ed erede di Giovanni De-Jana signore una matrice di quarzo e di barite solfata. La roccia che
del Mandra-e-Lisai e di Parte Barigadu, tornò ad esser circonda questa miniera è durissima ed è stato forse
parte dell’Arborea fino a che il marchesato di Oristano questo veramente uno de’ motivi per cui fu abbando-
fu devoluto alla corona. Allora anche questa terra andò nata la coltivazione del minerale. Veramente a’ lavori
di nuovo soggetta all’infeudazione, e fu infeudata alla voleasi un gran dispendio.
casa di Silva, i cui principali col titolo di conti di Mon- In quello di Pula, nel luogo detto Spinarba, di-
te-Santo, la possederono sino a’ primi anni del secolo pendenza del monte Sèbara, sono veduti indizi di un
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minerale di piombo in un filone di ferro ossidulato navicello, e dipendono però in tutto da’ cagliaritani.
magnetico, il quale dopo aver attraversato il granito Da questi devon comperare il pesce se ne vogliano.
si mostra all’aperto in una roccia calcarea. Clima. Nell’inverno godesi una temperatura tepi-
La vista del minerale piombifero sembra aver cau- da se non soffino i venti dalla region boreale, e di ra-
sato la ricerca fattasi sopra un’erta della roccia. Sic- do e per pochi giorni le sommità de’ monti appajo-
come però la galena non si protrae in là dal calcareo, no coperte di neve in qualche parte. Nell’estate il
è probabile che questa particolarità abbia fatto ab- calore del sole africano è molto mitigato dal vento
bandonare l’impresa. Questo minerale dopo la lava- marino periodico, che dicono l’imbatto. I venti pre-
tura ha dato il 25 per % in slicco, il quale ha reso il dominanti sono quelli che spirano dall’Africa e dalla
60 per % in piombo, ed un quinto d’oncia per quin- Sicilia, e cagionano molta umidità, la quale accresce-
tale, peso di marco, in argento. si dalle acque del grande stagno di Cagliari per Capo-
Il piombo solforato argentifero trovasi in una antica terra ed Orri, e da’ fiumi ed acque stagnanti. Le piog-
escavazione a pie’ del Montesanto, in una roccia calca- gie sono frequenti in autunno e inverno, assai scarse
rea sovrapposta al granito, la quale pare conseguenza nella primavera e rarissime nell’estate. Talvolta passa-
della precedente miniera. Il minerale è d’ottima qualità no sei mesi interi senza che il cielo aprasi sulla terra si-
avendo dato il 73 per % in piombo senza lavatura pre- tibonda. In beneficio però di vegetabili le rugiade sono
cedente e 2/5 d’oncia in argento per quintale. abbondantissime ne’ mattini primaverili ed estivi. La
Restano ad essere esaminati da persona perita le nebbia non è molto frequente, le tempeste ancora rare
altre miniere che sono in altre parti del dipartimen- e queste imperversano solamente sulle montagne. L’aria
to, massimamente nelle prossime al Ciserro. delle maremme non può esser sana, tuttavolta potreb-
Idrografia. La regione norese è a sufficienza irriga- be non poco bonificarsi se si prosciugassero alcune
ta da varii fiumi, che han nome da Pula, da Capo- paludette, il che può farsi senza gran dispendio, come
terra e da Chia. Il primo è maggior degli altri. Dopo han fatto i pulesi con notevole miglioramento di salu-
questi possono esserne indicati altri tre, quel che di- brità, e se si impedisse lo straripamento de’ fiumi, che
cono della Ciofa e sbocca nel golfo presso la torre ricevendo i torrenti si versano fuori del canale poco
del Loi, il Riera (la riviera) di Pula che entra nello profondo.
stagnuolo di Nora, e quello di Fogh-e-sale. Popolazione antica del dipartimento. La curatoria
Il fiume di Nora ha un corso di dieci a dodici mi- di Nora, come appellavasi questo dipartimento sotto
glia, nato dalle fonti di Montesanto o S. Michele e l’amministrazione de’ Re pluminesi, era abitata da
di Pedrastèrrida, si versa a levante di Pula in distanza molti popoli dell’antica schiatta de’ noresi.
di poco più d’un miglio. Le terre abitate erano Chia, Salione, Ortu-Jacobu,
Quello di Capoterra ha di corso poco men che al- Terralba, Vestari, Villanova, Sali, Pedresali, Cucu,
trettanto, ed è nutrito dalle fonti dell’Arcuosu e de’ Pedrastèrrida, Garabioni, Pauli de Nora, Sarrocu,
monti prossimi a ponente. Esso si versa nel seno me- Orri, Sa Maddalena, Caputerra, Speciosa, ecc.
ridionale del grande stagno. S’aggiungono quindi i borghi delle due castella
Quello di Chia procede dal Severa e da varie fonti Pula e Santisconatu.
de’ vicini monti del territorio di Teulada. Quasi tutti i sunnominati paesi esisteano ne’ primi
Selve. Grandi tratti delle regioni montuose sono ri- tempi del governo aragonese; trovando nelle memo-
coperti da alberi ghiandiferi mescolati ad altre specie, rie del regno del re Pietro infeudati, Sali e Pauli de
e ne’ luoghi dove non operò la barbarie pastorale essi Nora a Emanuele de Entença; Ortu-Jacobu e Terral-
sono molto prosperi. Si aspettano i provvedimenti ba a Raimondo di Montugut; Vestari e mezza la giu-
perché i medesimi non siano distrutti dal fuoco, che risdizione di Chia a Francesco di Marsella; Villanova
ha già devastato tante montagne, od offesi dal ferro. a Marcello Durdo; Siroco o Sarrocu, Pedra-e-sali,
Selvaggiume. I cervi, i daini, i cinghiali sono mol- Garabioni, S. Maria Maddalena e Cucu a Francesco
to numerosi nella regione montuosa, e vi si moltipli- Rubens; Speciosa a Pietro di Deo; Capoterra a Tim-
cano perché non perseguitati fuorché in alcuni salti baura Roccaberti, moglie di Mariano re d’Arborea, e
della parte boreale, dove cacciatori di professione madre della famosa guerriera e legislatrice Leonora.
frequentano per provvedere della carne de’ medesimi Nel 1413 trovasi fatta investitura dal re Ferdinando
il mercato di Cagliari. Nelle maremme sono in gran a Berengario Carroz de’ paesi di Pauli de Nora, Chia,
numero le lepri. Salioni, Ortu-Jacobu, Terralba, Villanova e Vestari.
Gli uccelli di tutte le specie stazionarie e passeg- Sotto il negligente governo degli aragonesi, che
giere vi sono in gran numero, e presso S. Barbara, S. studiavano a trarre tutto il possibile profitto dal regno
Girolamo, e in salto di Capoterra si fa la caccia de’ sardo senza voler patire alcun dispendio per la conser-
merli e tordi, che vengono a sciami e vi dimorano a vazione del medesimo, gli africani senza opposizione
pastura dalla metà di novembre a’ primi di marzo. alcuna venendo in quest’isola a far la tratta degli
Pesca. Nella primavera non pochi noresi vanno a schiavi, approdavano più spesso in questa parte che è
cercar le trote, che sono un bel dono a’ cittadini. la più prossima all’Africa. Per molti e molti anni i sar-
Una decina di capoterresi pesca sullo stagno, e vettu- di contesero con quei barbari per difendere le loro co-
reggia le legna, principalmente le fascine per i forni se, e la più preziosa di tutte, la libertà; ma siccome
del pane e della calce. I pulesi forse non hanno alcun qualche volta erano sorpresi, tal altra soperchiati dal
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molto numero, però avvenne che i popoli diminuisse- In Capo-terra essendo i coloni meno esposti a’ bar-
ro di giorno in giorno, e in qualche sito mancassero bareschi, che non osavano tentare un’invasione in tan-
totalmente tradotti sulle navi de’ corsari al servigio ta vicinanza della capitale, il popolo non mancò, ma
sotto gli infedeli. fu così ridotto, che nel censimento delle corti del Le-
Il castello di Pula, le cui rovine appariscono sopra mos (1656) non si descrissero più di sette fuochi per
una piccola collina non lungi dall’attuale paese fu la quota del regio donativo. Poscia crebbe il numero,
senza dubbio fabbricato per servire di rifugio a’ po- e nella descrizione de’ comizii sotto il c. di Monteleo-
chi popolani in caso di pericolo, e per arrestare quei ne si notarono fuochi 39, in quelli di Montellano
ladroni, ché non si internassero nel paese. Pare che (1698) sommavano a 49.
debba ragionarsi parimente di quello che fu detto di Nel secolo XVIII si chiamarono nuovi abitatori,
Santisconata. Le pestilenze che frequentissime infu- famiglie di varii luoghi, le prime dal Sigerro e Sulci,
riavano nell’isola importatevi, ora dagli invasori afri- le altre dalle regioni settentrionali, e si stabilirono
cani ora da navi infette che senza alcun rispetto sani- nuovamente in Pula, in S. Pietro, come è nominato
tario praticavano ne’ luoghi di stazione, compirono il piccol villaggio stabilito al suo settentrione in distan-
la desolazione, e fu un tempo quando questo dipar- za di circa un miglio; in Sarrocco e nel sito che fu poi
timento restò in tutte sue parti abbandonato alle fie- detto Domus de Maria i coloni di Pula presto cangia-
re, e aperto a’ barbari perché a loro comodo vi si ri- rono le capanne (i furriadorgius) in comode abitazioni;
posassero. ma quei di Sarrocco prosperarono meno, malgrado la
Nel principio del secolo XVI quando scriveva il loro bella posizione, e molto meno ancora i domo-
Fara (verso il 1580) la sua corografia, già da gran mariesi. Ora Pula fiorisce per l’applicazione degli abi-
tempo era deserta e muta, e non più sussisteva alcu- tanti sull’agricoltura e per il commercio con Cagliari,
no de’ suindicati popoli, avendoli tutti notati estinti. e si può sperare non lontano il tempo in cui si ristau-
Non molto dopo, ne’ primi tempi del secolo XVII, ri l’antica Nora, e abbiano i due altri paesi migliori
i baroni che avevano in feudo quelle regioni e non ne destini [vedi Tab. 1].
ritraevano alcun frutto se non poteano fittare i pasco- Vedesi da anno in anno nei censimenti de’ popoli
li, pensarono di ristabilirvi alcuni popoli, e sotto il ca- noresi una considerevole altalena così come in altri di-
stello di Pula si diede stanza ad una cinquantina di fa- partimenti dell’isola, e si può intendere che il più o il
miglie. Cominciavano quei coloni a prosperare, e meno non sono solamente dalle più numerose nascite
aveano più volte con felice valore respinto i barbari o morti, ma pure, e principalmente, dall’emigrazione
da’ loro lidi, quando la pestilenza che tra gli anni o immigrazione delle persone che sen andavano o
1652-56 afflisse la Sardegna, entrò in quel borgo e ri- venivano a cercare la fortuna, e poscia o tornavano o
dusse a un terzo gli abitanti. Poscia questi miseri es- partivano, se non si fossero accasati o non avessero
sendo stati assaliti da forte mano di barbareschi, furo- trovato il loro conto. Cotesti instabili sono un buon
no condotti schiavi in Barberia, sì che la vasta fertil numero fra quelli che non han famiglia, né proprie-
regione tornò a essere muta solitudine. tà [vedi Tab. 2].

TABELLA 1
Popolazione del 1840
Maggiori Minori
Famigl. Anime maschi femm. maschi femm. Nati Morti Matrim.
Pula 345 1385 424 444 251 266 65 40 13
S. Pietro 117 467 140 128 90 109 20 12 2
Sarrocco 206 940 270 275 255 140 35 18 5
Capo-terra 167 750 224 218 141 167 30 20 4
Dom. de Maria 230 910 275 290 180 165 40 25 7
Totali 1065 4452 1333 1355 917 847 190 115 31

TABELLA 2
Movimento della popolazione dal 1824 al 1834
1824 1825 1826 1827 1828 1829 1830 1831 1832 1833 1834
Pula 1275 1314 1326 1364 1386 1375 1489 1513 1538 1379 1330
S. Pietro 237 258 307 327 303 328 293 242 253 212 200
Sarrocco 635 650 625 667 617 684 672 799 665 680 693
Capo-terra 622 573 630 594 613 555 544 598 598 570 665
Dom. de Maria 436 485 450 387 635 573 696 658 780 786 792
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Costituzione fisica. I noresi sono ben formati e robu- Le scuole primarie poco giovano per la negligenza o
sti, e però soggetti a poche malattie. Soccombono i più inettitudine di coloro cui sono affidate, e per l’incuria
per dolori di punta, o per febbri perniciose. La poca de’ genitori a mandarveli. L’effetto pertanto delle me-
cura che hanno alcuni di non forte temperamento an- desime è poco men che nullo.
dando o stando in luoghi ed ore insalubri, e l’aver volu- Le donne lavorano alla filatura e tessitura nelle
to dimettere l’uso di alcune antiche vesti nazionali, che antiche rozze macchine, e non fanno più che voglia-
ad uomini stupidi sembrarono e sembrano barbare, a si dal bisogno della famiglia.
cagione del fato prematuro, che molti incontrano. Si I possidenti sono in gran numero, ma pochi che
sono veduti nelle fanciulle alcuni esempi di precocità. abbiano latifondi e grandi proprietà.
Stato morale. Le condizioni morali di questi popoli Queste sono in mani di signori cagliaritani. Il po-
migliorano di giorno in giorno, ed è ragione a spera- dere di Orri è il primo, e forse non ha altro uguale
re che anche i domomariesi che sono come i loro fi- in tutto il regno.
nitimi, i teuladini, quasi che segregati e fuor della co- Agricultura. L’agraria prospera in queste fecondissi-
munione degli altri popoli, e però un po’ più ruvidi me contrade per l’esempio della ben intesa cultura de’
si ingentiliranno. Lo zelo de’ sacerdoti illuminati che sopraindicati predi dei signori cagliaritani in Pula ed in
curano lo spirito di questi popoli, e lo educano a co- Orri. Quest’ultimo può stimarsi un vero podere mo-
stumi più cristiani compirà l’opera bene incomincia- dello, dove si ritennero le utili pratiche tradizionarie, si
ta. La frequenza di molti cittadini di Cagliari che operarono le ragionevoli riforme, si introdussero meto-
hanno ne’ quattro primi paesi de’ predi considerevo- di e istrumenti nuovi, e si istituirono quelle coltivazio-
li, se giova all’incremento delle cose agrarie, giova ni, che il clima permetteva. I contadini che vi sono in
eziandio al dirozzamento di quei popolani. gran numero vi fanno una scuola utilissima.
In altro tempo i noresi si mostravano figli di gen- La fertilità delle terre di Pula e S. Pietro e quelle
te raccogliticcia e in generale di poca bontà, oggi so- di Capoterra ed Orri è niente minore che nelle con-
no di molto abboniti, e si possono giustamente lo- trade più pingui dell’isola. La vegetazione si spiega
dare pacifici, laboriosi e religiosi. In rispetto a’ loro con un lusso particolare principalmente nelle due
animi virili essi ebbero occasione, quando era ancor suindicate regioni.
viva la guerra eterna de’ sardi con i barbareschi, di I terreni arativi non sono che al più un quarto di
mostrare tanto valore nel correr addosso agli invasori tutta la superficie, il rimanente è occupato dalle sel-
e combatterli, che se molte armi non dessero animo ve e dai boschi dove sono ampi tratti che valgono
per la cultura delle viti, delle piante ortensi, degli
all’approdo questi si tenean lontani dalle sponde. Si
olivi e di molte altre specie fruttifere [vedi Tab. 3].
ricordano ancora molti fatti onorevoli principalmen-
Nella supposta tabella vanno indicati i numeri
te su’ lidi di Chia e ne’ prossimi di Spartivento. della seminagione, i quali sono sempre in aumento.
Stato personale o professioni Manca ancora la cura di alcuni articoli, che si po-
trebbero coltivare con profitto, il granone, per esser-
Mest. Agric. Past. Neg. M. san. Preti Stud. Telai vi siti idonei a tal specie, le patate, il cotone.
Pula 35 420 60 15 2 3 25 180
La fruttificazione de’ cereali è dipendente dalle
condizioni meteorologiche; tuttavolta, eccettuate al-
S. Pietro 4 112 50 2 – 1 5 40
cune regioni, di Capoterra e di Pula, che producono
Sarrocco 7 225 45 6 1 1 10 150
liberalmente, nelle altre non si ottiene in comune
Capo-terra 12 196 55 3 1 3 15 110 più del 12, se pure il cielo sia fausto. Il terreno è in
Domus de M. 6 210 100 2 1 1 6 200 generale più idoneo all’orzo.
I fruttiferi prosperano maravigliosamente nelle re-
Gli applicati a’ mestieri sogliono essere insieme agri- gioni di Capoterra, Orri, Sarrocco e Pula.
coltori e alcuni cumulano più arti le quali praticano I verzieri danno frutti copiosi e deliziosi, e questi
con poca perizia. Tra questi mestieri notiamo i mura- sono ancora in fiore comprati da’ rigattieri della capi-
tori, i falegnami, i bottai, i fabbri ferrai, gli scarpari. tale. Gli agrumi prosperano a maraviglia e maturano
Gli agricoltori sono la classe più numerosa e so- prestamente i frutti. Molte specie esotiche coltivate in
venti la più agiata. Pula e in Orri vegetano come ne’ loro climi nativi.
I pastori sono in questa parte, dove tant’è l’am- Le specie più numerose sono i mandorli e olivi, e
piezza dei salti, non poco audaci e molesti ai coloni. crescono giornalmente. Nel podere d’Orri v’hanno
Essi non hanno abitazione fissa nelle cussorgie, ma forse più individui di queste due specie, che nelle ri-
errano a loro piacimento. manenti parti del dipartimento. I pulesi però studia-
I pochi negozianti fanno incetta per vendere a’ no con fervore alla moltiplicazione della seconda spe-
negozianti od a’ rigattieri della capitale, alla quale si cie, e in quel territorio forse a quest’ora si hanno già
fa il trasporto con quei navicelli che dicono cius. fiorenti più di 12 mila piante. La conosciuta utilità
I ministri sanitari sono men dell’uopo. La vacci- farà ch’essa si estenda nelle altre regioni del diparti-
nazione si va stabilendo, e la prima età si preserva da mento, e si profitti di molti oleastri che sonovi sparsi.
quella mortalità, che in altri tempi rendea dolenti I gelsi sono coltivati con molta cura nel predio
molte famiglie, e vietava l’incremento della popola- d’Orri, e se ne hanno vivai. I pulesi cominciano ad at-
zione. tendervi seriamente.
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929 Nora

TABELLA 3
Stato agrario 1835
Vino Olio
Sem. Grano Orzo Fave Legumi Lino Fruttif. quart. barili
Pula 1100 150 130 60 60 10000 10000 800
S. Pietro 350 50 100 10 25 1900 1600 –
Sarrocco 500 80 150 20 30 6000 3000 –
Orri 190 50 25 15 – 50000 4000 1000
Capoterra 400 400 100 40 25 2500 4000 100
Dom. de Maria 500 150 80 20 15 3000 2500 –
Chia 60 25 20 10 – 1500 1500 –
Totali 3100 905 605 175 155 74900 26600 1900

TABELLA 4
Stato pastorale nel 1839
Buoi Vacche Pecore Capre Porci Cav. Gium. Alv.
Pula 300 450 3000 2500 1000 60 350 1000
S. Pietro 60 480 2000 1200 2000 75 50 100
Sarrocco 320 250 800 1500 500 40 120 250
Capo-terra
Orri } 200 400 3000 4000 1000 200 110 400
Domus de M. 80 500 5000 3000 800 100 150 350
Chia 16 60 400 600 250 43 – 50
Totali 976 2140 14200 12800 5550 518 780 2150

Chiudende. I noresi cominciano a sentire il vantag- nella sanità gli animali e provvedere perché non pati-
gio che è nella chiusura delle loro terre, e già si è cir- scano inedia. Trovansi molti prati naturali dove vege-
condata di muriccie o siepi una considerevole parte tano erbe nutritive, e si potrebbero eseguire de’ tagli.
del territorio a difendervi i pascoli o i seminati. I pa- Esse in gran parte corromponsi [vedi Tab. 4].
stori fremono vedendo ristretto il campo alle loro va- Nel podere di Orri, che è un modello per l’agri-
gazioni, ma pochi osano maleficio. coltura, lo è pure per la pastorizia, si sono formati
Le vigne danno copiosa vendemmia, e se la mani- de’ prati artificiali, e vi si taglia il fieno.
fattura sia ben intesa il mosto riesce di grata bontà, Il lattificio è nello stesso predio operato con arte
come potea presumersi conosciuta la soggiacenza de’ ben intesa, e per ciò i formaggi sono di maggior bontà
luoghi ad un sole vigoroso. I vini di Orri contendono che quelli che si lavorano da’ pastori de’ paesi vicini.
di valore con i migliori del Campidano. Ma perché Apicultura. La Norese è una delle regioni più fa-
gran parte delle uve è di quelle specie che son più gu- vorevoli, e molti pastori hanno un qualche lucro da’
stose, come frutto, che buono a farne mosto; però in favi, che vendono interi, o dal miele o dalla cera. Ma
generale i noresi han bisogno de’ vini campidanesi. l’attuale prodotto non è che un centesimo di quello
Le maremme di questo dipartimento sul golfo e sta- che si potrebbe avere se quanti han comodità si ap-
gno in esposizione al levante, e le terre di Pula sono otti- plicassero a cotesta cultura.
me per le viti; e se in tutti i luoghi si operasse il vinificio Commercio. I varii articoli agrarii e pastorali si ven-
come in Orri, potrebbero i vini avere non minor bontà. dono, come abbiam accennato, a’ negozianti e rigat-
Si coltivano molte varietà d’uve mangiabili che tieri di Cagliari, e si trasportano su’ navicelli. Il pro-
vendonsi nel mercato di Cagliari; da ciò in alcuni dotto totale del commercio de’ cinque paesi del
luoghi la scarsezza del mosto e la necessità di doversi dipartimento si può calcolare in lire nuove 185,000.
provvedere da Cagliari. Un articolo considerevole di questo commercio
L’orticultura è praticata con molto profitto per il sono le legne grosse e sottili (fascittus e fascinas), le
facile trasporto e smercio de’ prodotti nella capitale. radici de’ fruttici dette dai sardi cozzina, e il carbone,
Pastorizia. I pascoli amplissimi e grassi per tutte le che i tagliatori portano sulla spiaggia. Cagliari è in
specie che si sogliono educare permetterà l’aumento questo genere provveduto da’ noresi. Ma non anderà
della medesima. In Orri si pratica già da qualche tem- molto che si pongano quei regolamenti per i quali
po un metodo migliore e si può sperare che quindi sia vietata la distruzione delle piante ghiandifere e la
impareranno gli altri come migliorare le razze, curare devastazione de’ boschi.
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Nora 930

Dell’antica grande strada che, come accennammo, principii di Nora in tempi assai lontani, e diedero al-
in tempi migliori correa lungo questi littorali, ora ap- la medesima per fondatore Norace figlio d’un certo
pajono né pur le vestigie, e mancando tutti i ponti, Mercurio e della ninfa Erittea, comeché nell’ordine
accade ne’ tempi piovosi che ingrossando i fiumi sia de’ condottieri di colonie non abbia questi un posto
pericolo ne’ guadi. I pulesi istessi non possono tante certo, essendo stato preposto e posposto ad Aristeo.
volte andare alle loro terre alla sinistra del prossimo La provenienza di costui fu indicata dalla ispanica
fiume, né i viandanti entrar nel paese. Nel rimanente Tartesso, e la sua gente presa fra gli Iberi; ma poi la
le vie per la maremma son carreggiabili comodamen- colonia (da chi ammettesi) non iberica, piuttosto sti-
te, difficilissime in alcune parti, dove per l’asprezza masi fenicia, come era d’origine fenicia Norace, e co-
del suolo, dove per i fanghi. lonia fenicia la stessa Tartesso.
Antichità. Il nome del descritto dipartimento fu dal- Che in Nora così come in Cagliari e Sulci i fenici
la metropoli dei popoli noresi, che vuolsi una delle più siansi stabiliti non è da dubitare, veduta la condizione
antiche dell’isola, ed istituita avanti i tempi della storia del luogo molto vantaggioso al loro corso dall’ultimo
da gente fenicia od originaria della Fenicia. seno del Mediterraneo alle terre occidentali, la Iberia e
La sua parte più forte e illustre era fondata sopra la Gallia; ma poi non saprei riferire ad essi piuttosto che
una piccola penisola a collo stretto, la quale così giace a’ cartaginesi ivi stanziati quelle iscrizioni in lettere feni-
che forma due porti, uno a ponente, l’altro a levante. cie che furono trovate nel suo territorio. Esse possono
Levansi tuttora in alcuni tratti della circonferenza di essere de’ primi ed essere pure de’ secondi; posson esser
questa terra, o vedonsi sotto il mare avanzi e vestigi datate da’ tempi di Giosuè e anche dopo le guerre pu-
delle torri e delle mura che accerchiavano e difendeva- niche, né usciremo da questo dubbio prima che si
no questo principal quartiere, e vedonsi nell’area molti giunga a leggere la misteriosa lapida che nel 1774 in-
considerevoli ruderi di grandiosi edifizi pubblici e pri- terpretata dal Derossi, lo fu poscia dall’Arri, quindi da
vati, bagni, templi, palagi ecc., e a’ piè dell’alta rupe altri, e da ciascuno in modo così diverso, che facil-
che sorge in fin della penisola un teatro capevole forse mente intendano tutti non più che varii sogni nelle
di più di mille spettatori. Quando sarà il tempo che i presentate traduzioni. Sottopongo la Derossiana n. 1,
pulesi si stabiliscono in questo sito e sgombrino il luo- e l’Arriana n. 2, e quella del Riccardi n. 3.
go dalla macerie e dalla terra che tiene sepolto il suolo
antico, l’archeologia, penso, farà guadagno di molti n. 1
oggetti interessanti. Ora, dopo l’esempio di alcuni ca- Sepolcro di Sesimo
gliaritani, certuni che sanno bene quel che si facciano, Straniero che qui si attendò
lascian le pietre che per le loro meschine costruzioni Nell’età decrepita:
posson trovare in vicinanza al paese, e prendono i ma- Perciò veramente
teriali dalla penisola compiendo sino alle fondamenta Morì nella fede
la distruzione che operarono mani barbariche. Lehemano figlio
In sul continente osservansi frequenti le reliquie di Principe straniero (lo depose)
edifizii e di qualche tempio, e vedesi l’acquidotto in ar- Nell’orto sepolcrale.
te romana, quale è stata ne’ migliori suoi tempi, il qua-
le però per un tratto di 500 metri dall’ingresso della n. 2
penisola, ove era la porta di terra (e ben si può tuttora Da Tarsichich fece vela
osservare) è interpolato da una costruzione barbarica, Il padre Sardo pio
che fu il ristauro menzionato nella lapida la quale for- E toccando la meta della via
tunatamente per una perversa interpretazione fu con- Volle si scrivesse questa lapida in Nora
servata nella venerata tomba de’ santi martiri Efisio e La quale conobbe essere incontro a Lisso.
Potito sotto la mensa della cappella sotterranea:
SALVIS · DD · NN · IMPP. n. 3
THEODOSIO · ET · PLACIDO · VALENTINIANO · AVGG. Venne Reso viaggiando
DEDVCTOS · OLIM · LATICES · PATRIAEQVE · NEGATOS E liberamente procedendo fra’ sardi
RESTITVIT · POPVLIS · PVRO · FLAVIOLVS · AMORE Il quale bramando la pace e li assassini
CVRANTE Raffrenando, fu Re chiaro in Nora
VALERIO · EVNODIO · PRINCIPALE · AC Che accrebbe di grandiosi edifizii.
PRIMORE · EIVSDEM · VRBIS
Gli scrittori che raccolsero e tramandarono a noi Lascio che il lettore17 giudichi da sé qual fede si
le tradizioni antiche delle città sarde, segnarono i meritino coteste supposte interpretazioni.

17. Supponendo non discaro al lettore le considerazioni che terzo col suo Reso. La cosa è chiara senza che le mie parole vi
portava la Biblioteca sarda (fasc. 8, maggio 1839) sottoporre- spargan sopra alcun lume. Invece proporrò certi miei pensieri.
mo qui la notazione che trovasi nelle pagine 296-297: Non toccherò la versione Derossiana, cui basta aver riguarda-
«Sarebbero inutili le parole che io spendessi a notare come tut- to, e saria opera vana voler considerare. Or conosciamo che il
ti e tre gli interpreti sono andati in diverso punto, uno col vec- P. Hintz già professore di lingue orientali nella R. Università
chio Sesimo e col principe Lehemano, l’altro con Sardo pio, il di Cagliari fece con pochissima cura il simile della lapide
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931 Nora

Dalla qualità delle rovine noi possiamo argomenta- sopportare una statua a certa Favonia, che avea do-
re che ne’ secoli romani Nora fu una delle più cospi- nato al comodo de’ noresi, i quali per affari dovesse-
cue città della Sardegna, e chi sa forse non abbia otte- ro andare in Cagliari, capitale della provincia roma-
nuto gli onori di colonia o municipio, come Cagliari, na, la sua casa per albergo:
Sulci, Uselli, Corni, Torre. Tolommeo nominò i nore- FAVONIAE . . . .
si tra le principali tribù della nazione sarda, Plinio li VERAE
dispose tra’ popoli più celebri dell’isola, ed i medesimi QVAE · DOMVM · KARALIBVS
furon ben noti all’orator romano, che difese M. Scau- POPVLO · NORENSI · DONAVIT
ro dalle accuse de’ sardi e fece menzione d’un Bostare M · FAVONIVS · CAELISIVS
(nome punico) cittadino di Nora, fuggito da Sarde- AVGVSTALIS · PRIMVS
gna, per sottrarsi alla persecuzione del pretore. AVG · PERPETVVS · D · D
I noresi furono i primi a sentire le armi de’ vandali. OB · MVNIFICENTIAM · IN · HON
Già essi sotto il regno di Teodosio e Valentiniano OREM · FILIAE · PIENTISSIMAE
aveano patito i furori della guerra, avendo avuto dagli IVNONI · SACRVM
assediatori distrutto nella parte prossima alla città l’ac- D18
quidotto poscia ristorato, come dicemmo da Flaviolo; Presso la chiesa di s. Efisio furono trovati, ed ora
ma fu questo il principio dei tempi infelicissimi, che son conservati in essa due frammenti d’un architra-
con brevi intervalli di pace e tranquillità, continuaro- ve, che con un terzo frammento usato per architrave
no sino alla sua totale distruzione, avvenuta probabil- d’una porta danno la seguente leggenda:
mente sotto la violenza saracenica. Nora esisteva an- C · MVCIVS · C · SCAW. . . . NTA DE SVA PEC. FECIT;
cora quando scriveva la sua geografia l’Anonimo lo stile indica i più bei tempi.
Ravennate, perché egli la menzionò tra le città e la La città di Nora era nella gran via occidentale che
qualificò presidio. da Cagliari movea lungo tutto il littorale sino a tibu-
Del popolo Norese è memoria nell’iscrizione d’una la, in distanza dalla colonna aurea di M. P. XXII e
base trovata in Pula, la quale pare abbia dovuto da Bizia XXXV.

quando la volle mandare a lui per la interpretazione: altronde venuto il padre Sardo? Da Tartesso o da Lisso? Se da Tartesso
consta che a quei tempi non si aveano alfabeti fenicii interi (qualunque sia questa delle tre città di tal nome) si contraddi-
(che tali non si hanno ancora), ed appena si cominciava a co- ce alla tradizione, di cui fanno testimonianza quei che scrivo-
noscerne con certezza parecchie lettere. no delle cose sarde, secondo i quali Sardo venne non dalla
Volgendomi però alle interpretazioni dell’Arri e del Riccardi Spagna, ma dall’Africa. Dirassi che nel venire in quest’isola egli
oserò dire col rispetto dovuto alla erudizione e perspicacia toccò Tartesso? Ma era più ragionevole che si notasse il luogo
de’ due dottissimi uomini che io non intendo come accada della partenza, non i punti ne’ quali si fosse riposato o riparato
che in tre sole parole siano consenzienti, in tutto il resto e dalle tempeste. Sarebbe proceduto da Lisso, la qual città non
nella principal sentenza distantissimi. senza causa Sardo nominava (se la nominò)? Forse che però
Il Riccardi sbrigasi con poco, e con tanta confidenza di sé, nelle coste della Mauritania e della Lusitania, o in altra parte
che non si curi di dichiarare quel che propone, e paja credere dell’Atlantico non c’eran luoghi vacui da occupare senza che si
che nessuno saprà dubitare delle sue asserzioni. Nella parafrasi dovesse fare un lungo viaggio ai lidi di quest’isola? Io vorrei
ei dipinge così le cose come se non già amplificasse il piccolo, che l’iscrizione dicesse quel che ha scritto il dotto uomo, che
ma ristringesse in minor misura una grandezza ben conosciu- allora domanderei permesso di stimare nello Tarschisch non
ta. L’ha proposta in poesia, e vedesi chiaramente la poesia. una città Iberica, ma uno de’ più propinqui punti dell’Africa,
L’abate Arri parla in tuono più modesto, ragiona de’ fatti suoi e poco baderei a Lisso».
e informa il lettore. La sua interpretazione è assai cara a’ sardi e 18. Piace riferire i seguenti epitafii trovati fra le rovine:
sarebbe carissima a’ medesimi se il giudizio degli intendenti XP LVCIFER XP
delle lettere puniche o fenicie onorasse la medesima di sua ap- DIE · IIII · KALEN
provazione. Io niente m’intendo di queste, né prendo gran di- DAS · DECEM
letto a scolpirmi nella memoria gli alfabeti che si sono dedotti CRES · QVES
da monumenti di Tucca, di Carpentras e delle colonne sepol- CET · IN · PACE
crali cartaginesi, non mi credo però illecito poter considerare BONO · ET · INNOCENTI · IS
le interpretazioni. Sia dunque il contenuto della iscrizione Ar- PIRITO · RESPECTI · QVI VI
riana sino alla quarta linea; potrebbe stare; ma quella giunta XIT · AN · I · ME · IIII · ROGATVS
della mal riconosciuta situazione di Lisso, è una cosa poco na- LECTOR · FILIO · PIISSIMO
turale. Mi perdoni il pio padre Sardo, io aspettavami altro a FECIT · IN* HIS
leggere, che una nota da geografo. E quel che ho detto della * È qui una cifra composta d’un x traversata da una li-
non giusta relazione di Lisso a Nora non mi pare fuor di ra- nea verticale e coperta da un’altra linea che poi incur-
gione. Segnisi la Lisso più vicina che è la prossima ad Abila e vasi a destra.
tosto si vedrà come sia altrimenti che rimpetto a Nora; come il D·M
poteva facilmente intendere il nostro eroe, se era venuto dal- C · IVLO · C · F M · HENNIVS
l’occidente per molte centinaja di miglia, se vedea Nora in fac- SATVRNINO SIMPHORIVS
cia proprio al meriggio, e ad Utica, non al ponente e a Lisso, V · AN · V · M · IIII VIXIT · ANN
se senz’altro per la sola inspezione delle carte idrografiche che C · IVLIVS · AGATHAS LXV · M · VI
aveansi i Fenici sarebbesi certificato de’ veri rapporti di Nora a’ FILIO · ET · S · P · Q · S FILII · PATRI
punti principali di oltremare? E in altro rispetto donde vuolsi B·M
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Norghiddo 932

Nel sito che dicono Nuracheddos, non molto lun- Ne’ salti sono molte piante ghiandifere, e princi-
gi da Cula d’Ostia, il generale La-Marmora trovava e palmente in quello che dicono di Piludi, che occupa
leggea le seguenti iscrizioni: poco più o meno della metà del territorio. L’altra sel-
IMP · CAESAR va ragguardevole copre l’area di circa 800 starelli di
IVLIVS · PHÏLIP terreno. Si vedono le due specie, quercie e soveri,
PVS · PIVS · FELIA questi però più rari.
AVGVSTVS · PONTI I cacciatori trovano molti daini, ma pochi cinghiali,
FEX · MAXIMVS · TRI e quindi quasi tutte le specie di uccelli che sono comu-
BVNICIAE · POTES ni nell’isola, e in famiglie più numerose i colombi sel-
TATIS · PATER · PATRI vatici, le tortorelle, le pernici e i merli, senza far ragio-
AE · PROCONSVL · VI ne de’ grossi sciami di passeri tanto odiati dagli
AM · QVE · A · NORA agricoltori. Le volpi e le lepri sono in grandissimo nu-
DECIT · BITIAE · VE mero. Nelle sunnominate due paludi frequentano nel-
TVSTATE · CORRVP la stagione invernale alcune specie di uccelli acquatici.
TAM · RESTITVIT · CV Ne’ fiumi trovansi trote e anguille; nelle paludi si
RANTE · M · VLPIO prendono anguille di smisurata grandezza e pinguedine.
VICTORE · PROC · Clima. La temperatura invernale è assai mite, la esti-
SVO · E · V · va non tanto. I venti vi possono dominare da tutte le
parti, essendo i ripari delle montagne ben distanti. Le
. . . . pioggie sono ordinariamente alla sufficienza, le nevate
. . . . non frequenti, le nebbie rare e poco nocive, le tempe-
. . . . ste di grandine e fulmini più rare ancora. L’aria sarebbe
FEL · AVG · P · PATRIAE salubre in tutti i tempi se certe acque che stagnano
PRO · COS · ET · M · IVLIVS avessero scolo, e si togliessero i letamai e si sopprimes-
PHILIPPVS · NOBILISSI sero alcune fonti di miasmi che sono nel paese. Questo
MVS · CAESAR · PRINCEPS è situato quasi in sulla estremità orientale del suo terri-
IVVENTVTIS · FILIVS · D · torio in sito un po’ rilevato e alquanto inclinato.
OMNI · NOSTRI · PHILIP · Popolazione. Norghiddo nel 1840 numerava anime
AVG · VIAM · QVAE · DV 560 distribuite in 150 famiglie, e distinte in maggiori
CIT · A · NORA · BITIAE d’anni 20 maschi 170, femmine 165, minori maschi
VETVSTATR · CORRV 115, femm. 110.
PTAM · RESTITVERVNT Si celebrano annualmente matrimoni 6, e si nu-
. . . . merano nascite 25, morti 14. Le solite malattie mor-
tali sono i dolori di punta e le perniciose. Molti vi-
NORGHIDDO [Norbello], villaggio della Sardegna vono a’ 60 anni, rarissimi in là.
nella provincia di Busachi, compreso nel mandamen- Le persone applicate all’agricoltura sono 140, alla
to di Guilarza sotto la prefettura d’Oristano, e in altri pastorizia 25, a’ mestieri più necessari 10. Non tutte
tempi del dipartimento di Guilcieri del regno o giudi- le donne si occupano nella tessitura. Si lavorano
cato di Arborea. panni ordinarii, tele e coperte di letto.
La sua situazione geografica è nella latitudine La scuola primaria frequentasi da 8 fanciulli. Nel
40°6', e nella longitudine occidentale dal merid. di paese sapran leggere e scrivere non più di 20 persone.
Cagliari 0°16'. Agricoltura. Le terre di Norghiddo han riputazio-
Territorio. La sua estensione superficiaria si com- ne di gran benignità, attissime a’ cereali, e in modo
puta di miglia quadrate 8 incirca, ed è una parte del- particolare idonee alle viti.
l’altipiano del Marghine. Alla parte occidentale la ter- La ordinaria seminagione può notarsi di starelli
ra gonfiasi in alcuni piccoli colli. Il canale o la vallata, 400 di grano, 200 d’orzo, 40 di fave, legumi 15, li-
che comincia in Abbasanta e termina in Domus-no- no 25, granone …? La fruttificazione del frumento
vas, traversa per un tratto il Norghiddese, dove essa negli anni felici è del ventuplo in là, quella dell’orzo
appare tanto amena quanto altrove. in là del trentuplo, ordinariamente si ha dal primo il
Le fonti non sono molto considerevoli né per co- 10, dall’altro il 15.
pia, né per bontà. Le principali sono quelle che di- L’orticultura si pratica in alcuni siti comodi, e dà
cono di Suei, di Marghinistara e de Filighe. Esse si buoni prodotti.
versano ne’ due rivi che scorrono in questo territo- I fruttiferi più comuni sono fichi, susini, albicoc-
rio, e sono nominati l’uno Funtana-Alinos, l’altro chi, peri, pomi, e tra le altre specie i cotogni e i gra-
Funtana-Majore. Il secondo ne’ tempi piovosi cresce nati. La cultura degli olivi va stendendosi su mag-
tanto da’ torrenti, che il guado in certi luoghi ne sia gior terreno. Nel vigneto sono quasi tutte le varietà
pericoloso. Nel sito presso alla cantoniera di Borore, d’uve spesso notate ne’ vicini dipartimenti, ma le ne-
dove traversa la grande strada, ha un ponte. re più frequenti. I vini son buoni, ma non quanto
Sono in questo territorio due paludi, una detta potrebbero essere se meglio manifatturati. Solita-
De’ sa Stoia sopra una superficie di circa 50 starelli, mente le vendemmie danno circa 1300 cariche, os-
l’altra De’ su fossu che ha il bacino minor della metà. siano quartare cagliaritane 39000.
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933 Nuches

Le terre chiuse nel Norghiddese sono i tre quarti Sono pochi gli spazi ne’ quali cresca il bosco, e
in circa della suindicata superficie. Tra le tanche è da pochi gli alberi ghiandiferi.
notare quella di Piludi che comprende il ghiandifero Non v’hanno notevoli eminenze, ed è un piccol
di tal nome, ed appartiene all’antico signore del poggio quello alla cui falda giace la popolazione.
marchesato di Sedilo e Canales. Nelle altre si intro- Il clima è freddo da mezz’autunno a mezza la pri-
duce il bestiame a pastura e si opera l’agricoltura. mavera, nel qual tempo spesso la terra ricopresi di
Pastorizia. Comeché i salti sieno comodi alla mede- nevazzo. I venti boreali vi spirano liberamente. Le
sima, tuttavolta non è questa quanta potrebbe essere. pioggie sono scarse massime nella primavera.
Erano nel 1839 per l’agricoltura buoi 150, vacche Nel sito delle abitazioni si patisce molta umidità,
750, cavalle 110, pecore 1000, porci 150, cavalli 20, vi regnano spesso le infiammazioni di vario genere, e
giumenti 100. Pascono le bestie manse nel prato e nel- nell’estate le gastriti e le periodiche.
le tanche, le altre in queste e nel pabarile che dicono, e Nell’articolo Gallura notammo (p. 131) [vedi vol.
non accade di dover passare a’ pascoli d’altri territori. 1, p. 503] la popolazione di questa terra, denomi-
Le pecore muojono in gran numero nell’estate per la nandola ne’ numeri seguenti: famiglie conviventi 75,
troppa grassezza del nutrimento, a che quei dabbene ed anime 390; famiglie disperse 73, ed anime 384
non sanno rimediare. I prodotti pastorali sono consu- [recte 584], sì che in totale erano famiglie 148, ed
mati nel paese, e solo si vendono i cuoi e le pelli. anime 774. Dopo i quattro anni trascorsi dalla pub-
Religione. La parrocchia norghiddese comprende- blicazione di quell’articolo, appena si potrà portare
vasi nella diocesi antica di s. Giusta, ed ora ammini- la somma delle anime a 800. Si va lentamente, e tal-
strasi dall’arcivescovo d’Oristano. volta si torna indietro.
La chiesa maggiore è dedicata ai santi martiri Qui- Il vantaggio dell’agricoltura sulla pastorizia è ben
rico e Giuditta, per i quali e per s. Giambattista sono meschino.
le principali feste del paese onorate da concorso di Le arti necessarie sono esercitate da pochi, e man-
molti ospiti e allegrate da’ soliti pubblici divertimenti. cano persone che curino la salute; manca pure l’oste-
Le chiese minori sono tre e dedicate, una alla B. trice; invece si hanno uomini di nessun’arte, veri con-
Vergine del titolo della Mercede, l’altra all’Angelo Cu- sumatori.
stode, la terza a s. Giovanni Battista. Si possono notare le seguenti ragioni: nati 20, mor-
Fan le cose sacre due preti, il primo de’ quali ha il ti 17, matrimonii 5 all’anno.
titolo di rettore. Del terreno coltivato un terzo è compreso dal vi-
Il campo-santo è a tre centinaja di passi dal paese. gneto, gli altri due terzi sono per i cereali.
Antichità. Si numerano in questo territorio 13 no- Si semina ordinariamente di grano star. 120, d’or-
rachi maggiori, tra i quali i meglio conservati sono zo 90, di fave e legumi 35.
quelli di Suéi, Cossu, Scocca, Taerra, Sos Calafrighes, su La fruttificazione spesso non sopravanza il settu-
Caralidanu, di Juanne-Orene e il Nurache ruju. plo della semenza.
L’adito a’ medesimi è basso, e però conviene en- La vite vi prospera, e la vendemmia dà la suffi-
trarvi a carpone. Tutti sono semplici coni con cir- cienza al paese, e di più una grande quantità di mo-
conferenza alla base da’ 20 a’ 30 metri. sto, che vendesi in Tempio per bruciarlo ad acquavi-
Norghiddo era uno de’ sette paesi, che compone- te, e in Monti, Oscheri e ne’ paesi d’Anglona per
vano il marchesato di Sedilo e Canales, che erano beverlo. Si condisce bene di sappa o vin cotto.
Sedilo, Zuri, Soddi, Tadasuni, Boroneddu e Domus- Si coltivano alcuni starelli di terreno a specie or-
novas. Il feudatario esigeva da ogni individuo vassal- tensi.
lo starelli 2 di grano, e da quelli che seminavano nel Le piante fruttifere non sommeranno a duemila in-
salto altrettanto del seminato. Sopra questo il comu- dividui.
ne era tassato in lire sarde 44 di feudo, e dovevano Tra le altre solite specie si possono notare i pini ed
dare quelli che aveano vigne soldi due per ogni pian- i castagni.
ta e un soldo per ogni carica di mosto, i pastori di Le terre chiuse per seminarvi e pascolarvi il be-
pecore due figliate ed una saccaia, i porcari il dieci stiame manso sono di tale estensione da computarsi
per cento, e se nella selva erano ghiande il 15. non più che l’ottava del territorio.
Il bestiame che tienesi nel prato, nel paberile, che
NUCHES, o Nughes [Nuchis], terra della Sardegna dicono, e nelle tanche, si può determinare così: buoi
nella provincia di Gallura, compresa nel distretto o per l’agricoltura 90, cavalli di servigio 30, porci 200,
mandamento di Calangianus della prefettura di giumenti 45.
Tempio. Ne’ distretti pastorali si educano vacche 300, ca-
La sua situazione geografica è nella latitudine valle 60, capre 1000, pecore 1500.
40°55', e nella longitudine orientale dal merid. di Molti di questi pastori cussorgiali fanno ancora
Cagliari 0°3'. come gli avi, e lasciando le loro case silvestri, gli ar-
Il suo territorio è disteso nel pianoro del Gemini, menti e le greggie a’ garzoni, vanno nel paese a pas-
ed assai ristretto. sarvi il settembre e l’ottobre.
Le acque non sono molto copiose, perché le fonti Le regioni pastorali de’ Nuchesi (cussorgias) si ve-
né molte, né abbondanti; le quali però versano peren- dano indicate nell’articolo Gallura (p. 165) [vedi
ni e salubri umori. Il terreno è solcato da alcuni rivoli. vol. 1, p. 516].
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Si fanno formaggi di ottima qualità, e buona man- per occulte vene a traverso il colle di s. Agostino, e
teca, ma la quantità n’è poca per la consumazione che nutrisca la fonte pubblica di quella città.
fassi del latte al migiurato. Due altre fonti sono aperte in questo territorio, la
Gli articoli principali di lucro per i Nuchesi sono più nobile è quella di Lugherra, dove i cacciatori so-
il mosto, che si vende ne’ luoghi indicati, e i formag- gliono arrestarsi a riposo e a pranzo; quindi quella che
gi che portansi in Terranova o in Arsaquena. dicono di Cugùde, a poco più d’un miglio dal paese,
La chiesa parrocchiale ha suo titolare lo Spirito che ha fama di salutare, e propinasi agli ammalati.
Santo, e si amministra da un prete, che ha la qualifi- Il territorio è traversato dal fiume che nominan
ca di vicario perpetuo, sotto la giurisdizione del ve- d’Abba Niedda, ed è il Termo nato ne’ monti di Bo-
scovo di Civita. Quindi sono cinque cappelle, quat- lotana accresciuto da’ rivoli della pendice di Monte-
tro dentro il paese, una in un salto lontano; le prime raso e dalle acque di Bultei, che formano un suo ramo
denominate da’ santi Cosimo e Damiano, da s. Cro- lungo circa sette miglia, e scorre verso ponente-li-
ce, da s. Salvatore e dalle Anime; la campestre è sot- beccio.
to l’invocazione di s. Pantaleone. Questo fiume, dopo aver segnato i limiti del Nu-
Nella chiesa de’ ss. Cosimo e Damiano si celebra gherese con l’Itirese per circa 5 miglia, lo traversa per
gran festa, una volta nel lunedì dopo la Pasqua, l’al- altre tre o quattro miglia raccogliendo nel corso tutti
tra addì 27 settembre. In una ed altra occorrenza è i rivoletti. Esso ha copia di anguille e di trote, che i
grande afflusso di devoti e di ospiti, e nel settembre popolani lascian prendere a’ pescatori ozieresi, da’
si ha l’aggiunta dello spettacolo della corsa. quali, quando ne abbian appetenza, le comprano a
un prezzo un po’ alto. Molte anitre nuotan nella sua
NUGHEDU (di Montacuto) [Nughedu di S. Nico- corrente con altre specie, e vi stanno sicure.
lò], terra della Sardegna nella provincia d’Ozieri e Mancando il ponte accade talvolta che alcuno pe-
nella prefettura di Sassari. Il suo nome è da’ boschi di risca nel guado, quand’esso per i torrenti è pieno e
Noci, tra’ quali dal principio stabilissi questo popolo. più impetuoso in sua corrente. Il passaggio di minor
La sua posizione geografica è nella latitudine pericolo nell’inverno è quello che dicono Sa Ludosa
40°34', e nella longitudine occidentale dal merid. di nella via a Bonorva.
Cagliari 0°4'. L’altro fiume che scorre entro questo territorio, è
Il suo territorio è di tanta superficie, che vi potrebbe quello che appellano di Quercos longos, nato presso i
esser luogo a quattro altre popolazioni di eguale gran- confini di Pattada e di Bultei. Dopo aver per men
dezza; la superficie è montuosa, ma i tratti coltivabili d’un miglio diviso questo di Nughedu da quel di
sono in gran numero ed ampiezza. Mores, entravi e scorre per poco più di tre miglia.
Fra le sue eminenze sono notevoli quella che dico- Anche questo manca di ponte, e sebbene molto
no Sa Ferularja, dalla cui sommità estendesi la vista in minore dell’altro, ha tuttavia guadi pericolosi nell’in-
un amplissimo orizzonte; il monte propriamente detto verno, men però che altrove nella via a Pattada nel
di Nughedu; il Mela di larga prospettiva; il Pianu Pi- luogo che dicono Iscias.
rastu, che ha il dorso spianato, e produce molti perug- In varii siti stagnan le acque per incuria de’ colo-
gini, e il Monte Calvo, che anzi è presentemente ben ni: esse nell’estate si svaporano, e diffondendo intor-
chiomato di bosco e popolato da molto selvaggiume. no i miasmi, danno causa alle febbri.
Nel monte appellato Lizu trovasi una grande spe- I ghiandiferi prosperano in questi salti, massime
lonca cavernosa e adorna di belle concrezioni, dove nella gran selva nella regione prossima a Itireddu,
si ammandriano i porci. Dista poco più d’un miglio dove in una amplissima superficie vedonsi spessi gli
nella via a Itireddu, ed ora è compreso dentro una alberi e molto grandi.
gran tanca. Il clima di Nughedu è temperato, la pioggia fre-
Ne’ salti nughedesi pascono cinghiali, daini, vol- quente, e in qualche inverno la neve, sebbene poi
pi, lepri e martore. Gli uccelli di rapina, principal- non vi duri più di otto giorni. Spesso prima e dopo
mente gli avoltoi, vi frequentano assai, e sono nu- le pioggie il territorio ingombrasi dalla nebbia. Le
merosi i colombi, le pernici e le altre solite specie. fulminazioni sono più rare che le grandini.
Le fonti assai numerose abbondano di acque otti- Il paese siede in pendice incontro ad una eminen-
me. Al bisogno de’ popolani sono due sorgenti, una za, sì che in qualche stagione il sole tramonta pel
nella via a Bono a distanza di cento passi dal paese, paese un’ora prima che vada sotto l’orizzonte. Come
dalla quale formasi un rivolo, che dopo aver traversato dal ponente per quest’ostacolo, così è chiuso al mez-
l’abitato serve alla irrigazione degli orti; l’altra a’ piè zodì per una catena di colli, o lunga collina, che è
del paese, detta Funtana a Calches (quasi ad calcem), distesa verso libeccio. Anche dalla parte di questo
che versa in maggior copia, ed è più stimata nell’estate vento resta protetta. Vi si soffre assai dalla umidità.
per la sua freschezza. Questa pure serve agli ortolani, Popolazione. Nel 1839 Nughedu numerava maggio-
diretta in un vallone lungo poco più di due miglia. ri d’anni 20 maschi 496, femmine 540, minori maschi
Questi rivoli e le altre acque che loro si uniscono, 370, femmine 330; in totale 1736, famiglie 415.
formano il rio di Mercùri, piccol influente del Termo, La popolazione di Nughedu già da 20 anni patì
nel quale entra a poche miglia al settentrione di Ozie- notevole diminuzione per causa di una mortale epi-
ri. Vuolsi che una parte delle sue acque sia assorbita demia e delle inimicizie che insorsero fra gli abitanti.
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935 Nughedu

Nell’anno i matrimonii sogliono essere 20, le nascite L’ordinaria quantità è come qui notasi: buoi per
55, le morti 35. Molti invecchiano agli 80, e gli esempi agricoltura 250, cavalli di servigio 80, majali 80,
de’ centenni sarebbero stati più numerosi se nelle fazio- giumenti 100.
ni già spente si fosse meno usato l’archibugio. Bestiame rude. Capi vaccini 1600, tori e vitelli 360,
Le ordinarie malattie sono infiammazioni e perio- capre 2600, pecore 3500, porci 2400, cavalle 100.
diche; rarissimi i cronici. Le famiglie pastorali sono circa 96, e alcune di
In Nughedu gli uomini han migliori forme che le queste stanziano nel salto da marzo a settembre, ne-
donne. Queste amano il verde, e vestono come le ozie- gli altri mesi nel paese.
resi, se non che si distinguono nella maniera di coprire I formaggi per la bontà de’ pascoli sono di ottima
il capo, le ozieresi usando il bianco, le nughedesi gli al- qualità, e dalla vendita se ne avrebbe maggior lucro,
tri colori, quelle cingendo la faccia nella maniera delle se la più parte del latte non si consumasse al vitto
monache, queste attorcendo i capi del fazzoletto sotto de’ padroni e dei servi.
il mento. È a notare che molti pastori impiegano le ore d’ozio
Ne’ funerali usasi il compianto solenne, e le prefi- a coltivare alcuni tratti di buon terreno nelle tanche.
che cantan le laudi del defunto. Quando muore un La cultura delle api è poco curata, e appena si po-
benestante, i suoi eredi dopo l’ottavo o decimoquinto tranno numerare 300 bugni.
giorno portano nel paese cinque o più vacche a pro- Religione. I Nughedesi sono sotto la giurisdizione
porzione del maggior o minor numero delle famiglie del vescovo di Ozieri, e curati nello spirituale da un
povere e de’ parenti, a’ quali si distribuisce la carne. vicario e due viceparochi con l’assistenza gratuita di
La ricreazione generale ne’ dì festivi è la danza al- altri due.
l’armonia del canto nella pubblica piazza, che si pra- Della decima tre quarti sono alla mensa vescovile,
tica sempre, eccettuato il caso di ciel non benigno o uno al paroco e coadiutori.
di pubblica tristezza. La chiesa maggiore, che non è capevole del popolo
Le professioni sono, l’agricoltura, nella quale s’im- nelle sue tre navate, è dedicata all’Arcangelo Michele,
piegano circa 400 persone, la pastorizia, che annovera che dal 1800 fu fatta parrocchiale in vece dell’antica
192 uomini. Negli altri diversi mestieri oprano altri di s. Nicolò di Bari, troppo esposta alle inondazioni;
30. Quindi si annoverano 5 preti, 3 notai, 2 flebotomi. le minori sono l’Oratorio di s. Croce e quello del
La scuola primaria si frequenta da circa 25 fan- Rosario, uffiziato ciascuno da una rispettiva confra-
ciulli quando è più frequentata. ternita.
Delle sunnotate famiglie almeno 365 sono possi- Il cimitero si è formato nello spazio del coro e sa-
denti. grestia dell’antica parrocchia nel 1821 in esposizione
Agricoltura. Dell’amplissima estensione territoriale a mezzanotte all’orlo del paese.
di Nughedu sono chiusi da 5 a 6 mila starelli: il re- Fuori del paese sono le chiese di s. Cosimo, di s.
sto è aperto. Balbina comunemente Bellina, di s. Antonio, di s. Pie-
Il monte di soccorso di Nughedu, che ha fissata la tro Apostolo, e quella di s. Fiorenzo vescovo, ora ese-
dote in grano di star. 400, in den. di lire sarde 1000, crata.
aveva nel 1841 star. 337, e lire 422.9.1. Le feste popolari sono per s. Antonio, s. Cosimo
Si suol seminare di grano starelli 750, di orzo e santa Bellina, in occasione delle quali si celebra
900, di fave e legumi 150. una piccola fiera.
La fruttificazione del grano è all’otto, dell’orzo al Antichità. Vedonsi in questo territorio tre norachi,
dodici, delle fave al 6, così pure pe’ legumi. uno de’ quali, quello d’Orvensa, è ancora in buono
La cultura del granone occupa circa 200 starelli di stato, con tale ingresso, che bisogna entrarvi carpo-
terreno; quella del lino poco più di 50, quella del ca- ne. Nell’interno i porcari vi introducono a riposo
nape 12. Per ogni starello di lino si hanno 6 decine, non meno di 150 capi. Per una fenestrina che apresi
per il canape 10. nella parete, si passa in una cameretta.
Il colono, fatti i lavori della seminagione, non pen- È notevole una costruzione noracica che trovasi
sa più a’ suoi campi, o non torna ad operarvi che per presso il confine con Anèla, e dicesi Sa presone. Vi è
la messe. prossimo uno di quei monumenti che dicono sepol-
Negli orti si coltivano poche specie. ture di giganti.
Le vigne son poche, e forse l’area complessiva non Popolazioni antiche. Presso a’ confini con Itireddu e
darà starelli 80: le uve di poche varietà, i vini bian- Bonorva, a due ore di viaggio dal paese, nella regione
chi di qualità mediocre e poca quantità, alla quale detta Su Soldanu, trovansi notevoli vestigie di antica
devesi supplire dalla vendemmia ozierese. popolazione, molte pietre ben lavorate, fondamenta
Gli alberi fruttiferi sono in iscarso numero e po- di case e alcune traccie d’acquidotto, e scavando si
che specie. Tra queste la più numerosa sono i noci. rinvennero de’ vasi e un bellissimo cammeo lungo cir-
La chiusura dei terreni già continua, e forse sarà ca 3 centimetri. Nella parte superiore che mira le
compreso il sesto della superficie territoriale in circa montagne del Goceano vedonsi sopra una gran rupe
cento tanche. alcuni avanzi di fabbrico, e vuole la tradizione sia stata
Pastorizia. L’abbondanza de’ pascoli permettereb- una fortezza. Resta in questa e nelle prossime regioni
be più numerose le specie solite educarsi. a libeccio qualche confusa tradizione de’ saraceni, e
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l’appellazione di quel supposto castello potrebbe ivi Il selvaggiume è molto copioso, principalmente i
far credere la stanza di qualche uffiziale del coman- cinghiali e i daini. E sono pure molto numerose le
dante di quei barbari. L’esplorazione d’una persona specie degli uccelli.
erudita darebbe de’ dati migliori alle congetture. Si Delle molte fonti di questo territorio la più sti-
stima da una crocetta di legno, che trovossi in uno de’ mata per la purezza e limpidezza delle acque è quella
vasi, che il popolo sussistesse nei secoli cristiani. che dicono Dess’arangieddu.
Nella regione Orvensa, in distanza d’un’ora, era I principali rivoli che scorrono in esso sono due.
altro popolo intorno alla chiesa di s. Pietro Aposto- Uno di essi è detto Su riu de sas pèrtigas, l’altro Su riu
lo, caduta in sulla fine del secolo scorso. de Oddimoro. Il primo viene da levante e dal territorio
Erano altre abitazioni nella regione detta di S. di Serradile entra in questo, scorrendo fra burroni e
Georgio, in quella che dicono di S. Cosimo e nel salto sotto l’ombre dense de’ ghiandiferi per versarsi nel Tir-
che ha nome Su de Bacchis. Nel primo luogo appari- so dalla sua sponda sinistra. È perenne, ed anche nella
scono ancora le mura della chiesa e di molte case; siccità estiva volge le sue acque limpide a gran benefi-
nel secondo esiste tuttora la chiesa; ma gli avanzi cio de’ pastori. L’altro ha sua origine in alcune paludi
delle case sono poco considerevoli; nel terzo sono limacciose del salto di Neoneli, e dopo aver errato in
vedute reliquie maggiori, e furono aperte molte se- una lunga linea tortuosa, entra nei territorii d’Ardauli
polture. I nomi di questi paesi non son conosciuti. tendendo al Tirso, al quale però cessa di portar tributo
Indicheremo anche Tònnoro, luogo che da alcuni nell’estate. Nell’autunno e nell’inverno la sua corrente
vestigi pare essere stato abitato. pone in movimento alcuni molini, dopo la primavera,
Il territorio di Nughedu essendo prima più ampio quando quella interrompesi, si prendono ne’ suoi gor-
che al presente, comprendeva Butule (distante da Nu- ghi molte anguille, e alcune assai cresciute.
ghedu, nella via a Itireddu un’ora e mezzo, da Ozieri Nel bosco sono moltiplicati assai i daini, i cin-
un’ora), priorato de’ cisterciensi, unito prima al vesco- ghiali, e trovansi cervi di gran corpo. I cacciatori
vado di Castro, poi a quello di Alghero. Vedesi ancora, vanno spesso in grandi brigate, e di rado mancano
ma rovinosa, la chiesa priorale di s. Nicolò, e in distan- di fortuna.
za di poche centinaja di passi quella di s. Antonio, che Le caccie sono in quello e ne’ prossimi paesi uno
pure va struggendosi. de’ migliori modi di ricreazione, alla quale si invita-
no gli uni gli altri passando ne’ boschi una o due
NUGHEDU (di Parte Barigadu) [Nughedu Santa notti nell’allegria dei canti e spesso della danza.
Vittoria], villaggio della Sardegna nella provincia di Il clima è un po’ freddo nell’inverno, anche nel
Busachi, compreso nel mandamento di Neoneli della paese, per la sua situazione sopra una eminenza, sulla
prefettura di Oristano, e già parte del regno d’Arborea. quale volgesi senza impedimento l’influsso de’ venti
La sua posizione geografica è nella latitudine 40°6', di tramontana, ponente ed austro. Le pioggie non
e nella longitudine dal meridiano di Cagliari 0°10'. sono scarse per la vicinanza alle grandi montagne, ed
Il territorio è più che sufficiente a’ coloni, e lo sa- avviene talvolta, cosa infrequente in altre situazioni,
rebbe anche al doppio dell’attuale popolazione. Esso che piova di seguito più giorni, e non di rado più set-
è piuttosto montuoso, e coperto in massima parte di timane. In questa continuazione è l’infortunio degli
bosco. agricoltori, perché o non possono seminare a tempo,
Il paese è presso a’ confini in sito eminente, don- o vedono perire i semi gittati. Per la stessa notata
de si stende un’ampia prospettiva principalmente al- causa della frequenza delle pioggie rompono terribili
la parte di sera. La sua altezza dal livello del mare è nella stagione estiva i temporali, e cade furiosa, densa
stata computata di metri 534,15. e grossa la grandine a devastare i raccolti, a guastar le
Tra le eminenze è pure a notarsi l’Oddimoro, che vigne e i verzieri. In rispetto ai fulmini essi sono più
dicono pure Sas-concas. tosto rari e non si ha memoria che alcuno siane mai
La superficie del Nughedese è generalmente così caduto nel paese. Nella stagione invernale le nevi non
aspra e scabra, che non solo sieno le vie difficili a’ mancan quasi mai, e copron i salti per più giorni, so-
carri, ma agli stessi cavalli. Spesso occorrono massi o venti con nocumento del bestiame, al quale restano
dispersi o ammucchiati, tra’ quali restano patenti negati i pascoli. La nebbia che talvolta si osserva è
molte cavità, tane e ricoveri a cinghiali. Nelle rupi passeggiera e niente nociva, e pare esser di nuvoli
cresce l’oricella, né il pericolo che vi è in raccoglierla bassi che passino radendo il suolo.
trattiene i Galluresi che vagano fra le montagne a Popolazione. Nel 1839 erano in Nughedu persone
empirne i loro sacchi per poi venderli alla fattoria maggiori maschi 145, femmine 120, minori maschi
inglese. 70, femmine 90, in totale anime 425 distribuite in
I ghiandiferi sono sparsi in tutte parti fra diverse al- famiglie 100.
tre specie, e in molti grandi tratti formano selva. I so- I numeri medii sono di nascite 16, morti 10, ma-
veri sono più numerosi, e crescono a dimensioni colos- trimonii 2.
sali. Nel sito che dicono Pischinas vedesene uno che Questo popolo or sarebbe assai più numeroso se
non si misura al pedale con meno di 10 metri. si fosse declinato l’effetto mortifero dell’influenza
La vegetazione de’ corbezzoli vi è pure prosperis- vajuolosa del 1829, come si sarebbe potuto benissi-
sima. mo, se i vaccinatori avessero con zelo cooperato a’
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provvedimenti del governo. In quell’anno il fiore del- de che è nel coro: PROCVRANTE GREGORIO (o Geor-
la popolazione mancava miseramente, e non vi fu ca- gio) PLASSA HOC OPVS PERFECTVM FVIT ANNO A NATI-
sa senza lutto o senza dispiacere per vedere i figli sal- VITATE DOMINI M. DC. XXXIIII. Essa è dedicata a Dio
vati sì dalla morte, ma guasti nelle forme, in qualche in onore di s. Gavino martire turritano, del quale si
membro, e alcuni negli occhi. Ne’ funerali usasi so- celebra la festa addì 25 ottobre. È patrono della me-
vente il compianto dalle prefiche. desima s. Giacomo Apostolo il maggiore, e si venera
La meta ordinaria della vita è cinquant’anni. Le solennemente addì 25 luglio con molto concorso di
malattie più comuni sono le perniciose, le periodi- forestieri. In quel giorno ogni casa ha il suo ospite, al
che, e i dolori laterali o per azione della malattia o quale nel partirsi offresi un brano di carne (corriolu
per il freddo repentino cui si espongono i corpi cal- de peta) con uno o due pani di semola, e simile offer-
di. La esperienza funestissima del danno della salute ta fassi a quanti altri stati in altre case si presentano a
e della vita non basta ancora a raccomandare l’uso visitare i loro amici; sì che i forestieri che hanno mol-
dell’antica veste nazionale, il cojetto. te conoscenze se ne partono carichi di corriolos.
De’ Nughedesi 100 sono applicati all’agricoltura, Le chiese minori sono due, una detta di s. Croce e
40 alla pastorizia, 10 a’ mestieri: alcuni però esercita- l’altra in campagna sotto l’invocazione di s. Basilio
no insieme l’agraria, pochi, e sono essi quelli che Magno, distante un’ora dall’abitato. Un altro piccol
hanno studiato ne’ ginnasii, e son detti letterati, ozia- oratorio detto delle Anime era nel paese, ma al pre-
no occupati in far niente, a eccezione di un notajo e sente quasi interamente distrutto. Vuolsi eretta dai
di un flebotomo. Le donne lavorano le lane e il lino, primi popolatori di questo sito in epoca ignota, e ci-
e si ha quasi in ogni casa il telajo. tasi la costante tradizione, che cresciuto il popolo sia-
Le famiglie possidenti sono circa 82. si costrutta l’altra cappella, e poi l’attuale parrocchia.
Alla scuola primaria concorrono non più di dieci Quelle chiesette aveano in principio un altro titolo.
fanciulli. Non v’è campo-santo, e i defunti sono sotterrati
Agricoltura. Nel Nughedese sono molti terreni nel cemiterio dietro la parrocchia in sull’orlo del-
idonei ai cereali e ad altre coltivazioni. La quantità l’abitato.
ordinaria della seminagione è così come segue: sta- Alla chiesa campestre di s. Basilio concorresi dai 26
relli di grano 250, d’orzo 125, di fave e legumi 25; e agosto al primo settembre, per quei giorni vi stanziano
quella della fruttificazione è dell’8 pel grano, del 10 nelle casipole intorno al piazzale non meno di ducento
per l’orzo, delle fave e legumi il 5. divoti per farvi la novena, e vi prendono con molta re-
Di piante ortensi non altro coltivasi che i cavoli e ligione i sacramenti da’ preti che vi assistono. Ne’ gior-
i pomi d’oro; di lino si semina e raccoglie ben poco. ni poi 30, 31 agosto e 1° settembre vi si celebra una
Le vigne in certe situazioni prosperano assai bene fiera, e il numero delle persone che vi convengono o
e rendono con abbondanza. Le varietà delle uve so- per soddisfare a voto, o per onorare il santo, o per ri-
no molte; il vino di color o bianco o rossigno, che crearsi, è tanto, che talvolta sommano a circa ottomila
tutto consumasi nelle famiglie e ne’ reciproci inviti. individui. Ne’ vespri dell’ultimo giorno togliesi il si-
Sono ne’ predii coltivati i noci, dalla cui gran co- mulacro del santo e processionalmente, come erasi
pia venne il nome al luogo, così come dicemmo del condotto, si riconduce nella chiesa parrocchiale.
Nughedu di Montacuto, i castagni, i peri, i pomi, Antichità. Appariscono vestigie di antiche popola-
susini, i ciriegi e tante altre specie, che sarebbe lungo zioni, principalmente nel luogo detto Loddì e sul
l’enumerare. Il numero degli individui di tutte le piano del prossimo colle di Santa Vittoria, se pure
specie forse non sorpassa i diecimila. non sia più simile al vero quello che dicesi da non
Un gran tratto di territorio è già chiuso, ma non pochi, che in quella solitudine fosse uno stabilimen-
si vedono grandi tanche, essendo la loro area da’ tre to di monaci benedittini.
a’ dieci starelli, nelle quali si semina e si lasciano a Nelle vicinanze del paese vedonsi scavate nella
pastura le bestie domite. In queste tanche vegetano roccia molte di quelle camerette che dicono domos
molte quercie, e perché sono difese dalle ingiurie de’ de ajanas, alcune quadre, altre bislunghe, alle quali si
pastori, però sono ben frondose e fruttifere. entra per una apertura ovale per passare in altre più
Pastorizia. Nel bestiame domito si possono nu- interne da fenestrini quadri. L’altezza è tale che l’uo-
merare buoi per l’agricoltura 70, vacche 60, cavalli e mo dee porsi sulle ginocchia, la larghezza varia, e in
cavalle 20, majali 40; nel rude vacche 140, vitelli 25, alcune la volta è sostenuta da un pilone.
capre 130, pecore 2000, porci 500.
I formaggi sono di molta bontà, e vendonsi con NULE, villaggio della Sardegna compreso nel di-
riputazione a’ negozianti di Guilarza e di Oristano. stretto di Bithi della prefettura di Nuoro. Era parte
Religione. Nughedu è compreso nell’antica diocesi del del Montacuto, antico distretto di Logudoro.
Barigadu, o di S. Giusta, oggi annessa all’arcivescovado La sua situazione geografica è nella latitudine
di Oristano, e il popolo è curato nelle cose spirituali da 40°27', e nella longitudine orientale di Cagliari 0°3'.
un vicario, che è amovibile per essere parrocchia came- Sorge sopra una pendice, che ha intorno un’am-
rale dell’arcivescovo, e non ha alcun coadjutore. pia prospettiva, ed è dominato da’ venti, non già
La chiesa maggiore è piuttosto di bella forma e de- dalla parte di sirocco, e di levante per il riparo di ter-
cente, e fu costrutta nel 1634, come notasi nella lapi- re elevate.
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Il territorio de’ Nulesi stendesi nelle più sue parti Le donne si occupano a filare e tessere tele e panni-
su larghi valloni, ed ha poche eminenze notevoli. lani per i bisogni della famiglia e per commercio con
Le sorgenti non sono in gran numero, e tra esse Ozieri e paesi vicini. Le più belle coperte che vendono
degna di nota quella di cui servonsi i popolani, a i cillonari genovesi [recte gavoesi] sono da Nule. Le
cinque minuti di distanza, leggera e fresca, presso donne orunesi non producono tessuti di tanta bontà.
cui possono indicarsene altre sette, delle quali si fa La scuola primaria sarà frequentata da circa 18
uso per i lavori e gli orti; quindi quella di Torosìle fanciulli.
assai abbondante e di buona qualità, a mezz’ora dal In Nule non sono rari i grandevi; si vedono ot-
paese; in terzo luogo quella che dicono S’abba de’ s’e- tuagenarii, e alcuni di questi proseguono il secolo.
lighe (l’acqua dell’elce), ed è ben conosciuta per sua Le malattie più comuni sono infiammazioni e feb-
bontà ed abbondanza; ultima sa funtana dess’iscala in bri periodiche.
sulla via da Nule a Benetutti, donde quelli di questo Non sono molti anni che i cadaveri erano ancora
luogo attingono nell’estate. deposti nelle tombe sotto il pavimento della chiesa
Nell’inverno si formano molte paludi, dove fre- dell’Assunta, dove, principalmente nell’estate, non si
quentano varie specie di uccelli acquatici; ma svani- potea stare agli uffici religiosi per il soffocante fetore
sce l’acqua sotto i calori dell’estate, e da pochi luoghi che effluiva dai mal chiusi avelli.
possono esalare miasmi a infettar l’aria. I Nulesi vestono come quei del Goceano; ma le
Le terre Nulesi sono traversate dal Tirso, e dal ri- donne di questo paese amano il rosso nelle gonnelle,
volo denominato de’ sos campaneddos (de’ campanel- mentre quelle del Goceano usano l’azzurro.
li), che nasce entro il circondario, e scorre nella valle Ne’ funerali cantasi al compianto, e tutti i parenti
di simil nome in distanza di mezz’ora di cammino accompagnano al sepolcro il defunto, seguiti da quanti
discendendo per influire nell’anzidetto, da un altro amici lo visitarono ammalato. Tutti insieme ritornano
che ha sua origine dalla fonte Berosunniunni, e scor- poi col prete a consolare quei della famiglia. I suffragi
rendo all’altra parte del comune va a gittarsi nel fiu- per le persone benestanti si ripetono al 3, 7, 14, 21, 30
me Canargiu, derivato dalla copiosissima fonte di e 40 con intervento delle stesse persone, a’ quali, come
Terrasole nel territorio d’Oruni. pure a’ poveri, a’ preti, a’ confratelli delle associazioni
In queste acque si colgono ottime anguille e trote, e religiose, se vi siano, si distribuisce della carne di vacca,
abbondano le testuggini, delle quali non si fa alcun uso. e in maggior quantità a quelli, da’ quali nel giorno del
Quasi tre quarti del Nulese sono chiusi, e le cinte duolo ebbero ministrati i cibi.
patirono poco danno nella sedizione contro le tanche, Tra questi popolani sono molti che temono degli
perché i possessori concedettero allora qualche cosa a’ incantesimi, e credesi che ritornino le anime de’ de-
sollevati. In questi predii si semina, si introduce a pa- funti. Vi ha talvolta chi dice averli veduti, aver ragio-
stura il bestiame, e nella stagione vi si ingrassano de’ nato con essi; e vedonsi in tutta serietà presentarsi
porci da’ frutti delle quercie. Nella parte non chiusa all’uno o all’altra e far l’ambasciata che ebbero com-
vi è un tratto dove vegeta gran numero di questi al- messa. Le loro parole sono accolte con fede, e si ope-
beri frammisti a pochi soveri e lecci. Questa selva è ra sollecitamente per soddisfare ai loro cari estinti.
una porzione di quella di Osidda e di Pattada. Le visionarie o danno consolazione o esacerbano il
I cinghiali sono in gran numero, i daini rari; fre- dolore, secondoché la loro fantasia fu trista o lieta.
quenti le volpi, le lepri, le martore, le donnole; pari- Le promesse spose non vestono il bruno, perché sa-
mente le pernici, le tortorelle e gli altri uccelli gentili rebbe questo un pessimo augurio per i loro sposi.
e comuni nell’isola. La barba nutresi da tutti, e non si rade che in oc-
Il termometro si abbassa nell’inverno anche sotto casioni di grande allegrezza domestica, p. e. quando
il zero, nell’estate può ascendere talvolta a’ 27°, per- si va allo sposalizio o alla prima messa d’un parente.
ché l’ordinaria temperatura è piuttosto mite. Vi ne- Alcuni però non la dimettono né pure allora.
vica con frequenza, e la terra restò in qualche anno Agricoltura. Le terre sono più fertili in Nule che
coperta dal nevazzo per tre mesi; la nebbia ingombra in altra parte del Montacuto.
soventi sino che elevisi dal sole; la pioggia cade ab- Nella ricognizione de’ monti di soccorso fatta nel
bondante, e nell’estate vien giù con grave danno la 1841 si trovò il fondo granatico, la cui dote è fissata
grandine. L’aria è generalmente salubre. in starelli cagliaritani 200, cresciuto a 227, e il fondo
Popolazione. Nel 1840 erano in Nule individui nummario, dotato di lire sarde 1000, esser ristretto a
maggiori di anni 20, uomini 399, femmine 384, mi- 100.15.6.
nori maschi 258, femmine 310, in totale anime 1351 Sono impiegati gioghi 110, e ciascuno suol semi-
in famiglie 345. Le nascite annuali posson sommare a nare starelli di grano 31/2, d’orzo 9, di fave 1, e si ot-
50, le morti a 30, i matrimonii a 13. tiene comunemente e ordinariamente dal frumento
De’ Nulesi sunnumerati 260 sono applicati all’agri- l’8, dall’orzo il 12, dalle fave il 4. La coltura del gra-
coltura, 230 alla pastorizia, 35 a’ mestieri, 10 al nego- none non è molto avanzata.
zio, quindi restano tanti oziosi quelli che san leggere e Si coltivano in alcuni tratti di terreno le specie or-
scrivere, e non possono dar opera all’agricoltura senza tensi; ma il prodotto de’ legumi è insufficiente, e de-
degradarsi dalla loro dignità. Ma se non fan bene fan- vono supplire comprandone altronde. Si semina
no altro. molto lino, e dà molto e buono prodotto.
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939 Nulvi

La vite non prospera bene, e non matura i grap- La sua situazione geografica è nella latitudine
poli, e pare per la situazione infelice. Il vino o è cru- 40°46' e nella longitudine occidentale dal meridiano
do, o condito colla sappa, e in uno ed altro modo di Cagliari di 0°22'.
poco grato e salubre. Quindi la maggior parte brucia- Il territorio nulvese è assai esteso, forse non minore
si ne’ lambicchi, per acquavite, e comprasi da altri vi- nell’area di miglia quadrate 30; il paese ben situato in
gneti quello che manca alla necessaria provvista. I Pat- rispetto delle più parti del suo agro alla comodità degli
tadesi hanno da ciò gran guadagno. agricoltori: un tratto però del medesimo si avanza sino
Le piante fruttifere sono in piccol numero, le spe- ai territori dell’antica Bisarcio o Castra, dove si sparse
cie castagni, noci, susini, pomi, granati, peri e fichi. molto sangue e da’ nulvesi che volevano difendere i lo-
Questi ultimi però danno frutti eccellenti. ro diritti, e dagli ozieresi che volevano farsene padroni.
Pastorizia. I pascoli abbondano e sono di gran Una gran parte di questa superficie è montuosa; non
bontà. Nel bestiame manso si noveravano (anno sud- pertanto la cultura è facile anche sulle pendici di colli.
detto) buoi per l’agricoltura 220, vacche mannalite L’eminenze principali sono quella che dicono monte
80, cavalli e cavalle 70, majali 150, giumenti 200. Almo, sulla cui sommità è posta la cappella dedicata alla
Nel rude vacche 2700, cavalle 100, pecore 10,000, B. Vergine nella sua natività; quindi il monte Scopa dal
capre 2000, porci 1500. cui vertice lo sguardo stendesi a grande distanza e com-
Essendo promiscui i territorii di Bithi e di Osid- prende bellissime scene, di montagne, di valli, di fiumi,
da, i pastori vanno largamente vagando. e quella del mar torritano, dell’Asinara e della Corsica;
Si fanno formaggi assai riputati, specialmente quelli e dopo questo il monte di s. Lorenzo, dove è il serbatojo
di autunno. Il formaggio bianco vendesi ad Orosei in delle fonti, di cui servesi il Comune; ed il monte Vento-
pezze da 30 a 50 libbre. I cuoi, le pelli e un po’ di lana so verso greco di considerevole elevazione.
si danno a’ negozianti bosinchi e sassaresi. Non si scarseggia di acque, e in ogni parte vedon-
Religione. I Nulesi sono sotto la giurisdizione del si delle sorgenti, che persistono vive anche sotto i
vescovo di Ozieri, governati nello spirituale da un pa- grandi calori nel tempo della siccità. Solo presso al
roco che ha il titolo di rettore assistito da due coadju- paese le fonti sono poche e poco abbondanti, e di-
tori. La decima è divisa, metà al seminario d’Ozieri, il ventò povera la principale, da cui bevevano tutti, dal
resto al rettore, che di sua parte può avere ordinaria- tempo che si tentò di migliorarla e di raccoglier tut-
mente lire nuove 2500. ta l’effluenza. Forse ne’ lavori si è otturata qualche
La chiesa maggiore è dedicata alla N. D. nella sua fauce, e quindi avvenne che la spesa fatta a buon fine
Natività, ed ha sette altari. per la poco intelligenza di chi ordinò i lavori siasi ri-
Le chiese minori hanno per titolari, una la santa conosciuta di grave danno. Ora le famiglie devon
Croce, dove uffizia una confraternita, l’altra la Vergi- mandare in diverse parti per provvedersi. Le altre fon-
ne Assunta, la terza s. Pietro, la quarta s. Nicolò, la ti più notevoli sono le appellate Spada, Carchinada,
quinta s. Francesco di Assisi, la sesta s. Biagio, la set- Funtana Gua e Funtana de litu, dalla quale derivano
tima la Vergine del Rimedio, l’ottava s. Giovanni. acque di gran leggerezza e in molta copia. Da queste
Le feste principali sono per la Vergine Assunta, cui ed altre fonti formansi vari ruscelli.
nel proprio giorno si festeggia da’ Nulesi, nell’ottava Popolazione. Tra’ paesi vicini distinguesi la terra di
da’ Bittesi con corsa di cavalli e piccola fiera di quasi Nulvi per migliori costruzioni, e per la più parte del-
tre giorni; quindi per la Vergine del Rimedio, addì le vie selciate: solamente è a desiderare che il sentie-
17 ottobre, parimente con fiera e spettacolo di corsa. ro, per cui entrasi da Sassari, sia più curato e men
Antichità. Si numerano in questo territorio non fangoso nell’inverno.
meno di sette nuraghi ancora in parte sussistenti, e Nel 1840 erano in Nulvi, maggiori maschi 590,
altri sei rovinati. Tra i primi è notevole per grandezza femmine 680, minori d’anni 20 maschi 890, fem-
il nuraghe de Boes, poi quello che dicono di Eddutta. mine 879, totale anime 3239 in famiglie 725, nelle
Nel luogo detto Ipsòro presso al nuraghe Laonidde quali nascono annualmente 110, muojono 60, e si
vi è uno de’ monumenti che dicono sepulturas de gi- fanno 20 matrimoni.
gantes. Le malattie più frequenti sono, le infiammazioni
Vie. Da Nule si va a Bithi in ore 3; a Buddusò in nell’inverno e la primavera, le periodiche, e soventi le
altrettanto tempo; a Orune in ore 4; Osidda in ore perniciose, le gastrico-nervose nell’estate e l’autunno.
2; a Benetutti in un quarto per una discesa disastro- Patiscono molti il reumatismo, e vuolsi cagione di
sa; a Nuoro in ore 5; a Ozieri in ore 51/2. questo la troppa umidità, alla quale si attribuisce pure
che gli abitanti in là de’ 30 o 35 anni diventino calvi.
NULVI, borgo della Sardegna, nella provincia e pre- Le principali professioni l’agricoltura e la pastori-
fettura di Sassari, capo-luogo di mandamento e del zia sono esercitate, la prima da individui circa 1200,
principato di Anglona, e antico dipartimento del la seconda da 400.
Logudoro. I mestieri di falegname, ferraro, muratore e scar-
Il suo nome antico Nugulbi riscontrasi in molti paro avranno circa 110 persone, le quali lavorano
documenti del medio evo; la sua antichità è di mol- non solo per i nulvesi, ma ancora per altri del Prin-
to superiore a quanto suppongono alcuni che lo vo- cipato d’Anglona. In paragone con gli artigiani degli
glion colonia d’Orria e di Chiaramonte. altri paesi questi di Nulvi sono molto meno rozzi.
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Nulvi 940

Clima. Nell’inverno il freddo è assai sentito, e Poche notevoli differenze sono nel vestire dei nul-
perché è insieme umido pare che penetri nelle ossa; vesi dalla foggia dei paesi vicini.
nell’estate il calore è di rado molesto. Dominano più Nel duolo gli uomini portano il giubbone nero,
degli altri i venti dalla parte settentrionale, e talvolta lascian incolta la barba, e vanno incappucciati anche
spiegano tanta forza da rovesciar l’uomo; le tempeste d’estate; le donne poi sopra il fazzoletto nero con cui
causano frequenti danni, e parimente le pioggie han coperto il capo pongono un grembiale o bianco
troppo abbondanti e le nebbie. I seminati patiscono o giallo, secondo il grado di parentela.
da queste, e ne hanno pur nocumento le uve e le Usano ancora le vesti di duolo le mogli e le figlie
frutta che non possono bene svilupparsi a maturità di coloro che sono soffrendo una grave sentenza, p.
ed acquistano un sapore disgustoso; il gelo fa da al- e. di lavori forzati, e nol depongono prima che essi
tra parte gravi guasti. Nevica due o tre volte all’an- siano restituiti in libertà. Per la morte dei mariti o
no, ma in pochi giorni la terra resta tutta discoperta. d’altri parenti assai stretti protraggono assai il duolo;
Uccelli. Quasi tutti i volatili conosciuti nell’isola so- il compianto è più nei lamenti e nelle strida, che
no nel territorio di Nulvi; ma in poco numero quelli nelle lagrime e nei sospiri; e quando disgraziatamen-
di rapina. Le quaglie, le pernici e i merli, occorrono te portasi in casa alcuno ucciso, esse vanno scarmi-
assai frequenti. gliate e ululanti dietro la bara.
Selvaggiume. Il cacciatore qui non trova né muflo- La principale delle ricreazioni è la danza, e sono
ni, né cervi, né daini, ma soli cinghiali, lepri e volpi. frequenti li scambievoli conviti.
Le caccie non sono rare. I nulvesi sono persone di spirito e di ingegno, e di
Non mancano altre arti, ma in esse sono occupati una particolare idoneità alle cose cui s’applicano; cor-
pochissimi. tesi, buoni amici, e nemici da temere. Essi pure sma-
Noteremo dopo questi a compire la parte perso- niano per la vendetta, e quando si accendono fazioni
nale, famiglie nobili 13, che avranno maschi 26, è difficile ridurli alla pace se il numero degli uccisi
femmine 31, impiegati civili attivi 4, militari 6, preti non sia eguale da una ed altra parte. Nel rimanente
20, frati 25, procuratori 4, notai 10, medici 2, chi- sono nel generale laboriosissimi e buoni economi,
rurghi 2, flebotomi 2, farmacisti 4, negozianti 10. ma restii al progresso, né si lascian facilmente dimo-
Si possono annoverare 540 famiglie possidenti. vere dalle consuetudini e pratiche dei loro maggiori.
La scuola primaria può avere 35 fanciulli; per pro- I ladronecci una volta assai frequenti scemano, e sarà
gredire poi nella grammatica latina, alla quale i più si riconosciuta la falsità della opinione dominante in
volgono, non mancano maestri fra’ molti che ritornaro- quei miserabili viventi dalle rapine, che accrescevan
no dal ginnasio o dalla università di Sassari a non far co’ furti la loro fortuna, i quali pensavano di aver
niente nel paese, se non debbano attendere ai loro beni. adempito al loro dovere facendo invece della restitu-
Vige qui, come in altre parti, l’antico pregiudizio, zione delle limosine per messe, o in punto di morte
che i letterati, cioè quelli soventi che appena san leg- de’ legati pii.
gere e scrivere, non possono senza degradarsi adope- Nel tempo che i popoli sardi delle provincie set-
rare le loro mani in nessun arte meccanica e trattar tentrionali si agitavano contro i baroni, i nulvesi ri-
la zappa. Sono questi oziosi il gran flagello dei paesi; masero tranquilli. D. Gio. Maria Angioi deliberato
essi vanno d’una in altra parte a vedere, a udire, a di assalir la capitale invano cercò conciliarseli. Essi
suggerire, a riferire, a far sottomani; onde poi nasce non risposero alla chiamata, mentre al comando del
discordia fra gli amici, turbamento nelle famiglie, legittimo governo mossero pronti per travagliare al
pericolo ai calunniati e molestia al governo. ristabilimento dell’ordine, come fecero in Ossi e Tis-
Le donne non fanno molta fatica; i telai sono po- si comprimendone la sedizione.
chi, e le tele e i panni men del bisogno delle famiglie. Agricoltura. Questa è assai estesa e si può dire pra-
La pubblica beneficenza poco considerevole finora ticata con intelligenza. Nelle valli, nelle pendici, sul
nelle più parti della Sardegna qui è ancora iniziale, ed è dorso delle colline, dove con l’aratro, dove con la
però giusto che si nomini D. Marietta Delitala, e D. zappa, il nulvese lavora e domanda i suoi frutti alla
Paolo Puliga, che legarono una tenue somma (l. n. terra, la quale è solita rispondergli con benignità.
100) per le fanciulle da marito. Si fan le sorti nella so- I numeri ordinarii della seminagione sono i se-
lennità del cuor di Gesù, e poi nella festa della Vergine guenti: starelli di grano 6000, d’orzo 3000, di fave e
assunta. Le prime devono nominare una che sia per legumi 800; quelli della fruttificazione sono il 10 per
maritarsi; le seconde non hanno questa condizione. il frumento, il 15 per l’orzo, il 5 pei legumi.
In Nulvi è stabilita una stazione di cavalleggieri, e Di lino se ne raccoglie per circa 800 libbre; di ca-
un certo numero di soldati del corpo-franco coman- nape 200; dal granone seminato in n. di 35 starelli se
dati da un uffiziale; forza che in certi tempi sentesi ne raccoglie circa 400. Alla coltura di tanti starelli di
minor dell’uopo, principalmente quando i vicini se- terreno sono adoperati non meno di 650 buoi. Biso-
dinesi si adunano in grosse squadriglie. gna però notare che una parte è operata colla vanga
La milizia dell’Anglona (una compagnia di batta- nei così detti narboni.
glione) ha il capitano in Martis, il tenente in Chiara- Le vigne occupano un’area notevole ed il loro
monte, l’alfiere in Nulvi. Il contingente nulvese è frutto è di riguardo. La vendemmia suol dare circa
d’uomini 45. 32 cariche di mosto, del quale un quarto si brucia
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941 Nulvi

per acquavite, e in massima parte si cuoce, già che co- precipitosa discesa al fiume, quindi una assai ripida
stumano mescolare il cotto al mosto perché non inaci- salita; ma questo passo difficilissimo pare nulla quan-
disca. Egli è vero che generalmente i grappoli non do si giunge nel cammino sotto Osilo, in quel mar
maturano bene; ma questo è perché i luoghi sono di fango sopra un dubbio terreno, e in quella manie-
male scelti. E restando le cose nello stato che sono se i ra di ponte, su cui si passa, dove è da temere a ogni
nulvesi conoscessero migliori metodi avrebbero mi- piè sospinto, che il povero giumento non metta il
gliori prodotti. piede in fallo tra quei sassi informi mal disposti, ed
D’alberi fruttiferi ve n’ha grandissimo numero, e esso si rompa le gambe, il cavaliere si rompa il collo
sebbene poco o nulla curati, danno frutti di ottimo o si affoghi in mezzo a quella cloaca.
gusto. Le specie però sono poche, e gli ulivi che vi pro- Vendesi pure a’ sassaresi pelli, cuoja, ricotta e for-
spererebbero a meraviglia, non sono forse in tutto il maggio.
territorio più di cento. Forse vorranno tentare la coltu- Tanche. Un quarto della estensione territoriale è
ra de’ gelsi, se v’ha chi li persuada e ne dia l’esempio. chiuso da muri a secco, o da siepi. Dedotta l’area del-
Pochi tratti di terreno sono coltivati a piante or- le vigne, la restante superficie chiusa è divisa in tan-
tensi, e queste ridotte alle sole specie, citriuoli, mel- che di diversa grandezza, delle quali alcune sono sola-
loni, cavoli e rape. Per le altre mandano a Sassari. mente per pascoli e hanno molte quercie con altre
Pastorizia. Sono nel nulvese molti pascoli, e però specie; altre servono al pascolo e alla seminagione.
vi si nutre gran quantità di bestiame ne’ vari prati, Selva. Stendesi questa per tre miglia in lungo, per
nelle tanche, ne’ salti, e nella selva ghiandifera. uno in largo, ed è popolata di soli soveri.
Nel bestiame domito sono i buoi già sunnumerati Religione. Il popolo di Nulvi riconosce l’autorità
per il servigio dell’agricoltura e alcune vacche; quin- del vescovo d’Ampuria.
di i cavalli di stalla per sella o trasporto non meno di La chiesa maggiore intitolata della Vergine Assunta
500, porci 300, giumenti 300. fu nel 1780 ristaurata, e ridotta in miglior forma. È di
Nel bestiame rude sono vacche 350, capre 2000, tre navate, ed adorna di belli altari con alcuni simula-
pecore 12,000, cavalle 250, porci 500. cri pregievoli, tra’ quali quello della titolare rappresen-
Solo il frutto delle pecore è considerevole, sebbe- tante la Madonna nel suo letto di morte, non nel-
ne tanta parte se ne tolga da’ pastori, che hanno ne’ l’aspetto dell’età in cui morì, ma in quello in cui si
latticini più che mezzo il nutrimento. I formaggi so- abbellì nel momento, che Iddio infondea un’altra vol-
no di mediocre bontà eccetto quello che fassi per ta il beato spirito per ravvivare, e glorificare il corpo,
prima qualità. sembianza di eterna giovinezza, e di veneranda bellez-
Il bestiame soggiace a varie malattie, le quali talvolta za, così come in tutta la Sardegna è antico costume di
infuriano in mortale epizoozia, senza che si abbia né in rappresentare l’Assunta, e credesi per imprimere me-
questo né in altre parti del dipartimeato una persona glio nelle menti l’idea che la B. madre di Dio morì
perita, che indichi o faccia un rimedio. Il carbonchio come il suo figlio, verità che a molti devoti della me-
detto da’ pastori sa morte mala, su battimu simile al- desima in non so qual tempo pareva assai dura.
l’asma convulsivo, e la tosse, sono in certi anni causa di Nella vigilia di quella solennità si portano per le
gran morìa per le pecore e capre, non andando esenti più popolose vie in processione per la terra, così come
dal primo malore le vacche e le cavalle. Il bevere delle nello stesso giorno si fa in Sassari ed in altre parti, tre
acque stagnanti e mangiar l’erba rugiadosa produce candellieri, che diconsi parimenti memoria del voto
principalmente nelle pecore la malattia, che dicono di tre enormi cerei alla V. Assunta, che il comune fece
volgarmente s’abbadura o male de’ su centore, per cui sotto il flagello d’una pestilenza forse contemporanea-
muojono in consunzione: la tigna attacca spesso le ca- mente al voto del municipio di Sassari per simil ragio-
pre in maniera di contagio, e quando l’annata è sterile ne. I candellieri che con gran festa consacrano alla
viene a’ porci ed alle pecore il morbo pedicolare. Fin- Vergine e dispongono prossimi al suo cataletto sono
ché la pastorizia non si riformi e il pastore sappia come di diversa forma, che gli usati in altri comuni. Dalla
curare le varie specie, il bestiame sarà una proprietà di metà in su sono lavorati con molt’arte, variamente co-
gran pericolo. Quanti perdono a centinaja i capi sen- lorati, adorni di molte piccole effigie rappresentanti
z’altro frutto che della pelle e del cuojo? diversi misteri della scrittura, e le memorie di santi
Commercio. Il principal ramo sono i cereali, una protettori dei gremii. Dopo l’ottava se li dividon fra
cui parte si vende nella piazza di Sassari, l’altra nel loro gli operai de’ tre corpi d’arte.
Montacuto e Gallura, e di rado in Castelsardo. Il lu- Giacché sono su questo soggetto continuerò. Quan-
cro sarebbe maggiore se il vettureggiamento si potes- do questi candellieri votivi sono stati portati nella chie-
se fare su’ carri, e non come si fa ancora sul dorso sa compariscono dodici della confraternita di s. Cro-
de’ cavalli. Quindi è desideratissimo, che si tracci e ce, vestiti alla foggia degli apostoli e dall’aula de’
compia la strada progettata da Sassari per l’Anglona canonici portano in chiesa in modo pomposo la B.
in Gallura così come era in migliori tempi, per quel- V. nel suo cataletto. La quale poiché i sacerdoti han-
lo che vediamo nell’Itinerario di Antonino. no onorato co’ loro cantici e i popolani venerata,
Le vie, che ora si battono, possono spaventare questi escono da chiesa e cominciano la danza festi-
nell’inverno i più coraggiosi viaggiatori; e più delle va che si continua per alcune ore della notte alla me-
altre quella che guida a Sassari, nella quale è una lodia delle voci.
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Nuoro 942

Nell’anno sunnotato questa parrocchia fu eretta in stesso nome; 47. Iscala de Cacu; 48. un altro denomi-
collegiata per le generose largizioni di D. Marietta nato Ladina; 49. Pianu Ederas; 50. Seddas de Noasi;
Delitala. Componesi il capitolo di nove canonici e 51. nur. de Antonurru; 52. Su mattisuja; 53. Ena For-
d’un decano con sei beneficiati. I fondi capitolari non mica; 54. Paca sera; 55. Funtana Loda; 56. Piantasi;
sono meno di l. n. 500,000 senza comprendervi i be- 57. Su boinarju; 58. Nurache Alvu; 59. Giuanna Lias;
ni proprii delle chiese e le dotazioni di varie cappelle. 60. S’ena de s’Aghedu; 61. S’adde de sa chessa; 62. nur.
Sono in questo comune istituiti due conventi di Buvu intro; 63. un altro detto Sa Marchesa; 64. Sa Pi-
Francescani, uno de’ cappuccini (s. Tecla), l’altro de’ tosa; 65. nur. Ruspina; 66. un altro prossimo; 67. Su
minori dell’osservanza (san Bonaventura) presso due Fraìle; 68. nur. Columbos; 69. nuraghe de fora.
chiese all’estremità dell’abitato. Quello de’ cappucci- Nella region maestrale: 70. su monte de’ su furru;
ni fu già uffiziato da’ benedettini, come consta dalle 71. Su Cabrione; 72. Figu-pinta; 73. Su carchinarju.
antiche memorie. Concorresi in gran folla a s. Tecla Noterò nel nuraghe Orcu (n. 28) essersi trovati al-
quando nel 25 ottobre, natalizio di s. Gavino, si espo- cuni idoletti di bronzo, spilloni di ottone, e varie fil-
ne un reliquiario, dove credesi sia del vero sangue ze (corone) di ambra. In distanza di 40 passi ordinari
del martire, portatovi da D. Giovanni Obispo, arci- si scoprirono alcuni sepolcri, dove pretendesi essersi
vescovo Turritano, come da iscrizione che vedesi nel trovate ossa maggiori della ordinaria misura.
luogo, dove è conservata. Quello che appellasi dess’Argentera (n. 35) ha delle
Le altre chiese minori sono nel popolato gli ora- particolarità che meritano l’attenzione degli studiosi
tori di s. Filippo Neri, di s. Croce, in cui è ragguar- dell’archeologia sarda.
devole il simulacro del Crocifisso, e quello del Rosa- Il nuraghe di Monteiscarpa ha prossimi altri de’
rio, in cui è osservabile il quadro di s. Catterina. così detti sepolcri.
Nella campagna sono molte chiese rurali, di cui Quello di Montalvu o Montalbo, tuttoché a metà
alcune cadute o cadenti, che avevano titolare s. Giu- distrutto, può dirsi il primo de’ nuraghi del Nulvese,
liano, s. Elena, s. Barbara, ed altre. Sussistono ancora costrutto interamente a pietre calcaree. La figura del
le cappelle, una dello Spirito Santo riedificata nel medesimo è quadrata, ma forse l’inscritto cono è
1830, e quelle che sono nominate da s. Lussorio, da cancellato dalle rovine. La sua camera ha circa 6 me-
s. Antonio abate, dal santo Salvatore, da s. Giovan- tri di diametro e comunica con varie camerette, qua-
ni, s. Brancazio e s. Bacchisio. si nicchioni.
Popolazioni antiche. In alcuni siti di questo terri- Presso al nuraghe su monte dessu furru trovasi una
torio sono chiare le vestigie di antiche abitazioni, notevole costruzione del genere di quelle, che sono
nella valle di Anglona quella d’Orria manna e d’Or- appellate da’ sardi sepolture di giganti. Essa è cono-
ria piccinna, e nella parte montuosa in sulla via a sciuta sotto il nome di Sepultura dessu paladinu.
Sorso quella di Villafranca Eris, in territorio disputa- È poi da notare che quasi tutti i nuraghi che abbia-
to tra i nulvesi e gli osilesi. mo indicati nella regione boreale sono prossimi gli
Nuraghi. Nel territorio di Nulvi è grandissimo nu- uni agli altri dagli 80 a’ 100 passi, e alcuni più ancora.
mero di siffatte costruzioni, e se ne può nominare non
meno di 71. NUORO, provincia del regno di Sardegna, posta sul
Nella regione meridionale: 1. Su nur. de Padronu Tirreno tra le latitudini 40°10'-40°52' e le longitu-
per metà disfatto; 2. n. de monte Iscova quasi intero; dini dal meridiano di Cagliari 0°11' a ponente 0°43'
3. n. de Ara; 4. n. Bardosu; 5. n. de funtana Argentu; a levante.
6. nuraghe rubiu; 7. de’ su Isterridorju; 8. n. S’Ispidar- Stendesi in direzione a greco tramontana, da Ovod-
ju; 9. n. Saba; 10-11. due nel colle di Orria; 12. n. da a capo Codacavallo miglia 54, e in direzione a le-
Titele; 13. su Chirispada presso s. Giusta, chiesa vante dal fiume di Acquaniedda (Termo) nella falda
campestre in quello di Chiaramonte. occidentale de’ monti del Goceano al capo Comino
Nella region di levante: 14. n. de’ su monte de’ sas miglia 39.
moltes, presso il quale scorre il fiume di Martis; 15. La sua superficie risulta non minore di miglia qua-
n. Balonzanos; 16. n. de’ s. Arvara; 17. n. Irru; 18. n. drate 1144.
Su viddi alvu; 19. n. de’ pedra serrada; 20. n. de’ Montagne. È in gran parte montuosa, e tra le sue
monte Olidone. principali eminenze possono essere indicati, prima i
Nella region di greco: 21. nur. pedrosu; 22. su terri monti della Barbagia-Ollolai che fan parte o sono
rubi; 23. Colondras; 24. Spada; 25. Olentari; 26. su appendici del gruppo di Montargentu; poscia quelli
riu de’ su salighe; 27. n. de’ monte de’ mesu; 28. Nura- del Goceano, quindi i monti che sono qualificati ne-
ghe Orcu, quasi intero; 29. n. Gulzi poco men che in- ro e bianco, il primo (Montenieddu) dal colore delle
tero; 30. Sa mura bianca; 31. S’Ena-manna; 32. Car- sue dense selve, il secondo Montalbo o Montalvu dal
chinada; 33. Concaniedda; 34. nur. s. Lussurju. candore delle sue roccie calcaree; da ultimo il grande
Nella region boreale: 35. nur. S’Argentera; 36. Su altipiano di Bittesi.
Cobeniada; 37. Su Ludosu; 38. Ladina; 39. Muros; 40. Nelle prime è più notevole Montespada, a ostro-si-
nur. de’ s’ena longa; 41. nur. de Don Giovannantoni; rocco e a miglia 31/2 da Fonni, elevato sul livello del
42. nur. Sa Marchesa; 43. S’Elighe ventosu; 44. Monte mare a metri 1626,33, e dopo questo il monte di
Iscarpa; 45. Monte Elva; 46. un altro prossimo dello Oliena a m. 1338,82; la sua giogaja distendesi per
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miglia 83/4 quasi diritta sotto il meridiano con costa Piani. Il più notevole è quello di Galtellì, lungo
inaccessibile a ponente e pendice piuttosto mite a le- circa 8 miglia dal Cedrino alle falde di Montalbo
vante, la cui falda termina in un margine sopra il fiu- presso Lula, e largo variamente, ma non più di mi-
me Boghe od Oghe, come dicesi comunemente. Pros- glia 5. In esso levansi tre altipiani, i primi due sulla
simo a’ suoi confini meridionali è il Monte Nuovo, sinistra del Cedrino uno il Marghine Ghollei lungo
grosso cono, terminato in un piano da rupi quasi di- circa 5 miglia, l’altro detto su ghollei de Durrisolo m.
ritte. In distanza da Orgosolo di miglia 61/2 esso è il 2; il terzo, quello di Loculi sulla sinistra dell’Isalla
ricovero de’ banditi di quel paese e de’ confratelli delle d’un miglio quadr. di superficie.
prossime terre. Nelle eminenze di secondo ordine è a Nel medesimo sono scavati tre bacini dove l’ac-
notarsi il Monteraso che sorge a metri 1247,59; quin- qua impaluda, uno nel basso piano e dicesi Sa Palu-
di il Monte Nero, il quale nella sua punta Mazzari è de, gli altri due sull’altipiano o ghollei di Durrisolo.
elevato di metri 1000. In ultimo sono a ordinarsi il Acque. Molte sono le fonti che somministrano co-
Montalbo, lungo in sua giogaja di miglia 73/4, e alto pia di acque, principalmente nella regione montuosa
nella punta Cupeti di metri 706,22 secondo le com- della Barbargia, e tra esse degna di special menzione
putazioni dello Smith sul barometro. Il Monte Re- per la sua copia quella che dicono del Cologono, e
mule, che corre paralello al Montalbo se è men eleva- forma un rivo, che però a pochi passi si perde nel ca-
to e però più lungo nella sua schiena, lunga di miglia nale del Cedrino. Essa esciva prima da una profonda
111/4. La montagna di Galtellì, che dicon Ghollei spelonca, della volta della quale vedonsi le rovine nel
Muru, elevasi sopra le vicine eminenze con una pen- seno, che così è chiamato. L’acqua prorompe da una
dice assai sviluppata fino alla sponda del Tirreno larga e profonda fessura, per cui si potrebbe con uno
presso lo stagno e seno di Osalla. La catena di Ollolai schifetto penetrare in qualche antro profondo. Il luo-
che copre da’ venti meridionali questo paese, e Gavoi go è di una scena mirabile, però frequentato dai cac-
e Olzai ha un giogo dirotto in un lato e lungo miglia ciatori e pescatori di trote, che abbondano nel prossi-
51/2. Il Taloro scorre tra la sua falda e la pendice in mo Cedrino e nuotano numerosissime nella stessa
cui siede Ovodda. fonte, come in una vasca. I forestieri non lascian di
Mineralogia. Le roccie parte sono granitiche, par- vederlo. Vuolsi che le acque del salto di Fennäu, che
te calcaree, e parte vulcaniche, le quali trovansi pres- sono assorbite principalmente nel luogo detto l’In-
so il mare tra le grandi moli della seconda specie. Le guotidorju (l’inghiottitojo o la voragine) si raccoglia-
particolarità mineralogiche nello stato attuale delle no nelle viscere del monte calcareo, donde poi sieno
osservazioni si riducono alle seguenti, trovandosi in dispensate per la suddetta gran fonte e altre due mi-
Ilorai scisto talcoso maclifero: in Orani rame e ferro nori assai prossime. Dopo questa che è delle più fa-
solforato; in Fonni piombo solforato con barite sol- mose della Sardegna indicherò le fonti termali, che si
fata, e nella serra di Cornobue (Corru-e-boe), che trovano almeno in tre luoghi distinti.
mette in comunicazione le due pendici della gran Goceano. Acque di Benetutti, delle quali abbiam
massa di Barbargia, una vena di barite, di circa due parlato nel proprio luogo.
metri di spessezza, che incassata nel calcareo di quel- Dori. Acqua di Oddini, o Abba calda, che accen-
la montagna segue la direzione generale della stratifi- nammo nell’articolo Doris, e qualificammo della
cazione senza inclinazione apparente: ivi è pure con- stessa natura di quella di Benetutti.
tenuta una galena di larghe scaglie, copiosamente Galtellì. Acqua di s. Giovanni, di cui facemmo men-
disseminata, la quale coltivossi per un pezzo e poi si zione nell’articolo di Dorgali, riportandone l’analisi
abbandonò a cagione di uno scoscendimento che che ne fu fatta, sebbene in condizioni non totalmente
sotterrò i lavori: in Mamojada calce carbonata, la- buone. Ivi si è pure fatta parola di quell’acqua salutare,
mellare e perlata, simile a quella che vedesi nel mon- che essi dicono s’abba meiga de mare.
te di Gonnari; altra di simil natura ma tavolare, ag- Fiumi. Il Cedrino della geografia antica, ora Ba-
gruppata in vari sensi e cosparsa di cristalli di quarzo darancio, o fiume di Orosei o dell’Iscla, è il principal
con altri di calce carbonata, dei quali alcuni appar- corso d’acqua della provincia Nuorese. Esso ha sua
tengono alla varietà prismatica lamelliforme, e steati- foce nella maremma di Orosei, dove fa gomito e for-
te bigia d’apparenza alquanto scistosa; finalmente in ma lungo la spiaggia uno stagno lungo circa due mi-
Dorgali questa istessa calce or oolitica ben compatta glia, e così per causa della sabbia che volgevi il Tirre-
e candida, ora stalatitica e fistolare. no. A quattro miglia dal lido avendo accolto in suo
Valli. Le maggiori sono; prima quella del Cedrino letto tutti gli influenti, esso non si lascia sempre gua-
che comincia quasi dalla porta di Cornobue e termi- dare, e ridondando ne’ tempi piovosi, feconda le fer-
na nella maremma di Orosei per una linea tortuosa tilissime terre dell’Iscla, o valle di Galtellì, e i delizio-
di circa 30 miglia; la seconda quella dell’Isalla che co- sissimi giardini di Orosei.
mincia tra Nuoro e Lollove; la terza quella di Mon- L’origine di questo è a poca distanza da Cornobue,
talbo tra questo monte e l’altipiano di Bittesi e termi- donde procede a tramontana ricevendo le acque del
na nella maremma di Posada; la quarta quella di territorio d’Orgosolo, e poi cangiando direzione entra
Siniscola, o Montepisinnu, terminata dove la prece- nelle terre di Oliena. Qui al ponente-maestro poiché
dente; la quinta quella del Goceano; la sesta quella di ricevette le acque riunite di Orani e Mamojada, in-
Dorgali, che comincia presso la prima a Cornobue. flettesi tosto verso levante sino al Cologone, distante
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da Oliena miglia 41/2, poco dopo il fiume Boghe, e dal governo per la conservazione de’ boschi e delle
più in là il fiume di Dorgali (Flumineddu), provenien- selve, profitterà certamente, e gli alberi cresceranno
te dal salto di Cornobue. Da questo punto torce verso inoffesi, i frutti saranno più copiosi, e si potranno fa-
tramontana serpeggiando per un semicircolo alle falde re de’ tagli regolari.
occidentali e boreali del monte di Galtellì, e non lun- Zoologia. I principali selvatici, cervi, daini e cin-
gi da questo paese cresce per le acque del Marreri nato ghiali sono, come può supporsi in tanta estensione
nel salto ed altipiano di Nuoro al maestrale della città, di terre incolte, moltiplicati a gran numero; i muflo-
e poi per quelle del fiume di Irgoli. ni van pascendo in grossi armenti ne’ luoghi emi-
Minore del Cedrino è il fiume di Posada, il quale nenti, freddi e poco praticabili: le lepri e le martore
nasce e cresce da’ rivoli che danno le pendici a mae- si trovano assai frequenti, e più di tutti gli altri la
strale di Montalbo e poi dalle acque che scorrono a volpe a danno de’ pecorai e caprai.
levante dai territori di Alà, e dalle fonti meridionali Negli uccelli di rapina che volano pe’ salti di que-
della massa di Montenero. Esso innonda spesso la sta provincia possiamo nominare l’aquila, l’avoltojo,
maremma di Posada e le paludi. il grande e piccol falco, il nibbio, il corvo ecc. Fra
Terzo per importanza è il fiume di Siniscola in quelli che ricerca il cacciatore indicheremo i merli, i
cui si riuniscono le fonti delle pendici di Montalbo e solitari, i tordi, le quaglie, la beccaccia reale, il bec-
del suo paralello Monte Remule. caccino, e le pernici che incontransi passo passo;
Insieme con questi si perdono parimenti nel Tir- quindi le tortorelle, i colombi selvatici, infinita gene-
reno gli altri rivoli di Cala di Luna e quei d’Orfila, razione, che in alcuni anni scemano il pascolo delle
che notai nella Gallura superiore. ghiande ai porci, ed altre specie; dopo questi gli uc-
Tutte le altre acque di questa provincia che di- celli acquatici; infine quelli di canto usignuoli, filo-
scendono al ponente vanno nel letto del Tirso nato mene, cardellini, ecc.
nell’altipiano dei Bittesi, e sono il rio di Bitti, il Mà- Pesci. Il mare in questi, come nei vicini paraggi, è pe-
lato che comincia al ponente di Nuoro e i fiumi di scosissimo; ma di rado si gittano le reti e gli ami, e piut-
Orotelli, di Orani, d’Olzai, e quello che nasce nel se- tosto si ricerca ne’ fiumi, che hanno anguille e trote di
no boreale di Bruncu spina e forma il Taloro, uno delicato sapore.
de’ suoi principali rami. Clima. Le regioni marittime sentono pochissimo
Stagni. Nel littorale di questa provincia sono molti il freddo nella stagione invernale, se pure non domi-
stagnuoli e paludette per causa delle inondazioni, e ni la tramontana; le nevi però sono rare e facilmente
per i banchi di sabbia che chiudono l’uscita ai fiumi. solubili, ma per lo contrario frequenti le nebbie per
Di alcuni di essi abbiam fatto menzione nell’articolo le molte acque stagnanti, e grandissima la umidità
Gallura superiore, in quello di Dorgali; degli altri par- quando il levante vi trasporta i vapori del Tirreno. La
leremo venendo a Orosei, Posada e Siniscola. parte meridionale ha le stesse condizioni della restante
Littorale. Non si potrebbe notare altro che piccoli Barbagia, dove spesso il termometro si abbassa di non
seni per battelli, non essendo alcuna stazione sicura pochi gradi sotto il zero, e gela. In questa sono più
capace di legni grossi di commercio. Le navi che ap- frequenti le tempeste. Nelle rimanenti contrade gode-
prodano per commercio e devono stare senza riparo si una miglior temperatura, se si eccettuino i luoghi
sono obbligate a tirarsi in sul largo, quando il tempo elevati, come il pianoro bittese e Nuoro dove il freddo
minaccia dalla parte d’oriente. Il porto di Luguidone è assai sentito. Le pioggie sono spesso desiderate; il lo-
che vediamo nell’Itinerario di Antonino accennato ro ritardo nuoce grandemente al bestiame pel difetto
nel littorale di Posada, o non indicava un vero por- de’ pascoli; la scarsezza a’ seminati, donde la carestia.
to, o esso fu poi colmato: il che non sarebbe impro- L’aria è insalubre nelle maremme a certa stagione;
babile per questo che vediamo colmo anche il Porto il qual difetto si potrebbe dove togliere e dove sce-
Sipicio là dove or si vede lo stagno d’Ogliastra. mare se si scemassero o si togliessero tante sorgenti
Selve. Le regioni più notevoli per questo rispetto d’infezione e laboratorii funesti di miasmi. Nelle al-
sono la Barbargia Ollolai, dove sono immensi salti tre situazioni, e massime nelle elevate, che sono sog-
popolati di grandi vegetali; quindi i monti del Go- gette all’influenza del maestrale e della tramontana,
ceano, il Montenieddu, e alcune regioni del pianoro le repentine variazioni termometriche e i salti subita-
di Bitti, il Montalbo e l’Ortovene, ecc. nei di decine di gradi nella temperatura, sono causa
Le specie ghiandifere sparse dappertutto sono i so- più frequente e mortale per quelli che non si tengo-
veri, le quercie, e gli elci che predominano. In molti si- no preparati alle pericolose eventualità. Nell’estate
ti che restarono fortunatamente intatti alla barbarie dei bisogna a chi si espone alle contingenze meterologi-
pastori si possono ammirare alberi veramente colossali; che che vesta come nell’inverno, e fra il caldo che
ma fa pietà vedere i vacui che fece il fuoco, e la distru- cuoce tema il freddo che assidera. Le antiche vesti
zione che operarono i pastori e altri ancora. Sono alcu- sarde il cojetto (sos corjos degli olienesi), pelliccia, il
ni che per aver ceneri di legno di leccio a lissiviare le gabbano, il sago (su sagu e-coberre) sono un eccellen-
uve passe atterrano un albero di gran prosperità. te preservativo; chi le usa evita le malattie e vive a
Dopo queste specie sono notevoli per la loro mol- grand’età, se non siano altre cause che abbreviino la
tiplicazione gli olivastri e i perastri, e nel Montenied- vita; chi li dismise soggiacque a gravi e mortali ma-
du i tassi. Il novello sistema, non ha guari proposto lattie d’infiammazione. I dolori laterali sono la più
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frequente causa della morte in uomini robusti e fio- Diminuiti a tanto i delitti è proporzionatamente
renti nell’età. diminuito il numero dei banditi, i quali solevano co-
Popolazione. Sono compresi nella provincia di Nuo- munemente uscire da Orgosolo, Dorgali, Siniscola e
ro gli antichi dipartimenti, d’Orfila, Montalbo, l’Iscla, e Lodè. I siniscolesi inquisiti o restavano nel paese di
la Barbargia de’ Bittesi, che erano del regno di Gallura: Lodè dove eran ben sicuri, perché i lodeini non per-
quindi le curatorie del Goceano, del Dori, che apparte- mettevano l’ingresso né a miliziani, né a soldati, o
nevano al Giudicato di Logudoro, e la Barbagia Ollo- nel Montalbo, dove era difficile che fossero persegui-
lai che era dentro il cerchio dell’Arborea. Noi abbiam tati, ne potevano essere sorpresi che per via di perfi-
già parlato della regione d’Orfila nell’articolo Gallura, dia, della quale gli inquisiti pajon non darsi gran
di Montalbo sotto questa stessa indicazione, dell’Iscla pensiero; i nuoresi solevano ricoverarsi in Ortovène
nell’articolo Galtellì dipartimento, usandosi un’appella- per esser prossimi ai loro parenti, gli orgolesi in
zione per l’altra, e del Goceano, del Dori e della cura- Montenòu, luogo per essi di tutta sicurezza.
toria di Barbargia d’Ollolai sotto questi medesimi tito- Rarissime donne delinquiscono, e solo ne’ paesi
li; però non ritratteremo cose già trattate. Tuttavolta di Nuoro, Oliena e Orgosolo accade principalmente
siccome i numeri segnati han patito, come ognun può nell’ultima classe del popolo e a fanciulle, cui man-
supporre, notevoli variazioni mi riguardo alla quantità chi la protezione de’ parenti che offendano il pro-
delle persone, però presenteremo le più recenti com- prio pudore tra le orgie de’ baccanali e nel campo in
putazioni, secondo la divisione negli attuali distretti, e tempo della messe. Le creature che nascono illegal-
vi apporremo il movimento della popolazione in altri mente sono sempre esposte in tal luogo dove sieno
anni, come risultò da prospetto fatto d’ordine di Mon- subito raccolte, o si mandano in qualche vicino pae-
signore Arcivescovo Bua [vedi Tab. 1]. se. Non si ha memoria di alcun infanticidio.
La popolazione sunnotata è come apparisce in in- Prigioni. Ve n’erano in Nuoro, Mamojada, Oro-
cremento, e questo sarà quindi innanzi più sentito e sei, Bono, Posada, e in esse i ditenuti dovean riposa-
perché si è occorso con alcuni stabilimenti sanitarii re nella notte con una collana, per la quale erano in-
contro le malattie più mortifere principalmente con- filzati ad una grossa catena, il cui capo usciva per un
tro l’influenza vajuolosa, che quando spiegavasi ca- buco nella stanza del custode. In quelle di Bono e
gionava una spaventosa mortalità, per lo meno deci- Posada pativasi meno che in quelle di Mamojada e
mando in vero senso la popolazione; e perché i mezzi di Nuoro, che erano cave orribili, dove nelle inver-
di sussistenza sono diventati più facili non solo per nate piovose trasudava l’acqua e facevasi lago. Ma
l’accresciuta cultura de’ cereali, ma pure per quella presentemente l’umanità del governo ha provveduto
del pomo di terra; e perché pajono in disuso quelle in favore di quei miseri prigioni provinciali. Il nu-
atroci inimicizie, nel furor delle quali spargevasi tan- mero de’ ditenuti non solea sorpassare il centinajo.
to sangue e dovean tutti i complicati ne’ delitti uscire Carattere morale di questi provinciali. Porrò qui i
dalla società a’ salti, dove si inselvatichivano con gra- particolari che ottenni da’ miei studi sopra i rispetti-
ve danno de’ passeggieri e de’ pacifici abitatori de’ vi popoli nell’ultima esplorazione che feci di questa
paesi; mentre al presente quelli che per un bando in- provincia nel 1838; il lettore generalizzerà da sé.
corso vanno ne’ salti hanno assai di poter evitare la I nuoresi, laboriosi, docili, pacifici, timidi della
pena che si hanno meritata o si è contro i medesimi giustizia, dalla quale accade però che alcuni debbano
decretata. Questo prova che l’antica ferocia de’ costu- soffrire per poco rispetto alla proprietà altrui. Ma è
mi si è mitigata da’ sentimenti dell’umanità, i quali se già ben sentita l’emenda.
per una ben intesa educazione sieno meglio sviluppa- I lollovesi solean fare gran rumore e avean tutt’al-
ti si avrà una generazione tal quale si desidera; e sic- tra riputazione; ma dopo che i prepotenti si uccisero
come dallo zelo evangelico de’ preti or si fatica sopra a colpi scambievoli, vivono i pochi rimasti in pace e
questo interessantissimo intendimento si può sperare lavorano.
che a un tempo non molto distante si verrà in così Gli orunesi, il cui aspetto negli uomini e nelle
belle condizioni, anche per il simultaneo effetto che donne non desta, secondo il senso di alcuni, nessuna
avrà la disegnata via provinciale, la quale agevolerà la simpatia, e l’ingegno vuolsi un po’ grosso, vanno
comunicazione con gli altri popoli, moltiplicherà i purgandosi dalle qualità, che loro si attribuivano di
commerci e in questi si diminuirà l’ozio, del quale in poltroni, ladri, vendicativi, giuocatori e beoni, e quel
molti è causa il nessuno o pochissimo frutto che si ri- che è più di poca religione ne’ giuramenti e d’empia
trae da’ prodotti della fatica. venalità. In tante imputazioni eravi se non intera la
Attualmente i delitti che si notano in questa pro- calunnia un’odiosa esagerazione, e devo notare in di-
vincia sono alcuni omicidii, cinque o sei per anno, fesa de’ medesimi che tali infamie che apparteneva-
che è un nulla in confronto di quel che era in altri no a pochi satelliti d’uomini prepotenti, che non
tempi; ed i furti di bestiame e più del rude che del mancano, si sono iniquamente distesi agli altri, co-
domito, che però sono immensamente minori di me accade spesso nella mala logica delle passioni di
quanto già furono. Le grassazioni, un tempo fre- conchiudere dal particolare al generale.
quentissime, ora si commettono ben di rado anche De’ bittesi abbiam già parlato nell’articolo Bitti
dagli orgolesi, che in siffatti delitti, come negli abi- dip. notandoli uomini non molto aperti, sensitivi
geati, erano spesso nominati. delle ingiurie e memori delle medesime, ma di gran
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Nuoro 946

TABELLA 1
DISTRETTO DI NUORO
Maggiori Minori Totali negli anni
Paesi mas. fem. mas. fem. Totale 1826 1828 1830 1833 1835
Nuoro 870 885 980 1020 3755
Lollove 60 54 45 60 219 } 3255 3286 3261 3223 3541
Oliena 831 883 682 679 3075 2619 2756 2719 2759 2816

DISTRETTO DI BITHI
Bithi 694 738 655 632 2719 2494 2517 2239 2265 2399
Gorofai 83 89 41 55 268 326 329 259 243 255
Onanì 49 40 29 24 142 201 193 151 132 145
Lula 268 274 210 196 948 863 815 774 828 876
Nule 325 340 318 309 1292 – – – – –
Osidda 125 116 71 65 377 – – – – –
Orune 595 618 220 340 1873 1703 1691 1674 1727 1724

DISTRETTO DI BONO
Bono 676 664 598 573 2511 – – – – –
Anela 218 196 106 120 640 – – – – –
Benetutti 470 500 318 304 1592 – – – – –
Bottidda 190 206 125 140 661 – – – – –
Bultei 175 160 205 208 748 – – – – –
Burgos 160 170 116 124 570 – – – – –
Ilorai 250 255 240 260 1005 – – – – –
Sporlatu 114 118 52 48 332 – – – – –
Bolotana 796 879 653 565 2893 – – – – –

DISTRETTO DI FONNI
Fonni 858 939 687 613 3097 2788 2843 2790 2899 2918
Gavoi 390 434 340 356 1520 1497 1480 1328 1346 1402
Lodine 31 27 30 34 122 82 85 80 140 111
Mamojada 506 440 362 409 1717 1545 1568 1513 1630 1671
Ollolai 215 230 209 202 956 716 716 684 807 813
Olzai 290 315 230 225 1060 960 952 947 991 1044
Orgosolo 698 699 383 369 2149 2175 1919 1855 1960 2013
Ovodda 247 255 217 195 914 – – – – –

DISTRETTO DI GALTELLÌ
Galtellì 215 225 222 227 887 927 922 820 894 857
Dorgali 860 870 816 900 3456 3040 3099 2892 3136 3311
Orosei 490 510 400 390 1790 1300 1524 1512 1618 1585
Onifai 110 100 70 90 370 395 403 367 297 305
Irgoli 160 145 140 130 575 526 528 516 532 545
Loculi 70 66 65 70 271 233 260 218 193 249

DISTRETTO DI ORANI
Orani 495 475 417 453 1840 – – – – –
Onniveri 109 91 68 78 346 – – – – –
Orotelli 322 346 302 310 1280 – – – – –
Ottana 192 236 186 150 754 – – – – –
Sarule 400 390 325 340 1455 – – – – –

DISTRETTO DI POSADA
Posada 220 230 115 135 700 524 547 483 526 521
Siniscola 646 678 374 386 2084 2172 2110 2118 2245 2281
Torpè 230 250 178 185 843 799 850 788 739 768
Lodè 238 228 255 215 936 849 973 965 850 905
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947 Nuoro

generosità verso il nemico pentito ecc. Insieme con inarcati, se siano trasportati dall’ira, o debbono ven-
l’orgoglio notasi in essi una volontà fortissima, e me- dicare un oltraggio ricevuto, o voglian rispondere alle
rita gran lode l’amore alla fatica, principalmente a’ voci de’ pericolanti che implorano la loro protezione
lavori rurali. Le donne occupano parte del loro tem- contro gli assalti delle truppe. Considerati nella mi-
po a coltivar l’erbe ortensi. glior parte essi sono uomini d’intelligenza, cortesissi-
Gli orotellesi hanno poca sofferenza delle ingiurie, mi nell’ospitalità, delicati in certi rispetti d’onore, e
e alcuni non amano che il mio sia diverso dal tuo. religiosi: p. e. se ad un orgolese anche in tempo di bi-
Perché avendo ottimi terreni sono poverissimi? sogno si faccia un’offerta per uno spergiuro, egli ri-
Notansi per poca sobrietà. getterà la promessa con nobile indegnazione; e se fac-
Gli oriseini e gli altri del loro dipartimento sono ciasi gran promessa per persuaderlo ad una perfidia
generalmente pacifici, epperò di rado accade fra essi egli risponderà con ira. Fra molti prezzolati che ser-
un omicidio; e in quanto alla fatica non si risparmia- von di guida e di spia per gli arresti non credo si pos-
no per amore del lucro, che facilmente ricavano dal sa nominare un solo orgolese. A bene studiarli si co-
commercio co’ battelli napoletani, genovesi e della nosce in essi un ottimo fondo, e quando sieno ben
Maddalena. Nell’altra parte sono notati come bevi- educati, diventeranno uno de’ popoli più generosi; or
tori, ma può esser questa un’esigenza del clima umi- sono in via di miglioramento e molti già cominciano
do e dell’aria non buona, e pure come fallaci secon- a studiar sull’agricoltura.
do il carattere de’ piccoli negozianti; sopra questo I dorgalesi erano facilissimi alla vendetta, e senza
diconsi ancora un po’ tepidi negli ufficii religiosi, molti scrupoli si appropriavan l’altrui roba; ma già
forse perché in quei paesi non sogliono andare de’ pajon migliorati, e vivono in pace dal 1835 quando
zelanti missionari a predicar loro i doveri cristiani. fu dal governo mandatovi il Prefetto della provincia
Deve però dirsi in loro onore che i ladri e i birbi per comporre le discordie e sopprimere le inimicizie.
non trovano mai fra essi alcuna ospitalità. La prudenza di quel magistrato ridusse in buoni ter-
Gli uomini della prossima baronia di Siniscola, o mini le parti nemiche, che aveano in arme più di
del dipartimento di Montalbo non hanno una gran cento uomini, e fattosi un istrumento e conchiusa la
bella riputazione, notati generalmente di vendicativi e pace si cessò dalle stragi e dalla lungissima guerra.
rapaci, in particolare i posadini e i torpeini di poltroni Essi sono poi uomini religiosi, dediti alla fatica e vi-
e molto dilettanti delle orgie, i lodeini ladri superstizio- vono agiatamente.
si all’eccesso e inospitali!!! i quali se non fossero chiusi I gavoesi che sono un po’ amanti del bello far
in un angolo appartato della Sardegna, fuori delle vie niente e del vino hanno donne laboriosissime, che
di commercio, avrebbero tanta infamia, che non ebbe- fan fruttificare i loro orti particolari. Sono lodati per
si mai alcuno de’ paesi più screditati. I lulesi, dopo che la ospitalità, e vivrebbero più comodamente se non
fu fatto fine alle guerre intestine, nelle quali si sparse lasciassero senza cultura molte terre e meglio colti-
gran sangue, or vivono tranquilli, e lavoran la terra vassero le altre.
emulando con molto studio gli uomini di Siniscola. Gli olzaini al contrario laboriosi: però quando
Gli uomini di Bono e del restante Goceano hanno escon dall’ordine un po’ maligni.
già saputo cancellare certe memorie poco grate, e di- Gli ollolaini che parimente faticano volontieri
venuti migliori godono d’una bella riputazione, co- peccano talvolta contro la proprietà. Le loro donne
me uomini pacifici e laboriosi. L’istruzione religiosa sono sempre operose, e se non tessono la lana o il li-
di sacerdoti che ben intendevano la propria missione no lavorano corbe e cestini.
ha portato così degni frutti. Gli ovoddesi poco amanti della pulitezza come gli
Gli olienesi e mamojadini sono gente laboriosa e orotellesi, inclinati al furto e alla vendetta sono di-
religiosa; ma è ancora desiderato che si temperi il lo- stinti per la rozzezza delle maniere, e pare che s’in-
ro fervore che facilmente li porta alle vendette. tendano ben poco del loro interesse nelle cose agra-
Gli orgolesi sono un popolo assai sfavorevolmente rie e pastorali.
conosciuto per lo spirito di vendetta, per le rapine, e De’ fonnesi abbiamo già delineato il carattere nel
per l’animosità che spiegano i banditi contro i milita- proprio luogo nella parte bella e nel rovescio notan-
ri. Contrariamente alla pratica degli altri inquisiti, do le loro facoltà mentali, il coraggio, l’attività, l’a-
che quando si incontrano nella truppa si mettono so- mor del vantaggio e la parsimonia. Aggiungerò ai lo-
lo in guardia e non osano alcuna offesa se vedano ro onori la riverenza del giuramento, e l’applicazione
non essere o assaliti o ricercati, gli orgolesi, che molto delle donne alla cultura degli orti, che fan prosperare
ancora conservano del carattere degli antichi barbara- con le loro cure. Esse coltivano anche le patate. I
cini, prendono l’offensiva. Uno che entri nel loro ter- fonnesi sono più attenti di tutti gli altri Sardi nella
ritorio con merci od altro va sicuramente, perché in custodia e nell’allevamento del bestiame.
quel loro territorio non si commettono furti; ma sarà Agli ottanesi, sarulesi, onniveresi, oranesi, devesi pari-
sua sorte se non si avviene in qualche compagnia di mente la lode di uomini laboriosi, alla quale i sarulesi
ladri usciti dal medesimo, e i ladri sono gli orgolesi, o e onniveresi aggiungono l’altra di uomini tranquilli.
i loro confratelli. In fatto di furti altri non sono supe- Gli ottanesi o oranesi si lasciano spesso trasportare
riori agli orgolesi in astuzia ed audacia. Pieni d’animo dall’ira, e mentre alcuni peccano contro la sobrietà, al-
non temono i pericoli e non si arretrano agli schioppi tri violano la proprietà.
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Nuoro 948

Ecco quali riconobbi quei popoli… Debbo però rispetto la credenza del misero fine di coloro che
significare che da quelli che so essere stati a quelli che mentirono toccandolo: donde avviene che pure i più
sono vi ha una gran diversità, che deve consolare le grossi di coscienza costretti a consacrare la loro paro-
anime buone e amanti del bene, e fa presagire che la toccando quelle borse se non dissero il vero si
non anderà molto che siano abolite tutte le vestigie smentiscono. Usasi pertanto da quelli che patirono
dell’antica barbarie: il che sarà un gran merito per il qualche furto di chiamare quelli de’ quali sospetta-
clero, e per gli ufficiali illuminati e pieni di zelo che vi no, e stringerli a giurare sulle spungas. Se giurano al-
si mandano per amministrare la giustizia in quella im- lora sono tenuti innocenti, se nol facciano è certa
parzialità e saggezza che amano i sardi, e per mante- prova della reità. Questo ricorda le antiche fonti del
nervi l’ordine pubblico. Se si continui a predicar con giuramento, nell’acqua delle quali doveansi lavar gli
zelo l’evangelio, a fare una giustizia rigorosa sulle cose occhi i sospetti di furto, credendo che uno spergiuro
civili e criminali, a reprimere sollecitamente i mali perderebbe la vista.
istinti che si sviluppano in molti, le antiche male abi- Particolari sul movimento della popolazione. Non po-
tudini si perderanno, non saranno ragioni a vendette, tendo aver altri dati che quelli che si deducono dai li-
e ciascuno praticherà i propri doveri. bri parrocchiali, per questo proporrò quelli che spetta-
Non lascierò però di notare nel carattere generale no a’ comuni compresi nella Diocesi [vedi Tab. 2].
di questi provinciali che vivano contenti del poco, e Stato sanitario. Nell’inverno sono frequenti le pleu-
non molto amino il lucro: donde è come credo, che riti, nell’estate fino a mezz’autunno le febbri terzane e
non si vegga molta industria e attività. Noterò poi le perniciose.
l’avversione de’ poveri a mendicare, e vedersi rarissi- Ogni distretto della provincia ha il suo medico e
mi e per mera necessità quelli che mendichino. chirurgo, i quali risiedono nel capo luogo e sono so-
Sas pungas o sas ispungas. Così diconsi certe borse venti al servigio del comune.
o sacchetti sigillati, ne’ quali credonsi contenute osse Dopo questi sono e ne’ capi luoghi e in alcuni altri
e altre sacre reliquie. Comeché non sia alcun auten- dei medici e chirurghi particolari: così Nuoro, Orosei,
tico documento di questo che si stimano queste bor- Benetutti e Dorgali sono serviti da un medico e da un
se sono così venerate dagli uomini più rozzi delle chirurgo di condotta, Orani da tre dottori.
montagne del Goceano e di qualche altro dipartimen- Si numerano quindi alcune farmacie due in Nuo-
to, che nessun’altra cosa paja a’ medesimi altrettanto ro, altrettante in Orani, e una in Fonni, Bolothana,
venerabile. Aggiungesi ad affermare il superstizioso Orosei, Bithi.

TABELLA 2
Popolazione negli anni Nati nel Morti nel Matrimoni nel
Comuni 1827 1829 1831 1834 1827 1829 1831 1834 1827 1829 1830 1831 1834 1827 1829 1831 1834
Nuoro 3273 3319 2265 3534 56 125 125 112 100 160 93 64 60 40 53 20 22
Bitti 2510 2477 2176 2378 140 138 115 105 38 140 149 63 35 26 33 60 35
Dorgali 365 2996 2946 2247 100 87 103 101 69 79 103 89 65 27 17 21 27
Fonni 2804 2865 2834 2903 103 99 81 95 52 40 20 46 15 11 20 21 16
Galtellì 916 798 859 850 91 19 16 25 21 62 83 35 35 15 7 6 15
Gavoi 1524 1480 1300 1374 28 30 20 10 34 65 86 40 40 10 8 12 11
Gorofai 337 252 192 283 9 8 8 15 8 65 35 18 4 3 3 – 1
Irgoli 522 525 524 544 9 18 25 15 10 88 22 22 10 10 5 3 4
Loculi 225 233 242 250 16 14 9 10 9 14 56 15 5 2 2 3 2
Lodè 926 978 857 878 14 32 27 20 19 85 23 35 25 10 14 3 11
Lodine 83 87 91 104 30 30 2 9 2 13 19 8 3 1 – 2 –
Lula 868 715 790 834 3 17 24 25 9 49 25 16 16 13 5 8 9
Mamojada 1556 1558 1575 1099 16 15 55 40 22 41 80 53 25 12 17 12 8
Oliena 2655 2745 2780 2764 50 56 34 60 33 80 60 41 50 20 29 8 46
Ollolai 742 655 726 789 65 24 32 30 12 20 32 16 10 10 10 14 6
Olzai 968 1005 900 1022 29 40 42 45 20 22 64 30 20 – 10 18 7
Onanì 163 190 129 144 22 6 5 10 2 24 36 11 5 1 1 – 1
Onifai 390 390 385 295 3 5 6 15 3 30 27 9 5 3 2 1 2
Orgosolo 1950 1868 1828 2006 6 7 51 71 30 51 27 25 25 20 14 12 26
Orosei 1420 1540 1500 1620 55 30 40 50 25 92 38 40 40 16 18 14 17
Oruni 1700 1750 1685 1601 35 87 65 60 30 87 80 45 30 15 17 9 15
Posada 518 545 480 540 40 15 7 20 7 10 33 11 15 10 7 7 15
Siniscola 2205 2181 1895 2300 15 152 47 75 10 25 25 30 35 26 38 19 35
Torpè 805 795 804 738 40 35 35 38 30 50 38 40 30 14 8 8 6
Totali 32105 32047 30763 32697 995 1125 974 1056 601 390 1254 803 602 313 337 282 338
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949 Nuoro

In questi e negli altri paesi sono poi in maggior dovessero poi fare nella loro scuola. Vedremo l’effet-
numero certi sedicenti chirurghi che non sono qua- to e ne parleremo altrove.
lificati tali dall’università, e che non potrebbero aver Il numero delle persone che in tutta la provincia
merito a semplici flebotomi, i quali tuttavia hanno sappiano leggere e scrivere non si può slargare a più
un orgoglio immenso, ed una audacia perniciosissi- di 1739 individui, compresi quelli che fecero gli stu-
ma a’ poveri che si affidano alla lor cura. di ginnasiali e maggiori. Le parziali di questa somma
Insieme con questi e senza essi fanno prescrizioni sono le seguenti; distretto di Nuoro 204; distretto di
a malati certe medichesse ed oprano anche il salasso. Bithi 175; distretto di Bono 338; distretto di Fonni
Un rimedio assai riputato per le febbri che si patisco- 376; distretto di Galtellì 259; distretto d’Orani 275;
no nell’estate ed autunno è questo di aprire un polla- distretto di Posada 112.
stro vivo e spiumato e adattarlo sul cranio del malato Nel capo luogo di provincia, dove è il seminario,
come una berretta, il quale ben affermato con bende sono stabilite le scuole di latinità, di lettere umane, di
lasciasi per quattro o cinque ore finché cominci a filosofia e di morale; in Bono, in Oliena, in Fonni, e
puzzare. Allora la medicina ha operato, il miasma è in Bolothana sono stabilite scuole di grammatica.
distrutto, la malattia è vinta e l’intemperie è svanita; Professioni. Dopo quelle degli agricoltori e de’ pa-
e così sostengono le medichesse sebbene il malato stori, le altre sono appena osservabili; alcuni oprano
muoja. Devo però notare che quest’uso non è parti- nel commercio, altri nella muratura, altri sul legno,
colare a’ soli provinciali di Nuoro, ma una pratica ge- altri sul ferro, altri a far calcina, altri a fabbricar mat-
nerale del volgo in tutta l’isola sempre che si stimi la toni, a conciar pelli, a far scarpe, a formar vesti di la-
febbre cagionata dalla intemperie o mala aria. na e di pelle. Dopo queste sono altre poche arti, che
Un pregiudizio però notevole in Nuoro e in altri si praticano da rari individui.
luoghi della provincia, è il supporre che tutte le ma- Le donne si occupano ordinariamente nella fila-
lattie provengano da debolezza. Pertanto non si os- tura e tessitura, alcune nella educazione de’ bachi da
serva alcun regime, e somministransi al malato cibi seta, altre a far de’ cestini e canestri. Molte poi rac-
sostanziosi e bevande forti, carni arroste, vin genero- cogliono le bache del lentisco e ne premono l’olio.
so, acquavite, e se questi rifiuti per nausea i pietosi Vitto. Nelle primarie famiglie si cucina come nelle
assistenti non fan fine a persuaderlo. città, facendosi però grand’uso di paste e di carne
Quasi in tutti i paesi si hanno levatrici, o direm vaccina. I pesci sono una piccola parte del nutri-
meglio semplici assistenti a’ parti, giacché non hanno mento massime in distanza dal mare, e dove i fiumi
alcuna istruzione particolare all’uopo. Esse sono don- producono poco. Nella classe inferiore si usa il pan
ne dell’infima classe, perché il loro ufficio è vilipeso. d’orzo (che mangiasi pure da’ servi delle case ricche),
Vaccinazione. Cominciò questa a praticarsi in Nuo- le patate, i legumi, il caprone, il porco, e piace a
ro da che fu pubblicato l’editto, ed i nuoresi han mo- molti il lardo. Di vino se ne fa una notevole consu-
strato del buon senso presentando i loro piccoli con mazione, sebbene generalmente le donne ne abbian
confidenza, senza dubitare dell’efficacia dell’arte, e sen- poca o nessuna parte: l’acquavite è una bevanda, che
za opporre, che fatalmente si impedirebbe uno sfogo molti amano al mattino per temperare lo stomaco, e
naturale, e che empiamente si tentasse di opporsi al che frequentasi nella stagione fredda.
voler di Dio!! spropositi che si dissero in molte parti. Agricoltura. In questa provincia i comuni hanno
La mortalità maggiore della solita che si è potuta dove due dove tre vidazzoni, o regioni diverse per se-
osservare negli anni 1829-30-31 provenne dall’in- minarvi; e le tre in quei luoghi dove abbiasi abba-
fluenza funestissima del vajuolo sopra quelli che non stanza di territorio, e questo, per non essere molto
erano stati vaccinati. Esclusi quelli che morirono per fertile, vuol essere più a lungo lasciato in riposo.
altre malattie risultò che nella sola diocesi di Nuoro In generale le terre sono siliciose e fredde, e però po-
erano periti di vajuolo 1940 individui. Lodè fu il solo co feconde: ma nelle maremme, dove con le roccie, che
luogo dove nessuno patì da quella mortale epidemia. sono o calcaree o vulcaniche, cangia la natura del suolo,
Nel 1843 essendosi nominati nella provincia i me- sono molto migliori, come lo son pure nelle valli. L’arte
dici distrettuali subito si accinsero a vaccinare i nati è ancora difettosa e assai più che sia in altre regioni.
dopo la suindicata influenza nel timore che non ritor- L’istituzione de’ monti di soccorso sussiste in tutti
nasse quella influenza; ma ebbero in molti luoghi a i luoghi, ma non così prospera come si vorrebbe. Lo
patire contraddizioni e difficoltà dalla ignoranza e dal- stato del medesimo potrà vedersi dal prospetto della
la superstizione. Ricognizione fattane nel 1841 [vedi Tab. 3].
Istruzione pubblica. Quasi in tutti i paesi si stipen- I crediti del monte di Galtellì si riconobbero, corren-
dia un maestro per la scuola primaria, ma sono po- ti nel suddetto anno star. di grano 132, arretrati
chi i fanciulli che vi si mandano e rari i maestri che 1998.31/2, e in denaro correnti 1160.8.2, arretrati
osservino le cose prescritte; quindi il profitto è quasi 3914.11.3. In orzo erano parimente correnti 181.61/2,
nullo dopo più di venti anni che siffatte scuole sono arretrati 2857.31/2. Per le spese per l’amministrazione si
stabilite. Il Governo ha voluto provvedere a questo notarono dal fondo granatico star. 226.41/2, dal fondo
formando alcune scuole di metodica, dove i maestri d’orzo 327.11, dal fondo nummario 1361.19.3.
di primaria imparassero dalle dotte spiegazioni dei Progresso dell’agricoltura in questa provincia. Il nu-
professori e dalla saggia pratica de’ medesimi come mero de’ fondi di dotazione notati nella tabella de’
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Nuoro 950

TABELLA 3
Diocesi di Galtellì
Fondo granatico Fondo nummario Fondo d’orzo
Paesi dotale attuale dotale attuale dotale attuale
Nuoro 600 165. 0 1500 277. 4. 2 1400 478. 0
Bultei 250 260.12 750 451.13. 8 500 533.12 1/2
Dorgali 2000 1649. 5 1/2 1500 229. 4. 8 500 410.15
Fonni 750 739.14. 4 1200 1230. 8
Galtellì 300 443. 2 750 231.14. 4 300 383.10 1/2
Gavoi 1250 128.10.10 1000 682. 0
Gorofai 100 80.13 150 18. 7. 8 150 123. 3
Irgoli 100 106. 0 250 434. 5. 6
Loculi 100 100. 0 150 105. 8. 8
Lodè 250 218. 6 1/2 750 129. 0. 0 250 219. 5
Lodine 50 92.11. 0 100 100. 0
Lula 50 72. 3 125 64.16. 3 50 68. 7
Mamojada 590 153.18. 7 1500 1495. 0
Oliena 800 745. 7 1/2 1500 316.12.10 900 879. 2
Ollolai 300 346.14. 7 200 202. 2
Olzai 1000 486. 1. 10 900 936. 5
Onanì 50 69.10 300 1.18.10 100 108. 0
Onifai 200 203. 4 660 60.18. 4 50 31. 8
Orgosolo 500 99. 0 1250 550. 0. 0 1000 199. 0
Orosei 1000 1166. 7 1/2 1500 86. 2. 9 800 759.10
Orune 100 183. 2 250 319.18.10 150 168. 4
Posada 500 502. 5 300 0. 9. 6
Siniscola 500 78. 7 250 14.12. 4
Torpè 500 205.10 500 4. 8. 6

Paesi della provincia di Nuoro compresi nelle diocesi d’Ozieri


Bono 600 139 2500
Bottidda 250 243 750 124. 2. 3
Bultei 100 113 500 75.16. 6
Burgos 100 96 375 19.10. 3
Ilorai 300 285 750 251.14. 1
Sporlato 200 96 375 26.15. 5
Anela 50 72 175
Benetutti 500 148 2000 137. 5. 11
Nule 200 227 1000 102.15. 6 400 440.15
Osidda 100 66 100 0. 1. 0 200 115.13

Paesi contenuti nella diocesi di Alghero


Bolotana 800 762.12 3750 3756.12. 7
Orani 800 775.14 1250 2815. 3. 3
Orotelli 600 267. 8 1250 172. 4. 5
Ottana 400 133.11 1000 483.19. 0
Sarule 600 255.11 1/2 2500 1172.18. 6
Uniferi 250 209.14 1/2 500 108. 3. 4

monti indicano la quantità che seminavasi nel tem- formarono le idee presso molti, ed ora l’agricoltura è
po della istituzione, o dirò meglio della loro ordina- assai cresciuta come può vedersi dal prospetto delle
zione, e insieme danno qualche idea dello stato in seminagioni, e già prevale alla pastorizia nelle più
cui era l’agricoltura di queste regioni, dove prevalea parti, come s’intenderà dal paragone de’ pastori e
l’arte pastorale nelle più parti, e giaceva l’agraria dirò degli agricoltori che si numerano in ciascun distret-
quasi avvilita per un formale dispregio; ma poi si ri- to. Si sono numerati nel distretto di Nuoro past.
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951 Nuoro

815, agricol. 1420; in quello di Bithi past. 1265, in altri tempi, e non molto distanti, l’agricoltura di
agricol. 1605; in quello di Bolotana past. 1430, agric. Barbagia-Ollolai era una cosa insignificante. Resta
2190; in quello di Galtellì past. 995, agricol. 1450; però che in complesso sia verissima l’asserzione della
in quello di Posada past. 810, agric. 940; in quello di predominanza delle cose agrarie, perché in somma i
Orani poco manca all’eguaglianza essendo i pastori pastori di questa provincia sono 7745, gli agricoltori
1120, gli agricol. 1110, e solo in quello di Fonni 8915, come vedesi nella tabella delle parziali di cia-
prevale ancora per notevole differenza il numero de’ scun paese [vedi Tab. 4].
pastori, che sono 2305, a quello degli agricoltori che Fruttificazione. La produzione delle semenze del fru-
sono 1750, comecché debbasi affermare anche in mento è comunemente nelle regioni ed altre circostanze
questa regione l’incremento de’ lavori agrari, perché favorevoli computata al decuplo, in alcuni siti al 20,
TABELLA 4
Stato attuale dell’agricoltura
Seminagione starelli Superficie starelli
Paesi grano orzo legumi Alb. fruttif. in vigne orti tanche Coloni Pastori
Nuoro 2000 3400 600 20000 150 100 30000 750 450
Lollove 25 60 6 2000 15 10 1200 30 35
Oliena 1000 2000 100 30000 220 90 16000 640 330
Bithi 780 2670 40 25000 90 50 36000 420 500
Gorofai 50 100 – 3000 6 4 1450 25 35
Onanì 50 150 20 2500 10 15 1300 20 30
Lula 300 400 25 5000 30 40 5900 350 120
Nule 350 650 60 6500 60 55 6000 360 110
Osidda 100 200 – 3000 15 10 3800 100 50
Orune 250 320 – 6000 75 20 10000 330 420
Bono 1600 700 40 40000 150 85 40000 400 380
Anela 450 260 36 7000 35 16 8000 155 60
Benetutti 900 760 25 25000 60 60 26000 300 200
Bottidda 310 420 45 6000 20 30 1850 160 75
Bultei 300 530 26 3000 25 25 1600 170 150
Burgos 210 350 15 2000 22 22 1000 100 90
Ilorai 600 600 80 3500 45 35 3500 300 130
Sporlato 190 180 60 3000 15 25 1650 85 50
Bolothana 150 1500 150 50000 140 110 54000 460 420
Fonni 500 2500 50 100000 90 100 27000 530 650
Gavoi 250 275 25 20000 80 20 6000 150 240
Lodine 100 100 14 3000 6 10 2600 30 35
Mamojada 665 2200 60 15000 100 50 14000 320 370
Ollolai 20 300 20 10000 34 20 3500 130 160
Olzai 100 700 30 7000 40 25 2400 180 200
Orgosolo 500 1600 40 12000 55 35 13000 300 400
Ovodda 40 660 30 6000 32 24 10600 110 250
Galtellì 700 500 160 4000 80 50 2400 260 120
Dorgali 360 340 25 30000 250 110 16000 500 550
Orosei 800 150 40 60000 180 100 5000 400 180
Onifai 150 100 20 2500 50 18 1500 70 50
Irgoli 400 250 100 2000 40 60 1600 160 65
Locula 125 130 28 1800 30 16 1000 60 30
Orani 2000 2200 150 20000 200 90 26600 330 370
Onniveri 150 100 8 1300 20 10 3000 40 100
Orotelli 420 350 20 4000 80 25 7000 200 300
Ottana 450 300 30 3000 65 40 4600 180 100
Sarule 600 600 25 18000 120 20 13500 360 250
Posada 400 200 50 7000 120 50 3500 180 170
Siniscola 1000 300 150 25000 230 120 8000 450 300
Torpè 350 250 100 1400 25 30 5000 260 140
Lodè 250 300 15 1700 30 18 4800 150 200
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e ne’ narboni molto più; la media dell’orzo è al 14, e alla medesima, e non solo producono il sufficiente
se il cielo favorisce al 40; quella delle fave al 6; quella per la famiglia, ma procuransi un piccol lucro.
del granone molto copiosa. Per tutti i lavori che vo- Tanche. Non sono scorsi molti anni da che in
glionsi per uno starello dalla preparazione della terra queste regioni era solo una piccolissima frazione del
a quando si porta in casa il frutto ci vanno lire n. 45. territorio chiusa con muriccie o siepi, quella in cui
Si semina nelle regioni fredde il canape, e dà soli- erano le vigne e i giardini; poi dopo pubblicato l’e-
tamente per ogni starello libbre 140 di fibra. ditto sulle chiudende si destò una maravigliosa ope-
La coltivazione delle patate va estendendosi con rosità, e immensi spazi fuor della circoscrizione delle
sommo vantaggio de’ montanari, e la loro minore vigne furono cinti, non solo quelli su’ quali si avea
fruttificazione è al 20. diritto, ma altri tratti ancora che eran pubblici, o di
Sono pochi i luoghi, ne’ quali non alligni la vite; particolari, uscendo dalle restrizioni, che giustamen-
ma dove nell’autunno si abbassa presto e di troppo la te e prudentemente erano state poste dal governo:
temperatura, i grappoli non possono maturar bene, e perché e molti individui e alcuni comuni dovettero
il mosto de’ medesimi è infinitamente distante da riclamare.
quello che danno le uve di Oliena, di Dorgali e di A questi giusti lamenti si aggiunsero le ire de’ pa-
Orosei. I vini di questi vigneti godono, e meritamen- stori erranti, che si vedeano negata grande estensione
te, d’altissima riputazione fra’ vini sardi, vuoi per la di pascoli, e obbligati a comprare a contanti il nutri-
soavità, vuoi per la forza; e i vini gentili principal- mento del loro bestiame nelle terre chiuse. Alcuni ma-
mente, che i sardi dicono bianchi, sebbene di color ligni, niente curanti del pubblico bene, e invidi dell’al-
assai carico, sono deliziosissimi; ma perfidamente tra trui vantaggio, soffiarono in cuore a quegli uomini
le più dolci lusinghe offendono gli incauti. semibarbari, concitarono le persone sulle quali avea-
Del mosto una porzione si cuoce per sappa, un’al- no influenza, e furono causa di gravissimi disordini,
tra si brucia per acquavite, il resto va nelle botti per che turbarono la tranquillità di questa provincia nel
uso delle famiglie, o per il commercio. 1831, e cagionarono gravissimi danni a’ proprietari
Nelle specie fruttifere si possono notare per il loro invidiati, e molestie, perdite e guai ai sedotti.
numero considerevole i castagni, i noci, i peri, i me- Istituzione agraria. Nel 1843 addì 8 agosto il Re
li, i cotogni, i granati, i fichi, gli olivi, i mandorli, gli Carlo Alberto approvava la creazione d’un Comitato
agrumi. agricolo nel villaggio d’Orune. Il rettore del medesimo
L’ultima specie viene felicissimamente nelle ma- Sac. Fr. Angelo Satta Musio volendo eccitare i suoi po-
remme, e matura precocissima i suoi frutti sugosi, e polani a studiare all’agricoltura ed alla pastorizia con
variati; però anche nell’interno sono de’ siti propizi, maggior diligenza, propose e diede premi d’incorag-
e se ne coltivano in piena terra anche a Olzai, e pro- giamento a quelli che si distinguessero nella cultura
sperano, se talvolta non porti nocumento il gelo del- de’ loro fondi, ed ottenessero migliori prodotti dalle
le notti serene. greggie e dagli armenti; quindi supplicò il regio bene-
La cultura degli olivi si va distendendo dalla re- placito per la costituzione d’un comitato agricolo, che
gione marittima nelle interne, e si spera che ben pre- stabilito in Orune procurerebbe e faciliterebbe la in-
sto potranno i poveri sostituire l’olio de’ medesimi troduzione di migliori sistemi di coltivazione, e con
all’olio del lentisco, e i proprietari che ora comprano volontaria contribuzione fornirebbe i mezzi all’acqui-
l’olio di Sassari e di Bosa ne avranno assai per met- sto delle sementi, e alla premiazione di coloro che sa-
terlo in commercio. In molte regioni l’ulivastro è pessero migliorare i propri fondi, le razze e i prodotti.
frequentissimo. Il Re diede il supplicato assenso per a certo tempo, do-
I gelsi erano già curati in alcuni luoghi di questa po il quale in vista della sperienza, e secondo gli effetti
provincia, dove si educavan pure i bachi e si avea un più o meno vantaggiosi darebbe altre disposizioni. Il
prodotto di seta, che le donne con metodi loro pro- detto Comitato si compose d’un Presidente (il Paroco
pri traevano, filavano e tessevano in fazzoletti, e in proponente), d’un Segretario e Vice-Segretario, dodici
bende, come esse chiamano i veli; ma da poco in qua membri, e dodici Soci ordinari scelti per una metà
dopo l’esempio di alcuni uomini benemeriti che ac- dalla classe degli agricoltori, per l’altra da’ possidenti
quistarono migliaja di piante, si volgono i più indu- di bestiame e pastori, restando indefinito il numero
stri a questa novella produzione, e si comincia in vari de’ Soci straordinari, residenti o no. Quei coscritti si
paesi il tirocinio dell’arte serica, dalla quale si pro- riuniscono all’invito del Presidente per trattare delle
mettono non piccol lucro. cose che sono nel loro fine, e soventi per comunicare
Orticoltura. Anche in questa parte notasi un note- quelle cognizioni novelle che possono giovare nella
vole incremento non solo per i nuovi tratti di terre- cultura delle loro terre, o crescerne i prodotti, e poi in
no che si mettono a quest’opera, ma ancora per le tornata generale per vedere il rendiconto dei vantaggi
nuove specie che coltivano. Le specie più comuni ottenuti, e delle spese fatte, e deliberare sulle operazio-
sono cipolle, pomidoro, zucche, cocomeri, citriuoli, ni e spese dell’anno prossimo; la qual riunione solen-
popponi, melingiane, lattuche, indivia, nasturcio, ne si celebra nella prima domenica dopo la Penteco-
bietole, barbabietole, finocchi, cardi, persemolo, ra- ste, giorno in cui dal collegio degli agricoltori si solea
vanelli, rape ecc. In molti paesi questa fatica lasciasi festeggiare per la N. Donna sotto il titolo degli Ab-
alle donne, le quali con molta diligenza attendono bandonati. In quest’occasione sono dati i premi a
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quelli che abbian meglio coltivato le loro terre, a quel- di pascoli, erbe, frondi, ghiande e frutta selvatiche.
li che abbian presentato migliori capi di bestiame, e a Tra l’erbe più gioconde agli erbivori è a nominarsi il
quelli fra’ garzoni o lavoratori che si distinsero per mi- serpillo (s’armidda), della quale specie sono fertili
glior condotta morale e maggior intelligenza nelle grandi spazi, e nutrendosi le pecore producono un
opere agrarie. cacio delizioso.
Tra le cose propostesi dal Comitato è lo stabili- Ma se è vera questa fecondità nel corso ordinario
mento d’una scuola domenicale, nella quale dopo il delle cose, è pur vero, che molto in alcuni anni pati-
catechismo religioso dee tenersi una conferenza sulle scono le greggie e gli armenti or nell’inverno or nel-
cose agrarie e pastorali, e comunicarsi quanto parve l’autunno. In questo perché il ritardo delle pioggie
al Comitato utile di notificare e raccomandare, inse- cagiona, che non escan le erbe, e i germogli delle
gnarsi il modo di accomodare alla natura del proprio piante; in quello perché il nevazzo ricopre il terreno,
terreno le pratiche proposte nel catechismo agrario, e nasconde gli alimenti. I pastori stanno al caso, e in
e rendersi ragione degli sperimenti che si sieno fatti niente provvedono al bestiame nell’evento o di una
a conto del Comitato, o da’ particolari suoi membri. siccità, o d’una nevata assai lunga, però devon patir
Più assai di questo stabilimento gioverà la Reale gravi danni, e veder diminuito di uno o due terzi i
disposizione de’ 9 giugno 1844, per cui è stata fatta loro branchi. E di tanta incuria stupiscono a ragione
facoltà d’inviare un fanciullo di ciascuna provincia al i forestieri osservando in tutta la provincia moltissi-
R. Ospizio di Carlo Felice, il quale sarà eletto a sorte mi siti, ne’ quali si potrebbero formare de’ prati arti-
per torno da ciascuno de’ paesi che la compongono, ficiali usando per l’irrigazione le acque, che si lascia-
a questo che vi sia ammaestrato nell’agricoltura, e ciò no scorrere senza legge, e soventi con danno per le
per una modica retribuzione che si leverà da’ profitti paludi, che formano versandosi fuori del loro letto.
del Monte di soccorso. Così il Re secondava il desi- Se i maggiori proprietari badassero a questa comodi-
derio nato ne’ sardi quando concedeva lo stabilimen- tà, e il loro interesse crescerebbe, e l’esempio inse-
to d’un orto sperimentale nelle vicinanze della capi- gnerebbe agli altri, e in breve la pastura errante non
tale. Forse non anderà molto che questo beneficio si cagionerebbe i tanti danni, di cui si dolgono i pro-
slarghi e sia mandato un fanciullo d’ogni distretto. prietari delle tanche e gli agricoltori.
Nel maggior numero di questi bene addottrinati, l’ar- Pieni di audacia, e irrispettosi dell’altrui diritto,
te agraria sarà più rapidamente promossa. osano invadere le proprietà, far breccia nelle tanche, e
Barrancelli. Siffatta istituzione poco vale per la ne’ predi per introdurvi il bestiame, e talvolta non lo
guarentigia de’ beni. I membri di cotesta compagnia ritengono dai seminati. Quindi talvolta le vendette
di assicurazione, o per ragioni di parentela o d’ami- de’ propretari, alle quali sussegue il ricambio de’ pa-
cizia, o per timore de’ prepotenti e violenti, accade stori, che se più non sappian fare, spargon il fuoco.
sovente, che non denunzino all’autorità i malfattori, I pastori vagano, come ho notato, da uno in altro
che conoscono e sorprendono, perché denunziando- salto, fermandosi ne’ luoghi, dove trovino alimento al
li dovrebbero aspettarsi ne’ suoi predi o nel bestiame loro bestiame, e formandovi per ripararsi una capanna
una vendetta quadrupla della multa, che il malfatto- di rami. I pecorai delle regioni alte e fredde discendo-
re patirebbe. Aggiungasi il caso della connivenza e no a’ piani, ed alle maremme a mezzo l’autunno,
della complicità, mentre si sa con tutta certezza, che quando comincia a sentirsi il freddo, e viene la neve, e
molti ladri dividono il frutto della rapina co’ mem- vi restano sino all’aprile, e se non abbian diritto di pa-
bri più influenti del barracellato. scolo ottenendolo a certo prezzo. I caprari, e i vaccari
Siffatte ragioni sono già state considerate, e per pascono in siti più ospitali, e quando vedono, che le
virtù delle medesime si venne allo stabilimento di al- bestie non posson trovare nutrimento, o per le nevi o
tro modo di custodia de’ beni, che la considerazione perché le frondi più basse già sieno state divorate, al-
di altri incomodi fece poco dopo disusare. Forse con lora prendono a schiomar le piante, che ne hanno;
guardie campestri d’una organizzazione e disciplina ma perché è lunga fatica l’adoperare la ronca troncan-
conveniente, e con individui che non avessero alcu- do i ramoscelli, essi usano la scure, e mutilan l’albero
na attinenza con le persone del paese, potrebbesi as- de’ suoi migliori rami, se pure non l’adoprino sopra il
sicurare le proprietà. Egli è vero, che si possono tro- suo tronco atterrandolo intero, come sogliono fare
vare in molti paesi persone di coraggio a far il loro quando lo vedono ricoperto tutto di edera.
dovere e oneste; ma le oneste avranno sempre orrore Negligenti ad assicurare il vitto agli animali sono
di deferire. La delazione è comunemente considerata essi ignoranti della cura, che dovrebbero aver per la
come un’azione di infima viltà. sanità del medesimo, e del modo con cui trattarli
I barrancelli compensano la perdita, quando lo nelle loro malattie. Ma finalmente s’intenderà meglio
sanno, ma non sono obbligati al danno susseguente: il proprio interesse, s’imparerà quanto giova sapere
pagano per esempio il giogo o il cavallo rubato, ma perché abbiasi un maggior profitto, e sia più sicuro il
non soddisfano per le perdite, che il proprietario ha capitale, e si sentirà il bisogno della veterinaria.
patito nel ritardo del pagamento. Il vitto ordinario de’ pastori sono i latticinii, e quan-
Pastorizia. Le più parti di questa provincia sono do manca il latte, le carni, il pane d’orzo e le patate.
accomodatissime alla educazione delle solite specie Grande è la consumazione, che si fa del latte per il
di bestiame per la molta sua feracità di tutte maniere nutrimento de’ pastori, e non meno del quarto del
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giornaliero prodotto delle capre e delle vacche, ed il Da cento vacche lire nuove 500 tra latte, e capi vi-
quinto di quello più sostanzioso delle pecore. I po- vi, che si vendono. Da ogni pecora lire 2 tra lana, lat-
veri e i banditi, che vengono alla mandra hanno la te e agnelli. Da ogni capra lire 50 in latte e capi vivi.
loro porzione. Da cento porci lire 300. Da cento cavalle lire 250.
I formaggi sebbene lavorati con poca arte sono di Di queste somme una metà spetta al padrone,
gran bontà, e quelli, che si fanno tra pascoli scelti l’altra al pastore. [Vedi Tab. 5].
sono molto riputati. Apicultura. È poco curata, epperò i frutti non so-
Il prodotto annuo delle specie si computa nel mo- no così considerevoli come potrebbero essere per i
do seguente. molti siti favorevolissimi. Si fa quasi per tutto il miele

TABELLA 5
Stato attuale della pastorizia
Bestiame manso Bestiame rude
Paesi buoi vacche cav.i majali giumenti capre vacche cav.e pecore porci
Nuoro 1400 200 500 400 307 3000 3500 120 18000 3000
Lollove 24 15 12 40 4 320 220 – 2000 600
Oliena 768 – 287 690 288 10500 1400 – 14000 1470
Bithi 1010 110 500 170 320 2600 2106 324 50000 4300
Gorofai 32 4 16 4 44 418 250 7 60 50
Onanì 30 5 18 12 32 109 125 4 200 –
Lula 180 – 94 65 149 4500 500 – 1800 1000
Nule 216 – 203 30 130 200 1300 210 3400 400
Osidda 50 – 56 20 67 150 500 35 600 40
Orune 320 30 120 115 226 1500 2200 40 10000 1600
Bono 500 150 310 400 330 5000 4600 520 14000 9000
Anela 140 – 40 52 75 630 350 20 3000 400
Benetutti 380 100 180 112 270 2500 2620 150 7800 3200
Bottidda 130 24 50 109 66 500 175 40 1600 300
Bultei 160 30 66 54 62 1300 750 120 3540 1500
Burgos 140 70 35 115 54 1640 140 – 4300 760
Ilorai 226 80 80 202 178 1570 500 80 5500 1200
Sporlato 120 50 35 30 38 700 60 14 2300 260
Bolothana 600 50 250 610 312 1625 1330 200 25000 3500
Fonni 600 10 700 350 316 3060 700 25 45000 2600
Gavoi 208 30 182 170 198 600 240 600 5090 800
Lodine 40 45 13 20 20 112 150 – 2600 260
Mamojada 612 500 158 109 300 1900 1800 – 19500 1690
Ollolai 70 46 150 250 75 500 520 – 2000 600
Olzai 300 70 200 50 66 940 650 30 3200 960
Orgosolo 480 42 260 314 265 4500 3400 – 7300 8000
Ovodda 238 140 110 594 92 1200 210 – 20500 10500
Galtellì 500 80 50 98 165 2300 700 – 1900 1200
Dorgali 800 – 600 404 420 10500 2000 – 15500 2100
Orosei 700 45 100 155 404 1720 600 – 800 290
Onifai 100 4 15 52 28 716 220 – 630 200
Irgoli 140 50 35 70 58 1020 500 – 950 320
Locula 80 – 8 35 26 600 330 – 890 250
Orani 720 10 200 125 287 1500 3500 200 15000 5000
Onniveri 196 10 54 60 31 400 560 – 4300 310
Orotelli 296 14 106 111 163 1440 2300 100 7500 840
Ottana 324 134 81 107 94 540 250 – 2500 120
Sarule 528 40 236 90 260 800 900 – 6100 630
Posada 200 6 100 122 90 730 650 30 1200 500
Siniscola 612 6 129 244 321 6500 360 34 3300 200
Torpè 120 – 80 106 70 2450 820 50 2100 650
Lodè 102 – 50 130 115 2500 850 30 3200 350
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amaro nell’autunno, ma pochi ne tirano profitto la- per soli quattro anni, e questi trascorsi dovesse cia-
sciandolo in nutrimento invernale agli stessi insetti. scuno pagare i diritti e le gabelle, e se i Borghesi
Commercio. Gli articoli principali del commercio non ostante cotesta limitazione godettero in perpe-
di questi provinciali sono i prodotti dell’agraria e tuo della immunità, avvenne così perché essi ricusa-
della pastorizia, grano, orzo, legumi, patate, frutta, rono di fare i servigi feudali, e perché poterono poi
vini, capi vivi, formaggi, lane, cuoi, ecc., quindi cal- ottenere da Ferdinando il cattolico la conferma del-
cina, alcune manifatture, opere di donne, e altri og- l’esenzione. L’uso fece anche più, e mantenne una
getti di minor importanza. universale esenzione da ogni contribuzione, eccet-
La somma delle vendite difficilmente può asse- tuati alcuni casi.
gnarsi; tuttavolta per approssimazione si può compu- I diritti per il bestiame erano i seguenti, il dritto
tare nelle seguenti ragioni ne’ notati distretti. 1. Nuo- di segno, il testatico sopra le pecore e porci, il deghi-
ro per lire nuove 225,000; 2. Bithi 250,000; 3. Bono no delle pecore, quello dei porci ecc. Sopra questo i
280,000; 4. Fonni 200,000; 5. Galtellì 250,000; 6. pastori doveano il diritto di presente nel Natale,
Orani 200,000; 7. Posada 150,000. Carnevale e Pasqua, il diritto del peso del formaggio.
I merciajuoli girovaghi sono in numero conside- I pastori esteri ammessi ne’ pascoli, quando questi
revole, dovendosi a’ medesimi aggiungere quei bar- sovrabbondassero, pagavano diritti più forti.
baracini, principalmente gavoesi, che vanno a riven- Nel Goceano non sono altri terreni demaniali, che
dere tessuti di lana e di lino in tutte le provincie. quello che dicono de regnu con due orti da canape, e
Nelle principali solennità concorrono questi e al- i salti del villaggio Bortiòcoro, già deserto dal 1740.
tri piccoli negozianti e fan mercato. Con essi si ve- Nell’orto de regnu era ne’ tempi arboresi la vigna de’
dono molte donne che presentano le loro opere, e i regoli, ed ora ha diritto di pascolo la comunità di
prodotti delle loro coltivazioni. Esporlato, nel cui distretto è compreso, quando non
I trasporti generalmente si fanno sul dorso de’ vi si semina.
giumenti per le vie che sono nelle più parti aspre, Le terre di Bortiòcoro sono a dotazione parte di
sassose e spesso interrotte da fiumi. La mancanza di Esporlato e parte di Burgos; però non hanno che il
ponti ne’ punti dove sarebbero necessari interrompe solo diritto di seminarvi e raccogliervi i frutti, e de-
soventi nelle stagioni piovose i commerci, e cagiona von lasciar i pascoli a quelli che li prendono in fitto.
che i temerari periscano ne’ guadi che tentano: quel- Barbagia di Ollolai. Questo feudo comprendeva i
li che ancora sussistono sono pochissimi, e però i paesi di Fonni, Gavoi, Mamojada, Ollolai, Ovodda,
più devono patire danno in quelle circostanze. Olzai, Lodine; e i vassalli doveano i dritti che si dice-
Ma questa condizione sarà presto migliorata, quan- vano di feudo, del carceriere, del banditore, del mo-
do si faccia la strada provinciale, si rendano più prati- sto di regalo, e delle opere; il diritto denominato or-
cabili le vie vicinali, e si provveda al passaggio sopra i zo di corte, i deghini delle pecore e de’ porci.
ruscelli e fiumi. La copia de’ pascoli permetteva largamente la pa-
Antichi feudi compresi nella provincia di Nuoro. – storizia. Il territorio di Fonni è coperto di ghiandife-
Real contado del Goceano. Fu questo devoluto al De- ri nella sua parte ottava, nel resto è fertile di pascoli
manio per sentenza del 15 ottobre 1477. dal maggio all’ottobre.
Le prestazioni erano le seguenti, dritto di feudo Olzai ha ghiandiferi nel quinto di sua superficie,
d’accordio sopra ogni vassallo giunto ad anni 18 con e in una sua metà pastura abbondante. Nel rima-
l’immunità a’ figli di famiglia; dopo questi il dritto nente sono frequenti le macchie del lentisco e altre
detto del messo, che apparteneva agli amministrato- che si incendiano a impinguare la terra per coltivarla
ri della giustizia. Da’ medesimi era esente il Borgo con la zappa.
del Goceano (su Burgu); la quale esenzione, che i Gavoi ha copia di pascoli in una metà, e ghiandi-
popolani dicevano il privilegio del castello avea suo feri in un ottavo.
fondamento in una carta del 1354, per la quale Ma- Lodine in una gran parte del suo territorio è mon-
riano Giudice d’Arborea e conte del Goceano volen- tuoso e ghiandifero.
do attirar abitatori in questa terra concedette a’ vas- Mamojada abbonda di pascoli, e manca di ghian-
salli d’altri signori che vi ponessero stanza e vi diferi, che l’incendio distrusse.
portassero i loro averi, esenzione perpetua da ogni Nel dipartimento non si hanno terre demaniali.
servigio e gravezza reale, personale e mista, promet- Marchesato del Marghine. Di questo feudo non è
tendo loro un salto per pascolo, e terre per vigne, compreso nella provincia di Nuoro che Bolotana.
che sarebbero ripartite dal castellano di quel tempo, Marchesato di Orani. Esso comprendeva in una
Benedetto Carta, e rimarrebbero loro in pieno do- superficie computata di miglia quadrate 121 (?) cin-
minio. Tuttavolta questa che si stimò e disse conces- que paesi, Orani, Sarule, Ottana, Onniveri, Orotelli.
sione perpetua era nella parte inferiore dello stesso Il salto d’Orani è nelle più parti fertile ed abbon-
privilegio limitata, giacché si provvedea che i nuovi dantissimo di pascolo. La decima parte della superfi-
abitatori fossero tenuti alle cavalcate ed a quei diritti cie è ingombra di ghiandiferi. Scarseggia d’acque pel
di gabella che egli e suoi successori imponessero, e si bestiame rude nell’estate.
soggiungeva che dopo dieci anni dalla concessione Il territorio di Sarule ha ghiandiferi in un decimo
avessero gli altri che sopravvenissero la franchigia dell’area; il resto è piano, scarso di acque, fertile di
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cereali in gran parte, nel rimanente sterile anche di Nuoro e Lollove), quello del montone (per Orgoso-
pascoli. lo), i diritti pastorali e una prestazione per i formag-
L’Ottanese è soventi piano, fertile di granaglie e di gi, che si esportavano; e per Orgosolo il diritto del
pascoli, ed irrigato dal Tirso. vino e un canone per gli adimplivi di Lochòe.
L’Onniverese è ghiandifero in un suo quarto, ab- I redditi di questo stato furono computati di lire
bondante di pascolo, e adatto alla seminagione. È sarde 2225, la qual somma alleggerivasi di lire 500
percorso da un fiume e non scarseggia d’acque né per le spese fisse ed eventuali.
pur nella estate. Il suo salto è tutto demaniale. Baronia d’Orosei e Galtellì. In essa si annoverano
L’Orotellese montuoso e ghiandifero in un quinto, sette paesi, Orosei, Onifai, Irgòli, Loculi, Lula, Dor-
e irrigato dal Tirso e da un altro rivo, è nel resto piano gali, Galtellì, e i vassalli distinti in quattro classi pa-
e coltivabile. A piè della selva predetta evvi un altro gavano i diritti personali, i diritti di pascolo, di vino,
distretto ghiandifero riservato al vescovo d’Alghero. e di estrazione.
In questo marchesato pagavasi il diritto (fisso) di feu- Sono in questo dipartimento alcuni salti demania-
do, e dopo questo vari altri diritti per quello che semi- li, che pajon essere stati territorii di paesi, che restaro-
navasi, per i segni o branchi, che si pascolavano, e per i no deserti; e sono detti Pirastreddu, Murta de chervos,
formaggi che si estraevano. L’ammontare de’ medesimi Muru ghollei, Bittitai de Jossu, Alula, Ghollei Lupu,
diritti si può intendere dalla somma che ottenea il feu- s’Abba nova, Sorrottu, Iloghe, Orrule, su Gardosu, Col-
datario dall’appalto, che era di lire sarde 3562.10, don- lovrai, Bittitai, Dulosorre, s. Lussurgiu, Pauleddas, Filit-
de poi si dovean levare le spese, cui era tenuto il feuda- ta. Notasi la fertilità de’ medesimi, e l’abbondanza,
tario, per limosine fisse alle parrocchie d’Orani e di che vedesi d’acqua: ma sono mancanti di ghiandiferi,
Orotelli ed alla chiesa di Gonari per la manutenzione fuori i quattro ultimi.
delle carceri e gli alimenti a’ ditenuti poveri. Baronia di Posada. Di essa notasi l’estensione su-
Curadoria di Dure. Contenevansi nella sua super- perficiaria non minore di duecento miglia quadrate,
ficie computata di miglia quadrate 100 (?) Bithi, Go- che si divise nei quattro paesi Siniscola, Posada, Tor-
rofai, Onanì, e altri paesi già da gran tempo distrutti, pè, Lodè.
tra’ quali è a nominarsi il villaggio di Dure. Errano I redditi del barone erano i seguenti; 1. diritto di
quelli che questo dipartimento cognominano non da feudo, al quale erano obbligati tutti i maggiori di an-
Dure, ma da Dore, perché quest’appellazione era pro- ni 18; 2. diritto di Reuda, che si pagava in granaglia
pria del cantone di Orani, dove in tempo antico pri-
dagli ammogliati; 3. diritto di deghino per i porci.
meggiava come capo-luogo la terra di Dore o Doris.
Entro i termini di questo distretto è il salto dema-
La maggior parte di questi terreni è montuosa,
niale di Sullai, e tre chiusi, che parimenti apparten-
fertile di pascoli, atta alla seminagione e alla orticol-
tura. I salti sono traversati da alcuni rivi e hanno gono al demanio, e si affittano.
molte fonti perenni. Il demanio non ha nessuna par- Contigui alla stessa baronia sono gli altri salti de-
te di questi terreni. maniali, che diconsi di Oviddè, s. Teodoro e Spar-
Pagavasi dagli individui sopra i 18 anni il diritto gius. I pastori e contadini forestieri, che vi stanziava-
(fisso) del feudo in ragione di classi; il così detto no erano tenuti a varie prestazioni.
Laòr di corte da quanti seminavano, e da quelli che Il reddito complessivo del feudo e delle dipenden-
non seminavano porgevasi una misura di tre imbuti ze si computava di lir. s. 3257, le spese non sopra-
d’orzo o di grano; per diritto di castalderia; il diritto vanzavano le 356.
del vino da quelli che ne imbottavano; e poi il vario I terreni di Siniscola sono fertilissimi, per metà
diritto sulla pastorizia. piani e irrigati da un fiume: quei di Posada sono an-
Gli ultimi appalti de’ redditi di questo feudo si fe- cora più fertili, piani nelle più parti, e traversati da
cero in lire sarde 3100, donde si doveano detrarre li- un grosso rivo. A’ salti di Oviddè sono annesse le
re 342.10 per le spese; ma questa sottrazione era poi montagne di Montenieddu, dove è una delle selve
largamente compensata dal terzo del prodotto delle più prospere della Sardegna. I torpeini hanno pure
multe, che non si appaltavano. selve, che potrebbero patire un taglio regolare, pa-
Incontrada di Nuoro. La sua superficie calcolata a scoli abbondanti per tutte sorta di bestiame, e piani
miglia quadr. 166 era divisa ne’ tre paesi di Nuoro, atti alla seminagione. Il territorio de’ lodeini è mon-
Lollove e Orgosolo. Essa era in gran parte montuo- tuoso, coperto da grandi spazi di alberi ghiandiferi, e
sa, e i ghiandiferi occupavano un settimo in quello copioso di pascoli.
de’ due primi, un quarto in quello dell’altro. È note- Cenni storici di questi feudi. La baronia di Orosei,
vole la fertilità de’ pascoli e in molte parti l’attitudi- o Urisè, fu conceduta ad Enrico di Guevara, marche-
ne a’ cereali. Il Nuorese è irrigato da due fiumi e non se di Vademonte nel 1449 30 aprile, e da lui venduta
ha alcun terreno demaniale; l’Orgolese irrigato da a D. Salvatore Guiso per sé e suoi eredi in perpetuo
vari rivi ha molti spazi piani e coltivabili, e non più per ducati 6700, in feudo retto e proprio secondo le
d’un terzo che sia produttivo di pascolo. È annesso consuetudini d’Italia. La vendita fu confermata dal re
al medesimo il salto demaniale di Lochòe. Alfonso nello stesso anno, addì 6 ottobre.
I diritti che si pagavano erano, quello del feudo, Passò questo feudo da maschio in maschio fino a
che era fisso, quindi il dritto di Laor de regnu (per D. Antonio Guiso morto senza prole maschile nel
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1547; e allora si cominciò a disputare tra’ di lui discen- Posada, e accordata franchigia d’ogni contributo per
denti e il fisco fino al 1649, quando addì 24 dicembre tre anni, tranne quello di soldi annui dieci per uomo.
il consiglio di Aragona pronunziò in favore di D. An- D. Geronimo Clemente con suo test. 1576 12
tonio Manca Guiso. I suoi discendenti lo possedettero gennajo lasciò la baronia a suo figlio D. Michele
fino alla morte in pupillare età di D. Raffaele Manca, Clemente, che ne fece vendita a Cristoval Portugues
quando il fisco lo occupò. Sorse allora novella disputa di Cagliari nel prezzo di 16,500 fiorini di Catalogna
tra il fisco, e D. Maddalena Manca, marchesa di s. Fi- per atto de’ 22 maggio 1579.
lippo, sorella del defunto, e terminossi poi in una A D. Michele successe suo fratello Pietro, a questi
transazione del 1790 21 settembre. Siccome però la suo figlio Giacomo; e quindi mancano le notizie. Ma
detta marchesa non poté soddisfare della somma sti- l’avvocato fiscale D. Pietro Sanna Lecca in una sua
pulata si propose una nuova composizione, che fu de- memoria de’ 12 luglio 1756 scrivea come lungamente
liberata tra la sunnominata signora col suo figlio pri- questa baronia fosse stata posseduta dalla casa Portu-
mogenito, e i deputati regi, presidente Cabras, giudice gues, finché si vendette dall’ultimo possessore per ca-
Lostia, conte Fancello, marchese di Villamarina e gione di restituzione di dote alla casa Masones. I pos-
marchese di s. Tommaso, per la quale la Manca retro- sessori non ne presero mai investitura, né furon mai a
cedeva alla R. Azienda la baronia di Orosei, e il salto ciò appellati dal fisco. D. Marianna Truxillo, curatrice
di Planu de Murtas, e riteneva gli altri feudi della fa- di D. Agostino Portugues ultimo possessore, ne fece
miglia. Questa trensazione fu confermata con diplo- contratto di vendita con D. Gianstefano Masones, cui
ma del 1808 6 settembre. la vendette in lire sarde 43,000: e pare questa stipula-
La baronia di Posada era occupata dagli Aragonesi zione essere stata fatta prima del 1646, perché con di-
fino dal 1326. ploma dell’8 febbrajo di quest’anno il re D. Filippo
Nel 1431 il re D. Alfonso trovandosi in penuria di per i molti servigi prestati allo stato in diverse occasioni,
denari, vendeva a D. Nicolò Carroz d’Arborea (25 e principalmente nell’ultimo parlamento tenuto in Sar-
giugno) figlio ed erede di D. Francesco la baronia col degna dal duca de Avellano, condecorava D. Gio. Ste-
castello della Fava, e i villaggi di Siniscola, Torpè e fano Masones della dignità di conte col titolo di Mon-
Lodè in prezzo di 2500 fiorini d’oro d’Aragona, e li talbo. Morti i due contraenti la Truxillo ed il Masones,
concedeva in libero e franco allodio, cioè senza servi- mosse D. Agostino Portugues lite contro il conte di
gio militare, senza laudemio e prestazione di dazio, Montalvo D. Felice; ma la Reale Udienza assolvette
censo ecc., con la fortezza del castello della Fava, e questi dalle domande dell’altro.
della terra di Posada; con gli stagni, le saline ed ogni Nel 1728 nacque litigio fra il conte di Montalvo,
altro diritto annesso al porto, purché i diritti di intro- duca di Sotomayor, D. Giuseppe Masones, e il fisco
duzione e di esportazione non oltrepassassero i quat- patrimoniale, pretendendo questi, che le clausule
trocento ducati, col mero e misto impero e ogni altra dell’infeudazione, come importanti una separazione
giurisdizione cum pace et guerra, hoste et cavalcata, et di regalia di prima classe dovessero tenersi inefficaci,
cum redemptionibus eorumdem, con tutte le miniere, e e la R. Udienza addì 11 gennajo 1730 giudicò niun
generalmente con tutti i diritti appartenenti al fisco, diritto competere al conte di proibire le appellazioni
e nel modo che queste terre erano state possedute da ai tribunali supremi dalle sentenze civili e criminali
Ignazio Dalmò, senza riserva al Monarca di nessun emanate nelle curie baronali, ecc.
diritto, né regale, né vicinale, tolto anche nell’eserci- Non apparisce come questa baronia sia passata
zio della giurisdizione criminale ogni appello e ricor- dalla casa Masones in quella di Nin, alla quale appar-
so al Sovrano; e ponevasi poi, che detto Nicolò Car- tenne poi in persona di D. Ignazio Giacomo Nin,
roz, e i suoi eredi, e successori potessero liberamente duca di Sotomayor, barone di Senes e di Posada.
far la loro volontà di questa baronia. Nel 1820 fu dal fisco eccitato D. Ignazio a pren-
Nicolò testava nel 1453 (3 nov.) in favore di sua der investitura delle baronie di Posada e di Senes, e il
moglie Brianda Carroz e de Mur, e costei nel 1489 Nin scusossi allegando la qualità di allodio per la
(26 marzo) in favore di sua figlia Stefania Carroz, che prima, e di essersi cessato da prender investitura del-
nel 1303 [recte 1503] ne disponeva per metà fra gli la seconda fin dal 1743.
spedali di Barcellona e Saragozza. Questo ultimo te- Marchesato d’Orani. In occasione di questo parle-
stamento essendo stato riconosciuto valido, gli ammi- remo pure degli altri dipartimenti, che ebbe in feu-
nistratori dei suddetti spedali vendettero la baronia a do il marchese di Orani.
certo Clemente, protonotario della corona di Arago- L’epoca del primitivo distacco di Terranova dalla
na, nel prezzo di ducati 10,500, addì 17 marzo 1562. corona è indicata nel diploma 8 giugno 1331, dato
Verso il 1514 per una invasione di barbareschi es- da Barcellona, dal quale consta conceduta quell’anti-
sendo stata quasi interamente disertata la terra di Sini- ca città del regno di Gallura a Berengario Arnaldi di
scola, de’ cui abitatori molti furono uccisi, altri tratti Angulario, il quale avendo contratto debiti, e non
in servitù, ed essendosi insieme dato un grave guasto potendo soddisfare ai medesimi in altro modo, fu
anche a’ paesi di Torpè e di Sullai, si deliberò in una essa città ad istanza d’un certo mercante de Agate,
giunta del R. patrimonio (quando il fisco occupava la creditor suo, esposta alla vendita in subasta da’ rifor-
baronia), che fosse fatta facoltà agli abitatori delle due matori Berengario Villaragut, e Bernardo Gamir. Ma
ultime terre di trasferire la loro dimora nel monte di questi attesa l’importanza del porto dell’istessa città
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ebbero l’ordine d’incamerarla pel prezzo medesimo, Il prenominato Giovanni Carroz era già signore
che dalla vendita poteasi ritrarre. delle ville, che componevano l’antica curatoria di
Col citato diploma il re D. Alfonso concedeva a Seurgus e Barbagia Seùlo, poi comprese nel ducato
D. Saurina d’Angulario, figlia del suddetto Berenga- di Mandas, per concessione del re Pietro in un di-
rio Arnaldi, e moglie in seconde nozze di Raimondo ploma dato da Cagliari addì 18 agosto 1350, e in al-
Berengario di Senesterra, il luogo di Terranova con tro successivo dell’istesso re dato da Lerida nel 23
uomini e donne, termini, redditi, dritti e pertinenze ottobre 1356, col quale gli fu aggiunto il mero im-
d’ogni genere, acciocché essi e i loro discendenti lo te- perio su le ville.
nessero e possedessero finché fossero loro assegnate e Il Vico asserisce morto D. Giovanni senza prole;
date una o più ville delle prime che si acquisterebbe- ma l’indicato diploma de’ 28 ottobre 1376 e altro
ro alla corona, e potessero fermare la rendita annuale de’ 19 agosto 1420, di cui si parlerà in appresso,
di ventimila soldi alfonsini de’ minuti, diecimila dei provano che egli andò in fallo.
quali furono assegnati con carta regia della stessa da- Emerge dal primo che Benedetta o Beneìta come
ta alla prefata D. Saurina, e a suo marito D. Gom- diceasi, avea partorito de’ figli a Giovanni, già che
baldo de Ripellis, e gli altri diecimila al predetto dettava il Sovrano – e a’ figli maschi che avete gene-
Raimondo sopra alcune di esse ville. rato dal vostro marito Giovanni, e loro successori –:
Giovanni di Arborea, signore allora di Bosa e di dal secondo poi si raccoglie che D. Francesco Carroz
Montacuto, acquistò a titolo di compra, dietro il re- domandava Terranova come erede e successore legit-
gio beneplacito, la metà di Terranuova da questo Rai- timo del suo arcavolo Giovanni di Arborea; donde è
mondo, e volendo Pietro IV rimunerare i di lui servi- certo che il pretendente discendeva da figlio o figlia
gi alla corona concedevagli con diploma de’ 13 de’ detti conjugi D. Beneita e D. Giovanni Carroz.
settembre 1347, dato in Saragozza, a titolo di feudo Il re Alfonso V volendo rimeritare Francesco con-
nobile la metà già comprata e l’altra, che si sarebbe ri- cedevagli, con diploma dato da Alghero 1420, la cit-
cuperata da D. Saurina tostoché le fossero date in tà e baronia di Terranova … con tutte le fortezze,
compenso altre ville del reddito annuo di diecimila ville, e i casali, castelli, luoghi e termini, con diritto e
soldi alfonsini. E cotesta concessione leggesi così for- dominio e proprietà de’ medesimi … con gli uomini
molata: Gratuitamente concediamo e diamo a voi, e le femine abitanti nella città e negli altri luoghi
nobile Giovanni d’Arborea, e a’ vostri e a quali altri della Baronia … in feudo e nella propria natura di
vorrete, in perpetuo e in feudo nobile, secondo le feudo … perché possedesse quanto avea detto ap-
consuetudini d’Italia, la metà della villa di Terranuo- partenergli, siccome a erede e legittimo successore
va, che possedete a titolo di compra, e anche l’altra del nobile Giovanni d’Arborea abavo suo … ecc.
metà della medesima, con le fortezze della stessa città, Passarono i preindicati feudi nel suo figlio D. Ni-
e con tutte e singole le ville, i casali e i luoghi compre- colò, a favore del quale, riguardati i rilevanti servigi
si ne’ termini di detta città col diritto e dominio e la suoi e de’ suoi maggiori furono allodializzati con di-
proprietà dei medesimi e dei loro termini, e delle per- ploma del re Giovanni II de’ 13 agosto 1460, dato
tinenze, che in qualunque modo spettano a noi, coi in Barcellona.
monti, piani e boschi… compresi e da essere compre- Rispetto a Terranova così spiegasi il concedente –
si nei termini di Terranova, delle ville e de’ suoi casali. Concediamo e rilasciamo a voi Nicolò Carroz d’Ar-
Essendo stato imprigionato Giovanni d’Arborea borea, a vostri, e a quali altri vorrete, e transferiamo
insieme con suo figlio Pietro dal fratello e zio rispetti- di pien diritto il dominio diretto e allodiale sulla cit-
vo, Mariano giudice d’Arborea, e avendo consumato tà e baronia di Terranova.
in quel miserevole stato i loro giorni, il re D. Pietro Nicolò Carroz con testamento fatto in Valenza addì
in considerazione della loro devozione alla corona, e 4 settembre 1466 istituiva erede il suo figlio D. Dal-
in riguardo de’ segnalati servigi di D. Giovanni Car- mazzo; ma questi essendo premorto al padre senza al-
roz, defunto marito di D. Benedetta d’Arborea, con- cuna prole, come pure morì sua sorella D. Stefania,
cedette a costei con diploma de’ 28 ottobre 1376 però succedeva ne’ suddetti feudi l’altra sorella D. Bea-
dato in Barcellona tutte le ville, castella e i luoghi, trice, e questa avendo contratto matrimonio con D.
con legittimo titolo già stati posseduti dal suo padre, Pietro II, Massa de Lisana, accadde allora che si unisse-
e allora devoluti al demanio. Le parole reali erano ro a’ feudi di costui i feudi della famiglia Carroz.
siffatte: Diamo e concediamo a voi, nobil Benedetta Si ha un diploma de’ 2 ottobre 1501 dato in Gra-
d’Arborea, e a’ figli maschi che avete generato dal nata, dal quale si rileva, che il re D. Ferdinando
vostro sposo Giovanni Carroz, e ai loro successori in avendo soppressa la lite, che agitavasi in giudizio di
perpetuo, però nella vera natura del feudo, e secon- appello dalla sentenza proferta per il luogotenente
do il costume d’Italia, la città di Bosa co’ suoi termi- generale in favore del fisco contro D. Pietro de Mas-
ni e tutte le ville e castella e terre, che il vostro nobi- sa, relativamente alla villa, e al castello, porto e cari-
le padre possedeva a giusti titoli quando fu arrestato catore di Longonsardo da esso D. Pietro e suoi ante-
dal giudice Mariano. nati già da molto tempo posseduto in allodio,
Con altro diploma de’ 25 gennajo 1377 dato in concedeva a costui in riguardo dei grandi ed impor-
Barcellona fu cotesta concessione alla stessa Benedet- tanti servigi prestati alla corona il diretto ed allodiale
ta confermata dall’Infante D. Giovanni. dominio di detta villa e del suo porto, castello, ecc.
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Dal diploma poi 2 settembre 1505 segnato in Sego- Pietro Massa, a Beatrice Cascant e D. Federico di
via si chiarisce, che l’istesso D. Ferdinando volendo gui- Portugal, e l’altra metà a D. Raimondo Ladron.
derdonare gli ottimi meriti del fu D. Pietro Massa ver- Quali Incontrade fossero comprese nella metà
so l’istessa R. Persona del suo predecessore, e le spese spettante a D. Federico non si può sapere con cer-
sostenute nelle guerre, non che le grandi benemerenze tezza; però da una carta de’ 28 settembre 1579 con-
del figlio, parimente chiamato Pietro; e volendo animar sta, che mediante giudiziale arbitramento ebbe luo-
questi nel suo zelo e nella segnalata sua devozione por- go una interinale divisione fra D. Anna di Portugal,
gevagli il privilegio di allodazione non solo delle ville figlia di D. Federico, e D. Pietro Ladron primogeni-
componenti la curatoria Dore e la Barbagia di Bithi, to di D. Baldassare, che era figlio del cessionario D.
ma eziandio de’ paesi componenti la Barbagia Ollolai, Raimondo Ladron, per tenor della quale furono as-
e della villa d’Isili in Parte Valenza, che egli come suc- segnate alla prima le Incontrade di Orani, Bithi,
cessore del padre possedeva a titolo di feudo retto e Nuoro e Gallura-Gemini, al secondo la curatoria di
proprio secondo le consuetudini d’Italia; e dopo la Seurgus, e le Barbagie Ollolai e Seulo unitamente a
conferma delle concessioni feudali sono nel predetto Terranova senza titolo di città, né di marchesato.
diploma lette le seguenti clausole – E di nuovo conce- D. Federico contrasse matrimonio con D. Mar-
dendo e ampliando la concessione a essere donazione gherita de Borgia, e n’ebbe due figli, D. Francesco e
tra i vivi, puramente proferita ed irrevocabile, allodia- D. Anna.
mo il feudo, e del tutto assolviamo voi, Pietro di Lisa- Nel 1573 con istrumento de’ 23 ottobre fatto in
na, Carroz e di Arborea, e i vostri e quelli altri, che vo- Madrid diede facoltà alla moglie perché per sé ed in
gliate nominare; e in voi ne’ vostri e in quali vorrete di nome di lei, prima e dopo la sua morte, potesse or-
pieno diritto trasferiamo il diretto ed allodiale domi- dinare il testamento secondo certe memorie scritte
nio, ecc., e qualunque diritto, che noi abbiamo e pos- in parte di sua in parte di mano altrui, consegnate al
siamo avere … perché voi e i vostri eredi e successori, e P. D. Antonio di Motorga della società di s. Ignazio.
quali voi vorrete abbiate e possediate in modo che pos- D. Margherita dopo la morte di suo marito, avve-
siate fare ogni qualunque vostra volontà, senza consi- nuta il 25 ottobre dello stesso anno, fece il suo testa-
derazione della condizione e del grado delle persone mento e fondò un maggiorasco ne’ beni di D. Fede-
… assolvendo le cose specificate e per dimenticanza rico a favore di D. Francesco con sostituzione della
non specificate da ogni feudo e dalla natura del feudo, sorella e suoi discendenti.
da ogni servitù feudale, militare, allodiale e da ogni al- Morì D. Francesco in minor età, e succedette sua
tro diritto, che a noi appartenesse … riservata la fedel- sorella sposata a D. Rodrigo de Silva, duca di Pastro-
tà a noi, siccome a re di Sardegna… gna e principe di Melito, come risulta da’ capitoli
I sunnominati D. Pietro II Massa e D. Beneita matrimoniali (Madrid 1584, 4 nov.). In questi capi-
Carroz ebbero figli D. Pietro III, D. Brianda e D. toli vennero a D. Anna costituite dalla madre in do-
Isabella. te, oltre due baronie nel regno di Valenza, altre quat-
Succedeva D. Pietro III, e questi avendo cessato tro baronie nel regno di Sardegna, cioè la Gallura, e
di vivere senza legittima prole nel 1546, ne occupava le curadorie di Nuoro, di Bithi e d’Orani.
il luogo un suo figlio naturale, Giovanni, avuto da D. Rodrigo fece suo testamento in Lucemburgo ad-
Speranza Cascant legittimato con rescritto sovrano, dì 28 gennajo 1796 [recte 1596] e instituì suoi eredi
previo consenso di suo padre, e di D. Brianda. universali i figli di Ruys, Gomez D. Diego, D. France-
Giovanni Cascant tolse per moglie Guiomar de sco, e le due figlie D. Catterina e D. Margherita.
Castro, ed essendo morto senza testamento e senza Con diploma dato in Madrid addì 8 marzo 1617
discendenza, D. Brianda si mise in possesso de’ me- il re Filippo III, a petizione della predetta D. Anna,
desimi feudi; ma ebbe a litigare nanti alla R. Udien- eresse in marchesato la villa di Orani e sua baronia a
za di Valenza con Giovanni Cascant, fratello di detta favore della supplicante e de’ suoi successori, con fa-
Speranza, che pretendeva la metà di tutti i beni spet- coltà ad essa di poter fra vivi e per ultima volontà la-
tantigli come suo erede legittimo. Tra questa conten- sciar l’istesso titolo e baronia al figlio secondogenito
zione D. Brianda con istromento de’ 17 aprile 1548 D. Pietro de Silva.
rinunciò alle sue ragioni a D. Pietro Ladron, e Gio- Morì D. Anna e restò erede universale il figlio D.
vanni Cascant con istromento de’ 31 gennajo dello Diego nel maggiorasco.
stesso anno fece donazione tra’ vivi alla figlia Beatrice D. Diego tolse per moglie D. Lucrezia Ruys de Co-
ed a Francesco Sala suo cugino di tutti i beni, diritti e reglia, vedova di D. Pietro Massa de Lisana, fu Ladron
ragioni, che gli competevano, e potevano competer- duca di Mandas e marchese di Terranova, come da’ ca-
gli. Questi donatari si fecero donatori, e la Beatrice pitoli matrimoniali del 1618, 26 marzo, e procreò in
(1561) facea donazione rimuneratoria tra’ vivi a D. lei D. Isidoro Ludovico, nominato poi successore nel
Federico di Portugal di quanto le spettava; Francesco maggiorasco con testamento del 1661, 7 dicembre.
Sala facea altrettanto (1548) verso D. Guiomar de D. Isidoro si maritò a D. Francesca Suarez de
Castro, la quale rinunciò poco dopo in favore di suo Carvejas, e questa fece testamento addì 15 ottobre
fratello il predetto D. Federico. 1658, nel quale istituì erede universale suo figlio D.
Si sentenziò sulla lite addì 5 dicembre 1561, e pa- Isidoro II e la sorella D. Giovanna, nominando il
re, che si aggiudicasse metà de’ beni, che si dissero di primo al maggiorasco.
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Nuoro 960

D. Isidoro II prese in moglie D. Agostina Porto- distendere a lunghissimo raggio sino a’ lontani suoi
carrero, come da’ capitoli matrimoniali stipulati addì termini delle eminenze della Barbagia Ollolai, e de’
25 aprile 1662, ed ebbene D. Federico e D. Leonora. monti del Goceano. Vi dominano tutti i venti ec-
D. Federico nel 1688, 5 dicembre, fece matrimonio cettuati quelli d’oriente: le tempeste vi son frequen-
con D. Giovanna Petronilla de Silva, e generò in lei D. ti nella primavera ed estate, e nell’inverno le nevi,
Isidoro Maria Gaetano, marito nel 1716 di D. Pru- che talvolta restano a coprire il suolo per più giorni.
denziana Portocarrero, e poi padre di D. Gioachino. Il levante e il grecale soglion dare la pioggia, la qua-
Litigò con la madre il figlio negando il valore del te- le comincia a venire per l’ordinario dopo la metà
stamento paterno, nel quale era legato a D. Prudenzia- d’agosto spesso preceduta o seguitata dalla nebbia,
na l’usufrutto di tutti i beni liberi e vincolati, adducen- che è sempre innocua. Nell’estate il calore, che in
do fra altre ragioni quella del maggiorasco perpetuo qualche anno è di pochi giorni, è assai forte se non
fondato da D. Federico di Portugal primo di questo si temperi da’ venti, e nell’inverno molto sentito il
nome a favore de’ suoi figli D. Francesco e D. Anna e freddo. Nella prima stagione il termometro segna
loro discendenti. In questo intervenne il Fisco preten- talvolta il 28°, nell’inverno l’ordinario limite è di 5
dendo il marchesato devoluto alla Corona; ma non in certi giorni e in certe ore -4. Il ghiaccio non può
ostante le istanze del Fisco e quelle di D. Gioachino si ispessire più di 0,03. Le variazioni di temperatura in
pronunciò sentenza favorevole a D. Prudenziana. tempo estivo, primaverile e autunnale per l’influenza
Non si sa se dopo la morte di D. Prudenziana sia del vento cangiante sono molto notevoli e causa agli
succeduto nel marchesato D. Gioachino, o un suo imprudenti, che non hanno sempre ben difesa la
fratello, o sorella; probabilmente è il secondo caso, persona e non sono preparati a siffatti squilibri, di
ed era figlio di costei D. Pietro d’Alcantara, in favore raffreddori e di infiammazioni pericolose. Accade
del quale la carta R. del 1763 21 gennajo disse aper- nell’agosto che debbasi riprendere il mantello d’in-
ta la successione. verno, e allora piace restar intorno al focolare come
Per la mancanza de’ monumenti non si può con- nel dicembre.
tinuare la serie de’ possessori del marchesato di Ora- L’aria è in ogni tempo pura di miasmi, non sor-
ni sino al Duca d’Hycar. gendo fin là dalle basse valli i maligni effluvi, che vi
Quando il Re con la carta R. del 1765 ordinò di si possono generare.
accordar al Duca il possesso delle ville che fossero Il materiale delle abitazioni non è molto elegante,
comprese nel diploma del 1505, 1 settembre, ordinò e appare ancora agli stranieri non poco della rozzez-
insieme si esaminasse il caso di devoluzione della za antica, e la novità della miglior condizione, alla
Gallura, che non era contenuta in quello. quale sorse questo comune con i privilegi di munici-
Il Duca convenuto rispose al Fisco, la causa progre- pio, che ottenne dal re Carlo Alberto. Le case forma-
dì ed era già matura per esser sottoposta al S. Consi- te tutte di granito non hanno la maggior parte che il
glio del Regno quando il Duca propose di vendere il pian terreno col cortile davanti, dove si tengono a
marchesato di Orani, e entrò in un’interessante trat- stalla i giumenti, e si accatastano le legna. Il numero
tativa; ma poi cangiata sentenza chiese di permutarlo delle medesime si può computare di circa 845.
con la tonnara di Flumentorgiu, proposta che fu esa- Non v’ha che una sola piazza, detta di s. Giovan-
minata nel 1818 da una speciale delegazione. Il par- ni, dove si fa il mercato, quasi in mezzo della città.
tito non essendo stato accettato egli nel 1820 fece Cominciasi però a veder edifizi di bell’arte e di
diretta trattativa coi Ministeri rispettivi dell’interno gentil aspetto, e fra non molto sarà compita la nuova
e delle R. Finanze; e neppur questa volta essendosi cattedrale. Il paese è diviso in due parti da una gran
venuto a conclusione il Duca offerì alle Finanze in via, che nel dialetto sardo dicono Via-majore. Sebbe-
sul finire del 1828 la rinuncia del marchesato: ma ne né questa né altre minori sieno selciate, nonper-
anche questa volta occorsero altre difficoltà. Ora mai tanto per la sunnotata natura del suolo sono poco
finalmente l’affare è terminato. polverose nell’estate; e non sarebbero in nessuna par-
te fangose nell’inverno se si inclinasse il suolo in cer-
NUORO (Nùgorum) città della Sardegna, capo luo- ti siti, e non si lasciassero vagare i porci e i giumenti.
go della provincia e del distretto del suo nome, era Ma queste brutture si toglieranno, e sarà poi con util
già compreso nell’antico regno della Gallura. consiglio sparso ne’ predi il letame, che si accumula
La sua situazione geografica è nella latitudine alle uscite del paese.
40°19' e nella longitudine orientale dal meridiano di Popolazione. Il numero de’ cittadini di Nuoro è ap-
Cagliari 0°14'. prossimativamente quanto notammo nel prospetto
Siede in un’appendice del grande altipiano della della provincia, p. 653 [qui a p. 946], cioè di anime
Barbagia Bithi presso alla falda occidentale del mon- 3755 distribuite in famiglie 825, e distinte in maggiori
te Ortovene, che è capo d’una catena di colline, d’anni 20, maschi 870, femmine 885, e in minori,
stendentisi verso il levante, sopra il terreno sabbioso maschi 980, femmine 1020.
delle roccie granitiche, dalle quali si compone la Professioni. Di tanto numero d’uomini 750 sono
massa di queste montagne. applicati specialmente alla cultura del terreno, 450
Il suo orizzonte chiuso dal detto Ortovene a le- all’educazione del bestiame, come fu già indicato nel-
vante è aperto alle altre parti, perché la vista si può la tabella dello stato attuale dell’agricoltura p. 667
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961 Nuoro

[qui a p. 951]. Ne’ mestieri si possono numerare Nel seminario tienesi scuola di filosofia, da che
fabbri ferrari 10, falegnami d’opere grosse e gentili per lo stipendio del professore fu dalla comunità ce-
20, muratori 25, sarti 8, scarpari 22. duto un territorio, il cui fitto produceva la somma
Si possono quindi indicare due casati nobili, i necessaria. Vi si tiene pure scuola di teologia dal ca-
Nieddu divisi in tre famiglie, e i Galisai. I primi so- nonico penitenziere per la parte morale, dal canoni-
no già di antica nobiltà, e vantano alcuni della loro co teologale per la dommatica, come è stato ordina-
genealogia, che meritarono favori e onori da’ Re to per bolla pontificia.
Cattolici per i loro servigi, tra gli altri Gio. Nieddu Anche nel convento de’ frati (dei quali in seguito)
Pugione, che Carlo in suo diploma del 1711 loda s’insegna la filosofia.
benemerito della corona in pace e in guerra; Giovan- Le ordinarie malattie de’ nuoresi sono, febbri per-
ni di lui padre capitano delle cavallerie di Nuoro nel- niciose e intermittenti, e infiammazioni, cagionate le
le frequenti invasioni de’ barbareschi; Pietro Nieddu- prime dalla mal’aria respirata nelle regioni basse del
Guiso, avolo suo parimenti capitano di cavalleria; Cedrino o in altre valli, le altre dalla mobilissima
quindi Pietro Nieddu Guiso figlio di Carlo, e co- temperatura.
mandante della cavalleria nuorese, che molto si dis- Si vedono pochi longevi, dopoché si è da molti
tinse nella invasione, che i nemici di Carlo fautori di dimesso l’uso delle vesti nazionali per prendere le
Filippo fecero in Terranova. forme barbare, che alcuni progressisti stupidi lodano
In Nuoro fiorì per gran tempo un ramo della prin- civilissime. Forse vive ancora un vecchio, che nel 1842
cipale famiglia sarda de’ Manca, e tra’ molti nominerò era giunto al suo novantacinquesimo anno, intero
Antonio Manca Penduccio. Il re Filippo (1654) gli delle facoltà mentali, ma cieco e da circa quattro lu-
concedeva de’ privilegi per rispetto a’ suoi meriti, e per stri languente di corpo.
riguardo alla stirpe da cui proveniva. Con i Manca fio- Nella classe comoda il vitto è quale si usa nelle
rirono pure i Pirella, i Guiso, i Minutili, i Satta… città, nel rimanente si mangia pane d’orzo o di fru-
I notai sono in notevole numero (35 incirca), per- mento mescolato a patate, legumi, ecc.
ché è questa la professione, cui si dedicano quelli che Particolarità sopra i nuoresi. Del carattere morale
amano il far niente. Il loro ozio però è pernicioso al de’ medesimi essendosi già detto quanto si potea di-
pubblico. re, or diremo dell’altre cose notevoli.
Degli ufficiali di sanità, medici, chirurghi, flebo- I nuoresi coltivavano come i popoli vicini la barba,
tomi, farmacisti, abbiam già parlato nel prospetto. ma dopo il 1836, quando il loro comune fu costituito
Mancano affatto le levatrici, perché la loro profes- in municipio, i consiglieri cedendo alle suggestioni di
sione si reputa qui pure, come in tanti altri luoghi, persona autorevole, che stimava cosa troppo villana e
disonesta. indizio d’uom silvestre la barba, posero una multa per
Forse non meno di 100 persone danno opera al quelli che non si radessero, e molti si rasero. Si ripetè
negozio, e comprano i prodotti agrari e pastorali da poscia a quelli che erano troppo tenaci delle avite ma-
questo e dai prossimi luoghi per poi rivenderli ne’ niere lo stesso comando nel 1843, tutti i menti furono
prossimi dipartimenti o nel porto di Orosei. denudati dell’antico decoro. Ma perché poco dopo fu
Sono in attività non meno di 300 telai dell’antica disapprovato da rispettabilissima autorità cotesto mal-
forma per la tessitura delle tele e del panno forese, e vezzo di abolire le antiche costumanze nazionali per ri-
vendesi il superfluo a’ bisogni domestici principal- dicole novità, però suppongo che non pochi sieno ri-
mente nella fiera che si celebra per la N. Donna del- tornati nell’uso de’ loro maggiori.
le grazie. Tra le altre ordinazioni de’ signori del consiglio
Istruzione. La scuola primaria è frequentata spesso civico era comandato alle donne del popolo, che di-
da circa 100 ragazzi, ed ora è tenuta da un maestro, mettessero nelle gonnelle il colore bigio, che aveano
che ha fatto lo studio della metodica. Fino a questo sempre usato, e le tingessero in rosso; ma le indocili
tempo pochissimo è stato il frutto che si ottenne da fecero le sorde, se pur non si risero dell’ordinazione,
questo primario insegnamento; quanto sia poi lo ve- e l’antico color nuorese fu conservato.
dremo. Nella foggia del vestire degli uomini e delle don-
Il ginnasio ha tutte le classi di grammatica e di bel- ne non sono differenze notevoli dalla maniera co-
le lettere, e i tre maestri hanno ciascuna doppia classe. mune de’ Logudoresi.
I grammatici e rettorici, parte giovani nuoresi, parte Gli uomini vestono il cappotto, e usano le brache
delle terre vicine, saranno in circa altri cento. Lo sti- corte e a campana sopra calze larghe di lino che scen-
pendio de’ maestri proviene da un assegnamento, che dono fino alla mezza gamba or sciolte, or rinchiuse
fece Carlo Felice alle scuole sopra i beni che gli anti- ne’ borsacchini. Il giubbone è di scarlatto adorno
chi gesuiti possedevano nel territorio, e consistevano nelle costure e negli orli di nastro di seta tinto di ro-
in un oliveto, due tanche, e molte terre aperte; e da sa, e foderato di velluto azzurro in modo che si possa
una somma solita a pagarsi dalla cassa comunale: alle alternare il colore, or ponendo fuori il rosso ed ora
quali parti in tempo del già defunto amministratore l’azzurro. I giovani coltivano con molto studio la ca-
Apostolico della diocesi, monsignor Bua, aggiungevasi pellatura che lascian cadere in grandi ciocche su gli
il prodotto della dispensa per le penali (di scudi 4) in- omeri e il dorso, se pure non le fermino nell’addop-
corse per la coabitazione de’ fidanzati. piatura della berretta.
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Nuoro 962

Abbiam notato il color ordinario che piace alle don- In questi tre siti frequentavano e frequentano i
ne; ma quando si parano a festa usano il colore rosso- banditi, ma molto men numerosi che in altri tempi.
scuro, e allora si distinguono anche per questo dalle Delle valli la principale è quella che dicono di
povere che seguono a portare il panno bigio. Il giub- Marreri, la quale è un seno tra il pianoro di Bithi e
bone che esse vestono ha le maniche aperte fino al go- questo di Nuoro; quindi quella di Grùmene ad au-
mito, nel qual tratto si stringono da molti bottoni stro. Nella regione montuosa sono in fasci immensi i
d’argento a doppia fila pendenti da catenelle: la falda lecci, in grandissimo numero i soveri e le quercie, e gli
del medesimo è divisa in tre alette, slargantisi fino al- alberi sono prosperi in molti luoghi e di gran corpo.
l’estremità sopra i lombi e i fianchi. Le spose hanno il Se in altri tempi l’incendio non avesse fatto grandi
medesimo di color porporino, ma chiuso sino a’ polsi, guasti, queste due selve darebbero frutto a dieci volte
donde pendono dieci bottoni di filigrana a doppio or- più degli animali che or vi possono ingrassare. La si-
dine, e adorno ad uno ed altro petto di altri sei che tuazione delle medesime potrà poi render il taglio as-
pendono; su questo poi adattasi una piccola giubba di sai lucroso. Di queste selve le più popolate e produtti-
broccato or di uno or di altro colore. Le gonnelle che ve sono, quella che dicesi di Lughèlis, che non si
tondeggiano su’ fianchi a differenza delle gonnelle ca- circuisce in meno di ore tre e mezzo; e quella di Orto-
denti delle donne bittesi, hanno nella parte superiore vène che è di maggior circonferenza. Una ed altra oc-
quasi una cintura (s’istenta), larga poco meno d’una cupano un quinto incirca di tutto il territorio, e pos-
spanna, formata dall’aggrinzamento del panno, che sono nutrire più di cinque mila capi.
giugne da un fianco sull’altro per i lombi, essendo po- Acque. I salti di Nuoro sono mediocremente ric-
che le grinze anteriori, e sono fregiate al lembo di chi d’acque. Le fonti più prossime al paese sono det-
quattro cerchi di nastri di vario colore. Il capo delle te, una di Irilai, l’altra di Obisti, ambe a settentrio-
medesime si ricinge da una bianca benda larga d’un ne; la terza di Gugurigài o Gurguriai a levante; la
palmo, e lunga tanto che penda sull’omero destro. quarta di Istherite a ponente, la quale è più liberale
La benda portasi anche dalle altre donne, e quelle delle altre. I cittadini bevono dalle medesime più vo-
che sono in duolo la portano nera, e di giallo oscuro lentieri, che dalle vene sotterranee de’ pozzi, scavati
per mezzo lutto. nel paese entro ogni cortile. Dopo queste sono a no-
Nelle sere de’ giorni festivi (eccettuato l’avvento e tare le due fonti di Tuccurai.
la quaresima) quando son finiti gli uffici divini, i po- Dall’Ortovene scende in Sporosile il rio di Sèuna e
polani intrecciano la danza e girano allegrissimi all’ar- con molto rumore nella stagion piovosa, al quale poi si
monia del canto. Nelle feste di gran concorso ballasi aggiunge un rivoletto dello stesso monte che vien giù
anche di mattino. per un canale boscoso. Scorre in Baddemanna un ru-
Nel carnevale il loro teatro è in sos seranos, sale scello originato dalla fontana che dicono del Convento
aperte alla ricreazione pubblica, dove intervengono e dall’acqua del suindicato Istherite, che si uniscono
le donne con maschera o senza e si balla. L’orchestra dopo aver bagnate le opposte falde d’un promontorio
è ristretta al tamburo. che avanzasi nella valle. Lo Sporosile e questo fiumicel-
Ne’ funerali de’ nuoresi è già mancata la voce do- lo entrano in un letto comune alla estremità del colle
lorosa delle attitatrici, e il compianto poetico delle di S. Marina, e vanno a gittarsi nel rio d’Oliena.
madri e delle sorelle e altre parenti intorno al feretro Più assai considerevoli di questo sono i due rivi che
del caro estinto: ma fu d’uopo fulminar le censure nascono ne’ salti a maestro-tramontana del paese, e
contro questa antichissima pratica. Usano le donne scorrono in vie contrarie, il Marreri a levante, il Mala-
nuoresi nel quindici d’agosto fare sas cocas, specie di tho a ponente. Il primo, detto comunemente su ribu
focaccie, e nel primo dell’anno su candelarju, che è de’ sos cavaddaris (perché in tempo di pioggia non si
un pane sopraffino, lavorato con molta arte. guada che su’ cavalli) principia sotto il nome di rio S.
Territorio. L’agro nuorese si può in sua superficie Andrea, riceve quindi a destra il ruscello di Planu de
computare di circa 50 miglia quadrate, metà piana, Quercu da’ salti d’Orùni, l’Ospai da quei di Lollove, il
metà montuosa e sparsa di boschi. Lòrono, poi l’Ogiastru-mannu dall’Orunese, quindi il
Le regioni piane sono tre, e son dette Marreri, Cor- Rio-torto dalle valli di Lula presso la chiesa di s. Giu-
te, Baddemanna. seppe in Isarli; a sinistra dalle pendici boreali di Orto-
La più notevole eminenza è quella che indicammo vene il Lolloe, il Dilighinore e il Murone, il Locotino e
di Ortovene, dalla cui sommità lo sguardo comprende alcune piccole acque dal Monteregiu e Monteplanu
intorno un amplissimo cerchio e spingesi molto avanti frapposti al passo detto Janna de Vìrrola, dove forse
sul mar Tirreno. Questo monte è di una considerevo- passava una delle antiche strade notate nell’Itinerario di
le massa che si avanza tra due grandi vallate, quelle Antonino: esso divide i salti di Nuoro da quelli di Oru-
di Marreri e d’Oliena, e comincia dalla così detta ne; il secondo ha maggior corrente e soventi vieta il
Janna (porta) di Vìrrola avanzandosi in lunga catena passaggio e il commercio col Goceano e col Marghine.
(serra) sino alla valle di Sporosile, dove si appoggia al Anche in estate dopo alcun temporale esso è pericolo-
pianoro di Nuoro, sul quale sorgono all’austro di sissimo per l’enorme sua gonfiezza da’ troppi torrenti.
Nuoro il colle di S. Marina tra Sporosile e Badde- Le acque scorrono quasi tutte inutili, perché a po-
manna, quindi su questa seconda valle Cuculio e Bi- chi orti si fan servire e non volgono alcuna ruota di
scollai, e sulla valletta di Obisti Ogolio. molino per la farina del panificio.
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963 Nuoro

In tutto il territorio non sono che alcune paludet- La coltivazione di questa pianta è da tempo im-
te vive solamente d’inverno. memorabile, come abbiam già accennato in questo
Selvaggiume. I daini, cervi e cignali molto nume- dipartimento, e la tradizione dell’arte di trattar la se-
rosi ne’ salti sono spesso assaliti da grosse compagnie ta per fazzoletti, calzette e bende è parimente antica.
di cacciatori. Le lepri vedonsi moltiplicate a dismisu- Or è però cresciuta questa industria a più doppi, e il
ra e si prendono alla rete ne’ greppi de’ possessi; le lucro animerà di più i cultori.
martore sono frequenti, e le volpi escono da ogni I vignajuoli nuoresi nell’anzidetta felicissima re-
parte a nocumento delle greggie e delle vigne. gione non hanno da invidiare a’ be’ predi di Oliena,
Negli stessi luoghi frequentano i grandi uccelli di e i vini sono così eccellenti come quelli di cotesto
rapina, e le specie gentili, i merli, i tordi, le tortorelle, paese, giustamente famoso in Sardegna per il pro-
le pernici, le beccaccie con gli uccellini di canto. Infi- dotto delle sue viti. Ma la vendemmia non dà anco-
nita è poi la famiglia de’ passeri sì che molto danneggi ra il sufficiente a’ popolani, che bevono molto volen-
alle messi, e compariscono a grandi sciami gli stornelli tieri i buoni vini, come bevono i liquori e il caffè.
a scemare la vendemmia e la raccolta delle olive. Le vigne, gli orti, i chiusi e le tanche occupano
Alcune specie di uccelli acquatici galleggiano sulle poco men che la metà di tutto il territorio.
acque ferme e correnti. Pastorizia. Della ordinaria quantità del bestiame
Agricoltura. Il terreno nuorese vuolsi più atto all’or- manso e rude, che pasce a’ nuoresi ne’ loro salti si è
zo, che al frumento, e però la quantità che si semina già parlato, ed il lettore può ora rivedere la tabella
della prima specie è di molto superiore a quanto si se- dello stato attuale della pastorizia.
mina della seconda, come si può vedere nella tabella I pascoli sono abbondantissimi in questo territo-
dello stato agrario (p. 667) [qui a p. 951]. rio, e se le stagioni non corrono troppo contrarie a’
Gli agricoltori, la cui professione era per l’addie- voti de’ pastori, gli armenti e le greggie non hanno
tro disprezzata, or sono venuti in onore, e si può spe- da patire per scarsezza.
rare che si faranno di progressi per i lumi che si ac- Il bestiame domito pascola in un amplissimo pra-
quisteranno. to chiuso, che è di spettanza del comune, il rude ne’
La fruttificazione ordinaria de’ seminati è del 12 per prati aperti e nelle tanche.
l’orzo, dell’8 per il frumento, del 10 per le fave. In al- I salti sono divisi da tempo antico in regioni pa-
cune terre, e nominatamente ne’ campi di Baddeman- storali o cussorgie, e ogni pastore vi edifica di tron-
na, la fertilità suol essere tre o quattro volte maggiore. chi e rami la sua capanna (sa pinnetta).
I narboni, cioè le terre impinguate delle ceneri de’ L’arte de’ pastori è tutta di antiche tradizioni, e
vegetali che le coprivano, e lavorate con la zappa, non so se alcuno abbia introdotto alcuna novità nel-
danno il 20 e il 30 del seminato. Una terza parte la manipolazione de’ formaggi.
della seminagione si fa in questo modo. Nessun veterinario di professione si trova in tutta
La cultura de’ legumi va a farsi considerevole. Il la provincia, e i maniscalchi danno quasi alla cieca
canape occupa piccoli terreni. Di lino se ne possono alcuni rimedi alle bestie malate.
raccogliere circa 4000 manipoli, e si può calcolare L’apicultura non è trascurata; ma non si dee tace-
che la fibra dia libbre 10000. re che si opera senz’arte. Il numero de’ bugni è di al-
I fruttiferi sono in gran numero, e cresce giornal- cune migliaja.
mente la cultura degli olivi. La suindicata regione di Commercio. Si è indicato quanti sieno addetti a
Baddemanna detta con ragione Valle dell’oro, ben ripa- mercantare. I principali articoli sono i prodotti agra-
rata da’ venti più nocivi alla vegetazione, ha moltissimi ri, grano, orzo, legumi, olio; e i prodotti pastorali,
oliveti, antichi e novelli, meravigliosamente prosperi. formaggi, che si depongono in Orosei per venderli a’
Il numero degli individui di questa specie si com- napoletani, a’ genovesi, e agli isolani della Maddale-
putò in tutti gli oliveti, che sono circa 600 tra grandi na; lane e cuoi che si vendono nell’interno, il lardo e
e piccoli, non minore di 90,000. il bestiame da macello che si dà a’ negozianti del
Nel tempo della raccolta sono continuamente ado- paese di altri dipartimenti. I prodotti dell’industria
perati cinque molini, le olive danno men d’olio che sono una menoma parte, e tra essi la parte più con-
altrove, ma di maggior bontà, che però è preferito siderevole sono i tessuti di lana e di lino. Il prodotto
da molti al migliore che vendono i bosani nella pro- totale di tutti questi rami si può valutare di circa
vincia. Se si perfezionano i metodi, questo prodotto 150,000 lire nuove.
sarà pregiato anche dagli esteri. Le vie a’ vicini paesi non sono in tutte parti car-
Intanto le donne del popolo continuano come reggiabili, e devesi nelle più fare il trasporto sul dor-
quelle di Oliena a spremere le coccole del lentisco, e so de’ giumenti. Le distanze sono le seguenti a ore di
si servono di quell’olio per gli usi domestici, venden- viaggio a passo di pedone. A Oliena ore 2; a Orgo-
do il restante. solo 3; a Dorgali 5; a Lollove 2; a Oruni 3; a Galtellì
Cominciasi a intendere il profitto che puossi avere 61/2; a Orani 4; a Orotelli 5; a Orosei 71/2.
da’ gelsi, ma mentre alcuni con diligenza si applicano a La strada provinciale è per farsi, e agevolate così le
crescerne il numero e a ben educarli, altri usano gran- comunicazioni, la prosperità di questa provincia cre-
d’arte a sfogliarli furtivamente per nutrire i loro bachi. scerà.
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Nuoro 964

Religione. La sede dell’antica diocesi di Galtellì nel discendenti di esso Sulis divisi in quattro famiglie. È poi
ristabilimento, che nel secolo passato si fece del ve- da indicare la chiesa del monte distante un’ora e mez-
scovado, fu posta in questo paese. zo dal paese, sul dorso piano dell’Ortovene, ivi fatta
Il capitolo consta di dodici canonici, de’ quali già a spese di Melchior, maestro di s. teologia e cano-
uno è paroco, l’altro penitenziere, il terzo teologale, nico cagliaritano, e de’ suoi fratelli Giannangelo e Pier
il quarto ha la dignità di arciprete. Ne’ medesimi so- Paolo Pirella, come dice la iscrizione, nella quale si
no compresi cinque canonici patronali. Vi sono poi soggiunge che tutto l’edifizio fu compito in giorni 30,
otto beneficiati, tre de’ quali vice-parochi, uno sacri- in onor di Dio e della B. Vergine del monte nel 1608
sta maggiore, e gli altri quattro cantori. addì 26 aprile.
Dalle decime posson avere: l’arciprete lire nuove Dicesi per ragion del fatto sunnarrato, che il pre-
3250, il paroco 2500, gli altri 1000 per ciascuno, i nominato canonico, poi vescovo d’Iglesias, avendo
beneficiati 500. patito pericolosa burrasca nel Tirreno avesse fatto
Nella città il clero non conta meno di 50 individui. voto, dove Iddio per la intercessione della SS. Vergi-
La nuova cattedrale, fatta cominciare nel 1836 da ne lo volesse salvo, di ergere una cappella sul monte
monsignor Bua, non anderà molto che sia consacrata che primo avrebbe riconosciuto sulle coste dell’isola,
al divino servigio. Essa avrà tre cappelle per fianco e il e che scoprisse il monte della sua patria.
cappellone, e nella facciata tre porte, e due campanili. È in essa un solo altare e un quadro della B. Ver-
Il disegno barocco fatto da persona pochissimo intelli- gine, nel quale è rappresentato il fondatore nel suo
gente della scienza architettonica fu riformato. Attual- abito vescovile e postovi il simbolo di casa Pirella,
mente serve di cattedrale la chiesa di s. Maria ad Ni- che è un pero con tre stelle su campo rosso. Lo stes-
ves di forma antica ristorata in diverso stile. so stemma è negli indumenti sacerdotali da lui do-
Le chiese minori sono: una dedicata alla N. D. del- nati. A basso di questa chiesa è la fonte che dicono
le grazie, che è la più frequentata; l’altra alla N. D. del di Solotsi, che scorre al rio di Seuna.
monte Carmelo; la terza a s. Giovanni Battista; la Qui si celebrano i divini ufficii in uno de’ mesi di
quarta a s. Lucifero; la quinta al Salvatore; la sesta a s. primavera con intervento delle tre venerabili confra-
Orsola; la settima alla Vergine Purissima. Dopo le ternite de’ suindicati oratorii e de’ preti e frati.
quali indicherò i tre oratorii, denominati, uno dalla s. Dopo queste erano altre chiese silvestri, s. Michele
Croce, il secondo da s. Carlo, il terzo dalla Santissi- nel prato bovinale a ponente, s. Angelo e s. Barbara
ma Vergine del Rosario, in ciascuno de’ quali officia ad austro, s. Giacomo, s. Teodoro, e la N. D. d’Istria
una confraternita. a levante, le quali nel secolo scorso per provvidenza
Le principali solennità con numeroso concorso di monsignor Serra, vescovo di Nuoro, furono ese-
dalle vicine contrade, sono per la Trasfigurazione del crate. È da notare che presso la ultima notata cap-
Signore addì 6 agosto, e per la N. D. delle grazie ad- pella abitarono già alcuni religiosi, e sono ancora os-
dì 21 novembre. A questa viene una folla maggiore, servate le vestigie delle celle.
e in tal occasione si tiene una fiera che è delle più Popolazioni antiche. Vedonsi vestigie nel luogo detto
considerevoli. Sedda Ortai, e pajono essere d’un’antica fortezza. Alcu-
In Nuoro è istituito fin dal 1593 un convento abi- ni pastori scavando nelle vicinanze, scoprirono alcuni
tato da circa 25 frati minori, i quali danno qualche cannoni di piombo, che furono per acquidotto, e varie
ajuto a’ vice-parochi. Presso al medesimo sono due or- altre anticaglie. In Sadìri, in Ivana, in Muraapertu, fu-
ti ben coltivati, e due tanche dove nutrono il bestiame rono trovate fondamenta e medaglie romane. Più
domito. La pietà dei nuoresi e dei prossimi popoli chiare sono siffatte orme alla falda dell’Ortovene, in-
provvede abbondantemente a quei religiosi. contro al paese, nel luogo detto Seùna. È antica tradi-
Il fondatore del medesimo fu Gabriele Manca, co- zione che ivi esistesse una popolazione, e si riferisce al
me leggesi in un marmo presso alla porta della chiesa tempo della regina Leonora, al giudizio della quale i
alla parte sinistra / Questo tempio col cenobio dedica- vicini Seunesi e di Nuoro sottomisero i loro rispettivi
to a s. Francesco / Per sé e per i suoi posteri / E per diritti sul ghiandifero di Ortovene. Si sa che la parroc-
l’anima del reverendo / Bartolommeo Manca / Già chia di Seuna era dedicata a s. Gemiliano. E conti-
pievano di questo paese / Eresse da’ fondamenti / Ga- nuando a considerare le tradizioni, diremo che forse è
briele Manca nell’anno del Signore / MDIIII. vero, che i seunesi concorressero poi per ricevervi i sa-
Questo dev’essere l’anno, in cui terminossi l’edifizio; cramenti nella chiesa di s. Leonardo, ora chiesa del
nell’altro, che posi all’istituzione e ricavai dalle memorie Carmelo, la quale resse poi gli onori di chiesa maggio-
di P. Pacifico, del quale parlai nell’articolo Fonni, si deve re alla vecchia cattedrale presso una selva di lecci e la
esser stipulato lo stabilimento di quei religiosi. fontana detta di Logudore; e potrebbesi da questo infe-
Fuori della città sono varie cappelle, la S. D. della rire, che i seunesi e nuoresi erano due frazioni d’un sol
solitudine a un quarto di miglio dal paese; s. Marina e popolo, e i primi si confondessero poi coi secondi.
s. Onofrio; la N. D. di Valverde fabbricata da circa Un altro popolo pare sia stato all’estremità de’ sal-
200 anni e dotata da certo Antonio Sulis-Ruju con ti di Nuoro con quelli di Orune, forse chiamata col
una tanca ghiandifera, un armento di vacche. In que- nome che ritiene ancora il sito di Loddune. In mon-
sta festeggiasi due volte all’anno, la prima nella dome- te Burtei a mezzo miglio di distanza dalla popolazio-
nica in Albis, la seconda addì 6 settembre a spese de’ ne sono vedute fondamenta, e fu dissotterrata una
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965 Nuoro

campana. Una campana pure si trovò in Toddotana vertibile pertinenza, tutti i nuoresi benedissero a quel
a circa 2 miglia e mezzo, palle di ferro, e varie altre felice augusto pensiero e sperarono un pronto incre-
cose. Finalmente in Baddimanna nel sito detto Pla- mento di fortune. Nel tempo istesso, che il ricco avea
nu de bidda fu già un popolo. luogo a migliorare la condizione del suo patrimonio, il
Costruzioni noraciche. Sono in tutto il territorio di povero trovava il mezzo di impiegar la sua opera in be-
Nuoro non meno di sedici norachi o nuraghi; Ogolìo neficio proprio.
nell’indicata eminenza; nur. dessa tanca manna in altro Avendo in conformità della legge alcuni proprie-
poggio; Soddudeo verso ponente; nur. de Funtana de tari chiuso i loro terreni, il pastore cominciò a male-
litu; nur. de pradu de Leo; nur. de monte Burtei quasi dire irreligiosamente l’editto delle chiudende, e a
del tutto rovinato; i tre norachi che sono nel sito detto cercar modo a reprimere l’ambizione di alcuni chiu-
Dorgodori inter-nuraches, prossimi rispettivamente di denti e ad avvantaggiare il suo interesse, che vedeva
poche centinaja di passi; il nur. della Murichessa poco in notevole decremento con la tolta comunanza ter-
men che distrutto; il nur. de Corti benissimo conserva- ritoriale e con la diminuzione del pascolo, invocan-
to; e il nur. Nuschèle posto a ponente su d’un poggio, do però le leggi e quella principalmente, dalla quale
donde si vede tutto il Goceano; il nur. de Costiolu, che i proprietari delle tanche sono comandati di intro-
ha prossima una delle così dette sepolture di giganti, e durvi i propri armenti. Queste doglianze furono dal-
un’altra minore che parrebbe per corpo di ordinaria l’ufficio economico della provincia ritrovate giuste,
statura, che dicono la sepoltura de’ gigli, perché questi non pertanto l’invocata legge restò inerte.
fiori che non si vedono in altra parte del territorio, qui La violazione di quel disposto di legge, e poi la
si mostrano nella propria stagione, e danno causa a fa- sussistenza delle usurpazioni fatte in onta dell’altrui
vole; finalmente i nur. de Loddunu e de s’Abbaviva, e su diritto, con incomodo e danno che dovette patire il
Nuratolu in Ortovene. pubblico per fonti rinchiuse, sentieri impediti, e bo-
Nel prato e luogo detto sa Sedda de su Caprafigu schi vietati, esasperò gli animi; e in questo alcuni de’
trovasi un’altra sepoltura di giganti. più autorevoli del paese, o per invidia dell’improspe-
L’entrata in queste costruzioni è così bassa che un rimento di quelle famiglie, che chiudevano latifondi,
uomo non possa penetrarvi, che carpone. L’ultimo o per stupido rispetto alle antiche maniere, avendo
che notammo meriterebbe la visita d’un archeologo, con le loro parole rivelato a’ peritosi, che potevano
dove essendo (come si dice) entrato un curioso, e con la propria forza distruggere l’iniquità, i pastori
avendo rovesciato una grossa lapide ritta vide aperta nuoresi, correndo l’estate del 1832, fecero alleanza
una cameruccia, nel cui suolo, dove era un buco, po- giurata con alcuni agricoltori e con persone malvage
té introdurre un lungo bastone senza trovar ostacolo. e pronte a’ delitti per demolire i chiostri delle tanche.
Amministrazioni. Le cose del municipio sono go- Fu nelle tenebre della notte che cominciò il movi-
vernate da certo numero di consiglieri di prima clas- mento sedizioso, come fu poscia sempre fra l’ombre,
se e altri di seconda classe, presieduti dal sindaco. che si continuò la barbarica impresa. Si fece un gros-
La prefettura componesi di un prefetto, quattro so attruppamento, e incoraggiatisi gli uni gli altri, si
assessori, un avvocato fiscale e suo sostituito, un av- sparsero nel salto armati di pali per far leva alla de-
vocato de’ poveri, un segretaro, un procurator fiscale molizione deliberata; quindi una moltitudine di don-
e un procurator de’ poveri. ne, come erano state consigliate di fare, si presentò
Sotto questa prefettura sono 12 mandamenti, Nuo- tumultuariamente all’arcivescovo Bua, instancabile
ro, Bithi, Gavoi, Fonni, Orani, Bono, Siniscola, Dor- confortatore delle chiusure, per supplicarlo de’ suoi
gali, Bolothana, Sorgono, Tonara, Aritzo. Ne’ manda- valevoli officii presso il governo contro gli abusi.
menti dice la ragione un giudice assistito da uno o da Il fatto de’ nuoresi fu subito imitato in Oliena,
due segretari secondo la ordinaria quantità delle cause. Mamojada, Dorgali, Sarule, Benetutti, Ilorai ecc., e
L’intendenza della provincia di Nuoro si tiene da in alcuni luoghi alla violenza delle mani si aggiunse
un intendente con l’assistenza d’un segretaro; la teso- la forza del fuoco, e si eccitarono incendi dannosissi-
reria da un solo ufficiale che riceve da sette esattorie. mi, principalmente in Benetutti, dove molto patiro-
La piazza ha un comandante ed un ajutante mag- no i ghiandiferi e le vigne.
giore. Conscio di questo delittuoso operato, il superior
Il battaglione delle milizie della provincia un par- governo si pose subito in opera a frenare i malefici, e
ticolar comandante. mandò sul luogo una delegazione militare mista con
Per le poste è posto nella città un direttore di IV pieno potere. Il capo della delegazione vedendo quan-
classe. t’erano concitati gli animi, andò temperato, massi-
Per i monti di soccorso vi è stabilita una giunta me nella difficoltà di riconoscere i principali motori;
diocesana e posto un censore diocesano, che è insie- e non cangiò tenore né pure quando cominciò a ri-
me segretario della giunta. conoscerli, essendo tra questi parecchi grandi posses-
Sedizione de’ provinciali di Nuoro contro le chiudende sori di tanche, che non voleano che gli altri, chiuden-
nel 1832. Quando il re Carlo Felice [recte Vittorio do i propri terreni, diventassero loro eguali. Un’altra
Emanuele] favoreggiando le proprietà private, come volta le donne furono poste in movimento, e presen-
base d’una buona cultura, permetteva con apposito R. tatesi al suindicato capo domandaron giustizia con-
editto la chiusura de’ terreni di legittima ed incontro- tro gli usurpatori.
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Nuraghi 966

Vide allora il V. R. la necessità di operare con tut- Nora (al Capo Pula), sono antichissime costruzioni a
to rigore contro i sediziosi, rimpiazzò la detta dele- secco di grandi pietre, quali più, quali meno rozze, e
gazione con una commessione presieduta da un giu- così compatte in ben distinti, comecché poco regolari,
dice della R. Udienza, mandando con la medesima cerchi decrescenti che ne risulti una forma conica
una sufficiente forza. principiante, con adito o entrata incontro all’oriente,
L’apparizione de’ commessari e de’ soldati fece, e nell’interno una o più stanze ovoidali or con cellette,
che coloro i quali erano consci di operazioni degne or con gallerie, or con scala spirale per andar alla ca-
di pena, uscissero in campagna. mera superiore o inferiore o al terrazzo; e sono vedute
Da questi e loro congiunti e amici si sparsero subito in ogni maniera di luoghi, ed ora semplici ora cinte
male voci contro i commessari, che si accusavano a vo- da altre costruzioni. Spiegheremo in poche parole co-
ce e in scritto di abusare dell’arbitrio che avevano, di teste note particolari e generali, perché di siffatti edifi-
non sostenere col costume la dignità del loro carattere, zii si possa formare una nozione distinta, rimandando
di insultare alla pubblica mestizia con baldorie, danze, quelli che amassero vederne i vari disegni all’Atlante
banchetti, e con altri disordini, di donare a persone in- dell’archeologia sarda pubblicato a dichiarazione del
degne e turpi le cose mal tolte alle famiglie perseguita- secondo vol. del Voyage en Sardaigne del conte gen.
te, di rovinare le fortune dei calunniati, vendendo a vil Alberto della Marmora.
prezzo le proprietà de’ medesimi per rimunerarsi della La struttura, come già annunziai, è a secco, o bar-
loro opera, di ascoltare e secondare le private passioni, bara, come dicono i sardi, volendo significare un mu-
di operare imprudentemente comandando gli arresti e ro, una composizione di pietre informi e di cementi
di condannare senza maturo giudizio. senza alcuna materia collegatrice; la qual appellazione
Speravano che le gravissime imputazioni move- che può avere suo equivalente in struttura senz’arte,
rebbero il governo a richiamare i deputati, o almeno perché si opera con arte, quando almeno si riquadra-
a moderare il loro zelo; ma fallì la loro speranza, e i no le pietre, e forse più giusta di quelle, che piacque
commessari proseguirono il loro ufficio. Egli è vero, agli eruditi, quando la dissero ciclopica o pelasgica.
che un tal Mulas di Benetutti, condannato a pena Probabilmente ne’ tempi quando si lavorava in sif-
gravissima, fu poi in giudizio ordinario rimandato li- fatte costruzioni, non si sapevan cuocere le pietre cal-
bero senz’altro danno, che quello che avea patito nel caree. Ne’ rarissimi che non furono edificati a secco, si
suo bene, e pure nella persona per un colpo di fuoco usò la sola argilla, come nel nuraghe Zuddas di Guspi-
che ricevette fuggendo da’ cavalleggeri; ma giova far ni, nel quale le pietre sono di mediocre grandezza, l’ar-
sapere, che la condanna era in contumacia; ed al- te assai rozza, la scala al terrazzo esterna, perché pare
tronde non può essere altrimenti, che nelle commes- che sia esso uno de’ primi che si costruissero.
sioni i rei sieno giudicati da commessarii piuttosto I materiali sono della natura delle roccie vicine,
che da giudici. Del rimanente le persone scelte erano dove lavici o basaltici, dove trachitici, dove granitici
superiori alla calunnia. e dove calcarei. Ma perché la massima parte di siffat-
Conseguì alle accuse, che alcuni accusati si vendi- ti edificii si trovano in terreni plutonici, però sono
cassero sopra i loro maligni accusatori, ed alle senten- più numerosi i composti co’ primi materiali.
ze che alcuni de’ più colpevoli fossero fucilati o in al- Nella parte inferiore della fabbrica i poligoni sono
tro modo puniti, gli usurpatori costretti a render sempre più grandi e rozzi, molti de’ quali nelle moli
l’usurpato, i diritti del pubblico sopra le fonti e le vie maggiori eccedono il metro cubo, e non rari hanno
restituiti, e alcuni vietati di riedificare le tanche demo- un doppio volume. Quindi gradatamente diminui-
lite. Fu applaudito a questa giustizia, ma il popolo che sce la grossezza e la rozzezza, e cominciasi a vedere la
ragiona sempre con non buona logica, ne dedusse, figura di settori tronchi. In molti di questi son le ve-
che dunque i demolitori non avean fatto iniquità, e stigia della mano che li foggiava a quel modo.
però ingiustamente erano perseguitati e puniti. Intese- Comecché nelle parti basse dell’edifizio gli ordini
ro allora molti che i ripetuti riclami de’ consigli co- delle pietre siano men regolari, tuttavolta se ti avvicini
munali contro gli usurpatori, che si punivano, si era- anche alla distanza di un semidiametro, son certo che
no tenuti perché non giugnessero al governo, ecc. ammirerai la costruzione, perché non ostante l’asprez-
Il Re poco dopo fece grazia a’ condannati raccor- za delle pietre vedrai rettissime inclinarsi le linee del-
ciando la durazion della pena a quelli che sarebbero la figura da qualunque punto riguardi, e i cerchi vol-
dovuti restare alla galera o a vita o a 20 anni, e fa- gersi sempre regolari.
cendo intera remissione a coloro, il cui castigo era Né minor maraviglia ti occuperà l’animo quando
dentro termini più angusti; e questo avvenne quan- fissi il pensiero a considerare la semplicità delle mac-
do i condannati ricorsero per dolersi delle esazioni chine con cui quegli enormi poliedri siensi trasporta-
della commessione da essi caratterizzate come esor- ti, levati e collocati così bene e stabilmente, massime
bitanti e perentorie. se vedrai quelli non pochi che sorgono sopra cucuz-
zoli di erta non mite. Qui le persone semplici imagi-
NURAGHI (Archeologia della Sardegna), che molti nano i giganti (is Orcus), che in tal forma compones-
italianamente dissero Norachi nella supposizione della sero quelle pietre, cui non potrebbero strascinare sei
loro origine da Norace, capo di una colonia dedotta od otto paja di tori robusti; gli uomini di senno in-
dall’Iberia nella Sardegna, e fondatore della città di tendono l’ausilio di forti macchine, sebbene spesso
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967 Nuraghi

per la condizione locale non sappian vedere ne’ loro coperta così la camera formasi il solajo o il terrazzo.
pensieri, come quelle più semplici, che si devono sup- L’asse di queste ovoidi è fuor dell’asse del cono in tut-
porre, potessero operare; e forse anche i migliori ar- ti i nuraghi che hanno scala nella spessezza del muro.
chitetti, se pongono mente alla natura del sito di alcu- Nella camera terragna hanno i più or una or tre
ni de’ più maravigliosi, alla irregolarità de’ poligoni, cellette chiuse superiormente in sesto acuto, l’altezza
alla collocazione de’ medesimi, che è la sola conve- superiore alla ordinaria dell’uomo, la larghezza di
niente per la solidità e per la eguaglianza della super- circa un metro, la profondità di due o poco meno.
ficie, alla semplicità delle leve che si poterono usare Alcuni di questi nicchioni sono vuoti al fianco.
nella edificazione, e fingano il caso di essere doman- Si vede ancora in alcuni de’ maggiori norachi aper-
dati di formare un’opera consimile in luogo consimi- to a mezz’aria alla parete, un finestrino, per cui può
le, sentirebbero aver bisogno di tutto l’ingegno, di entrarsi in una cameruccia, stretta e bassa.
tutte le regole dell’arte, della propria ed altrui espe- Le gallerie, che abbiamo indicato alla base di alcu-
rienza, e dell’opera di macchine complicate. ni norachi sono di due generi; altre simili a corridoi
La figura de’ nuraghi è pressoché in tutti quale si circondano quasi tutta la camera con più sbocchi
è proposta nella breve descrizione premessa, essendo nella medesima, due o tre; altre cingono solamente
essi le parti infime di coni acutissimi. Dissi pressoché una sua parte. Delle prime è un bell’esempio nel nu-
in tutti perché se ne osservano alcuni, e son quelli raghe di Santa Bantini nel campo Giavese; delle altre
che più ragioni dimostrano antichissimi di tutti, ne’ ne’ grandiosi nuraghi di Vignola nella Gallura, il Tu-
quali le linee erano poco men che verticali. tusone e l’Agùgara presso alla sponda e foce del Taras,
Vedonsi poi altri nuraghi, ne’ quali per la riunio- e nel nuraghe dess’Ena-manna, dove nel suolo di una
ne di più camere, la conicità fu deformata, e i circoli celletta fu veduta una gran tella o lastra, che parea co-
come per compressione sfigurati in elissi. Tra gli altri prire una fossa.
indicherò il gran nuraghe di Uras. Per salire da uno in altro piano in quei nuraghi
In sulla sponda del monte Càcao gli edificii bar- che avevano due o tre camere le une sulle altre, o in
bari nel sito detto di s. Simone di figura quadrata sul terrazzo in quelle pure che ne aveano una sola,
non si possono ordinare fra’ nuraghi. eravi per scala una galleria spiralmente condotta den-
La grandezza di questi coni tronchi è assai varia, e tro la muraglia con alcuni spiragli per la luce. In mol-
se vogliansi indicati i punti estremi della scala de’ ti, di una sola camera, ne’ quali manca, eravi esterna,
diametri dal minimo al massimo, dirò rari i nuraghi come ho potuto riconoscere in quelli che pajono di
con camera, il cui diametro sia minore di 5, o mag- più antica data.
giore di metri 20. Finivano dunque i norachi in un terrazzo? Io il cre-
L’altezza de’ medesimi nella loro integrità non si do, e quando vienemi non rigetto il pensiero che mi
può definire accertatamente dalla massima alla mini- rappresenta in quell’alta piattaforma gli uomini sacri
ma, perché nessuno trovossene intero; tuttavolta si operanti negli ufficii della pubblica religione tra la tri-
può tenere che fossero rari quelli che sorgessero sulla bù sparsa d’intorno, attenta ai riti e alle preghiere.
base più di tre semidiametri della medesima. Tra i L’opinione del Petit-Radel che terminava in for-
rarissimi della eccezione poni il Nuraghe-longu che ma convessa o in cupola questi coni non si può am-
vedesi ne’ salti di Samugheo. mettere. Se così fosse stato molti sarebbero ancora
A penetrare in queste moli è sempre un’apertura, interi interissimi, perché molto difficile sarebbe stato
ed essa in faccia al sirocco con rarissime eccezioni. andar nella cima a cominciarvi la distruzione.
L’architrave poi è in molti di questi edifici così basso, Fu chi credette aver detto troppo dicendo che
che una persona non vi si possa introdurre, che car- erano stati in Sardegna da quattro in cinque centina-
pone. Ma poiché avrai trapassato l’architrave, ti po- ja di nuraghi, e disse certamente molto meno del ve-
trai drizzare a tuo comodo ed entrare nella camera. ro, già che se ne possono ancora nominare circa
In quelli ne’ quali non è quest’adito, o così basso duemila, computando pur quelli, de’ quali rimango-
o alto un po’ più della statura ordinaria, sarà almeno no le sole fondamenta, e gli altri che in questi ultimi
una finestra o altro spiraglio, come vedesi nel nura- tempi sono stati distrutti per usare il materiale alla
ghe Fumìu nel Guspinese e in quello dess’Ena-man- costruzione de’ chiostri delle tanche, o alla ossatura
na nel territorio di Nulvi. della strada centrale, o ad altra opera. E quanti altri,
Le camere sono generalmente ovoidali, ed il loro de’ quali non resta orma alcuna o memoria sono sta-
diametro è circa due quinti del diametro che corre ti distrutti massime nelle regioni campestri, dove
sul suo piano; l’altezza non maggiore di tre suoi rag- mancano le pietre? E possiamo di ciò persuaderci
gi. Nella figura fa eccezione il Nuragi-anna presso al per quello che vediam praticarsi ancora. I pabionesi
lido del golfo di Quarto. vanno consumando a poco a poco un nuraghe, che
La cosiffatta configurazione della concavità forma- appar tuttora d’una stupenda grandezza; altri han
si con far sporgere proporzionatamente dal punto distrutto quelli che avean prossimi e tolte fin le fon-
dell’imposta i settori disposti sempre orizzontalmen- damenta, come non son molti anni che si è fatto di
te, i quali dove tanto si sieno avvicinati nel ristringi- quelle del nuraghe di Nuracabra presso Oristano; e
mento de’ cerchi da lasciar poco spazio, comprimon- sarebbe stato totalmente distrutto anche il Nuracu
si con una pietra piatta (una tella) e ponderosa, e majori di Tempio, se il consiglio comunale non si
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Nuraghi 968

fosse opposto. Speriamo che poi saranno meglio ri- Sono in verità alcuni nuraghi che han potuto far
spettate queste antichità particolari della Sardegna. nascere l’idea che essi fossero case pastorali; ma svani-
Distinguonsi così i nuraghi, che altri sieno sem- sce tal pensiero a considerar quelli principalmente (e
plici, altri aggregati, altri riuniti nella linea d’un re- non pochi), i quali hanno l’adito assai basso e nessun
cinto, altri circondati da opere esterne. spiraglio a ricever la luce e l’aria, e dar sfogo al fumo.
I semplici de’ quali è maggior numero, apparisco- Sono altri, che pajono castella, e da tale apparenza
no come torri isolate. ingannato il primo Corografo della Sardegna, il Fa-
Gli aggregati sono vari nuraghi che fanno un cor- ra, notava uno de’ nuraghi maggiori dell’Oskerese, il
po senza discontinuazione. già indicato Cucadu, siccome un antico castello, e
I riuniti pajono torri sporgenti da una muraglia tale apparisce eziandio il nuraghe di Sedilo posto al-
ritornante in se stessa. l’orlo del villaggio in luogo dirupato ecc., ma gli altri
I cinti da opere esterne rassomigliano a specole ti faranno abbandonar quest’idea.
che si ergono da un castello fortificato da molte torri. Furono poi, cui parvero i nuraghi tombe di fami-
Questa è una divisione generale; ma in ogni suo glie, o mausolei; ma se alcuni, quelli determinata-
membro sono poi tante differenze, che non sarebbe mente che hanno basso l’ingresso e una camera tene-
agevole seguitarle tutte, né impresa d’un solo. brosa, diano questa opinione, la forma degli altri e
De’ semplici distinguonsi altri d’una camera sola, specialmente de’ maggiori nega tal destinazione: e se
altri di più sovrapposte, che però non eccedono mai in alcuni parve veder sepolture, in molti altri non vi
le tre. furono certamente mai.
Gli aggregati sono di tante varietà che converreb- Ma la più strana delle opinioni fu quella del P.
be parlare di ciascuno singolarmente. In questi ad Stefanini, il quale pensò, e non intendo donde sia in
uno principale sono congiunti altri minori, i quali lui nato siffatto pensiero, essere stati i nuraghi mo-
da lontano pajono tutt’altra cosa che sono. I più no- numenti trionfali.
tevoli del genere sono il nuraghe di Domus novas, i Rigettate coteste opinioni or si aspetterà che io di-
già indicati Fumiu e d’Uras, il nur. dessa Mattesuja a ca quel che i nuraghi furono veramente. Ma e a che
circa due miglia da Nulvi, e il Nuracu-majori prossi- furono costrutti? domando a chi domanda a me. Di
mo alla città di Tempio. certe cose si può pur dire quel che non sono e non si
De’ riuniti sono bellissimi esempi il nuraghe Sau- saprà mai ciò che sono. Non pertanto se vuolsi la
recci nel territorio di Guspini, ed il castel Cucadu in mia conghiettura io la dirò.
quello d’Oskeri. Questi comprendono nel loro peri- Dopo il grandissimo numero de’ nuraghi da me
metro un grande spazio, che forse esplorato sotto il veduti e osservati quasi in tutte le parti dell’isola,
pietrame darebbeci indizi interessanti. avendo conosciuta la insussistenza delle riferite sen-
De’ cinti da opere esterne è un grandissimo nu- tenze a questa inclinai che fossero edificii religiosi;
mero e sono svariatissime le forme con nuraghetti che la religione fosse quella che praticarono gli uomi-
agli angoli e anche in mezzo a’ lati. ni più antichi verso il sole e gli astri, ne’ quali a’ loro
La costruzione di queste muraglie non ha altro di sensi si offriva una bella imagine dell’ente sovrano,
particolare, che la verticalità, la quale è pure osserva- comecché forse sia stata una religione particolare.
ta ne’ nuraghetti degli angoli. La prima delle cose da me supposte io la deduco dal
De’ nuraghi di questo genere indicherò il sunnota- ragionamento; l’altra dall’osservare presso che in tutti
to di Uras, che non ha terrapieno, la Mola dessu nura- così fatti edificii la porta aperta al sol nascente; la terza
gi a poca distanza da Samatzai, che dicesi altrimenti da non trovarsi monumenti consimili in altre terre.
Sa domu de is abis, e nel Nulvese i nuraghi Irru e Uno che ben li osservi e dalla rozzezza dell’arte ne
Alvu, ragguardevole questo per la costruzione, e così argomenti la prima loro epoca, e insieme intenda la
appellato per il color bianco delle sue pietre (calcaree) pochezza delle macchine al trasportamento e solleva-
fuorché negli ordini più bassi, che sono composti di mento di quei massi, argomenterà pure il gran nu-
enormi pietre laviche; il nuraghe detto Su bruncu des- mero delle braccie che furono necessarie sotto la dire-
s’Orcu nel territorio di Guspini, che è il massimo e più zione d’un architetto. Dalla qual premessa ora viene
ragguardevole de’ nuraghi sardi, se non debba cedere che un nuraghe non era un’opera particolare, non
a quello che sorge nella regione appellata Gorbini nel una casa, non una tomba, ma un’opera pubblica. So-
territorio di Villa grande Strisaili. lamente per una ragion comune i molti cooperatori,
Tra i nuraghetti della cinta è spesso una galleria o che io credo necessari, saranno convenuti in una fati-
corridojo. ca tanto grave, e lunga credo di molti anni. Ciò po-
Proposto quanto concerne al materiale, alla for- sto in qual altra supposizione, che in quella della reli-
ma, e ad altri accidenti di quelle costruzioni, rima- gione, si può riconoscere una ragion siffatta?
ne a far parola sulla loro destinazione. Egli è questo Questo punto, come gli altri due proposti, ebbero
che da tutti si domanda: A che furono erette siffatte una rispettabile confermazione nella lettera sopra i nu-
moli? raghi sardi dell’abate Arri. Egli osservò come nell’Egit-
Chi le disse case pastorali, chi le credette fortezze, to, in Babilonia, nella Persia e nell’India, erano per
chi sepolcri, chi monumenti di vittorie, e forse altri templi alte torri; e conchiuse che i nuraghi sardi, che
opinarono altrimenti. aveano tal forma, poteano essere stimati parimente
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luoghi di religione: disse poi che gli altari assai elevati, coloro, che le stimano sepolture di giganti, quali il vol-
che servirono ad antichissime nazioni, e posti all’aper- go le appella, e vogliono confermata la loro sentenza
to appartengono alla religione degli astri; e che però i dalle grandi osse che si scavarono. Ma chi ha veduto
nuraghi si devono riferire a quella età più antica e al reliquie umane di tanta grandezza? Una sepoltura ha
culto de’ corpi celesti. ben altre proporzioni nella lunghezza e larghezza della
Ho detto i nuraghi monumenti particolari della Sar- capacità, e non accade che la seconda sia alla prima al-
degna, e questo deve tenersi per vero; perché né resta- trimenti che come uno a quattro. E poi se erano sepol-
no memorie ne’ libri, ed i viaggiatori che hanno stu- ture perché quella finestrina?
diato su le antichità de’ popoli d’intorno non han Ragioneremo ora brevemente sulla religione degli
veduto nulla di simile tra’ medesimi, salvo alcuni antichi sardi.
esempi nelle prossime Baleari, che potrebbero ragione- Come io penso devonsi distinguere nella medesima
volmente attribuirsi ad una tribù della famiglia sarda due epoche, l’epoca de’ norachi e l’epoca degli idoli.
che vi si fosse stabilita, o per mare, o se il mediterraneo Epoca 1. Quando i discendenti de’ primi coloni si
non era prima della dispersione delle genti, per terra. dimenticarono della dottrina religiosa, il loro culto,
Basando ora su due fatti non dubbi, e dico sulla così come avvenne in altre parti, si volse all’adorazio-
medesimezza della religione in tutte le genti che abi- ne del sole, della luna e degli astri, che nella beltà de’
tavano le varie regioni della terra di Sardo, e sulla loro splendori e nell’altezza in cui sono parvero a’
singolarità della stessa, credo poter dedurre, che i medesimi avere la divinità, ed erano onorati sopra le
fabbricatori de’ nuraghi nascevano da unica stirpe, sublimi are de’ nuraghi, chi sa con quai riti.
non potendosi in tempi di nessuna connessione po- Epoca 2. Principiò questa colle relazioni che i pri-
litica spiegare l’unità della dottrina religiosa, almeno mi coloni cominciavano ad avere con uomini orien-
ne’ punti capitali; e stabilirò come vero in secondo tali, e nominatamente con i fenici, e forse prima con
luogo, che la maniera del culto de’ sardi punto non gli egizi; e questo si prova dalla rappresentazione che
si rassomigliava a’ sistemi religiosi de’ popoli circon- è negli idoletti sardi di miti e credenze religiose de’
vicini, perché in altro caso sussisterebbero presso i fenici e degli egiziani, e dalle lettere fenicie che sono
medesimi de’ monumenti consimili. sopra quei bronzi. Essendo la religione degli astri co-
Le forme che sono vedute in monumenti di tanta mune quanto a’ sardi tanto agli orientali fu facile che
grandezza, quanta vedesi ne’ nuraghi, furono imitate i primi alle prime poche credenze aggiungessero le
in certe pietre che i marghinesi dicone Pedras de Cu- altre più numerose che portarono i nuovi coloni.
bas; delle quali alcune si trovano nel salto di Nuragu- Gli idoletti sardi sono tutti simbolici, e se di mol-
gume, che appellasi dalla celebre fata Georgia Raiosa, ti di tali simboli non si può render ragione ve ne so-
un’altra giace nel campo di Ottana presso all’antico no però tanti il cui senso arcano non isfuggì a’ dotti.
ponte del Tirso sotto il guado della via a Sedilo, e tre Le attribuzioni che si osservano in queste rozzissime
si possono vedere nella terra stessa di Sedilo in un figure, le quali possono essere stimate come la riduzio-
cortile presso il giardino e la casa del marchese. Sono ne in scala minore di grandi statue, sono le seguenti:
queste di roccia vulcanica e benissimo lavorate in co- Caratteri di sesso virile, barba e fallo (phallus), del-
ni tronchi, e avendole misurate ebbi per la maggiore l’altro sesso il mento imberbe, le mammelle: quindi il
altezza metri 1,25, circonf. maggiore 3,00, cerchio comun prodotto dei due principii generativi, l’uovo.
superiore 1,90. Le altre due erano un tantino men Arme: bastone, clava, bidente, tridente, scettro a ca-
grosse. Nella loro base superiore aveano tutte nel pi uncinati, spada, coltello, arco, dardo, martello, pelta
mezzo un piccol buco. o scudo a punta, altri istromenti.
Si può immaginare che se i grandi nuraghi servi- Membra aggiunte: altri occhi, teste umane o bel-
vano alla religione delle tribù, i nuraghetti fossero al- luine, poppe, ali, corna di toro, di cervo, orecchie
tari domestici per le cerimonie della famiglia. d’animali, coda.
Altre costruzioni religiose sono le già tante volte Ornamenti del corpo: berretta conica terminata in
indicate, come volgarmente si chiamano sepolture di corno o in proboscide, berretta piatta, ciarpa con cifre,
giganti, e sono formate da due murelli noracichi, capucci, tonache, brache, stole, palii, anelle ed altro.
larghi talvolta fin 10 metri, alti 1, equidistanti 1, su’ Emblemi apposti: la falcata, il disco, la corona, un
quali a coprire il vacuo sono grandissime lastre lar- frutto, un fiore, serpenti, bottoni, linee, caratteri: si
ghe talune metri 3, mentre là dove comincia la co- aggiungono screziature o dipinture nel corpo (ta-
struzione è verticale una gran lastra quadrata con ar- touage).
te, e sopra un’altra semicircolare, con la quale figura La intelligenza di queste attribuzioni si avrà nella
due terzi di elisse, e sta tra due piccoli archi di pietre spiegazione delle figure che sceglieremo tra quelle
volta così che il sole invernale nel nascere possa in che il general conte La Marmora rappresentò nel-
certi giorni introdurre il suo raggio entro l’oscura l’Atlante dell’archeologia sarda e illustrò per quanto
buca tra’ due murelli per uno sportello aperto nella fu possibile nel secondo vol. del suo Voyage en Sar-
parte inferiore della suddetta lastra elittica, per il daigne. Nuovamente fo qui la dovuta testimonianza
quale non passerebbe né anche un fanciullino. degli studi conscienziosi da lui durati sulle cose sar-
Ho qualificato religiose siffatte costruzioni, e tenen- de, e devo dargli il degno onore per aver primo di
domi in questa opinione, devo rigettare l’asserzione di tutti occupata questa provincia delle antichità sarde,
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e aver aperta agli altri dotti la via con le sue spiega- del fallo ripetono la virtù generativa e fecondatrice
zioni sopra i più degli idoletti sardi. del Cabiro.
Riferirò i più notevoli di siffatti idoletti, e appor- N. 8. Spunta sul capo un fallo, simbolo della ge-
rò la significazione de’ vari simboli. nerazione ne’ due principii attivo e passivo, espressi
N. 1 (secondo il citato Atlante). Figura rappre- simultaneamente dal bidente, ed escono dalle tem-
sentante un androgino, con berretta conica incurva- pie due mani a sei dita, simbolo della saggezza ope-
ta e terminata in una proboscide che tiene attaccato ratrice. Nel n. 12 questo segno dell’azione esce dal
un serpente disteso a coda forcuta, con bidente nella vertice, ma con sole cinque dita.
destra, uovo nella sinistra, e ciarpa a cifre da sinistra N. 11. Ha il capo ornato di sei corna o raggi dispo-
a destra, ecc. sti intorno e sormontato da un fallo, nella sinistra un
Egli è ben ragionevole che qui si riconosca la riu- bidente, nella destra una frusta con a’ fianchi due pic-
nione in una sola divinità di due principii generativi, cole teste; e si può intendere il dio Sole, dio generato-
attivo e passivo, maschio e femmina. L’uovo dà com- re, e con esso i due principii della generazione proposti
pimento all’idea così segnata. Il dualismo è un’altra nelle due piccole teste e nel bidente. Il frustino può si-
volta indicato dal bidente, un’altra dalla coda forcuta. gnificare quello che dicea nella statua di Pane, di cui
Insieme con questa idea è simboleggiata la potenza di- parla Stefano di Bisanzio, per stimolar la luna.
vina, ed è proposto un dio Cabiro, dio forte e poten- N. 13. Con quattro corna nel capo, quattro gambe
te. La berretta conica e la ciarpa era proprio ornamen- e una faccia nell’addome, una clava terminata in disco
to de’ Cabiri, la proboscide può aversi certo emblema con altro volto umano nella destra e un serpente spie-
della forza e possanza. gato nella sinistra, e significa la diade in azione indivi-
Nel serpente poi sarebbesi voluto proporre la sa- dua, parendo due corpi unificati, o pur la triade de’ soli
pienza del dio forte e potente? delle tre stagioni, che si osservavano nell’anno orientale
N. 3. Corpo femminino nella cui destra è uno scet- e meridionale nel quale non era inverno e toccavasi
tro uncinato, nella sinistra una piccola testa coperta di l’autunno con la primavera. Nella figura 15 la testa
berretta frigia. principale è fiancheggiata da due piccole teste, e nella
Vediamo una nuova rappresentazione della divi- figura 16 è rappresentata compendiariamente la stessa
nità generatrice, in cui però predomina il principio triade. La Marmora sospetta potrebbe così essersi si-
passivo, e la potremo nominare un’Iside. L’uovo no- gnificata la triade Cabirica di Samotraci, Axieros, Axio-
tato nella prima qui è sviluppato nella piccola testa. kersos, Axiokersa, o i Tritopatori degli antichi.
Lo scettro così formato sembra indicare la saggezza Di queste figure a tre capi se abbiamo noi vera in-
regolatrice di questa dea della produzione; la ripeti- telligenza, avremo insieme conosciuto il mistero del-
zione dell’uncino forse rammenta il dualismo. le Pietre fitte, o Pietre lunghe che già abbiamo indica-
N. 4. Viene un altro androgino, che ha in capo nel to in alcuni articoli su’ paesi della Sardegna.
luogo delle orecchie due teste di animali, un agnello, Delle medesime era gran numero nella parte cen-
un fenicottero; e nel cucuzzolo due alette di poco trale dell’isola da Benetutti a Fonni, ma non restavano
spiegate: nella mano destra un bidente, o baston for- dritte sino a questi tempi, che poche, fra le quali eran
cuto, nella sinistra un uovo, ne’ femori le brache. principali quelle del salto di Mamojada non lungi dal-
Non si può non vedere in questo idolo il dio So- la cappella di N. D. di Loreto; dove però la pietra me-
le, il foco generatore e vivificatore che operando con dia, la maggiore, or giace rotta in tre pezzi, da che nel-
sua virtù fecondatrice su’ tre elementi, la terra, indi- l’anno del giubbileo fu atterrata dagli scavatori dei
cata dall’agnello o altro quadrupede, l’acqua signifi- tesori. Essa era una piramide lunga circa 7 metri, con
cata dal fenicottero (uccello acquatico, che abita gli circonferenza di metri 4 alla base, e lavorata a scalpel-
stagni sardi, principalmente il cagliaritano), l’aria in- lo a differenza delle due minori e laterali, che erano
dicata dalle ali, formò l’uovo del mondo. rozze, e pareano intatte dal martello. La gran pietra
N. 5. Vedesi in quest’idolo la falcata sulla spalla si- media ha una gran somiglianza a men-hir di Francia e
nistra, nella mano destra un uovo, nell’altra un capo delle isole Britanniche.
di cane, e si può facilmente intendere ne’ simboli, il Che sia significato il sole in queste pietre è ancora
principio delle cose (l’uovo) in relazione alla Luna e al certo da quello che sappiamo dedicato dagli antichi
Sirio. Quindi vorrei riconoscere così significato un ar- l’obelisco al dio Sole per la sua somiglianza a’ raggi
ticolo della credenza degli egizii la formazione delle solari, e dall’Eliogabulo degli Emesati, rappresentato
cose terrene nella nuova luna prossima al nascere elia- da una pietra conica, come talvolta era pure rappre-
co del Sirio, piuttosto che il principio dell’anno agra- sentata la Venere Urania di Cartagine.
rio degli egizi in siffatta apparenza del cielo. Il n. 17, che è un corpo femminino con due capi,
N. 7. Nuovo androgino con cappuccio sormonta- uno su l’altro, e due corna che nascon dal capo inferio-
to da un altro capo tra due corna di toro, e con altre re nel luogo delle orecchie e si ricurvano per toccare il
due teste su gli omeri, che porta nella destra un uo- capo superiore e quindi divergere, rappresenta certa-
vo, nella sinistra un fallo. mente il dualismo, il principio attivo nel capo superio-
Il senso della figura pare sia la generazione d’una re, il principio passivo nel capo inferiore. I due capi
triade dal dio forte e possente, siccome è caratteriz- potrebbero nominarsi il superiore di Adone, l’inferiore
zato dalla ciarpa e le corna. Gli emblemi dell’uovo e di Astarte, oppure quello di Osiride, questo di Iside che
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rappresentavasi con le corna. La statua ha un fiore nel- al petto, co’ piedi riuniti sotto una specie di bottone,
la destra che pare di loto. de’ quali non dovea far uso, perché la rappresentazio-
N. 18. Riconoscesi un androgino dal mento bar- ne è d’uomo giacente, che dorme ed ha la destra sot-
buto, dalle mammelle piene e dal ventre tondeggian- to la guancia, la sinistra sopra l’anca. Sembra di vede-
te, col capo coperto da un cappuccio e surmontato da re il simbolo del sole invernale al solstizio, quando
due corna di capra, con le braccia terminate in due te- pare fermo, senza colore, e quando la produzione è
ste, una (la destra) di forma umana con corona, l’altra pochissima.
di forma belluina, e con altre due teste alla sua base N. 24 con faccia barbuta e capo coperto di una ber-
da una e da altra parte, simili alle due sunnotate, ma retta conica, e due corna di toro sulla fronte, sopra un
più grandi; e si può stimare rappresentata nel medesi- obelisco, inscritto di alcune cifre, nella cui parte infima
mo, Astarte, la Luna, o la Venere già adorata nell’isola è un vuoto semielittico, dove si contiene una statuina
di Cipro, che era maschio e femmina. Se il capo bel- a berretta conica e corna, con due mammelle, braccia
luino che è a mano sinistra sia di gatto, allora questo piegate, e gambe larghe. In questa figura che rappre-
sarà emblema della luna nuova, l’altro capo con coro- senta Adone e Astarte, il dualismo, la riunione de’ due
na della piena, le due fasi sue benefiche; e se il capo principii attivo e passivo della generazione, l’obelisco,
belluino che è a sinistra sulla base sia di cane, allora imagine della fiamma, rammenta il sole.
esso sarà emblema del Sirio o della stella canicolare a N. 26 con barba lunga, tre occhi e per orecchie
significare il suo nascer eliaco, l’altro capo significherà due figurine, con due ali sopra il capo e tra esse una
il sole o Adone, perché in quel tempo dell’anno si fe- piccola punta piramidale, due corna piatte della for-
steggiava per Astarte e per Adone. ma ammonia dietro la nuca, e due semicerchi uno
Non dimenticherò di qui notare che il nome di alla falda anteriore della tunica, l’altra alla posteriore.
Adone dopo tanto corso di secoli non è ancora cancel- La sua destra mutilata forse sosteneva ciò che tienesi
lato nella topografia sarda, giacché nel salto d’Isili un da idolo consimile, una specie di sandalo, che sareb-
nuraghe lo ha per sua nota particolare: di questo nu- be l’emblema della Sardegna, detta per la sua figura
raghe diede la descrizione La Marmora nel cap. III del Sandaliotis o Ichnusa. I suoi piedi a ritroso ci accerta-
secondo tomo del citato suo Voyage en Sardaigne. no così simboleggiato il dio Sole dopo il solstizio
N. 19. Faccia imberbe, capo coperto d’un cappuc- d’estate nella sua maturità che ritrocede al secondo
cio sul quale sorge un attributo a tre punte, che pos- equinozio. Gli emblemi del capo ammettono la stes-
son essere tre raggi, fronte ornata di diadema, gote sa spiegazione che riguarda il n. 4, e i tre occhi forse
forse screziate, spalle adorne dalle due punte d’una ricordano l’Osiri multioculato.
falcata, corpo terminato in guaina con una mammella Il n. 25 consimile a questa ne’ principali attributi,
in mezzo petto e sei nella parte inferiore; braccia in- ma co’ piedi innanzi indicava il sole adolescente.
crociate sul ventre, ed a’ fianchi della figura due teste, Le figure 28 e 29 rappresentano parimente il sole:
una di cane con corona, l’altra umana coperta di ber- la prima nel suo periodo di potenza, la seconda in
retta conica a tre frangie. Presso questa è un fallo. quello di debolezza. Uno ed altro sole hanno tre cor-
Non si può quest’idolo nominare altrimente che na, due mammelle e un fallo assai distinto, con altri
Astarte, la quale però riunisce i caratteri della Diana occhi, il primo, in fronte, nella palma destra e alle gi-
d’Efeso, inguainata e multimammata, a quelli del Dio nocchia; il secondo, dietro le medesime sul dorso del-
Luno. Il senso dell’unica mammella in petto non si la mano, e nella spalla sinistra. Ambedue hanno un
potrebbe ben vedere, quello delle altre inferiori è aper- bastone biforcuto e in esso dodici bottoni; il primo
to, cioè la nutrizione delle creature. In complesso que- nella faccia anteriore del medesimo, il secondo nella
sta Astarte è luna e nutrice, e nelle due teste alla base posteriore, e lo portano il primo in mano, il secondo
potrà facilmente ognuno ravvisare il Sirio e Adone con sotto l’ascella. I molti occhi indicano senza dubbio la
la mitra de’ re d’Asia. Nella ventesima figura la luna è chiaroveggenza, e in senso speciale, quello della mano
sul capo, il mento è barbato, gli omeri sostengono due la sapienza dell’operazione, quelli delle ginocchia la
uova, il petto ha due poppe, la parte inferiore della regolarità, il calcolo de’ movimenti: quindi pare che i
guaina undici, e la base è scolpita di nove falcate. bottoni del bastone forcuto nel primo, che è stampel-
N. 21. Gruppo di quattro pezzi a forme umane: la la al secondo, dicano le dodici parti del Zodiaco o do-
media con la testa coperta da un cappuccio terminato dici case del sole.
in punta conica, un po’ ricurva, le braccia distese qua- Li numeri 30 e 31 hanno la testa sormontata da
si in atto di protezione, due mammelle di donna, e la altra piccola testa, a simbolo del dualismo; e doppia
parte inferiore terminata in guaìna: le tre piccole figu- ramificazione di corne cervine, il primo su gli omeri,
re coperte il capo a berretta conica, con braccia diste- il secondo nel luogo delle orecchie, a simbolo della
se, e il corpo inferiore inguainato. La base romboide riproduzione annuale delle cose.
ha a’ suoi angoli quattro informi faccie umane. Gli attributi speciali sono al n. 30 una ciarpa in-
Le tre piccole figure perché non sarebbero i tre soli? scritta, una piccola testa umana nella destra, monu-
e le quattro faccie sulla base i quattro punti principali mento della mistica testa d’Adone, e una specie di na-
nell’orbita del sole? i due solstizi, i due equinozi? vicella nella sinistra, la quale ricorda la navicella di
N. 22 con testa sormontata da un berretto conico papiro, su cui arrivava tutti gli anni a Biblo la detta te-
allungato e incurvato, con unica mammella in mezzo sta: al n. 31 un serpente con coda e lingua biforcata
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nella destra, e un dardo nella sinistra. Pare vedere N. 51. Figura di aspetto terribile, alata nelle tem-
nella seconda figura la faccia del dolore, e il dardo pia, ne’ fianchi e nelle ginocchia, con graticola nella
volto nel seno a trafiggerlo, il che direbbe la distru- destra e spada nella sinistra: e pare immagine del dio
zione. Ma questa idea si modifica dall’emblema del Moloch, al quale i fenici, come attesta il Calmet, da-
serpente, da che era significata agli antichi la immor- vano tre paja di ali. A lui si faceano sacrificii d’infan-
talità e la rinnovazione successiva degli esseri organi- ti, che caduti dalla graticola bruciavano nel fosso do-
ci, perché credevasi che il serpente cangiasse solo le ve ardeva il fuoco, mentre i sacerdoti che faceano
spoglie, ma non morisse. corona intorno rumoreggiavano con tamburi ed altri
N. 32. Vedesi un idolo a capo canino con corona, strumenti strepitosi, per coprire gli urli delle infelici
due mammelle, una ciarpa da sinistra a destra e so- vittime, quando sulla graticola, dove eran legati, co-
pra la ciarpa alla bocca dello stomaco una faccia di minciavano a sentir l’ardore.
gatto; sotto nell’ombelico del ventre gonfio un’altra N. 61. Figura imberbe con corno lanceolato sul
faccia; quindi la destra armata d’un bastone forcuto, capo, con la destra elevata e impugnante una mazza
la sinistra con sette dita, elevata. a testa umana: essa posa sopra un’edicola, dove è
Il numero settenario proprio delle fasi lunari de- una testa barbuta, e questa edicola è basata sopra un
termina la figura ad essere Astarte o la luna nuova e alto cippo, nel quale sono varii bottoni riuniti per li-
piena, che è più prossima al nascer eliaco del Sirio. nee in diverse figure, un gnomone, due archi che si
N. 34 con testa nuda pelosa e mento barbuto, con toccano nella loro sommità, una testa con muso ca-
una foglia lanceolata nella destra, un serpente nella si- nino; a’ quali simboli si aggiungono due falcate che
nistra e dodici falcate nel suo dorso intorno a tre segni. escono da’ fianchi di questo piedestallo.
Pare la rappresentazione dell’anno, essendo il serpente Pare che abbiam qui i tre soli delle tre diverse sta-
spiegato emblema di tempo determinato, la foglia lan- gioni, l’infante, l’adolescente, il maturo, quindi la
ceolata potendo essere di palma o musa, albero che luna, il Sirio, e diverse costellazioni, tra le quali può
credevasi desse nuove foglie ad ogni lunazione, e le do- riconoscersi la coda dell’orsa minore.
dici falcate indicando certamente i dodici mesi nelle N. 62. Figura umana che sostiene due sue lunghe
tre stagioni segnate forse dalle tre notate linee. corna, alla qual esce dalla prima un’altra testa coperta
N. 36. Figura a mento barbuto, surmontata da una d’una berretta, terminante in un serpente. Essa ha nel
testa di gatto a corna o a lunghe orecchie con cintura petto una faccia, nell’addome un’altra, e una terza
e caratteri, con otto bottoni in ciascuna coscia e gam- nella clava traversata a queste due ultime. Sopra questi
ba tra due cerchi uno superiore, l’altro inferiore e un attributi è un tridente che levasi sul braccio destro.
terzo medio sul ginocchio, e nella destra con una I due capi pajono indicare una diade superiore
mazza terminata da una parte in testa umana con cor- nella region del pensiero, indicata dal serpente, le
na di toro, nell’altra in una foglia di palma, o di mu- due faccie del petto e dell’umbilico un dualismo in-
sa. Come nel n. 34 rappresentasi l’anno, in questo feriore nella regione delle funzioni meramente mate-
forse si rappresenta il mese o il periodo lunare; inter- riali. Se poi nella parte superiore contisi la testa del
pretazione che pare indicata dalla foglia di palma e serpente, nella inferiore la faccia della clava, avremo
dalle tre faccie, quella del gatto per il novilunio, quella due triadi, una superiore, l’altra inferiore, le quali riu-
della figura per la luna piena, quella della clava per nite e ad esse aggiunta la figura, che è comune sog-
l’altra fase; se non che restano gravi difficoltà e tra getto, avremo sette, quanti furono i Cabiri, o Dei
queste la maggiore è quella de’ 32 bottoni, che sono forti e possenti. L’idea della diade o della triade sem-
in numero maggiore che i giorni della lunazione. bra pure enunciata dalle corna e dal tridente.
N. 38. Vedi una faccia virile rivolta al cielo, con N. 67. Figura tricipite, con tre tonache, ricinta di
orecchie belluine e sulla fronte un gran disco piatto, un serpente a tre teste con un bidente nella sinistra.
vuoto in mezzo e traversato da un serpente, con le Potrebbe essere un Gerione: ma e potrebbe, forse
due corna della luna sporgenti dagli omeri, con una più probabilmente, esser un Ecate dominatrice sul
faccia di gatto nel petto e una mezza luna nella de- cielo, sulla terra e sull’inferno.
stra, e con i piedi di uccello acquatico; e puoi cre- N. 69. Figura virile coperta in testa da uno o due
derla una nuova rappresentazione del dio Luno, in serpenti ritorti in cono, nel petto da una piastra che
cui sono indicate le principali fasi del suo pianeta. circondasi da altri consimili incrocicchiantisi sotto le
N. 40. Figura imberbe con la falcata sul capo, e mammelle, con tre anella in ogni gamba, nella destra
nella destra un bastone terminato in tre teste di mo- una larga spada e nel dorso un ornamento a graticola.
stri, che pajon simili a’ capi di un quadrupede, d’un Quest’ultimo attributo farebbe che noi ricono-
uccello, d’un pesce; ed è novella rappresentazione di scessimo piuttosto un Moloch, nel cui corpo si po-
Astarte, in cui è significato il suo potere sulla terra, nessero ad arrostire le vittime.
l’aria e l’acqua, o la sua azione sopra questi tre ele- N. 73. Figura imberbe, armata nella fronte di due
menti. corna biforcate, che tiene nella destra un bastone,
N. 46. Figura virile con orecchie e corna da toro, forse biforcato, e porta nella sinistra un infante cor-
con corazza e nella sinistra un tridente, che proba- nuto, armato nella stessa parte d’un bastone… e ter-
bilmente rappresenta il dio de’ Mari, già adorato da’ minato nelle gambe a guisa di serpente.
fenici e cartaginesi navigatori. Si può riconoscere Astarte e il Sole infante.
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N. 78. Figura imberbe con le mani al cielo, dal cui con una gorgiera che stendesi sopra gli omeri e parte
capo è uscito in parte un infante rivestito di lunga to- delle spalle e del petto, con lunga tonaca, e con una
naca e coperto da berretta conica con mani verso il correggia obbliqua da destra a sinistra per sostener la
cielo. Una ciarpa da sinistra a destra ricopre il petto al- spada e due alle spalle a sostenere lo scudo.
la figura. Il n. 79 è simile, se non che l’infante è uscito Nel n. 102 vediamo un guerriero di gran distinzio-
dal cervello quasi intero. La faccia della figura è quella ne, e probabilmente, come pensa La Marmora, il Sar-
d’un gatto, la ciarpa è segnata di dodici bottoni. do-Padre, con berretta conica circondata di perle e
Sarebbe rappresentata la nascita del Sole? adorna di una piuma di struzzo cascante sulla fronte,
N. 85. Figura adorna il capo di corna di toro con con una piastra quadra sul petto sostenutavi da due
un martello nella destra, e un istromento curvo e ta- correggie che si fermano al tergo su’ lombi, con tona-
gliente nella sinistra: rappresentazione d’un Cabiro ca, ma senza gambiere, con la destra elevata in atto di
operajo, che potrebbe essere il Sydick de’ fenici, pa- protezione e con un grand’arco nella sinistra.
dre de’ Cabiri. Nel n. 105 trovasi un guerriero consimilmente
N. 93. Guerriero con forti mostacchi, col capo vestito, se non che ha le gambiere. Esso porta l’arco
coperto d’un elmo adorno di quattro corna, col pet- appoggiato sull’omero.
to rivestito d’una ricca corazza, nella cui ventriera è Nel n. 107 si riferisce un altro guerriero con elmo a
una faccia, che potrebbesi credere una Gorgone, se corna, che porta la destra elevata in atto di protezione,
per gli addoppiati piedi non si dovesse riconoscere e forse avea nella sinistra l’arco appoggiato all’omero.
un altro nume in intima unione col principale. Esso La spada pendegli dalle spalle presso il turcasso.
porta nella destra una spada, nella sinistra uno scu- Segni magici o talismani
do, nel cui mezzo è rilevata la figura d’un C quasi Nella collezione degli idoli sardi vedonsi, e sono
chiuso, che potrebbe essere la forma d’un serpente. nell’Atlante citato descritte da La Marmora, certe cor-
Al primo aspetto pare vedere il dio della guerra, nici metalliche, di figura or circolare or elittica o se-
l’Ercole Fenicio, o il Melkart; ma l’altra faccia e le mielittica, or romboidale, dentro le quali sono le ima-
due gambe sono forse a ricordare accessoriamente il gini di alcuni degli idoli, o i loro capi con serpenti, e
dualismo. altri animali, i quali vanno pure sulla cornice, dove so-
N. 94. Altro guerriero con elmo munito di due no segnate alcune linee e appajono de’ piccoli bottoni.
corna di toro, con tonaca corta, sulla quale è una Sacerdoti e Sacerdotesse
cotta di maglia, e sopra questa quasi due spalline, N. 124. Figura di donna con cappuccio, su que-
con l’impugnatura d’una spada nella destra e tre dar- sto è una specie di otre, il cui collo passa alla nuca in
di nella sinistra, sostenente avanti sé uno scudo ton- due anella, con ricco mantello, sul quale è una stola
do puntuto in mezzo, e con due mezze gambiere a pendente alle spalle con frangia. Porta nella destra
difender lo stinco; nella qual figura forse abbiamo la che appena esce dal mantello chiuso un bastone ter-
rappresentazione d’un eroe che meritò il culto della minato in una falcata. Non pare possa essere altra,
patria. È questo un monumento interessante, perché che una sacerdotessa della Luna.
ci dimostra in qual modo si armassero gli antichissi- N. 128. Sacerdote con berretta conica sul capo, sul
mi guerrieri. quale cade in avanti da ambi gli omeri una ricca stola
Nel n. 95 si propone un altro guerriero in tonaca da sopra un piviale o mantello sacerdotale. Egli tiene
stretta da una cintura, con gambiere che sopravanza- la destra elevata in atteggiamento di protezione, e so-
no il ginocchio, e con spada alla destra e scudo ton- stiene nella sinistra una coppa per le libazioni.
do, segnato a raggi e puntuto in centro alla sinistra. Il n. 129 ha una figura simile, ma spoglia il capo
Nel n. 96 vedesi la forma d’un altro eroe guerriero raso, e senza stola.
con lunghissime corna terminate in due dischi sopra Il n. 130 il sacerdote ha la testa coperta da un
un elmo che copregli tutta la testa lasciando scoperto cappuccio ed il mantello chiuso sul petto, come oggi
il viso, con la corazza manicata sino al gomito e la to- si usa in chiesa; la tonaca è finita in frangie, ma non
naca terminata a più falde, con gambiere alte, e con è talare; la destra è distesa orizzontalmente, la sini-
armi simili al n. 94, se non che i dardi sono quattro. stra ha una coppa.
Nel n. 97 appare un guerriero, che dirò gregario, N. 132. Sacerdotessa, incappucciata, e tonicata,
con tonaca terminata da’ fianchi in giù come una con ciarpa che le passa obbliquamente sul petto
gonnella crespata, con una impugnatura nella destra, femminile, con piviale aperto e ornamentato a’ due
con elmo senza corna e lo scudo tondo, ma diviso in suoi terzi in giù, con una focaccia nella sinistra, e
quattro quartieri alle spalle. con la destra elevata.
Nel n. 99 si figura un altro principe guerriero con Ministri inferiori
alte corna, con la destra sopra un arco disteso, con lo N. 133. Questa figura ha la testa rasa con una co-
scudo alle spalle coperto da quattro foglie intorno ad rolla di capelli, con tonaca a mezza coscia, una ciar-
un bottone, con un istromento cilindrico nella de- pa da destra a sinistra, da cui pende un coltello, e
stra, che potrebbe parere una mazza. Nel resto è si- una grossa anfora a due anse sul secondo omero.
mile al n. 94. N. 134. Anche questo ministro ha la testa rasa, si-
Nel n. 100 riconosciamo un altro guerriero con mile all’altra, se non che ha di più una stola che pas-
elmo conico adorno d’una fascia, ma privo di corna, sa obliqua dalle spalle al davanti per l’omero sinistro,
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e invece dell’anfora porta pendente da bastone un In questa regione sono in gran numero le volpi, i
canestro, dove sono tre animali, che pajono tre lepri. conigli, e si trovano non poche lepri, pernici, tortori
N. 135. Altra figura a testa rasa che porta sulla to- e varie altre specie di uccelli gentili, e nelle acque
naca una ricca stola pendente in obliquo sul tergo dal- anitre, folaghe, ecc.
l’omero sinistro, e in avanti ripiegata e gittata sull’altro I bacini ne’ quali impaluda l’acqua non sono me-
omero. Da su l’omero sinistro pende una pezzuola di no di diciannove. Da molti svanisce per evaporazio-
stoffa con bottoni. La man sinistra posa sul petto. ne sotto i caldi raggi della primavera, da altri no,
N. 136. Ministro a testa rasa, con ciarpa e coltello massime se l’inverno sia stato piovoso.
pendente e una larga pezza di ricca stoffa sull’omero Essendo la superficie nurachese di circa tre mila
sinistro pendente da ambe parti sino alle ginocchia, starelli e di questi essendo coltivati solo 1600, il ri-
sul quale sostiene un lungo paniere, dove pajono es- manente è occupato dalle acque ferme.
sere quattro pani o focaccie. Di queste paludi la maggiore che indicammo all’au-
N. 137. Sacerdote a testa rasa e tonicato, che pare stro dell’abitato, e che avrà più di un miglio in circon-
in atto di offrire una focaccia. ferenza è resa dalla credenza popolare un oggetto di
Antica costante foggia del vestiario de’ Sardi terrore. Raccontano i pastori e contadini i quali nella
Nel n. 125 degli idoletti vedesi una figura che po- notte vi passano o restano vicini, che tra il profondo
trebbe prendersi per figurino di qualche sardo cam- silenzio si odono uscire dal fondo orrendi muggiti, e
pidanese. Ha la testa coperta da una berretta conica che spaventate da’ medesimi le bestie pascolanti nelle
schiacciata, nel cerchio della quale è introdotta una rive se ne fuggono spaventate. A spiegarne la causa vo-
treccia; il busto sin sotto le anche, coperto d’una ca- gliono quei semplicioni che in centro al bacino sia un
sacca con maniche, la mastruca; le coscie vestite d’una passaggio al regno di Satanasso, e che uscendone o en-
specie di braga, frangiata od ornata nella falda, che trandovi faccian sempre i demoni quel rumore terribi-
scende sino alle ginocchia, e una delle gambe cinta le. Persone d’immaginazione men fervida ristrinsero
da un anello. La sua mano diritta porta un bastone quel maraviglioso a un rumore che spesso vi si ode
mutilato, la sinistra un bastone con tre anella. verso il centro; ma nessuno finora vi andò sopra uno
schifetto a esplorare da vicino donde sia quel suono.
NURAGHI, o Nurachi, villaggio della Sardegna, Quando comincia a comparire il fondo delle pa-
così chiamato da un nuraghe, del quale si vedono gli ludi essiccantisi e quando nell’autunno cominciano
avanzi nel mezzo dell’abitato, contiensi nella provin- a sedervi un’altra volta le acque è tanto il fetore che
ammorba l’aria dintorno, che non vi si può passare
cia di Busachi e nella prefettura di Oristano entro il
in prossimità senza odorare aceto aromatico. Secon-
mandamento di Cabras.
do il vento che domina l’aria stessa delle case è appe-
La sua situazione geografica è nella latitudine stata dall’effluenza delle quattro paludi più vicine.
39°58' e nella longitudine occidentale dal meridiano Sono tante e così maligne le zanzare che nascono
di Cagliari 0°34'. in queste acque, che non si può riposare né di giorno
Siede nel campidano arborese a poco più d’un mi- né di notte senza la precauzione delle zanzariere, e gli
glio dalle sponde orientali del grande stagno di Ponti, stessi uomini più duri non potrebbero ristorarsi col
ed ha alla parte boreale il fiume di Riola, alla parte sonno se non lo aggravassero con larghe bibite di ver-
avversa la palude del suo nome, e prossima a questa naccia. Tra un calore soffocante gli altri devonsi co-
un’altra verso sirocco, per le quali acque, e moltissi- prire con le lenzuola per preservarsi dagli aculei dolo-
me altre che stagnano intorno al paese è grandissima rosi che lasciano vestigie non subito cancellabili
l’umidità che vi si patisce: frequente, crassa e nociva anche nelle cotenne non molto delicate. Cotesto tor-
la nebbia, da cui ingombrasi il suolo. Il calore è for- mento è maggiore in quegli anni, quando o non si
tissimo nelle giornate estive se non sia temperato da disseccano, o tardano a vuotarsi le paludi propinque.
qualche vento fresco o dall’imbatto, il freddo assai Quanto moleste agli uomini, tanto son esse per-
mite nell’inverno, e allora nelle più fredde notti ap- niciose al bestiame, al quale causa morbi fatali l’ac-
pena si vede qualche sottile tavoletta di ghiaccio, e la qua corrotta di cui si dissetano ne’ tempi che fer-
neve o non cade o per poco imbianca il suolo con menta in esse la malignità, e poi una certa lanugine
leggero velo. La pioggia, come nella restante regione, che vegeta nel fondo scoperto, la quale non si può
è piuttosto scarsa, i temporali sono rari, e i venti digerire dagli animali e massime da’ buoi.
non hanno ostacoli. L’aria è insalubre da sul finire Tutti questi incomodi e danni erano assai minori
della primavera sino a più che mezzo l’autunno per i in altri tempi, quando i nurachesi erano meno infin-
molti miasmi che esalano da’ pantani apertisi nell’al- gardi e davano scolo a molti di questi bacini eva-
veo del fiume, poiché si ruppe la corrente, e dalle vi- cuandoli in un canale che metteva capo nel fiume di
cine paludi. Riola. Allora quei crateri restavano asciutti anche
La estensione territoriale del nuraghese non si può d’inverno, erano seminati con molto profitto, e il
computare maggiore di miglia quadrate cinque o sei, prodotto dell’agraria del paese era maggiore dell’at-
tutta piana senza alcuna notevole gibbosità, senza al- tuale di un buon quinto, perché aveansi altri quat-
tre depressioni, che quelle in cui stagna l’acqua in pic- trocento starelli di terreno, e terreno fertile, quale da
coli e grandi crateri. Mancano le sorgenti e devon be- tutti si conosce il terreno di Lorissa. Poi non si volle
vere da’ pozzi quelli che non hanno cisterne. più curare il canale, e le acque ristagnarono. Possa
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alcuno scuotere dall’inerzia quella buona gente, e ria- dalla quale pare indicato che il nuraghe col pesce era
prirsi il canale a incremento dell’agricoltura e per la il proprio sigillo di questo comune, e significato che
sanità degli abitanti, e minor loro molestia. l’antica comune professione de’ nurachesi era di pe-
Agricoltura. Il terreno de’ nuraghesi non ha minor scatori sullo stagno di Ponti, già da’ medesimi di-
virtù generativa, che altre regioni del piano arborese, messa e abbandonata ai Crabarissi. L’emblema del
dove le granaglie fruttificano copiosamente, le viti pesce trovasi pure nel bacino dell’acqua benedetta.
prosperano, e vegetano con molto lusso gli alberi. Due sole date appariscon in questa chiesa, una nellaC
Le quantità ordinarie della seminagione sono così fonte battesimale, dove leggesi – Anno Domini II 78
C C
come si notano, starelli di grano 600, d’orzo 150, di (forse M 78), l’altra nel campanile M 28, con ci-
fave 40, di lino 20, di legumi 10. fre romane e arabiche insieme.
La produzione suol moltiplicare le semenze, del Le chiese minori sono due, una presso la parroc-
grano al 10, dell’orzo al 14, delle fave al 12, de’ legu- chia che serve di cappella od oratorio a’ confratelli
mi al 6; e si hanno 15 fasci (di 12 manipoli ciascu- del suffragio delle anime; l’altra rurale che è nomi-
no) di lino, da’ quali sono prodotte libbre 75, cioè nata da’ ss. Giusto e Pastore, e dista dal popolato di
libbre 5 di fibra da ogni dodici manipoli. circa mezz’ora.
Le viti più comuni sono quelle che danno l’uva det- Vuolsi che questa chiesa appartenesse a un moni-
ta vernaccia, malvagia, moscato, negravera, semidano, stero o convento, e che intorno alla medesima fosse
alopus, lacornassiu, tenagi-rubiu, monica, corniola ecc. una piccola popolazione.
La prosperità delle medesime non è minore, che La parrocchiale di Nurachi ha giurisdizione per
altrove, la bontà de’ vini niente inferiore al vanto di antichi titoli, ora ignorati, sopra la chiesa di s. Gio-
quei di Solorussa e Sanvero Milis. Il mosto del vino vanni di Sinnis, la quale cominciò a rovinare nel
comune si suol vendere a’ negozianti d’Oristano, e 1826, e sopra un’altra cappella, appellata di s. Gia-
bruciasi in pochissima quantità per acquavite. como, e già distrutta totalmente, ambe ne’ salti di
Ne’ chiusi sono piante fruttifere in gran numero, e Cabras.
le specie più frequenti, olivi, ficaje, susini, peri, pomi, Presiedeva parimenti il paroco de’ nurachesi in al-
albicocchi, peschi ecc. Gli olivi possono sommare a tre due chiese rurali, comprese ne’ territori di Riola,
individui 6000, gli altri complessivamente a 10000. una che era intitolata da s. Anna, l’altra da s. Quiri-
In tutta la estensione territoriale si possono nu- co, delle quali sono tuttora visibili le vestigie.
merare 240 chiusi, l’area totale de’ quali si computa Le principali sacre solennità sono per il patrono s.
di circa 800 starelli. Ne’ medesimi si semina e alter- Giovanni Battista, per s. Lucia v. e m., e per i santi
natamente si tiene a pastura il bestiame domito. martiri Giusto e Pastore. Ogni festa è allegrata da
Pastorizia. Questa è ristretta, e determinata alla se- pubblici divertimenti, principalmente da quello del-
guente specificazione e numerazione; avendosi cavalli la danza al suono delle canne; l’ultima è più fre-
circa 70, buoi 600, pecore 2500, capre 100, giumenti quentata per lo spettacolo della corsa.
100. Le capre pascolano in altri territori, le pecore nel Egli è forse stato che il territorio di Nurachi aves-
maggese e nel prato, le altre specie nelle tanche. se limiti più estesi che al presente, e che essendosi
Il formaggio che si fa dal latte pecorino è di quel- parte de’ terreni occupata da’ riolesi, il parroco ab-
l’ordinario, che dicono formaggio bianco, o di cantina. bia conservata la giurisdizione sopra le due chiese,
Popolazione. Conta Nurachi circa 180 famiglie ed che sono ora in quel di Riola; e in rispetto a quella
anime 660. Il movimento si può segnare nelle se- di s. Giovanni di Sinnis è assai probabile, che gli
guenti medie, di nascite 27, morti 20, matrimoni 4. abitanti di quel paese siansi ritirati in Nurachi, che
Le malattie più frequenti sono i dolori di punta nel- era luogo più sicuro nelle repentine invasioni de’
l’inverno; nell’estate poi e nell’autunno le febbri inter- barbari, perché il parroco ebbe diritto su quella chie-
mittenti e le perniciose. Molti patiscono di stomaco, e sa, che era stata de’ novelli suoi parrocchiani, e il co-
la mortalità si osserva più frequente nella minor età. mune la proprietà sul territorio de’ loro ospiti, che
La professione generale è quella dell’agraria, alle poi fu usurpato o legittimamente acquistato dal co-
altre essendo ben pochi applicati, i quali tuttavolta mune di Cabras.
possono esser inclusi anche nella prima. Le donne Nurachi dista da Oristano miglia 5 poco più, da
lavorano in circa 150 telai. Cabras 3, da Riola e da Baratili un po’ più di un mi-
Alla scuola primaria non concorrono più di dodi- glio, e si va per vie piane, però molto fangose nell’in-
ci fanciulli. verno per non piccoli tratti.
Religione. I nurachesi sono compresi nella diocesi
d’Oristano, e curati nello spirituale da due preti, il NURAGUGUME [Noragugume], villaggio della
primo de’ quali ha il titolo di vicario. Sardegna, nella provincia di Cuglieri, compreso nel
La chiesa maggiore di arte antica ha suo titolare s. mandamento di Sedilo della prefettura di Oristano,
Giovanni Battista. Nel primo pilastro a destra di chi ed uno de’ paesi dell’antico dipartimento del Logu-
entra vedesi scolpito sulla pietra un nuraghe e sot- doro, che diceano Marghine.
t’esso un pesce, e leggesi la seguente iscrizione: La sua posizione geografica è determinata nella la-
Hoc est signum auctorit. titudine 40°13', e nella longitudine occidentale dal
Istius oppidi de Nurachi meridiano di Cagliari 0°12'30".
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Siede nel pianoro del Marghine coperto in parte Anche le piante fruttifere sono mal curate, di po-
dall’influsso de’ venti boreali per le montagne di Bo- che specie e di individui non più di 300. I fichi
lotana, ed esposto agli altri venti, massimamente al d’India sono molto comuni nelle chiusure, servono
levante, che si sperimenta nocivo a’ corpi ed alla ve- co’ loro anche al vitto degli uomini.
getazione, non meno che sia la nebbia. Quindi sof- Si possono numerare in tutto il territorio sessanta
fresi caldo nella estate, tepore nell’inverno, e però se tanche e venti chiusi (cungiadus) come dicono, la su-
cadono le nevi in breve spariscono liquefatte. perficie totale de’ quali pare essere alla area intera di
Le pioggie sono piuttosto scarse, i temporali nella tutto il territorio come 1 a 5.
primavera e nella estate non infrequenti, con grave Manca il bosco, e le famiglie devon mandare a le-
danno de’ seminati e guasto delle vigne. gnare ne’ salti de’ paesi vicini per avere quel che è
L’aria non è molto pura per quello che esalano le d’uopo a’ bisogni domestici. Eppure quanti spazi so-
paludette, che in gran numero si formano dall’acqua no incolti e potrebbero, piantati, somministrare le
delle pioggie nelle concavità delle roccie che com- legne necessarie per il focolare e per le costruzioni!
pongono il superiore strato del pianoro. Pastorizia. Nel bestiame manso si possono notare,
Territorio. La superficie del medesimo può dirsi di buoi per i servigi agrari 120, vacche mannalite 40,
circa 20 miglia quadrate. Esso è quasi tutto piano e cavalli e cavalle 30, majali 65, giumenti 50: nel be-
appena si può indicare la piccola eminenza che appel- stiame rude vacche 200, pecore 1200, porci 100.
lano Sa Pentuma con dorso piano e fianchi scoscesi. Popolazione. Si numerano famiglie 106, nelle quali
Non si conoscono che nove fonti: 1. la Comunale, sono anime 515, distinte in maggiori di anni 20 ma-
detta Calavia, distante dal popolato un mezzo miglio, schi 120, femmine 125, minori maschi 130, femmi-
che in alcune estati inaridisce; 2. Nordài, lontana un ne 140. I numeri del movimento sono i seguenti na-
miglio; 3. Arvarea; 4. Scala de Bide; 5. Carchinada; 6. scite 24, morti 14, matrimoni 4. Le malattie più
Masia; 7. Irididdu; 8. Funtanedda; 9. Funtana de Pi- frequenti sono i dolori laterali e le intermittenti e
scamu. perniciose.
Scorre in questi salti il Riu-mannu, che venendo I nuragugumesi sono uomini poco industriosi, un
dalle terre di Macomer, traversa i salti di Dualchi, po’ pigri e duri di capo, niente vivaci nell’aspetto e
poi questi, donde scende a confondersi con le acque nel fare, e molto negligenti di se stessi.
del Tirso. Il suo guado non è senza pericolo nella Non tutti i mestieri necessari in un paese hanno
stagione invernale, massime quando nel suo letto si chi li eserciti. Le donne passano il tempo a filare o a
accogliono i torrenti: ma quella gonfiezza non dura tessere. I fanciulli che concorrono alla scuola prima-
assai se la pioggia cessi. Siccome però avviene e non ria non sono più di sette.
di rado che piova a lungo, pertanto converrebbe che Religione. Nuragugume è nella diocesi di Alghero.
si costruisse un ponte. Il Tirso bagna le terre di Nu- La chiesa parrocchiale è denominata dell’apostolo
ragugume all’oriente. s. Giacomo, e governata da un rettore che ha ausilia-
Le paludi osservabili che raccoglionsi dalle piog- re un altro prete.
gie in questo territorio sono tre; la prima appellata Le chiese minori sono quattro e trovansi dentro il
Zànzari, distante dal comune un miglio e mezzo cerchio dell’abitato: la prima intitolata dalla N. D.
sotto il libeccio, la quale copre un’area di circa 10 d’Itria, alla quale si festeggia nel terzo giorno della
starelli; la seconda si cognomina de’ sos Cuguzos lon- Pentecoste con molta affluenza di ospiti e lo spetta-
tana quasi altrettanto, che occupa circa 14 starelli; la colo della corsa; la seconda serve di oratorio a’ con-
terza appellata Lozzeri, propinqua di mezzo miglio fratelli della s. Croce; la terza si nomina da s. Gio-
con una superficie di starelli quattro. Le anitre e le vanni Battista; la quarta da s. Antonio di Padova.
gru frequentano queste acque. Monumenti antichi. Tre soli nuraghi si trovano in
Le bestie selvatiche che si trovano ne’ salti di Nura- questo territorio, uno detto Mura (forse Nura) de
gugume, sono daini, lepri e volpi, delle quali si trova un Sune, in distanza dal comune di mezzo miglio con
numero maggiore nelle terre prossime al Tirso che si varie nicchie e ingresso alto; l’altro appellato Tolinu
comprendono sotto l’appellazione di Campu-mannu. nella via a Sedilo e a un miglio di intervallo, con en-
Agricoltura. Gli uomini di Nuragugume lavorano trata bassa; il terzo poi che dicono Lizzèra è lontano
con poca diligenza alla cultura del terreno, dove esso solo di mezzo miglio.
(nella regione prossima all’abitato) non è sterile per Nel luogo detto Taleri vedonsi le vestigie d’uno di
mancanza di terra. quei monumenti che si dicono sepolture di giganti,
Si semina ordinariamente starelli di grano 450, dove è ancora stante la gran lapide che copriva l’aper-
d’orzo 160, di fave e legumi 60; e si ha frutto medio tura del monumento incontro allo sirocco, e si distin-
dell’8 per il grano, del 7 per l’orzo, dell’8 per le fave, gue per la sua altezza. Finisce in curva parabolica e da’
del 6 per i legumi. paesani è nominata la Pietra di Georgia Radiosa, nome
Il vigneto è assai ristretto, e la vendemmia non di una fata di quelle regioni, della quale molto favo-
suol essere molto copiosa. Le varietà comuni delle leggiano le vecchierelle.
uve sono il Nuragus, Rettaliadu, Girone e Moristel- Sa Cresia noa è una caverna sotto il suolo, dove chi
lo; il vino è sì di buon gusto, ma assai leggero. discende trovasi una camera poco men che quadrata
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co’ lati di metri 2.50, alta 2, nelle cui pareti sono due materie allora si hanno copiosissimi prodotti.
scavi come in forma di credenza. Pare un’antica sepol- I numeri ordinari della seminagione sono starelli
tura, e può vedersi a un miglio dal paese verso levante. di grano 1200, d’orzo 200, di fave 250, di ceci 60, i
quali si moltiplicano quando più quando meno se-
NURAGUS, villaggio della Sardegna, nella provincia condo le benigne o maligne influenze atmosferiche.
d’Isili, compreso nel mandamento di Laconi, della Per deficienza d’acque irrigatrici non si coltivano
prefettura di Oristano, ed uno de’ comuni compo- le specie ortensi, che in piccolissimi tratti per l’uopo
nenti l’antica curatoria di Parte Valenza del giudicato delle primarie famiglie.
d’Arborea. La coltura del lino è poco considerevole e la somma
La sua situazione geografica è nella latitudine del prodotto non supererà le trenta cantare di fibre.
39°46'30" e nella longitudine occidentale dal meri- Il vigneto vedesi assai prospero con grappoli assai
diano di Cagliari 0°6'. variati. Il frutto suol essere copioso, il mosto in gran
Siede nella valle tra la Giara di Gesturi e il Sarcida- parte nero, e il vino di bontà più che mediocre, del
no, più prossima però alla prima, e da questa protetta cui superfluo la maggior parte si vende ne’ circostan-
dal libeccio e i suoi collaterali più che per il pianoro del ti paesi, il resto si versa ne’ lambicchi.
Sarcidano non sia dal levante e suoi viciniori, e gode di Anche la qualità delle frutta è pregievole, ma il
una mediocre temperatura nell’estate e nell’inverno. numero degli alberi è assai ristretto, quale è pari-
Le pioggie rarissime nell’estate sono frequenti nelle mente quello delle specie, che sono peri, susini e po-
altre tre stagioni, le nevi nell’inverno di poca durata, i mi. La cultura degli olivi e de’ gelsi non si è ancora
temporali di rado dannosi, la nebbia quasi sempre in- incominciata.
nocua. L’aria ne’ tempi estivi ed autunnali se non è Dopo l’editto che permise la chiusura delle pro-
ben pura non si può dire veramente insalubre, massi- prietà si sono cinte tante terre che equivarranno a un
me se il flusso dell’atmosfera sia dalla casa del borea. decimo dell’area territoriale; ma vedendosi l’utile
L’area del territorio di Nuragus si calcola contene- della perfetta proprietà crescerà il numero delle tan-
re miglia quadrate 36, ed essendo quasi tutta nel che e il numero de’ grandi vegetabili, ora rarissimi.
campo, dove vedonsi pochi e piccoli ondeggiamenti, Pastorizia. È negletta e indarno si possedono tanti
eccettuato il colle che ha sotto il sirocco a un miglio salti incolti. In questo non pascolano che da tre mila
e mezzo; però scarseggia di acqua, né si possono in- pecore, dalle quali si ha un formaggio di mediocre
dicare fonti perenni degne di menzione, e mancano qualità.
i boschi, come è generale nelle pianure dell’isola pur I buoi inservienti all’agricoltura non sono più di
nelle parti che non sono coltivate. 450, e hanno copioso nutrimento nel prato e nelle
Scorrono in questo territorio alcuni rivoli, quello tanche.
della Giara e quello che ha origine dal Sarcidano, ed Religione. La parrocchia di Nuragus dipende dalla
è principio del Botrani che altrimenti dicono Carali- giurisdizione dell’arcivescovo di Oristano, e si am-
ta. Il primo che nasce presso il paese, si versa nel se- ministra da un parroco, che è vicario, assistito da un
condo dopo piccol corso. Non si può indicare alcun solo coadiutore.
luogo, dove stagni l’acqua de’ torrenti. La chiesa principale è nominata da s. Maria Mad-
Il selvaggiume è raro anche nelle falde della Giara, dalena penitente, nella quale sono conservate le reli-
e quelli che aman la caccia non possono predar altro quie di due corpi, che si credono de’ santi martiri
che conigli e pernici. Lucio e Armato, ma non sono proposti alla venera-
Popolazione. Il comune di Nuragus componesi di zione de’ fedeli, perché non consta autenticamente
circa 250 famiglie, e di anime 1000, e si computa che sieno tali.
compensativamente che all’anno accadono nascite Delle chiese minori una è intitolata dal profeta s.
35, morti 22, matrimoni 7. La vita in rari si prolun- Elia, distante in circa un’ora dall’abitato; l’altra da s.
ga oltre i 60 anni, in rarissimi dopo i 70; e le malat- Stefano assai prossima all’abitato, intorno alla quale
tie più frequenti sono le pleuriti. è chiuso il camposanto.
Che non sieno applicati all’agricoltura sono po- Le feste popolari con pubblici divertimenti e cor-
chi, i quali o pascono i branchi, o esercitano i me- sa di cavalli sono per s. Maria Maddalena e per s.
stieri di fabbri ferrari, scarpari, sartori, muratori, fa- Elia. Nella seconda si celebra una fiera.
legnami, o sono letterati, come si usa qualificare Antichità. Sono intorno al paese sette nuraghi, ed
quelli che andarono alle scuole, e sdegnano di ado- è probabile che da tal circostanza siagli venuto siffat-
prarsi nelle professioni meccaniche. to nome, con cui è conosciuto. Sono essi distinti co’
Le donne fanno suonare ogni giorno il pettine sul nomi seguenti, di S. Milanu, de Turri, de Seraigu, de
telaio in ogni casa lavorando per la famiglia e per il Corti Larenziu, de Genoni, de S. Stefani, de Truxiu;
commercio la lana e il lino. de’ quali i maggiori per mole sono il primo e quello
Nella scuola primaria mostrasi a leggere e scrivere di Genoni.
a circa 25 fanciulli. Vedonsi in tre luoghi del territorio vestigia di anti-
Agricoltura. Il terreno è ottimo per tutto, e quando che popolazioni, in Porta Coni, in s. Elia, e nel sito che
vengono tempestive le pioggie e non nuocono altre dicono Valenza, dove la tradizione indica un’antica
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Nurallao 978

città, che nel tempo che i Barbaracini facevano guer- paese per fornirne alle famiglie che ne han d’uopo.
ra feroce contro i popoli Sardi gementi sotto la do- Le donne quando han fatte le faccende domestiche
minazione dello straniero fu da’ medesimi rovesciata. pongonsi alla tessitura della lana e del lino, e in tutto
Questa Valenza, che diede suo nome al dipartimen- il paese non saranno in opera meno di 200 telai.
to, dovette senza dubbio essere stata seggio del cura- Alla scuola primaria concorrono circa 25 fanciulli.
tore del dipartimento. Agricoltura. Il territorio di Nuralla è fertile quan-
In questi luoghi indicati, come già popolati, tro- t’altro de’ migliori, e se non manchino le pioggie, se
vansi molte sepolture, medaglie, e varie opere di cre- non intervengano influenze nocive, i suoi frutti sono
ta, piatti, lampadi ecc. copiosi.
Da Nuragus sono a Isili miglia 4, a Nurallao poco La seminagione ordinaria si determina a starelli di
più di 2, a Genoni 13/4, a Laconi 5 per vie difficili grano 900, d’orzo 250, di fave 100, di granone, fa-
nell’inverno per il fango, e la prima delle indicate ve, fagiuoli, lenticchie ecc. 150, di lino 70.
rotta del fiume Botrani. La fruttificazione ordinaria è del 10 per il grano, del
16 per l’orzo, del 12 per le fave, dell’8 pei legumi ecc.
NURALLAO, Nuralla e come pronunziano i paesa- La vigna trovasi in ottimo clima, e le molte varie-
ni cangiando il doppio ll in dd Nuradda, villaggio tà di viti danno buon frutto; ma la vendemmia è co-
della Sardegna nella provincia d’Isili e nella prefettura sì scarsa, che non si ha la sufficienza per il paese. Del
d’Oristano sotto il mandamento di Laconi, era com- mosto una piccola porzione si cuoce per la sappa
preso nella Parte Valenza, antico dipartimento del della provvista delle famiglie.
Giudicato di Arborea. Le piante fruttifere in numero di circa 10 mila so-
La sua situazione geografica è nella latitudine no di molte specie e varietà. Tra esse però finora non
39°47'30", e nella longitudine occidentale dal meri- si può nominare il gelso.
diano di Cagliari 0°2'30". Le tanche sono più che cento, le quali però forse
Siede sopra un’eminenza esposto a venti sani co- non comprenderanno mille starelli di terreno.
perto dal levante per l’alto margine del Sarcidano, In esse si semina qualche tratto o si introduce il
gode una mite temperatura nell’inverno, e patisce bestiame domito alla pastura.
poco da’ temporali. L’aria sarebbe più salubre, se Pastorizia. Nel bestiame manso si numerano buoi
non si lasciassero ferme le acque in alcuni siti. 500, cavalli 60, giumenti 130; nel rude cavalle 250,
Il suo territorio è assai esteso, e in parte non piano. capre 2000, pecore 3500.
Mancano le sorgenti, ma scorrono alcuni rivi e il fiu- I formaggi sebbene manifatturati con poca arte
me del Sarcidano o Botrani, che nel tempo piovoso non mancano di pregio.
gonfiasi e talvolta rapisce quelli che tentano i guadi. Religione. I nurallesi sono sotto la giurisdizione
La mineralogia di questo paese non è bene esplo- dell’arcivescovo di Oristano e curati nelle cose divine
rata. I paesani usano di certa argilla assai abbondan- da un parroco, che dicesi rettore, con l’ajuto di un
te in queste regioni per la fabbricazione di vasi, che altro prete.
vendono ne’ dipartimenti d’intorno. La chiesa parrocchiale è intitolata da s. Efiso mar-
Alcuni salti del Nurallese sono ingombri da piante tire e patronata da s. Pietro Apostolo.
ghiandifere, quercie, soveri e lecci, alle quali sono Le chiese minori erano già quattro, una nel paese,
frammischiati altri grandi vegetabili di specie diversa. dove ancora si ufficia, le altre nel salto, dove già si cessò
Il selvaggiume non è scarso, e i cacciatori operano da esercitarvi il culto. La prima si appella da s. Sebastia-
con fortuna facendo preda di cinghiali, di daini, di no, che fu eretta per voto a spese comuni dopo cessato
pernici e d’altre specie. il flagello della peste, delle altre già cadute erano titolari
Popolazione. Sono in Nuralla circa 900 anime, s. Lucia v. e m., il Santo Salvatore, e s. Antonino.
distribuite in famiglie 235, e vi si numerano annual- Antichità. Di costruzioni noraciche se ne ricono-
mente nascite 35, morti 24, matrimonii 6. scono ancora sei, e sono dette, nuraghe de Pardu-Pira,
Questi paesani sono gente pacifica e laboriosa, di nur. Olia, n. di Sarcidano, n. Puiolu, n. de Planu-Fais,
umor allegro, e amanti delle ricreazioni e del ballo. n. de Tramalizzu. Il penultimo degli indicati è mag-
La malattia che solitamente è fatale è il dolor late- gior degli altri e assai cospicuo per la sua situazione
rale per la poca cautela in preservarsi nelle troppe in eminenza. In esso furono trovate varie medaglie,
frequenti e sentite variazioni termometriche dell’at- lucerne di terra e di bronzo ecc.
mosfera secondo che variano i venti. Nel luogo detto Domu de Geronima si trovarono
Pur tra i nurallesi l’agricoltura è la principal pro- vestigia di antica popolazione e molte anticaglie; pa-
fessione, quindi la figulina, poi la pastorizia, dopo rimente come nel sito che dicono Coni, dove sono
questa i mestieri per i bisogni del comune, l’arti de’ alcune pietre con tali note che nessuno de’ letterati
muratori, fabbri ferrai, falegnami, ecc. (!!!) del paese han saputo finora diciferare.
Nella figulina non lavorano meno di 60 individui e Nel distretto che dicono Casteddu sono osservabi-
fanno varie opere sebbene grossolane. Siffatte mani- li alcune grandi pietre piramidali lavorate con arte:
fatture sono poi mandate nelle fiere su carri o ne’ ca- in altra parte alcune caverne che servono d’abitazio-
nestri sul basto de’ cavalli, e si portano da uno in altro ne a’ pecorai nel tempo che non vi è vidazzone.
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979 Nuraminis

NURAMINI, villaggio [vedi Nuraminis]. Nurapeci, Borro, Baralla e Sentis. Il comune di Nura-
chi fu l’ultimo di cui mancò la popolazione.
NURAMINIS, curatoria o dipartimento mediterra- Non furono però questi soli, perché troviamo an-
neo dell’antico regno di Plumino o di Cagliari, confi- cora indicato Schertes in questo dipartimento, e tra le
nante ad austro col distretto di Gippi o Gìppiri, a le- descrizioni particolari vedremo nelle numerose rovine
vante con Parte Dolia e Trecenta, a tramontana con che si osservano ne’ territori de’ paesi esistenti la prova
la Marmilla, a ponente col Giudicato di Colostrai, che i comuni erano in numero maggiore.
detto pure curatoria di Arbus. Forse Nuraminis non fu sempre capoluogo del
La sua maggior lunghezza da’ termini orientali di dipartimento, parendo seggio più degno del curato-
Nuraminis capoluogo a’ limiti settentrionali di Sellori re, o governatore e amministratore, Sellori, città for-
in sulla linea della grande strada, quasi nella linea mae- te in sulla frontiera del regno cagliaritano con Arbo-
stro-sirocco, è di miglia 12, e la sua larghezza da’ limiti rea, opposta al castello di Sardara.
con Dolia e col Colostrai è di miglia 11. Compensan-
do però il meno col più si ha una superficie di circa NURAMINIS, terra della Sardegna, capoluogo del
100 miglia quadrate, la quale nelle parti tra Serrenti e dipartimento del suo nome, che era una delle frazio-
Furtei è montuosa, nel resto piana con poche gibbosità. ni del Pluminese, ora capoluogo di un mandamento
Generalmente si scarseggia di acque, perché, come della prefettura di Cagliari, il quale comprende Ser-
avviene ne’ luoghi campestri, le fonti sono poche. renti, Monastir, Samatzai, e Villagreca.
Scorrono questa regione alcuni fiumi, il Botrani o La sua situazione geografica è nella latitudine
Caralita, e alcuni rivi che nascono nella medesima, 39°26'30", e nella longitudine occidentale dal meri-
quello di Samatzai e l’altro di Serrenti che influisco- diano di Cagliari 0°6'30".
no nel primo. Giace nel piano sulla sponda sinistra del rivo che
Molti tratti di terreno fanno letto alle acque de’ viene da’ colli di Serrenti, e quindi in esposizione a
torrenti, e si trovano però stagni e paludi di acqua tutti i venti. Patisce assai del calore, ma nell’inverno
salsa. Il principal bacino era quello di Sellori, al qua- la temperatura è mite sì che ci nevica di rado, né du-
le si è in questi ultimi tempi aperto uno sgorgo; ra il nevazzo più di tre o quattro giorni, e se ci gela, i
quindi la palude di Samassi e altre minori che saran- tenui cristalli sono risoluti dopo due o tre ore di so-
no indicate nei territori de’ paesi ove si trovano. le. La nebbia è una cosa solita dell’autunno e della
Mancano in questo dipartimento i boschi anche primavera nelle ore mattutine e vespertine, e la umi-
nelle parti montuose, dove presentemente sono rare dità è molto sentita. L’aria del paese non è certamen-
anche le piccole piante di macchia. Accade pertanto
te pura, non solo per quello che esalano le molte ac-
che debbansi i nuraminiti procacciarsene da altri di-
que ferme nella stagione calda, ma ancora per gli
partimenti, e raccogliere il cardo agreste, la tassia e
altre piante per bruciarle, e fino lo sterco vaccino, effluvii de’ molti fetidi pantani che sono ne’ cortili;
che secco è un buon combustibile usato principal- per il letame, che si ammucchia ne’ cortili e vi si tie-
mente per far bollire le caldaje del bucato. ne da autunno ad autunno, e per quello che è sparso
Mancano gli animali selvatici maggiori, i cervi, i in alcuni luoghi dentro l’abitato; per la putrefazione
daini, i cinghiali, non le volpi e i conigli. Gli uccelli delle foglie de’ fichi d’India che si lasciano cadute in-
minori di preda si vedono qua e là, e in certe regioni torno alle case, dove questa pianta spinosa fa riparo
sono in molto numero le pernici, e altre specie gentili. e siepe a’ cortili ed agli orti; da ultimo per i miasmi
È questa una delle regioni della Sardegna più no- che danno i cadaveri mal sepolti.
bili per feracità, essendo in massima parte le sue ter- Le case hanno quasi tutte un cortile avanti e un or-
re di gran forza generativa. to addietro. Nel cortile sono delle tettoje in due tre o
I fruttiferi vi prosperano bene, la vite produce ot- più lati, e avanti la casa una loggia, quasi vestibolo,
timi frutti, e se l’industria fosse più accorta, e mag- dove le donne stanno a far i loro lavori sulla lana o sul
giore il numero delle braccia si produrrebbe tre e più lino, quindi la loggia delle bestie, che dicono o stàulo
tanti che si produce attualmente, e come si può con- se è coperto a sala, o umbragulu quando il tetto che
getturare abbia questa terra prodotto in altri tempi, posa sopra i puntelli copresi di legna. In alcuni cortili,
quando erano migliori le condizioni locali. o piazze, come usan dire, sono degli alberi di frutta o
La popolazione di questo dipartimento distribuita di ombra, nell’orto deretano si coltivano fiori, piante
in sei comuni è di circa 11 mila anime, sicché se ne ortensi, verdeggian belle pergole, e molti vi hanno de’
devono assegnare 110 per miglio quadrato, la quale è bugni, dove cento, dove quaranta e dove assai meno.
una proporzione assai piccola, considerata la fertilità. I muratori fabbricano con le pietre fino a certa altezza
Veramente in tale e tanto terreno potrebbero sussiste- dal suolo, poi sopra questo zoccolo ordinano i matto-
re sopra ogni miglio tre centinaja e più di anime, ni crudi, composti di argilla mescolata di paglia e dis-
quante forse furono in altri tempi quando in questa seccati al sole, e formano varie sale e stanze; le sale di
regione esistevano gli altri comuni, de’ quali troviamo rispetto, che è l’appartamento più bello, comodo ed
menzione nelle antiche carte, e si vedono le vestigia. ornato, che il padron tiene sempre preparato per gli
Sopra i paesi che ancora persistono, e sono Nura- ospiti; le camere per le persone della famiglia, e le case
minis, Sellori, Furtei, Samassi, Serrenti, Villagreca, il che dicono di fuoco (domu de fogu), il magazzino del-
Fara notò un altro Nuraminis, Pramonti, Canzello, la paglia (domu de palla), il magazzino degli utensili
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Nuraminis 980

(domu de is aìnas), la cantina (magasinu de binu), il strada sotto un ponte. Dopo circa sei miglia dalle sue
granajo diviso da un solajo in due parti, dove si con- fonti declinando dalla prima direzione verso ostro-sci-
servano i cereali, la camera della macina (domu de sa rocco volgesi verso libeccio ed entra nel Botrano a
mola), dove si macina il grano, il ricovero dei porci ponente-libeccio di Villasor e in distanza d’un miglio
(domu de porcos), le stalle per i cavalli, e la piazza per da questa terra.
le vacche. I servi riposano nella notte or nella casa de- Il Venazzu-mannu proviene, come abbiam indicato,
gli utensili, or nella casa della paglia, or nella cucina, da salti di Samatzai, e cresciuto dalle fonti già notate e
dico nella casa del fuoco, sdrajandosi intorno al cavo da altre influisce in Flumini-mannu di Monastir.
(sa forredda) del focolare. Di animali selvatici è totale assenza in questo terri-
Territorio. Il territorio di Nuraminis si può com- torio, dove però non mancano le volpi e i conigli. Ne’
putare di circa 18 miglia quadrate. Piano nelle altre luoghi incolti trovansi pernici e altri uccelli di caccia.
parti, per non considerevoli gibbosità, elevasi poi in Popolazione. Nell’anno 1842 erano in Nuraminis
colline verso la parte di Serrenti e di Samatzai. famiglie 365 ed anime 1525, distinte nelle due clas-
Come già notai nell’articolo precedente anche la si, maggiori di anni 20 maschi 490, femmine 500,
regione montuosa è spoglia di vegetabili, e solo si minori maschi 260, femmine 275.
trovano rare e meschine piante di lentisco (moddiz- Generalmente i nuraminiti sono gente laboriosa e
zi). La regione piana dove è ancora incolta ha solo il pacifica, essendo adesso più rare le inimicizie che in
cistio (murdegu). altri tempi fremevano più frequenti e feroci, e acca-
La parte occidentale più bassa e piana di questo dendo rarissimamente che si commetta un delitto
territorio è arida, e bisogna scavare per aver l’acqua, grave. Per una miglior educazione verrà poi a mancare
ma salmastra e amara, al bisogno degli abitanti, e il maluso de’ piccoli furti, e sarà universale la sobrietà,
degli animali; la parte orientale ha delle fonti, e alcu- della quale ora si deve lodare della massima parte.
ne sono considerevoli e scorrono in rivolo. I medesimi hanno corpi robusti, duri alla fatica, e
Noterò queste: 1. la fonte (sa mitza) di Segafeno una sanità ferma contro non poche cause morbose.
presso le rovine (su ruinale) del paese di questo nome Alcuni vivono oltre l’ottantesimo.
a tre quarti da Nuraminis, in sulla via a Donori, il cui Le malattie più frequenti e spesso mortifere sono
rivolo entra nel fiumicello proveniente da Samatzai, infiammazioni, massime dell’addome, e febbri pe-
che dicono Venazzu-mannu; 2. la fonte dei pioppi riodiche autunnali per lo più complicate.
(deis linnalbus) non minore in copia alla precedente e Curasi la salute de’ medesimi da un medico, da
come quella accolta nel predetto fiumicello; 3. la fon- un chirurgo, e da due flebotomi. Prepara le medici-
te Giuarda presso la via di Cagliari, la cui gora mette ne uno speziale, e sono per assistere le partorienti
capo dove le precedenti; 4. la fonte di Sisinniboi, altro due levatrici.
influente del Venazzu; 5. la fonte di Ferrante presso a’ Molti nuraminesi de’ più vecchi usano il cojetto
termini con Samatzai, nuovo aumento al predetto ri- (su colletta), con cui difendonsi meglio dall’intempe-
vo; 6. la fonte della Frisa che parimente appartiene al rie delle stagioni, che gli altri, a’ quali spiace questa
piccol bacino del Venazzu. veste de’ loro maggiori, perché dispregiata da uomi-
L’acqua di queste fonti lodasi quanto per copia e ni arroganti e sciocchi. Le altre vesti sono la gabanel-
perennità, tanto per bontà. la, il sago o sajo (su sacu de coberri), la pelliccia, i
Nel nuraminese sono poi a notare le paludi salse, borsacchini di pelle nell’estate, di panno nell’inver-
delle quali alcune restano assorbite da’ calori estivi, no. Quanti vestono alla nazionale nutrono la chio-
altre diminuiscono solamente. ma divisa in treccie, portano il coltello traversato
La prima fra queste è quella che dicono Pauli de nella cintola di cuojo, e sempre che van fuori di casa
Orri, la quale in sua pienezza occupa un’area di circa un bastone lungo.
90 starelli. Nella estate vi si cristallizza un po’ di sale, In Nuraminis è un solo casato nobile, quello de’
quando però l’acqua non sia stata stemperata da Ruda, ma si trovano molti grandi proprietari, da’
grosse pioggie; la seconda, Pauli dessu giuncu, pari- quali si esercita in grande l’agricoltura, e non dispre-
mente salata, che copre non meno di 40 starelli di giasi la pastorizia, sebbene la regione non sia molto
terreno in sulla via a Villasor in distanza da Nurami- favorevole. Tra questi si possono nominare i Bagella,
nis di 3/4 d’ora, e nell’estate svapora, sebbene resti- i Pisani, i Vacca, i Corona, i Cappai, i Sercii, ecc.
no nel fondo degli acquitrini per vene che vi spiccia- Dopo questi vedonsi in tanto numero i proprieta-
no, e fan vegetare molto fieno e giunco, donde il suo ri minori, possessori di terre, vigne e case, che sono
nome; la terza Pauli-mannu in via a Samatzai a mez- forse i tre quinti delle famiglie. Gli altri vivono dal
z’ora da Nuraminis di starelli 30; la quarta nella stes- lavoro, e sieno rari quelli che abbian bisogno dell’al-
sa direzione, e in minor distanza, detta comunemen- trui carità per la sussistenza.
te Su bennazzu de Casùla, la quale sol d’inverno è La massima parte de’ nuraminiti sono agricoltori;
palude, e resta nell’estate umidosa nelle parti dove il rimanente è ripartito nelle altre professioni minori,
sono scaturigini. e possiamo numerare pastori 50, falegnami 6, scarpa-
Fiumi. Rio Forada, o deis Foradas. Ha sua origine ri 10, sarti 8, bottari 5, muratori 10, ferrari 5, argen-
in alcune fonti de’ salti di Serrenti, donde scorre ne’ tieri 3, e fabbricatori di mattoni (làdiris) i più pove-
salti di Nuraminis traversando presso il paese la grande ri, che non impararono miglior mestiere.
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981 Nuraminis

A questi si aggiungono negozianti, e carrettonieri, spesso seminati nella proporzione seguente d’orzo
10, bottegari e osti 20, mercanti 2: quindi dieci no- 1/5, di fave e legumi 2/5, di lino 1 o 1/2. Ne’ legu-
tai, e una trentina di sfaccendati che si dicono lette- mi i più comuni sono piselli, ceci, e lenticchie.
rati, perché si vantano di saper leggere e scrivere, e La produzione del frumento varia secondo la mag-
fanno, quando possono, i procuratori. giore o minor bontà dei terreni dal trentuplo, e più, al-
Le donne lavorano con molta costanza su’ telai l’ottuplo. Se alla forza delle terre si aggiunga il lavoro
per la famiglia. del colono, la sarchiatura, la moltiplicazione del seme è
La principale e comune ricreazione è la danza o più considerevole. Parimente si ha un frutto maggiore
nella piazza prossimamente alla parrocchiale e al ci- da un suolo che sia letaminato e meglio ancora se siavi
mitero, o nelle case; ed è tanto l’amore che si ha per tenutasi la mandria.
questo movimento fatto all’armonia delle canne, o Si lavorano anche i narboni, ma il loro frutto è mi-
del piffero e tamburo, che non si posson tenere da nore di quello che ottienesi in regioni montuose, dove
prendervi parte co’ giovani molte persone già provet- siasi incenerito il bosco; e si ha ragione di questa scar-
te in età, uomini e donne anche di più di 60 anni. sità nella mala natura delle terre che restano perciò
Nel carnevale i giovani si mascherano, e corrono neglette, ed essendo sabbiose non si può impinguarle
su’ cavalli o in pareggia, come dicesi di due o più che con le ceneri delle piante che mancano. Secondo gli
corrono abbracciati, o gareggiano in sa saltiglia a uc- accidenti della stagione un narbone, e direm per più
cidere passando di fuga un pollo sospeso. chiara intelligenza un novale, un campo non ancora
Ne’ mortori è spesso usato il compianto in versi arato o da molti anni inerte, può dare dal 15 all’8.
da qualche consanguinea della persona defunta. L’orzo produce quanto il grano, le fave altrettan-
Lo zampognatore, o il suonatore, suol essere con- to, i legumi danno soventi anche il 30. Un moggio
dotto da’ giovani nubili (is bagadius) che gli prometto- di lino rende 12 fasci ciascuno di 12 manipoli (ma-
no e danno, i maggiori una quarra (mezzo starello), nigas), di seme star. 3 o poco più.
gli altri o sei imbuti, o un quartuccio, cioè il quarto Le spese per la coltura di un moggio di terreno
dello starello, che è imbuti quattro, regolandosi questa dalle prime operazioni sulla terra sino ad aver in casa
proporzione dalla maggiore o minor parte, che per il frutto sono calcolate anche in Nuraminis a 50 lire
l’età e le occupazioni possano essi prendere ne’ sollaz- nuove.
zi. Nelle feste principali uno de’ primari giovani passa Le operazioni sono: 1. Sa vervattada quasi disso-
attorno nell’ora della danza, domanda la buona grazia damento (dal latino vervactare, del quale rimase ver-
per il suonatore al quale poscia porge una ventina o vactum maggese); 2. Sa torrada de manu cioè secon-
trentina di franchi. da mano; 3. Sa retorcida e dire ritorsione, perché si
Il vitto ordinario della massima parte è la pasta e i rivolge la terra in un altro senso che si è operata nel
legumi, e in certe stagioni i prodotti ortensi, cavoli, primo e secondo; 4. Sa plena cioè la seminagione il
lattuche, ravanelle ecc., in altre le frutta. riempimento che fassi o spargendo il seme, o gittan-
Mangiasi gran quantità del cardo agreste (cardu- dolo nel solco. Prima della ritorsione la terra si puli-
reu), che nasce soventi fra’ seminati, e produce car- sce di tutte le piante, e quando il seminato cresce, o
cioffoli di amarissimo gusto, che vuol essere tempe- si sarchia o si ripulisce. Susseguono poi le operazioni
rato con molto vino o vinello. per la raccolta; la mietitura, il trasporto all’aja nelle
Bevesi vino tutti i giorni, e mangiasi carne la do- gerle (cerdas), la tritura (treula), la ventilazione, o lo
menica. Ciascuna famiglia fa la cotta, cioè fa e cuoce spagliamento (su sbentulu), il cernimento (sa cèrri-
il suo pane per provvista d’una settimana. da), quindi il trasporto al granajo.
La scuola è frequentata da pochissimi ragazzi, forse L’orticultura è negletta, e non si possono indicare
non più di 20. Le persone che san leggere e scrivere so- più che due orti con molino per irrigar la terra, e
no in piccolissimo numero, come ho indicato di sopra. dieci senza acqua. Si coltivano varie specie, ma non
Siede, come significai, in Nuraminis il magistrato più che sia d’uopo al bisogno delle particolari fami-
del mandamento. Il giudice tiene due segretari, uno glie. Gli altri si provvedono dagli orti di Monastir e
in 1° e l’altro in 2°, così per non dire il secondo pro- s. Sperato. Le patate non sono di buon gusto per
segretario. questi come per altri coloni, valligiani, che amano il
Il consiglio del comune componesi di sette consi- bel pane di frumento.
glieri e di un sindaco. Il vigneto occuperà non meno di 300 starelli di
Agricoltura. Il territorio di Nuramini è nella mas- territorio, in cui si avranno non meno di 1,400,000
sima parte ben riputato per la sua fecondità, nelle al- fondi, ed è di una notevole prosperità.
tre arido o salso (assalsau). Le viti che si coltivano sono quelle dalle quali si
I numeri ordinari della seminagione sono i se- hanno le uve, nominate corniola, apresorgia bianca e
guenti, starelli di grano 1800, d’orzo 350, di fave e nera, merdolino, bragiu-mannu, axina de’ s. Salba-
legumi 600. dori, sparedda, tita de bacca, le quali si mangiano;
De’ principali alcuni arano a proprio conto fin l’alopo che pur si mangia e si fa appassire; il nura-
190, gli altri secondo il numero de’ gioghi che han- gus, il semidano, la bianchedda, l’arramungianu, e
no al servigio; chi ha un solo giogo non ara meno di l’ogu-e rana, da’ quali si fa vino bianco dolce; il bo-
10 di grano, e altri 7 degli articoli minori, che sono vali da cui si fa vino nero gagliardo; il manzesu che
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si fa appassire e dà ancora vino nero; la nieddera da Ne’ cortili delle case si hanno oche, galline, polli
cui hassi egual prodotto; quindi quelle più conosciu- d’India, colombi, e cani per guardia del cancello (sa
te, moscatello bianco, girone, cannonao, monica, jecca) o del portone; i giumenti dopo fatto il servigio
malvasìa, vernaccia, dalle quali sono prodotti celebri nella casa si mandano sotto la guida dell’asinajo co-
vini; il moscatello nero che si mescola nel vino, ecc. mune nel prato, nell’estate di buon mattino sino alle
Un moggio di terreno piantato a viti vinifere può ore calde, poi un’altra volta quando rinfrescasi l’ora
dare per ogni filare (giuali) di 60 fondi una mariga, pomeridiana; nell’inverno lasciansi nel pascolo sino
cioè quartare 8; però tutto il vigneto si può compu- alla sera, e allora ciascuna famiglia ripiglia il suo. Il
tare che produca marigas 20,000. Il vino comune è pastor de’ giumenti ha retribuito per sua mercede al-
di molta bontà, il moscatello poi è il più pregiato l’anno un quartuccio per ogni maschio, e metà per
tra’ vini gentili, da quelli massimamente che amano ogni femmina. Quando quella dà il feto egli riceve
il dolce e dalle donne. qualche dono, e fa poi una buona raccolta nel sab-
Del mosto una piccolissima parte cuocesi a sappa bato santo e nella vigilia del natale di pani fini (coc-
per la provvista, quello che non è molto buono al cois e moddizzosus) di focaccie di cacio abbrustolite, e
gusto si brucia in quattro o cinque lambicchi, e la di vino. Egli è insieme uomo di altri uffici pubblici,
parte che sopravanza al consumo si vende a’ paesi vi- e dico becchino, e messo del comune, che è come
cini, a Samatzai e Villagreca. usciere o banditore ecc.
Fruttiferi. Ne’ predi saranno da circa 12 mila al- Commercio. I nuraminiti possono vendere di frut-
beri fruttiferi, palme, peri, fichi, albicocchi, peschi, ti agrari per 40 mila lire n., di frutti pastorali per lire
meli, susini, di più varietà, mandorli, ulivi ecc. La 20 mila.
coltivazione di quest’ultima specie comincia a preva- Gli articoli agrari sono frumento, orzo, legumi,
lere; ma non altri che un solo poté finora farne olio frutta, vini; i pastorali formaggio, lane e pelli.
mandando il frutto in Sellori. Per il commercio con Cagliari hanno essi il co-
Si è cominciata la piantagione de’ gelsi, ed è da spe- modo della grande strada, ma con gli altri paesi tra’
rare che la vista dell’utile farà che molti l’imprendano. quali non scorre quella linea devono subire nell’in-
Barrancelli. Alla custodia delle proprietà vegliano verno gravi difficoltà per le vie fangose, in alcuni
i barrancelli che sono uomini 21, tra’ quali un capi- tratti delle quali il fondo mal fermo cede al peso del
tano, quindi quattro capi, ciascuno de’ quali coman- carro o del cavallo (cotesti gorghi fangosi diconsi da’
da a quattro uomini. Ogni capo co’ suoi uomini fa sardi sciuscioni o tremuleus), e vi restano così inca-
la guardia per 24 ore. I barrancelli girano di giorno e gliati, che voglionsi sforzi immensi a trarneli.
di notte or solitari, or a due, or insieme per sorpren- Si tengono alcune fiere in occasione delle feste
dere i ladri, o i malfattori che spesso fanno guasti principali.
non per proprio guadagno, ma per cagionar perdita Religione. La parrocchia di Nuraminis compresa
a’ barrancelli, che sono tenuti a’ danni. I proprietari nell’arcivescovado di Cagliari è governata da un vica-
pagano al corpo barracellare secondo la stima delle rio, coadiuvato da altri due preti.
cose consegnate, o siano piante o sieno capi. La chiesa maggiore è sotto l’invocazione di s. Pie-
Pastorizia. Il pascolo d’erba è piuttosto copioso se tro, ben fornita di sacri arredi e tenuta con decoro.
non falliscono a tempo le pioggie, il pascolo di fron- Ha sette cappelle e l’altar maggiore.
de in tanto denudamento del terreno è assai scarso. Le chiese minori sono intitolate, una da s. Antonio
Quindi gran parte de’ branchi devono nutrirsi in abbate, l’altra dal Carmine, e una terza fuori del paese
salti stranieri. che è nominata dal m. s. Lussorio. Eravene prima una
Il numero del vario bestiame era nell’anno suindi- quarta, la Madonna delle grazie, che si lasciò cadere.
cato, come nelle seguenti note: nel manso, buoi per Alla chiesa del Carmine è annesso un conventino,
l’agricoltura 600; vacche mannalite 200; cavalli 150; od ospizio, de’ Carmeliti.
majali 60; giumenti 500: nel rude, vacche nella Le feste principali sono; la prima per il titolare
maggior parte dell’anno pascolanti in altri territori, e della parrocchiale, con balli pubblici, corsa de’ bar-
ritornanti in questi salti nel tempo delle stoppie (sa beri, fuochi artificiali, gran frequenza di ospiti, e
stula) 2,000; capre, parte delle quali nutronsi nel sal- mercato; la seconda per s. Lussorio più notevole del-
to proprio, parte in quello d’altri 1,800; pecore la precedente in tutti i rispetti, che occupa due gior-
3,500; porci 1,400, nelle terre di Nuramini, e in al- ni il 21 e il 22 di agosto. Nel giorno 20 trasportasi
tre; cavalle in altre regioni 900. processionalmente con gran pompa e divozione il si-
La mungitura cominciasi da mezzo il febbrajo per mulacro del Santo dalla parrocchiale nella sunnomi-
terminarsi a’ primi di settembre; le vacche conserva- nata chiesa rurale, che trovasi fra il vigneto; donde
no tutto il latte a’ loro vitelli. La manipolazione di in simil modo riportasi nella mattina del 23, con
questo non è in tutto quale dovrebbe essere, e però il l’accompagnamento solito de’ miliziani. Le donne
prodotto non ha tutta la bontà che potrebbe avere. devote si onorano di appendere al simulacro i loro
Sulla sanità del bestiame si hanno nozioni oscure, più preziosi giojelli, i quali sbattendosi nei movi-
e la veterinaria si conosce poco più che nulla. menti danno un forte stridore.
Il macello è aperto tutti i giorni, e vi sono nel Per questa solennità si nominano ogni anno cinque
paese almeno ne’ dì festivi sei banchi. compagnie, la prima di due ammogliati, la seconda di
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due nubili, la terza di questi pastori, la quarta di due NURAXI-NIEDDU, o Nuragi-Nieddu, villaggio della
mastri, la quinta di due socii agrarii (hominis de accor- Sardegna, nella provincia di Busachi, sotto il manda-
diu), e ciascuna di queste deve dal proprio e dalla mento e la prefettura di Oristano, già compreso nel
questua che faccia nella rispettiva classe, comprare un Campidano maggiore, dipartimento del Giudicato, o
palio per i quattro premi, tre a’ cavalli maggiori e uno regno di Arborea. Questo nome provenivagli da un nu-
a’ polledri, della corsa del primo giorno; e per l’unico raghe di pietre nere di basalto.
di quella del secondo che deve darsi da’ compagni La sua situazione geografica è nella latitudine 39°56',
agrarii a quello che vince la prova tra’ molti cavalli di e nella longitudine occidentale dal meridiano di Ca-
sella che in quello corrono. Ciascuna compagnia stu- gliari 0°30'.
dia a distinguersi per il pregio e la grandezza del palio, Siede nel gran Campo Arborese a circa mezzo mi-
che se non sia stata per meschina raccolta scarsezza di glio dalla destra sponda del rivo e all’orlo solito delle
denaro, sono di broccato d’oro e d’argento, di sete in- innondazioni di questo fiume, dove però si patisce
fiorate, e alcuni lunghi fino 120 palmi. Chi vince il non poca umidità dalle terre basse, su cui esso si slar-
primo premio sceglie quel che più gli piace, il secon- ga. Quanto sia il calore estivo, quando manca il ven-
do prende de’ due rimanenti quel che gli par miglio- ticel marino, si può ben intendere, e si può parimen-
re, il terzo prendesi il rifiuto de’ due primi. te presumere la frequenza e crassezza della nebbia
Le altre feste maggiori sono per s. Antonio di Pado- primaverile e autunnale. La neve, come nei luoghi
va, per s. Isidoro, per s. Daniele, per la N. D. d’Itria e dello stesso piano, vedesi rare volte, la pioggia è piut-
per s. Rita, per l’Assunta, il Rosario e s. Francesco tosto scarsa, la grandine spesse volte dannosissima.
d’Assisi. L’aria insalubre da mezzo il giugno a tutto ottobre.
Per s. Isidoro si conducono processionalmente non Il territorio Nuraxinieddu è così largo che potreb-
meno di 60 gioghi, ben adorni nelle corna, e si fanno be bastare a più che tanto di popolazione.
pubblici balli nella piazza presso la chiesa, come pari- Mancando le sorgenti si dovettero scavare de’ pozzi
mente si fanno per le altre feste. per il bisogno delle famiglie, del bestiame e degli orti.
Si può notare una sola confraternita sotto il pa- Un rivolo (Riu de Beradus) proveniente dai salti di Sia
trocinio della Vergine del Rosario. majore passa all’orlo dell’abitato a levante, e si versa
Antichità. Non rimane che un solo nuraghe e di- poco dopo nel fiume.
strutto a metà, che i campidanesi dicono Domu de Agricoltura. Questo terreno è di una fertilità ma-
Orcu nella serra deis Cannigas. Probabilmente resta- ravigliosa, e se or la siccità, or le nebbie, or le innon-
no sotterra le fondamenta di altri, i cui materiali fu- dazioni del Tirso non nuocessero, si avrebbero rac-
rono adoperati per costruzioni. colti immensi.
Popolazioni antiche. Entro il territorio di Nurami- La quantità delle varie semenze che si danno al
nis sono non pochi luoghi, ne’ quali appariscono ve- medesimo si possono determinare a starelli di grano
stigia di antiche abitazioni, le quali forse in alcun 300, d’orzo 100, e ad altri 200 complessivamente di
tempo coesistettero. fave, granone e legumi.
In Segafenu, e presso sa mitza deis linnalbus in di- Del lino che si semina si sogliono avere circa 30
stanza di mezz’ora dal paese a sinistra della via a Do- cantare.
nori: in Siùtas in distanza di 3/4 a sinistra di chi va Nelle terre prossime al fiume si coltivano i mello-
verso a Samatzai passando per Villagreca: in Prumontis ni, che vengono grandi e gustosi.
in distanza di 3/4 nella via per Segario a destra, dove I coloni mancano di arte e diligenza nel vinificio,
esiste un pezzo di muro della chiesa dedicata a s. Ma- ed è perciò che i vini sono di minor bontà di quelli
ria: in Nuracesos in dist. d’1/4 nella via per Villagreca che danno le vendemmie de’ vicini paesi. Quasi la
presso la grande strada a sinistra: in s. Lussorio in dist. metà del mosto si brucia per acquavite.
di 20 min. in direzione alla palude Orri: in s. Martino I fruttiferi non sono in minor numero di 25 mila
in distanza di 1 ora nella via per Villasor a sinistra: in individui, e appartengono alle specie degli olivi, de’
s. Barbara in dist. di 1/2 ora nella via per s. Sperato: peri, pomi, susini, albicocchi, fichi, agrumi.
in s. Sadurru in dist. di un’ora nella via di Cagliari a Un grande spazio di terreno è chiuso per predi, ne’
destra: in Sa guardieddu de Minnia in dist. di un’ora quali si semina e si lascian a pastura le bestie domite.
nella via ad Ussana a sinistra: in Nuramineddu in dist. La sua area si può computare di circa 350 starelli.
d’1/4 nella via a Cagliari alla stessa mano. Pastorizia. Gli animali che si nutrono nel territorio
Se pure queste popolazioni siano state piccole, p. sono buoi, pecore, cavalli e giumenti. I buoi sono cir-
e. di trecento anime, resterà vero che il territorio di ca 220, le pecore 600, i cavalli 20, i giumenti 60.
Nuraminis era più popolato, e dovea essere meglio D’animali selvatici non si hanno che i soli conigli
coltivato, che sia al presente nelle regioni distanti dal e le lepri.
seggio delle famiglie agricole. Popolazione. Il comune di Nuraxinieddu compo-
Se non tornisi in quest’antico sistema di distribui- nesi di famiglie 50, e di anime 360. In esso si com-
re i cultori in varii siti, molto terreno resterà inerte, putano annualmente nascite 10, morti 6, matrimoni
o darà pochi frutti, e conseguiterà che per la ristret- 1. Comecché l’aria non sia salubre in certi tempi,
tezza de’ mezzi della sussistenza rimarrà sempre pic- nonpertanto quelli che trapassano la troppo pericolo-
cola la popolazione del regno. sa età puerile e giungono a virilità resistono robusti
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Nureci 984

anche alle maligne influenze, perché, come pare, la delle quali le due prime, onde bevono gli abitanti, so-
salubrità del vino che dicono vernaccia neutralizza il no perenni e copiose.
veleno che si respira mescolato all’aria, e questo è pu- Il territorio non è però solcato da rivi di continua
re dissipato dal calore del fuoco, a cui gli abitanti so- corrente; ma alla parte di levante è bagnato per una li-
glion sedere nella serina. Molti vissero oltre l’ottoge- nea di circa 5 miglia dal fiume, che dicono Imbessu, o
simo anno della vita. Le malattie più frequenti sono Inversu, cioè ritroso, perché ne’ suoi errori spesso dopo
dolori laterali, idropisie, coliche e infiammazioni. alcuni passi in avanti ne fa altri indietro. Il suo letto
Dopo la professione agraria, la quale è principalis- riempiesi talvolta repentinamente per le pioggie cadute
sima, sono pochi quelli che diano opera alla pastori- sulle terre alte di Nuralla, la corrente freme e non si
zia ed a’ mestieri. Non v’ha casa, dove non si lavori può guadare, ma devesi varcare sopra alcune travi di-
sul telajo. stese fra due rupi per passaggio a’ pastori e agli altri che
Religione. Gli abitanti di Nuragi-nieddu dipendo- vogliono andare nella montagna ghiandifera e terre
no dall’arcivescovo di Oristano, e sono curati nello prossime. In nessuna parte si fermano le alluvioni.
spirito da un prete che ha titolo di vicario. Il selvaggiume non è tanto frequente, quanto ne’
La chiesa parrocchiale è intitolata dall’apostolo s. prossimi territori; tuttavolta i cacciatori tornano so-
Giacomo. Nel salto vi è una cappella nominata dalla venti con qualche daino, con alcuni cinghiali, pren-
v. e m. s. Vittoria, distante dal paese cento trenta pas- dono conigli e lepri, e tra i volatili, pernici e merli.
si, intorno alla quale è chiuso il campo santo. Agricoltura. Le terre di Nureci rispondono, se il cie-
Antichità. In questo territorio era in altri tempi lo sia benigno nell’innaffiare i lavori, a’ desideri de’
un altro paese, chiamato Biddalonga. Le rovine della coloni.
sua parrocchia si possono vedere entro l’oliveto de’ Le semenze diverse sono sparse nelle seguenti mi-
padri delle scuole pie d’Oristano; essa avea per tito- sure; starelli 600 di grano, 100 d’orzo, 50 di fave e
lare s. Marco, nome che ancora conserva il sito. 25 di altri legumi; e la moltiplicazione comune del
Nuraxinieddu era compreso nel marchesato d’Ar- grano si può determinare al 10, quella dell’orzo all’8,
cais, del quale ragioneremo poi nell’articolo d’Ori- quella delle fave ad altrettanto ecc.
stano in sua parte storica. Di lino se ne semina tanto, che ordinariamente
In questo paese avevano i regoli d’Arborea casa e sono raccolte mille libbre di fibra.
terreni di patrimonio privato, come consta da una Il vigneto è piccolo, e il mosto di bontà minore,
carta del 1131, di cui diè cenno il baron Manno tom. che si riconosce in quello de’ paesi vicini, e così non
2, p. 223. Una di queste terre era stata ceduta dal solo per la mala scelta del terreno, ma ancora per la
giudice Torbeno a Costantino Dorrubbu per un ca- poca intelligenza de’ manifattori.
vallo di pelame rossiccio. Il prodotto della vendemmia non suole sopravan-
zare le ducentoquaranta marigas, anfore, che tutte si
NURECI, villaggio della Sardegna nella provincia consumano nel paese senza bruciarne alcuna parte
d’Isili e nel mandamento di Senes, della prefettura per acquavite. Si hanno otto varietà di uve.
Le piante fruttifere non sono né in gran numero,
d’Oristano, e in altri tempi uno de’ componenti della
né di molte specie; quello forse non è maggiore di
curatoria di Parte Valenza del giudicato di Arborea.
tre migliaje, queste si ristringono a noci, mandorli,
È situato geograficamente nella latitudine 39°49',
susini, fichi, peri e pomi.
e nella longitudine occidentale dal meridiano di Ca- Sono in questo territorio predi chiusi 185 tra vi-
gliari 0°9'. gne e tanche, e possono complessivamente compren-
Siede entro un cratere tra varie eminenze, le quali dere circa 500 starelli; il che è una piccola frazione
lo proteggono da molti venti, non dalla tramontana, di tutta la superficie, e significa che le tanche sono
levante ed austro, e vi si dee però soffrire dal calore, comunemente piccole.
dall’umido e dalla nebbia, che non è sempre inno- Due sono le regioni boscose, una nominata di
cente a’ vegetabili ed agli animali. L’aria, come quin- Ladus, dove tra il bosco frequente gli alberi ghiandi-
di si può dedurre, non è in ogni tempo sana. feri sono ancora giovani, e tienesi a pascolo il bestia-
La superficie territoriale si computa di circa venti me manso; l’altra che dicono Montemannu de Turri-
miglia quadrate, ed è rilevata qua e là per considere- gas è ingombra di lecci e di quercie annose. L’area
voli gibbosità. d’ambe insieme si può determinare di starelli 500.
Intorno al paese sono cinque colline, la prima che Pastorizia. Non è questa tanto estesa quanto potreb-
dicono Pomponissa, la seconda di Nuragi, la terza di be essere per la grandezza de’ pascoli. Il numero ordi-
Muru-Cubellu, la quarta Planu-Irba, la quinta Planu nario delle varie specie può tenersi quale qui si nota.
de Monti. Più lungi sono altre eminenze, una nella Bestiame manso, buoi 250, cavalli 35, giumenti
regione denominata Ginerri, da sulla quale spazia 120.
l’occhio in un vasto orizzonte, un’altra in Planu-Ol- Bestiame rude, vacche 50, capre 400, porci 300,
lastu, una terza in Urrieli. pecore 1000.
Le acque sono scarse, pochissime le fonti, e da no- I buoi pascolano nei prati chiusi e ne’ vacui delle vi-
tarsi sole quattro, una che dicono Funtana de susu, l’al- dazzoni; le pecore in qualche stagione entrano nel pra-
tra Orxia, la terza di Genadas, l’ultima di Magumadas, to, le capre nel paberile e ne’ salti fuori delle vidazzoni.
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985 Nurri

Il formaggio lodasi per la bontà; ma per la sua Siede nella falda occidentale del Corturas colle
piccola quantità non se ne manda nel commercio. conico con circonferenza alla base di circa 6 miglia,
Popolazione. Nel 1839 si numeravano in Nureci però protetto da’ venti del levante ed esposto agli al-
in famiglie 110, anime 455, maggiori d’anni 20 ma- tri, ma non a tutti egualmente per i ripari che sorgo-
schi 128, femmine 115, minori maschi 117, femmi- no in alcune parti, e fondasi sopra uno strato delle
ne 95, ed era la media delle nascite 15, delle morti materie eruttate dal vulcano, del quale sono ancora
9, de’ matrimoni 3; l’ordinario corso della vita a 60 permanenti le traccie sulla sommità della eminenza a
anni, la quale frequentemente cede per coliche e do- distanza di men di un miglio.
lori laterali. Quivi passa la via regia che mena nell’Ogliastra
Nel censimento del 1678 in occasione del parla- traversando il Flumen-Dosa sopra un ponte di pietra
mento di s. Stefano, Nureci avea 129 fuochi. costrutto a spese del comune nel 1753 sotto la dire-
Dopo le professioni dell’agricoltura e della pasto- zione dell’architetto Giuseppe Dessi di Cagliari.
rizia, i mestieri particolari appena complessivamente Il termometro levasi nell’estate a 27° e 28°, nell’in-
comprendono 15 persone. verno oscilla fra’ 12° e 0° secondo i venti che domina-
Il telajo è quasi in ogni casa e opera per la provvi- no. Di rado discende più sotto, e allora il ghiaccio che
sta della famiglia. formasi nella notte non ispessisce mai più di un dito,
Alla scuola primaria non vanno che quattro fan- né il nevazzo dura più di otto giorni solitamente non
ciulli. più alto di due spanne, avvenendo solo a lunghi tratti
Religione. I nurecini sono nella giurisdizione del- di tempo che lo strato sia denso un metro e più.
l’arcivescovo d’Oristano; la parrocchia è amministra- Nella primavera e l’autunno per la prossimità del
ta da un rettore assistito da un altro prete. Flumendosa la nebbia spargesi sopra il suolo, e assai
La parrocchiale è intitolata dalla santa v. m. Bar- crassa nella mattina e nella sera, e accade che il sole
bara. Le chiese minori sono due, una all’estremità non la possa diradare e resti l’aria intorbidata uno o
del paese, ed ha nome dal m. s. Sebastiano, cui si più giorni. Quando la stagione è calda sogliono di
eresse in monumento del passato pericolo da quelli tanto in tanto sopravvenire dei temporali di grandi-
che sopravvissero alla mortalità della peste; l’altra in ne e fulmini, e la grandine fa talvolta gravi guasti.
distanza di mezz’ora verso austro nella regione di L’aria di Nurri potrebbe essere più salubre e pura
Genadas, ed è appellata dalla N. D. d’Itria. se si togliessero tante sorgenti di miasmi, quante so-
Le principali solennità accompagnate da pubblici no ne’ letamai che si ammucchiano all’orlo del paese
divertimenti, e talvolta con spettacolo di corsa, sono e dentro, come pure ne’ pantani de’ cortili.
per la titolare della chiesa maggiore e per quella di Pochi benestanti fanno esportare l’immondezze
Genadas. delle stalle e delle case sulle loro terre, tutti gli altri le
Genadas. Era questa un’antica popolazione, la qua- gittano ne’ luoghi indicati, dove poi si appiccia il
le per le continue vessazioni che pativa dalle masnade fuoco per consumarle con grave molestia al senso
de’ malviventi, che saccheggiavano le case e si porta- dal fumo ingratissimo che si sparge intorno.
van via le fanciulle, lasciò l’antica sede sulla gran via, e Devesi qui dire che nulla sia più pernicioso della
andò in Nureci non già fondando il paese di questo peste dei cadaveri, la quale sentii nella parrocchia,
nome, ma accrescendolo. Il tempo, quando accadde dove a dispetto della proibizione si seppellivano i ca-
questa trasmigrazione, non è definito, ma perché di daveri, e nella cappella di s. Ambrogio dove si porta-
Genadas esistente non resta indizio in nessuna carta vano i corpi morti de’ poveri e degli orfanelli, i quali
antica, però è lecito congetturare assai lontano questo vi restavano insepolti; perché non potendosi aprir
fatto, e forse da riferirsi al sec. XIII o XIV, e supporre fossa nella roccia su cui è la chiesetta, altro però non
in quegli invasori i barbaracini. si faceva, che gittare alcuni pugni di terra, quanto
Nuraghi. Sono nel territorio di Nureci tre di cote- bastavano a coprirli alla vista.
ste costruzioni, una che dicono di Planu des Monti, Nella costruzione delle case di questo paese è ado-
l’altra in modo semplice Nuragi, la terza Perdonadas, perata solamente la pietra, e si opera secondo il dise-
delle quali restano appena le parti più basse. gno delle case de’ villaggi del Campidano con cortile e
loggie avanti, orticello a dietro, e vari appartamenti
NURRA, gran dipartimento dell’antico regno del per gli ospiti, la famiglia, la cucina, il magazzino ecc.,
Logudoro in Sardegna… La sua descrizione è com- come poco fa abbiam notato descrivendo Nuraminis.
presa nell’articolo Fluminaria. Le vie sono irregolarissime, storte disugualmente lar-
ghe, aspre e in alcuni tratti pantanose d’inverno.
NURRI, villaggio della Sardegna, nella provincia e Territorio. La superficie del nurrese si può computare
prefettura d’Isili, capo luogo di mandamento con giu- non molto maggiore di miglia quadrate 26. A levante
risdizione sopra Orròli e Villanova-Tulo, già compre- ha per limite il Flumendosa, a settentrione il Carrullo,
so nella curatoria di Seurgus del regno Pluminese. a ponente il primo de’ rivoli del fiume Molargia. L’abi-
La sua situazione geografica è nella latitudine tato è presso al limite australe in vicinanza di Orroli.
39°43', e nella longitudine orientale dal meridiano Questo territorio è compreso in mezzo alla distrut-
di Cagliari 0°7'30". ta superficie del grande altipiano, del quale il monte
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Nurri 986

Cardiga è una delle parti maggiori, e restano ancora raccolte nella Piscina di Cucuru de domos, presso il
visibili alcuni frammenti nel dorso orizzontale delle paese. Né pur nella grande estate si dissecca in tutto.
varie eminenze che sorgono intorno, le quali siffatte Boschi. I principali sono quelli di Planumuru nelle
eminenze spianate che ne’ luoghi a ponente diconsi pendici e falde del monte fino al fiume Dosa, per il
giare (jaras), qui come pure nell’alta Ogliastra sono quale è separato da’ boschi della Barbagia, e quello
dette tacus. Indicherò poi il monte di Baraxedu in via di Guntrugioni alla pendice del taco deis Cangialis
di Mandas ne’ limiti di questo con Donnigala. sopra un luogo di roccie rosseggianti e molto aspre.
I tacus nurresi sono, 1. il taco di Gùzzini, 2. il taco Il primo è assai maggior del secondo, e abbondante
deis Cangialis, 3. il taco de planu de muru, 4. il taco de più di lecci, che di quercie: gli alberi non sono tutti
Correli. Il primo ha miglia cinque nella circonferenza in buono stato per i tagli irregolari finora permessi,
del piano; il secondo ha la piattaforma lunga un mi- né la selva sempre continuata per causa degli incen-
glio e mezzo, ma poco larga; il terzo rotonda e picco- di. I frutti non sono per i soli porci rudi, perché
la; il quarto è un terrazzo lungo circa 3 miglia e largo quanti hanno majali vanno a raccoglier ghiande, e
come il 3° da 3 a 400 passi. ne fanno gran consumo le vacche e le capre.
Tra queste eminenze apresi un largo piano solcato Selvaggiume. Sono numerosi i cinghiali (sirbonis e
di piccole valli, irrigate da più fonti e da ruscelli. A le- sirbas), i cervi e le cerve (mardinas), i mufloni in Planu-
vante è poi la gran valle del Dosa. muru e Guntrugioni, i daini, le volpi, i conigli, le lepri;
In questa contrada sono molto sparse le produ- e i cacciatori non faticano indarno agitando le selve.
zioni vulcaniche e le pietre delle macine, cui i nurre- Vedonsi spesso aquile, avoltoi, falchi ed altri grifagni,
si porgono a tutto il Campidano; abbonda la roccia occorrono passo passo le pernici, i colombi, le tortori
calcarea, e l’arenaria fina per pietre da ruotare, e tro- ecc.; e gli uccelli di canto, e principale fra essi l’usignuo-
vansi marmi assai bianchi, diaspri, argille di gran lo rallegrano le prime e le ultime ore del giorno con
pregio, terre che darebbero un’ottima majolica, ocre una dilettosa melodia. Nel Dosa nuotano molti uccelli
gialle, rosse e di altri colori, e diversi minerali anche acquatici.
in siti non molto distanti dal paese, de’ quali né di- Nel 1843 erano in Nurri famiglie 496, che com-
spendiosa sarebbe l’escavazione per la piccola pro- prendevano anime 2325, distinte in maggiori d’anni
fondità in cui sono, né difficile la fusione per l’abbon- 20 maschi 755, femmine 762, e in minori maschi
danza delle legne, essendosi riconosciuto lo zolfo, il 396, femmine 412.
I numeri medii del movimento annuale erano di
vitriolo, il bismuto, il piombo e il rame.
nascite 85, morti 40, matrimonii 20.
Le acque sono abbondantissime in questo territorio
Le malattie che predominano in Nurri sono in-
se si eccettui la regione prossima a quel di Donigala,
fiammazioni di genere vario, febbri periodiche, ca-
dove è una sola fonte. Indicherò le principali sorgenti tarrali ecc.
che fan rivolo: Sa mitza frida (fontana fredda); Funta- I nurresi sono generalmente di statura breve, ma
na de’ su tuvu; Funtana de’ sos alinos; Funtana Porru; ben proporzionati e robusti, e alcuni di gran vitalità.
Funtana de’ su Coloru; Sa mitza de sos porcarjos, e tante Non è raro veder vecchi di 75 e 80 anni che vanno
altre che scaturiscono tutte dalla falda del Guzzini, e snelli, e mantengono le forze e i sensi, e non è molto
ministrano acque fresche e leggiere, parte delle quali si che tra uomini di tanta e di maggior età si riguarda-
versa nel rio Carrullo, piccolo influente del Dosa, par- va con meraviglia un uomo di 112 anni (D. Rai-
te nel Molargia, altro tributario dello stesso fiume. mondo Tolu) agile ancora di persona e intero di sen-
Delle altre fonti che sono in altre regioni nomine- si. La mortalità è più frequente dal settimo all’anno
rò la fontana Senussi presso la via di Mandas, la Ter- ventunesimo.
rabra prossima al paese, la fontana di Reigi a piè del Le donne sono belle di fattezze e di taglia, e gra-
colle del villaggio, e la fonte comune nell’estremità ziose, ma piccole di corporatura.
del paese, dalla quale sgorga un’acqua di gran bontà Non vedonsi storpiature di alcuna sorte.
abbondante e tepida nell’inverno, un po’ scarsa ma Nel rispetto morale gli uomini di questo paese so-
molto fresca nell’estate. no laboriosi e pacifici; le donne buone massaje, e il
Fiumi. Dalla suindicata fontana degli alni comin- costume pubblico ben sostenuto. Amasi il diverti-
cia un rivo dello stesso nome che scendendo cresce mento e piace di bere fino alla ilarità, di rado oltre.
per frequenti acquisti, e maggiormente quando riceve Si vede la religione, ma si vede pure talvolta la su-
il Riomanno proveniente dalle scaturigini che sono perstizione, dominando ancora certe credenze stolte.
nella pendice del colle del paese contro maestro. Il Rare volte si raccogliono esposti, e allora vi son
fiume che formasi dalle loro acque dopo percorsa la portati da altri paesi. Vennero in Nurri alcune don-
valle di Nurri si unisce al fiume di Serri, e col nome ne straniere e poco virtuose; ma vedendosi abborrite
di Rio Molargia scorre verso ostro-sirocco al Dosa. e temendo della stessa vita dovettero presto fuggire.
Il Carrullo, che ha sua origine nel Sarcidano e cre- Ballasi nel sabbato a sera e nella domenica; nel
sce da alcune acque del Guzzini, tra le quali la Mitza- carnevale molti si mascherano, e i giovani corrono
frida, e quella de’ Porcari con altre dieci o dodici che sul cavallo or singoli, or a due o a tre abbracciati.
son prossime. Ne’ funerali spesso si usa il compianto in versi, ma
Non sono nel territorio altre acque ferme che le nessuno de’ parenti va ad accompagnare il defunto. Il
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becchino è una persona tanto abbominata, quanto lo Alla scuola primaria concorrono non più di 20
sia il boja. Se egli tocchi una cosa questa dev’esser fanciulli, e le persone che in tutto il paese san leggere
gittata via o annientata. e scrivere possono computarsi a 60. In questi essendo
Mangiasi pane di frumento, e da’ volgari il cribarju, compresi quelli pure che studiarono la grammatica
pane grossolano, e alcuni se abbiano consumato il gra- nelle scuole di qualche ginnasio, può il lettore inten-
najo prima di avere il nuovo frumento fan pane del- dere qual frutto dopo 24 anni siasi ottenuto dall’otti-
l’orzo nuovo, né manca in alcuna casa la minestra di ma istituzione dell’insegnamento primario.
paste o di legumi, e la provvista del vino. Si aggiungo- Agricoltura. Il territorio nurrese è nelle più sue
no al vitto latticinii, erbe ortensi e frutta. Nella dome- parti assai produttivo, e compensa abbondantemen-
nica quasi tutti hanno il lesso e l’arrosto. te la diligenza del colono, se non manchi con tem-
Nel vestire e uomini e donne non usano alcuna pestive pioggie la benedizione del cielo.
particolarità. Il cojetto portasi da’ più attempati, e da Gli uomini che faticano sopra il terreno sono non
questi poi e dagli altri una piccola pelliccia rufa che meno di 550, e i buoi che i medesimi hanno nelle
arriva a’ fianchi, il sacu de coberri, il cappotto che giu- opere campestri a loro servigio non meno di 500.
gne alle ginocchie, la gabanella che scende fino a’ ga- Ho lodato i nurresi gente laboriosa e devo aggiunge-
retti, la cintola e la cartocciera con gran coltello tra- re che i principali stessi, che altrove ozieggiano e guar-
versato, i borsacchini di pelle, le calze di panno, il dano i lavoranti, qui non isdegnano mostrar coll’esem-
bastone, e nutronsi lunghe le chiome, che ridotte in pio la maniera di lavorare.
una o più treccie, sono rivolte sul capo e fermate nel Co’ singoli gioghi si suol seminare starelli 10 di
raddoppiamento della berretta sulla fronte. Le donne fromento, 5 d’orzo, 3 di fave, 4 di legumi. Sono de’
amano nelle gonnelle il color rosso, in tutto il rima- proprietari che hanno fin 25 o 30 gioghi; i quali in
nente pajono campidanesi. tempo che non devono faticare su’ campi traggono
Sono in Nurri due famiglie nobili, e molti grandi le carra per trasporto di prodotti o d’altro. Il numero
proprietari, tra’ quali si possono numerare i Pitzalis, de’ carri è spesso prossimo a quello de’ gioghi.
i Carrus, i Marras, i Secci, i Mulas ecc. I piccoli pro- A determinare la misura delle semenze diremo che
prietari sono in grandissimo numero, e si potrebbero seminano ordinariamente i nurresi star. di grano 2200,
facilmente contare le famiglie che non posseggano d’orzo 1000, di fave 650, di legumi 870, di lino 300.
qualche cosa in case, terre chiuse o aperte. La fruttificazione, in parità di tutt’altro, dipende
Pure nella classe meno agiata quando una figlia dalla qualità delle terre, e dalla cura adoperatavi. In
deve andare allo sposo, il padre di lei manda tanto terre di forza e sarchiate gittasi il 30 e più, come av-
corredo alla casa nuziale, che vogliansi per il traspor- viene ne’ narboni, o novali, se siano stati ben impin-
to tre o più carra. guati dalle ceneri delle macchie sparse; in terre debo-
Si pratica anche in Nurri in occasione che si di- li e non bene lavorate la moltiplicazione di rado
manda in isposa una figlia, che il paraninfo vada sopravanza il 10.
nella casa di costei a ricercare una rosa, un giglio, La prosperità de’ seminati in sulla fine d’aprile è
una colomba, una agnella, una vitella, e che se gli tale, che un uomo a cavallo che costeggi un semina-
faccian vedere altre donne o fanciulle prima di colei to ha il capo anche della protesa del braccio inferiore
che è la richiesta: nella quale occorrenza il paraninfo alle spighe.
giuoca di spirito, e studia alle finezze e alle facezie. L’orzo spesso fruttifica più del frumento, e pari-
Si pratica parimente di versare a grosso pugno gra- mente la fava. I legumi però non oltrepassano che di
no e altre semenze su gli sposi, quando dopo la bene- rado il 7. Le specie ordinarie sono piselli, ceci, fa-
dizione vanno con accompagnamento pomposo alla giuoli, lenticchie.
casa maritale. Il lino rende di seme tre quarre (star. 11/2), o quat-
Distinzione personale. Il numero maggiore de’ nur- tro (star. 2), dando di fibra 320 manipoli.
resi sono agricoltori, i rimanenti esercitano la pastori- Di canape se ne semina poco, come pure di meli-
zia, o fanno alcuno de’ mestieri necessari in una po- ga. Le patate sono poco curate.
polazione, o si occupano di qualche ufficio. Orticoltura. Qui consideriamo non gli orti dome-
Si numerano ferrari 6, maestri di carri, come di- stici, dove tra le solite specie per l’uopo delle famiglie
cono, 15, bottari 30, muratori 20, sartori 5, scarpari sono alberi fruttiferi tra molta varietà di fiori odorosi;
12, figuli, i quali però fabbricano meglio tevoli e ma gli altri che sono così propriamente detti, e in nu-
mattoni con l’argilla che scavano nella sponda della mero di circa 35, nei quali si coltivano lattuche, pomi
suddetta piscina, 15. d’oro, melloni, coccomeri, zucche, cavoli e tante altre
Aggiungerò pescatori 25, che fanno loro opera piante. I prodotti provano l’attitudine del suolo. Il fi-
nel Dosa raccogliendo ne’ nassai anguille e trote, ed co d’India che altrove fa densa orrida siepe qui vedesi
alla propria stagione le saboghe, e vendono pure le in piccole macchie in qualche orto.
piccole testuggini prese nelle sponde delle stesse ac- Vigneto. Comprendesi nel medesimo una superfi-
que; indicherò dopo questi quegli altri che vettureg- cie di più centinaja di starelli; e sono i particolari pre-
giano a proprio conto i prodotti del paese; gli osti di cinti di mura alte più che potesse parer necessario,
ecc.; finalmente noterò notai 10, medici 2, fleboto- e coronate di fasci di acutissime spine. Le varietà delle
mi 5, farmacisti 1, levatrici 2. uve sono molte, e i grappoli di quella che si mangia, e
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dell’altra che si calca nel tino, grossi e pieni. Fra’ primi Per le specie poi che amano le fronde queste spor-
nomineremo l’uva che dicono tita-e bacca (mammella gonsi ad ogni passo da frequentissimi alberi di varia
di vacca) dalla sua forma e grossezza; l’ollastrinu a maniera e dalle macchie. Il rovo è la macchia più co-
grandi acini rossi; la zaccaredda bianca e rossa, d’acido mune e meglio vegetante, la quale se co’ suoi frutti
simile a una susina; il moscatellone, ed altre che si so- dà nel proprio tempo un sussidio al vitto de’ pastori
gliono far appassire. L’arte di conservarle nell’inverno con le sue tenere frondi somministra alle capre, che
non è conosciuta. Nelle pergole (is trigas) vedonsi ne son ghiotte, una nutrizione succosa, per la quale
spesso tra i pampini cangianti di colore i varii colori le loro poppe danno più latte nella mungitura.
de’ diversi grappoli maturanti. L’altra macchia più sparsa è il lentisco, dalle coc-
I fondi non sono sostenuti da pali o canne, come cole del quale le donne traggono dell’olio per i lumi
usasi da’ campidanesi, e i più grappoli toccano il e per condimento de’ cibi.
suolo, senza che però patiscano se non sopravengo- I pastori non sono forse meno di 320 uomini, e
no forti pioggie nella loro maturità. dico, vaccari 30, caprari 100, pecorai 100, porcari
La produzione de’ medesimi è copiosissima. Sono 70, cavallari 20.
de’ fondi e non pochi che possono riempire una mi- Bestiame. In quello che si dice manso dopo quei
sura di due starelli. Da quindici fondi è ordinario tanti buoi, che abbiam notato in servigio delle opere
che diasi una mariga (mis. di 8 quartare) di mosto. rurali, noteremo le vacche mannalite, che si compu-
La quantità superando la misura enorme della con- teranno a 180, i cavalli e le cavalle manse non meno
sumazione, il superfluo vendesi ai paesi vicini. di 200, i majali circa 300, i giumenti per la macina-
I vini comuni sono lodati per bontà, e tra’ gentili è zione (molentis) 450. I benestanti hanno tre quattro
più amato il moscatello, del quale quanti possono si e più cavalli, e tra essi alcuni di razza, e in case di
empiono alcune botticine per versarlo nelle feste ed gran famiglia sono tre o quattro giumenti.
agli ospiti. I benestanti poi vogliono fornita la cantina Nel bestiame rude si notano le specie e numeri
delle altre qualità gentili che si usano, malvagia, giro- seguenti, vacche, vitelli e vitelle 3600, capre 5000,
ne, cannonao, vernaccia, semidano, monica ecc. pecore 10000, porci 5500.
Il salto di Nurri potrebbe a taluno parere una re- I branchi delle vacche sogliono essere numerosi, e
gione, dove la vite fosse indigena; così essa è sparsa per indicarne alcuni, quello della chiesa maggiore
per tutto e con tanta prosperità vegeta porgendo in non è meno di 200 capi, e quello di s. Daniele poco
suo tempo questa spurra, quale essi la chiamano, più di cento. Anche i branchi (ceddas) delle cavalle
grappoli di acini variocolorati e deliziosi. Essa trovasi (equas) constano spesso di circa 200 capi.
in tutte le parti arrampicata alle altre piante, e prin- I caprari soglion avere capanne di rami, e restare
cipalmente sulle amenissime sponde de’ rivi. d’inverno tra’ boschi in luoghi ben riparati, nelle al-
Fruttiferi. Senza quelli che abbiam notato negli tre stagioni in luoghi più aperti.
orti, o giardini domestici, è nelle vigne grandissimo I pastori mangian pane e latticini, e carne sol quan-
numero di individui di varie specie sì che supereran- do sieno visitati da qualche ospite, per cui uccidono
no i diecimila. subito uno de’ migliori capi, o quando qualche bestia
Gli olivi sono sparsi ne’ predi, e non v’ha che un muoja di morte non naturale.
sol luogo, nel quale coltivinsi esclusivamente. Se ne Tanche. Sono queste in gran numero, e soventi di
fa olio in molini di altri paesi. Gli agrumi, comecché superficie assai estesa, in alcune delle quali sono sole
vengano felicemente, non han finora meritato gran- macchie di rovi e prunastri, in altre ghiandiferi, in
de attenzione, come non l’hanno meritato i ciriegi. altre boscaglie e terre da essere lavorate. I proprietari
Le specie più comuni sono mandorli, peri, susini, vi mandano di notte i loro buoi con le vacche man-
granati, meli, albicocchi, peschi e massimamente fi- nalite dopo averli nutriti con paglia, e ne li richia-
chi, e si distinguono molte varietà. mano all’alba per le opere che sono a fare; altrimenti
I castagni e i noci sono piuttosto rari, e più anco- le affittano a qualche pastore.
ra i pini e i gelsi. Culture domestiche. Api. Negli orti delle case tra le
Come le viti così in tutto il salto sono varie sorta molte piante fiorifere si sogliono tenere de’ bugni, e
di fruttiferi, e non tutti silvestri. v’ha chi ne ha cento e più, chi 60, chi 40. Il totale de’
Pastorizia. Se qui le terre sono attissime all’agri- bugni, senza far ragione di quelli che i pastori curano
coltura non lo sono meno alla pastorizia, e quando in qualche tepido seno ne’ salti, può ascendere a 200.
non sia difetto di pioggie ai tempi debiti l’erba cre- Pollame. Le galline, le oche e i colombi sono le
sce maravigliosamente sulle sponde de’ fiumi e sulle specie che si educano, delle quali si ha un buon sup-
ceas (luoghi bassi umidi e tepidi) nella primavera plemento per quando il macello sia chiuso; il che
con quel rigoglio, quale abbiam più sopra detto di però accade di raro.
quella del frumento. Nella stessa stagione vegeta pu- Cani. Quasi in tutte le case e in tutte le mandre es-
re alta nelle pendici, e potrebbesi senza scemar l’ali- si fanno la guardia ora in due, ora in tre, e seguono
mento al numeroso bestiame farne taglio e riserva a poi il padrone sempre che voglia andar ne’ boschi a
tempi sterili. Morta in fin del maggio rinasce dopo caccia. Sono essi della razza barbaracina, grandi di
le pioggie autunnali, ma perché allora la temperatu- corpo, e feroci, che all’uopo sono forti ausiliari anche
ra si degrada essa non ha sviluppo. contro nemici armati, e in sella.
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Commercio. Vendesi non piccola quantità di cerea- pure acceso presso il simulacro. Conservasi esso per
li, grano, orzo, legumi; vendesi vino e frutta, e met- un anno in una delle famiglie del casato obbligato al
tonsi nel commercio capi vivi, formaggi, pelli, lana. voto, e riparatosi il consumo, nel prossimo anno si ce-
Gli articoli minori sono calcina, tevoli, mattoni, de a un’altra famiglia dell’agnazione.
l’argilla che usasi in vece del fior di calce a imbianca- Un consimile voto fu fatto in tempo immemora-
re le pareti, pietre di macina, arenaria per coti, pan- bile, e credesi nel pericolo per una mortalissima pe-
no forese, tessuti di lino, legname ecc. stilenza, da persone d’un altro casato, per cui i loro
Il prezzo che ottienesi da siffatte merci può calco- discendenti movono da Nurri ogni anno nel primo
larsi approssimativamente a lire nuove 120 mila. mattino della vigilia dell’Assunta con un cereo anco-
Il trasporto o si fa co’ carri o sul dorso de’ cavalli, ra più grande composto in un carro, e vanno a Do-
ma sempre con gran difficoltà, perché le vie sono nigala, accompagnati dalle loro famiglie e da una
scabre e sassose, in qualche tratto fangose e spesso grossa turba di devoti. Quel cereo arde presso l’effi-
interrotte da rivi. gie della B. V. che rappresentasi, come in tutta la
Pel commercio con la Barbagia e la Ogliastra si ha Sardegna, non già gloriosa come dee supporsi nella
il ponte suddetto, per cui passerà la strada provincia- sua elevazione al cielo, ma giacente nel sonno della
le alla Ogliastra. morte. Il giorno dopo la festa il cereo si riporta in
I nurresi frequentano le fiere de’ luoghi vicini per Nurri e cedesi a un’altra famiglia.
vendere alcuna delle merci minori, principalmente Nelle feste si danza e si canta or alle canne (lio-
alla festa di s. Daniele in Serri, a quelle di s. Greca e neddas), or a disputa, e i cantori ed improvvisatori
s. Efisio in Isili ecc. sono onorati di una gran corona di popolo spesso
Religione. Nurri già compreso nella diocesi di Do- plaudente.
lia, ora è in quella di Cagliari che ha unita la Doliese. Antichità. Molti nuraghi sono in questo territorio,
La chiesa parrocchiale dedicata all’Arcangelo Mi- ma per vederli bisogna andare su gli indicati tachi o
chele, è amministrata da un rettore assistito da altri altipiani, sull’orlo de’ quali, così come si vede nella
quattro o cinque preti. Essa è rotonda con alta cupo- giara di Gesturi, sono stati fabbricati molti di siffatti
la, ed ha tre altari. coni. In quello di Planu de muru, o Corturas, ve ne
Le chiese minori sono intitolate una da s. Maria sono undici o dodici, in quello di Guzzini ve ne sa-
presso la parrocchia, l’altra da s. Ambrogio, la terza da ranno 15, in quello di Correli ve n’ha un solo. I più
s. Maria minore, o Marietta, come essi dicono, ambe grandi e degni di considerazione sono i nuraghi di
all’estremità dell’abitato; quindi la chiesa di s. France- Correli, Bacu-e murru, e Funtana e spidu.
sco presso il convento de’ frati cappuccini, che spesso Si indica il sito di alcune antiche popolazioni, una
sogliono essere in numero di 30. in su fundali sotto Guzzini a distanza di mezz’ora,
Fuori del paese è la cappella di s. Antonio da Pa- l’altra presso la suddetta cappella di s. Pietro nello
dova a mezzo miglio di distanza, quella di s. Pietro stesso Guzzini, la terza in prossimità al nuraghe di
nel taco di Guzzini, e quella di s. Giovanni a distan- Bacu-e murru. In quei luoghi si trovarono vestigia e
za di circa ore 11/2 in sulla sponda del Flumendosa monumenti di antico popolo.
verso tramontana. Eravi pure la chiesa di s. Priamo
ora esecrata e cadente. OGLIASTRA, vedi Ollastra.
Le feste più solenni sono per s. Michele e per Ma-
ria Vergine nella parrocchia, per s. Rosa nella chiesa OLEVA, regione della Sardegna, nella massa di Mon-
de’ frati, per s. Antonio da Padova e s. Pietro nelle tenero, nella provincia d’Ozieri, dove è una piccola
rispettive cappelle campestri. popolazione di pastori, presso la chiesa di s. Tommaso
Per s. Michele e s. Rosa si corre il palio; la secon- non lungi dall’antico castello di pari nome, che già in-
da festa è ancora più adorna per i fuochi artificiali. dicammo nell’articolo Buddusò.
Nel maggio si celebra una festa per la B. Vergine,
che intitolan di Maggio, e nella processione che si fa OLIENA, terra della Sardegna nella provincia e prefet-
si conducono sessanta e più gioghi ornati nelle corna tura di Nuoro, che in principio appartenne al regno di
di fiori, nel collo di campanelli e serti di provinca. Gallura, poscia si aggiunse al dipartimento pluminese
Anche nella processione per s. Antonio compari- della Barbagia orientale, od Ogliastra, alla quale poscia
scono i buoi in più lunga schiera, e quanti hanno restò sempre unita, dipendendo dallo stesso barone.
cavalli vanno in squadrone con quelli che fecero vo- La sua situazione geografica è determinata sotto la
to al santo di far parte della comitiva che conduce il latitudine 40°16', e la longitudine orientale dal me-
suo simulacro. ridiano di Cagliari 0°16'30".
I cerei. Nella vigilia della festa di s. Antonio quan- Siede nella falda occidentale della montagna del
do il simulacro del santo dalla parrocchia si porta nel- suo nome, la quale levasi con le bianche sue rupi
la sua chiesa, è per voto antico di una parentela porta- pendenti e forma due muraglioni, uno contro po-
to un cereo così grosso che appena si può abbracciare, nente, l’altro contro maestro-tramontana, prossima
ed alto più d’un cubito sulla statura ordinaria dell’uo- all’angolo, donde si posson veder le due valli, su cui
mo. Portasi acceso, si depone presso l’altare, dove arde sorge quella gran mole. I venti poco vi posson influi-
per tutta l’ora degli ufficii, e finita la festa è riportato re e per questo ostacolo, e per gli altri prossimi,
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principalmente per la massa dell’Ortovene, che la Del carattere degli olianesi è stato già detto nel-
copre dalla tramontana; quindi sentesi gran caldo l’articolo Nuoro provincia, dove li notammo laborio-
nell’estate e un bel tepore nell’inverno. Vi piove coi si e religiosi, ma ancora notabilmente vivaci di carat-
venti sirocco, ostro e libeccio, di rado col maestrale, tere e ardenti nell’ira.
che è un vento contrario alla vegetazione; la nebbia Le più frequenti malattie sono il dolor laterale e le
non è molto frequente, nè gran fatto nociva; ma i costipazioni che spesso finiscono in etisia. I fleboto-
temporali scoppiano spesso sopra queste terre. L’aria mi, che talvolta in mancanza di medico e di chirur-
è un po’ grossa, e in certi tempi non molto salubre. go sono chiamati per curar la malattia la curano co-
La sua superficie territoriale si può computare di me usano i più dotti della scienza salutare salassando
circa 60 miglia quadrate. finché possono.
L’acqua sorge da molte fonti, tra le quali è notabi- Nel vestiario partecipano gli olianesi degli orgole-
lissima quella, che nel suindicato articolo indicam- si e dorgalesi, se non che hanno sciolti, e più larghi e
mo sotto il nome di Cologone. Al bisogno della po- lunghi sino al tallone i calzoni di lino, e i giovani e
polazione sono sufficienti le quattro scaturigini della gli sposi un giubbone rosso. L’uso del cojetto (sos co-
prossima montagna e per gli usi comuni e per la irri- rios) è mancato e credono ben supplire col cappotto
gazione degli orti. Tra esse è più salubre quella, che e col gabbano.
per un canale conducesi per circa un miglio e versa Le fanciulle indossano parimente un giubbone di
nella piazza della chiesa. panno rosso con le maniche aperte davanti dall’ome-
Il fiume del Cedrino, che nato dalle fonti del salto ro sino al polso e le falde pendenti; ma quando di-
di Montenou (Montenuovo) rade il piè della monta- ventino mogli allora le falde si nascondono sotto la
gna e di quel colle che ne dipende e dicesi gollei, cioè cintura della gonnella, le maniche si chiudono e le
altipiano, passa al suo ponente a tre miglia; ma poi costure si fiancheggiano da più nastri di vario colore
quando ricevute le acque de’ salti di Orani e di Mamo- o da pizzi e galloni d’argento.
jada, torce verso levante, si avvicina per più d’un mi- Le gonnelle soglion essere di rosso oscuro con na-
glio. Essendo grosso da’ torrenti opponesi al passaggio, stri alle falde in più ordini, e ordinariamente di colore
non a quelli che in via verso la Baronia di Orosei lo rosa e chermisino. La bianca benda nelle maritate e in
varcano sopra un ponte nel salto che dicesi Giumpadu. quelle che fan duolo, dopo un giro intorno alla faccia,
I vegetabili più sparsi in questo territorio sono gli pende per un lembo sull’omero o dietro la spalla; nel-
ulivastri, il ginepro che trovasi a ogni passo nella mon- le nubili indurita con amido o con cera si incurva in
tagna, ed il tasso che i paesani dicono enix o enis. Pare modo da lasciar vedere i nastri di vario colore, con cui
che in altri tempi gli olivi fossero il principal soggetto sono stretti i capelli. Le vedove vestono il bruno se-
di coltura, e pretendesi che dal loro frutto oliva od condo la foggia delle maritate e le bianche bende.
olìa, come si pronunzia nel dialetto del paese, sia venu- Gli olianesi non sono meno degli altri sardi amanti
to il nome del luogo. Il ginepro somministra il mate- della danza, e la girano all’armonia di quattro voci.
riale per le travi de’ tetti, per tavole ed altri usi, e può Le censure fulminate contro quelle, che rendeva-
essere un articolo di commercio, siccome materiale sti- no i supremi onori a’ defunti cantando i loro pregi e
mato dagli ebanisti, se aprasi una strada al porto. i fatti lodevoli, hanno poco meno che annullato co-
Dopo queste specie convien indicar tra’ ghiandi- testo antichissimo uso. Le credenze erronee e i pre-
feri il leccio che è assai frequente sulla montagna, giudizi vanno cedendo sotto l’influenza della parola
ma che di giorno in giorno si va facendo raro nella evangelica, e continuandosi con zelo si estirperanno
distruzione che oprano, e i pastori caprari risecando- dalle menti de’ più rozzi, dove ancora sono domi-
ne i rami più prosperi per alimentare con le foglie i nanti.
loro branchi, e altri per provveder al focolare o per La più parte degli olianesi danno lor opera all’agri-
procurarsi un po’ di cenere del suo legno a confetta- coltura e alla pastorizia, gli altri ad altri ufficii o me-
re le uve passe. Se non soccorresse la nuova provvida stieri; ed ai soliti e necessarii in una popolazione fab-
legge sulle foreste, verrebbe un giorno, in cui il bo- bri ferrari, falegnami, scarpari, bottai ecc., si debbono
sco ghiandifero sarebbe totalmente annullato. annoverare i conciatori, che faticano in sette concie,
Ne’ salti sono cinghiali e daini, lepri, pernici, mer- sei alla maniera sarda, i cui prodotti si vendono alla
li, e altre specie gentili; nella montagna i cervi e i gente del volgo, la settima secondo l’arte francese,
mufloni in numerose greggie, e le grandi specie degli dalla quale si mettono in commercio marocchini e
uccelli; ne’ fiumi le trote e più copiosamente che al- vacchette. Si aggiungano quindi da 35 persone che
trove nella fonte del Cologone, come abbiam notato. lavorano in circa 15 fornaci di calce, della quale si fa
Popolazione. Nell’articolo Nuoro, tavola 1, p. 653 commercio con altri popoli, a’ quali manca la roccia
[qui a p. 946], notammo la popolazione totale 3075, calcarea; infine i fabbricatori di tevoli e mattoni.
distinta in maggiori maschi 831, femmine 883, e Due terzi delle donne tessono lini e lane per vesti,
minori maschi 682, femmine 679. Si numerano fa- letti e bisaccie. Le donne di mediocre condizione ri-
miglie 679. traggono il sostentamento dalle fressadas, che vendo-
I numeri medi del movimento della popolazione no a’ gavoesi, da’ quali sono rivendute a’ campidane-
sono nascite 96, morti 60, matrimoni 22, come ab- si. Vedonsi rarissimi nel paese che vestan roba non
biam dedotto da recenti dati. fabbricata dalle loro donne.
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È stabilita una scuola primaria, frequentata da po- al gusto. Se alla benignità della natura si aggiungesse
chissimi, i quali uscendone immaturamente passano l’intelligenza dell’arte, Oliana avrebbe una fama più
nella scuola di latinità. In totale gli studenti non so- estesa e un maggior guadagno da’ suoi vini gentili.
no più di 40. Attualmente si insegna fino alla sintas- L’area complessiva del vigneto olianese non è me-
si; ma prima, quando i gesuiti aveano casa in questo no di starelli 220.
paese, si insegnava pure la rettorica e la filosofia. I fichi d’India così prosperi, come ognuno sa, nel
Di istituzioni di beneficenza non si ha altra a no- clima meridionale, qui crescono con pari lusso e ser-
tare, che quella del sacerdote Gio. Angelo Salis di vono per la chiusura de’ predi.
Oliana, rettore della parrocchia di Dorgali, il quale Tanche. Solo un ventesimo del territorio è stato fi-
legava circa centomila lire nuove perché si fondasse nora chiuso, per aver un pascolo riservato al bestia-
in questa terra un collegio di gesuiti, ma ponendo me domito; ma perché nelle medesime sono molti
questa condizione, che ove mancassero quei religiosi, olivastri, e cominciasi a intender il beneficio che può
i fondi servissero per una metà all’erezione d’una venire dall’innesto, però prevedo che fra non molto
collegiata, e co’ proventi dell’altra metà si dotassero si abbrevierà lo spazio lasciato agli animali.
annualmente le povere zitelle che fossero per pren- Il terreno chiuso per la pastorizia del bestiame
der marito. Il collegio si fondò, ma non era fatta che manso si calcola di circa 16,000 starelli.
una sola parte dell’edificio, quando quell’ordine fu Pastorizia. Sebbene abbondantissimi sieno i pa-
soppresso: gli altri articoli restano ancora incompleti scoli in tanta estensione di superficie che abbiamo
e solo da quella azienda si leva lo stipendio del mae- notata, e si abbia diritto a quelli della Ogliastra e di
stro di grammatica latina. Chirra, essendo gli olianesi inclusi nello stesso feudo
Agricoltura. In generale il terreno degli olianesi è in cui sono gli ogliastrini; non pertanto questa cul-
selcioso, argilloso, e solo si devono eccettuare le falde tura è studiata meno che potrebbe essere, perché
della montagna, dove è calcare argilloso e argilloso delle solite specie che si educano sole due, le pecore
calcare selcioso, e il così detto gollei, le cui roccie sono e le capre, ottengono qualche cura.
vulcaniche. Queste due regioni indicate ricevono la Nel prospetto statistico della provincia di Nuoro
semenza del frumento e la moltiplicano assai, le altre notammo le specie e i capi che si numerano ordina-
amano meglio quella dell’orzo, e se nella primavera riamente in ciascuna.
non domini il maestrale il contadino allegrasi di co- Nel bestiame manso buoi 768, cavalli 287, majali
pioso ricolto, ottenendo il 35 e anche il 40 per uno. 690, giumenti 288; nel bestiame rude capre 10,500,
La quantità de’ varii semi che sogliono gli agricol- vacche 1,400, pecore 14,000, porci 1,470.
tori di Oliena confidare al suolo l’abbiamo già deter- Attendono alle cose pastorali non meno di 330
minata nell’articolo succitato: star. di frumento 1000, individui.
d’orzo 2000, di legumi 100. In altri tempi, quando era più facile lo smercio dei
Fruttiferi. Due terzi del territorio sono attissimi per formaggi in Orosei per Napoli, le pecore, le capre, e le
l’ulivo, e questa cultura è già progredita a buon punto. vacche erano in maggior quantità, e lo erano pure i
Il noce, il mandorlo, il pero, il susino, il pesco, il porci quando i ghiandiferi erano più prosperi e nu-
melagrano, gli agrumi che vi vengono con una gran merosi.
felicità, e ammirasi una vigorosa vegetazione. Commercio. I cereali, i vini e prodotti pastorali so-
Come sono siti opportuni per le specie che ama- no gli articoli, da’ quali lucrano gli olianesi, e po-
no il caldo, così ve ne ha per quelle che vogliono si- tranno ritrarre un’annua media di lire n. 100,000.
tuazioni fredde, e il castagno e il nocciuolo prospera- Le vie a’ paesi d’intorno non sono carreggiabili in
no benissimo nella regione verso ostro-libeccio. tutti i tratti, se eccettuisi quella che conduce a Nuoro,
Non è più di dieci anni da che si cominciò la col- la quale è spesso difficilissima. Si va quindi a questa
tura di alcune migliaja di gelsi per consiglio e muni- città in ore 2 verso maestrale; a Orosei verso greco-le-
ficenza dell’arcivescovo Bua, amministratore aposto- vante in ore 6; a Mamojada che resta a libeccio in ore
lico della diocesi di Nuoro. Questa specie prospera 31/2; a Cornobue verso ostro per entrar nella Ogliastra
così, che non altrove meglio, e si spera che l’indu- in ore 5; a Orune verso ponente-ponente-libeccio pa-
stria serica, la quale non era ignota come in questo rimente in ore 5.
così in pochi altri paesi prossimi otterrà un notevole Religione. Gli olianesi sono nella giurisdizione del
incremento e porterà un lucro considerevole. vescovo di Nuoro, e sotto la cura spirituale di quat-
Orticoltura. Anche questa negli ultimi anni si è tro preti, il primo de’ quali ha titolo di vicario.
molto avvantaggiata per i nuovi articoli che si sono La chiesa, che era già dei gesuiti, e si nominava da
introdotti e si curano con molto studio, principal- s. Ignazio di Lojola fu nel 1791 con regio biglietto
mente il canape e i pomi di terra. ceduta ad uso di parrocchia, ed il collegio annesso
La superficie occupata nelle specie ortensi si com- ad alloggio del parroco.
puta di circa 90 starelli. Le chiese minori sono dieci e hanno per titolari s.
I coloni occupati delle opere agrarie sono circa 640. Giuseppe, s. Maria maggiore, la Vergine d’Itria, la
Vigne. Nella Sardegna settentrionale non v’ha altra Vergine del Carmine, la Vergine del Buoncammino,
regione che più dell’olianese si possa vantare atta alle la Vergine di Bonaria, s. Lussorio, s. Croce, s. Anna
viti, e dove la vendemmia dia vini più vigorosi e soavi e s. Francesco da Paola.
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Presso quest’ultima cappella fu già un ospizio di comune redento le altre prestazioni con somme vi-
frati minimi, e contiguo a quella di Bonaria fu come stose somministrate al barone ne’ suoi bisogni.
pare un’altr’ospizio per i frati della mercede, che rac- Nel 1390 fu Oliena occupata dalle truppe arbore-
coglievano in questo e ne’ prossimi dipartimenti la li- si capitanate dal marito della regina Leonora, Bran-
mosina per il riscatto di quegli infelici dell’isola che caleone Doria.
erano caduti e giacevano sotto il dominio de’ barbari,
da’ quali erano stati presi nelle repentine invasioni. OLLASTRA, od Ogliastra, dipartimento del regno
Ne’ salti sussistono ancora quattro chiese e sono di Sardegna, sopra il Tirreno, nella pendice orientale
dedicate una alla Vergine della Pietà, altra alla stessa della gran massa de’ monti iliaci, o della Barbagia.
sotto il titolo di Monserrato, la terza a s. Gio. Batti- Il vero nome di questa regione è Agugliastra da
sta, la quarta a s. Lucia. una rupe sorgente sulle prime acque in figura pira-
Eravi un’altra cappella intitolata della Misericor- midale acuta, la quale perché a’ navigatori era un se-
dia in distanza d’un’ora dal paese nella direzione ver- gno di molta distinzione, fu presa a indicare il litto-
so Mamojada, della quale ora si vedono ancora stan- rale e le terre prossime.
ti alcune parti. Nel secolo XIII, quando era ancora parte del giudi-
Costumavano gli olianesi nella domenica delle pal- cato di Plumino, appellavasi Barbagia, o Trigonia di
me andar con queste in mano in peregrinazione a Barbagia; il che indica quanto anche a’ quei tempi i
questa chiesa ed ivi pregare; e ragione di questa prati- barbaracini fossero notevoli nel paese; e non curatoria
ca era la venerazione di tre olianesi morti per la fede si diceva come gli altri distretti de’ quattro regni, ma
di G. C. ed ivi sepolti. Giudicato, siccome usavasi nello stesso regno di Ca-
Ad un altro martire del loro paese ora essi profes- gliari per quello di Chirra, e nell’Arborea per quello di
sano religione al sacerdote Gio. Antonio Solinas del- Colostrai. Forse i governatori di questi aveano il no-
la compagnia di Gesù, ucciso nel Paraguai addì 27 me di Giudici, e autorità superiore a’ curatori; se non
ottobre del 1683 in odio della fede da lui pubblicata sia stato che in tempi più remoti queste regioni aves-
a’ barbari. sero un principe proprio così chiamato, e formassero
La festa principale frequentata dagli stranieri è per stati indipendenti, vedi art. Giudicati, p. 75 [vol. 1, p.
il patrono s. Lussorio, e si allegra da balli, canti, e 551]. Può ancora essere stato che i pisani ponessero su
dallo spettacolo della corsa. In occasione della mede- questa provincia qualche loro cittadino per governato-
sima si celebra una piccola fiera. re e gli dessero il titolo di Giudice.
Anche per la solennità del titolare della parroc- Considerando questo distretto, come era limitato
chia si corre il palio. nel secolo XIV, quando abolito il regno di Plumino
Il cimiterio è all’ingresso del paese, presso la chie- gli Aragonesi se ne impadronirono, esso confinava a
sa di s. Maria Maggiore, che era l’antica parrocchia. settentrione col regno di Gallura, a ponente con
Dal medesimo esala spesso molta malignità che si quello di Arborea, nel rimanente col fiume Stanàli,
sparge fra le abitazioni e contamina l’aria. Quando che dividea questi dagli altri dipartimenti cagliarita-
che sia si farà il campo santo secondo le prescrizioni ni, Barbagia Seulo, e Galila.
da più di 25 anni pubblicate dal governo. La lunghezza di questo cantone da Cala-Sisina,
Antichità. Entro i termini dell’olianese sono quat- su’ limiti del dipartimento di Galtellì, alla Pietra-
tro luoghi dove sono vedute vestigia di antiche abi- maggiore, o Pietra del Giuramento era di miglia 35,
tazioni, e indicherò Tuvaramele, quindi s. Dilica Ru- la larghezza dal dorso di Montargento al mare, dire-
ghinas e Thiscali. zione a levante, di miglia 17.
Quest’ultimo è sulla montagna, e ha già dato a’ Fatti i debiti compensi la superficie del medesimo
ricercatori vari oggetti antichi. Esso trovasi non lun- può essere stimata di miglia quadrate 420.
gi dal nuraghe che appellasi di Duaviddas ed è rag- Se poi a questa area si aggiunga il territorio amplis-
guardevole per una cinta. simo di Oliena e di Orgosolo, che faceano parte della
Dopo questo se ne possono indicare altri 19, pres- giurisdizione della Ogliastra, avremmo allora un note-
so i quali verso il ponente, trovansi quei monumenti vole aumento, e un territorio di miglia quadrate 559.
detti Gigantinos, composti di quattro pietre verticali, È questa una regione montuosa, massime nella
disposte in paralellogrammo di due a tre metri di lun- parte interna, dove occupa la pendice orientale della
ghezza, e d’una quarta lapide che è distesa orizzontal- massa dei monti della Barbagia.
mente sulle prime. Dicesi abbia alcuno nell’interno Fra le maggiori montagne noteremo l’altipiano del
scavate delle ossa, e delle anticaglie singolari. Monte-santo, del quale una quarta appartiene a Dor-
In tre diversi siti sono scolpite nella rupe, di quel- gali, quindi il monte Thiscali o di Oliana, quindi i
le siffatte cameruccie, che si dicono domos de ajanas, terrazzi giare o tachi, come qui si appellano di Ussasai,
alle quali si entra per fenestre curvilinee. Gairo ecc., che con gli altipiani di Sàdali, del Sarcida-
Quando Oliena era sotto il governo del marchese no, di Villasalto, Scalaplano e Perdas de fogu, e Alus-
di Chirra non pagava di feudo più che 120 lire nuo- sara, formavano l’immenso pianoro che vediamo di-
ve, e questo per la munizione della torre prossima a scontinuato per la depressione delle più sue parti.
Tortolì, perché godeva di Capitoli di grazia, come le Dopo queste eminenze a dorso piano sono distin-
altre terre della Ogliastra, di cui era parte, avendo il te molte colline, or concatenate, ora isolate, e si deve
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particolarmente notare la montagna di Tertenìa, che L’infante D. Alfonso di Aragona dopo fatto il con-
dicesi Serramari, e si prolunga nel senso del meridia- quisto della Sardegna volendo rimunerare i servigi
no sopra il littorale a circa 12 miglia. prestati nella spedizione e impresa da D. Berengario
I bassi piani sono pochi e complessivamente vor- Carroz regio consigliere ed ammiraglio di Sicilia con-
ranno un tredicesimo della total superficie, e convien cedevagli in feudo proprio, secondo il costume d’Ita-
determinare quello di Lozzorai a miglia quadr. 12, lia, i villaggi di Settimo, Sinnai, Geremeas e Siuni.
quello di Tortolì ad altrettanto, quello di Barì a 16. Ritornato in Aragona segnava sotto il 17 giugno
Della ricchissima mineralogia della Ogliastra si è 1325 altro diploma in favore dello stesso Berengario,
abbastanza ragionato nell’art. Lanusei provincia. concedendogli in feudo secondo il costume d’Italia i
Nello stesso luogo si sono descritti i principali ri- villaggi di Uta susu e Uta jossu, Ortu-e cedru, Cella-
voli, il Buzzone che ha foce nel Tirreno non lungi da rio, Palma, Sennuri, Cepara, Villanova s. Basilio, il ca-
Tortolì, l’Arenada che sbocca nello stagno tra Gira- stello di Buonvicino e il borgo di s. Michele con l’ob-
suli e Donnigala, il Palmera che sbocca nel mare bligo di ristaurar quella rocca e circondarla di fossi.
presso la torre di s. Maria Maddalena. Nell’anno 1355 Berengario già possedeva sopra
Degli stagni si è pur fatta parola nella seguenza questi i luoghi seguenti, Tucato, Morera, Perdedu,
dello stesso citato articolo, parimente come di tutti Biddatrona, Castiadus, Oria, Ulmu, Iguali, Cortinia
gli altri soliti punti delle descrizioni; però ritorna sul e Pupus nel Sarrabus, Tertenia e Ullu nel giudicato
medesimo. di Chirra, Villamajore de Ponti nel giudicato di Co-
Memorie feudali. Il dipartimento della Ogliastra lostrai, e tutti i paesi del giudicato di Ogliastra.
compreso fin da’ primi tempi della dominazione ara- Nel 1362 Berengario comprava dal Re i luoghi di
gonese nella signoria di Cirra o Chirra, si distinse Sorrui, Arceni, Stopoplade, Garrudi ed Erculentu
con titolo prima comitale, poscia marchionale. nelle curatorie del Sarrabus e di Colostrai, e da Gu-
Non avendo finora parlato di questo feudo, che glielmo Olomai Mara-Calagonis e Sesto, e ricevea
fu uno de’ maggiori stati del regno, ne parleremo in dal monarca il castello e sobborgo di Chirra.
questo luogo. Molto prima di quest’ultimo acquisto con pat.
Erano nel feudo di Chirra le seguenti incontrade de’ 20 sett. 1327 lo stesso Infante D. Alfonso avea
e baronie. accordato a questo barone e a’ suoi discendenti di
1. Il Giudicato d’Ogliastra, dove erano i paesi già poter dare, vendere, alienare ed in qualsivoglia altro
notati. modo disporre a favore di quelle persone, che fosse-
2. L’Incontrada di Chirra, dove sussisteva il sob- ro state di lor piacimento, tanto maschi che femmi-
ne, tutti questi luoghi infeudati.
borgo col castello di questo nome, essendo già deser-
Morto D. Berengario I di questo nome succedeva
ti gli altri luoghi. Erano però sue dipendenze Coron-
ne’ feudi il di lui figlio Berengario II.
giu, Carbonara, Sedano.
Il giorno 20 luglio del 1366 fu a questi felicissi-
3. La baronia di s. Michele, nella quale si com- mo, perché in esso il Re in contrassegno di gradi-
prendeva Selargius, Sestu, Assemini, Uta, Burcèi, mento de’ suoi servigi segnava quattro diplomi.
Sinnai, Mara-Calagonis. Col primo erigeva in contado il castello di Chirra co’
4. L’Incontrada di Sarrabus, che avea san Vito, Vil- villaggi di Chirra, Corongiu, Carbonara e Sedano, e al-
laputzu, Muravera, con la dipendenza di Perdas de tri spopolati, e ciò per maggior lustro dell’antica nobile
Fogu o Foghesu. famiglia Carroz, ma con la restrizione che non si esten-
5. La baronia di Monreale, composta de’ luoghi di desse agli altri luoghi non compresi nel diploma.
s. Gavino, Sardara, Guspini, Pabillonis, Gonnosfa- Col secondo confermò a favore del detto Beren-
nadiga, Arbus. gario i privilegi, concessioni e immunità ottenute
6. Incontrada di Partemontis, nella quale si conte- dal re D. Alfonso tanto così il suo padre Berengario,
nevano Morgongiori, Siris, Pompu, Gonnoscodina, che per la sua matrigna Teresa Gambaldi in quanto
Simala, Masullas, Mogoro, Gonnostramatza e Forru. però non fossero contrari al costume feudale d’Italia.
7. L’Incontrada di Marmilla, nella quale si include- Col terzo concedette piena facoltà allo stesso Be-
va Lunamatrona, Turri, Ussara-manna, Setzu, Pauli, rengario d’acquistare, quando gli si presentasse l’oc-
Arbarei, Genuri, Baradili, Sini, Siddi, Villanova For- casione, il villaggio di Solanas, posseduto da Gondi-
ru, Baressa. salvo di Cerasa, quello di s. Maria di Paradiso che
8. L’Incontrada di Parte Usellus, nella quale erano tenevasi da Bartolommeo di Cespujadas, e quello di
contenuti Usellus, Zepara, Figu, Ollastra Useddus, Fluminale posseduto dagli eredi di Bernardo Ladrera:
Banari, Ales, Curcuris, Gonnosno, Scovedu, Pau. da ultimo il villaggio di Xicoxi, di cui era padrone
9. La baronia d’Uras con Uras, Terralba, s. Nicola Francesco di s. Clemente, coi loro redditi e diritti, i
d’Arcidano. quali villaggi erano dentro il distretto della curatoria
10. La baronia di Pula con Pula, s. Pietro, Domus del Campidano di Cagliari, prossimi agli altri villaggi
de Maria. che il concessionario possedeva, concedendogli nel
Aggiungevansi a questo stato i territori, ove già fu- caso di questa compra il mero imperio e la giurisdi-
rono i villaggi distrutti di Solanas, s. Maria di Paradi- zione alta e bassa, in feudo retto e proprio secondo il
so, Fluminale e Xicoxi. costume d’Italia.
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Col quarto finalmente lo stesso Sovrano, sebbene giudicato d’Ogliastra col castello di Lozzorai e i vil-
fosse vietato ad ogni feudatario di alienare e vendere laggi di Tortolì, Girasol, Lozzorai, Barì, Tertenìa,
alcun castello o villa, che possedesse senza licenza del Baunei, Trièi, Manurri, Talana, Oliena, Villan. Stri-
medesimo, diede il suo assenso a’ possessori indicati saili, Lanusè, Elini, Arzana, Ilbono, Ulassai, Osini,
nel precedente diploma di vendere al suddetto Be- Gairo, Jerzu, Loceri, Perdas de Fogu ed altri villaggi
rengario o suoi successori i villaggi in detto diploma spopolati, porti, dogane, saline ecc.
indicati. In secondo luogo confermò i privilegi concessi al-
Morì D. Berengario senza figli maschi lasciando su- la famiglia Carroz per la baronia di s. Michele, cioè
perstite una sola figlia chiamata D. Violante, alla quale per il castello di s. Michele, detto altre volte Buonvi-
lo stesso Re con diploma del 27 maggio 1383, dopo cino, e per i villaggi di Selargiu, Sestu, Uta, Assemi-
fatta special menzione dei distinti servigi prestati alla ni, Sinnai, Mara ed altri villaggi spopolati in territori
corona dal padre e figlio Carroz, concedeva di nuovo e salti di questi come ancora quelli accordati per il
in favore della medesima in feudo i sovramentovati villaggio del Manso, di Calamatias, ne’ termini di s.
stati di Chirra nella forma che gli avevano posseduti il Maria Chiara spopolata vicino a’ sovradetti termini
padre e l’avolo, con la grazia che se essa Violante venis- del Castello di s. Michele.
se a morire senza figli maschi, dovesse succederle Pon- In terzo luogo confermò i privilegi concessi per la
zio di Senesterra, con cui allora era per maritarsi. incontrada di Partemontis, Parte Bonorsili e Parte
Morta D. Violante succedeva il suo figlio D. Be- Usellus con le città, villaggi e territori, cioè il castello di
rengario Carroz di Senesterra, il quale fece acquisto Orzolini e il castello di Barumela, Gonnostramatza,
addì 20 ottobre 1413 de’ villaggi di Assemini e s. Vin- Gonnoscodina, Simala, Mogoro, Forru, Serzela, Ge-
cenzo, addì 14 luglio 1414 de’ villaggi di Paduli, Tun- nuri, Pompu, Morgongiori, Uras, Masullas, Arbus e la
guines, Chia e Solio, ed in occasione del matrimonio città di Terralba spopolata, e quella d’Ales mezzo po-
che contrasse con D. Eleonora Manrique ebbe in do- polata, Cepara, Ollastra, Sinis, Usellus, Scovedu, Ba-
te dal re Ferdinando l’incontrada di Partemontis, Par- nari, Pau, Curcuris, Figu e Gonnosno con molti altri
te Bonorsili e Parte Usellus, le quali gli furono ricon- villaggi spopolati e coi territori e salti de’ medesimi.
cedute dal re D. Alfonso addì 17 dicembre 1430, 12 In quarto luogo confermò i privilegi accordati a
gennajo 1437 e primo giugno 1439. questa famiglia per l’incontrada di Marmilla e i vil-
Queste notizie si hanno dalle pagine storiche del laggi di essa, cioè Pauli, Ussara manna, Turri, Genuri,
Vico, non esistendo ne’ regi archivi che un diploma Setzu, Siri, Baressa, Atzeni, Silis, Ussaredda, Sitza-
di D. Alfonso V in data 7 febbrajo 1421, nel quale mus, Lunamatrona, Villanuovaforru, Baradili ed altri
confermando il privilegio del 1327, 20 settembre, villaggi spopolati ad eccezione del castello di Las
accorda la facoltà a D. Berengario Carroz e suoi suc- Plassas, e de’ villaggi di Barumini, Las Plassas e Vil-
cessori di poter disporre in favore di chiunque, tanto lanuova Franca appartenenti in quell’epoca a Gian-
maschi che femmine, del contado di Chirra e giudi- nantonio di Besaldun.
cato dell’Ogliastra, dell’Incontrada di Partemontis, Quinto confermò i privilegi annessi alla baronia di
Parte Bonorsili, delle baronie di s. Michele e di Pula, Monreale, composta del castello di Monreale, dei vil-
e degli altri feudi da esso posseduti. laggi di Sardara, s. Gavino, Pabilloni, Bonorsili, Gu-
Successe a questo D. Berengario il figlio chiamato spini, Serru, Gonnos, Montangia, Fanadiga ed altri
D. Giacomo, il quale comprò la villa di Maracalago- villaggi spopolati coi territori e salti appartenenti.
nis con altri villaggi dello stesso distretto da Gugliel- Le quali incontrade si possedevano da D. Violan-
mo Olorachi per il prezzo di fiorini 5500 come da te in feudo secondo il costume d’Italia con la giuri-
atto stipulato in Barcellona 30 agosto 1462. sdizione civile e criminale, alta e bassa, e il mero e
Deceduto D. Giacomo senza figli maschi restaro- misto imperio.
no di lui due figlie D. Violante e D. Toda. La prima Ratificando tutti questi privilegi concesse a titolo
succedette nei feudi paterni ed ottenne addì 8 no- di donazione tra vivi, pura ed irrevocabile, a essa D.
vembre 1504 dal re Ferdinando regie lettere di am- Violante, ai suoi successori ed a chi essa volesse, per-
pliazione di questi feudi. petuamente e per tutti i secoli l’allodazione di tutti
Siccome con queste lettere furono, come pare, questi feudi con facoltà di disporne lei anche separa-
fatti allodiali del tutto questi stati di Chirra, sarà be- tamente, assolvendo da qualunque dritto feudale,
ne di esporre il loro contenuto. trasferendo in essa e ne’ successori il diritto e l’allo-
Rammentando il Sovrano i servigi prestati alla co- diale dominio e qualunque altro diritto, e assolven-
rona dagli antenati della suddetta D. Violante in se- do tutte le predette incontrade da ogni feudo e na-
gno di riconoscenza e in rimunerazione de’ medesi- tura di feudo e da ogni servigio feudale, militare od
mi conferma per lei, suoi eredi e successori i privilegi allodiale… perché potesse essa D. Violante e suoi
e le esenzioni già accordate alla famiglia Carroz per goderne come di cosa libera, franca ed immune da
il contado di Chirra e villaggi di Muravera, Puzzu, qualunque soggezione e servitù feudale.
Orrea, s. Idu, Perdedu ed altri spopolati, porti, do- Essendo per morire D. Violante ordinò nell’ultimo
gane, saline, stagni, peschiere ed altri dritti terrestri e testamento in data 18 giugno 1504, che il suo erede
marittimi appartenenti al detto contado, come pure universale in tutti i beni feudali, burgensatici ed allo-
gli altri privilegi accordati alla famiglia Carroz, per il diali presenti e futuri, fosse suo nipote D. Raimondo
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995 Ollastra

Centelles, figlio della sorella di essa testatrice D. Toda, con l’espressione ad onnimoda sua volontà dispose di
formando di tutti i beni un maggiorato in favore de’ detto contado come assoluto padrone, e lo sottopose
figli maschi di esso erede; e morendo lui e tutti i suoi al vincolo d’un nuovo fedecommesso con unirlo per-
figli maschi nominò erede il secondogenito D. Giaco- petuamente al marchesato di Nules in Valenza, tal-
mo. Se altro figlio di D. Toda, questi morisse e i suoi mente che chiunque pro tempore sarebbe stato mar-
figli, era sostituito il terzogenito D. Serafino, e questi chese di Nules lo sarebbe pure di Chirra.
mancando avrebbe a subentrare D. Pietro Sanchez Morto D. Gioachino prese D. Alemanda possesso
Centelles ed i suoi figli maschi: e se tutti questi venis- di questi stati di Quirra, ed è da credere che sia stata
sero a mancare fosse erede universale il secondogenito essa condecorata del titolo marchionale, perché tale
di D. Michele de Orrea, conte di Aranda, se non si qualificò sé e il marito nel testam. del 26 luglio
facesse ecclesiastico, nel qual caso era sostituito l’altro 1607, nel quale fece suo erede universale il marito
figlio dello stesso conte. coi patti espressi: 1. Che nascendo a lui da lei sua
In forza di questo testamento prese possesso dello moglie figli maschi dovesse nominarne uno erede a
stato di Chirra D. Guglielmo Carroz primo chiamato. sua volontà, e parimente se avesse avuto figlie fem-
A D. Guglielmo successe il figlio D. Luigi, ed a co- mine. 2. Se mancassero i figli dovea essere suo erede
stui D. Gioachino Carroz e Centelles, suo cugino e fi- universale D. Guglielmo di s. Clemente, suo zio. 3.
glio di D. Serafino Centelles, per esser mancato D. Se questi non avesse prole otterrebbero la metà de’
Luigi senza prole maschile con due sole figlie femmi- suoi beni i figli che suo marito potesse avere da un’al-
ne, D. Giovanna e D. Violante. Mancò la linea di D. tra donna. 4. Che esso non avendo figli detta metà
Giacomo secondogenito, e morì anche D. Serafino… passasse a D. Laudemio Mercader e indi a quello de’
Prima però di farsi luogo alla successione si fecero suoi figli maschi, che esso avrebbe eletto, e se egli non
tra detto D. Gioachino e D. Castellana o sia Elisabet- facea elezione, succedesse il primogenito. 5. Mancan-
ta di Mesquita, sua futura sposa, i capitoli matrimo- do poi la prole sostituì D. Raimondo de Omus ed i
niali in data de’ 16 settembre 1561, e si convenne che suoi figli. 6. Nell’altra metà de’ suoi beni instituiva
egli farebbe donazione di tutti i suoi beni presenti e lo stesso D. Raimondo, e se questi premorisse dovea
futuri a’ figli che avrebbe da questo matrimonio, isti- succedere il figlio D. Michele ed i maschi da lui. 7.
tuendo a tale effetto erede universale un maschio se Se questi non avesse figli, resterebbe una ed altra
ne avesse, o se avesse femmine una di esse… metà a D. Berengario de Omus, figlio d’altro D. Be-
Si riservò su detti beni lire 4000 di Barcellona per rengario, signore della casa de Omus, ed ai di lui fi-
il suo beneplacito, e la facoltà d’imporre su’ beni do- gli maschi. 8. Supponendo che anche quest’ultimo
nati quei vincoli che vorrebbe a favore de’ figlio di venisse a mancare avrebbe a succedere D. Giovanni
altre persone a lui ben viste. Carrera di Giovanni ed i suoi figli nati e postumi, ser-
D. Gioachino ebbe una sola figlia D. Alemanda, e bato l’ordine di primogenitura. 9. Morta la testatrice,
a costei, mentre era per sposare D. Cristoforo di Cen- prese il marito possessione di tutti gli stati componen-
telles, figlio del fu D. Giacomo, marchese di Nules e ti il feudo di Chirra.
di D. Francesca Mercader di Valenza, fece il predetto D. Cristoforo, altrimenti Gilaberto di Centelles (il
suo padre, in virtù dei capitoli matrimoniali, donazio- qual nome prendeva perché possessore della baronia
ne di tutti i suoi beni presenti e futuri ecc. coi patti e di Nules, stata assoggettata a vincolo di fedecommes-
le condizioni: so da D. Gilaberto Centelles con obbligo di prender il
1. Che avendo in avvenire esso donante figli ma- nome e l’armi) passò a seconde nozze con D. Geroni-
schi questi succedessero nel feudo di Chirra, conten- ma Calatayud, dalla quale ebbe un figlio, D. Gioachi-
tandosi la donataria di 40,000 ducati barcellonesi no, e fece testamento nel 1624, 5 settembre.
per sua legittima paterna e materna ecc. A D. Cristoforo succedette nel marchesato di
2. Che non avendo figli maschi si riservava lire Chirra il suo figlio. Si fece poi luogo ad una lite che
20,000 barcellonesi per disporne, e l’usufrutto delle fu lunghissima, originata pei seguenti motivi: perché
cose donate, sua vita natural durante, e quella di sua avendo egli contratto matrimonio con D. Stefania de
moglie, il quale, solo dopo la morte di entrambi, si Moncada, figlia del marchese de Aitona, ne’ capitoli
consoliderebbe nella donataria. matrimoniali stipulati li 3 marzo 1636 si era conchiu-
3. Che avendo essa D. Alemanda figli maschi po- so che sullo stato di Chirra restassero fermi i vincoli
tessero questi disporre delle cose donate a loro vo- posti da D. Gioachino Carroz a favore del possessore
lontà essendo in età di testare ecc. della villa di Nules, e quei capitoli erano stati appro-
Accettò D. Alemanda questa donazione e col vati con pat. del supremo 21 maggio 1636. Non
consenso de’ suoi genitori si costituì in dote le cose ostante però tale approvazione D. Gioachino nel suo
donate. ultimo testamento 2 novembre 1662 lasciò a titolo di
Siccome in quest’epoca caducarono i primi due donazione, legato e prolegato a D. Francesco Borgia,
gradi di sostituzione fatta da donna Violante II in duca di Gandia, e a suo figlio Francesco Carlo, mar-
persona di D. Pietro Sanchez e de’ suoi figli e del se- chese di Lombai, e loro seccessori il marchesato di
condo e terzogenito del conte de Aranda, il preno- Chirra con le ragioni spettantigli per la ricuperazio-
minato D. Gioachino credendo verificata in lui la ne del contado di Centelles, però nella supposizione
facoltà accordata dalla testatrice all’ultimo chiamato che esso testatore venisse a mancare senza figli; il che
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Ollastra 996

occorrendo potessero i suddetti padre e figlio, duca e peschiera di Colostrai. Il rimanente componevasi del
marchese Borgia, disporre di detti stati a loro libera dritto di feudo che pagavasi da’ villaggi, e dovea ripar-
volontà come di cosa propria. tirsi secondo le trattative suddette in lire 115.3.9 pel
Prima però della morte di D. Gioachino Centel- villaggio di Muravera, lire 147.0.4 per s. Vito, e lire
les, il marchese D. Antonio Giovanni de Centelles 132.14.6 per Villaputzu, e lire 35.5.5 per Perdas de
avendo sapute le disposizioni di detto D. Gioachino fogu. Nello stanziamento definitivo per la transazione
ricorse alla R. Udienza li 9 febbrajo 1664, esponen- fu la somma notata di lire 824.10.
do le disposizioni dell’altro D. Gioachino I di que- Nella transazione il R. Fisco Generale guarentì al
sto nome ne’ capitoli matrimoniali in favore della fi- marchese l’integrità della peschiera suddetta, e di te-
glia D. Alemanda e nel testamento dell’8 giugno nerlo illeso dal danno che potrebbe patire per la pe-
1601 a favore de’ possessori di Nules in mancanza di schiera di Faragi, costrutta di recente da’ Sarrabesi.
prole di essa figlia, e moglie di D. Cristoforo de Dipartimento di Parte Montis. La totalità del red-
Centelles; esponendo pure che detta baronia di Nu- dito si accertava coi comuni in lire 6130, cioè lire
les era stata da D. Gilaberto Carroz con testamento 5380 per li diversi dritti, che si corrispondeano in
14 settembre 1365 vincolata a fedecommesso, di- grano, e pei diritti di feudo, presente e vino, com-
chiarato perpetuo con sentenza del supremo 11 mag- plessivamente, e lire 750 per deghino, pascolo di por-
gio 1581: quindi supplicò che essendo egli ricorren- ci e pecore. Poi la somma fu ridotta nella transazio-
te notoriamente discendente da detto D. Gilaberto, ne a lire 6089.18.9.
vincolatore, e pertanto suo successore, qualora detto Dipartimento di Marmilla. La somma de’ proven-
D. Gioachino morisse senza figli, non si desse ad al- ti ascendeva a lire 4098.15.0 convenuta con i comu-
tri il possesso del marchesato di Chirra. ni e composta di lire 3448.15.0 per li diritti in gra-
Nell’anno 1839 si stipulò, e poi approvossi dal re, no, orzo e feudo in danaro, e lire 650 pel deghino di
istromento di transazione davanti al S. Supremo pecore e porci.
consiglio del regno in Torino addì 14 dicembre tra il Dipartimento di Parte Usellus. Il feudatario perce-
fisco generale del re e D. Osorio Nules sulla devolu- vea lire 3364.10.0 formate dai diritti in grano, orzo e
zione del marchesato di Chirra, l’accertamento e la di feudo in danaro per la concorrente di lire 2787.10,
liquidazione dei redditi di esso feudo, e il riscatto del e di lire 577 per pascolo e deghino di pecore e di
medesimo, mediante la iscrizione sul nuovo Debito porci.
Pubblico del regno della capitale complessiva som- Dipartimento di Monreale. I comuni avean conve-
ma di lire sarde 364,315.13.4 pari a lire n. di Pie- nuto nelle trattative col marchese di corrispondere an-
monte 699,486.08, producente l’interesse al 5% di nualmente in surrogazione de’ vari tributi feudali lire
lire sarde 18,215.15.8 pari a lire n. 34,974.30, com- 2081.12.0, secondo le stesse trattative questa somma
presa l’annualità di lire s. 7180.9.11, de’ censi e lega- dovea essere per la concorrente di lire 391.12 a carico
ti pii cui esso marchesato era soggetto. Si ordinò che di s. Gavino; di lire 767 a carico di Sardara, e di 123 a
fossero inscritte sullo stesso Debito Pubblico, libere da carico di Pabillonis. Le rimanenti somme di lire 600
ogni vincolo, le somme producenti interesse, la som- per deghino di pecore, e di lire 200 per sbarbagio di
ma da capitalizzarsi, che risulterebbe dovuta al mar- porci dell’intero dipartimento si ripartivano fra gli stes-
chese dalle R. Finanze per le annualità decorse e non si comuni in proporzione della quantità del bestiame.
soddisfatte dalle incamerate feudali dogane e gabelle Dipartimento di Montargia. Pagavasi la somma di
di Tortolì e Sarrabus, e quella di cui era creditore ver- lire 2928.17.3 ripartita in lire 168.15 per Gonnosfa-
so il monte di riscatto per provviste fatte da esso nadiga, 128.10.3 per Arbus, e 634.2 per Guspini in
marchese al governo negli anni 1793, 1800 e 1802 surrogazione dei rispettivi diritti in grani e del dirit-
di grano e danaro. to del feudo in danaro. Erano poi ripartite ne’ vari
Riteneva il marchese la peschiera di Colostrai, sita comuni in ragione de’ capi di bestiame lire 839.4
e stabilita nello stagno de Sarrabus. per deghino e pascolo delle pecore, e lire 1160.16
Rendite del marchesato . – Dipartimento d’Ollastra. per lo sbarbagio de’ porci di tutto il dipartimento.
Il suo reddito era di lire 851.10.0, convenuto nelle Dipartimento di Uras. Il totale del suo prodotto
trattative coi comuni, e constato di lire 37.10.0 per era di lire 2208, delle quali 393.16.6 provenivano
lo sbarbagio de’ porci forestieri, e di lire 614 per di- dal villaggio di Uras, 258.13.9 da quello di Arcida-
ritto fisso di feudo, che si ripartiva su tutti i villaggi no, e 805.12.1 da quello di Terralba. Delle residue,
del dipartimento compresovi Oliana. Nelle trattative 589 erano pel dritto di pascolo e pel deghino di pe-
si ammise pel marchese la riserva di quanto gli po- core, e 161 per egual diritto su’ porci.
trebbe competere per fitto de’ salti demaniali in di- Dipartimento di Pula. Si inscrisse nelle negozia-
pendenza della lite vertente nanti il magistrato della zioni per lo riscatto la somma di lire 2813.13 già
R. Udienza in contraddittorio del dipartimento, ed stanziata nella trattativa co’ singoli villaggi del dipar-
in seguito della sentenza dell’agosto 1793. timento e dichiarata in lire 1003 a carico di s. Gio-
Dipartimento del Sarrabus. Il reddito del medesimo vanni di Pula, lire 149.10 a carico di s. Pietro, lire
era di lire 813.10.0, come venne stanziato nelle tratta- 318 a carico di Domus de Maria, e lire 121.3.9 a ca-
tive coi comuni, dalla qual somma nella transazione rico di Malfitano, rimanendo a comune peso del di-
sunnotata si dedussero lire 382.10.0 pel reddito della partimento lire 750 per deghino e pascolo di pecore,
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e lire 472 per simile diritto sui porci da addossarsi a’ 446.2 di grano, e starelli 386.8 d’orzo, rilevanti i pri-
quattro villaggi nelle proporzioni e nelle basi stesse mi alla somma di lire 1459.18.1, e gli altri a quella di
già accennate per altri dipartimenti. lire 483.2.3, le quali due somme riunite alle lire 10,
Dipartimento di Sinnai. Si accertò pagarsi la somma che per tale diritto pagavansi dal comune di Gonno-
di lire 1710.0.3 risultante dalle parziali di lire 371.12.2 sfanadiga invece della quota in grano ed orzo, danno
per dritto di feudo e di vino, lire 31.4 per deghino di il totale di lire 1953.0.4.
pecore, lire 322.3.10 per sbarbagio di porci, che corri- La rendita totale del marchesato restò stanziata de-
spondeva il villaggio di Sinnai: di lire 38.1.7 per i di- finitivamente in lire sarde 33163.9.4. Nella passività
ritti in grano, orzo e fave, 109.19 per diritto di feudo, si computarono gli alimenti de’ carcerati in s. Pancra-
e 140 per lo sbarbagio de’ porci, che si davano dal vil- zio a conto e carico del marchesato, lo stipendio fisso
laggio di Maracalagonis: di lire 106.19.7 per dritto di al medico ed al chirurgo e i medicinali: e gli stessi ti-
feudo, 11.8 per deghino di pecore, 122.4.10 per sbar- toli si notarono per le carceri di Selargius, di Murave-
bagio dei porci del comune di Burcei: e finalmente di ra, di Uras, di Monreale, di Tortolì e per quelle di altri
lire 120.7.3 pei dritti in grani che si pagano dal comu- feudi, dove alcuno si ditenesse a conto del marchese,
ne di Carbonara, e lire 336 per canoni che si doveano e si pose la media di 3064.10.4; quindi si calcolarono
da’ concessionari di terreno nello stesso territorio, de’ i salari de’ custodi e banditori in lire 1170; le esenzio-
quali si era incaricato lo stesso comune nelle trattative, ni di sentenze in 655.9.4; le evocazioni di cause in
si ritenne tutto nella stessa conformità per la conside- 350; le riparazioni delle carceri in 100; le spese casua-
razione che la popolazione di questo villaggio era di re- li e d’ufficio in 223.2; le spese di liti civili in 250; gli
cente formata, e che tali annualità vi tenevan luogo alimenti di spuri in 174; i salari al delegato consulto-
delle varie prestazioni percepite negli altri comuni. re, avvocato e priore de’ poveri, al priore alle cause ed
Dipartimento di s. Michele. Risultarono dalle par- a’ ministri fattuari di Maracalagonis in lire 2829; la
ziali trattative co’ vari comuni del dipartimento fissate detrazione del 5 per % sulla rendita del dipartimento
tutte le rendite sui villaggi del medesimo nella somma di Maracalagonis; il salario del podatario, del reggitore
complessiva di lire 3800.18: ma essendosi fatte alcune e del contadore del feudo in 2500; i donativi ordina-
detrazioni, stanziossi la rendita totale del dipartimen- rio e straordinario, e di ponti e strade, e la contribuzio-
to in lire 3481.9.2 da ripartirsi in lire 155.6.10 pel ne annua all’amministrazione delle torri in 2710.18.6;
mezzo portatico de’ terrazzani e de’ forestieri; 197.15 i legati pii gravitanti sul feudo in 1076.10; finalmente
per diritto di feudo; 24 per diritto sulle pecore; 12 le pensioni censitiche rilevanti in complesso a lire
per diritto di guardia; 270 per lo sbarbagio de’ porci; 6103.19.11; sicché il totale della passività si accertò
200 provvisoriamente pel diritto di legname, che si di lire 18730.5.4.
prendea da’ forestieri; 319.19 pel fitto de’ salti di Pi- Dedotta questa somma dalla rendita brutta di lire
scinas longas e s’aqua-frisca a carico del comune di sarde 33,163, rimasero in netto lire sarde 14,433.4.7.
Uta; in lire 40 pel mezzo portatico de’ terrazzani e fo- Questa somma essendo stata assoggettata alla de-
restieri sui salti di Piscina Mazzeu e su traja; 260 per trazione del terzo, che il Marchese cesse alle Regie
diritto di feudo; 38.8 pel diritto sulle pecore; 27 pel Finanze per transazione della causa di devoluzione,
diritto di tauledu, altre 25 pel diritto di pesca nel fiu- che pendeva, restò rendita netta spettante al medesi-
me; 312.18.5 pel diritto sul pascolo de’ porci; 210 mo la somma di lire sarde 9494.13.
per la legna estratta da’ forestieri provvisoriamente; A questa poi si aggiunse l’annua indennità per
pel diritto poi di guardia lire 60, e lire 171 per diritto l’incameramento delle gabelle di Sarrabus e Tortolì,
di erbaggio e per l’appalto dei salti demaniali di sa ordinato dal R. editto 18 maggio 1820, che era fis-
Traja e Piscina Mazzeu, a carico del villaggio di Asse- sata in lire 1540.12.9.
mini: in lire 205.3 pel diritto di feudo: 85 per diritto Però fu stanziata in fine invariabilmente la rendita
sul vino: 88.6.4 pel mezzo portatico in grano ed orzo netta, che le R. Finanze in correspettivo della cessio-
da’ soli forestieri a carico del comune di Selargius; in ne del marchesato di Chirra ed in transazione della
lire 155.17.6 per diritto di feudo: 24 per diritto sulle lite vertente sulla devoluzione di quel feudo, non
pecore: 48 per diritto di guardia: lire 336.11.6 pel che in compenso delle suddette gabelle, dovessero
portatico in grano, e lire 9.10 per lo stesso diritto in corrispondere al marchese di Chirra nella somma di
orzo da’ forestieri: 50 per annuo fitto de’ salti di Ca- lire sarde 11,035.5.9.
lamatias anche a carico de’ forestieri, per il comune Siccome poi il marchese instette che fosse rilascia-
di Sesto; in lire 152.14 per feudo in denaro; 13.15 to a suo carico il servigio delle pensioni, de’ censi e
per diritto di pecore; 12 pel diritto sul vino a carico legati pii gravitanti sul feudo, la qual somma ascen-
del comune di Settimo. deva a lire sarde 7180.9.11, pertanto gli fu assegnata
Nella parte attiva stanziavasi nelle trattative pel det- definitivamente al Marchese la somma annua di lire
to riscatto la somma di lire 822.2.2 per prodotto delle 18,215.15.8.
multe e macchizie denunciate, non comprese lire
59.13.3 per l’Ollastra, che questo dipartimento in OLLASTRA-SIMAGIS [Ollastra Simaxis], villaggio
forza dei capitoli di grazia pretendevasi in possesso di della Sardegna, compreso già nel dipartimento Si-
non pagare, quindi i diritti di cancelleria e messeria, magis del regno di Arborea, ed ora nel mandamento
che si percevono da tutti i dipartimenti in starelli dello stesso nome della prefettura di Oristano.
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Ollastra-Simagis 998

La sua situazione geografica è nella latitudine La regione boscosa (comprendesi anche la monta-
39°56'30", e nella longitudine occidentale dal meri- gna) può stimarsi estesa in superficie di mille starelli.
diano di Cagliari 0°22'30". Il fuoco e la scure hanno da molto distrutto i ghian-
Siede nel piano sotto una piccola eminenza in di- diferi, e sono in piccolo numero gli oleastri in altro
stanza di circa un miglio dalla sponda sinistra del Tir- tempo così frequenti in questi salti, da aver dato il
so esposta al maestrale ponente e libeccio, e protetta nome al paese.
alquanto da’ venti dell’altro semicircolo per il rileva- Popolazione. Si annoverano in Ollastra anime 718,
mento del terreno a tre miglia o poco più dal suo sito, distinte in maggiori, maschi 225, femmine 236; mi-
dove sentesi molto calda l’estate, e così tepido l’inver- nori, maschi 130, femmine 127, distribuite in fami-
no, che sieno rarissimi gli anni che il terreno si copra glie 175.
d’un lieve strato di neve. Grande è l’umidità dell’aria Il movimento della popolazione si indica nelle se-
per il prossimo fiume e più ancora per la vicinanza guenti medie, nascite 35, morti 22, matrimonii 6.
d’una palude, e frequente la nebbia che troppo nuoce, Le malattie ordinarie sono infiammazioni di petto
massime nella primavera, a’ seminati. Le pioggie sono e febbri periodiche estive ed autunnali. Si vedono non
scarse anzichenò, le tempeste non frequenti; l’aria nel- rari i sessagenari, ma ben pochi possono approssimar-
le stagioni estiva ed autunnale è insalubre. si agli 80 anni. Son curati da un flebotomo.
La superficie territoriale si può ragguagliare a mi- Degli ogliastrini 140 sono applicati all’agricoltu-
glia quadrate 10, non compresavi la montagna detta ra, 35 alla pastorizia, 10 a’ mestieri. Essi sono labo-
di s. Martino, della quale i Domenicani del conven- riosi, pacifici e religiosi.
to di s. Martino presso Oristano avevano il dominio Le donne tessono il lino in circa 120 telai, e com-
diretto ed utile, per cui perceveano i diritti del pa- prano da altri paesi i tessuti di lana.
scolo e del seminerio da chiunque vi introducesse be- Alla scuola primaria non concorrono più di 6
stiame o vi coltivasse alcun tratto di terreno. fanciulli, e quelli che nel paese sappian leggere e scri-
Piano il territorio nelle altre parti è montuoso vere non sono più di 16.
nella regione, che comprendesi sotto il nome della Agricoltura. Il terreno d’Ollastra non è in niente
qui detta montagna di s. Martino, solcata da’ più da meno che sia quello d’altra regione nel piano ar-
valloni ed erta in più parti, principalmente in Sa borese, perché ottimo a’ cereali, alle specie ortensi,
Conca de Saramacu, in su Pizzu de Giuannipalma, in alle viti, a’ fruttiferi e specialmente ulivi.
Sa Conca ladu, in sa Conca de Pajotu, in Is concas de La quantità della seminagione è questa; starelli di
Piramela, in Is concas de s’orgiu. Da su queste emi- frumento 600 poco più o meno, d’orzo 160, di fave e
nenze vedesi un orizzonte che a qualche parte, dove legumi 200. La produzione mediocre può determinar-
mancano alte opposizioni, si estende in lunghissimo si al 10 per i cereali, al 12 per le fave, al 20 per gli altri
raggio, sino alle montagne del Colostrai, e per lungo legumi. Di lino se ne semina tanto, che abbiasi di frut-
tratto sopra il mare sardo in là del golfo d’Oristano. to circa 160 cantara, sufficiente materiale per il lavoro
Nel piano non vedesi sorgere alcun’acqua, e biso- femminile. La coltura del canape è ancora assai ristret-
gna scavare de’ pozzi; nella montagna sono aperte ta e il prodotto non maggiore di cantare 12. La regio-
varie vene, ma nessuna notevole né per copia, né per ne che appellano lodinas è ottima per quest’articolo.
particolar virtù. In questo e in altri siti potrebbero venir bene i ge-
Il Tirso, che indicammo assai prossimo al paese, neri ortensi, ma gli ollastrini mostrano in questo
scorre sui limite del territorio solamente per circa particolare una gran negligenza. Solo nelle sponde
3/4 di miglio, e nelle stagioni piovose è causa di gra- della suindicata palude si piantano melloni, cocome-
vissimo danno a’ coloni per le sue innondazioni, ri, e altri pochi articoli.
quando queste durano molti giorni, talvolta quindi- Le vigne sono in due diverse regioni, e occupano
ci ed anche venti, già che fan marcire le sommerse poco terreno in uno ed altro. Il prodotto è proporzio-
biade, massime quando troppo spesso si ripetono: e natamente alla quantità de’ fondi non piccolo, ed è pu-
si ripetono non di rado dodici, diciassette volte (co- re di gran bontà, principalmente quello che si ha dalle
me nel 1832), e in alcuni anni più di venti. vigne che dicono de jossu. La vernaccia ollastrina non è
Abbiamo pure indicata una palude, che gli olla- meno stimata che sia quella di altri vigneti campidane-
strini dicono stagno, e questo è un bacino che avrà si. La vendemmia può dare le 1200 anfore (màrigas),
un fondo di circa 30 starelli. Riempiesi dalla ridon- delle quali né una piccolissima parte si vende o si bru-
danza del Tirso o della fiumana che dicono di s. An- cia per acquavite, perché sono insufficienti al bisogno.
tonio, e non di rado vi si conserva l’acqua per tutto I fruttiferi sono in pochissime specie, e le più co-
l’anno. Qui s’abbeverano gli animali e frequentano muni mandorli, fichi, susini, olivi, i cui individui
molte specie di acquatici, ma non si trovano, che in potranno sommare a 3500. Gli olivi non sono forse
certi anni delle anguille che nel tempo della inonda- più di 1100 alberi.
zione vi si fermarono. La terza parte del terreno è distribuita in vari predi,
I volatili si trovano in questo territorio di molte o vigne, o cungiaus, come dicono i piccoli chiusi, a
specie, e alcune assai numerose, fra le quali noterò le differenza delle tanche che sogliono essere d’un’area
pernici e i passeri. Nella montagna sono daini e cin- assai ampia. In quei piccoli chiusi si semina e si tiene
ghiali, non però cervi. a pastura il bestiame domito.
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999 Ollastra-Usellus

Pastorizia. Si educano dagli ollastrini le solite specie, Il paese è diviso in quattro vicinati, come dicono,
e ciascuna ha ordinariamente tanti capi quanti qui si uno appellato di S. Pietro, l’altro di Planu-Ibba, il
notano. Buoi per l’agricoltura 260, cavalli 90, majali terzo Pinna Fiscura, il quarto Su Forraxi.
45, giumenti 200; quindi nel bestiame rude vacche Popolazione. Questo comune componesi di circa
200, capre 1000, pecore 800, porci 300. Pascolano 88 famiglie, le quali hanno complessivamente anime
tutti ne’ salti del comune, eccettuati i buoi che nel 320, distribuite in maggiori maschi 98, femmine
tempo de’ lavori autunnali e nell’inverno sono alimen- 100, e minori maschi 58, femmine 64.
tati di paglia e delle erbe de’ sunnotati cungiaus. Le medie del movimento danno nascite 16, morti
La quantità del formaggio basta appena al biso- 13, matrimoni 3.
gno delle famiglie, e però non si fa commercio che Le malattie più frequenti sono infiammazioni d’ad-
di capi vivi, pelli, lana. dome, ostruzione, febbri intermittenti e perniciose.
Religione. Ollastra è compresa nella diocesi di Nelle diverse professioni si numerano agricoltori
Oristano, ed è amministrata nelle cose spirituali da 90, pastori 10, e applicati a vari mestieri 16: le don-
un prete, che ha il titolo di vicario ed ajutato da un ne lavorano in 74 telai.
altro sacerdote. La scuola primaria non suole avere più di 6 fan-
La chiesa parrocchiale ha per titolare s. Sebastia- ciulli. Il totale di quelli che san leggere e scrivere non
no; le filiali sono appellate una da s. Severo, l’altra sorpassa i 15.
da s. Marco. Il consiglio comunitativo componesi di un sinda-
La festa principale è per s. Marco, alla quale concor- co e due consiglieri.
rono molti da’ vicini paesi per la ricreazione de’ balli Generalmente i luoghi sono piani, né vi è altra
pubblici e lo spettacolo della corsa. eminenza da indicare che quella che dicono Serra de’
Il cimiterio trovasi all’estremità dell’abitato sulla sa Piara difficile per la salita, dove non pertanto
piccola eminenza che abbiamo già indicata. molti lavorano e seminano.
Nel salto a poco più d’un miglio di distanza dal Agricoltura. Nel territorio d’Ogliastra è coltivata
paese sulla sponda del Tirso in un rialto di notevole (nelle due vidazzoni) un’estensione di terreno di cir-
elevazione è una cappella dedicata alla m. s. Vittoria, ca 1600 starelli, a vigna 90, a orto 6, e resta incolta
edifizio antico, ma molto piccolo. per prato una superficie di circa 270 starelli.
Antichità. Restano le vestigia di sei nuraghi, e so- Si seminano annualmente starelli di grano 520,
no nominati, uno deis tres bias, n. de baccas, n. de is d’orzo 80, di fave e legumi 100.
Pardis, n. de Molas, n. de … e n. de s. Orcu, del qua- La forza del terreno è notevole e la produzione
le restano ancora non poche parti. considerevole, se non sieno contrarietà alla vegeta-
Vedonsi pure vestigia di antiche popolazioni in zione. Ordinariamente si ha per uno il 10 dal grano,
due siti, la prima alla distanza dal paese di circa tre l’8 dall’orzo, il 15 dalle fave e da’ legumi.
miglia in Cabrilis intorno alla chiesa oggi distrutta di Anche alla vite è propizio il clima. Tra le molte
s. Pietro, nella quale non sono molti anni che anda- varietà che si curano può indicarsi la malvagia e la
va il parroco con la confraternita, vi si portava pro- vernaccia che sono più comuni. La vendemmia può
cessionalmente l’effigie del titolare, e si festeggiava; dare 10,000 quartare e un mosto di non poca bontà.
le altre sono nel salto appellato Perdolas, dove ora si Consumasi tutto nel paese.
fa seminagione. Le piante fruttifere non sono coltivate con studio,
ed il numero delle medesime non è gran fatto consi-
OLLASTRA-USELLUS [Albagiara], villaggio della derevole. La specie più sparsa sono gli olivi, ed è
Sardegna nell’antico dipartimento di Parte Usellus, quella parimente che meglio alligna: nonpertanto gli
che era uno de’ cantoni del regno arborese, ora com- Ollastrini badan poco a’ suoi preziosi frutti, e poten-
preso nella provincia d’Isili, e nel mandamento d’Ales do allargar questa industria per la grandissima quan-
della prefettura d’Oristano. tità degli olivastri che nascono sul territorio gli infin-
La sua posizione geografica è nella latitudine 39°47', gardi non se ne dan pensiero contenti di avere il
e nella longitudine occidentale dal meridiano di Caglia- semplice necessario.
ri 0°15'. Le terre che in tutta l’area sono chiuse (cungiadus)
La situazione è in mezzo la valle tra il monte Arci e non comprenderanno più di 400 starelli. Esse si so-
la gran giara di Marmilla presso alla sponda sinistra glion coltivare a cereali, e son poche quelle che si ab-
del rio d’Uselli in esposizione ai venti di mezzogiorno biano per il nutrimento del bestiame domito.
e di settentrione e di greco, in luogo assai caldo d’esta- Bestiame. I buoi per l’agricoltura possono somma-
te, umidissimo nelle stagioni piovose, e un po’ freddo re a capi 100, le vacche manse a 30, i cavalli 20, i
nell’inverno, dove siede talvolta una crassa nebbia per- giumenti a 75, i quali pascolano nei prati, nei chiusi
niciosa, cade spesso la neve e versano non rare le tem- e nelle terre incolte.
peste grandine e fuoco. L’aria è veramente insalubre Di bestiame rude si hanno vacche 45, capre 150,
dalla fine di maggio all’autunno ben innoltrato, e i pecore 800. Il formaggio serve al paese, gli altri pro-
passeggeri devon andar con attenzione come in que- dotti si vendono.
sta, così nelle altre parti della valle usellitana per scan- Il selvaggiume grosso manca, e non si trovano da’
sar le febbri, che possono essere mortifere. cacciatori che lepri, conigli e volpi; però le pernici
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Ollolai 1000

sono in numero, e parimente le quaglie e le beccac- e de’ Romani per domarli al loro giogo e liberare dalle
cie nella solita stagione. vessazioni di questi barbari, come essi li chiamavano, i
Religione. Questo paese è compreso nella diocesi popoli sottomessi alla loro legge.
d’Ales o Usellense, ed è governato nello spirituale da Ampio era il territorio di Ollolai, come si può in-
un prete che fa le veci del canonico prebendato. tendere dalla grandezza suindicata del popolato, ora
La chiesa maggiore è intitolata dal martire s. Se- è assai ridotto per le parti che furono occupate da’
bastiano, la minore che trovasi all’estremità del paese popoli vicini, quando cominciarono i suoi tempi in-
dedicata all’apostolo s. Pietro, presso alla quale è il felici; ed è credibile che gli abitatori de’ suindicati vi-
cimitero. cinati andando a stabilirsi ne’ prossimi paesi conti-
Si festeggia con solennità nell’1 d’agosto per s. Pie- nuassero ad esercitar loro diritto sopra alcuni salti, e
tro e nel 27 settembre per s. Lussorio. In questa si dà che i loro posteri ne ritenessero il dominio. A ben
lo spettacolo della corsa e concorrono molti forestieri. computarla la superficie territoriale di Ollolai non
In questo territorio non sono da notare altre anti- sarà maggiore di miglia quadrate 15, quasi in figura
chità, che quattro norachi, de’ quali rimane poca d’un vestigio umano nella direzione di ponente libec-
parte essendo quasi totalmente distrutti. cio, confinante nelle più lontane estremità, da una
parte al salto di Mamojada, che appellano de su litu,
OLLOLAI, villaggio della Sardegna, compreso nella dall’altra a quello di Goschini presso quel confluente
provincia e prefettura di Nuoro e nel mandamento del Tirso che è detto Taloro.
di Gavoi, era già contenuto nella Barbagia Ollolai, Le fonti sono frequenti, copiose e tutte lodate per
uno de’ dipartimenti del regno d’Arborea. purezza. Tra tante faremo menzione della principale
Le sue indicazioni geografiche sono nella latitudi- fra le medesime, che è quella di cui servesi il popolo,
ne 40°9'30" e nella longitudine orientale dal meri- ed è chiamata Guppunnio.
diano di Cagliari 0°4'. Formansi da queste molti ruscelli, i più de’ quali
È posto nella pendice all’oriente della montagna si riuniscono nel rivo, che ingrossato dalle acque di
del suo nome, dove è pure Olzai a circa due miglia Sarule, di Orani e di Oniferi, si versa nel Tirso non
d’intervallo, e Gavoi a mezza tanta distanza. lungi da Ottana.
Protetto dal ponente e dal libeccio resta sotto l’in- I salti sono in molti e grandi tratti coperti da gran-
fluenza libera de’ venti boreali; ma poco patisce dagli di vegetabili, tra’ quali dominano i ghiandiferi, l’el-
altri per il riparo che fanno alcune eminenze. ce, la quercia, il sovero; ma non sono in quella pro-
Le stagioni più sentite sono l’inverno, che è assai sperità che è veduta in alcuni luoghi dove la barbarie
lungo, e la estate. Il freddo è talvolta ben intenso e de’ pastori non operò alcun guasto.
non lo è meno il caldo; la neve comincia soventi a ca- Il paese è alpestre, e rilevato qua e là in eminenze
dere nell’ottobre, in qualche anno non cessa neanco non facilmente accessibili: ma i ricoglitori dell’ori-
all’aprile, e il suolo resta ingombro non di rado tre o cella superano tutte le difficoltà e per radere le roccie
quattro mesi, e allora il gelo si inspessisce di molto. si arrampicano dove le capre non sanno andare. In
Nel tempo della primavera e dell’autunno le piog- tempi di persecuzione anche i banditi vi si ricovera-
gie non sono molto frequenti, nell’estate non rare le no e restano sicuri.
tempeste, che sogliono cagionare gravissimi danni a’ Popolazione. Nel 1843 si numerarono famiglie
fruttiferi ed a’ seminati; a’ quali pure nuoce la nebbia 180 che comprendevano anime 956 distinte in mag-
fredda e la calda, che essi distinguono, facendo che i giori, maschi 215, femmine 230, e minori, maschi
grani non acquistino lo sviluppo, che soglion ottene- 209, femmine 202, come è stato notato nell’articolo
re in miglior condizione. Nuoro provincia sotto la tabella della popolazione, p.
Questo paese, ora piccolo e povero, era in altri tem- 654 [qui a p. 946].
pi grande e potente, e capoluogo della regione che an- Le medie del movimento si avverarono nascite
cora dicesi Barbagia di Ollolai. Constava in quell’epo- 35, morti 22, matrimoni 6.
ca di sette rioni o vicinati, come qui si appellano le Le malattie più frequenti sono infiammazioni e
frazioni di un comune, e si nominavano uno Trighin- febbri. Sempre che fu gran mortalità ne fu causa
giu, luogo distante dall’attuale abitato circa un miglio, l’influenza del vajuolo, alla quale non si poté porre
verso austro, il secondo Maroniai, il terzo Su donni- riparo assai presto, come si desiderava.
ghellu, il quarto Mirisone, il quinto Orrocoghina, lon- Non è raro che ne’ rigori invernali muoia alcun
tani ora i medesimi di circa mezzo miglio, il sesto Su povero per freddo, e che si trovi gelato nel salto.
de pezzi, il settimo prossimo a quest’ultimo fece suo Il vitto principale degli uomini di Ollolai è il pa-
proprio il nome principale Ollolai, il quale vuolsi pro- ne di orzo coi latticini: il pane di frumento e la car-
venuto da Jolao, perché una parte degli uomini della ne usasi nelle case comode. Ora che la coltivazione
sua colonia, quando dovettero fuggire da’ luoghi cam- delle patate è assai distesa i poveri non più patiscono
pestri, che altrove indicammo nella gran valle australe di inedia, come spesso avveniva in altri tempi.
nelle terre di Jolia o Dolia, in questo luogo montuoso, La professione più comune è quella di pastore, e
si stabilissero, siccome in sito dove poteano facilmente dopo quella de’ coloni sono assai pochi gli altri che
sostenere la loro libertà, e dove veramente la sostenne- esercitino mestieri. Notammo già (luogo citato) i co-
ro non ostanti gli sforzi frequentissimi de’ Cartaginesi loni 130, i pastori 160.
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1001 Olmedo

Le donne lavorano con molto studio nella tessitu- Nel bestiame rude vacche 520, capre 3500, peco-
ra per il bisogno delle famiglie in tele e panni, e per re 9200, porci 2400, cavalle 30. Nella tabella ortic.
procacciarsi alcun lucro con la vendita di coperte e Nuoro occorse alcun errore.
tappeti, e pezze di lana a vario disegno per bisaccie. Il formaggio è di molta bontà ne’ pascoli monta-
Esse ritraggono ancora notevole lucro da’ canestri ni; quello che si fa dalle pecore nelle pianure e ma-
che fabbricano e che i loro mariti o fratelli portano remme è men pregiato, e va poco men che tutto per
intorno ai prossimi e lontani dipartimenti. il fitto de’ pascoli.
La scuola primaria può numerare circa 15 fan- L’agricoltura non è molto curata.
ciulli; le persone che sappian leggere e scrivere non Religione. Questo popolo è compreso nella diocesi
sono per avventura più che 40 in tutto il paese. di Galtellì, ed è governato nello spirituale da un pre-
Causa della diminuzione che patì Ollolai, che era te che si qualifica rettore con l’assistenza d’un altro
una grossa borgata e potente, furono le frequenti e fe- sacerdote. Se avesse intera la decima de’ frutti della
roci fazioni, delle quali facemmo indicazione nell’arti- terra e della pastorizia il suo reddito sarebbe, come si
colo di Barbagia notando il fatale avvenimento del può intendere, considerevole.
1470 e 71, dopo il quale accadde un orrendo incen- La chiesa parrocchiale è sotto l’invocazione del-
dio, crebbe l’ira delle parti nemiche, e per le frequenti l’arcangelo s. Michele, piuttosto piccola e povera.
stragi si spopolarono i molti vicoli sunnominati. Essa resta col cemiterio ad una parte del comune,
Sul carattere morale degli ollolaiti si è già parlato cinta da due rivoli di acque limpidissime.
altrove. Finalmente impareranno a rispettar sempre Le chiese minori sono intitolate, una da s. Anto-
l’altrui diritto. nio di Padova ed è in mezzo all’abitato; l’altra da
Agricoltura. Il terreno facilmente coltivabile con santa Susanna, che è propinqua alla parrocchia; la
l’aratro è assai angusto, e soventi sparso di pietre; dee terza da s. Pietro apostolo, che è lontana dal comune
però dirsi che quest’incommodo sarebbe già supera- di circa mezzo miglio e riedificata da circa 54 anni;
to da altra gente più industre. la quarta da santa Maria Maddalena distante un mi-
Il monte di soccorso non ha alcun fondo in grano; glio, e posta sulle montagne; la quinta da s. Basilio.
lo ha bensì in orzo e in denaro. La dotazione in orzo Quest’ultima è stata ufficiata da’ Francescani fin-
era di starelli 200, in denaro di lir. 5.300. Nella rico- ché per il suaccennato avvenimento non fu abban-
gnizione fattasi d’uno ed altro nel 1841, il primo fu donata. È situata in una valle tra sette eminenze.
trovato di starelli 202.2, il secondo di lir. 346.14.7. In altri tempi eranvi ne’ salti altre due chiese, una
appellata da s. Vittoria, l’altra da s. Stefano.
La seminagione si può rappresentare ne’ seguenti
Le feste principali sono per il titolare della parroc-
numeri, starelli di grano 70, d’orzo 450, di legumi 95.
chia, per s. Bartolommeo, per s. Pietro e per s. Basi-
Il paragone di questo numero che ora è solito se- lio. Concorrono per le medesime molte persone da’
minarsi con quello che notossi a dotazione del mon- paesi vicini, si fanno balli pubblici e si dà lo spettaco-
te, indica che l’agricoltura è andata in aumento seb- lo della corsa: ma perché i premi sono di pochissimo
bene con progressi poco celeri. valore però non corrono nell’arringo che ronzini.
Una parte di queste terre sono coltivate con la Quando Ollolai era in sua prosperità la festa per
zappa, e in alcuni tratti si impinguano con le ceneri s. Pietro era una delle più famose del regno, e dicesi
de’ vegetabili. che non si facesse in altra parte una corsa più bril-
La produzione del grano può in circostanze favo- lante che qui; perché concorrevano alla medesima i
revoli essere al settuplo, quella dell’orzo al 10, di le- cavalli che avevan vanto in tutta l’isola e non eran
gumi al 6. mai men di cento.
La regione migliore e atta a’ cereali, perché più L’arringo era da Badu de Madàlis insino alla chie-
temperata, è quella che dicono di Goschini prossima sa, lungo tratto con poche salite e discese.
alle terre di Teti, Ovodda e Olzai. Nuraghi. In tutto il territorio di Ollolai se ne pos-
Le vigne comprendono poco terreno, poco pro- sono indicare soli quattro, de’ quali ora restano po-
ducono, e non sempre maturano il frutto: quindi il chissime parti e questi erano i nomi: Loai, prossimo
vino è di poca bontà e devesi comprarne dagli oglia- a’ limiti con Gavoi: Talaighe a quei di Mamojada e
strini. Gavoi: Logunnoro e Palai presso a’ salti d’Olzai.
L’orticoltura non è negletta, se non che gli articoli
sono pochi e i più comuni i fagiuoli, i cavoli e le pa- OLMEDO, l’Olmeto (Ulmetum), villaggio della Sar-
tate principalmente, di cui sentesi la grande utilità. degna, nella provincia di Alghero, compreso nel man-
Si semina ancora del canape. damento di Itiri della prefettura di Sassari, e forse anti-
Le terre chiuse non comprendon forse l’ottava del camente nel Nullauro, che fu uno de’ dipartimenti del
territorio. regno di Logudoro.
Pastorizia. I pascoli sono copiosi e di gran bontà; Questo nome venne da qualche bosco di olmi
mancano però ad alcune specie nell’inverno e talvol- che si trovava in propinquità al villaggio; forse or
ta a tutte quando avvengano le forti nevate. non ne resta né un solo albero.
Nel bestiame manso si devono notare buoi 70, vac- La sua posizione geografica è nella latitudine
che mannalite 46, cavalli e cavalle 150, porci 250, 40°39', e nella longitudine occidentale dal meridiano
giumenti 75. di Cagliari 0°45'.
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Olzai 1002

Sorge il paese sull’ultimo pendio d’un facil colle, il Pastorizia. I salti dell’Olmeto sono abbondanti di
quale protendesi verso ostro-sirocco, ed è nominato buoni pascoli, e potrebbero nutrire moltissimo be-
Monti rubiu (monte rosso) per il colore in cui appare. stiame; ma quei del paese che poco aman l’agricoltu-
Difeso un po’ dal levante e da’ venti vicini è espo- ra non sono grandi partigiani dell’arte pastorale.
sto all’influenza degli altri, i quali temperano i calori Nel bestiame manso de’ medesimi si possono nu-
estivi. L’aria sarebbe in ogni tempo salubre se si to- merare buoi per l’agricoltura 64, cavalli 20, giumen-
gliesse la causa de’ miasmi che la contaminano. ti 40, porci 25.
Componesi di circa sessantacinque case divise da Nel bestiame rude, vacche 160, cavalle 50, capre
quattro vie quasi paralelle. 1200, pecore 1500.
Il suo territorio è tanto esteso che ne avrebbe assai Il formaggio è riputato per bontà a cagione dei
una popolazione industre e studiosa del lavoro se pascoli ottimi, e in parte vendesi con le lane e le pel-
fosse cinquanta volte più numerosa; generalmente li agli algheresi.
piano con poche gibbosità, ma scarso di fonti e di Religione. La parrocchia dell’Olmeto governata da
grandi vegetabili. un solo prete, che ha il titolo di rettore, è sotto la
Le sorgenti ne’ salti non sono più di sei, delle quali giurisdizione del vescovo d’Alghero.
si nota la così detta Funtana de Idda, che trovasi in La chiesa unica in cui si fanno gli ufficii divini è
giù dal paese presso la strada di Alghero; la fonte d’Ita- sotto l’invocazione della Vergine d’Italia, o Talia, pic-
lia, di maggior bontà, ma rimota più di un miglio, cola così che né pur basta ai pochi abitanti, senza sa-
dove è fama esistesse in altri tempi un popolo, e ve- cristia, sprovvista di necessari arredi, e squallida co-
donsi di fatto le vestigia e rovine delle abitazioni; e la me ho detto che eran le case.
fonte del mattone che ministra acque molto salubri. Il cemiterio aderente alla medesima è in pessimo
Un rivolo scorre non molto lungi, ma le acque stato, e dai cadaveri mal sepolti esala spesso un in-
delle grandi pioggie si ricevono e stagnano in varie sopportabile fetore.
concavità non lontane dall’abitato, dalle quali esala Nuraghi. Se ne numerano sette, i più in gran par-
una perniciosa infezione sotto i calori estivi. te distrutti. È osservabile il più prossimo al paese,
Nel suindicato rialto composto di trachiti con del che dicono Nuraghe-mannu.
calcareo secondario pascono varie specie di selvag-
giume, a caccia delle quali vanno non di rado i cac- OLZAI, villaggio della Sardegna nella provincia e
ciatori de’ luoghi vicini, specialmente gli Usinesi. prefettura di Nuoro, compreso nel mandamento di
Popolazione. Il comune dell’Olmeto componesi di Gavoi, e prima nel distretto di Barbagia Ollolai nel
64 famiglie, nelle quali sono anime 375, distribuite regno di Arborea.
(anno 1843) in maggiori d’anni 20 maschi 115, fem- La sua posizione geografica è nella latitudine 40°11',
mine 130, e in minori maschi 75, e femmine 65. e nella longitudine orientale dal meridiano di Cagliari
Nascono all’anno 18, muojono 14. 0°2'30".
La principale occupazione è l’agricoltura, della qua- Esso è situato in un’amena valletta nella pendice
le però poco si giovano, perché vivono meschinamente della montagna, nominata dall’antico capoluogo Ol-
entro squallidissimi tugurii. La miseria della condizio- lolai, ed è da un ruscello divisa in due rioni, ne’ qua-
ne non è nascosta pure a chi vi passi in viaggio. li le case sorgono gradatamente, come il terreno. La
Le malattie dominanti sono infiammazioni di circonferenza del paese era in altri tempi maggiore,
petto e febbri terzane, queste perniciose alla prima come lo era la popolazione.
età, quelle agli adulti. Cura la salute un flebotomo. Sebbene la regione sia fredda, il luogo dov’è la
Agricoltura. Comeché in gran parte il territorio sia popolazione è piuttosto a dirsi temperato nell’inver-
sabbioso produce assai se ben lavorato e se la stagio- no e caldo nella state per il modo con cui sono di-
ne favorisce. sposte le eminenze che lo proteggono da’ venti gla-
I numeri ordinari della seminagione sono starelli ciali. Però se l’inverno non sia troppo rigido poche
175 di grano, 60 d’orzo, 20 di fave e 15 di lino. Il volte la neve nasconde i pascoli e per pochi giorni
prodotto è del 10 pel frumento, del 15 per l’orzo, copre il suolo. In qualche anno biancheggiano le so-
del 10 per le fave, e si possono ottenere circa 150 le cime de’ monti d’intorno.
libbre di lino. Le tempeste nelle stagioni calde non avvengono
Le vigne poche e mal coltivate, rendono scarso e troppo frequenti, e in circa 70 anni non si ricordano
mal frutto nella vendemmia. più che due fulmini che cadendo nel paese abbian
I fruttiferi sono pochissimi, e tra questi i più ficaje. cagionato del danno.
Invece degli altri frutti deliziosi che mangiano i loro Le pioggie se non sono scarse come nelle altre regio-
vicini, essi hanno i fichi d’India che sottraggono a’ ni men montuose dell’isola non sono però abbondanti,
loro porci. e accade talvolta che alcune fonti cessino di dare perché
Si numerano presto le tanche, che dicono, ma tra mal nutrite dalle nuvole, come avvenne nel 1832, se
le poche si può indicarne una che equivale a molte, non erro, quando di febbrajo mancarono le acque nella
perché non si circuisce a passo ordinario in meno di parte inferiore del salto, e si patì penuria nelle case.
tre ore, spettante al barone e dal medesimo data in La nebbia spargesi spesso sopra il suolo, e quando
affitto per il bestiame del paese e d’altri luoghi. i cereali si trovano in fiore o maturanti accade che
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1003 Olzai

debbasi dolere l’agricoltore per lo scarso e tristo frut- massima parte sgombre de’ molti vegetabili che vi ver-
to, e il pecorajo per malattia mortale di molti capi. deggiavano, ed ora i seminati patiscono molto per le
Un difetto notevole di questo clima si è l’umidità, cresciute innondazioni, e spesso non rendono ricom-
molto sentita in certi tempi, e assai molesta in ore pensa a’ lavori del colono.
fredde. Scorre, come ho notato, entro il paese un ruscello,
L’aria che non si può dire mai malsana sarebbe che nasce ne’ salti prossimi al comune di Ollolai, e cre-
più pura se si badasse meglio alla pulizia. sce dalle molte acque delle scaturigini che sono nelle
Territorio. La superficie del terreno degli olzaini si pendici, il quale nell’autunno se sia piovoso, e sempre
calcola di circa 20 miglia quadrate e si figura in un nell’inverno e nella primavera muove con sua corrente
trapezio allungato. una dozzina di molini da grano in mezzo all’abitato, e
Domina fra le altre la roccia granitica, molto pregie- irriga a una ed altra sponda vari orti e giardini.
vole, principalmente quella che vedesi presso l’abitato, A questo si uniscono altri quattro rivi, e uno di
e trovansi spesso bei cristalli di rocca. La mineralogia essi proveniente da’ monti detti di s. Basilio (dove
di questo paese non essendo ancora ben accertata se già furono i Francescani, di cui si parlò nell’articolo
veramente esiste entro i territori d’Olzai un minerale Ollolai e altrove), il quale traversa il vigneto.
di rame. In altro tempo eran nel fiume maggiore e in que-
La montagna di Ollolai tocca in parte ad Olzai. sto rivo de’ nassai, ma le precipitose piene distrussero
Questa mole, che da Gavoi alla influenza del Taloro le opere, ed ora si usano le reti, o altro modo facile di
nel Tirso, da levante a ponente, distendesi per miglia pesca. I pastori nel loro ozio attendono a insidiare i
12 mentre slargasi di 6 nella linea di ostro-borea, ha le pesci, prendono trote e anguille, e procuransi colla
pendici orientali alquanto ripide, le occidentali mite- vendita qualche lucro. Quando possono operare in
mente graduate, e coperte dove di bosco, dove di due o tre allora si compone una lunga fiaccola di le-
macchie con molti rilevamenti, da su’ quali si domina gni sottili e secchi, e nell’oscurità della notte uno va
un’ampia contrada a tutte le parti, ma non a quella, avanti sostenendo alto il lume, l’altro segue con l’obi-
dove sorge l’alta mole delle montagne iliache. ga (rete a borsa) e va presentandola ai pesci che fug-
Noteremo ora il monte che dicono di Gùlana, tutto gono nell’abbagliamento.
vestito di lecci e di lentisco, sassoso e alpestre, nella cui I cacciatori se non trovano ne’ salti di Olzai muflo-
sommità par vedere una fortezza incominciata dalla ni, daini e conigli, incontrano però frequenti i cervi e
natura con enormi pietroni che si fecero fondamento a i cinghiali. Questi ultimi sono in tanto numero che
una costruzione di minori pietre collegate con fango, fanno grandissimo guasto nelle vigne e ne’ seminati.
alla quale si ascende per una scala. Intorno a questa Nella specie de’ volatili non mancano gli uccelli
rocca è un piano con riparo di muro a pietre con fango maggiori di rapina, sono molto propagate le pernici,
per vietar l’ingresso. Siffatto luogo ha il nome di castel- le tortorelle, i colombi, le gazze. I merli, i tordi sono
lo, e sono intorno al medesimo varie leggende. Vuolsi in grandi sciami, gli usignuoli e altri uccelli gentili di
che in una delle varie caverne vicine siasi trovato il te- canto molto diffusi.
soro degli antichi signori; ma è verosimile che sia que- Popolazione. Nell’articolo Nuoro segnammo la po-
sto uno de’ luoghi, che nell’antichità serviva di propu- polazione di Olzai, che si componeva di anime 1060,
gnacolo a’ barbaricini contro i dominatori dell’isola. distinte in maggiori d’anni 20 maschi 290, femmine
Sono due terzi della superficie, dove è la notata 315, ed i minori maschi 230, femmine 225, distri-
vegetazione naturale, nella quale sono frequentissimi i buite in famiglie 255.
lentischi, e gli alberi ghiandiferi con gli olivastri. Il so- I numeri medi del movimento risultarono i se-
vero trovasi più frequente ne’ luoghi meno alti, men- guenti: nascite 40, morti 25, matrimoni 12.
tre in questi prevale il leccio, e nell’una e nell’altra L’ordinario corso della vita è a 65; molti perisco-
specie sono spesso a vedere, ne’ luoghi ove non giunse no nella prima età per difetto della necessaria cura, e
né il ferro né il fuoco, individui colossali, quali pari- pochi sorpassano gli anni 80.
mente si vedono tra gli olivi silvestri. I giovani patiscono e muojono dalle infiammazio-
Il Taloro bagna la parte australe del territorio di ni, e soventi dal dolore di punta, il qual malore col-
Olzai, dove esso confina con quello di Teti, e quan- gono per aver la persona maldifesa contro le repenti-
do ingrossa per le pioggie o per lo scioglimento delle ne variazioni atmosferiche, e perché affaticati caldi e
nevi non è possibile il guadarlo, talvolta fin per due sudati bevono dalle fredde fonti o si espongono al
mesi, sicché devono con lungo circuito prender altra fresco. Molte donne soffrono l’asma.
via quelli che vogliono andare con qualche carico Nell’estate e nell’autunno dominano le febbri in-
nella parte meridionale, mentre gli altri devono ri- termittenti, le terzane semplici e doppie, contro le
schiar il passaggio sopra una o due travi che da una quali usano generalmente la centaurea, di cui è mol-
all’altra sponda, dove sono prossime ed alte, stendo- to produttivo il salto.
no i pastori, finché questa maniera di ponte non si Il carattere degli olzaini è piuttosto da lodare per-
tolga dall’elevamento delle acque. ché rispettosi all’autorità, e degli altrui diritti, sinceri
Nelle sue escrescenze scende l’acqua con tanta rapi- nell’amicizia, religiosi e laboriosi. È da molto che ces-
dità, che sbarbichi gli ontani, i salici e gli altri alberi sando dalle inimicizie vivono tra loro tranquilli, e po-
che sorgono sulle sue sponde; però queste sono già in chi si hanno a dolere, se pure i salti non sieno infestati
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Olzai 1004

da alcuna masnada di banditi, che spesso si arrestano di tre o quattro anni può scangiarsi in qualche vino
ne’ medesimi per il comodo del rifugio che hanno forestiero de’ più riputati.
contro la persecuzione nei monti. Una parte del mosto bruciasi per l’acquavite.
Si distinguono per una pronunzia particolare da Notai già il numero de’ fruttiferi (luogo citato) non
non potersi apparare da un forestiero che vi si stabi- minori di 7000 individui di quasi tutte le specie che si
lisca se non dopo lunga consuetudine. sogliono coltivare in altre regioni di clima più beni-
Molti sono in Olzai i proprietari, ma pochi quelli gno, castagni, noci, nociuoli, ciriegi, peri e pomi sva-
che abbiano assai di più sopra i loro bisogni. Abita- riatissimi, susini, peschi, fichi, olivi, mandorli, agrumi
no nel paese otto famiglie nobili che avranno circa ecc. Le specie però più numerose sono i mandorli, i
38 persone. peri, i noci, de’ quali si fa un considerevole smercio
Le principali professioni sono l’agricoltura e la pa- negli anni di fertilità.
storizia, e sono applicati alla prima uomini 180, alla Gli agrumi in piena terra lungo il ruscello che tra-
seconda 200. Nei mestieri necessari sono occupate versa il paese, se non li offenda alcun poco il ghiac-
circa venti altre persone, non poche delle quali alla cio, danno frutti d’ottimo gusto.
stagione fanno le opere agrarie. I gelsi sono in piccol numero, e però è ristretta la
Noterò sopra questi quattro notai, un chirurgo, coltivazione dei bachi. La poca seta che si ottiene è
tre flebotomi, ecc. operata in calzette o venduta alle donne orgolesi che
Le donne nell’inverno lavorano a tesser tele e ne tessono bende per il capo, come usano in quello
panni per il bisogno delle famiglie e anche per gua- e in altri paesi.
dagno, nella primavera e nell’estate raccolgono fieno Le tanche sono in piccol numero, e complessiva-
per formare canestri e corbe, nell’autunno a far olio mente con le vigne e i piccoli poderi occuperanno il
dalle bacche del lentisco, de’ quali articoli mettono quinto incirca dell’area territoriale.
in vendita una notevole quantità. Le più vicine si fan servire per la seminagione e
Alla scuola primaria concorrono circa 25 fanciulli, per la pastura del bestiame manso, le più lontane pa-
gli altri sono impiegati al servigio famigliare, e il me- rimente per la cultura de’ cereali e per pascolo al be-
no che fanno è di andar a raccoglier legna nel salto e stiame rude.
portare a casa il fascetto. I più sono mandati a pasco- Pastorizia. In questo territorio è pastura per tutte
lar i buoi o qualche piccol branco di pecore o agnelli. specie di animali, e potrebbesi avere in maggior co-
Agricoltura. Il terreno d’Olzai è più atto al seme pia se si volesse provvedere al nutrimento di alcune
dell’orzo, che a quello del grano, del quale però si se- nell’inverno, come si potrebbe fare comodamente
mina con vantaggio in certi siti, come parimente si formando de’ prati, dove si può fare irrigazione, e fa-
fa de’ legumi in alcune vallette ben difese da’ venti cendo incetta di fieno.
freddi e nelle sponde dei fiumi similmente coperte. Ho notato il numero de’ pastori soverchiante quel-
I numeri della seminagione li indicai già nell’arti- lo degli agricoli e il numero del bestiame manso e
colo Nuoro provincia – Tabella dello stato attuale del- rude nelle varie specie come puoi vedere nella Tabel-
l’agricoltura – notando starelli di grano 100, d’orzo la dello stato attuale della pastorizia art. Nuoro: buoi
700, di legumi, cioè piselli bianchi, rossi ecc., fagiuo- 300, vacche 70, cavalli 200, majali 50, giumenti 66,
li, fave ecc. 30. capre 940, vacche 650, cavalle 30, pecore 5200 (cor-
La produzione dell’orzo in terreni aperti suol esse- reggi la citata tabella), porci 960. – Ora i numeri so-
re del 15, in terreni, concimati di ceneri di vegetali o no alquanto cresciuti.
d’altro, anche del 50; quella del grano dell’8 o del Il bestiame domito si nutrisce nel prato comuna-
10; quella de’ legumi del 14. Poche famiglie cibansi le, nei chiusi, nelle tanche, e d’inverno nelle vigne; il
di pane di frumento, nelle altre mangiasi l’orzato. rude nelle tanche, ne’ salti proprii e in quello di Lo-
Negli orti si coltivano cavoli, zucche, cipolle, po- cheli che è nel marchesato di Neoneli.
midoro, e principalmente la patata, dalla quale molti Il prodotto tanto nel feto che nel formaggio è di
hanno una gran parte del vitto, e presto avranno an- mediocre bontà. Negli anni di ubertà vendesi il bian-
cora del lucro. co a Orosei per i napoletani, il fino al dipartimento
La coltura del lino già abbandonata si va ripi- di Bosa. I tori sebbene non molto grandi son venduti
gliando, e si può fissare che la quantità della fibra con riputazione nelle parti di Sassari e ne’ campidani
non sia minore di cantara 6. Il canape, che viene as- d’Oristano e di Ales.
sai meglio, non sarà meno di cant. 26. Questo si tes- Ignorasi la veterinaria e i pastori patiscono non di
se e serve al vestiario. rado gran detrimento perché non sanno preservare le
Le vigne occupano una grand’area, e prima erano loro greggie e gli armenti da certi malori, e non curarli.
molto meglio coltivate per il guadagno che aveasi dal- Religione. La parrocchia d’Olzai soggetta prima al-
le medesime quando vendevasi gran copia di mosto a’ l’arcivescovo d’Oristano, poi compresa in quella di
paesi vicini. L’introduzione del vino rosso della Oglia- Galtellì, è amministrata da un rettore, cui prestano
stra, che è molto lusinghiero al gusto, ha fatto cadere assistenza tre vice-parrochi.
il commercio di quest’articolo, che forse era superiore La chiesa maggiore, piuttosto grande e a tre nava-
al prodotto che ottenevasi pe’ frutti pastorali. Il vino te, si intitola da s. Giovanni Battista, ed è fabbricata
gentile è però ancora pregiato, e quando sia attempato da circa 300 anni.
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1005 Onanì

Prima che in questa, faceansi gli ufficii parroc- Territorio. La superficie che si computa di circa mi-
chiali nella chiesa pur a tre navate, che si nomina da glia quadrate 25 è in gran parte rilevata per frequenti
s. Barbara, che serve di oratorio a’ confratelli della s. colline tra piccole valli e seni coperti di vegetazione.
Croce, e servì all’inumazione de’ cadaveri. Ora si Sono in gran numero i fonti, che formano diversi
seppellisce nel suo cortile, perché finora non si è for- rivi, tra’ quali è a notarsi quello che divide la popola-
mato il campo-santo. zione, e l’altro che è capo del ramo principale del
Nel salto sono due cappelle, una a ponente, alla fiume di Posada, e quello che si guada da chi viaggi
distanza di tre quarti d’ora intitolata dell’arcangelo al prossimo Lula.
Gabriele, l’altra a levante che si appella da s. Sofia. Se eccettui i daini troverai in questo territorio tut-
La festa più solenne e popolare è per s. Barbara, te le altre specie di quadrupedi selvatici che pascono
che si celebra addì 28 agosto, o nella domenica pros- ne’ monti e tra’ boschi. Gli uccelli sono in gran mol-
sima se cadde il 28 in giorno di magro. titudine, principalmente i gentili e le specie cercate
È festa, come dicono, di corriolu, perché i provve- da’ cacciatori, non mancandone varie degli acquatici
ditori della medesima offrono a tutti gli ospiti, quan- che nuotano e pescano ne’ rivi.
ti che essi sieno, del pane e un pezzo di carne. Da queste acque si traggon in quantità trote e an-
Antichità. Sono entro i termini d’Olzai sei nura- guille, delle quali vantasi il soave gusto.
ghi, uno detto di Ludorioe, due nel sito di Elenuie, I ghiandiferi si sono in molte parti fatti assai rari
il quarto in Lochilo, il quinto in Comiddo, il sesto per gli incendi che casualmente o pensatamente fu-
in Sorghiddai. L’adito a’ medesimi è così basso, che rono destati, e per i tagli irregolari.
bisogna strisciarsi per penetrarvi. Popolazione. Nella tabella della popolazione della
Castello di Gùlana. Di questo abbiam già detto provincia di Nuoro abbiam notato anime 142, distri-
quanto concerne alla situazione e costruzione. Se- buite in maggiori d’anni 20 maschi 49, femmine 40,
condo la tradizione Gùlana sarebbe stato l’edificato- in minori maschi 29, femmine 24, che formavano
re di questo forte, dove coi suoi ritiravasi e radunava famiglie 40.
la preda fatta ne’ piani, e se la godeva; e donde po- Come nel prossimo Lula così in Onanì il numero
scia scendeva di nuovo a’ latrocinii. Un tal personag- delle femmine è inferiore a quello de’ maschi.
gio, che pare sia stato uomo principale fra gli iliesi o In altri tempi era questa popolazione molto più nu-
barbaracini, è certamente da riferirsi a tempi in là merosa, come è ben provato dalle molte rovine che si
del secolo XII. I molti ricercatori de’ tesori hanno vedono intorno delle abitazioni attuali, poi per le su-
spesso frugato in tutte le caverne di questo monte scitate continue discordie civili per le molte stragi che
per trovare qualche ricchezza, e non pochi credono si operavano nel furore de’ partiti il numero de’ popo-
essersi già scoperti vari tesori, altri restar ancora oc- latori è andato sempre scemando, finché restarono po-
culti, per cui alcuni usano arti superstiziose volendo chissimi tra le mute vie e le deserte case che andarono
costringere il demonio Mammona, che le guarda, a rovinando. Le tradizioni sopra queste guerre domesti-
ritirarsi. Ma quel guardiano ha più ostinazione, che che non sono bene accertate. È però antichissima tra-
essi abbian coraggio, e fa loro mali scherzi!!! dizione che quando Onanì era in sua grandezza e po-
tenza fosse capoluogo di dipartimento, sede di un
ONANÌ, villaggio della Sardegna nella provincia e curatore, e avesse soggetti i paesi del pianoro di Bithi.
prefettura di Nuoro, ora compreso nel mandamento Essa forse riguarda tempi anteriori al secolo XII.
di Bithi, e prima nel dipartimento di cui questa terra Di questi paesani 20 danno opera all’agricoltura,
era capoluogo nel regno di Gallura. 30 alla pastorizia. Le donne filano e tessono.
La sua situazione geografica è nella latitudine Si fa scuola a soli quattro fanciulli.
40°28' e nella longitudine orientale dal meridiano di Agricoltura. Sebbene non manchino terreni ottimi
Cagliari 0°20'. per il frumento, tuttavolta la sua seminagione è assai
È fondato tra alcuni piccoli poggi, nella parte su- ristretta, giacché la quantità che del medesimo si spar-
periore della valle tra il pianoro di Barbagia Bithi e ge ne’ solchi o sopra i narboni non suol essere più di
le estreme eminenze a libeccio del Montalbo, e in starelli 50, mentre il seme dell’orzo è triplo.
parte difesa da tutti i venti che sono dall’austro al In complesso si seminerà tra fave e legumi circa
borea per ponente e un poco ancora dal sirocco e le- 20 starelli.
vante, non dal vento che soffia tra borea e greco. La fruttificazione, non compresi i narboni, che
Se nell’estate vi si soffre caldo, nell’inverno regna sempre sogliono dare assai, è mediocre perché le ter-
una dolce temperatura sempre che taccia il vento re arate moltiplicano il grano all’8, l’orzo al 12, i le-
che ha libera l’influenza, epperò la neve, che persi- gumi al 10.
ste molti e molti giorni sull’altipiano bittese qui si Il monte di soccorso dotato di fondo gran. star.
fonde presto. Le case sono sopra un suolo piuttosto 50, d’orzo 100, di fondo nummario lire sarde 300,
secco. aveva nel 1841 fondo granatico star. 69.10, d’orzo
La prossimità di tante eminenze che si attraggono 108, fondo nummario lire 18.10.
i nuvoloni tempestosi libera il paese e i suoi predi e Non solo sono pochi i coltivatori, ma accade soventi
campi dai fulmini e dal guasto della grandine. che sia ancora minore il lavoro per la mancanza de’ buoi
L’aria non è di tutta salubrità in certe stagioni. che i ladri si conducon via od ammazzano. I poveri che
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Onifai 1006

a grande stento raggranellarono il prezzo del giogo, Galtellì che sorge in là del fiume, lo copre da’ meri-
restandone privi non sanno più che fare. dionali, sì che non soffre da altra influenza più che
Le viti prosperano, le uve sono di molta varietà, i dal ponente.
vini possono esser buoni se ben manifatturati, ma se Il calore e l’umidità è grande in certe stagioni,
ne ottiene poco profitto. La superficie del vigneto è giornate ed ore, la nebbia frequente, crassa e talvolta
di starelli 20. nociva, il freddo mitissimo nell’inverno talché so-
Forse 15 starelli di terreno sono coltivati a piante venti come cade, fondesi la neve. L’aria è impura e
ortensi. insalubre principalmente dall’estrema primavera al
I fruttiferi sono in numero poco considerevole, provetto autunno.
forse non più di 2500, come già notammo, le specie Il suo territorio è più che si voglia al bisogno degli
ben poche. abitatori, e forse d’una superificie maggiore di miglia
La parte del terreno, che è chiusa per pastura del quadrate 25, che potrebbero dar sussistenza per lo
bestiame e anche per farvi agricoltura in qualche trat- meno al quintuplo dell’attual popolazione. È nella
to, non sopravanza li starelli 1300. In queste tanche massima parte montuoso, o dirò meglio rilevato in
sono rinchiuse molte quercie, e s’introducono armen- colli a dorso piano.
ti porcini nella stagione delle ghiande. Le acque non sono molto copiose, e la riunione
Pastorizia. Ne’ salti di Onanì abbondanti di pa- delle medesime forma de’ rivi che aumentano il fiume
scoli vengono a consumarli i pastori di Bithi. d’Irgoli o si gittano in mare. Dalle rupi che circonda-
Il bestiame del paese è ben poco, e nelle solite spe- no il paese vengono ne’ tempi piovosi entro il paese
cie si possono numerare capi bovini 30, vacche man- molte acque, e talvolta rotolan grossi massi che rove-
nalite 5, cavalli 18, majali 12, giumenti 32: e nel be- scian le case prossime, perché gli onifaiti devon spesso
stiame rude capre 109, vacche 125, cavalle 4, pecore temere. Forse un’ottava del territorio è ingombra di
200, porci 250. ghiandiferi, nella qual regione, detta Gheretarios, ab-
Religione. Il vescovo di Galtellì ha giurisdizione so- bonda più che altrove il selvaggiume, determinata-
pra la parrocchia di Onanì, la quale governasi da un mente i cervi e i cinghiali. Le stesse specie sono in al-
solo prete, che si qualifica rettore. tre parti con le volpi e le lepri, e tutte le specie di
La chiesa maggiore è intitolata dalla B. V. di Lo- volatili che abbiamo notate in altre descrizioni.
reto; le chiese minori, una da s. Francesco d’Assisi, Popolazione. Nella tabella della popolazione della
l’altra da s. Elena, la terza dai ss. Cosma e Damiano, provincia di Nuoro notammo anime 370 distinte in
la quarta da s. Bacchisio, la quinta da s. Pietro, chie- maggiori maschi 110, femmine 100, e minori ma-
sa antichissima e già parrocchiale, la cui fondazione schi 70, femmine 90 comprese in famiglie 87.
si riferisce al tempo, che i pisani erano nella Gallura. I numeri medii del movimento sono nascite 10,
La prima è prossima al paese, la seconda dista di morti 6, matrimoni 2. La mortalità massime de’ pic-
mezzo miglio, la terza d’altrettanto e poco più o me- coli accade nell’estate e l’autunno. Le malattie fatali
no le altre tutte in diverse parti. sono le perniciose e i dolori laterali, e molti patisco-
Antichità. Sono in questo territorio tre norachi, no per guadare, come fanno, le acque del Cedrino,
uno denominato da s. Pietro perché propinquo alla se manchi la scafa o la barca, che si adopera quando
suindicata chiesa, il secondo che ha proprio il nome è pericoloso di traversar la corrente.
generale di nuraghe, il terzo dicesi di Maindreu, il Sul carattere di questi paesani vale quel che si
quale sarebbe degno di osservazione, e un altro… scrisse su gli oriseini.
Dopo i nuraghi sono alcuni altri monumenti non Essi sono o agricoltori o pastori, i primi in numero
ancora ben considerati, principalmente i così detti di 70, i secondi di 50, e forse non vi è alcuno che eser-
sepolcri de’ giganti, segnatamente in Ortiddai, e le ca- citi nessuno de’ mestieri necessari in un paese. L’istru-
verne che si dicono Domos de ajanas. zione primaria tace spesso perché resta vuota la scuola.
Dopo tanti anni né un solo ne uscì che sapesse leggere
ONIFAI, villaggio della Sardegna nella provincia e e scrivere.
prefettura di Nuoro compreso nel mandamento di Agricoltura. I terreni di Onifai essendo quasi ge-
Dorgali, e prima nel dipartimento di Galtellì o del- neralmente sabbiosi, però sono più idonei alla se-
l’iscla di Galtellì, del regno di Gallura. menza dell’orzo, che a quella del frumento.
La sua situazione geografica è nella latitudine Si seminano annualmente star. di grano 150,
40°24' e nella longitudine orientale dal meridiano di d’orzo 100, di legumi 20, e il frumento ne’ campi
Cagliari 0°32'. della valle Cedrina dà ordinariamente il 15, il 20 e
Trovasi nella valle del Cedrino, a mezzo miglio di assai più, nelle altre regioni l’8 o il 10, l’orzo suol
distanza dalla sponda sinistra del fiume, entro l’an- rendere più del 20, i legumi il 15 e anche il 30 se so-
golo che fa con questo il rivo di Irgoli, all’estrema no ben curati.
falda meridionale del monte che ha la stessa deno- Dopo il terreno arativo l’altro che si esercita con la
minazione, entro un seno del medesimo aperto al- fatica avrà un’area di star. 100, de’ quali 50 sono per
l’austro, quasi in forma d’un bel porto. la vigna, 18 per gli orti, e altri 50 per frumento e or-
Come questa massa e sue appendici lo proteggo- zo nelle tanche che hanno una superficie non minore
no dai venti boreali e grecali, così la mole del monte di star. 1500.
Casalis 02.XP6 27-11-2006 12:50 Pagina 1007

1007 Oniferi

Il monte di soccorso che avea per dotaz. 200 fru- I ghiandiferi sono molto frequenti, sebbene non
mento, 100 orzo e lir. 660, numerava nel 1841 fon- si possa notare una selva considerevole.
do gran. 203, orzo 31 e lire 60.18. Il selvaggiume è assai copioso, e i cacciatori fanno
Le vigne prosperano a maraviglia e producono molte prede di cinghiali e daini nel salto di Uvono e
mosto in abbondanza; ma quanto i vini sono gustosi in quello di Merilo. Le volpi sono in gran numero.
tanto sono leggieri. Gli uccelli di tutte specie volano per la regione, e nel
D’alberi fruttiferi se ne possono computare circa Merilo nidifica una immensa famiglia di colombi.
2000 in varie specie. Popolazione. Questa è stata già notata nell’articolo
Pastorizia. I pascoli sono copiosi e nella stagione Nuoro provincia, siccome composta di maggiori ma-
invernale i pastori avvicinandosi alla maremma ne schi 109, femmine 91, e minori maschi 68, femmine
trovano ottimi e larghi per tutte sorta di bestiame. 78, in totale anime 346 distribuite in famiglie 75.
Ripeteremo qui i numeri già posti nella tabella Gli oniferesi sono piuttosto agricoltori che pasto-
sullo stato attuale della pastorizia, i quali portano nel ri. Per i mestieri, e questi non esclusivi dell’agricoltu-
bestiame manso buoi 100, vacche mannalite 4, ca- ra, forse non si possono numerare 10 persone tra
valli 15, majali 52, giumenti 28; nel rude capre 716, muratori, falegnami, ferrai ecc.
vacche 220, pecore 630, porci 200. Negli anni scorsi soleano nascere 14, morir 7, e
Religione. La chiesa maggiore è dedicata al martire contrarsi matrimoni 3.
s. Sebastiano, protettore contro la pestilenza, e go- La scuola primaria, dove insegna il parroco, non
vernasi da un solo prete sotto la giurisdizione del ve- ha più di cinque fanciulli.
scovo di Nuoro. Agricoltura. Sono non piccoli tratti in questo ter-
Le chiese minori sono denominate una dalla s. ritorio, dove puossi fare agricoltura con vantaggio;
Croce che è uffiziata da una confraternita, la secon- ma per la mancanza di braccie quei campi restano
da dalla Vergine di Loreto, la terza dalla Vergine del- inerti, e producono solo per il bestiame.
le Grazie, la quarta da s. Georgio (che si fa servire a Nel 1841 quando si riconobbe lo stato del monte
cemitero), la quinta da s. Antonio di Padova. di soccorso, che ebbe già per dote star. di grano 250
Egli è per la festa del titolare s. Sebastiano, e per e lire sarde 500, fu trovato il fondo granatico di star.
quella della Vergine di Loreto e del Rosario che si fa 209.141/2 e il nummario di lire 108.3.4.
gran concorso da’ vicini paesi, e si empion le case di Nella tabella dello stato attuale dell’agricoltura
ospiti. In occasion delle medesime alle altre solite ri- nella provincia di Nuoro si indicarono nell’ordinaria
creazioni si aggiunge lo spettacolo della corsa. seminagione star. di grano 150, d’orzo 100, di legu-
Antichità. Entro i termini di Onifai sono molti mi 8, i quali per la prima specie si moltiplicano so-
nuraghi degni di osservazione, entro i quali si ricove- venti al 10, per la seconda al 15, per la terza al 12.
rano i pastori. Gli alberi fruttiferi (forse non più di individui
1300) si distinguono in peri, fichi, pomi ecc.
ONIFERI, e volgarmente Uniferi, e da altri Onni- Il vigneto non sorpassa un’area di star. 20. Le viti
veri, villaggio della Sardegna, nella provincia e pre- producono molto, ma le uve sono tutte comuni, né
fettura di Nuoro sotto il mandamento di Orani, fu si fa alcun vino particolare.
già compreso nel dipartimento Dore o Doris del re- L’orticultura si fa in tanto terreno, che non eccede
gno d’Arborea. li starelli 10 in superficie. Le specie coltivate son po-
La sua posizione geografica è nella latitudine che, e tra esse i pomi di terra.
40°16'30" e nella longitudine orientale dal meridia- Una notevole quantità di territorio è già chiusa in
no di Cagliari 0°3'. tanche, le quali complessivamente comprenderanno
È situato nella falda d’un colle incontro al greco star. 3000.
ed esposto agli altri venti fuorché al libeccio, ed è un Pastorizia. Notai ristretta questa industria, e or devo
po’ freddo nell’inverno, quando nevica frequente- dire che di ciò non è causa la sterilità de’ pascoli, per-
mente. Nelle stagioni e ore umide l’aria si ingombra ché anzi questi abbondano e sono di gran bontà, come
di nebbia e questa soventi sperimentasi dannosa; sanno bene i pastori di Nuoro, Orani e Orotelli.
nell’estate non sono rare le tempeste, e di rado noci- Nella tabella dello stato attuale della pastorizia si
ve alle messi ed alle vigne. notò per Oniferi nel bestiame manso buoi 196, vac-
Il suo territorio è in parte montuoso, nell’altra pia- che 10, cavalli 54, majali 60, giumenti 31; nel rude
no e può computarsi nella superficie di circa 15 mi- capre 400, vacche 560, pecore 4300, porci 310. In-
glia quadrate. tenda il lettore che delle vacche e delle pecore nume-
Le più notevoli eminenze sono quella che dicono di rate una sola parte appartiene a’ proprietari oniferesi.
Uvòno, sulla quale passa la linea di divisione con Oro- Religione. Questo popolo è sotto la giurisdizione
telli, quella di Merilo, l’altra che appellasi di Saloai, e la del vescovo d’Alghero, e governasi nello spirituale da
quarta che nominano Sa contra de gianna-e-bentos. un prete che si qualifica vicario.
Le poche fonti di Oniferi formano alcuni rivoletti La chiesa principale è nominata dal martire s. Gavi-
che versano alcuni nel Tirso, altri nel Cedrino, e tra que- no; e per essere questa in pessimo stato e molto povera
sti sono notevoli quello che scorre poi ne’ salti di Oro- si fanno più spesso le cose sacre nella chiesa di s. Anna.
telli, e l’altro che si unisce alle acque di Orani e Sarule. La festa più solenne è per questa Santa, e in tale
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Onniveri 1008

occasione si tiene una fiera di tre giorni con nume- Popolazione. Mancati uno dopo l’altro i diversi
rosissimo concorso, e corsa di cavalli. popoli che erano in questa principal contrada del
L’altra chiesa minore è intitolata dalla s. Croce e Logudoro, ed ultimi di tutti quei di Todoraqui e La-
serve di oratorio a una confraternita. La suddetta an- quesos, come notammo nell’articolo Moras, restano
tica parrocchia di s. Gavino, che trovasi a circa 300 soli Ardari e Moras, de’ quali daremo le note statisti-
passi dall’abitato, serve di cemiterio. che, che erano per l’anno 1839.
Antichità. Sono entro i termini di Oniferi non
meno di 22 norachi, tutti in parte distrutti, e alcuni Maggiori Minori
non indegni di essere osservati dagli archeologi. mas. fem. mas. fem. Totale Famiglie
Nel luogo detto Sas concas vedonsi quelle solite ca- Ardari 76 83 26 30 215 67
vernette, domos de ajanas, altre quadrate, altre a volta Moras 770 790 276 280 2116 530
concava, alcune delle quali si corrispondono per una
finestrina. Una di queste mette in una gran profondi- Considerati insieme questi due popoli si assomi-
tà naturale. gliano nella poca industria e nell’inerzia, nella quale
In tempi lontani questo luogo avea una gran po- però sono più miseri gli ardaresi, come sono perciò
polazione, e questa essendosi presso che annientata meno rispettosi della roba altrui e della buona fede.
per le guerre intestine ed altre sventure non sono gli Agricoltura. Dal detto si potrà intendere che questa è
oniferesi dopo tanto correr de’ tempi potuti risorge- poco e generalmente mal esercitata. Duole il vedere im-
re in quella prosperità. mensi tratti, dove la virtù del terreno rimane inoperosa
per difetto dell’uomo. Eppure in altri tempi fruttificava
ONNIVERI, vedi Oniferi.
a sufficienza non a due soli, ma a otto popoli, tra’ quali
doveva essere numerosissimo quello di Ardari.
OPPIA (Sardegna), antica curatoria del regno di Lo-
gudoro. Avendo già dette alcune cose sopra questa
contrada nell’articolo Logudoro, or aggiungeremo quel- Seminagione
le altre nozioni che siamo soliti dare su gli antichi di- star. grano orzo fave legumi granone Lino
partimenti. Ardari 400 200 25 15 2 16
Nel citato articolo di Logudoro abbiamo confessa- Moras 1750 870 300 60 40 120
to nessuna cognizione del nome Oppia; ora però
possiamo indicare nel medesimo il nome dell’antico La fruttificazione che in certi siti, dove le condizioni
capoluogo del dipartimento, e segnare il sito di que- naturali sono favorevolissime, è considerevole, in altri è
sto là dove oggi si vedono le vestigia della chiesa di s. mediocre, e se manchino le pioggie, pochissima.
Giovanni e dell’altra prossima che si intitolava da s. I fruttiferi che sono in piccol numero nel Morese
Vittoria. La prima, la quale sol da pochi anni rovi- rispetto alla popolazione meno si curano dagli apati-
nò, avea per titolo s. Giovanni de Oppia. È verosimi- ci ardaresi. Non saprei se vogliano applicarsi alla cul-
le che mentre sussisteva il reggimento de’ Re di Lo- tura de’ gelsi.
gudoro, la sede generale del governo fosse in Ardari, Anche sul vigneto studiasi poco, e comecché il cli-
e il curatore del dipartimento in questa terra di Op- ma sia propizio la vendemmia non dà buon mosto, né
pia esercitasse la sua giurisdizione sopra i comuni di in quella quantità che domandasi per la sufficienza.
Mores, Laquesos, Todoraqui, Salis, Cajola, Carceto, L’orticoltura è molto ristretta.
Castili, e forse ancora sopra Ardari. Nell’articolo Lo-
gudoro il paese Nigellu è stato posto nell’Oppia, ma Pastorizia
dovea porsi nel Meiulogu, come abbiam fatto in Bestiame manso
quest’articolo.
Buoi Vacche Cavalli Majali Gium.
Stendeasi questo dipartimento per miglia sette (in
Ardari 50 40 10 20 30
direzione a maestro-tramontana) dal fiume d’Itired-
du o Itiri-Fustialbu a’ termini di Ploaghe, e aveva in Moras 600 350 250 200 415
larghezza miglia cinque sì che può essere computata
di miglia quadrate 35 in circa tutta la sua superficie. Bestiame rude
Il terreno in gran parte piano si rilevava in varie Vacche Capre Pecore Cavalle Porci
eminenze a dorso orizzontale, coltivabili facilmente Ardari 200 60 500 – 200
nelle pendici, ma era scarso di acque. Moras 2000 1100 7200 200 1500
Una gran selva ghiandifera, Sa Tola, unita alle selve
del Meiulogu, stendevasi nell’Oppia, e ombreggiava I pascoli potrebbero essere assai al quadruplo e
un gran tratto di territorio. In seguito il fuoco e la più ancora delle pecore e vacche, e potrebbero in
scure avendola ristretta e diradata, or resta pochissimo proporzione i prodotti essere più copiosi e più buoni
numero degli alberi che già vi vegetarono. che sono, se meglio si conoscesse l’arte.
Il selvaggiume è molto raro, epperò i cacciatori
devono andar altrove per non indugiare senza frutto, ORANI, cospicua terra della Sardegna nella provincia
se pure non vogliono insidiare agli uccelli. e prefettura di Nuoro, capoluogo di mandamento e
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in altri tempi capoluogo della curatoria di Dore, di- Come in altre regioni calcaree, trovansi in questa
partimento del regno di Arborea, quando Dore antico di Orani molte spelonche naturali, e se ne posson
seggio dell’amministratore cadde probabilmente sotto vedere assai capaci nelle regioni dette di Sadula e di
la violenza de’ prossimi barbaracini tra il fervore di Nurdoli e Corti.
qualche guerra intestina. Selve. Esse hanno ghiandiferi delle tre specie, la sel-
La posizione geografica di questo paese è nella la- va che dicesi Littus alberata di quercie, elci e soveri;
titudine 40°14'30" e nella longitudine orientale dal quella di monte Corti dove i soveri sono in piccolissi-
meridiano di Cagliari 0°4'. mo numero incontro alle quercie, e l’altra di monte
La situazione è a piè del monte di s. Francesco Suergiu nella quale per lo contrario i soveri superano
che è quasi un contraforte di quello di Gonari sor- di gran lunga le quercie.
gente in cono sublime presso allo sirocco. L’area occupata da questi vegetali ne’ tre indicati
Il suolo, su cui è fondato, è sabbioso e frequente- luoghi si calcola non minore di tre mila starelli di
mente gibboso, quale continua ad essere per più di superficie.
cinque miglia verso il settentrione entro quel di Oni- Tra essi si vedono molti individui giganti, princi-
feri, e poi verso ostro-libeccio entro quello di Sarule, palmente ne’ lecci e nelle quercie, e non si aprono
sebbene solcato qua e là da vallette principalmente quei vacui che sono nelle selve di altri territori, nelle
presso Sarule. quali entrò per caso o maleficio il fuoco, e i pastori
Protetto dal sirocco e da’ collaterali per la mole adoperarono mattamente la scure.
del Gonari, lo è ancora in parte dal ponente e mae- Nelle pendici del Gonnari tra i frequenti ghiandife-
stro per il lungo colle che progettasi da Oniferi sino ri sono tassi e corbezzoli in gran quantità e alcuni mol-
sul Tirso con mite pendio: ma resta esposto a’ borea- ti sviluppati sopra grossi ceppi. Ne’ salti a ponente e a
li ed a’ grecali. settentrione sono olivastri di molti secoli e di gran cor-
Nell’inverno vi si patisce un po’ il freddo sotto il po, e moltissimi perastri che ne’ mesi di settembre e
soffio de’ venti settentrionali; ma è di rado che l’ac- ottobre danno copioso alimento agli armenti de’ porci.
qua de’ pantani si rappigli in ghiaccio e che la neve Nascono in questo territorio molte altre specie e
indugi più di due giorni alla fusione; nell’estate non abbondano le piante officinali, nominatamente la di-
si sente poi quel calore che si patisce in altri luoghi,
gitale porporina o tomentosa, che vuolsi equivalente
dove dalle nude roccie si ripercuote la irradiazione
all’alpina in virtù, il josciamo nero o bianco, l’aconito
del sole sulle abitazioni, essendo tutta la regione cir-
costante bene rivestita di alberi. napello, la cicuta acquatica, ortense e macolata, certa
Le tempeste si addensano sulle cime del Gonari, pianta che dicono salsa parilla indigena e altre in gran
ed ivi si risolvono dopo versata l’acqua e la superflua numero, delle quali nelle composizioni dei rimedii fa-
elettricità. ceasi tanto uso prima che si venisse alla semplicità at-
L’aria si potrebbe respirar più pura se si cessasse tuale, nella quale il salasso vuotando il corpo del san-
dal pessimo costume di infettar le acque del rivo nel- gue lo spoglia dei mali umori, come credono…
la macerazione de’ lini, e alcuni non lasciassero senza I selvatici che pascono nei salti di Orani sono dai-
nessuna cautela fermentare nei loro cortili i letamai, ni, cinghiali, volpi, lepri e martore, e mancano i mu-
come fanno sovente con proprio e altrui danno. floni che amano i luoghi elevati, scoscesi e ripidi, e
È da notare che è Orani uno de’ pochissimi paesi mancano pure i cervi che si piaciono tra le boscaglie
dove è vietato il vagamento delle bestie. estese, delle quali ha difetto Orani.
L’aspetto del paese posto in piano inclinato con Tra gli uccelli si possono indicare l’aquila, l’avol-
strade piuttosto regolari, con alcuni edificii meno tojo, il grande e piccolo falcone, il nibbio, il corvo,
meschini che è solito di vedere ne’ paesi, con fre- la gru, e tra quelli di caccia il merlo, il solitario, il
quenti fasci di alberi e pergole, è piacevole allo tordo, la quaglia, la beccaccia reale, il beccaccino, le
sguardo. Restano tra le abitazioni aperte alcune piaz- pernici, le tortorelle, i rondoni, i tidoni, i colombi
zette, segnatamente quelle che sono nominate da s. selvatici. Gli uccellini di canto usignuoli, filomene,
Croce e di Taleturre. La costruzione è a pietre calca- cardellini, merli neri e gazze empiono di mattina e
ree con cemento, e in nessuna parte si vedono i mat- di sera il paese e le valli delle loro dolci armonie.
toni d’argilla crudi, che sono il comune materiale La caccia è frequente ne’ salti d’Orani spesso agi-
ne’ piani dove mancano le roccie. tati da grosse compagnie, concorrendo a quest’eser-
Territorio. La superficie totale del medesimo non cizio ed a’ conseguenti le principali persone del paese
pare minore di miglia quadrate 35: della qual som- e di altri luoghi.
ma una parte è montuosa, e in questa si comprende Acque. In ragione della estension territoriale le ac-
il monte di Gonari con le sue dipendenze; l’altra que sono scarse, e se in alcuni salti sono aperte mol-
piana, ma spesso fortemente ondata. te fonti, in altri la terra è arida.
La mineralogia di Orani non è stata ancora ben In prossimità dell’abitato sono cinque fonti pe-
considerata; tuttavolta nella sunnominata montagna renni, prima quella del Cantaro, distante non più di
sono indicati marmi bianchi e venati, e grandi massi dieci minuti, chiusa entro un piccol edificio e sgor-
e stretti di pietra da taglio di diversi colori, che può gante da due tubi di bronzo, la quale raccolta in una
da mano perita foggiarsi come meglio piaccia. Si vasca, dove si abbeverano i cavalli, passa in un baci-
hanno pure alcune indicazioni di minerale di ferro. no dove le donne vanno a lavare, e ridondando da
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questo scorre in un rivolo che serve alla irrigazione La sorveglianza degli ufficiali e la pena inflitta a’ col-
degli orti: il popolo beve da questa fonte per la mag- pevoli ha finalmente represso questi maleficii per cui
gior bontà delle sue acque; seconda quella che dico- perivano molti capi di bestiame se si abbeveravano
no di Nasofile; terza la Fontanella; quarta la nomina- alle acque avvelenate.
ta Pedde-Irvone; quinta la fonte del Convento, perché Popolazione. Nell’articolo di Nuoro provincia nella
prossima alla casa dei frati. tabella relativa (p. 654) [qui a p. 946] abbiamo no-
In tutto il territorio di Orani si potrebbe nominare tato la popolazione d’Orani di anime 1840, distinte
tra grandi e piccole non meno di 300 fonti, tra le quali in maggiori maschi 495, femmine 475, e minori
sono degne di menzione le seguenti: la fonte dello Spi- maschi 417, femmine 453. Lasciando questi nume-
rito Santo, la fonte Onniche, la fonte di Pale e quella di ri, nonostante l’aumento che conosciamo, aggiunge-
Settearvu, di Pierporcu, del Navile, del Savucco. Nella remo gli altri particolari.
regione di Ollini a tre ore dal paese sorge un’acqua ter- Il numero totale delle famiglie non è meno di 460,
male minerale, della quale si è già fatta menzione. e di queste 8 sono nobili, 250 agricole, 100 pastorali,
Di tutte queste acque le più schiette e semplici 50 meccaniche e altrettante di persone di professione
sono quelle che scaturiscono nel monte di Gonari e diversa preti, notai, scriventi, come dicono, e ministri
nel ghiandifero di Littus; e di queste meritamente di sanità.
vantate ottima è quella che si dice de sos malaitos, Tra le persone di non servil professione sono a in-
perché della medesima sentesi gran giovamento da dicare 4 avvocati, 3 dottori in medicina, 1 dottor chi-
molti ammalati. rurgo, 2 farmacisti, 2 flebotomi, 10 preti, 5 notai.
Non troveresti nessuna acqua stagnante in tutto il Gli abitanti in generale sono robusti e sani.
territorio, se il Tirso nella regione di Ollini tra’ calori La mortalità più frequente è dal quarantesimo al
estivi e nella totale cessazione delle pioggie non in- settantesimo anno; ma è vero che molti vivono oltre
terrompesse il suo corso impaludando qua e là nel questo limite, e non sono rari gli esempi di longevità
suo alveo; ne’ quali laghetti prendonsi molte trote e secolare in tutta integrità di sensi e facoltà mentali.
anguille e certa specie di arselle. I numeri speciali sul movimento della popolazione
Tre fiumi scorrono ne’ salti di Orani: il Tirso che dall’anno 1827 al 1834 furono descritti sulla tabella, p.
lambe la regione di Ollini; il secondo che traversa il 661 [qui a p. 948; l’Angius confonde Orune, nella ta-
paese da levante a ponente, cresce dalle acque di Ol- bella citata indicato come Oruni, con Orani; in questa
lolai e prende varii nomi dalle varie regioni che ba- tabella che si riferisce ai paesi della diocesi di Nuoro,
gna, detto ora Rio di Nurdoli, ora di Montenieddu Orani non poteva comparire in quanto appartenente
ecc., finché nei limiti di quel di Ottana con l’Orane- alla diocesi di Alghero] nell’articolo Nuoro provincia;
se si versa nel precedente; il terzo denominato di Lit- quelli che risultano dal computo del decennio che pas-
tus formasi dalle fonti del Gonari e da altre della re- sò sono nascite 60, morti 40, matrimoni 9.
gione Littus, e va a scaricarsi in quello di Orgosolo. Nel citato articolo Nuoro provincia dove furono po-
Molti rivi minori si riuniscono a questi tre, e sono sti alcuni lineamenti morali di diversi popoli compresi
notevoli fra essi il Rio del Prato che nasce dalla men- nella medesima abbiamo notato gli oranesi molto
zionata fonte dello Spirito Santo, e si versa in quello pronti all’ira e in alcuni certa dimenticanza della so-
di Nurdoli dopo quattro miglia di corso; il rio di Ba- brietà e dell’altrui diritto di proprietà; or soggiungere-
du-Orri che proviene dal monte ghiandifero di Corte e mo le altre particolari loro qualità, che sono laboriosi,
influisce nello stesso Nurdoli; il rio Navile che ha suo economi, e pensano contro il costume di molti all’in-
principio nelle falde del Gonari ad oriente e si confon- domani; però se fossero in miglior situazione merite-
de all’acque del Littus; il rio del Cantaro, altrimenti di rebbero lode di industria. Essi hanno ancora di quello
Dore, dal nome della valle che scorre, formasi dalle spirito di indipendenza, che fu nel carattere degli anti-
fonti che notammo prossime a Orani e dopo circa 4 chi jolaesi o iliesi e de’ barbaracini, e sentimenti gene-
miglia di corso si unisce al fiume di Montenieddu il rosi con sincera religione. Non vedesi alcun accattone.
rio che scorre il ghiandifero di Suergiu ed ha vari no- Nella maniera di vestire in nulla o poco gli orane-
mi, cioè su Strampu, su Pessiche, Badu Ebbas, e si uni- si dissomigliano ai sardi de’ prossimi dipartimenti.
sce al rio di Nurdoli. Nei dì festivi mostransi uomini e donne in quella
Di questi rivoli i più mancano nei forti calori del- eleganza che possono, ma senza lusso. Spiace che an-
la estate, onde che molte regioni restano totalmente che i vecchi abbiano con grave danno della loro sa-
asciutte con grave danno del bestiame. nità dimesso l’uso del cojetto e di altre vesti naziona-
Nelle stagioni piovose e quando si fondono le nevi li per non esser detti barbari per quel vestiario antico
non è il solo Tirso che sia pericoloso ne’ guadi, ma del paese che è tutt’altro che barbarico.
ancora il Nurdoli e quelli di Montenieddu e di Littus, Non avvi nel paese alcuna istituzione per i poveri,
e quasi in tutti gli anni periscono ne’ gorghi alcuni ma non lascia sentire questo difetto il cuore delle
popolani troppo temerari e vari passeggeri che impru- persone ricche, che facilmente soccorrono agli indi-
denti tentano la corrente: il che fa sentire la necessità genti. Se alcuno per avarizia volesse speculare sopra
de’ ponti, per i quali si salverebbe la vita a tanti infeli- la necessità altrui sarebbe da tutti esecrato, come lo
ci e si gioverebbe al commercio spesso interrotto. furono alcuni.
In questi fiumi sono in copia i pesci, e crebbero L’usanza dell’attito, o compianto, va a cessare; e
da che si è lasciato il mal uso di attossicare le acque. cessa pure quella non buona consuetudine, per cui le
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vedove, per non mostrarsi in pubblico, si astenevano a lir. s. 2815.3.3: il che loda l’amministrazione del
dal concorrere con gli altri fedeli agli uffici divini nelle censore locale e della giunta. Nel 1843 si trovarono
ore di luce e talvolta anche prima del giorno. Facendo star. 611.41/2, e lire nuove 7053.57.
altrimenti avrebbero temuto di significare poco dolore Il confronto del numero della dotazione in grano,
e poco amore al defunto. che indica la quantità solita a seminarsi quando si
Ne’ giorni festivi, in ore in cui non si facciano atti istituirono i monti di soccorso, col numero ordina-
di religione, il popolo danza nella pubblica piazza o rio degli starelli che ora solitamente si seminano, di-
a suon di tamburo o all’armonia di quattro voci. Nel rà il progresso dell’agricoltura. Anche in Orani, co-
carnevale i giovani corrono a cavallo mascherati e le me nei vicini dipartimenti delle montagne, l’arte
persone di distinzione si radunano in una sala prepa- pastorale era più pregiata in altri tempi, e di molto
rata da una società, e si balla al suon de’ flauti, de’ sopravanzava l’agraria, che gli infingardi detestavano
violini e delle cetre, mentre i plebei fanno riunioni come vera e letterale maledizione di Dio.
liete in varie case. Nella vidazzone di ciascun anno si seminano, come
La scuola primaria, stabilitavi da Carlo Felice, non si è indicato, non meno di star. 2000 di frumento ed
annovera d’ordinario più di 25 fanciulli, i quali pro- altrettanti di orzo, ed è compresa in questi numeri la
fittano così poco, che in tanti anni sono pochissimi seminagione de’ narboni, o delle terre dissodate di re-
quelli che siano usciti dal corso ben addestrati a leg- cente e lavorate con la zappa, ma non quella che si fa
gere e scrivere, e alle prime operazioni d’aritmetica. negli intervalli fra le due vidazzoni, dove si seminano
Gli oranesi, come i sarulesi, i nuoresi, i bittesi e tra orzo e grano altri 600 starelli.
prossimi, parlano la lingua sarda molto politamente, La seminagione poi delle specie minori occuperà
e occorre di udire da’ medesimi non poche parole in a disparte non meno di star. 324, somma risultante
discorso che sono schietto latino. Però gli intelligenti da star. 100 di fave, 20 di ceci, fagiuoli, lenticchie
danno a’ medesimi quel vanto nell’elocuzione che al- ecc., 4 di granone, 50 di canape, 150 di patate.
tri danno a’ bosani, a’ bonorvesi, agli osilesi, nella La produzione ordinaria del frumento è al 10,
pronunzia de’ quali gran parte delle parole è defor- dell’orzo al 12, delle fave al 5, de’ legumi al 6, del
mata. granone al 50, delle patate al 40. Il canape dà di se-
Il frate osservante che fa questa scuola suol dare a menza star. 3, di fibra libbre 140.
quelli che fanno qualche profitto i rudimenti della Vigne. Le viti più comuni sono il moscatello, la
lingua latina.
barriadorja, il loconari, il tunis, l’erbinera e sopra le
Le famiglie che abbiam notate per i mestieri si
altre il muristello. Nelle vigne novelle coltivasi pure
esercitano in tutti quelli che sono necessari in una
popolazione un po’ civile. Tra essi quelli che più fio- il girone, il cannonao, la vernaccia.
riscono sono i falegnami e gli armajuoli. La vendemmia è copiosa, ma i frutti non in ogni
Le donne filano il canape e le lane e tessono tele situazione maturi, per questo che molti scelsero po-
di vario prezzo e panni per l’uopo delle famiglie e co saggiamente il luogo. I vini neri, che dicono, so-
anche per averne un lucro. I telai, che sono ancora no più stimati degli altri; ma e questi e gli altri sa-
della più semplice forma saranno circa 240. rebbero migliori se si avesse miglior arte nel farli.
Al vitto del popolo si usano legumi, patate, pan L’annuo medio prodotto suol essere di circa 6000
d’orzo, carne porcina, lardo e latticini; i benestanti cariche di mosto, o di 1500 botti da 380 pinte cia-
mangian manzo, vitelli, vacche, che somministra scuna.
giornalmente un macello obbligato; quindi selvag- Del mosto se ne bolle per sappa circa 100 cariche
giume, pollame ecc., pesci di fiume o degli stagni ar- di 30 mezzette (la mezzetta è di tre pinte); se ne bru-
boresi, ed erbaggi delle solite specie ortensi. cia circa 60 cariche.
Il consiglio comunale componesi di sette persone, Alcune varietà di uve si fanno appassire, ma il
tra le quali il sindaco che presiede ed è assistito da prodotto è di ben mediocre bontà.
un segretario. Orticultura. Una considerevole parte del terreno
I coscritti alla milizia nazionale nel battaglione di della valle di Orani è destinata alle specie ortensi, ca-
Nuoro sono 30, de’ quali 20 di fanteria e 10 di ca- voli di tutte sorta, cipolle da insalata e grosse, pomi
valleria. d’oro, zucche di molte varietà, cocomeri, citriuoli,
Il corpo barracellare per l’assicurazione dei beni poponi, melingiani, lattuche, indivie, nasturzio, bie-
denunziati sono 24. tole, barbabietole, finocchi d’anice, cardi, ravanelli,
Il tribunale del distretto ha un giudice e due se- patate, nappe, piersemolo, ecc.
gretari. Fruttiferi. Si coltivano comunemente olivi, man-
Agricoltura. L’area delle vidazzoni, o terre cereali, dorli, noci, peri, meli, susini, meligranati e fichi, e
si computa essere un terzo di tutta la superficie terri- alcune di queste specie sono molto svariate. Varie
toriale. frutte si conservano bene per molti mesi.
Il monte di soccorso, come già notammo nell’arti- Si hanno quattro oliveti, ma giovani non più di 10
colo succitato di Nuoro, ebbe dotazione in fondo gra- anni, i quali avendo vegetato prosperamente, promet-
natico starelli 800, in fondo nummario lire s. 1250; e tono belli e copiosi frutti. Il felice esperimento farà
nella ricognizione fattasi nel 1841 si trovò il fondo che questa coltivazione si distenda più largamente. Si
granatico ridotto a star. 775.14, il nummario cresciuto fa olio dal lentisco, ma in poca quantità.
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È da stupire che mentre in alcune famiglie si edu- Negli anni che i ghiandiferi fruttificano in molta
cano bachi ancora non siansi piantati de’ gelsi, e si copia si ingrassano numerosi branchi di porci, e si
voglia comprar le foglie da’ luoghi vicini. ottiene un lucro considerevole.
Il numero degli alberi fruttiferi che sono ne’ giar- Non ostante che la specie cavallina abbia ben pro-
dini, cortili e ne’ predi di Orani non sarà minore di sperato in questi pascoli, e in pochi anni sieno cresciuti
20000 individui. gli armenti a gran numero, ora, come appare dal nu-
Le persone addette specialmente all’agraria som- mero sunnotato, si usa poca diligenza sulla medesima.
mano a 330. Esse non hanno per i lavori che delle Le regioni pastorali non sono divise, ma sempli-
massime tradizionarie, alcune delle quali sono false e cemente assegnate, massime per i porci e le vacche:
dannose, e un po’ di esperienza propria. I buoi, che le altre specie vanno ad arbitrio del pastore da uno
servono nelle operazioni agrarie non sono men di in altro pascolo.
600, un altro centinajo e più serve ad altre opere, e Sono rare le influenze maligne e le contagioni,
supplisce alla stanchezza de’ primi. per le quali avvenga gran mortalità.
Si fanno molti narboni, massime ne’ luoghi chiusi. I maniscalchi fanno da veterinari con poche e spes-
Quelli che lavorano con l’aratro fanno per la se- so erronee massime.
minagione due arature, ed altrettante per le vigne, Gran parte delle pelli e de’ cuoi si conciano nel
una a sterrare i ceppi, l’altra a ricoprirli. paese.
Per la seminagione d’uno starello di grano e rac- I formaggi sono di mediocre qualità per i metodi
colto del frutto sino a metterlo nel granajo si spen- non buoni della manifattura.
dono l. n. 25. Nelle case si educano molte galline, e nessun’altra
Nell’oranese sono tre vidazzoni, sì che ciascuna ri- specie.
posa per due anni, e per conseguenza la terra coltiva- Apicultura. È molto ristretta tanto nel paese, co-
ta per i cereali ha una superficie di star. 1380. me nei salti, sebbene le condizioni siano spesso favo-
Le vigne, gli orti, le tanche e il prato comunale revoli. Nell’autunno le api fanno del miele amaro,
possono avere in area star. 4200. ma questo si suol rilasciare per vitto alle medesime
I predi sono quasi tutti cinti a muro barbaro, come nell’inverno.
dicesi delle pietre costrutte senza materia collegatrice. Commercio. Sono in Orani 8 persone applicate a’
Le regioni più fertili in cereali sono quelle di Olli- negozi, 6 mercanti girovaghi e 3 sedentari che ven-
ni, Liscoi e Nurdoli; le più idonee alle viti sono al dono tessuti stranieri e oggetti di lusso per le perso-
ponente del paese ne’ luoghi che si dicono Sa Matta, ne di prima classe, giacché il popolo vestesi de’ pan-
Dore e Taleri. Le stesse con Nurdoli sono più felici ni e delle tele che si fabbricano nel paese, e appena
che altre per gli olivi. comprano pochi palmi di velluto o di panno per
Pastorizia. I salti di Orani producono copiosi pasco- corpetti e rivolte del gabbano o della gabbanella.
li per tutte le solite specie di bestiame, ma se le pioggie Si estraggono dal paese tra grano ed orzo non meno
mancano, se l’invernata più rigida del solito dà molte di starelli 4000 per lire nuove 25000, e si vende in capi
nevi sì che i pascoli restino sepolti, allora i pastori de- vivi, formaggi, lane, pelli, in mattoni e calcina, e in
von piangere perduta quando la metà, quando più di manifatture donnesche per circa lire nuove 100000.
due terzi delle loro greggie e degli armenti. L’articolo della calcina è considerevole per lo smer-
Abbiamo già notato il numero de’ pastori 370, non cio che se ne fa a’ muratori de’ prossimi paesi.
tutti però del paese, perché i proprietari si fanno spesso La somma de’ profitti che gli oranesi percevono
servire da pastori orgolesi, mamojadini ed orotellesi. da’ prodotti pastorali sarebbe maggiore se il furto del
Bestiame manso. De’ buoi che sono per il servigio bestiame finalmente cessasse. I pastori nuoresi, oliane-
agrario si è indicato sopra il numero, le vacche manna- si, orgolesi e mamojadini, sdegnati perché sia vietato
lite poche, e già le notammo nel prospetto della pasto- a’ loro branchi di entrare ne’ salti di Orani, oprano ostil-
rizia della provincia di Nuoro non più di 10, i cavalli mente sempre che posson farlo, e si vendicano con la
200, i majali 125, i giumenti 287, che macinano tutti rapina del bestiame grosso e minuto. Nel 1832, quan-
i grani quando i pochi molini idraulici si arrestano. do per la prima volta visitai quei salti, eransi già ru-
Bestiame rude. Si numeravano nel 1843 vacche bati 50 buoi, 40 cavalli ed un numero notevolissimo
3500, pecore 15000, capre 1500, porci 5000, caval- di capi di bestiame rude, vacche, porci, capre ecc. Si
le 200. saprà il salto in cui furono tratti, il branco in cui so-
Del prodotto del bestiame delle notate diverse no confusi, ma invano; il proprietario deve patir
specie si è data nozione nel citato prospetto della questo danno per scansar il peggio.
provincia di Nuoro p. 673 [qui a p. 954]; però ritor- Si fanno affari con Sassari, Tempio, Oristano, Oro-
na su quello. sei, Tortolì, e co’ barbaracini e marghinesi.
Abbiamo notato un pubblico macello obbligato, I trasporti sono difficilissimi per l’asprezza delle
e sopra questo dobbiamo indicarne alcuni altri libe- strade, nelle quali voglionsi carri fatti a bella posta.
ri, per cui il pubblico è abbondevolmente provvedu- La pienezza de’ fiumi spesso li impedisce per giorni
to di carne. e anche per mesi.
Si ammazzano all’anno capi grossi 800, capi mi- Religione. Orani che prima era compreso nella dio-
nori, porci, capretti, agnelli 2500. cesi di Ottana e ne distava poche ore, e che potrebbe
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unirsi alla prossima di Nuoro, è contenuto nella dio- In questo territorio, e nella regione, che dicono
cesi d’Alghero, e dista però dal suo vescovo per la via Campi Valeri o Lògula, fu osservata per la prima vol-
di due giornate. ta dal generale La Marmora e dal Compilatore quel-
Il parroco ha il titolo di vicario e amministra con la particolar maniera di antichi misteriosi monu-
l’assistenza di tre coadiutori. I preti senza cura di menti, che i sardi dicono Sepolture di giganti, e che
anime sono sei. nessuno fin allora non avea né pur indicata. Noi ab-
La decima è considerevole come può intendersi da’ biam fatta altrove la descrizione de’ medesimi, però
notati prodotti del grano, dell’orzo, de’ legumi, del non ripeteremo le cose dette.
canape, delle vigne, del bestiame e delle api; ma di es- Sono state pure osservate in diversi siti quelle pie-
sa sola la quarta spetta al curato, della quale suddivisa tre coniche o piramidali, pedras fittas, che in numero
in 5 parti tre toccano al vicario, due a’ vice-parrochi, il di tre sorgevano sul suolo a simbolo religioso, due
rimanente appartiene al seminario di Alghero, che pe- minori di metri 2,50, e la media tre o quattro volte
rò deve dar piazza gratuita a due giovani oranesi. maggiore.
La chiesa maggiore era sotto l’invocazione di s. Popolazioni distrutte. Nella regione di Ollini, se-
Andrea apostolo; ma questa perché minacciava di ro- gnatamente nel luogo che dicono Ilani, è tanta quan-
vinare, essendosi abbandonata, e diroccata nel 1816, tità di rovine, che non si può dubitare siavi esistita
si cominciò a costrurne un’altra, però con opera len- una cospicua popolazione.
tissima, giacché non si aveano al bisogno altri redditi Tra le varie anticaglie che i ricercatori trovarono,
che i proventi di alcuni orti, le limosine de’ ricchi si notò un leggio di bronzo e un treppiè di ferro.
erano tenuissime, e il popolo dopo che dava la deci- La chiesa di s. Georgio in Ollini credesi fosse la
ma del mucchio intero de’ suoi prodotti, e soddisfa- chiesa parrocchiale dell’antica popolazione di Ollini,
ceva alle imposizioni pubbliche ed alle comunali, ed è da pochi anni che mancò consumato affatto un
non avea per dare a questa edificazione senza scemare tappeto di lana dove in lettere formate con l’ago leg-
il necessario per la famiglia. Per grazia pontificia si geasi l’anno, nel quale era stato tessuto per s. Georgio
aggregarono già da più di dieci anni i legati pii, tutta- e da chi. Si sa per costante tradizione, che gli abitanti
volta la fabbrica non è ancora al termine, e il parroco di Ollini trasferirono sé e le loro cose in Orani, ridu-
deve uffiziare nella chiesa di s. Croce. cendo in questo comune il diritto sul proprio territo-
Le chiese minori sono intitolate dalla Vergine del rio; ma non si sa la causa di quella emigrazione, se
Rosario, dalla Vergine d’Itria, dalla Vergine del Car- non sia stato, come avvenne in molte altre parti, per
melo, da s. Maria, da s. Isidoro, dalle anime purgan- sottrarsi alle vessazioni delle bande armate, che cor-
ti e da s. Giovanni Battista, alla quale è annesso un reano ladroneggiando, e opprimevano quelli che non
convento di frati minori della osservanza, abitato da avean forze a reprimerli.
18 religiosi, e fondato nel 1612, 2 dicembre. Era parimenti popolazione in Goraè, in Liscòi in
Fuori dell’abitato sono la chiesa di Gonari, lo Spi- distanza di due ore; in Dore verso maestro a un’ora e
rito Santo, s. Francesco Saverio, s. Paolo, la Vergine mezzo di distanza; in Costarvine e nella stessa dire-
di Liscoi, s. Elia, s. Georgio, la Maddalena e s. Lo- zione a un’ora; in Nurdoli a più di due ore verso tra-
renzo: queste due ultime sono prossime al paese. montana, e in due luoghi distinti, una a s. Salvatore,
Sono da gran tempo istituite in Orani quattro con- l’altra in Biddas de Tale; in Orògulu a levante a un’o-
fraternite. ra e mezzo; in Postu, dove ora vegeta un annoso fol-
Le feste principali con gran concorso di forestieri tissimo ghiandifero, a un’ora e mezzo verso sirocco
sono nel paese per s. Daniele nella chiesa de’ frati addì in prossimità a’ limiti di Mamojada, e un altro in
13 ottobre, in occasione della quale si fa un mercato Logula verso ponente a un’ora e mezzo.
di 5 giorni e si danno gli spettacoli della corsa e de’ Tradizioni. Nel popolo d’Orani è un’antica, ferma
fuochi artifiziali: quindi per la festa di Itria nell’ultima credenza che questa terra fosse in altri tempi più po-
domenica di agosto, in quella del Rosario nella prima polosa e per molti rispetti notevole. Della sua maggior
domenica di ottobre, ambe con fiera e corsa de’ caval- estensione vedonsi chiare le prove nelle molte vestigia
li; fuori del paese per la Vergine di Gonari addì 8 ot- e fondamenta che sono intorno; della sua potenza
tobre con fiera e corsa de’ cavalli; che si fa nel piano non resta altra testimonianza che una oscura memo-
sottostante al monte, e si vede a vista d’uccello dal ci- ria. Forse nell’epoca dell’impero romano era una delle
glione dell’ultima rupe sopra i nidi delle aquile. città del Barbarico (civitatum Barbarici in Sardinia),
Si danno pranzi gratuiti a tutti i concorrenti da delle quali è fatta menzione nella iscrizione prenestina
una società di provveditori per la festa di s. Georgio riportata dall’Holstenio nelle note all’Ortelio. Vedi
presso la sua cappella distante dal paese di 3 ore, per art. Barbagia, p. 124 [vedi vol. 1, p. 147].
s. Elia in un salto egualmente distante, e per quella Nel medio evo il popolo d’Orani essendo assai nu-
di Liscoi lontana solo un’ora e mezzo. meroso era diviso in due parrocchie, una quella che
Antichità. Entro i limiti dell’Oranese erano non abbiamo indicata da pochi anni demolita, s. Andrea,
meno di 30 nuraghi, ma soli cinque sono ancora in l’altra intitolata da s. Sisto, della quale appariscono i
buono stato, gli altri in gran parte o totalmente di- ruderi a ponente del paese a distanza di mezzo miglio.
strutti. Tra’ primi sono nominati uno nur. de Attettu, Anche in quei tempi Orani primeggiava, ed era tanta
l’altro de Passerinu. la potenza dei suoi popolani, che le genti d’intorno e
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Orfili 1014

gli stessi audacissimi barbaracini si guardavano da Nello stesso paese il feudatario avea diritto a due
provocarli. Animosi per farsi rispettare erano diligenti terzi delle tenture ecc.
e industri per vivere comodamente, e ritraevano gran I vassalli di Orotelli che introducessero de’ porci
frutto dai campi e dalle vigne, le quali erano tanto va- nel ghiandifero doveano dare il 5 per 100.
ste, che la vendemmia dava pure per poter fornire il Nel paese di Sarule esigeva il feudatario libbre 5
necessario a’ montanari, nel suolo dei quali le uve non di formaggio per ogni cantaro grosso che si vendesse
potevano maturare. all’estero, prendea i due terzi delle tenture, cedendo
Feudo. Orani dava titolo di marchese al feudatario l’altro ai ministri saltuari.
spagnuolo che possedeva essa terra con le altre del In quello di Ottana avea lo stesso diritto di tentu-
dipartimento. re e macchizie ne’ prati e vidazzoni.
Le prestazioni consuete erano le seguenti. Tutti questi diritti si appaltavano dal marchese in
Dritto di feudo fisso, per cui pagava Orani l. s. lire sarde 3562.10.
714, Orotelli 325, Sarule 320, Ottana 146 contri- Le spese solite per limosina alla parrocchia d’Ora-
buendo nelle dette somme tutti egualmente i vassal- ni, ai sacristi, alla parrocchia di Orotelli, alla chiesa
li. Oniferi pagava a ragion di capi e dovea dare ogni di Gonari, per stipendio al banditore, per riparazioni
vassallo l. s. 1.8. delle carceri e alimenti dei ditenuti poveri non oltre-
Dritto di montone di corte, per cui i pastori oranesi passavano comunemente le lire 483.
pagavano complessivamente lire sarde 130. Dedotte queste dal reddito sunnotato, rimaneva-
Nello stesso paese i proprietari di vigne pagavano no al marchese lire sarde 3079.
lire 35. Osservazioni. Il salto di Orani è in generale, come
I vassalli seminanti nel territorio di Orotelli, Sa- già notammo, fertile e molto abbondante di pascoli.
rule, Ottana pagavano i primi e secondi la somma Il ghiandifero occupa forse la decima parte di tutta la
fissa di starelli 24 di grano, gli altri starelli 12. Gli superficie territoriale. Non vi sono terreni demaniali.
oranesi godevano immunità, gli oniferesi davano Nel sarulese un’altrettanta parte è ghiandifera, il
mezzo starello per ciascuno. resto generalmente piano e scarso di acque e di pa-
Dritto di deghino, per cui i pecorai di Oniferi, scoli. Alcuni tratti sono idonei per i cereali. Il salto è
Orotelli, Ottana e Sarule davano una pecora scelta diviso tra’ popolani.
per segno. Gli oranesi aveano esenzione. L’ottanese è quasi tutto piano, abbondante di pa-
I pastori di porci di Orani, Sarule e Ottana dovea- scoli, e granifero.
no dare due scudi per ogni segno, e quei di Oniferi Il salto d’Oniferi è ghiandifero in una quarta par-
scudi 10 in comune, per poter introdurre i branchi te, nel rimanente buono per l’agricoltura e la pastu-
nella stoppia otto giorni prima d’ogni altro bestiame, ra. Il salto è tutto demaniale.
e scudi cinque per pascolare nel distretto appellato Il salto di Orotelli è ghiandifero per la quinta par-
Suergiu, alla qual prestazione però non erano obbliga- te, nel rimanente piano, e ottimo per l’agraria e pa-
ti gli oranesi. storizia. Un altro distretto ghiandifero è riservato al
Dritto de bettas, per cui i pecorai di Orotelli con- vescovo d’Alghero.
tribuivano tra tutti pecore 27, i sarulesi 11 capi o 18
scudi, gli ottanesi capi 19. ORFILI (Sardegna), antica curatoria del regno di
Nel villaggio di Orani domandava il feudatario lib- Gallura, della quale abbiamo già parlato nell’articolo
bre 7 di formaggio per ogni cantaro grosso di libbre Gallura, pp. 86-87 [vedi vol. 1, pp. 486-487].
150, quando si estraesse per esportarlo fuori Regno; ed
esigeva tutte le penali per apprensione di buoi e carri ORGHERI, altrimenti Erguri (Sardegna), piccola
forestieri che entrassero ne’ salti per legnare furtiva- popolazione di pastori nel salto detto de Josso (vedi
mente, due terzi d’ogni tentura e macchizia ecc. Buddusò), nella quale si annoverano circa 200 ani-
Ne’ salti di Oniferi i pastori di porci forestieri ne me. Le case sono presso l’antico castello dello stesso
davano uno da ogni 20 capi, che si vendeano a scudi nome a piè di Montenieddu incontro al maestrale.
sardi due e mezzo l’uno e anche più in proporzione
della pinguezza. Solo il superfluo a’ naturali, a giudi- ORGOSOLO, villaggio della Sardegna nella provin-
zio di periti, solea affittarsi in favore del feudatario. cia e prefettura di Nuoro, compreso nel primo man-
Corrispondevasi al medesimo per i vacui delle vidaz- damento. Era con Oliena parte del giudicato della
zoni da’ pecorai il prezzo fissato da’ periti, e da’ fore- Barbaria orientale (Ogliastra), e terra di frontiera del
stieri per il pascolo del salto circa 400 scudi a misura regno Cagliaritano sopra i confini dell’Arborea e del-
del bisogno e della scarsezza della pastura. la Gallura.
I vassalli di Oniferi che in qualità di pastori mi- La sua posizione geografica è nella latitudine
nori avessero preso bestiame da altri villaggi pagava- 40°12'30'’, e nella longitudine orientale dal meridia-
no per la loro parte il solito diritto, ma i padroni o no di Cagliari 0°15'.
comunari doveano per ogni vacca soldi cinque, per Le case sono disposte gradatamente incontro al
ogni pecora due e mezzo. settentrione alla pendice d’un colle di mediocre ele-
I forestieri che affittassero terre in detto salto paga- vazione tra varii altri minori rilevamenti del suolo in
vano due scudi per il terreno seminato con un giogo. luogo assai ameno per la vegetazione che si anima e
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1015 Orgosolo

nutre dall’acqua di molte scaturigini, la quale giova I numeri medii del movimento sono nascite 60,
nell’estate alla orticoltura. morti 30, matrimoni 18. Finora accade gran morta-
Dalla esposizione si può presumere che nell’inver- lità ne’ fanciulli per l’influenza vajuolosa, e saranno
no non sia un luogo temperato, e dalla persistenza altre vittime se non si pratichi la vaccinazione; nel-
delle nevi per molti giorni in tutte le invernate e dal- l’età di vigore i più periscono per infiammazioni di
lo spessore delle tavole di ghiaccio, maggiore che nei petto, gli altri che sfuggono ad uno ed ad altro peri-
luoghi prossimi, ma in altra condizione, si accerta la colo vivono a lungo e non è rara la longevità di otto-
opinione. genari e nonagenari.
I venti predominanti sono i settentrionali e i mae- Del carattere morale dei medesimi si è detto ab-
strali, che soffiano con impeto e raffreddano l’atmo- bastanza nell’articolo Nuoro provincia, né al detto si
sfera. Il colle, su cui siede, lo copre da’ venti australi, ha da apporre altra notazione, se non sia per il ri-
il monte di Oliena dal levante e da’ collaterali. La spetto che hanno i medesimi ai preti, principalmen-
nebbia, che rara volta ingombra i luoghi, non portò te al paroco, soffrendo i più terribili e famosi di es-
mai nocumento, e i temporali che vi passano per ar- serne non solo rampognati, ma fino schiaffeggiati, e
restarsi sulle cime dei non lontani alti monti non dan sopportando gli schiaffi come farebbe un figlio di
terrore né danno. docil natura sotto il proprio padre.
L’aria è riconosciuta salubre in ogni tempo. Dopo le due principali professioni, nelle quali la-
Il territorio di Orgòsolo ha una superficie forse non vorano circa 700 persone, pochissimi possono citarsi
minore di 50 miglia quadrate, in gran parte montuo- ne’ mestieri di ferrajo, falegname ecc. Ma se son rari
sa, principalmente all’austro, dove sorge il monte s. che si addicano specialmente a questi lavori, sono
Giovanni, sul quale torreggia una gran mole, che da parimente rari quelli che li ignorino, e l’orgolese ma-
lungi può parere un immenso castello. neggia l’ascia e la sega, leva un muro, si cucisce le
Essendo tanto estesi i limiti degli Orgolesi si può scarpi ecc. Alcuni si esercitano nel negozio.
indicare compresa nei loro salti parte dei monti che Le donne sono molto diligenti nelle opere dome-
si dicono di Oliena, d’Ursulè e di Fonni, e sono det- stiche, e fan giuocare il telajo, che si ha in ogni casa,
ti Su Litu, Fumai e Corru de Boe. per il panno necessario alla famiglia.
In generale il terreno è aspro, sassoso, e in molti La istruzione primaria è stabilita, ma frequentata da
luoghi impraticabile. Domina la roccia calcarea so- pochi perché i piccoli dei pastori vanno o restano ne’
pra il granito. salti, ora a portar provviste, ora a guardare i branchi.
Trovasi un calcareo color di piombo, che prende Agricoltura. Non si può negare che l’agricoltura
un bel liscio, selce bianca, talco e si indicano alcune abbia fatto dei progressi, non pertanto essa è ancora
vene piombifere ecc. lungi da quel che può essere e continua a prevalere
Le fonti di questo territorio sono molte, ma nes- l’arte pastorale, come è chiaro nel numero de’ coloni
suna di considerazione per molta copia delle acque, e in quello de’ pastori, il primo essendo al secondo
senza eccezione della stessa Fontana Bona, dalla qua- come tre a quattro. Lo spirito di indipendenza è an-
le ha suo principio il principal fiume, che, come al- cora nella maggior parte e per questo poco piace la
trove notammo, è un affluente del Cedrino, e di vita sedentaria, nella quale bisogna dipendere e far
guado pericoloso nell’inverno e quando gonfiasi da’ meno dell’arbitrio.
torrenti. Quasi tutti gli anni perisce qualche persona Le terre degli orgolesi, come le altre della Barbagia,
in traversarlo. sono più idonee alla semenza dell’orzo, che a quella
Le specie ghiandifere sono molto propagate, mas- del frumento, e però si semina più del primo che del
simamente gli elci, e immensi tratti or si vedrebbero secondo, quanto notammo rispettivamente nella Ta-
ingombri di folta selva se non fossero stati i molti bella dello stato attuale dell’agricoltura, ponendo starelli
incendi, che da circa 30 anni in qua si destarono 500 di grano e 1600 d’orzo. La fruttificazione ordina-
quando per caso, quando per maligno consiglio. Nei ria del grano è al 7, quella dell’orzo al 10.
siti, dove le piante non patirono in alcun modo, ve- Molto è poi piccola la quantità di terreno che si
donsi individui colossali tra le quercie e i lecci. adopera nella coltivazione delle fave e de’ legumi,
Gli olivastri sono frequentissimi e se ne vedono perché non più di star. 40. E in questo se è troppa la
sviluppati in gran corpo. ristrettezza devesene accagionare piuttosto la trascu-
Dopo questi fruttiferi noterò l’abbondanza di que- raggine, che la non buona natural condizione, per-
gli alberi che dan legno ottimo per costruzione, il ché sono molti i siti bene esposti e che possono esse-
tasso principalmente di un color vivo e l’incorrutti- re facilmente irrigati.
bile ginepro. L’orticoltura occupa circa 35 starelli. Le patate so-
Le solite specie di animali selvatici, che indichia- no stimate, cresce sempre il prodotto e con esso si fa
mo comunemente, tutte si trovano ne’ salti orgolesi, più facile il vitto.
compresivi i mufloni. Gli alberi fruttiferi compresi tra l’abitato e nei
Popolazione. Nell’articolo Nuoro provincia abbiamo predi dintorno non sono meno di 12 mila individui
notato maggiori maschi 698, femmine 699, minori di molte specie e varietà. I gelsi annosi, dei quali si
maschi 383, femmine 369; in totale anime 2149, che servono per l’educazione dei bachi da seta, non era-
si devono ripartire in famiglie 465. no finora più di due centinaja. È ignoto quando
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Orgosolo 1016

questa specie fu introdotta, e le donne orgolesi ab- pelli e lane; dopo questi prodotti agrari, segnata-
biano imparato a far quanto fanno per ridurre i boz- mente il superfluo dell’orzo.
zoli in fazzoletti e in veli o bende, come esse dicono. La somma che si guadagna forse non sopravanza
Può essere che mentre nelle migliori parti dell’isola le 70 mila lire nuove.
si è già destato tanto amore a questa coltura, cresca Religione. Il vescovo di Galtellì tiene gli orgolesi nel-
la medesima in Orgosolo e nelle prossime terre, do- la sua giurisdizione. Il paroco che ha titolo di rettore è
ve si faceva, come in questa, pari opera. Nel salto è nella cura delle anime assistito da quattro sacerdoti.
gran copia di peri, e i frutti sono per chi li prende. La chiesa maggiore è sotto l’invocazione di s. Pie-
Abbiamo notata l’area delle vigne di circa starelli tro apostolo, di forma semplice e mediocremente
55, e ora dobbiam dire che pochissima è la cura che provveduta di sacri arredi.
si usa sopra le medesime. E della piccola estensione e Sono poi entro l’abitato sei chiese minori, intito-
poca cura la ragione è nel tenuissimo frutto che se late dalla Vergine Assunta, da s. Antonio, dalla s.
ne perceve non perché la vite non vi prosperi, ma Croce, da s. Nicola e da s. Sebastiano. Quest’ultima
perché il bestiame penetrandovi ora spontaneo, ora ricorda il voto fattosi al santo mentre imperversava
immessovi, fa grandi guasti. Il quale inconveniente in queste regioni la pestilenza.
se si potesse togliere, io non dubito che i coloni fati- Nelle feste si usa sempre il giuoco della Vardia, e
cherebbero volentieri e il vigneto si estenderebbe a molti cavalli corrono per la contrada della chiesa, o a
tanto che potesse produrre per la sufficienza della uno a uno, o a più insieme. Siccome gli orgolesi san-
popolazione. no bene il maneggio del cavallo, però moltissimi
Le varietà che sono in queste poche vigne sono in amano far prova di destrezza, e gareggiano coi giova-
gran numero, mancando ben poche di quelle che ni anche i vecchi.
sono coltivate nelle regioni vinifere. Il cemiterio è attiguo alla chiesa parrocchiale, e
La massima parte del vigneto essendo in esposizio- distante dall’abitato cinquecento passi.
ne male scelta le uve non maturano così bene, come Nei salti sono altre quattro chiese, s. Leonardo
nelle terre della prossima Oliena, e l’arte essendo im- verso il greco a distanza di un’ora tra le rovine del-
perfettissima i vini sono di pochissima bontà. Nelle l’antico paese di Locoi che restò deserto nel 1810, e
parti più favorevoli dove i grappoli potrebbero ma- avea per parrocchia questa chiesa; s. Marco verso il
turare, non si lasciano il tempo necessario, volendosi libeccio in distanza di un miglio; s. Antioco tre volte
prevenire i ladri e salvarli dal bestiame. più lontana, e i ss. Egidio ed Anania patroni di Or-
La prepotenza dei pastori vorrebbe che restassero gosolo alla distanza di mezz’ora nel luogo dove i me-
in aperto e comuni tutti i salti. Di vere tanche, cioè desimi furono sepolti, e ne sono conservate le reliquie
di larghi chiusi, non se ne può indicare che una sola, in urne di pietra. La tradizione porta che abbiano sof-
che fu formata non ha molti anni; gli altri predi per ferto la morte per G. C., e forse dai Barbaracini pa-
cultura e pastura alterna sono assai ristretti. gani. Nelle iscrizioni sono i soliti simboli cristiani, e
Pastorizia. Il territorio di questo paese è uno dei questi particolari d’un cuore punto da freccia e di
più idonei alla pastorizia, dove la medesima molto una sega. Ecco le parole:
prospererebbe se fosse maggior intelligenza nei meto- HIC · IACET · B · M · ANANIA
di e si provvedesse all’alimento del bestiame nelle in- COMITE · ARIC · V · A …
vernate più rigide, come si potrebbe fare facilmente. B · M · XL · RVT · DIE · XI
I pastori orgolesi non sono meno di quattrocento, IVNII · ET · B · M · EGIDI
come fu già notato, ed il bestiame è approssimativa- EPP · V · LX · REQVIE
mente ne’ numeri che si posero nella tabella dello stato BIT · IN · PACE · DIE · VIIII
attuale dell’agricoltura nell’articolo Nuoro provincia: IVLII · ANNO · CCC…
notandosi nel bestiame manso, buoi per l’agricoltura ET · HIC · DEPOSITI · FVERVNT
480, vacche 42, cavalli 260, majali 314, giumenti La forma dei caratteri ed altri rispetti fan credere
265; nel bestiame rude, capre 4500, vacche 3400, che quest’iscrizione siasi fatta quando nel medio evo
pecore 7000, porci 8000. si deposero le reliquie nel luogo, dove oggidì sono
Quando inoltra l’autunno e comincia a nevicare venerate.
una gran parte delle greggie e degli armenti discen- Antichità. Nei salti di Orgosolo erano non meno di
dono da questa alta e fredda regione a climi più miti dieci nuraghi, i più dei quali sono in gran parte distrut-
nelle pianure del Campidano d’Arborea e nelle ma- ti. Meritano esser veduti quelli che sono nominati Do-
remme d’Orosei e Posada; poi nel ritorno dell’aprile ghelinao, Nuraghe ruju e Porta nuraghe. Sono quasi tut-
risalgono ne’ salti patrii a’ pascoli abbondanti e più ti situati in bei punti di vista, e i pastori vi si fermano
graditi. Ma la gran copia d’alimento è spesso nociva spesso perché indi dominano i pascoli. L’ingresso ai
se il pastore non è accorto. Quel che più nuoce è la medesimi è alla statura ordinaria degli uomini.
ferula, della quale tutte le bestie sono ghiottissime, In sui limiti di questo salto con Mamojada nel
massime se la pianta sia spruzzata di rugiada, o umi- luogo detto Pedras-fittas erano due monoliti conici,
da delle prime pioggie autunnali. che si rovesciarono in questi ultimi tempi da coloro
Commercio. Articolo principale del commercio degli che smaniano in traccia dei tesori. Una di esse era
orgolesi sono i prodotti pastorali, capi vivi, formaggi, lunga circa metri 6,50.
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1017 Oristano

Sono altri oggetti di antiquaria, e sepolcri, e si osser- dalla città di Neapoli (Nàbuli o Nàbui) posta al loro
vano alcuni massi granitici, ne’ quali sono scavate delle piè boreale sopra il seno di Marcellino.
cameruccie basse con piccole finestre per introdurvisi. Potrebbe parere l’influenza de’ venti aquilonari,
Gli orgolesi hanno in enfiteusi perpetua il salto de’ siroccali, e mezzogiornali, storta dalle indicate op-
del suddetto distrutto villaggio di Locoi, e pagano poste moli; tuttavolta nelle accennate distanze l’osta-
per il medesimo lire nuove 500 all’anno. colo è quasi nullo, e l’aria sentesi spesso scorrere da
Sarebbe ben fatto che con una colonia dei mede- quelle parti con tanto impeto con quanto viene dal
simi si ripopolasse quel luogo. libeccio, dal maestro-tramontana e dall’ostro-siroc-
co, nelle quali parti non è alcuna opposizione alle
ORIDDA, o Orilla, regione della Sardegna meridio- correnti dell’infima atmosfera.
nale ne’ monti del Ciserro, aspra nella sua superficie, Nell’inverno il termometro di rado segna sotto il
che non pare maggiore di 16 miglia quadrate, con- +8°, ed è più raro che nell’estate salga al 29°. Se ec-
ceduta nel 1766 dal re Carlo Emmanuele alla nobil cettui le ore notturne delle notti serene mentre regna
casa Fulgheri in feudo retto e proprio, con giurisdi- in cielo il borea, e i giorni, o, dirò più giustamente,
zione civile e criminale, mero e misto imperio. le ore quando soffia il maestro-tramontana, nel resto
Trovasi questo territorio tra’ limiti di Villacidro, godesi una temperatura di primavera; e se poi eccet-
Flumini-majori, Iglesias e Domus novas, abbonda di tui quei giorni, ne’ quali o non si sente il vento ma-
ottimi pascoli per ogni genere di bestiame, massime rino o soffia il levante o lo sirocco non si patisce
per i porci essendovi una estesa selva di lecci che molto da’ calori estivi.
produce per molte migliaja di capi. Nella valle di Il mare, gli stagni, il fiume, i molti pantani che so-
Siurus ammirasi un’elce di colossali dimensioni. no nella maremma e il doppio fosso della strada del
Le fonti danno ottime acque, e de’ suoi due rivi porto, dove l’acqua sparsavi dall’inondazione del Tirso
uno va nel fiume Leni, di cui parlammo nell’art. Ci- impaluda, producono tanti vapori che l’aria ne resta
dro, l’altro penetra nella spelonca del monte s. Gio- tutta pregna, e devon soventi anche i corpi più duri
vanni di Domus novas (Ciserro) già descritta sotto soffrire da una grande umidità, la quale è eccessiva
questo titolo. quando domina un vento di sua natura umidoso.
Il conte Fulgheri studiò nei primi anni che posse- Le pioggie sono spessissimo desiderate da’ coloni
dette questo feudo a fondarvi una popolazione sotto il che vede languire i seminati nella sete e fendersi il suo-
nome di s. Gio. Nepomuceno, titolo della contea, e fe- lo nella sua aridità, e sarebbe peggiore il danno se le
ce all’uopo spese di rilievo; ma ben presto si avvide che forti rugiade non porgessero qualche ristoro. I tempo-
essa non potea sussistervi per difetto di terreni granife- rali con grandine e fulmini sono rare meteore, ed è
ri, essendo tale la natura del terreno che perivano le forse più raro che nevichi nel turbamento che suol pa-
biade tosto come cessavano le pioggie: e pertanto dopo tire l’atmosfera marittima nell’equinozio di primavera.
tre anni che vi restarono mantenute dal conte dovette- E l’aria? È infamata per la sua insalubrità dai primi
ro emigrare le 40 famiglie che vi erano state stabilite. giorni estivi sino a quando, essendo già ben inoltrato
Sono ne’ monti d’Oridda, come negli altri della l’autunno, la terra sia sazia d’acqua, e spenta la fer-
stessa massa sulcitana, molti minerali, dei quali il più mentazione ne’ pantani puzzolenti. Ma in questo ri-
utile potrebbe essere quello di ferro, massime che spetto si esagera troppo da quelli che vogliono aggua-
scorre prossima un’acqua sufficiente a dar movimen- gliare le maremme arboresi alle romane, e pretendono
to a qualunque macchina, e si ha copia di legna per che non si possa entro lo spazio determinato respirare
una fonderia. quell’aria senza pericolo. In nessun tempo, né pur
Osservansi in questo territorio molte antiche sca- quando eravi presso l’abitato la fetidissima palude,
vazioni, delle quali è frequente di trovar granate di che diceano Cea-Cuccu, l’aria oristanese era così mali-
ottima qualità. gna, e adesso più che allora è minor pericolo per i fo-
Trovasi fra l’altre roccie l’ardesia e potrebbesi apri- restieri avvezzi a cielo più puro se si sappiano ben go-
re una cava con molta speranza di successo. vernare, evitino le ore crepuscolari, si appressino
all’aura purificatrice del focolare, e sieno temperati e
ORISTANO, volgarmente Aristani, antica e celebre accorti nel mangiare e bevere. Chi nel paese consideri
città della Sardegna, dopo la metà del secolo XI sede saggiamente le condizioni locali vedrà che quell’aria
de’ regoli Arboresi (Arvaresi), ora capoluogo di pre- non potrà mai essere interamente salubre, ma vedrà
fettura e di diocesi. pure che è per colpa dell’uomo che ella sia insalubre
La sua situazione geografica è nella latitudine quanto è giusto dirla. Quanto essa non migliorò da
39°54', e nella longitudine occidentale dal meridia- che per un canale si diede sfogo alle acque che stagna-
no di Cagliari 0°32'. vano nel bacino di Cea-Cuccu? Da quel tempo la sani-
Siede nel gran campo arborese, a un miglio dalla tà degli abitanti patì meno, e questa sanità si palesò
riva sinistra del Tirso, a poco men di tre dalla spon- con maggior robustezza di membra, maggior vigore di
da dell’amplissimo golfo del suo nome, a sette e nervi e miglior colorito; a tal che i forestieri in vedere
mezzo dalla massa de’ Menomeni (monti di s. Lus- tanta prosperità di corpi depongono l’opinione che
surgiu) nella parte settentrionale, a sei dal monte Ar- aveano della insalubrità del paese, e lasciano quelle
ci nella parte di sirocco, a tredici dalla montagna cautele che loro si consigliano per mantenersi sani.
neapolitana (all’austro) come era anticamente detta Questo esperimento avrebbe dovuto persuadere a dare
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scolo a tutte le acque, asciugare tutti i pantani, impe- maestro furono rappresentati i quattro Evangelisti, nel
dire la corruzione e la fermentazione dei vegetali ed prezzo di 200 franchi, e udii protestar sul luogo l’intel-
animali, dalla quale sorgono i miasmi, e si sparge nei ligente compratore che non li cederebbe ad alcuno
corpi il veleno delle febbri perniciose: ma per una in- neppur se gli centuplicassero i suoi 200 franchi.
credibile negligenza e inconsideratezza e non dirò per Quando in sul cadere del secolo XVI il Fara scri-
stupidità e infingardaggine, si lasciano stagnare le ac- vea la Corografia sussisteva ancora l’antica stanza dei
que nei luoghi soliti, scoperti i fanghi puzzolenti in al- giudici nelle più sue parti, ed era ammirata per l’arte
cuni tratti sulla riva degli stagni, anzi si scava a nuovi della costruzione.
ricettacoli delle alluvioni, e quando si è fatta la suindi- Lo stesso autore parla con lode del tempio mag-
cata strada al porto, si sono aperti, come abbiamo no- giore dedicato alla B. V. Maria, edificato tutto a pie-
tato di sopra, a una e ad altra parte lungo la medesi- tre quadrate in bel disegno.
ma, due fossi profondi e larghissimi, e sonosi formati Ritornando all’aspetto della città, tu non potrai
due pantani così grandi, che tutti gli altri collettiva- esser contento di andar intorno per vederla, se ve-
mente non li eguagliano; e quando si è fatta la distri- drai case secolari e di stile antico, che minaccian ro-
buzione dei terreni comunali invece di siepi a chiude- vina, contigue a casipole meschine, e queste a fab-
re i rispettivi lotti si aprirono solchi. briche, che dicendosi palazzi sono assai meno,
L’aria, che fanno maligna tanti pantani, rendesi disposte in isole di varia grandezza; le strade irrego-
ancora più morbosa da’ letamai, dalla corruzione lari in larghezza e direzione, con qualche piazzetta in
delle foglie dei fichi d’India, che sono siepe ai predi, una od altra parte, e nei luoghi meno frequentati
da quella dell’erbe ortensi, dalle acque sporche e da immondezza e letame… Non pertanto non manca-
tanti altri puzzori… Ma finalmente coloro, cui spet- no edifizi che meritino qualche considerazione, seb-
ta, baderanno a cosa di sì alta importanza, qual è la bene i più sieno edifizi religiosi.
salute pubblica. Spiace di dover dire delle cose che ad alcuni devo-
Oristano occupa tanto spazio, che sarebbe assai al no essere ingratissime; ma il dovere di fedel descritto-
decuplo della sua popolazione. Componesi della città re del vero stato delle cose non mi consente il silen-
propriamente detta, la quale resta compresa entro le zio, e noto però la spensieratezza o la negligenza degli
sue antiche muraglie, e di alcuni sobborghi. A veder edili, da’ quali non è fatto alcun provvedimento per
questi pare di essere in un villaggio; a percorrer le vie migliorare l’aspetto della città; per atterrare certe fab-
dell’altra, se non riguardi le mura e le torri, ti parrà briche o per vetustà o per mala costruzione cadenti;
vedere una meschinissima cittadella del medio evo, per togliere dalle vie che sono coperte di ciottoloni la
anzi che la gloriosa città dei re arboresi, la città di Ma- scabrezza, da quelle che mancano di pavimento il
riano e di Leonora. I grandi edificii di quei potenti fango, e per conservarle pulite dalle sozzure. Se pas-
principi si sono lasciati cadere, o si diroccarono, e sa- sando pur nella strada del corso riguardi a destra e si-
rebbero state da gran tempo distrutte le mura, se il ti- nistra le case spesso dovrai affrettar il passo nel timo-
more che si avea delle inopinate invasioni dei barbare- re che la rovina non ti schiacci; e se dovrai nelle
schi e dei nemici politici del Sovrano, non ne avesse tenebre della notte, non illuminata da alcun fanale,
comandato la manutenzione. Che resta del gran pala- percorrere le altre vie non solo ne’ borghi, ma pure
gio dei re d’Arborea? Alcune mura interne e le fonda- dentro le mura, tieniti fortunatissimo se spesso in-
menta che ti danno un’idea della robustezza e magni- ciampando non avrai fatto cadute gravi, e se non re-
ficenza del medesimo. Che resta delle antiche stasti impigliato ne’ pantani, dove talvolta anche i to-
edificazioni religiose? La metropolitana dell’arcivesco- ri ed i cavalli sono così invescati, che ci vuol forza a
vo tarrense, opera di insigni architettori pisani, è stata trarneli. Con poco si potrebbe dar lo scolo alle acque
atterrata per elevare sopra la medesima la attuale cat- e non si vedrebbero tanti pantani, e mancherebbe
tedrale, non so se in stile miglior di quello che era quel mar di fango a muffa ed acqua verde sul quale
adoperato nel medio evo, e lo spirito vandalico di sorgono i meschini casamenti. Che bruttura nauseo-
quei pretesi rimodernatori ha annichilato le tavole sa nella più parte delle contrade, dove si depone l’im-
operate da insigni pennelli, e gli altri oggetti che sono mondezza delle case! Da’ cani che vi frugano, dalle
ancora ammirati nelle chiese più antiche; anzi i sacri- galline che vi razzolano, spargonsi largamente quelle
leghi hanno forse profanato e distrutto le tombe di stomachevoli materie di letame, e quando due volte
quei principi che sostennero la nazionalità sarda con- la settimana passa il carrettiere destinato a raccogliere
tro gli stranieri, che si voleano imporre, o erano im- quei rifiuti, non trovandoli ammucchiati, li lasciano
posti, padroni alla nazione. Sussisteva ancora non so- dove sono in putrefazione, come pur lasciano i cada-
no molti anni la vetustissima chiesa, dove per gran veri fetenti de’ cani, de’ gatti, de’ loro piccoli, e quelli
numero di anni uffiziarono i monaci di s. Benedetto, ancora degli asini. Uscirò da questo tema così osce-
e il chiostro, dove quei religiosi convivevano e studia- no, dove molto sarebbe a notare contrario all’igiene
vano e insegnavano; ma quest’antico monumento pubblica, dopo aver indicato che forse una delle più
spiacque a un tale, cui solo piacevan le cose moderne, funeste sorgenti dell’infezione dell’aria di Oristano è
e fu distrutta barbaricamente, e barbaricamente furon nel fimo che si accumula ne’ cortili delle case.
dispersi e distrutti gli antichi dipinti, sicché ora non ne Dell’opera militare, che fortificava quest’antica ca-
resti che una piccola parte, né certo la migliore. Io vidi pitale degli arboresi, non restano adesso che poche
vendersi quattro grandi tavole, dove da un pennello parti, pochi tratti delle muraglie di Mariano, e poche
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torri; la torre di Portamari presso al castello, che for- Lo stagno che dicono di s. Giusta, dalla chiesa e
se facea un corpo col palazzo; la torre di Portapontis, terra di questo nome posta alla sua sponda, ha mi-
per cui si esce a traversare il Tirso sopra un ponte glia 21/3 di lunghezza, 2 di larghezza, ed una superfi-
antico, e presso questa una torricella di specola che cie di circa miglia quadrate 31/2. È sinuoso, comuni-
si costrusse sotto il governo spagnuolo. ca con la foce del Tirso per un canale di un miglio e
Nell’antico castello ora sono le carceri, e in una mezzo, e dista da Oristano migl. 1.
parte dell’antico palagio dei giudici d’Arborea si è Pretendono alcuni, per quello che trovarono scrit-
stabilita la caserma per i pochi soldati che vi restano to negli atti apocrifi del martirio di s. Giusta, Giusti-
in guarnigione nell’inverno e la primavera, giacché na ed Enedina, che dove ora tra Oristano e la terra
nell’estate vanno a miglior clima. di quel nome è disteso il lago, fosse un’antica città
Il sunnominato sardo corografo notava nella sua chiamata Eden o Hiadi, poscia per divino prodigio
descrizione cinque piccoli sobborghi, che diceansi di distrutta e inghiottita dalle acque del lago: ma seb-
s. Lazzaro, di Nono, della Maddalena, di Ponticello e bene il Fara paja credere siffatto prodigio, noi terre-
di Vasai. mo questa leggenda siccome un sogno, senza esitare
Ora i sobborghi sono divisi in rioni, o vicinati, e in vista dell’argomento che proponesi delle fonda-
sono denominati di Ponticello, de’ Vasai, di Cea menta che si vedono presso l’orlo dello stagno. Le
Cuccu, della Maddalena, di s. Efisio, di Vingiaregu acque si saran potute avanzare sulle basse sponde, e
minore e maggiore (vinea regum) parola storpiata in per questa ragione semplice, senza terremoti miraco-
Angelighedu pitticu e mannu, e di s. Lazzaro. Essi so- losi a distruzione degli idolatri, possono a noi appa-
no disposti in mezzo cerchio da tramontana a mez- rire alcune fondamenta. E senza questo non si fab-
zodì per levante. brica forse in acque più profonde? Questa credenza
In questi rioni sono alcune piazze, quella di s. Se- non è diversa da quella dei pastori Nurresi e dei Sas-
bastiano, nella quale si esce da Porta grande, poi saresi, che dove ora è il lago di Baraci nella Nurra so-
quella di Cea Cuccu, terza quella di s. Efisio, quarta stengono essere stata nabissata una città.
la piazza dei balli, ultima la piazzetta di Porta Mari. In questo stagno sono alcune barchette, e si vedon
La prima sarà fra poco formata regolarmente con pure certe zatte a forma di navicelli piatti, composte
loggiati in alcuni lati, nella quale sarà poi stabilito il di sala, sulle quali alcuni pescatori scorrono il lago.
mercato per la vendita del pane, delle carni, dei pe- Lo stagno cognominato del Sassu è dal suo seno
sci, delle frutta ed erbe ortensi. La sua lunghezza è australe al boreale percorso in una linea due volte
determinata a metri 100, la maggior larghezza a 85. spezzata, di miglia 8, nella latitudine media di un
L’area è divisa in due trapezi dalla strada reale. miglio, sicché distinguesi in tre bacini; il primo nella
Costruzione. Il solito materiale delle fabbriche so- linea austro-borea disteso a miglia 3 e 1/3; il secon-
no i laterizi cotti e crudi. Nella parte, che dicon Por- do nella direzione da levante a ponente, nella foce
tu (cioè dentro le mura) i muri principali sono in sul mare, a miglia 31/4; il terzo nello stesso senso del
mattoni, o in muratura ordinaria, i divisori più spes- primo a miglia 21/2. I flutti dell’occidente ammuc-
so in laterizi crudi (làderi): e questi sono usati gene- chiano sovente tanta sabbia sulla bocca del medesi-
ralmente ne’ sobborghi intonacandosi di calce solo mo, che resta interdetto ai pesci il transito dalle vive
nella facciata. Dentro e fuor delle mura quasi tutte in queste acque morte.
le case hanno un largo cortile dove si ha la stalla, il Tra li due suddetti stagni sono cinque minori sta-
forno, il pozzo, i truogoli per il bucato, un orticello gnuoli senza nome.
per le erbe di cucina, e qualche albero di frutta. Lo stagno di Mare-pontis ha quattro distinti baci-
Territorio. Estendesi questo nella linea ostro-tra- ni, il prossimo alla foce, che dicono di Mistra, quin-
montana dalla sponda sinistra del Tirso ai limiti di di quello di Cabras, più in là quello di s. Salvatore, e
Marrubio per miglia 9 e dalla spiaggia ai limiti con più intimo quello di Riola. La superficie del Mistra
Villaurbana e coi paesi del dipartimento di Ales, che si computa di 3/5 di miglio; quella del Cabrarisso di
sono Pau, Ales, Banari ecc. per miglia 8, sicché la to- 11/2; quella del terzo risulta dalla lunghezza di miglia
tale superficie si potrebbe computare di miglia qua- 3 e larghezza compensata di 12/5; quella dell’ultimo
drate circa 72; dalla qual somma però si devon levare si può stimare di miglia quadrate 3/4. Il mare influi-
le aree territoriali di s. Giusta e di Palmas, e quindi la sce nei medesimi e ne rifluisce per un ampio canale
gran landa di s. Anna, spettante alla mensa arcivesco- della lunghezza di circa 1/2 miglio.
vile, e per aversi quello solo che è terreno conviene Lo stagno di s. Giovanni, che per l’ampia sua foce
sottrarre l’area degli stagni di s. Giusta, del Sassu e di direi meglio un seno del mare, che uno stagno, sten-
quei più piccoli che sono tra l’uno e l’altro. Che se desi da ponente a levante a miglia 21/2 con varia lar-
poi si domandasse la quantità del terreno coltivato e ghezza, qua di 3/4, qua di 2/4 di miglio.
coltivabile e però si escludessero tutti i tratti sabbiosi Dopo questi indicherò altri due piccoli stagni,
presso la sponda del mare, credo che non rimarrebbe uno detto di Palmas, l’altro di Pauli-Figus, i cui ca-
agli oristanesi di territorio utile più di miglia 25. nali allo stagno di s. Giusta si traversano dalla strada
Stagni. Sebbene lungo le sponde del territorio centrale. E l’uno e l’altro empiesi da’ rigurgiti di
d’Oristano sieno solamente due grandi stagni, noi questo maggior bacino e dalle alluvioni.
ora riguarderemo anche l’altro che è nel distretto Porto Pirasto è un altro seno del mare, nell’altezza
dell’antica Tarro. del seno australe dello stagno del Sassu. Formasi da
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un banco di sabbia, Punta di arena, e l’acqua inter- convento. Non è molto che essendosi nello stesso si-
nasi per miglia 2 sino alle saline di questo nome. to fatto uno scavo si ritrovò di nuovo in direzione a
Golfo di Oristano e littorale. Il littorale da presso la nord-est e di nuovo si coprì. Quando se ne vorrà
Torre grande a Punta di arena per miglia 10 ha una trar profitto?
falda di sabbia, che toccasi con una linea, qua di 11, Selve. Sebbene in varii tempi il fuoco abbia anni-
là di 16 piedi parigini, in una larghezza dove di mi- chilato molti boschi, nonpertanto restano ancora gran-
glia 1, dove di 3/4 ecc. dissimi tratti coperti da ghiandiferi e nominatamen-
Non lungi da questi bassi fondi, a ponente dello te da’ lecci.
stagno di s. Giusta, sono alcuni accumulamenti di Nella landa sono in massima copia arbusti e cistii
sabbia. nella parte prossima agli stagni, nella regione interna
Nell’entrata del golfo presso il promontorio meri- maggiori vegetabili, e frequentemente ghiandiferi.
dionale o napolitano la profondità si trova di 78 pie- Selvaggiume. È abbondante nel gran campo e nel-
di parigini, e di 56 presso il promontorio settentrio- le pendici della montagna, dove occorrono frequenti
nale o tarrese, dove la corrente del fiume Tirso in ai cacciatori i daini, i cinghiali, i cervi. Abitavano in
sua pienezza suole volger le arene: nelle acque di altro tempo in sulla cima anche i mufloni, ed una
mezzo il fondo sta comunemente sotto piedi parigi- punta ne ritiene ancora il nome.
ni 45, nella zona più interna sotto 24. Acque. In un paese piano come questo doveano
Monte Arci. Dalla via da Villaurbana a Uras esso mancare le fonti, e mancano totalmente in ogni par-
stendesi per il meridiano a miglia 101/2, per il paralel- te fin alle radici del monte Arci, dove sono molte
lo a 5 circa, e occupa con la sua base miglia quadrate fonti, ma nessuna notevole per la copia delle acque.
55. Esse riunendosi formano quattro ruscelli che scorro-
La punta Trebina divide questa montagna in due no al ponente e si versano entro lo stagno di Sassu.
parti, la boreale e l’australe. Il primo (da settentrione ad ostro) porta le acque
La parte boreale, che potrebbe volgarmente chia- della pendice boreale del primo altipiano del Trespa-
marsi de’ Tresparis (tre piani), ha il dorso di tre piani ris, e dopo un corso di circa 6 miglia le versa nello
discendendo in direzione al greco, il primo dei qua- stagno; gli altri sono formati dalle fonti delle pendici
li, che è pure il più sublime, agguagliasi a miglia occidentali di questa e delle prossime montagne, e
quadrate 31/2; il secondo a 2; l’infimo (che nel suo metton capo nello stesso stagno, uno dopo miglia
margine tra Villaurbana e Uselli è lungo miglia 41/4) 31/2, l’altro dopo miglia 4, e l’ultimo, che scorre nei
si può stimare di miglia quadrate 33/4. Su questo ter- salti di Marrubio, dopo miglia 5.
zo altipiano levansi a ponente alcuni colli che poi si Ne’ mesi d’inverno e di primavera bevesi dal fiu-
degradano con mite pendìo per tre miglia sino alla me, e le ancelle vanno tutti i giorni con la loro broc-
via di Villaurbana. ca sul capo a prenderne, sebbene sia torbida, perché
La parte australe, che potrebbe nominarsi volgar- quando abbia deposto il terriccio piace più che l’ac-
mente di Dusparis (due piani), perché nel suo dorso qua di cisterna.
sono distinti due piani, ha nel primo miglia quadrate Cisterne. Ve ne saranno circa 36 in tutta la città, e
21/2, nel secondo, che si appella da Morgongiori, 3. si empiono dal fiume nel mese di marzo.
La punta Trebina si è calcolata col barometro alta Pozzi. Dentro e fuor delle mura è un gran nume-
metri 838,22, e il piano di Morgongiori nel centro ro di pozzi; ma l’acqua che sa di sale serve meglio al-
del paese 354,58. la cucina che ad altro.
La distesa delle pendici oristanesi, od occidentali, Il pozzo che dicono di Silli e quello della Madda-
di questa montagna va comunemente a miglia 2. lena sono frequentati nell’estate dalle ancelle de’ bor-
La massa de’ monti Arci, onde è chiuso a levante ghi vicini, sebbene la lor acqua sia un po’ grave.
il vasto campo s. Anna, è un altipiano vulcanico, ed Il Tirso. Scorre questo fiume a 3/5 di miglio a set-
era parte dell’amplissimo pianoro, che sprofondò tentrione della città, e si versa nel mare a miglia 21/2
dov’è la valle usellitana, non restandone in là altro dalla medesima sotto il suo ponente-maestro, tor-
che la Giara de’ Gesturi. cendosi sei volte in meandro, e poi formando un la-
Campo di s. Anna. La lunghezza di questa landa ghetto lungo circa mezzo miglio.
dallo stagno di Palma ai predi di Marrubio non è Nella stagione piovosa e quando si liquefanno le
meno di miglia 8; la sua larghezza, dal piè del monte nevi su’ monti della Barbagia abbonda di acque, e
di Villaurbana alle sponde dello stagno di s. Giusta soventi in tanto che traboccando spargesi in amplis-
di 6, nella linea del fiume di Santanna di 5, ne’ suoi sima inondazione e offre la scena del Nilo nella sua
limiti meridionali di 3. periodica escrescenza.
La superficie (sino alle sponde degli stagni di s. In qualche anno straripando le venti e più volte
Giusta e Sassu) di circa 32 miglia quadrate rilevasi cagiona gravissimi danni a’ coloni, de’ quali distrugge
qua e là, massime nella regione interna; ma sono le opere e annulla le speranze. Nel 1832 le acque so-
quei rilevamenti niente notabili, né vietano che ten- perchiarono di più cubiti lo stradone di Nuracabra.
gasi come pianura. Nelle terre basse nel contado d’Oristano, quando le
Minerali. Quando si fabbricò la chiesa del Car- alluvioni duravano meno, i cultori delle medesime rac-
melo si scoprì un filone di mercurio, e si soppresse coglieano gran frutto; ma da che si è formato lo stra-
per timore che non si vietasse di fabbricarvi sopra il done alla torre, quei campi indarno sono impinguati
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del sedimento delle acque, perché le medesime co- I numeri medii del movimento della popolazione
prendo troppo a lungo i seminati li fan marcire. E re- sono stati riconosciuti di nascite 185, morti 115,
stano più a lungo le acque, perché non posson dilagare matrimonii 45.
così largamente, come in addietro, opponendosi, co- Del totale de’ maschi, 1932 non avean contratto
me un argine, il rilevamento della terra, su cui è battu- matrimonio, 1134 erano ammogliati, 82 erano vedovi.
ta la suddetta strada. Del totale delle femmine, 1521 non eran marita-
A vietare che l’inondazione non si spargesse sulle te, 1144 erano mogli, 228 erano vedove.
terre a sinistra e nella città formossi un argine; il qua- Daremo quindi le altre distinzioni che vogliono
le, perché si lascia foracchiar dalle volpi e da’ conigli, essere conosciute:
che in questi luoghi sono in gran numero, rompesi Nel clero secolare individui 68, nel regolare 171, e
talvolta in una o più parti e lascia sgorgar le acque, monache 25; negli impieghi civili, ufficiali 40; nel foro
che allora giungono fino a inondar le strade della avvocati 8, procuratori 11, notai 28; negli uffici sanita-
città e qualche sobborgo. ri, medici 3, chirurghi 1, flebotomi 6, levatrici 4; nel-
Se il corso del Tirso dal ponte al mare si rettificas- l’istruzione pubblica, maestri 12, studenti 221, alunni
se, le inondazioni sarebbero meno frequenti. La cor- del seminario 27; nella milizia uomini in servigio 26,
rente che in tante giravolte si debilita, giugnerebbe in riposo 8; nel commercio negozianti 6, mercanti 35,
con maggior forza alla foce e struggerebbe l’ostacolo rigattieri e pizzicagnoli 40; nell’agricoltura 1000; nella
delle arene accumulatevi dalle onde di ponente-li- pastorizia 50; nella pesca 25; ne’ mestieri 500…?
beccio. I possidenti che sono in Oristano sommeranno a
Ponti. Il ponte grande, sul quale è qualche pazza 550. Sono fuor di questo numero quelli che sol pos-
leggenda, è una infelice costruzione del medio evo siedano nella città o ne’ sobborghi la casupola, in cui
sopra antichissimi piloni. Nel secolo scorso dovette abitano.
l’ingegnere Moya aggiugnere alla destra un altro ar- I miserabili che devono mendicare si possono
co, perché la corrente cominciava a battere in questa computare tra uomini e donne a circa 50.
parte; ed ora sentesi la necessità di costruire un re- Nelle prigioni sono ditenuti circa un centinajo.
pellente, per cui il filone da questa mala direzione, Quando si ricercò su questo articolo vi si trovarono
nella quale persiste, sia riflesso sotto la grande arcata. uomini 98 e femmine 3, tra’ quali erano oristanesi
I due ponti che sieguono nella strada, uno detto 1, della provincia 100.
di Nuracabra, l’altro del Rimedio, sono due emissari Tra’ popolani d’Oristano, che numerai, sono della
dell’allagamento, che restando chiuso sulla sponda
provincia uomini 2832, femmine 2870; estraprovin-
sinistra dall’argine suindicato, sulla destra dal terre-
ciali uomini 289, femmine 17; forestieri uomini 27,
no più alto, e tra questi due lati dal rilevamento del-
la strada sarebbe sempre surto sul dorso di questa a femmine 6.
impedire il passaggio se non si fossero aperti questi Dei militari in servigio 17 sono di presidio.
sfoghi, talvolta insufficienti all’uopo. Degli studenti sopranotati 93 sono della città,
Il ponte del Rimedio, che era angusto e storto è 128 della provincia.
stato nell’anno scorso rettificato e ampliato dall’in- È cosa rara che gli uomini di questa città si lascino
gegnere idraulico Bonino. vincere da maligni istinti e scapestrino; ma quando
Popolazione. Secondo il prospetto di popolazione questo accade allora per il coraggio che han grande e
presentato dall’avv. Agostino Toxiri, reggente l’uffi- l’audacia maravigliosa difficilmente si possono repri-
cio del censorato diocesano, alla giunta provinciale mere. Uno dei più famosi tra costoro fu Giuseppe
di statistica, nella tornata dei 16 febbrajo 1845, la Mereu, i cui fatti sono ancora ricordati con stupore.
popolazione d’Oristano componevasi d’anime 6041 Perseguitato per aver ucciso in giorno chiarissimo il
distribuita in famiglie 1365 e in case 1339. proprio cognato si pose in sulle difese, e per dodici
Proporremo le distinzioni che dal sunnominato continui giorni non solo rese vani gli sforzi delle mili-
ufficiale furono presentate, numerando zie, ma cagionò alle medesime gravi danni. Cavalcava
un barbero di primo ordine, e maneggiandolo con
Maschi Femmine destrezza sapea evitare i colpi che si drizzavano contro
Sotto i 5 anni 353 294 lui da più parti; concitandolo potea sottrarsi alle mani
Dai 5 ai 10 338 282 e ai lacci che su lui si scoccavano. Parea quell’animale
Dai 10 ai 20 530 474 aver l’ali, e moversi dal pensiero del seditore: così era
Dai 20 ai 30 466 447 rapido nei movimenti, vibrato ne’ suoi slanci, e sal-
Dai 30 ai 40 382 361 tando leggerissimo i fossi, le siepi e le muriccie, lascia-
Dai 40 ai 50 481 438 vasi addietro i persecutori esitanti incontro a tali osta-
Dai 50 ai 60 252 240 coli, o turpemente caduti e lamentantisi nel dolore
Dai 60 ai 70 221 279 delle membra rotte o lacerate dalle spine quelli che
Dai 70 agli 80 107 43
avevano animo di emularlo. I carabinieri faceano il lo-
ro potere; ma gli sforzi riuscivano a niente, ed era con
Dagli 80 ai 90 15 26
pericolo certo che lo affrontavano e lo combattevano
Dai 90 ai 100 3 9
dai fianchi e dalle spalle. In un bel giorno vedendosi
Totali 3148 2893 fieramente assalito fermossi proprio in mezzo alla più
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ampia contrada dei sobborghi e sostenne per più ore sebbene con nessuno nocumento. In questi luoghi
le offese della truppa che da dietro riparo tirava su lui. non vanno i soli uomini di mestiere, ma alcuni pure
Pareva che egli fosse certo di una prodigiosa invulne- di quelli che diconsi letterati, notai, procuratori, fle-
rabilità, e sotto i frequenti colpi insultava con le paro- botomi ecc., e vi restano lunghe ore; anzi i più vi
le i suoi immobili nemici, rispondea con tiri più certi, passano intera la serata.
e non partì prima che costoro cessassero da volergli Superstizioni. I sacerdoti illuminati, che hanno cu-
far male. Il governo non dandogli tregua, egli cadde ra delle anime, studiano con grande zelo a estirpare
in altri agguati, e ne uscì illeso. Ma finalmente dopo certe pazze opinioni che si prendono nella prima età;
che da dodici giorni durava in questa tenzone, il ca- ma il successo non è molto felice, perché la loro ope-
vallo essendo stato ferito, i carabinieri se gli lanciaron ra si annienta da coloro, ai quali giova che il popolo
sopra, ed egli, che nell’agitazione del conflitto avea ritenga quelle opinioni. Gli amuleti essendo ancora
perduto il suo gran coltello e avea scariche le armi da in grande stima, sono assai ricercati quelli che sanno
fuoco, fu sostenuto, e nel passaggio alle carceri vil- meglio far illusione ai semplici, e ben pagate le car-
mente ferito a morte da uomo venale. telle e i sacchetti, che contengono la pretesa virtù con-
Le carceri d’Oristano sono malsane per l’umidità, tro gli jettatori, le streghe, i fattucchieri, i pericoli di
l’oscurità e la mefite. Gli innocenti, che talvolta vi vario genere, e fino contro le palle e i pugnali.
entrano, patiscono però una pena, di cui non han Continuano molte antiche superstiziose consue-
merito, e hanno guasta la sanità con detrimento del- tudini, i capannelli nella veglia di s. Giovanni Batti-
le loro famiglie. Quando il numero dei ditenuti sor- sta, tra le cui fiamme passan di salto i ragazzi, non
passa il centinajo, allora vi devon restare con mag- nell’intendimento degli antichi di purificarsi, ma per
gior incomodità, e dirò quasi stivati. Non vi sono giuoco. Nello stesso giorno traesi dall’oscuro, e so-
che due camere per gli uomini, dove sarebbero trop- venti da sotto il letto, il nènniri (l’antico giardino
pi quaranta individui, e un camerino dove potrebbe- d’Adone), che è un fascio de’ germi che diedero le
ro stare sole cinque donne. Di giorno gli uomini si semenze del frumento, dell’orzo e di alcuni legumi,
fan passare da questi covili nel cortile dell’antico ca- involte nella stoppia entro una scodella e inaffiate.
stello, dove non hanno altro riparo dal sole o dalla Se la germinazione sia stata prospera, la fanciulla che
pioggia che una piccola loggia. seminò il nènniri compiacesi di essere cara a s. Gio-
Forza pubblica. Consiste questa in un piccol di- vanni, dal quale crede stati inaffiati i grani, lo ador-
staccamento del corpo franco, e in una stazione di na di bei garofani, e lo manda in giro alle sue ami-
cavalleggeri, comandata da un capitano o da un te- che ed anche a giovani delle famiglie consanguinee o
nente. In difetto de’ medesimi suppliscono i milizia- amiche, perché tolgansi un fiore e facciano alleanza
ni del battaglione. di perpetua amicizia. Da quel giorno lasciano il tu se
La caserma, che fabbricossi sopra una parte dell’area pria l’usavano, e prendendo il voi, si danno il titolo
dell’antico palazzo de’ Giudici verso il 1809 con le di comari e comari, o comari e compari.
contribuzioni di tutti i villaggi de’ tre campidani, sa- Sono non poche fanciulle del popolo che versano il
rebbe capace d’un presidio più numeroso. piombo liquefatto in una scodella di acqua per sapere
Carattere. L’oristanese è uomo di mediocre statura, di qual mestiere sarà il suo futuro sposo, volendo indo-
ma ben disegnato, vivace, vigoroso, e quindi duro e vinarlo dalla forma che presentino le stille del metallo.
forte nelle più moleste e lunghe fatiche e sotto l’incle- Altre a sapere se siano corrisposte con affetto mettono
menza delle stagioni. Le forme e forze atletiche non sulla cenere calda due foglie d’ulivo, una per sé, l’altra
sono rare. Animosi nei pericoli sono attissimi alla mi- per il giovane, e si rallegrano se le foglie crepitino, e se
lizia e si mostrano non degeneri di quei prodi che sot- si avvicinino saltellando. Come in altre parti così in
to Mariano e Leonora osavano affrontare e vincevano Oristano passeggiano notturni i morti involti nel len-
gli aragonesi, che erano guerrieri di rara virtù. zuolo funereo e parlano e sono uditi; e nelle stesse ore
Nelle donne è notevole la taglia gentile, e la beltà furono veduti e uditi i diavoli ballare e scherzare nelle
delle forme, ma più nel popolo che nelle famiglie case, dove qualche avaro nascose il suo tesoro.
principali. Le madri stanno ben attente per difendere i loro
Considerati questi cittadini nel rispetto morale si piccoli da certi occhi malefici, nel cui sguardo è un fa-
riconoscono informati da ottimi sentimenti, sincera- scino pernicioso. Non poche persone sentono con
mente religiosi, temperanti, laboriosi, pacifici, socie- raccapriccio tra l’alto silenzio della notte l’urlo dei ca-
voli. Le vendette sono rarissime, rari i furti e poco ni e il canto della strige, intendendo in quelle voci fu-
rilevanti, e si notano a dito, generalmente esecrati, neste l’annunzio della morte di alcuno della famiglia
quelli che si mostrino poco cristiani. Dopo il lavoro o dei vicini. Molti hanno gran fiducia in certi medica-
e nei giorni festivi si fanno molte riunioni nelle case menti magici, nei quali l’operante proferisce de’ versi,
e nella campagna, per ricrearsi; e bisogna a queste segna delle croci e pratica altre cerimonie. Spesso i
aggiungere quelle che si fanno nelle taverne, o, dirò giovani si lamentano seriamente d’esser legati, e si tie-
come essi, nei magazzini, dove si ragiona seriamente, ne da altri come cosa verissima che certi dolori non
si dicono facezie, si raccontano aneddoti e passa da sieno da cause naturali, ma da maleficio operato da
una in altra mano e bocca il redale, la misura minore qualche strega o stregone; e v’ha chi afferma aver tro-
che usasi nel paese per la vendita del vino al minuto, vato o veduto i simulacri di cera della magia, e che
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1023 Oristano

quando furon tolte le spille confitte nei medesimi sie- dà ogni anno in appalto previa licitazione. La carne
no cessate le angoscie del malefiziato. Mentre è uni- bovina vendesi a centesimi 8 per libbra.
versale nel popolo la credenza della protezione delle Per approssimazione si calcola che si taglino e ven-
anime purganti verso quelli che le suffragano con le dano annualmente nella beccheria d’Oristano capi
orazioni, le messe, le limosine e le buone opere, in vaccini 1500, montoni 3000, agnelli 3000, porci 150.
certa classe di persone assai infime e corte d’intelligen- I pesci sono non piccola parte del comune nutri-
za è grandissima fede nel favore delle così dette anime mento, e venduti a prezzo libero nonostante i riclami
decollate (animas decolladas), che sono le anime di co- continui contro il troppo arbitrio. Il pesce di mar vivo,
loro che han subito nel patibolo sentenza capitale, e si che gli oristanesi amano con ragione assai sopra quello
fanno pratiche nefande, novene di mezza notte nel che prendesi negli stagni, devesi pagare sovente sino a
luogo delle esecuzioni sotto la trave, e prima sotto le centesimi 80 la libbra, e quello di squamma (come di-
teste confitte, con riti stranissimi e non so con quali cesi il pesce men gentile o fino che si estragge dalle pe-
orazioni!!! Avendo in altra parte notata la credenza che schiere) a 20 o a 25 centesimi, talvolta anche a 40.
nella processione del Corpus Domini i defunti faccia- Grande è pure il consumo che si fa degli erbaggi
no lunga coda dopo i vivi, e vadan estremi quelli che prodotti da’ molti orti che si coltivano entro la città e
da poco sieno trapassati, ora di nuovo l’accenniamo, sua circostanza, e da quelli dei paesi vicini. Ma vedesi
perché qui pure sono alcuni che credono cotesta stra- un gran disgusto delle patate che essi credono cibo
nezza; i quali perché credono ancora che nella prossi- più degno dei porci che degli uomini.
ma notte il defunto rientri a visitare i suoi cari, però Non calunniò certamente chi qualificò gli oristanesi
fanno certo apparecchio e mettono cibi in tavola per amanti della buona tavola e degli allegri conviti, e li no-
il medesimo se voglia assaggiarne. V’hanno pinzoc- tò frequentissimi nelle libazioni: queste sono pur fatte
chere di fantasia turbata che pretendono aver corri- fuor di tavola nella classe media ed infima, quando al-
spondenza con le genti dell’altro mondo, e non man- cuno presentasi per visita, giacché dalla accoglienza al
ca chi presti fede alle medesime, riceva i messaggi de’ commiato il bicchiere riempiesi e vuotasi incessante-
suoi parenti, si allegri o si attristi sul loro stato, e man- mente, e se il visitante non sia persona forte di testa se
di le sue parole agli estinti per tali mezzane. Comeché ne parte un po’ guasto. Nelle grandi feste è tutto ilarità
queste opinioni mostrino che al basso popolo manca e gozzoviglia, ogni casa piena di ospiti, e presso il basso
molta istruzione; tuttavolta è ragion di dire che si è popolo solenne uso in tali occasioni di porgere agli
guadagnato non poco, perché le donne di forte im- amici che partono alcuni pani di gran bianchezza e fi-
maginazione non più si credono invasate e non più si nezza, e di bel lavoro.
vedono quelle smorfie che si attribuivano allo spirito È da notare nell’oristanese il gusto a’ migliori cibi,
maligno. Un poeta che volesse imparare le varie cre- senza riguardo all’economia. Egli vuol la miglior car-
denze che restano ancora in molti avrebbe molte cose ne, i pesci più fini, il vino migliore, e non fa altri-
da aggiungere a quelle fantasie, che i romantici ado- menti, se non per mancanza di denaro.
perano per ornamento nelle loro ballate. Botteghe di pizzicagnoli circa 40, nelle quali ven-
Vitto. Gli oristanesi, come in generale i sardi delle donsi formaggi, butirro, salami, liquori, generi colo-
regioni granifere, mangiano molto pane, e lo voglion niali, pesce affumicato, salato, bottarghe.
buono secondo il loro stato e la circostanza. I bene- Mendicanti. Ne’ sobborghi vi ha molta poveraglia, e
stanti usano un pane candidissimo, formato dalla in questi e nella città vedonsi erranti non meno di 150
miglior farina (farra limpia, la semola), e nelle feste accattoni, de’ quali però solo la metà sono oristanesi.
principali lo hanno sul loro desco anche i poveri; il Ancelle e garzoni. Quasi tutte le case, anche medio-
pane di mezzana qualità (su scetti, fior di farina) è l’or- cremente agiate, sono servite da ancelle, fanciulle o
dinario della classe mezzana; il pane dei poveri è su ci- donne de’ paesi circonvicini, alle quali si dà il vitto e il
vrarju (cribrarium) fatto con più parti di cruschello. Su vestiario di necessità, e di vantaggio due o più franchi al
moddizzosu è un pane buffetto che si fa con farina scel- mese. Nelle case de’ benestanti si hanno pure de’ garzo-
ta, e piace a molti più dell’altro che è troppo compatto e ni per i servigi, cui sono poco idonee le ancelle. E le an-
ad alcuni difficile a inghiottire e a digerire. Nelle grandi celle e i garzoni si obbligano per un anno, dalla festa di
solennità si lavora il pane con grande studio, più bian- s. Croce di settembre alla ricorrenza della medesima.
co dell’ordinario, e si sparge di granellini d’anice. Su Malattie più comuni. Infiammazioni violente e feb-
pani de saba (il pan di sapa) è di farina impastata an- bri perniciose, massime ai forestieri, nei mesi di agosto,
che con sapa, che si forma in grosse anelle adorne di settembre e ottobre; e per le prime frutta indigestioni,
foglie d’oro. Quasi in tutte le famiglie si fa il pane, dissenterie, febbri continue e intermittenti. Le persone
quanto basti da uno all’altro sabbato, però ogni casa che ben si governano restano immuni e sono non po-
ha il forno, la macina (sa mola), l’asinello (su molen- chi i forestieri che per molti anni non han sofferto né
ti), e le donne studiano in questa faccenda quasi quo- il menomo malore.
tidiana alcune ore. Molti sentendosi presi da malattia non acuta si
L’altro principale articolo del vitto anche per il po- abbandonano alla natura, per poca fede che hanno
polo è la carne che somministrasi in abbondanza e a nella scienza de’ medici e nell’efficacia de’ medica-
poco prezzo da’ beccai, ed è carne di buoi, vacche, menti, tra i quali sono molti articoli rifiutati dai far-
porci, capretti, agnelli e selvaggiume. La beccheria si macisti della capitale.
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Oristano 1024

Lo stato sanitario degli oristanesi è, come signifi- non era perché si dovesse condannare un uso anti-
cai, generalmente ottimo; la mortalità più frequente chissimo della nazione.
nella prima età: quindi quanto più si va innanzi tan- Passeggiate. Indicherò quella del Ponte e l’altra di s.
to più la vitalità si rinforza. Lazzaro. Si è più volte tentato di fiancheggiarla di
Senza il medico distrettuale sono nella città tre olmi e di pioppi e d’altre piante; ma la mal educata
medici, siccome già indicammo. Certe operazioni, ragazzaglia le offese, le sterpò, e rese inutili le cure e
non però d’alta chirurgia, sono praticate da alcuni vane le spese. Restarono di tante centinaja di olmi e di
frati spedalieri. pioppi non più che alcuni individui, i quali con la
Le farmacie sono cinque, tre nella città, due fuori. loro stupenda vegetazione ombreggiano grandi spazi
Notai 6 flebotomi, ma devo soggiungere che tutti i sotto l’ardor del sole, e fanno deplorare la distruzio-
barbieri voglion salassare, e suppliscono chiamati an- ne degli altri.
che in altre piccole opere. Il carnevale degli oristanesi è simile a quello che si
Sono due ostetrici, ignoranti de’ principii dell’ar- pratica negli altri paesi. Sono pochi, a’ quali piaccia
te; ma fortunatamente la facil natura supplisce a di travestirsi e mascherar la faccia; i più amano di
questo difetto. danzare nelle piazze pubbliche con le fanciulle e le
Esposti. In altri tempi erane maggiore il numero. loro innamorate al suono del tamburo e del piffero,
Or la media si può computar di 12 all’anno. e alcuni di correre sopra bei destrieri, or singoli, or a
Vaccinazione. Resta ancora un po’ di renitenza due a due, or a più in presenza di tutto il popolo che
nella plebe; ma fra poco il pregiudizio, per cui i ge- fa ala nella contrada e applaude ai più destri.
nitori sottraevano i loro piccoli a questa salutare Sa saltilla o giostra. Così chiamavasi il giuoco del-
operazione, cesserà del tutto. l’anello, che si costuma in Oristano nella domenica
S’Argia (la tarantola). Anche questo pregiudizio è e martedì di carnevale, al quale concorrono quelli
per mancare, come si può argomentare da’ pochissimi che sono invitati formando una compagnia con un
balli che si improvisano per la guarigione delle fan- capo ed un sotto-capo, che dicono compositore e sot-
ciulle, che sono punte da quell’insetto mentre vanno to-compositore.
sopra il cocente suolo de’ campi svellendo il lino. La Il capo di siffatto torneo veste il cojetto, calzoni
musica di queste danze è lieta o mesta, e la fanciulla o corti di pelle, stivali, ed ha un fazzoletto sotto il cap-
donna, vestita di pompa o di lutto, secondo che l’ar- pello e una maschera di legno verniciato, verde nella
gia sia o bagadia (nubile) o viùda (vedova), come di- domenica, e di color oscuro nel martedì. Il luogo del-
cono volgarmente. lo spettacolo è presso la cattedrale, ed ivi in mezzo al
Foggie nel vestire. Le persone delle classi alta e me- popolo movono a gran galoppo da una parte il capo,
dia vestono come nella capitale, gli altri alla sardesca, dall’altra il sotto-capo della compagnia, e scontrando-
piccole brache sopra i calzoni di lino, giubboncino, si sotto la corda che ha pendente la stella o l’anello,
pelliccia o gabbano talare, e in particolare gli artigia- nel quale si deve imbroccare, incrociano le spade.
ni cingono a mezza vita uno scheggiale, i figuli o va- Dopo questo primo atto i torneanti uno dopo
sai distinguonsi per un corpetto aperto a triangolo l’altro spronano alla corsa i destrieri e tentano infil-
sul petto e adattansi una cintola di cuojo lustrato e zar l’anello, quindi lasciata la spada prendono la lan-
ricamato, e tutti fan pompa di ricche bottoniere. Le cia e ripetono la prova.
donne amano il rosso nelle loro gonnelle di sajo in- Siffatto spettacolo istituito per dar un onesto tratte-
crespate, hanno un piccol corsaletto di broccato, di- nimento al popolo e toglierlo da altri luoghi e piaceri
staccato dalla cintura di molte dita, restando scoper- sostienesi per due legati, i cui redditi sono destinati alle
ta la camicia, usano il grembiale, ed hanno per velo spese necessarie per il convito che offresi ai torneanti.
un gran fazzoletto, e soventi uno sciallo di seta, che Finito il giuoco il capo toglie in mano un fantoc-
scende tutto spiegato sul dorso sino ai piedi. Il volto cio di pervinca; corre per due volte l’arringo gioco-
resta circondato da un fazzoletto minore che tienesi landosi con quell’informe effigie, che non si sa di
fermato sotto il mento. che sia simbolo; e quindi si volge con tutta la sua co-
Le antiche sarde usanze vanno dimenticandosi in mitiva alla contrada delle corse, dove si sbizzarrisco-
occasione degli sponsali e dei matrimoni, e solo è re- no correndo così come abbiamo accennato.
stata la benedizione che i vicini danno agli sposi git- Casino. Mentre in questa città gli uomini delle
tando dal pugno sui medesimi reduci dalla chiesa classi inferiori amavano unirsi in compagnie per ri-
de’ grani di frumento, e augurando fecondità e feli- crearsi e per parlar di affari e di lavori, le persone di
cità. Sono alcuni anni dacché tacque la canzone fu- miglior condizione vivevano quasi tutte in una intera
nerea delle attitatrici, che altro ordinariamente non separazione non comunicando fra loro, che rare vol-
faceano che render onore alle belle qualità del de- te, per necessità di cortesia, di ufficii o di negozii, e
funto, un ufficio di pietà e di consolazione alle per- non vedendosi che nella chiesa, al passeggio, o nelle
sone dolenti. Egli è vero che in qualche luogo an- sale dell’arcivescovado. Cotesto stato incivile portava
dando le prezzolate prefiche a piangere sul cadavere la sua trista conseguenza, l’egoismo e la diffidenza co’
di un ucciso, esse cantavano orrende maledizioni ai loro effetti e una rozzezza di tratto, per cui alcuni era-
nemici e incitavano alla vendetta; ma fuor di questo no notati. Ma finalmente si intesero gli svantaggi di
unico caso, in cui esse uscivan dalla pietà dell’ufficio, siffatta disgiunzione, e già si stabilisce un casino, nel
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1025 Oristano

quale convengano tutti, e leggano e ragionino, e me- un candidato dovesse andare alla metodica non per
glio conoscendosi più si amino, e comunicandosi i vedere il metodo in pratica, ma per udir tradotto in
propri pensieri, le novelle cognizioni, acquistino sem- altre parole men proprie e oscuramente parafrasato il
pre de’ lumi, e si incoraggino e confortino a’ necessa- libro che dassi per guida ai maestri; per cantar silla-
ri miglioramenti. Essi elessero per loro presidente bando con una sonnifera monotonia; per pronunziare
perpetuo il marchese D. Francesco Maria Boyl, che è l’italiano in una toscanità, che è tutt’altro che toscana;
uno de’ maggiori proprietari del campidano d’Arbo- per scrivere alcune operazioncelle aritmetiche, e per
rea per le belle ed ampie sue possessioni in Milis, e fu recitare alcuni articoli della Guida, come recitano i
principal autore e consigliatore di questa ottima isti- fanciulli musa musae, egli essendo intelligente avrebbe
tuzione, come lo è parimenti di altre. ad annojarsi, essendo poco erudito avrebbe a confon-
Istituti di educazione, istruzione e beneficenza. Alla dersi, male intendendo il libro e peggio la spiegazione
educazione delle fanciulle del popolo avea ben prov- del professore di metodica.
veduto l’arcivescovo Bua chiamando le maestre pie Il miglioramento nella istruzione primaria, che già
Venerini, le quali con molto zelo presero a erudire le dovea esser un effetto, è ancora una speranza, sapen-
piccole figlie, insegnando quanto è necessità che sap- do noi da persone intelligenti e zelanti del progresso,
pian le donne per esser buone madri di famiglia. La al quale il governo con saggi provvedimenti spiana le
loro opera fu felicissima e meritò alle medesime la be- vie, che i maestri usciti dalla metodica non sono
nedizione di tutti i genitori che avean raccomandate niente migliori de’ primi.
le proprie figlie alla loro disciplina. Ma quest’istituto Nel seminario mentre si dà lezione ai chierici nel-
non avea fondamento, e morto l’arcivescovo Bua la filosofia e nella teologia sono ammessi quelli che
mancò la bella scuola. Quel saggio uomo non avea dopo compiti gli studi minori vogliono imparare la
potuto prevedere che quando mancherebbe la sua logica, metafisica, fisica ed etica nei libri adoperati
munificenza, e amorevole protezione alle benemerite nelle due università, e quelli che volendosi dedicare
maestre, quell’opera si lascierebbe o si farebbe cadere!!! allo stato ecclesiastico devono apprendere la dom-
Molto spiacque ai cittadini la partenza di queste reli- matica e la morale.
giose, e più che sien dovute partire, perché mancò alle Stabilimenti pubblici di beneficenza. Se non pos-
medesime quel poco necessario per il vitto e il vestito. siamo indicarne che pochi e poco considerevoli non
Bisogna però dire a onore di molti uomini generosi è perché sieno mai mancati gli uomini benefici, che
che furon fatte offerte perché quelle pie continuasse- tutte o alcune parti dei loro fondi dedicassero a van-
ro, come avrebbero continuato se l’opera del Bua non taggio altrui, ma perché le pie istituzioni furono quasi
fosse dovuta cadere!!! E tra quelli è merito di nomina- tutte in favore delle chiese e dei religiosi.
re i cavalieri D. Giuseppe Maria Passino e D. Giusep- I legati pii laicali, che finora furon fatti e sussistono,
pe Corrias, che offrirono a quelle alloggio, vitto e ogni sono quello del canonico D. Luigi Tola fondato nel
altra cosa necessaria, fintantoché dalle largizioni di essi 1826 addì 26 giugno, sul capitale di lire sarde 5000, il
e di altri proprietari si fosse potuto formare una suffi- cui prodotto rilevante a lire 250 devesi distribuire in li-
ciente dotazione, e costituirle stabilmente nell’esercizio mosina ai poveri vergognosi: quello di D. Damiano
del loro utilissimo magisterio. Nurra, marchese di Arcais, ordinato addì 12 dicembre
Per l’istruzione dei giovani è aperto in Oristano il 1774 sul capitale di lire sarde 15000, il cui frutto di li-
ginnasio dei Padri delle scuole pie, dove da quattro re 593.10.8 ha una consimile destinazione: quello del
maestri s’insegna la rettorica, la grammatica latina e canonico teologo Giovanni Dessi costituito nel 20 ot-
si dà la istruzione primaria. Il servigio di quei reli- tobre del 1831 sul capitale di lire sarde 6240.9, il cui
giosi è stato in ogni tempo molto proficuo alla gio- interesse di lire 278.5 deve spartirsi in limosine per i
ventù così nelle lettere come nella pietà, e però sono poveri di Cerfalìu, Nureci, Narbolìa e Siamajori.
sempre riguardati con affettuosa riconoscenza. Ospedale di carità. Questo era prima dentro la cit-
Stabilivasi non ha molto in questa città una scuola tà, e monsignor Bua, perché vedeva il luogo assai ri-
di metodica, perché in essa si formassero i maestri del- stretto e i redditi assai tenui, pensò di avvantaggiarlo
le scuole primarie dei paesi, e queste potessero operare traslocandolo fuor della mura nel monistero di s.
quell’effetto cui intendeva il saggio governo. Ottimo Martino, e attribuendo al medesimo il terzo dei beni
effetto in verità che può essere ottenuto se il maestro che appartenevano a’ frati domenicani, che da quello
della metodica sia una persona non solo zelante nel tramutava nel convento urbano. Il pensiero del Bua
suo ufficio, ma illuminata e accorta, che intenda qua- fu lodato; ma questo pensiero è ancora informe, per-
le fra le maniere di comunicazione meglio convenga, ché lo spedale non crebbe di letti e non migliorò nel
e accomodandosi ai piccoli nell’esercizio dell’istruzio- servigio per deficienza di mezzi: la qual deficienza ha
ne sappia spiegare ai candidati le ragioni del suo me- sua ragione nell’amministrazione dei beni, ed è tanta
todo. La scuola di metodica dopo alcuni preliminari talvolta l’indigenza, che devesi andar mendicando
sulle massime principali intorno alla istruzione vuole dai cittadini quello che è necessario per il vitto degli
la dimostrazione e la pratica; e deve il maestro indicar ammalati…!!!
l’ordine con cui si proceda, la maniera di farsi inten- Dopo il notato aumento de’ redditi di questo sta-
dere e di formare il raziocinio dei piccoli, e poi porre bilimento, esso può ogni anno avere certo e netto
in esercizio i candidati finché sappiano far bene. Se provento da’ suoi stabili e dalle contribuzioni in grano
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Oristano 1026

una somma vistosa, che basterebbe a un numero di Le principali associazioni sono de’ contadini, sarto-
ammalati sei volte maggiore. ri, falegnami, carreggiatori, scarpari, sellari, muratori,
L’ospedale ha proprietà considerevole e non poche ferrari, vasai, bottai, fabbri di carri e armaruoli; e le
pensioni censitiche, che danno lire sarde 3262.6.4, e medesime si esercitano complessivamente da circa
sopra questo perceve da tutti gli agricoltori de’ tre 2000 persone. Si può riconoscere che mancano i buo-
campidani di Milis, Simagis, e Cabras per ogni starel- ni principii, mancano i metodi più facili e brevi, e
lo seminato imbuti 4, donde pare dovesse risultare mancano gli stromenti, onde che le opere sono irre-
una rendita media di lire n. 22500, ponendo che golari e ineleganti, sebbene nelle stesse si spenda
complessivamente in tutti i 24 paesi dei tre diparti- tempo maggiore, che vogliasi da artefici più periti in
menti sieno seminati 18 mila starelli di frumento e lavori di pregio assai superiore: tuttavolta già miglio-
che il prezzo medio d’ogni starello sia di lire 5. rossi in varie parti da che alcuni apprendisti vollero
Le spese devono essere computate sul personale fare il tirocinio in Cagliari e in Genova, donde ritor-
del servigio, che sono individui 6 compreso il cap- narono con qualche destrezza.
pellano, su’ ministri sanitari e i rimedi, e sul numero I vasai (congiolarjos) d’Oristano in paragone degli
ordinario degli ammalati tra gli uomini e donne, che altri della stessa arte in Sardegna sono di molto supe-
è di 6!!! La media ne fu calcolata a l. n. 6400. riori, e fanno talvolta per dimostrazione di loro peri-
Così se accogliansi infermi campidanesi: ma per- zia tali opere, che attraggono l’attenzione; non pertan-
ché soventi i letti sono occupati da’ cavalleggieri del to non si può dire che essi sappiano preparar bene la
distretto, mediante la tenue corrisponsione di cen- materia, e la sappiano ben maneggiare per farne quel-
tes. 60 al giorno, e da’ preposti delle regie gabelle, lo che loro si domandi. Vedasi quanti articoli di que-
mediante l’indennità di l. 1.20 parimente al giorno; st’arte (e qui non riguardo solo i lavori fini) si doman-
pertanto la suddetta somma delle spese è superiore dino dall’estero, e quanto debbano spendere non solo
alla vera, e conseguentemente il residuo annuale a le persone di prima classe, ma quelle ancora della me-
favor dello spedale è più grande, che si supponeva. dia, più prossima all’infima.
Abbiam calcolato sei letti in questo spedale, e non Sono ancora in vigore presso questi artigiani i loro
sono più; quattro per uomini in una camera forse di antichi statuti organici, per cui non possono fabbri-
sei metri in quadratura, e due nel pian terreno per care, che brocche grandi e piccole, scodelle, bacini e
donne od alienati. nient’altro. La fabbricazione delle quadrelle verniciate
I campidanesi che pagando tanto han diritto a es- è previlegio di un solo ed è riservata ad un altro quel-
servi curati nelle malattie, mentre, come accennam- la de’ tubi. Quindi il monopolio e il nessun migliora-
mo, il luogo è occupato da’ soldati, devon accomo- mento dell’arte.
darsi altrimenti. Il numero de’ vasai è di circa 30, le officine rispettive
Lo squallore, il succidume, la mefite è tanta, che sono tutte in fila rimpetto alla chiesa di s. Sebastiano, le
un forestiere che venga da luoghi migliori volgesi in- fornaci a pochi passi con grave incomodo del pubblico
dietro per orrore. per il fumo, e nell’estate per l’aumento del calore.
I frati di s. Giovanni di Dio destinati ad assistere Nel numero de’ rigattieri, che indicai, sono com-
con affettuosa carità gli ammalati. presi quei viandanti che comprano i pesci, quando
Ma il servigio sanitario del medico, chirurgo e fle- le peschiere sono in attività, e vanno ne’ dipartimen-
botomo si fa piuttosto con diligenza. ti a rivenderlo.
Abbiam notato la poca accortezza dell’amministra- Gli agricoltori, quando vacano dalle operazioni
zione, come causa di tanto difetto, quanto fu accenna- agrarie, armano il carro, e vettureggiano. I carri sono
to, se i frati inservienti devon limosinare per il sosten- tirati da due, tre e più paja di tori, a proporzione del
tamento degli ammalati, e mi par bene di proporne peso; e spesso sono insufficienti. Fa pietà vedere i
una prova in quello che vedesi nell’aja de’ molti terreni poveri animali magri, slombati, che fanno tutto il
arativi, che ha lo spedale nell’agro di Villaurbana, i loro potere e non possono vincere la resistenza del
quali non ostante che si coltivino a economia, come si carico nel suolo disuguale, e tormenta l’udito l’acu-
dice, rendono sempre anche in anni di fertilità la stessa tissimo stridore degli assi di bosco nella rotazione.
quantità, di 60 moggi, se non erro, la quale talvolta è Noterò alcuni fabbricatori di dolci, che fanno an-
minor delle spese. Su che devi tenere che varia la cifra che rosoli e nell’estate sorbetti:
delle spese secondo la diversa qualità dei terreni che si Botteghe di caffè 8, dove però le persone di qual-
coltivano e il diverso prezzo dell’opera. che considerazione si astengano di entrare:
Ma quindi le cose procederanno in meglio per lo ze- Magazzini di vino circa 60, ne’ quali sono da 10 a
lo illuminato del nuovo economo (D. Salvatorico Car- 30 botti, e stanno a bevere, come già notai, gli uo-
ta) il quale fa gratuitamente l’ufficio, che altri faceva per mini delle classi inferiori:
la mercede o dirò per il salario di lire nuove 1000. Locande 2 per marinari, vetturini e simil gente: le
Arti e mestieri. Gli uomini d’arte sono uniti in va- persone distinte dovrebbero patire non poco nelle
rii corpi, e fanno quasi una confraternita religiosa medesime standovi disagiate e mal servite, se non
sotto il patrocinio del santo che si elessero, e nella trovassero ospitalità nell’arcivescovado e nelle case
cui cappella sogliono adunarsi qualche volta per gli de’ signori, e avrebbero tutta ragione di riguardar
ufficii divini. come barbarico il luogo: finalmente
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Osterie 4, dove è comodità di alloggio per i soli di dogana, una direzione di seconda classe delle regie
cavalli. poste, un ufficio del genio civile per il distretto, ed
Quasi in ogni casa è il telajo sul quale lavorano le un consiglio municipale.
figlie e le ancelle la tela e il panno che sia necessario Componesi questo corpo di otto consiglieri di pri-
alla famiglia. Le macchine, con rare eccezioni, sono ma classe e otto di seconda, a’ quali presiede un sinda-
nella semplicissima forma primitiva, e non pertanto co; ed ha dopo questi un segretario e un tesoriere.
alcune tessitrici adoprano così l’ingegno, che i tessuti Mentre in altri luoghi le persone primarie e più
pajano fatti con migliori istromenti. considerate si onorano di essere inscritte nella matri-
Non è da molto che si stabiliva una fabbrica di cola de’ savi del comune, in Oristano, e in qualche
cera per fornire il necessario alle chiese della città e altro luogo, quasi nessuno si esibisce e accetta volen-
de’ vicini dipartimenti. tieri, non già, come calunniasi da alcuni, perché si
Un’altra novità è la coltura de’ filugelli che si co- ricusi un servigio gratuito, ma piuttosto perché non
mincia a praticare. La seta si è trovata di ottima qua- si vuol portare il peso di molte sollecitudini, fastidi e
lità, e se possa poi smerciarsi con lucro vedremo cre- dispiaceri, e farsi de’ nemici.
scere questa industria così come vedesi crescere nella Il reddito del municipio somma a l. n. 43257.32,
capitale. dalle seguenti parziali.
Amministrazioni. Si stabilì in Oristano un tribunale Dazio del consumo l. n. 9672: dritto di pedaggio
di prefettura, composto di un prefetto, quattro asses- alla gran Torre, fissato in un soldo per ogni starello
sori, un avvocato fiscale e suo sostituito, un avvocato di grano, in un mezzo soldo per ogni starello di ce-
de’ poveri, un segretario, un procuratore fiscale, e un reali, e da un decennio in qua montato a ll. 10,000;
procuratore de’ poveri: e dipendono dal medesimo canone degli assegni ll. 7915; compenso doganale ll.
1. Il mandamento d’Oristano, che comprende i 3378.52; affitti, roadie, multe, dritti di pesi e misu-
sobborghi della città, s. Giusta, Nuraginieddu, Mas- re, di sepolture nel campo-santo, ecc.
sama e i territorii annessi di Fenugheda e Nuracabra; Il debito della città è di scudi sardi 19,000, o lire
2. Il mandamento di Guspini, che comprende nuove 105,500, per il prestito alla formazione della
Gonnos-Fanadiga e Arbus; strada da Nuracabra al porto.
3. Il mandamento di Busachi, che contiene Allai, La cifra totale del donativo, che per sua quota,
Villanova-Truschedu, Fordongianos e Ula; come parte del braccio reale o civile, dee porgere al
4. Il mandamento di Neonèli, nel quale sono Ar- Re il municipio è di lire 11,095; quella del contribu-
daùli, Bidonì, Sorradile e Nughedu; to alla R. università di Cagliari di lire 960.
5. Il mandamento di Sedilo, che ha Zuri, Aido- Agricoltura. Le terre coltivate dagli oristanesi en-
maggiore, Nuragugume, Dualchi, Boroneddu e Ta- tro il proprio contado non sommano a più di 6 mi-
dasuni; glia quadrate.
6. Il mandamento di Guilarza, che ha Pauli-Lati- Essi distinguono due sorta di terreni: i terreni umi-
no, Domus Novas, Canales, Abbassanta, Norguiddo dosi, i terreni secchi, e dicono i primi Benagi o Venagi
e Soddi; dalle vene apertevi d’acqua sotterranea, i secondi Gre-
7. Il mandamento di Milis, che ha San-Vero-Mi- gori (o aperto). Comunemente usano gli stessi nomi a
lis, Bauladu, Tramazza, Seneghe e Narbolia; indicare due diverse regioni, dicendo Benagi tutte le
8. Il mandamento di Simagis, che ha Ollastra, terre, che il fiume nelle ridondanze suol coprire delle
Sanvero-Congius, Siapicia, Siamanna, Silì, Palmas e sue acque limacciose, e Gregori quelle che non restano
Villaurbana; mai sommerse. È nella prima regione che sono fre-
9. Il mandamento di Cabras, che ha Riola, Ced- quenti i pantani e le paludi, dalle quali si occupa
diani, Solanas, Nurachi, Donnigala, Siamajori, Solo- complessivamente tant’area, che potrebbe esser utile a
russa e Baratili; non pochi dove fosse coltivata.
10. Il mandamento d’Uras, che ha Terralba, Mar- La fertilità de’ terreni di Oristano è celebre, ed è
rubiu, S. Nicolò d’Arcidano, e i salti di Pomponjas; maravigliosa la sua attitudine a produzioni differentis-
11. Il mandamento di Ales, che ha Banari, Cepa- sime. Se non sieno condizioni molto contrarie, quali
ra, Curcuris, Gonnosnò, Ollastra-Usellus, Usellus, sono nella scarsezza delle pioggie a’ Gregori, e per le
Figus, Pau, Escovedu e Morgongiori; troppe inondazioni e i prolungati ristagnamenti a’ Be-
12. Il mandamento di Mògoro, che ha Masullas, nagi, il cultore è corrisposto con molta liberalità e rac-
Gonnos-Tramazza, Gonnos-Codina, Forru, Simala, coglie copia di cereali, di mosto e di frutta d’orti e
Siris e Pompu; giardini. E siffatte condizioni che esistevano più rare
13. Il mandamento di Cuglieri, che ha Scano e per le terre di benagi che di gregori sono già inversa-
Seneriolo; mente più frequenti a’ benagi che a’ gregori da che si è
14. Il mandamento di s. Lussurgiu, che ha Bonàr- formata la strada da Nuracabra alla Torre grande sul
cado; porto. Essendosi questa via dovuta elevare sul livello
15. Il mandamento di Bosa, che ha Montresta. del terreno quanto era necessario perché in tempo di
Oristano è sotto il governo di un comandante, ha inondazione la soperchiasse si è formato quasi un argi-
un vicario di polizia, una deputazione di sanità, un uf- ne, il quale vietando alle acque di versarsi sul prossi-
ficio d’insinuazione, un capitano di porto, un ufficio mo territorio di Cabras, fa che le medesime si arrestino
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sopra il benagi degli oristanesi, e vi si arrestino tanto Arte agraria. Tra’ coloni de’ paesi cereali forse gli
più a lungo, quanto più lo sfogo si è ristretto, e però oristanesi sono men periti e meno diligenti. Il com-
marciscano i semi, e l’erba, e perdasi la speranza della plesso delle loro cognizioni è scarso e poco sincero,
raccolta o si abbia ridotta a una piccola parte della mi- non sapendo altro che quello che odono da’ più at-
sura che senza questo guasto sarebbesi ottenuta. tempati ripetenti le parole degli antichi, le quali
Terre chiuse. I terreni in generale sono tutti divisi, spesso sono massime false. Le solite operazioni di
e fu prima la città d’Oristano che con bell’esempio preparar la terra, e talvolta di concimarla, si fanno
distribuì le terre comunali a’ suoi cittadini per un da tutti; ma poi sono rari quelli che fatichino perché
lieve annuo censo. i seminati vengano prosperamente, e molti lasciano
I lotti che si fecero delle medesime furono moltis- che le male erbe li soffochino.
simi; ma non per questo si è accresciuto il numero Se al difetto di cognizioni si potrà un giorno o l’altro
de’ proprietari, perché un gran numero di quelli che occorrere con lo stabilimento d’una scuola agraria pra-
li avean ottenuti li cedettero a’ più ricchi possidenti, tica, quale si desidera in tutti i capoluoghi di provincia,
non essendo ancora in quel tempo promulgata la come si farà a sollecitare i pigri alla fatica? È questa una
legge della inalienabilità decennale. impresa difficile in luoghi, dove è facilissimo il vitto per
Nella stessa distribuzione furono fatte non poche la benignità della natura in produrlo.
finzioni essendo state supposte da’ proprietari mag- L’agricoltore riposa per poca ora entro la giornata
giori in loro luogo alcune persone che poteano par- per una leggera refezione, e solo cena in sulla sera,
tecipar de’ lotti, e questi essendo stati subito occupa- quando ritornando in casa trova fumante la zuppa.
ti da’ supponenti, onde avvenne che le migliori parti Esso non desina che nelle sole domeniche, e di mat-
del terreno sieno venute in potere di quelli che allora tino ama piuttosto il caffè, che i liquori. Se il tempo
aveano nelle faccende maggior influenza. è buono va al lavoro e ne ritorna a gambe e piedi
Prima di questa definitiva distribuzione era con- nudi, e nei grandi calori copre il capo zazzeruto con
suetudine che ogni anno si ripartissero que’ terreni un cappello di certa erba simile allo sparto, che dico-
comunali tra’ contadini poveri e i proprietari minori; no aedda. Questi cappelli si fabbricano da’ pastori e
ma si riservassero alcune porzioni per gli ufficiali del da’ garzoni guardiani de’ buoi.
municipio; le quali porzioni non furono concedute, I coloni proprietari conducono dei garzoni o servi
ma si vendettero, ed è del prezzo delle medesime il per un anno, e si obbligano verso loro alla cerga, e si
denaro che si va spendendo a formare la piazza di s. vuol dire a fornirli del necessario e ad una retribuzione
Sebastiano, la quale finalmente dopo più volte reite- in danaro (dai 15 ai 30 scudi), se pure non li ammet-
rate petizioni si è incominciata secondo il disegno tano in parte dell’aja, secondo i varii patti che si usano.
dell’ingegnere Bonino. Monte di soccorso. Il fondo granatico del medesi-
I novelli predi però che si sarebbero dovuti circon- mo fu stabilito a starelli 2000, il nummario a lire
dare con siepe viva furono in gran parte circondati 7510. Nell’anno 1843 essendosi fatta la ricognizione
con fossi, e si fece cosa assai nociva perché le acque del monte il primo fondo era di starelli 1808 e im-
empiono quei vacui, e questi nella estate, nella corru- buti 15, il nummario già disceso a zero.
zione de’ vegetali e degli animali, diventano tanti la- Quando la prima volta aprissi questo monte di soc-
boratorii di miasmi, donde si accresce l’infezione del- corso i suoi fondi non superavano gli starelli 997.7.
l’aria, che si vorrebbe sempre più diminuire. Nel 1761 era già cresciuto a starelli 1761, e molti po-
Era stata intenzione del governo nella decretata veri agricoltori poterono applicarsi al lavoro mercé co-
concessione che ne’ particolari lotti si piantassero de- testi soccorsi in semente e in danaro.
gli alberi, da’ quali sarebbe stato un altro rimedio al Quanti pigliano in prestito dal monte dovendo
clima insalubre; ma siffatta intenzione non fu piena- corrispondere per ogni starello mezzo imbuto, ossia
mente adempita, perché solamente in alcuni tratti a la trentaduesima, e per ogni cento lire l’uno e mez-
ponente e a levante si coltivano le viti e alcune spe- zo, avrebbe dovuto il monte per questi tenui aumen-
cie fruttifere. ti aver in migliore stato il granajo e la cassa.
Resta ancora a distribuire un’altra parte di terreni L’attuale diminuzione del granajo da che sarà cau-
comunali, nella regione del Paloni, che se non erro sata se non può ripetersi dalla quota delle spese, cui
tienesi ancora in comune siccome prato. va soggetta l’Azienda in favore dell’ufficio del Cen-
I predi antichi sono cinti di siepe viva, e questa è sorato generale per il diritto della centesima, e in fa-
più spesso di fichi d’India, che di piante di altra spe- vore del depositario in ragione dell’uno per cento sui
cie, che dovrebbero essere preferite all’opunzia, le cui grani misurati ed esistenti nel magazzino? Infatti,
foglie grosse, che in gran quantità cadono intorno, posto per ogni cento starelli l’aumento di starelli 3 e
accrescono la mal’aria. imbuti 2, se quindi sia detratta la centesima dell’uf-
Vedesi con piacere che molti oristanesi abbiano ficio generale e quella del deposito, dovran rimanere
intesa la utilità di tener chiusi i propri poderi; ma sa- a beneficio del monte starelli 1 e imbuti 2.
rebbe assai desiderato che in questo non uscissero Parimente l’annichilazione del fondo nummario da
mai dalla linea delle prescrizioni del Governo, come che sarà causata se non può ripetersi dalle contribu-
fanno alcuni troncando le vie pubbliche e appro- zioni, cui assoggettossi la cassa dell’azienda per l’uni-
priandosi una terra che loro non fu concessa. versità di Cagliari, per le avarie, per l’ufficio generale e
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diocesano, per stampati, per altri oggetti in servizio Simile alla regione Su Coddu sono le nominate Sa
generale de’ monti? Infatti il frutto del denaro essendo Mestia, Su Paloni e Pardu-baccas.
di lire sarde 112.10 e non importando le suddette La fruttificazione moltiplica le sementi del fru-
parziali più di lire sarde 50, dovea aversi un eccedente mento a 10, dell’orzo al 12, delle fave al 15, de’ ceci
annuo di lire 62.10. al 9 ecc., mentre in anni di disdetta, come avvenne
Dal 1761 al 1843 gli annui aumenti se avessero nel 1843, in cui le troppo continuate pioggie disper-
ampliato il fondo nummario a starelli 3845, e cresciu- dettero i seminati, si ebbero il 3 dal grano e dall’or-
ta la cassa a lire sarde 11,600, quanto più prospera or zo, il 21/2 dalle fave, il 2 da’ ceci ecc.
sarebbe l’agricoltura, nella migliorata condizione degli Tanta scarsezza di ricolto dipende da più cause, or
agricoltori? Questi non dovrebbero sostenere il danno dalla siccità, or dalle innondazioni e talvolta da altro.
che devon patire ogni anno dall’avarizia degli usurai, e Le terre di gregori, che sono lietissime nella frequenza
l’azienda avrebbe potuto avere un’edifizio proprio per delle pioggie isquallidiscono inerti nella loro virtù pro-
serbare i grani e per tenervi così importante ufficio. duttiva se non piova: le terre di benagi che lussureggia-
Si adducono da alcuni, come causa di siffatta dimi- no in tempi poco piovosi intristiscono in troppa copia
nuzione dell’azienda nummaria, certe straordinarie di acque e in troppo ripetuti e prolungati diluvii, e
contribuzioni che furono imposte o per una o per al- perché questi diluvii sono tanto frequenti quanto ab-
tra cosa e nominatamente per la pubblicazione della biam già notato, e la maggior parte della seminagione
storia naturale del Regno, per la formazione d’una è ne’ benagi, per questo avviene che le aje sieno di po-
carta del Regno e per l’edizione e incisione della Flora ca mole e i granai più capaci che sarebbesi voluto.
sarda e per le opere stradali… Sarebbe desiderabile A intendere tutti i danni che gli oristanesi pati-
che questi fondi fossero più rispettati, e che l’ecceden- scono nell’escrescenza del fiume, devo aggiungere
te fosse impiegato unicamente in bene dell’agricoltu- che morendo i semi e i germi per il soverchio umore
ra, massime per scuole pratiche agrarie, per l’introdu- deve il colono rifar la seconda e la terza volta il già
zione di nuovi articoli di cultura, e per premi a quelli fatto ripetendo il grave lavoro della seminagione.
fra’ contadini che meglio d’altri studiassero sull’arte; Susseguisse almeno una copiosa raccolta, ma scorron
tuttavolta è ragion di dire che dalle suddette quotizza- molti anni senza che egli possa rallegrarsi di un pre-
zioni non poteasi cagionare lo sfondamento di cassa mio condegno delle sue fatiche, ora per altra innon-
che abbiam notato, perché se la diocesi intera di Ori- dazione, ed ora per la malignità delle nebbie che of-
stano contribuiva prima lire sarde 1757.10 e poi l. fendono le spighe fiorenti.
7100, l’azienda di Oristano non poteva essere quotiz- Non dimenticherò un’altra causa degli scarsi rac-
zata che in una somma proporzionata. colti, poco frequente è vero, ma sovente più dannosa
Qui non lascierò di notare una cosa degna di con- d’ogni altra, e sono le cavallette o locuste, le quali nel-
siderazione. I diritti che si pagano all’amministrazione l’immensa loro moltitudine consumano e recidono
generale non essendo calcolati sui fondi esistenti, sia quasi tutte le spighe, siccome ultimamente accadde
di grano, sia di danaro, ma sul fondo nominale, nel nel 1841, in cui un immenso nuvolo di siffatti insetti
quale sono comprese tante parti inesigibili, però acca- cadde, peggio di rovinosa grandine, sopra il territorio
de che debbasi vendere dei grani per satisfare a quei di Oristano e i luoghi prossimi. La città e i sobborghi
diritti, e quindi vadano sempre decrescendo i fondi furono invasi, invase le abitazioni, coperti i tetti, le
reali dei monti. Sarebbe certamente ben fatto se si fa- piazze, le strade, e fu necessità di chiudere i pozzi con
cesse una liquidazione diminuendo la somma su cui diligenza, perché la copia de’ medesimi non ne empis-
si calcolano i diritti dei debiti arretrati inesigibili. se il fondo e la loro corruzione non depravasse le ac-
Seminagione. La ordinaria quantità delle sementi que. Il guasto che si fece nei campi, nelle vigne e ne’
è come segue; fromento starelli 3000, orzo 600, fave verzieri fu spaventoso; le voraci locuste struggevano
700, fagiuoli 80, ceci ed altri legumi 600, granone tutto, non lasciavano una foglia verde, un segno di ve-
60, lino 500. getazione, e la terra appariva in uno stato insolito,
Nel 1835 cominciarono alcuni, in vista economi- perché non era come nell’inverno, nel qual tempo se
ca, a usare i cavalli nei lavori agrari. L’esperienza fece gli alberi sono spogli di fronde, verdeggiano i semina-
molti imitatori. ti, e non era come nell’autunno, nel qual tempo se i
Gli aratri oristanesi sono piccoli e mal formati, e si campi sono squallidi verdeggiano gli alberi carichi di
può dire che graffino, e niente più, la terra. Ripetono frutta mature o maturanti.
molti da tal difetto, se queste terre feracissime non Comparivano questi animali negli ultimi dell’apri-
diano quel frutto che potrebbero dare. Bastano nella le, e restavano operando continui guasti fino al 18
primavera quindici giorni di siccità per li campi non maggio nello spazio da Uras a Oristano. Nel 22 cad-
umidosi perché si debba augurare scarso il ricolto. dero sopra la città e i borghi, crebbero sino al 26, e
Comunemente si semina a solco, come dicono. non scomparvero prima della metà di giugno. Domi-
Vidazzoni. Una dicesi de’ su Coddu, dalle sponde nava il levante alla prima invasione e continuò con
del Tirso verso Oristano; l’altra de’ su Ungroni, nella frequenti pioggie ne’ primi giorni per tutto il tempo
regione limitrofa allo stagno di S. Giusta e al canale di della loro fermata. Quando prevalse il maestrale allo-
Pesaria. La prima è fertile in tutte le sue parti, l’altra ra esse cominciarono a mancare e in breve sparirono,
ha varii tratti che patiscono di salsedine e sono sterili. lasciando dolentissimi i coloni e i cittadini timidi di
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qualche epidemia, perché per quanto si faticasse a co- il pasto nelle mense dei benestanti; il vino comune
prire il putridume dell’immenso numero degli inset- che si produce da molte varietà di uve bianche serve
ti, che morivano o naturalmente o per le offese uma- al popolo.
ne, le braccia erano insufficienti all’opera. La consumazione del vino nella città e ne’ sob-
Di essi alcuni aveano le ali macchiate in bruno e il borghi non si computa meno di redali 2,000,000!!!
corpo d’un forte giallo, altri erano tinti in rosso: e Uve passe e pensili. Le prime sono di tanta bontà,
quando in sciami immensi si levavano a volo per an- quanta lodasi in quelle di Cabras; le seconde sono gra-
dare a devastare alcuna delle regioni vicine sentivasi tissime al gusto, ma non durano fino alla primavera.
da lungi un lungo fremito per il battimento delle ali e Misure oristanesi pel vino. Il redale è metà della
un funesto ronzio. pinta; la pinta, o mezzetta eguale al litro; il quartiere a
Rispettivamente alla produzione del lino: un mog- pinte 5; la brocca a quartieri 2; la mariga a brocche 2.
gio di seme può produrre 15 òberas (fasci) di dodici Distillazione. Una parte del vino, e quello che pa-
manipoli, ed ogni obera, fatta la maciullazione, rende tisce difetto, è bruciato per acquavite in 15 lambic-
dalle 10 alle 15 libbre, secondo che l’erba, nella più o chi. Gran parte del prodotto smerciasi fuor del paese.
meno fausta stagione, sia più o meno cresciuta. Oliveti. Raccogliendo in uno quelli che sono entro
Orticoltura. Non è grande l’area dove gli oristanesi il territorio della città e quegli altri che si trovano ne’
coltivano le specie ortensi, ma la vegetazione seconda- paesi sunnominati, gli oristanesi non hanno meno di
ta dall’inaffiamento vi è stupenda e la produzione co- 800 mila alberi già bene sviluppati, e largamente frut-
piosissima. I frutti in nessuna altra regione sono più tificanti. E sebben l’uomo non faccia altro che pian-
abbondanti e più grossi, e talvolta tanto che pajon tarli o innestarli, non pertanto raccoglie soventi una
mostruosi. Non indicherò le specie, perché sono tutte misura di frutti, dai quali estrae gran quantità di olio.
quelle che si coltivano nelle altre parti; e solo noterò Il migliore ottienesi dagli oliveti di Silì. Questa cultu-
che l’arte degli ortolani operai fa poco, e che però al- ra si va distendendo, e già intorno alla città si fanno
cuni frutti, per esempio il cardo ecc., non sono di numerose piantagioni.
quella bontà, per cui tanto piacciono i simili prodotti In anno di ubertà gli indicati oliveti forse non
degli orti cagliaritani. producono meno di 6500 barili.
Gli orti di Oristano che si innaffiano con l’acqua La macinazione cominciasi ordinariamente dopo
derivata da una gran vasca, e versata in questa da tu- la metà di settembre.
bi legati a doppia susta e discendenti fino al fondo I molini che hannosi nella città e nei sobborghi
del pozzo, sono di una amenità singolare, cinti da sono 14, in Cabras 22. Accade soventi che sieno ado-
pergole o da alberi e traversati nei viali da doppia fila perati tutti i giorni, e non sieno sufficienti all’uopo.
di melogranati frondosi e in loro stagione carichi di Forse anche oggidì saranno rarissime le vasche per
grandi pomi soavissimi. Ma la troppa lor ombra nuo- raccogliere dall’acqua-crasta l’olio che contengono.
ce non poco alla coltura principale. Erasi formato un lavatojo tra Bauladu e Tramatza,
Senza questi sono gli orti estivi per i melloni e i ci- e fu interdetto non solo perché le acque corrotte ag-
triuoli che si preparano dopo entrata la primavera, e si giungevano malignità all’aria, ma principalmente
devono per mancanza di canali umettare coll’inaffia- perché nuoceva alla peschiera di Ponti, avvelenando
tojo. La produzione di tali specie è maravigliosa per i pesci che si trovavano nell’acque di Tramatza. Cre-
copia e grandezza di frutti di sapore deliziosissimo. do si potrebbe trovar modo, nel quale non avessero
Una varietà di melloni si conserva nell’inverno, ed è luogo questi effetti.
l’unico frutto che si possa aver nelle mense dopo con- La sansa è solamente usata per scaldare i forni.
sumate le pere e mele d’inverno, i pomi granati, e le Quando questo prodotto, come accade spesso,
uve di pergola, finché sieno ben maturate le arancie. eccede il bisogno, i proprietari danno il superfluo
Dei melloni (melonis) sono coltivate circa dodici agli esteri, e lo vendono ai Bosinchi, che lo rivendo-
varietà, dei citriuoli (sindrias) sei. no come olio di Cuglieri o di Bosa. La mala fede di
Canneti. Sebbene lunghissimi tratti, lungo le spon- quei rigattieri è già conosciuta a molti. E non ingan-
de del fiume e ne’ luoghi acquitrinosi, sieno idonei a nano solamente in questo i compratori, perchè sa-
questo prodotto, gli oristanesi poco se ne curano. Nei pendo purificare l’olio di lavatojo, lo spacciano co-
pochi luoghi dove sono coltivate le canne vegetano me olio di qualità.
mirabilmente. Nella manifattura dell’olio manca l’arte e la diligen-
Vigne. Gli oristanesi coltivano la vite in una notevole za, e non si fa alcuna separazione; ma confondesi in un
parte del proprio territorio, e più largamente ancora in vaso quello che cola primo con quello che ottienesi da
quello di s. Giusta, di Silì, di Simagis, di Solanas, di fortissime pressioni e quello che dà l’acqua-crasta.
Donigala, di Solorussa, di Nuracabra, di Fenugheda Il barile finora usato dagli oristanesi eccedeva quel-
ecc. La varietà più comune è quella da cui ottienesi la lo dei sassaresi di circa mezza quartana.
vernaccia, vino salutarissimo e meritamente riputato Verzieri e giardini. I fruttiferi di tutte le altre spe-
dentro e fuori il regno. Esso sarebbe assai migliore e più cie si sviluppano in questo clima con non minor lus-
ricercato se nella manifattura fosse maggior intelligenza. so di quello che notammo nelle piante ortensi e ne-
Il vino nero, come si usa dire quello di color cari- gli oliveti, crescono in grandi corpi e producono con
co, è pregiato poco men della vernaccia, e bevesi tra una fecondità stupenda. Le specie più comuni sono
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mandorli, peri, susini, meli, agrumi, pini, ficaje, pe- maggior convenienza a’ proprietari e più certi vantag-
schi, albicocchi, ciriegi, e quasi ogni specie distin- gi a’ talenti; né altra meglio accomodata alle condizio-
guesi in molte varietà. Si comincia a curare i gelsi, e ni attuali della Sardegna in quel suo stato di transizio-
già alcune famiglie han preso a educare i bachi. ne dal sistema feudale alla libera proprietà.
I meligranati, dei quali notammo ingombri gli or- In questa, che possiam dire crisi fondiaria, avreb-
ti, rendono tanto, che eguagliano gli altri prodotti. be trovato la sua applicazione giusta quella massima
Quando l’industria agraria sarà bene sviluppata, di certo statista che – In materia di proprietà territo-
allora nelle terre di Oristano e de’ circostanti campi- riale bisogna procedere con piè di piombo. – Impe-
dani si potranno coltivare con successo alcuni generi rocché nella società suqqualificata sarebbe stato un
coloniali. punto di riposo, che avrebbe lasciato agli spiriti il
I predi di Oristano sono cinti a fichi d’India, che tempo per mature considerazioni, e servito di barrie-
formano un’alta e impenetrabile siepe, le cui foglie ra alle speculazioni nelle quali si volessero obbligare
spinose si caricano di molti frutti, de’ quali molti od occupare i terreni.
poveri si nutriscono e alcuni animali si ingrassano. Ma comecché avesse data la società il tempo ne-
Nella siccità che si patì nell’anno 1833-34 le fo- cessario alla riflessione, non pertanto essa avrebbe
glie tenere dei medesimi servirono per alimento a’ avvivato lo spirito d’industria e promosso le cose al
buoi di lavoro. meglio, impedendo di andare in falsa direzione.
Un uomo intelligente dell’agraria che visitando i Dal primo dì della istituzione la società avrebbe co-
terreni coltivati in questo e in altri distretti, veda quel minciato ad agir entrando nella sua via di migliora-
che producono, non può, intendendo quel che po- mento, sotto la sorveglianza illuminata, che per parte
trebbero produrre, non accusare la poca cognizione del governo avrebbero esercitata i commissari nomi-
dell’arte, e nei proprietari la nessuna industria. E chi sa nati dal Re con diritto di voto consultivo in tutte le
fino a quando sussisterà questa giusta imputazione, la riunioni della società; a’ quali sarebbero sempre aperti
quale oramai sarebbe caduta per i campidanesi d’Ar- gli ufficii, i libri e la corrispondenza della società.
borea e per gli altri, se si fosse potuto costituire una Il consiglio d’amministrazione della società sareb-
certa società agricola propostasi nel 1838 se non erro? besi composto de’ nazionali più notevoli, e avrebbe
Accennerò in prova i principali articoli del pro- offerto tutte le guarentigie, che il governo e le perso-
getto. ne aventi interesse nell’impresa avrebbero domanda-
Intendimento di questa società sarebbe stato di to. Uomini di attività e di conosciuta desterità po-
stabilire i rapporti industriali, che dovrebbero esistere teano ben assicurare il successo dell’impresa.
tra gli Stati di terraferma e l’isola, nella mancanza de’ Infine le cose sociali erano stabilite di maniera,
quali è la ragione del poco sviluppo dell’agricoltura che tutti gli interessi privati, a’ quali la società sareb-
sarda: essa dovea riunire gli uomini idonei e i capitali be centro fossero satisfatti senza nuocere in menoma
necessari ad una grande impresa agraria, dovea essere parte all’interesse pubblico; anzi con suo certissimo
come un centro nel quale si annodassero in una gran giovamento.
facoltà le facoltà parziali; e per la natura e i limiti del- Sarebbe stato per il mezzo di questa società che i
le sue operazioni dovea formar un corpo morale, il terreni della Sardegna avrebbero ottenuto e un valo-
quale non avrebbe impiegato la sua intelligenza e i re venale, il quale non sarebbe venuto se non lungo
capitali, che per a tempo per il conto dei proprietari. tempo dopo e dietro circostanze favorevolissime; ed
Le principali operazioni della medesima sarebbero un valore produttivo, il quale senza l’alienazione del
state primieramente in prendere a fitto i terreni in- fondo sarebbe stato un capitale fruttifero d’interesse,
colti o mal coltivati e formarli a cascine o in regolari e sarebbe concorso a’ beneficii parimenti come i ca-
stabilimenti, effettuandovi lavori di arte e le pianta- pitali in danaro.
gioni necessarie, e sottomettendoli a quel sistema di Per il mezzo di coteste azioni fondiarie la ricchez-
cultura o amministrazione, che la natura del suolo za territoriale avrebbe doppiato i mezzi della circola-
avrebbe domandato, o la volontà de’ proprietari de- zione e il gran proprietario sarebbe diventato nel
terminato: secondariamente in concertarsi co’ pastori tempo istesso ricco capitalista; il che non sempre si
erranti secondo la mutua convenienza per l’ammi- verifica nel corso ordinario delle cose.
gliorazione delle razze, e soprattutto per esimere a Quando si facea il progetto esistevano già non
poco a poco i campi arabili dalla servitù della pastu- piccoli elementi o mezzi di esecuzione, perché po-
ra; quindi in scegliere e adoperare i mezzi più pronti teasi contare sopra circa due milioni di capitali, e
ed efficaci per il disseccamento delle paludi e de’ pic- cinque mila ettari di terreno.
coli stagni e per una ben intesa economia sui boschi Le azioni, che si sarebbe cominciato a sottoscrive-
e le foreste; e finalmente in formare, per mezzo di re dopo l’autorizzazione della società anonima, si di-
scuole normali d’agricoltura, coloni e artigiani destri stinguevano, siccome azioni in capitali, azioni in
e periti, aprendo loro la via d’una esistenza agiata e fondi, e azioni onorarie. All’ettaro di terreno si ag-
onesta per mezzo delle casse di risparmio. guagliavano lir. n. 500.
Considerate le combinazioni, sulle quali sarebbe ri- Le azioni fondiarie avrebbero però rappresentato il
posata la società, non potea imaginarsi un’altra asso- valor intrinseco dalla terra, il quale sarebbe stato de-
ciazione, che portasse miglior guarentigia pe’ capitali, terminato di concerto tra il proprietario e la società,
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o aumentandone l’antica rendita col vantaggio del 10 l’erba e con poca fatica si può ajutare la vegetazione con
per cento, o capitalizzando la rendita netta secondo l’acqua del fiume che si lascia andar inutile al mare.
la media di tre anni di esperienza, di maniera che se La veterinaria si esercita da alcuni maniscalchi che
ne’ due casi di capitalizzazione di rendita questa fosse usano perpetuo rimedio, il salasso.
risultata di l. n. 10 mila, essa avrebbe rappresentato Apicultura. Nel clima di Oristano e in quella sua
un capitale, nella ragion del 4 per cento, di lir. 250 lussureggiante vegetazione le api prosperano e pro-
mila; e questa somma sarebbe stata intitolata siccome ducono assai; tuttavolta sono pochi che diano opera
azione fondiaria del suddetto interesse, e sarebbe a questa facile e lucrosa industria.
concorsa con le altre azioni a’ beneficii generali della Pollame. Se ne educa in gran numero, ma in po-
società nella proporzione dovuta. che specie, principalmente nei sobborghi. Prima si
Le azioni onorarie sarebbero state in luogo di ono- aveano sole galline e colombi, poi si aggiunsero le
rario per gli agenti della società, dallo zelo e l’attività oche, ed ora si ammettono anche i polli d’India.
de’ quali dovea dipendere il beneficio; azioni personali Pesca. Il mar del golfo è animato da gran quantità
e valevoli per quanto durava il servigio, con eccezione di pesci, e molti assai fini, e lo sono ancora più gli
in favor di quelli i quali per la natura delle loro fun- amplissimi stagni aperti intorno al littorale, e alcuni
zioni avessero dovuto risicare di malattie o di morte. rivi. Le principali peschiere sono quelle di Pontis e sa
Pastorizia. Pascoli. Dopo divise e chiuse le terre Madri, nutrite dallo stagno di Cabras detto Mar-e-
comunali il pascolo è stato ristretto a pochi salti. pontis di gran bacino e più profondo che ogni altro:
Il salto del Paloni si affittò spesso in scudi 500. Mistras posta sul littorale e comunicante col mare
Il salto della Mestia, incorporato nel benagi della cit- per mezzo d’uno stagno di basso fondo: Pischera e
tà, e congiunto al Coddu, si dava parimenti al miglior Pesaria nutrite la prima dal fiume Tirso che presso la
offerente. foce si spande in una laguna, l’altra dallo stagno di s.
Il salto di Barbadu e Cuguzzu nella sinistra del Giusta: Sassu, i cui pesci sono più stimati.
Tirso, dove è la torre grande, era conceduto in prez- È immensa in tutte l’abbondanza de’ pesci, e nomi-
zo di scudi 700, e serviva metà per pastura, il restan- natamente de’ muggini, degli spari, delle orate e delle
te per lavoro. anguille, e di altre specie molto gradite nelle mense.
I salti Cirrus, Amendas e Fenosu appartengono alla I muggini si disseccano al fumo sopra un gran fuo-
mensa arcivescovile; e le appartiene parimente il salto co entro una stanza chiusa: dalle sue uova formasi la
Tiria a piè del monte Arci, dove pascola la maggior bottarga, che è una gratissima leccornia a’ gastronomi.
parte del bestiame degli oristanesi. Se questa regione Il Tirso nella sua pienezza, principalmente ne’ mesi
si chiudesse mancherebbe il luogo al medesimo; e fu di febbrajo, marzo, aprile, ha nelle acque il gentil pe-
per questo che si fece opposizione dai pastori quando sce, che dicono volgarmente saboga, e vendono per
presentirono che si pensava a circondarlo di muro. solenni conviti. Nelle prime pesche costa la libbra fin
In altro tempo aveasi una pastorizia più estesa; lire 1.40, poi scema a centesimi 24 quando nel calore
poi per varie ragioni diminuì notabilmente la specie può facilmente guastarsi. Alcuni individui pesano fi-
vaccina dopo il 1829, quando si aveano più di 4000 no 8 libbre. Entra la saboga nel fiume per la cova, ed
capi, dei quali fu venduta la massima parte, e patì al- è solo in questa stagione, che è così delicata. In altro
tra diminuzione con le altre specie nel 1834, quan- tempo, quando prendesi dal mare, è di una nauseante
do perì gran parte del bestiame per quella inudita insipidezza.
siccità, essendo rimasto in perfetta aridità il letto del Le peschiere di Pontis, di Pesaria, di Pischera-noa
fiume per l’agosto e la metà di settembre. e sa Madri, proprietà del duca Pasqua di s. Giovan-
Bestiame manso. Buoi per l’agricoltura e per i carri ni, si appaltano in ll. n. 60 mila; e si mantengono
700, vacche mannalite 120, asini per la macinazione con la spesa di ll. 20 mila. L’appaltatore subappalta
dei grani 750, cavalli e cavalle 550, de’ quali non la Pesaria e Pischera-noa in ll. n. 15 mila all’anno.
pochi faticano traendo l’aratro e la ruota de’ molini. Soventi è tanta l’affluenza de’ pesci nelle medesi-
Bestiame rude. Vacche 2500, cavalle 460, capre me, che si rigettano nel mare perché non muojano
3000, pecore 10000, porci 1500. nella mancanza dell’acqua. Accade spesso tra l’otto-
Oristanesi che esercitino l’arte pastorale sono po- bre e il novembre che le tre dette peschiere produca-
chi, forse men di 40 individui, e i proprietari amano no per settimana (e il prezzo è modico) per il valore
meglio fidare i loro branchi a pastori esteri. di ll. n. 7500.
Non si intenda che questa quantità di bestiame Concorrono a questi stagni da tutti i dipartimenti
appartenga veramente tutta ad oristanesi, perché è d’intorno e da paesi lontani la Barbagia, la Gallura, e
solito che i pastori barbaracini facciano simulata so- da Sassari de’ rigattieri, caricano di pesci i cestoni
cietà con essi per poter profittare nell’inverno dei pa- apposti al basto de’ cavalli, e alcuni il carrettone, e
scoli del territorio. volgendo indietro li rivendono con gran loro lucro.
Questo ramo d’industria potrebbe essere più frut- Il pesce degli stagni, che in Oristano non si pregia, è
tuoso, che è, almeno per la specie vaccina ed equina se un cibo delizioso più che altrove ne’ paesi di monta-
si volessero formare de’ prati per avere il fieno. E facil- gna, e meglio ancora arrostito.
mente si potrebbero formare e in gran numero nella Gli stagni di Sassu e di Mistras sono di proprietà di
regione del Benagi, dove spontaneamente lussureggia D. Paolo Spano di Oristano. Il secondo è appaltato in
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lire nuove 4 mila. Il primo che tienesi in economia Quelli danno il guasto alle messi, queste invadono i
produce all’anno circa lire nuove 15 mila; e quando la campi seminati a fave e legumi, mangiansi i semi che
sua comunicazione col mare sia tenuta sempre aperta, scoprono razzolando, e fanno così bene l’affare che se
impedendo che le onde non vi accumulino le arene, il colono non ripeta la seminazione e poi vi resti a
allora il prodotto potrà arrivare fino a 40 mila. guardia non vedrà nascere né una pianticina.
La peschiera di Plumini nel Tirso appartenente al I campi occupati da questi uccelli malaugurati
marchese Arcais produce solo di estate. Si appaltava sembrano coperti di un tappeto nero.
in scudi 600, e diede talvolta un lucro triplo, qua- Commercio. Gli oristanesi comprano dai diparti-
druplo e più grande ancora. menti di intorno capi vivi, pelli, lane, formaggi, tele,
Le altre peschiere minori di pertinenza della Mi- panni del paese, grani, legumi, vini, e vendono olio,
tra, del Capitolo e di alcuni conventi si affittano or- terraglie, opere d’arte, manifatture estere e generi co-
dinariamente per 200 o 300 scudi. loniali.
La peschiera di Marceddì, proprietà di casa Neo- Sono nella città circa una trentina di botteghe,
neli, è appaltata in lire nuove 10 mila all’anno. dove vendonsi gli articoli esteri più ricercati, ma di
Pescasi quotidianamente, ma è un solo il giorno siffatti negozii nessuno è veramente considerevole.
nella settimana, che nel concorso de’ compratori fac- I più di questi mercatanti sono forestieri, alghere-
ciasi la gran pesca, non nelle gradelle, ma nello sta- si o sassaresi.
gno che forma la peschiera. È questo uno spettacolo Posso notare una sola bottega di chincaglierie non
difficile a descriversi e che interessa molto i forestieri. molto fornita: quindi negozianti di pelli 4, che fan-
Cinque persone almeno sono necessarie in ogni no affari co’ campidanesi e logudoresi.
peschiera, il guardiano, il pesatore (pesargiu), due Al commercio con l’estero sono applicate poche
servi e un cavallante che dee portar le cose necessarie persone, le quali fanno una specie di monopolio. Es-
al vitto e vende pure il pesce. si incettano gli articoli, di cui sia fatta richiesta dai
Per calare una peschiera non vuolsi meno di scudi negozianti genovesi, coi quali solamente si ha corri-
500 per la pulitura dei canali, per canne, paliccioni e spondenza mercantile; e soglion prendere in appalto
reti. Nel marzo e aprile si apre la comunicazione tra i redditi decimali: quindi domandano e comprano
il mar vivo e lo stagno per fornirlo di pesce, quindi quei generi, di cui sappiano esser bisogno nel paese e
nel maggio e giugno si fanno i cannicci e rinnovasi nelle regioni circonvicine.
tutto. La canna vecchia è venduta ai vignajuoli, che Gli articoli di esportazione sono cereali, formaggi,
l’adoprano a sostenere i tralci. bestiame e stracci; ma l’esportazione si fa sempre più
I servi che indicammo delle peschiere hanno per rara. I mercati di Odessa, Tangarog e di Africa, dove
la loro opera 24 scudi all’anno, la manutenzione e frequentano i genovesi, han fatto dimenticare il gra-
qualche dono; il pesatore ha 16 scudi di più, il guar- no sardo, che è più costoso, e per conseguenza han
diano ha stipendio maggiore, perché ne riceve 60. nociuto gravemente all’agricoltura sarda. Tanti agri-
Nei giorni di magro e di digiuno dassi ai medesimi coltori, che prima viveano in molta agiatezza, oggi
su pisci de partis (il pesce di spartimento). languono nella miseria. Il dazio eccessivo, cui si as-
La Merca, come essi dicono il pesce che gittano soggettarono in Napoli i formaggi sardi salati se ha
vivo nelle caldaje bollenti, è un cibo di singolare soa- ridotto a tenue somma il vistoso lucro dei negozianti
vità di gusto. Involta in foglie di un’erba salsa (ziba) nei porti sardi sul Tirreno, qui lo hanno poco meno
si conserva alcuni giorni, e chiusa in un sacchetto si che ridotto a zero. Infine l’esportazione del bestiame
manda in stimato regalo anche in luoghi lontani. che negli anni scorsi si facea per l’Africa è oramai ces-
Questa è la merca a lesso; la merca arrosto non ha sato. Sono pertanto pochissimi gli affari commerciali
altro particolare, che la bagnatura del pesce, levato che si facciano con l’estero, e a farli ancor minori si
dalla graticola, nell’acqua marina. Se debba mandar- aggiunse alle cause anzi dette il diritto di pedaggio
si in dono involgesi nella ziba. che devesi pagare alla città per il passaggio delle mer-
Caccia. Abbiam già nominate le specie selvatiche ci sullo stradone alla Torre grande, donde si imbarca-
che trovansi numerose ne’ salti di Oristano, ed or di- no le merci, giacché per sottrarsi a questo le merci si
remo della gran copia de’ conigli e delle lepri; che se avviano a Terralba e si fanno uscire da quel porto.
operassero molti cacciatori in tutti i giorni scorrerebbe Siffatto deviamento attenuando il reddito del pe-
gran tempo prima di poterne sentire la scarsezza. Le daggio, dal quale si avrebbero i mezzi per la manuten-
vigne ne soffrono molto. Sono poi numerosissime le zione della strada al porto, è necessario che il munici-
varie specie d’uccelli, che notammo sparse nell’isola, pio supplisca da altra parte; da che cagionasi uno
principalmente pernici, quaglie e beccaccie; e nel fiu- sbilancio nella economia municipale. Fu da questo che
me e negli stagni a grandissimi stormi le specie acqua- si mossero i consiglieri a domandare al governo che in-
tiche, quali e quante notammo già negli stagni di Ca- terdicesse il porto di Terralba, ma la domanda, come
gliari, compresi i fenicotteri (is mangonis), de’ quali potea prevedere chi avea fior di senno, fu senza effetto.
mandansi in queste acque alcune colonie. È veramente cosa spiacevole che le condizioni sieno
Gli uccelli da canto fanno udire le loro armonie in- poco favorevoli al commercio d’Oristano, ma potreb-
torno la città tra l’amenità degli orti e de’ giardini; i be forse parere men giusto, che nella interdizione del
passeri volano a nuvoli, e in grandi schiere le cornacchie. porto di Terralba i dipartimenti che hanno sbocco alle
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loro derrate in questo fossero obbligati ad allungare di Religione. Oristano è sede di un arcivescovo, il
altre venti miglia il trasporto perché la somma del pe- quale in altri tempi aveva suffraganei, il vescovo di s.
daggio fosse maggior che non è. Giusta, che prima forse si intitolava da Forotrajano,
Non tacerò un’altra ragione del concorso al porto dove si può supporre la sua sede; il vescovo di Terral-
di Terralba, dove anche negozianti oristanesi manda- ba, che senza dubbio ebbe anticamente il titolo dalla
no le derrate; ed è perché mancando in quel porto la città di Neapoli sua sede; e il vescovo di Uselli, che
sorveglianza degli ufficiali doganali, si può facilmen- poi fu denominato da Ales, dove si traslocava dopo
te commetter frodi, e imbarcare molto più di quello la caduta di quell’antica città sotto la violenza dei
che sia denunziato in Oristano. Barbaracini, secondo che ci pervenne per tradizione.
Perché stimi il lettore quanto sia il commercio atti- Anche l’arcivescovo cangiava di seggio e di titolo;
vo e passivo del porto di Oristano porrò sotto i suoi imperciocché mentre in sul principio, quando risie-
occhi lo stato dei redditi doganali dal 1835 al 1844. deva nella città di Tarra, fu qualificato arcivescovo
tarrense, poscia quando insieme col re d’Arborea par-
Anno Entrata Uscita tito da quel luogo, troppo infestato dai Saraceni di
1835 lire nuove 3316.31 7830.33 Africa e di Spagna, doveva con lui porre sua sede nel-
1836 8245.18 13203.11 l’antica Ottoca, allora appellata Aristani, cominciò a
1837 7596.85 56033.41 essere qualificato arcivescovo oristanese, il qual titolo
1838 14439.90 38426.21 alternò con l’altro di arcivescovo arborese, come avea
1839 4936.11 43576.08 con questo alternato quello di arcivescovo tarrense.
1840 2315.48 50513.22 Esso non ha più che un sol suffraganeo da che nel
1841 4934.70 31220.55 principio del secolo XVI si incorporò alla sua la dio-
1842 39357.84 35271.19 cesi di s. Giusta, e formossi delle altre due (terralbense
1843 2928.18 16860.40 e usellense) una sola chiesa vescovile (che è quella di
1844 31909.52 17676.86 Ales) con bolla di Giulio II degli 8 dicembre 1503.
Prima di quell’epoca la diocesi arborese si esten-
Quindi si deduca la condizione del popolo orista- deva sopra dieci regioni, e queste erano il Sinnis, do-
nese, e a intenderla meglio si consideri la sterilità degli v’erano parrocchie circa 20; il campidano Milis con
anni passati, nei quali il raccolto è stato infelicissimo. parr. 7; il campidano-Maggiore con parr. 15; il campi-
Porto. Presso la torre grande, in fin della strada dano Simagis con parr. 11; una frazione di Parte-Ba-
nuova, sono alcuni magazzini a ricevere e prepararvi rigadu con parr. 6; Parte-Austis con parr. 3; la Barba-
i carichi, ma non vi sono abitazioni. gia Mandra-e-Lisai con parr. 7; la Barbagia-Belvì con
La detta strada cominciata nel 1836 stendesi da parr. 8; Parte-Valenza con parr. 12; e la Marmilla ar-
Nuracabra al porto per circa 6 mila metri. borese con parr. 3.
Forse con minor dispendio si sarebbe potuto fare Quando si fe’ l’unione predetta si accrebbero allora
opera migliore, l’apertura d’un canale dalla foce del altri tre dipartimenti, i quali furono il Guilcieri, poi
fiume al ponte, con una darsena presso al medesimo, detto Parte-Cier Reale e Parte-Cier Suso o Canales con
di sufficiente capacità a dieci o a venti battelli. Così sa- parr. 18; altra frazione di Parte Barigadu con tre parr.,
rebbesi rettificato il fiume (il che è da farsi per scemare e Barbagia-Ollolai con parr. 8 compreso Sorovile.
le inondazioni), sarebbonsi acquistate le molte terre Noterò qui che il numero delle parrocchie doveva
che occupa il letto tortuoso del fiume, e sarebbesi age- essere ben superiore al notato, e che mi è evidente che
volato l’imbarco e lo sbarco delle merci. Fu chi propo- nell’epoca in cui il vescovo di Tarra fu elevato alla di-
se di far così con poche variazioni, ma nella delibera- gnità arcivescovile (come lo fu parimente quello di
zione prevalendo l’autorità del Bua non fu né pure Torre, per la politica dei regoli, che non voleano i loro
preso in considerazione questo progetto, non ostante vescovi dipendenti dal metropolitano di Cagliari, sog-
che i suoi vantaggi fossero, quanti ho accennato ed al- getto al regolo di Plumino o Cagliari) la sua giurisdi-
tri ancora, e fu votato per il suo disegno della strada, zione fu accresciuta di intere regioni e di parte di altre
non ostante gli svantaggi, che ora si conoscono e allora a detrimento di Fordongianos e Uselli, dovendosi te-
si sarebbero potuti provvedere, principalmente la co- nere che la Barbagia Mandra-e-Lisai e Belvì apparte-
stosa manutenzione e il danno de’ seminati. nessero primitivamente alla diocesi di Fordongianos o
Fiere. Quattro volte all’anno si fa mercato in Ori- s. Giusta, come apparteneva alla medesima intero il
stano nella ricorrenza di certe feste: 1. per la Madon- Barigadu e intera la Marmilla al vescovo di Uselli.
na del Rimedio; 2. per s. Anna; 3. per la Vergine d’Itria; In progresso di tempo essendo per le guerre inte-
4. per s. Croce in settembre. stine, per le pestilenze ed epidemie, per le carestie,
Per s. Anna e la Vergine d’Itria i sorgonesi e altri per la tirannia dei feudatari, nei quali furon distri-
del dipartimento di Mandrelisai vendon legname di buite le terre dell’abolito regno di Arborea, mancate
castagno, noce, quercia, rovero, tasso ecc. molte popolazioni, ed essendo state distratte varie
Per s. Croce si mette in commercio fra tanti altri parrocchie, segnatamente quelle di Barbagia Ollolai
articoli un gran numero di polledri. per aggiungerle alle vicine diocesi, oggidì la diocesi
I vasai oristanesi portano in vendita i loro lavori arborese ha dentro la sua giurisdizione soli settanta-
per tutti i dipartimenti. due paesi; e sono sette dell’antica diocesi di s. Giusta,
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1035 Oristano

cioè s. Giusta, Pauli Latino, Guilarza, Abba-Santa, concertati con la sede Apostolica, è andata acquistan-
Norguiddo, Sorradile e Neoneli; e sessantacinque sue do sempre maggior lustro, intanto che dal suo capito-
proprie dall’antichità cioè Cabras, Solànas, Donnigala, lo e dalle parrocchie sono usciti molti vescovi che res-
Nuraginieddu, Massama, Siamaggiore, Simagi, Solo- sero le chiese loro confidate con gran fama di pietà e
russa, Cerfaliu, S. Vero-Congius, Ollastra, Villanova dottrina, e questa diocesi è molto distinta fra le altre e
Truschedu, Fordongianos, Silì, Siamanna, Siapiccia, lodata per disciplina e regolarità canonica.
Villurbana, Palmas, Marrubiu, Bau-ladu, Tramazza, L’arcivescovo d’Oristano ha nel suo titolario le note
Milis, Seneghe, Bonàrcado, S. Vero Milis, Ceddiani, di vescovo di s. Giusta, Vessillario della s. romana
Baràtili, Riola, Nurachi, Narbolia, Sorgono, Teti, Tia- chiesa, inquisitore ordinario ecc.
na, Austis, Ovodda, Aritzo, Tonara, Belvì, Desulo, Nel principio del secolo XVII eccitatasi una gran li-
Meana, Atzara, Gadoni, Gesturi, Villanovafranca, Ge- te tra gli arcivescovi di Cagliari e di Sassari, sul primato
noni, Barumini, Isili, Nuralla, Nuragus, Laconi, Nure- della Sardegna, intervenne competitore anche l’arcive-
ci, Senes, Assolo, Asuni, Villanova s. Antonio, Mogo- scovo d’Oristano, e credo perché stimava aver a quel-
rella, Busachi, Samugheo, Ruinas, Allai, Ula, Nughedu, l’onore un miglior diritto che il torritano; dacché dove
Bidonì, Ardaùli, Ortueri. non sussistessero, come pretendeva il torritano, le ra-
La cattolica religione è stata sempre nella chiesa e gioni, per cui il cagliaritano volea sua quella dignità,
diocesi arborese immune da ogni menomo errore in- egli come arcivescovo d’un popolo molto più glorioso,
torno ai dommi: e se la santità dei costumi e la disci- che fosse stato il torritano, avea maggior merito a quel-
plina del culto ebbe le sue vicende, come in ogni altra la preminenza. Ma non restò gran tempo in cotesta
parte, secondo la condizione dei tempi, non pertanto contenzione, e recedette non solo per i consigli del go-
si può asserire che in nessun tempo si venne a quel- verno, che nella nuova complicazione vedea crescere il
l’estremo rilassamento, che notan le storie della chiesa turbamento, ma penso principalmente per rispetto ai
anche in provincie illustrissime, e non mai si praticaro- diritti del cagliaritano, che riconobbe certissimi.
no nel santuario quelle profanazioni che si usavano in Nel governo della diocesi ha l’arcivescovo d’Ori-
altri luoghi. Nel tempo dei Giudici essendo il Giudica- stano un vicario generale, e talvolta un provvisore o
to d’Arborea uno dei più gloriosi tra quei dell’isola, la provicario, massime per assenza o impedimento del
chiesa d’Arborea rifulse pure tra le altre di qualche vicario.
splendore di dottrina e santità, e per la provvidenza dei Il vicario generale è capo della curia arcivescovile,
pii, savi e religiosi principi che invitarono a stabilirsi in che regge con l’assistenza d’un assessore, sanzionan-
Arborea i Benedittini, chiamando fra gli altri quelli done tutti gli atti.
che avessero e sapienza e virtù agli alti ufficii del sacer- Dalle sentenze della curia arcivescovile si appella al
dozio, e per la speciale sollecitudine dei Pontefici che Giudice, detto di gravami e appellazioni, delegato della
vi inviavano i loro legati, da’ quali si bandivano salutari S. Apostolica, che ha sua residenza ordinaria nella ca-
ordinamenti e si operavano le necessarie riforme. pitale del regno; tuttavolta il predetto tribunale, come
Sotto il regno degli aragonesi e successivo degli gli altri metropolitani del regno, usa il suo diritto di
spagnuoli la sede arborese fu occupata da prelati di eseguire le sentenze, non ostante l’appello, se sia offerta
gran merito, tra i quali nomineremo in sulla fine del cauzione dalla parte vincente alla parte vinta, quando
secolo XV l’arcivescovo D. Giacomo Serra di Valen- tale esecuzione sia riparabile nel caso di sentenza con-
za, oriondo della Sardegna, che poi fu cardinale di s. traria del giudice superiore; diritto questo che viene
Chiesa col titolo di s. Clemente; nella prima metà espressamente riservato nelle lettere della Pontificia
del secolo XVI D. Carlo di Alagon, che credesi esse- Delegazione al detto giudice. Chi vuole può anche
re stato dei Padri del concilio di Trento; dopo la me- scansare l’autorità di questo giudice appellando imme-
tà dello stesso secolo D. Geronimo Barbarà, dal qua- diatamente al Sommo Pontefice, come consta dalla
le furono pubblicati i decreti di quel concilio; verso bolla di Gregorio XIII del 25 luglio 1579.
la fine del medesimo D. Antonio Canopolo che fon- Fuori d’Oristano l’arcivescovo è ajutato nel gover-
dò in Sassari il collegio Canopoleno con dodici posti no della diocesi da’ suoi vicarii foranei, in numero di
gratuiti a favore della diocesi arborese; e nel princi- 15, stabiliti negli altrettanti distretti, ne’ quali la dio-
pio del secolo XVIII D. Francesco Masones y Nin cesi è spartita.
che istituiva il seminario in Oristano. Canonici. La sola chiesa cattedrale di Oristano tie-
L’insegnamento delle lettere, delle scienze e delle ne capitolo di canonici, non esistendo in tutta la
dottrine sacre, che in tempi men lontani faceasi in diocesi altra collegiata canonicale. In Aritzo, per fon-
Oristano da Padri Domenicani nel convento di s. dazione particolare, si fa nella chiesa parrocchiale la
Martino, non solo per i loro allievi, ma anche per i pubblica uffiziatura delle ore canoniche, ma per soli
chierici secolari, è probabilmente succeduto alla scuo- otto mesi dell’anno.
la dei monaci di s. Benedetto, giacché nell’intendi- Il detto capitolo ha una sola dignità, che è l’arci-
mento dei principi che stabilirono nel loro stato quei prete, con la prebenda de’ sobborghi della città, e al-
religiosi era questo precipuo che si potessero formare tri diciannove canonici, dodici de’ quali hanno pre-
dei sacerdoti idonei alla cura spirituale dei popoli. benda nelle decime di altrettante parrocchie annesse
Finalmente sotto il dominio dei Reali di Savoja la ai loro canonicati, i rimanenti sono provveduti da
chiesa arborense, profittando dei salutari provvedimenti altri fondi particolari.
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Le distribuzioni quotidiane per l’intervento al coro si forma generale dell’edifizio manca di convenienza e
traggono per quattro canonici da casse loro particolari, armonia.
per gli altri dalla mensa comune del capitolo. A calcolo Nelle altre cappelle marmoree non è nessuna par-
medio percepisce ogni individuo 30 lire nuove al mese ticolarità d’arte che debbasi indicare.
per ragion di sua presenza agli uffici divini. Questa chiesa pontificia ha per titolare la B. Ver-
Dopo i canonici sono nella cattedrale due benefi- gine Assunta in Cielo, la quale insieme col patrono
ciati minori ed un sufficiente numero di mansionari della diocesi s. Archelao vedesi rappresentata in un
per servire nel canto e nelle funzioni religiose; ma né grandissimo quadro sospeso in alto in fondo del co-
questi né quelli sono del corpo del capitolo. I primi ro. Il dipinto è di merito, come pur sono alcune tele
due hanno casse particolari, dalle quali percevono le che adornano la sacristia dei canonici.
quotidiane distribuzioni ed altri emolumenti; i se- Il coro è notevole principalmente per un gran qua-
condi ricevono le distribuzioni e gli onorari de’ loro dro rappresentante l’Assunzione della B. V., e lo sarà
particolari ufficii, come di cerimoniere, di organista. maggiormente quando sarà decorato dei dipinti com-
Nel capitolo è un canonico penitenziere, il quale messi al Marghinotti. Anche nella sagrestia possono
ha la facoltà di assolvere nel foro della coscienza da’ vedersi belle opere di pennello. Si adopera il canto
casi riservati, e da qualche anno l’incarico di far nel gregoriano, il quale non è però, come sembra, prati-
seminario scuola di morale pratica: evvi il canonico cato con molta intelligenza.
teologale, che ha l’ufficio di spiegare a’ chierici la L’organo è l’unica musica che si oda anche nelle
teologia dommatica; quindi il canonico parroco, cui più solenni funzioni.
è affidata la cura delle anime della parrocchia pro- Vantano gli oristanesi il gran campanile, che sorge
pria della cattedrale. isolato presso la chiesa maggiore. Esso è ben costrut-
Il vicario generale, il provvisore e l’assessore della to in forma ottagona, di gran solidità e corpo, ma di
curia, sogliono essere canonici, e quasi sempre i due stile un po’ barocco.
primi. Parrocchie urbane. Nella città d’Oristano sono due
Chiese d’Oristano. La chiesa cattedrale di antica parrocchie, una entro le mura di circa 2000 anime,
struttura edificata con bel disegno da Torgotorio arci- l’altra nei sobborghi di circa 4000.
vescovo e Mariano giudice verso il 1226, fu poi, ed è Dentro le mura la chiesa parrocchiale è la catte-
già un secolo, distrutta, non perché minacciasse rovi- drale, amministrata dal canonico parroco e da due
na, ma perché aveva forme antiche, come si era per la coadiutori appellati duomeri.
stessa ragione, sessanta anni prima, distrutto l’antico Ne’ sobborghi è chiesa parrocchiale quella di s. Se-
duomo di Cagliari, opera insigne di architettori pisa- bastiano, servita da un vicario e da alcuni sacerdoti.
ni. Non è dunque, come si pretese, una novità, una Le chiese minori dentro le mura sono:
smania degli uomini della nostra età di disfare quello 1. S. Vincenzo, chiesa nuova fondata in parte so-
che fu bellamente fatto dagli antichi per sostituire pra l’antica dello stesso titolo, di forma ovalitica con
strutture mal architettate, moli irregolari e caduche. cupola ardita. L’architetto della medesima (fra Anto-
La distruzione, che accenno, fu intera, perché nulla nio Cano), che nulla sapendo di geometria, non po-
rimase de’ bei lavori antichi, che dobbiamo supporre tea far opera da ogni parte lodevole, vi levava colon-
sculture e pitture di scalpelli e pennelli scelti da quel ne troppo massiccie e mal proporzionate al tutto, e
principe magnifico che fu il padre della gloriosa Leo- disegnò irregolari gli sporti della trabeazione.
nora, e i barbari distruttori aggiunsero al vandalismo A questa chiesa è annesso il ginnasio suindicato
il sacrilegio conculcando il sito del riposo di Leonora, de’ padri delle scuole pie.
di Mariano e degli altri magnanimi, i quali per un se- 2. La chiesa del Carmine, un po’ elegante nel suo
colo sostennero con le armi contro la potenza arago- stile barocco, edifizio eretto a spese del marchese
nese la nazionalità sarda, e protessero i miseri popoli, d’Arcais D. Damiano Nurra, non meno che il pros-
che il conquistatore avea distribuito fra’ suoi cavalieri, simo convento abitato da religiosi carmeliti.
come si distribuiscono in Africa gli armenti e le greg- 3. San Francesco, fabbrica recentissima sul disegno
gie che si rapiscono alle tribù ribelli. dell’architetto professor Cima.
La nuova cattedrale di costruzione solida e sempli- Il sunnominato architetto della chiesa degli Scolopi,
ce è d’una capacità considerevole, con un coro ben che forse fu primo autore perché l’antica veneranda
ampio dietro l’ara massima, due cappelloni e tre cap- chiesa dei Benedettini, e poi de’ Francescani conven-
pelle a una ed altra parte del tronco della crociera. tuali, fosse distrutta, avendo avuta la temerità imper-
I predetti cappelloni furono rifatti in questi ultimi donabile di sostituire a questa un suo disegno, e ope-
tempi e sono notevoli per l’arte dell’architetto per le rando senza la necessaria scienza, ebbe la vergogna di
due belle statue (s. Gio. Nepomuceno e s. Luigi veder rovesciate tutte le mura fino ai fondamenti dalla
Gonzaga) alquanto maggiori del naturale lavorate dal spinta della cupola non ancora chiusa, e cagionò alla
sardo Moccia in Roma e per i molti e gentili orna- comunità dei frati il danno di circa lire nuove 30 mila.
menti; se non che quest’opera nuova non risponde al Presso questo tempio abitano ancora i suindicati
resto e l’osservatore ricorda il mostro oraziano in sul frati Francescani nelle celle già abitate dai Benedettini.
principio della lettera ai Pisoni, perché se questo la- Nello stesso ha una cappella la confraternita che di-
voro considerato in sé è bellissimo in relazione con la cono della Purissima.
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4. S. Domenico, chiesa uffiziata dai frati predicatori. Dello stato delle chiese governate da’ propri par-
5. La chiesa dell’ospizio a Portamari, altrimenti di rochi e amministrate da’ vicarii ricorre qui a dirsi
s. Filippo, presso la quale abitavano già i frati zocco- quello che in qualche altra parte significai osservan-
lanti, ed ora sono alcuni sacerdoti della missione. do in generale meglio curate le anime e praticato il
6. S. Antonio abate presso l’antico spedale dei frati culto nelle prime, che nelle seconde. In quelle un
di s. Giovanni di Dio. sufficiente numero di sacerdoti, più sollecitudine nel
7. La chiesa delle monache di s. Chiara. servizio delle messe, dell’istruzione, della collazione
8. La chiesa del monistero delle cappuccine. de’ sacramenti; in queste soventi le condizioni con-
9. S. Catterina a Porta grande, altrimenti Porta- trarie: in quelle un sufficiente suppellettile, il neces-
Pontis, o Porta di s. Cristoforo. sario decoro e nelle solennità non poco splendore; in
10. S. Saturnino. queste, ripeterò, soventi le condizioni contrarie.
11. La Trinità, oratorio di una confraternita. Decime. Sono ancora in uso le decime de’ frutti
12. La Maddalena, oratorio parimenti di una con- prediali, ed animali, non le personali, né le civili.
fraternita. De’ generi primarii, come sono il grano ed il mo-
13. Lo Spirito Santo, che è pure oratorio di altri sto, si paga generalmente l’uno per dieci; de’ secon-
confratelli. darii e degli animali si offre variamente, secondo le
Le chiese minori fuor delle mura sono: varie consuetudini, in qualche luogo dandosi meno
14. S. Efiso, fabbrica semplice e di buon lavoro. della decima parte, in qualche altro pagandosi per
15. S. Lazzaro. questo non per quell’articolo.
16. La chiesa dei frati cappuccini. Più generalmente le decime sono corrisposte per
Chiese rurali: ragione di sacramenti, cioè al parroco, nella cui resi-
17. La Maddalena, chiesetta antica dei zoccolanti, denza il proprietario soggiorna e riceve o deve rice-
e ancora uffiziata dai medesimi. vere i sacramenti; tuttavolta vige in qualche regione
18. S. Nicolò. la consuetudine antica che si paghi per ragion di ter-
19. S. Giovanni Battista. ritorio. Nel che si riguarda la pratica.
20. S. Martino, chiesa benedittina, poi data a frati L’antica fedeltà nel pagamento delle decime è og-
domenicani, nel convento dei quali fu traslocato lo gidì soventi smentita per la propagazione di alcune
spedale di s. Giovanni di Dio, come già accennammo. opinioni, e accade che per il decimo appena diasi il
Campo-santo. Vi si va dalla città in un quarto d’o- quindicesimo o il ventesimo.
ra per una strada particolare e trovasi in là della chie- Le decime vanno tutte a profitto delle persone be-
sa di s. Martino. L’area non è minore di 3 mila metri neficiate che hanno il diritto di percepirle e di quelli
quadrati, e stimasi sufficiente in un periodo di anni che faticano in loro ajuto ne’ ministerii parrocchiali,
6, supponendo la media annuale di morti 100. Ha spartendosi tra essi. In alcuni paesi anche le chiese
un ingresso decente, una semplice e buona cinta, i ne partecipano, e la quota or è d’un ottavo, or d’un
viali alberati, e per esser compito non manca d’altro, quinto.
che della cappella. Il Monte detto di Riscatto, i di cui redditi sono
Parrocchie foranee. Fuori di Oristano sono settan- destinati per i bisogni dello Stato, percepisce per un
tadue parrocchie ne’ villaggi già di sopra nominati, triennio i frutti d’ogni benefizio vacato, e sopra que-
alle quali si può aggiungere la chiesa della Tanca-re- sto gode certe pensioni da alcuni beneficii occupati,
gia (esteso podere tra Pauli-latino e Guilarza) eretta e dirò 300 scudi annui dalla prebenda arcipretale de’
nel principio di questo secolo in chiesa parrocchiale borghi di Oristano, e 500 da quella di Solorussa che
per le famiglie stanzianti nel predio. spetta al canonico paroco.
Una di queste parrocchie, quella di Bonarcado, Sinodi celebrati nella Diocesi Arborese. Il primo di
ha il titolo di priorato, ed il parroco dovea avere la cui si abbia notizia sarebbe stato celebrato dall’arcive-
qualifica di priore, che ebbesi in altri tempi, quando, scovo fra Pietro dopo il 1218; il secondo fu radunato
come vedesi in alcuni monumenti, era detto abbate in s. Giusta nel 1227 da un Gotifredo legato della
priore. Sede Apostolica, e dev’essere considerato come un
Delle altre parrocchie trentasei hanno il parroco concilio nazionale; il terzo era pure un concilio na-
proprio col titolo di rettore, le rimanenti sono racco- zionale e si celebrava sotto l’arcivescovo fra Aleardo
mandate a vicari, essendo alcune della camera arcive- nel declinare dello stesso secolo XIII, presiendendovi
scovile, altre di prebenda canonicale, una applicata alla come legato del Papa l’arcivescovo torritano fra Pro-
mensa capitolare, un’altra al seminario. La parrocchia spero, e assistendovi l’arcivescovo di Cagliari, e i ve-
di Cabras ha il proprio parroco intitolato pievano, al scovi di Terralba, di s. Giusta, d’Uselli, di Dolia, di
quale lasciasi un solo terzo delle decime, e tolgonsi gli Suelli o Barbagia orientale, di Sulcis, di Civita o Gal-
altri in profitto del seminario. lura superiore, di Ottana, di Sorra e l’abbate di Sac-
I parrochi de’ villaggi presiedono alle Giunte de’ cargia dell’ordine de’ Camaldoli. Altri due provinciali
monti di soccorso, alle scuole primarie e formano ne furono poi celebrati dall’arcivescovo fra Oddone
ogni anno lo stato della popolazione notandone il Sala, uno nel 1509, l’altro in altro anno che non si
movimento, nel che pochi si adoperano coscienzio- può fissare. Nel 1566 D. Geronimo Barbarà ne con-
samente, molti con poco studio. vocava un altro, nel quale fu pubblicato il Concilio
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di Trento. Si fecero pure congregazioni diocesane, era stato eretto un oratorio del suffragio per le anime
una da D. Pietro Vico nel 1649; un’altra da D. Pie- purganti. Il seminario è una delle migliori fabbriche
tro di Alagon nel 1677; una terza da D. Pietro Maso- che sieno in Oristano, e non manca di ornamenti
nes y Nin nel 1708; una quarta da D. Emanuele del d’arte principalmente nella cappella.
Carretto nel 1756, dopo il qual tempo duole che Il regolamento disciplinare dato in principio dal-
non siasi fatta altra convocazione, se non per formare l’arcivescovo Masones e riformato successivamente
un nuovo volume di statuti, almeno per provvedere dagli arcivescovi Sisternes, Bua e dall’attuale D. Gio-
alla più stretta osservanza dalle ordinazioni fatte ne’ vanni Saba, è preso in gran parte da quello di s. Car-
preindicati concili, e modificare certe cose e aggiun- lo Borromeo, e la vigilanza dei superiori è tale che
gerne altre secondo quello che pare domandato dalle questo convitto è uno dei più riputati per la educa-
mutate condizioni de’ tempi. I quattro ultimi sono zione dei giovani.
stampati, e uno de’ più antichi si conserva ms. nella Abbiam notato che in esso erano aperte due scuo-
biblioteca arcivescovile. La diocesi si governa secondo le, una di filosofia, l’altra di teologia, alle quali si am-
i due ultimi, uno del Masones, l’altro del Carretto, il mettevano anche giovani secolari: or aggiungeremo
primo de’ quali è più pratico, il secondo più dottri- che l’insegnamento tanto della filosofia quanto della
nale, entrambi de’ più lodati, per molti rispetti, tra teologia si è fatto più proficuo essendosi aggiunti altri
quelli che furono celebrati nel regno. L’ultimo solo fu due maestri.
dettato in lingua latina, già che prima del governo Il corso di filosofia si compie in due anni, quello di
de’ Reali di Savoja usavasi in siffatti decreti la lingua teologia morale, teorico-pratica e dommatica e di s.
spagnuola, sostituita alla lingua nazionale, nella quale Scrittura in quattro. Una trentina di giovani tra semi-
sono stati pubblicati i decreti de’ più antichi concilii. naristi ed esterni concorrono alla filosofia, una qua-
Il penultimo fu dello stesso arcivescovo Masones ar- rantina alla teologia.
ricchito di commentarii latini ad ogni capitolo, com- A maggior istruzione di quelli che devono dedi-
mentarii nei quali la dottrina e la erudizione vi sono carsi al servigio della chiesa si sono stabilite fin dal
abbondevolmente profuse, come portavano quei 1834 scuole di sagri riti e cerimonie, di canto grego-
tempi poco felici della letteratura. riano e di sacra predicazione.
Seminario. Era opinione negli antichi arcivescovi Altre nozioni ancora sarebbero ad aggiungersi a
che in Oristano, dove era pericoloso agli stranieri di- preparare i giovani perché quando sieno capi di qual-
morare nella stagione estiva ed autunnale per la mala- che parrocchia possano giovare ai paesani anche nelle
ria, non si dovesse fondare un seminario per la educa- cose temporali e illuminarli sui veri principii agrarii e
zione degli alunni ecclesiastici; e però l’arcivescovo sulle massime di economia domestica. Il parroco pel
Canopolo, siccome abbiamo indicato, edificavalo in suo carattere di padre del popolo deve procurare il
Sassari, suo luogo natale, destinando nel medesimo suo bene spirituale e poi avvantaggiarlo anche nel
dodici posti gratuiti ai giovani arboresi. Ma l’arcive- temporale. Quelli che animano al lavoro, che soccor-
scovo Masones che reggendo la Chiesa di Ales in re- rono i poveri per metterli in grado di procacciarsi il
gione parimente insalubre aveavi eretto il seminario, vitto, che studiano a migliorare i metodi di coltura e
stimò poterlo erigere anche in Oristano, e superando gli istromenti delle arti, tolgono tanti al vizio, preven-
tutte le difficoltà e i pregiudizi lo fondava nella forma gono i delitti, procurano l’agiatezza e meritano otti-
del concilio di Trento e ne facea l’apertura addì 1 mamente avanti Dio e avanti gli uomini.
maggio del 1712; però non furono che soli sei i giova- I giovanetti allievi del seminario che imparano la
ni accoltivi a disciplina in una casa ristretta ed umile. grammatica e le belle lettere vanno al collegio dei
Verso la metà dello stesso secolo il già nominato padri Scolopi, e poi in seminario ripetono avanti al-
arcivescovo del Carretto diè mano ad un edifizio di cuni particolari maestri.
solida costruzione e di forme belle ed ampie in un I redditi del seminario sono fondati nei frutti de-
tratto di terreno accordatogli a tal uopo dal governo cimali della parrocchia di Riola; ne’ due terzi delle
presso alla chiesa cattedrale lungo l’antica muraglia decime di Cabras; sulla tassazione fatta ab antico de’
della città, ed essendo stata finita la parte orientale beneficii della diocesi nella ragione dell’uno per cen-
sotto l’arcivescovo D. Giuseppe Luigi Cusani, co- to, che rende all’anno circa lire nuove 1400; ne’ frut-
minciossi ad abitare nel 1794. Quindici alunni vi ti di alcuni predi e censi, del priorato di s. Lazzaro,
furono comodamente allogati e con questo numero dell’abbazia di s. Giovanni Tamis, e nel prodotto dei
di poco ora accresciuto, ora diminuito si andò avanti fondi che furono istituiti per sette posti gratuiti in
finché l’arcivescovo D. Gio. Maria Bua fece edificare favore di giovani di alcuni paesi.
la manica occidentale tra gli anni 1829-34. La casa La pensione che pagano coloro, che non abbiano
diventò allora capace di quaranta giovani, ciascuno posto gratuito, è discretissima, perché non monta a
ebbe una cameretta mediocremente comoda, dalle più di lire nuove 290, alle quali non devesi aggiungere
quali camere si esce a grandi sale, e da queste in lun- altro, che per le vesti e il fornimento della camera.
ghi e spaziosi corridoi, dove sono le camere del pre- Continua nel seminario la convivenza nelle va-
side e dei varii ufficiali dell’instituto. La cappella canze estive e autunnali, nel qual tempo dassi ai gio-
sporgente fuori dell’edifizio e aperta al pubblico fu vani più frequente ricreazione. L’aria in tali stagioni
edificata nel sito, dove dal capitolo della cattedrale non è così insalubre, che lo stato sanitario non sia
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ottimo, come in tempo migliore. Le regole igieniche la metà del secolo XII, del quale rimane tuttora la
preservano efficacemente. chiesa con un beneficio semplice di regia nomina col
Il seminario governasi dall’arcivescovo col consi- titolo d’abbate e il diritto di voce nell’ordine eccle-
glio di due canonici seniori per tutto ciò che riguar- siastico.
da all’educazione dei convittori, e col consiglio di Furono pure altri monaci nel monistero abbaziale
due canonici e di altri due del clero della città per di s. Gio. di Sinis, di cui resta ancora la chiesa, e i
tutto ciò che riguarda l’economica amministrazione. pochi beni si univano all’abbazia di s. Nicolò.
Monachismo. Del medesimo, che un tempo fu as- Da una tavola della chiesa di s. Giusta, nella qua-
sai fiorente in Oristano, ora non restano che sempli- le sono dipinti alcuni monaci, argomenta taluno che
ci memorie. quella chiesa, quando era cattedrale, fosse ufficiata
Si ha la tradizione che in Oristano fosse un moni- da monaci, non si saprebbe però dire con certezza di
stero di Cassinesi nel luogo poscia occupato dai frati qual ordine.
francescani, e nelle memorie del P. Pacifico, di cui In Bonarcado era un insigne monistero di Camal-
abbiam parlato nell’articolo di Fonni, notasi edifica- dolesi presso la chiesa tuttora sussistente dedicata a
to da Orzocco di Arborea (1070) dopo che il celebre s. Romualdo, fondato da Costantino II di Arborea
monistero presso la chiesa del Salvatore in territorio verso il 1211 e diventato poscia un benefizio curato
di Tarra cadde per le invasioni dei Saraceni. e residenziale col titolo di priorato (di nomina regia)
In quel tempo si trasferiva dalla cattedrale tarren- e col diritto di voce nel parlamento.
se alla chiesa di s. Michele d’Arista (che diventò me- Nei territorii di Uras era il monistero di s. Miche-
tropolitana) l’antico simulacro dell’Annunziata, e al le di Thamis, abitato da monaci vallombrosani, e ri-
nuovo monistero Benedittino quello del crocifisso dotto in seguito a beneficio semplice col titolo di ab-
con la testa di s. Basilio, vescovo di Cesarea. bazia, il quale sebbene appartenesse alla diocesi di
L’immagine suddetta della B. V. si venera ancora Terralba fu nel 1803 unito all’arcivescovado di Ori-
con religione non minore di quella de’ maggiori, ed stano. Fu poscia soppresso questo titolo e i beni ad-
è ancora nella vetusta cappella dell’antico tempio detti al seminario.
che fu rispettata dai rimodernatori. In Barumini credesi fosse un monistero di bene-
Fu pure dedotta in Oristano una colonia dall’ospe- dittini presso la chiesa della SS. Trinità.
dale di s. Leonardo di Stagno presso Pisa, e stabilita- In Guilarza altro simile presso la chiesa, che fu
vi per la munificenza di Barisone, re di Sardegna nel denominata dalla Vergine del Rosario, quando vi si
1178. istituì la confraternita di questo nome.
Ebbero un luogo nella stessa città gli ospitalieri di Frati, chierici regolari e congregazioni di sacerdoti
s. Antonio, qualificati poscia canonici regolari di s. secolari. Allo spento monachismo successero, come
Antonio, il priore dei quali intervenne alle corti cele- altrove, gli ordini dei frati mendicanti.
brate nel 1355 dal re D. Pietro IV. S’indica ancora la I domenicani ebbero in Oristano due conventi,
casa in cui abitavano presso la chiesa. uno di s. Martino fuor delle mura, aperto nel 1570,
Presso la chiesa di s. Vincenzo era un altro moni- che in qualche tempo si distinse per copia di religio-
stero, che non si sa a qual ordine appartenesse. Del si virtuosi e dotti, e fu il luogo d’educazione del car-
medesimo rimase memoria in un beneficio semplice dinale Pipia, oriondo di Seneghe; l’altro di s. Dome-
di regia nomina col titolo di priorato di s. Vincenzo, nico dentro le mura. Questo sussiste ancora, ma il
che dava diritto di voce nello stamento ecclesiastico. primo fu soppresso dopo il 1832. Questi religiosi
La chiesa data poscia ai Padri Scolopi era in parte ebbero pure un’altra casa nella terra di Busachi, fon-
nel luogo, dove ora sorge il nuovo tempio. data nel 1571, che abbandonarono per passare in un
Resta tradizione che nel luogo, dove fu la vecchia altro convento costrutto in miglior sito e finalmente
chiesa di s. Vincenzo, gli ebrei avessero sinagoga o soppresso in virtù della bolla pontificia del 1832.
scuola prima della loro espulsione dalla Spagna e I francescani conventuali furono non molto dopo
dalla Sardegna nel regno di Ferdinando e di Isabella. l’istituzione dell’ordine ricevuti in Oristano nel con-
Fuori delle mura, ma nelle vicinanze, i benedittini vento che occuparono finora, quando i benedittini
occupavano il monistero di s. Martino, abitato po- in gran parte pisani andaron via dal medesimo in
scia dai frati domenicani e ultimamente dai frati di occasione della guerra rotta da Ugone contro la re-
s. Giovanni di Dio, raccomandati della cura dello spe- pubblica. Allorché Mariano d’Arborea, dopo edifica-
dale, che, come dicemmo, ivi fu traslocato da dentro ta l’antica metropolitana, compiva nel 1359 il moni-
la città. stero delle chiarisse, i francescani erano già da molti
La chiesa di s. Lazzaro, presso la quale furono anni stabiliti nella città. Tre anni prima avean sotto-
probabilmente i cavalieri di s. Lazzaro, istituiti nel- scritto all’istromento di dotazione di questo moni-
l’epoca delle crociate, fu poi ridotta a beneficio sem- stero frate Nicolò vescovo castrense religioso minori-
plice con il titolo priorale e il diritto di seggio e voto ta col P. fra Garzia de Villa e fra Francesco Marras
nello stamento militare, e questo beneficio soppresso abitanti nel convento di Oristano.
nel 1763 per attribuirne i pochi redditi al seminario. Nel 1459 fondossi il convento della Maddalena in
I cassinesi erano istituiti nel monistero abbaziale di Oristano dal marchese D. Antonio, con approvazio-
s. Nicolò, fondato probabilmente da Barisone verso ne del pontefice addì 14 aprile, essendo arcivescovo
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d’Arborea D. Giacomo. Leggesi nel Wading che prima Se in alcuni luoghi è sopito questo spirito di religio-
di questo tempo i frati dell’osservanza non avean avuta so associamento, in generale esso è molto vivace e sono
alcuna casa in Sardegna. Una parte de’ medesimi abitò delle popolazioni, nelle quali non troverai uno che
dentro le mura sulla piazza palatina in un ospizio, cre- non sia ascritto a questa o a quella compagnia. In alcu-
sciuto poscia a convento, e parimente soppresso in ne parrocchie è stata istituita la congregazione della
virtù della succitata bolla pontificia, come furon sop- dottrina cristiana nell’intendimento di facilitare lo stu-
pressi il convento di Busachi fondato nel 1586, e dio della dottrina cristiana; e si spera che si farà altret-
quello di Gadoni istituito nel 1623. tanto nelle altre, e che le persone che ben conoscono
I cappuccini hanno un convento fuor delle mura. gli insegnamenti della chiesa li impareranno agli igno-
I carmelitani sono compresi dentro le mura in un ranti supplendo ai genitori i quali o non sanno, o non
bel convento. possano fare questo ufficio principale della educazione.
Gli spedalieri di s. Giovanni di Dio hanno in Ori- Feste e processioni. Digiuni. I popoli della Sarde-
stano una casa, e amministrano lo spedale civile nel- gna, nei quali è molto sentito lo spirito religioso,
l’antico monastero di s. Martino. usano festeggiare con pompa ai santi, cui sono devo-
I chierici regolari delle scuole pie hanno casa e ti. Ogni paese ha una o più feste popolari e solenni,
scuole nella città, come si è già notato. e in questa occasione apre una cortese e larga ospita-
Si stabilirono nell’antico suindicato ospizio dei frati lità agli stranieri che vi concorrono. Questo concor-
osservanti i signori della congregazione della missione so è stato così numeroso in varii luoghi che ha dato
di s. Vincenzo de Paoli, detti altrimenti lazzaristi. L’ar- opportunità a considerevoli fiere; e come in Abba-
civescovo Bua pose i candidati del clero sotto la loro santa per s. Catterina v. e m. che ne è la patrona (25
direzione perché li ammaestrassero nei sagri riti, nel novembre); in Guilarza per s. Palmerio m. (addì 8
canto ecclesiastico e in altre parti dell’ecclesiastico mi- luglio); presso a Sorgono per la festa di s. Mauro
nistero, e quei reverendi soddisfecero alle intenzioni nella sua cappella campestre (1 luglio) ecc.; così in
del prelato con molto profitto dei chierici. Sarebbe Oristano per la esaltazione della S. Croce, convenen-
desiderabile che questo istituto si raffermasse e con- do ondunque i popoli per adorarvi l’antico crocifisso
fortasse. Il prenominato fondatore assegnava ad essi esposto nella chiesa dei minori conventuali (quello
un terzo dell’azienda del soppresso convento di s. stesso che ricordammo portato qui da Tarro) si cele-
Martino, ma non essendo i fondi per l’antica mal in- bra una delle migliori feste che si faccian nel regno.
tesa amministrazione fruttiferi quanto potrebbero es- In queste solennità sono i vespri, la messa solenne,
sere ne sono insufficienti i redditi, e quei zelanti ope- il panegirico e la processione, le funzioni sacre che co-
rari a stento possono vivere!!! Disse bene il Bua, ed io stituiscono la pompa festiva. Nella processione col si-
voglio rammentar le sue parole – Coltivate con amore mulacro del santo, cui si festeggia, son solite precedere
le piante che vi posson produrre frutti salutari…!!! ne’ luoghi del campidano molte persone a cavallo,
Associazioni religiose di secolari. Se ne contano set- una delle quali porta la bandiera del santo, e van pri-
te, tutte d’uomini; e sono le confraternite del Rosa- ma dei cavalli molte coppie di buoi inghirlandati, in-
rio, della B. M. Vergine, del nome di Gesù, della vanendosi i cavalieri di farvi bella comparsa e i massai
purissima concezione di Maria, delle anime del pur- di mostrare i propri tori o buoi meglio adorni. Dopo
gatorio, dello Spirito Santo, della Maddalena, altri- il pranzo si dà generalmente opera alla danza e poi si
menti dei penitenti, e della pietà. va allo spettacolo della corsa, la quale suol essere tanto
Le prime due sono istituite nella chiesa dei dome- più considerevole per numero e pregio di corsieri,
nicani e da essi governate con dipendenza dell’ordina- quanto sono più grandi i palii e più preziosa la stoffa.
rio; la terza nella chiesa dei francescani conventuali; la Questi palii in molti luoghi si espongono nella chiesa,
quarta in quella dei carmelitani; l’ultima ha suo uffi- e usasi in Oristano nella processione solenne del SS.
cio particolare di portare al sepolcro i poveri defunti. Sacramento di portar quasi trionfalmente la lunga
In ogni parrocchia della diocesi havvi per lo meno stoffa che sarà premio nella corsa per s. Gio. Battista.
una confraternita di uomini, alla quale è d’ordinario La diocesi d’Oristano, come le altre del regno, os-
annessa una compagnia di donne. Nelle parrocchie serva il decreto, per cui nel secolo scorso fu dalla se-
rettorali il rettore governa le cose dell’associazione de apostolica sull’istanza del re permesso il lavoro in
con l’approvazione dell’ordinario; in quelle che sono molti giorni ne’ quali prima era proibita ogni opera;
prebende di canonici questi amministrano i beni del- ma ne restano ancora non pochi, nei quali oziano i
la confraternita con la stessa dipendenza. contadini e gli artigiani.
Le confraternite più comuni sono quella del SS. I digiuni, dei quali era obbligazione prima di que-
Rosario e quella del SS. Sacramento. Queste e le altre sta riforma, restarono nelle vigilie; e questi e gli altri
hanno il loro regolamento o scritto o consuetudinario. sono osservati religiosamente, sebbene meglio ne’
L’arcivescovo Bua ne formò e propose uno che tutte villaggi che nelle città. Nell’avvento non si digiuna,
doveano adottare con le opportune modificazioni. né si usa astinenza dalla carne: si digiuna nelle vigilie
Hanno tutte particolari divise e particolari prati- di tutti gli apostoli, nelle quattro-tempore e in alcu-
che di pietà, accompagnano i defunti, e tutte inter- ni giorni dell’anno. Nel digiuno quaresimale si os-
vengono alle solenni funzioni della chiesa parroc- serva rigorosamente l’astinenza dalle carni e da’ latti-
chiale, e immancabilmente alle processioni. cini, dai quali tuttavolta per un’antica consuetudine
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non si astengono i digiunanti in altro tempo. Ma la Arborea. Noi abbiam già notato nell’articolo su’ Giu-
religiosa lodevolissima dilicatezza di queste osservan- dicati il disertamento di Tarra, e l’ampliazione che eb-
ze va scadendo nella città, e da che, come si fece per be Otoca di popolo e di dignità. Orzocco de’ Zori, re
varie ragioni, si sono pubblicate successivamente sen- di Arborea, stanco della continua guerra dei barbari, e
za interruzione generali dispense dall’astinenza dalle di dover quotidianamente vivere in sospetto per gli
carni e da’ latticini nella quaresima, comincia a sca- inopinati assalti ed i frequenti assedii, e vedendo gran
dere anche ne’ villaggi. parte della marina del Sinnis spopolata, bruciata, spar-
Particolari pratiche religiose. Tra le molte che si po- sa di rovine, prese finalmente nel 1070 il partito di ab-
trebbero annoverare è notevole, come in altre, così bandonare quella posizione troppo angusta; e accom-
nella diocesi d’Oristano, la consuetudine che molte pagnato dall’arcivescovo e suo clero, e seguito da tutto
persone dell’uno e dell’altro sesso, ma in maggior nu- il popolo, trasmigrò in sede più sicura e tranquilla,
mero donne, e anche famiglie intere, abbandonata la quale era veramente nel paragone la terra di Oristano.
casa e intermesse le loro faccende vadano presso alcu- È questa la prima volta che nella storia apparisca sif-
ne chiese rurali per farvi la novena, vivano disagiata- fatto nome, non così come or si suole scrivere, ma co-
mente in alcune rustiche casipole o sotto capanne, e me si pronunzia dagli uomini del luogo, che dicono
digiunando, pregando e ascoltando la divina parola Aristani, appellazione non singolare nella corografia
dal sacerdote che va in loro compagnia si preparino ai sarda, perché parimenti vediamo appellata una terra,
sacramenti e alla celebrazione della festa in onore del già da gran tempo distrutta nella Gallura, nel distretto
santo, al quale fecero voto. Così da molti oristanesi si di Arsaquena. Forse Aristani era una parte, un rione
pratica presso alla chiesa della B. V. del Rimedio in dell’antica Otoca, caduta sotto il furore de’ Saraceni.
Nuracabra, e presso la chiesa del S. Salvatore in terri- Pertanto gli oristanesi sono un popolo misto di
torio di Cabras. In alcuni luoghi si fa nelle forme una due genti distinte, la tarrese e l’otocese.
religiosa peregrinazione andando e ritornando proces- È nella tradizione che i tarresi abbandonando il
sionalmente col simulacro del santo. loro luogo natale non solo togliessero seco tutti i
Notizie storiche sopra Oristano, capoluogo mobili, ma i materiali ancora delle case disfatte, per
del giudicato e del marchesato del suo nome formarsi con quelle pietre le novelle abitazioni.
Nel luogo dove è Oristano era già nei tempi ro- Si elevarono allora le muraglie e il castello perché si
mani la città di Otoca, della quale vediam menzione avesse sicurezza non solo contro i barbari che facesse-
nell’Itinerario di Antonino, che la segna tra quella di ro repentine irruzioni, ma ancora contro le aggressio-
Tarro e quella di Neapoli all’austro a Mila Passi XII ni degli altri regoli. Il palazzo del regno, come diceasi
dalla prima e XVIII dalla seconda. E in fatti se da la stanza dei giudici, fabricossi presso il castello, anzi
una e dall’altra parte si conducano le due linee, esse fu il medesimo una appendice del castello per la vali-
vengono a toccarsi in questo punto. Vedi la Bibliote- dità delle sue mura e le solite difese di simili edificii.
ca sarda, dicembre 1838, fasc. 3, p. 86. Si diede ospizio nella città a stranieri che faceano
Otoca esisteva ancora nel tempo, che scrisse l’ano- operazioni di commercio: nel che rivaleggiavano i pi-
nimo Ravennate (dell’epoca del quale abbiam già sani e genovesi prevalendo gli uni agli altri, secondo il
parlato in altra parte), ed era degna di esser nomina- favore dei regnanti. Ecco che anche in quel tempo i
ta fra le principali città, che egli notava nell’isola. sardi ignoravano questa industria, non ostante che ve-
Caralis, Angenior (?) Sulci, Sarciparias (?) Neapolis, dessero il profitto che i cittadini delle due repubbliche
Othoca, Tarri, Bosa, Annuagras (?) Corni ecc. faceano nel negozio.
Dopo queste menzioni nessun altro monumento Le principali memorie de’ principi che dominarono
occorre della medesima, così come accadde di tante in Oristano su tutta l’Arborea essendo state comprese
altre città indicate o nell’Itinerario, o nella Geografia in questo Dizionario sotto il titolo Giudicati, e segna-
di Tolommeo. Non pertanto è facile il congetturare tamente nella sezione Giudicato di Arborea, noi non ri-
dalla sua situazione presso al mare, e sulla grande stra- peteremo quello che già fu detto, ma solo soggiungere-
da di ponente, che fosse una piazza di commercio, mo le altre notizie, che pajano opportune, e quelle che
dove si depositavano le derrate di tutta la vasta regio- sono particolari d’Oristano. Così questi lavori potran-
ne, che fu detta Campidano e delle altre a levante. no essere materiali alla storia del regno di Arborea.
Se essa difesa dagli stagni e dalle paludi delle sue ma- In quella continua agitazione d’armi, che or l’am-
remme poco ebbe a soffrire dai saraceni nelle invasioni bizione, or l’odio di fazione, or la rappresaglia e la
che questi fecero frequentissime nel secolo IX e X, è vendetta, poneva in mani a’ regoli, concitando gli uni
certo che molto dovette patire in quella che i saraceni contro gli altri, molte volte Oristano fu assediato dalle
delle Baleari comandati da Muza operarono dopo la milizie degli altri regni; e in quella tracotante audacia
metà del secolo XI, quando sbarcati sulla spiaggia di de’ barbari che, sotto la condotta de’ rinegati, piom-
Corni, vinsero la resistenza opposta dagli arboresi, e po- bavano improvisi sulle spiagge e correano drittamente
terono progredire verso austro sopra Cagliari. Questa a cogliere gli incauti, penso che molte volte Oristano
città era sul loro passaggio, e certamente non fu trapas- sarà stato assalito e assediato; tuttavolta rimase ricor-
sata né risparmiata dai feroci nell’impeto della vittoria. danza di pochissimi di siffatti avvenimenti.
Si fecero più belli i destini di questa antica terra, Nelle storie pisane del Roncioni, sotto l’anno 1025,
quando peggiorarono quelli della capitale del regno di leggesi che dovendosi in quello mutare gli ufficiali del
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governo (non già i giudici…) dell’isola di Sardegna Qui egli considerando la sua gran perdita disegnò
ed i capitani della guerra, acciocché non vi nascesse di vendicarsi e con la vendetta cercare di esser rimes-
qualche tumulto, essendo stato nuovo, i pisani vi so nel suo stato; e sapendo trovarsi l’Imperatore in
andarono con una grossa armata; e mentre erano in- gran bisogno per le molte guerre fatte, augurossi che
tenti a riordinare con santissime leggi quel regno ed l’avrebbe favorevole se gli offerisse un’onesta somma
acchetare alcuni tumulti, che fra’ sardi erano nati, di danaro. Perché però potesse essere raccomandato
Musetto (il Muza già sunnominato) re, avendo da a Cesare e ajutato a riprendere il suo stato, si volse a’
quello di Tunisi e Cartagine avuto gran numero di genovesi, e per i suoi ambasciatori promise, che
genti e di danaro e molte galere, velocissimamente se avrebbe tenuto il giudicato di Arborea come vassallo
ne andò sopra Pisa. E trovatala sprovveduta e senza della repubblica e si sarebbe interamente sottoposto
veruna guardia, particolarmente quella parte della ad ogni loro comando.
città detta Chinsica, per esser men forte, di un subi- I genovesi credendosi acquistare parte della Sarde-
to prese… la saccheggiò tutta e da molte parti vi fe- gna deliberarono di ajutarlo, e subitamente armate
ce attaccare il fuoco. otto galere le mandarono in suo favore.
Nel 1050, dopo la fuga de’ Saraceni, che avean Accortisi i pisani di questo movimento mandarono
fatta grandissima uccisione de’ sardi e delle truppe di in Sardegna Ildebrando Orlandi console acciò acco-
Pisa, che se gli erano opposte, i pisani giunti nell’iso- modasse le discordie risorte fra questi giudici; il quale
la vi edificarono alcuni luoghi e li fortificarono. Ed è giuntovi fece giurare a tutti, che non si dipartirebbero
assai verisimile che tanto abbian fatto ancora in dife- giammai dall’amicizia de’ pisani e che inviolabilmente
sa dell’Arborea. osserverebbero quanto fosse loro imposto. E mentre
Notammo nell’art. Giudicati, nella parte sull’Arbo- Ildebrando facea queste ed altre cose giunse nell’isola
rea, le vicende di Barisone d’Arborea, quello che fu Rinieri Alferioli, console egli pure, con otto galere, e
creato re di Sardegna dall’imperator Federico, ed ora fu per essi che gli ambasciatori imperiali che erano
porgeremo dalle storie del Roncioni notizie più larghe. con i genovesi passati in quelle parti non poterono fa-
In sulla fine del 1164 l’indicato Barisone ajutato re cosa nessuna in favore del giudice d’Arborea, il
da molti sardi e da altri popoli cacciò da Cagliari Pie- quale imbarcossi portando seco grandissima quantità
tro Pagani, figliuolo di Ugone Pagani, gentiluomo pi- d’oro e d’argento e molte altre cose di gran valore.
sano: il quale non potendo per allora resistere alle forze Giunto in Genova espose al senato le sue disgra-
nemiche, con la sua moglie, figlia del giudice Costan- zie, quindi si partì accompagnato da molti amba-
tino, andossene da Barisone, giudice di Torre, e rac- sciatori genovesi, ed a’ 10 di agosto giunse in Pavia,
contandogli l’ingiuria che gli era stata fatta, mosse tal- dove si trovava l’Imperatore. Dal quale essendo stato
mente a sdegno il fratello, che di subito, avendo accolto con molti segni d’amore, ebbe in pubblica
chiamato Barile e Gainello (che erano loro zii da can- udienza la promessa che non solo gli restituirebbe il
to di madre), Paolo e Paganello loro fratelli (i quali di- tolto regno, ma lo accrescerebbe di maggior dignità
moravano in Pisa), mosse a detto giudice subita ed ed onore. E così Federico, essendosi dimenticato in
inaspettata guerra. Nella quale, essendo cosa loro (co- tutto della grande amicizia già per molti anni tenuta
me volle notare il Roncioni) e perché non andassero con i pisani, alienandosi senza occasione da loro, il
più avanti le discordie di quell’isola, intervenendovi giorno medesimo con molta solennità e festa coronò
i pisani, furono cagione che senza molto spargimen- re di Sardegna questo Barisone, essendo presenti alla
to di sangue, a’ dodici di marzo dell’anno seguente sua incoronazione Enrico Cane e Benedetto Barucci,
1165 Pietro fosse rimesso nel suo giudicato di Ca- consoli pisani, e molti altri nobili di quella repubbli-
gliari, e l’arborese invelenito e pieno di rabbia doves- ca, i quali apertamente si scusarono con sua maestà,
se tornarsene in Arborea, mentre i pisani stimando dicendo che poi non si maravigliasse se di questo
aver bene accomodate le cose della Sardegna se ne fatto nascessero guerre ed odii immortali, perché la
tornarono nella loro città. città di Pisa non poteva sopportare tale ingiuria, che
La quiete durò poco, e presto rifervette la guerra, un suo vassallo e feudatario si onorasse di titolo re-
che pareva spenta. Imperocché il giudice d’Arborea, gio, e che egli, se desiderava la pace di quella città,
chiamandosi oltraggiato ed offeso così da’ pisani, co- non doveva porvi mano. Ma l’Imperatore a cosa che
me dal giudice di Cagliari e di Torre, cominciò a dicessero i consoli non volle porger orecchio.
tentare ogni strada per nuocergli e danneggiarli. La Barisone ritornato in Genova vi fu accolto con
qual cosa presentendo i pisani ed i giudici di Caglia- grand’onore, e vi dimorò fino a’ 22 di novembre, nel
ri e di Torre si risolverono d’attaccarlo nel suo paese, qual tempo adunò, parte con i suoi danari e parte
e non aspettare che egli venisse contro di loro. Per- con l’ajuto de’ genovesi, molte genti per tornarsene
tanto questi due regoli coi sunnominati loro zii e nel suo regno, parendogli di già dominare tutta la
fratelli fecero un grande esercito, ajutati grandemen- Sardegna; ed avendo ottenuto dalla repubblica di
te dai pisani, ed entrarono di subito nelle terre sotto- Genova otto galere benissimo armate e tre grandissi-
poste al regolo d’Arborea, loro nemico, e nel termi- me navi si mise in viaggio.
ne del mese di aprile, avendo rovinato e distrutto In questo mezzo i giudici di Sardegna intendendo
ogni cosa, lo forzarono a ricoverarsi con la sua mo- siffatte cose da’ pisani ne sentirono gran dispiacere,
glie e le migliori cose nel castello di Cabras. ed il simile ancora i sardi: ed avendo con molta fretta
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messo insieme molta gente di nuovo saccheggiarono console Pietro andò con l’armata alla volta loro, l’al-
il giudicato di Arborea, e rovinarono e distrussero il tro per terra.
castello di Capra abbruciando molti luoghi d’impor- La qual cosa avendo presentito i genovesi lascian-
tanza. Ed i pisani per difensione del resto dell’isola vi do la gente di Barisone in terra ed alcune navi e saet-
mandarono con sei galere Ildebrando Bamboni con- tie, rimontando ne’ loro legni si partirono dall’isola
sole, Marzucco Gaetano e Lamberto Lanfranchi, ac- e giunsero a salvamento a Genova alli sette di feb-
ciò che non lasciassero entrare nell’isola né il nuovo brajo; e ripieni di furore e di gran rabbia, non essen-
re né i genovesi che erano seco. dogli riuscito quello che si avevano immaginato, ri-
L’Imperatore fece poi ragione ai diritti dei pisani, e voltarono tutta la furia e lo sdegno loro sopra il
intimata una dieta generale, fece intendere a’ genove- giudice, e non guardando al titolo regio, né a nessu-
si che vi dovessero intervenire insieme col re Bariso- na altra cosa, lo misero miseramente in prigione.
ne, i quali subitamente vi concorsero. E così essendo- I consoli pisani essendo assai potenti in terra ed
si ragunati molti arcivescovi, vescovi, duchi, principi, in mare pigliarono molti mercanti genovesi, che per
marchesi e baroni di tutta la Germania, vi si trattò di l’isola erano sparsi, e dopo non avendo più contrasto
molte cose, dopo le quali l’Imperatore con bello ed la Sardegna tornò tosto alla loro obbedienza, eccetto
ordinato parlare espose a quei signori il torto che Portotorre che si era ribellato, all’assedio del quale ri-
avea fatto alla città di Pisa, quando diede il regno mase il console Guglielmo, l’altro ritornossene pien di
della Sardegna al giudice Barisone togliendolo a chi gloria e vincitore a Pisa.
di ragione si spettava, quindi si fece venire innanzi il Nell’anno seguente, che era quello del 1166, oc-
console Uguccione e investì il comune da lui rappre- corse che mentre Guglielmo Bottacci cercava che sen-
sentato di tutta la possessione della Sardegna, sotto- za spargimento di sangue gli pervenisse nelle mani
mettendogli di nuovo tutti quattro i giudici e le per- detto Portotorre, molti pisani senza sua saputa scesero
sone dell’isola, con questo però che la città di Pisa in terra, ed entrando alquanto dentro nell’isola assal-
sempre lo riconoscesse dall’imperio romano. Della tarono la villa (di Ottava)… cercando di rovinarla ed
quale concessione e investitura se ne fece un pubbli- affatto distruggerla: ed opponendosi i sardi a’ primi
co privilegio, il quale a nome dell’Imperatore e di assalti gagliardamente, i pisani con molta vergogna e
tutta la dieta il principe di Boemia giurò di osservare. con lasciarvi ottanta de’ loro morti, furono ributtati.
I pisani tenendo per certo che i genovesi oltre a Ma correndovi Guglielmo con lo sforzo di sue genti,
chiamarsi di questo fatto offesi avrebbero cercato di non solo vendicò la morte de’ suoi, ma si impadronì
rimettere Barisone nel possesso del giudicato d’Arbo- ancora del tutto; e tal fine ebbe questa pericolosissima
rea, fecero nuovi apparecchiamenti per la nascente guerra di Sardegna. La quale acciocché più non avesse
guerra. La quale non tardò molto a discuoprirsi; per- a rinascere fu comandato a’ giudici che si trasferissero
ciocché tornati i genovesi impetuosamente si mossero in Pisa, e così Guglielmo dovendosene con l’armata
e con molte galere passarono in Sardegna avendo in tornare ve li condusse. E questi furono Barisone giu-
loro compagnia questo Barisone, con il quale perve- dice di Torre, Pietro suo fratello giudice di Cagliari e
nuti sicuramente nell’isola e nel porto di Longone, vi quello di Gallura.
pigliarono quattro saettie pisane, sopra le quali erano Giunti costoro in Pisa fu subito radunato il senato,
molti mercanti di quella città. nel quale i giudici diedero conto delle amministrazioni
Dubitando di quello che era già avvenuto i pisani dei loro giudicati, e di quanto aveano fatto contro il
aveano mandato verso la Sardegna Pietro Visconti e giudice d’Arborea avanti che l’armata pisana passasse
Guglielmo Bottacci, consoli di quell’anno, con undici nella Sardegna, delle quali cose ne furono ringraziati.
galere bene all’ordine, i quali prima di toccar l’isola E venendosi dopo alla nuova confermazione de’ sud-
avendo presa una galera dei corsari di Diana, città allo- detti giudici, si fece con tutte quelle solennità, che l’al-
ra potente nella Spagna, andarono poi in Cagliari, do- tre volte; ed essi avendo prestato in mano dei nuovi
ve trovarono sette altre galere della repubblica. Quivi consoli il solito giuramento, si obbligarono dare alla
da molti intesero come i genovesi aveano sbarcato in repubblica pisana un donativo di seimila lire pisane, e
terra i cavalieri ed i soldati del giudice Barisone; ma ciascun anno per feudo dei loro giudicati cento lire
che egli facendone grande istanza da loro questo non della medesima moneta e dodici paja di falconi, e rin-
avea potuto ottenere, dicendo così che voleano prima novare queste cose ogni volta che si creassero gli altri
essere rimborsati della spesa per lui fatta in Genova ed consoli, o con le proprie persone, o per mezzo de’ loro
alla corte dell’Imperatore, siccome era stato loro pro- ambasciatori. E i pisani, volendosene di poi ritornare
messo non solo con pubbliche scritture da lui, ma con detti giudici, mandarono ad accompagnarli, con una
solenne giuramento ancora: e di più gli richiedevano galera, Guglielmo Bottacci e Leone Pulta, i quali nel
trentamila lire di moneta genovese, che gli aveano pre- mese di maggio arrivarono in Sardegna. Nel qual luo-
state in Genova. Il giudice non trovandosi sì gran go avendo questi due capitani recate a fine alcune cose
somma di danaro, volea per sicurtà dare alcuni de’ suoi che aveano in commessione dal senato di fare, e visita-
più nobili per ostaggi ed ancora una parte del detto to tutte le fortezze dell’isola se ne ritornarono in Pisa.
debito, ma quelli non vollero mai acconsentire. Nel 1167 il console pisano Griffi partito da Pisa
Mentre si trattavano queste cose i due consoli si con una galera per capitolare con Ammiramumino,
divisero l’esercito per andar a trovare i nemici, ed il re del Marocco e di Bugia, che avea domandato la
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pace e accompagnato fino in Sardegna da cinque al- molte altre cose, ricchezze ed onori e comodi privati.
tre eguali navi fu presente alla preda che queste fece- Era stato il primo a tumultuare il giudice di Arborea, il
ro della nave che i genovesi avevano mandata nel quale movendosi contro quello di Cagliari e di Torre,
giudicato di Arborea per essere pagati di quanto era- ajutato da Ugone Visconti, nobilissimo pisano, gli ap-
no creditori dal giudice Barisone, che era da loro te- portò in un medesimo tempo fierissima guerra e dan-
nuto in prigione, sopra della quale furono fatti pri- no. Essendovi arrivati i consoli ebbero molto che fare a
gioni cinquanta genovesi. spegnere quest’ardentissimo fuoco, e fu di bisogno
Avendo queste cose sentite i genovesi armarono nel usare la forza dove la ragione non valeva: ma con l’au-
mese di giugno nove galere, con le quali navigarono a torità loro talmente si adoperarono, che le incomincia-
Cagliari. Nel qual luogo furono ricevuti dal giudice te discordie si sopirono, le quali per quanto si vide
Pietro, il quale contro il giuramento fatto davanti ai dappoi non si erano affatto estinte.
consoli in Pisa si era ribellato, ed accordatosi con loro A’ consoli, nelle cui mani i giudici avean dato il
capitolando di esser amico e confederato della repub- giuramento di non più dannificarsi l’uno con l’altro,
blica di Genova. Del che avendo avuta notizia i pisani parendo però che le cose dell’isola fossero accomo-
mandarono in Sardegna Stefano Massa e Pietro Erici, date, se ne ritornarono in Pisa, ed appena vi furono
consoli, con diciassette galere, acciocché vedessero di giunti, che di nuovo i regoli cominciarono a tumul-
rimediare a tali inconvenienti. I consoli sopra la costa tuare ed a mettere sottosopra quel regno. La qualcosa
di Cagliari scopersero l’armata nemica, la quale fug- saputasi in Pisa, il senato vi provvide mandandovi
gendo si salvò, e navigando a Cagliari il giudice Pietro Bulgarino Visconti, Enrico Cane, consoli, ed Alberto
non li volle ricevere, se non con patto, che perdonan- Gualandi dottore; i quali passarono in Sardegna, e
dogli il commesso errore di nuovo lo affermassero trovando più difficile il negozio di quello che si avea-
nell’officio del giudicato. I consoli avendo visitato tut- no immaginato, dandone conto al senato, gli scrisse-
ta la Sardegna se ne tornarono a Pisa. ro che a loro pareva bene vi mandassero persona di
Nel 1171 essendo nate alcune discordie fra’ giudi- maggior autorità. Per la qual cosa vi si spedì l’arcive-
ci sardi, la repubblica destinò per sopirle il console scovo Ubaldo, il quale unitosi con i consoli, chiamati
Carone, Turchiarello Turchi e Guidone Barbetti, dot- i giudici, dopo molte amorevoli parole disse loro: che
tori di legge. E la galea su cui era il console essendo avea commessione dalla repubblica pisana, quando
stata presa da’ genovesi si armarono subito quattro non si volessero accordare insieme, protestar loro la
galere, delle quali furono capitani Bulgarino Anfossi, guerra, con questo che non potessero più per l’avve-
Morello Morelli, Guido Fornari ed Ugone Luggi, i nire intitolarsi giudici di nessuna parte della Sarde-
quali corseggiando ricompensarono molto bene il gna: alla qual cosa doveano essi molto ben pensare:
danno fatto alla loro patria. Nello stesso tempo Gallo però che se il senato pisano, governato da tanti pru-
Tagliapagani e Sigerio Gismondi scorrendo con due dentissimi uomini, metteva una volta le mani in que-
galere il mare di Arborea, fecero preda di una nave sta cosa non poteva con suo onore ritrarsene, se non
genovese, e dopo girando la Sardegna ne presero altre ferma e stabilita che ella si fosse, certificandoli che ol-
due con una galeotta nel mese di settembre. tre all’estinguere quel sommo antico magistrato, il sena-
Nell’anno seguente di nuovo Gallo Tagliapagani to avrebbe tolto per cagion loro ogni dignità ed onore a
con Jacopo Cerini ed Alberigo Pascemosca navigando quell’isola, e invece di mandarvi a governare i primi
ne’ mari di Sardegna presso Capo Albo (Capo Caccia) gentiluomini della sua città avrebbe mandato i più vili
fecero preda ricchissima di due navi genovesi. ed i più crudeli, acciocché con la ignobilità loro e
Nel 1175 i genovesi essendo passati in Sardegna con l’asprezza fossero un esempio a tutti gli abitatori
con grandi forze, e messe in terra di molta gente vi fa- e particolarmente a loro. Queste sue parole commos-
ceano grandi progressi; perché i pisani vi mandarono i sero talmente i popoli sardi che quivi si trovarono
consoli Carone e Paneporro con due galere, i quali presenti, che i giudici dubitando d’una gran ribellio-
mettendo insieme i pisani e i sardi che tenevano dalla ne verso di loro, condiscesero alla volontà dell’arcive-
loro parte ne cacciarono i nemici a forza; e dopo con- scovo e de’ consoli, dandogli piena autorità che faces-
vocati i giudici li fecero giurare che per l’avvenire non se la pace a suo modo, che essi avrebbero sottoscritti i
lascerebbero smontare i genovesi in terra, e che tutto capitoli di quella, e dato il giuramento di osservarla.
il tempo della loro vita sarebbero fedeli alla repubblica Il quale mandò ad effetto quanto dal senato era stato
di Pisa pagandole il solito feudo; e dopo loro tutti i imposto.
sardi diedero il giuramento di fedeltà e di obbedienza Sentendo i genovesi le discordie di questi giudici
in mano de’ consoli. per trarne qualcuno al loro partito passarono in Sar-
In quest’anno Barisone fondava in Oristano uno degna; ma trovandola in pace e achetate quelle tante
spedale detto dello stagno in Pisa, e vi pose pisani. rivolte e dissensioni, senza tentar altro se ne tornaro-
Nel 1181 si mandarono molte genti in Sardegna es- no in Genova.
sendone stati dal senato creati capitani Bernardo Cac- Nel 1188 i pisani impazientiti della poca stima
ciopoli ed Ugone Sanfelice, consoli, per raffrenare l’ira che cominciavasi a far di loro, che consumavano la
de’ giudici che di nuovo avean cominciato a contende- loro energia nelle discordie domestiche senza badare
re fra di loro con danno inestimabile di quell’isola, dalla alla sventura della cristianità in Oriente, mentre si
quale i pisani, oltre le miniere d’argento, ne ritraevano faceano grossi apparecchi e provvedimenti un’altra
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volta cacciarono dalla Sardegna tutti i mercanti geno- ro mani, che non offenderanno né manco faranno
vesi, togliendo loro le ricchezze e le robe che accu- offendere le terre né il regno del giudice Costantino,
mulate si aveano, non potendo patire né sopportare anzi lo difenderanno in ciascun luogo e lo lascieran-
che i traffichi loro andassero prosperando felicemente no entrare a sua volontà con sei persone nel castello
in quel regno loro soggetto. Della qual cosa i genove- di Goziano. Questi patti furono fatti in Pisa nella
si volendosi vendicare, uscirono fuori con l’armata, e chiesa di s. Pietro in Padule, alla presenza de’ consoli
giunti in Corsica, oltre il danno che cagionarono a’ di Pisa, di Sardo Barice, di Lamberto Bononi e di
popoli soggetti a questa città si impadronirono del Gualfredo Grassi, imbasciatori di Costantino giudice
fortissimo castello di Bonifazio edificato da’ pisani fin torritano e di Gargano Marzucchi, di Ugone Selario
dal tempo dell’imperator Ludovico primo di questo e di Gherardo Conetti, nobili pisani, addì 29 marzo.
nome. Nel 1197 un’armata pisana di otto galee, sotto la
Il regno d’Arborea essendosi posto sotto la dipen- scorta di Ildebrando Settimi, persona valorosa e di
denza de’ genovesi questi ristabilirono i loro affari com- molto grido, condusse in Sardegna il consolo pisano
merciali nell’Arborea, ma senza esclusione de’ pisani. e gli altri nobili promessi a Costantino giudice torri-
Nel 1194 i pisani avendo ripreso le armi contro i tano, e i suoi oratori.
genovesi ricuperarono il castello di Bonifacio, tolsero Nell’anno istesso accadde un gran rivolgimento di
loro molte navi, e corsero tutta la Sardegna lascian- cose nell’Arborea. Pietro de’ Serra de’ Barisone fu as-
do memorabile segno di loro. I genovesi uscirono salito da Guglielmo marchese di Massa e giudice di
fuora con armata maggiore, ripresero Bonifacio, pre- Cagliari, o Plumino, vinto e fatto prigioniero col
darono presso Cagliari la nave domandata il Leone suo giovin Barisone natogli da Bina e rinchiuso nelle
della foresta e un’altra proveniente da Africa, carica carceri di Cagliari, e Oristano fu occupato per forza.
di mercanzie. Era allora arcivescovo di Oristano un genovese,
Nel 1196 si rinnovellarono da’ pisani le conven- Giusto di nome, e temendo le soperchierie e vessa-
zioni con Costantino giudice di Torre, le quali furo- zioni del marchese e de’ pisani, che erano nel suo
no queste: Che i pisani quanto prima manderanno esercito, andò in altra parte aspettando che il fervore
uno de’ consoli, con molti nobili, in quell’isola, e della vittoria si calmasse.
particolarmente al Giudicato di Arborea, ne’ quai Nell’assenza di lui il marchese con le sue genti
luoghi faranno ricercare Guglielmo marchese e giudi- spogliò la chiesa di gran parte delle ricchezze, e pre-
ce di Cagliari, che gli diano securtà di far pace col tese che la sua usurpazione fosse legittimata con le
detto giudice Costantino, e con tutti quelli del suo consuete cerimonie.
regno e terre; che i pisani faccino ogni opera e dili- Si radunarono pertanto i suffraganei e i principali
genza, che detto Guglielmo renda al giudice Costan- del clero, e senza rispetto a’ diritti di Pietro ed alla
tino la sua moglie e altre donne prese contro ogni censura papale, dalla quale Guglielmo era colpito, lo
dovere nel castello di Gociano; che il consolo pisano, elessero a Re e gli porsero in tutta solennità il baston
destinato dalla repubblica, giunto che sarà in Sarde- del comando, o scettro del dominio, sopra tutto il
gna, subito si trasferisca nella città di Torre, e riceva regno arborese.
in sua mano il sacramento della pace dal giudice Co- Non indugiò allora a ritornare l’arcivescovo, e dan-
stantino, e il simile faccia egli per i pisani. Fatte que- nando i suoi preti di ciò che aveano osato in favore di
ste cose vadino di compagnia a’ castelli di Gociano e Guglielmo e in dispetto della sede apostolica, e ricu-
Monte-Verri, dove si metta conveniente presidio di sando di riconoscere come re di Arborea il marchese di
soldati, facendoli giurare che terranno detti castelli Massa prima di una dichiarazione pontificia, provocò
per il comune di Pisa e per il giudice Costantino in contro sé il marchese e i preti. Si sparsero gravi calun-
questo modo, che se il prefato Giudice darà a’ consoli nie tra il popolo in suo disonore, e due de’ chierici ri-
pisani, e veramente a chi rappresenterà la persona lo- belli andarono in Roma per interporre appellazione al
ro, dal giorno che sarà pubblicato quest’accordo per Papa. Ma cotanto scandalo non durò gran tempo, ed i
tutto il dì decimoquinto di maggio venticinquemila traviati pentiti de’ loro eccessi chiesero perdono, e rien-
bisanti o massamurini d’oro e d’argento, la metà nel trarono in grazia dell’arcivescovo. A questo felice risol-
detto tempo e l’altra per tutto il mese di giugno, i pi- vimento valse assai l’autorità di papa Innocenzo III.
sani gli devano restituire detti luoghi; che i pisani Nel 1269 il re di Francia Ludovico il santo andan-
operino per tutte le vie e per tutti i modi usando, do all’impresa di Tunisi con Roberto conte di Chiara-
quando non giovassero le altre cose, la forza, che in- monte, Giovanni Tristano conte e duca di Nevers e
nanzi che il consolo esca di Sardegna si faccia buona Teobaldo re di Navarra e con il Legato apostolico, tra-
pace fra Guglielmo e Costantino, e il simile interven- sportato dalla fortuna fu costretto a ritirarsi in Sarde-
ga fra esso Costantino e Pietro giudice di Arborea; gna, donde poiché raccolse tutta l’armata navigò verso
che i castelli che la città di Pisa debba tenere sotto quella città. Ebbe alcuni vantaggi, prese Cartagine,
custodia sua fino a tanto che sia fatta e stabilita la pa- poi morì per la peste. Il re Carlo venuto con la flotta
ce non saranno da’ consoli pisani alienati, né concessi pisana conchiuse accordo onoratissimo col re di Tuni-
in feudo a nessuna persona; ma che ogni anno vi si, tra’ capitoli del quale erano questi: Che in Africa
manderanno due cittadini di Pisa a governo e per potessero i cristiani pubblicamente predicare il Vange-
guardia loro facendoli solennemente giurare nelle lo- lo e battezzare quelli che si volessero far cristiani; che
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il re di Tunisi pagasse al re Carlo e a’ suoi successori fossero stati così ostinati di non voler accettare dentro
del regno di Napoli quaranta mila scudi; che lasciasse quella parte che ne era stata cacciata. La quale tentan-
gli schiavi cristiani liberi, che ne avea gran numero e do di ritornarvi di quivi mandò i suoi legati, a’ quali fu
fra essi molti sardi. Dopo che il re Carlo se ne tornò risposto che il senato era contento rimetter costoro
in Sicilia e i pisani nella loro città. [Nel testo originale nella città purché si fossero risoluti di vivere quieta-
questo capoverso, per un chiaro errore di composizio- mente. La pace fu conchiusa per Enrico Gaetani pleni-
ne, è anteposto al capoverso precedente]. potenziario del senato a queste condizioni: Che i pisa-
Nel 1273 il giudice di Gallura avendo dopo l’uc- ni rimettessero tutti i ribelli, rendendo i loro beni; che
cisione di Gualfreduccio Oddone, gran gentiluomo al conte Ugolino e al conte Anselmo Capraja fossero
ghibellino e pistolese, comandata la morte di Rinieri ridati in Sardegna i giudicati di Cagliari e di Arborea
Remondini e Pancaldo Vacca, e temendo che il se- con pagarne il tributo ordinario ecc.
nato non gli facesse mettere le mani addosso, venne Mariano de’ Serra, che con le sue armi avea accre-
in Sardegna al suo stato. Dispiacque di tal modo sciuto lo stato d’Arborea, volle adornare la città con
questo fatto alla maggior parte de’ senatori, che se- sontuose costruzioni, facendo edificare nel 1292 la
dendo nel senato fu stabilito che se gli facesse guerra. Porta di ponte, per cui si va al ponte del Tirso, e nel
E perché il conte Anselmo di Capraja che co’ Gualan- 1295 quella di Porta di mare.
di, i Lanfranchi, i Gismondi, gli Orlandi, i nobili di Mentre governava il regno d’Arborea Tosorato de-
Librafatta, i Casalberti, gli Upezzinghi, il conte Guel- gli Uberti, postovi dalla repubblica pisana, Nino co’
fo e il conte Lotto Gherardeschi, i Rocchi e altri gen- fuorusciti di Pisa e con i signori genovesi, che avea-
tiluomini di Pisa, avea favorito il Visconti, se gli era no grande stato in Logudoro entrarono nelle terre ar-
volto nemico per questo misfatto; però la cura di tale boresi e infestarono anche Oristano con le loro scor-
impresa fu a lui assegnata. Il quale passò in Sardegna, rerie; ma non poterono fare tutto il male che avean
e avendo ottenuto un grande ajuto dalla sua repubbli- proposto avendo dovuto ritirarsi.
ca cominciò la guerra contro il giudice di Gallura, e Nel 1323 Ugone di Serra figlio di Mariano già
attaccatosi il fatto d’armi tra il Gippi e la Trecenta vi deliberato a guerreggiare i pisani con le armi proprie
fu sconfitto il Visconti. e degli aragonesi fece un macello orribile di quanti
Il conte Anselmo, che forse dopo la morte del fi- uomini di quella repubblica si trovavano a mercan-
glio di Guglielmo di Capraja ebbe dalla repubblica teggiare nel suo stato, a esercitar arti e a servirlo in
l’investitura del giudicato d’Arborea, dopo questa guerra, e molto sangue fu versato dentro Oristano.
vittoria avendo avuta l’autorità dal senato pisano, Ebbe questi quattro figli legittimi Pietro e Maria-
creò cavalieri Cino Villani, Gano Chicoli, Benedetto no che furono giudici e re uno dopo l’altro, Giovan-
Nazari, Puccio Lanfranchi, Gano Scomigiani, Puc- ni che ebbe in sua porzione la signorìa della città di
cio Casa Lei e molti altri che avevano seguitato la Bosa, del castello di Montacuto e di Terranuova, e
parte del Visconti, ed ora dimostrandosegli contrari Nicolò che da’ primi anni si dedicò alla chiesa e fu ot-
furono principal cagione che si vincesse quel giorno. timo sacerdote. Si nomina un suo bastardo, per no-
Anselmo non tenne gran tempo l’autorità di giudi- me Lorenzo: furono sue figlie legittime, Maria, che
ce, perché a imitazione di Ugolino Gherardeschi conte sposò Guglielmo Galzerando Cabrera-Rocaberti;
di Donoratico lasciò di pagare il censo solito e disprez- Bonaventura che andò moglie di Pietro Exerica, e al-
zò il senato. Ma i senatori, essendosi messi insieme e tre due che diconsi maritate, una a Nicolò Carroz,
discorrendo fra di loro di questo fatto, furono di pare- l’altra a Guglielmo Camellino.
re che si osservasse l’investitura del censo, la quale dis- Pietro primogenito subentrava al padre nel gover-
poneva che non pagando annualmente questi giudici no d’Oristano e di tutta l’Arborea, prendeva in mo-
di Sardegna, da ogni ragione loro cadessero. Per la glie Costanza di Saluzzo parente del Re, e moriva
qualcosa mandarono al podestà, che chiamato il conte dopo due anni. Forse non morì improle.
Ugolino, presente in Pisa, lo sforzasse a rinunziare per Mariano secondogenito succedeva a Pietro, e avea
pubblica scrittura tutto quello che dalla repubblica te- da Timbora o Timborgeta de’ Visconti de’ Rocca-
neva in Sardegna; il quale non volendolo fare amore- berti un figlio Ugone e due figlie Leonora e Beatrice.
volmente, fu messo in prigione e quivi sentenziato, e Nell’anno 1351 Mariano con suo fratello Giovan-
desiderando di uscire fece quanto voleva il podestà. ni andò nel Logudoro in Fluminaria per recar ajuto
Levavasi il titolo di giudice anche ad Anselmo, e dopo a’ sassaresi che da otto mesi erano stretti da assedio
questa cosa Ugolino ed Anselmo furono dal podestà dagli algheresi e dai genovesi sotto il comando del fi-
dichiarati nemici e ribelli di Pisa (1275). Dopo i quali glio del Doge, e fece subito sciogliere l’assedio.
fatti il senato provvide e mandò ne’ giudicati di Ca- Nell’anno 1352 Mariano vedendo che il Re non cu-
gliari e di Arborea, per suo vicario, Simone Sassi con rava di mantenergli la promessa fatta della signoria di
autorità grande, acciocché in nome della repubblica Alghero cominciò ad alienarsi dagli aragonesi e venne
governasse quei luoghi a lei giustamente ricaduti. in discordia col suo fratello Giovanni, che niente parte-
Avvenne però che il conte Ugolino e il conte Ansel- cipando de’ suoi risentimenti contro il Re d’Aragona
mo fattisi potenti minacciarono Pisa, e rovinando tut- persisteva immobile nella fede contro le sue persuasioni.
to il paese si avvicinarono a tre miglia dalla città con Videsi allora nella casa d’Arborea lo scandalo del-
pensiero di cingerla d’assedio quando i suoi cittadini l’odio fraterno e dell’abuso della forza, perché Mariano
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fece sostenere Giovanni col suo figlio Pietro, li gittò in mandò Pietro d’Exerica, cognato, come notossi, di
un carcere angusto, e confiscò tutti i loro beni e gli sta- Mariano con proposte di pace, che furono accettate.
ti suindicati. In virtù di queste, Alghero fu dato al Re, l’assedio
Giovanni fu un cavaliere distinto per il valore, e di Chirra sciolto, Villaiglesias che erasi data a Maria-
molto meritò del Re di Aragona nella conquista di no fu restituita, e a Mariano furono lasciate le castel-
Majorca. la e terre della Gallura ad anni 56 sotto un annuo
Avea sposata Sibilla da Moncada e ne avea avuto censo, e restituiti i feudi di Matero e Gelida.
il sunnominato figlio, e due figlie, una Benedetta, si- Nell’anno 1355 avendo il re Pietro convocato a
gnora della città di Bosa sposata a Giovanni Carroz parlamento in Cagliari i tre ordini del regno, Maria-
e madre di Berengario conte di Chirra; l’altra Nico- no invitato non volle intervenirvi, né prima vi man-
losa moglie di Nicoloso Doria figlio di Galeotto. dò la moglie Timbora e il figlio Ugone, che gli fosse
Mariano avendo prorotto in guerra aperta contro data la fede pubblica.
gli aragonesi levò la sua voce a’ popoli sardi, e si fece Avendo egli significato un suo progetto, secondo il
una volta insurrezione. I primi a insorgere furono i quale potrebbesi conquistare facilmente tutta la Corsi-
provinciali pluminesi, e la prima operazione di guer- ca, il re mandò a lui in Oristano alcuni suoi fedeli
ra fu contro il castello Orgoglioso nel dipartimento (Pietro di Exerica, Gilberto Centelles e Biagio Fernan-
di Gerrei, che Pietro de’ Sena e Antonio de’ Busqui, do d’Eredia) per udire le proposte e conferire sulle me-
con una masnada di 700 cavalli e molte bande di desime; ma qui accortosi o sospettando che Mariano
fanteria, espugnarono e rovinarono. Mossero poi i tentasse la fedeltà dei Villecclesiensi e avesse intelligen-
vincitori verso Cagliari, presero tra la via la fortezza ze col duca di Milano; e vedendo che egli differiva a
di Decimo facendo prigioniero Gerardo di Donora- rendere le castella di Gallura e quelle di Montiferro e
tico, e fermatisi in Quarto bloccarono il real castello, della Marmilla secondo le condizioni della pace, e te-
e con continue scorrerie sparsero gran terrore fra gli neva ancora le sue genti riunite e armate; però, rescin-
abitanti della città e de’ paesi, e diedero il guasto alle dendo i patti d’Alghero, ordinò apparecchi di guerra, e
campagne. mandò con pieni poteri a Mariano per stabilire una
Faceasi tanto dagli arboresi in cospetto della flotta pace più sicura Lupo Gurrea e Francesco de Perellos.
del Re e sotto gli occhi di Bernardo Cabrera; il quale I quali avendo incontrato il giudice in Sellori gli do-
non sapendo soffrire tanto oltraggio sbarcò l’esercito mandarono che rendesse la Gallura, pagasse il censo
che avea raccolto su’ legni, cavalli e fanti, venne a dovuto al re, e rendesse le castella di Buonvicino, Ar-
conflitto e prevalendo per il numero poté costringe- dari e Capula, a lui illegalmente vendute da Damiano
re gli arboresi alla ritirata. Doria, o desse i suoi figli in ostaggio finché l’arcivesco-
Il Re di Aragona temendo di perder il regno per vo cagliaritano proferisse sentenza sul miglior diritto.
le armi di Mariano, de’ genovesi e de’ milanesi, ap- Conobbe allora Mariano che la pace domandata
parecchiossi ad uno sforzo e in principio dell’anno dal re era stata una frode per togliersi dal mal passo
avendo spedito dodici galee cariche di truppe sotto il ove erasi trovato, e pertanto rotte le trattative e con-
comando di Michele Perez Zapata, egli nel mese di gedati gli ambasciatori del re, pensò a mettersi in
giugno sciolse con novanta triremi e presentatosi ad stato di aver giustizia dalle proprie armi.
Alghero vi sbarcò l’esercito, e subito cominciò i lavo- Pietro vedendo tant’animo nel giudice sperò che
ri della circonvallazione. potrebbe piegarlo con le sue parole e sotto il VI de-
In questo il governatore del Logudoro Raimondo gli idi di giugno scrissegli nel seguente tenore:
di Riosec invade le terre de’ Doria con intenzione di «Ben si stima conveniente e consentaneo alla ragio-
procedere sopra l’Arborea; ma fu infelice e dovette ne, che si renda a ciascuno ciò che ritienesi senza di-
tornare indietro fuggendo dalle armi di Matteo Do- ritto, dicendo sul proposito s. Agostino e il Canone,
ria e lasciando suoi prigionieri alcuni cavalieri di fa- che non rimettesi il peccato se non rendesi il rubato.
ma, Ruggero Rosane, Aimone Papiolo, Martino Leher, Pertanto avendo voi occupato e ritenuto, e occupan-
ed altri. do e ritenendo le seguenti nostre castella, il castello
Gli algheresi, che erano difesi da un presidio di soli detto Pedrès e il castello di Buonvicino, quello di Ter-
700 uomini contro un esercito numerosissimo non ranova, di Ardara e di Capula co’ loro termini, territo-
sperarono invano ne’ soccorsi del giudice di Arborea, e ri, diritti e pertinenze; le quali castella furono e devon
questi avendo raccolto in Bosa duemila cavalli e quin- essere nostre, appartennero e devono appartenere a
dicimila fanti andò a porsi sulla sommità di Scalapic- Noi: e ricusando ancora iniquamente di rendere a
cada sul capo degli assediatori, aspettando la flotta ge- Noi con grave danno dell’anima vostra, e vilipendio e
novese che veniva dal mar di Venezia, la quale mentre dispregio nostro, i frutti, i redditi, i proventi e gli altri
manovrasse contro la flotta aragonese egli piombereb- diritti, che portano, e facendone ogni vostra volontà:
be con tutto impeto sopra i reali accampamenti. ora convenendo che voi secondo il dritto, l’equità e la
L’esercito aragonese invano faticò in molti assalti retta ragione, e secondo le anzi riferite autorità, ren-
alla espugnazione delle mura; la virtù de’ pochi di- diate a Noi o a chi ne piacerà indicare le prenominate
fensori restò invitta, sì che il Re, vedendo le sue gen- castella co’ frutti già percepiti e che si eran potuti per-
ti consumate dal morbo e dal ferro e certa la sua cepire dal tempo della occupazione e della usurpazio-
sconfitta se Mariano scendesse sopra le sue genti, ne, né ulteriormente le ritenghiate se volete evitare il
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peccato della ingratitudine e il delitto di maestà; però della camera apostolica e i frutti dei beneficii di que-
nel miglior modo noi vi ammoniamo, e formalmente gli ecclesiastici che non risiedevano ne’ suoi regni,
comandiamo, che restituiate o facciate restituire a Noi scrisse al Papa per scusare il fatto, cui avealo indotto
le predette castella con le loro pertinenze e i frutti che la necessità, e domandò e ottenne il perdono.
si ebbero e si poteano avere, senza dilazioni morose, Continuando il giudice nella guerra occupò la mas-
senza eccezioni frustratorie, senza scuse; altrimenti, se sima parte dell’isola, e agiva da sovrano; a che era con-
voi in questo sarete negligente e tardo, Noi con tutta fortato da Pietro re di Castiglia, da cui gli si rappresen-
forza e rigore procederemo contro voi e i vostri beni, tava l’opportunità di impadronirsi di tutto il regno,
e il nostro diritto rimarrà intero, e voi porterete la pe- mentre l’aragonese, comune loro nemico, era impiglia-
na delle azioni vostre insane e imprudenti. Diciamo to in molte e gravi guerre nella Spagna.
che alla presentazione e relazione della presente Noi Nel 1365 Mariano occupava la città di Sellori, Vil-
diamo e intendiam dare piena autorità a Guglielmo laiglesias e molte altre castella, guerreggiando senza
di Apiaria, cursore della nostra cura e nunzio giurato tregua contro gli aragonesi. In uno dei più forti fatti
a quest’effetto. Dat. nel castello di Cagliari addì 8 giu- d’arme cadde Alibrando de Sena col suo figlio, capi-
gno dell’anno del Signore 1335 [recte 1355]». tani distinti di Arborea. I sardi aderivano tutti a Ma-
Mariano poco commosso dal comando e dalle mi- riano, quelli ancora che erano nelle possessioni che i
naccie rispose che la prima capitolazione doveva essere pisani avevano ancora in Sardegna, e si univa a lui
osservata, e il re più fortemente irritato esecrando le Salebro Doria dopo avere spento il proprio zio.
inique condizioni della pace di Alghero, che diceva Nel 1366 il Re rivolse la sua attenzione alla Sar-
infida ed infame, comandò a Pietro d’Exerica e a Ber- degna, e provvide perché Mariano che minacciava di
nardo Cabrera che marciassero con le loro genti sopra occupar tutto il regno fosse arrestato ne’ suoi pro-
le terre arboresi. gressi. Olfo da Procida veniva mandato da lui con la
Mariano accorse a questi e accaddero alcune scara- flotta, e Ugone di Santapau raccoglieva nell’isola
muccie, nelle quali gli aragonesi perdettero un certo fanti e cavalli per comporre con le genti del conte di
re mauro, vassallo di Pietro, e Berengario Monros. Chirra, con Berengario Carroz, con Branca Doria e
Nello stesso tempo altri capitani del re operavano col governatore del Logudoro un esercito sufficiente
contro gli alleati di Mariano, Artaldo di Pallas contro a far fronte al Giudice. Cagliari e il castel della Fava
i trecentani, sudditi dei pisani, che molto erano con- ebbero aumento di presidio, e molte genti d’arme si
trari al governo aragonese; Bernardo Cruillas, gover- disposero nella Gallura e in Alghero, dove comanda-
natore del Logudoro, con Sampero, capitano delle va Giovanni Carroz. Il Giudice essendo più forte di
milizie di quella provincia contro Matteo Doria, ma gente teneva in grande apprensione i nemici.
le parti nemiche non s’impegnarono mai seriamente. Nell’anno 1367 Mariano volendo far colpi decisi-
In questo essendo i genovesi compostisi in pace vi, forse espugnando Cagliari e Alghero domandò ad
coi veneziani, e potendo soccorrere a Mariano e con- Americo Visconte di Narbona, marito di Beatrice sua
fortarlo nella lotta, Pietro credette meglio di inclinar figlia, di mandare a’ suoi stipendi una compagnia di
l’animo alla pace, e mandati al giudice con pieno quei guerrieri di ventura, che erano in quelle regio-
potere Lupo Gurrea, Francesco de Perellos e Beren- ni; ma il re essendone stato avvisato pregò con sue
gario Dalms, si convenne nel V degli idi di luglio in lettere il Visconte suddetto e il re di Francia perché
queste condizioni: Che il giudice pagherebbe tre mi- non permettessero che nessuna truppa uscisse da’ lo-
la fiorini; cederebbe al re le castella di Buonvicino, ro stati in servigio di Mariano.
Pedrès, Urisa (Orosei) e le altre terre della Gallura; il Quando il re ebbe tolto all’arborese quelle armi
re lo restituirebbe nei feudi di Matero e Gelida; che mercenarie pensò di aumentare le sue, e nella prima-
le castella di Ardari e Capula vendute a Mariano da vera del 1368 mandò Pietro de Luna, governatore del
Damiano Doria, il Castel genovese, quel di Rocca- regno, con un forte esercito. E qui crebbe questo a
forte e l’altro di Caramonte, possedute da Matteo maggior numero non solo per le genti che Berengario
Doria sarebbero consegnate o all’arcivescovo di Ar- Carroz avea nell’isola già ben addestrate nella guerra,
borea, o al vescovo di Uselli, finché il papa Innocen- ma ancora per quelle che i fratelli Sanna Lorenzo e
zo giudicasse a chi spettassero di diritto. Giovanni di Figulina, distinti capitani a servigio del
Questi articoli essendo stati segnati, si ristabilì re, raccolsero, e per le squadriglie che comandava Pie-
l’ordine, Mariano e Matteo Doria promisero la loro tro Pinna di Minutada.
fedeltà, e Timbora, ritornata con Ugone in presenza Pietro De Luna, sentendosi assai forte per tentar
del re, le fece per il marito gli onori della riverenza. il colpo che meditava, mosse contro Mariano, e ac-
Mariano riposò sino al 1364, quando ripigliò le campatosi alla parte orientale della città tra la chiesa
armi contro gli stranieri. di s. Maria Maddalena e lo stagno di s. Giusta co-
In quest’anno Urbano V, sdegnato gravemente minciò a minacciar l’eccidio della città se gli orista-
contro il re di Aragona, trattò nel concistoro di pri- nesi non si sottomettessero.
varlo del regno di Sardegna, e questo concedere a Mariano attese intanto l’ora felice, e quando vide
Mariano. Ma per lettera di Ferdinando di Eredia av- gli aragonesi, nella troppa confidenza che aveano nel
visato a tempo Pietro, che avea nel bisogno dopo i numero e nel proprio valore, negligenti e sbandati
dispendi cagionati da tante guerre occupato i beni trasse dalle mura le sue genti, e invadendo il campo
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nemico sparse il terrore ed ebbe una facilissima vit- I regi legati Francesco Villarosa e Giacomo Finel-
toria. Restaron molti aragonesi uccisi nella mischia, lero poterono in questo persuadere Brancaleone Do-
tra’ quali il capitan generale, Pietro De Luna col suo ria a muover guerra agli arboresi, e questi nella pri-
fratello Filippo e con Pietro Pinna, e si fece gran nu- mavera usciva da castel genovese seguito da molte
mero di prigionieri, anzi si disse che nessuno sia po- genti, invadeva le terre di Mariano, le saccheggiava e
tuto scampare alla morte o alla prigionia. venuto alle mani con le di lui genti le sconfisse.
De’ prigionieri più distinti una parte fu scambiata A questo vantaggio del re seguiva uno svantaggio
coi cento arboresi che il re aveva statici, gli altri, con per la ribellione di Lampanto de’ Lampanti cittadi-
poche eccezioni, furono senza riscatto rimessi in libertà. no di Stampace, contro la quale ebbe a operare Al-
Mariano proseguì nell’anno seguente la sua fortu- berto Zatrilla governatore di Cagliari e di Gallura.
na: espugnò il castello d’Osilo, uno dei più forti e La speranza che in quest’anno venisse il re cadea
per la robustezza delle mura e per la natura del luo- per la guerra che scoppiò tra lui ed Enrico.
go, e quindi fece una scorreria contro Sassari. Nel 1371 le cose degli aragonesi in Sardegna era-
Il re in tanto pericolo mandò Pietro di Averso con no per la violenza degli arboresi cadute così basso,
la sua flotta nell’isola, destinò capitano generale il che restavano appena in potere degli aragonesi Ca-
conte di Chirra, Berengario Carroz, tentò di scemare gliari e Alghero con alcune castella.
gli alleati al suo nemico, e ottenne per mezzo di In questo tempo fu portato prigioniero in Oristano
Dalmazio Jardin governatore del Logudoro di richia- Manuele de Entexa figlio di Ponzio Ugone, fratello
mare alle sue parti Brancaleone Doria, al quale però bastardo dell’Infante Teresa, madre del re Pietro.
diede conferma di tutti i feudi e in dimostrazione Non potendo il re effettuare il disegno di sua ve-
della sovrana benevolenza la real insegna, che in quel nuta in Sardegna, e non sapendo altro modo a trat-
tempo era un’àncora. tenere le armi arboresi, diede consiglio a Brancaleo-
Ma gli arboresi non si conteneano da nessun ti- ne che patteggiasse un armistizio con Mariano forse
more ed osarono assalir la rocca di Acquafredda nei con la promessa di trattar la pace. Il giudice consentì
salti di Siliqua, ch’era un castello sopra uno scoglio nella tregua, e il Re usò del tempo per approvigiona-
ripidissimo. Se Berengario di Enteça, che vi coman- re le rocche di Cagliari e di Alghero, e per procurarsi
dava, non avesse adoperato tutto il suo ingegno mi- nuove forze, avendo mandato il conte di Chirra in
litare, il vessillo d’Arborea sarebbesi senza dubbio le- Avignone per invitare Benedetto Walter gentiluomo
vato su quelle torri sublimi. inglese, capo d’una masnada di avventurieri, di pas-
L’impeto di Mariano non si calmò né pur all’an- sare in Sardegna co’ suoi capitani e le genti d’armi.
nunzio che nel giorno dopo la Risurrezione era stato In questo tempo Brancaleone Doria riconciliossi
eretto in Barcellona il real vessillo e pubblicato il pri- con Mariano, e ne ebbe in moglie la figlia Leonora.
vilegio che sarebbe conceduto a quelli che armati se- Il Walter acconsentì, e decorato del titolo di conte
guissero il re, come si costumava quando imprende- d’Arborea venne nell’isola col conte di Chirra, Beren-
vasi una guerra gravissima. Proseguendo dunque i gario Carroz, con Olfo da Procida, Filippo Lamberto
suoi trionfi, era ricevuto dai sassaresi nella loro città, di Villachiusa, Ludovico Hos e Raimondo Oggero di
e potea stringer d’assedio il castello, dove con Beren- Pontsorga.
gario Carroz alcaide erano Giordano Tolar vicario Nell’anno seguente il Walter presentossi in campo
pella città e Sancio Ximene d’Ayerne cavaliere arago- a lottare con Mariano; ma tanto valse la sua sperien-
nese. Gli assediati molto patirono per i frequenti as- za militare contro il suo avversario, quanto il valore
salti e i morbi morendo fra gli altri il d’Ayerne; e do- degli inglesi valse contro gli arboresi, che non retro-
vettero finalmente capitolare. cessero d’un passo a’ conati di quelli.
Il dominio degli aragonesi in Sardegna pareva alla Nella primavera del 1373 i genovesi armarono
sua fine non solo per le vittorie di Mariano, ma per la quaranta galee, e le caricavano di gente per dare aju-
discussione che era tra il conte di Chirra, capitano ge- to agli arboresi. Il re Pietro muniva però di altre gen-
nerale, e il governatore di Cagliari, la quale poté impe- ti d’arme la rocca di Alghero.
dire, come dice il Fara, che il re differisse di venir con Se in quest’anno i genovesi non fecero ostilità contro
l’esercito in Sardegna: ma questa determinazione restò gli aragonesi le fecero poi nell’altr’anno prorompendo
segreta, perché non cadesse l’animo de’ suoi catalani e in aperta guerra senza una causa evidente. Operando di
aragonesi, sostenuto dalla speranza del prossimo ausi- concerto genovesi e arboresi oppugnarono Lapola, sob-
lio; nella quale li confortò Giasperto Campolungo, re- borgo marittimo di Cagliari, ed essendosene impadro-
gio tesoriere, venuto nell’isola a preparar per la guerra. niti strinsero di così dura ossidione il castello e Stampa-
Nell’anno seguente 1370, Pietro per ritenere la ce, che ridussero agli estremi i cittadini: se non che
Sardegna che sfuggivagli di mano, mandava il sicilia- scongiurò l’estremo destino da una parte la virtù di
no Benvenuto Graffeo, barone di Partana, con alcu- Gilberto di Cruillas, sostituito dal Re in capitano gene-
ne navi per vettovagliare i cagliaritani e gli algheresi, rale del regno dopo la morte di Berengario Carroz; dal-
e comandava che le quattro principali castella, che l’altra la fede di Brancaleone Doria che sostenne Alghe-
gli restavano, di Acquafredda e Giojosa Guardia nel ro contro gli sforzi e le arti d’altri arboresi e genovesi.
Ciserro, di s. Michele presso Cagliari e di Chirra fos- Tra gli aragonesi, che meglio meritarono del Re in
sero ben muniti. tanto pericolo, fu Bernardo Dusay cagliaritano, il quale
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per le molte sue azioni di valore contro Mariano e gli potesse dividere dal Duca; ma Ugone non volle né
arboresi fu rimunerato con la concessione in feudo di pure udire gli ambasciatori, mentre il Duca poco
varie terre nelle curatorie di Dolia e di Nuraminis. sincero nel tempo che si allegava con lui facea patti
La condizione de’ cagliaritani assediati dagli arbo- col Re, e poi poco fedele nell’esecuzione neglesse di
resi facevasi più spaventosa, essendo premuti di gra- adempire agli obblighi che avea assunti.
ve penuria e mancando di armi per munire le castel- L’Angioino sentendosi un’altra volta nella necessi-
la di Chirra, Acquafredda, e Giojosa guardia, e si tà degli ausili di Ugone mandogli due altri amba-
venne a tal punto che il governatore del regno deli- sciadori i signori Mignon di Rochefort e Guglielmo
berò co’ cittadini di Cagliari, che ove non fossero Cayan.
soccorsi e si facesse più duro il tormento dell’inedia Essendo questi giunti alle porte della città aspetta-
abbatterebbero le mura, incendierebbero le case e rono finché il giudice concedesse di lasciarli entrare.
salvandosi nel continente supplicherebbero il Re a Andati al suo cospetto esposero il desiderio del loro
non sdegnarsi del loro fatto. committente di contrarre una novella alleanza, e la
Ugone di Arborea incrociando con alcune galee sul domanda della di lui figlia al figlio del Duca che an-
porto di Cagliari e di Alghero dava grandissimo affan- cora vagiva nella cuna; e Ugone avendo rimproverato
no a’ catalani e facea tornar indietro le navi cariche di a’ medesimi la mala fede del loro signore ne’ primi
frumento se non le potea predare, e finalmente avreb- patti, rifiutò la domanda di sua figlia, già da marito,
be spinto a quella fatale risoluzione gli assediati se il come un blandimento grossolano; quindi dal vescovo
regio viceammiraglio Francesco di Averso assalendolo cancelliere fece nella gran sala, dove erano radunati i
e fortemente combattendo non lo costringeva alla fu- chierici ed i cittadini delle diverse classi, rispondere a’
ga e a salvarsi dentro il porto d’Oristano. medesimi che con un alleato, che avea mancato la pri-
In quell’anno la pestilenza invadea la Sardegna, e ma volta a’ suoi doveri, egli non volea più patteggiare.
fra le molte vittime che si dovettero deplorare la più Nel 1378 Urbano VI sdegnato gravemente contro
compianta fu lo stesso Mariano. i procedimenti poco rispettosi del re Pietro, e credo
Ugone che già era stato addestrato nel governo e per la stessa ragione per cui il Pontefice quinto dello
molto aveva operato in terra e in mare combattendo stesso nome era stato in sul punto di esautorarlo, pen-
contro gli aragonesi, prese le redini del governo e con- sò di rigettar il recidivo e porre in suo luogo sopra la
tinuò con lo stesso accanimento la guerra, fermo nel Sardegna.
proposito di esimersi da un superbo padrone e liberare Anche questa volta il Re fu avvisato a tempo, e
tanti popoli sardi dal gravissimo giogo degli stranieri. avendo fermata con pochi cambiamenti la pace già
Durava ancora a questi giorni la prigionia di Gio- stipulata co’ genovesi sotto l’arbitramento del mar-
vanni d’Arborea e del suo figlio, e quindi diventò più chese di Monferrato, libero da ogni timore dalla par-
dura di maniera che i due infelici nella esasperata cru- te della repubblica volle fare un gran sforzo e delibe-
deltà de’ trattamenti dovettero finalmente succumbere. rò di passare in Sardegna con una numerosa flotta,
Benedetta d’Arborea, figlia di Giovanni e di Sibilla confidando che questa volta sarebbe più fortunato,
Moncada, per grazia sovrana succedeva al padre nella perché avrebbe trovato minore resistenza dalla parte
signoria della città di Bosa e del suo distretto. I figli de’ sardi, e che molti de’ più potenti signori d’Arbo-
che ebbe da Giovanni Carroz, fratello del Berengario rea si sarebbero uniti a lui.
che abbiam veduto ne’ primi ufficii politici e militari Siffatta fiducia di Pietro posava nell’odio che Ugo-
del regno, quando questi morì domandarono per sé ne col suo aspro governo e le maniere tiranniche ave-
lo stato di Chirra. va concitato contro di sé, perché i popoli oppressi sti-
Stabilitosi Ugone nel giudicato, e ordinato il go- mando che meno soffrirebbero sotto la dominazione
verno secondo il suo pensiero, si volse nel 1377 con degli stranieri faceano voti per la venuta del Re.
tutto l’animo alla guerra contro gli aragonesi, occu- Presto cominciò la defezione, e primo ad abban-
pò tutti i paesi dello stato di Chirra, quindi pensò donare le parti di Ugone e darsi al Re fu Valore de’
ad affermare la sua dominazione sulla città di Sassa- Ligia d’una delle più illustri e antiche famiglie della
ri, pubblicando gli statuti che furono poi sempre os- Sardegna, imparentata con la casa di Arborea. Il Re
servati, e ponendovi podestà e vicario suo Giacomo l’accolse, e volendo con la munificenza allettare gli al-
de Atene. Egli muniva ancora il castello di Osilo. tri gli fece concessione delle terre del Goceano ed al-
Il duca d’Angiò, fratello del re di Francia Carlo V, tre, sebbene Valore siasi dovuto contentare del solo
contendendo col Re d’Aragona per la successione al titolo e abbia continuato a esserne possessore Ugone.
regno di Majorca, e volendo giovarsi contro l’avver- Avendo Pietro raccolto un grandissimo esercito nel
sario della potenza di Ugone, mandavagli una solen- 1379 disegnò di invadere l’Arborea, e questa ridotta in
ne ambasciata per stringer seco l’alleanza. Ugone ac- sua podestà di passare nella Sicilia; però nominava am-
cettò l’alleanza, e permise che il Duca traesse dal suo miraglio della flotta Bernardo Cabrera: ma alcuni fra’
stato molti balestrieri ed altre soldatesche, e fece consiglieri suoi, che egli più stimava per il senno, es-
pubblicare questa alleanza nella chiesa maggiore del- sendo contrari alla guerra Siciliana, e ne’ dibattimenti
la città in presenza di tutto il popolo. essendo trascorsa la stagione, nella quale le truppe
Il Re che conosceva il valore di Ugone mandò al- avrebbero potuto guerreggiare in Sardegna senza peri-
cuni suoi confidenti facendogli grandi proferte se lo colo della sanità, non si fece né pure l’impresa sarda.
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La smania del Re alla distruzione della casa d’Arbo- La fama delle mirabili imprese di Leonora essendo
rea andò poi mitigandosi e non più si parlò della spe- pervenuta nella penisola, il Re per consiglio de’ suoi
dizione. Ugone non fece cosa alcuna memorabile in ministri sostenne il Doria che smaniava di ritornare
guerra negli anni 1380-81-82, ma ebbe assai che fare alla sua sposa, e lo chiuse in un castello, perché teme-
per reprimere le ribellioni de’ suoi sudditi, i quali veri- va non si complicassero più le difficoltà della ricupe-
similmente erano concitati da’ fautori degli aragonesi. razione della Sardegna se egli si riunisse alla moglie.
Formossi finalmente nel 1383 una congiura contro Finalmente si patteggiò con Brancaleone ch’egli
Ugone da’ principali di Arborea, si propose la muta- rimarrebbe ostaggio nel castello di Cagliari finché
zione dello stato in quella forma, che piace a uomini non fosse consegnato a Bernardo di Senesterra il fi-
stanchi della tirannia, e quando venne il giorno fissato glio Federico, il quale resterebbe nel medesimo fin-
allora eccitatasi una sedizione per chiamar fuori Ugone, ché concedesse l’età di far il servigio aulico; il che se
quando questi si presentò per reprimere gli audaci fu egli non avesse ottenuto sarebbe rimasto in Cagliari.
mortalmente ferito, e subito fu proclamata da’ princi- Posto sotto la custodia di Bartolomeo Togores e
pali congiurati la repubblica. di Lupo Alvaro de Espejo quando nella primavera
Comeché il Re avesse dei partigiani nell’Arborea dell’anno seguente si mandò l’esercito in Sardegna
non pertanto i più detestando quanto il superbo im- fu trasportato nel suddetto castello; ma invano volle
pero de’ Giudici, tanto la tirannica dominazione de- persuader la moglie che mandasse il figlio e si ab-
gli stranieri, proclamarono la libertà. bandonasse alla discrezione del Re.
Il Re quando seppe questa novità comandò subi- Iratissima Leonora perché il marito contro la fede
to una spedizione e nominò capitano generale del- pubblica fosse stato ditenuto volse le armi che avean
l’esercito Ponzio di Senesterra. domato i ribelli a punire la perfidia degli stranieri, e
L’occupazione della provincia arborese parve an- così felicemente le trattò negli anni 1384-85-86 che
cora più facile dopo che Brancaleone Doria, perso- poté esercitar un dominio tanto esteso fuori de’ limi-
naggio di grande autorità nell’isola per la sua poten- ti d’Arborea, quanto era stato quello del padre, aven-
za, e che era rimasto sempre fedele al Re dopo la do i popoli risposto alla sua voce come a quella di
riconciliazione, giunse alla corte, e promise di ridur- Mariano, e confidando in lei che li libererebbe dalla
re tutta l’isola sotto la sua obbedienza se concedesse schiavitù, nella quale gemevano sotto la tirannia dei
l’eredità di Mariano alla sua moglie ed a’ figli. Pietro baroni de’ tre regni.
per stringerlo anche più alla sua causa lo armava ca- Stanco il Re di questa guerra disastrosa inchinò l’ani-
valiere, lo fregiava del titolo di conte di Monteleone, mo alla pace, e la fortissima donna fece vedere di desi-
e gli facea dono del dipartimento della Marmilla. derarla, quando era prossima alla vittoria decisiva.
Sperava Pietro che i ribelli una volta vinti cessereb- Leonardo vescovo di s. Giusta, cancelliere del re-
be finalmente la guerra con cui gli arboresi da tanti gno di Arborea e Comita Pancia entrati in conferen-
anni tentavano annullare la dominazione aragonese, za co’ ministri del Re proposero i patti, a’ quali desi-
epperò molto fu dolente quando seppe la deliberazio- stendo dalla guerra riconoscerebbero la sovranità da
ne del senato arborese, che ove non potessero conser- Re di Aragona essa Leonora, e con lei i sardi non ar-
vare la libertà si commetterebbero alla fede e nella boresi, che aveano scosso il giogo de’ signori arago-
clientela della repubblica di Genova, e affrettossi a nesi dalle loro cervici. Proponeva Leonora – Il Re
mandare al papa ambasciadori Guglielmo di Estaym- darebbe generale indulto a’ sardi che eransi ribellati
bos ed il dottore Matteo Clemente, uditore del sacro – riconoscerebbe vivi i patti già stipulati con Maria-
palazzo e consigliere aulico, perché vietasse che i ge- no – confermerebbe la libertà e le franchigie pro-
novesi s’impadronissero della Sardegna stata data in messe a un decennio da Leonora a quei sardi che
feudo alla corona di Aragona dalla S. Sede. dalle parti regie eran passati alle sue – Brancaleone
Qui Leonora, figlia di Mariano e moglie, come no- sarebbe rimandato libero – i beni confiscati in Sar-
tammo, di Brancaleone Doria, sperando nulla in suo degna e fuori a Leonora sarebbero resi – potrebbe il
favore dalla parte del Re, e non soffrendo di veder lo Re nelle castella da principio possedute porre presi-
stato di Arborea in potere degli uccisori del suo fratel- diari quali volesse, ma non nella rocca di Sassari, do-
lo, radunò i vassalli di suo marito e quegli arboresi ve la guarnigione sarebbe di gente del luogo sebbene
che erano rimasti fedeli alla sua casa, e indossate le ar- sotto un alcaide straniero.
mi scese, come è tradizione, dal castello di Monteleo- Proponevano i sardi – Nessuno de’ dinasti arago-
ne, dove era solita abitare col marito tutto il tempo nesi possessori di feudi nel regno vi farebbe residenza
che restava fuori di Sassari, e operando con valore – gli ufficiali regi, eccettuato il governator generale e
molto superiore al suo sesso e guidando i suoi con in ciascun luogo un amministratore per la raccolta
senno procedette felicemente nell’impresa impadro- delle gabelle, tutti gli altri fossero sardi: il che però
nendosi del castello di Ardari, di quello di Montacu- non riguardava né Cagliari né Alghero, colonie stra-
to, del Goceano ed altri di minor importanza; final- niere, dove il governo poteva istituire le persone che
mente dopo distrutto l’esercito dei ribelli occupando più gli piacesse – che gli ufficii regii fossero triennali,
Oristano, dove il suo figlio Federico, che ancora non come costumavasi nella Catalogna, né potessero ri-
avea trapassato il secondo lustro, fu secondo l’antico tornar nell’isola quelli che nella sindicatura fossero
costume eletto e salutato Giudice e Re di Arborea. stati riconosciuti di aver male amministrato.
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Leonora poi da sua parte dovea rendere al Re le ter- Goceano; da Giovanni de Agos del luogo di Muchiano
re e castella, che erano appartenute al Re prima della per l’incontrada di Monteferro; da Antonio de Alesio
guerra, e contentarsi de’ limiti, ne’ quali era compreso del luogo di Sporlato, sindaco della curatoria di Ane-
il regno di Arborea prima che Mariano levasse le ar- la; da Bernardo Lepori del luogo di Gavoi per l’incon-
mi contro Aragona; e dopo questo dovea pagare l’ar- trada di Barbagia Ollolai e della curatoria di Austi; da
retrato del censo dovuto al Re per il Giudicato; e da Pietro de Monte, abitatore della villa di Sarule, sindaco
ultimo cedere al Re il castello di Longone, o fabbri- della curatoria di Dore; da Nicolò de Vare, abitatore e
cato o ampliato da lei. sindaco di Caramonte, altrimenti Anglona; da Fran-
Essendo state stabilite siffatte condizioni tra’ sud- cesco Sabiu, abitatore della villa di Lacon per la curato-
detti plenipotenziari di Leonora e de’ popoli sardi ed ria di Parte Alensa; da Giovanni Massala della terra di
i ministri regii, Bernardo di Senesterra, governatore Ribecco per la curatoria di Costavalles; da Francesco
di Cagliari e Giasperto Campolungo consigliere au- di Zori della terra di Guilarci per l’incontrada di Guil-
lico, fu mandata al Re la capitolazione dal medesimo cieri; da Elia Sanna, abitatore del luogo di Capula,
giurata addì 31 agosto del 1388 [recte 1386] nella per l’incontrada di Ardor e di Mejulagu; da Guantino
città di Barcellona, imposta una multa di 200 mila Porcu, abitatore della villa di Nurapolio, sindaco di
fiorini a chi osasse di violare i patti. Parte-Milis; da Lorenzo Montisi, abitatore della villa di
Ma la pace desiderata non susseguì, perché essen- Gonnos de Tramatia, sindaco di Parte-Montis; da
do morto il Re, e gli aragonesi parendo poco con- Guglielmo Segue, abitatore di Monte Leone, sindaco
tenti delle transazioni suddette, Leonora trasse un’al- di Monteleone e dell’incontrada di Cabuabbas; da
tra volta la spada. Nicolò Porru, abitatore della villa di Solorussa, sindaco
La prosperità di Leonora fu intorno a questo tem- della comunità del campidano maggiore di Aristani;
po turbata dalla morte di Federico suo primogenito. da Agostino Ferrali, abitatore della villa di Mahara, sin-
Giovanni, figlio di Pietro, avendo preso nel gen- daco di Marmilla; da Bartolo de Lacon, abitatore della
najo del 1387 le redini del governo, volse subito il suo villa di Bidonì, sindaco di Parte Barigadu; da Tomeo
pensiero alla pacificazione della Sardegna, e destinò Sotgia, abitatore della Santa-Villa di Sia di S. Lucia,
suo viceré Ximene Perez de Arenoso, commettendogli sindaco del campidano di Simagis; da Giacomo de Sii,
di rinnovare la pace con Leonora e tutti i sardi sotto le abitatore della villa di Solgono, sindaco di Mandreli-
condizioni già accettate da Pietro, purché la Giudices- sai e di Barbagia-Biti; da Marco Jover e Francesco Roig
sa cedesse a’ suoi ministri le regioni regie e ponesse in per il popolo di castel Cagliari; da Bernardo Camella,
poter dell’arcivescovo di Oristano, o del vescovo di Francesco Bos e Antonio Ferret, abitatori e sindaci della
Uselli le terre e castella, sulle quali era litigio. villa di Alghero; da Antonio Pugioni e Salatino di La-
Essendosi espresso che dovrebbe render Leonora la con, cittadini e sindaci di Sassari; da Ludovico Nelli per
città e il castello di Sassari, la città e rocca di Villaigle- il popolo di Villaiglesias; da Marco Capulo, abitatore e
sias, e le fortezze d’Osilo, Buonvicino, Pedrès, Sellori, sindaco della terra di Sellori; da Pietro Guiso, abitatore
Longone e le terre e castella delle regioni di Montes, di Urisè per la Mola di Posada e l’Iscla di Galtellì; e da
di Posada, dell’Iscla di Galtellì, prosciogliendo quegli Gavingio Masala, abitatore del luogo di Ploaghe, sin-
uomini dal giuramento di fedeltà, e consegnare al daco della baronia di Osilo.
suindicato arcivescovo o vescovo le rocche di Ardari Fu questa pace giurata dal Re nel VI degli idi d’apri-
e Capula fin che il Papa pronunciasse sul miglior di- le; e dopo questo Pietro di Arenoso avendo ricevuto
ritto, resta chiaro che Leonora emolò felicemente il da Leonora trenta ostaggi, e con essi Galzerando Vil-
padre riducendo con la forza delle sue armi gli ara- lanova, Roderigo Lançol, Giovanni Doria e Giannet-
gonesi alle sole città di Cagliari e Alghero e alcune to figlio di Brancaleone, consegnava a Comita Pancia
poche castella. il castel della Fava e a Rainieri Pisquella (cittadini ori-
Quest’atto ebbe luogo nel 1388 nelle none di feb- stanesi) il castello di Salvaterra in pegno della fede, e
brajo e fu sottoscritto da Ximene Perez d’Arenoso per rimandava libero il detto Brancaleone con questo
il Re d’Aragona; per Leonora dal suo cancelliere Leo- patto che recedendo dalla pace egli perderebbe il Ca-
nardo vescovo di s. Giusta, Comita Pancia, Tommaso stel genovese e il Casteldoria, e recedendo il Re fosse-
Serra e Antonio Casa; per Mariano, secondogenito ro a lui acquistati il castello di Buonvicino e quello di
della Giudicessa, Giacomo Toveri d’Oristano in qualità Osilo con la rispettiva baronia.
di suo curatore e tutore; per i popoli, da Nicolò Barao La calma durò fino al 1389, quando il re Giovanni
e Pietro Selluri sindaci d’Oristano; da Galeazzo Massa- diede a Leonora causa di doglianza e di sospetto, per-
la sindaco e cittadino di Bosa; da Pietro di Casili, sin- ché dopo la morte di Berengario avea attribuito a Vio-
daco di Castelgenovese; da Folco de Sii, sindaco di lanta Carroz la contea di Chirra e il giudicato del-
Monte acuto, abitatore della villa d’Ocieri; da Lemo- l’Agugliastra, e perché facea costrurre e armare una
cio de Colco per il popolo di Terranova; da Margiano gran flotta. Leonora domandava per sé la contea di
Gaduleso, sindaco di Monreale, abitatore della villa di Chirra, volendo validi i diritti della casa di Arborea sul
Sardara; da Barisone di Simala di Tres-nuraghes per medesimo, e mostrava dubitare delle intenzioni ostili
l’incontrada del castel di Serravalle, detta Planargia; del Re contro di sé nell’apparecchio di tante armi.
da Pietro Coghe della villa di Gorare, sindaco della ter- Dunque nel 1390 chiamò sotto le sue bandiere
ra di Macomer per le curatorie del Marghine e del tutte le genti d’arme, e mandò suo marito alla guerra.
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Brancaleone ardente nel desio di vendicarsi delle soccorrendo opportunamente agli algheresi pericolan-
vessazioni che avea patite dal governo aragonese nella ti impedì il trionfo di Brancaleone.
sua prigionia, mosse con impeto, e prima di tutto pri- Nel 1394 il Re avendo deposto il pensiero di inva-
vò delle vittovaglie i cagliaritani e gli altri fautori del dere la Sardegna raccomandò l’amministrazione della
governo; poi invase Longone, e occupò la maggior guerra siciliana e sarda a Pietro Maza de Licana, e
parte della Gallura con Oliana, Salguli, Eltono e la sottopose a Gilberto Cruillas un corpo dell’esercito.
rocca della Fava di Galtellì, prese il castello d’Osilo, si Brancaleone vedendo che la flotta del Re erasi ri-
impadronì di quello di Sellori, entrò in Villaiglesias, volta sopra la Sicilia si animò maggiormente nell’im-
assediò il castello di Salvaterra, incitò alla ribellione i presa, e con tre diverse masnade sollecitò l’espugna-
chirresi, i sarrabesi, gli algheresi, ed espugnò la città ed zione di Cagliari, Alghero e Longone.
il castello di Sassari. In questo infuriando la pestilenza in Catalogna e
Nel 1391 il Re conosciuto questo movimento co- in Valenza, il Re andò in Majorca, e sapendo le angu-
mandò che si riunissero le genti di guerra, chiamò i stie, in cui erano i suoi presidiari in Sardegna, sostituì
feudatari al servigio, fece munire tutte le fortezze, vol- a Giovanni di Montbuy, governatore generale dei re-
le che tutti i sardi fossero eliminati da Alghero, e inviò gni di Sardegna e di Corsica, Ruggero di Moncada e
una compagnia di quattrocento uomini d’arme sotto gli diede alcune truppe per reprimere da una parte
la condotta di Antonio Porta e di Antonio Podialt. Brancaleone che guerreggiava nella Sardegna setten-
Nel 1392 continuando Brancaleone a imperversa- trionale, dall’altra Leonora che avea invaso la parte
re sulle terre regie, Giordano de Tolon venne nel- australe. Il Moncada assalì le posizioni di Brancaleo-
l’isola con alcune truppe di rinforzo, Georgio di Pla- ne intorno a Longone e non prima di trenta giorni di
nella, bailo generale dell’isola, condusse agli stipendi combattimenti poté ottenere lo scioglimento di quel-
regi quattrocento uomini di arme, e Alberto Satrilla l’assedio. Si sarebbero allora avuti altri vantaggi dal
andò in Corsica per affermare il conte Enrico della Moncada se la novella infelicissima della morte del
Rocca e i suoi nella fedeltà al sovrano e per distoglier- Re non avesse allentato i nervi alle sue genti.
li da ascoltare le proposizioni di Leonora. Quindi le Nel 1395 Leonora dopo essersi mostrata valorosa
speranze degli aragonesi di Cagliari si confortarono guidatrice di eserciti ottenne la gloria di saggia legisla-
nel supposto prossimo approdo del duca di Montal- trice pubblicando la sua Carta de Logu, nella quale
bo col suo esercito dopo domata la Sicilia, e nell’ar- ampliando e rettificando quella già bandita da suo pa-
rivo del Re con altre genti, essendosi saputa solenne- dre Mariano imprese a dare stabili norme alle formali-
mente bandita la spedizione. tà giudiziarie, alla ragion criminale, alle consuetudini
Il Re affrettava la spedizione nel timore che gli al- del diritto civile ed alle leggi protettrici dell’agricoltura.
gheresi per difetto di annona non fossero costretti ad Vedi Manno sotto l’anno precitato Storia di Sardegna.
arrendersi agli assediatori; ma eccitatasi la guerra coi L’osservanza della Carta de Logu fu estesa a quasi
mori di Granata, e non potendo per questo venire in tutto il regno nel parlamento del Re D. Alfonso nel
Sardegna, mandava Ponzio Ribellas, uomo valorosis- 1421, quindi confermata dalle regie prammatiche.
simo e capitano delle sue galee; spediva Giovanni Quando nel 1396 Martino passando dal regno di
Lorale con danaro per le paghe de’ soldati; e per me- Sicilia a quello di Aragona toccò la Sardegna in Ca-
glio munire di cavalleria e fanteria il castello di Ca- gliari e in Alghero, passando poi per dar aita ad alcu-
gliari e di più forti presidii le rocche di Acquafredda ni baroni della Corsica suoi partigiani, poté vedere
e Longone, dirigeva Roderigo Ruiz de Corella con sul colle di Longone gli arboresi che di nuovo avean
cavalli e fanti in Alghero. stretto d’assedio il castello, epperò volle provvedere
Erasi già ordinato a Stefano Salvatore di prender a alla difesa del medesimo mandandovi genti d’arme e
stipendio alcune galee per la custodia dell’isola, e poi affidandone la difesa a Pietro Torrellas.
decretava il Re che si portassero nell’isola otto mila Nell’anno seguente 1397 Brancaleone stringeva
fiorini per armar due galere alla difesa de’ littorali più che mai l’assedio di Longone e vessava più dura-
contro le frequenti invasioni degli africani e per rin- mente i logudoresi, sì che il conte Enrico Rocca e gli
forzare i presidii regi contro gli arboresi. altri baroni che faceano il servigio con le loro genti
Nel 1393 si fecero proposte di pace, e il Re mandò non poteano sostenere contro gli arboresi. Martino
Giuliano Garrio per trattarne le condizioni. Le tratta- non potendo vincere Brancaleone fece che Giovanni
tive poi si ruppero quando fra le medesime Branca- di santa Coloma, che era luogotenente del governa-
leone strinse Alghero di forte assedio e oppugnò il ca- tore Ruggero di Moncada, proponesse un armistizio
stello di Longone da mare con le galere bonifaciane, a Leonora, la quale lo consentì.
da terra con gli arboresi; ed il Re avendo saputo il fat- Nel 1398 una crudelissima pestilenza imperversò
to comandò a Gilberto Cruillas, creato comandante nell’isola, e questa fu causa che si quietasse dalle ar-
dell’esercito, che nel 25 d’agosto mettesse alla vela; se mi in questo e nei prossimi anni. L’eccidio era stato
non che essendo arrivato un nunzio dal duca di Mon- troppo grave.
talbo, che domandava rinforzi per soggiogare i baroni Nel 1404 moriva lacrimata da tutti i sardi l’eroina
di Sicilia di nuovo ribellati, cangiando consiglio volse di Arborea, Leonora, e parve con lei cadere la gloria di
il Cruillas in Sicilia, e raccomandò il governo del re- questo regno sardo. Mariano le succedeva sotto la tu-
gno di Sardegna al suindicato conte Rocca, il quale tela del suo padre Brancaleone, ma per poco tempo
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stette in quell’onore essendo morto giovinetto tre an- capitoli della transazione, ma è ben credibile che il
ni dopo (1407). Doria si contentasse di aggiungere a’ suoi stati eredi-
La morte di costui fu cagione di gravissimo tur- tarii alcuni dipartimenti compresi nell’Arborea.
bamento in Arborea. I genovesi che vedeano malvolentieri crescere la
Brancaleone vantandosi erede de’ diritti del suo fi- potenza aragonese favorirono a due confederati; ma
glio volle impadronirsi del potere, e usurpare il nome la loro squadra incontratasi nelle acque dell’Asinara
di Giudice e Re di Arborea; ma gli arboresi, a’ quali con le galere del Re cadde quasi tutta in potere del-
era stata troppo grave la dominazione da lui esercitata l’ammiraglio siciliano D. Francesco Coloma.
sotto il nome del figlio, e che riconoscevano passato Approdato in Sardegna il Visconte di Narbona
nella sorella di Leonora, Beatrice, moglie di Amerigo prima che l’esercito di Aragona vi giungesse unì le
X visconte di Narbona, il diritto al Giudicato, rigettaro- sue genti alle squadre arboresi comandate da Leonar-
no le pretensioni del Doria e mandarono una solenne do Cubello e alle schiere del Doria, e subito mosse
ambasciata al giovinetto Guglielmo, suo nipote, profe- alla frontiera appoggiandosi sopra la città di Sellori.
rendogli la loro obbedienza. Non tardò D. Martino a presentarsi in campo con
Beatrice, sorella secondogenita di Leonora, era sta- tre mila cavalli ed otto mila fanti ponendo i suoi allog-
ta collocata nel 1364 nella casa di detti Visconti, mo- giamenti in Serrenti e prossimi paesi. Si venne a batta-
glie del primogenito, sunnominato, vedovo per la glia, si affrontarono le due contrarie cavallerie presso
prima volta di Beatrice, figlia di Giovanni, signor di una eminenza, e dopo lunga terribile lotta prevalsero
Sully, per la seconda di Jolanda, figlia di Amedeo III, gli aragonesi, e acquistarono lo stendardo del Visconte.
conte di Ginevra. Questi vedendosi perduto riparava affrettatamente
La principessa arborese fu per lui madre di Gu- al suo castello di Monreale, incalzato da’ nemici fino
glielmo II, padre di Guglielmo III chiamato alla suc- alle porte della rocca; e il re D. Martino continuando
cessione di Mariano. la sua vittoria assaliva il castello di Selluri, saccheggiava
Amerigo X, visconte di Narbona e ammiraglio di la città e uccideva più di mille di quei popolani, per
Francia, apparteneva al ramo primogenito d’una del- punirli di aver parteggiato tanto tempo per gli arbore-
le più illustri e più antiche case d’Europa, a quella de’ si, e di aver ajutato i nemici del Re in questa tenzone.
Lara, la quale avea suo principio nel re delle Asturie e Un’altra grave perdita per gli arboresi fu quella di
della Gallizia, Ramiro I, per mezzo di Ferdinando Villaiglesia, che da Giovanni De Sena, gentiluomo
Gonzales, conte sovrano di Castiglia, Amaya, Alava e sardo, riducevasi di nuovo alla obbedienza del Re.
Lara, ed avea dato al regno di Navarra il re Garzia, ed Il Visconte avendo raccolte le reliquie della batta-
a’ regni di Castiglia e di Leone il re Ferdinando I, fi- glia, rifuggissi in Oristano; e perché già i vincitori fa-
gli di Maria regina di Navarra, e contessa sovrana di cean provvisione per l’assedio e la espugnazione di
Castiglia. La viscontea di Narbona perveniva a questa quella città principale del Giudicato, egli avendo di-
famiglia quando nel 1134 si estingueva l’antica casa sposte le difese partì al suo stato, nella Gallia Narbo-
di Narbona, e l’unica superstite della medesima, Er- nese, per rifornirsi d’arme.
mesenda, sposava Manrico, conte di Lara, ascendente Morì poco dopo il re D. Martino in Cagliari, e
del detto Amerigo. l’animo degli oristanesi si rilevò.
Beatrice premorì a Leonora, come risulta dal te- I principali di Arborea e altri principali uomini del-
stamento del di lei figliuolo Guglielmo sotto li 17 la nazione mal paghi della maniera con cui il Visconte
agosto 1397, rogato Rosse. avea sostenuto i diritti del Giudicato, e forse sospet-
Il testamento di lei ha la data degli 8 giugno 1377, tando che egli non tornerebbe a tempo per protegger-
rogato Milhassio, e contiene le sue volontà sopra gran- li si volsero favorevoli all’ambizione che ardeva in cor
di averi. Dal medesimo si deduce aver essa partorito del già mentovato Leonardo Cubello, congiunto con
ad Amerigo sette figli, Guglielmo, Amerigo, Pietro, la famiglia degli antichi Giudici, uomo di gran conto
Eleonora, Beatrice, Ermenjarda e Burghina. ed assai dovizioso, e avendolo eletto in Giudice a lui
Nell’anno 1408 mentre contendeasi fra il Doria e commisero di difendere la provincia dagli aragonesi.
gli Arboresi, approdò in Alghero il re di Sicilia D. I De-Jana, famiglia sarda potente, abbandonando,
Martino il giovine, figlio di D. Martino il vecchio, come avean fatto i De Ligia, la causa nazionale, si
re di Aragona, e vedendo nell’isola un bel campo a unirono agli stranieri.
provare meglio il suo valore offerse al padre la sua Il Torrella, che avea preso, dopo la morte di D. Mar-
opera per ricondurre sotto il di lui dominio la pro- tino, il comando generale delle armi aragonesi, man-
vincia arborese, che già da molti anni avea intera- dò nunzii al Re per significargli l’elezione del Cubel-
mente scosso il giogo della signoria aragonese. lo, e avendo riunite tutte le truppe di fanteria e di
Il visconte di Narbona avendo gradito l’offerta de’ cavalleria mosse con Pietro e Giovanni Moncada
sardi apparecchiava molte armi per occupare e rite- contro Oristano.
nere il dominio d’Arborea contro il Doria; ma quan- Cubello uscì all’incontro e presso Uras combatté con
do seppe che gli aragonesi meditavano una potente tanto vigore le genti comandate da’ Moncada, che se il
invasione, e intese dover essere inferiore se avesse a Torrella non fosse sopraggiunto a tempo con la cavalle-
combattere con questi e col Doria, venne a trattato ria avrebbeli interamente disfatti. In questa battaglia
con costui, e fece alleanza. Noi non conosciamo i caddero circa cinquemila uomini tra sardi e stranieri.
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Gli arboresi, che eleggendo in Giudice il Cubello questa città e popolo, e che in riverenza della passio-
avean sperato che le sorti migliorerebbero, presto si av- ne di G. C. Signor Nostro e per pietà del popolo di
videro di aver create peggiori condizioni; perché essen- detta città lasciam di effettuare, e perché crediamo e
do ritornato il Visconte con forze novelle occupò Sas- speriamo che voi Leonardo Cubello e tutti i vostri e
sari e padroneggiando in tutto il Logudoro non solo li il popolo della predetta città, siate disposti di cuore
privava delle armi di questa provincia, ma li vessava al servigio del Re: pertanto col consiglio de’ predetti
con guerra continua; e dovettero temere una certa ro- gentiluomini dell’esercito, col tenore del presente istro-
vina sapendo che il Re d’Aragona deliberato a finirla mento, valituro fermamente in tutti i tempi, commos-
d’una volta con i sardi avea mandato con molte truppe si dalle predette ragioni e da altre, dalle quali siamo
Guglielmo Raimondo di Moncada per proseguir la indotti a così operare, gratuitamente e scientemente e
guerra, e per nutrirla avea oppignorato a’ barcellonesi da parte del predetto Re, e per l’autorità degli officii
la contea d’Ampurias per quarantamila fiorini. che esercitiamo, concediamo e doniamo con donazio-
Nell’anno seguente 1410 Pietro Torrella, che era ne pura e irrevocabile, che dicesi tra vivi, a voi Leonar-
Viceré e Luogotenente generale del regno, mosse con do Cubello e a’ vostri eredi e successori perpetuamente
l’esercito, e giunto presso Oristano dispose le sue in feudo, nella propria natura de’ feudi d’Italia, secon-
genti in assedio. do il tenore de’ feudi d’Italia, e sotto le condizioni e ri-
Cubello non avendo forze sufficienti per tentare la serve infrascritte la predetta città di Oristano con tutti
sorte in una battaglia, e il popolo non potendo patire i suoi accessorii, i campidani, le fortezze, i villaggi, le
più a lungo le privazioni, cui era soggettato, fu neces- città, la contea e il castello del Goceano con tutte le
sità di calare a patti, e addì 27 [recte 29] marzo si sti- pertinenze, col mero e misto imperio… Riserviamo
pularono i seguenti patti, che noi porgiamo voltati in però espressamente per il detto signor Re e i suoi suc-
volgare dal latino, attenendoci possibilmente alla let- cessori, che il titolo o nome del Giudicato di Arborea
tera, senza variarne il mal composto tenore. sia abolito; e che voi detto Leonardo Cubello e i suc-
«Sia a tutti noto che Noi D. Pietro Torrellas, Luo- cessori vostri avrete la dignità e sarete insigniti perpe-
gotenente dell’illustrissimo principe e signore Re di tuamente del titolo di marchesi d’Oristano, conti del
Aragona ecc., considerando che per le pratiche e con- Goceano. E perché voi, detto Leonardo Cubello, ave-
sigli del cavaliere Raimondo di Raxach e di altri genti- vate occupato la città di Oristano e quasi tutto il suo
luomini, che molto si adoperarono in questo negozio, Campidano con la contea del Goceano, Noi perché
voi Leonardo Cubello, che gli abitatori di Oristano e questo vostro acquisto non sia posto in dubbio e la
molti altri nazionali di quest’isola elessero e posero in presente donazione non patisca alcun difetto, ma sia
loro protettore e signore nel luogo del Giudice d’Ar- afforzata e sostenuta con ogni maniera di fermezza, vi
borea in questa città, che noi tenghiamo circondata facciamo la predetta concessione per le ragioni sopra-
da una gran moltitudine di uomini nobili di fanteria dette, e voi detto Leonardo Cubello e i vostri successori
e di cavalleria, riconoscendo i vostri errori e la colpa, abbiamo elevato alla dignità di marchese d’Oristano e
stanco e affatigato dalle tenzoni e da’ pericoli delle conte del Goceano con questo pubblico istromento e
guerre, e domandando da Noi indulgenza volete di da parte del detto signor Re con le prerogative, pree-
buon animo ritornare all’ossequio del Re prometten- minenze, onoranze, maniere e forme, quali e quante
do di fare omaggio e giuramento che sarete in avveni- si godono dagli altri marchesi e conti vassalli del Re,
re vero ligio e leale suddito e vassallo al detto signor così veramente che voi finché vivrete e i vostri succes-
Re e a’ successori, e in segno di vassallaggio pagherete sori userete il titolo di marchesi di Oristano e conti del
al medesimo ogni anno cinquecento fiorini d’Arago- Goceano, e che né voi né vostri successori o aventi di-
na per tributo, e per sicurezza darete uno dei vostri fi- ritto da voi non riconoscerete né nominerete o procla-
gli, con i figli di molti probi uomini della detta città, merete altra signoria né altri signori, fuorché gli illu-
ostaggi nella nostra podestà, e ci darete trentamila fio- strissimi signori Re d’Aragona ecc.
rini d’oro di Firenze per le spese dell’armamento di Noi però certifichiamo e riconosciamo in tutta
cavalleria, fanteria, e marina. Noi desiderando con- verità aver avuto e ricevuto da voi, che ce li faceste
durre al suo desiderato fine la conquista del regno di ben e interamente contare, trentamila fiorini d’oro di
Sardegna, perché il predetto illustrissimo signor Re ci Firenze, che abbiamo dato alle milizie del Re di terra
mandò in quest’isola con molta comitiva di fanti e ca- e di mare per i loro stipendi, e uno de’ vostri figli e al-
valli, con i quali senza indugio intendiamo procedere tri figli de’ probi uomini della detta città mandatici da
nel Logudoro, che col divino ajuto speriamo in breve voi, come a vostro nome era stato promesso [unum
di ridurre sotto la vera obbedienza del detto illustrissi- ex filiis vestris, et alios filios proborum hominum
mo signor Re; alle suppliche del venerabile religioso dictae civitatis, quos in posse nostrum obsides misi-
fra Elia di Palmas, priore del monistero di Bonarca- stis: cfr. P. Tola, Codex diplomaticus Sardiniae, tomo
do, di Giovanni Latte, e di Leonardo di Ferrara, no- II, Torino, 1868, p. 41].
tajo, ambasciadori mandatici per nome e parte di voi, Inoltre voi Leonardo Cubello accettando la dona-
Leonardo Cubello e di dodici probi uomini eletti per zione e concessione predetta… Giuriamo…
il popolo della predetta città di Oristano, la quale, co- Dato nell’assedio della città d’Oristano nel con-
me sunnotammo, teniamo assediata; e perché non vento di san Martino addì 29 marzo 1410».
abbian luogo i danni che si temono nella invasione Così il Cubello dalla splendida dignità de’ giudici
che avevam deliberato di fare con mano forte contro discese alla classe de’ feudatari comuni, e consentì in
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questo perché potesse poi sostenersi nella usurpazio- consentì l’armistizio. Allora si pensò alla nomina de’
ne col favore di quelli che avea finora odiati come compromessarii, che dovessero arbitrare su’ diritti
oppressori della nazione, contro il potere del Narbo- delle due parti, e si nominò di comun accordo il
nese da lui tradito con turpe perfidia. Conte di Urgelle, al quale dovrebbero assistere due
Torrella concedeva poi a Giovanni De Jana, suo- cavalieri da nominarsi singolarmente dal Torrella e
cero dello stesso Leonardo, che avea combattuto sot- da Guglielmo.
to le insegne aragonesi e molto cooperato alla op- Essendo pochi giorni dopo morto di pestilenza in
pressione degli arboresi, le regioni di Mandralisai e quella città il Torrella, lasciando in suo luogo al go-
di Ollolai nella Barbagia: ma non osò movere come verno generale dell’isola Rimbaldo Corbera, questi
avea minacciato contro il Logudoro. ratificò le cose già stabilite tra il suo predecessore e il
Non era ancora detto l’ultimo motto sopra il Giu- Narbonese. Ma non era negli aragonesi gran confi-
dicato di Arborea, perché Guglielmo di Narbona che denza nelle disposizioni di pace mostrate da costui,
sosteneva i diritti di Beatrice, già riconosciuti dagli perché sapeano quant’egli deferisse ai sassaresi, e in
stessi arboresi, come abbiam veduto, continuava a le- quant’ira i sassaresi avessero gli aragonesi, da’ quali
vare il vessillo nazionale e a tenere il titolo di Giudice. erasi giurato che patirebbero gli estremi mali e si as-
La sorte parve volger a lui più propizia dopo la soggetterebbero più volentieri alla dominazione de’
morte di Martino il vecchio senza discendenza, per- mori, che al giogo di Aragona.
ché nel litigio che insorse per la successione la reg- Non meno che da’ sassaresi essendo gli aragonesi
genza di Aragona non ebbe tempo per pensare alle detestati dagli altri sardi, il Visconte era a tutti carissi-
cose sarde, e Torrella non poté avere i soccorsi che mo, e riguardato e onorato come protettore e patrono.
gli erano necessarii per riacquistare tutta la provincia In questo tempo venne egli a battaglia con Nico-
di Logudoro e la città di Sassari. loso Doria signore di Monteleone, lo sconfisse e fece
Il Narbonese conoscendo la debolezza de’ suoi av- prigioniero; ma per le preghiere de’ sassaresi lo rimi-
versarii slargò il suo dominio, sollecitò alla ribellione se in libertà dopo avere ricevuto per il riscatto tre
tutti i sardi, e mostrò ambire assai più che gli potean mila fiorini.
dare i suoi diritti, non la sola Arborea, ma tutta quan- Sdegnatosi di nuovo con Nicoloso fece alleanza con
ta la Sardegna. Gli arboresi sudditi di Cubello dovet- Cassiano Doria, di lui parente e nemico, mosse con le
tero patire da lui non meno che gli aragonesi. sue genti per combattere, e così lo premette, che quegli
I Doria sardi co’ Genovesi avendo preso a macchi- videsi nella necessità di riconciliarsi con gli aragonesi e
nare contro gli Aragonesi, e il Torrella essendo obbliga- far alleanza con Vincenzo d’Istria, conte di Cinerca in
to a opporsi alle loro intraprese, Guglielmo di Narbo- Corsica: dopo che mandò suo fratello Giovanni in Ca-
na credette poter felicemente agire contro il suo emolo talogna con trentamila fiorini per raccogliervi degli uo-
Cubello, e scendendo dal Logudoro nell’Arborea, si mini d’arme. Quando approdata in Alghero questa
impadronì di molti luoghi e cinse d’assedio la città di milizia, che componevasi di trecento cavalieri e di al-
Oristano. I cittadini implorarono allora la protezione trettanti balestrieri, poté Nicoloso parlar alto contro il
del Viceré, e questi avendo raccolte le truppe che poté Narbonese, tentò e ottenne di separare Cassiano da lui
avere, fece molte scorrerie, ricuperò varii luoghi già oc- e riconciliarlo col viceré Rimbaldo Corbera.
cupati dal Visconte, castigò alcuni popoli che eransi ri- Nell’anno seguente 1412 il Visconte avendo ra-
bellati, e aspettando maggiori forze si pose in Monreale dunato un numeroso esercito corse le terre de’ suoi
con un corpo di quattrocento cavalli, e poté introdurre nemici, le guastò col ferro e col fuoco, ed essendosi
nella città assediata un sussidio di cento scelti uomini incontrato con le genti di Cassiano le disperse truci-
d’arme sotto il comando di Georgio Caramaino, di dandone più di trecento.
Raimondo di Rexa e di Pietro Beltramo. Dopo questa vittoria non più temendo de’ suoi
Guglielmo perché vide che la città non calava a nemici andò in Macomer, vi si fortificò, e minac-
patti, come egli avea sperato nel patriotismo degli ori- ciando di invadere un’altra volta i dipartimenti del
stanesi, che mal soffrivano essere stati tanto degradati marchesato sollecitò alla ribellione i popoli di Parte-
per la transazione di Cubello: e per le malattie, che in Valenza, di Parte-Montis e della Marmilla. Quei po-
quel tempo d’aria insalubre si saranno senza dubbio poli insorsero, ma Leonardo Cubello con i suoi e
suscitate nel suo esercito, sentivasi debole a tentare o Berengario Carroz viceré con l’esercito aragonese re-
a proseguire l’espugnazione, deliberò di trattare d’una pressero quei movimenti.
tregua col Torrella, e inviogli il signor di Morlany, Non avendo nulla profittato dalla parte d’Orista-
commettendo a questi di proporre un compromesso no si volse il Visconte contro Alghero, mosso da’ sas-
per giudicare sopra i suoi diritti; ma il Torrella non saresi che odiavano a morte gli algheresi, gente cata-
volle entrare in nessuna pratica, e protestò che non lana, e operò con grand’animo nella espugnazione.
considererebbe le proposte prima che l’assedio fosse Già egli teneasi certo della vittoria vedendo molti de’
sciolto, e l’esercito ritiratosi. suoi giunti sopra le mura; ma Raimondo Zatrilla, al-
Non potendo più a lungo persistere nella malau- lora governatore del Logudoro, assistito da Gio. Bar-
gurata impresa il Narbonese risalì nel Logudoro e ri- tolomeo, capitano d’una galera, e dalla ciurma della
tornossene in Sassari. medesima, parte ne rovesciò ne’ fossi, parte ne prese,
Nell’anno seguente 1411 essendo il Torrella anda- tra’ quali era un bastardo del Conte di Savoja, che
to in Alghero ricevette le proposte di Guglielmo, e come gli altri fu vittima del furor popolare.
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Per questo fatto essendosi riaccesa la guerra tra il nella fede i popoli sollecitati alla ribellione.
Visconte e gli aragonesi fu subito spedito un esercito In questo tempo i barbaracini erano soggetti al Vi-
dalla Catalogna sotto il comando di Acarto De Mur, sconte, e molti lo servivano nella milizia; e altri popoli
e Berengario conte di Chirra, Leonardo marchese di arboresi, a’ quali spiaceva l’umiliazione della patria sot-
Oristano e Nicolò Doria fortificarono tutte le castel- to Leonardo apertamente parteggiavano per lui, che
la e si prepararono alla lotta. Ma non si fecero cose sostenea l’antica dignità del nome e mostravasi intento
memorabili. a rilevare l’Arborea al suo antico grado.
Nel settembre dello stesso anno essendosi final- Nell’estate dello stesso anno accadde un gran com-
mente risoluta la gran questione della successione e movimento de’ partigiani di lui, dopo la funesta tra-
nominato in Saragozza l’infante D. Ferdinando re di gedia, in cui finì la vita di Valore De Ligia, esecrato
Aragona e di Sardegna, Guglielmo confidando nella da’ popoli, come un traditor della patria.
benignità e giustizia del nuovo monarca cessò dalla Avendo il re Ferdinando voluto gratificare a Valor
guerra, e prima mandò a lui il Signor di Morlany, il De Ligia e al suo figlio Bernardo per li servigi da essi
quale con l’assistenza di Alvaro da Avila ragionò con prestati alla corona a danno della loro patria, Leonar-
molta forza de’ diritti suoi sopra il Giudicato di Arbo- do Cubello ebbe comandato di cedere a’ medesimi la
rea; poi nell’anno seguente 1413 avendo ricevuto un possessione della metà de’ dipartimenti del Guilcieri e
salvocondotto, partì da Sardegna, lasciandovi a vicario del Barigadu: e questi docile al cenno cedette. Rice-
di Arborea Amerigo, a governatore del Logudoro Pie- vette Valore da’ guilcieresi il giuramento di fedeltà e
tro di Monbruno e a podestà di Sassari Leonardo Ca- l’omaggio; ma per quanto tentasse non poté ottenere
no. Giunto in Barcellona con un seguito di sessanta che altrettanto facessero i barigadesi, ostinatissimi a
gentiluomini e ricevutovi da Berengario Carroz, conte non riconoscerlo né a prestargli obbedienza. Avendo
di Chirra, mandatogli all’incontro dal Re, si presentò però il Valore continuato a insistere su questo dovere
in Lerida alla Corte, e non solo vi fu ricevuto con ebbe finalmente promessa che se gli sottometterebbe-
grand’onore, ma ebbe assegnata da Ferdinando una ro sotto certe condizioni, ed egli nel giorno fissato 19
pensione annua di mille fiorini. di luglio, che era domenica, si portò nella terra di
Nel 1414 essendosi terminate le trattative col Re, Zuuri insieme col figlio. Comparvero poco stante in
Guglielmo promise di consegnare fra breve in mano arme i principali barigadesi e con essi alcune compa-
de’ ministri del Re la città di Sassari e di cedere i gnie di barbaracini, e venuti con lui a discussione lo
suoi diritti sopra il Giudicato di Arborea e la Contea trucidarono crudelmente col figlio. Questa strage fu il
del Goceano pel prezzo di cento cinquantatré mila segno d’una general sollevazione di popoli che deside-
fiorini; e consentì che per una parte di questa som- ravano il ristabilimento dell’antico giudicato.
ma (ottantamila fior.) riceverebbe le terre di Argilla, Il re Alfonso quando seppe i progressi del Visconte
Figuera e Terella, oppure che per tutto il prezzo gli deputò a lui Ludovico di Pontos, governatore di Ca-
sarebbero nominati idonei fidejussori in Tolosa, Car- gliari, e Bartolommeo Miralle, e il Visconte rispon-
cassona e Narbona, dopo che Alvaro de Avila e Ber- deva a questi dover essere contento il Re che egli si
nardo Dolms andando in Sardegna avrebbero conse- professasse suo vassallo e ritenesse a titolo di feudo le
gnate le terre che erano in sua podestà. terre che possedeva; proponeva poi che dove il Re
Leonardo avendo saputo questi negozi mandò al consentisse in questo egli cederebbe a’ suoi diritti sul-
Re l’Arcivescovo di Oristano, Elia, per supplicarlo le regioni che dovea aver sue per la successione di
della conferma della concessione del marchesato Beatrice a Leonora, ma non aveva tuttora occupate;
d’Oristano e della contea del Goceano, e impetrolla soggiungeva in fine che se si volesse ritornare in sui
nell’anno seguente 1415. patti stipulati con Ferdinando e gli fosse data in uni-
Ritornato in Sardegna Guglielmo ad aspettarvi che ca soluzione la somma già accordata di fiorini cento-
se gli desse il prezzo della stipulata cessione o se gli cinquantatremila egli si ritirerebbe dall’isola.
offrisse la domandata malleveria; e vedendo che non Siffatte risposte essendosi riferite al Re, questi scri-
si pensava a finire il negozio riprese le armi e con vea a’ suoi ministri in che modo potea rivenire su’
ogni modo procurò avvantaggiarsi. patti di Ferdinando, e domandava che procurassero
Ferdinando avendo conosciuto questi movimenti di venir a conclusione, perché composte le cose Sar-
mandò Berengario Carroz per rinnovargli la promes- de potesse adoperare tutte le sue forze per liberar la
sa del prezzo e farlo consentire ad una tregua di quin- Corsica dalla tirannia dei genovesi.
dici mesi. I ministri del Re venuti a conferenza col Visconte
Guglielmo posò un’altra volta le armi, e stette in fermarono queste condizioni: che Guglielmo depor-
pace finché non giunse il nunzio della morte del Re rebbe il nome e le insegne di giudice di Arborea, e
che avea compita sua carriera mortale nell’aprile del possederebbe a titolo di feudo Sassari e tutte le terre
1416. Imperciocché stimando che le convenzioni già che allora si trovavano sotto il suo governo finché
fatte non aveano più valore volle proseguire l’impresa fosse fatto il pattuito pagamento de’ centocinquan-
e occupare quanto spettavagli per diritto di successio- tatremila fiorini per la cessione de’ suoi diritti al giu-
ne. Nel che non molto fu contrariato da Raimondo dicato.
Zatrilla, governatore del Logudoro, che partendo dal Dal 1416 in poi il giudice Guglielmo poco attese
continente ebbe raccomandato dal Re di contenere per sé alle cose sarde, occupato nel servigio della
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Francia, e sul mare, dove comandò un vascello, e più avendo occupato il castello del Goceano ed essendo-
soventi sul campo nella guerra contro i partigiani del visi fortificato dava gran noja e danno a’ popoli vici-
duca di Borgogna e degli inglesi; e gli storici lo ram- ni con le sue frequenti scorrerie e depredazioni: per-
mentano or confidente del contestabile d’Armagnac e ché Leonardo andovvi con le sue milizie, e postele in
compagno delle di lui sventure, ora uno de’ primi consi- assedio restovvi finché il Manno essendo stato ucciso
glieri del Delfino, ed ora uno di quelli che giurarono e da’ suoi egli ebbe di nuovo in suo potere il castello.
sottoscrissero la pace di Ponceau sotto gli 11 luglio 1419 Il movimento del Manno, che può parere indi-
tra Carlo Delfino, e Giovanni duca di Borgogna. Com- pendente dalla politica, derivò certamente da questa,
mise però al suo Vicario di continuare il governo sulle e devesi in lui riconoscere uno de’ più potenti fauto-
terre possedute e sostenervi i suoi diritti. ri di Guglielmo III di Narbona.
Nel 1419 vedendo il Visconte che si procrastina- Nell’anno seguente 1423 l’antico dipartimento
va a venire all’adempimento de’ patti comandò al arborese di Monreale erigevasi in contea in favore di
suo luogotenente di ricominciar la guerra, e il Re ve- Guglielmo di Monpavone.
dendo il nuovo pericolo mandò molte truppe dalla Nel 1424 per poco non si venne a guerra tra Ber-
Sicilia sotto la condotta di Artale De Luna e Simone nardo Centelles, viceré, e Leonardo Cubello marche-
di Moncada. Leonardo Cubello somministrava al Re se di Oristano, perché il primo volea ritenere il pos-
grandi somme per lo stipendio delle milizie e per le sesso di Macomer, e l’altro si preparava a prenderselo
altre cose necessarie. di viva forza con le sue milizie. Ma Pietro Joffre e
Siccome però questi provvedimenti erano insuffi- Raimondo Bottero mandati dai consoli di Cagliari
cienti all’uopo il Re rinnovava col Visconte i patti al marchese, lo persuasero di rimetter la decisione
già concertati. del litigio alla giustizia del Re.
Nell’anno seguente 1420 quando il Re, che con- Moriva in quest’anno nella battaglia di Vernüil il
duceva la spedizione contro la Corsica, giunse in Al- giudice d’Arborea Guglielmo III, Visconte di Nar-
ghero, pensò seriamente alla definizione del negozio bona, e in virtù del suo testamento de’ 5 maggio
col visconte di Narbona, e decretò fosse raccolta la 1424 succedeva ne’ di lui stati di Narbona e di Ar-
somma pattuita da contribuzioni. borea il suo fratello uterino Pietro de Tinieres.
Volendosi prima riavere Longone e Terranova, Cu- Noterò che Guerina di Beaufort Canillac essendo
bello contribuiva quel numero d’uomini d’arme, al rimasta vedova di Guglielmo II, sposava Guglielmo
quale era tenuto per il servigio militare. di Tinieres, signore di Mordoigne e Du Val.
Nelle ricompense che Alfonso diede dopo l’im- Essendo Pietro Tinieres in sua prima età il signor
presa a’ suoi gentiluomini, Nicolò Carroz di Arbo- di Mordoigne, suo padre, prese possesso degli stati
rea, Ludovico Aragall, Pietro Gomez, Raimondo di lasciatigli; ma vedendo la gran difficoltà di mante-
Montecateno, ecc.: il secondo ebbe Olzai, Fonni e nergli quelli di Sardegna a fronte della potenza del re
Mamojada della Barbagia Ollolai, l’ultimo le regioni di Aragona, e raffreddata la affezione de’ popoli ver-
della Marmilla e di Monreale. Così i popoli che avean so un Principe, che era affatto straniero alla stirpe
fatto parte dell’Arborea cominciavano a sottoporsi al- de’ sovrani nazionali, propose di ritornare nelle trat-
la superba dominazione de’ baroni stranieri. tative, ma intanto continuò la guerra e il governo.
Intorno a questo tempo Guglielmo Ugone di Roca- Nel 1426 Leonardo crebbe il suo stato comprando
berti mosse lite a Leonardo Cubello per ottenere i beni da Giovanni Corbera le terre di Pauli-latino, Norguil-
dotali di Maria, sua madre, figlia del giudice Ugone. lo, Domus-novas, Orene, Suddi, Zuuri, Guilcieri nel
Questa lite fu poi proseguita da Dalmazzo suo figlio. dipartimento nominato da questo ultimo paese, già
Leonardo Cubello essendo ricchissimo, come accen- sede di curatore.
nammo, potea dopo le ingenti spese già fatte impresta- In questo tempo tutti i paesi dell’antica Arborea
re al Re una grandissima somma, per la quale ricevette che non furono compresi nel marchesato erano stati
in pegno le ragioni del Mandralisai, di Barbagia Ollolai, infeudati a’ baroni aragonesi e ad alcuni gentiluomi-
e le terre di Neoneli, Nughedu, Ula, Allai e Busachi della ni sardi, e si vendevano e rivendevano dagli uni agli
Parte-Barigadu con la torre di Montessanto. Quindi altri. L’oppressione che i popoli pativano in tal ordi-
mandò il suo contingente alla guerra corsicana. ne di cose facea che con rammarico si ricordassero
Nell’anno seguente tenendosi dal Re il parlamen- dell’antico governo de’ giudici e desiderassero che
to nella città di Cagliari, Cubello vi fu chiamato, e potesse l’Arborea ravvivarsi.
intervenutovi, primeggiò su tutti i baroni del regno Nel 1427 essendo il re d’Aragona in guerra col re di
per la sua maggior dignità, per la potenza e per la Castiglia, e trovandosi in quel tempo per la Sicilia
gran benevolenza che godea del Monarca. molti Castigliani, parve prudente di cautelarsi contro i
Il Re essendo stato chiamato in Napoli dalla regina tentativi di costoro, epperò fu dal Re mandato in quel-
Giovanna vi giunse accompagnato da un gran corteg- l’isola Salvatore Cubello con ducento cavalieri sardi.
gio di gentiluomini sardi, tra’ quali eran più insigni i Questi nel 1431 quando Alfonso invase l’isola di Ger-
parenti del marchese di Oristano, seguiti da molti bi operò con tanto valore, che di molto accrebbe la ri-
uomini d’arme. putazione militare acquistatasi nei campi di Castiglia.
Nel 1422 la tranquillità della Sardegna restò tur- Le trattative del signor di Mordoigne col re di Ara-
bata da un avvenimento inopinato. Barzolo Manno gona sullo stato di Arborea essendo finalmente venute
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alla conclusione, quegli a nome di suo figlio ne effet- delle terre di Neoneli, Norguillo, Ula, Allai, Busachi
tuò la vendita; e ne’ 2 gennajo 1428 avendo ricevuti con la torre di Monte-santo, Ussai, Ustedu, Gurilme-
centomila fiorini d’oro fece la formal cessione de’ di- du, Orena, Orogogo, Uras, Boeles, Licheri, Boloni-
ritti del figlio al giudicato d’Arborea, al contado del na, Luci e Nordai delle contrade di parte Barigadu e
Goceano e a tutte le sue pertinenze. Il Cubello contri- di parte Guilcieri o Cieri.
buì gran parte di questa somma, alla quale aggiunsero Tra i gentiluomini oristanesi che si distinsero nel-
i sassaresi e altri popoli. In quel giorno cadea final- l’impresa di Monteleone si nominò Salvatore Portu-
mente e cessava di esistere per ogni rispetto quell’anti- la, il quale militò con due cavalli ed ebbe in dono il
co stato sovrano, di tanta antichità, che la Cronica di salto di Planu de Murtas.
Reggio, citata dal Mameli de’ Mannelli disse lontana Nell’anno seguente 1437 il Re volendo riconosce-
di ottocento anni quando perì Ugone. re le grandi benemerenze verso la corona di Antonio
Nel 1432 essendo morto Leonardo marchese di marchese di Oristano, e principalmente le sue fati-
Oristano successegli suo figlio maggiore Antonio, e che personali nell’assedio della rocca di Monteleone,
Salvatore suo fratello avendo ottenuto da lui nel prezzo concedevagli nuova conferma del marchesato di Ori-
di mille fiorini le ville già possedute da Antonio Pon- stano e della contea del Goceano, e ampliava il pri-
tos e di parte Cieri, o Guilcieri, cedetegli tutte le sue vilegio ammettendo alla successione, in mancanza di
ragioni sulla paterna eredità. maschi, le donne.
Nell’anno 1433 essendo stati arrestati tutti i geno- Essendo morto Francesco Turringio, de’ principa-
vesi e fiorentini esistenti ne’ regni d’Aragona, e te- li di Oristano, al quale il Re nel 1430 avea dato in
mendosi però qualche vendetta da’ liguri e toscani feudo le ville di Biti e di Orani, Antonio le doman-
sopra la Sardegna, il Re provvide perché si premunis- dò e le ottenne.
sero i luoghi forti e comandò ad Antonio, marchese Nel 1439 Salvatore d’Arborea ampliò il suo stato,
di Oristano, che tenesse pronta la sua cavalleria per comprando da Raimondo Riusec, altrimenti detto
soccorrere alla difesa del regno contro gli invasori. Francesco Centelles, la regione del Marghine di Ma-
Nel 1434 il già sunnominato Nicoloso Doria, fi- comer a piccol prezzo.
glio di Brancaleone, conte di Monteleone e signore di Nel 1447 si unì lo stamento militare nel castello di
Castel-genovese, avendo fatta alleanza co’ genovesi ec- Cagliari e in esso fu prima voce Antonio d’Arborea,
citò varii movimenti nell’isola; però Giacomo Bessora, marchese d’Oristano. Andarono deputati al Re Ignigo
viceré, ordinò contro di lui una spedizione, la quale fu Guevara, Arriano Thomes e Pietro Joffre con la suppli-
fatta dalle genti di Antonio, marchese di Oristano, e ca per la concessione di trenta e uno capitoli di grazie e
da alcune milizie di Sassari, Alghero e Bosa. Non po- privilegi militari, e con l’offerta di mille scudi d’oro.
tendosi di viva forza espugnare il castello di Monte- Nel 1451 essendo in Corsica i vassalli del Re com-
leone si posero intorno e vi restarono anche per tutto battuti aspramente da’ loro nemici passò in quell’iso-
l’inverno dell’anno seguente; quando Nicoloso calò a la il viceré Bessora e Salvatore di Arborea con molte
patti, e nell’armistizio si ritirò nel castello genovese. genti di fanteria e cavalleria.
Nel 1435 il re Alfonso essendo partito da Messina Nel 1452 si celebrarono i comizi de’ tre ordini del
all’invito de’ napolitani dopo la morte della regina regno, ed essendovi intervenuti Antonio marchese
Giovanna, e avendo cinto per mare e per terra la cit- d’Oristano e suo fratello Salvatore con tutti gli altri ba-
tà di Cajeta, Salvatore Cubello fece belle prove di va- roni che si trovavano nel regno, proposero e mandaro-
lore co’ suoi oristanesi e con molti altri nobili sardi no al Re ventinove capitoli di grazie e di privilegi e
prima in terra, e poi nella pugna navale, che finì in- l’offerta d’un donativo di due mila e cinquecento scu-
felicemente per il re Alfonso fatto prigioniero da’ ge- di d’oro in ciascun anno fino al prossimo parlamento.
novesi insieme co’ suoi fratelli, Giovanni ed Enrico, Nell’anno 1458 essendo succeduto ad Alfonso il
col Cubello e molti altri ottimati. suo fratello Giovanni, mandò Antonio a prestargli
Nel 1436 una parte dell’antico stato di Mariano e omaggio a suo nome e a domandargli la conferma
di Leonora, e dico la città di Sellori con le ville di La- de’ privilegi che godea.
coni, Genoni, Nuragus, Nuralla e Decimo, si consti- Nell’anno 1459 il Re informato delle vessazioni che
tuiva in viscontea in favore di Giovanni De Sena, i popoli pativano da’ baroni e dagli ufficiali delle curie
possessore degli stessi luoghi. Giovanni ebbe succes- ordinava che il Viceré visitasse i dipartimenti del regno
sore Antonio De Sena, che allora nella conquista del una volta all’anno e punisse e i feudatari e i ministri di
regno di Napoli militava a proprie spese con ducento giustizia che abusassero di loro potere e autorità.
uomini d’arme. Morto senza prole Antonio di Arborea successe
Quest’Antonio vendeva al marchese d’Oristano le nel marchesato di Oristano e nella contea del Go-
ville di Guilarza, Abbasanta ed Aido maggiore. ceano il valoroso Salvatore.
In quest’anno Salvatore d’Arborea, fratello del Questi con gli altri principali uomini di Aragona,
marchese d’Oristano, per i suoi insigni servigi milita- Sardegna, Sicilia e delle Baleari, essendosi molto ado-
ri nella Spagna contro il re di Castiglia, nell’isola di perato perché fosse liberato dalla prigione il principe
Gerbi contro i mori, nell’assedio di Gaeta e nella bat- Carlo, caduto in disgrazia del re Giovanni per sospet-
taglia navale contro i genovesi ebbe dal Re conferma- to di congiura, ebbe dal principe con lettere autografe
ti i feudi del Mandralisai e della Barbagia Ollolai, e annunziata la libertà riacquistata, e avrebbe ottenuto
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la supplicata remissione del feudo, se quel principe, sotto la di lui protezione, dal quale sperarono che sa-
che già con plauso universale aveva preso le redini del rebbe restituito il regno di Arborea.
governo, non fosse stato intercepito dalla morte. Quando il Re seppe questi turbamenti e avveni-
Nell’anno 1470 Salvatore Cubello, marchese di menti volse il suo pensiero a richiamare al dovere Leo-
Oristano, essendo morto senza prole lasciò per testa- nardo, e mandò in Sardegna con quattro galee Lupo
mento suo erede nel marchesato di Oristano e nella Ximene de Urrea, viceré di Sicilia. Il quale venuto a
contea del Goceano Leonardo Alagon, figlio primo- conferenza con Leonardo offrigli da parte del Re l’in-
genito di Benedetta sua sorella e di Arnaldo Alagon, vestitura del marchesato di Oristano e della contea del
il quale già da qualche tempo era stato eletto e con Goceano alle seguenti condizioni, che numerasse di
la voce del banditore proclamato a’ popoli suo suc- presente centocinquanta mila ducati, rendesse tutte le
cessore, e legò in favor di Salvatore Alagon, figlio castelle e terre regie e rimandasse liberi tutti i prigione-
dello stesso Leonardo e di Maria Morillo intere le ri. Ma Leonardo vedendo iniqua la domanda di quella
contrade delle Barbagie Ollolai, Mandralisai, e Bilvi enorma somma per ottenere un feudo al quale era le-
[Belvì], e la curatoria di Aùstis; disponendo degli al- gittimamente pervenuto, già che per privilegio, come
tri beni in favore di Francesco, Giovanni, Ludovico già notammo, potevano succedere le donne, non volle
e Pietro Alagon, suoi nipoti, e in favore di Marchesa acconsentire e rotte le pratiche proseguì la guerra.
e Sibilla, parimenti nipoti, in favore di Raimondo La fortuna lo secondò. Imperocché essendo anda-
Zatrilla, di Violanta, Catterina e Giovanni Ribelles, to alla espugnazione del castello di Monreale, che
suoi cugini; lasciando infine de’ legati a Salvatore De per quei tempi era una delle maggiori e più valide
Sena ed a suo figlio Francesco, e ponendo esecutori fortezze del regno, così insistette che sebbene Ber-
testamentari Antonio Cano arcivescovo di Torre e nardo di Montbuy avesse per le difese un valido pre-
Domenico Marras canonico arborese. sidio fu obbligato a calar a patti.
Morto che fu Salvatore Cubello sì tosto Leonardo Levata di nuovo la bandiera di Arborea sopra
Alagon entrò a possedere il marchesato di Oristano e questo castello, che ne’ tempi antichi era stata una
la contea del Goceano senza il beneplacito del Re. rocca di frontiera per gli arboresi, si volse con l’eser-
Offeso di cotesta condotta il Viceré, che era in cito contro il castello di Sellori, che era stato pari-
quel tempo Nicolò Carroz di Arborea, e stimando mente rocca di frontiera per i pluminesi o cagliarita-
non aver Leonardo alcun diritto allo stato, e questo ni, e con poca fatica se ne fece padrone.
essere devoluto alla corona, deliberò di cacciarlo dal Da questo luogo Leonardo minacciò Cagliari, e le
marchesato; e però avendo raccolte alcune truppe sue minaccie faceano stare in molta vigilanza il Vice-
aragonesi e milizie sarde, quelle che i feudatari erano ré sapendo che molti uomini potentissimi nella città
tenute a mandare sotto le insegne regie per il servi- favorivano a Leonardo, tra gli altri Francesco Alagon
gio militare che dovevano, mosse verso il castello di suo fratello, Salvatore Guiso, Galzerando Bessora.
Monreale, e quindi verso la villa di Uras con le arti- L’iniquità del Viceré contro Leonardo era così pale-
glierie e copioso fornimento di palle di ferro e di se che quasi tutti desideravano che egli trionfando pe-
pietre rotondate, somministrategli da Pietro Pujades, netrasse nella capitale a opprimervi il suo nemico; e
governatore del Logudoro. molti di Cagliari erano corsi sotto la sua bandiera per
Leonardo che era uomo animoso non si sgomen- ajutarlo nell’impresa, nei quali, dopo i due suoi fratelli
tò nell’ira del Viceré, e fidando molto nel valore de- germani Giovanni e Ludovico Alagon e li due bastardi
gli arboresi deliberò di opporsegli. Un’altra volta le Giovanni e Garzia, erano Giovanni Ribelles, Leonardo
abolite insegne di Arborea si aprirono al vento, e i Tola, e tanti altri. In breve era così grosso il partito che
sardi scaldandosi di entusiasmo patrio in rivederle Leonardo aveva in Cagliari, che soli due si nominaro-
mossero coraggiosi contro il Viceré che avea preso no per essersi in quelle contingenze mantenuti sempre
posto nella suddetta terra, e intrepidi al fuoco delle rispettosi al governo, e furono Pietro Alagon e Giaco-
artiglierie, che per la prima volta vedevano, assalirono mo Aragall; perché l’Aragall ricevette investitura delle
l’esercito del Carroz, e con forza maravigliosa com- terre di Guindili, Frongia, Sebatzus superiore e inferio-
battendo superarono il nemico. re, Suergiu, Palmas, Flumentepido, Arena, Matta, Pe-
Il Carroz vedendo i suoi in rotta voltò le spalle e derucci o Villa Perucci, Villasturba, Baretta, Baicucu,
andò fuggendo sino a Sardara, lasciando al vincitore Parinianu, Vatterra, che erano state possedute da Mar-
i suoi cannoni e molti de’ principali baroni del re- co de’ Montbuy, e sopra queste le terre di Oraduli, Pe-
gno, tra’ quali Antonio Erill, Galzerando e Gugliel- sus, Garancianu, Soconari, Disirai, Adoi, Murcanu,
mo Torrella, molti cavalieri cagliaritani e Antonio Baicanna, Nadali e Parmiana, che già erano deserte.
Visconte di Sellori che morì in Oristano della ferita Sperava Leonardo di essere ajutato da’ barcellonesi
ricevuta nella mischia. e doriesi, che espulsi dal regno speravano ricuperare i
Per questa vittoria Leonardo aprissi una via facilis- loro stati col patrocinio del duca di Milano: ma le sue
sima alla conquista, e in pochi giorni ebbe suoi i di- speranze non furono felici, e gli ausigli mancarono.
partimenti di Parte-Montis, di Parte Valenza, di Mon- Il re D. Giovanni, avendo nell’anno seguente 1472
reale e della Marmilla, e non come potrebbe parere compressa la ribellione de’ catalani, poté volgere la
per terrore sparso nei popoli, ma più veramente per sua attenzione e le forze alla guerra sarda, e in sui pri-
amore della libertà, che speravano riavere ponendosi mi giorni del dicembre mandò in Sardegna la flotta
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con la cavalleria e fanteria, e domandò da Ferdinan- Finora erano i partigiani di Leonardo che operava-
do, re di Napoli, molte macchine da guerra. no a proprio nome: quindi Leonardo vedendo che il
In questa situazione sentì Leonardo il suo pericolo, Re non puniva il suo ministro di ciò che avea tentato
e però ritornato alle pratiche co’ ministri del Re, pro- contro le reali disposizioni, e dello scompiglio che
mise soggettarsi a queste condizioni: Che il Re gli avea eccitato; e però credendo che il governo di Ara-
avrebbe conceduto il marchesato di Oristano e la con- gona insistesse nell’antico proposto di annullare in
tea del Goceano con tutte le terre, castella, con tutti i Sardegna lo stato arborese, riprese le armi e con un
luoghi, diritti e privilegi, che eransi goduti da’ suoi esercito di cinque mila soldati ben disciplinati sotto
predecessori, e tutto il seno di Oristano dal capo di s. la condotta di Nicolò Montanaro uscì in campo a
Marco a quello di Napoli o della Frasca; che avrebbe provocare il perfido Viceré e suo mortalissimo nemi-
fatto proclamare questa concessione dal banditore in co, circondò d’assedio il castello di Monreale, chiuse
tutti i luoghi della Sardegna; che avrebbe permesso tutte le vie alla capitale, proibì tutto il commercio, e
fossero provveduti per sua nomina tutti i beneficii del giunto sotto il castello di Cagliari diede il guasto alle
suo stato; che non solo avrebbe dimenticato i suoi tra- campagne, saccheggiò le ville e ridusse in durissime
scorsi e dato a lui e a quanti erano stati in sua parte angustie i cagliaritani, che ebbero a maledire le triste
intera impunità, ma sottraendolo alla giurisdizione e vili emulazioni del Carroz contro l’Alagon.
del viceré, il quale nell’odio, che da gran tempo cova- Nell’anno seguente 1476 Artaldo d’Alagon, pri-
va contro lui, non lasciava passar occasione da vessarlo mogenito del marchese, Ludovico di Alagon e Gio-
e danneggiarlo, lo avrebbe sottoposto al governatore vanni De Sena, visconte di Selluri, ricondussero sotto
del Logudoro, così però che non fosse tenuto mai a Cagliari l’esercito arborese, forte di seimila guerrieri,
comparire personalmente. cinsero di assedio la città, occuparono il porto, si im-
Questi capitoli furono a nome di Leonardo propo- padronirono di alcune galere, e tutto guastarono de-
sti al Re da Galzerando di Requesen, conte di Trivento formando i luoghi d’incendi e di rovine.
e di Avellino; e poi nell’anno seguente da Ferdinando, Pietro Pujades, governatore del Logudoro, vedendo
re di Napoli, con tanto patrocinio sostenuti per il suo tanto animo e tanta superiorità di forze in Leonardo e
inviato Ludovico Giovanni, che il Re li accettò to- ne’ suoi aderenti, tentò interporre la sua autorità per
gliendo o cambiando pochissime cose: e contentatosi render meno difficile la situazione del Viceré e alleviare
di soli quarantamila fiorini ricevette Leonardo nella i cagliaritani dalle gravissime calamità; pertanto am-
sua grazia e lo investì del marchesato e della contea. monì l’Alagon perché quietasse, persistente nella guerra
Galzerando di Requesen, che avea avuto tanta lo chiamò; ma niente avendo profittato né con le am-
parte nelle trattative, approdando in Oristano il 23 monizioni, né con le minaccie, anzi vedendolo sempre
ottobre consegnava le lettere del Re, alle quali obbe- più animoso, sempre più infesto, scrisse al Re renden-
dendo Pietro Pujades, governatore del Logudoro, dogli ragione di quanto era avvenuto nel regno.
dopo aver ricevute le fortezze e le terre state occupa- In questo il Viceré che per mancanza d’armi non
te da Leonardo e da’ suoi fautori, fece proclamare in poteva opporsi alle imprese dell’Alagon, e molto pati-
Sassari, Alghero e in tutte le terre del suo governo e va dagli insulti e dalle parole di dispregio con cui
dell’Arborea Leonardo Alagon, marchese di Orista- questi lo umiliava, lasciato il governo navigò verso
no e conte del Goceano. Barcellona, ed ivi avendo narrate al Re le cose come
Pareva ormai ristabilita la tranquillità; ma il viceré meglio a lui piacque, e il Re avendo creduto alle de-
Nicolò Carroz di Arborea, che mal volentieri soffriva posizioni di lui, che peraltro era riconosciuto nemico
Leonardo in quella dignità di stato, pose nuove cause personale dell’Alagon e avea notoriamente operato
di torbamento, e sotto il pretesto che non fossero state contro quello che erasi comandato in suo real nome,
rendute tutte le cose usurpate, come era prescritto nei citò l’Alagon e principali aderenti perché comparisse-
patti della riconciliazione, non solo ricusò di ricono- ro entro certo numero di giorni, e poi pubblicò ne’
scere e farlo proclamare, come voleva il Re, marchese primi di ottobre del 1477 la seguente sentenza.
di Oristano e conte del Goceano; ma osò respingere «Invocato umilmente il nome di Gesù e della sua
ostilmente da Cagliari lui, i suoi fratelli e figli; e occu- gloriosissima madre contro Leonardo, i figli e fratelli:
pare i beni di Francesco Alagon e di sua moglie. Noi Giovanni per grazia di Dio re di Aragona ecc.
Iratissimo Leonardo per le indegne maniere del Vedute varie informazioni ricevute e alcuni processi
viceré nemico porse querela al Re della fede reale fatti nell’isola e nel regno di Sardegna, e nella città di
violata dal Carroz, e sdegnati di cotanta ingiustizia Sassari per il governatore del capo del Logudoro, e nel-
tutti i fautori di Leonardo, e quelli che amavano che la città e nel castello di Cagliari per il Viceré e il Go-
sussistesse l’Arborea se non nell’antica dignità, alme- vernatore della stessa città contro il marchese d’Orista-
no nella presente costituzione, si atteggiarono di no e conte del Goceano, accusato presso la Nostra
nuovo alla guerra. Pertanto nell’anno 1474 tutta la Maestà di molti attentati, delitti, cospirazioni, sedizio-
Sardegna era divisa in due fazioni, sconvolta, piena ni, disobbedienze, ribellioni, insulti, minaccie, dispre-
di sospetti, di tumulti, di contenzioni. Di giorno in gi, che si osarono da lui contro i regii officiali, ingiuria-
giorno scaldandosi gli animi nell’odio si affrontava- ti atrocemente dal medesimo con le parole e i fatti:
no gli uni gli altri, si facevano scorrerie, saccheggi, e Veduta la lettera citatoria spedita contro il detto
si versava in copia il sangue sardo e aragonese. marchese:
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Vedute le presentazioni delle lettere regie e del fedeltà; ma proferse nefandissime parole contro il
Governatore del capo del Logudoro, e le richieste di- detto governatore, dispregiando la pena di fedeltà,
verse e i comandamenti o precetti fatti in iscritto al perché allora il governatore proferì sentenza contro il
detto Marchese per l’usciere del detto Governatore, detto marchese condannandolo in diecimila lire, e al-
e le risposte improperiose fatte per detto Marchese, la remissione degli uomini presi, riservata la pena di
da cui furon proferte parole villane e scandalose con- fedeltà e le altre, nelle quali lo dichiarò incorso:
tro il detto Governatore e contro il suo assessore, e Veduto un altro processo, nel quale consta che
proferta la minaccia di voler procedere in via di fatto detto marchese fece arrestare e ditenere alcuni uomi-
contro l’usciere e alguazile, portatori delle lettere: ni vassalli regi e di detto conte e metterli in galera:
Veduta la capitolazione, fatta tra la Nostra Maestà Veduto un altro processo, dove contienesi la de-
da una parte e il detto Marchese dall’altra, e l’inve- posizione dell’Alguasile mandato dal governatore per
stitura data per la Nostra Maestà al detto marchese intimare al marchese di rimettere in libertà alcuni
in virtù della stessa capitolazione, e veduti i patti in vassalli arrestati che si volean metter in galera, e la
essa contenuti: deposizione di altri presenti all’intimazione, i quali
Veduto certo articolo della stessa capitolazione, nel attestarono che il marchese non solo non volle libe-
quale tra le altre cose il detto Marchese, i fratelli e gli rarli, ma proferse parole nefandissime contro il go-
aderenti si obbligavano a restituire o a far restituire in- vernatore e il suo assessore:
tegralmente tutte le terre, castelle, ville, incontrade, Veduto un altro processo contro Salvatore Guiso,
luoghi, vassalli e altre cose sì mobili, che immobili, per che teneva occupata la baronia di Urisè con le forze del
lui, i fratelli e gli aderenti in qualunque modo fra il tu- detto marchese, dal quale consta che richiesto il mar-
multo prese e ditenute, tutti i servi, le armi, le artiglie- chese per il governatore che non favorisse al detto Gui-
rie e altre cose e i beni mobili e immobili, rilevanti sì so, il detto marchese rigettò villanamente la richiesta; e
dalla Maestà Nostra che da qualunque de’ nostri vas- che il governatore essendosi portato contro il Guiso e
salli; tra’ quali è il castello di Monreale che lo spettabile avendo domandato alle milizie arboresi di lasciarlo
Viceré deve tenere per la Nostra Maestà; ponendosi in passare, ebbe in risposta da questi che essi aveano ordi-
quell’articolo che si restuissero tutte le cose a’ propri nato dal marchese di stare agli ordini di messer Guiso
padroni e questo si facesse entro lo spazio di sei giorni: e che morrebbero per lui; dal Guiso che egli morrebbe
Vedute diverse suppliche e riclami fatti alla No- con la spada alla mano difendendo quel che occupava:
stra Maestà contro il detto Marchese per non aver Vedute altre deposizioni, da una delle quali è certo
voluto restituire detti beni secondo la forma della come i vassalli del detto marchese congregati nella co-
capitolazione: mitiva di Nicolò di Montanaro, capitano o vicario del
Veduta l’informazione ricevuta per comando e detto marchese, clamando diceano – Arborea vada su-
commessione della Nostra Maestà per Bernardo di so – Aragona vada giuso battendo coi piedi fortemente
Sentfores, dottor di legge e assessore del Governatore la terra; da un’altra che il marchese contro un articolo
del capo del Logudoro sopra i detti beni integralmen- della detta capitolazione ricettò uomini di Partemon-
te non restituiti e sopra altre disobbedienze e insolen- tis, di Monreale, di Parte Valenza e di altri diparti-
ze fatte per detto Marchese; per la quale informazione menti, e nominatamente Lorenzo Magre, Salvatore
si viene a conoscere che il detto marchese non solo ri- Mata, Giovanni Capani, e più altri caporali e princi-
cusò di fare intera la restituzione secondo la capitola- pali della detta contenzione e ribellione; e che di van-
zione, ma suggerì agli altri che aveano que’ detti beni, taggio il marchese teneva impedite le vie perché i cor-
che non li restituissero, e che il detto marchese disse rieri e le staffette che da Sassari andavano al Viceré
ad alcuni, che era in sua volontà di costituirsi re di Sar- non potessero passare o fossero tolti loro i dispacci:
degna; che ciò che avea guadagnato con la spada lo di- Veduta un’altra informazione, ricevuta per il detto
fenderebbe con la spada contro il Re e contro qualunque governatore, degli insulti fatti all’usciere, il quale per
persona; e che il Re volea distruggere la casa di Arborea mandato del detto governatore e con lettere regie
perché non fosse nessuno che potesse difendere i popoli e andava nella Marmilla, e fu nella via pubblica assali-
potessero questi esser trattati come schiavi: to dagli uomini del marchese che vi stavano in ag-
Veduto un altro processo mandatoci dal governa- guato, sì che non sarebbe scampato senza il favor di-
tore del Logudoro, dove consta che il detto marche- vino da que’ grassatori, i quali presero l’uomo che
se fu richiesto sotto pena di cinquemila ducati buoni l’usciere aveva per guida:
perché rimandasse libero certo vassallo del conte di Veduta un’altra informazione ricevuta sopra alcuni
Chirra, che era entrato in una terra del marchese per articoli presentati al Viceré dal Procuratore del Fisco
ricuperarvi i giumenti che gli erano stati tolti, e che contro il detto marchese e alcuni suoi aderenti; tra’
il marchese non volle obbedire: quali erano Artaldo d’Alagon figlio del marchese, i
Veduto un altro processo, dal quale apparisce qual- tre fratelli dello stesso marchese, il visconte di Selluri
mente detto marchese da parte del detto governatore e altri; perché essi, non ostante che i baroni e cavalie-
fu richiesto di rendere certi uomini vassalli del detto ri, così per le sanzioni prammatiche, come certi capi-
conte di Chirra; e che il marchese non solo dispregiò toli concertati tra i baroni e cavalieri da una parte e il
le dette richieste, i comandamenti, le comminazioni Re dall’altra, e ancora per i patti e le convenzioni feu-
apposte alle richieste, aggiuntavi pure la pena della dali, non possano congregarsi se non intervenga il
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Viceré, il Governatore e il regio Procuratore: non marchese abbia risposto che il Montanaro erasi evaso
ostante che sia proibito per decreti reali al detto mar- con altri cinque già arrestati, tuttavolta, come consta
chese, a’ fratelli e a’ figli che non vadano né entrino per le ricevute informazioni, il predetto Montanaro
in alcuno de’ luoghi del Re; e non ostante che sia vie- non era fuggito, ma dal marchese ditenuto, e non si sa
tato che ne’ luoghi del Re non possa gridarsi Arborea; come poi sia morto in casa dello stesso marchese:
tutto questo non ostante consti per le informazioni Veduta un’altra informazione, ricevuta in questa
ricevute che Artaldo di Alagon e i tre fratelli del detto città d’ordine della Nostra Maestà, della quale consta
marchese col visconte di Selluri congregarono un che il predetto Leonardo, qualificato marchese, contro
esercito di quattro o cinquemila vassalli sardi con di- le regie prammatiche, pubblicate al bene di tutto il re-
versi generi d’arme, e assediarono la città di Cagliari gno e sotto pena della perdita de’ feudi, nelle quali è or-
guastando i seminati, i giardini del circondario, pro- dinato che nessun barone del detto regno vieti l’espor-
ferendo insulti contro i regii officiali e i giurati della tazione delle vettovaglie dalla sua baronia alla città e
città, e affaticandosi con tutte le forze per entrare nel alle ville regie del regno, e che Leonardo, che dicesi
castel Reale della città, distruggendo e devastando al- marchese, non ostanti le dette prammatiche e in di-
cuni luoghi regi, invadendo e spogliando le chiese, sprezzo delle medesime e delle pene appostevi abbia
svellendo e trasportando la palizzata19 della città, pre- proibito che si vendessero carni e bestiame a regnicoli
dando due galere che erano dentro il porto, commet- reali, o agli abitatori di Cagliari e altri regii vassalli: e
tendo un crimenlese in primo grado, perché con consta pure per la stessa informazione che Leonardo
genti armate resistettero agli officiali regii e vollero abbia proferite molte turpi e nefande parole contro il
ostilmente occupare la città di Cagliari, nella quale detto governatore, e ancora contro la Nostra Maestà e
riposa tutto lo stato del regno: contro la signoria che abbiamo in detto regno, giun-
Veduto un altro processo di citazione e presenta- gendo a dire che se lo avessero di più annojato avreb-
zione fatta al marchese per l’alguasile del governato- be fatto in modo che quanti approdassero nell’isola
re, e le parole contumeliose da lui proferite, e la violen- potessero dire – Qui fu la Sardegna:
za fatta al portatore della lettera citatoria, dal quale, Vedute altre cose che erano a vedere, considerate
che secondo l’istruzione non la volea dare, essa fu tutte quelle che erano a considerare, stando alla pre-
strappata: senza di Dio, riguardati con riverenza i sacrosanti
Veduta altra lettera di detto marchese, diretta a evangeli posti sotto gli occhi della Nostra Maestà,
certo suo famigliare nella villa di Alghero, nella qua- perché il nostro giudizio proceda dal sentimento
le scriveagli che presentasse la detta lettera a Michele della divina giustizia, e possano i nostri occhi vedere
Praty, Vicario di detta città, e che avesse detta lettera la equità, pronunziamo, sentenziamo e dichiariamo
per sua, nella quale suggeriva a detto Vicario che so- nel modo che segue;
stenesse i privilegi, e che il governatore non si dovea Perché per le accennate informazioni e per moltis-
ricevere come ufficiale, atteso che essendosi imbarca- simi testimoni nelle medesime nominati, e altri più
to non era ritornato con novella commessione regia, consta evidentissimamente alla Nostra Maestà delle
ed era meglio per lui di far da signore, che da schia- disobbedienze e ribellioni fatte per detto marchese
vo; e gli indicava un certo Cochi, con cui conferire, non solo contro gli officiali nostri, ma eziandio contro
perché il Pujades non fosse ricevuto per governatore, l’onore e fedeltà, che a Noi devesi, e per quanto sem-
e si facesse tutta la opposizione, che era possibile: pre e notoriamente ha macchinato contro la prosperi-
Veduta la presentazione di certa lettera regia diret- tà Nostra e del regno; perché consta pure che non so-
ta al detto marchese e agli altri baroni che non si fa- lo il marchese, ma i suoi figli e fratelli fecero molte
cesse alcuna riunione di gente e nessun movimento, cospirazioni, sedizioni e illecite riunioni di vassalli e
e la risposta e alcune parole proferite per detto mar- de’ loro aderenti contro le regie prammatiche, contro
chese all’usciere: i vassalli e terre regie; perché consta che il detto mar-
Veduta altra lettera mandata alla Nostra Maestà chese disobbedì più volte al presidente e al governato-
per il detto marchese: re del capo di Logudoro, e a’ suoi ufficiali, resistette e
Veduta altra lettera regia, o provvedimento diretto proferì maledizioni e parole nefande contro lui per le
al detto marchese, nella quale eragli ingiunto sotto pe- cose che quegli facea di ufficio, e aver tentato di atter-
na di fedeltà, e di dieci mila fiorini d’oro, perché non rire i mandatari del governatore che andavano a lui
ostanti alcune lettere a lui mandate per il regio general con lettere regie e con ordini del detto governatore;
tesoriere, e per il conservatore della Sicilia, e altri uffi- perché consta che detto marchese diede consiglio e
ciali qualunque, mettesse in mani del detto Bernardo ausilio al visconte di Selluri per sostenere la sua disob-
Sentfores assessore il Nicolò Montanaro, il quale per bedienza contro il Viceré e altri regii ufficiali; perché
detto marchese era stato capitano di quattro o cinque- consta che il detto marchese dopo il perdono ottenu-
mila ribelli, ed era corso fino alle porte del castello di to dalla Nostra Maestà e la capitolazione con noi fatta
Cagliari; e sebbene alla presentazione di detta lettera il e giurata, ha operato contro la detta capitolazione, e

19. La palizzata era una palafitta nel mare, che formava una
specie di darsena, entro la quale si formavano le navi. Vedi
l’articolo Cagliari antica.
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non ha osservato le promesse e i patti che giurò; per- La surriferita sentenza fu promulgata addì 15 ot-
ché consta che il predetto Nicolò Montanaro con un tobre 1477.
esercito di quattro o cinquemila vassalli di detto Pubblicata che fu questa calunniosissima senten-
marchese e aderenti del medesimo andò contro i re- za, come sarà veduta in appresso, contro il marchese,
gii vassalli, contro le ville e la nostra città di Cagliari, i figli e i fratelli, se ne pubblicò una particolare con-
per comando e ordine di detto marchese, e fece mol- tro il visconte di Selluri, la quale era formolata nel
ti guasti nelle terre e ne’ luoghi e cagionò molti dan- modo seguente:
ni a’ vassalli regii; perché consta che detto marchese Invocato il nome di Cristo,
comandò ad Artaldo suo figlio e agli aderenti e suoi Noi Giovanni per grazia di Dio, re di Aragona ecc.
vassalli che andassero con un esercito di cinque o Veduta certa informazione ricevuta in odio di Leo-
seimila uomini, come di fatto andarono per assedia- nardo che si dicea marchese di Oristano e conte del
re la Nostra città di Cagliari e devastare le terre regie Goceano e insieme de’ suoi figli e fratelli, e in odio
e ville prossime, come di fatto devastarono e guasta- ancora di Giovanni De Sena, visconte di Selluri, e
rono tutto, struggendo i beni mobili ed immobili, molti altri sopra molte cospirazioni, sedizioni, ribel-
aprendo di violenza le chiese e saccheggiandole ed lioni, ostilità, disobbedienze, e altri delitti commessi
estraendo con impeto d’armi dal porto due galere as- da’ medesimi, e segnatamente sopra l’assedio e oppu-
sicurate per il governatore e i giurati della città non gnazione della nostra città di Cagliari, contro il porto
ostante che per li ufficiali regii e i giurati della detta assicurato e la palizzata del medesimo, con un esercito
città fossero richiesti da nostra parte di ritirarsi, e di di cinque o seimila vassalli del detto marchese, di figli
non inferire tanti danni, e di rimettere in potere del- e fratelli, e del Visconte, contro il Viceré, gli officiali
la Nostra Maestà le dette galere e gli uomini che era- regii che vi dimoravano, estraendo dal detto porto, o
no in esse; perché consta per una lettera soscritta di palizzata, due galere assicurate per gli officiali regii e i
propria mano del detto marchese nella quale dà con- giurati della stessa città senza rispetto alla salvaguardia
siglio al vicario di Alghero di far punta perché il go- regia, sotto la quale è detto porto e tutte le navi e altre
vernatore non fosse ricevuto; perché consta che det- barche che si trovano in detto porto;
to marchese contro le regie prammatiche proibì che Vedute le invasioni fatte per i predetti contro alcu-
non si esportassero vettovaglie alla città di Cagliari, ni luoghi e vassalli regii, designati e nominati nella
nelle quali prammatiche è espressa la pena della per- detta informazione; il saccheggio di detti luoghi, don-
dita de’ feudi contro i baroni contrafacienti: per le de si esportaron i mobili e le suppellettili, eziandio le
quali cose non è alcun dubbio che il predetto marche- suppellettili sacre;
se devesi trattare come pubblico nemico del nostro re- Vedute le prammatiche del regno e i capitoli del
gno, e che egli, i suoi figli, gli aderenti, notoriamente braccio militare, dove è specificatamente disposto
ribelli han commesso un crimenlese in primo capo e che i baroni di detto regno debbono astenersi da
altri gravissimi delitti; perché secondo le più certe sen- tutte sorte di congreghe se in quelle non intervenga
tenze de’ dottori devono i medesimi essere puniti con il Viceré, il Governatore, e il regio Procuratore;
tal pena, della quale non sia altra maggiore, massima- Veduta la citazione fatta al predetto visconte di
mente in tanto numero di delitti, i quali potrebbero Selluri da parte della Nostra Maestà, e le fedi della
essere di perniciosissimo esempio, e considerata la presentazione fattane al medesimo;
loro contumacia che legittimamente citati non volle- Vedute tutte le cose da vedere e considerate le al-
ro comparire innanzi alla Nostra Maestà; tre da considerare, avendo Iddio presente, e sotto gli
Per tanto con la presente nostra sentenza, e secon- occhi i sacrosanti evangelii… procediamo alla sen-
do la deliberazione del Sacro Nostro Supremo Consi- tenza nel tenore seguente.
glio pronunziamo, sentenziamo e dichiariamo il pre- Perché per il processo e l’informazione prenarrata
detto Leonardo, qualificato marchese, i figli e i fratelli consta sufficientemente alla Nostra Maestà, che il pre-
suoi esser stati ed essere nostri nemici, e ribelli alla detto visconte di Selluri commise un crimenlese in
Nostra Maestà, e per conseguenza li condanniamo al- primo capo, ed è stato pubblico nemico e ribelle, e
la morte naturale, e tanto il marchesato di Oristano, perché dalla sua contumacia in non comparire al co-
quanto il contado del Goceano, e tutti gli altri luoghi, spetto della Nostra Maestà non è dubbio che egli deb-
castelli e feudi, che trovinsi ne’ nostri dominii, i mo- ba essere trattato come pubblico nemico; però con
bili ed immobili che fossero de’ detti Leonardo, figli, questa Nostra presente sentenza condanniamo il detto
e fratelli, indegni per tanti misfatti di ogni diritto civi- Visconte alla morte naturale sottoponendo alla confi-
le, confischiamo a Noi e al nostro erario, e così li ag- scazione tutti i suoi beni, la Viscontea, le castelle, le
grediamo e incorporiamo, che in nessun modo possa terre, i feudi, che ovunque possieda, come di presente
giovarsene la loro posterità. li confischiamo a Noi e a’ sacri nostri erarii.
Decretiamo quindi, ordiniamo e comandiamo che Mentre il viceré Carroz nella corte operava perché
detti Leonardo, figli suoi e fratelli, assenti per contu- sopra le prove che egli porgeva contro il marchese e
macia, siano perseguitati, ovunque si trovino, per i no- suoi aderenti, questi non uditi, e iniquamente dati per
stri officiali e vassalli, sì che o vivi o morti siano presen- contumaci se non poteano conoscere la citazione lega-
tati alla nostra curia, perché paghino il fio di tutti i loro le che pubblicavasi in Barcellona, e dove l’avessero co-
scandalosi misfatti e siano per sempre in esempio». nosciuta se non poteano nel concesso brevissimo spazio
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mandare i loro procuratori, non pertanto fossero col- logudorese per distendere l’autorità del marchese su
piti di tal sentenza, il marchese Leonardo faticava con tutte le regioni, che si comprendevano nel regno di
tutte le sue forze nella guerra contro Dalmazzo Car- Mariano. La massima parte de’ popoli accolsero con
roz, conte di Chirra, vicario o vicepreside del regno, immenso giubilo gli arboresi, acclamandoli loro salva-
lasciatovi da Nicolò suo padre, e rispinte le truppe tori, perché troppo erano vessati dai baroni: alcuni po-
aragonesi nel castello di Cagliari ve le teneva ristrette e chi, là dove dominavano uomini cui l’interesse parti-
premeva in molt’angustia, mentre Giovanni visconte colare tenea nella parte degli stranieri, vollero fare
di Selluri, Artaldo Alagon e Besaldo con altra grossa resistenza; ma patirono gravissimi danni per il guasto
masnada invadeva e saccheggiava gli stati del Viceré, che si fece nelle loro coltivazioni, e per il saccheggio
la Contea di Chirra e tutte le pertinenze. delle case che si permise a’ guerrieri.
Gli assediati non poterono avere che piccoli con- Uno dei luoghi, dove la resistenza fu più dura, no-
forti, ma non pertanto per non cadere sotto il potere tossi il luogo e castello di Ardari. Vi si ponevano verso
del marchese sostennero con stupenda costanza le pri- la fine di gennajo in assedio due mila e cinquecento
vazioni e fecero ogni sforzo per difendersi negli assalti. guerrieri scelti; si tentarono diversi assalti: ma ripu-
Sovvennero a’ cagliaritani Guglielmo Peralta e il gnando virilmente i presidiarii assistiti da’ popolani, e
Pujades con una galera del conte Cardona, e il Re non apparendo alcuna speranza, Artaldo tolse la circon-
avendo saputo il pericolo de’ suoi fece allestire una vallazione e acquartierò le milizie nella terra di Moras.
gran nave rimandandovi il Viceré con cinquanta fa- Angelo Marongio, barone della contrada e quindi
mosi lancieri, e ducento scelti di fanteria, per prolun- partigiano del Re, non potendo soffrire annullata la
gare la resistenza fin tanto che approdasse l’esercito, sua autorità su quelle terre, ottenne dal governatore
che promise prossimo; già che avea ordinato a Rai- del Logudoro alcune truppe, ed a queste avendo ag-
mondo Peix di armar le altre galere per il trasporto giunti quanti uomini d’arme e vassalli poté riunire,
delle altre genti da guerra, a Raimondo Flox di tra- quando furono favorevoli le condizioni al suo dise-
durre in Sardegna la fanteria e cavalleria del regno di gno, corse sopra Moras improvvisamente, assalì i ne-
Sicilia, e a Giovanni Villamarì di volger la flotta sopra mici incauti, ne uccise cento, ne fece prigionieri cin-
i mari sardi a impedire i sussidii stranieri al marchese. quecento e gli altri cacciò in fuga.
Questi, cui il Re avea condannato sotto l’inspira- Dopo questa sconfitta Artaldo e il Visconte la-
zione dell’odio del Carroz, era ben voluto dal re di sciati quei dipartimenti andarono a fortificarsi nella
Napoli e dal duca di Calabria, da’ genovesi e dal du- contea del Goceano.
ca di Milano; epperò Ferdinando re di Castiglia dis- Il Marongio fiero per il vantaggio ottenuto li seguì
approvava la condotta del padre, e temeva che co- in quel dipartimento, lo invase, saccheggiò tre paesi,
tanto movimento non dovesse poi finire con grande e tra essi la terra di Boono [Bono], si avanzò al borgo
onta sua e danno, se come era probabile Leonardo del castello, dove era raccolta la maggior parte delle
fosse favorito dal re di Napoli e dal duca di Calabria, schiere arboresi, le provocò a battaglia, e con fre-
e i genovesi e il duca di Milano, che vantavano anti- quenti scorrerie vessò quei popoli, finché non fu av-
chi diritti sopra il regno di Sardegna, accorressero in visato che veniva il marchese con un forte esercito di
soccorso: il che egli teneva come certo, sapendo che cavalli e fanti. Allora tornò indietro e sentendosi po-
allora i genovesi aveano grandissime schiere nella co sicuro nel Miluogo [Meilogu] ritirossi in Sassari.
Corsica; e dava consiglio si comandasse al Marchese Restarono dunque gli arboresi padroni della cam-
e al Viceré di desistere dalla guerra che si faceano, e pagna, si distesero quindi fino a sotto le mura di Al-
fossero le loro controversie definite da arbitri, come ghero e le cinsero di assedio.
il marchese e il visconte desideravano, e per più let- Intanto il viceré Nicolò Carroz preparava le cose
tere aveano significato al re di Castiglia. necessarie alla guerra, e nell’odio immenso che nu-
Queste pratiche di Leonardo e di Giovanni col re triva contro l’Alagon studiava a riunire forze supe-
di Castiglia cominciano a dar lume sopra la questio- riori per batterlo e a impedire che quegli potesse ri-
ne, provando che l’odio del Carroz contro il marchese tornare nella grazia del Re.
era il motivo di tanto turbamento, e che l’insorgimen- Il conte Cardona, viceré di Sicilia, richiesto di soc-
to di quelli era una reazione contro l’abuso del potere. corsi alla guerra sarda, adunò il parlamento, nel qua-
I consigli del castigliano furono male accolti. Il Re le fu stanziata la somma di venticinquemila fiorini, e
volea tentar la sorte sperando di potersi togliere da- poi chiamò tutte le truppe siciliane disponibili e pre-
vanti agli occhi questo potente feudatario, e spegnere parossi a navigar alla Sardegna come era stato invita-
affatto nell’isola ogni vestigio d’Arborea. Pertanto per- to dal braccio militare di quel regno, pregato dal Vi-
sistendo nel suo divisamento trattò una tregua coi ge- ceré di Sardegna, e comandato dal Re.
novesi, col duca di Milano e col re di Napoli, e cre- Partì adunque con la sua galera e con quella del
dendo aver isolato il suo nemico si dispose all’assalto. capitano generale Villamarì, intese tosto a fornire di
In questo tempo infuriava la pestilenza in Sassari frumento gli algheresi cibantisi già da parecchi gior-
e in Alghero, e il contagio essendosi diffuso raffred- ni di sole erbe.
dò l’ire della guerra. Passava nell’isola allo stesso tempo anche il conte
Nel 1478 Artaldo d’Alagon e Giovanni de Sena, di Prades con alcune compagnie di fanti ragunate a
visconte di Selluri, invasero con l’esercito la provincia sua istanza dagli ufficiali municipali di Palermo, ed
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erano queste nuove soldatesche poste a stanza nel ca- presi di fianco gli arboresi, questi si scompigliarono, e
stello di Cagliari e sul porto di Lapola. nello scompiglio perdendo il coraggio cominciarono a
Anche il re di Napoli, il quale erasi mostrato mol- disperdersi. I capitani tentarono contenerli, riordinarli,
to affezionato e favorevole all’Alagon, dovette in vir- rianimarli; ma niente profittarono, e il nemico infero-
tù di patti vigenti concorrere a’ danni di lui, e man- cendo ognor più nella vittoria, crescea il terrore de’ ti-
dò al Viceré una grandissima nave con alcune genti midi e opprimea il valore de’ forti. Artaldo di Alagon,
d’armi, con molti cannoni e le necessarie munizioni. Lemo e gran numero di cavalieri e fanti caddero morti
Quando il marchese nel mese d’aprile seppe giunti nel campo, moltissimi furono costretti ad abbassare le
in Cagliari sulla flotta il conte di Cardona e Giovanni armi, il restante si disfece in una miseranda ruina, nella
Villamarì mandò a’ medesimi con sue lettere per do- quale fu rapito lo stesso marchese.
mandare una conferenza, nella quale li potesse assicu- Il Carroz rimasto padrone del campo di battaglia,
rare della sua disposizione a render al Re la debita ob- vedendo i suoi stanchi dalla gran fatica della giornata,
bedienza, a ristabilire la tranquillità nel regno, e loro lasciò che i vinti corressero nelle diverse vie, sulle quali
dar parte di quanto avergli scritto il re di Castiglia. si erano mossi, e raccolta la preda mosse nel seguente
Nella buona disposizione, in cui erano il Cardona mattino contro il castello di Macumel, il cui presidio
ed il Villamarì verso il marchese, alcune persone di non esitò a calar a patti e lasciar il luogo a’ vincitori.
considerazione della nobiltà di Cagliari, dalle quali Lieto di sua vittoria il viceré, lasciando al Pujades
era desiderato fosse ristabilito l’ordine altrimenti che le altre operazioni di guerra, ritornò indietro, e nel
per mezzo delle armi, operarono perché il visconte giorno, in cui si celebrava la festa del Corpo di Cri-
di Selluri, Giovanni de Sena e Besaldo condottiero sto, entrò trionfalmente con le schiere vincitrici nella
di gran valore si ricevessero nella grazia del Re: ma il città di Oristano, e avendo ordinate le cose nelle ma-
feroce viceré, che smaniava di annichilare con le ar- niere solite degli aragonesi, e lasciatovi un forte pre-
mi il marchese e i suoi aderenti, disturbò le pratiche, e sidio, mosse verso Cagliari con gran celerità.
avendo significato al Cardona e al Villamarì, che le lo- Ma non godé gran tempo del piacere della vittoria
ro genti non use al clima sardo non potrebbero fare sopra un nemico odiato, e pochi giorni dopo vide
buon servigio, richiesegli di fornirlo de’ denari pro- languire il figlio Dalmazzo negli spasimi di gravissi-
messi, coi quali avrebbe condotto uomini d’arme na- ma malattia, e quindi spegnersi nel fiore della età.
tivi dell’isola, e rimandogli indietro. Siccome i medici non seppero conoscere la natura
Nei primi di maggio Pietro Pujades, governatore di quel morbo, però facilmente il viceré credette a una
del Logudoro, uscì da Sassari con le schiere regie, voce che alcuni stolti e maligni aveano sparsa, accu-
che aveva al suo comando e con la gente di Angelo sando la viscontessa di Selluri, Antonio Erill e alcuni
Marongio, invase la contea del Goceano, e perché le altri partigiani del marchese, che con l’arti malefiche
milizie del marchese non erano ancora tutte riunite, di una maliarda avessero condotto a immaturo fine
mosse per invadere il dipartimento, che diceano del quel giovine; pertanto comandò che quella signora,
Marghine di Macumel. l’Erill e tutti gli altri, che gli erano sospetti di aver par-
I capitani del marchese sapendo che le truppe re- tecipato nelle stregonerie, fossero chiusi in carcere.
gie erano nel Goceano previdero quel che poi si fece Il marchese co’ due figli superstiti, i tre fratelli ed
e fortificarono i paesi di Nuragugume e Dualchi per il visconte di Selluri, che nella fuga eransi rivolti a
trattenere il Pujades; ma questi avendo assalito le Bosa, temendo quivi esser sopraggiunti da qualche
due terre cacciò via il presidio e vi si fortificò. banda de’ vincitori o arrestati da’ fautori del viceré,
Il marchese avvertito di questo movimento, che era osò in mancanza di maggior legno affidar la vita so-
contemporaneo alla mossa del viceré verso quella re- pra una gondola, e si volse verso il capo Marrargio
gione riunì subito sotto Macumel tutte le sue truppe, per prendere la ruota a Genova; ma il destino lo in-
e preparossi alla battaglia, facendo tutti i provedimen- calzava più nemico, e quando volto il promontorio
ti che pareva a lui dovessero assicurar la vittoria alla si avanzava verso il Capo Caccia fu intrapreso da una
giustizia della sua causa. delle galere della squadra del Villamarì, comandata
Nel giorno 18 di maggio essendosi il Carroz con- dal Saragatta, e condotto in Palermo a quell’ammira-
giunto al Pujades nei campi del Marghine, le due glio, dal quale fu con tutta la flotta accompagnato al
parti si disposero al cimento, e vennero al medesimo lido di Spagna.
nel giorno seguente con grandissimo ardore di animi. È a non potersi dire quanta fu la esultanza del Re
Gli arboresi concitati dal marchese e dall’odio che per questa vittoria, la quale assicurava in perpetuo la
nutrivano ferocissimo contro gli stranieri fecero la pri- sua dominazione in Sardegna, e togliea gli svantaggi
ma carica con tanto impeto e furore, che alcuni pote- che aveansi d’uno stato dentro uno stato, e d’uno stato
rono augurare certa la vittoria. Ma dall’altra parte gli che dovea essere necessariamente nemico al principal
aragonesi dopo aver alquanto vacillato spiegarono tut- dominante. In verità allora dopo cent’anni di guerra
te le loro forze, e contesero con pari ferocia. Restò per contro gli arboresi e dopo innumerevoli battaglie la
molt’ora dubbio il vantaggio, e in questa dubbiezza Sardegna cadea umile appiè del suo vincitore, e rice-
quindi l’Alagon, quinci il Carroz fecero tutto il loro vea le catene d’una servitù la più ignominiosa.
potere per inclinare nella loro parte la vittoria. Final- Perché in nessun tempo poi a’ suoi successori ve-
mente il Marongio avendo con ben inteso movimento nisse il pernicioso pensiero di stabilire nell’isola un
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feudatario di quella potenza, di che erano stati i mar- La iniquità della confiscazione dei feudi di De Se-
chesi d’Oristano e conti del Goceano, il Re univa in na era confermata da Ferdinando, quando senza ri-
perpetuo alla corona quel marchesato e quella con- spetto alla di lui famiglia innocente diede in perpe-
tea, apponeva al titolario reale i nomi de’ due feudi tuo al suo zio materno la viscontea di Selluri con i
da restarvi sempre compresi, e nel mese d’agosto per villaggi di Sebolle e Fluminale nel dipartimento del
Giovanni Lopez Gurrea prendeva secondo il prescrit- Campidano di Cagliari, quelli di Laconi, Nuragus,
to della legge possessione dello stato di Leonardo. Nureci, Asuni e Venadi nella regione di Parte-Valen-
La sentenza di morte, proferita già contro Leo- za. Enrico di Enriquez tenne per poco questo feudo
nardo, i figli e principali aderenti, non fu eseguita, e avendolo venduto a Pietro e Ludovico De’ Castelvi.
bastò al Re, che egli e gli altri, già sunnominati, fos- Nell’anno 1480 il Re faceva dono allo stesso Enri-
sero ditenuti nel castello di Xativa in Valenza. co della regione di Costavalle, coi villaggi di Bonorba
L’iniquità de’ procedimenti del viceré Carroz essen- [Bonorva], Rebeco, Semestene e Terquillo, che erano
do patentissima non poté essere altrimenti che molti già compresi nello stato del marchese d’Oristano, e
commiserassero la sventura di Leonardo, de’ suoi figli delle terre di Gurrutta, Turalba e Gunanor devolute
e fratelli, ed essendo essi imparentati co’ principali del alla corona per la morte di Angelo Marongio.
regno, questi non si poterono astenere dal dolersi col Il governo castigliano continuò a far in pezzi l’anti-
Re della oppressione degli sfortunati. E il Re convinto co stato di Arborea, e nel 1481 dava a Gaspare Fabre i
della notata iniquità, e rimorso nel cuore per quello dipartimenti di Parte-Barigadu con le terre di Busa-
che facea patire a quelle vittime, se non ebbe coraggio chi, Forotrajano, Allai, Neoneli, Ula, Ardaule, Nuce-
di disfare l’ingiustizia e rendere i feudi confiscati, aderì to, Sorradile e Bidonì, a Galzerando Requesens, conte
in parte alle suppliche e liberò dalla prigione Antonio di Palamos, le ville di Sedilo, Orena, Solli, Ustedu,
e Giovanni di Alagon, figli di Leonardo, co’ loro zii Tadasune e Domus-Novas della Parte-Guilcieri.
Giovanni e Ludovico, ponendo però un limite alla lo- Giovanni di s. Croce il quale nella guerra contro
ro libertà, sì che non potessero mai uscire dal regno di il marchese di Oristano erasi molto distinto per il
Aragona; ma sopra Leonardo e Giovanni de Sena non suo valore entrava nella classe de’ dinasti per il feudo
ascoltò alcuna preghiera, e li lasciò nel carcere di Xati- di Tuili, vendutogli da Galzerando De Doni.
va gementi sotto la loro indegna sorte. Anche Salvato- In quest’anno il viceré Ximene Perez, nominato dal
re fratello di Leonardo continuò ad essere ditenuto. Re alla presidenza del parlamento, convocava al ca-
Speravasi da molti che quando il Re venisse a mor- stello di Cagliari i tre ordini dello stato. Tra le grazie
te, la quale per la sua grande età non parea molto che si domandarono al Re era l’indulto a’ fautori di
lontana, e prendesse lo scettro D. Ferdinando, suo Leonardo Cubello [recte Alagon], proscritti e ramin-
figlio, migliorerebbero le condizioni di Leonardo, e ghi nelle montagne dell’isola; e quest’indulto essendo
sarebbe restituito ne’ suoi onori e diritti; speravasi stato conceduto rientrarono nelle loro famiglie quegli
questa felice mutazione dallo stesso prigioniero, e fu infelici. Principalmente in Oristano, dove molti padri
perciò che quando udì la morte del Re, avvenuta ad- e spose desideravano i loro figli e i mariti fu notevole
dì 28 gennajo del 1479, diede segni di gioja, e depo- la gioja, perché gli oristanesi erano in maggior nume-
se la barba e lo squallore delle vesti: ma le speranze ro che i sardi d’altre parti e della stessa capitale.
fallirono, e D. Ferdinando, che gli avea, essendo re Nel 1483 essendosi sospettato che i genovesi da’
di Castiglia, mostrato tanto favore, quando successe quali armavasi una gran flotta, volessero sbarcare in
ne’ regni d’Aragona dimenticossi dell’oppresso, e Oristano a concitare alla ribellione i popoli arboresi,
questi nel funesto disinganno essendo stato occupa- frementi sotto l’indegna oppressione, il Re fece forti-
to da mortal malinconia giunse in breve al fine della ficare i luoghi marittimi e munì quella città di forte
vita, seguito di lì a poco nel sepolcro dal suo fedelis- presidio.
simo amico e compagno ne’ pericoli e negli infortu- Nel 1492 quando da tutti i regni di Ferdinando e
nii, il visconte di Selluri. Isabella, dopo vinti i mori di Granata, si cacciarono
Dentro un anno dalla conseguita vittoria essendo gli infedeli, dovettero anche gli ebrei che erano in
morti il Re, il Viceré, l’Ammiraglio Giovanni Villa- Oristano partirsene.
marì ed Angelo Marongio, siccome, secondo quello Nel 1493 si venne alla sentenza sopra Salvatore
che notai, erano tutti persuasi della ingiustizia che Alagon, fratello del marchese, che era ancora ditenu-
erasi fatta a Leonardo, però riconobbero in tal coin- to. Egli avea supplicato che si rivedesse il processo
cidenza un certissimo effetto della giustizia dell’Al- per cui era stato condannato di fellonia; e dalle nuo-
tissimo. Il Marongio, che esercitava la carica di capi- ve informazioni essendo constato che non pure non
tano nella città di Sassari e feroci ostilità contro i avea in nessun modo violata la fedeltà dovuta, ed era
Gambella, antichissima e potente famiglia di quella immune de’ delitti appostigli, ma per lo contrario
città, fu da questi ammazzato in una delle cappelle avea in molte cose servito al Re e benmeritato della
della chiesa cattedrale di s. Nicola; il Carroz pian- corona, però Ferdinando con suo diploma lo dichia-
gente sempre per la morte del figlio fu colto dalla rò innocente, puro d’ogni crime e fedele e buon vas-
morte nel castello di Cagliari, e Giovanni Villamarì, sallo, e lo assolvette dalla ditenzione, nella quale era
mentre preparavasi alla spedizione contro la Corsica, stato fin allora, comandando che tutti lo stimassero
comandatagli da Ferdinando, cessò di vivere. e onorassero, quale era da lui dichiarato.
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Nel 1510 il municipio d’Oristano mandò il suo de’ principali della città, detto Pontis, li condusse
sindico per rappresentarlo nel parlamento nazionale. con molti drappelli di campidanesi nel luogo di Ter-
Gli atti di questa sessione essendo periti si ignora ralba. I francesi discesero in gran numero per preda-
quali fossero i capitoli che il consiglio civico avesse re; ma affrontati dai sardi tornarono frettolosamente
posto nel suo mandato per essere da lui supplicati al sui legni lasciando molti uomini morti.
presidente ed al Re. Nel 1528 quando i francesi invasero la Gallura e
Essendo morto tra’ comizi il presidente Giovanni Sassari, e il viceré comandò che tutti gli uomini d’ar-
Dusay, viceré del regno, fu il parlamento continuato mi corressero nel Logudoro ad assediar Sassari e co-
da D. Ferdinando Giron de Rebolledo, sostituito dal prire Alghero, la città d’Oristano mandò una squa-
Re alla presidenza delle corti e al governo del regno. dra di cavalli, che fu aggiunta alle genti di Filippo
Gaspare Fortesa fu deputato per presentare al Re gli Cervellon. I campidanesi ed oristanesi ebbero molto
atti del parlamento e chiedere la conferma de’ capi- a patire nel passaggio delle milizie de’ baroni, le qua-
toli consentiti dal suo rappresentante, e la concessio- li così operavano come barbari in terra nemica.
ne di quelli che questi avea rimesso al regio arbitrio. Nello stesso anno la Sardegna prese il contagio e
Nel 1515 una squadriglia di pirati turchi entrata di patì gran mortalità. Anche la popolazione di Orista-
notte nel golfo di Oristano move sopra Cabras poco no fu decimata nei mesi che durò la fatal malattia,
prima dell’aurora. I clamori de’ primi assaliti avendo che durò sino al gennajo dell’anno seguente.
destata tutta la popolazione, subito si armarono quanti Nel 1531 il viceré Martino Cabrera convocò il
potevano portar le armi e affrontarono gli aggressori. parlamento; il sindaco supplicò per la repressione
I barbari combattuti da tutte le parti dovettero retroce- delle squadriglie, che osavano passare nella città e vi
dere, ma prima che giungessero sulla sponda erano commettevano delle violenze; quindi che si prove-
scemati di gran numero, e lasciavan la via e la spiaggia desse alla difesa della città per il caso di una repenti-
coperta di cadaveri. De’ Cabrarissi caddero più di 20 e na invasione delle galere turchesche, che spesso si ve-
un numero maggiore furono feriti. Resero grazie a Dio deano mareggiare alla vista.
della liberazione, e quindi furono più attenti contro le Nel 1527 il rinnegato che diceano Scacciadiavoli,
sorprese, ponendo in scala, a ragionevoli tratti, degli entrato nel golfo d’Oristano e ancoratosi nel porto
uomini a cavallo, i quali gli uni gli altri sino al sindaco di Terralba espose le sue genti in terra, e le mandò
del comune riferissero ciò che le guardie avessero os- parte sopra Terralba già dalle precedenti invasioni ri-
servato sul mare per prepararsi nell’uopo. dotta a poche case, parte sopra Uras, parte sopra Bo-
La squadriglia de’ barbari uscita dal porto fu assa- norchili, che era ancora molto diminuita per le stesse
lita da orribile tempesta e andò dispersa. cause, e altri sopra Arcidano. Degli abitatori altri po-
Nell’anno 1492 Giacomo oriondo della Sardegna e terono salvarsi fuggendo per le campagne, altri colti
dell’antica famiglia de’ Serra, agnata della famiglia de’ all’improvviso od impotenti furono presi o massacra-
Giudici, maestro in s. Teologia e canonico di Valenza, ti; ed erano insieme le chiese profanate, spogliate, le
dove i suoi da molti anni erano stabiliti, fu creato ar- case saccheggiate, i predi guastati. I barbari gozzovi-
civescovo d’Oristano, e l’anno dopo cardinale di S. gliarono per il resto della giornata; posero a tormenti
Chiesa del titolo di s. Clemente. un prete, a morte molte fanciulle violate, e tra le al-
Nel 1515 Pietro, che era pure della famiglia sarda tre una bellissima giovane, Sofia, figlia d’un ricco
de’ Serra, stabilita in Spagna, creato arcivescovo d’Ori- possidente di Bonorchili, e nella notte si preparava-
stano, convocò un concilio provinciale, e vi ordinò no a correre su Mogoro, Pavillonis e s. Gavino per
molte saggie constituzioni. Intervenne al concilio Late- cogliervi la popolazione radunata: ma un fierissimo
ranese sotto Giulio II e Leone X. temporale che scoppiò nella sera, e lo stato di ebrie-
Nel 1524 una gran carestia afflisse i popoli sardi, e tà, in cui era la massima parte, salvò quei paesi dalla
a questa per i littorani di ponente si aggiunsero le sventura. Nella mattina Scacciadiavoli, prevedendo
scorrerie e depredazioni de’ corsari armati dal Frego- che gli uomini de’ prossimi dipartimenti già sarebbe-
so. Uomini scelti fra gli oristanesi e i campidanesi ro in arme, fece porre il fuoco alle case, distruggere in
dovettero cavalcare e con le armi vegliare sui luoghi parte il castello d’Uras, e ritornò sul porto. Quando i
di sbarco per salvare i paesi dalla ferocia di quei la- sardi vennero sul luogo in numero di 300 già gli in-
droni, finché Ludovico Requesens con una piccola fedeli eran partiti con la preda e con gli schiavi: ma
squadra di galere non navigò, e disperse quei ladroni. non poteron tutti rimbarcarsi senza danno, raggiunti
Nel 1520 il consiglio della città mandò il suo rap- in sulla sponda dalle più celeri squadre di cavalleria,
presentante al parlamento convocato dal viceré An- e dovettero lasciare gran parte del bottino e degli
gelo di Villanova. Anche gli atti di questo essendosi animali predati.
perduti, ignoransi i capitoli domandati a nome di Da quel giorno funesto quei paesi restaron per
questo comune. molti anni disabitati, e le famiglie sparse ne’ prossi-
Nel 1522 una grossa squadra di galee francesi es- mi paesi.
sendosi per il pessimo tempo ricoverata nel golfo di Nel 1534, quando Carlo V espugnò la Goleta di
Oristano, e nel porto, che dicono di Terralba, i con- Tunisi e vinse Barbarossa, uscirono in virtù de’ patti
soli d’Oristano, temendo che non si tentasse uno dalla schiavitù molti sardi, tra’ quali erano non po-
sbarco, comandarono a’ cittadini di armarsi, e uno chi d’Oristano e delle terre prossime al golfo.
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Nel 1538, quando questo famoso corsaro minac- Nel 1544, mentre la flotta ottomana comandata
ciava la Sardegna, gli oristanesi e i campidanesi com- da Barbarossa mareggiava nei mari della Sardegna, il
posero da’ più valorosi alcune milizie di cavalleria. viceré fece de’ provvedimenti alla protezione de’ po-
Nel 1540 la Sardegna fu oppressa da gravissima poli, che si trovavano sopra le marine o prossimi, e
calamità, da una spaventosa carestia, per cui si giun- Biagio d’Alagon conte di Villassor con settecento
se a tanto che molti mangiarono i cani, i gatti, i sorci, eletti di cavalleria cavalcò da una in altra parte, nelle
e una donna di contado nella rabbia della fame fece quali per i segnali che davano le guardie del littorale
suo pasto del corpicciuolo della sua bambina, ed era temeasi del nemico. Una parte delle navi turchesche
infestata dalle violenze di Dragutte, altro terribilissi- entrò nel golfo d’Oristano, ma non fece altro male,
mo pirata, che discese co’ suoi su più punti del litto- che togliere una nave, alla quale appiccò il fuoco
rale con grave danno de’ popoli vicini. presso Capo Sanmarco.
Nel 1541 il viceré Cardona convocò il parlamen- Nell’anno 1551 Ferdinando di Eredia viceré con-
to, nel quale per il gran sospetto in cui viveasi delle vocò il parlamento nazionale, i cui atti essendo periti
invasioni dei turchi, si domandò che il Re provedes- non possiamo accennar nulla de’ capitoli proposti
se a munire le città marittime di Cagliari, Alghero, per Oristano dal suo sindaco.
Castellaragonese e Oristano. Ne’ primi dell’anno 1560 il V. R. D. Alvaro de
Il sindaco d’Oristano supplicò particolarmente Madrigal convocava il parlamento anticipandolo di
che nella quotizzazione per la somma del donativo la alcuni anni: e perché allora la necessità era urgente per
parte della sua città si fissasse in ragione de’ fuochi la guerra che minacciava anche l’isola, però gli sta-
che sussisteano, non di quelli che erano stati. menti consentivano in quella novità e voleano servire
Nel memoriale, che il governatore di Cagliari D. per le difese del regno. Ma nella ristabilita pace ces-
Geronimo de Aragall dava per la città d’Oristano, al sando i motivi del parlamento straordinario, lo sta-
quale susseguì una carta reale, era provata la grandis- mento ecclesiastico ricusò di partirsi dalla consuetudi-
sima diminuzione, che da sessant’anni pativa quel ne. Il braccio militare, scrivea l’arcivescovo di Cagliari
municipio; dove prima nella città erano 500 case Parragues nella sua lettera al confessore del re dei 16
abitate, e presentemente se ne numerava meno di aprile 1560, per quanto i signori molto guadagnano
200, e nonostante questo i cittadini nel ripartimento nell’esazione del donativo reale prendendo assai più di
del servigio erano ancor tassati come se la popolazio- quello che paghino al re, consente; le città che se pa-
ne fosse ancora quanta era stata; ed è provato a noi gano tre per dazi e gabelle guadagnano quindici, facil-
quanto rovinoso fosse il governo aragonese, perché il mente consentono al V. R., mentre i chierici che de-
principio di questo degradamento di cose coincide von pagare dalle rendite de’ beneficii, (che in quei
nella fine del governo dei marchesi. Vedremo poi da tempi erano tenuissime) dissentono. E dissentiva lo
testimonianze di somma autorità più distintamente stesso Parragues, principe di questo stamento, ancora
dichiarato questo peggioramento. perché non poteva esservi utilità alcuna al regno nelle
Altra supplica del municipio fu a vietare che i ba- sue circostanze se i centomila ducati, con cui i tre sta-
roni del Logudoro operassero contro il privilegio menti si contenterebbero di servire il Re, non si do-
d’Oristano, per cui tutte le derrate del Marghine, Ba- veano cominciar ad esigere sino a che fosse scorso il
rigadu, Mandrelisai e Partemontis, dovean passare per decennio dal parlamento antecedente, e se dopo quel
il suo porto. termine doveva il Re per quattro anni lasciare l’esazio-
In questo tempo Oristano avea per giudice ordina- ne per soddisfare, secondo le ordinazioni antiche, agli
rio un vicario regio, sostituito all’antico podestà, e la aggravi, per limosine, riparazioni, e pei salari degli uf-
cittadinanza era rappresentata da cinque consiglieri. ficiali del parlamento: pertanto se non potea risultare
Nel timore dell’armata turchesca, che potea tenta- nessun profitto al Re prima di otto o nove anni non
re uno sbarco e invadere il popoloso campidano, eravi ragione perché si anticipasse il parlamento, e si
avendo il viceré comandato alla città d’Oristano un facesse una novità che il regno sentiva come un aggra-
numero maggiore di cavalli di posta, per i corrieri al vio; ma essendo poi ridestatasi la guerra, e comparse
governo di Cagliari e a quel di Sassari, il sindaco ne’ mari sardi le armate nemiche, i chierici, vedute le
supplicava ancora contro questo gravame. istanze del Re e le sollecitudini del V. R., più forzati
Intorno a questi tempi correano i corsari algerini che di buona volontà, andarono nel parlamento.
per i mari sardi e ne infestavano i lidi con un accani- Nello stesso anno il corsaro Occhiali, altro terrore
mento ostinatissimo. Erano essi mandati dal governa- de’ nostri mari, e durissimo flagello a’ cristiani, fece più
tore dello Stato di Algeri per il Soldano Solimano. sbarchi sulle coste sarde, dove con vantaggio, e dove
Questo governatore nativo di Cagliari, fatto schiavo con danno, secondo che gli isolani erano colti d’im-
da Barbarossa, e dopo l’abjura della religione cristiana provviso, o no. Una di queste volte sbarcò sul lido di
nominato Hazan, fu ricevuto tra i paggi dell’Impera- Corra [Cornus], là dove poscia fabbricossi la torre de’
tore, e poi per il suo valore promosso ad alti gradi nel- su Putu, e si diresse sopra Narbolia, dove fece occupare
la milizia; quindi mandato al governo d’Algeri così in- tutte le uscite, ed egli entrò per saccheggiare e cattivare
festò i mari di Sardegna, Sicilia, Italia e Spagna, che il popolo. Ma la rete non fu così tesa, che molti non si
Carlo V fu costretto a far contro lui quella spedizione sottraessero trapassando i predi; e alcuni di questi es-
che ebbe un fine così disonesto per le armi cesaree. sendo corsi ne’ paesi vicini a gridare l’allarme subito si
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armarono quelli che avean più coraggio. Il parroco fu ov’essi si tenevan celati e allora si lanciarono con impe-
capitano de’ seneghesi, e avendo mandato ne’ prossimi to sopra quelli, i quali colti da grande spavento non
paesi perché gli armati concorressero in un luogo indi- seppero opporre resistenza, e si dispersero. Soccorse al-
cato, ivi impostossi con i compagni aspettando che si la sbaragliata prima schiera la seconda e si combatté
ritirassero gli aggressori. Gli infedeli furono colti al- con gran furia da ambe le parti. Gli oristanesi fecero
l’impensata, e perduta la preda, aspramente percossi. prodigi di valore e atterrarono moltissimi nemici; ma
Molti caddero, e altri che nel terrore si dispersero era- nella sopravegnenza d’altri essendo soperchiati alcuni
no presi poco dopo. uscirono dal conflitto salvandosi in fuga rapidissima, i
Di tante scorrerie di corsari affricani in questo tem- più caddero, e circa dieci furono presi, tra’ quali il Pon-
po, noi abbiamo autorevole testimonianza nella lettera tis. Quasi tutti abjurarono la fede ed ebbero onore fra’
del Parragues de’ 12 maggio 1560, nella quale confer- barbari; ma il Pontis che ebbe il comando d’una ga-
mava esser vero, che erano entrate poche navi (com- leotta dolente poi dei rimorsi della coscienza e deside-
merciali) ne’ porti sardi, e questo perché trovavansi roso della sua famiglia fece secretamente concerto con
sempre guardati dai corsari. Quindi aggiunge: Pare amici suoi del Campidano, e dopo alcuni giorni che
che questa isola sia dimenticata dal Re, e niente sti- stette mareggiando nel largo rientrato nel golfo d’Ori-
mata dai suoi ministri. stano fece nella notte dal suo piloto parimenti sardo
Nel 1561 D. Alvaro di Madrigal, viceré del re- rinnegato, lanciar la nave sulla spiaggia nel seno borea-
gno, presiedette alle corti, e il sindaco di Oristano le del golfo presso lo stagno; dove in sulla prima ora
congiunse le sue alle altre voci perché le prelature e i del giorno la ciurma avea tutto deposto sul lido per al-
beneficii ecclesiastici fossero riserbati a’ soli sardi, e si leggerire il legno, comparve una squadra di cavalleria,
provvedesse alla ristaurazione delle chiese cattedrali. e corse all’assalto. Gli infedeli si difesero fino all’estre-
Ma le più importanti proposte che si facessero era- mo, e non cessero prima che ridotti a pochi videro la
no dal prelodato arcivescovo di Cagliari, uomo d’alto nave presa dalle fiamme. Il Pontis sospettato da uno
senno, e ben intelligente de’ bisogni del regno, il qua- de’ barbari di tradimento fu ferito, e non sopravvisse
le nella lettera al Re (9 genn. 1560) suggeriva al So- che poche ore dopo riveduta la sua famiglia.
vrano, come necessario rimedio ai mali, onde era op- Nel 1566 alcune truppe regie furono distribuite in
pressa la Sardegna, la istituzione d’un Consiglio o vari luoghi del regno e parte in Oristano e ne’ Campi-
Ruota, in cui intervenissero tre o quattro giurecon- dani, e fu la presenza di questi ospiti un gran flagello
sulti con il reggente; «perché, diceva l’arcivescovo, se perché abusando delle armi faceano quanto loro pia-
stassi nell’ordine attuale non è possibile che nel regno cea, tutte sorte d’ingiurie, a’ poveri cittadini e villici.
si amministri buona giustizia; potendo V. M. ben in- Tanto erano allora caduti basso gli animi, e tanto
tendere che a questo ministerio, essendo col Viceré il avea avviliti gli spiriti l’orgogliosa tirannia degli spa-
Reggente e l’Avvocato Fiscale, se il V. R. se l’intende gnuoli. Si riclamò, ma il governo non sapea che fare
con uno o con altro fa quel che vuole, sia giusto od e lasciava fare.
ingiusto, senza che alcuno possa contraddire, già che Nel 1567 1 ottobre, il pontefice s. Pio V dava una
il procuratore reale, il maestro ragioniere ed il ricevi- bolla per la creazione d’un convento di Domenicani
tore del reservado, non sanno rispondere che amen, e in Oristano ad istanza del P. Fra Giovanni Porcella di
però molti si lamentano del mal governo. Il visitatore Stampace (quartiere di Cagliari), religioso di quell’or-
del regno può informar V. M. se ho ragione o no». dine, uomo di virtù e merito non ordinario, teologo
Fecesi ancora un’altra utile proposta dal Parragues. «In insigne e celebre predicatore, il che egli fece per le pre-
questo regno è un’altra mancanza, da cui nasce la mag- ghiere de’ cittadini, che avendolo ascoltato nella predi-
gior parte degli errori e disordini, perché se l’ignoranza cazione della divina parola desiderarono aver fra loro
è fonte di tutti i mali e madre degli errori, deduca V. quest’istituto. Daremo qui notizia della chiesa di s.
M. da’ disordini ed errori quanta sia l’ignoranza: e sap- Martino, ove fu fatta la fondazione.
pia che in tutta la mia diocesi non avvi un ecclesiasti- Questa chiesa era (come accennammo) ne’ tempi
co che mi possa ajutare come Vicario generale; e sa- de’ Giudici ufficiata da’ monaci Benedettini. Nel 1228,
rebbe cosa ottima se si fondasse uno studio generale, con stromento pubblico de’ 28 gennajo, Pietro de La-
o quanto almeno fosse sufficiente per apprendere il cono, Giudice di Arborea, con la regina sua moglie,
necessario, senza che non si può amministrare né il Diana, donava a’ monaci di s. Benedetto, e per essi al-
temporale, né lo spirituale». la detta chiesa, le montagne e i salti che i Domenicani
Nel 1563 il corsaro Drugutte tentò e fece sbarchi in han poi posseduto in Villaurbana, Ogliastra e Narbo-
varie parti; e pur nel littorale di Oristano e nel porto di lia. Questi monaci, essendo quasi tutti pisani, e però
Marcellino accadde uno scontro fra le genti già messe mal accetti all’Ugone, che chiamò nell’isola gli arago-
in terra dalle navi ed una grossa comitiva di circa 50 nesi, furono espulsi prima del 1326, nel qual anno,
persone di Oristano che erano andati nelle selve di Er- con stromento delli 30 dicembre, il Giudice donava il
colento per la caccia. Discendendo questi dalla monta- così detto Rio Missas alla chiesa di s. Martino, e per
gna videro un gran numero di barbari che si metteva- essa a’ suoi ministri e procuratori per il gran patroci-
no in marcia per assalire i popoli vicini, i terralbesi, gli nio che il santo vescovo dimostrava alla sua casa. Nel-
arcidanesi, e aderendo all’ardito consiglio di … Pontis l’anno 1458 la detta chiesa col chiostro aggiacente era
aspettarono che la prima frotta si avvicinasse al luogo occupata da monache Benedettine. Erano queste così
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dette monache signore virtuose e le più donne vedove dottore Nicolò Canelles, canonico di Cagliari, si da-
disingannate dal mondo, che ivi faceano vita comune va facoltà a’ Domenicani di poter erigere conventi
praticando la religione e le regole osservate dalle mo- del loro ordine in qualunque parte dell’isola indi-
nache Benedittine. Durò questa convivenza fino alla pendentemente e senza permesso degli Ordinari, e
abolizione del marchesato. Fu poi questa chiesa, come contro ogni loro qualunque opposizione. E a fare
volle il re D. Giovanni II d’Aragona, eretta in abbazia, che l’Ordine si propagasse nell’isola con altre fonda-
e nel 1507 da Ferdinando il Cattolico data a Don zioni concedevasi a’ fedeli toties quoties, sino al quin-
Sancio de Ladron. In due istromenti, uno del 1504, quennio, che visitassero le chiese dei conventi di re-
l’altro del 1508 leggesi questa casa religiosa qualificata cente fondazione, indulgenza plenaria.
convento e monasterio. Non apparisce per quanto sia- E perché l’arcivescovo sunnominato avea preso a
vi stato l’abbate; però in alcuni strumenti pubblici ed perseguitare il rettore cadente, per aver operato senza
in un libro di livelli antichi ritrovasi che nel 1518 era il suo consenso, lo stesso S. P. spedì un’altra bolla sotto
monisterio nuovamente abitato dalle così dette donne la stessa data, che cominciava: Sincerae devotionis af-
ritirate, o vedove, o monache di s. Martino, che avea- fectus, colla quale lo sottraeva dalla giurisdizione del
no la loro abbadessa, ed erano immediatamente gover- detto prelato, dichiarandolo soggetto alla santa Sede,
nate da un sacerdote secolare con titolo di commenda- e raccomandandolo alla protezione de’ vescovi vicini.
tore, e appare da altro monumento che cominciarono Davasi un’altra bolla, che cominciava: Significavit
a convivervi nel 1513. Quindi vi rimasero fino al nobis, diretta all’Arcivescovo arborense, a’ Vescovi di
1459, nel qual anno essendo succeduto a Don Carlo Terralba e di Ales, a’ loro rispettivi Vicari generali, nel-
di Alagon nel governo della diocesi l’arcivescovo D. la quale era fulminata la scomunica maggiore contro
Andrea Sanna fu il luogo abbandonato e la chiesa gli usurpatori, detentori de’ beni della chiesa di s.
eretta in rettorìa. Martino, e qualificato Vicario e fondatore del Con-
Il primo rettore fu il venerabile Leonardo Dessi. vento Fr. Giovanni Porcella.
Dalle memorie trovate negli archivi di esso conven- Il Barbarà credendo sempre essere in suo diritto,
to si deduce questo che l’arcivescovo D. Carlo d’Ala- ed il Pontefice ingannato dalle non vere esposizioni,
gon avendo imposto alle monache di s. Martino l’ob- persistette nello stesso tenore, e gli avversari avendo
bligo di rimanere in clausura, queste se ne ritornarono deferito alla S. Sede la sua persistenza, il Pontefice
alle loro case piuttosto che restarvi come era ordinato. diede fuori un’altra bolla, nella quale lo scomunicava
Fu verso quest’epoca che il sunnominato padre direttamente, lo sospendeva dall’officio, lo privava
Porcella venne ad annunziare la divina parola nella delle prerogative episcopali e lo citava a comparir in
città d’Oristano, e che il suddetto rettore e il suo co- Roma personalmente.
adiutore, Pietro Cossiga canonico della cattedrale e Queste lettere apostoliche del 6 maggio 1569 fece-
priore di Bonarcado, volendo procurare ai cittadini i ro il desiderato effetto, perché l’Arcivescovo si sotto-
soccorsi spirituali di questo istituto, fecero a lui ces- mise restituendo quanto avea preso dalla chiesa di s.
sione di tutti i loro diritti sulla chiesa di s. Martino, Martino ed accettando la fondazione del Convento.
lasciando al medesimo che ottenesse da Roma la La chiesa di san Martino neppur quando fu eretta
soppressione della Rettorìa, e l’autorizzazione di fon- in Rettoria, fu parrocchiale, perché è certo, che l’arci-
dare il desiderato istituto nel luogo della medesima. prete, parroco di s. Sebastiano, amministrò mai sem-
La Rettorìa fu soppressa, e istituito il convento in pre i sacramenti in tutti i sobborghi di Oristano, ed
virtù d’una bolla che avea principio In eminenti, dal- ebbe esclusivamente le decime.
la quale ricavasi che i Benedettini abitarono il moni- I beni che il convento di s. Martino possedette dalla
stero di s. Martino per lo spazio di ducento e più prima dominazione domenicana, erano le tre monta-
anni, cioè dall’estremo secolo XI al tempo di Ugone. gne, che fin qui possedette ne’ territorii di Villaurbana,
Il Porcella ebbe a combattere forti opposizioni al- Ogliastra e Narbolia, il Rio Missas, l’orto attiguo al
lo stabilimento del suo ordine, massime dalla parte convento, le terre di Serra-Crobus, le terre di Plazza
dell’arcivescovo, che stimava niente validi i rescritti Onali, quelle di Serra-Fenugu ed alcuni livelli.
pontificii; ma tutti questi ostacoli svanirono, e il Por- I religiosi di questo Convento fecero quel bene,
cella crebbe tanto nella grazia del Re e del Pontefice per cui furono chiamati, occupandosi sempre nel-
per il suo zelo, che quando morì l’arcivescovo D. l’amministrazione dei sacramenti, nella predicazione
Geronimo Barbarà non solo ebbe tutto piano, ma fu del Vangelo, nell’insegnamento delle lettere umane e
egli stesso nominato alla cattedra arborese, se non poscia della filosofia e teologia, facendo quel che in
che morì prima che potesse sedervi e stabilire bene altro tempo avean fatto i benemeriti benedettini che
la sua opera. molti dai quali mal si conoscono le cose, continuano
L’arcivescovo Barbarà nella sua contraddizione era a riguardare come uomini semplicemente meditativi.
giunto a tale da metter sua mano sopra la chiesa e Di questo Barbarà è menzione nelle lettere dell’ar-
tutti i beni stabili e immobili, e fu necessaria a farlo civesc. di Cagliari Parragues, in quella degli 8 luglio
desistere una bolla di san Pio V sotto li 12 aprile 1561, quando trovavasi nella corte di Madrid come
1568, che principia: Sacrae religionis sinceritas. In cappellano del Re, e facea ministrare alla sua Rettorìa
detta bolla che fu diretta al vescovo d’Alghero, o suo nella diocesi di Cagliari, che era di 5 a 6 mila anime
vicario, al Giudice conservatore dell’ordine ed al per uno o due chierici mercenari; quindi in quella de’
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28 settembre 1563, dove lodando la dottrina e la vir- delle concussioni e tirannie che quelli fanno, e trattasse
tù del vescovo d’Ales, allora presente nel concilio di il popolo così male, come questi lo trattano, ed io pre-
Trento, duolsi che sia stato sottoposto al Barbarà, ar- dicassi la legge di Dio a V. M. avrei in suo nome detto
civescovo di Arborea, «che tutto il mondo sa che leg- a V. M. altrettanto e peggio». Scrivea poi nella lettera al
ge male il latino, e non ha mai studiato in sua vita, sig. Grasso sullo stesso tema: «I ministri del Re avrebbe-
uomo inetto al bene, ma astuto, intrigante, intento ro bisogno di riforma, perché già passano i termini de-
alle amicizie, ambizioso di onori e di titoli, e favorito gli assoluti, ed entrano in quelli de’ dissoluti».
nella sua ambizione da quelli cui avea fatto e promes- Nel 1569 e nel seguente si tornò a supplicare al go-
so servigio e omaggio». Dopo questo intenderemo verno perché i popoli fossero liberati da questi pessimi
perché facesse tanta resistenza a’ precetti pontificii. ospiti. Ma invano, come anche senza effetto doman-
Quanto il rettore Sanna e il coadjutore Cossiga dossi nel parlamento indennità di tutti i guasti e le
meritassero bene della chiesa d’Oristano nell’offrire al perdite, che essi aveano operato.
Porcella i mezzi per uno stabilimento, si può dedurre Nel 1571, D. Giovanni Coloma convocava il par-
dalla necessità che aveasi non solo di predicatori, ma lamento, e il sindaco d’Oristano supplicò secondo il
di maestri per i giovani che voleano entrare nel clero. tenore del suo mandato, che si riparassero le muraglie;
Nella lettera dell’arcivescovo cagliaritano Parragues che si formassero degli argini alle inondazioni del Tir-
(16 ottobre 1560) a Filippo II risponsiva a lettera di so, dalle quali erano grandissimi danni alla città ed ai
lui che avealo avvertito di studiare perché si togliesse- campidani, aggiungendosi dal denaro comune quella
ro le superstizioni e gli abusi pubblici così ne’ chierici quantità, di cui era minore al bisogno la somma che si
come ne’ laici, contienesi quest’articolo: «La parte poi raccogliea dalla contribuzione di venti soldi per vassal-
di colpa che può toccare a S. S., donde nascono i di- lo comandata da D. Alvaro per questa opera; che si
sordini che si notano, e nascerebbero peggiori se Dio soccorresse allo spedale civico di s. Antonio, dove
non sostenesse con sua mano questa povera gente, è molti (!!!) concorrevano pure dai campidani; che si
in questo che tutti i beneficii del regno sono riuniti in usasse rigore co’ ladri, e la prima volta fossero mutilati
quaranta o cinquanta persone, le più delle quali non d’un orecchio, la seconda dell’altro, la terza impiccati;
risiedono nelle loro chiese, onde i popoli mancando che si soddisfacesse alle spese fatte per i soldati che si
di proprio pastore sono serviti da mercenari mobili ad erano alloggiati in Oristano e nel campidano, e ai
arbitrio de’ committenti. E di questi mercenarii i più danni cagionati da questi agli ospiti nella casa e ne’
sanno appena leggere, senza alcuna intelligenza delle predi; che la città fosse esente dalle spese della visita
leggi di Dio e della chiesa, né possono insegnare altro generale del regno, che si facea dai viceré.
che le prime orazioni del cristiano, sì che io tengo per Di nuovo il sindaco lamentava la decadenza di
miracolo che Iddio conservi i popoli nel cristianesi- Oristano, prima opulenta e popolosa, ed ora per la
mo». In rispetto poi alle superstizioni, così rispondeva cresciuta insalubrità, le malattie e altre cause che egli
al Re lo stesso Arcivescovo: «Questo regno è tenuto tacque (perché non avea coraggio di accusare di pessi-
infame in cose di superstizione. Io esploro quanto mo un governo, che gli adulatori, che ci aveano il loro
meglio posso la verità, ma trovo soli testi d’udito, e profitto, celebravano provvidentissimo), divenuta in
quel che si dice è molto più lieve che alcune cose che gran diminuzione e povertà.
io ho vedute in regni nei quali è maggior cultura». Il commercio d’Oristano con l’interno e con gli
Dopo che riferisce aver fatto chiudere un buco che esteri era allora in grano, orzo, legumi, e pesce sala-
era in certa grotta dell’isola di sant’Antioco, per il to. Pochi anni prima avea fornito in abbondanza al
quale alcuni mariti facean passare le loro mogli, te- bisogno della capitale grano, orzo e fave.
nendo opinione che le infedeli non vi potessero passa- In queste corti dovette il sindaco d’Oristano con-
re; aver pure chiuso un sepolcro, dove si stendeano gli tendere con quello di Cagliari per sostenere il provve-
ammalati con la credenza di ricuperare la sanità; e dimento, che D. Geronimo d’Aragall, essendo presi-
aver proibito le bolle (gli amuleti) contro le infermità. dente del regno poco prima della sessione, avea fatto
Le condizioni de’ campidanesi di Oristano, come in Sassari a favore degli oristanesi senza aver citato i
di tutti gli altri luoghi, erano in questo tempo misera- consoli della capitale, la quale vantava ne’ suoi privi-
bilissime per tante invasioni de’ barbari, per la rarità legi che gli oristanesi non potessero commerciare
de’ commerci, pochi avventurandosi in mari tanto in- nelle contrade di Parte-Montis e Parte-Valenza, sotto
festi, quanto erano i sardi, per l’esorbitanza delle usu- certe pene.
re, più ancora l’avarizia e la tirannia de’ feudatari e In tempo di queste corti i turchi, co’ quali i vene-
massimamente per la iniqua e trascurata amministra- ziani separatisi dalla santa lega si erano rappaciati,
zione. Il più volte citato arcivescovo Parragues scriveva avendo adunata una grande armata e minacciando
su questo proposito a Filippo II (16 ottobre 1560): di invadere la Sardegna teneano i popoli in continuo
«In rispetto a’ vostri officiali e a’ magistrati delle città e sospetto. Essendo tanto esteso il littorale arborese, e
degli altri luoghi fo quel che posso esortando, ammo- moltissimi i punti di sbarco, doveano i vassalli ori-
nendo, riprendendo ne’ miei sermoni; in che sono stanesi e de’ campidani soffrire assai nelle grosse
andato tanto avanti che non dubito saranno mandate guardie sulle marine e nella guardia-scala, cioè nelle
querele alla M. V. Su che rispondo fin d’ora; che se V. poste intermedie per trasmettere gli avvisi da’ guar-
M. che è nostro Re e Signore, facesse la decima parte diani del littorale a Oristano ed a’ paesi.
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Il procuratore di Busachi domandava nel parla- supplicava che i villici non fossero obbligati a più,
mento che della somma che si destinava alle opere che a’ dritti.
pie una parte fosse assegnata alla fabbrica della chie- Parlando su questo pose avanti le straordinarie
sa di s. Geronimo e dell’annesso monisterio dell’or- gravezze, sotto cui gemevano i vassalli de’ tre diparti-
dine di s. Domenico, incominciatasi da sei anni. menti, i quali da tre anni assistevano personalmente
La popolazione sommaria per fuochi che diede il alla costruzione delle torri già fatte nelle marine di
censimento ordinato da queste corti era per Oristano Oristano, e doveano assistere alle altre che erano a
e alcuni luoghi della sua provincia la seguente: Ori- farsi, servendo con l’opera personale e con la som-
stano fuochi 300, Campidano maggiore 515, Cam- ministranza di tutti i necessari materiali.
pidano Milis 464, Campidano Simagis 288, Man- Supplicava anche il sindaco di Parte Cieri, che per
drelisai 428, Parte Cieri 457, Barbagia Belvì 257. bene delle anime, giacché da quattordici anni le par-
Nel 1581 D. Michele Moncada congregava l’as- rocchie non erano state visitate, il vescovado di s.
semblea ordinaria delle corti, e il sindaco d’Oristano Giusta (anticamente di Fortrajani) fosse separato dal-
domandò e ottenne, che come in Cagliari così in Ori- l’arcivescovado di Oristano; notava che le rendite era-
stano fosse un padre pubblico per gli orfani, il quale no sufficienti a sostenere il decoro del vescovo, es-
provedesse contro la perdizione delle fanciulle e de’ ra- sendo maggiori di quelle di Ales; e che l’arcivescovo
gazzi; quindi dopo aver rappresentato che il suo muni- d’Oristano non patirebbe dalla divisione, le sue es-
cipio per l’antichità e i servigi prestati, meritando le sendo doppie di quelle di s. Giusta; quindi doman-
grazie reali, quanto qual si fosse altra città del regno, dava che la cattedra del vescovo si tramutasse da s.
supplicò che avendo già privilegio di godere di tutte le Giusta, luogo di malaria e fuori di Diocesi, nella ter-
franchigie che poteano godere i cagliaritani, parteci- ra di Guilarza, luogo centrale del distretto, salubre, e
passero i suoi cittadini di tutti i loro privilegi e fossero popolato di più di 500 case con una bella chiesa.
riputati siccome abitatori e naturali di Cagliari. Noti il lettore per aver una giusta nozione della
Essendosi il medesimo altamente lamentato della quantità delle rendite ecclesiastiche, che allora si avea-
gran povertà d’Oristano e del poco commercio, sup- no da grandi beneficiari, che il reddito del vescovo di
plicò perché si vietasse a’ genovesi ed altri stranieri di Ales non era maggiore di 5 a 600 ducati, come è atte-
tener bottega di robe nelle ville, e si ponessero gravi stato dall’arcivescovo Parragues nella sua lettera al
pene. Quindi domandò che gli eredi di Antonio Pon- Grasso 1561 23 agosto, mentre quest’arcivescovo, che
tis d’Oristano fossero obbligati a tener guardie sul si può supporre ne avesse più degli altri, non raccogliea
ponte e ad attendere alla sua conservazione, già che dalle decime più che l’equivalente di 1500 ducati.
per ciò i loro maggiori aveano per concessione del Il governo volendo avere un armento di cavalle per
giudice Mariano goduto del privilegio di franchigia. fornire la cavalleria, aveva negli anni addietro formata
La città avea litigato contro i Pontis sotto il pre- una grandissima tanca a’ territori di Paulilatinu e Ab-
decessore del Moncada, perché essi lasciavano rovi- basanta e compresevi molte terre che quei vassalli so-
nare il ponte; la sentenza li disse obbligati alla custodia leano lavorare e usare a pascolo; ma per la pessima fede
e riparazione del medesimo se voleano godere della degli amministratori non avendo trovato il suo conto
immunità da’ diritti del municipio; il V. R. Moncada in questa speculazione, ordinò che si vendessero le ca-
trovandosi in Oristano avea loro ordinato che faces- valle: e in queste corti avendo riclamato quelli che
sero il dovere, e siccome né pur dopo questo essi avean diritto su quelle terre le quali più non servivano
aveano obbedito, però i consoli mandarono al sinda- al Re: fu ordinato che si rendessero all’uso de’ vassalli
co di portare l’affare alle corti. delle due ville i salti incorporati nella Regia Tanca.
In questo tempo il castello essendo ancora muni- Nel 1584 i corsari africani entrati nel porto di Mar-
to di presidio e governato da un alcade il sindaco cellino si avanzarono verso il paese di Pavillonis, lo in-
supplicò che questo titolo e ufficio fosse dal Re con- vasero, saccheggiarono tutte le case, appiccarono il
ceduto al consigliere in capo pro tempore, e che la fuoco, e senza alcun danno tornarono sulle navi con
rendita segnata per gli stipendi e i fornimenti fosse una parte del popolo; della restante i vecchi e malati
conceduta al consiglio, il quale si obbligava a mante- furono massacrati, gli altri si ricoverarono in Guspini e
nere nel castello i soldati e il sergente, che soleano in s. Gavino. Il condottiero di questi era un sardo di
esservi, fornirli di tutto il necessario e fare le ripara- Guspini, che avea cognome Stellari, preso da’ galeotti
zioni necessarie nella fabbrica. di Biserta nella marina, dove pascolava le capre, e in
Il sindaco de’ tre Campidani molto ebbe a dolersi breve per il suo coraggio e spirito, dopo aver abiurata
delle durissime vessazioni, che i vassalli de’ tre Cam- la religione, fatto capitano di squadriglia. Egli fece
pidani dovean soffrire dalla città d’Oristano. Una fra l’impresa non ad altro, che a prendersi la fanciulla, di
le tante era questa che i consiglieri della città e l’ap- cui era innamorato; ma non la ottenne perché costei
paltatore de’ diritti volendo impedire i villici perché già donna di un altro fu uccisa dal marito spento subi-
non comprassero tele, drappi ed altre merci da’ mer- to, nell’ira del feroce rivale, tra crudeli tormenti.
canti Sassaresi (che pure erasi soliti portare alle feste Dal 1586 al 1592 [recte 1590], quanto si estese il
e metter in vendita robe state soventi bollate in Ori- secondo governo del viceré D. Pietro [recte Michele] di
stano) mandavano gli uscieri nelle case per togliere a’ Moncada, questi intendendo i gravi danni che pativa il
compratori la merce, e multarli di due lire: pertanto commercio nella stagione invernale per la traversa, che
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ponea il fiume di Riola, comandò, che fosse nella via che egli, come sindaco, facesse vigorosa contradizione
alle saline e ad Alghero costrutto un solido ponte, e e ponesse ogni cura per ben riuscire in questo nego-
con le sue premure ottenne l’intento. zio; aggiungendo che se dalla parte loro fosse d’uopo
Offeriva Oristano scudi 659, il Mandrelisai 1226, di maggior diligenza, avrebbero faticato giorno e not-
il Barigadu Jossu 574, Sedilo e Canales 543, Bariga- te in negozio di così alto interesse, terminando con
du-Susu 759, Monreale 1168, Partemontis 1061, la pregar Dio, che volesse perdonare all’autore di questo
Marmilla 1030, Campidano Simagis 636, Campida- partito rovinoso, dal quale il Re ordinando quello che
no maggiore 1122, Campidano Milis 1160, Parte avea ordinato era stato tratto in inganno.
Cier Reale 923 ecc. Né in questo si fermarono. Nel primo di agosto
Nel 1591 il marchese di Aytona convocò il parla- scrissero direttamente allo stesso Sovrano, supplican-
mento, nel quale non sappiamo le particolari richie- dolo ordinasse l’esame de’ privilegi accordati loro da’
ste fatte dal sindaco di Oristano in pro del munici- Sovrani di Aragona, e considerasse l’aggregazione di
pio, come pure le proposizioni speciali fatte nelle tutti i campidani alla corona, per che in questa riunio-
corti del viceré conte di Elda nel 1603 e in quelle ne, accordata a richiesta della città a tutto il campida-
del duca di Gandia nel 1615. no, per cui i Re presero il titolo di marchesi d’Oristano,
Nel 1621 furono nuovamente convocate le corti erasi promesso che non mai né in parte, né in tutto si
per provvedere a fortificare le due isole di s. Antioco sarebbe alienato il marchesato. A questa lettera univano
e s. Pietro, e snidarne gli africani che vi riparavano e i privilegi relativi.
vi stavano in agguato per predare le navi mercantili: Scriveano contemporaneamente al vescovo di Cuen-
nel 1621 [recte 1624] si tornò alla sessione ordinaria ça D. Enrico Pimentel, presidente nel supremo di
sotto la presidenza del viceré D. Giovanni Vivas. Aragona, perché presso il Sovrano desse favore alle
Nel 1625 [recte 1626] 1 aprile, quando aprissi il par- loro rappresentanze.
lamento presieduto da D. Geronimo Pimentel marche- Il Re considerate bene le ragioni de’ consiglieri di
se di Vayona con l’assistenza di D. Luigi Blasco, manda- Oristano avendo riconosciuto che nella osservanza
to dal Re per ottenere dagli ordini del regno un sussidio dei privilegi conceduti alla città ed ai campidani era
nella guerra che dovea sostenere contro tanti nemici al- il bene non solo dei popoli, ma pure delle sue finan-
leati, il sindaco di Oristano unissi agli altri stamentari ze, rivocò gli ordini, e fece rompere ogni pratica sul-
nella formazione de’ capitoli, nei quali si propose che il la proposta vendita al principe Doria.
regno somministrerebbe de’ grani per l’esercito, e si sup- Nel 1631 si convocarono le corti ordinarie dallo
plicò che il Re in considerazione della generosa offerta stesso viceré marchese di Vajona, e il sindaco d’Orista-
della nazione concedesse che non venissero nell’isola ad no ebbe parte ne’ capitoli, ne’ quali si tornava a do-
alloggiarvi terzi forestieri, bastando alla difesa le milizie mandare a’ soli nazionali la collazione delle prelature,
nazionali, le quali se pure mancassero sarebbe molto ed eguale privilegio per le cariche giudiziarie e del re-
meglio che non venissero forestieri, i quali farebbero co- gio patrimonio; e convenne pure negli ordinamenti
me gli altri, che han quasi distrutto il regno!!! che si implorarono per la ristaurazione dei ponti.
Nel 1628 essendosi mandato ordine al V. R. mar- Nel 1637 mentre fervea la guerra tra la Spagna e la
chese di Vajona di porre in vendita tutte le particolari Francia, Oristano ebbe a patire gravissimi danni dalla
possessioni regali, eccettuate le sole città; i comuni de’ flotta nemica. Il conte d’Harcourt, capitano dell’ar-
campidani d’Oristano, assistiti dai consiglieri della cit- mata francese giunta allora dall’oceano per soccorre-
tà, fecero quanto poteano perché non fossero separati re il duca di Parma, vedendo che fallivagli l’opportu-
dalla immediata giurisdizione reale. nità di osteggiare in Italia, per avere gli spagnuoli
Gli ufficiali regi stretti dal bisogno cominciarono restituito a questo principe gli stati da essi occupati,
a vendere alcune parti del feudo, ed i consiglieri di si volse contro la Sardegna.
Oristano ricorsero al Vajona supplicandolo di rap- Compariva addì 21 febbrajo nel golfo di Oristano
presentare al Sovrano il danno che verrebbe a’ suoi l’armata francese, forte di 45 navi da guerra. Una di
vassalli della città e dei campidani se si procedesse queste si appressò alla torre per cannoneggiarla, e
nella vendita de’ salti dal Maggiorduomo, ed il dan- mancando in essa l’alcade co’ soldati, che erano a di-
no del patrimonio regio nella alienazione delle pe- vertirsi in Oristano, i due che vi erano di guardia su-
schiere di Mare Pontis, Mistris e delle saline, già che bito l’abbandonarono.
perderebbe un sicuro reddito di scudi 6400. Le truppe francesi discese in terra senza alcuna op-
Nel 21 luglio dello stesso anno scrissero a Gavino posizione si alloggiarono nella terra di Cabras, dove
Penduzzo Carta, sindaco della città presso la corte di fecero festa vuotando le botti di vin generoso che in
Madrid, significandogli che era stato ricevuto ordine grandissimo numero vi trovarono, e poi nell’ebrietà
regio dal V. R. di non dare la possessione de’ salti del commettendo gravissimi disordini in questo e ne’ luo-
Maggiordomo al principe Doria, ma che ultimamen- ghi vicini.
te erasi riconfermata la licenza di vendere tutti i luo- I consiglieri d’Oristano avendo saputo lo sbarco
ghi della corona, eccettuate le città; che il marchesato mandarono D. Sisinnio Ponti al capitano francese per
d’Oristano con li salti suindicati erano già all’asta pub- domandare che si volesse; e costui avendo soggiunto
blica in Cagliari, e che per parte d’un genovese erasi fat- che il corpo civico non potea aprir le porte della città
ta la proferta di 150000 ducati; quindi mandandogli a’ soldati del re di Francia senza prima domandar gli
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ordini del governo di Cagliari domandò una tregua delle Fiandre, e raccoltavi parte delle milizie mosse a s.
di quattro giorni. Il capitano francese acconsentì, ma Giusta.
nel giorno dopo dimenticatosi della promessa avviò Il primo vantaggio fu riportato da D. Diego Maso-
l’esercito sopra Oristano. nes, uscito dall’agguato sopra due compagnie nemi-
La soldatesca francese non era allora meglio disci- che, che andavano in caccia di donne, le quali lavoras-
plinata e governata che fosse la spagnola, della quale sero il pane che loro mancava, e li oppresse co’ suoi
abbiamo accennato la spaventosa barbarie e qual fla- cavalli. Avea potuto coglierli perché trasvestito da fran-
gello dolorosissimo furono a’ popoli, tra’ quali allog- cese fu ardito di entrare in Oristano, e perito della loro
giarono. Quelli che narrarono la invasione de’ francesi lingua per le relazioni avute con essi nelle guerre d’Ita-
non fecero parola delle devastazioni che essi operaro- lia e di Fiandra, nelle quali erasi singolarmente distinto
no da che sbarcarono fino al punto quando i sardi per il suo valore, avea conosciuto i loro disegni.
presero l’offensiva; ma da ciò che disse nel prossimo Il conte d’Harcourt avendo in tanta vicinanza i sar-
parlamento il sindaco d’Oristano consta che in quella di, che vedea ingrossarsi d’ora in ora, parve risvegliarsi
invasione restarono bruciate e distrutte alcune ville. dal sonno, e invece di movere contro di essi per di-
Accortisi i cittadini dell’approssimarsi de’ nemici sperderli mandò loro il ridicolo comando che depo-
raccolsero quel di meglio che poterono e fuggirono, nessero le armi e si ritirassero, così come avrebbe fatto
perché per lo stato delle mura, il difetto di artiglieria un legittimo governo sopra una banda di faziosi.
e di munizioni, non poteano tentare né una breve In questo essendo arrivati in s. Giusta D. Ignazio
difesa. Aymerich e D. Francesco di Villapaderna ed il capitano
Monsignor Vico temendo della licenza delle sol- Fortesa con i cavalli de’ loro distretti, i sardi per risposta
datesche fece condurre le monache nelle terre di La- mossero intrepidi e quasi interamente accerchiarono
coni e raccomandò ad alcuni sacerdoti di sottrarre le quelle mura, dalle quali i francesi li fecero restare a giu-
cose preziose che avean le chiese e nasconderle; ma sta distanza traendo a furia da’ loro moschetti.
questi sentendo già sulle spalle il nemico, distante Allora si fece consiglio di guerra tra’ capi dell’eserci-
ancora di più miglia, uscirono con tutta fretta dalla to francese, e intendendo tutti come non era possibile
città, nella quale non restarono che i consiglieri del progredire nella conquista, come era pericoloso il vo-
municipio con poche altre persone, che non teneva- ler arrestarsi nella città, deliberarono di abbandonarla.
no i francesi in conto di barbari. Nello stesso giorno (25 febbrajo), mercoledì delle
Questi avendo trovate provvisioni abbondantissi- ceneri, in sulla sera quando i sardi eransi ripiegati ne’
me in ogni genere attesero a mangiare e a bere, e tan- loro alloggiamenti, usciva dalle mura l’arcivescovo di
to andaron oltre, che se in quella notte uno o due Bourdeaux con una parte delle truppe francesi, al-
centinaja di sardi avessero invasa la città li avrebbero loggiò ne’ prossimi paesi. Nella mattina il conte di
trovati sepolti nel vino e nel sonno, e fatti tutti pri- Harcourt partiva colle altre truppe.
gionieri. Accortosi D. Diego d’Aragall del movimento gua-
Ritornati in senno pensarono a far bottino, sac- dò il fiume e si ordinò in sul luogo, che dicono il Pa-
cheggiando le case e le chiese, e perché tra essi erano loni, in sulla uscita dalle vigne. Quando i francesi
molti ugonoti, questi osarono sacrilegii da non ridirsi erano bene inoltrati fra queste, allora si manifestaro-
sopra la pisside, un’antichissima e veneratissima effi- no i sardi e dalle siepi presero a bersagliarli con furo-
gie di M. V., e un crocifisso di gran religione. Avreb- re. Essi erano nell’azione animati non solo dalla voce
bero fatto più se non fossero stati contenuti dalla de’ preti e frati, ma dal loro esempio, e si disse d’un
morte inopinata di lui che avea fatto onta al secondo religioso dell’ordine di s. Domenico che per sua parte
simulacro, perché uscendo dalla chiesa fu colpito in uccise cinquanta nemici. Speravano questi che uscen-
cuore da una palla non si seppe d’onde partita. do nell’aperto sarebbero fuor di pericolo, ma qui era-
Informato il governo di Cagliari di questa inva- no aspettati dalle cavallerie, dalle quali dopo di essere
sione si affrettò a chiamar le milizie feudali, e si indi- stati più volte caricati finalmente si disordinarono.
cò punto di riunione la terra di s. Gavino per quelle L’Harcourt corse grandi pericoli volendo incorag-
de’ feudi del capo di Cagliari, le quali sarebbero co- giare i suoi, e fu colpito dal fuoco nella spalla sini-
mandate dal governatore della capitale; la terra Bo- stra, per la qual ferita, sebbene superficiale, cadde da
narcado per quelle de’ feudi settentrionali, che sareb- cavallo. Ma confortatosi tosto, e consigliato da’ capi-
bero sotto il governo del marchese di Toralba. tani fece giuocare l’artiglieria per aprirsi un varco.
D. Luca Niellu o Nieddu, colonnello della caval- Allora i francesi strettisi in quadrati mossero a passi
leria del campidano e distretto oristanese, quando così accelerati, che parean di fuga, tenendo a’ fianchi
vide sbarcati i francesi raccolse le genti che erano e alle spalle i sardi, i quali se fossero stati meglio co-
pronte, e mosse verso il porto; poi accortosi che i mandati avrebbero potuto farli tutti prigionieri.
nemici eransi portati sopra Oristano, e vi erano en- Le genti della flotta udendo il suono della batta-
trati, andò a porsi in s. Giusta a un miglio dalla cit- glia mandarono diciannove lancioni carichi di solda-
tà, e qui raccolse tutti gli altri uomini del suo corpo. ti con pezzi di artiglieria, perché entrando nel fiume
D. Diego de Aragall, governatore di Cagliari, arri- soccorressero ai pericolanti.
vò primo al luogo designato per quartier generale con Il Masones accortosi del loro intendimento inviò
molti signori e veterani della guerra di Lombardia e sulla sponda del fiume i fratelli Concas, cavalieri di
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Mara Arvarè, con i loro seguaci e altri uomini d’ar- quali in nome sovrano era comandato di eseguire ciò
me, perché ponendosi in agguato aspettassero il mo- che in esse contenevasi; e contenevasi, che tra essi di-
mento di poter operare; ed essi nascosti tra le canne, scutessero quali erano gli uomini di mala fama e tristi
quando i francesi vennero sotto i loro schioppi fece- fatti nel paese, e subito li arrestassero e mandassero in
ro una scarica mortalissima sopra quei battelli, e lan- Cagliari, solo eccettuati gli ammogliati e i figli neces-
ciandosi nelle acque con arme bianche subito se ne sari a’ poveri genitori. E questi arrivati in Cagliari, ve-
impadronirono. stiti da soldati e ordinati in un reggimento, si poneva-
La cavalleria sarda avea così vessato i nemici, che no sopra navi e mandavano nella Catalogna. Furon
fece loro lasciar per via i cannoni e i bagagli e gran compresi tra’ proscritti alcune persone, che non erano
numero di morti e feriti; ma quando poi giunse là i tali che avea qualificati il viceré; però questi avendo
dove da’ cannoni della torre poteano esser colti con conosciuto da alcuni di quei capi essersi operato per
la mitraglia si allentarono nella contenzione, e i fran- odio e vendetta li chiamava e sostituiva agli odiati. Il
cesi poterono gittarsi su’ paliscalmi e ritirarsi pieni di Re mandavali a presidio in alcune città d’America.
terrore e di onta sulle navi. Nel 1641 si adunavano le corti dal duca di Avella-
Restarono in potere de’ sardi le due bocche da no. In queste gli stamenti volendo ottenere che pri-
fuoco, che portava l’esercito, i cannonetti con le mu- ma della fine della sessione, francato il commercio
nizioni de’ lancioni, otto vessilli, molti prigionieri, dal monopolio introdotto in quel tempo da’ ministri
gran quantità di bagaglio e d’armi, ed una porzione regii, i quali consumando anticipatamente le entrate
del bottino. del tesoro aveano già per molti anni venduto ad alcu-
I francesi caduti tra le vigne e all’uscita furono non ni trafficanti il pro della estrazione delle biade, e con
meno di ottocento, e i sardi che in questo primo fatto ciò assoggettato i proprietari a vendere loro malgrado
non ebbero più di cinque morti, quando poi nell’aper- a quei privilegiati compratori le loro derrate. E perché
to operò l’artiglieria e la moschetteria, ebbero a patire si ricusava di togliere questi appalti se non venisse as-
danno, sebbene non molto considerevole. sicurato al regio erario il profitto di scudi trentamila,
Rimbarcatisi i francesi e allontanati dal porto, le le città di Cagliari, di Oristano e di Iglesias dichiararo-
milizie vincitrici tornarono indietro, e siccome le case no di farlo purché fosse posta tassa sui due quinti del-
erano in gran parte deserte si ricominciò il saccheggio la somma, che imbarcavasi a conto regio.
sì che poté dire l’Aleo che gli amici non fecero men Il sindaco d’Oristano domandava poi particolar-
danno de’ nemici. mente la riparazione delle strade e de’ ponti, perché
In queste circostanze il monsignor Vico mostrò questi caduti o cadenti, e quelle in così cattivo stato,
un’altra maniera di coraggio scrivendo all’arcivesco- che nell’inverno era somma difficoltà e grandissimo
vo di Bordeaux una gravissima epistola latina per ri- pericolo a quanti dovean viaggiare dalle provincie set-
cordargli i suoi doveri, ed esortarlo a non continuare tentrionali alle meridionali, e inversamente; supplica-
nello scandalo che dava. va per la ristaurazione delle muraglie della città aperte
I cittadini ritornati in Oristano dalle loro case, e in più parti da larghe breccie, e la ristaurazione delle
per il terrore patito nell’assalto, e per i patimenti in- prigioni, dove mal sicuramente erano custoditi i rei;
contrati, e per lo dispiacere de’ danni patiti, furono chiedeva che si concedessero alla cattedrale cinque-
in grandissimo numero presi dalla febbre, e di questi cento ducati di pensione annua sopra le rendite del-
ne morirono i tre quarti sì che la città che abbiamo l’arcivescovado nella prima vacanza, o una sacca (il di-
già veduta diminuita di popolo parve poi uno squal- ritto della estrazione) di quattro mila starelli di grano
lido cemiterio. ogni anno in compensazione de’ danni patiti dalla sa-
In quest’anno il Viceré andò in visita ad Orista- cristia che nella invasione era stata spogliata di tutta
no, con l’assistenza di Giovanni Dexart; ma poco l’argenteria e de’ paramenti; rappresentava la necessità
poté fare in sollievo de’ cittadini. di altre limosine, ragionando della estrema povertà del
Nel 1639 il viceré principe di Melfi nel principio monistero di s. Chiara, dove il Re aveva una cappella
del suo governo dovette provvedere all’annona degli reale; la gran penuria de’ conventi de’ cappuccini, de-
arboresi, i quali avean, per colmo delle loro disgrazie, gli osservanti, e de’ carmelitani, che venuti in Orista-
così poco raccolto, che né pure aveano la sufficienza no già da sei anni, ancora non avevano come fabbri-
per la seminagione, e per quanto era stato loro tolto care, dovendo mendicare per vivere; e i bisogni dello
nell’invasione de’ francesi e dopo non aveano più spedale di s. Antonio ministrato da’ frati del s. Gio-
mezzi. Il rappresentante regio fu così generoso che li vanni di Dio, i quali doveano mendicare per aver con
soccorse del suo, ma forse dopo aver veduto che non che alimentare gli ammalati; quindi facea la strana
si sarebbe potuta effettuare una contribuzione volon- domanda, in sull’esempio de’ sassaresi, che essendo in
taria in loro beneficio. Oristano molti cavalieri nobili, e potendo occorrere la
Nel 1644 il duca di Montalto fece cosa di gran necessità di trattare cose riguardanti il servigio del Re,
vantaggio a tutto il regno e più agli arboresi purgando il bene pubblico del regno e la difesa de’ loro privilegi
il regno dai facinorosi. In tutti i luoghi del regno, co- militari, però si stabilisse per capitolo di corte che con
me era disposto, alla presenza di dodici persone di assistenza del governatore, del capo, se fosse presente,
maggior considerazione, probe e prudenti, si aprirono o del procuratore reale o suo luogotenente potessero i
da’ capi delle città e delle ville le lettere viceregie, nelle militari di Oristano unirsi e delle loro deliberazioni
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1077 Oristano

darne conto al corpo militare di Cagliari, per prender- e una parte caddero esangui, alcuni furono fatti schia-
si l’espediente migliore; facea poi quest’altra domanda vi, un piccol numero si sottrasse colla fuga, come poté
che nell’invasione de’ francesi essendo state distrutte o fare, mentre i barbareschi erano nel conflitto, con
bruciate alcune ville, e per le infelici raccolte altre già molte donne co’ loro figli.
popolose e ricche essendo venute meno, come erano Superata la resistenza gli infedeli saccheggiarono
Nuraginieddu ridotto a undici fuochi, San Vero-Con- le case, posero il fuoco a’ pagliai ed alle cataste di bo-
gius, Simagis, Nuracabra, Donnigala, Fenugheda, Sola- sco, ruppero le botti e fecero tanti altri guasti.
nas, nelle quali rimanevano pochissimi vassalli; e sicco- De’ salvati pochi ritornarono a stabilirvisi, i quali
me le ville di Cabras e Riola e altre, che furono quasi per la pestilenza furono poi ridotti a zero.
deserte e delle minori del Campidano, per le franchi- Nel 1647 un immenso nembo di cavallette porta-
gie concedute dal Re e da’ suoi antecessori si erano così to dal vento africano cade sopra la Sardegna meridio-
popolate, che erano già delle più fiorenti; però suppli- nale donde poi diffondesi nell’altre parti. La quantità
cava che a ripopolarsi i Campidani, i cui vassalli erano era così grande che nelle campagne coprivano i cam-
ridotti alla metà, si concedesse franchigia, immunità pi, le vie, i pantani, i tetti, i pozzi, le pareti e l’inter-
ed esenzione per 15 anni agli abitanti e a quelli che vi no delle case, e quando riscaldatasi l’atmosfera si le-
andassero ad abitarvi; soggiungeva che quando nel vavano a volo facean ombra sopra il suolo sul quale
consiglio generale del municipio erasi deliberato di fa- portavasi in grandissimi sciami. Il danno che fecero
re il riparto di tutte le terre o pabarili di detta città, sopra i seminati, le vigne, i verzieri fu incalcolabile.
questa deliberazione si potesse ridurre a effetto e fos- La provincia arborese fu una delle più dannificate.
sero costretti al silenzio i contradittori che volevano Qui pure si fecero religiose supplicazioni perché Id-
impedirla; proponeva si decretasse l’edificazione d’una dio volgesse altrove flagello così spaventoso, e i sacer-
torre sulla foce del fiume, per impedire che un’altra doti che avean riputazione maggiore negli esorcismi
volta i nemici, come avean fatto i francesi, potessero erano chiamati perché leggessero le orazioni della
entrare sul medesimo e avvicinarsi alla città, e che i chiesa e maledicessero a quegli insetti; ma persisten-
materiali essendo già pronti si comandasse senza dila- do in tutta sua grandezza il male dovettero i popoli
zione il lavoro; da ultimo riferiva che i frati domenica- adoperare per consiglio de’ savi i mezzi umani, e
ni senza consenso del capitolo e della città avendo uscirono per schiacciarle.
fabbricato dentro Oristano un convento ed essendovi La quantità essendo immensa come dicemmo e le
passati avean portato con sé tutte le suppellettili della braccie operanti contro le medesime essendo pochis-
chiesa priorale di s. Martino, applicato senza consenso sime non si fece gran profitto.
del Re le rendite di questa alla fabbrica e ai bisogni Seguì subito una gran mortalità del bestiame vac-
del nuovo convento, abbandonato la chiesa e il con- cino e cavallino, perché gli animali che mangiarono
vento, perché non vi lasciarono che due frati, e cessa- del fieno stato tocco da’ denti degli insetti velenosi
to dalla celebrazione delle messe che in quella dovean- morirono.
si celebrare secondo l’intenzione de’ defunti sepoltivi, Ne’ primi di luglio quando avean deposte le uova
e conchiudeva supplicando che se il priore e i religiosi sotterra i perniciosi insetti sgombrarono, i più git-
non ritornassero in detto convento, e le cose si rimet- tandosi sul mare, gli altri nel letto de’ fiumi, i quali
tessero nell’antico stato, quel priorato con sue rendite perché aveano poc’acqua e il fondo sparso di panta-
fosse dato ad altri religiosi. ni, furono coperti di putridume, donde si sparse nel-
Tra le cose che il Viceré presidente del parlamento l’aria una pessima infezione.
credette di maggior utilità per Oristano fu prima il ri- Nell’anno seguente negli ultimi di marzo quando il
partimento delle terre comunali, e però ordinava al go- tepore del sole cominciava a penetrar nella terra, questa
vernatore del capo di Cagliari che con assistenza del aprivasi e lasciava uscire una quantità tale di detti inset-
magistrato facesse nuovi riparti senza rispetti personali. ti, che parve dieci volte più numerosa di quelli che
In queste corti si destò una sonora disputa tra il avean desolate le provincie nell’anno addietro, e subito
sindaco d’Oristano che domandava la precedenza su cominciarono a rodere e a guastare. Si ricominciarono
quello di Sassari per causa che la città d’Oristano le processioni e le scongiurazioni, e anche in questo an-
fosse di maggior dignità di Sassari. Il Viceré, che vol- no si dovette operare con le braccia; ma comecché fosse
le sopprimere il litigio, senza riguardo al merito de’ questa generazione di molti doppi superiore all’altra
diritti comandò che si stesse alla consuetudine. tuttavolta il danno patito fu molto minore.
Nel 1646 entrò dal seno Marcellino una truppa Anche quest’anno si deposero le uova, ma i villici
di africani e corse direttamente sopra Arcidano, dove essendosi finalmente accorti si commossero a frugare
giunsero in sull’alba. per trovarle e schiacciarle: però se molto fecero con
Due barrancelli che erano nel prato se ne accorse- lunghe fatiche la diminuzione fu appena sentita quan-
ro, diedero avviso suonando la campana e gridando: do nell’aprile uscì da terra la seconda generazione, e
A’ mori! A’ mori! come comunemente si dicevano cominciò il guasto. Il tremendo flagello si ripeteva altri
tutti gli africani. I popolani si armarono alla meglio, tre anni. I popoli erano disperati, ma intervenne allora
uscirono, affrontarono gli aggressori, e si pugnò con Dio e sparse una pestilenza fra quegli insetti, per la
rabbia da una parte e dall’altra; ma gli arcidanesi in- quale morirono tutti prima di aver generato, e così re-
feriori di numero dopo eroici sforzi dovettero cedere, stò l’isola libera da quel flagello.
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Oristano 1078

Mancati ne’ due primi anni la raccolta del fru- Noteremo il censimento de’ fuochi fatti in queste
mento, dell’orzo, delle fave, scemato per la mortalità corti in quanto spetta a’ dipartimenti arboresi perché
il bestiame, nacque una gran carestia, e nell’inedia si veda a che fosse ridotta la popolazione de’ medesi-
ebbe a perire gran parte di popolo. Gli alberi e le vi- mi dopo tante calamità.
gne che avrebbero potuto porgere un supplimento
diedero scarsissimi frutti, e in molti luoghi mancaro- Campidano Maggiore
no a’ porci le ghiande che servirono al vitto umano. Cabras 215
Queste si compravano, e si rubavano e accadevano Oriola [Riola] 88
contenzioni sanguinose per le medesime. Solarussa 95
Molti da Oristano si portarono in mezzo l’inverno Maxima [Massama] 23
Siamajori 48
nelle selve di Monte Arci, e alcuni ritornarono con sac-
Cerfalliu 25
chi pieni, altri restarono finché durò quel frutto che o si Nuracabra 16
panificava come usano fare alcuni popoli dell’Ogliastra Baratili 25
settentrionale, o abbrustolivasi come le castagne. Donnigala 15
A questo flagello che di tanto diminuì la popola- Celliani [Ceddiani] 16
zione succedeva nel maggio del 1652 la pestilenza, Surradili 10
che fu introdotta nel regno per il porto di Alghero.
Comecché Oristano, posta nella via da Alghero e Campidano Simagis
Sassari a Cagliari, dovesse ricever il malore in sul prin- S. Giusta, fuochi 133
cipio istesso; tuttavolta restò lunga pezza intatto dal Sili 31
medesimo, e prima la infezione era già diffusa in alcu- Simagis 11
Villaurbana 38
ne terre meridionali, che in questa città alcuno morisse
Siamanna 34
per la contagione. Finalmente invase la mortal malat- Siapiccia 22
tia in questa città, e sparse il lutto nelle poche famiglie Ollastra 41
che rimanevano dell’antica popolazione dopo tante ro- Sanvero 14
vine che operava o la natura o l’umana malignità. Palmas 16
Dopo varii casi che si eran susseguiti a diverso in-
tervallo la pestilenza prese a infuriare in Oristano dal Campidano Milis
settembre del 1654 all’aprile dell’anno seguente, e Milis 261
morirono dentro città 800 persone, ne’ sobborghi Nurabulia [Narbolia] 91
1800, e centinaja ne’ monasteri essendo mancati in Seneghe 159
quello di s. Martino nove religiosi e in s. Domenico Bonarcado 57
San Vero Milis 200
dieci, nella casa de’ cappuccini sette, e cinque rispet-
Tramazza 50
tivamente fra carmeliti e osservanti. Bauladu 40
Essendo allora arcivescovo di Oristano D. Pietro
Vico, e trovandosi nella capitale, se non poté personal- Incontrada Parte Cier
mente soccorrere al suo popolo, ordinò con molta ca- Guilarza 397
rità al suo vicario generale che mettesse mano a tutte le Paulilatinu 356
sue rendite e sollevasse i miseri ammalati e poveri. Aidumajori 168
Come fu maraviglioso che Oristano in sua conti- Abbasanta 135
nua comunicazione co’ luoghi infetti non restasse subi-
to infetto, e parimente lo fu che la terra di s. Giusta Parte Barigadu Jossu
che può dirsi un sobborgo di Oristano, mentre qui in- Busachi 357
furiava il malore, ivi non se ne sentisse la forza. Allai 171
Fordongianos 162
La pestilenza essendo durata circa quattro anni il Villan. Truschellu 91
suo mortale influsso volgeasi or in una or in altra
parte, or forte or mite; perché la malattia compariva, Barigadu Susu
scompariva, si mitigava, si esasperava, e la moria or Ardaule 232
cresceva, or diminuiva, ed or parea cessata. Serradile 229
Quando finalmente nel 1656 cessò del tutto il Neoneli 306
malore, le popolazioni arboresi si trovarono molte Ula 167
ridotte, e alcune terre restarono deserte. Nughedu 66
Mentre la mortal pestilenza non era ancora spenta Bidonì 64
si convocarono dal Viceré conte de’ Lemos le corti se-
condo mandato regio de’ 10 maggio 1653 da Aran- Incontrada Canales
Sedilo 348
juez. Esse furono interrotte addì 15 ottobre per la Tadasuni 80
comparsa della flotta francese che minacciava un’inva- Domus novas 58
sione, e poi prorogate secondo il solito sino a consul- Norguillu [Norbello] 53
tare il Re sopra le cose trattate ed avere sue particolari Soddi 50
risposte sopra i capitoli presentati da’ tre stamenti in Boroneddu 48
comune, poi da’ singoli ordini, e da’ particolari. Zuuri 40
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1079 Oristano

Incontrada Austis Partemontis


Teti 118 Forru 259
Austis 84 Mogoro 256
Tiana 43 Morgongiori 215
Gonnos Tramatza 144
Baronia Senes Masullas 160
Senes 131 Gonnos Codina 96
Ruinas 66 Simula 88
Assolo 91 Gemussi 72
Mogorella 33 Siri 67
Sercela 50
Marchesato Laconi Pompu 46
Laconi 290
Genoni 259 Marmilla
Nuragus 148 Lunamadrona 136
Nurallao 120 Genuri 105
Turri 58
Incontrada Mandrelisai Valadiri 38
Sorgono 281 Aceni 57
Tonara 266 Ussarella 16
Samugheo 522 Ussaramanna 81
Desulo 206 Sinnis 88
Aciara [Atzara] 143 Setzu 58
Ortueri 118 Siddi 83
Espasulè 13 Sitzamus 34
Pauli Arvarè 85
Barbagia Belvì Villanova Forru 52
Meana 256 Varezza 59
Aritzu 235
Gadoni 111 Altri paesi
Belvì 51 Nureci 126
Asuni 51
Barbagia Ollolai ecc. ecc.
Fonni 292
Mamojada 239 In questo censimento mancano alcuni nomi che
Olzai 203 erano in quelli de’ precedenti dipartimenti, e sono
Gaboi 181 presso a Oristano quelli di Nuraginiellu, Solanas e
Ovodda 88 Fenugheda, che rimasero deserti.
Ollolai 83 Surradili, che vediamo nella nota delle ville del
Lodini 29
Campidano maggiore, comparisce in questo censi-
Monreale mento e più non ricomparirà, ma il vuoto resterà
San Gavino 212 supplito da un nuovo nome Marrubiu o Marruviu.
Sardara 228 Il luogo così nominato (Surradili) era in tempi
Guspini 188 antichi ben popolato, poscia per le invasioni che si
Gonnos Fanad. 121 fecero nel porto di Napoli, per le quali venne meno
Arbus 102 Terralba, restò deserto anche questo paese. Final-
Pabillonis 110 mente dopo molti anni vi si riunirono delle famiglie
e rinacque la popolazione alcuni anni prima che suc-
Baronia d’Uras cedessero le notate calamità, per le quali fu ridotta al
Uras 78 numero de’ fuochi così come abbiam veduto. Questi
Terralba 58 superstiti supplicarono il Viceré, che permettesse lo-
ro di andare a stabilirsi in luogo più comodo, già
Parte Usellus che doveano fare un viaggio di molte miglia per an-
Gonnosno 136
dare a lavorare le loro terre, e ottenuto il permesso si
Ales 100
Vanari 98
stabilirono in un luogo, che avea un nome della an-
Pau 81 tica geografia italiana, Marrubio, dove prosperarono.
Ollastra Usellus 83 Nel 1662 uscì il V. R. Rodrigo alla visita del re-
Cepara 75 gno e stette alcuni giorni in Oristano, dove diede
Usellus 62 udienza a quelli che avean a fare, e fece ragione. Spe-
Curcury 50 ravasi che avrebbe provveduto efficacemente contro
Figus 26 le squadriglie de’ banditi, che infestavano le vie; al
Escubedu 44 contrario crebbe l’audacia a’ maligni e il danno a’
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Oristano 1080

buoni. Nella landa di s. Anna principalmente era gran Nel 1677 il Viceré conte di s. Stefano convocava il
numero di ladri, e accadeano atrocità frequentissime. parlamento, e il sindaco d’Oristano riproduceva i ca-
Le comunicazioni tra le regioni estreme dell’isola do- pitoli più importanti a’ quali finora non erasi fatta ra-
veano soventi restare interrotte per settimane, e i com- gion né dal V. R. né dal Re, e con gli altri ritornava a
merci sospesi, perché pochi osavano passare ne’ luoghi supplicare il privilegio della dignità e degli officii a’
pericolosi se non in gran comitiva. naturali del paese; e domandava dalla benignità so-
Nel 1666 il Viceré Camarassa convocò il parla- vrana che fosse permesso ai baroni che erano in esilio
mento per domandare che si confermasse il servigio di tornare alle loro case, fatta grazia agli altri che era-
degli ottantamila ducati annui, che si eran pagati ne- no stati condannati, e si togliessero i monumenti del-
gli anni passati; e gli ordini ecclesiastico e militare l’infelicissimo fatto della uccisione del Camarassa, e
avendo rappresentato che la nazione non poteva so- delle conseguenze tristissime che ne derivarono.
stener questo carico, anche l’ordine reale ricusò la In queste corti il sindaco di Oristano soffrendo mal
continuazione di quel donativo, per essere i munici- volentieri che i sindaci di Sassari e d’Alghero sedessero
pii esausti dopo tante sventure, i popoli senza so- prima di lui domandò che i diritti di Oristano fossero
stanza, e la povera gente costretta a levar la fame con considerati, e come era giustizia fosse a lui conceduto
le erbe del campo, nella qual risposta anche il sinda- l’onore di sedere immediatamente dopo il sindaco di
co d’Oristano concorse. Poi perché il governo di Cagliari. I fondamenti della sua pretensione erano nel-
Madrid insisteva nella domanda si fece dagli sta- la incomparabile antichità di Oristano verso Sassari e
menti la proposizione che darebbero gli ultimi danari Alghero che erano di recente istituzione; nella maggior
se il Re facesse grazia al regno di privilegiare i naturali dignità, perché da tempo immemorabile Oristano era
del medesimo di tutte le dignità e cariche ecclesiasti- città, mentre Alghero era ancora villa e Sassari era stata
che, e delle varie amministrazioni. Dispiacque al go- tale sino agli estremi tempi del secolo XIII; finalmente
verno la proposta e rispose che non si volea obbliga- nella gloria, per cui Oristano era incontestabilmente
re, e a questo avendo replicato gli stamentari che né superiore. Il presidente del parlamento, udite le parti,
pur essi si volean obbligare al domandato servigio, il rimise al Re di pronunziare sopra il diritto e intanto
Viceré disciolse l’adunanza. volle che si stesse alla consuetudine.
Nel 1668, quando il marchese Laconi deputato del Continuarono anche in questi tempi a essere fre-
parlamento al Re nel suo ritorno a Cagliari traversò il quentemente infestate le spiaggie dagli africani, le vie
regno, gli oristanesi lo accolsero con grand’onore, e pubbliche da’ malviventi, che non di rado in squadri-
molto lo festeggiarono. glie invadevano le case de’ ricchi ne’ paesi.
Seguirono poi le stragi che si notarono nelle notizie Nell’anno 1680 e nel seguente per il nessun favore
storiche di Cagliari, e come gli altri del regno così gli delle stagioni alla vegetazione de’ cereali mancarono i
oristanesi parteggiarono per i supposti vendicatori del raccolti e venne una orribile carestia, fame ed epide-
marchese di Laconi, patrono zelantissimo della nazio- mia, principalmente nel campidano arborese come si
ne contro la politica della cancelleria di Madrid. vedrà nelle parole del sindaco della città d’Oristano
Non pertanto nel 1669 Oristano dovette dare il suo nelle corti celebrate nel 1688 dal duca di Monteleone.
contingente di cavalleria e concorrere con tutte le altre Nel 1681 nelle terre prossime a Oristano sul me-
milizie del regno e con le truppe di ordinanza per riggio e nella baronia di Monreale si aggiunse agli al-
espugnare il Montenieddu dove era il marchese Cea. tri mali l’infestazione d’una grossa squadra di persone
Il V. R. duca di s. Germano quando volle tentare perdute, che ladroneggiavano, assassinavano, invade-
di espugnare il marchese di Cea in quelle selve passò vano i paesi, cattivavano persone, domandavano ran-
in questa città, dove fu ricevuto con poco amore. zoni e commettevano ogni sorta di delitti. Il conte di
Era però stata più gravosa la contribuzione che il Egmont non potendo più soffrire il gravissimo insul-
feroce Viceré aveva imposto al municipio ed a’ ricchi to che quei tristi faceano al governo, volle far atto di
della città, come avea fatto verso tutte le città, e tutti vigore mandando un suo Delegato con amplissimi
i possidenti. poteri perché li prendesse e li punisse. Il dottor Fran-
Il municipio domandato dal Viceré per la confer- cesco Ruxotto eletto commessario raccolse milizie e
ma del donativo la votava senza rimostrare contro così bene operò che ne prese molti, i più de’ quali fu-
questa novità, dovendosi ciò fare in congrega sta- rono dannati alla galera, gli altri mandati in Africa
mentaria. nel presidio di Orano, e liberò il paese dal loro flagel-
Neppure i membri dello stamento ecclesiastico lo. Capo della squadriglia era Antonio Meloni d’Ar-
osarono dir parola contro questo modo, che non era bus, uomo rotto ad ogni misfatto.
secondo la costituzione. Nel 1686 il governo di Madrid sentendo la gra-
Nel 1671 si patì in tutta l’isola gran fame per li vezza dei mali che opprimevano la Sardegna si volse
raccolti mancati. al rimedio, e addì 20 novembre promulgava una
Quando l’Alivesi consumò il suo tradimento so- prammatica con savie ordinazioni contro il disordi-
pra il marchese di Cea e i compagni, anche gli ori- ne scandaloso che era nell’amministrazione del re-
stanesi dovettero vedere nella loro piazza esposto gno, perché quindi gli ufficiali giudiziarii fossero più
quel venerando vecchio all’infamia tra le teste de’ operosi e retti, il patrimonio patisse meno dalle rapi-
suoi compagni elevate sulle picche dei manigoldi. ne e dissipazioni, e i popoli troppo vessati e oppressi
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1081 Oristano

venissero in migliori ordinazioni. Ecco i capitoli del- ministero, e delle cause conchiuse: che si facesse al-
la legge, e i principali comandamenti. trettanto pei ministri patrimoniali.
1. Che il V. R. e ministri regii rispettassero i privilegi 12. Che il V. R. non proibisse le armi da fuoco di
della nazione (los fueros) e osservassero le leggi stabilite. cinque palmi, e queste si potessero avere in casa e
Da che è provato che questi senza nessuna coscien- portare nel cammino ed introdurre scariche nei pae-
za violavano tutte le leggi, facendo valere il loro arbi- si, e la proibizione si limitasse alle sole armi corte.
trio, e operare le loro passioni, la superbia, l’avarizia. Il qual provvedimento ragionevole era causato da
2. Che si facesse un sunto delle leggi, dei capitoli questo che essendosi proibito il porto delle armi
di corte e delle prammatiche che più non si osserva- queste mancarono ai popolani pacifici per difendersi
vano, e si rimettessero con le necessarie osservazioni dalle aggressioni dei banditi e degli altri che poco
al consiglio supremo. curavano l’autorità de’ governanti.
3. Che i V. R. non oprassero come capitani gene- 13. Che si mantenesse il terzo di gente veterana che
rali, che in sospetto forte, od in contingenza di guer- erasi stabilito nel regno dal duca di s. Germano per
ra, e stessero dentro i termini prescritti alla dignità di maggior autorità della giustizia, e per guardia dell’isola
Alternos secondo i capitoli di corte graziati dall’impe- in caso d’invasione. Su che venne ordinato fossero sop-
ratore Carlo V. presse le due compagnie italiane, e restassero a fazione
4. Che i luogotenenti e i capitani generali (i Vice- quattrocento uomini di fanteria spagnuola, senza esclu-
ré) operassero indeclinabilmente secondo il parere sione de’ naturali, due compagnie in Cagliari e due in
de’ ministri della Reale Udienza in tutte le materie Alghero, con uno squadrone di 50 cavalli nel primo
di giustizia, grazia e governo economico. punto, e un altro eguale nel secondo; e che per pagare
5. Che in tutti i delitti di furto si adoperassero le quella gente si applicasse il prodotto della saca (estra-
pene corporali, e per nessun rispetto fossero in pecu- zione) de’ formaggi dopo pagati i presidiarii delle torri,
niarie commutate. e si applicasse il reale (pezza di 5 soldi) che i V. R. so-
I ricchi poteano tentare tutte le violenze sicuri che leano percepire per la licenza della saca dei grani, stato
il danaro li salvava dal rigor delle leggi, e i ladri paga- già attribuito alla R. cassa nella corte del 1677, facen-
vano dalle rapine l’impunità che vendeasi a contanti. dosi di questo fondo una cassa militare separata.
6. Rispetto ai baroni era proibito l’abuso di far Qui vedesi qual era la forza con cui il governo do-
grazia agli assassini e ai delitti tentati proditoriamen- minava il regno, potea far rispettare la sua autorità e
te quando vi fosse instanza di parte. reprimere i malvagi, e così dopo l’avvenimento della
Che neppure il V. R. potesse in tale caso concede- morte del Camarassa, mentre negli altri tempi non si
re simili perdoni, e quando credesse conveniente far aveva nelle città principali, che la compagnia del bar-
atto di grazia, domandasse il voto della R. Udienza, gello. Parrebbe che la Sardegna non fosse parte del-
e in caso di dissenso rimettesse la questione al supre- l’impero spagnuolo, vedendosi senz’armi e protezione.
mo consiglio perché veduti i motivi che si propone- Ma nei ministri spagnuoli era questa stolta massima
vano per la clemenza si vedesse che fosse ben di fare. che non si giovasse all’isola se non in quanto valevano
7. Che si punissero col sommo rigore gli autori i soli suoi mezzi; donde dovea venire che mentre la
de’ maleficii sopra i predii, che sradicavano le viti e Spagna avea grandi flotte, il littorale sardo restasse
troncavano gli alberi; né si potesse fare composizio- aperto ai barbari, che avendo tanti eserciti non si man-
ne in danaro se non dopo compensati i danni. dasse a mantenere il buon ordine che quanta gente
8. Che i principali de’ luoghi circonvicini al luogo era appena sufficiente per la guardia in quelle due cit-
d’un delitto fossero obbligati di prendere i malfattori tà forti; e donde avvenne che il suolo non producesse
entro termini da porsi, o si condannassero a pagare i quanto per la sua attitudine potea produrre.
danni ed a sentire altre pene arbitrarie se si fosse 14. Che la saca de’ grani si riducesse a soli quattro
commesso omicidio; e che in questo non potessero reali, e cessassero le altre contribuzioni eccetto il soldo
godere di esenzione i famigliari del S. Officio. del reggimento provinciale, e i due cagliaresi (il caglia-
9. Che i baroni non obbligassero i vassalli ad altri rese sesta parte del soldo) per la festa della concezione.
mandamenti sopra quelli che erano stati prescritti 15…
nelle ultime corti; che non nominassero a maggiori 16. Che si aggiungessero a’ caricatori antichi Bosa
delle ville che i proprietarii benestanti, perché un po- e Castellaragonese.
vero non fosse costretto a contribuire come i ricchi. 17. Che per l’epidemia che patì negli anni addie-
10. Si notava che essendo in onta della giustizia la tro il bestiame grosso mancando i buoi necessari per
moltitudine degli esenti dal foro secolare, il Re avea i lavori agrarii non si macellassero che vacche sterili.
raccomandato a’ prelati di non conferir gli ordini se 18. Che si stabilissero pene proporzionate perché
non concorressero negli aspiranti tutti i requisiti de’ i baroni, i giurati e maggiori delle ville non portasse-
sacri canoni; quindi si comandava di mandar al go- ro il loro bestiame tra’ seminati, e li facessero perire
verno superiore la lista di tutti i famigliari del Santo in erba.
Ufficio, perché se fossero in maggior numero che era 19. Che gli officiali regi non avessero bestiame, e
stato fissato nel concordato, si potesse provvedere. nol permettesse né il Viceré, né altri.
11. Che in tutti gli anni si mandasse al Re una 20. Che si provvedesse in favore della piantagione
nota distinta degli eccessi de’ regii officiali nel loro degli oliveti. – Soggiungevasi: E perché abbiamo saputo
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Oristano 1082

che si fa olio in tanta quantità, che già se ne estrae causa perché restavan abbandonati alcuni paesi, ne’
alcun poco, e non è ancora stabilito alcun dritto fis- quali mantenendosi la stessa quotizzazione, che era
siamo fin d’ora il pagamento alla nostra cassa di reali stata ordinata quando erano molti vassalli a contribui-
tre per barile. re, doveano i pochi sostenere il carico che prima por-
21. Che si procurasse per tutti i mezzi di favorire le tavasi in molti. Non potendo reggere abbandonavano
altre coltivazioni che si vanno introducendo, e princi- le case e i predi e andavano in altra parte.
palmente quella de’ gelsi, del zafferano ecc., facendo Le muraglie e il ponte d’Oristano avendo bisogno
gli opportuni provvedimenti perché i coloni non siano di riparazioni, domandò il sindaco fossero i siaman-
molestati nel tempo del travaglio, ma si rispettino i nesi obbligati a fornire la calce per le opere. Il ponte
privilegi, e quello principalmente che si concesse nelle dovea esser calzato.
corti del 1677, per cui tolta la decima si dovea del re- Domandavasi nello stesso parlamento per il capi-
sto far tre parti, una per il necessario seme, l’altra per i tolo di Oristano, che avendo esso nella invasione de’
bisogni della famiglia, la terza per i debiti, nella quale francesi perduto tutti gli argenti fossero applicati al
solamente potevasi metter mano dalla giustizia. medesimo i frutti del Priorato di Bonarcado allora
22. Che si stabilissero collegi per le arti della lana e goduti dall’arcivescovo di Sassari.
della seta, e per lo stabilimento delle fabbriche si chia- Lo stesso procuratore supplicava che essendosi
massero da Sicilia, Napoli e Lombardia giovani scapo- con carta reale delli 4 settembre 1639 ordinato al
li, abili nel mestiere, i quali ammogliandosi nel regno Viceré conte di Almonasir [in realtà Antonio Jime-
godrebbero i privilegi de’ naturali. Che i comuni fa- nez da Urrea marchese di Almonasir fu viceré dal
cessero proposte, e le porgessero al Re, il quale sareb- 1632 al 1637; nel 1639 il viceré era Giovanni An-
be lieto di poter contribuire al loro vantaggio. drea Doria principe di Melfi] che verificata la perdi-
23. Che si procurasse la prosperità delle piccole ta della cattedrale di Oristano le assegnasse dalle rap-
fabbriche già istituite. presaglie il debito compenso; poscia invece di questo
24. Che si mantenessero in buona forma le uni- deliberatosi di concedere una saca equivalente, e
versità di Cagliari e di Sassari; che si mandasse al go- questa concessione non avendo avuto effetto, però si
verno supremo il prospetto della quantità, e qualità degnasse il Re di ordinare l’estrazione di tanto fru-
delle vendite, del numero de’ cattedratici, de’ loro mento, quanto desse quella giusta indennità:
stipendii, perché ben considerate le cose fosse prov- Parlò il sindaco d’Uras e rappresentò che nella
veduto al meglio. sterilità del 1680-81 morì poco meno della metà de-
Soggiungevasi questo articolo notabile: E perché gli abitatori, e fu qualche vicinato dove morirono
sappiano che le sale dell’Università di Cagliari si sono tutti, e rovinarono le case abbandonate.
cangiate in magazzini di grano, però comandiamo Parlò anche il sindaco di Partemontis e supplicò
che siano subito evacuate, poste nella decenza che fosse osservato il decreto del presidente fra Diego de
corrisponde al ministerio, e che i professori vadano Angulo ad ambe sale, e i reggitori de’ feudi non po-
nelle loro scuole alle ore ordinarie ed a nessuno sia le- tessero nella visita de’ medesimi tassare i vassalli in
cito di legger fuori dell’università, come da alcuni an- più di otto scudi per incontrada.
ni in qua alcuni han cominciato a fare imitati subito Da questo parlamento all’altro non furono acci-
dagli altri, e non richiamati al dovere da nessuno. denti che registrasse la storia, e i popoli andarono a
Queste ordinazioni, deliberate in uno de’ rarissi- poco a poco nella benignità del cielo ristorandosi da
mi momenti, il cui il senno castigliano riguardava tante calamità, che abbiamo accennato, sebbene dalla
benigno questa provincia, se avessero avuto un effet- parte del mare i popoli arboresi non fossero molto si-
to, la Sardegna avrebbe fatto alcuni passi al migliora- curi per le incessanti infestazioni degli africani, per le
mento; ma accadde anche su queste come su tante quali dovea impiegarsi molta gente a guardar le spiag-
altre che eran lodate per la saggezza, che si posero gie con grave danno delle famiglie e dell’agricoltura.
con le altre che avean cessato di aver vigore. Nel 1698 il Viceré conte di Montellano convocava
Nel 1688 il conte di Monteleone convocò le corti, il parlamento, nel quale presentarono capitoli molti
e il sindaco d’Oristano supplicava secondo il manda- sindaci della provincia arborese.
to che dall’anno della sterilità in appresso essendo la Ancora non si era dato il compenso promesso alla
maggior parte delle ville del campidano di Oristano cattedrale di Oristano, i danni della quale nel saccheg-
molto scemate di abitatori concedesse il Re per un gio fatto da’ francesi nel 1637, in vasi, utensili sacri
decennio franchigia dalla quota del donativo a quei d’argento, paramenti, mitre preziose, nelle gioje e per-
che anderebbero a stabilirsi in Nuracabra e Silì, nelle le tolte all’effigie della ss. Annunziata, si computarono
quali i vassalli da 60 che già si numeravano per cia- non minori di scudi ventimila. Si aggiunse a queste
scuna erano ridotti a soli quattro, e in Fenugheda do- dal procuratore un’altra perdita nella sottrazione di
ve non rimaneva più alcuna famiglia. tutte le carte dell’archivio; ma forse ei mal si spiegò
Qui occorre a notare che ragione di questo diserta- perché se è credibile che i francesi frugando per trovar
mento era spesso (fuor de’ casi di pestilenza) la emi- cose di pregio, che forse immaginarono nascoste nelle
grazione delle famiglie, che da’ luoghi, dove aveano scansie abbian potuto confonderle e distruggerne al-
pochi mezzi di sussistenza o troppo eran gravate, pas- cune, non lo è che i medesimi le abbian tolte, ché
savan in luoghi migliori. E nel presente era questa non voleano accrescere il volume del bottino di carte
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a essi inutili. Forse per l’infingardaggine di raccoglier- Lo stesso sindaco supplicava in terzo luogo per i
le, di riordinarle esse si dispersero e perirono.20 belviaschi, che essendo comandati a guardare le vie
Intorno a questo tempo essendosi stabilito in Ori- del Sarcidano nei mesi di dicembre, gennajo, e feb-
stano l’istituto del Calasanzio, il sindaco della città brajo, contro i malfattori che andassero in squadriglia
domandò fosse conceduta a quei religiosi la chiesa di o separatamente; e soffrendo moltissimo ne’ tempi
s. Vincenzo, di titolo priorale, fabbrica rovinante e nevosi, perché non avevano dove ripararsi dall’incle-
abbandonata dal titolare ai giumenti che erravano menza del cielo, a segno tale che alcuni erano morti
nelle vie dopo aver girata la mola, ma vi fu dissenti- assiderati, però fossero esenti da quel servigio in tai
mento. Quei religiosi che tanto bene han sempre mesi.
servito e servono alla chiesa ed allo stato nella educa- Il rettore Giandomenico Piras, sindaco di Pauli
zione ed istruzione della gioventù hanno soventi latinu, parlando in favore de’ suoi committenti lodò
sperimentato grandi contraddizioni per poter fare la questi vassalli e quelli di Abbasanta della gran parte
carità che fanno con tanta abnegazione. che avean avuto nella difesa del regno contro i fran-
Un frate, cui i vassalli dell’incontrada del Belvì cesi nell’invasione di Oristano, di essere stati tra’ pri-
avean scritto mandato per fare le loro parti nel parla- mi con gli altri della incontrada a correre sul luogo
mento rappresentò che detta regione non era stata mai del pericolo, di avere affrontato con grand’animo i
conquista, né appartenuta al marchese di Oristano, né francesi nella ritirata, disordinatili, e spinti in fuga,
ad alcun altro signore o barone, e che essendosi posti avendo col loro coraggio inanimato gli altri, e con
volontariamente sotto l’obbedienza del re di Spagna, l’esempio condotti alla vittoria.
erano stati privilegiati che i loro principali venissero La regia Tanca per le cavalle dopo molti anni del-
chiamati e consultati negli affari di importanza e aves- l’abolizione già notata nel secolo scorso (1581) erasi
sero voto nel parlamento, ma perché neglettisi i primi ristabilita dal governo; ma avendo una novella espe-
privilegi appena si conservava il diritto di mandar un rienza dimostrato che gli ordini più saggiamente pre-
sindaco al parlamento, però supplicava che non essen- scritti valeano nulla contro la negligenza e i ladronec-
do in quel dipartimento alcuno che appartenesse al- ci degli amministratori, furono un’altra volta vendute
l’ordine militare si dessero lettere di nobiltà a’ discen- le cavalle (1693); ma le terre non essendo state resti-
denti di Giannantonio Carboni, di Serafino Diana, di tuite a’ vassalli delle due ville, il Piras supplicò che si
Pietro Sulis di Aritzo, di Sebastiano Marras di Meana. facesse la stessa ragione che erasi fatta nel parlamento
Proponeva poi altro capitolo: che essendo già del 1581.
composta detta incontrada di otto ville, Manigeddu, L’onore che il Piras dava al valore dei vassalli di
Nuragi de Ruinas, Elimas, o Limas, Selisei, Aritzo, Pauli latinu e di Abbasanta davasi parimente dal sin-
Belvì, Gadoni e Meana, ed ora sussistendo solamente daco di Guilarza e di Aido maggiore a’ suoi commit-
le quattro ultime, mentre le terre delle popolazioni tenti, che aveano operato con gran vigore contro il
distrutte doveano appartenere ai superstiti della in- nemico, comandati, quei di cavallo, da D. Salvatore
contrada, però si sequestrassero quei salti stati usur- Medau e Giovanni Mameli, quei di fanteria da Gio-
pati dagli arzanesi, e si convertisse in loro profitto il vanni Stara, a’ quali però il Re avea in testimonianza
reddito di tre o quattro mila scudi che iniquamente del suo gradimento e in onore della loro virtù con-
cedute lettere di nobiltà.
si godevano quegli ogliastrini.
In questo parlamento essendosi fatto con più dili-
In questa rappresentanza non si fa menzione delle
genza il censimento della popolazione, noi porremo
violenze che si esercitarono dagli uomini delle due
sotto l’aspetto del lettore quella parte che si riferisce
parti, quinci per ottenere ciò su che avevano diritto,
alle terre dell’antica Arborea, perché dopo i numeri
quindi per mantenersi nel possesso, risse sanguinose, che abbiamo già proposti secondo il già descritto
nelle quali morì molta gente da una parte e dall’altra, censimento possa vedere l’incremento che si ebbe.
si perdettero molti armenti e prevalsero ora gli uni
ora gli altri, ma definitivamente gli arzanesi, più ardi- Campidano Maggiore
ti e più pronti a raccogliersi in corpo e correre sul ter- Fuochi Mas. Fem.
reno disputato. Parendo a prima vista che il diritto Cabras 487 862 816
sia dalla parte de’ belviaschi, una più seria considera- Riola 179 317 283
zione può mostrare che anche gli arzanesi doveano Solorussa 313 536 488
combattere per un loro diritto, e questo non potreb- Maxima [Massama] 57 104 281
be esser altro, che quello che essi ereditarono dagli Sia majori 141 217 233
ultimi di quei popoli che siensi ritirati fra loro. Solanas 22 37 38

20. Ripeto qui ai lettori del Dizionario, che le moltissime notizie ma invano, perché nessuno ebbe il tempo di poter indagare e
sopra Oristano e sua provincia che qui si trovano e non sono far questo servigio non a me, ma alla Storia Patria, Civile ed Ec-
accennate da altri scrittori le tengano dedotte dagli atti parla- clesiastica. Farò onorevole eccezione per il chiar. professore di
mentari delle corti, dai volumi particolari de’ documenti. Sperai legge Angelo Decastro, il quale mi comunicava molte impor-
poter empire i vacui che restavano con le memorie che si trovas- tanti notizie, che accolsi nella parte Statistica, o alcune memorie
sero negli archivi della cattedrale, del municipio, dei conventi; storiche risguardanti gli ultimi anni del secolo XVIII.
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Oristano 1084

Campidano Maggiore Valenza


Fuochi Mas. Fem. Fuochi Mas. Fem.
Cerfalliu 52 87 97 Laconi 321 748 694
Nuracabra 11 23 18 Genoni 144 391 320
Nuraceto 83 163 122 Nuragus 97 207 202
Baradili 62 92 90 Nurallao 102 247 212
Donnigala 26 37 29
Celliani [Ceddiani] 52 101 93 Barigadu Susu
Nuraginieddu 58 63 68 Ula 192 346 346
Marrubiu 87 156 243 Neoneli 239 397 443
Nughedu 65 99 96
Campidano Simagis
Ardauli 268 547 514
S. Giusta 146 318 328
Sili 47 85 86 Serradili 203 289 322
Simagis 45 84 85 Bidonì 61 103 103
Villurbana 205 344 343
Siamanna 171 293 266 Barigadu Jossu
Siapiccia 43 61 68 Allai 107 190 154
Ollastra 146 222 353 Fordongianos 105 149 148
S. Vero Congius 58 122 106 Villanova Truschellu 78 139 112
Palmas 22 48 41 Busachi 303 640 631

Campidano Milis Barbagia Ollolai


Milis 195 295 343 Fonni 286 692 585
S. Vero Milis 290 482 473 Mamojada 192 321 308
Narbolia 177 307 292 Olzai 198 370 383
Seneghe 290 795 751 Lodine 27 52 57
Bonarcado 176 286 271 Gavoi 159 421 373
Tramatza 101 157 163 Ollolai 88 145 186
Bauladu 51 87 85 Ovodda 176 219 397
Parte Cier Reale Marmilla
Guilarza 393 825 939
Lunumadrona 184 344 326
Aidumajore 215 395 407
Genuri 80 156 142
Pauli latinu 355 657 639
Turri 68 122 122
Abbasanta 140 194 218
Baladri 27 50 45
Mandrelisai Aceni 47 79 80
Sorgono 272 488 595 Usarella 12 14 18
Desulo 220 448 479 Ussaramanna 97 176 169
Ortueri 201 454 449 Sini 82 179 166
Samugheo 288 646 643 Setzu 66 99 96
Atciara 204 428 466 Siddi 101 185 135
Tonara 308 737 731 Sitzamus 38 69 54
Erpasulè 8 16 15 Pauli Arbarei 88 147 146
Villanova Forru 82 175 157
Belvì Baressa 111 173 170
Belvì 79 151 141
Gadoni 119 228 251 Partemontis
Aritzo 264 509 494 Morgongiori 137 291 296
Meana 250 460 519 Siri 51 211 88
Pompu 27 68 58
Canales Gonnos Codina 111 191 183
Tadasuni 63 125 111 Simala 41 111 98
Zuuri 22 37 34 Masullas 176 408 393
Soddi 53 58 69
Sercela 31 509 63
Boroneddu 35 78 87
Mogoro 281 237 504
Norguillo 56 105 108
Domus novas 51 65 86 Gonnos Tramat. 150 379 299
Sedilo 463 830 920 Forru 182 429 387

Austis Uras
Austis 81 138 121 Uras 188 402 378
Teti 125 188 198 Terralba 117 453 446
Tiana 85 116 123 Arcidano 82 157 137
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1085 Oristano

Monreale ereditario; poi un’annua provvisione di scudi 600,


Fuochi Mas. Fem. per due parti sulla real contea del Goceano, per l’al-
San Gavino 391 876 835 tra sull’appalto delle nevi; addì 27 dello stesso mese
Sardara 403 815 806 ed anno il titolo di conte sulla cappella di s. Martino
Guspini 413 1052 953 e suo distretto: e finalmente con altro diploma si
Pabillonis 105 264 238 avea ceduti e donati i redditi civili del Mandrelisai
Gonnos Fanadiga 250 630 617 invece dei seicento scudi sunnotati, con la sola riser-
Arbus 265 655 627
ba all’erario della somma di scudi 100 sopra i mede-
Parte Usellus
simi. Le quali concessioni, quando il regno passò in
Usellus 61 106 82
potere del duca di Savoja, furono confermate con pa-
Ales 137 332 221 tenti de’ 27 maggio 1720.
Cepara 62 113 110 Nel 1717, quando la Sardegna fu riacquistata da-
Curcuris 53 87 91 gli spagnuoli, e questi presero a vessare in ogni mo-
Figus 29 55 55 do i popoli, anche gli oristanesi si dovettero dolere
Gonnosno 67 153 138 de’ gravami che erano loro imposti e delle rapine che
Ollastra 69 122 122 pativano.
Escovedu 39 76 58 Nel 1720 cessò tanta oppressione, avendo gli spa-
Banari 93 174 138 gnuoli dato luogo agli ufficiali del duca di Savoja, re
Pau 63 135 115 di Sardegna, e i cittadini d’Oristano festeggiarono
venuti sotto un governo illuminato.
Nel 1700, 30 dicembre, il Re toglieva una vessazio- Nel 1727 si patì gran carestia per contrarietà di
ne indegna, spesso praticata da’ suoi ministri, vietan- stagioni.
do, come era stato pregato di fare dal regno, che le Nel 1737 Oristano era visitato dal V. R. s. Marti-
mogli innocenti fossero prese, incarcerate ed esiliate no di Rivarolo, al quale i cittadini fecero molte feste,
per delitti che si imputassero a’ loro mariti, per aver perché avea represso la baldanza de’ malviventi, di-
da esse testimonianza contro questi, o per dar loro pe- strutte le squadriglie che infestavano le vie, princi-
na, come a supposte complici. palmente nella landa così detta il Campo di s. Anna.
Nel 1701, 7 aprile, il re Filippo rimetteva i neces- Nel 1747 in Oristano e nelle altre terre della pro-
sari poteri al V. R. di Sardegna perché in suo nome vincia muore un gran numero di fanciulli per la ma-
prendesse possessione del regno e nel consueto mo- ligna influenza del vajuolo.
do solenne giurasse in faccia a’ radunati ordini e sta- Nel 1740 addì 15 febbrajo si convenne fra l’inten-
menti l’osservanza di tutti i privilegi, stati già conce- dente generale conte di Castellamonte e l’avvocato
duti da’ suoi predecessori. patrimoniale Cani da una parte, e dall’altra il procura-
I cittadini d’Oristano restaron poi spettatori tran- tore de’ comuni del Mandrelisai Nicolò Achenza, che
quilli della lotta de’ due partiti che si manifestarono il Re confermerebbe alle comunità di quella incontra-
anche in Sardegna nel litigio per la successione al re- da tutti i così detti capitoli di grazia e privilegi stati ac-
gno delle Spagne, servendo apaticamente a quelli cordati da’ sovrani di Aragona e di Spagna; che quelle
che aveano il potere, e sopportando quasi indolente- terre rimarrebbero unite in perpetuo alla corona, sic-
mente la tirannia degli uni e degli altri, come si può ché non mai si potessero alienare e separare dal patri-
dire un’amministrazione, dove la legge è dimenticata monio; che il sovrano secondo l’antico costume no-
e vale l’arbitrio. minerebbe il ministro di giustizia sopra il cantone;
Nel 1702, 24 febbrajo, il Re scriveva al capo del che in ciascun anno formerebbero da soggetti nativi
suo governo nell’isola in seguito a rappresentanza de’ del dipartimento i giurati e consiglieri dei comuni, e
consoli del municipio di Oristano dolentisi della ne- che per la conferma di questi privilegi darebbero al re-
gligenza de’ loro privilegi, che si rispettasse quello gio tesoriere scudi quattromila cinquecento.
per cui potevano essi proporre in terra soggetti nativi In conseguenza di questa transazione concordava-
e domiciliati nel paese alle uffizialie di giustizia de’ si col conte di s. Martino, che egli rinuncierebbe ad
tre campidani del marchesato. ogni giurisdizione sul Mandrelisai, restando annulla-
Nel 1704 il municipio e gli ecclesiastici che avean ta la concessione fattagli nel 1737 e la conferma del-
voce nello stamento, domandati del loro voto per la l’anno susseguente; che riterrebbe il Mandrelisai col
proroga del donativo, diedero il loro consenso. salto di Minutadas in feudo improprio, trasmessibile
Il Mandrelisai, che dopo l’incameramento del ne’ maschi e nelle femmine… che né egli, né i suc-
marchesato di Oristano era sempre stato unito alla cessori potrebbero aumentar le gravezze o introdurre
corona, ne fu separato nel 1716 in favore di D. Gio- alcuna novità nella qualità, o nel tempo, o nel modo
vanni Valentino. di esazione senza che fossero uditi gli interessati nel-
Questi nella guerra di successione avendo ben me- l’intendenza generale con intervento dell’avvocato fi-
ritato dell’arciduca Carlo, ebbene in ricompensa addì scale e patrimoniale, e salvo l’appello alla R. Udienza;
10 febbrajo 1711 con diploma dato in Barcellona il che non procederebbe contro la persona de’ debitori
salto di Minutadas con ogni giurisdizione alta e bassa, di redditi feudali, senza annuenza dell’intendenza
civile e criminale ecc., con pieno ed assoluto diritto generale, e solo gli sarebbe lecito di pignorarli ne’
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Oristano 1086

beni; che quanto si contenesse nelle concessioni fatte primogenitura con prelazione de’ maschi anche remo-
al barone di contrario ai privilegi confermati alle ter- ziori: le rendite civili si dovessero esigere dal maggiore
re del Mandrelisai si intenderebbe di nessun valore; di giustizia in ciascun paese, secondo il modo allora
che finalmente dovrebbe restar intera la giurisdizio- usato; il proponente avesse il diritto di nominarsi un
ne all’intendente generale nel demaniale del diparti- delegato speciale per la costruzione degli atti sulle dif-
mento, e al ministro di giustizia nelle cause. ferenze fra il feudatario e i vassalli, e la facoltà di pi-
Si approvò l’una e l’altra convenzione dal Sovrano gnorare ne’ beni i debitori; gli si vendessero le peschie-
con due diplomi del 27 luglio dello stesso anno, nel re di Arcais e di Cerfalliu; che avendo il proponente
primo dei quali furono a’ comuni del Mandrelisai per contratto de’ 18 novembre 1748, approvato con
confermati tutti i privilegi; nell’altra ratificati i capi- diploma 8 agosto dell’anno seguente, acquistato la tap-
toli concordati col conte di s. Martino. pa d’insinuazione d’Oristano in feudo improprio per
Nell’anno 1767 il marchesato di Oristano (e qui sé e suoi discendenti maschi e femmine, potesse mo-
si intendono i tre campidani arboresi senza la città), rendo senza prole propria disporne in favore de’ figli
che era stato sempre unito alla corona fu ceduto nel- della sorella, che gli fosse conceduto il titolo di mar-
la parte degli utili, ritenendosi tutta la pienezza della chese di Arcais per sé e suoi discendenti…
giurisdizione, come intera aveala ritenuta il governo Egli poi si obbligava a pagare al tesoro del Re lire
austriaco sul Mandrelisai. E a questa concessione si vecchie di Piemonte 216000 pari a cinquantaquattro
giunse per le seguenti vie. mila scudi sardi, sborsando lire 176000 tosto come
Nel 1762 l’uomo di alto senno che governava per il pervenisse la regia approvazione, e le altre 40000 fra
Re le cose sarde [allude al ministro Gian Lorenzo Bo- due anni senz’altro obbligo di pagamento, di mezzan-
gino] vedendo che l’immenso porto di Oristano resta- nata e di sigillo: si obbligava a introdurre 20 famiglie
va aperto a’ barbari, che vi entravano spesso a prede e a povere nel termine di anni dieci, e stabilirle ne’ villag-
invasioni, e più soventi a rifugio e riposo, restandovi in gi di Silì e di Palmas, e non facendo questo darebbe
tutta sicurezza, come se fossero ne’ loro porti, pensò una dote di lire sarde 100 a due spose povere ogni an-
che si potrebbe impedir loro l’accesso costruendo sulla no sino al decennio, e ciò per via di sorte e non pren-
punta di s. Marco un forte, e stabilendo entro o presso dendone più che due da un villaggio ecc. ecc.
il medesimo una popolazione di marini e specialmente La proposizione del Nurra tanto distante dalla pri-
di corallatori. In questo disegno fu indirettamente da- ma idea del ministro, che era di porre una popola-
to consiglio a D. Damiano Nurra, uomo ricchissimo, zione e un punto di forza sulle bocche del gran por-
che richiedesse dal governo l’infeudazione della punta to, e di nessun vantaggio alle finanze, se non sia
di s. Giovanni di Sinnis, dove sono le rovine dell’antica stato una utilità del momento in gran bisogno di da-
Tarro, assumendosi di stabilirvi cinquanta famiglie di naro, fu accolta, e il contratto stipulatosi ne’ termini
corallatori in un discreto spazio di tempo; e insieme fu della proposta fra il proponente e l’intendente gene-
significata al medesimo la disposizione in cui era il go- rale Vacca con l’intervento dell’avvocato fiscale D.
verno di cedere i redditi signorili d’uno de’ tre campi- Gavino Cocco, e con l’obbligo a D. Damiano e a’
dani, ma senza alcuna giurisdizione, col suggerimento successori nel marchesato di fare la consegna distinta
di formolare una proposizione, indicando qual somma del feudo e delle rendite feudali ogniqualvolta ne ve-
volesse offerire all’erario e la persona che volesse chia- nissero richiesti, fu da Carlo Emanuele III approvato
mare alla successione in difetto di prole propria, e ob- con suo diploma dato in Torino addì 23 agosto 1767,
bligandosi a introdurre migliori pratiche nell’agricoltu- nel quale fu ordinato che quando si darebbe al mar-
ra, a formar prati e stalle, e fare de’ piantamenti… chese il possesso de’ redditi civili, questi nella loro qua-
D. Damiano rappresentò le grandi difficoltà che lità e quantità si avessero a descrivere onde apparisse in
erano allo stabilimento desiderato dal ministro d’una ogni tempo quali cose fossero state comprese nell’in-
popolazione nella punta di s. Marco, e si pose da par- feudazione, quali diritti trasferiti, ed a quali contributi
te questa bella idea, che pure non era di esecuzione obbligati i vassalli.
più difficile, che fosse stato lo stabilimento di Carlo Nel 1771 il governo provvedeva a organizzare in
Forte. Il governo avrebbe dovuto formar le difese, miglior modo le amministrazioni municipali, toglien-
porvi il presidio e una popolazione mista di forestie- do gli antichi abusi, e anche il consiglio civico di Ori-
ri corallatori e di naturali agricoltori che vi si sarebbe stano subì la sua riforma. Vedi artic. Logudoro sotto
facilmente raccolta. quest’anno.
Il prenominato signore non trovò neppur facile la L’anno 1780 fu come per le altre parti della Sarde-
introduzione delle pratiche agrarie e pastorali, che gna, così per Oristano e i suoi campidani, un anno di
erano in onore nel Piemonte, e quest’altra parte po- spaventosa sterilità. La città ingombrossi di un gran-
sta fuor di trattato, presentò un progetto (20 luglio dissimo numero di mendicanti concorsi dai vicini di-
1767) sopra la proposta concessione de’ redditi civi- partimenti nella speranza di trovar qualche sollievo
li, domandando: nella carità del clero secolare e regolare, ma a quelli
Gli fossero conceduti i redditi civili di tre campida- essendo mancati i frutti delle decime, a questi essen-
ni in feudo retto, ma improprio, e che gli succedesse- do scarsi i mezzi, molti dovettero restare senza la de-
ro i figli della sua sorella D. Minencia Flores, e loro siderata limosina, e nutrirsi d’erbe e di qualche pesce
discendenti maschi e femmine, secondo l’ordine di che riceveano nelle peschiere, dove andavano in folla.
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1087 Oristano

Avvenne pertanto una gran mortalità in questi stra- Nella mattina delli 16 Oristano era vuota di molti
nieri, e con essi succumbettero molti del basso popo- cittadini autorevoli, e i tumultuanti non repressi in
lo. Non si dee lasciare senza annotazione, che i ricchi nessun modo si sbizzarrirono quanto lor piacea, fin-
fecero nulla in queste circostanze; e che il consiglio ché i principali non presero a contener il popolaccio.
civico non diedesi altra cura, che di far somministra- Prevedendo allora che il governo non resterebbe
re regolarmente quel poco di frumento che aveasi ne’ indifferente all’attentato, e sarebbero mandate delle
magazzini, vedendosi in quelli nessuna carità, in que- milizie per comprimere la rivolta e punirne gli auto-
sti nessuna provvidenza. ri, questi pensarono a premunirsi, e mandarono ne’
Nel 1792, quando sapevasi imminente l’invasione paesi del campidano molti emissari per predicare ai
de’ francesi, il clero d’Oristano aderì a contribuire villici sul tema dell’eguaglianza e della libertà e per
con tutti gli altri dello stamento ecclesiastico per le armare le milizie alla difesa della città che operava,
spese della difesa. Il municipio dava poi nel 1793 il come essi dicevano, nell’intento della loro liberazio-
mandato per essere rappresentato nelle straordinarie ne dal giogo feudale e della loro prosperità.
sessioni parlamentarie per le dimande da farsi al Re Le declamazioni nelle piazze, in qualche chiesa e
in bene del regno. nelle compagnie, non furono senza effetto; piacque-
1794. Il movimento d’insurrezione che manifestos- ro a molti le novelle dottrine, e crescendo l’audacia
si in Cagliari nella giornata 28 aprile propagavasi in si venne al fatto.
tutti i principali luoghi del regno, e allora anche gli I campidanesi del dipartimento di Milis furono i
oristanesi uscendo da quell’apatia politica in cui erano primi a operare, e nella villa di Milis addì 13 agosto
stati per molti secoli, principalmente tra le contenzio- usciti tumultuosamente i popolani atterrarono le mu-
ni delle fazioni nella guerra di successione, meglio ras- ra delle tanche e de’ giardini, e si divisero a porzioni
somigliarono a quegli arditi e inquieti che furono i lo- eguali le terre.
ro antenati nel tempo che Arborea era uno stato. Si volsero poi all’annullamento degli obblighi, rac-
La sedizione prossima a quella de’ cagliaritani, e nel colsero tutte le scritture e le incendiarono, lieti di aver
loro senso, fu una piccola cosa, perché erano nella lo- con esse distrutti i diritti altrui.
ro città pochissimi stranieri. L’arcivescovo continuò a Il disordine andò d’ora in ora aumentando, e molti
sedere nella sua cattedrale rispettato e venerato da tut- sediziosi furon uditi gridare, che non voleano più né
ti, così come era avvenuto in Cagliari e in Sassari. consigli comunitativi, né governo, né re.
Fu però di carattere più grave la sollevazione popo- Consimili eccessi si ripeterono nelle ville di Bo-
lare che avveniva nell’agosto nella sera de’ 15 e nella narcado, Bauladu e Santovero con grave danno delle
mattina de’ 16, e furono agitatori e concitatori princi- famiglie ricche e delle persone che si aveano in odio.
pali i fratelli Enna, D. Giuseppe e D. Domenico, il D. Anche questi volendo annullate tutte le obbliga-
Tocco capo giurato, il notajo Vincenzo Falconi ecc. zioni accadde che alcuni uomini di Santovero entra-
I fratelli Enna operavano per emulazione e per in- rono armati in Seneghe e presentatisi all’arcivescovo
vidia contro il commendatore D. Giuseppe Carta, Cusani domandarono da lui con sacrilega irriverenza
che era capo dell’annona, amostasseno, come lo chia- che rimettesse loro tutti gli obblighi censitici. Il ve-
mavano, o pubblico provveditore, gli altri per quel nerabil prelato cercò con dolci parole di calmarli, e
gran movente che agisce ne’ pervertitori dell’ordine rispondeva che in riguardo alla deficienza di mezzi,
pubblico il proprio interesse, giacché il migliora- in cui parevano essere, egli poteva loro concedere
mento delle pubbliche condizioni, che costoro so- una dilazione di anni; ma che non aveva autorità di
gliono pretessere alle loro disoneste cupidigie, non fare ciò che essi domandavano; e dove lo facesse sa-
entrava per nulla nei loro pensieri. rebbe atto nullo e al successore resterebbe salvo il di-
Deliberato il movimento si attese l’occasione, e que- ritto di ripetere quanto era nell’obbligazione.
sta fattasi venire nel difetto del grano necessario per la La risposta mal intesa da uno de’ richiedenti lo esa-
panatica si levò rumore nella sera de’ 15 d’agosto, e si sperava nel suo furore, e in questa concitazione invei-
concitò il popolo. Il popolo sfrenato andò a’ soliti ec- va: dunque potete vuotarci del sangue le vene e non
cessi; si osarono insulti e violenze, si operarono ladro- potete cancellare un obbligo? Gente spietata, viene
necci, si compirono vendette; ma fu principalmente l’ora della vendetta. Dicendo così chinava lo schioppo
contro il commendator Carta che si volse la furia po- sul petto nell’arcivescovo e scoccava, ma fortunata-
polare, alla quale fu fortunato di potersi sottrarre con mente arse il solo polverino e il colpo non partì. Egli
una pronta fuga, e contro il negoziante Francesco Gal- volea ritentare, ma i compagni spaventati del suo sa-
lo, invidiato per la prosperità de’ suoi affari. crilego furore lo ritennero e lo trassero altrove.
In tanto trambusto e nel timore di grave nocumen- Dopo questo fatto il buon arcivescovo, che era
to dai forsennati, fuggirono da Oristano le primarie amato da tutti per le molte sue virtù, sebbene non
persone, l’arcivescovo Cusani, i canonici, la più parte potesse più temere, perché i seneghesi eransi tutti
de’ nobili, e primi quelli che si sapevano poco amati posti in arme per guardarlo, desiderò di ritornare in
dagli agitatori, e con essi tutti gli altri che temevano Piemonte, e col favore di Domenico Licheri [si tratta
di esser costretti a far cosa contro il proprio dovere. del nonno materno di Giovanni Battista Tuveri], mini-
L’erario civico cominciò a saccheggiarsi sotto vari stro di giustizia nel campidano maggiore, poté im-
pretesti, e in pochi giorni mancarono sei mila scudi. barcarsi e restituirsi in patria.
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Oristano 1088

Il magistrato supremo della R. Udienza, che in venendo sul lido non dissipassero le genti sbarcate e si
mancanza del Viceré tenea il governo del regno, aven- prendessero i cannoni. Notisi a onore del Licheri, che
do saputa l’emozione degli oristanesi, pensò subito a nutrì a sue spese tutta quella moltitudine.
reprimere i rivoltosi, e comandò al marchese di s. Ma- Mentre il Licheri era in sul littorale di Cabras, il
ria, D. Francesco Malliano, che con alcune compa- Paderi uscì da Mogoro con trecento cavalieri parte-
gnie d’ordinanza e con fanteria e cavalleria della mili- giussesi e corse sopra Oristano con la speranza di en-
zia nazionale andasse a grandi marcie sopra quella trarvi inaspettato e occupare la città: ma di nuovo gli
città, e insieme mandò a D. Vincenzo Paderi della oristanesi si posero in agguato presso la porta di s.
terra di Mogoro, perché raccolte le milizie da’ prossi- Giusta, e come il marchese di s. Maria egli pure fu
mi dipartimenti, parte de’ barrancelli e quelle altre sorpreso, battuto, messo in fuga e disperso.
persone che volesse, andasse col marchese di s. Maria; Scoraggiato dal mal successo ritirossi il Paderi in
ordinando nel tempo stesso al prenominato Licheri Uras per ristaurare le sue squadre, e sebbene avesse co-
che radunasse quanti fanti e cavalli potesse da’ campi- mando dal governo di concertare col Licheri egli nulla
dani, da Parte Cier e da altri dipartimenti, e operasse gli scrisse dell’avvenimento, né chiese alcun consiglio.
di concerto col Paderi e col comandante generale. Finalmente giunse la mezza galera, sbarcò cento-
Gli oristanesi essendo stati avvisati di questi prov- cinquanta soldati e quattro cannoni, e con questo
vedimenti chiamarono soccorsi, si armarono, muni- rinforzo il Licheri in compagnia del comandante del
rono di artiglieria la Portamare, e per aver altri can- legno regio, D. Raimondo Mameli, traversò il Tirso
noni proposero di sorprendere la torre del porto, il e si accampò intorno al convento di s. Martino a un
che però non ottennero per la vigilanza del Licheri. miglio dalla città.
Avendo quindi saputo che il s. Maria era già in mar- L’imminenza di queste forze impaurì i capi della
cia mandarono alcuni che si incontrassero con lui in rivolta, e ne’ loro consigli non avendo trovato modo
Uras, e domandati lo accertassero che la città era tran- di salvezza, e non sperando che si accordassero patti,
quilla, che i disordini, di cui parlava la fama, erano esa- uscirono dalla città col più prezioso che poterono
gerati, e che i cittadini aspettavano con desiderio il raccogliere dalle loro robe.
commissario della R. Udienza. Nel prossimo giorno, 28 agosto, dopo che i due
Il marchese s. Maria restò ingannato, e senza aspet- comandanti Mameli e Licheri avean divise le genti in
tare il Paderi, senza aver niente scritto al Licheri, si tre corpi, e disposte contro le tre porte, si presentava
avanzò con i pochi che avea sino alla porta di s. Giu- alla città un araldo, intimando a’ cittadini che dessero
sta, persuaso che gli oristanesi lo accoglierebbero con ingresso alle truppe del governo, e il Malliano co’
molto onore. Ma quando fu prossimo alla indicata consiglieri avendo domandato di veder il mandato, e
porta riconobbe la sua illusione, vedendosi cinto avendolo veduto, rispose che il popolo d’Oristano
dalle armi de’ rivoltosi, e udendosi intimato con gli sempre fedele nell’obbedienza al governo superiore
archibugi volti sul petto che si rendesse. concedeva libera l’entrata.
Entrò dunque in Oristano come prigioniero, spo- Entratovi il Licheri e andato nel palazzo civico aven-
glio delle armi e delle commessionali; ma poco dopo do trovati nella sala i consiglieri nelle loro divise, co-
migliorava di condizione. I capi della rivolta intenden- mandò che incontanente le deponessero, e senza dila-
do bene che l’attentato era gravissimo, e non potea al- zione li mandò sulla mezza galera per esservi ditenuti e
trimenti qualificarsi che siccome atto di ribellione, e trasportati in Cagliari; quindi annullò tutte le novità
vedendo che il fatto potrebbesi colorare dallo stesso s. fatte da’ congiurati, ristabilì gli antichi ordini, represse
Maria in modo che perdesse la sua nequizia, si propo- i caporioni della plebe, e provvide per l’annona.
sero di riconoscerlo come commessario ed obbedirgli, I cittadini furono obbligati alle spese del vitto del-
purché egli scrivendo al governo non facesse menzione le milizie ed all’alloggio; ma più gravate furono le fa-
dell’accaduto, anzi l’assicurasse di aver trovato il luogo miglie di quelli che erano conosciuti capi e principa-
tranquillo, osservati gli ordini e tutti i cittadini devoti li della rivolta.
al supremo magistrato. E il Malliano facilmente si ar- Il felice successo dell’impresa essendo stato cono-
rese per uscire dallo stato di prigionia e per scuotere da sciuto dal governo, il magistrato scrisse al Licheri lo-
sé l’onta della patita sorpresa. Dopo questa deferenza dandolo del distinto servigio reso al Re e ai cittadini
egli fu obbligato ad altre, e sotto il dettame de’ capi d’Oristano; ed esortandolo perché con zelo uguale
della rivolta snaturò i fatti, diminuì gli eccessi, nascose proseguisse nel riordinamento della scompigliata città
quanto era più criminoso, e diventò un istromento e contrada. E siccome alcuni lamenti per le soperchie-
idoneo a tutti i buoni di coloro che l’usavano. rie de’ miliziani erano giunti al magistrato, però gli
Ma il governo non restò deluso, perché ebbe dal Li- raccomandava che badasse perché questi rispettassero
cheri contezza de’ fatti e delle condizioni di Oristano. le persone e lasciassero intatte le proprietà. Davagli
Intanto costui avea posto una truppa di cabrarissi quindi consiglio che dovendo fra giorni ritornare in
suoi compaesani in Nuracabra per minacciare la città città il commendator Carta e gli altri emigrati, con-
ribelle, erasi impadronito della Torre grande del porto, certasse con essi come raccogliere una forza rispettabi-
come gli avea comandato il governo, e con ottocento le e superiore alle forze della canaglia (cioè de’ rivolto-
uomini marghinesi capitanati da persone fedeli, amici si), commettevagli che con quel nerbo di truppe
suoi, stette sulla sponda ad aspettare i legni regii, le movesse sopra le terre sediziose de’ campidani, princi-
truppe d’ordinanza e l’artiglieria, perché gli oristanesi palmente sopra Milis, Bonarcado, Bauladu e Sanvero,
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si astenesse per quanto fosse possibile dal versar san- spalle; e andarono a porsi ne’ luoghi più forti della
gue, riconoscesse i principali agitatori, li arrestasse e montagna Arci. Il capitano delle milizie del governo
mandasse in Cagliari, dove già erano ditenuti alcuni niente curando il pericolo, che era nel perseguitarli
dei primari sanveresi, D. Antonio Virdis, sindaco del fra’ boschi, e sperando evitarli con la sua accortezza e
comune, il notajo Cedda, censore locale, e Liberato col valore de’ suoi uomini, lanciossi lor dietro, supe-
Murru, segretario del consiglio; verso gli altri che era- rò tutte le difficoltà de’ luoghi, scansò le insidie, li
no stati sedotti usasse indulgenza per non empir le assalì, li espugnò, molti ne uccise, ne prese non po-
carceri, e crescere il malcontento; infine ripetevagli chi e i rimanenti disperse, meritandosi le benedizio-
che nelle operazioni fosse in accordo con D. Agostino ni dei popoli arboresi, che cessavano di temere da
Poddigue, uno de’ primari di Oristano, e con D. Rai- quei ladri, e de’ viandanti e negozianti che poteano
mondo Mameli, significandogli che dovea in costui andar sicuri nel loro cammino.
riconoscere un amico ed un generoso ammiratore. Ricomposte tutte le cose cessò quell’amministra-
Disposto a eseguire i comandi del governo, chiamò zione straordinaria, e ritornossi nell’antico sistema.
il Licheri i miliziani de’ prossimi dipartimenti di Par- Gli oristanesi mandarono alle sessioni stamentarie il
tegiuso; e avendo radunato due mila uomini coman- loro sindaco, e nella contenzione tra la capitale e Sas-
dati da’ principali delle terre, mosse sopra il campida- sari tenneronsi sempre nella parte del governo di Ca-
no Milis, lo invase senza opposizione, sparse il terrore, gliari e del parlamento.
tenne o pose in fuga i più colpevoli, ristabilì l’ordine e La raccolta del 1795 essendo stata assai scarsa,
i diritti che si eran voluti annullare, e cominciò in- dovette il consiglio del municipio provvedere perché
chiesta sopra gli eccessi che erano stati e i loro autori. si raccogliesse ne’ magazzini della città quanto fosse
Addì 26 settembre tutto era ristaurato, e il V. R. necessario.
Vivalda scrivea al commessario significandogli la sua Ne’ primi di gennajo del 1796, quando si comin-
soddisfazione per il senno con cui avea felicemente ciava a sentire la scarsezza in Oristano e ne’ campi-
terminata quest’impresa difficile, conducendosi in dani, solo eccettuata Solorussa, ed era pericolo che i
tutto secondo le istruzioni. proprietari a’ prezzi maggiori, che si offrivano da al-
Ristabilita e raffermatasi in tutte le terre de’ cam- tre contrade, togliessero il necessario alla città con
pidani la tranquillità mercé le vigili sue cure e la for- clandestine estrazioni, radunossi per gli opportuni
za che aggiungeva a’ suoi provvedimenti, il Licheri provvedimenti il consiglio municipale, si comandò
fu pure onorato delle lodi del supremo magistrato lo scrutinio, fu accertata esistente in città la somma
per lettera del reggente della cancelleria, nella quale di starelli quindici mila, compresevi pure le incette
poi gli notificò la nomina di D. Raffaele Valentino de’ particolari per special commessione, e quindi
esortandolo a dare al delegato V. R. tutti i lumi ne- conformità a precedente consiglio del V. R., che vo-
cessari per terminare gli affari. lea prevenuta la causa di un’altra sedizione, fu decre-
Il governo, che avea raccomandata al Licheri la mo- tato che non se ne potesse più estrarre al Logudoro.
derazione e la benignità, non fece altrettanto col Va- Restava a stabilire e fu convocato un consiglio mag-
lentino, e questi secondando i suoi istinti feroci con giore, nel quale ebbero luogo i consiglieri de’ borghi e
una eccessiva severità e con sentenze precipitate si rese molti altri nobili o probi uomini. Ma non essendosi
in pochi giorni un oggetto di orrore al popolo, che lo potuto convenire in una sentenza comune si determi-
feriva ognora di maledizioni, e fu un giorno fausto per nò di interrogare il V. R., e questi rispose che era mi-
Oristano quand’egli tra le imprecazioni pubbliche si nor male, se la cassa civica perdesse qualche cosa sul
volse a Sassari per esercitare in teatro più vasto le atroci prezzo della compra, che se il popolo per uno o due
vendette legali [riteniamo che qui l’Angius confonda il reali di più avesse ad agitarsi e sommuoversi.
Giudice Raffaele Valentino con il più noto persecutore Dopo questo la cassa civica, che era esausta per i
dei seguaci di G. M. Angioy, il Giudice Giuseppe Va- latrocinii patiti nell’anno scorso, contraeva un im-
lentino, poi reggente della Reale Udienza]. prestito dallo spedale con autorizzazione data dal V.
Di nuovo restò a governo di Oristano il Licheri, e R. addì 17 febbrajo.
governò in tutto sei mesi escluso, il tempo che ebbe Tra queste faccende passava in Oristano il giudice
autorità il Valentino. D. Giovanni Maria Angioi in qualità di Alternos del
Se era l’ordine e la tranquillità nei paesi, non era si- V. R. per ristabilire l’ordine e la tranquillità nella cit-
curezza nelle campagne per alcune grosse squadriglie tà di Sassari e nel Logudoro. Egli allora avea già il
di malviventi e fuggiaschi che infestavano le vie com- suo disegno fisso co’ suoi amici politici, e venendo
mettendovi abigeati, grassazioni, e invadevano le ville qui a confidenzial colloquio con alcuni rivelò a’ me-
taglieggiando i ricchi, saccheggiando le case e osando desimi il mistero, e domandò la loro cooperazione
insulti gravissimi. I popoli gridarono al governo che li per la liberazione de’ popoli dal giogo feudale, la-
proteggesse e non soffrisse che quelle masnade imper- sciando nel segreto le sue idee posteriori.
versassero a lungo, e il governo volendo fare un colpo Accolto con molti onori nell’entrata fu con molti
forte sopra quei malvagi commise al Licheri di perse- plausi onorato nell’uscita, tenendosi generalmente
guitarli, batterli, disperderli, annichilarli. come patriota generoso e illuminato, desideroso del
Il Licheri mosse all’impresa con ottocento uomi- bene de’ popoli, e di quelle riforme che erano neces-
ni, li raggiunse nella landa di Campo s. Anna, e or- sarie per la prosperità e dignità della nazione.
dinò i suoi a battaglia; ma quei banditi volsero le Destavasi circa quel tempo una contenzione tra il
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municipio e il noto Domenico Licheri di Cabras uffi- a Sassari. Così alcuni vociferarono nel mattino, e fu-
ciale del Campidano maggiore, che pretendeva a sé la ron creduti: ma la frode fu palese quando nella sera
nomina degli ufficiali di giustizia di tutto il suo dipar- vennero dentro Oristano alcuni, da’ quali riferissi,
timento, e aveala fatta nell’anno scorso, mentre il ma- che l’Alternos era in via; che passerebbe per Oristano
gistrato facea vedere i suoi antichi privilegi. Ma poi per andare a Selluri, luogo di conferenza col V. R.; e
per non aumentare con questa le altre difficoltà del incontanente con maggior sollecitudine si prepararo-
tempo, i consiglieri d’Oristano passarono buone le no ad uscire dalla città quelli che temeano da loro
nomine fatte da lui, ma ricorsero al V. R., perché con privati nemici, e temeano che restando potessero sen-
la sua autorità, considerato il diritto, decidesse la lite; za loro colpa cadere in sospetto del governo. Tra que-
la quale fu decisa in favore del municipio. sti era pure il comandante della stazione dei dragoni,
Il Licheri e i suoi compaesani di Cabras replicaro- che invano fu pregato di arrestarsi dal Capo giurato.
no contro questa provvidenza, supplicando che a un Il magistrato adunossi per deliberare se dovesse
antico privilegio mal conceduto non fosse posposta accogliere e dare il passaggio all’Angioi, e dipenden-
la ragione, per cui essi aveano fatto la nomina; ma lo do la risoluzione dal sapere, se egli con beneplacito
scritto restò scritto, e l’ufficiale di giustizia del dipar- del governo o no conducesse seco quelle cavallerie e
timento del Campidano Milis, che sull’esempio del i dragoni, si cercò stabilire qual de’ due casi fosse ve-
Licheri domandava lo stesso diritto di nomina, do- ro. Alcuni sosteneano che il governo non potea per-
vette desistere dalle pretensioni. mettere che egli andasse verso Cagliari con tanta
[Il capoverso che segue, che cronologicamente trova gente armata, non essendovi nel passaggio alla sup-
posto a questo punto della narrazione, nella prima edi- posta conferenza nessun pericolo, e riferivano le pa-
zione è inserito stranamente a p. 460, al termine della role che si erano proferite da’ di lui seguaci, nelle
cronaca di tutta la vicenda del movimento angioiano a quali era minaccia al governo del Re; gli altri che
Oristano, prima del capoverso che inizia: «1798. Di- erano nel secreto dell’Angioi fingevano di credere
verse quadriglie ecc.» p. 1094 di questa edizione. Ab- impossibile che un personaggio, condecorato del ti-
biamo pertanto ritenuto opportuno inserirlo qui.] tolo di Alternos del V. R. operasse con male intenzio-
1796, 2 aprile. Il V. R. Vivalda ordinava che nes- ni, e voleano sostenere che d’ordine dello stesso V.
suna compagnia di fanteria e di cavalleria miliziana R. egli conducea quelle truppe, le quali forse dovean
della città e delle ville del regno ardisse moversi con- servire per la sua sicurezza e per avvalorare la sua au-
tro alcuna popolazione senza precedente avviso vice- torità, che i cagliaritani cercavano annullare. In que-
regio, segnato nella forma solita o trasmesso dall’Al- sta divergenza d’opinioni non si venne a nessuna
ternos. Il qual ordine fu dato in seguito alle notizie conclusione, e solo ordinavasi di spedir un corriere
pervenute al governo che alcune popolazioni per lo- al V. R. per significargli il loro dubbio.
ro particolari risentimenti avean tentato o tentavano Nel giorno seguente essendosi saputo che l’Angioi
prendersi da se stesse quelle soddisfazioni che cre- era nella terra di Milis, propose il Malliano, che se
deano proporzionate alle ingiurie forse immaginarie. gli mandasse un deputato per interrogarlo sull’og-
Continuarono le cose in un aspetto apparentemen- getto della sua venuta, e fece così per appagare molti
te tranquillo (giacché gli agitatori erano allora in viva del popolo, che dubitavano delle mire dell’Angioi,
azione), e il popolo opportunamente servito nell’an- sperando che la risposta tranquillizzerebbe gli animi,
nona e assicurato da’ malvagi stava quieto occupando- perché da sua parte egli era persuaso che l’Angioi era
si ne’ suoi lavori; ma così sino addì 7 giugno, quando un gentiluomo fedelissimo al Re.
tutti si accorsero prossimi a un pericolo gravissimo. Qui si aggiunse nuova cura a’ consiglieri, perché
Si sparse in quel giorno fra il popolo che l’Alter- essendo venuto uno da Milis per vedere un suo pa-
nos D. Gio. Maria Angioi accompagnato da una nu- rente ditenuto nelle carceri d’Oristano, e avendogli
merosa cavalleria era giunto in s. Lussurgiu, e che annuziato che l’Angioi renderebbe la libertà a lui e
andava a Cagliari, diceano i suoi partigiani, per con- agli altri nel suo imminente arrivo, i carcerati aven-
certare col V. R. sopra alcuni provvedimenti impor- do ciò saputo dal loro compagno si animarono, e fa-
tantissimi; dicevano altri, e questo era più creduto cendo tumulto tentarono di romper le porte.
perché più probabile, con intenzioni ostili non solo Cominciando a comparire i logudoresi, crebbe l’au-
al V. R. ma anche ai diritti del Re. dacia de’ carcerati, cominciarono a fare attruppamenti i
Nella persuasione di cotesto disegno pernicioso, più cattivi uomini del popolaccio, e i consiglieri spa-
entrò in tutti i cittadini gran paura, prevedendo che le ventati andarono a nascondersi lasciando solo il Capo
sue genti in una irrepressa licenza farebbero loro pati- giurato, che mostrava dell’animo, perché avea da spera-
re gravissimi danni, e in questa paura si commossero a re, non da temere.
porre in salvo le migliori cose e molti si disposero alla Spiacque al popolo la viltà de’ consiglieri, furono
partenza. ricercati e condotti nel palazzo perché assistessero al
Dolenti i fautori dell’Angioi della fuga de’ migliori Capo giurato, e provvedessero a’ molti bisogni.
cittadini, se non li poteano trattenere significando lo- In quell’agitazione si presentarono armati sulla piaz-
ro che l’Angioi era in ottima intelligenza col V. R., za due de’ più notevoli, Giuseppe Fadda e Giannanto-
sperarono toglier loro il timore facendo sparger voce, nio Poddigue, e domandarono, che, sapendo essi di
che l’Alternos trovandosi con poca gente e non po- certo che i logudoresi erano nemici del governo del
tendo inoltrare senza pericolo, si era di nuovo rivolto Re, si suonasse a stormo, e si facesse prender le armi al
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popolo per impedire che quelli potessero entrare nella Gli oristanesi quetarono in quel giorno, perché i
loro città e andar oltre. Con essi gridava un’immensa seguaci dell’Angioi restarono nell’ordine né fecero ad
turba di uomini animosi, che sentivansi assai forti per alcuno la menoma ingiuria; ma questi nel giorno se-
attraversar la via all’Alternos e a tutti i suoi. guente non essendosi così contenuti, e mandando i
Il magistrato trovossi allora in gravissime angustie, cavalli al pascolo negli orti e ne’ campi, quelli si dol-
perché se mai era vero che l’Angioi andasse verso Ca- sero tanto che il giurato Capo dovette rappresentare
gliari con quelle genti d’ordine del V. R., come mostra- all’Angioi il danno della devastazione che operavasi.
va di credere il Capo giurato, essi avrebbero commesso Ma costui non diede attenzione alcuna alle querele e
un attentato concitando il popolo contro l’Alternos: ma non volle richiamare i suoi nell’ordine, o perché te-
poco dopo essendosi presentato D. Nicolò Mura, fi- messe di non essere obbedito, o perché temesse di
glio del giurato in capo, e avendo assicurato i consi- alienarseli contrariandoli.
glieri e il popolo, che le genti dell’Angioi da lui trova- Le male intenzioni dell’Alternos sopra la città co-
te tra la via venivano con sentimenti amici, e che anzi minciarono a rilevarsi distintamente alla vista del
erano dispiaciute perché i più notevoli cittadini fosse- popolo, quando si videro occupate le porte dai logu-
ro partiti dalla città, il magistrato ricusò a’ due sunno- doresi. Si sparse voce, e fu creduta, che si arrestereb-
minati giovani di armare il popolo, ed essi dovettero bero molti cittadini, e si procederebbe sommaria-
ritirarsi per non esser vittima dei fautori dell’Angioi e mente contro i medesimi; il che pose in agitazione
delle sue genti. non poche famiglie.
Dopo queste perfide assicuranze essendosi alquan- L’Angioi mentre sentivasi impotente ad inoltrare
to calmata l’agitazione de’ popolani cedeva pure la se- dove volea arrivare, temendo che non si mandassero
dizione de’ prigionieri, e si giunse a stringerli in cate- milizie contro lui e queste giungessero repentina-
ne provvedendo per altro possibile parosismo. mente, pose una brigata al ponte in retroguardia,
Era un’ora e mezzo dopo il mezzodì, quando co- un’altra compagnia in s. Giusta in avanguardia, e al-
minciarono a entrare nella città le squadre della comiti- cuni drappelli più in là fino ad Uras. Nella consegna
va dell’Angioi tra le grida: Viva il Re! Abbasso i baroni! avendo questi di non lasciar passare persone sospet-
e tra il canto dell’ode contro i feudatari – Procurade te, e di vietare ogni corrispondenza di lettere, prese-
moderare Barones sa tyrannia. ro a vessare i passeggieri mostrandosi ladri più che
I logudoresi, che furono numerati uomini 834, si severi doganieri, e trattando brutalmente la povera
distribuirono ne’ conventi de’ frati, dove ebbero al- gente che dovea passar tra essi.
loggio per sé e stalla per i cavalli; i principali andaro-
Il popolo cominciando a mormorare contro l’Al-
no a ospitare presso i loro amici, e l’Angioi fu rice-
ternos e già tenendolo come un pubblico nemico,
vuto da D. Giampietro Fois.
Fu gran concorso a questa casa per vedere l’Alter- questi che fra tante armi non si sentiva sicuro assai,
nos che in quel tempo era nel regno la persona più mandò nella sera D. Domenico Pinna di Macomer
notevole, ma non vi restarono che quanti erano con- assessore nella R. governazione in compagnia di D.
sapevoli e fautori dei consigli e disegni suoi per sot- Nicolò Mura, perché assicurasse i consoli della città
trarre i popoli al giogo feudale e togliere la troppa che la messione sua era per il bene de’ popoli, e li
diseguaglianza che era negli ordini antichi. In quel esortasse che togliessero le male opinioni che alcuni
congresso trattossi dell’impresa che egli tentava, e maligni destavano contro lui per far abortir l’impre-
che trovava d’ora in ora più difficile, e quindi si deli- sa e salvare i baroni dall’imminente infortunio.
berò come era a farsi per commuovere i popoli e Intanto i consigli comunitativi da tutti i villaggi de’
renderli favorevoli al loro partito. Nella stessa notte tre campidani e degli altri vicini dipartimenti giunge-
si sparse nel volgo che l’intendimento dell’Angioi era vano in Oristano secondo il suo comando, e gli uni
al bene de’ popoli, e che egli si avanzava verso Ca- dopo gli altri erano ammessi alla udienza. La domanda
gliari per domandare giustizia a’ medesimi e ottenere che indirizzossi a tutti fu questa in sostanza: Se volesse-
che cessasse l’oppressione, l’abbiezione, la spogliazio- ro Re e feudatari: e la risposta che a lui si dette fu la se-
ne: insieme partiron corrieri nei dipartimenti e luo- guente: Noi siamo stati sempre fedeli sudditi del Re, e
ghi vicini a’ consigli delle comunità ed agli uomini sempre lo saremo; ma sì vorremmo che i baroni, dai
più potenti, e movea verso la capitale un inviato con quali siamo oppressi, fossero tolti da mezzo. Se il Re
lettera dell’Alternos per significare al V. R. il movi- non fa questo, noi saremo sempre infelici. – Intanto
mento de’ popoli logudoresi contro i loro oppresso- notavasi tutto dal segretario, e compito l’atto i consi-
ri, la necessità di una mutazione di sistema, e per glieri de’ comuni sottoscrivevano o sottosegnavano, e
domandargli una conferenza in qualunque luogo si- quindi tornavano indietro lietissimi nella speranza di
curo o con lui, o con due ministri della R. Udienza esser quanto prima liberati dal giogo de’ baroni.
e sei membri degli stamenti, minacciando in caso di Mentre l’Angioi operava contro i feudatari, i suoi
rifiuto che il Logudoro si separerebbe dal governo di logudoresi operavano contro i proprietari, guastando
Cagliari e si porrebbe sotto la protezione della re- i predi e depredando.
pubblica francese, ed esagerando, per distogliere da Nel giorno 9 verso le 4 un distaccamento della re-
ogni pensiero di repressione, a molte migliaja gli uo- troguardia mosse in sulla via a Riola, ed entrativi im-
mini che erano armati intorno a lui per conseguire il provvisamente invasero la casa, dove erasi ricoverato
beneficio della libertà e della uguaglianza. uno dei cittadini oristanesi di notevol fortuna, e non
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solo gli tolsero i denari che avea seco, più di novemi- anche la vita se uno de’ ladri non avesse strappata di
la scudi, ma fecero bottino di quanto trovarono nella mano al furioso compagno la pistola con cui minac-
guardaroba, portando via anche le vesti delle donne. ciava il povero prete per costringerlo a indicare il luo-
Nel giorno 10 crebbe l’audacia degli angioini, il go ove erano i denari di casa Arcais.
disordine fu maggiore, la rapina più frequente e si co- Un’altra violenza osarono gli angioini nel partirsi,
minciò a dar molestia anche alle donne. Si chiusero costringendo con la pistola il R. Vicario a dar le chiavi
pertanto le botteghe e i magazzini, e fu tanta la paura delle prigioni, donde dopo aver tolte le robe del carce-
che una gran parte del popolo fuor delle mura abban- riere estrassero sessanta inquisiti di grave delitto e tre
donò le case fuggendo al monte o nei vicini paesi. Il donne di Cabras imputate di omicidio. De’ quali car-
sindaco comunitativo de’ sobborghi ebbe allora co- cerati alcuni poco dopo tornarono spontanei ed ebbe-
mandato di impedire la emigrazione, e pubblicò un ro indulto, altri furono arrestati.
bando perché tornassero i fuggiti e si arrestassero gli Mentre il popolo rallegravasi della evasione dei
altri; ma nessuno badò a quel precetto, e una gran maligni ospiti, entrarono dalla Portamare cinque uo-
parte di Oristano restò deserta. mini di cavalleria de’ posti avanzati di Uras, e ignari
Nella mattina degli 11 quei mali ospiti presero a dell’avvenimento inoltrarono nella piazza fra il po-
far rumore contro il magistrato municipale perché polo. Destossi l’ira alla lor vista, e molti si mossero
non si fosse messo in vendita abbastanza di pesce. per arrestarli. Si poterono sostenere D. Michele Se-
Risposero i consiglieri che la città [non] avea alcuna nis, Gabriele Rasu di Turalba e Salvatore Ruju di
giurisdizione sulle peschiere, e che ove essi volessero Bunnannaro, gli altri due lanciarono i loro cavalli e
del pesce potrebbero andare a prenderne nella pros- corsero a portar l’avviso all’Angioi.
sima peschiera di Pesaria. Fortunatamente i pescatori Si previde allora che essendo gli arrestati uomini
poterono sottrarsi a quella visita. che aveano molte relazioni tra’ satelliti di Angioi que-
In questo giorno fu rotto ogni freno, e Oristano s’ac- sti vorrebbe riaverli, e forse ritornerebbe indietro per
corse di essere in potere di briganti. I frati stessi stanchi salvarli e per punire il popolo; ma gli animi essendo
di quanto avean patito da’ pessimi ospiti fuggirono dai rinfrancati si esortarono gli uni gli altri alla resistenza
conventi, e tre di essi rimasero oppressi dalla ferocia ed alla vendetta delle molte ingiurie che avevano tolle-
inumana de’ compagni di Bonifacio Cocco di Bono. rate. Pertanto si presero le armi, e chi non poteva ave-
L’Angioi sempre occupato nel pensiero del prossi- re arme da fuoco, prese i rugginosi veruti o le lancie
mo scioglimento dell’azione, sordo e cieco a quanto che conservavansi nel magazzino della casa di città sin
faceasi e accadea intorno a lui, aspettava in tutta an- dal tempo della invasione francese sotto l’Harcourt.
sietà che si risponderebbe da Cagliari, e finalmente in Passaron dopo l’arresto de’ tre angioini cinque ore,
sulla sera essendo arrivato dalla capitale un viandante ed entrava in Oristano un messaggero dell’Alternos
sassarese sapeva cose che sommamente lo afflissero, di con una lettera data da Tramatza e sottoscritta dal-
essere stato dichiarato ribelle al Re e nemico pubblico, l’Angioi e da D. Giampietro Fois, nella quale intima-
e di essersi comandato il movimento di molte cavalle- vasi al magistrato civico che indilatamente mettesse in
rie e di alcune truppe d’ordinanza con alcuni pezzi libertà i tre ditenuti, se non volea sottoporre la città e
d’artiglieria sotto la condotta di alcuni commessari. le campagne al ferro ed al fuoco delle sue genti, mi-
Ritornando poco dopo l’inviato de’ consoli al V. nacciando che in caso di disobbedienza ritornerebbe
R. senza alcuna risposta, dava conferma della rela- co’ suoi, passerebbe a fil di spada quanti incontrasse, e
zione del viandante, e l’Angioi parve allora aver per- incendierebbe le vidazzoni e tutti gli oliveti e giardini.
duto tutto l’animo. Ma poi essendosi accorto che il Siffatte minaccie per deprimere gli animi li esalta-
pericolo più prossimo in quel punto poteva esser rono nell’ira, si suonò a stormo, si congregarono tut-
dalla vendetta dei cittadini offesi, pensò come conte- ti gli armati, ed aspettarono gli ordini.
nerli e intimorirli, e inviò uno de’ suoi al magistrato Erano le undici ore quando giunse l’annunzio che
domandando che si preparasse alloggio alle genti di già ritornavano le squadre angioine, e senza indugio il
dottor Mundula e di D. Diego Scardaccio, le quali marchese di s. Maria D. Francesco Magliano pose
non sarebbero meno di uomini 2300. grosse guardie alle porte e con gli altri avviossi a grandi
I cittadini si chiusero bene nelle loro case temen- passi verso il ponte, dove giunse quando già i nemici
do dell’insolenza dei logudoresi, e credettero che ve- cominciarono a passarlo. Subito dispose i suoi lungo i
ramente la gente aspettata dall’Angioi fosse giunta, fossi dello stradone per battere da due fianchi i logudo-
quando nel silenzio udirono grande strepito di ca- resi se inoltrassero, ed egli con i più animosi andò a
valli e di uomini per tutta la città e per molt’ora, es- fronteggiarli e ad assalirli. Si cominciò il fuoco da ambe
sendo questo rumore durato quasi fino all’alba. le parti, e quello degli angioini, che nella schiena dello
Però grande fu la loro maraviglia quando sorti nel- stesso ponte erano meglio situati, fu pernicioso per la
la prima luce seppero che l’Angioi era tornato indie- morte che patirono molti giovani animosi d’Oristano e
tro, e seco partiti i suoi dopo aver saccheggiate molte per le gravi ferite che patirono gli altri.
case, portando seco la cassa del deposito civico, dove Duravasi in questa tenzone da mezz’ora, quando il
era la somma di lire sarde 3884.12, e il denaro che marchese s. Maria pensò a mandare un forte drappello
avea in suo scrigno il canonico Luigi Maria Massenti, de’ suoi nella casa rustica del seminario ordinando loro
scudi sardi 1763, sopra i quali questi avrebbe perduta di porsi alle finestre e salire nel tetto, ed indi battere
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sul fianco dei logudoresi stivati sul ponte che minac- squadre. E perché queste forze non parvero sufficien-
ciavano di irrompere sulla strada e correre sulla città. ti contro il numero stragrande che si dicevano dover
Il suo comando essendo stato ben eseguito, i ne- essere i logudoresi, e temevasi prossima la minacciata
mici si sentirono aspramente battuti e molto offesi; e invasione, il magistrato spedì in sulla via di Cagliari il
poco dopo il Cocco gravemente ferito vedendo i prosegretaro Antonico Sanna per affrettare la marcia
suoi malconci e disanimati, e disperando di vincere delle genti inviate dal governo, che erano cavalli mili-
con la sua sola gente e forzare i cittadini a rendere i ziani, e una parte de’ battaglioni della capitale con
tre prigionieri, comandò la ritirata e precipitosamen- cinque pezzi di campagna.
te si volse in sulla via di Nuraginieddu, perseguitato In questo pubblicavasi in Oristano il pregone del
dagli oristanesi che ferirono molti nelle spalle e fece- governo sopra l’Angioi, nel quale si conteneva lo
ro alcuni prigionieri, fra’ quali Lorenzo Brandino di spogliamento suo di tutti i poteri de’ quali era stato
Sassari che con immenso coraggio avea combattuto investito quando fu nominato Alternos, la proscrizione
e ritiravasi fra gli ultimi operando a reprimere la fo- del medesimo siccome ribelle al Re, e la promessa di
ga de’ nemici; il Sacerdote Nicola Meloni di s. Lus- lire sarde tremila a chi lo arrestasse co’ principali suoi
surgiu, e Gio. Maria Floris d’Oristano creduto gui- ufficiali, e una somma minore per gli altri capi minori.
datore de’ ladri al saccheggio delle case più ricche.21 Nel giorno 14 giunsero i delegati Viceregi, Delrio,
Quando quest’ultimo fu tratto nella città per chiu- Musso, Guiso, Pintor Sirigu, con le truppe e molte
derlo nella prigione arse tanta contro lui l’ira del po- provvisioni da guerra e da bocca, e subito riordinaro-
polo, che sarebbe stato fatto in pezzi se i consiglieri no le cose della città, e mandarono intorno i loro
non l’avessero protetto e subito sottratto alle offese, commessari in danno dell’Angioi.
che si tentavano contro lui. Nella prossima mattina Delrio chiamò in casa del
I compagni dell’Angioi quando poco dopo seppero marchese di s. Maria i membri del consiglio munici-
la infelice riuscita del Cocco e de’ Bonesi fecero quan- pale e quelli del consiglio comunitativo de’ sobborghi,
to seppero per indurre il comandante a ritornare indie- lodolli dello zelo che avean spiegato contro gli angioi-
tro con tutte le genti, ma questi scoraggiato del tutto ni sì tosto come avean potuto operare, parlò con mol-
non volle andare al cimento, e i tre arrestati si abban- to onore della virtù con cui i cittadini aveano repressa
donarono con rammarico di tutti al loro destino. vittoriosamente la seconda invasione; quindi significò
Nel lunedì, giorno 13, essendosi sparsa la voce che loro la deliberazione de’ delegati di mandar al supre-
in casa di Giampietro Fois fossero nascosti molti an- mo tribunale di Cagliari il Brandino, ma che era sta-
gioini, e che il Cocco di Bono impotente per le ferite bilito che la condanna egli la subirebbe in Oristano.
a continuare la via si fosse fermato nella terra di Sola- Si pubblicava poi un pregone per guarentire la
russa, il popolo richiese il magistrato civico perché pubblica tranquillità con la proibizione degli attrup-
provvedesse, e il magistrato comandò una perquisizio- pamenti e dell’unione di più che quattro persone ar-
ne nella casa indicata e mandò uno squadrone di ca- mate; quindi si spedivano molti armati in Solarussa
valleria nella detta terra. Nella casa del Fois non fu per ricercare un’altra volta il Cocco nel suo nascon-
trovata alcuna persona né nemica né sospetta, e le ri- diglio; ma né questa volta l’esplorazione fu fortuna-
cerche che si fecero in Solarussa non furono fruttuose, ta, nessuno di quei che sapevano l’asilo del bandito
non già che il Cocco non vi fosse, ma perché il suo avendolo voluto indicare né pure con la lusinga del
ospite seppe ben celarlo, e quelli che sapevano il luogo vistoso premio, e l’ospite avendo usata tutta l’atten-
ov’egli giaceva temettero di fare azione indegnissima zione per togliere ogni traccia nella via per cui sareb-
cagionando che l’ospitalità fosse violata e che un uo- besi giunto sopra il capo proscritto.
mo languente fosse sottoposto alle violenze. Nel giorno 16 i delegati mandarono un proclama
Gli angioini che non poteano più con le loro forze a ministri di giustizia de’ tre campidani perché chia-
tentare la liberazione de’ tre ditenuti continuarono massero a fazione le cavallerie miliziane, e queste
nelle minaccie e facevano temere agli oristanesi che fossero pronte al cenno con le armi e sufficiente mu-
da un’ora all’altra arriverebbero sopra la città molte nizione di guerra e bocca, per marciare sul Logudoro
migliaja di cavalli logudoresi, e che se per loro disgra- sotto il comando di Domenico Licheri.
zia i tre ditenuti non fossero ancora restituiti in liber- Nel giorno 17 il giurato capo D. Gio. Maria Mura
tà, Oristano sarebbe annichilato sotto il loro furore; gravemente sospetto d’intelligenza con l’Angioi ebbe
ma queste minaccie non fecero paura ad alcuno: tut- comandato da’ delegati di portarsi senza indugio in
tavolta perché si credea possibile che l’Angioi avesse Cagliari a prender gli ordini della R. segreteria.
de’ rinforzi e ritornasse, il marchese s. Maria attese a Si operò così per soddisfare al popolo, il quale
rinforzare il suo esercito e chiamò dal dipartimento imputava alle persone del consiglio municipale i
di Simagis Matteo Fenu, capitano di cavalleria, col danni sofferti da’ cittadini nella licenza delle bande
suo squadrone; dal campidano maggiore il noto uffi- logudoresi, giacché il magistrato aveva impedito che
ziale di giustizia Domenico Licheri, e dal diparti- il popolo armandosi potesse respingere l’Angioi
mento di Partemontis D. Vincenzo Paderi con le loro quando si presentò, e furono alcuni che avrebbero

21. Nell’art. di Cagliari, dove accennossi il fatto che qui ab- tempo non si avea del conflitto degli oristanesi e angioini la
biamo spiegato, è qualche circostanza diversa, perché in quel cognizione distinta che poi abbiamo ottenuta.
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voluto che fossero puniti di tradimento perché sa- dì, i quali battevano quella strada deserta sino alla
pendo le male intenzioni dell’Alternos e la sua ribel- chiesa distrutta di s. Anna; i borghi dovean dare egual
lione avean dissimulato anzi tentato di farlo credere numero d’uomini ogni lunedì e mercoledì, e questi
operante per buono servigio del Re. avean a percorrere lo stesso spazio; e il villaggio di s.
Le genti condotte da’ delegati non si conduceva- Giusta era tenuto alla ronda ne’ martedì nella stessa li-
no più onestamente che avessero fatto gli angioini, e nea. Dall’altra parte doveano uscire consimili ronde
gli oristanesi gridarono un’altra volta contro le so- sino a s. Anna, dal villaggio d’Uras ogni lunedì e mer-
perchierie, le violenze, le devastazioni. coledì; dal villaggio di s. Nicolò d’Arcidano ogni mar-
Nel giorno 18 i delegati convocarono il magistrato tedì; dal villaggio di Terralba ogni giovedì e sabbato;
in giunta generale con tutti i nobili e probi uomini dal villaggio di Marrubio ogni domenica. Ma questa
della città, e proposero che convenendo per assicurare providenza giovò poco; e le grassazioni continuarono.
la pubblica tranquillità e tenere nell’ordine i malvagi, Se si fossero stabilite stazioni avrebbesi avuto un mi-
che si coscrivesse una compagnia di ducento uomini glior effetto.
scelti che nella notte vegliassero sopra la città e i sob- 1799. Attentandosi da alcuni in vari modi contro il
borghi, però nominassero il comandante il quale con governo nell’intendimento di cangiare la politica costi-
un sotto comandante e due capitani governassero tuzione del regno, il supremo magistrato della R. Udien-
quella milizia municipale divisa in quattro drappelli. za, che esercitava l’autorità viceregia nella malattia del
La scelta cadde sopra il marchese s. Maria, al quale si V. R. comandò con pregone de’ 19 gennajo che le ca-
diede per luogotenente D. Gio. Battista Serralutzu. Ad vallerie e fanterie miliziane delle provincie settentrionali
essi fu poi lasciata la nomina de’ due capitani. e meridionali si tenessero pronte ad ogni cenno del go-
I delegati dovendo partire a combatter l’Angioi verno per correre indilatamente armati e sotto la guida
affidavano il comando della città e suo contado al de’ loro rispettivi capitani al luogo, che sarebbe loro de-
detto marchese lasciandogli alcuni pezzi d’artiglieria signato: per eseguire gli ordini che fossero loro dati.
con una parte de’ cannonieri sotto il cavalier Uma- Addì 30 dello stesso mese il Vivalda avvisava i re-
na, e i miliziani cagliaritani di Stampace, Villanova e gnicoli del prossimo arrivo della famiglia reale. Sif-
la Marina sotto gli ordini del capitano Fadda. fatto nunzio cagionava un sommo giubilo ne’ popo-
Il marchese s. Maria, avendo cancellata l’impru- li: la venuta fu anche in Oristano festeggiata con
denza sua dell’anno scorso con ottimi servigi resi al pubbliche dimostrazioni sincere di giubilo, sperando
governo nella repulsione degli angioini, il V. R. fece- tutti che il sovrano vedendo dappresso e per sé, non
gli onore di quanto aveva operato per salvare la città da lungi e per false relazioni lo stato delle cose, prov-
d’Oristano dal furore de’ bonesi, condotti dal Cocco, vederebbe opportunamente ed efficacemente, le cose
del coraggio con cui si era esposto nel pericolo, del procederebbero meglio, e la nazione prospererebbe.
senno con cui avea assicurato la vittoria al governo, e Addì 6 marzo il Re essendo volto con tutto l’ani-
dell’accortezza con cui aveva dissuaso gli angioini di mo a provvedere alla estirpazione de’ delitti e al ras-
ritornare con tutte le loro forze sopra la città fortifi- sodamento della tranquillità de’ popoli, volle prelimi-
candosi così da farli disperare del successo, quindi lo narmente far sentire la sua R. clemenza a quelli che
assicurò del gradimento del Re, al quale promettava- avean delinquito, ma non avean imputati gravi reati;
gli di rendere ragione di sua bella condotta. epperò concedeva generale amnistia ad ogni e qua-
Crescendo i disordini nella città per la licenza de’ lunque reo di delitti, così detti, di opinioni politiche;
miliziani cagliaritani, il s. Maria operò con severità quindi facea piena grazia e remissione di qualunque
contro gli audaci soggettandoli a pubbliche pene in pena a tutti i rei di delitti commessi, fino al giorno
soddisfazione degli offesi cittadini, e rimandando in tre, nel quale arrivava nella capitale, eccettuando sol-
Cagliari quelli che si provavano incorreggibili. tanto i parricidi e salvando le ragioni d’indennizza-
Nel giorno 26 si festeggiò per le grazie fatte dal zione degli offesi e loro eredi in giudizio civile.
Re alla nazione sopra le domande fatte dal parla- Osservossi allora un maraviglioso fenomeno mo-
mento; l’abolizione della memoria de’ disordini ac- rale; dal giorno che si sparse la fama dell’approdo del
caduti in Cagliari e altrove; la celebrazione delle cor- Re con la real famiglia in Cagliari, i malfattori, i ne-
ti in ogni decennio ecc. Vedi l’artic. Cagliari, Note mici pareano aver spogliata la loro malvagità, aver
storiche anno 1796. dimenticato le ingiurie, e non per giorni o per setti-
1798. Diverse quadriglie infestando le strade rea- mane, ma per più mesi non accadde alcun delitto,
li, principalmente quella che dal villaggio d’Uras non si operò alcuna ingiuria, quando nell’addietro
conduceva in Oristano per il campo di s. Anna, in- non era giorno nel quale non si portassero ai tribu-
sultando e depredando i passeggieri di quanto seco nali gravi querele, e spargevasi il sangue a torrenti
portavano con gravissimo pregiudizio del commer- negli agguati, negli affronti. La spiegazione vera di
cio, della pubblica sicurezza e tranquillità e con sfre- tal fenomeno è nell’affetto profondo e sacro rispetto
gio della giustizia, il V. R. addì 10 settembre coman- de’ popoli al Sovrano. Ciascuno si conteneva per
dò che la cavalleria miliziana volteggiasse su quelle non affligger co’ misfatti il cuor paterno del Re.
strade per allontanarne i malfattori od arrestarli. La In quest’anno le terre furono poco fertili anche
città d’Oristano dovea mandare a questo effetto un nel campidano arborese, e sentissi grave la carestia
drappello dei suoi miliziani ogni domenica e vener- nella città e nei prossimi dipartimenti.
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1095 Oristano

1803. I seminati diedero pochissimo frutto e si Il concessionario D. Saturnino essendo morto nel
dovette comprarne dall’esterno. La classe povera fu 1741 senza discendenza e senza testamento il fisco
decimata dalle malattie. presene immediata possessione.
1804. Mancando i fondi per il pubblico servigio Nell’anno 1745 il conte De Viry intendente ge-
C. Felice chiamò i principali degli stamenti alla ri- nerale del regno trasferì queste terre feudali in D.
cerca di mezzi per occorrere alle necessarie spese del- Bernardino Antonio Genoves, marchese della Guar-
l’anno finanziere già inoltrato, prevenendoli però di dia e duca di s. Pietro e Carloforte, a titolo di vendi-
escludere da qualunque imposto non solo la classe ta e di infeudazione, con facoltà di alienarlo fra vivi
de’ poveri, ma quella pure de’ meno facoltosi; e la a maschi estranei a sua famiglia, precedente regio as-
deputazione degli stamenti avendo proposto un pia- senso ecc., sotto la denominazione di marchesato di
no, egli ne commise l’esecuzione alla medesima con Villahermosa e s. Croce. Il duca dava in prezzo scudi
pregone dei 23 aprile. 6200 e assumeva l’obbligo di ripopolare la terra di
Il sovvenimento chiesto all’erario nell’attuale biso- Nuracabra col nome di Villahermosa e s. Croce, e
gno non essendo meno di quattrocento lire sarde i de- stabilirvi almeno 50 famiglie fra quattro anni e tutte
putati degli stamenti proposero un contributo straor- regnicole. Il contratto era approvato dal Re con di-
dinario su tutti gli ecclesiastici di qualunque dignità e ploma delli 28 dicembre 1745 e data l’investitura
grado, comprese le prebende canonicali e rettorali, va- dall’intendente generale addì 2 luglio 1746.
canti e proviste; su’ feudatari, pensionari ed impiegati Il duca non fu tranquillo nel godimento di questo
giuridici ed economici del regno, e su tutti i proprie- feudo, e come entrò in giurisdizione ebbe a sostene-
tari, capitalisti ed aventi reddito, e frutti nelle città del re una lite contro alcuni vassalli de’ tre campidani,
regno, compresi i beni che possedeano nelle ville, le che sosteneano poter introdurre il bestiame a pastu-
peschiere, tonnare e saline, rimanendo esclusi i villici, ra ne’ salti del feudo a suo malgrado, e contro i con-
gli ecclesiastici che non aveano reddito maggiore di soli di Oristano, che voleano salvo il privilegio con-
scudi 200, i monasteri e corpi religiosi. cesso alla loro città dal re d’Aragona D. Ferdinando
La norma della contribuzione fu questa, che da’ addì 13 agosto 1493 della perpetua incorporazione
200 a’ 500 scudi si pagasse in ragione del 3%, da 500 del marchesato d’Oristano alla corona, e sopra que-
a 1000 in ragione del 5, da 1000 a 1500 in ragione sto pretendevan giurisdizione su’ salti di Nuracabra.
del 7 e così proporzionatamente sì che da 9000 a Avendo il duca corrisposto con poca sollecitudine
10000 doveasi pagare in ragione del 20, ragione poi agli impegni contratti, venne poi ad una transazione
ferma per ogni altra somma. con l’intendente generale nel 1760, per la quale si
In Oristano si nominarono dalla deputazione de- obbligava a introdurre nel termine di un anno nel-
gli stamenti sei persone per attendere alla verificazio- l’isola di s. Pietro tre artefici in corallo, che l’operas-
ne de’ redditi e furono due canonici, due cavalieri, e sero all’uso di Livorno, e di sostenerli finché tre uo-
due borghesi. mini del luogo avessero ben imparato. Fu quindi il
Nello stesso anno, quando il duca di s. Pietro con duca interpellato dal fisco perché adempisse a questi
atto di donazione 20 marzo ebbe ceduto il feudo di obblighi e all’altro di ripopolare la terra di Nuraca-
Villahermosa al suo nipote cav. D. Stefano Manca di bra, minacciandolo del sequestro dei frutti feudali
Tiesi, i consoli di Oristano deliberarono di supplica- per effettuare a sue spese ciò che era da fare.
re perché le parti che il componevano fossero riunite Si opposero però buone ragioni dal duca in rispetto
al marchesato; ma accorgendosi che tutte le loro al ripopolamento. I territori di Nuracabra con l’aggiun-
rappresentanze sarebbero inutili non passarono oltre. ta di quei di Fenugheda sommavano a starelli 846,
Le terre componenti questo marchesato erano l’Iscla- de’ quali essendo chiusi a oliveti, vigne, giardini, ap-
mayor, Pomponjas, Fenugheda, Fossados e quelle di partenenti a diversi padroni, star. 382, e star. 464 ter-
Nura-Cabra. Era Carlo Emmanuele III, che con sue re aperte atte alla cultura, e possedute da vari signori,
patenti delli 19 ottobre 1736 infeudava queste terre non rimanevano liberi al duca che soli star. 45, de’
spopolate, perché si coltivassero e abitassero, e potes- quali 40 erano terreno paludoso atto solamente alla
sero produrre più che producevano, non essendo al- coltura de’ melloni e cocomeri. La qual somma era
lora il frutto, che dalle medesime percepiva l’erario, molto minore di quella che era necessaria di starelli
più che di 170 scudi, che in ciascun anno corrispon- 500, dandosi dieci starelli di terreno ad ogni famiglia
devano gli affittuari per cultura e pastura; e volendo e pajo di gioghi, anzi di starelli 1000 per l’alternativa
dar ricompensa ai distinti servigi prestati allo stato della seminagione; somma anche questa minore del-
dall’avv. fiscale patrimoniale D. Saturnino Ignazio l’uopo, perché ai bisogni d’una popolazione voleansi
Cani, concedevagli quei territori e salti con la giuri- terre per legumi, lino, vigne e prato.
sdizione civile e criminale, mero e misto imperio, e Nel 1805 nella penuria di frumento i monopolisti
col titolo comitale per sé e suoi discendenti dell’uno vessando i popoli il governo ne contenne l’ingordigia
e dell’altro sesso con l’obbligo di prestare ciascun an- fissando un prezzo moderato. Con l’acquisto di grani
no al tesoro quei 170 scudi, franchi di ogni deduzio- esteri si occorse poi opportunamente alla fame.
ne, e di procurare per sé e suoi successori di stabilirvi 1806. Il re Vittorio Emanuele nel suo ingresso nel
abitatori e introdurvi l’agricoltura. Il titolo dato era regno non volle dare alcun indulto a’ delinquenti,
di conte dell’Iscla-mayor. perché la moltiplicità de’ delitti atroci e delle vendette
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Oristano 1096

private che barbaramente si commettevano consiglia- Nel 1807 il Re con suo editto de’ 4 maggio eresse
va tutto il rigor delle leggi; nonpertanto cedendo a’ quindici prefetture, otto nella parte meridionale, set-
naturali sensi di bontà e di clemenza dopo aver lascia- te nella settentrionale, ponendo in ciascuna oltre al
to che il reo Sisinnio Dessi soffrisse fino all’ultimo prefetto e suo luogotenente un avvocato fiscale ed
punto tutti gli orrori che precedono la pena della mor- un segretaro per la più retta e spedita amministrazio-
te volle commutare la medesima in quella di galera a ne della giustizia.
vita. Sisinnio Dessi, capo di squadriglia, avea spesso I prefetti univano alla principale incumbenza della
percorsa la provincia d’Oristano e vi avea commessi giustizia le funzioni di intendenti nel distretto delle ri-
grandi misfatti. Ebbe per nuova grazia commutata la spettive provincie, e gli avvocati fiscali quelle di vicein-
pena di galera in quella della prigione perpetua, e vi tendenti nel caso di legittimo impedimento de’ primi.
restò per molti anni finché non ebbe scampo alla fu- In questa organizzazione Oristano fu capoluogo
ga. Ritirossi allora in sua casa, e vivendovi piuttosto di provincia e residenza del prefetto.
esemplarmente il governo nol ricercò più mai. 1808. Volendosi stabilire in ciascuna delle provincie
Vittorio Emanuele facendo la visita del regno fer- una forza armata, molto men numerosa della milizia-
mossi in Oristano, e provide con beneficio immenso na ed organizzata in modo a conservare alle famiglie le
alla bonificazione di quell’aria infamata in tutta l’iso- persone necessarie al sostegno delle medesime non
la per la insalubrità. meno che le convenienti braccia all’agricoltura, alle arti
Tra le molte paludi aperte intorno alla città era a ecc. per accorrere prontamente dove sia d’uopo della
pochi passi dalle mura e tra le case del sobborgo della loro opera, era ordinato che in ciascuna delle prefettu-
Maddalena quella che diceano Cea de Cucu22 dell’area re, eccettuate quelle di Cagliari, Sassari e Alghero, per
di circa sei starelli, dove l’alluvione confluiva da’ luo- le quali provvederebbesi altrimenti, si levasse e orga-
ghi d’intorno un po’ più alti, e stagnava perpetua- nizzasse un reggimento di fanteria, e mezzo reggimen-
mente. Nell’inverno vi nuotavano molte folaghe ed to di cavalleria.
altri uccelli palustri, nell’estate dava origine a infiniti Nella formazione di queste truppe manifestossi
sciami di grosse velenose zanzare, intollerabile tor- qualche renitenza dalla parte de’ popoli, e originò
mento di tutti i cittadini nella notte, ed esalava miasmi questa dalla voce che alcune persone male intenziona-
così fetidi che ammorbavano l’aria d’intorno a gran te sparsero nelle ville del regno, rivelando che questi
tratto e offendevano anche l’odorato men gentile. Le reggimenti erano destinati alla invasione della Corsi-
rane con incessante assordante gracidamento canta- ca, e discreditando nel modo più ingiurioso siffatto
vano a’ prossimi funerali de’ passeggieri incauti. Il stabilimento diretto ad assicurare vieppiù la tran-
Re vide questo gran pantano, intese la sua malignità, quillità e sicurezza delle popolazioni delle provincie;
e vedendo che facilmente per un piccol canale pote- però il governo smentì queste dicerie e tentò di rico-
va prosciugarsi commise l’opera al già più volte no- noscere quelli che le faceano.
minato Vincenzo Licheri; il quale avendo ben meri- In quest’anno per l’incaglio del commercio tro-
tato della patria e del Sovrano negli avvenimenti già vandosi in sbilancio le finanze, il Re per sopperire a’
proposti benemeritava ancora sopprimendo a sue pesi dello stato col minor aggravio de’ popoli coman-
spese il maggiore elaboratorio della infezione dell’aria dò una contribuzione (senza ulterior conseguenza)
oristanese. Il Re lo rimunerava di sì bel servigio do- su’ monti di soccorso in modo però, che non potes-
nandogli quella terra. sero i medesimi né l’agricoltura sentirne detrimento,
Negli ultimi di maggio venne su’ mari sardi una sperando che con la continuazione delle Roadie o
flottiglia tunisina nel disegno di fare sbarchi ed delle Sociarie e con le solite volontarie contribuzioni
esportare persone e bestiame, come erasi già fatto in degli agricoltori in brevissimo tempo verrebbero
alcuni luoghi della riviera di levante; però i popoli reintegrati detti fondi. Però comandavasi addì 30
marittimi, e tra questi gli arboresi stavano in gran giugno a’ capi delle giunte locali de’ monti di porre
sospetto. Ma i provvedimenti del governo che man- dopo il raccolto entro il prossimo settembre a dispo-
dò truppe d’ordinanza e sufficienti munizioni nelle sizione del prefetto della provincia la quantità di sta-
spiaggie più esposte, e il concorso della milizia na- relli di grano e orzo dal fondo granatico, e la somma
zionale tolse il pericolo. In questa occasione la brava di lire dal fondo nummario, che nel riparto fattosi
popolazione di Orosei, sebbene assalita inopinata- nella contadoria dell’ufficio generale de’ monti di
mente, fece una valida resistenza obbligando i barba- soccorso erasi determinata sopra i rispettivi monti.
ri a rifuggir sulle navi non ostante la superiorità del Quelli che non conoscevano le angustie del governo
numero e l’appoggio dell’artiglieria, e diminuì l’auda- gridarono altamente contro questa disposizione, e da
cia de’ medesimi, che temettero in altre parti uomini quel tempo parve che si raffreddasse lo zelo delle giun-
di egual valore. te locali, perché questa istituzione poco curata andò
In quest’anno la raccolta fu piuttosto abbondan- poi, non ostante la sollecitudine del governo, degra-
te, e il governo provvide perché i contadini potessero dando, eccettuati pochi luoghi dove continuò la vi-
avere qualche lucro dall’estrazione del superfluo. gilanza de’ capi e la buona fede degli amministratori.

22. Cea vale terra bassa e umorosa. Cucu è nome antico di


donne, come parimente Muscu.
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1097 Oristano

Il monte di Oristano fu tra quelli che più patirono di sua autorità perché non continuasse la carestia, fa-
per le proposte cause. cendo saggi ordinamenti contro le sinistre intenzioni
Di nuovo le pubbliche vie e quelle specialmente da di taluni che andavano giornalmente facendo accap-
Uras a Oristano essendo infestate da’ malviventi e parramenti di granaglie, con la mira di tenerli occul-
mancando la necessaria forza per comprimerli a causa ti, come da alcuni erasi fatto nell’anno scorso, o di
del loro gran numero, il sovrano volle far grazia a tener alto il prezzo facendo parer rara la derrata, o di
quelli fra essi che non erano giunti all’ultima perversi- imbarcarlo clandestinamente.
tà, né si erano macchiati di atroci delitti, ma sotto al- Addì 20 ottobre accertato il governo sulla esisten-
cune condizioni, restrizioni ed esclusioni. Comeché za di quella quantità di grano, che era necessaria e
dopo cotesto indulto non siasi ristabilita la sicurezza per la sussistenza e per il seminerio tolse gli impedi-
nelle vie e anche nelle ville, tuttavolta è vero che molti menti permettendone la circolazione nel regno.
ritornando alle loro famiglie poterono sollevar queste In quest’anno il governo comandava un contribu-
dalla indigenza con le loro fatiche. E qui bisogna no- to dai monti di soccorso per la munizione delle regie
tare che tra’ banditi erano almeno due terzi iniqua- truppe, e questo essendosi preso da’ fondi che erano
mente inquisiti per calunnie de’ loro nemici, o per restituiti da’ più esatti e laboriosi agricoltori, i ma-
odio contro i medesimi de’ giudicati [sic, forse è più gazzini restarono poco meno che vuoti. Si sperò che
appropriato dire “giusdicendi” o giudici] locali, mini- i medesimi si empirebbero, se si obbligassero a ren-
stri baronali, quanti poco meno erano ditenuti con der il prestito i debitori morosi, ma pochi di questi
pari iniquità nelle carceri. Per la benevolenza de’ mi- poterono soddisfare, e le aziende colpite da questa e
nistri baronali i gravi delitti restavano impuniti, per la dall’altra contribuzione, e infedelmente o negligen-
loro malevolenza i sospetti, le calunnie anche evidenti temente servite non si ristabilirono.
e le colpe leggere soggiacevano a pene gravissime. In sulla fine del 1812 macchinandosi in Cagliari
In quest’anno ebbesi una straordinaria ubertà nella un gran movimento politico sotto l’influenza di alti
raccolta; ma le circostanze politiche dell’Europa frap- personaggi, e nella principale intenzione di assicurare
ponendo gravi difficoltà alla esportazione de’ grani, i al Duca del Genevese Carlo Felice la successione al
contadini dovettero lamentarsi del ristagno. Il Re per trono in caso di morte del re Vittorio Emanuele, fu
temperare in qualche modo i gravissimi inconvenienti uno de’ principali attori l’avvocato e professore Giu-
nati dalla viltà del prezzo a danno della agricoltura vol- seppe Zedda di Terralba, che chiamò e sperava avere
le addì 8 luglio del 1808 sottoporre le sue Finanze a pronti a’ suoi ordini molti principali del suo paese e
un ragguardevole sacrifizio non ostante le angustie nel-
delle terre circonvicine. Ma questi non essendosi mo-
le quali si trovavano, accordando per la concorrente di
strati restarono salvi quando si pubblicò la proscrizio-
ducento mila starelli che si estraessero fino a tutto il
settembre, una diminuzione di dritti di sacca. Per effet- ne de’ Cadeddu padre e figlio (Gaetano), del Zedda,
to di questa concessione seguirono numerose estrazio- e dell’avvocato Francesco Garau di s. Gavino.
ni, ed entrò molto denaro nel marchesato di Oristano. Nel 1813 aprivasi di nuovo le tratte per una consi-
Nell’anno 1810 il raccolto fu scarsissimo, e il go- derevole quantità de’ grani vecchi superflui al bisogno.
verno avendo conosciuto dagli stati annonari che Nel 1814 per il manifesto ministeriale de’ 15 aprile
appena aveasi la quantità di granaglie necessarie pose la città d’Oristano fu tassata a lire sarde 4482.9.4 pel
assoluto divieto per le tratte all’estero, sebbene già donativo esibito dagli stamenti alla Regina, e che esige-
accordate, e provvide contro le estrazioni clandestine vasi dalle città del regno per la somma di lire s.
che si potessero tentare. I monopolisti fecero allora 68494.12.8; e perché mormoravasi che per questa
grandi affari raccogliendo tutti i grani che poterono quantità si esigesse più che fosse necessario, però si co-
avere, e pretendendo per la infame speculazione un mandava a’ segretari civici di dar visione de’ quinterni
prezzo quadruplo del solito. Il popolo d’Oristano esattoriali a chi la chiedesse.
patì gravemente della carestia. Nella succeduta pace universale essendo cessati i
Anche il raccolto del 1811 fu scarsissimo, e gli in- motivi imperiosi di difesa che avean consigliato l’orga-
cettatori elevando sempre più i prezzi smoderati, il nizzazione de’ reggimenti provinciali, la regina Maria
Re addì 18 settembre inseguendo il parere della Teresa, reggente del regno, abolì quei corpi provinciali
giunta sopra l’annona provvide efficacemente, pose e ripristinò le milizie nazionali con alcune riforme.
un freno agli inumani che voleano accrescere le pro- Nel 1815 dopo circolare del governo in cui i po-
prie sostanze dalle altrui miserie e arricchirsi a detri- poli erano premuniti d’una prossima incursione di
mento degli indigenti: quindi addì 13 dicembre sta- barbareschi, si fece gran movimento negli ufficiali
biliva una commessione di tre de’ più accreditati delle truppe nazionali per preparar queste a marciare
negozianti con l’incarico di tirar dall’estero la quan- dove fosse bisogno delle medesime alla difesa.
tità dei grani indispensabile al bisogno del regno. Il raccolto di quest’anno essendo stato scarsissimo,
In cotanta penuria mancando a’ poveri il pane e uno de’ primi pensieri di Carlo Felice nel prendere il
mal supplendovi con erbe e altri alimenti improprii governo del regno, siccome V. Re, fu di provvedere
si destarono morbi mortali e perì in Oristano e nel contro la carestia, e per moderare l’affrenato deside-
Campidano gran numero di persone. rio del guadagno a danno del pubblico con rispetto
Durossi in così luttuosa situazione sino al raccolto all’interesse di tutti fissò (1 marzo) il prezzo, e stabilì
del 1812, ma fu necessario che il governo facesse uso delle pene contro quelli che domandassero di più.
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Oristano 1098

In questo tempo la provincia di Oristano era per- amministrazioni locali, e volendo rimediare ai disordi-
corsa da una squadriglia di banditi che aveano capi il ni accorsi, impedirli per l’avvenire e ristabilire l’inte-
notajo Vincenzo Orrù di Isili, Antonio Paduano di grità de’ fondi, stabilì addì 10 nov. per suggerimento
Ollasta-Simagis e Salvatore Ecca di Villacidro; e volen- della R. Giunta generale sopra i monti di soccorso
do il governo porre un termine a’ loro delitti e assicu- una generale roadia e seminerio gratuito da princi-
rare la pubblica e privata sicurezza, comandò addì 13 piarsi nel prossimo anno agrario 1819-20 da tutte le
marzo a tutti i governatori, comandanti militari, prefet- comunità del regno a totale beneficio de’ monti di
ti, ministri di giustizia, capitani e ufficiali delle milizie soccorso, e da continuarsi negli anni successivi sino a
di procurare l’arresto de’ tre capi di squadriglia; pose un che fossero portate a compimento le fissate doti de’
premio su’ loro capi, e minacciò la sovrana indegnazio- monti granatici e nummari.
ne a quelli che li ricoverassero e favorissero, come erasi Nel 1819, 10 luglio, il V. R. Thaon Revel dichiara-
fatto in vari luoghi con pubblico scandalo. va soppresse le barracellerie, alle quali sarebbe sostitui-
Carlo Felice provvide poi (7 maggio) contro le to, come era prescritto nel viglietto R. de’ 2 giugno,
frodi che si commettevano per eludere le disposizio- un corpo di cacciatori reali, composto di cacciatori a
ni già pubbliche nel pregone dell’1 marzo e ricade- piedi ed a cavallo, sufficiente per il suo numero e par-
vano sulla classe degli indigenti, sopra i quali gravita- ticolare istituzione a custodire le proprietà e difendere
va il peso dell’avidità degli incettatori e negozianti di le persone. Diceasi in favore della novella istituzione
grano, i quali non conoscendo limiti ne’ loro guada- che un corpo di militari prescelti, soggetti ad una rigo-
gni profittavano della infelicità delle circostanze per rosa disciplina, guidati dall’onore e dal dovere, scevri
occultarlo e venderlo a prezzi immoderati, ordinò la dello spirito di partito, indipendenti dalle parzialità
denunzia di quello che si avesse e la vendita del su- frequenti ne’ villaggi, era il più adattato alle funzioni
perfluo alla quantità che prudentemente si credesse del barracellato, tanto più che se un cacciatore reale
necessaria a’ particolari denunzianti. deviasse da’ propri doveri era facile il ricorso, e la vigi-
La prima metà dell’anno 1816 fu tristissima e per lante disciplina rimedierebbe prontamente al male.
la penuria dell’annona, e per la malattia epidemica Dicevasi contro l’antica istituzione, che avea una
che fece molto gran numero di vittime. buona apparenza, ma che la esperienza avea fatta pa-
Tuttavolta la fame fu meno angosciosa nel Campi- lese non solo la sua insufficienza, ma anche i gravis-
dano di Oristano, che in altre regioni della pianura per simi disordini che ne derivavano; che oneroso riesci-
il supplemento che si ebbe opportunissimo nel frutto va l’ufficio de’ barracelli e pericoloso sì che spesso
della meliga, del quale impastato con poca farina di traea la rovina de’ patrimonii, che inimicizie, liti in-
frumento, o senza altro, si faceva il pane. Da quel- terminabili, vie di fatto, risse, delitti d’ogni genere
l’epoca questa specie che già coltivavasi in alcune po- avean dimostrato quanto in pratica fosse contrario
che terre del Logudoro cominciò a coltivarsi anche da- allo scopo il confidare a’ barracelli la gelosa cura di
gli arboresi de’ tre campidani, e quando fallirono le difendere le proprietà de’ terrazzani talvolta loro pri-
raccolte non più sentissi quella gravezza d’annona, che vati nemici; che quelli che non intendevano di abu-
erasi nell’addietro sentita, non solo per i provvedimen- sare sfuggivano quanto potevano il gravissimo inca-
ti del governo, ma anche per questo nuovo prodotto. rico a segno tale, che se questo stabilimento avea
E sarebbesi sentita anche minore se la coltura del po- finora sussistito era stato perché il governo avea co-
mo di terra, introdotta già da alcuni anni nelle terre di stretti all’ufficio di barracelli quelli che se ne voleano
Longone dal Magnon, e ancora negletta da’ galluresi esimere; che invano essendosi tentato di togliere
fosse stata tanto estesa quanto lo è al presente princi- quei difetti inerenti alla natura stessa del barracellato
palmente nelle montane regioni della Barbagia Ollolai. il Re aveva risoluto di supplirvi con l’altro mezzo.
L’angoscia della fame ebbe fine nel luglio, perché Le considerazioni pro e contra non erano così
fu ubertoso il raccolto che fecesi. giuste, come si potrebbe credere, e questo si manife-
In seguito a tanta sterilità trovandosi esausti i mon- stò ben tosto nel pentimento, perché presto abban-
ti, la reale giunta diocesana sollecitò gli amministrato- donavasi la nuova maniera per tornare all’antica di
ri locali perché ridomandassero i fondi tanto in grano tanti secoli, non ostante gli inconvenienti che sono
quanto in danaro, e obbligassero i debitori a fare il lo- nella medesima per la mala scelta che si fa sovente de’
ro dovere. barracelli, tutt’altri, che uomini di conosciuta probi-
Nel 1817 essendo per quattro mesi mancata la tà, quali si domandano.
pioggia, i campi produssero poco; e il governo per Addì 6 ottobre pubblicavasi il Biglietto di Carlo
soccorrere alla penuria fece quei provvedimenti, che Felice V. R. del regno, nel quale considerando che
stimò più giovevoli; quindi eccitò le giunte locali senza uno straordinario riparo non potrebbe migliora-
perché con sollecitudine procurassero la ricuperazio- re la sorte de’ monti di soccorso, ordinava di assegnare
ne de’ fondi anche co’ mezzi coattivi. al rimpiazzamento de’ fondi mancanti alle rispettive
Nel 1818 vedendo il governo che non ostante tutte dotazioni una porzione de’ donativi che dal regno era-
le sue sollecitudini per rilevare i monti e restituire le no a lui dovuti per ragione del suo appannaggio; per
dotazioni molti agricoltori negli ultimi anni di scarsità abilitarli con tale sovvenzione non solo ad una più co-
non avevano restituito le somministranze loro fatte piosa distribuzione di semente a pro degli agricoltori,
dal monte o per effetto di miseria o per incuria delle ma pure alla facilitazione di quelle ulteriori operazioni
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1099 Oristano

alle quali l’attitudine de’ terreni sardi per altre coltiva- Addì 4 dicembre il Re intento al miglioramento
zioni avrebbero potuto invitare il provvido governo. della razza reale esistente nella R. tanca di Paulilatino
Riservandosi il Principe di comunicare le sue idee in- e delle altre razze regnicole, ordinava con suo biglietto
torno a’ monti granatici stabiliti nelle città, manifestò che la predetta R. tanca, a cominciare dal termine del-
la sua volontà che da ciascuna delle altre popolazioni l’affittamento allora in corso, dovesse far parte degli
venisse versato in mani degli amministratori locali stabilimenti equestri stati riordinati ne’ R. stati di ter-
l’importare d’un anno e mezzo del donativo, dove raferma col R. biglietto delli 3 novembre 1818; e
fosse dovuta ancora una somma rispondente a tanto commetteva al conte di Roburent, ispettore delle
decorso di tempo, e dove nulla era dovuto si facesse mandrie regie, di proporre alla sovrana approvazione
altrettanto dopo la scadenza. un regolamento per l’economica amministrazione di
Nel 1820, addì 6 ottobre, il Re Carlo Felice [recte detto stabilimento, nel quale fossero osservate per
Vittorio Emanuele] dava esecuzione all’utilissimo pen- unità di sistema le basi di quello annesso al citato R.
siero del suo avolo Carlo Emanuele di favorire le chiu- biglietto 3 novembre 1818, con quelle variazioni che
sure de’ terreni, principalissimo mezzo di assicurare e di si comandassero dalle particolari circostanze della tan-
estendere le proprietà e di promovere l’agricoltura, e ca di Paulilatino; al quale regolamento voleasi che il
concedeva potesse ogni proprietario chiudere di siepe o direttore di essa tanca si attenesse sia nella parte che
di muro o vallar di fossa qualunque suo terreno non riguardava l’amministrazione del tenimento, che in
soggetto a servitù di pascolo, di passaggio, di fontana, quanto avea rapporto al miglioramento delle razze in-
di abbeveratojo; volendo che in quanto agli altri il pro- digene. E per far fronte alle spese degli stipendi, og-
prietario presentasse la sua domanda al prefetto, il qua- getti di scuderia e altre, si assegnava in dotazione a
le nella sua qualità di intendente, sentito in consiglio questo stabilimento l’annua somma di lire nuove
doppio il parere delle comunità, procederebbe secondo 20000 da corrispondersi dalle R. finanze.
le norme stabilite; che per i terreni di proprietà de’ co- Il Re dopo aver provveduto con particolari disposi-
muni si deliberasse parimente in consiglio doppio, e zioni pel rifiorimento della R. tanca di Paulilatino con
che quando fra un anno il comune non avesse delibera- la provvista di ottimi stalloni, tori lombardi o svizzeri,
to sul ripartimento de’ suoi terreni comunali per eguali e di una quantità di merinos all’oggetto di ingentilire
porzioni fra’ capi di casa, né li avesse venduti o dati a le razze in detta tanca non meno che nell’intero regno
fitto, allora la divisione potesse esser chiesta davanti al per mezzo dello stabilimento delle monte da accor-
prefetto da’ capi di casa in numero almeno di tre. darsi senza costo di spese, e aver ordinata una ammi-
Nel 1821, 7 aprile, il march. De Ienne vedendo nistrazione atta a diffondere le pratiche nozioni nella
che i cacciatori reali, ai quali erano stati aggiunti gli manutenzione del bestiame, nelle operazioni veterina-
ufficii de’ barrancelli non potevano, a malgrado di rie e nel taglio del fieno, volse i suoi pensieri alla gran-
tutta la loro energia ed attività, custodire le proprietà d’opera dell’apertura e costruzione delle strade nell’in-
e sorvegliare le campagne, attesa la vasta estensione terno del regno, e ne’ 27 novembre dava le preliminari
de’ territori e la lontananza di gran parte de’ medesi- disposizioni onde fornire con nuova ed estesa sua lar-
mi dalle popolazioni, ordinava, che in tutte le città, gizione i mezzi per cominciare senza ritardo i lavori. Il
terre e ville del regno, nelle quali erano stabilite le re Vittorio Emanuele avea già fatte alcune preparazio-
compagnie degli antichi barrancelli, si sostituissero ni a questo fine, inviando nel regno abili uffiziali del
nell’ufficio de’ medesimi e si associassero ai cacciato- genio sotto la direzione del capitano di prima classe
ri reali de’ cacciatori provinciali prescelti fra le perso- Carbonazzi, il quale tracciò il progetto categorico di
ne oneste dei paesi. tutte le opere relative e riunì in uno scritto le notizie
Addì 4 maggio Carlo Felice con suo regio viglietto tutte ed osservazioni somministrategli dal viaggio in-
partecipava alla prima voce dello stamento reale il suo trapreso nell’interno del regno; e però vedendo Carlo
avvenimento al trono; e il V. R. dopo aver notificato Felice che da quel canto la cosa era suscettiva di un
a’ regnicoli con pregone de’ 28 maggio lo stesso avve- pronto sviluppo, diresse agli stamenti del regno i suoi
nimento, e dichiarata la real intenzione di conservar al eccitamenti perché venisse in gran parte applicato al
regno i suoi statuti politici, e le altre grazie e i privilegi bisogno dell’azienda di strade e ponti il donativo
precedentemente accordati, prestò in suo real nome il straordinario. A questi fondi egli poi liberalmente ag-
consueto solenne giuramento nella cattedrale di Ca- gregava altre somme cospicue dipendenti dalla sua
gliari e lo ricevette dalle tre prime voci degli stamenti, particolar disposizione.
e dagli arcivescovi e vescovi, dispensando gli altri sic- Addì 6 aprile giorno natalizio del re Carlo Felice
come rappresentati dalle prime voci. tra una pubblica festa il V. R. pose la prima pietra là
Addì 30 settembre il V. R. marchese di Ienne con dove dovea erigersi la colonna aurea della nuova
suo pregone richiamava all’osservanza il prescritto strada, e così auspicava le opere.
ne’ R. regolamenti de’ monti di soccorso, aggiun- Addì 24 dicembre si riorganizzavano per un regio
gendo altre ordinazioni stimate utili alla più esatta editto le prefetture del regno, e Oristano, dove per
amministrazione delle rispettive aziende granatiche e ragione del suo clima malsano non voleano far resi-
nummarie. Ma la sollecitudine del governo non fu denza gli impiegati, faceasi capo di mandamento del-
secondata, come speravasi, e i saggi provvedimenti la provincia di Busachi. Avea però ristabilito il Ve-
ebbero poco effetto. ghiere e l’Assessore.
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Nell’anno 1826, 1 maggio, il Re aboliva la riparti- l’introduzione de’ grani esteri, che servirono al vitto e
zione dei campidani di Oristano in sei curie, ordinata alla seminagione.
con E. R. dei 28 luglio 1813; si rimetteva in vigore Nel 1832, 30 giugno, premendo sempre il timore
l’antica divisione dei medesimi in tre dipartimenti della peste cholerica si pubblicarono vari provvedi-
giuridici, chiamati del Campidano maggiore, di Si- menti in ordine alla pulizia interna, e ad altri oggetti
magis e di Milis; si stabiliva che al pari di quelli di alla medesima analoghi; però in Oristano dopo aver
Parte Cier Reale fossero governati da consultori dele- fatto mostra di voler fare qualche cosa nulla si fece
gati da durare in officio per un triennio, ed era vietato di quanto era saggiamente prescritto, dominando in
sotto pena di rimozione dall’ufficio tanto a’ consulto- quelli che doveano eccitare all’opera una incredibile
ri, quanto agli scrivani di far residenza in Oristano, apatìa.
volendosi che risiedessero quello del Campidano Nel 1834, 19 agosto, il re C. Alberto avendo consi-
maggiore in Cabras, quello del Campidano Simagis derato che una ben intesa ripartizione de’ terreni, la
in Villaurbana, quello del Campidano di Milis in Mi- perpetuità del dominio de’ medesimi e la loro libera
lis, e quello di Parte Cier in Guilarza. disponibilità sono la base della prosperità de’ popoli e
In quest’anno ebbesi un’abbondante raccolta, e i sostanziali elementi dell’incremento dell’agricoltura e
per le disposizioni viceregie degli 8 luglio le giunte dell’industria; e consolando dell’esperienza come il si-
diocesane provvidero per la riscossione dei crediti de’ stema di distribuzione delle terre comunali della città
monti in granaglia. d’Oristano, appunto perché mancante di tali condi-
Nel 1830, 10 dicembre, il Re con suo biglietto zioni, non rispondeva agli interessi di quella civica
ordinava che i nullatenenti, che fossero riconosciuti azienda con quel frutto che poteasi sperare dalla loro
come oziosi, discoli e vagabondi fossero assoggettati estensione e feracità, anzi era nociva all’agricoltura ed
al servigio militare nel reggimento nazionale de’ Cac- a’ concessionarii; però inseguendo le disposizioni del
ciatori Guardie. Cotesto provvedimento davasi dietro re C. Felice in ordine al riparto delle terre comunali
proposte del colonnello comandante de’ Cacciatori della città d’Oristano date con la sovrana provvisione
Guardie per poter portare questo corpo al numero e annesse istruzioni del 21 marzo 1828, stabiliva una
che dovea avere. Certamente la leva, che era possibi- legge per l’amministrazione di quei terreni.
le con quelle modificazioni che consiglierebbe la Per questa legge (art. 1) tutti i terreni comunali ap-
prudenza, avria dato soldati di non minor valore, e partenenti all’azienda civica tanto nella vidazzone de’
migliori in altri rispetti. s’Ugroni, che in quella de’ su Coddu, prelevati star. 20
Nel 1831, 7 gennajo, il Re, perché gli era stato per la roadia della città; altrettanti per quella assegnata
rappresentato che nell’eseguimento della R. legge del alle scuole normali, e star. 30 pel così detto pezzo de’
6 ottobre 1820 riguardante la chiusura dei terreni consiglieri doveano continuare a rimaner divisi ne’ lot-
aperti sperimentavansi soventi gravi inconvenienti ti già formati secondo che era stato prescritto nell’art.
sia per opera de’ pastori, i quali profittando delle ac- 1 delle istruzioni annesse alla sovrana suindicata prov-
cidentali o dolose distruzioni di qualche parte delle visione del 1828.
cinte vi introducevano a pascolo il loro bestiame, sia Gli attuali concessionarii (art. 2) potevano con-
per opera de’ proprietari stessi delle terre chiuse, da’ servare il possesso di essi lotti a titolo d’enfiteusi per-
quali, mentre queste erano tenute a solo uso di pa- petua.
scolo, si mandava come per lo passato tutto il loro I lotti non distribuiti (art. 3) e anche i rifiutati
bestiame al pubblico pascolo, però dava le provvi- doveano uno per uno esporsi all’asta pubblica.
denze opportune. I concessionarii poteano disporre (art. 8) a piaci-
Addì 8 maggio il conte Roberti di Castelvero in- mento de’ terreni enfiteutici o per atto fra’ vivi, o
caricato delle funzioni viceregie annunziava al regno per atto di ultima volontà.
la morte del Re Carlo Felice avvenuta addì 27 del I medesimi avevan facoltà di affrancarsi da’ rispet-
precorso aprile e l’avvenimento al trono del Re Car- tivi canoni (art. 10) mediante la corrisponsione d’un
lo Alberto. In Oristano si celebrarono solenni fune- capitale computato in ragione del ventuplo dell’an-
rali pel defunto addì 17 di giugno, e contempora- nualità enfiteutica.
neamente in tutte le parrocchie. Ma erano obbligati (art. 11) entro il termine d’an-
1831, addì 24 dicembre, il V. R. Montiglio alle ni due di assiepare i terreni ad essi accordati e colti-
disposizioni già date dal suo predecessore per impedi- varli col praticarvi soprattutto de’ piantamenti per
re l’introduzione nel regno del cholera prescrisse altre ottenere il bonificamento di quel clima malsano sot-
cautele. Gli oristanesi dovettero tenere quattro posti to pena di decadenza dell’eufiteusi.
di guardia e due i cabrarissi, da Marcellino alla torre Disponevasi quindi nell’intento della risanazione
di s. Giovanni di Sinis. Altri del campidano guardaro- del clima che la città col maggior prodotto, che da-
no il littorale sino al capo Manno in cinque stazioni. rebbe questa nuova amministrazione de’ suoi terreni,
I seminati che prometteano sino a’ primi di maggio dovesse prosciugare i pantani e i terreni paludosi,
una straordinaria raccolta tocchi da una maligna neb- dalla concessione de’ quali alla coltura crescerebbe il
bia perirono miseramente, e sarebbe venuta una spa- suo reddito; e quando fossero prosciugati i terreni
ventosa carestia con le sue fatali conseguenze se il go- dovessero i prezzi degli affrancamenti essere impie-
verno con solleciti provvedimenti non avesse favorito gati a censo come capitali produttivi, onde per tal
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modo con l’alienazione de’ terreni non patisse dimi- presidenza di un sindaco. Il consiglio particolare fu,
nuzione il suo asse patrimonale. come per Bosa, Alghero e Iglesias, ristretto a soli sei
Nella parte statistica si può vedere come le inten- membri, tre di prima, e tre di seconda classe, tra’
zioni e ordinazioni del governo in questo particolare quali doveasi ripartire le funzioni di provveditore, di
sieno state secondate ed eseguite: quindi mi astengo edile, di ragioniere.
da’ commenti. Il consiglio de’ provveditori si compose del vicario,
Nel 1835, addì 15 dicembre, il Re nel benefico del sindaco e di un consigliere, ed ebbe commesso di
scopo di promuovere sempre più il rifiorimento del- curare che la città fosse a tempo ed a sufficienza prov-
l’amministrazione dei monti di soccorso prescrisse vista de’ generi di prima o quasi prima necessità.
alcune norme pel miglior andamento della stessa. Al ragioniere fu affidata l’ispezione di tutto ciò, che
Nel 1835, 29 dicembre, il Re mandava una carta riguardava l’amministrazione economica della città.
reale nella quale era prescritta la consegna de’ feudi, All’edile fu data la sovraintendenza in quanto
giurisdizioni e dritti feudali esistenti nel regno, ed concerneva all’esterno de’ fabbricati di ogni genere,
era nominata una delegazione incaricata di ricevere sulle strade, piazze ecc.
siffatta consegna. Pubblicossi questa carta addì 5 del Al padre degli orfani fu commesso di provvedere di
1836 e si accolse con plausi di viva gioja anche da’ buone nutrici gli infanti esposti, di vegliare al caritate-
popoli arboresi non compresi nel marchesato, desi- vole trattamento de’ medesimi, e quindi di procurare
derosi di levarsi il detestato antico giogo. la loro educazione.
Nel 1836, 23 marzo, il V. R. pubblicava alcuni Addì 17 sett. il Re separando il servigio miliziano
ordinamenti pel servigio vaccinico e le condotte me- dal barracellare approvò i regolamenti per l’organiz-
dico-chirurgiche. zazione delle milizie e delle barracellerie; però restò
Addì 3 aprile il Re liberava le comunità del regno lecito a’ capitani dei barracelli di prendere la quarta
dalla servitù personale per la coltivazione, scavazio- parte del baracellato tra le compagnie di fanteria e
ne, cumulamento e trasporto de’ sali delle R. saline cavalleria, con esclusione de’ miliziani cacciatori. Gli
cui erano soggette, e concedeva il condono dell’an- individui presi dovrebbero esser subito rimpiazzati
nualità di star. 700 di grano che si prestavano dalle con altrettanti da’ ministri di giustizia a gradimento
24 comunità de’ tre campidani d’Oristano per l’af- de’ rispettivi capitani di fanteria e cavalleria.
francamento del detto servigio personale, stipulato La forza delle milizie nazionali fu ripartita in do-
con atto di transazione del 16 aprile 1794. I popoli dici battaglioni, composti i singoli di tre quinti di
ricevettero la grazia sovrana co’ sentimenti della più fanti, e due di cavalli che si nominarono cacciatori
profonda gratitudine. miliziani, sempre a disposizione del governo in sussi-
Addì 1 giugno il Re sollecito di procurare senza dio de’ corpi militari per tutti i bisogni dell’ordine
indugio una più retta e celere amministrazione giu- pubblico. Tutti i sudditi del Re nel regno pervenen-
diziaria, quale da antichi tempi domandavano i po- do all’età di venti anni, di qualunque grado o condi-
poli soggetti alle curie baronali, richiamò alla sovra- zione essi sieno, devono servire nelle milizie.
nità la giurisdizione che per diversi titoli esercitavasi Uno de’ battaglioni intitolossi da Oristano, com-
nelle terre infeudate da’ feudatari o loro ministri. Il posto di sette compagnie di fanteria e di una di cac-
qual provvedimento fu così gradito a’ popoli e così ciatori, di cavalli 192.
utile, che solo sarebbe bastato per l’eterna ricono- Nel 1837, 12 luglio, il V. R. vedendo il disordine
scenza del popol sardo all’ottimo Monarca. e la confusione, in cui per la inosservanza de’ regola-
Addì 12 agosto vedendo il Re come le civiche am- menti trovavansi le amministrazioni locali de’ monti
ministrazioni ricomposte in modo più confacente alla di soccorso, con poche eccezioni, conobbe la neces-
condizione de’ tempi potrebbero meglio ottenere il sità di porre in opera misure straordinarie, perché ri-
primario scopo dell’utile loro costituzione, e sapendo conosciute e sistemate tutte le contabilità, fin’allora
per quello che si vedea nelle più floride città del conti- troppo intricate e mal tenute per trascuranza degli
nente quanto riuscisse giovevole all’ammeliorazione amministratori, si potessero salvare gli esistenti fondi
d’ogni maniera di pubblico negozio il ben inteso, saga- dal deperimento, in cui erano ridotti in molti luoghi,
ce, e provido zelo de’ patrizi, animati da veraci senti- e si promovessero gli utilissimi stabilimenti a prospe-
menti di amor patrio e guidati nella trattativa delle rità; e pertanto comandava si facesse una straordina-
municipali bisogna dalle migliori norme, decretò la ria visita generale di tutte le amministrazioni locali
riorganizzazione di quelle amministrazioni introducen- dagli intendenti delle provincie.
do tanto nella formazione de’ consigli, e nella distribu- Nel 1838, 12 maggio, fattosi già il riscatto del va-
zione de’ diversi officii, quanto nella compilazione de’ sto feudo d’Arcais, il Re dava alcuni provvedimenti
bilanci e de’ rendiconti le notevoli modificazioni e i in favor de’ popoli compresi nel medesimo e negli
cangiamenti che parvero necessari e utili. altri già riuniti alla corona, i quali poi sarebbero
Il consiglio generale di Oristano fu composto di estesi alle altre popolazioni quando venissero in pari
sedici persone, divise in due classi, nella prima delle condizioni, e stabiliva che i terreni appartenenti al
quali entravano i nobili e cavalieri, nella seconda i feudo suindicato non ancora passati legittimamente
proprietari, gli esercenti arti liberali, gli ufficiali del- in proprietà di privati o di comuni, i quali si cono-
l’esercito in ritiro, ed i negozianti facoltosi sotto la scessero suscettivi di conveniente riporto, sarebbero
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distribuiti; che i terreni che sarebbero distribuiti e a ponente e a tramontana essendo mancato il sale a’
quelli di proprietà di privati o di comuni sarebbero gabellotti e il sale essendo necessarissimo a quelle po-
sciolti da ogni qualità o soggezione feudale, e i pro- polazioni per le solite salagioni, dopo aver sollecitato
prietari de’ medesimi potrebbero liberamente dispor- indarno i gabellotti, che non badavano ai reclami per
ne; che i dritti feudali de’ tre campidani d’Oristano e causa del danno che pativano nella vendita di questa
delle altre ville reali continuerebbero per quest’anno derrata che suole in certe circostanze venir meno, de-
ad essere corrisposti alle finanze nello stesso modo e liberarono di andare alle saline; ma temendo di esser
per mezzo delle stesse persone, che vi erano state fi- mal ricevuti e rimandati, come era avvenuto ad altri,
nallora incaricate; ma nell’avvenire cesserebbe ogni fecero un concerto, e a un detto luogo e tempo si ra-
pagamento di diritti e prestazioni feudali e in vece dunarono in non poche centinaja a cavallo e armati, e
sarebbe corrisposta al R. Erario una prestazione pe- si avviarono verso il Sinnig, dove giunti intimarono a’
cuniaria dai rispettivi comuni secondo la facoltà e preposti che empissero i loro sacchi, e questi empiti
condizione di ciascuno de’ contribuenti. dichiararono che se non si provvedesse a tempo sareb-
Addì 10 agosto pubblicavasi il regio editto de’ 27 bero tornati in forza maggiore per fornirsi da’ mucchi.
luglio e il nuovo ordinamento del sistema giudizia- Non essendosi potuto provvedere essi tornarono in
rio, nel quale scomparvero le moltiplici denomina- numero più grande, ed essendosi alla loro apparizione
zioni e le troppe variate attribuzioni de’ tribunali e ritratte indietro le poche milizie d’ordinanza e provin-
de’ giudici, e si rese l’amministrazione della giustizia ciali, essi fecero altrettanto e diedero nuovo appunta-
più uniforme in tutto il regno, e a un tempo più mento. Il governo agì prudentissimamente verso que-
semplice e più spedita, senza però di troppo scostarsi sti, ed essi operarono con molta moderazione, perché
dalle leggi e consuetudini vigenti. in tanta moltitudine, in quanta erano, non abusarono
In questo editto essendo state abolite le prefetture delle armi, e non diedero molestia a nessuno. I capi li
già stabilite con l’editto de’ 4 maggio 1807 si stabili- contennero, e non pertanto si tennero nell’incognito
vano in luogo delle medesime sei tribunali collegiati per non dovere poi rispondere dell’attentato.
nelle provincie di Cagliari, Oristano, Nuoro, Isili, 1839, addì 26 febbraio, essendo stato sottoposto
Lanusei e Tempio oltre il magistrato della R. gover- all’approvazione sovrana il regolamento per la divi-
nazione di Sassari. sione de’ terreni del regno, ordinata con l’editto del
La prefettura d’Oristano ebbe nella sua giurisdi- 12 maggio 1838, il Re lo sanzionò.
zione diciassette mandamenti, Oristano, Guspini, In esso regolamento distinta prima di tutto la per-
Busachi, Neoneli, Sedilo, Guilarza, Milis, Cabras, tinenza de’ diversi terreni se ne additò poi la particola-
Simagis, Uras, Ales, Mogoro, Cuglieri, s. Lussurgiu, re destinazione; si stabilirono quindi le norme oppor-
Bosa, Tresnuraghes, Macomer. tune per consolidare viemmaggiormente la proprietà
Questo tribunale d’Oristano ebbe un prefetto, di quelli che erano già di privata spettanza o che per
quattro assessori, un avvocato fiscale con un sostitui- un benigno riguardo verso i loro possessori si consi-
to, un procuratore fiscale, un avvocato di poveri col deravano come tali, dopo che si ordinò la divisione
suo procuratore, un segretario e alcuni sostituiti. de’ terreni comunali, sì per renderli più proficui agli
Addì 25 agosto, il V. R. mandava una circolare ai abitanti, che per antivenire le liti e le gare non di ra-
consigli de’ comuni principalmente della Sardegna do originate dalla stessa comunione; si fissarono le
centrale per avvisarli che si erano date le più efficaci basi e le condizioni con le quali i terreni appartenenti
disposizioni perché i banchi di smaltimento non po- al R. Demanio potrebbero dalla Reale generosità es-
tessero indi innanzi per qualunque evento mancare sere conceduti e assegnati a’ comuni od a particolari
della conveniente dotazione; investiva i consigli co- per miglior vantaggio de’ medesimi e maggior incre-
munitativi della facoltà di sorvegliare gli stessi gabel- mento dell’agricoltura; si conservarono gli antichi e si
lotti perché adempiendo a’ loro doveri avessero in accordarono nuovi favori alle chiusure, e si trovò mo-
ogni tempo a trovarsi provveduti del genere in quanti- do a stabilire le proprietà perfette, sebbene non chiu-
tà sufficiente a’ bisogni della popolazione e li autoriz- se, senza pregiudizio al vigente sistema de’ seminerii e
zava eziandio ad acquistare direttamente da’ banchi di delle pasture, né all’esercizio di quegli altri diritti ne-
smaltimento quella quantità che riconoscessero ne- cessarii alla sussistenza individuale, conosciuti nel re-
cessaria al comune, la quale non venisse da’ gabellot- gno sotto il nome di ademprivi.
ti, previa monizione, provveduta, e significava a’ me- Addì 6 luglio il V. R. comandava la restituzione
desimi la sua confidenza che farebbero uso di questa de’ fondi de’ monti, perché per lo scarso raccolto
attribuzione con quella moderazione e prudenza che dell’anno passato 1838 non erasi dalla maggior parte
dee distinguere i pubblici rappresentanti, e che sa- delle amministrazioni locali de’ monti di soccorso
prebbero opportunamente giovarsene per tranquilla- potuto ricuperare le quantità di grano mutuate dal-
re l’animo degli abitanti, facendo uso di tutta la loro l’azienda.
influenza perché da’ medesimi si rispettassero le pro- Nel 1839, 27 agosto, il Re nel suo intendimento di
prietà del R. Demanio. migliorare la natura de’ terreni e del clima concedeva
Di questo cenno sul rispetto delle proprietà dema- al marchese d’Arcais e suoi eredi in perpetua ed asso-
niali perché vedasi la ragione è necessario sapere che luta proprietà la palude situata fra’ villaggi di S. Vero-
nelle regioni interne della Barbagia Ollolai e prossime Congius e Ollastra-Simagis, e i terreni alla medesima
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aggiacenti formanti in complesso una superficie di are rispettivi tribunali di prefettura, si ordinavano in ogni
10,920, perché ne imprendesse il prosciugamento. capo luogo di mandamento almeno due camere per
Nel 1840, 11 aprile, il Re volendo provvedere al- gli inquisiti di leggeri delitti, riservati alla cognizione
l’esatto e spedito adempimento delle rilevanti in- de’ giudici locali, e furono soppresse tutte le altre.
cumbenze edilizie approvò un regolamento generale Nel 1841 il re Carlo Alberto visitava il regno e se-
propostogli. In questo stabilivasi la composizione del gnava il suo soggiorno con un tratto di sovrana cle-
consiglio degli Edili per Oristano, come per le città menza a pro di coloro che comunque traviati dal
di terz’ordine, del Vicario locale, di due consiglieri, sentiero dell’onestà nonpertanto potevano far spera-
uno del consiglio particolare, l’altro del consiglio ge- re il loro ravvedimento.
nerale, dell’ingegnere del genio civile, e dell’ingegne- Nel 1844, 8 ottobre, si pubblicarono de’ provve-
re o architetto di città. dimenti per prevenire non meno i danni ed i guasti
Nell’estate dell’anno scorso e nella presente si desta- cui erano soggette le selve e le foreste per gli incendi
rono in tutte parti grandi incendi, e il governo vicere- ed i tagli irregolari, che ad estenderne la propagazio-
gio volendo mettere argine alle funeste conseguenze ne e a farli prosperare.
provenienti dalla negligenza per parte degli agricoltori
delle prescritte cautele, e dal mal inteso e pernicioso si- Addizioni
stema de’ pastori, richiamò alla più rigorosa osservanza Nel 1835 la città d’Oristano, autorizzata dal vice-
la legge antica per cui prima degli 8 settembre non si ré Montiglio, costrusse la già notata strada carreggia-
potea mettere fuoco nelle terre sotto grave pene. bile, che da quelle mura conduce alla torre di Cabras
Addì 20 giugno il governo avvisava di aver date le in prossimità al punto d’imbarco per la lunghezza di
opportune disposizioni, perché i banchi fossero for- metri lineali 5992 mediante la spesa di lire sarde an-
niti di quella quantità di sale che nell’estate coman- tiche 60 mila.
dossi non solo per gli usi domestici, ma ancora per S. M. con carta reale 13 dicembre 1836 convalidò
la cagione de’ formaggi, cuoi, pelli ecc.; e insieme quanto operossi dal viceré in ordine a siffatta strada,
raccomandava a’ giudici di mandamento di impri- ed al pagamento della spesa.
mere nell’animo de’ popolani il rispetto per questa Per patenti R. delli 5 maggio 1838 venne approva-
regia regalia, destinata a supplire a’ gravi pesi dello to l’instrumento delli 26 aprile stesso anno stipulatosi
stato. Per causa de’ gabellotti si ripeteva lo stesso dis- tra il marchese d’Arcais ed il R. fisco generale presso il
ordine, che notammo sotto l’anno 1838, e il dema- supremo consiglio di Sardegna sedente in Torino,
nio pativa danno dalle rapine de’ villici. mercé cui vennero ceduti al R. demanio tutti i redditi
Addì 14 luglio, l’incaricato delle funzioni viceregie civili dei tre campidani d’Oristano ed altri territori
dava una circolare perché la giustizia fosse amministra- stati infeudati allo zio del cedente fu D. Damiano
ta con più speditezza, energia ed imparzialità, osservata Nurra con diploma regio 27 agosto 1767, compresivi
ogni legge risguardante la repressione de’ delitti e la li salti demaniali, le peschiere d’Arcais e Cerfaliu, la
punizione de’ rei; perché si prevenissero i delitti e con tappa d’insinuazione d’Oristano, le pretese sul villag-
opera sollecita si mantenesse fra gli amministrati la gio di Cabras ecc., mediante la capitale somma di lire
buona armonia, si spegnessero, anziché si fomentasse- sarde antiche 400 mila, pari a lire nuove 768 mila.
ro con mire di lucro certi semi di discordia fra indivi- Il pagamento di tale somma si eseguì dalle R. fi-
dui e famiglie, i quali spesso da’ medesimi ministri di nanze del regno come fu convenuto in detto instru-
giustizia stimolanti le parti ad azioni e reazioni giudi- mento;
ziarie si facevano crescere a produrre funesti frutti di
fazioni e di reciproche sanguinose vendette; quindi do- 1. Mediante cessione in piena proprietà al marchese d’Arcais
po altri ordinamenti minacciavasi l’indegnazione del delle Peschiere d’Arcais e Cerfaliu
Re sopra quegli amministratori che peccassero non so- " Tonnara di Flumentorgiu
lo di venalità e di estorsioni, ma eziandio di negligenza " Salto Ungroni Forru 180,000
e lentezza. Così veramente procedevano in generale le " Segato Simaxis
cose giudiziarie nella classe de’ minori giusdicenti, non " Peschiera Su Fundali
ne’ tribunali maggiori e nel supremo; e per rispetto alla 2. Col pagamento in sei rate (già ultimato)
verità bisogna dire che prima di questo tempo, prima di danaro contante per lire sarde vecchie 145,000
che il Re richiamasse a sé le giurisdizioni baronali, pro- 3. Coll’iscrizione sul nuovo debito pubblico
cedevano nella stessa classe d’amministratori infinita- feudale dell’annua rendita di lire 3750 redimibile,
mente peggio, per cui i popoli levavano alti lamenti corrente al capitale di lire 75,000
per i grandi disordini e le luttuose sciagure. Somma pari lire sarde vecchie 400,000
12 settembre. Il Re riconoscendo la convenienza di
stabilire nella città d’Oristano un dazio di consumo OROSEI, Orosè, e in altri tempi Urisè (Urisa), terra
conforme a quanto erasi già praticato per le altre città celebre della Sardegna per la sua importanza nel se-
del regno approvava la tariffa propostagli da’ consoli. colo XIII e XIV, in sulla fine del governo de’ Giudi-
10 nov., con regie patenti si introdusse una riforma ci di Gallura, nel regno dei quali era compresa.
nel sistema delle carceri, che erano troppe e mal pro- Ora è contenuta nel mandamento di Dorgali sot-
prie all’uso; però se ne stabilivano sette centrali presso i to la prefettura di Nuoro.
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Orosei 1104

La sua situazione geografica è nella latitudine della metà ne’ limiti di Galtellì. Componesi di roccie
40°22', e nella longitudine orientale dal meridiano calcaree e somministra gran materia a molte fornaci.
di Cagliari 0°35'. È notevole la caverna che trovasi aperta a due mi-
Siede sulla sponda destra del fiume, che nella geo- glia dal paese, presso al libeccio, a piede della detta
grafia antica ebbe il nome di Cedrino, in poca di- grande eminenza. Vedonsi nella medesima de’ pozzi
stanza dalla palude che il medesimo forma spargen- profondi, e vuolsi che le escavazioni sieno state ope-
dosi lungo il littorale per circa due miglia, e resta rate dai pisani sulle traccie di qualche minerale.
coperta a ponente dalla gran mole del monte di Gal- Le fonti sono poche e scarse, e il popolo dee bere
tellì, al cui piede sono fondate le case; a tramontana dal fiume o dai pozzi, i benestanti dalle cisterne.
dalle eminenze che si levano sopra alcuni altipiani: Del fiume Cedrino abbiamo altrove indicate le
scoperta all’austro-sirocco e al levante, i quali nell’esta- origini e i rami principali. Nella stagione piovosa,
te si levano periodicamente dalle nove antimeridiane massime d’inverno, ricevendo grandi incrementi ri-
alle cinque, temperano il gran calore. donda e spargesi largamente per la campagna, co-
Dannoso sopra ogni altro è il maestrale che incana- prendo i campi seminati e impinguendo le terre col
lato dal monte di Galtellì e dal prossimo terrazzo detto sedimento delle sue acque. Così giova senza dubbio,
Gollei, precipita impetuosissimo sopra il paese e i ma accade che molti si dolgano, se le inondazioni
prossimi poderi sterpando talvolta anche i grossi alberi. persistano o spesso si ripetano.
Il piano, su cui è posto il paese, è alquanto incli- Il selvaggiume è copioso nelle due specie de’ cervi
nato a levante, surmontato a ponente dalla collina e cinghiali. Non mancano le volpi, le lepri e i coni-
che dicono di Gollei, dove è la chiesa di s. Gavino. gli. Gli uccelli sono nelle varie specie che si soglion
Da questa eminenza si domina tutto Orosei e gli notare, numerosi quelli che si ricercano da’ cacciato-
amenissimi giardini che lo circondano. ri, e quei gentili che amano i luoghi ameni e li fan
I contorni del paese sono sparsi di frequentissime più graditi con la loro soave armonia.
vestigie di antiche abitazioni, le quali fanno intende- Nelle acque del fiume e nelle stagnanti nuotano
re quanta sia stata in altri tempi la grandezza di que- grossi stormi di folaghe di anitre e di altre specie pa-
sto luogo. lustri, non meno di dodici.
Il calore estivo, che soventi è mitigato dai siroccali In esse sono trote e anguille gratissime a’ gastro-
suddetti nelle ore diurne, si fa sentire assai forte nella nomi, e in vicinanza al mare si trovano altre specie,
notte, quando per lo più l’aria è queta, perché la mon- muggini, orate ecc.
tagna di Galtellì copre il paese dal reflusso terrestre. Il mare prossimo abbonda di un grandissimo nu-
La prossimità del fiume e della palude sunnotata mero di specie, principalmente pagelli, lupi, triglie
è causa che vi si patisca una forte umidità; e l’igro- che si prendono in molta copia da’ pescatori.
metro segna il massimo quando dominano i venti Popolazione. Componesi di anime 1905, distinte
del Tirreno, e vi accumulano un’immensa quantità di in maggiori d’anni 20 maschi 510, femmine 525, e
vapori. La nebbia è pur frequente e crassa, e talvolta minori maschi 450, femmine 420, comprese in fa-
così maligna che molto ne patiscono i vegetabili, mas- miglie 465.
sime l’erba del frumento, quando la spiga è in fiore o Si notano negli anni nascite 65, morti 45 e matri-
granisce. moni 12.
L’inverno è mitissimo ed è meteora rara la neve, Le malattie più comuni nel paese sono le pleuriti-
come lo è parimente la grandine e la fulminazione, di, le febbri perniciose e intermittenti, e l’epilessia. La
dalla quale non è a memoria di alcuno che siasi avu- prima potrebbe da molti evitarsi tenendo le debite
to danno. precauzioni contro le vicissitudini termometriche;
Le pioggie sono copiose nell’autunno e inverno, ma pochi vi badano e molti però succumbono; non
scarse nella primavera e soventi devon essere supplicate. così quelli che servano ancora le antiche vesti, le pelli
La qualità dell’aria si può intender facilmente dal- che nella estate difendono dal calore esterno e non
le circostanze notate; essa è tenuta dal giugno al no- lasciano nell’inverno penetrare l’aria fredda, che viene
vembre siccome insalubre, e però gli stranieri vanno inopinatamente nella corrente d’un vento boreale.
via. Questo difetto sarebbe di molto diminuito se si La mortalità suol esser maggiore nella stagion calda
aprisse al fiume una larga foce a versarsi nel mare: e nell’autunnale, e le vittime più numerose si hanno
ma come sopperire al dispendio? Per cotesto grande nella prima età per incuria delle madri che lasciano
incomodo forse era meglio aprire il porto nel prossi- esposti i teneri corpicciuoli al sole ardente sopra un
mo seno del littorale di Dorgali. suolo bruciante, e permettono ai medesimi che si em-
Territorio. Orosei ha un’area forse non minore di piano di frutta spesso non mature e calde de’ raggi.
cinquanta miglia quadrate, la quale sebbene in gran Attendono alla salute pubblica un medico, due
parte montuosa potrebbe facilmente anche in questa chirurghi e alcuni flebotomi, e sono aperte nel paese
essere coltivata. La sua maggior misura è lungo la due farmacie per i malati del luogo e delle prossime
spiaggia, per la quale estendesi il territorio poco più ville. Lo stabilimento della vaccinazione avendo sal-
di dodici miglia. vato i fanciulli dalle mortali influenze che soventi si
L’eminenza principale è la montagna sunnotata, ripetevano, vedrassi quindi in poi maggiore l’incre-
che si denomina di Galtellì, perché compresa per più mento della popolazione; e se pongasi regolamento
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per conservare i fanciulli dalle febbri e dalle indige- in cui non si pratichi questa industria. Il totale della
stioni, e si insegni al paesano un ragionevole metodo raccolta della fibra non sarà meno di libbre 10,000.
d’igiene, Orosei potrà presto ritornare a quella gran- L’orticoltura non ha terra e ciel migliore altrove, e
dezza, in cui era nel secolo XIV. la vegetazione vi è stupenda. Potrebbe il frutto cre-
Gli oroseini vestono alla maniera degli altri del scere con la coltivazione della meliga e de’ pomi di
dipartimento, e solo le donne di famiglie principali terra; ma per negligenza o infingardaggine queste
o agiate per il panno del paese usano seta di vari co- due specie sono sinora mancate negli orti oroseini.
lori nella gonnella. La vigna occupa un gran tratto della superficie
Il dialetto è similissimo a quello de’ bittesi, ma la coltivata, e le viti, che si distinguono di circa ventu-
pronuncia n’è più spedita. na varietà, prosperano, come ne’ climi più felici, e
Sono gli uomini di Orosei vivaci animosi e facili producono copiosi e ottimi frutti, onde si ha un va-
ad infiammarsi d’ira e a correre agli estremi. Faticano rio mosto, il vino comune, e i vini gentili, de’ quali
volentieri, amano il guadagno e si applicano al nego- gran parte si consuma nel paese, vendesi il resto a’
zio facendo incetta di derrate per venderle agli esteri. negozianti di altri paesi e agli stranieri.
Le donne sono di altrettanta vivacità, avvenenti, I fruttiferi sono di circa 25 specie diverse, e vi pren-
seduttrici, e spesso con grave onta loro e della fami- dono uno sviluppo assai largo quelli che amano i climi
glia sedotte. temperati, massimamente i cedri, che formano giardi-
Il sollazzo della danza pubblica ne’ dì festivi si fa ni deliziosissimi sopra le sponde del fiume e maturano
alle note del tamburino, o alla melodia delle voci de’ precocemente i frutti, perché alla metà di gennajo, e
cantori. anche un po’ prima sono già dolci di sugo. Questa col-
Ne’ funerali fanno l’attito non prefiche prezzola- tivazione è antichissima sulle sponde e presso la foce
te, ma quelle donne del parentado che hanno inge- del fiume, e pare che per una delle specie di questo ge-
gno poetico, cantando le lodi del defunto. nere che vi vegetasse felicemente, abbia esso ottenuto il
La sunnotata popolazione maschile si distribuisce nome di cui è insignito nella geografia romana, dove,
nella seguente maniera: in agricoltori 500, pastori 40, come notammo, è detto Cedrinus.
pescatori 25, negozianti all’ingrosso e al minuto 50, Si coltivan fichi, ciriegi, granati, peri, susini, albi-
uomini d’arte e di mestiere 60. Quindi sono a indi- cocchi, peschi, e tutte le altre specie comuni, spesso
care preti 5, ufficiali civili 12, sanitari 5, notai 2 ecc. da noi ripetute. I mandorli sono assai moltiplicati, e
Nel numero indicato delle famiglie 12 sono di- producono un reddito considerevole a’ proprietari.
stinte per nobiltà, 435 sono possidenti. Gli olivi, se non sieno offesi in fiore dalla nebbia
L’istituzione della scuola primaria qui pure ha gio- maligna, abbassano i rami gravi di coccole; le palme
vato poco, come in altre parti: essa non è frequentata vi si levano alte, e se vi si tentasse la coltura della
che da 20 fanciulli. canna si riuscirebbe a buon fine.
Un solo stabilimento di carità si può indicare, Gli uomini addetti alla agricoltura come massari
uno spedale dove si ricevono i poveri ed esposti di sono 300, i garzoni 200.
tutta la diocesi, eretto con la prossima chiesa di s. Sono ne’ lavori agrari adoperati 300 gioghi, i qua-
Antonio abate, e dotato, come si ha per tradizione, li quando non sono occupati nell’aratura o nelle al-
di trentamila scudi da un generoso signore, D. An- tre operazioni della raccolta si usano per il carreggia-
tonio Guiso, intorno all’anno 1686. mento.
Oggidì questo istituto non solo è decaduto, ma Pastorizia. Gli ampli salti dell’orosese sono fertilis-
precipita alla rovina, e così a causa della infedele am- simi di pascolo per le vacche, capre e pecore, e que-
ministrazione, che fu tale perché mancò la vigilanza st’ultima specie è numerosissima nella stagione in-
del consiglio del comune o del vescovo sopra quelli vernale per l’ospitalità che si accorda alle greggie de’
che aveano raccomandata l’economia del luogo, e paesi freddi, da’ quali è necessità che emigrino, mas-
che diceansi maggiordomi. sime dopo che le nevi nascondono le erbette de’ pa-
Le cose essendo venute in questo stato, or non si scoli, che non mancano in certe esposizioni.
può sostentare più di dodici persone tra poveri ed In questo territorio sono due salti demaniali, uno
esposti con il sacerdote maggiordomo. detto Pirastreddu, l’altro Murta De Kervos, che si af-
Agricoltura. Le terre di Orosei, quelle principalmen- fittano, e spesso a stranieri.
te che sono prossime al paese e alle sponde del fiume, Bestiame manso. Buoi e vacche mannalite 700, ca-
si riconoscono di una rara fecondità, e attitudine. valli e cavalle 130, porci 200, giumenti 430.
Solitamente si seminano all’anno starelli di grano Bestiame rudo. Vacche 500, cavalle 500, porci
2000, che crescono per lo meno a’ 20,000; e star. di 400, capre 2000, pecore 2500. Le bestie rudi pasco-
orzo 1500, che si moltiplicano a star. 14,000. lano ne’ salti comunali; le manse entro i chiusi e le
Di fave, fagiuoli e altri legumi si può seminare com- vigne con notevole danno degli alberi. Mancava a
plessivamente star. circa 350, onde si ha la sufficienza Orosei un prato comunale.
per le famiglie e un residuo per fornirne a’ vicini. La malattia ordinaria delle pecore è il vajuolo, del-
Il lino è coltivato in grande, e viene felicemente. le capre la tigna, e si vuol curare la prima con unzio-
Il prodotto parte si vende, il resto si lavora dalle ne d’olio di lentisco, l’altra con bagni marini, o con
donne, e formasi in tele e tovaglie. Son poche le case la detta unzione.
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Apicoltura. Questa terra di fioritissima vegetazio- che era in quel tempo Ignazio Masala di Orosei.
ne e di temperatura dolce è opportunissima a questa Le chiese minori sono dodici entro l’abitato, intito-
coltivazione; tuttavolta non è in questa parte quella late da s. Antonio Abbate, s. Croce, il Rosario, le ani-
diligenza che dovea essere, e non si numerano più di me purganti, s. Giovanni De susu (di sopra), s. Seba-
2500 alveari. stiano, s. Giorgio, La Pietà, s. Giovanni Muleddu, s.
Confetture. Gli oroseini usano il miele a quelle Salvatore, il Rosario vecchio e la Madonna delle grazie.
confetture particolari che si dicono aranciate, o ce- In s. Croce e nel Rosario ufficia una confraternita.
drate. Sgrossano la scorza de’ cedri fino poco appres- In altri tempi era in Orosei un monistero di mona-
so alla epiderme, la tagliuzzano finamente e la confe- che cappuccine, le quali poi si trasferirono a Ozieri.
zionano col miele. Secondo la maggiore o minor La chiesa maggiore, di non cattivo disegno nella
cura sono più o meno pregiate queste confetture, al- costruzione, accusa una riprovevole negligenza, e forse
cune di scorza di arancie, o di limoni, e altre di indicherebbe poco zelo nella decenza del culto.
pompia. È a molti un cibo difficile a digerirsi. Vedesi nella medesima un avorio con arte egregia
Commercio. I prodotti della provincia di Nuoro, figurato nell’aspetto del Cristo all’estremo momento
che non hanno smercio nell’interno, si mandano in della penosa agonia, alto circa metri 0,28. L’espressio-
Orosei, onde sono esportati ne’ paesi esteri. ne della faccia è tale che non si può desiderar maggior
I principali articoli sono cereali, vini, lane, e for- verisimiglianza; nelle altre membra è parimente tutta
maggi: i formaggi bianchi per Livorno, i fini per Ge- la verità con l’ultima finitezza.
nova; dopo questi le altre derrate sono in quantità Nella medesima sono diversi dipinti d’un artista
meno considerevole. del paese, Mugiano, che visse verso la metà del secolo
La importazione è ristretta a pochi capi, alcuni di XVII, tra’ quali indicherò il quadro della Purissima
cose necessarie, ferro, generi coloniali ecc., altri di co- nella Sacristia, dove è un bel gruppo del Padre eterno
se di lusso, che si distribuiscono in tutta la provincia. con alcuni angeli sulle nubi. La tela è stata mal cura-
Nel paese sono alcune botteghe di robe estere, ta, e però in due parti, e non piccole, la pittura è di-
dalle quali comprano per rivendere ne’ luoghi di- strutta. Le persone del luogo la guardano con nessu-
stanti i piccoli negozianti. na stima, e però poco badano alla sua conservazione,
Le vie, per cui da’ paesi della montagna si viene in alla quale dovrebbero studiare anche per questo che è
Orosei sono aspre, e non carreggiabili. Nel fiume non uno de’ monumenti dell’arte di un loro compaesano.
è alcun ponte; e quando esso è in pienezza restano in- Dopo questo indicherò il dipinto di s. Giovanni Bat-
tercluse le comunicazioni. Soventi però si guada sopra tista, che si venera nella chiesa campestre intitolata da
barchette, ma con pericolo di naufragio se la corrente lui. Nell’antica sala dell’arcivescovado di Cagliari co-
impetuosa le percuota ne’ fianchi con i grossi tronchi noscevasi un altro quadro dello stesso autore.
che i torrenti rotolarono dalle valli superiori. La famiglia del Mugiano esiste ancora in Orosei,
Il Cedrino si versa nello stagno già notato con tre e serbasi dalla tradizione, che sentendo questi grande
foci, sicché forma due isole, una detta Sporoddai, inclinazione alla pittura fosse mandato in Cagliari
l’altra Isula; lo stagno poi rigurgita nel mare pari- per studiare sotto qualcuno della professione, dove
mente per tre foci, una detta di s. Maria prossima- sebbene gli mancassero molti necessari sussidii tutta-
mente a Punta nera, l’altra all’altro capo dello sta- volta per la potenza dell’ingegno riuscì ben presto a
gno, che dicesi di Bruno, la terza che è media e superare il maestro e a essere tenuto come artista di-
dicesi del Porto. stinto.
Il ramo del fiume, che è lato del delta di Sporoddai Sono nel coro della stessa chiesa dieci quadri che
dava l’acqua a un canale detto sa Fichedda, che pare riguardano tanti fatti evangelici, e sono di pennello
fatto per troncar la strada a’ barbareschi, che dalla Pun- non volgare.
ta nera potessero di notte giungere facilmente al paese. Tra l’anno si celebrano molte feste con numeroso
Nella rada di Orosei, che apresi in piccol arco tra concorso de’ popoli circonvicini; addì 11 maggio per
Monte-Santo e Punta nera, i bastimenti non posson s. Antonio abate; addì 15 per s. Isidoro agricola, nella
restare se non co’ venti di terra; e questi cedendo a’ le- quale tutti gli agricoltori fanno comparire inghirlan-
vanti è necessario che i marini facciano ogni potere per dati i loro tori conducendoli in lunghissimo ordine a
prender il largo, altrimenti rischiano di esser gittati sul- due a due avanti il simulacro del santo, portato in
la spiaggia. I piccoli legni mercantili, perché sieno sicu- processione religiosa per le vie più popolose; consecu-
ri, si tirano in terra, e vi si lasciano sino a che tutto sia tivamente per s. Efisio martire e patrono del regno, al-
preparato. Allora con opera celere il battello si rimette la cui intercessione questi popolani con tutta fede si
a galla, si carica, e senza indugio si va nell’alto. raccomandavano nel timore delle inopinate invasioni
Religione. Gli oroseini sono compresi nella diocesi de’ barbareschi, e la cui assistenza invocavano discen-
del vescovo di Galtellì, e sono nelle cose spirituali go- dendo nel littorale ad opporsi a’ barbari. Nel luglio si
vernati da un parroco, che ha il titolo di rettore, ed è solennizza per la memoria di s. Giacomo apostolo ad-
nella cura delle anime assistito da quattro sacerdoti. dì 25; nell’agosto si festeggia per s. Paolo primo ere-
La chiesa principale, dedicata a s. Giacomo Mag- mita, festa introdotta per diminuire il concorso alla
giore, è una costruzione moderna che ebbe suo com- chiesa silvestre di s. Paolo di Monti; quindi sono cele-
pimento nel 1794 per cura e liberalità del rettore, brate altre feste, nella seconda domenica di settembre
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per la Vergine di Rimedio; nella seconda e terza di ot- la cui estremità tiravasi fuor dalla torre per un buco.
tobre parimente per la SS. Vergine sotto il titolo del Intorno al paese erano delle torri, e una sussiste an-
buon frutto e di Adamo. In ciascuna di dette feste si cora, quella detta di s. Antonio, che serve d’abitazione
corre il palio, si fanno pubbliche danze all’armonia all’economo dello spedale, altre due sorgenti sul Gol-
delle voci, e sono aperte piccole fiere. lei furono disfatte nel 1793 per materiali alla nuova
Il camposanto è all’estremità del paese in luogo chiesa parrocchiale. Probabilmente Orosei era cinto
ventilato, contiguo all’ospizio de’ poveri e degli spuri. di mura, e queste torri erano annesse alle medesime.
Ne’ salti sono diverse cappelle, denominate dalla L’esposizione sua alle subitanee invasioni dovea co-
Vergine del Rimedio, dalla Madonna di Loddurio, da mandare siffatte difese, e non pare che senza propu-
s. Gavino, s. Gio. Evangelista, s. Leonardo e la Vergi- gnacoli avessero potuto questi popolani restar tanto
ne di Monferrato, e distano da mezzo a un miglio. tempo, quanto restarono, nella obbedienza a’ Viscon-
Abbiam descritto il littorale di Orosei da Osala a ti di Milano, e nella ribellione agli aragonesi domina-
Punta-nera, or vedremo l’altro tratto più settentriona- tori dell’isola.
le proseguendolo sino a Capo-Comino, sebbene non Note storiche. Quando nel 1324 l’infante Alfonso
tutto entro i termini del luogo che consideriamo. nell’assedio di Villaiglesias ricevea omaggio da molti
Prima di giugnere andando verso settentrione a signori, castellani e comuni, il castellano del castello
Calaginepro trovasi la foce de’ su flumen de’ sos alinos o di Urisa e di Galtellì e i principali del luogo e del di-
alnos, quindi quella del rio di Monterùiu. In là di Ca- partimento non fecero alcun cenno di voler riconosce-
laginepro apresi un seno, in fondo al quale concorro- re l’autorità del governo, che istituivasi per concessione
no due rivi, uno detto de Mastruianne, l’altro Scopà- del Papa al re d’Aragona in odio della repubblica pisa-
riu, i quali formano una palude, nominata de’ sa na. Perché sdegnato l’Infante mandava la sua flotta
Crucurìa. Più in là il fiume de’ su Grecu si versa presso con l’ammiraglio Francesco Carroz, Raimondo Peral-
alla spiaggia un altro stagnolo. Finalmente nella base ta e Bernardino Cabrera sulle coste orientali dell’isola
dell’angolo che forma il promontorio Comino è uno a debellar gli oroseini, i terranovesi e gli agugliastrini.
stagno salifero detto di Terraruia. Ma i marini che in un gran fatto d’arme addì 28 apri-
Antichità. Sono in questo territorio molti nura- le (1325) sotto le mura di Cagliari non avean potuto,
ghi, disfatti nelle più parti e quasi in tutte quelli che sebbene superiori di numero, prevalere alle genti pisa-
si trovarono più prossimi al paese, perché i loro ma- ne, se poi ebbero vantaggio tra gli agugliastrini espu-
teriali si tolsero per le costruzioni. gnando il castello di Gelisoli, non furono parimente
Noterò quelli che non sono totalmente distrutti. favoriti dalla sorte quando sbarcarono presso la foce
Alla destra del Cedrino sono: 1. quello di Osala dell’Olbio per assalire il castello di Terranova. Impe-
presso al mare; 2. il nuraghe di Dudurri; 3. Nurache rocché, dopo presa una torre sul lido, non poterono
presso al paese; 4. Nurru; 5. Pirastreddu; 6. Gabriele. ottenere altro, e Bernardino Lancia, capitano di quella
Alla sinistra trovansi i nuraghi, di Chilivri che so- terra, uscendogli incontro, disordinò in tal maniera
no due 7-8; di s. Lucia nel gollei 9; di Orgòi 10; des- l’esercito de’ catalani, che furono forzati con gran
sa Linna alta 11; de Muriè 12; del Nerelie 13; Nura- mortalità di loro a levarsi da quell’assedio, combattuti
che de Portu 14. Tra questi i meno offesi sono quelli in questa giornata anche da’ borghesi, i quali però dal-
di Orgoi e l’altro di Linnalta. la repubblica ebbero conceduta immunità decennale
Vedonsi vestigie di antica popolazione sotto il gol- dalle gravezze reali e personali.23
lei di s. Lucia a circa un miglio dal paese verso tra- Il castello di Urisei fu poi posseduto con quello di
montana, in Loddusio presso la chiesa della Vergine Terranova da Giovanni di Arborea fratello di Maria-
di questo titolo a ponente-libeccio, a quasi egual di- no giudice e re, e quando Giovanni fu imprigionato
stanza e non lungi da Osala a sirocco del paese e a di- da questi, allora il re Pietro (1352) temendo che Si-
stanza di un miglio e tre quarti. billa, moglie di Giovanni, nol potesse salvare con le
Castello. Esso si fece assai noto dopo che i diritti sul proprie forze dalla usurpazione di Mariano, li guernì
giudicato di Gallura passarono ne’ Visconti di Mila- con sue truppe e li fortificò a maggior sicurezza.
no. Sopra i suoi merli stette levata molti anni la ban- Gli uriseini e terranovesi cominciando a sentire
diera della biscia, e i popolani stettero ostinati a non quanto fosse grave la tirannia aragonese, mandarono
voler soggiacere alla dominazione degli aragonesi. (1353) ambasciatori a Giovanni Visconti, per pre-
L’attuale castello non era più che una parte di quella garlo che accogliesse sotto la sua protezione le cose
rocca, se pure, come pare più probabile, non sia stato pubbliche e private, e li difendesse dalle vessazioni
edificato dopo la demolizione del primo. Prima che degli aragonesi. Giovanni gradì la dedizione, e li
fosse fabbricata la prigione provinciale di Nuoro, il ca- confortò a bene sperare; ma è certo che poco o nulla
stello di Orosei serviva a custodia de’ ditenuti, e vi si te- fece in favore de’ supplicanti. Pare che quando si
neano chiusi cinquanta rei, comprese alcune donne. mandò questa legazione, i terranovesi e uriseini aves-
Nella sera poneasi ai medesimi una collana di ferro, per sero cacciato dalla loro terra i nemici, probabilmente
la quale erano tutti infilzati in una pesantissima catena, con l’ajuto di Mariano di Arborea.

23. Roncioni, Istorie pisane, anno 1325.


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Nell’anno 1355 Mariano possedeva questo con gli mentre spalancava la porta per escire sopra i nemici,
altri castelli della Gallura, perché nelle condizioni e un momento dopo comparvero i barrancelli della
proposte dai ministri di Pietro per il secondo trattato guardia, concorsero i giovani più animosi, e gli archi-
di pace, era questa che Mariano rendesse al re Urisa e bugi sardi esplodendosi sui fianchi de’ mori e sulla
le altre castella di Gallura. fronte, questi dovettero sospendere il saccheggio. Il
Gli uomini di Urisa se furono ceduti da Mariano loro numero crescendo dalle successive compagnie, e
al Re, non però si soggettarono al governo aragone- col numero crescendo l’ardire, tentarono inoltrare;
se; perché nell’anno seguente, quando i genovesi, i ma crescendo anche i sardi e accelerando i colpi, i
Visconti e i Doria stringevano alleanza contro il re passi de’ nemici si repressero e si fermarono. In quel-
d’Aragona, già gli uriseini obbedivano a’ Visconti, l’ora molti giovani che avean trasportate le loro donne
come è notato nella storia. nella torre di s. Antonio, dal terrazzo della medesima
In questo tempo tutte le terre del dipartimento aprirono un fuoco così mortifero sopra i barbari, che
Cedrino erano date a’ baroni. nessun colpo contro questi cadde invano. In tanto
Invasioni degli africani. Uno de’ luoghi marittimi furore degli assaliti, in tanto proprio danno scorag-
più esposti agli insulti de’ barbari nel lato orientale del- giati gli aggressori, cominciarono a riculare, e poco
l’isola fu in ogni tempo Orosei; e per quello che dice la dopo a volgersi in fuga sulla strada per la quale erano
tradizione non passava un anno, nel quale que’ barbari venuti. Ma la celerità se li sottrasse all’arme de’ pede-
non avessero fatto qualche tentativo, e gli oriseini non stri, non li salvò da quelle de’ cavalieri, e poco dopo
avessero patito qualche perdita di uomini o di bestia- essendo stati raggiunti quelli che prima di arrivare al
me in inopinate aggressioni. Ma se crediamo alla stessa paese eransi volti indietro per aver inteso la sventura
tradizione, più volte gli aggressori partirono con loro de’ primi, furono battuti, dispersi, atterrati e som-
danno, quando i paesani erano opportunamente av- mersi ne’ pantani e nello stagno, dove era il guado di
vertiti della loro comparsa e poteano raggiungerli pri- Avalè, sito nella spiaggia, che è tra la foce del Porto e
ma che ritornassero sui legni. Gli uomini di Orosei fu- la foce di Bruno. Tra morti e feriti mancarono al ne-
rono sempre animosi e arditi, e affrontarono i più mico ottanta uomini, mentre de’ sardi fu ucciso il so-
tremendi pericoli con una intrepidità stupenda. La re- lo Gozza, ed un altro ferito.
ligione aggiungeva alla loro ira nella tenzone, ed essi Questa vittoria meritò a’ bravi oroseini una pubbli-
restarono quasi sempre vincitori. Si potrebbero riferire ca lode dal Re, la quale se fu una degna ricompensa a
alcuni fatti, ma non si saprebbe porli con certezza sot- questi fu un forte incitamento agli altri perché in simi-
to l’anno in cui avvennero. Coteste difese erano cose li pericoli facessero altrettanto, come veramente fecero.
ordinarie, non se ne menava gran vanto, e il governo
aragonese e spagnuolo che non badava a protegger i OROTELLI, Ortelli, anticamente Ortilli, villaggio
popoli, poco curava di render onore a’ valorosi, come della Sardegna nella provincia di Nuoro entro il man-
poi fece il governo de’ re di Sardegna. damento di Orani, e in altri tempi parte della curato-
Irritati sempre più gl’infedeli per le frequenti scon- ria del Dori, cantone del giudicato di Logudoro.
fitte, e accesissimi nel desio della vendetta, macchina- La sua situazione geografica è nella latitudine
rono come assicurarsela, prepararono uno sbarco im- 40°18'30", e nella longitudine dal meridiano di Ca-
provviso nel seno di Osàla a distanza di due miglia gliari 0°0'.
dal paese, che effettuarono nel giugno del 1806 un’ora Siede sulla sommità d’un colle che declina con
prima che spuntasse il giorno sei. Procedendo in mite pendenza alla riva sinistra del Tirso, dal quale
molte schiere già la prima avea penetrato tra’ predi, e dista poco meno di quattro miglia.
seguita da molte altre, perché la gente sbarcata erano Le falde di questo colle sono bagnate da due rivi,
settecento uomini, entrava nel paese, invadeva il vici- uno de’ quali ha origine nella regione settentrionale,
nato che si denominava da s. Salvatore, ed occupava l’altro a levante ne’ salti di Onniferi. Nelle loro ac-
il cortile della casa di Tommaso Mojòlu, che trovava- que trovansi alcune anguille.
si la prima. Questi in quel punto svegliavasi a’ primi Questo amplissimo territorio è generalmente ari-
raggi dell’alba, e stupiva al mormorio delle voci; ma do e sono poche, e nessuna notevole, le fonti che si
essendosi sì tosto schiarite le voci barbariche, e in- possono nominare. Le acque termali di Ullini tro-
contanente essendo stata atterrata la porta dovette vansi dentro questo territorio. Si riconoscono simili
nell’estremo pericolo spiegare tutto il suo coraggio, e a quelle di Benetutti; ma nessuno se ne giova.
lanciatosi con un coltellaccio sopra i più audaci mau- I grandi vegetabili non sono molto numerosi, for-
ri così li offese e atterrì, che poté nascondere i suoi fi- se per effetto di antichi incendi. Le specie dominanti
gli e la sua famiglia. I gridi suoi tra la tenzone essen- sono le quercie e i soveri, tra i quali vedonsi frequen-
do stati uditi dalle case vicine, balzarono tutti dal ti gli olivastri e i perastri.
letto e dalle stuoje uomini e donne, garzoni e ancelle, Le specie selvatiche che vi trovano i cacciatori so-
e affrettandosi gl’imbelli a salvarsi, gli altri si armava- no cinghiali e daini. Abbondano le volpi, e parimen-
no. Questi erano concitati dalle voci di lamento che te le pernici e gli altri uccelli desiderati nelle mense.
uscirono dalla casa di Antonio Gozza, prossima a Il clima è mite d’inverno, sicché la neve resta per
quella del Mojòlu, dalle strida che seguirono al pri- poco, caldo nell’estate, quando non son rare le tempe-
mo scoppio d’un’arma da fuoco, d’un trombone, la ste e le folgori, l’aria insalubre nelle parti prossime al
scarica del quale quel misero avea ricevuta nel petto fiume, quando nell’estate rompesi il corso e si formano
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1109 Orotelli

frequenti pantani, nel paese poco pura per il succidume Grandi tratti di terreno, dove con macchie, dove
che vedesi in tutte parti, e che fa nausea a’ passeggeri. con bosco di ghiandiferi, sono stati chiusi per nu-
Popolazione. Gli orotellesi sono anime in circa 1385, trirvi il bestiame proprio o darlo a fitto. In alcune di
distinti in maggiori di anni 20, maschi 360, femmine queste tanche si adopera qualche parte idonea alle
375, e minori, maschi 330, femmine 320, e distribuiti semenze e si fanno novali molto fruttuosi.
in famiglie 340. Pastorizia. I pascoli amplissimi, come notammo,
Del carattere de’ medesimi abbiam parlato nell’ar- producono a ogni specie di bestiame.
ticolo della provincia Nuoro. I numeri del bestiame manso sono i seguenti; buoi
L’orotellese è facilmente conosciuto fra gli altri e vacche mannalite per le opere agrarie e pel traspor-
del dipartimento per questi particolari; che è incolto to, i primi 296, le seconde 120; cavalli e cavalle 100,
nella persona, malvestito e succido. Al che aggiunge majali 300, giumenti 360.
di esser poco cortese ed ospitale. Quelli del bestiame rude sono vacche 2200, capre
Le donne non si curano meglio, e quando fanno 4600, pecore 7500, porci 1500, cavalle 150.
il duolo per marito o padre sono immensamente più La bontà de’ pascoli fa che i formaggi, sebbene
squallide e sordide; cessano di andare agli uffici divi- manipolati con metodi non buoni, sieno di qualche
ni, e per nessuna ragione si mostrano in pubblico. pregio.
Ne’ funerali usasi l’attito, e si fa un clamoroso pia- L’apicultura è molto trascurata.
gnisteo tra le solite volgari ingiurie alla persona, per- Commercio. Gli orotellesi sono pochissimo indu-
ché le dolenti si graffiano, si strappano i capelli per striosi, e però hanno pochi vantaggi da’ prodotti agra-
gittarli sul defunto e si percuotono con forza. ri e pastorali che vendono a negozianti di altri paesi, e
Si possono determinare le seguenti medie nel mo- dubito che negli anni più felici possano guadagnar
vimento della popolazione, nascite 50, morti 32, più di 50 mila lire nuove.
matrimoni 8. In occasione de’ matrimoni si fa per Religione. Sebbene al pari di Orani tanto prossimi
tre giorni gran festa e gozzoviglia. a Nuoro gli orotellesi appartengono alla diocesi di
Le malattie più comuni sono dolori laterali e apo- Alghero che resta così distante. La circoscrizione delle
plessie, delle quali è riconosciuta causa la gran con- diocesi vorrebbe essere riformata, perché l’ammini-
sumazione che fassi di vino ed acquavite. Sonovi due strazione ecclesiastica nella facile vigilanza de’ vescovi
flebotomi e si credono sufficienti a tutti i bisogni procedesse con maggior utilità de’ popoli. La dignità
perché a tutto vale il salasso. della residenza in una città non è ragion che ha peso
Professioni. Sono applicati all’agricoltura uomini bilanciandola con la utilità de’ popoli che sono affi-
310, alla pastorizia 140, non considerati i garzoni dati alle sollecitudini d’un sacro pastore.
assai giovani, ai mestieri di prima necessità 15. La cura delle anime è immediatamente raccoman-
Le donne sono laboriose e van filando quando si data a un parroco, il quale tiene nella medesima coa-
trasferiscono da uno in altro luogo per vendervi i lo- diutori altri due o tre preti, ed ha il titolo di vicario.
ro lavori o qualche prodotto. I telai per il poco lino La chiesa parrocchiale di antica struttura, che i sar-
e le lane sono circa 320. di dicono arte pisana, è titolo canonicale, e intitolata
Alla scuola primaria è raro che concorra alcuno, da s. Giovanni Battista, nella cui vigilia da molte per-
nessuno curando che i piccoli abbiano istruzione. sone di questo popolo, per la crassa ignoranza in cui
Agricoltura. In questo territorio, dove sarebbe suf- giacciono, sin poco dopo la mezzanotte si dà opera
ficiente sussistenza a quattro volte tanto di popolo, alle più assurde superstizioni. Credesi che nella me-
sebbene l’arte agraria non fosse in migliori condizio- desima sia un santuario, al quale è sconosciuto l’in-
ni che sia, restano incolti immensi tratti che si po- gresso, che fu chiuso nella espulsione de’ benedittini.
trebbero coltivare senza restringere di molto i pascoli Orotelli era in un tempo residenza del vescovo
troppo ampi per la solita quantità del bestiame. dell’antica diocesi, che poi quando il seggio si tra-
I numeri ordinari della seminagione sono starelli sportò in Ottana, fu diocesi ottanese. Del vescovo
di grano 550, d’orzo 450, di legumi 110. Ortillense è memoria in un diploma di Ugone vesco-
Le operazioni agrarie sono fatte con poca intelli- vo nel 1139, e ne’ monumenti della conservazione
genza, e quando siasi seminato non si tocca più il della chiesa di Saccargia leggesi intervenuto alla me-
campo che per la mietitura. desima con la maggior parte degli altri vescovi de’
La fruttificazione solita del grano è al 10, quella quattro regni o Giudicati su Episcopu Ortillen. Le
dell’orzo al 15, quella de’ legumi al 12. chiese minori nel paese sono nominate dalla s. Cro-
Pochissimi e brevi spazi sono coltivati per alcune ce, da s. Lussorio, da s. Antonio: ne’ salti una da s.
specie ortensi, e ne’ medesimi oprano più spesso le Pietro, la quale dista due ore dal paese; la seconda da
donne, che gli uomini. Il prodotto del lino e del cana- s. Michele a un’ora e mezzo; la terza dalla B. Vergine
pe non è più che tanto vuolsi da’ particolari bisogni. di Sinnia a un’ora; la quarta dal Santo Salvatore a
Le vigne sono poche e mal tenute, sebbene questi mezz’ora; la quinta dallo Spirito Santo a distanza qua-
paesani amino tanto il mosto. Essi però devon spendere si eguale.
una parte de’ loro tenui guadagni a fornirsene dai luo- Le feste popolari con concorso sono per s. Gio-
ghi circonvicini. vanni Battista, s. Lussorio e lo Spirito Santo. In oc-
I fruttiferi non sono molto variati nelle specie, né casione delle quali si celebrano alcune piccole fiere e
considerevoli nel numero. si ha lo spettacolo della corsa de’ cavalli.
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Orri 1110

Agli altri puzzori che contaminano l’aria del paese duca del Genevese Carlo Felice, quando la corte ri-
aggiugnesi quello de’ cadaveri mal sepolti nel cimite- siedeva in Sardegna, sono le case delle persone inser-
rio contiguo alla parrocchia. vienti al predio nell’agricoltura e nella pastorizia, che
Antichità. Non si possono indicare entro i termini non sogliono essere meno di 70, senza contare le
d’una regione sì vasta, come l’orotellese, che due nu- mogli, e i piccoli figli di coloro che vi sono stabiliti
raghi, ma probabilmente sono assai più. con la famiglia.
Presso la chiesa rurale di s. Pietro si riconoscono Da questo luogo sono usciti molti agricoltori che
chiare le vestigia d’una popolazione che vi esistea in hanno esteso le buone pratiche che vi aveano impara-
altri tempi. Consimili indizi vedonsi pure in altre par- to mostrando agli altri con l’esempio e persuadendo
ti, ma per le tradizioni mancate tra uomini immemori con buone ragioni i metodi ragionevoli che si dovea-
manca ogni lume sui popoli che vi abitarono. no sostituire agli antichi e le riforme che domandava
il proprio interesse.
ORRI (Sardegna. Provincia di Cagliari, mandamen- Qui meglio che altrove potrebbe istituirsi una scuo-
to di Pula), villa estesissima tra i villaggi di Capoter- la pratica e dovrebbero esser mandati de’ giovanetti a
ra e Sarocco, di proprietà del marchese di Villaher- imparare le arti utilissime, dalle quali come è provenu-
mosa. La notiamo perché può veramente considerarsi ta, così proverrà la ricchezza del paese.
come una frazione del comune vicino. Qui praticandosi tutte specie di operazioni agra-
Il suo territorio grande quanto sarebbe sufficiente rie, trovandosi gran varietà di terre, educandosi tan-
a una popolazione di 6 o 700 anime estendesi lungo to bestiame, e operandosi la coltura de’ bachi, delle
il mare per gran tratto e occupa non poche parti de’ api ecc., potrebbero gli allievi essere abilitati a inse-
monti che sorgono prossimi. gnare agli altri. Altrove mancano i sussidii che qui
Posta questa villa sulla sponda del mare, incontro sono, e i giovani imparan parole piuttosto che prati-
alla capitale, ha un orizzonte amplissimo principal- che ragionevoli.
mente da levante a mezzogiorno, ed è soggiorno gio-
condissimo per l’amenità de’ giardini e di tutte le altre ORROLI, villaggio della Sardegna nella provincia e
coltivazioni, luogo di pesca, e di caccia. Carlo Felice prefettura d’Isili, compreso nel mandamento di Nur-
mentre era in Cagliari avealo scelto come luogo di sua ri, e prima nel dipartimento o curatoria di Seurgus
villeggiatura, dove godesi nell’inverno d’una deliziosa del giudicato di Plumini o Cagliari.
temperatura, nella primavera d’una singolare amenità; La sua situazione geografica è nella latitudine
ma non potrebbesi stare senza precauzioni per la salu- 39°42', e nella longitudine orientale dal meridiano
te ne’ mesi estivi ed autunnali per gli effluvi insalubri di Cagliari 0°7'30".
che vi sono trasportati nelle correnti dell’aria dai luo- Siede al piè meridionale del monte piramidale di
ghi acquidosi sotto Capoterra e dallo stagno che in Nurri, sopra un terrazzo che estendesi verso austro-
certe parti ha fondo melmoso. sirocco, lungo, dove più, miglia 4, e largo nel massi-
I monti prossimi sono pittoreschi, sebbene nelle mo miglia 3.
più parti spogli di bosco; le fonti sono frequenti, È traversato da un ruscello, che in alcuni luoghi
danno un’acqua limpida, e si vantano sopra le altre fa pantani.
quelle di s. Barbara e di s. Geronimo, dove molti cit- Godesi nell’inverno di una mite temperatura, e le
tadini sogliono andare per ricrearsi. nevi non vi persistono gran tempo.
La maremma è in molti tratti d’una fecondità stu- Il maestrale è il vento che predomina e spiega mag-
penda. gior violenza. I temporali non sono frequenti, ed è ra-
In questo podere che può vantarsi come un podere ro che dai medesimi abbian danno i coloni.
modello, si esercita l’agraria e la pastorizia; v’hanno L’aria dovrebbe essere assai salubre, e lo sarebbe se
grandi campi per la seminagione de’ cereali, ampie vi- le acque del suindicato rivo scorressero men lente, se
gne, folti verzieri, e boschi di olivi e di mandorli, v’han- non si sporcassero con le immondezze e contaminas-
no de’ prati artificiali e naturali, e grandi stalle. sero con i cadaveri de’ cani e altre bestie; parimente
I vini si fabbricano con arte migliore che altrove, se i cortili si nettassero da’ letami che vi si cumulano.
riescono di pregio, e sono in grandissima copia. Il suddetto terrazzo ha una costa un po’ ripida al-
Gli olivi danno ottimo olio, perché parimente ma- la parte di levante, dove al suo piede scorre il fiume
nipolato con intelligenza; i mandorleti producono li- Dosa, ed una discesa piuttosto facile verso ponente,
beralmente; i gelsi, che sono numerosissimi, sommi- in fin della quale scorre il rivo di Serri, che dicono
nistrano alimenti a’ bachi, e questa industria che nella Mulargia, confluente del prenominato. Essa fu parte
Sardegna meridionale fu qui cominciata è ora in note- dell’altipiano grandissimo che era esteso sopra que-
vole incremento. sta e le limitrofe regioni, insieme col terrazzo di Ge-
Come nelle cose agrarie così nelle pastorali si ope- sico, di Scalaplano ecc.
ra con ottimo metodo. L’educazione del bestiame e Vari tratti dell’orrolese sono coperti di bosco ghian-
del caseificio è secondo le ragioni della scienza e del- difero, soveri, lecci, quercie, e pare che il nome del
l’esperienza. Le specie, bovina, pecorina, e porcina, paese sia preso dalle quercie (orroli), tra le quali furono
hanno molti capi di razza estera, e la razza indigena piantate le prime abitazioni. Restano ora scoperti gran-
è già molto migliorata. di spazi di quegli utili vegetabili, in seguito degli in-
Presso al palazzo de’ signori, dove solea restare il cendi, che si destarono per caso o per malignità, e per
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1111 Orroli

il troppo arbitrio lasciato ai pastori e agli altri di muti- pertinenza non so per qual diritto, e che gli orrolesi so-
lare gli alberi dei rami o di tagliarli nel ceppo. Siccome stenevano esser del loro comune, perché gli ultimi abi-
in varie situazioni non si può che difficilmente eserci- tanti del distrutto paese di Mulargia essendosi incor-
tare l’agricoltura sarebbe desiderabile che si favorisse di porati nel loro popolo aveano nel medesimo trasmessa
nuovo la vegetazione de’ ghiandiferi, come speriamo la proprietà delle terre abbandonate.
che si farà, se le ordinazioni del governo nel governo Al suono di questa invasione ostile il cav. Agostino
delle foreste saranno, come è ragione, eseguite. Demuro e Salvatore Angelo Aresu gridarono all’ar-
Il lentisco è sparso da per tutto e porge molto me, e quando ebbero raccolto un centinajo d’uomini
frutto per olio e per alimento agli uccelli, special- corsero con stupenda intrepidità contro un nemico
mente ai tordi. I licheni buoni per la tintura copro- tante volte maggiore, e con furore si lanciarono al-
no in molti luoghi le rupi. l’assalto. Questo fu così impetuoso, così sanguinoso,
Le fonti non sono né in gran numero, né molto che i mandaresi non poterono tener fermo, e la-
abbondanti, e scorrono tutte verso il fondo delle due sciando sul campo molti feriti ed estinti voltaron le
valli accennate nel letto del Dosa e del Mulargia; ma spalle e si salvarono con rapidissima fuga, offesi nella
poche vi giungono riunite in rivoletti. Alcune sor- medesima da’ persecutori, che fecero gran preda di
genti hanno la riputazione di esser salutari. armi e cavalli, e di gran quantità di bestiame, trovato
Nel fiume Dosa i pescatori del paese trovano gran nel prato e ne’ salti de’ nemici.
copia di anguille, trote, muggini e saboghe. Nelle poche professioni che si possono indicare gli
Nelle stagioni piovose e quando sciolgonsi le nevi, uomini sono distribuiti in agricoltori 230 senza com-
gli orrolesi, se voglion passare sulle terre alla sinistra putare i garzoni, i quali sono poco men che 200; pa-
del Dosa devon tragittare sulla barca; negli altri tem- stori 70 e garzoni 50, 10 applicati al negozio, e 25 le
pi si guada a cavallo e anche a piedi. persone che hanno altri uffici, tra le quali si com-
Il selvaggiume abbonda ed i cacciatori non fatica- prendono 6 preti della parrocchia, 4 notai.
no indarno insidiando a’ cervi, daini e cinghiali. Le Sono in Orroli famiglie nobili, come là si dicono,
volpi sono frequentissime per grave danno de’ peco- 11, e proprietarie 320.
rai e caprai, e lo sono pure le lepri. I grandi uccelli di Agricoltura. Molte regioni dell’orrolese sono di
rapina vedonsi qua e là volare; le specie gentili, prin- una gran fecondità e la semenza produce assai se i
cipalmente le pernici, trovansi a ogni passo; i tordi tempi favoriscano con pioggie opportune.
nell’inverno sono a immensi sciami e cadono in gran I numeri delle diverse semenze sono approssima-
numero nelle reti. tivamente i seguenti: starelli di grano 2200, d’orzo
La mineralogia di questo territorio non è ancora 800, di fave e legumi 500.
ben conosciuta; possiam però dire che non vi man- In condizioni favorevoli può aversi la comune di
cano utili minerali. Il P. Aleo notava che nel territo- 20, in mediocre contrarietà di stagioni il 10 per il
rio di Mulargia contiguo all’orrolese vedeansi degli frumento, ed è lecito stimare la produzione dell’orzo
indizi di piombo e trovavasi del vitriolo fino. nelle due supposizioni a 24 e a 12, quella delle fave a
Tra le roccie diverse si può indicare la calcarea, 20 e a 10, quella degli altri legumi a 12 e a 6.
della quale profittasi per la calce. Si trovan varie terre Il lino dà pure largo prodotto in buona fibra.
ed argille, ma l’industria restringesi alle sole tegole. L’orticoltura non è molto estesa perché non si han-
Popolazione. Si computa sieno in questa terra 1704 no acque sufficienti. I frutti son però di ottimo gusto.
anime distinte in maggiori di anni 20, maschi 484, La coltivazione de’ pomi di terra finora poco cu-
femmine 500; minori, maschi 380, femmine 390, di- rata si estenderà essendo le terre atte ad un articolo
vise in famiglie 425. che può dare non poche parti alla sussistenza della
Il movimento si può segnare nelle seguenti me- povera gente.
die, nascite 55, morti 35, matrimoni 12. Le viti piantate in buone esposizioni, che non man-
Le malattie più frequenti sono le infiammazioni e cano, sono molto fertili, e i maturi grappoli possono
molti muojono di dolor laterale. dare un mosto, che ben manipolato può riuscire in un
Per i bisogni sanitari si ha un chirurgo con due vino ottimo.
flebotomi. Oltre il vino comune, che è buono, si fanno varie
Gli orrolesi sono gente laboriosa e tranquilla, se non sorte di vini gentili da uve particolari o sole o me-
sia fomentato in alcun modo il disordine, e facciasi la scolate ad altre varietà. Dove si opera con intelligen-
giustizia. Robusti di corpo, lo sono parimenti di ani- za essi sono di molta forza e assai piacevoli.
mo, e quando in altri tempi ebbero litigio con gli uo- I fruttiferi sono di molte specie e varietà, e com-
mini de’ vicini paesi per violati confini o per altra in- plessivamente non meno di 10 mila individui. La
giuria, si sono mostrati terribili; e han fatto in modo coltura degli olivi si vorrebbe più estesa, quella de’
che i più audaci non volessero tentar più con essi me- gelsi intrapresa.
glio la violenza che le vie civili. I mandaresi sentirono Pastorizia. Nell’ampio territorio degli orrolesi sono
per gran tratto di tempo il dolore della grave percossa molte regioni di pascolo, e che il producono copiosa-
che avean ricevuta dagli orrolesi nell’anno 1726, quan- mente per le varie specie che si educano. Potrebbonsi
do in numero di novecento, gente del proprio paese e nel medesimo formare de’ prati in vari siti; ma gli uo-
altri aderenti, mossero armati per cacciare gli orrolesi mini, cui la benigna natura del suolo ha reso poco in-
dal salto di Cea-Mulargia, che essi pretendevano loro dustriosi, non si voglion prender alcuna sollecitudine.
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Ortacesus 1112

Non mancherà la provvidenza, dicono essi, e per orientale, dal maestro e da ponente per le colline di Se-
questa fiducia non adoprano né il senno, né le mani. gariu e di Serrenti. Per tanto il calore è assai intenso
I numeri de’ capi del bestiame manso e rude sono nell’estate, e regna quasi sempre a certe ore una forte
comunemente come segue: umidità, e soventi il paese resta involto nella nebbia.
Buoi per l’agricoltura 400, vacche mannalite 100, È questa la regione che sia più insalubre nella Trecenta.
cavalli e cavalle 140, majali 200, giumenti 420. Vac- Il territorio di Ortacesus non è maggiore assai di
che rudi 1600, capre 3000, porci 1500, pecore 2500. miglia quattro, tutto nel piano, sul quale spuntano
Il cacio si manipola con poca arte, e però non è di alcune rupi presso il paese, coperte in cima di fichi
tutta quella bontà che potrebbe essere per la bontà d’India, e in sul confine con Guasila, nella regione
de’ pascoli. appellata Siocco, una collina coronata d’un nuraghe,
La cultura delle api è praticata da pochi, e il nu- domu de Orcu.
mero dei bugni non sorpassa i 600. Dopo notato quel rivolo, noteremo due fonti, una
Commercio. Dista questo paese dalla strada della che dicesi Funtana-bangiu (la fonte del bagno), d’in-
Ogliastra miglia 51/2 a vol d’uccello, e se a spese co- torno alla quale sono materiali di antica costruzione e
muni con Nurri formassero una strada alla quale per si osservano anche alcune caselle; l’altra Sa mitza Sid-
due rami si unissero i due paesi farebbero un’opera di di, dove per le vestigie che si vedono si suppone sia
sommo vantaggio comune, perché agevolerebbero il stato in altri tempi un paese detto Siddi; un’altra pres-
trasporto del superfluo dei loro frutti alla capitale. so la chiesa di s. Bartolommeo, e una quarta a piè del-
Il prodotto della vendita di quanto soperchia ai la detta collina. Nel paese bevesi dai pozzi, che danno
bisogni della popolazione negli articoli dell’agricol- acque pesanti e salmastre.
tura e della pastorizia non pare eccedente le lire nuo- Egli è solamente ne’ fianchi della medesima che si
ve 60 mila. trovano degli alberi, fra’ quali moltissimi olivastri.
Religione. Gli orrolesi, che contenevansi nella dio- Una parte de’ medesimi è stata ingentilita e apporta
cesi doliense, sono ora compresi nella giurisdizione bei frutti.
dell’arcivescovo di Cagliari. Popolazione. Non sono forse sette anni che erano in
La chiesa maggiore è sotto l’invocazione di s. Vin- Ortacesus anime 491, che si distinguevano in mag-
cenzo martire e governasi da un paroco, che ha il ti- giori di anni 20, maschi 135, femmine 132; minori
tolo di rettore. Egli è assistito da tre o quattro preti 133, femmine 91, e si distribuivano in famiglie 120.
nella cura delle anime. I comuni numeri del movimento erano di nascite
Le chiese minori sono intitolate, una da s. Vin- 12, morti 8, e di matrimoni 2.
cenzo Ferreri, l’altra da s. Nicolò, la terza da s. Cat- Le malattie ordinarie sono infiammazioni di vario
terina, in distanza di due miglia dal paese. genere e febbri intermittenti nell’estate ed autunno.
Quando si festeggia per questi titolari vi è gran Non si ha nel paese che un flebotomo.
concorso di gente da’ prossimi paesi, si tengono pic- Dopo quanto abbiam notato sulla insalubrità di
cole fiere e tra le pubbliche ricreazioni non manca lo questo sito, donde dovrebbonsi sradicare le abitazioni
spettacolo della corsa dei barberi. per traspiantarle sotto un cielo migliore, se un viaggia-
Antichità. Sono in questo territorio frequentissi- tore passi sul luogo non potrà non partire meraviglia-
me le costruzioni noraciche, e se ne possono nume- to vedendo che generalmente in aria così malsana
rare ancora trentatré. I paesani le sogliono chiamare godesi di buona salute, osservando uomini robusti e
domus de orcus, case di giganti, non ostante che dal- aspetti di forte sanità al contrario di ciò che avviene
l’ingresso possano arguire che non ci poteano pene- in altre regioni, di Francia e di Italia, dove le fisiono-
trare se non uomini della statura ordinaria. Tra questi mie intristite e le membra floscie e languide accusa-
nuraghi ve ne sono alcuni che hanno meno patito, e no il vizio del cielo.
meriterebbero di esser ben considerati. Vorrei che questo che ho detto del trapiantamen-
Nel territorio di Mulargia vedonsi vestigia dell’an- to delle abitazioni da luoghi così tristi in siti migliori
tica popolazione di questo nome, e se ne trovano fosse considerato, e si stabilisse il modo come effet-
pure in altri siti. tuarlo entro un certo numero di anni.
La proposta può effettuarsi più facilmente che non
ORTACESUS, villaggio della Sardegna nella provin- si crede, massime se il luogo eletto sia non molto di-
cia di Cagliari e nel mandamento di Guasila, com- stante, perché le costruzioni a mattoni crudi (làdiri)
preso già nel dipartimento della Trecenta del giudi- sono poco costose. I benestanti potrebbero i primi
cato di Plumino. stabilirsi nella nuova situazione designata dal gover-
La sua situazione geografica è nella latitudine no, e poi di mano in mano gli sposi potrebbero pre-
40°32'30", e nella longitudine occidentale dal meri- parare presso alle prime le loro case, fabbricando se-
diano di Cagliari 0°2'30". condo un disegno prestabilito. In questo modo senza
Trovasi questo paese nella parte più bassa del bacino gran dispendio e incomodo nello spazio al più di 30
della Trecenta attorniato da una estesa palude e prossi- anni sorgerebbero le nuove popolazioni, e il posto
mo alla sponda sinistra delle acque che discendono che hanno le prime sarebbe occupato dall’agricoltura.
dalle terre di Seùni, nate dalle fonti meridionali del Gli ortacesini son buona gente e laboriosa, e qua-
monte san Mauro, coperto da’ venti boreali per queste si tutti dediti all’arte agraria, eccettuati alcuni pec-
eminenze, da’ levanti per le eminenze della Trecenta chioni, che diconsi letterati o notai.
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1113 Ortacesus

Le donne travagliano ne’ loro telai principalmen- la cappella di s. Lucia v. e m., che in altri tempi fu
te alla tessitura delle tele. chiesa principale, fuori del paese la chiesa di s. Anto-
Alla scuola primaria non concorrono più di sei nio abbate rinchiusa nel ricinto del campo santo, in
fanciulli. distanza di 300 passi ordinari dall’abitato, e quella di
Agricoltura. Le terre umorose di Ortacesus, quan- s. Bartolommeo già rovinante, presso alla quale è la
do le piogge non sono troppo frequenti, spiegano la sunnotata fonte.
loro virtù in una vegetazione stupenda e danno lar- Antichità. Delle medesime abbiam fatto cenno più
ghissimi frutti; in caso contrario le radici si guastano sopra. Forse è vero che là dove vedonsi quegli indizi di
e i seminati riescono infelicemente. abitazioni distrutte erano in altri tempi se non villaggi,
Nella seminagione spargonsi solitamente starelli di almeno corti, cioè grandi poderi di persone principali,
grano 700, d’orzo 120, di fave, ceci e altri legumi 300. ove stanziavano gli schiavi addetti all’agricoltura con le
Se le stagioni procedano favorevolmente alle con- loro famiglie per lavorare a profitto de’ loro padroni.
dizioni di questo suolo non è molto che abbiasi una Negli antichi diplomi è frequentissima la menzione di
comune nel grano del ventuplo, nell’orzo del 18, ne’ siffatte corti, e de’ servi e delle ancelle di tutti i giorni
legumi del 16. (de cada die), o di alcuni giorni nella settimana. In un
Le spezie ortensi prosperano nel terreno acquido- antico diploma di donazione del cantone di Trecenta o
so, che ho notato intorno alle abitazioni, principal- Tregenta fatta dal giudice Trogodorio, giudice di Ca-
mente i melloni, i cocomeri, le zucche ecc., da’ quali gliari, o Plumino, al suo figlio Salusio di Lacon, è
articoli hanno questi coloni un considerevole lucro. menzione di alcuni de’ luoghi nominati, siccome di
La vigna non è in luogo assai favorevole perché i ville allora esistenti, e noi ne trascriveremo un tratto
grossi grappoli delle viti dieno un mosto, da cui si perché si veda la maniera d’infeudazione che usavano i
depuri un vino di molta bontà. sovrani sardi, e abbiano i lettori un altro saggio del vol-
I fruttiferi sono in piccol numero, e gli ortacesini gare che in quei tempi era usato.
non sanno profittare della bontà del terreno per quegli «In nomine P. et F. et SS. Amen. Ego Judigi Trogo-
alberi che amano terreni umidi e regioni calide, spe- dori pro voluntadi de donnu Deu potestandu parti
cialmente i cedri. de Caralis, pro puru amori ki apo a filiu meu Salusiu
I predi sono tutti cinti di fichi d’India, che giova- de Lacon, de gradu et de certa scientia li fatzu dona-
no coi frutti, che a’ poveri son parte di sussistenza tioni limpia (dal lat. limpida, cioè pura) et irrevocabi-
per due mesi, e nuocono per le foglie cadute che si li inter bios (vivi) dess’Incontrada de Tregenta a issu
lasciano imputridire e accrescono la malignità del- et a filios suos et heredis suos et generationi sua, dessa
l’aria, giustamente detestata dai passeggieri. dicta Incontrada de Tregenta et de sas villas popula-
Pastorizia. Pascono nel prato comunale e ne’ po- das et kena (senza) populari, et saltos, terminis, vas-
deri, buoi 126, vacche manse 25, giumenti 100. sallos, hominis et feminas, domus rios (rivi), mitzas
Si hanno quindi per sella e trasporto cavalli e ca- (sorgenti), funtanas, montis et pasturas, sylvas, mo-
valle 40, e si nutrono 50 majali incirca. lentis (asini che macinano) et alteros pegus (capi) de
Il bestiame rude pascola nelle terre di riposo e ne’ bestiamini, et totu sos alteros deretos et pertinentias
salti, e i vari branchi avranno poco più di capi 2100, e et confinos dessa dicta Incontrada de Tregenta cum
dirò vacche 150, cavalle 50, pecore 1500, porci 400. totu sa jurisdictioni alta et baxia, civili et criminali…
Dalle pecore appena si ha il formaggio sufficiente sas quales villas, saltus, terminis, et làcanas (confini)
a’ bisogni del luogo. sunt custos: sa villa de Goy majori, sa villa de Sèlegas,
Di rado i branchi patiscono per poco alimento e sa villa de s. Sadurru, sa villa de Sehuni, sa villa de
per la bevanda, perché la terra umida produce erba Sitxi, sa villa de Simieri, sa villa de Arcu, sa villa de
fresca anche nell’estate, e il rivo, che dicono di Pisci- Senorbì, sa villa de Segollai, sa villa de Arigi Mangeta,
na-calenti, volge nella sua corrente acque limpide. sa villa de Arigi picciu, sa villa de Planomois, sa villa
Pesca. Nel rivo suddetto trovansi anguille ben gras- de s. Basili, sa villa de Frius, sa villa de Donnigalia al-
se e delle trote di ottimo gusto. ba, sa villa de Alluda, sa villa de Villacampu, sa villa
Commercio. Ortacesus distando sole tre miglia dallo de Bacu de Otgo, sa villa de Fugas de Sitci, sa villa de
stradone può in tempo asciutto mandar su quello i Baralba, sa villa de Funtana Sinni, sa villa de Sii, sa
suoi carri con i sacchi del frumento e degli altri cereali, villa de Dey, sa villa de Lery, sa villa de Siocho (già
che sopravanzano alla consumazione delle famiglie, e sunnotata), sa villa de Sebera, sa villa de Surbou, sa
ricevono in prezzo lire nuove 30 mila; ma in tempo villa de Ortachesus, sa villa de Turri, sa villa de Baniu
piovoso i buoi e i cavalli devon consumare le loro forze de Sixi, sa villa de Pau, sa villa de Fraus, sa villa de Sa-
per uscire da’ pantani, donde accade che debban ope- cariu, sa villa de s. Justa dessa Negi, sa villa de Goy-
rare le forze di molti uomini per estrarli. esili (oggi Guasila), et totu sas alteras villas, qui siant
Religione. Questo paese che era, come notammo dintru dess’Incontrada de Tregenta: sa quali Incontra-
di Orroli, nella giurisdizione del vescovo Doliese, da… donamus a filiu nostru Salusiu de Lacon et pro
ora è nella diocesi di Cagliari, e si amministra nelle amori paternali et pro contemplationi dessu matri-
cose spirituali da un prete, che è qualificato rettore moniu, ki issu fagit de voluntadi nostra cum donna
ed ha ausiliari altri due sacerdoti. Adalasia; et custa donationi volemus ki siat irrevoca-
La chiesa parrocchiale è dedicata a s. Pietro Apo- bili, et volemus ki siat pro issu et pro tota sa genera-
stolo. Nelle chiese minori è a notare, dentro il paese tioni sua de legitimu matromoniu ecc.».
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Ortuèri 1114

ORTUÈRI (Hortus-heri), villaggio della Sardegna nel- occuperanno circa un terzo delle terre aperte: non
la provincia e prefettura di Nuoro compreso nel man- sembrano però annosi di molti secoli, forse per di-
damento di Sorgono, che facea parte del distretto del struzione avvenuta in tempi non molto lontani.
Mandrelisai nel giudicato d’Arborea. La mineralogia del paese non è ancora conosciu-
Le sue determinazioni geografiche sono nella lati- ta, e non si ha profitto da altro che da una sorta di
tudine 40°2', e nella longitudine occidentale dal me- argilla, della quale alcuni fanno mattoni e tevoli per
ridiano di Cagliari 0°7'30". i bisogni del paese e per i luoghi circonvicini.
Siede sulla sponda dell’alto margine australe del Popolazione. Componesi di anime 1690 in circa,
suo colle, che ha il dorso piano, donde la vista domi- le quali si devon distinguere in maggiori, maschi
na intorno sopra un orizzonte or più or meno esteso 400, femmine 435, e minori, maschi 400, femmine
secondo la maggior o minor prossimità de’ monti 415, quindi distribuirsi in famiglie 412.
che sono più elevati; da maestrale a sirocco per la Il movimento della medesima può intendersi dal-
montagna di Busachi, che dista, dove meno, miglia le medie seguenti, nascite 52, morti 27, matrimoni
21/2, a levante dalla massa del Gennargentu e monta- 12: non pochi prolungan la vita sin verso i novanta,
gne propinque, restando libero flusso dei venti bo- quelli massimamente che conservano le vesti nazio-
reali ed australi. nali adattate al clima.
La temperatura invernale è rare volte rigida, e però La gioventù è in numero considerevole per bene-
le nevi, che spesso soglion cadere non durano assai. ficio della vaccinazione, essendo già cessato quelle
Le pioggie sono pure frequenti, e parimente le tem- frequenti mortalissime influenze del vajuolo.
peste. La fulminazione è allora spaventevole pe’ tuoni Le malattie più comuni sono le infiammazioni e
per i molti echi sonori che li ripetono. le febbri, quelle dalle rapide variazioni atmosferiche,
L’aria è di innegabile salubrità nel paese, ma cer- queste dal passaggio in luoghi malsani ne’ tempi
tamente men pura nelle prossime valli. estivi e autunnali. Non si ha per gli uffici sanitari,
Il territorio, che avrà un’area di circa 30 miglia qua- che un flebotomo, e questo poco nuoce, perché con-
drate, non è di quella asprezza che potrebbesi supporre fidasi meglio nella natura, che nell’opera sua.
in una regione montuosa, essendo la sua superficie Gli ortuerèsi sono uomini di brio, non pertanto
piuttosto piana con pochi rilievi e solcamenti. quieti. Son rari che non abbiano qualche occupazio-
Le acque sono abbondantissime e di molta finezza, ne, e tra quei rari bisogna indicare i letterati e quei
e alcune fonti notevoli per la copia che ne profondo- che si dicon notari, che suscitano brighe e litigi e tor-
no e per la loro salubrità. Indicherò quella de Campu- mentano le persone non ben vedute co’ colpi vili della
majore, della quale bevono con miglioramento del lo- maldicenza e della calunnia anonima. I maligni gioi-
ro stato i febbricitanti, e l’altra che dicono de sa Furca scono della gioja degli infernali, quando vedon l’effet-
de s’hedera, che sono al settentrione del paese a distan- to che le loro parole operarono in persone poco saggie
za di mezz’ora; quindi quelle di Zuzurumu e de’ Bar- a danno di coloro, cui voglion male.
baracini non lontane dall’abitato più di dieci minuti, Nel vestiario non si fanno notare, né uomini né
delle quali però tutti si servono per gli usi domestici. donne, per alcuna particolarità, vestendo così come
Traversano il territorio alcuni rivi, a ponente quello gli altri del Mandrelisai.
che nasce dalle fonti di Neoneli e scorre nella valle tra Le ricreazioni comuni sono sontuosi conviti, e la
la montagna di Busachi e il terrazzo d’Ortuèri, la cui danza ora al suono delle lionelle, ora all’armonia del-
corrente in alcuni mesi mette in movimento cinque o le voci: nel qual divertimento concorrono co’ giova-
sei ruote di molini; all’altra parte il fiume che ha sua ni nubili anche gli attempati.
origine ne’ territori di Aùstis, Tonàra e Sorgono. I ru- Ne’ funerali continua l’uso dell’attito, e le prefi-
scelli dell’ortuerese si versano nell’uno e nell’altro. che coperte da’ lunghi veli bruni dicono una lunga
Quei due fiumi si riuniscono quasi al mezzodì del pae- serie di strofe in versi settenari per lodare il defunto
se in distanza di circa due miglia e mezzo, dove si in- e nutrire il dolore e la pietà.
contrano le due valli, su cui levasi l’altipiano del paese. Le donne lavorano a filare e tessere il lino e la la-
Ne’ mesi caldi molti ortuerèsi che si dilettano della pe- na per quello che è d’uopo alla famiglia, non per lu-
sca prendono da queste acque molte anguille e trote. cro. Alcune di esse praticano pure i lavori ortensi.
Il selvaggiume nelle due specie de’ daini e cinghiali Alla scuola primaria concorrono circa 15 fanciulli, e
è copioso, e spesso si fanno delle grandi caccie e felici profittano, come altrove per tutto così poco, che sa-
prede. Le volpi sono qui pur numerose a danno de’ ranno ben pochi quelli che entro i venticinque anni,
pastori. che conta questa istituzione possano vantare di aver
Gli uccelli di preda e le altre specie stanziali e pas- imparato a leggere e a scrivere. Le savie ed utilissime
seggiere vi si vedono molto numerose. I cacciatori ordinazioni del governo non hanno avuto tutto l’effet-
predano molte pernici, quaglie ecc., e nel bel tempo to, che era desiderato, ed è deplorabile che le cose ge-
nel primo mattino gli abitanti si svegliano tra una neralmente non sieno provvedute meglio dopo che fu-
melodia soave. rono stabilite tre scuole di metodica. Come rimediare
Grandi tratti del territorio sono rivestiti di bosco, a ciò? Ci vorrebbero uomini intelligenti a formar de’
e vi sono in numero considerevolissimo i ghiandiferi maestri, maestri idonei, e sorveglianza attentissima
delle tre specie con molto vantaggio de’ pastori. Essi perché questi facessero il loro dovere. Dall’altra parte
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1115 Ortuèri

dovrebbesi trovar modo di persuader a’ padri di fami- I pascoli sono nonpertanto ancora assai estesi e
glia di mandare i loro figli. più che sufficienti al numero de’ branchi del bestia-
Le famiglie possidenti non sono meno di 350; le me rude, che si annovera nel presente, e i ghiandiferi
altre, che rimangono 60 incirca, sono nullatenenti, potrebbero bastare all’ingrasso di cinque e più volte
né in predi, né in bestiame; tuttavolta hanno quasi il numero de’ capi porcini che si hanno.
tutte almeno propria l’abitazione. Usasi ancora di introdurre a pascolo nelle vigne e
Professione. Sono applicate all’agricoltura, compresi nei verzieri le bestie domite senza stimar quanto è
i garzoni, persone 420, alla pastorizia 90, a’ mestieri giusto il guasto che vi oprano, principalmente sopra
40, al negozio 15, restando assai pochi inoperosi e gli olivi.
semplici consumatori. Nel bestiame manso si numerano buoi per l’agri-
Agricoltura. Le terre ortueresi, almeno nelle più par- coltura 500, vacche mannalite 80, cavalli e cavalle
ti, sono stimate più idonee alla semenza dell’orzo, che 95, majali 300, giumenti 220.
a quella del frumento, epperò la quantità che della pri- Nel bestiame rude sono capi vaccini 800, caprini
ma dassi ai solchi è superiore a quella della seconda. 1800, pecorini 3500, cavallini 100, porcini 1700.
L’arte agraria era in altri tempi poco pregiata in Occorre a notare gli stessi difetti nel caseificio,
Ortueri così come in tutte le altre contrade pastorali, per i quali il prodotto è men stimato che sarebbe, ed
credendosi la fatica dell’agricoltore meno onorevole è scarso così che farebbe meraviglia in luoghi, dove
dell’ozio del pastore: poi le ragioni dell’interesse han si sa educare il bestiame.
prevaluto contro il barbarico pregiudizio, e la semi- Nell’apicoltura non è maggior cura che sia altro-
nagione è andata sempre crescendo col diveltamento ve, e mancano i bugni dove sarebbero ben collocati,
delle terre che prima davano pascolo a pochi capi di sono mal governati dove si hanno. È stupenda la ne-
bestiame. Questo fa sperare che si progredirà di più gligenza e spesso l’ignoranza.
estendendosi maggiormente l’area della coltivazione Commercio. Dai varii articoli che annualmente met-
e praticandosi metodi migliori. tonsi in vendita forse non si comporrà la somma di li-
I numeri dell’ordinaria seminagione sono starelli re nuove 50 mila.
di grano 500, d’orzo 1200, di fave 50. Nella region centrale, in cui è questo paese, trovasi
La fruttificazione del frumento suol essere al set- distante dalle grandi strade, e le vie che conducono a
tuplo, quella dell’orzo al decuplo, quella delle fave Oristano, che è la città con cui si può commerciare,
anche al 30. sono aspre pel vettureggiamento, e frequentemente
La meliga, le veccie, i fagiuoli, i piselli rendono rotte dai fiumi. Le condizioni, che sono migliorate
spesso il venti e più. I prodotti sono d’una particolar per quelli che si trovano presso alla gran strada, sono
bontà, e però molto pregiati. invariate per gli altri che ne sono distanti; ondeché si
Le specie ortensi vengono prosperamente, e le più desidera che l’opera delle strade prosegua con tutta
comuni sono lattughe, cavoli, ravani, bietole, cardi, attività, e si facciano le diramazioni che sono necessa-
cipolle ecc. rie per agevolare i commerci. I carrettoni sono un
La cultura dei pomi di terra va crescendo, e co- mezzo più celere ed economico, che i cavalli e i carri,
mincia a formare parte del vitto. che tuttora si adoperano pel trasporto nella massima
La qualità del lino che si raccoglie è superiore, ep- parte de’ paesi interni.
però molti fanno questa cultura per venderne il pro- Religione. La parrocchia d’Ortuèri che probabil-
dotto. mente apparteneva alla diocesi di Forotrajano, che
La vigna vi è prospera; i filari sono variati di viti poi fu detta di s. Giusta, restò inclusa in quella di
diverse, e nelle felici esposizioni, dove i grappoli ma- Oristano, dopo il traslocamento della sede arcivesco-
turano bene, si ottiene un vino che vantasi per la vile da Tarra in questa città.
bontà, e che certamente sarebbe migliore, se nella Il sacerdote deputato al ministerio pastorale su
manipolazione fosse maggior intelligenza. questo popolo ha il titolo di rettore ed ha tre co-
In questo, come negli altri paesi della Barbagia, adiutori.
piace l’acquavite, e pertanto tutto quel vino che sti- La chiesa maggiore ha per titolare s. Nicolò vescovo
masi di qualità inferiore, o sopravanza alla consuma- di Bari. Fu fabbricata intorno al 1730 secondo il dise-
zione, è bruciato nei lambicchi. Dell’acquavite una gno d’un certo Maino, e vi è qualche merito d’arte.
gran parte vendesi ai paesi circonvicini. Contiguo alla medesima è un oratorio con cemite-
I fruttiferi di tutte le specie hanno il suolo pro- rio, dove si seppelliscono i cadaveri. La situazione del
prio, e vegetano con gran lusso. La produzione è ab- medesimo è all’estremità del paese, e siccome non si
bondante e assai gradita. Il numero degli individui opera secondo le norme già saggiamente stabilite dal
nelle diverse specie e varietà può ascendere a 15 mila. governo, però l’aria alcune volte sentesi contaminata.
Molti spazi furono già chiusi in vera proprietà per Fuor del paese in distanza d’un quarto d’ora è
pascolarvi il bestiame e per esercitarvi l’agricoltura. una cappella sacra alla B. Vergine nella sua natività.
Pastorizia. In tempi non molto lontani era questa Si festeggia per il titolare della chiesa parrocchiale,
assai più estesa, che sia al presente, per la maggiore una volta nella terza domenica di maggio, l’altra addì
ampiezza de’ pascoli, che gli agricoltori sono andati 6 dicembre, e si tiene fiera per l’una e per l’altra, col-
a poco a poco restringendo. l’intervento di moltissima gente da’ paesi circonvicini.
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Orune 1116

Agli 8 settembre ricorre la festa nella chiesa rura- veccia, nella cui sommità trovasi lo spettatore in cen-
le, dove parimente concorrono de’ mercanti e si cor- tro ad un amplissimo orizzonte, e sogliono riposare i
re il pallio. banditi, siccome in luogo onde sono veduti tutti i
Antichità. Tre soli nuraghi sono indicati entro i li- sentieri, e si hanno molte uscite a salvezza.
miti di questo territorio, uno in Ena-longa, l’altro Il granito è la roccia che trovasi per tutto, la quale
conosciuto particolarmente con l’appellativo di Nu- in siti trovasi perfetta, come è paruta ad alcuni, e po-
raghi, il terzo in Leonai. I medesimi sono in gran trebbe adoperarsi dall’arte a belle opere.
parte distrutti. Le fonti sono moltissime e versano tanta copia di
Osservansi vestigie d’antiche popolazioni e indizi acque che si formano in frequenti ruscelli perenni e
de’ tempi romani ne’ siti nominati Planu de Sii, Tri- vanno in aumento de’ fiumi, uno detto il Badesole,
gacori, Licori, Erriu e sa Perda acuzza. Si rinvenne primo confluente del Tirso, l’altro il Marreri in fon-
tra le altre cose qualche frammento d’iscrizione. do alla valle ed è confluente del Cedrino: i quali se
Le poche memorie risguardanti il Mandrelisai fu- pajono ordinariamente di poca importanza sono pe-
rono già riferite nella storia d’Oristano. rò terribili e dannosi, quando per le pioggie crescon
da’ torrenti; già che allora impediscono minacciosi il
ORUNE, villaggio della Sardegna nella provincia e passaggio e mal contenuti nel piccol e poco profon-
prefettura di Nuoro e nel mandamento di Bitti. do alveo si slargano invadendo i seminati e rovinan-
Secondo quello che notò il Fara nella sua corogra- do i lavori e le speranze degli sfortunati agricoltori.
fia Orune fu compreso nel Goceano del giudicato di I rivi principali che versano nel primo di questi sono
Logudoro e nella diocesi di Castra; ma forse nel prin- quel di Marras, Ortivirde, Canu de Kerbu, e Oliu; nel
cipio non apparteneva né a quel regno, né a quella secondo quel di Monte Kerbosu, Nidecorbu, sa Matta.
diocesi, come sappiamo non essere appartenuti né Sono alcuni piccoli crateri dove si raccolgono le
Bitti né Onanì che sono nella stessa regione. Può es- alluvioni, e in parte paludi, che non sembra essere in
sere che nelle guerre che furono tra’ regoli quello di alcun tempo causa d’infezione all’atmosfera, trovansi
Gallura abbia fatto delle perdite, o dovuto placare il anguille, nuotano varie specie acquatiche, e abitano
vinto con la concessione di qualche castello o regio- piccole testuggini.
ne. Altrove abbiam parlato sullo stesso tenore in ri- I grandi vegetabili sorgono in tutte parti, eccet-
spetto al castello di Montacuto, che certamente era tuate una sola regione, dove il fuoco ne fece distru-
dentro la frontiera della Gallura. Vedi art. Gallura. zione, e vedonsi ora di specie miste, ora una sola
La situazione geografica di questo paese è nella la- predominante, dove un po’ rari, dove folti. I ghian-
titudine 40°24' e nella longitudine orientale dal me- diferi sono assai comuni nelle tre specie. Nel piano e
ridiano di Cagliari 0°15'30". salto, che dicono di s. Efisio, il leccio è la sola specie,
Siede in sull’orlo del grande altipiano bittese, qua- e molti individui, quelli che il caso salvò dalle scure
si direi nel primo grado della costa e discesa in sulla de’ pastori, sono in tutta integrità e sviluppo e di
valle di Marreri, esposto a’ venti de’ due quadranti notevole grandezza, e in alcuni tratti hanno nella ra-
meridionali dell’orizzonte, e mal difeso dagli altri, la mificazione forme così belle che paja esservisi adope-
cui corrente non passa molto alta su’ tetti. Più volte rata l’arte, come in un giardino.
all’anno si fanno sentire in tal violenze che prostran Selvaggiume. In questi salti volano tutti i maggiori
gli uomini e svellon gli alberi. uccelli, le aquile, gli avoltoi, i falchi e gli altri volato-
Nell’inverno, così come nel resto della contrada ri di rapina; sono numerosissimi i colombi, le perni-
bittese, la temperatura talvolta è immite secondo il ci e tante altre specie gentili.
vento che spira, e la terra si copre di nevazzo. I cacciatori prendono cervi, daini, cinghiali, volpi,
Nell’elevazione in cui si trova l’abitato che in- lepri, ricci (erìtos) e martore. Soventi si formano gros-
gombrasi soventi di nebbia questa non sorge dalla se compagnie, ed è la caccia una delle migliori ricrea-
prossima valle, ma è di nuvole basse che passano e si zioni per i benestanti.
arrestano; quindi è innocente. Si fanno più spesso le caccie mute; si attende la
Le tempeste di grandine e di fulmini sono piutto- fiera dove per le sue traccie si sa che essa passa per
sto rare. andar a pastura o a bevere, e quando essa viene sotto
L’aria sarebbe purissima se nel paese, che è in suo- il colpo si opera.
lo secco non fossero de’ letamai. Popolazione. Componesi di anime 1805, distinte in
L’abitato occupa un’area considerevole ed è traver- maggiori di anni 20, maschi 550, femmine 560, e
sato da una strada principale, che, come quella della minori, maschi 345, fem. 340, divise in famiglie 440.
capitale, nel quartiere del castello, per l’uso di nomi- In numero medio nascono all’anno 60, muojono
nar le cose con le contrarie indicazioni, dicesi diritta 35, si contraggono 12 matrimoni.
perché non diritta. L’ordinario tratto della vita è al sessantesimo.
Territorio. È di grande estensione, parte sull’alti- Le malattie più frequenti sono le infiammazioni
piano e parte sulle pendici del medesimo. di vario genere. Il passaggio dal caldo al freddo è
Notansi alcune eminenze prossime al paese, delle spesso micidiale e i più muojono di dolor laterale.
quali una in forma di colle, e sono appellate di s. Gli orunesi vestono come i bittesi. Nel cappotto
Andrea, di Monte marche, e Su Nodu de sa mandra usasi l’azzurro per le rivolte, o i soppanni, lo stesso
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1117 Orune

colore vuolsi nel rovescio del giubbetto di scarlatto, il Di stabilimenti benefici non si può notare alcuno,
rosso per orlo nelle brache e negli usatti. Al cappotto come in tutti gli altri paesi della Sardegna con rarissi-
o cappottino aggiungono il gabbano, che è talare, me eccezioni. Si aveano idee molto strane sull’impie-
con la cocolla, e le pelliccie d’agnelli, e con maniche go che si potesse fare de’ beni per merito dell’anima
in forma di casacca nella stagione invernale per i pa- propria; molte lascite furono fatte, le quali per le pessi-
stori, i quali come le bestie da essi governate passano me amministrazioni in gran parte venner meno senza
le più crude nottate di pioggia, di vento freddo, di alcun vantaggio della chiesa, de’ comuni e de’ poveri.
ghiaccio, e di neve, nel salto, dove non si possono ri- Ma la provvidenza del governo che ordinatamente ha
coverare che sotto gli alberi, o in una capanna forma- operato sopra l’immenso antico disordine delle cose
ta di rami. Tutti i menti sono barbuti, tutte le teste sarde si è già volta anche su questa parte.
zazzerute, tutte le persone con le cartucciere sopra il La istruzione primaria si fa, ma, come per tutt’al-
cinto di cuojo, e i pastori spesso armati di scure, ar- trove, a uno scarsissimo numero di fanciulli. Se i pa-
ma di cui giustificano l’uso. Le persone distinte ve- dri saranno persuasi a mandare i loro figli alla scuola,
stono come nella città, ma spesso uniscono alcune se i maestri non facciano il debito non può sperarsi
parti delle due mode. Il cojetto è usato da pochi. alcun vantaggio da questo utile stabilimento. Qual è
Le donne usano la benda, come esse dicono, o il il frutto che si può indicare ottenuto dopo 24 anni
velo di lino gentile, il giubbetto (su corittu) tutto fo- da che è aperta la scuola? quanti sono nel paese che
derato a velluto rosso o azzurro con vari ricami, con sanno leggere e scrivere? Dagli otto corsi già compiti
maniche fesse in avanti, che vestesi sopra un busto si sarebbero dovuti avere per lo meno 210 giovani
(s’imbustu) il quale in avanti gonfiasi in somiglianza già istruiti, e tuttavolta nel paese, compresi tutti,
d’un petto di gallo con la testa senza collo, sotto il non vi sono 50 persone che sappian quello di che il
quale portasi un corpetto di panno giallo, guarnito a governo li volle istruiti. Incontro a questo fatto, che
velluto o nastro rosso o in broccato. Le gonnelle so- si verifica quasi per tutto, si vede che gli elogi che si
no di panno rosso, grigio o nero, e nel lembo hanno fanno sono menzogne.
una fascia di altra roba, larga più d’una spanna con Agricoltura. Nell’orunese le più parti del territorio
tre giri di nastri a diverso colore sopra e sotto quella sono atte meglio alla pastorizia, che alla agricoltura;
zona. Negli ornamenti d’oro e argento non c’è quel tuttavolta convien dire che la superficie complessiva,
lusso che vedesi nelle donne campidanesi. che è e può essere coltivata, è di tanta estensione, che
Nelle felici contingenze vedesi esultazione e alle- potrebbe benissimo produrre alla sufficienza di cinque
grezza di conviti, danze e canti; nelle funeste una o sei volte tanto dell’attuale popolazione. L’agraria ha
profonda tristezza, silenzio, ritiro, solitudine, princi- già guadagnato qualche cosa sopra i pascoli liberi, e
palmente nelle donne. sperasi che guadagnerà ogni giorno più se quell’asso-
I defunti seguono a onorarsi con le nenie funebri, ciazione formata dal paroco del paese e della quale
né si possono persuadere che sia cosa empia piangere abbiam reso ragione nell’articolo Nuoro provincia
sopra i cari che si perdono, e ricordar piangendo e can- proceda nelle norme stabilite e non venga a raffred-
tando mestamente i pregi estinti, le speranze mancate, darsi lo zelo dell’istitutore, e a mancare la coopera-
come si persuadono che sono veramente cosa illecita zione de’ soci. Vedi artic. citato.
tante pratiche superstiziose che si lasciano sussistere, La quantità solita seminarsi fin qui può rappre-
e si fomentano per mala cupidigia. Era però irreli- sentarsi ne’ seguenti numeri, starelli di grano 150,
gioso e indecente che l’attito si facesse, come in altri orzo 250, fave 10, legumi 20.
tempi si facea nella chiesa, sopra la tomba del defun- La fruttificazione del grano notasi comunemente
to, quando le vedove, le madri o le sorelle andavano al settuplo, quella dell’orzo al decuplo. Mangiasi da-
ne’ dì festivi alla messa dell’aurora standovi scarmi- gli orunesi, che sono agiati, del pane di frumento,
gliate e piangenti. dagli altri e da’ servi insieme delle case principali pa-
Sul carattere morale degli orunesi si è notato quello ne d’orzo, e pare che non sempre la messe dia l’inte-
che era a notare nell’articolo Nuoro provincia. ra provvista, nominatamente dell’orzo perché questo
I corpi sono ben fatti e robusti, però pazienti del- serve anche per alimento a’ cavalli. La coltura delle
la fatica, quando v’è volontà di faticare, e duri ai ri- patate è stato un ottimo soccorso e supplemento,
gori delle stagioni. perché non pochi le mangiano impastate nella fari-
Nelle donne è ragguardevole la beltà delle forme, na, e i poveri arrostite.
il vigore e l’operosità. La coltura del lino forse è pure minore assai del
Professioni. De’ sunnotati uomini sono applicati bisogno delle famiglie.
all’arte agraria 200, comprendendo i giovani, alla Alle specie ortensi è destinata un’area ristretta anzi
pastorizia 400, alle varie arti necessarie 50, al nego- che no: si coltivano più comunemente cavoli di va-
zio 15 ecc. rie sorte, zucche, pomidoro, lattughe ecc.
Le donne lavorano con grande studio sulla lana Le viti hanno in questo territorio de’ luoghi otti-
pezze di panno per il vestiario, che esse poi tingono mi per la esposizione, principalmente nella parte
ne’ colori soliti, bisaccie e sacchi, che si vendono e meridionale del territorio nella vasta pendice dell’al-
trasportano alle fiere di tutte le parti dell’isola; e so- tipiano; tuttavolta sono neglette, piantate spesso in
no in opera non meno di 300 telai di antica forma. siti poco convenienti, malcurate, e così poche che
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Orune 1118

tutto complessivamente il vigneto appena produrrà educati. Cento vacche dan meno al pastore sardo,
cento cinquanta cariche di vino, che sarebbero baste- che dieci al subalpino.
voli a tre o quattro mesi, se tutto il mosto si bevesse e Le pelli e i cuoi si conciavano nello stesso luogo
non se ne bruciasse il terzo ad acquavite. Vedesi da da due conciatori tempiesi.
questo quanto gli orunesi devono ogni anno sborsare Apicoltura. Anche su questo sono negligenti gli
agli olianesi, dorgalesi, e ogliastrini per aver al biso- orunesi, e da’ bugni che hanno alcuni possono appe-
gno di tutto l’anno. Questi paesani sono bevitori più na farsi la provvista del miele. Nella parte meridio-
che altri del pianoro, e per questo il numero delle ta- nale e intorno allo stesso paese la situazione sarebbe
verne aperte è superiore a quello che è in Bitti; ama- ottima perché ivi l’aria quasi sempre temperatamen-
no parimente i liquori, non pertanto accade di rado, te incalorata.
che vedesi un ubbriaco. Commercio. Gli articoli, da’ quali si lucra sono i
Gli alberi fruttiferi di poche specie sono pure in prodotti pastorali, capi vivi, formaggi, pelli, e lane,
piccol numero, e forse non ne dimentico un centi- quindi le manifatture delle donne. La somma delle
najo se li numero a soli 1500. vendite forse non sorpassa gli 80 mila franchi, la quale
Essendo predominante in questo paese la popola- poi devesi forse quasi intera rendere nella compra di
zione pastorale è però, come potea supporsi, assai ri- tante cose di cui abbisognano, e della più parte delle
stretta la superficie che dopo la legge delle chiudende quali potrebbero gli orunesi fornirsi con la propria in-
si è ridotta in vera proprietà cingendola con muriccie dustria se fossero industriosi.
o con siepi. In totale forse non sono chiuse che due Le vie agli altri paesi sono aspre e difficili, rare
miglia quadrate, comprendendo in questo totale le vi- quelle, in cui possa procedere il carro.
gne e i piccoli chiusi. Le tanche non saranno in nume- Religione. La parrocchia di Orune è nella diocesi
ro più di venti, e tra esse sono poche quelle che abbia- di Galtellì, o Nuoro, ed è amministrata da un sacer-
no un’area considerevole. Nelle più sono chiusi molti dote che ha il titolo di vicario foraneo ed è assistito
alberi ghiandiferi, e pare che tutte sieno esclusivamen- nella cura delle anime da altri tre preti.
te per la pastura del bestiame manso, e in nessuna La chiesa maggiore è dedicata alla SS. Vergine
parte adoperate per la coltura. nella commemorazione della sua natività, ed è però
Pastorizia. I numeri de’ capi che si educano non pa- comunemente appellata di s. Maria.
re che sieno ordinariamente superiori agli infrascritti. Per le obblazioni di molte persone pie la sua sacristia
Bestiame manso: buoi per l’agricoltura e per vet- è ricca più che altre della stessa provincia, avendo mol-
turamento 100, vacche mannalite allo stesso uso 60, to bestiame grosso e minuto di sua proprietà, pastori di
cavalli 150, giumenti 400 per la macinazione e an- vacche 25, di pecore 2, di porci altrettanti; inoltre mol-
che per trasporto di legne piccole, majali 250. te terre di cultura e di pastura, dove si fa seminagione e
Bestiame rude: vacche 3500, capre 6000, pecore si introducono i branchi propri della chiesa e gli altrui
20000, porci 2500, cavalle 100. per un fitto convenuto. L’amministrazione può suppor-
Sebbene i salti sieno vasti, e molto producano di si buona se i capitali fruttifichino bene.
pascolo, se non manchino per molti mesi le pioggie Le chiese minori sono in numero di nove, e de-
come accade non di rado, non di meno gli orunesi nominate da s. Michele, s. Luca, la B. Vergine degli
devon affittare il salto che dicono di Dulusorre, antico Abbandonati, la s. Croce, s. Bernardo, la Vergine di
paese distrutto, che trovavasi all’oriente, e dividesi tra Buonaria, s. Sebastiano, s. Andrea Apostolo, che tie-
il bestiame di Orune, Lula, Orosei, Galtellì e Dorgali. nesi patrono del paese, e la Vergine dell’Altura, alla
Ivi le pecore si possono nutrire nell’inverno essendovi quale nel 1832 fu eretto un tempietto per causa d’un
riparate da’ venti freddi, e il suolo quasi sempre sco- miracolo, divolgato non so da chi, fatto dalla N. D.
perto dalle nevi. che invocata con questo titolo nuovo fece rivivere
Come in altri paesi pastorali così in questo hanno- un morto.
si poche cognizioni veterinarie, e sulla igiene del be- Abbiam già notato altrove come certe persone abu-
stiame: quindi si abbandonano i branchi alla provvi- sando della credulità de’ popoli (e soventi sono quei
denza senza saperli rimuovere da ciò che loro nuoca, certi romiti che con qualche imagine di santo vanno
e senza saper che fare per risanarli ammalati, e preve- girando per i paesi lemosinando, o chiedendo offerte)
nire i morbi. spaccino de’ miracoli strepitosi, volgano l’attenzione
I formaggi sono molto stimati. Nel caseificio rari delle donne pie verso il novello intercessore, e attirino
sgrassano il latte se non sia il vaccino quando formasi le persone devote con la promessa di grazia certissima,
in pere. Ma quelle pere restano ancora ben grasse se la domandino nella propria chiesa o cappella del
contentandosi il pastore di estrarre una piccola quan- santo, e gli altri con lo spettacolo della corsa, e con la
tità di manteca. ricreazione delle danze. Quando ottengasi questo allo-
Lo smercio di formaggio si fa nel porto d’Orosei, ra gli empi speculatori, questi malvagi fautori delle su-
e sarebbe maggiore la sua quantità se non si consu- perstizioni, sono sicuri di un cospicuo reddito per le
masse giornalmente circa la metà del latte per il vitto. molte obblazioni, che fanno le persone che han biso-
Sono a migliaja le mammelle produttive, ma la copia gno di celeste ajuto, e per quelle che si presentano per
è così ristretta che sarebbe maraviglia a chi sa il pro- voto da coloro che sono persuasi di aver ricevuta una
dotto degli stessi animali in luoghi dove sono meglio grazia miracolosa per mani del santo; e perché questo
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lucro continui e cresca si pubblicano dagli interessati una terza nel piano di Nunnale, forse così nominata,
le maraviglie più stupende, e dicono apertamente con dove restano ancora certissimi indizi nelle fonda-
grossolane bestemmie, che gli altri santi non si inte- menta, nelle pietre riquadrate e ne’ rottami di vario
ressano più per i loro veneratori, e che la stessa SS. genere. La chiesetta dell’apostolo s. Andrea apparte-
Vergine esaudisce più facilmente invocata con un tito- neva a quella comunità, e vuolsi sia stato uno de’
lo, che con un altro. Le cose restano in questo stato primi luoghi, che quando in queste regioni fu intro-
finché altri specolatori non pubblichino miracoli mag- dotta la credenza cristiana, si consacrarono al culto,
giori, e con nuovi allettamenti torcano il concorso alle dove a un conoscitore delle antichità appariscono
nuove cappelle. Essi ottengono spesso d’ingannar i su- veramente alcune indicazioni di tempi romani, e
periori facendo vedere che è da movimento sponta- mostrasi siffatta forma, che accenna alla semplicità
neo de’ popoli, non da loro arti, le quali non restano de’ primi fedeli, che adoravano in spirito, e facevano
nascoste agli intelligenti che vanno su’ luoghi, osserva- forse nascostamente i riti.
no le loro maniere, e vedono tutto.
Le principali feste sono per la Vergine degli abban- OSCHIRI, altrimenti Oskeri, villaggio della Sarde-
donati, s. Lorenzo, s. Margherita, la Vergine Consola- gna nella provincia di Ozieri e capoluogo di manda-
trice, la Vergine d’Itria, s. Efisio, la Vergine dell’Altu- mento nella prefettura di Sassari. Fu già compreso
ra, e s. Costantino, regolo di Logudoro. Per queste, nel dipartimento di Montacuto del regno di Gallura
come pure per la solennità del Corpo del Signore, si come abbiamo già accennato in quell’articolo.
corre il palio e sono proposti tre premi diversi a’ tre La sua situazione geografica è nella latitudine
primi. Accade talvolta, come nella festa della Vergine 40°43'30", e nella longitudine occidentale dal meri-
dell’Altura, che corrano dopo i cavalli grandi anche i diano di Cagliari 0°1'.
polledri, e dopo questi i cavalli da sella. In occasione Siede il paese nel piano della valle Limbara-Lèrrono
della medesima concorrono da’ prossimi paesi molti a distanza di poco più d’un miglio dal fiume dell’Eli-
ospiti, parte per causa di religione, e i più per ricrea- ma ad austro, e di due terzi a ponente, coperto dal set-
zione, per danzare, per udire gli improvvisatori, veder tentrione e prossimi venti dall’alta mole del Limbara,
la gara della corsa e i fuochi artifiziali. che sorge colossale sopra la valle esposto al maestrale,
Il camposanto, siccome erasi ordinato dal gover- al greco ed al libeccio, e poco protetto per i non pros-
no, non fu fatto e i cadaveri sono sepolti nel cemite- simi rilevamenti del terreno dal levante-sirocco.
rio antico che è alla estremità dell’abitato. È stupen- Nella stagione invernale il freddo è piuttosto mi-
da la forza d’inerzia per cui si resiste a uscire dalle te, nell’estiva assai forte il calore quando stagna l’aria
antiche consuetudini, e quando si ha a fare una cosa, senza movimento, il che però accade di rado. Il ven-
che sia poco grata, si procrastina mettendo avanti to predominante è il maestrale, che nel tempo che le
mille pretesti finché essa sia dimenticata. messi ingraniscono giova ai contadini e che altre vol-
Ne’ salti sono tre chiese, una dedicata alla Vergine te, quando è troppa la sua celerità, nuoce alle selve,
della Difesa a mezz’ora dal paese, edifizio antichissi- alle quali rompe i grandi rami: il levante ostinasi
mo e a tre navate; l’altra alla Vergine d’Itria, di strut- spesso, e guai se ciò sia nell’indicata condizione dei
tura parimente antica e di pari forma, alla distanza campi, perché allora gli agricoltori vedono diminui-
di venti minuti; la terza a s. Efisio a due navate, e a to il frutto, e se quell’aria tepida venga opaca di neb-
distanza di due ore. bia maligna, l’erbe e i frutti tocchi dalla medesima
Antichità. Nell’orunese sono conosciuti undici nu- devonsi avere siccome perduti. Se il levante offende i
raghi, e sono il n. di s. Giulia, così denominato da vegetali non è innocente per i corpi umani. La neb-
una cappella prossima ora distrutta; il n. di Nunna- bia assai frequente è densa nell’autunno, ma allora
le; il n. della Vergine d’Itria o del Prato; il n. di s. poco dannifica.
Efisio; il n. di Galile; il nuraghe Curtu; il nuraghe Le pioggie sono frequenti nell’autunno, nell’in-
Ederosu; il n. di Serra de mesu; sos nuraches; il n. di verno e nella primavera; la neve cade non di rado e
Istiti; il n. di Ilaila. I medesimi sono distrutti nelle copre il suolo, ma ne è pronta la dissoluzione. Le
più parti, e quasi tutti a ingresso comodo alla statura tempeste si arrestano quasi sempre sulla cima del
ordinaria e in siti elevati. Alcuni sarebbero degni Limbara, ed ivi si disfanno tra tuoni in grandine o
d’esser ben considerati, e in due o tre, nominatamen- in forte acquazzone.
te in quello di Ilaila, si sono trovate varie anticaglie Territorio. Gli oschiresi hanno un’area territoriale
che forse ora sono perdute. assai vasta, già che si può computare non minore di
Sono in questo territorio visibili ancora le vestigie miglia quadrate 70, della quale tre quarti sono in
di alcune antiche popolazioni; una intorno alla indi- terreno piano, culto e coltivabile, un quarto è piut-
cata chiesa di s. Efisio, dove scavando si scoprono tosto scabro e proprio soltanto alla selva e al pascolo.
molte e solide fondamenta con rottami di tegole di Nella suddetta parte montuosa si comprendono
vasi ecc. La distruzione della quale deve essere acca- alcune regioni della pendice meridionale del Limba-
duta in tempo assai rimoto, perché è mancata ogni ra; quindi verso austro le eminenze che sono appel-
tradizione e il suolo è parte di una annosa selva di late Monte-Jona e Giaquidorjos presso ai territori di
lecci; l’altra era presso la sunnotata distrutta chiesa Alà, Buddusò e Pattada, vale a dire nella catena del
di s. Giulia, e non si sa con qual nome appellata; Lèrrono al suo fianco a maestrale.
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Sono dopo queste molti colli di varia forma nella Un po’ al dissotto del guado di Partidas l’alveo del
regione australe, non meno di sedici, tra’ quali sono fiume si fa più profondo e formasi la piscina Càcari
larghissimi spazi; nella regione a ponente le colline di lunga quasi un quarto di miglio, larga 25 passi, dove
Castra a poco men di due miglia, un’altra alla stessa abbondano anguille, trote, saboghe e pesci di piccola
parte assai prossima al paese, e poi un piccol rialto al- squama, muggini ecc. Siccome gli oschiresi non han-
la sponda dell’abitato; quindi altre minori verso po- no né reti, né barche, però poco è il profitto che trae-
nente-maestro. si dalla pesca.
Nella regione settentrionale, alla pendice del Lim- Questo fiume ne’ calori dell’estate è interrotto nel
bara, apronsi a ogni parte vene perenni d’acque lim- suo corso, e lascia qua e là de’ pantani, onde esala
pide e salubri, che formano diversi rivi; nella regione una nociva infezione.
meridionale sono piuttosto rare e di minor bontà: in Qui non lascierò di indicare alcune altre fonti di
prossimità alle case hansi diverse fontane, da cui miasmi nelle paludette prossime al paese, dalla cor-
molti prendono per una bevanda più salubre. Nel- ruzione delle quali accrescesi il vizio dell’aria. È faci-
l’abitato sono forati molti pozzi, dai quali si attinge le il prosciugarle, colmandole o aprendo uno scolo
per abbeverare le bestie manse e per gli usi domesti- alle alluvioni, e avrebbesi da questa operazione un
ci, e solo da una attignesi acqua potabile con piccoli notevole vantaggio, perché l’aria respirabile sarebbe
vasi di sovero. Il vicario Bua la chiudeva in un picco- meno impura e crescerebbe la superficie agraria.
lo edifizio, perché gli animali non la insozzassero. L’oschirese ha grandi regioni coperte di ghiandiferi,
Questo territorio che a una parte è limitato dal nelle quali predominano i lecci ed i soveri mescolati a
Termo, nelle altre è traversato dai principali suoi in- varie specie. Le due prime danno abbondantissima
fluenti, e sono il fiume Bena, che nasce nella regione pastura a molti armenti di porci, la seconda comincia
orientale di Buddusò a poca distanza dalle prime sor- a dar lucro per la corteccia; le filiree somministrano
genti del Tirso, donde procedendo a ponente nella travi e materiale per varie opere; il frassino è frequen-
valle siroccale del Lerno raccoglie i rivoli delle acque te e porge ai coloni la materia per gli stromenti d’a-
di quella catena e del territorio di Buddusò che incli- gricoltura; l’olivastro trovasi in tutte parti a grandi
nasi in detta valle, quindi a due miglia a levante di dimensioni, ed è di questa specie la pietrificazione
Posada volgesi verso tramontana, passa a 3/4 di mi- mirabile di cui vedonsi gli avanzi in un chiuso pros-
glio a levante del paese, e a mezzogiorno del colle di s. simo al paese, che nelle pietre delle muriccie ha gran
Michele, che sorge a’ piè di Limbara, dopo aver rice- parte dei frantumi del suo tronco e dei rami, e tiene
vuto uno dei rivoli della pendice a maestrale del Ler- ancora in mezzo un po’ rilevato sul suolo il pedale
no si congiunge al rio di Partida proveniente dalle della stessa pianta. Il ginepro vegeta a piè del Limba-
pendici orientali del Limbara e dal rio Elema nato ra tra il lentisco, il corbezzolo, lo spino bianco; il tas-
nell’estrema regione meridionale di Monti, e da molte so è raro, non pertanto molti individui si vedono
fonti del territorio di Alà, accresciuto dagli altri rivoli bene sviluppati.
delle pendici a maestrale del Lerno, che entrano uni- Selvaggiume. Nelle foreste trovansi non rari i cervi
tamente nella sua sponda sinistra, e dai rivoli delle e i cinghiali, e ne’ luoghi più elevati anche i mufloni.
pendici meridionali del Limbara, che entrano dall’al- Nessun daino si vede pascolare in questi salti, invece
tra riuniti in tre diversi rivi, uno il fiume di Berchilla, sono assai moltiplicate le lepri, le volpi e le martore
l’altro quello di Otti, il terzo quello del Montacuto. nelle terre aperte e nei tenimenti, dove han covile
Questi fiumi intersecano più strade e non hanno nelle chiusure.
alcun ponte; ondeché nei tempi piovosi e dopo i Vedonsi uccelli di tutte le solite specie; quei di ra-
temporali i viaggiatori o debbono arrestarsi, o correr pina nidificano nei dirupi e nei boschi principal-
pericolo di annegarsi. E non passa anno che qualche mente nella regione prossima al pattadese; le pernici
temerario non sia vinto dalla corrente, e non renda sono in ogni parte, come le tortorelle e i colombi
dolenti o la sposa o i genitori. volano a grossi stormi. Le fiere e gli uccelli sono ben
Ne’ secoli romani era un ponte sopra il Partida, che soventi perseguitati dai cacciatori.
fu rovinato da tempo immemorabile, e fu riconosciu- Nelle acque del fiume nuotano varie specie acqua-
to, non sono molti anni, dopo una grossa piena per lo tiche, anitre, galline d’acqua ecc., e prendonsi anguil-
sterramento operato dalla corrente, nel luogo del gua- le e trote in quantità.
do, che diceasi Bad-e-ponte (guado del ponte). Esso Popolazione. Si annoverano attualmente in Oschi-
era nella linea di una delle grandi strade centrali, cioè ri anime 2102, distinte in maggiori maschi 710,
di quella che da Cagliari mettea capo in Olbia, se pure femmine 707, e minori maschi 350, femmine 335,
l’altra che andava al porto di Tibula non si congiunge- distribuite in famiglie o case 455.
va con questa nel notato ponte, e continuava con la I numeri del movimento sono per media di nasci-
medesima sino a Nurvara per volgersi da quel punto te 65, morti 35, matrimoni 22.
nel settentrione. Sopra i fondamenti romani forse si ri- L’abitato è di bell’aspetto, le case semplici, ma pu-
leverà fra non molto il ponte, sul quale corra la strada lite, e le più strade selciate.
da Sorres per Moras e Oscheri a Terranova o al porto Gli oschiresi sono ben costituiti di membra, di
degli aranci, dove il governo ha disegnato di porre una belle forme e di molto vigore, uomini accorti e indu-
colonia e aprire un porto alla comodità de’ commerci. striosi, amanti della vita tranquilla e del lavoro, ma
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vivaci, fermi nel sostenere i propri diritti, e impazien- Nella commemorazione dei defunti il principale
ti di ingiuria, e bisogna dire né pur facili a farne. articolo di limosina è il pane, e non si manipola nien-
In altro tempo non era tanto da lodare ne’ medesi- te meno della quantità sunnotata.
mi; ma poiché ebbero la bella sorte di aver paroco un Nell’ultimo giorno dell’anno si fa lo stesso dono
loro compaesano, Giovanni Bua, questi che era di alta di pane in copia eguale.
intelligenza, amante del progresso, di parlar persuasivo Mentre negli altri giorni non si vede alcuno a do-
e di animo generoso, così li educò e dal pulpito, e nelle mandar limosina da porta in porta, in quelli che ho
conversazioni private, che emendò il male che eravi da indicato ne comparisce una gran folla, perché ven-
antico tempo radicato, li svezzò dalle male abitudini, gono tutti i miserabili dai vicini paesi, e tra questi
tolse le false massime, distrusse i pregiudizi e promosse non si vergognano più di mostrarsi quei del paese
alla civiltà un popolo che era più pastore che agricola, che han bisogno di quel soccorso, massime perché la
avanzandolo a tal grado, al quale forse non è giunta al- limosina chiamasi rigalo.
cuna delle novelle città. Verrà in seguito passo passo Non dimenticherò che nel giorno dell’epifania nelle
occasione di rammentar le lodi di questo uomo, e noi case agiate si fa di semola una focacia larga spesso me-
lo faremo per render il debito onore al suo merito sin- tri 0,80, e spessa 0,20, la quale si divide in fette per ri-
golare, e per proporre un esemplare agli altri che nei galo e per limosina; e che nel giorno della solennità del
paesi sono posti maestri di morale e consiglieri. corpo del Signore i pastori portano nel paese tutto il
In conseguenza dello studio degli oschiresi nella latte, e dopo averlo quagliato lo distribuiscono pari-
professione agraria e principalmente nella pastorale, es- mente in rigalo e in limosina.
si ottengono prodotti notevoli, e vivono una vita agia- Professioni. Sono applicate all’agricoltura non me-
ta. In tanto numero di famiglie, che abbiamo indicato, no di 450 persone, alla pastorizia 220 tra pastori e
forse non saran cinquanta quelle che non abbiano un garzoni, alle arti meccaniche di necessità e di como-
poderetto, un branco; e forse i due terzi vivono in cer- do circa 50. Tra’ ferrari sono adesso alcuni che fanno
ta beata agiatezza, come possono vedere quelli che vi pure de’ lavori fini, e lo stesso deve dirsi dei falegna-
passano e ospiziano. E quanto più risalterà ai loro oc- mi; così poiché il prelodato Bua mandò nelle città a
chi la differenza, se quindi passino nella prossima terra impararvi migliori metodi alcuni giovani a sue spese.
di Montis, dove regna ancora l’antica barbarie? Le donne si occupano nella filatura e tessitura, e la-
Nella foggia di vestire gli uomini addetti al lavoro vorano delle coperte da letto che han pregio. Anche su
non si distinguono dagli altri de’ prossimi diparti- quest’oggetto si rivolse l’attenzione del Bua, ed è tutto
menti, e neppur le donne per alcuna particolarità. Esse suo merito se al presente si fa meglio che in addietro.
appajono in pubblico con molta modestia e questa non Amministrazioni. È stabilito in questo paese il tri-
si dimette neppure tra le ricreazioni più ilari. A velarsi bunale di mandamento con giurisdizione sopra di
usano quelle che non hanno gran fortuna una gon- Tula, e in altro tempo anche sopra di Berchilla e
nella, così come fanno le galluresi, le altre vanno am- Monti, che sono più prossime a Oschiri, che a Tem-
mantate di seta. pio, al quale furono aggiunti questi due luoghi.
È da forse 50 anni che mancò il costume delle Vi fa parimente residenza l’esattore de’ contributi
nenie nei funerali. regi e delle dirame comunali di Oschiri e del distret-
Limosine d’uso. Non passeremo sotto silenzio una to. Se in altre parti si odono lamenti contro siffatti
commendevolissima costumanza, che dall’antichità è ufficiali, gli oschiresi più animosi levano più alta la
ancora in tutto il suo vigore, per la generosità di cui voce credendo i medesimi tanto lungi dal rispondere
sono dotati gli animi di questi paesani. alle mire benefiche del Sovrano: che anzi sieno il fla-
Quattro volte nell’anno le famiglie più agiate del gello delle comunità, le quali non possono mai rice-
paese, che non sono meno di cento, largheggiano di vere i diritti che loro appartengono, onde avviene
abbondanti limosine co’ bisognosi del luogo e con gli che molte opere di pubblica utilità non poterono
stranieri che concorrono a partecipare di quella libe- aver principio o si dovettero sospendere. Egli è per
ralità cristiana; e ricorrono nel giovedì e nel sabato di questo che spesso i consigli delle comunità ricorro-
settimana santa, nella commemorazione dei defunti e no, e perché sien vietate le angarie, e frenata l’avari-
nell’ultimo giorno dell’anno. zia che adopera tutte fraudi a spogliare i miserabili.
Nel giovedì santo si panificano per la limosina Le indennità però invano si domandano, perché so-
non meno di starelli quattrocento di grano, e dopo venti costoro, cui si affida il sacro deposito de’ dana-
le sacre funzioni si fa la distribuzione. Le donne fan- ri pubblici, sono persone che non hanno alcun bene
no con molta cura e gran cuore questo lavoro, e go- di fortuna, e mancando di fede cagionano gravissi-
dono se il loro pane vantisi più bianco e saporito. mo danno a coloro che si fanno garanti.
Nel sabato santo la offerta consiste in carni, e per Se negli altri luoghi si adoperasse simile diligenza,
questa si macellano non meno di 260 capi di bestia- come è dovere, il governo vedrebbe meglio fruttificare
me nella proporzione seguente, capi vaccini 100, pe- la sua sollecitudine per il miglioramento delle cose,
corini 100, caprini 40, porcini 20. cui è intento. È troppo vero che mancano gli uomini,
Aggiungi una notevole quantità di formaggio, che o che per una fatalità questi restano a disparte.
offresi ai poveri insieme con la carne. La carne e il La istruzione primaria fu qui finora fatta meglio
formaggio mandasi nelle case, sieno ricche o povere. che in altri luoghi per diligenza dello stesso Bua e di
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chi gli succedette nella parrocchia e sel propose per d’orzo 400, di fave 60, di legumi 50. La semenza del
esemplare. lino, che si sparge, si computa non meno di star. 100.
La cura della sanità pubblica è affidata a un medico La terra è fertilissima in molte regioni, e se le me-
e a due chirurghi serviti da un flebotomo e da un far- teore sieno favorevoli fruttifica in modo che resta ap-
macista. Uno de’ chirurghi deve nel distretto attende- pagato il desio del colono e compensata la sua fatica.
re alla vaccinazione. Dalla parte dei genitori non si La media della moltiplicazione nel frutto è al 10,
oppone alcuna resistenza a questa salutare operazione, nell’orzo è al 14, nelle fave all’8, nei legumi dal 6 al
e nonpertanto essa soventi è negletta, e ragione della 16. Il lino produce circa 10 mila libbre sarde.
negligenza (ragione disonestissima) si è la dilazione L’orticoltura è ampia anzi che no, e la vegetazione
degli stipendi. Questi finalmente si ottengono, e dei generi è felice. I popponi, i citriuoli, i cocomeri,
senza merito, perché si è lasciato di fare il dovere, cardi e cavoli ecc. non vengono altrove meglio, co-
per cui quello si dà. me pure i pomidoro, che si mantengono vivi fuor
In Oschiri dominano nell’inverno i catarri, in esta- della propria stagione, e fruttiferi. Alla grandezza dei
te le gastro-enteritidi, le periodiche perniciose e le dis- frutti è congiunto un gusto assai piacevole.
senterie. Non sono infrequenti le scrofole, la clorosi e I pomi di terra per le persuasioni del Bua e del suo
il gozzo, sebbene non mai di quella enormità che nel- successore si cominciarono a coltivare, e per la cono-
le regioni subalpine rende mostruose molte persone. sciuta utilità ottengono presentemente cure maggiori.
I cadaveri, che qui pure si solevano seppellire nelle Il vigneto è posto in una regione distante dal pae-
tombe scavate a più ordini nel pavimento della chiesa, se non meno di un’ora. La vite era negli altri tempi
ora si inumano nel campo santo, in sito lontano dalla poco curata, e sebbene la sua cultura sia andata poi
popolazione di cinque minuti, intorno alla cappella di sempre crescendo, non pertanto è vero che il prodot-
s. Demetrio. A questa novità resisterono qualche tem- to non è ancora alla sufficenza, perché devesi ogni
po gli oschiresi, a’ quali parea quasi una scomunica, anno spendere per un supplemento e comprare gran
che i loro defunti non fossero più ricevuti nella terra quantità di mosto dai galluresi e dai sassaresi. Si spe-
sacra della chiesa: ma quando poi per la mortalissima ra che a pochi anni non si avrà più bisogno dell’al-
influenza del vajuolo, che nel 1829 si patì, l’aria della trui vendemmia, perché molte vigne novelle pro-
chiesa restò dai molti cadaveri contaminata, il paroco mettono frutto abbondevole.
vinse finalmente ogni contraddizione, e quindi i morti Gli alberi fruttiferi, che sparsi nelle vigne frondeg-
furon sepolti intorno alla detta chiesetta di campagna. giano, sono peri, fichi, albicocchi, peschi, susini e in
Agricoltura. Il piccolo spazio che in altri tempi semi- piccola quantità pomi e mandorli. Egli è evidente che
navasi ora è cresciuto a circa tremila seicento starelli, anche questa parte è stata trascurata, e che per una im-
che contengono le due vidazzoni, e i coloni, che erano perdonabile negligenza si son privati di tanta varietà di
due centinaja incirca sono cresciuti a quel numero che frutti, che sono una parte del vitto in certi tempi. Ma
abbiamo notato. Se fossero parimente migliorati i me- cesserà poi la ragione di questo rimprovero, e si conti-
todi! Ma in questa parte le cose sono poco meno che nuerà nell’incominciato studio d’ingentilire coll’inne-
nell’antico stato, e rimarranno finché non sia nel paese sto i molti olivastri che si hanno dentro i predi.
chi erudito in una scuola esperimentale mostri miglior Tanche. Il comune di Oschiri è stato uno dei pri-
maniera e persuada gli altri del maggior frutto che mi che profittarono della benefica legge sulle chiu-
avranno riformando le antiche maniere, se non gli istro- dende, e si può dire che già tre quarti dell’estensione
menti. Il Bua credette di avvantaggiare l’agricoltura se territoriale sono chiusi da muriccie, e producono co-
avesse potuto sostituire agli aratri sardi i gravi aratri pioso pascolo principalmente per le vacche, mentre
esteri: ma si ingannò in questa parte, ed egli stesso ri- in alcuni tratti rendono lieto il colono del notevole
conobbe il suo inganno, quando vide abbandonati i frutto dei seminati. Qui ricorre un’altra ragion d’o-
nuovi istromenti a malgrado della volontà che era nei nore al più volte nominato Bua, il quale seppe far
coloni di fargli piacere. Egli avrebbe più benemeritato intendere a questo popolo, dove predominavano i
se avesse mandato alcuni giovani in qualche podere pastori, il vantaggio che avrebbero dalle chiusure, e
modello a imparare le cose necessarie, i quali poi redu- tanto insistette, che finalmente li persuase a formare
ci in patria sarebbero stati maestri agli altri in ogni ge- vere proprietà, ed a restringere lo spazio ai branchi
nere di cultura, e nella manifattura de’ vini. erratici. Se in tutte le altre parti quelli che erano nel-
Il monte di soccorso di Oschiri fu in principio la medesima posizione avessero operato con eguale
dotato di starelli mille di frumento e di lire mille. zelo e con i mezzi che hanno secondato i saggi pro-
Non so quali sieno state le vicende di cotesta azien- vedimenti del governo, sarebbe oramai più estesa la
da, le quali posso supporre infelici per le male am- vera proprietà, e non sarebbero accaduti i disordini
ministrazioni; so però che, non sono molti anni, il che sono accaduti nel 1831 e in altro tempo con
fondo granatico era ridotto a star. 818, il nummario grave danno di tanti proprietari, che non avean fatto
a lire 238.9.6: quindi debbo soggiungere, che la cau- ingiuria né al pubblico, né ai privati, e solo avean
sa maggiore della diminuzione era in un notevole usato della facoltà accordata dal legislatore.
imprestito fatto all’annona d’Alghero. Pastorizia. Gli oschiresi se si possono ora annu-
Lavorasi il terreno con buoi domiti 500 e più, e merare ai popoli agricoli hanno ancora merito di es-
solitamente si seminano starelli di frumento 1000, ser computati tra’ popoli che studiano alla pastorizia,
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1123 Oschiri

e si deve dire, che lo fanno con tanta intelligenza, Il profitto che gli oschiresi ricavano dalle vendite
che non si possono mettere secondi ad altri in Sar- può sommare per gli articoli pastorali alla complessi-
degna. Il che però non toglie, che quest’arte non sia va di l. n. 50000, per gli articoli agrari per una me-
molto lontana dal grado, in cui è nell’Italia setten- dia a 25000, per gli altri a 3000.
trionale, e perché i metodi non sono molto lodevoli, Ho notato gli impedimenti che avea il commercio
e perché si manca delle cognizioni necessarie per as- per le strade e per i guadi, e soggiungerò, che i mede-
sicurare la sanità del bestiame, e migliorarne la razza. simi svaniranno a poco a poco. Fra poco darassi prin-
Il territorio è abbondante di pascoli, e sono molti cipio alla strada provinciale, che cominciando da pres-
luoghi, dove si potrebbero formare de’ prati, che pro- so a Toralba, passerà in Oschiri, e correndo sopra le
durrebbero copia di fieno. Chi sa in qual tempo si vor- fondamenta dell’antica via centrale, metterà capo nel
rà profittare di tante acque, che scorrono per questi porto degli aranci, nell’antico seno olbiano, posizione
salti? Il Bua ha ben meritato anche in rispetto della pa- ottima per il commercio, ottimo porto di ancoraggio
storizia, ma non tutto era possibile a lui, e le riforme e di rifugio a’ legni, e luogo salubre per nessun vizio
non si possono far tutte in una volta massime fra’ sar- nell’aria per miasmi, insalubre, se può dirsi, per le va-
di, che sono molto restii a cangiare le antiche pratiche. riazioni atmosferiche che vi sono troppo sentite. Che
La quantità del bestiame che educasi dagli oschi- se molti di quelli che vi furono mandati han succum-
resi, è rappresentata approssimativamente ne’ nume- buto, ciò è stato per la negligenza delle regole igieni-
ri seguenti. che, che vuole la natura del sito troppo ventilato, le
Bestiame manso. Buoi 500, vacche mannalite 100, quali se si faccian conoscere, e sieno osservate, avverrà
cavalli 150, majali 200, giumenti 250. che vi si goda buona sanità in tutti i tempi. Si protegga
Bestiame rude. Vacche 4500, pecore 6000, capre bene il corpo nel tronco con buone vesti, col panno
2500, porci 1500, cavalle 250. sardo o con il cojetto, tanto discreditato dagli sciocchi,
I salti essendo estesi e pingui, e avendosi nelle si tenga nell’interno la lana, si viva con sobrietà, e le
ampie tanche pascoli riservati, il bestiame non pati- malattie non assaliranno gli ospiti, e la morte non ne
sce d’inedia se pur non manchino per molti mesi le diminuirà il numero. Bisogna accomodarsi a’ climi, e
pioggie, e l’autunno sia asciutto. chi nol fa, chiama il suo danno.
Le vacche e le pecore somministrano molto latte, Religione. Gli oschiresi già compresi nell’antica
dal quale si fanno formaggi assai buoni, che sarebbe- diocesi di Castra, ora sono sotto la giurisdizione del
ro ottimi e ricercati all’estero, se fossero manipolati vescovo d’Ozieri.
con miglior arte. La chiesa principale è dedicata alla SS. Vergine Ma-
Gli oschiresi fanno pure gran quantità di butirro, ria nella commemorazione della sua purissima conce-
che mandano in vendita nelle città, e porta gran lu- zione. I sardi, come gli altri popoli posti sotto la do-
cro, e vendono spesso al doppio del prezzo che ha minazione spagnuola, fecero giuramento di sangue
nel Piemonte. Parrà incredibile, ma pur è vero, che nel parlamento di difendere questa grazia divina, e la
la massima parte de’ pastori sardi nol san fare, come credenza dura sempre vivace.
è parimente vero, che delle cento migliaja di vacche, Fu costrutta dal parroco Gavino Maxia secondo
che compongono i numerosi armenti sardi, appena un disegno semplice, e poi adorna della conveniente
la quarta parte si mungono. facciata dal Bua a spese sue, del suo clero, e di alcuni
Apicultura. Potrebbesi nell’oschirese, dove sono tan- particolari. Il suo successore Pietro Diana la forniva
te situazioni felici per la medesima, estenderla tanto, delle cose necessarie.
da farne un ramo di lucro considerevole; ma quante Amministrasi da un parroco, che ha il titolo di
cose si possono fare senza grandi cure e spese in questo rettore, ed è assistito nella cura delle anime da altri
paese, al quale fu tanto benigna la natura, e non si fan- tre preti. Un altro insegna a’ fanciulli nella scuola
no per negligenza e per ignoranza? Il totale de’ bugni primaria.
nel territorio oschirese si può portare a 1500. In altro tempo quando Oschiri dipendeva dal ve-
Commercio. In Oschiri sono alcuni, detti viandan- scovo di Alghero, il parroco percepiva intera la deci-
ti, i quali spacciano gli articoli pastorali, principal- ma; ma dopo ristaurata la diocesi bisarchiense, di cui
mente il formaggio e il butirro in Sassari con gran questa parrocchia fu fatta parte, egli diventato vicario
numero di capi vivi per la beccheria. n’ebbe solamente un quarto, il rimanente essendo
Il superfluo del frumento che si raccoglie, è com- stato attribuito al vescovo, e così ristretto ne’ proventi
prato da’ galluresi del Gemini, o portato in Terrano- doveva ancora dare a’ suoi coadiutori una congrua
va, nel qual porto si vende gran parte del cacio di pensione, soggiacere ad altri carichi, e provvedere ai
primavera. miserabili indigenti. Il Bua, che conosceva l’insuffi-
Il commercio non si fa d’ordinario che nelle belle cienza della rendita, volle, quando fu arcivescovo,
stagioni, ed è quasi nullo nell’inverno, quando per la rappresentare la misera condizione del suo successore,
difficoltà delle strade fangose, e il pericolo de’ guadi, dimostrò la giustizia di assegnarli quanto fosse a suffi-
conviene a’ negozianti restarsene in paese, perdendo cienza per la sua onesta sostentazione, e il governo
le occasioni di utili transazioni. avendo accolta la rappresentanza e fatta proposizione
Gli altri articoli, quelli di manifattura, sono cosa al sommo Pontefice, fu decretato, che il paroco am-
di poca importanza. ministrerebbe a proprio nome la chiesa con l’antico
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Oschiri 1124

titolo di rettore, e dividerebbe la decima col vescovo castresi ridotti a pochi abbandonarono il luogo nati-
della diocesi (1834, 13 maggio). vo, non cominciarono già, ma piuttosto accrebbero
Intorno all’abitato sono le chiese intitolate da s. la popolazione di Oschiri.
Demetrio, s. Pietro, s. Stefano, s. Sebastiano; dentro Credono gli oschiresi che le famiglie, che sono tra
del medesimo l’oratorio di s. Croce; ne’ salti la chie- essi, cognominate de Castra o de Castro, sieno di
sa di s. Leonardo alle falde del Limbara in distanza quelle che si ritirarono le ultime da quel castello.
di circa due ore; s. Georgio nella stessa direzione, ma In distanza di un’ora dal paese, a ponente, nel luo-
lontana solo di un’ora e mezzo, dove credesi fosse un go che dai molti olivastri fu nominato Monte Olia, in
monisterio di Benedettini; la Vergine di Castra nel un’eminenza maggiore d’altre circostanti appariscono
luogo di questo nome, dove era una casa di monaci; le vestigia di un nuraghe, e intorno altre costruzioni
la Vergine di Otti, e s. Michele Arcangelo. noraciche, o ciclopiche, o pelasgiche, come piaccia
La tradizione popolare porta, che nell’estremità nominarle ad altri, e alla falda della collina in sulla
del paese sorgesse nel secolo XII e XIII un convento via reale una gran porta composta nei piè retti e nel-
di monaci sotto la regola di s. Benedetto. Nel sito l’architrave di enormi pietre, e quindi lungo la via
che si indica vedonsi infatti tali vestigia che paiono varii grandi sassi fitti nel suolo.
comprovare quella memoria sino a noi pervenuta. A 300 passi da questo punto verso Oschiri trovasi
Le feste principali sono: 1. per s. Demetrio patro- una fonte cinta di fabbrica, dalla quale si crede che
no della popolazione alli 17 ottobre, nella quale si per un canale si derivasse l’acqua al castello di Castra.
corre il palio dai corsieri di prim’ordine; 2. per la Ver- Da questa fonte a Monte Olia si possono vedere
gine di Castra due volte all’anno; 3. per s. Michele scoperte molte antichissime fondamenta.
Arcangelo addì 8 maggio; 4. per la Vergine di Otti; 5. Nelle tanche prossime a questo monte sono mol-
per s. Leonardo. Il concorso alle medesime è numero- te cavernette di quelle che ho sempre creduto fatte
sissimo, molta l’allegrezza del popolo, l’esultanza dei per depositarvi i cadaveri di persone notevoli.
giovani nelle danze, la gara degli improvvisatori nel Ho già indicate tutte le benemerenze del Bua, e
canto, la gioja de’ conviti. prima di chiuder l’articolo spiegherò quelle altre co-
Antichità. Sono in gran numero le costruzioni no- se, che furono in quest’oschirese degne di lode e i
raciche che si trovano entro il territorio di Oschiri, maggiori meriti, pei quali si distinse in luogo più al-
fra le quali è più cospicua quella che dicono Castel to e in sfera più larga.
Cugadu, perché pare a prima vista un luogo munito Nato nella classe pastorale da famiglia agiata, mostrò
per difesa nella cima di un colle.
uno spirito superiore allo stato, primeggiò fra i coetanei
Non lungi dal paese è osservabile il luogo detto
per ingegno, ottenne un’amplissima dottrina sulle cose
Monte-Cucu, dove si vedono vestigia d’una gran mu-
raglia noracica, che certamente era la cintura di una sacre, e poté ancora comprendere nel suo animo altre
fortezza esistita forse in tempi anteriori alla storia. scienze utili. Fu cosa ammirabile, che egli in quell’iso-
La perdita del cartario di viaggio vieta che possa la, dove i più erano ancora lontani di tre secoli dall’età
dare una adeguata descrizione; mi ricordo però che presente fosse con pochi altri eletti di paro con gli uo-
l’area compresa era sufficiente allo spazio che vuole mini de’ paesi più culti; ed era ammirabile in lui il de-
una popolazione di 1000 e più anime, e vidi a un la- sio che sentiva della miglior sorte della nazione, l’ardo-
to la foce d’una chiavica. re a promuover le cose e a eccitare i neghittosi.
Potrebbe qui essere stata sede di qualche frazione Istituito primo sacerdote col titolo di vicario so-
dei pelasghi che cercarono asilo in quest’isola, e vi pra i suoi compaesani intese a educarlo, istruendolo
edificarono Guruli e altri luoghi. nella morale, inculcando i veri principii, combatten-
Nel luogo detto Otti, dove è la chiesa di questo do i pregiudizi, e declamando contro gl’infingardi.
agnome [sinonimo di soprannome], vedonsi molte Così nel pulpito. Poi quando trovavasi in mezzo a’
vestigie, e si ha dalla tradizione, che ivi sia stato un popolani studiava illuminarli sui veri loro interessi, li
paese così nominato, il resto del cui popolo ritirossi esortava ai miglioramenti, li guidava negli sperimenti,
in Oschiri, e diede a questo paese il suo diritto sopra e per contraddizioni e ostacoli non si stancò giammai.
il proprio territorio. Le sue sollecitudini fruttificarono, ed egli ebbe la con-
Abbiamo indicato nelle chiese silvestri quella di solazione di veder molte cose riformate al meglio.
Castra, che dista da Oschiri circa un’ora; e ora ag- Comeché in luogo lontano dalla sede del gover-
giungeremo che la medesima appartiene a’ monaci no, in una terra che era fuor delle vie maggiori, il
di s. Benedetto, dell’abitazione dei quali vedonsi suo merito non restò ignoto; si ammirò il suo genio,
chiare le vestigia. si fe’ plauso al suo zelo e si desiderò che la sua intel-
A mezzo miglio da questa chiesa vedonsi sopra un ligenza e attività potesse in miglior situazione pro-
poggio molte parti dell’antica muraglia che chiudeva il durre frutti maggiori.
castello di Castra, luogo forte nel tempo dei romani, e Presentato dal Sovrano al Papa per la sede d’Arbo-
sparso di memorie de’ medesimi, monete, corniole ben rea, il vicario d’Oschiri divenuto arcivescovo d’Orista-
incise e altre anticaglie preziose. Di questa città abbiam no e amministratore del vescovado di Nuoro, mostrò
già parlato nel suo luogo, dove potrassi ricorrere. di esser degnissimo del posto, e rispose alle grandi
È tradizione che Oschiri sia stato formato dagli speranze che si erano concepite su lui. Sarebbe opera
avanzi di Castra; ma è più probabile, che quando i lunga a voler dire quanto egli fece per la religione, per
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1125 Osidda

il culto e per preparare alla chiesa sacerdoti pii e illumi- 40°31', e nella longitudine orientale dal meridiano
nati, il seminario d’Oristano compito, quello di Nuo- di Cagliari 0°6'30".
ro fondato, l’istituzione dei missionarii, delle maestre Siede alla estremità dell’altipiano bittese a piccola
pie… Delegato apostolico sopra i regolari compose i distanza dalla sponda sinistra del Tirso in un terreno
turbamenti che eransi destati nella prima delegazio- piuttosto piano, già che sono pochi e non molto no-
ne, rilevò quelli che ingiustamente erano stati di- tevoli i rilevamenti del suolo, ed è cinto da una den-
messi, compresse i temerari, e spiegò una prudenza e sa selva di quercie, mescolate piuttosto raramente da
giustizia che solo i ciechi non seppero vedere. Fu lecci, la quale slargasi a gran raggio in questa e in
biasimato perché avesse chiuso alcuni conventini, quella parte, ma non verso oriente, dove la regione si
dove non era alcuna osservanza regolare, né uomini sgombrò per l’agricoltura. Questa selva stendesi in là
che potessero o sapessero assistere ai parochi o soffrir del territorio e forma il gran ghiandifero che occupa
l’incomodo di far alcune orette di scuola ai piccoli; molte parti del territorio di Benetutti e Nule, e pro-
ma i più lo lodavano di ciò che facea con ragione e ducesi in quello di Pattada sopra una superficie di
per il maggior bene. Il Bua avrebbe voluto che tutti circa 60 miglia quadrate, nella qual limitazione non
si occupassero del bene del prossimo e non sapea è se non una piccola parte del bosco immenso, che
soffrire i pecchioni. con poche interruzioni continuasi intorno.
Nello studio del miglioramento delle cose patrie Il clima è freddo d’inverno ed assai caldo di esta-
egli animò tutti quelli che formavano qualche dise- te. Nella prima stagione suol cadere gran copia di
gno vantaggioso, e li ajutò con tutti i suoi mezzi; egli neve che non lascia soventi discoperto il suolo che
che intendea la saggezza degli ordinamenti del gover- dopo venti o trenta giorni: nell’altra rompono tal-
no per la prosperità del regno li secondò secondo il volta alcuni furiosi temporali, mentre nelle interme-
suo potere; e se si vinsero molte difficoltà, se si tolse- die piove spesso. Nell’autunno comincia a vedersi la
ro tanti ostacoli, se si poterono effettuare molte rifor- nebbia e frequentemente involge ne’ suoi vapori opa-
me, fu merito del Bua, che interveniva e adoperava le chi il paese, la selva e le terre culte. Essa non è dan-
persuasioni e la sua autorità. Io non voglio qui for- nosa che quando le quercie fioriscono.
molare un’approvazione universale, perché contradi- Il territorio degli osiddesi non oltrepassando nella
rei a me stesso che in alcuni luoghi mostrai contraria sua lunghezza le 9 miglia, e nella larghezza le 6, si può
opinione alla sua; ma credo poter dire, che se talvolta computare di un’area di miglia quadrate 50, la quale
ingannossi fu perché considerò le cose da tutti i loro a’ medesimi pare assai ristretta. L’abitazione è ben si-
lati e giudicò con adeguate nozioni. Ma chi non erra? tuata perché quasi nel centro.
I viaggiatori di distinzione che percorrendo l’isola Abbiamo notato poche elevazioni del suolo, ed è
passavano in Oristano restavano tanto ammirati del- questo vero perché esso non si gonfia in eminenza,
l’alta sua intelligenza, delle sue idee superiori, del suo che a due terzi di miglio a libeccio-ostro-libeccio, a
studio per il bene, quanto incantati del suo spirito, maggior distanza ma meno notevolmente all’ostro,
della dignità delle sue semplici maniere e della cordiale quindi a ponente-maestrale in là del fiume, e a le-
e splendida ospitalità. La città di Mariano e di Leonora vante in distanza d’un miglio ma con poco risalto.
pareva allora interessante agli esteri; dopo la sua morte Sono nell’osiddese non meno di 30 fonti e alcune
i passeggeri la guardano dalla vettura e seguono il cor- considerevoli. Quattro di esse sono molto prossime
so, perché non v’ha nella medesima un albergo, dove al paese, e tre delle medesime coperte a fabbrico. La
possano riposare con comodità persone use ai comodi. maggiore scarseggia nella siccità estiva, mentre le al-
La morte vietò che egli potesse compire molti dise- tre continuano a profonder la stessa misura. L’acqua
gni, e fu deplorata in Nuoro ed in Oristano. Il capitolo che danno è fresca, pura e leggerissima qual è quella
arborese, composto di persone rispettabili per molte che scaturisce dalle altre che sono ne’ salti, fra le
parti, che onoravasi di aver un capo di tanto merito, e quali sono notevoli per abbondanza quella che dico-
lo venerava con quel rispetto di cui era degna la sua au- no di Pilàdre, propinqua a termini con Bitti, la fon-
torità, e lo amava con quell’affetto di cui eran degne le tana di Cherunèle presso a’ medesimi termini, ambe
insigni sue qualità, credette aver con lui perduto il suo in distanza di un’ora dal paese, che scorrono dentro
decoro e splendore. Il che io noto in onore degli uomi- questo territorio e vi si perdono, e la fontana dell’Ar-
ni venerabili di quel corpo, nel desio che sia esempio chimissa poco distante dall’abitato e meno dal fiume
agli altri la loro officiosa subordinazione, che fu vera- Sas Ladas, entro il quale si versa nell’inverno.
mente edificante, e la loro consensione unanime, la Scorrono tra i salti osiddesi due fiumi, uno detto
quale provò la loro intelligenza, e lo studio per il bene il Mannuleri, che proviene da’ salti di Buddusò, ed è
della chiesa e per il miglioramento della cosa pubblica. il Tirso; l’altro è l’anzinominato Sas Ladas originario
dalle fonti dei salti di Bitti che si versa nel Mannule-
OSIDDA, o Osilla, villaggio della Sardegna nella ri al greco-tramontana del paese.
provincia di Nuoro, compresa nel mandamento di Su’ medesimi non è alcun ponte, e per varcarli,
Pattada sotto la giurisdizione della prefettura di Sas- quando sono gonfi, è necessario passare sopra una o
sari. Faceva parte del cantone di Montacuto nel re- due travi; le quali se dalla cresciuta piena sieno tra-
gno del Logudoro. sportate bisogna arrestarsi in sulla sponda se non si
La sua situazione geografica è nella latitudine vuole risicar della vita.
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Osidda 1126

Non molto lungi dal paese è una paludetta, che La vigna è assai ristretta, mal curata e poco variata
però suole svanire nell’estate. nelle viti; però la quantità del mosto è minor del bi-
In questi salti si trovano soli cinghiali, volpi, lepri, sogno, e devesi comprarne per supplemento, la qua-
martore e donnole. Accade di rado che si formi qual- lità non è gran fatto buona, e però non si studia ad
che compagnia per la caccia maggiore. Gli uccelli co- accrescerne il prodotto.
muni sono qui pure, e numerose non meno che al- Gli alberi fruttiferi sono in piccol numero nelle
trove le pernici. specie seguenti, fichi, peri, susini, peschi, mandorli,
Popolazione. Gli abitanti di Osidda si computano noci, castagni, melo cotogno, ciriegi, e questi ultimi
capi 428, distinti in maggiori d’anni 20, maschi 145, in menoma quantità. Se fossero questi coloni più di-
femmine 137, minori, maschi 86, femmine 90, in ligenti potrebbero avere maggior numero di specie,
106 famiglie. maggior varietà nelle medesime, aggiungere altre par-
I numeri medi del movimento sono di nascite 15, ti alla loro sussistenza ed ottenerne lucro.
morti 6, matrimoni 2. Tanche. Gran parte dell’osiddese è chiuso a tanche,
Nella foggia del vestire non si distinguono dai destinate principalmente alla pastura. Nelle medesi-
prossimi bittesi, e nel carattere fisico e morale hanno me cresce il fieno maravigliosamente, e si potrebbe
simili note. farne il taglio due o tre volte per il bisogno nella sta-
Nei dì festivi non manca mai la danza nelle ore gione invernale. Per la spensieratezza però dei mede-
solite e nella piazza pubblica all’armonia delle voci. simi accade che il bestiame conculchi il soperchio al
Come in Bitti, così in Osidda alcuni hanno la fa- suo alimento, e poi, se vengano grosse e ostinate ne-
coltà di improvvisare, e nelle feste entrano in gara gli vate, non abbiasi come nutrire i branchi e gli stessi
uni con gli altri più spesso in ottave che negli altri animali di servigio.
metri, ai quali si possono obbligare. Il dialetto è iden- Pastorizia. I salti osiddesi sono molto feraci di pa-
tico al buddusoino. scolo, e questo non scarseggia se non per continuata
La stessa facoltà ammirasi in varie donne, e que- siccità, o per l’ingombro delle nevi.
ste quando sieno vedove e un po’ provette interven- Nel bestiame manso si numerano buoi per l’agri-
gono al duolo, e fanno l’elogio del defunto in picco- coltura e per il trasporto 80, vacche domestiche 10,
le strofe. cavalli 60, giumenti 50, majali 40.
La professione più comune è quella dei pastori, Nel bestiame rude si computano vacche 1600, ca-
nella quale tra principali e garzoni si numerano circa pre 1500, porci 1700, pecore 3500, cavalle 60.
90 persone. All’agricoltura sono applicati uomini 70 Il formaggio è di gran bontà, e sono assai vantate
tra grandi e piccoli, a’ vari mestieri non più di 12. le pere, che dicono di vacca, dalla forma che si dà al
Le donne vengono in ajuto ai coloni e attendono cacio compresso in una vessica. I formaggi bianchi
alla cultura di alcune specie ortensi per l’uopo della salamojati sono per il commercio estero, e si vendo-
famiglia, raccolgono le frutta, e fanno olio dal lenti- no in Orosei per il regno di Napoli.
sco. Le altre, e queste stesse, quando vacano da siffatte La cultura delle api è negletta, e appena si potreb-
occupazioni filano e tessono per il bisogno particolare bero numerare 350 bugni. Si fa anche il miele amaro.
e per averne lucro vendendo i tessuti nelle fiere. Commercio. I principali articoli sono i pastorali,
Alla scuola primaria non concorrono più di 12 capi vivi, lane, pelli, formaggi. Quando la raccolta
fanciulli. abbonda allora se ne vende una notevole quantità.
Le case occupano piccolo spazio, perché mancano Lucrasi alcun poco dai lavori femminili.
di cortili. La pulizia è un po’ negletta. Le strade così interrotte da’ fiumi, come accen-
Agricoltura. La superficie che nell’osiddese si colti- nammo, che soventi non si può proseguirle, sono
va non è maggiore di starelli 940, de’ quali 100 pian- aspre in modo, che in vari tratti non può rotolarvi il
tati di vigne e fruttiferi, o coltivate a specie ortensi, carro tratto da molti gioghi.
840 per l’alternativa della seminagione. Da Osidda si va a Bithi in ore 21/2 per via carreg-
Si seminano ordinariamente starelli di grano 110, giabile; a Buddusò in 2; a Pattada in altrettanto; a
d’orzo 235, di fave, legumi e lino complessivamente 55. Benetutti in 3; a Nule in 2; a Orune in 31/2; a Ozieri
La fruttificazione del frumento è ordinariamente in 4.
al 12, quella dell’orzo raramente maggiore. È un fal- In via diretta si trovano interposte da Osidda a
so pregiudizio che questo territorio sia più atto al- Bithi miglia 81/6; a Orune 101/6; a Buddusò 35/6; a
l’orzo che al frumento, come essi dicono per spiegare Nule 41/6; a Benetutti 44/6; a Ozieri 9 4/6.
la minor seminagione della prima specie; e il prodot- Religione. Osidda è compresa nella diocesi di Bi-
to avrebbe dovuto dissuaderli. sarcio, ed è amministrata nello spirituale da un pre-
L’orzo, che nelle regioni piane è nutrimento dei te, che ha il titolo di rettore, e deve far tutto da sé,
cavalli, nei paesi di montagna serve al pane quotidia- quando il possa, senza nessun coadiutore o supplen-
no, e così anche in Osidda. Anticamente non si se- te. Egli ottiene dalle decime 2300 lire nuove.
minava altro che orzo, e non è forse da settant’anni La chiesa principale è dedicata al martire s. Ange-
che si è introdotta la cultura del frumento. lo, e trovasi fuor del paese ad ostro a 3/12 di miglio;
Le patate cominciano a essere coltivate e a far par- ha cinque altari ed è grandetta relativamente al po-
te dell’alimento. polo.
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1127 Osilo

L’altra chiesa che trovasi all’orlo del paese è sotto dalle valli al paese essendo facile che la persona si scal-
l’invocazione di s. Pietro ed ha due altari. Intorno a di e sudi, è frequente che poi si arresti nella corrente
questa era un piccolo cemiterio, dove si seppellivano del vento freddo e prende un malore spesso mortale.
i defunti; poi quando fu proibito di seppellire den- In nessun altro luogo quanto in questo sarebbe neces-
tro le chiese gli osiddesi deposero i loro morti nella sario di ritenere la moda nazionale, vestire il cojetto e
tomba dentro la chiesa, e quando la tomba fu piena difendere bene la persona con panni fitti.
si scavò il pavimento. Per tanta ventilazione e per la poca riflessione de’
In altri tempi trovavasi a mezz’ora dall’abitato la raggi solari sul paese il calore è temperato nella esta-
chiesa di s. Maria; ora è già caduta. te e il freddo assai sentito nell’inverno. Quando ca-
La festa principale del paese è per il titolare e cade dono nevi nella regione se altrove prontamente si li-
addì 13 maggio. Essa è frequentata da molta gente dei quefanno, qui, sul dorso del monte, persistono più
vicini paesi, e allegrata dalle solite ricreazioni della dan- lungamente, ondeché sovente si raccogliono e con-
za e del canto e dallo spettacolo della corsa. In que- servano per venderle all’estate le nevi ghiacciate co-
st’occasione si celebra una fiera che dura tre giorni. me già si vendeano in Sassari, Ozieri, e Alghero.
Antichità. Delle costruzioni dette nuraghi se ne nu- Le nuvole basse del maestrale, del ponente e del le-
merano solo cinque: il 1° che è il maggiore e meglio vante si arrestano soventi, e si ammucchiano nelle ci-
conservato si nomina Usànis; il 2° parimente grande, me del Tufudesu per disciogliersi poco dopo fragoro-
ma in gran parte distrutto, dicesi Biddè; il 3° di Che- samente con tremenda fulminazione in grandine e
runele presso la notata omonima fonte; il 4° Su For- densa pioggia. Il castello è frequentemente colpito dal
reddu grande come i precedenti e mezzo distrutto; il cielo. La nebbia ingombra non di rado le basse valli
5° Orrolò, che è minor degli altri e in parte disfatto. ed è in qualche stagione di gran danno a’ seminati.
Forse se ne potrebbero nominare degli altri, essendo Le pioggie sono più frequenti che nelle terre d’in-
in vari siti molte rovine di siffatti edifizi. torno, ma questo vantaggio è bilanciato dal guasto
Intorno alla indicata chiesetta di s. Maria fu già una che si patisce per la furia della grandine.
piccola popolazione, un’altra in vicinanza al nuraghe L’aria è scevra de’ miasmi nella parte sublime, ma
Usanis, e una terza a piccola distanza dell’abitato, de- non egualmente nelle valli, dove sono alcuni siti ac-
nominata da s. Paolo; ma forse questa era una frazione quitrinosi, o umidi, ne’ quali acquistasi la febbre da-
di Osidda o un suo vicinato, come dicono i sardi. gli incauti.
Territorio. L’area dell’osilese era in altri tempi divi-
OSILO, cospicua terra della Sardegna, nella provin- sa in molti agri tra diversi popoli che erano annove-
cia di Sassari, capoluogo di mandamento della pre- rati nel dipartimento di Montes, come era nominata
fettura stabilita nella stessa città e già parte della cu- la regione o curatoria dalla forma della sua superficie.
ratoria de Montes del regno di Logudoro. Questi popoli essendo stati consumati da funeste dis-
La sua situazione geografica è nella latitudine 40°44' grazie, i pochi che sopravissero ritiratisi in questo
e nella longitudine occidentale dal meridiano di Ca- borgo portarono con sé e lasciarono al medesimo il
gliari 0°26'. diritto e la possessione de’ territori che avevano pro-
Siede sopra una delle punte del monte Tufudesu, pri. Essi erano non meno di otto, come poi vedrassi,
come fu nominato dal Fara, eminenza che comparati- il che giova di notarlo.
vamente ai rilevamenti prossimi par molto considere- Stendesi il territorio d’Osilo nella linea austro-bo-
vole, e che tuttavolta secondo la stima del generale rea dalle rive del fiume Mela a quelle del Silis (fiume
conte La Marmora non sorge sul livello del mare per di Sorso) miglia 9, e in quella di ponente levante cir-
più di metri 650. ca 6: perché il computo della superficie darebbe ap-
In questa altezza si è in centro ad un orizzonte va- prossimativamente 50 miglia quadrate. Fatta una co-
stissimo che alla parte settentrionale si estende a più mune ciascuna delle dieci ville non poteva avere più
di 50 miglia, dominando tutto il golfo torritano, e di miglia quadrate 5, per cultura e pastura.
incontrando in là le azzurre coste della Corsica. Le Monti. La massa principale che sorge su questo
prossime regioni di Anglona, Fluminaria, Norman- territorio è il suddetto Tufudesu con tre punte, una
dia [recte Romandia, per cui vedi la voce Logudoro], quella del castello, l’altra di s. Antonio, la terza quel-
Coros, Nurra, Figulina e altri dipartimenti sono a va- la di N. D. di Bonaria, che è più elevata delle altre
rio raggio compresi dallo spettatore con i principali sorgendo a metri 763.
accidenti del suolo. Nella regione meridionale è osservabile la catena
In siffatta posizione non potea non essere questo che dalla valle di Scala di Giocca stendesi a levante
paese esposto a tutti i venti, che vi influiscono senza per cinque miglia e fa margine al campo Mela, oltre
ostacolo; ond’è la causa principale delle frequenti ma- la quale sono altre due eminenze, la più alta delle
lattie acute, massime dolori di punta, cui soggiaccio- quali è il monte Massa, che sollevasi di metri 700.
no soventi quelli fra gli abitanti che sono negligenti a Nella regione settentrionale sono più notevoli i
prendere le necessarie precauzioni, e per il caldo che monti di s. Vittoria, i quali veramente sono una pro-
patiscono talvolta volendo alleggerirsi di vestimenta si duzione del suddetto Tufudesu.
espongono agli effetti morbiferi d’un freddo repenti- La terra levasi in vari altri luoghi, ma sono colline
no. Aggiugnesi che nella difficoltà de’ sentieri ripidi poco notevoli.
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Osilo 1128

La valle principale è quella su cui levansi le pendi- Selve. Delle specie ghiandifere sono molto più fre-
ci orientali del Tufudesu e della sua continuazione; quenti le quercie e i lecci, che i soveri. Gli incendi e
l’altra degna di essere indicata al lettore si prolunga la scure de’ pastori hanno distrutto i molti ed ampi
sotto le falde boreali della catena del campo Mela e boschi che erano nel territorio, de’ quali ora in varie
sbocca in quella di Scala di Giocca. regioni compariscono solo i miseri avanzi. La selva
Nel paese e circondario le fonti sono poche e sotti- di Chinna, prossima alla regione di Tergu, era il
li; dentro l’abitato è quella che appellarono de Rennu ghiandifero più ampio, e fruttifero che avessero gli
o Regnu, perché serviva a’ bisogni del signore del luo- osilesi; ma oggidì è poco meno che annientato.
go, e all’orlo sa Fontana noa. I pozzi che si scavarono Anche gli olivastri occorrono rari dacché per un
danno acque salmastre ed è pertanto necessario alle piccol lucro se ne svelsero le radici per venderle ai
donne che vadano a empire le anfore a distanza di cir- sassaresi a slargare i loro oliveti.
ca mezz’ora per strade aspre e faticose. Spesso vedonsi Nei possessi si coltivano olmi e pioppi, che si ven-
andare col loro catino alle lontane fonti anche donne dono per travi a Sassari e Sorso, e ad altri paesi.
di case agiate. Fanno come facea Rebecca, essendo in Le macchie de’ salti sono di lentisco, del frutto
molte parti di Sardegna ancora in uso certi costumi del quale si impingua il bestiame e spremesi olio per
de’ tempi patriarcali. l’uopo delle famiglie di poca fortuna.
Nelle altre parti del territorio non mancano le fonti Popolazione. In questa terra e in s. Vittoria che è
e alcune danno molta copia. Posso indicare quelle considerata come una frazione d’Osilo si annovera-
delle cussorgie di Sassulu, Achetas, Brenaghe, Ottila, no anime 5053, distinte in maggiori di anni 20 ma-
e della valle di s. Lorenzo cominciante dal sobborgo schi 865, femmine 874, e in minori maschi 1645,
di s. Vittoria sino al rio Coros, dove si versano riuni- femmine 1699: i quali capi sono spartiti in famiglie
te tutte le sue acque. 990, delle quali 805 abitanti nel borgo di Osilo, 185
Fiumi. In questo territorio hanno origine e cre- nella villa di s. Vittoria.
scono alcuni fiumi, de’ quali noterò i principali. I numeri del movimento della popolazione sono
Il rio di Silis, che gli osilesi cognominan di Coros, in media i seguenti, nascite 180, morti 135, matri-
ha una fonte principale nel territorio di Ploaghe, sa moni 34.
fontana de riu tortu, e riunisce in suo principio l’ac- Gli osilesi sono ben formati di corpo e robusti, le
que del monte Massa e del prossimo, quindi scorre donne di aspetto gentile, e gli uni e le altre di statura
verso tramontana nella valle a levante del Tufudesu un pochino sopra l’ordinaria. Gli uomini intelligenti
ricevendo le acque delle sue pendici; poi, dove termi- e accorti, socievoli, manierosi, di umor ben tempera-
na il monte di s. Vittoria, volgesi al maestrale, cre- to, costantemente sobri, laboriosi, sicché non lascia-
scendo del rivo di s. Vittoria e di quello che danno le no le loro opere e gli affari né pure se sospettino che
fonti del monte prossimo a s. Vittoria verso ponente. il nemico li possa cogliere, armigeri, e molto destri
Il rio di Ottava, che è uno de’ principali influenti nel maneggio del cavallo, nelle differenze per interes-
del fiume torritano formasi dalle acque della regione se facilmente arrendevoli, se non prendan puntiglio,
occidentale. In suo principio dicesi rio Acheta, co- rispettosi della loro parola, puntuali, gelosi di lor onore,
mincia dalla fonte della quercia, scorre la valle del rifuggenti da bassi uffici e da quanto è vile nell’opinio-
suo nome, poi entra in territorio di Sassari nella de- ne comune, molto sensitivi alle ingiurie, tenaci nel-
liziosa valle di Crabolu, e da questa nella più celebre l’odio, solleciti alla vendetta, impazienti della supe-
di Logulentu, dove volge molti mulini. riorità della sorte, quindi avversi a’ privilegi della
Il rio di Bunari dal nome della valle che bagna, nobiltà. Nessuno di essi, né dell’infima classe, seppe
nasce alla falda del Tufudesu (incontro libeccio) dal- mai sopportare l’alterigia e le superbe parole de’ no-
la fonte detta del Pruno, cresce dal rivolo della Can- bili, e perché questi non si teneano sempre ne’ termi-
na e dalle fonti della valle di suo nome, onde passa ni della prudenza, però furono aspramente percossi e
in quella di Scala di Giocca mettendo in movimento con odio così ostinato perseguitati che finalmente
alcuni mulini. mancò affatto nel paese la casta invidiata od odiata.
Pesca. In queste correnti prendonsi anguille sapo- Essi sono da qualificare come religiosi, e mentre in
rite: soventi però i pescatori avvelenano le acque con altri luoghi si cerca far frode a’ decimatori, qui si dà
la tassia, da che avviene che la specie sia di molto di- quello che devesi secondo la consuetudine. Ad alcuni
minuita e cresciuto il prezzo. però parve altrimenti su questo proposito per l’avver-
Selvaggiume. In altri tempi la caccia era frequen- sione che sempre han dimostrato a’ frati, non avendo
tissima, epperò al presente e per questo e perché i mai voluto che nella loro terra si istituisse nessun
salti sono in gran parte sgombrati dalle macchie e le convento, resistendo sempre a tutte le sollecitazioni e
selve in lunghi tratti consumate non si trovano più promessioni che loro furono fatte. Egli è un detto co-
che pochi cinghiali. Le volpi, le lepri e le martore mune ne’ paesi d’intorno che in Osilo non allignano
però non sono così rare, massime la prima specie. né nobili, né frati, né asini.
Tra gli uccelli maggiori vedonsi soventi aquile, Le donne sono di ottimo carattere e di una note-
avoltoi, falchi ecc. Sono pure numerosi i colombi, e vol cortesia e vivacità.
in maggior moltitudine le pernici che si vendono in Esse vestono in una maniera particolare, per la
Sassari. quale sono riconosciute. Si velano alla maniera delle
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1129 Osilo

monache con una pezzuola che sanno ben ravvolge- lino e della lana. Queste manifatture si vendono in
re intorno al volto, con la quale coprono il collo, il Sassari e ne’ prossimi dipartimenti. Alcuni di quei
petto, gli omeri e le spalle. I capelli raccolti in treccia tanti telai sono di forme migliori e di uso più van-
sono chiusi entro una cuffia; il seno è circondato da taggioso; ma l’utilità evidente non ha ancora persua-
un busto aperto avanti e dietro, così accomodato, so le altre donne a lasciare l’antica macchina; il che è
che fa meglio vedere la bella taglia; i fianchi tondeg- un’altra stravaganza che non si può intendere. L’abi-
gianti per le infinite pieghe della gonnella di grana, tato è assai esteso, le vie selciate, ma irregolarmente
che prende la forma di una campana, e copresi in dirette, poco larghe e spesso ripide, le case ordinaria-
avanti da un grembiale bianco; il capo adornasi con mente di un solo piano e di mediocre costruzione.
la cappetta, che è una pezza di panno rosso semicir- Non sono in Osilo grandi fortune, ma la massima
colare variamente adorno presso l’orlo, e dalle più parte possedono qualche cosa e vivono con certa agia-
provette con la copertella, che è pure di panno az- tezza. L’alterezza dell’animo non mancando, neppure
zurro, in forma di una semiellisse tronca. nella bassa classe, però nessuno che abbia forze per il
Nel duolo si ha dalle donne un solo colore il ne- lavoro dimanda la carità per sussistenza, ma se la pro-
ro, escluso il velo o la benda intorno al volto, gli uo- cura. Il mendicamento è senza onta per gli impotenti.
mini cessano di radersi. Le istituzioni di beneficenza sono ancora a farsi.
Le pubbliche danze ne’ dì festivi si fanno all’ar- Finora quelli che aveano qualche cosa a legare han
monia del canto, talvolta col tamburello e col piffe- legato per la chiesa, per feste ecc., se eccettuasi la
ro. Nei balli soventi sono scoppiate gravi risse e acce- disposizione Brundano, che ordinò si dessero ogni
se sanguinose inimicizie, talvolta per gelosia, talvolta anno a cinque fanciulle spose una dote di lire nuove
per i cattivi scherzi che alcuni faceano, sgambettan- cento incirca. Non tacerò delle due piazze gratuite
do per far perdere l’equilibrio agli inesperti. nel seminario di Sassari, queste a giovani osilesi, una
Sanità pubblica. In Osilo sono molti che preser- per legato di D. Pietro Pintus, l’altra per lascita del
vandosi dai mali effetti della variabil temperatura vi- sacerdote Giovanni Crispo.
vono a tarda età. Agricoltura. Il territorio osilese è quasi tutto, dov’è
Le malattie predominanti sono: nelle stagioni fred- coltivabile, lavorato o con l’aratro o con la zappa, senza
de infiammazioni di petto ed angine, nell’estate e nel- che i coloni siano mai vinti dalle difficoltà che spesso
l’autunno coliche, febbri biliose o periodiche. presenta il luogo e la natura del suolo, né stancati dalla
Per i bisogni sanitari si ha uno o due medici e al- lunghezza della via. Essi vanno fino all’estremità del
trettanti chirurghi, tre farmacisti e tanti o più flebo- territorio per seminare un piccol tratto, il quale credo-
tomi. La vaccinazione si segue a praticare con note- no possa produrre tanto frutto che compensi le loro
vole bene, e non è più ritornata quella spaventosa fatiche, e oprano or sulla cima ventosa dei monti, or
mortalità, che cagionava l’influenza del vajuolo. nelle umide valli ed ora nelle pendici, fino in quelle
La prima scuola conterrà da circa 120 fanciulli. dove per la loro ertezza pare che debbasi rampicare.
Fu in questo solo luogo che potei vedere nel 1834 I gioghi impiegati nell’agricoltura sono settecento
interamente praticato il regolamento proposto dal cinquanta, e seminandosi con ciascuno non meno di
governo. Il maestro era un giovine prete pieno di ze- starelli dieci di grano, sei d’orzo, uno di fave, uno di le-
lo e sufficientemente erudito. gumi e un altro di lino si può determinare che la com-
Professioni. Le persone applicate all’agricoltura non plessiva seminagione del grano è di starelli 7500, del-
sono meno di 700 tra grandi e piccole, quelle che cu- l’orzo 4500, delle fave 750, altrettanto dei legumi,
rano il bestiame sommeranno a 220, e quelle che fan granone ecc., e la stessa quantità di lino.
qualche mestiere a 200, orefici, ferrari, falegnami, bot- Bisogna però dire che queste somme non sono
tai, scarpari, sarti, muratori ecc. In altro tempo si fab- veramente tutta la quantità seminata, ad aver la qua-
bricavano delle stoviglie con la terra che trovasi in le deve esser considerata la seminagione de’ narboni
Monterargiu, collina che sorge tra Osilo e s. Vittoria, e (i novali), che si fa qua e là ne’ salti.
in siffatta manifattura impiegavansi alcune donne; poi La fruttificazione è varia secondo la qualità de’ siti,
si è cessato perché era un’arte assai dispregiata, e chi la posto che nel rimanente le circostanze sieno favore-
praticava dovea soggiacere a motteggi frequentissimi. voli. In certe regioni si ha un prodotto abbondantis-
Fa meraviglia vedere come tra uomini che hanno assai simo come nelle contrade più granifere, in altre più
di ragione possano sussistere certe opinioni sciocche. scarso; ma da queste e da quelle si raccoglie tanto che
Questa è da mettere a paro con quella che rammentai basta alla sussistenza delle famiglie, e una notevolissi-
sopra le levatrici, l’ufficio delle quali in tanti paesi delle ma somma di sopravanzo che vendesi in Sassari.
provincie settentrionali tienesi a vile; e sopra i becchi- L’azienda del monte di soccorso si può dire me-
ni, che son riguardati niente meglio che il boja o altra glio amministrata che in tanti altri paesi. Il fondo
persona vicinissima. Aggiungasi che i discendenti delle granatico è soventi nella sua integrità, talvolta anche
persone che fecero quell’arte sono per causa delle me- in notevole vantaggio. Forse anche il nummario che
desime riputati ignobili, e quasi notati di certa infa- era rimasto esaurito per ristorare il granatico quando
mia. Alle professioni aggiungeremo i notai. per mancato ricolto fu annullato, si è di nuovo rista-
Sono in Osilo non meno di 900 telai, tra’ quali bilito a beneficio dei coloni, che non hanno per cer-
almeno 500 in continua attività per la tessitura del te spese necessarie, e se non possono prender dal
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monte debbono soggiacere all’avarizia degli usurai o Apicultura. In vari siti dell’osilese si hanno degli
degli incettatori. alveari, e se ne potrebbe avere dieci volte tanto con
Le specie ortensi sono coltivate in alcuni tratti buo- decuplato profitto.
ni alle medesime. Questa coltivazione non si estende Commercio. L’articolo principale del commercio
più in là del particolar bisogno, perché non potrebbe- degli osilesi sono i cereali, che vendono in Sassari
ro farne smercio in Sassari, dove la medesima è larga- per l’estero, quindi i prodotti agrari, capi vivi, lattici-
mente praticata. ni, pelli ecc., in terzo luogo i tessuti di lana e di lino
Gli osilesi sono parimenti negligenti in rispetto al- e altre manifatture.
le vigne, contentandosi di aver la quantità necessaria Dal primo articolo, cioè dalla vendita di circa 20
al bisogno, e accade questo per consimil ragione, per- mila starelli, possono percevere lire nuove 100 mila,
ché quest’articolo abbonda assai in Sassari ed è di dal secondo lire 25 mila, dal terzo 15 mila: in totale
maggior bontà. Potrebbero essi fare il vino migliore 140,000 lire nuove. Si può ancora aggiungere altre
che sia, giacché molte vigne sono in ottima esposizio- 10 mila lire per vendita di legname ed altri articoli.
ne, ma vi badano poco essendo, come abbiam nota- Strade. Osilo fu uno dei primi paesi che vollero go-
to, assai sobrii. dere del comodo di una strada carreggiabile, e il co-
Gli alberi fruttiferi non sono un notevole articolo mune fece dopo il 1825 la spesa di lire nuove 30 mila
della agricoltura osilese, e se ne hanno appena alla per i 9000 metri che lo separavano dalla strada cen-
sufficienza della popolazione. Le specie più comuni trale. Nella salita del monte la linea della strada fu
sono peri, ficaje, pomi, susini, peschi, le più rare ci- piegata in quattro angoli che formano cinque rampe,
riegi, noci ecc. Vedesi però che mancano di molte per le quali le carrozze andavano facilmente. Dico a
frutta, le quali debbono comprare da Sassari, e che bello studio andavano, perché poco dopo non avendo
in questi articoli essi pensan poco al loro interesse e il comune proveduto alla manutenzione, i lavori furo-
spregiano alcuni vantaggi, un aumento alla sussi- no guastati dalle acque scorrenti dall’alto, e non so se
stenza e il profitto che potrebbero avere dalla vendi- poi si sieno fatte le riparazioni necessarie.
ta del legname del noce, del ciriegio, del giuggiolo Da Osilo si va a Sorso in due ore per sentieri aspri e
ecc., tanto ricercato nella città dagli ebanisti. qua e là difficilissimi anzi pericolosi, in tre a Ploaghe,
Tanche. In una nota feudale notavasi la seguente in due a Nulvi per una via peggiore assai di quella a
divisione del territorio d’Osilo, starelli 2800 di terre- Sorso, in cinque alla chiesa di Tergu, di là a Castelsardo
ni chiusi, 6125 di pascoli pubblici, 6125 di terreni in altre due, e senza toccar Tergu in ore sei. In nessuna
aperti; ma è facile l’intendere che la complessiva di di questa può guidarsi il carro, e conviene trasportar le
queste somme è minore del vero; che i terreni aperti merci e i carichi sul dorso de’ cavalli. La strada provin-
sono di estensione assai più grande, come parimente ciale da Sassari alla Gallura per l’Anglona traversa l’osi-
lo sono i chiusi, potendosi computare che la metà lese a piè dell’eminenza dove è il paese, e in questo sito
incirca di tutta l’area territoriale ridotta già in perfet- è così disagiata e pericolosa, massime nell’inverno, che
to dominio dei proprietari per le siepi o le muriccie non sia altrove un peggior passaggio. Bisogna andare in
di cui le aree particolari sono cinte. un pantano ristretto fra i margini de’ predi, fra pietre
Pastorizia. Comecché l’agricoltura siasi tanto este- frequenti sopra un fondo mal sicuro, se vogliasi evitare
sa, non per questo la pastorizia si fe’ molto minore il pericolo che i cavalli perdan qualche gamba facendoli
di quanto era in altri tempi, e numerosi branchi pa- passare sopra un marciapiè di pietre mal composte, tra
scolano nelle terre aperte, e si impinguano nelle pa- le quali è facile che l’animale metta il piede in fallo.
sture riservate delle tanche. Le diverse specie trovano Quando dopo molta attenzione siasi oltrepassato
copioso alimento, fuori il caso frequente di qualche questo luogo, allora dopo non gran tratto giugnesi
siccità, e l’altro raro di grandi nevate. alla discesa nella valle del Silis, che può considerarsi
Nel bestiame manso si computano, oltre gli indi- come un vero rompicollo.
cati buoi e tori del servigio agrario e del trasporto, È con ragione che si sospira l’apertura della strada
vacche mannalite o manse 80, cavalli e cavalle 1000, provinciale, perché allora il viaggio sarà più sicuro e i
majali 200, asini nessuno, come porta il proverbio trasporti si faranno con più celerità ed economia.
riferito. La ragione però del difetto si è che gli osilesi Religione. Osilo è compreso nella giurisdizione
hanno gran numero di molini idraulici, principal- dell’arcivescovo di Sassari.
mente nella valle di s. Lorenzo. La chiesa principale, dedicata alla SS. Vergine nel-
Nel bestiame rude si comprendono cavalle 150, la purissima sua concezione, ebbe gli onori di colle-
capre 350, vacche 7000, pecore 10000, porci 3000. giata nel 1727, ed è uffiziata da dodici canonici com-
I pastori come per lo passato continuano a litigare preso l’arciprete, e da sette beneficiati. De’ canonici
con i coloni, e se impunemente possano danneggiarli quattro sono di patronato.
nei loro lavori lo fanno; altrimenti si guardan bene, Il capitolo ha la cura delle anime e le esercita per
perché il ceto agricola è più potente per il numero. mezzo di quattro viceparochi.
Lodasi il butirro che manipolano, non così il for- La struttura della medesima è antica e non molto
maggio, perché lo sgrassano troppo. bella, la capacità minore dell’uopo, i suoi ornamenti
In Osilo non si ha alcuna concia, e però tutti i non molto suntuosi, eccettuato l’articolo dell’argente-
cuoi e le pelli si vendono in Sassari. ria che è notevole e componesi di offerte particolari.
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1131 Osilo

Le chiese minori sono intitolate una dalla s. Cro- 18. e 19. in s’Abba salsa, 20. e 21. in Badu de Sarmu-
ce, l’altra dalla SS. Vergine del Rosario, e ambe ser- du; i seguenti a tramontana, 22. nuraghe curtu, 23. in
vono di cappella od oratorio a due confraternite che su de Andriapinna, 24. in punta de corona-ruja, 25.
hanno de’ fondi propri per le cose del culto e vi uffi- in s’Isgrastulu, 26. in Lepeddu, 27. nuraghe de sa
ciano nelle domeniche; la terza da s. Lucia v. e m.; la Corvula, 28. nuraghe de sa Uda, 29. in s’Iscia de’ su
quarta dallo Spirito Santo; la quinta da s. Sebastia- Lacu, 30. in sa Passizola, 31. in Malta de Giugu, 32.
no; la sesta da s. Pietro. in s. Baingiu Eri, 33. in Tudari; i seguenti nella regio-
Fuor del paese ne’ salti sono le seguenti, denomi- ne meridionale, 34. in Paioslu, 35. in Caudes, 36. in
nate, una da s. Valentino; la seconda da s. Antonino; su Tangarone, 37. in su Eredu.
la terza dalla N. D. di Bonaria nella indicata punta Tra’ medesimi più distrutti sono i notati sotto i n.
più elevata del Tufudesu, e sono queste nella parte 2, 3, 8, 9, 11, 17, 18, 19, 25, 26, 27, 28, 29, 30,
meridionale; la quarta da s. Pietro (de Iossu), a levan- 31, 32, 37. Il 33 è il meglio conservato.
te; la quinta da s. Pietro (de Idrighinzos), la sesta da s. Popolazioni antiche. Nel territorio che dicesi d’Osi-
Giovanni, la settima da s. Giorgio, l’ottava da s. Mar- lo, comprendeansi col castello e borgo d’Osilo le se-
co, la nona da s. Pietro (de Sassulu), la decima da s. guenti ville, Tonsa, Felisquentino, Utalis, Sassali, Bua-
Leonardo, l’undecima da s. Maria, la duodecima da s. li, Gutoi, Villafranca Erices, Scalas.
Ilario nella regione tra ponente e tramontana, la deci- Alcune di queste popolazioni esistevan nel secolo
ma terza dal s. Salvatore, la decimaquarta da s. Pietro XIV e XV, poi sono mancate tutte in seguito a pe-
(d’agosto), la decimaquinta da s. Maria de Utalis, la stilenze e alle inimicizie intestine e da comune a co-
decimasesta da s. Vittoria (de Mendulas), la decima- mune per ragione di termini violati. I superstiti come
settima da s. Lorenzo, cappella nella indicata valle di notammo andarono ad accrescere quella del borgo
questo nome dove si radunan le famiglie de’ venticin- d’Osilo.
que e più molini, che sono nella medesima, la deci- Devesi qui notare che alcuni de’ sunnominati pae-
maottava da s. Gavino di Erice, la decimanona da s. si erano ben piccoli, già che questo territorio mon-
Michele (ora distrutta) parte a tramontana, la ventesi- tuoso difficilmente dava sussistenza a più di 9 o 10
ma da s. Maria de Scalas, la ventunesima da s. Catte- mila anime.
rina, la ventiduesima da s. Pietro (de su litu), la venti- Non è di tutte che rimasero vestigie. Queste son ve-
treesima da s. Quirico alla parte di ponente. dute alla parte di sirocco, in monte de Lella, come era
La festa più celebre è per s. Antonio di Padova, forse nominato il luogo abitato; in Riu tortu distante
qui cognominato de sa Punta, con fiera e corsa de’ dall’altro un miglio e mezzo e circa 4 da Osilo; alla
cavalli; dopo questa quelle di s. Sebastiano e s. Nar- parte di maestrale nel luogo detto Serras de Osile sussi-
ciso, nelle quali parimente si tiene fiera e si corre il stono ancora tre chiese, una denominata da s. Giovan-
palio. In occasione delle medesime è gran concorso ni e in altro tempo da s. Barbara, antica parrocchiale,
da’ prossimi paesi. come vuolsi, nella quale è tradizione sieno deposti due
Decima. In tanta copia di frutti agrari e pastorali corpi santi, la seconda da s. Marco, la terza da s. Gior-
intendesi bene che la quantità che raccogliesi per la gio. In distanza di mezzo miglio da questa verso il po-
decima ecclesiastica dev’essere considerevole. Il com- nente è la chiesa del s. Salvatore, intorno alla quale era
puto che si fa della medesima di lire nuove 15 mila la popolazione di Tonsa; alla parte di ponente in sulla
pare che sia inferiore al vero. Ma qualunque sia il ve- via ad Osilo e nel luogo detto Scalaccas in su’ limiti
ro numero esso dividesi in tre parti, una delle quali con Sassari era la popolazione detta Scala, presso la
si attribuisce all’arciprete del capitolo torritano, il re- quale vedesi la chiesa di s. Maria de Scala, antico mo-
stante a’ canonici e benefiziati della collegiata. I be- nistero di monache benedettine. Nella indicata valle
nefiziati hanno la metà della parte de’ canonici. Achetas nelle due eminenze, dove sono le chiese di s.
Non basta che il contadino paghi la decima de’ Catterina e di s. Pietro de’ Litu sono osservate altre re-
frutti, grano, orzo, fave, lenticchie, vino; essi devono liquie di antiche abitazioni; alla parte verso tramonta-
dare uno starello per giogo per paga de sa Cleresia, na dove presso a’ termini con Sennori sorge la chiesa di
cioè per il sostentamento de’ quattro viceparochi e s. Quirico esisteva la popolazione di Felisquentino, do-
de’ sacristi. ve sino all’anno 1725 vi furono abitatori, sebbene in
Antichità. Nel territorio d’Osilo è un gran nume- piccol numero e in qualità di frazione di Osilo, così
ro di nuraghi, che però sono in gran parte disfatti. come ora si considera s. Vittoria. A non lungo tratto
Nomineremo quelli che abbiamo notato e de’ quali da s. Vittoria l’agnome di Utalis che ha la chiesa di s.
sussistono parti notevoli, trapassando gli altri de’ Maria prova che ivi era situata la popolazione di tal
quali appena si riconoscono le vestigia. nome. La cappella di s. Pietro de Aùstu (di agosto) ap-
Eccone il novero: nel territorio detto di Montes parteneva alla medesima. Sassulu era nella regione di
verso levante 1. in Bella in Piatu, 2. 3. 4. in Chirispu- tal denominazione prossima a s. Vittoria, dove restano
da, 5. in S’isterridorju, 6. in Funtana de sa figu, 7. in ancora le chiese di s. Maria, di s. Leonardo e di s. Ila-
Furcadisos, 8. in Ondrapes, 9. in s’iscia de Ferrauda, rio. Nel salto di Eris, dove son le chiese di s. Gavino e
10. e 11. in Tau, 12. detto nuraghe-Cadu, 13. nura- di s. Michele era Villafranca Eris, e deesi notare che so-
ghe copertu, 14. nuraghe de su Angionile, 15. in Cra- pra il poggio, alle cui falde era la detta popolazione so-
stu de Sausile, 16. in Calvaridu, 17. in Cantareddu, no molte rovine di antiche fabbriche. Infine sono altre
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reliquie nel luogo detto su Monte de’ sa Turra, dalle OSINI, villaggio della Sardegna nella provincia di
apparenti fondamenta d’una torre, e pare che le mede- Lanusei compreso nel mandamento di Jerzu della
sime sieno dei tempi romani. prefettura parimente di Lanusei. Era parte dell’anti-
Sarebbe oramai tempo che o negli stessi siti dove ca Barbagia orientale che si disse Agugliastra, e poi
furono le popolazioni sunnominate o in luoghi mi- corrottamente Ogliastra.
gliori per salubrità e comodità si deducessero colonie La sua situazione geografica è nella latitudine
da Osilo. Questa terra è già troppo grossa, e per la 39°50' e nella longitudine orientale dal meridiano di
lontananza de’ luoghi da coltivare molto il dispendio Cagliari 0°24'.
del tempo che impiegano i coloni per trasferirvisi e Giace questo paese, come Ulassai e Jerzu, al piede
per ritornare alle loro case. Se questi fossero stabiliti orientale d’una montagna, detta dagli ogliastrini Tac-
in quelle regioni le operazioni agrarie si farebbero cu, che incomincia a un miglio presso al mezzodì di
meglio e i lavori sarebbero più sicuri dalla malvagità Jerzu verso libeccio e procede incurvandosi legger-
de’ pastori. mente al maestro-tramontana di Osini per la distesa
S. Vittoria. L’abitato di questo nome, che trovasi a di 4 miglia sino al monte Isàra al ponente di Gàiro in
tramontana d’Osilo a poco meno di due miglia a sulla porta di Taccu-Isàra.
volo d’uccello, è posto nella pendice d’un colle in Per questo lungo rilevamento del suolo, che sorge
faccia all’austro. Dicesi che questa popolazione abbia alla parte di levante in erta ripida, e superiormente
avuto principio da varie famiglie di Bulci e Perfugas, così diritto come una muraglia, il paese resta protet-
della schiatta de’ Casu che mentre ferveano in quei to dal maestrale, dal libeccio, e prossimi e lo sarebbe
paesi le discordie con gran spargimento di sangue parimenti dal ponente se nel luogo dove il nome è
volendo fuggire dal furore dei loro nemici superiori detto Breca de Usale non avesse passaggio. La tra-
in numero e in audacia si ricoverarono come in un montana e il sirocco vi influiscono liberamente, ma
asilo di sicurezza, con beneplacito degli osilesi, nel il levante ha ostacolo nella gran collina che levasi a
loggiato del Cortile di s. Vittoria, da che furono co- tal parte in là d’un miglio e del fiume.
gnominati de’ sa Corte, o semplicemente Corte. Nell’inverno è molto sentito il freddo, cade fre-
Essendovisi i Casu e aderenti stabiliti e prosperan- quente la neve per non disciorsi soventi prima di ot-
do per i frutti agrari e pastorali, questa loro prosperità to o quindici giorni; nell’estate non si ha mai una
persuase a molte famiglie povere d’Osilo di trasferirvi temperatura elevata ed è raro che alcuno si lamenti
il domicilio, ed esse dopo non molto tempo migliora- del troppo caldo.
rono di fortuna. Mentre in altri luoghi della Sardegna non si osti-
Presentemente questo borgo componesi di circa na a lungo il mal tempo, qui e ne’ paesi posti a piè o
210 case con una popolazione di circa 700 anime. alle pendici della massa centrale producesi a più
La principal professione è l’agricoltura, che dà assai giorni e piove senza interruzione talvolta per più di
più che vogliasi per il bisogno della consumazione. La una settimana. Anche la nebbia è frequente nell’au-
vigna e gli alberi fruttiferi vi sono ben coltivati. tunno e primavera massime co’ venti marini, ma son
La chiesa è dedicata a s. Vittoria, denominata de’ vapori raramente nocivi.
sa Rocca. L’aria di Osini può tenersi come sinceramente salu-
Il parroco ha titolo di vicario ed è nominato dal bre, e se si difendessero tutti cautamente dalle varia-
capitolo della collegiata, dalla quale riceve uno sti- zioni termometriche troppo brusche, se viaggiando in
pendio fisso. Non è sempre che abbia un altro prete luoghi insalubri meglio si governassero, la sanità pub-
per ajutarlo e supplirlo in caso di impedimento. blica sarebbe migliore. Rispettivamente poi alla purità
La festa principale è per la titolare che si celebra dell’aria devo dire ch’essa non lo è sempre, come nel-
nella prima domenica di maggio con gran concorso l’estate ne avvisa il senso offeso da fetore che esala dal
di sassaresi, osilesi, anglonesi e galluresi, con fiera, cemiterio, dove le sepolture sono fatte negligentemen-
corsa di cavalli e le altre solite ricreazioni della danza te senza le cautele già comandate dal governo.
e del canto. Le case sono state fondate sopra un luogo aspro, e
Da quel giorno sino alla fine del mese non cessa da tanti secoli non si è mai pensato a levare le sca-
l’affluenza de’ devoti, i quali hanno tanta fede, che brezze ad appianar le vie, che per peggio sono angu-
prendono come reliquia la raschiatura della rupe ste e tortuose. La costruzione è in pietre, e son rari
prossima alla parete della chiesa. gli edifizii che abbiano un piano superiore. L’area
Non so se sia cresciuta o diminuita la copia de’ che occupa è assai ristretta perché la medesima non
doni che i medesimi portavano per adempire alle lo- è maggiore di sei starelli.
ro promesse. Territorio. Stendesi quanto maggiormente nella li-
Questo concorso di devoti ricomincia poi nel set- nea di levante-ponente con superficie in gran parte
tembre e continua sino alla fine d’ottobre. Allora si montuosa. La sua parte men aspra è tra le colline, che
celebra un’altra festa con nuova fiera, la quale ricorre sono al greco-levante e la montagna Tacu, dove scorre
in una delle domeniche del secondo mese. il fiume Sacerei; la parte più scabra è nelle pendici
Sopra il feudo d’Osilo diremo qualche cosa infine troppo declivi di questa e nelle turgescenze frequenti
dell’artic. Ozieri prov., dove occorrerà parlare del du- della regione a ponente, dove è la valle di s. Giorgio
cato di Montacuto e altri feudi annessi. contenuta dal margine della lunga collina dell’Isara alla
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parte settentrionale, e da tre rialti alla parte meridiona- il fiume Sarcerei, nel quale parimenti si versano gli
le. Noto che queste come le altre prossime eminenze altri scoli o rivoli che escono dalle falde del Tacu.
hanno soventi un dorso piano, e che molte delle me- Le sorgenti che sono entro l’osinese all’altra parte
desime sopportano delle moli minori. della montagna riunendosi nella valle che abbiamo no-
La punta più sublime è appellata Su Casteddu (il tata formano un rivo, che influisce ad ostro-sirocco di
castello) e le fondamenta e i materiali disciolti, che vi Ussassai, e in distanza di circa un miglio e mezzo nel-
si vedono, pajono confermare la tradizione, che sulla l’altro fiume Stanaìli originario della stessa regione di
medesima fosse un luogo forte, una positura militare, Pedra-Iliana, ed è un ramo principale del fiume Dosa.
una rocca, della quale però si tace nelle antiche me- Il fiume Sarcerei, nato dalle fonti dei colli di que-
morie, e la distruzione può essere riferita a tempi assai sto nome a greco-levante della detta Pedra-Iliana,
rimoti. Questa punta domina un lungo e stretto fesso quando per i torrenti e lo scioglimento delle nevi in-
nel monte, il quale è assai comodo a’ popolani per grossa, non permette più il guado, e chi lo tenta si
passare nella regione del ponente senza percorrere espone a perire, o per l’impeto della corrente, o per
lunghe e tortuose vie o rischiare in sentieri precipitosi. il colpo di qualche trave o tronco, perché allora le
La tradizione fa onore al vescovo di Barbaria s. acque rapiscon tutto ciò che trovano sulle rive e lo
Georgio cagliaritano di questo opportuno passaggio, e volgon giù con gran celerità.
come sono creduti di lui tanti altri fatti prodigiosi, in In tempo di primavera e di estate è una delizia
memoria dei quali restò impresso a vari luoghi il suo passeggiare su le sue rive adorne di una lussuriantis-
nome, che nello zelo del suo ministerio pastorale per- sima vegetazione di alberi, arbusti e piante minori
correa spesso la sua montuosa diocesi; con pari certez- con fresche ombre a riposarsi nel meriggio e difen-
za si crede, che egli non potendo per la stanchezza del dersi dal troppo calore, e sonnocchiare al lene mor-
viaggio pedestre tentare le difficilissime semite caprine morio delle acque cristalline.
per riuscire alla valle di Osini e Ulàssai, abbia nella La macinazione de’ grani si fa parte per i mulini
potenza di sua fede comandato alla montagna di idraulici e per i giumenti.
spaccarsi, e la montagna intelligente del comando ab- Selvaggiume. Nelle regioni boscose si trovano in
bia obbedito. gran numero mufloni, daini, cinghiali, volpi, lepri
Selve. Le più parti delle regioni montuose sono co- ecc. I cervi si incontrano assai rari, e accade che si fac-
perte di bosco, e vi dominano i ghiandiferi, i quali se ciano venti e più caccie grosse, e nessun capo di que-
la fruttificazione non è contrariata da cause maligne sta specie si presenti sotto lo schioppo de’ cacciatori.
possono offrir nutrimento a grandissimo numero di Gli osinesi non hanno miglior sollazzo che la caccia, e
armenti. In vari siti, dove le piante sono rare, mutilate quando il tempo lo permette si radunano compagnie
o troppo giovani, si riconosce, che, come in altre parti, di venti a quaranta e più persone ne’ dì festivi, e van-
così in queste, la selva è stata devastata dal fuoco o no ne’ salti coi loro cani ad agitar la selva, e non ac-
guastata dalla barbarie dell’uomo; tuttavolta uno si cadde mai che tornassero indietro senza una notevole
racconsola vedendo che le funeste cause della distru- preda di otto o sei capi per lo meno, i quali si sparti-
zione di tanti boschi sardi qui han potuto meno che scono fra i cacciatori, e questi fra i loro conoscenti.
altrove essendo assai frequenti gli spazi dove la prospe- Tra gli uccelli i più frequenti in questa regione so-
rità della vegetazione mostra non aver nulla patito, se no gli avoltoi, i corvi, le cornacchie, i falchi e tante
non da’ venti, dalle saette o dal peso delle nevi. In que- altre specie malgradite, quindi gli uccelli di caccia le
sti luoghi occorrono passo passo alberi colossali, belli pernici, i colombi ecc.
nelle intatte native forme e copiosamente fruttiferi. Popolazione. Sono in Osini anime 760 distinte in
Sono nelle montagne del Tacu a notare tre grotte, maggiori di anni 20 maschi 220, femmine 225, mi-
una detta del Leone, l’altra d’Orroli, la terza di Serbissi. nori maschi 165, femmine 170, in famiglie 160.
La seconda ha nel suo fondo un angusto ingresso ad In numero medio nascono 25, muojono 14, e si
altra spelonca tenebrosa, dove si sono formate delle celebrano 4 matrimoni. La vita chiudesi ordinaria-
belle concrezioni di calce carbonata; la terza che è as- mente tra gli anni 50 e 60; tuttavolta da quelli che si
sai spaziosa ha due aditi, uno a levante, l’altro a mez- preservano contro le cause morbose e da quelli che
zodì, e nell’interno una fresca fonte, e sul tetto un sono temperati fortemente producesi più in là sino
gran nuraghe circondato da alberi ghiandiferi. agli ottanta ed oltre con tutta pienezza di sensi e in-
Acque. Nell’osinese sono in gran numero le sor- tero vigore di membra.
genti, le acque riputate di gran bontà, e alcune loda- La malattia più comune e soventi mortale è il do-
te come salutifere. Dentro l’abitato sono aperte tre lor laterale, per il quale usansi spesso le zucche piene
vene all’uopo de’ popolani, e sono nominate, una su di acqua calda, che si applicano per provocare il sudo-
Riu deis Prunas, l’altra Funtanedda (fontanella), la re, quindi il salasso. Molti poi soggiacciono a infiam-
terza Murrai. Nell’estate la loro temperatura è tale, mazione addominale, febbri reumatiche e periodiche.
che pareggiano i sorbetti, e n’è funesta la bevanda a Per la cura della salute non si ha spesso che un
chi stanco e caldo vi appressa le labbra per tempera- flebotomo.
re l’arsura. Murrai e Prunas scorrono sempre indifet- Gli osinesi sono ben costituiti nel fisico, robusti a
tibili, forman rivolo con l’influenza di ciò che danno faticare, duri contro la inclemenza delle stagioni. So-
altre fonti che sono nel loro corso, e si versano entro no lodati come studiosi della fatica, e non pajono
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indegni della lode, lodati pure come fedeli agli ami- saranno dodici nel paese, compresi pure i letterati (co-
ci, generosi, cortesi, ospitali. Sarebbero ancora più me si dicono quelli che leggono e scrivono comun-
commendevoli se non si operassero frequenti furti, que) che sappiano leggere e scrivere tanto quanto.
sebbene non molto considerevoli, perché non è più Le professioni principali sono l’agricoltura e la pa-
che qualche capo di bestiame, un toro, una capra, storizia, e si numerano nella prima 180 persone, nella
un porchetto, che togliesi o per bisogno, o per ri- seconda 60; quindi sono pochi per le opere di mura-
sparmio. Ora si è quasi spenta la razza di quei ladri tura, ferro e legno, vetturali, scarpari ecc.
di bestiame che potevano comporre da furti grosse Le donne filano, tessono, lavorano negli orti, assi-
greggie e armenti; quale fu quel giovine orgolese, stono alla vendemmia.
che in tempo di visita pastorale facendo confessione Nelle case agiate mangiasi pane di farina scelta, car-
pubblica dichiarò aver rubato porci 300, cavalle 20, ne, pesce, maccheroni, latticini, e bevesi ottimo vino,
vacche 100, pecore e capre senza numero. Il confes- che qui abbonda; nelle case povere, legumi ed erbe col
sante non aveva allora più di 17 anni. condimento della sapa o vino cotto, formaggio, frutte
Nella maniera di vestire essi non si singolarizzano secche, fichi, uve, susine. Nelle feste e quando si hanno
né in menoma parte, e usano la foggia usata nei luo- ospiti si banchetta con lusso, e allora anche i poveri im-
ghi d’intorno. Anche qui il cojetto, quella veste tan- bandiscono la loro mensa di molte e saporite vivande.
to salutare in questo clima incostante, è una rarità, e Agricoltura. Essendo la regione montuosa i luoghi
appena alcuni vecchi se ne servono. della seminagione non sono in continuità, ma sepa-
Le donne amano il colore rosso nella gonnella, che rati a intervalli or più or meno grandi.
portano increspata a mille doppi sui fianchi, nel giub- Le terre più granifere sono presso al fiume, in Ta-
bone e nel manto con cui coprono la testa. Stringonsi cu, in Pelau e in Guirra.
i fianchi con una lunga fascia e la dirò a mosaico, I gioghi pel servigio agrario non sono meno di
perché formata di pezzetti ben cuciti di diverse stoffe 60, il che dice 120 tori e buoi.
e colori. Le quantità che si seminano sono approssimativa-
Nelle nozze si usa gran solennità, e vedesi una ric- mente le seguenti; starelli di grano 200, d’orzo 250,
ca pompa nei parenti dello sposo, quando lo accom- di fave 60, di legumi 40, di lino 30, di patate 20.
pagnano a prender la sposa dalla casa paterna per La fruttificazione del grano è al 10, quella dell’orzo
condurla alla chiesa. Gli sposi, mentre dopo la bene- al 12, le fave 10, il lino produce fasci di 12 manipoli,
dizione vanno alla casa nuziale, devono passare sotto detti oberas 33 e starelli di seme 21/2, le patate il 12.
una gradinata di grani di frumento, fave, ceci, sale, La dotazione del monte di soccorso è di starelli
che lanciasi a grosse pugnate addosso a’ medesimi in- 150 pel fondo granatico, di lire sarde … pel num-
tanto che si augura loro fortuna e buoni figli: Deus bos mario. Non so se essa sia ritornata alla sua integrità.
donet fortuna et figios bonos, Dio vi doni fortuna e fi- Pare che una fatalità penda su questa ottima istitu-
gli buoni: formola antica con cui tutti sogliono be- zione, per cui l’agricoltura potrebbe prosperare.
nedire gli sposi. Il vigneto posto nella pendice incontro al levante
In Osini non si è combattuto con la severità, che non occuperà meno di 130 starelli di superficie. La vi-
spiegossi altrove contro le attitatrici, e però queste te prospera mirabilmente nell’osinese e più che altrove
possono far onore liberamente a’ defunti. Soventi fan- presso il fiume, nelle regioni dette su Carragiu, sa Lal-
no questo pio ufficio le parenti assise su’ piedi incro- la, Corti-Boy, Figu Sasca, Preugheddu, su Perdigiu.
ciati intorno al cadavere giacente sopra il feretro in Le viti più comuni sono, la farnacina, il canno-
tutta la maggior sua pompa, scoperto del lenzuolo fu- nau, il muristello, la niedda-manna, il moscatello, il
nebre, e una dopo l’altra cantano, e rammentano le girone, la rosa ecc.
sue belle qualità, i fatti virtuosi e alcuni altri particola- I prodotti sono copiosi, il mosto eccellente, i vini
ri, lasciando spazio tra le strofe allo sfogo del dolore. pregiati, principalmente tra’ gentili il cannonau e il
Un vedovo resta per qualche tempo in assoluto riti- moscatello.
ro, e neppur va alla chiesa, quindi per un anno non Si fa gran quantità di uve passe.
rade la barba, e per un anno va squallido e incappuc- Il mosto che si coce per sapa a provvista particola-
ciato; la vedova per alcuni mesi resta nascosta, e man- re non è meno di quartare 600.
tiene il bruno perpetuamente se non si rimarita. Quello che si brucia per acquavite non meno di
Qui pure si ha fede in tante vane pratiche e scioc- quartare 1000.
che superstizioni, ma queste non sono poi tanto nu- Gli osinesi misurano il mosto della vendemmia a
merose e assurde, quanto si osservano in certi luo- tinas, quantità di 30 quartare.
ghi, dove si grida contro l’uso del compianto, tale Si empiono ordinariamente circa 300 botti varia-
quale l’abbiamo accennato, qualificandolo empiissi- mente capaci, alcune contenendo sette tinas, altre più
mo, anticristiano. Queste qualifiche si accomodano sino a 10, sì che la somma della vendemmia ordinaria
meglio a tante false credenze, che fan torto alla ra- si può computare di circa tinas 2550, eguale a quarta-
gione e onta alla religione, e si lasciano sussistere. re 76500, a litri 382,500.
La scuola primaria numera 15 fanciulli. Dal pri- Gli orti occupano non meno di 30 starelli, e pro-
mo suo stabilimento al giorno d’oggi sono passati per ducono ottimi erbaggi e frutti, cavoli, zucche, cipol-
la medesima circa 250 fanciulli; tuttavolta appena le, pomidoro, cocomeri, cardi, apii ecc.
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Nei medesimi si coltivano gli alberi fruttiferi, che possa trarlo. De’ cereali è raro che facciasi vendita,
vegetano meglio ne’ luoghi umidi, ciriegi, peschi, perché la quantità de’ medesimi è soventi appena
pomi granati, susini, ficaje, meli, peri ecc. Si fa sec- sufficiente al bisogno della popolazione; e le frutta
care gran quantità di fichi e di susine, e si conserva- de’ verzieri, comeché sieno abbondantissime, massi-
no all’inverno mele granate e altre, e insieme gran me le ciriegie, non si domandano perché negli altri
copia di pere. paesi ne hanno abbastanza. Gli articoli che vanno
Sommati in un totale gli alberi che sono negli orti, nel commercio sono i vini, e dopo questi i prodotti
e quelli che si coltivano nelle vigne e ne’ chiusi il nu- pastorali, da ultimo alcune manifatture.
mero degli individui non è meno di 15 mila. Forse la Dalla vendita de’ vini nella media di litri 200000
specie men propagata sono gli olivi, se i medesimi si possono avere l. n. 10000.
non sopravanzano le tre centinaja, sebbene non man- Da quella de’ capi vivi, formaggi e lane l. n. 5000.
chino luoghi ottimi a siffatto vegetale, nominatamen- Da’ tessuti, dalle tegole e mattoni che si fabbrica-
te nella regione del fiume, ossia nella valle. Da una no l. 1500.
parte de’ frutti che si raccogliono si spreme non più di Se crescesse l’industria e nella manifattura del vi-
cento quartara, e si ha un olio di molta bontà. Si sup- no si avessero migliori metodi, se si accrescesse la
plisce da’ poveri all’olio dell’olivo con l’olio delle bac- coltivazione degli olivi, si introducesse quella de’ gel-
che del lentisco; ma questa specie scema di giorno in si e dei bachi, se il bestiame fosse più curato, Osini,
giorno, perché il colono che manca di terreno per se- come gli altri paesi dell’Ogliastra, potrebbe triplicare
minare brucia e soventi sterpa queste piante per fare il il suo prodotto e il lucro.
carbone o impinguare il novale. I trasporti del mosto al porto si fanno, come no-
La tritura della messe si fa, non con le cavalle, ma tai, coi cavalli, e il vino ponesi nelle otri. L’infedeltà
con i buoi, che vanno strascinando sopra i secchi de’ vetturali che compensano le sottrazioni con l’ac-
manipoli un pesante cilindro. qua fa che la merce patisca, e che il prezzo che si of-
Gli osinesi non hanno quei latifondi che diconsi fre sia minor del giusto.
tanche, ma solo piccoli chiusi (cungiaus) dove semi- Religione. Gli osinesi sono nella giurisdizione del
nano le fave nell’autunno, i fagiuoli e altri legumi in vescovo dell’Ogliastra, che ha tutta la parte orientale
fine della primavera e nell’estate, innaffiati con le ac- delle montagne iliache, che erano già sotto la giuri-
que perenni che scorrono dalle fonti della montagna, sdizione del vescovo di Barbagia.
e con quelle che scolano dalle sorgenti che notai den- La chiesa parrocchiale, l’unica che sia nel paese, è
tro l’abitato. Delle chiusure alcune sono fatte a muro sotto l’invocazione della santa v. e m. Susanna. È di
secco, altre a siepe: molte proprietà ancora aperte. recente costruzione, a sufficienza capace rispettiva-
Pastorizia. I salti osinesi abbondano di pascoli ot- mente al popolo, e di bella forma, sì che stimasi più
timi, e il bestiame prospererebbe se non venissero dell’altre del dipartimento.
tempi, ne’ quali è scarsezza de’ medesimi per difetto Ha cura delle anime un solo sacerdote, che si inti-
di pioggie o per le nevi. tola vicario, perché rappresenta uno del capitolo della
I capi che si educano sono nel: cattedrale che ne è parroco abituale, e siccome in di-
Bestiame manso, buoi 120 quanti già notammo, fetto di coadiutori deve far tutto da sé, però fa quan-
vacche 26, cavalli 80, giumenti 100, majali 70. to può, e non si può accusare se il popolo resta senza
Bestiame rude, vacche 600, capre 3500, pecore quella istruzione evangelica, che non si dovrebbe mai
1800, porci 1400, cavalle 50. trascurare, e che non trascurano i zelanti sacerdoti
Il cacio è di ottima qualità e molto grato al gusto, per quante altre cure possono avere. Se la rendita del
perché si domanda e si vende a buoni prezzi ad altri canonico si scemasse d’una porzione potrebbesi man-
dipartimenti e nel porto di Tortolì. tenere un prete assistente ad eseguire ogni dovere. Io
I pastori vagano d’una in altra regione senza avere non ho veduto altre parrocchie peggio servite, che le
un distretto particolare; si riparan però dalle ingiurie canonicali, dove non si vuol tenere che un sol prete,
delle stagioni sotto capanne formate di tronchi, co- sebbene sia grande il numero delle anime, e indicibil-
perte di frondi, o dentro le camere de’ nuraghi. mente peggio quelle dove si hanno vicari amovibili,
Le api si coltivano ne’ predi prossimi all’abitato e perché mentre i sacerdoti di merito sdegnano di di-
in qualche orto, ma il numero de’ bugni è assai ri- pendere dall’arbitrio del canonico, non si offrono al
stretto. Si fa qui pure il miele amaro, che a molti grave uffizio altri che persone di poco conto.
giova assai siccome eccellente tonico. La porzione della decima che si corrisponde al vi-
Commercio. Non v’ha in Osini chi negozi su’ pro- cario non oltrepassa ordinariamente li cento starelli
dotti, ma gli stessi proprietari portano in Tortolì il di grano e gli otto carratelli di vino, contenente cia-
superfluo dei frutti, o li vendono a’ negozianti stra- scuno quartare 300.
nieri venuti nel paese, genovesi e sardi di altri dipar- In una cappella di questa chiesa ufficia una con-
timenti. fraternita che ha per patrona la titolare.
Il trasporto si fa sul dorso de’ cavalli non potendo Ne’ salti sono altre due chiese, una denominata
il carro scorrere in su quel suolo che or qua or là è da s. Giorgio, che fu edificata nel luogo del miracolo
così irto per la scabrezza, che non è possibile, se pure già riferito, l’altra di s. Lucia nella regione di Flumi-
si raddoppii e triplichi la forza degli animali, che si ni. La prima divisa in più navate dista un quarto dal
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paese a ponente; l’altra è lontana di un’ora e mezzo, ma il centro del paese che si abbassa tra due rilevamen-
prossima a’ limiti di Gairo. ti, a ponente e levante, come resta meno ventilato, così
Le feste principali, alle quali concorre molta gente è più caloroso.
dai prossimi paesi, sono per la titolare, per s. Gior- Non è in tutti gli anni che nevichi, e quando si
gio e per la N. D. d’Itria. La prima si celebra addì ha questa meteora, è cosa rara che duri più giorni.
11 agosto, la seconda addì 24 aprile, la terza nell’ot- Anche i temporali sono infrequenti, e accade ogni
tava della festa dello Spirito Santo. dieci anni, che per causa de’ medesimi, debbasi do-
In ciascuna si offre a tutti gli stranieri, che si pre- lere il colono.
sentano, della carne arrostita e del pane bianco, in L’umidità vi è sentita, e soventi il luogo resta in-
sufficiente quantità; perché devesi panificare molto gombro dalla nebbia.
grano, e uccidere molte bestie. Le case agiate sono L’aria di Ossi non si dovrebbe temere infetta da
piene di ospiti, e in quei giorni vi è abbondanza an- miasmi, perché resta lontana da’ luoghi bassi e panta-
che nelle case men fortunate. nosi delle valli maggiori, dov’essi si svolgono; tuttavol-
Non essendosi ancora fatto il campo-santo i cada- ta non è quasi mai totalmente pura per le esalazioni
veri sono sepolti nello spazio chiuso intorno alla chie- che dà il rivolo, che traversa il paese, contaminato dalle
sa parrocchiale. feccie che vi si gittano dalle case, dalla sozzura delle ro-
Antichità. Nella regione Tacu, che comincia dal più be che vi si lavano, coperto in vari tratti nel fondo da
alto della pendice occidentale della montagna, sono fetente melma. Egli è da stupire che si conosca quanto
molte costruzioni noraciche, ma in gran parte disfat- male sia alla sanità in cotanta sporcizia, e che il Consi-
te. Indicherò i nuraghi denominati de s’Armidda, Or- glio del paese, che il può, non abbia fatte le debite
rudii Sanu, Serbizi, Montu-Marci, Truculu e lascio proibizioni, e che il Protomedicato non abbia provve-
tanti altri, de’ quali non rammento più il nome, e i duto per l’osservanza delle regole di pubblica igiene.
pastori si servono per ripararsi nelle fredde notti e sot- Un’altra sorgente d’infezione è in questo paese (co-
to i temporali. Il nuraghe di Serbizzi, il cui sito abbia- me lo è pure ne’ vicini e in moltissimi altri), ne’ grossi
mo indicato, è il più notevole, poco lungi dal quale è letamai, che si vanno ammucchiando all’orlo del pae-
una di quelle costruzioni che diconsi sepulturas de gi- se: e senza il gaz pernicioso che sfuma ne’ tempi caldi
gante o de orcu, e il popolo crede che il fabbricatore dalla fermentazione, è a notarsi l’altro grave incomo-
del nuraghe vi sia stato deposto. Vuolsi che scavando do del fetentissimo fumo che offusca l’aria, quando
nella sepoltura siansi trovati degli oggetti di rame. nell’estate alcuno vi attacca il fuoco, o lo concepisce lo
Abbiamo indicato sulla sublime punta, che signo- stesso letame nel calore della corruzione. Così è, che si
reggia il passaggio di s. Georgio (scala di s. Georgio) toglie l’ingombro de’ grandi mucchi, e intanto i cam-
alcune rovine, che credonsi d’un castello, così come pi sterili non ne ricevono nessuna parte, e pochi ne
accennasi dal nome, e confermando ciò che ho detto adoperano a fecondare gli orti.
sulla sua antichità, espongo un mio sospetto che possa Eravi, non sono molti anni, e forse resta ancora
essere una stazione de’ romani, per contenere gli iliesi un’altra causa di malignità per l’aria nelle sepolture
che non irrompessero per quella gola (che è certo più che si aprivano nel pavimento della chiesa, dalle
antica di s. Georgio) nelle terre littorane. Le medaglie quali usciva spesso tanta mefite, che poteva a organi-
de’ vari imperatori ivi ritrovate, penso, dieno forza alla smi delicati cagionare l’asfissia.
congettura. L’abitato dividesi in tre rioni, o vicinati, de’ quali
Da Osini si giugne a Tortolì in ore 5, a Cagliari quello che giace fra le due notate eminenze è cogno-
in ore 18, se i fiumi mancanti di ponti permettono minato Intr’-e-bidda (Entro di villa), quello che sor-
il guado ai viaggiatori. ge a levante Literài, e il terzo che levasi a ponente Sa
scala per la declività del piano scabro, in cui è posto.
OSSI, villaggio della Sardegna nella provincia e pre- La parte migliore è la seconda, le cui vie sono ampie,
fettura di Sassari, capoluogo di mandamento con giu- apriche e meno irregolari, sebbene un po’ ripide. Qui
risdizione sopra Tissi, Muros e Usini, e già compreso si può godere un ampio orizzonte e dominare tutta
nel dipartimento di Coros del regno di Logudoro. la Nurra e il mar torritano.
La sua situazione geografica è nella latitudine Territorio. Stendesi questo in lungo, avendo termi-
40°40', e nella longitudine occidentale del meridia- ni al settentrione il fiume Mascari, in distanza d’un
no di Cagliari 0°32'. miglio e tre quarti, per cui resta diviso dalla Flumina-
In distanza da Sassari d’un’ora e tre quarti e di una ria e dall’agro sassarese, e al mezzodì il fiume di Pe-
dalla Scala di Giocca, siede questo paese sul fianco tralva, come in queste regioni dicesi il fiume torrita-
boreale della montagna che sorge sulla valle di Cam- no, in distanza non maggiore di due miglia e mezzo.
po Mela a sinistra del rio, sì che resta un po’ coperto E siccome a levante non sono lontani i limiti per più
dal vento australe, ma non dagli altri, a’ quali resta di mezzo miglio, a ponente d’un miglio, però la sua
esposto. superficie (stimate bene tutte le parti) non si può
Il cielo invernale è più tosto temperato se non soffi- computare maggiore di miglia quadrate sette.
no i venti boreali, o il maestrale, che soventi è più che Notai il paese posto sul fianco della montagna in
fresco; l’estivo non è pure tanto ardente, quanto in al- un ripiano, or soggiungerò che questo piano non dà
tre parti, dove gli ardori del sole non sono moderati; più che un miglio e 1/6 a ponente-libeccio con una
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larghezza compensata di mezzo miglio, e che sul suo pertanto non apparisce un tanto divario fra gli indivi-
livello non è di molto che levasi la massa superiore dui de’ due sessi. Il lettore si ricordi, che un pari feno-
del monte, terminata in tre punte con tre nuraghi. meno notai parlando di Lula o Luvula, dove indubi-
Le pendici di questa montagna sono in alcune par- tatamente il numero delle femmine è sempre inferiore
ti assai declivi, massime quelle di levante e di mezzo- a quello de’ maschi.
giorno. I numeri medi del movimento della popolazione
Acque. L’Ossese non ha gran numero di sorgenti, sono i seguenti, nascite 70, morti 55, matrimoni 32.
ma alcune fra queste sono notevoli per la copia, e Gli ossesi sono gente laboriosa e tranquilla, ma non
formano dei rivoli. Questi sono i seguenti: molto industre, giacché sono negligenti a fare tante
La vena de Badde, che nasce nell’eminenza notata cose, dalle quali potrebbero aver vantaggio e vivere
all’austro del paese, traversa il rione di mezzo, cresce più agiatamente. L’arte principale che si esercita, è
dalle fonti della regione detta Borgumiddas, dove l’agricoltura, alla quale sono applicati tra grandi e
cambia il nome cominciando a esser detto Riu-pi- piccoli, uomini 820; viene poi la pastorizia professa-
cinnu fino a versarsi nel Mascari. ta da circa 80 persone; in terzo le arti meccaniche
Il rio di Briai nato nel salto di Montemannu in- che numerano esercenti 40. Negli ufficii liberali si
contro a levante scorre la selva di Briai, e si versa nel possono numerare 10 persone, nel ministerio eccle-
rio di Sangeorgio. siastico 6, nel far niente quelli che furono alle scuole
Il rio di Triulesa comincia dalla regione, che dico- nella città, e poi tornarono nel paese per farvi i pec-
no di s. Margarida, bagna la valle di Baddecheia e chioni, e turbare la tranquillità.
passando per la vidazzone di Usini scende nell’anzi- Le donne che si occupano alla filatura e tessitura
detto fiume. sono poche, e però la loro opera è insufficiente al bi-
Il rio de Santugiuanne proviene pure da Monte- sogno della popolazione. Ma se non lucrano da que-
mannu alla parte di ponente, e trascorsa la valle Ca- sti lavori, lucrano dalla piccola industria che esercita-
nida, si versa nell’alveo di Sangiorgio. no, vendendo nel mercato della città pollami e frutta,
La fonte de Cossos che è nel Florinese, nella regio- e altre coserelle.
ne Palamantedda, manda un rivolo che traversa alcu- La scuola primaria vi fu istituita, ma il frutto del-
ni salti di Ossi e quindi va a influire nel Sangeorgio. la medesima è quasi nullo. Da una parte i parenti
I tre primi de’ suindicati ruscelli possono movere poco si curano di mandarvi i figli, o male vegliano,
de’ molini; i due ultimi sono meno abbondanti. perché essi vi sieno assidui; il maestro, che non teme
Selve. Quella che è propria del comune dicesi Bore, nessuna sorveglianza, poco studia al suo dovere, o
o Littu-e-oro, di piccola estensione e molto diradata. perché non riceva il suo onorario a tempo, intermet-
Molto più notevole per l’estensione è quella di Briai, te le lezioni.
così nominata dal paese spopolato, nel cui territorio Attende in Ossi alla salute pubblica un medico e
essa si trovava. Ho detto per la estensione, perché in un chirurgo, serviti da due flebotomi, i quali qual-
riguardo al numero degli alberi e alla loro prosperità che volta tentano operazioni d’alta chirurgia con tali
non sarebbe degna di menzione. Si è sempre distrut- istromenti e tanta destrezza, che ne resterebbero ma-
to, e non si è pensato mai a ristaurare. È però spera- ravigliati i lettori, se io ne descrivessi qualcuna.
bile, che quindi innanzi questa parte migliorerà per Agricoltura. Finché durò il sistema feudale, quasi
la sollecitudine del governo che ha rivolto le sue cure tutti i terreni d’Ossi erano demaniali, perché non era
alla conservazione delle foreste. attribuito al comune, che un prato pubblico molto
Del grosso selvaggiume non trovasi in questi salti ristretto, né altro era nel dominio de’ particolari, che
che i cinghiali e qualche daino; le specie minori pe- il tratto chiuso per le vigne, che già aboliti i feudi e
rò, volpi, lepri ecc. vi sono assai moltiplicate. La cac- pubblicata e cominciatasi a eseguire la legge sopra la
cia degli uccelli suol essere più fortunata, essendo le distribuzione de’ terreni, la proprietà si distende, e si
pernici assai sparse. vanno chiudendo le terre.
Popolazione. Componesi la medesima di anime Le regioni di Ossi sono di una gran fecondità, e
2108, distinte in maggiori d’anni 20 maschi 715, se non manchino le pioggie, vi si spiega una superba
femmine 708, e minori maschi 478, femmine 487, vegetazione.
distribuite in famiglie 527. Le due regioni della seminagione (vidazzoni) sono
Nell’anno 1837 (?) si notò un totale di capi 2288, quella di Briai capace di starelli 2670, e quella di
de’ quali maggiori di anni 7 maschi 919, femmine Littu, che può riceverne 2467.
867, minori 263, femmine 239. Fuori delle medesime si semina nelle tanche e in
Vedesi ne’ due computi cosa contraria all’ordina- alcuni salti del territorio di Sassari, nei campi della
rio, che il numero degli uomini sia superiore a quello Nurra, spesso a gran distanza dai termini di Ossi.
delle donne. Io volli già spiegare questo fenomeno, Le quantità solite seminarsi sono le seguenti nel
che credo piuttosto apparente che reale, immaginan- territorio d’Ossi, starelli di grano 1400, d’orzo 700, di
do, che non fossero dedotte in ragione le donne e le fave 100, di lino 100, di meliga 20, di legumi 50; e in
fanciulle che vanno in Sassari a serve; ma forse questa territorio esterno star. di grano 1000, d’orzo 450.
spiegazione non si vorrà accettare, perché anche da In questo stato di cose non sarebbe il caso di de-
tanti altri paesi mandansi in Sassari altre serve, e non durre da Ossi una colonia su’ salti deserti, dove tanti
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vanno a seminare, perché, come essi dicono, manca due preti, siccome viceparrochi, e da altri tre quali
il luogo a’ lavori nel proprio suolo? semplici coadiutori volontari di circostanza.
La produzione è ordinariamente copiosa, ned è La chiesa principale, posta nel rione di mezzo, è
straordinario, che il grano produca il 12 e 15, l’orzo dedicata all’apostolo s. Bartolommeo, sufficiente-
per lo meno altrettanto, le fave il 20, la meliga il 50. mente grande e decentemente fornita di arredi.
L’orticultura non è negletta, ma non molto profi- Dietro la chiesa è uno spazio chiuso e ombreggia-
cua. to da cipressi, che serve di camposanto, sebbene non
Il vigneto è diviso in circa 300 porzioni varia- abbia le condizioni proposte dal governo.
mente diseguali, e comprende circa 500 starelli. L’altro luogo sacro, che sia nel paese, è l’oratorio
La vendemmia suol produrre da 800 in 1000 ca- di s. Croce, dove uffizia una confraternita, e si fa la
riche di mosto. Il vino è generalmente di molta bon- scuola primaria.
tà e durata, e pareggia il miglior di Sassari, ove sia Nella campagna sono due cappelle, una assai pro-
manifatturato con diligenza. pinqua all’abitato, ed è sotto l’invocazione della s. v. e
Sono nelle vigne molti alberi fruttiferi di diverse m. Vittoria, l’altra distante un’ora in sulla via al paese
specie e non poche varietà; olivi, peri, meli, ficaje, pe- di Florinas, o Fiulinas, ed è denominata da s. Antonio.
schi, mandorli, ecc. Il numero complessivo de’ mede- La festa principale, onorata di gran concorso di
simi si può stimare di circa 20000 individui. gente da Sassari e da’ vicini paesi, è per il titolare, in
Senza i fruttiferi delle vigne sono quattro oliveti, occasione della quale si celebra una fiera.
ma così piccoli e mal coltivati, che il numero non sia Non è gran tempo, che fra le altre ricreazioni po-
maggiore di 1800 ceppi, e il totale loro prodotto polari, era la corsa de’ barberi; ma perché frequente-
medio rare volte superiore a barili 15. Si dice, che mente accadevano disgrazie, e si storpiavano i cavalli,
l’esempio del vantaggio altrui soglia persuadere me- e rompeansi il collo i fantini correndo in un arringo
glio che possano fare i ragionamenti; ma questo non disastroso, però non si intimò più questa gara perico-
è sempre vero, e in fatto vediamo che gli ossesi (e va- losa, e non si proposero premi.
le l’osservazione anche per i vicini) han da gran tem- Antichità. Non mancano in questo territorio i nu-
po veduto il profitto, che i sassaresi ritraevano da’ lo- raghi, ma quasi tutti in gran parte distrutti.
ro oliveti, ma non ne furono eccitati a diligenza. Il salto di Briai ricorda l’antica popolazione di que-
Pastorizia. Gli ossesi come fanno agricoltura in al- sto nome, che venne poi a mancare, essendosi i pochi
trui territorio, parimente conducono i loro armenti che sopravvissero alle disgrazie patite ridotti in Ossi.
e le greggie ne’ pascoli altrui, perché come la propria In che tempo quel luogo sia rimasto deserto nol chia-
regione è troppo ristretta per l’agricoltura, così lo è riscono le memorie, e nol porta la tradizione.
per la pastura vaga. Molti pastori d’Ossi vanno per Feudo di Ossi. Ossi ebbe il titolo di baronia, e fece
le regioni della Nurra. parte dello stato del ramo primogenito de’ Manca,
Le specie che si educano e i numeri rispettivi so- posseduto ultimamente dal nobile D. Vincenzo Man-
no approssimativamente i seguenti: ca Amat di Sassari.
Bestiame manso. Buoi per le opere agrarie e vet- Questo stato componevasi del detto feudo, del mar-
tureggiamento capi 800, vacche mannalite agli stessi chesato di Montemaggiore, del marchesato di Mores,
usi 80, cavalli e cavalle da sella e da basto 520, porci del contado di s. Georgio e del ducato dell’Asinara e
o majali 400. Si hanno pochi giumenti, perché la Vallombrosa. Non avendone finora parlato, proporre-
macinazione si suol fare in cinque molini idraulici mo al presente le cose più notevoli.
stabiliti dentro il territorio. Marchesato di Montemaggiore. Sotto questo titolo
Bestiame rude. Vacche 1600, cavalle 300, capre comprendesi l’incontrada, dove sono i paesi popolati
1900, porci 700, pecore 3500. di Tiesi, Queremule e Bessude, esistenti nella parte infe-
I formaggi che si fanno, non si distinguono per riore dell’antico dipartimento del Logudoro, che di-
alcuna bontà particolare, e la loro quantità non è so- ceasi di Cabuabbas. La prima infeudazione deve rife-
venti tanta, che di molto sopravanzi i bisogni della rirsi all’anno 1436, quando Alfonso V con diploma
popolazione, sì che si possa lucrare dalla vendita del 10 luglio approvò il riparto fatto da’ procuratori della
superfluo. città di Sassari, Bosa e Villalghero, de’ territori e beni
Apicultura. È questa quasi interamente negletta. confiscati al debellato Nicolò Doria, ribelle della coro-
Commercio. Si può tenere in buon calcolo, che gli na, e quindi con istromento del giorno 18 vendette i
ossesi possano dare al commercio la comune di sta- predetti villaggi per mille ducati d’oro a Giacomo
relli di grano 8000, di starelli d’orzo 3000, e che il Manca, che era uno di detti procuratori, portatosi
guadagno sulla prima specie sia di lire nuove 40 o nella città di Teano, e a’ di lui fratelli Giovanni e An-
50 mila approssimativamente, il guadagno sulla se- drea Manca nel seguente tenore: «A voi pertanto Gia-
conda e le altre specie minori di lire 15 mila; il pro- como Manca presente a nome vostro e de’ vostri fra-
fitto su minimi articoli di lire 4 mila. Si vende a’ ne- telli assenti, a’ vostri e a’ loro eredi e successori sotto il
gozianti o sul mercato di Sassari. debito militar servigio vendiamo le ville di Tiesi, Que-
Religione. Il popolo di Ossi è compreso nella giu- remule e Bessude con tutti i diritti e ogni giurisdizio-
risdizione dell’arcivescovo di Sassari, ed è governato ne, mero e misto imperio, perché possiate poi farne
nelle cose di spirito da un rettore assistito da altri ogni vostra volontà, darle, impegnarle e trasferirle in
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altri, purché nostri sudditi, per testamento o per do- dal procuratore reale marchese di Cea addì 9 giugno
nazione tra vivi… Riteniamo però tutto quello, che 1665. Morta lei, erane investito il figlio suddetto con
secondo il costume d’Italia ritiene a sé l’alto signore o sentenza de’ 3 febbrajo 1675.
principe, eccetto che, in mancanza di figli maschi le- Questi prese in moglie D. Giuseppa Manca, e
gittimi e naturali per linea retta, possano succedere le non avendo avuto che una sola figlia, Lucia, lei scris-
femmine e gli estranei, osservato quest’ordine, che il se erede universale nel suo testamento de’ 6 agosto
maggiore sia preferito al minore, e il minore alle fem- 1690, sostituendole la rispettiva madre e moglie.
mine, non ostante il diritto italico». Quando morì D. Lucia Ravaneda senza discen-
De’ fratelli Manca, il solo Giovanni restò possessore denti, il fisco s’impossessò del feudo per decreto de’
del feudo per cessione fattagli da Giacomo ed Andrea. 27 luglio 1726 pretendendolo devoluto.
A Giovanni succedeva in questo e nell’altro suo Comparve allora D. Raffaele Ravaneda, fratello na-
feudo di Monti Branca suo figlio, e prestò omaggio turale di D. Lucia, pretendendo col figlio il possesso
addì 25 gennajo 1490. del feudo in forza della dichiarazione, che dicea fatta
Ebbe costui sei figli, Giovanni, Raimondo, Gio. da D. Lucia in favore di entrambi con atto de’ 24 feb-
Angelo Antonio, Guerao o Geraldo, Violanta ed Eril- brajo 1714. Ma oppostosi a questi e al fisco D. Stefa-
la, tra’ quali chiamò nel testam. de’ 19 luglio 1507 il no Manca con libello de’ 30 dello stesso mese ebbe
Gio. Raimondo primogenito alla successione di Mon- sentenza favorevole in data del 5 aprile 1727, essendosi
temaggiore col vincolo perpetuo di fedecommesso, e il magistrato fondato nel titolo primordiale del 1463
Gio. Angelo secondogenito al feudo di Monti. spedito dal re Alfonso, e nelle prove seguite di essere
A Gio. Raimondo successe suo figlio Gavino, che D. Stefano della linea chiamata se non attuale almeno
essendo ancora pupillo, ottenne sentenza d’investi- abituale, siccome figlio di D. Stefania Pilo-Manca, fi-
tura dalla procurazione Reale addì 8 agosto 1549. glia di D. Stefano Pilo Ravaneda, figlio di D. Maria
Morto questi in età pupillare, si disputarono il Ravaneda, zia dell’ultima defunta D. Lucia, perché so-
feudo la di lui cugina D. Elena, figlia di D. France- rella del di lei padre D. Pietro Ravaneda II. Fu dunque
sco Dessena e le suddette di lui zie D. Violanta e D. D. Stefano Manca immesso in possesso del feudo, e
Erilla, fra le quali ebbe l’ultima favorevol il giudicato nel giorno 6 agosto successivo per sentenza del tribu-
del Supremo. nale del regio patrimonio fu immesso in possesso.
D. Erilla dava con atto degli 8 marzo 1563 il feu- Marchesato di Mores. Componesi questo de’ villaggi
do a Gaspare, figlio suo da D. Pietro Cariga. Mores, Ardara e Itiri-Fustialbus, popolati, e degli spo-
A D. Gaspare succedeva suo figlio D. Pietro, il polati, Borgo d’Ardara, Laquesos e Todoraque, che in-
quale per comporre la lite vertente sullo stesso feudo sieme formavano l’antica curatoria di Oppia.
con la zia D. Violanta Manca prendevane in moglie Questi paesi con quelli della contrada del Meilo-
la figlia D. Emerenziana Ravaneda. gu erano infeudati la prima volta a Raimondo di Ri-
Questi nel suo testamento de’ 12 giugno 1591 isti- vosecco, padre, con diploma di Alfonso V delli 15
tuiva sulla baronia di Montemaggiore un fedecommes- febbrajo 1421.
so perpetuo a favore del figlio Antonio e discendenti, Successe a lui suo figlio Raimondo II, e nel 1442,
preferendo i maschi alle femmine con ordine di primo- 28 marzo, vendeva le terre della curatoria di Oppia a
genitura, e sostituendo per il caso i postumi. In man- Francesco Saba nel prezzo di …? in feudo retto secon-
canza di maschi dovean succedere le femmine nate o do il dritto italico, e in seguito a tale acquisto il Saba
nasciture, sostituendo l’una all’altra successivamente D. erane investito dal Sovrano con diploma de’ 23 giu-
Elena, D. Erilla, D. Giovanna, D. Petronilla. gno successivo, e otteneva conceduta l’allodialità per
Antonio, ancora pupillo, ebbe investitura con sen- queste terre e pei villaggi già da lui posseduti di Co-
tenza de’ 9 gennajo 1592, la quale gli fu rinnovata drongianos-Susu, Codrongianos-Jossu, Bedas, Saccar-
negli 11 dicembre 1599, quando era assunto al tro- gia e altri, e la esenzione dal servigio feudale e milita-
no Filippo III. re, segnatamente in rispetto alla curatoria di Oppia:
Morti senza discendenza D. Antonio e suo fratel- ma avea determinato l’ordine della successione prima
lo D. Pietro, succedette nel feudo la loro sorella D. pe’ figli e discendenti maschi, poi per le femmine,
Elena. quindi pei collaterali d’uno ed altro sesso di parte pa-
A costei assistita da suo marito D. Pietro Ravane- terna e materna, finalmente per gli estranei.
da, maestro razionale, fu provveduta la investitura Morto senza successori legittimi il Saba, l’incon-
con sentenza dei 5 novembre 1604 nella stessa for- trada di Oppia ritornò alla corona, e il re D. Gio-
ma delle precedenti, la quale le fu rinnovata per altra vanni volendo rimunerare D. Giovanni di Villamarì,
de’ 19 settembre 1628 dopo la successione al trono gli facea dono in libero allodio della medesima con
del re Filippo IV. la Planargia e città di Bosa per diploma de’ 24 di-
Il di lei figlio D. Pietro II riceveva investitura del cembre 1479.
feudo nel 1630, e nel 1635 ebbe dal Sovrano con A D. Giovanni successe suo cugino Bernardo di
diploma de’ 2 aprile conferito il titolo marchionale. Villamarì conte di Capudan, e in suo testamento de’
A lui succedeva suo figlio D. Pietro III; ma siccome 16 settembre 1512 lasciava la città e Planargia di
D. Gabriella Vico, sua madre, aveva diritto a lire 35 Bosa a sua figlia Isabella, la curatoria d’Oppia all’al-
mila, apportate in dote, fu essa investita del marchesato tra figlia Anna, sostituendo una all’altra.
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Anna essendo morta succedette Isabella, moglie retto da Alfonso V, con diploma 15 febbrajo 1421, a
già del principe di Salerno, e nel 1547 27 aprile ven- Raimondo di Rivosecco. In que’ tempi questa baro-
dette l’incontrada di Oppia ad Antioco Virde. nia aveva annessi anche i villaggi di Ossi, Muros, Iti-
Ad Antioco sottentrava il figlio Giovanni Virde, il ri ed Uri, i quali poi ne furono distratti.
quale avendo presa in moglie Catterina Pilo n’ebbe Galcerando Cedrelles per debito che aveva al reg-
sole due figlie Elena e Catterina. La prima, cui ven- gente Bernardo Simò fu obbligato a cedergli la villa
ne il feudo come a primogenita, era maritata ad An- di Ossi, e non potendo soddisfare ad altro debito
drea, l’altra a Giacomo, fratelli Manca-Cedrelles. verso il medesimo, dovette esporre in vendita le altre
Mancati senza prole Elena ed Andrea furon pos- ville di Usini e Tissi, che furono deliberate a Giaco-
sessori del feudo Catterina e Giacomo, al quale la mo Manca, come a miglior offerente, per atto delli 2
storia feudale dell’archivio nota essere stato accorda- dicembre 1544.
to dal re Filippo IV nel 1614 il titolo di marchese di D. Giacomo Manca nel suo testamento delli 24
Mores; il che però è erroneo, perché Filippo IV non febbrajo 1562 istituì sui detti villaggi un maggiorato
regnò che dopo il 1617, e Giacomo Manca era già con ordine di primogenitura, con prelazione dei ma-
morto dal 1603. Andrea suo figlio nel testamento schi alle femmine, e con l’obbligo di prendere il no-
non si intitolò marchese, ma conte di Mores, e di- me e le armi dell’istitutore.
ceasi il primo a portar questo titolo. Successe a lui il figlio primogenito D. Giacomo II,
Andrea sposava in prime nozze D. Maria de Led- a questi D. Giacomo III, a lui suo figlio D. Francesco,
da, figlia di D. Geronimo, signore allora defunto di a D. Francesco suo fratello D. Antonio Manca Deo-
Costavalle, e di D. Isabella Carrillo, come da’ capitoli mèdes, al quale fu da Filippo IV accordato il titolo di
matrimoniali rogati in Sassari al notajo Casaraccie conte di s. Georgio con diploma 21 aprile 1643.
addì 5 ottobre 1603, e ne avea un figlio D. Giacomo A D. Antonio susseguì probabilmente suo figlio
e una figlia D. Geronima; sposava in seconde nozze D. Gavino, perché uno di tal nome si intitolava in-
D. Angela Giacaraccio e ne avea due figlie D. Angela torno a quei tempi (1664) conte di s. Georgio e si-
e D. Catterina. Morì dopo testamento nelli 10 no- gnore di Usini in implorando l’assenso per onerarsi
vembre 1644. Fu padre di altri due figli, uno legitti- di lire 15 mila a censo assegnato in dote alla figlia
mo D. Gavino, che non si sa da qual matrimonio sia Marianna maritata con D. Dalmazio Sangiust.
nato, e fu preso in mare dai barbareschi, l’altro sola- Dopo D. Gavino ebbe il feudo D. Antonio II, e
mente naturale, che era nominato Dionisio. dopo lui suo figlio D. Francesco II marito di D. Ma-
D. Giacomo riprese il titolo di marchese, di cui non ria Sangiust e padre di D. Antonio III suo successore.
è alcun documento, e sposò D. Giovanna Moras di Morto D. Antonio III senza prole volle far valere
Molino; in seconde nozze D. Catterina Ledda, da cui i suoi diritti D. Stefano Manca, nel 1759 24 aprile,
ebbe D. Maria moglie del conte di Villamar D. Salva- come discendente dal terzogenito del fondatore del
tore Aymerich, e D. Giovanna sposata a Gio. Battista maggiorato.
Tola; in terze D. Lucia Gaia, dalla quale gli nacque- Il suo figlio continuò la lite, e venuto a transazio-
ro D. Antonio e tre figlie D. Giuseppa, D. Geroni- ne aggiunse questo ai feudi di Mores e Montemag-
ma e D. Mariangela Manca. giore pervenutigli dopo la morte del padre.
D. Antonio Manca subentrò nel feudo, e da D. Baronia di Ossi. Il suddetto Cedrelles dopo ven-
Giuseppa Carnicer ebbe tre figli D. Giacomo, D. Giu- duti i villaggi di Usini e Tissi vendeva insieme Mu-
seppe e D. Francesca. Morì in Sassari nel 1728 nei pri- ros e Ossi a Bernardo di Viramont in ducati 7500
mi del dicembre. d’oro per stromento 14 marzo 1545.
D. Giacomo fu successore, marito di D. Stefania Morto il Viramont sua moglie per soddisfare ai
Pilo e padre di D. Stefano Manca. creditori domandò la licenza di alienare (25 febbrajo
Stefano era investito del feudo di Montemaggiore 1550) e vendette i due paesi a Durant Guiò di Al-
per sentenza delli 6 agosto 1727. ghero in lire 8 mila oltre i carichi, che portavano il
Questi nel 1739 29 ottobre, citato con libello fi- prezzo totale a lire 20 mila.
scale a prendere l’investitura, propose averla nessuno A Guiò successe suo figlio Giovannotto; a Gio-
de’ suoi predecessori domandata ed ottenuta, ed es- vannotto nel 1569 Giovanni suo primogenito, che
sere stata la contrada comprata in franco e libero al- ne’ tempi seguenti non si sa perché si trovi cognomi-
lodio, quale era stata dal re D. Giovanni concessa al nato Guiò Serraviva, quando il cognome della ma-
nominato Villamarì. dre era Torralba.
Morto lui il figlio dovette proseguir la causa e fu Quale dopo Giovanni sia stata la serie de’ succes-
condannato a prender l’investitura per sentenza delli sori non si può con certezza asserire, mancando in
2 settembre 1769. questo, come nel feudo di Usini e Tissi, gli atti d’in-
Contado di s. Georgio. Alla baronia di Usini e Tissi vestitura, perché non mai se ne prese, credendosi al-
fu coll’andar del tempo sostituito il titolo comitale lodiali. Dagli atti però e dalle sentenze del 1757 e
di s. Georgio, dalla chiesa di s. Georgio entro i con- 1690 emanate in contraddittorio del fisco, si sa che
fini di Usini. a Giovanni Guiò Serraviva fossero rimasti superstiti
L’infeudazione di questa baronia è molto antica, e due figli, cioè Giovanni Guiò-Cesaraccio secondoge-
fu distaccata dall’incontrada di Osilo, data in feudo nito, che ottenne il feudo, e Francesco terzogenito.
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1141 Ossi

A Giovanni subentrava suo figlio Pietro, che fu dell’allodialità; nelle altre perché nel caso che questa
marito di Angela Manca, ed ebbe tre figli D. Gio- fosse dichiarata, il R. Patrimonio co’ voti del Supre-
vanni, suo successore, D. Giacomo morto improle e mo pronunziasse sulla sua preferenza a D. Giovanni
D. Anna maritata con D. Cornelio Sassu. Manca Brea.
Questo D. Giovanni Guiò Manca pare quello stes- Morto D. Stanislao, tornò a comparire nel tribu-
so così chiamato, che per liberare il villaggio di Ossi nale del R. patrimonio D. Antonio, come legittimo
da’ pesi, ai quali era soggetto, ottenne dalla R. Udien- amministratore di D. Giovanni Manca, e finalmente
za (1656 18 gennajo) di poter vendere, come vendet- fu rimessa in Torino copia degli atti.
te, all’asta pubblica, il villaggio di Muros a D. France- D. Antonio, dopo la morte in Torino di D. Stefa-
sco Martinez. no suo padre, che attendeavi la decisione della sua li-
Rimastosi quindi D. Giovanni col solo villaggio di te col fisco sulla successione di Usini e Tissi, essen-
Ossi, e morto senza discendenti nel 1690, propose dosi portato in questa dominante, ottenne di entrare
giudizio di immessione in possesso contro del fisco in trattativa per il feudo di Usini e Tissi, e per questo
un altro Giovanni Guiò, cognominato ancora Coet- di Ossi, operando per il primo in nome proprio, per
to, il quale asserivasi figlio di D. Francesco Guiò (di il secondo come procuratore della moglie e legittimo
D. Giovanni Guiò Serraviva) e pretendevasi prossi- amministratore del figlio.
miore agnato, e fu con sentenza de’ 20 aprile ricono- Il progetto che egli propose addì 3 agosto 1762
sciuto successore, quindi investito con la clausola di essendo stato approvato con R. biglietto del 13, si
natura di feudo secondo il diritto italico; se non che fecero le seguenti stipulazioni:
la R. Udienza rivocò quel giudizio nel 30 giugno, 1. Che il fisco recedesse dalla lite per ambi i feu-
perché pendea lite con D. Anna Abella, la quale co- di, compensate le spese.
me tenutaria avea preso possesso con decreto della 2. Che le ville di Usini e Tissi si rilasciassero al
R. governazione. Egli supplicò alla stessa R. Udien- progettante in feudo per lui e discendenti suoi e dal
za, ma nell’ottobre successivo cessarono col silenzio fu suo padre, D. Stefano Manca Pilo, con l’alienabi-
di D. Anna le istanze. lità soltanto per atto tra’ vivi, e nel resto conservata
Nel 1680 lo stesso D. Giovanni intentò nuovo giu- la natura di feudo retto secondo il dritto italico.
dizio col fisco implorando la restituzione in tempo 3. Che la villa di Ossi si rilasciasse alla sua moglie
ed in intero per rivocarsi la sentenza de’ 20 aprile D. Giovanna Amat ed al comune figlio D. Giovan-
1690 che avea dichiarato feudali i predetti villaggi, nico Manca-Amat per essi e successori, discendenti
che erano allodiali, come furono poi riconosciuti dal dal fu D. Giovanni Amat padre di D. Giovanna con
tribunale con sentenza de’ 13 gennajo 1700, riparata la stessa clausola.
dalla R. Udienza in favor del fisco con altra de’ 6 4. Che in caso di alienazione dovesse impetrarsi il
maggio, poi riformata dallo stesso magistrato contro regio assenso, pagarsi il laudemio, e assumere il feu-
del fisco con giudicato de’ 18 susseguito giugno. do la qualità di retto, e per i soli maschi.
Giovanni lasciò due sole figlie, Maria e Teresa. 5. Che non ostante l’accordata alienabilità non po-
Successe la prima, quindi Giovanni figlio suo e di tessero i feudi esser soggetti a censo o ipoteca, fuori
D. Vincenzo Amat, e dopo Giovanni, che fu marito de’ casi permessi dalle R. prammatiche, in pregiudizio
di D. Francesca Brunengo, marchesa di s. Saverio, del R. patrimonio.
fu chiamata a succedere sua figlia Giovanna; ma al- 6. Che i frutti provenuti dalla villa di Ossi fino al
lora scoppiò nuova disputa sulla devoluzione, e il 1° luglio 1758 dovessero restare al R. patrimonio, e
feudo fu aggiudicato al secondogenito di D. Vincen- in corrispettivo della transazione dovesse D. Anto-
zo Amat, che era D. Pietro, il quale essendo morto nio pagare alla R. cassa la somma di scudi sardi 30
senza prole vuolsi sia succeduta D. Teresa, sorella del- mila ne’ termini fissati, imputandosi però in questa
la madre, a costei suo figlio D. Ignazio Amat, e a lui somma i frutti, che il R. patrimonio avea percevuti
morto parimente senza posteri pretese subentrare la dal giorno del seguito sequestro di Usini e Tissi, e
sunnominata D. Giovanna Amat, moglie di D. An- dal 1° luglio 1758 in appresso dal villaggio di Ossi.
tonio Manca da una parte, e dall’altra D. Giovanni 7. Che siccome la transazione per Usini e Tissi era
Manca Brea come maschio e discendente da D. An- regolata sul supposto, che l’annuo reddito fosse di
na Guiò; ma furono ambi rigettati con sentenza dei scudi 1500, perciò risultando maggiore questo red-
19 settembre 1730. dito, D. Antonio dovesse, oltre degli scudi 30 mila,
D. Antonio Manca, marito di D. Giovanna, tor- pagare il corrispondente capitale della differenza sul
nò nel 1754 a comparire per sostenere l’allodialità computo del 5 per cento.
del feudo, ma ebbe sentenza contraria nel 1757, 11 In seguito a queste stipulazioni, alla ratifica di D.
settembre. Giovanna e del figlio D. Giovannico, del pagamento
Supplicò allora D. Giovanna con suo figlio D. di lire di Piemonte 44500 a conto degli scudi 30 mi-
Stanislao da questa sentenza, poi propose il recesso; la, furono date due distinte sentenze addì 14 gennajo
ma immediatamente domandò e ottenne dal Sovra- 1764, per la prima delle quali fu investito D. Antonio
no (3 agosto 1758) doppie lettere causa videndi, ac- del feudo di Usini e Tissi in nome proprio, per la se-
cordandosi nelle prime, che il R. Patrimonio decides- conda del feudo di Ossi come legittimo amministra-
se nuovamente in contraddittorio del fisco pel punto tore del figlio.
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Ossi 1142

Ducato dell’Asinara o Vallombrosa. Consiste que- 4. Che innanzi di stabilire nuove popolazioni po-
sto feudo nelle due isole Asinara e Isola piana, che tesse il feudatario pattuire su’ diritti feudali, purché
disposte da capo Falcone verso settentrione chiudo- fossero regolati a norma degli altri del regno.
no al ponente il golfo di Torre. 5. Che S. M. si degnasse accordare in favore de’
Queste isole e segnatamente la prima sembra che nuovi stabilimenti quelle franchigie ed esenzioni,
fossero state infeudate; ma non si ha memoria né del- che ad altre nuove popolazioni erano state accordate.
l’epoca, né delle persone; il certo si è, che nel 1331, 6. Che nello stesso caso potesse il feudatario inten-
mentre un certo Gualando de Matteo si appropriava dersela con l’arcivescovo per l’erezione delle parroc-
l’Asinara tra certi altri beni a lui donati, dopo che chie e creazione di parrochi, fissazione di decime ecc.
eransi devoluti per i demeriti dei primi possessori, fu 7. Che si concedessero al progettante e successori
dichiarato dal re Alfonso con sua carta delli 17 luglio cinque miglia di mare all’intorno delle isole col dirit-
non essere stata sua intenzione di comprendere nella to di ancoraggio in tutti i porti, cale e seni, con la fa-
donazione l’isola suddetta; però fu comandato a Rai- coltà di calare o far calare una tonnara senza pregiu-
mondo di Cardona, governatore di Sardegna e di dizio delle già concedute.
Corsica, e a Raimondo di Montparone, vicario di 8. Che si degnasse S. M. accordare al postulante e
Sassari, di ridurla prontamente a mano regia, e la- ai successori il titolo di duca dell’Asinara, e quello di
sciarvi godere i sassaresi di tutti gli adimplivii, di cui marchese di Mores e Montemaggiore a’ primogeniti
godeano negli altri territori assegnati alla loro città in vita de’ padri.
per privilegio del medesimo Sovrano. 9. Che potesse esso postulante alienare una o en-
In virtù di questa concessione i sassaresi d’allora trambe dette isole per atto tra’ vivi o per ultima vo-
in poi ne profittarono pascolandovi il bestiame ed lontà, mediante il laudemio ecc., con la condizione
esercitandovi l’agricoltura, finché nel 1767 furono che il feudo prendesse negli acquisitori la natura di
obbligati dal governo ad allontanarsene e lasciar va- feudo retto e proprio, e con la dichiarazione, che
cua l’isola dietro il progetto di certi fratelli Vellixan- non ostante la disponibilità accordata al postulante,
dre d’Aix, provenzali, che voleano dedurvi una colo- non potesse il feudo soggettarsi a censo o ad ipoteca
nia e popolarla. a pregiudizio del R. Patrimonio; e che alienandosi
Questo progetto però sebbene portato sino al pun- entrambe o una sola delle isole, dovesse cessare il ti-
to di avervi condotto un certo numero di famiglie tolo di duca negli alienatari.
nel 1768, non si sa perché, si sospese, e poi rimase 10. Che per tutte le domande pagherebbe il pro-
senza effetto. gettante la finanza di lire 70 mila di Piemonte, com-
Vennero allora riammessi quelli che vi aveano abi- presi i diritti di mezz’annata, sigillo ecc., entro sei
tato, e continuarono a godere di quei territori pagan- anni, da computarsi dal giorno che si stipulerebbe lo
do però certi diritti al R. Patrimonio, che si diceano strumento, senza verun interesse, e con gli interessi
introdotti poco innanzi del menzionato progetto. del 6 per 100 di quello che trascorso detto termine
Invaghitosene poi D. Antonio Manca Amat quan- residuerebbe ecc.
do era già succeduto al padre D. Stefano ne’ feudi di Questo progetto, approvato dal Sovrano in tutte le
Montemaggiore e di Mores, ed avea con la transa- sue parti, fu con R. biglietto de’ 19 febbrajo 1775 ri-
zione del 1762 raffermato per sé e sua famiglia il messo all’avvocato fiscale Regio nel Supremo, perché
contado di s. Georgio e la baronia di Ossi, inoltrò nanti il presidente del medesimo Supremo si devenisse
domanda per le due dette isole al Re Vittorio Ame- alla stipulazione dell’opportuno strumento col procu-
deo; e per conseguire questa nuova infeudazione col ratore del postulante: e questo istrumento essendosi
titolo ducale e per accordarsi a’ primogeniti il titolo stipulato dal segretaro Viretti addì 14 marzo, il Re se-
marchionale di Montemaggiore e di Mores, vivente gnò addì 27 aprile il diploma di concessione.
il padre, fece il seguente progetto datato da Sassari Ricevuta l’investitura e presa possessione del feu-
1774, 17 dicembre: do, nella fine di agosto, fu D. Antonio, due anni do-
1. Che si avessero a concedere al postulante le po, obbligato a litigare per la percezione de’ diritti
due isole con ogni utile, diritto, giurisdizione ecc., feudali da’ sassaresi, che nelle isole faceano pastorizia
per sé e successori maschi e femmine con ordine di o agricoltura, e solo dopo forte contenzione ottenne
primogenitura e prelazione di maschi alle femmine sentenza favorevole, addì 17 marzo 1779, nella qua-
anche in grado rimoziore, includendo nella succes- le si dichiarava esser dovuti al duca per ragione del
sione anche la discendenza de’ suoi fratelli. seminerio e del pascolo gli stessi diritti che si pagava-
2. Che avesse il progettante e suoi a godere de’ di- no ne’ territori di Sassari.
ritti esatti per l’innanzi dal R. Patrimonio, da quei A D. Antonio padre di due figli, D. Giovannico e
che pascolavano o coltivavano, e anche di esigere D. Alberto, succedette non molto dopo il primogeni-
qualunque maggior diritto o provento, che al mede- to, nel quale dopo la morte anche della madre si uni-
simo patrimonio Regio sarebbe potuto competere. vano i cinque feudi sin qua descritti co’ rispettivi titoli.
3. Che gli fosse lecito fondarvi popolazioni sì di D. Giovannico ebbe da D. Rosa Amat tre figli, una
nazionali, che di forestieri, purché i primi non fosse- femmina, nominata D. Anna Maria, che fu moglie
ro malviventi o banditi né possessori di beni in altri del marchese di Villahermosa, e due maschi, D. Pie-
villaggi o feudi, i secondi non scismatici, né eretici. tro e D. Vincenzo.
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1143 Ottana

Premorto al padre senza prole il primogenito, suc- tante sostanze nella loro decomposizione; se si co-
cedette nei feudi D. Vincenzo. mandasse una maggior polizia nei cortili e nell’orlo
Questi al titolo di duca dell’Asinara volle aggrega- del paese; se si coprissero sotto i solchi i cadaveri del-
re anche quello di duca di Vallombrosa, e l’ottenne le bestie, se gli umani fossero ben sotterrati, io non
per diploma del re Vittorio Emmanuele del 1° agosto dico che l’aria di Ottana si purificherebbe tanto da
1817 per sé e successori con le stesse leggi e limita- esser così buona quanto quella che respirasi in luo-
zioni portate dal diploma primordiale de’ 27 aprile ghi più alti, ma migliorerebbe per nove decimi.
1775. Nel suo titolario sono le seguenti note: duca Tale, quale io presumo che quest’aria possa bonifi-
dell’Asinara e Vallombrosa, marchese di Mores e carsi dall’intelligenza e opera degli uomini, io penso
Montemaggiore, barone di Ossi, conte di s. Georgio. fosse l’aria di queste regioni in tempi antichi, quando
questo paese avea una considerevole popolazione,
OTTANA, villaggio della Sardegna nella provincia e più di dieci mila abitanti, e quando nel medesimo
prefettura di Nuoro, compresa nel mandamento di ponea sua sede il vescovo della diocesi. Se il soggior-
Orani, fa parte della curatoria di Dore, uno dei di- no fosse stato allora pericoloso, non vi sarebbe stato
stretti dell’antico regno di Logudoro. tanto numero, e se non vi fosse stata una notevole
La sua situazione geografica è nella latitudine popolazione non si sarebbe collocato il seggio pasto-
40°14', e nella longitudine occidentale dal meridia- rale nella medesima.
no di Cagliari 0°4'30". Se credo Ottana considerevole assai nel medio evo,
Siede nell’infimo grado di un rilevamento poco no- egli è perché suppongo, che tale ancora fosse in tempi
tevole del suolo a circa due terzi di miglio dal fiume superiori, immaginando che i dominatori dell’isola,
Tirso, che scorre ne’ suoi salti occidentali, e a poco per reprimere le frequenti scorrerie degli iliesi, abbia-
meno dal rivolo che porta in esso le prime acque della no fortificato vari punti a piè di quelle alpi, come cer-
Barbagia traversando i salti a settentrione, ed è in espo- tamente fecero a piè del Limbara nel punto di Castra,
sizione a tutti i venti, perché a tutte parti sono più o per reprimere i corsi e i balari, e in questa stessa valle
meno lontane le eminenze che possono coprire questo del Tirso nel luogo poi detto Foro di Trajano, e sti-
luogo torcendo il flusso dell’aria. Ma più liberamente mando che Ottana fosse una delle posizioni militari
degli altri la tramontana volgesi sopra il medesimo. contro i barbari delle montagne di Ollolai e prossime.
Molto è grave il calore estivo se nol tempera qual- Territorio. Stendesi questo lungo la sponda sini-
che vento fresco, ed è assai mite il freddo nell’inver- stra del fiume per circa otto miglia, e slargasi cinque
no, se non soffii il gelido borea. Il prossimo fiume e incirca, con una superficie approssimativa di miglia
il notato confluente, le paludette e i pantani, che so- quadrate quaranta.
no dentro e intorno l’abitato, producono una umi- Il suolo, siccome abbiam notato, levasi a poca al-
dità che sentesi, e se resta trasparente e se opacasi in tezza e in pochi luoghi. Se si volesse tutto coltivarlo
nebbia, nell’inverno, nell’autunno, nella primavera e si potrebbe.
anche nelle notti estive, è molesta e nuoce ai vegetali Egli è pure in pochi siti che sieno aperte le vene
ed agli animali. dell’acqua, e il terreno può dirsi piuttosto arido. Il
Le pioggie non sono, come altrove, troppo rare, primo confluente di Barbagia formasi dalle fonti che
trovandosi questo paese all’estremità delle montagne sono nella pendice contro greco della montagna di
della Barbagia, dove le nuvole si soglion raccogliere, Ollolai, Olzai e Ovodda, cresce dalle acque riunite
addensarsi e poi risolversi. I temporali però non av- dei salti di Sarule, Orani e Onniferi. Il secondo con-
vengon frequenti. fluente del Tirso in questa regione, che scorre i salti
L’aria di Ottana è famosa per la sua malignità. E so- meridionali ha pure sua origine nelle falde contro
no molte le cause che la producono e rinforzano; maestro della suindicata montagna di Ollolai.
dentro e all’orlo del paese i pantani tinti di verde Vedonsi qua e là, ma rari, alcuni alberi ghiandife-
muffa, popolati di rane che assordano nel silenzio ri, perastri, olivastri e altre specie infruttifere, e sono
notturno, e formicolanti di infinite zanzare, che han- piccoli gli spazi, dove vedasi residuo di selve. Se la
no un pungiglione velenoso e un ronzio inquietante; barbarie pastorale qui pure ha operato, non si può
le immondezze che deturpano i cortili, i letamai che però supporre che abbia operato grandi guasti, per-
si tengono alle uscite del paese, la corruzione delle fo- ché questa contrada e la parte occidentale delle terre
glie cadute della opunzia e di molte frutta d’orti e di Orotelli sopra il fiume io stimo che in altri tempi
giardini, che si abbandonano: quindi il fetore di fre- servisse piuttosto all’agricoltura che alla pastura.
quenti carogne, e le pozzanghere che vedono nell’al- Gli animali selvatici che sono nell’ottanese non
veo de’ fiumi, dopo che per qualche mese sia mancata sono più che cinghiali e daini, quindi volpi, lepri,
la pioggia. Quelli che assueti a miglior clima respira- martore, e degli uccelli pernici, beccaccie, colombi,
no quest’aria nella sera e nel primo mattino soffrono stornelli e merli. Le dette specie abbondano, perché
sì gran male, che soventi devon succumbere. sono rare le caccie.
Questo vizio così grave dell’aria è per la massima Nel fiume sono trote ed anguille, e nuotano mol-
parte tanto quanto è per difetto degli uomini. Se essi te specie acquatiche.
aprissero lo scolo alle acque, il che posson fare senza Popolazione. Sono in Ottana anime 786, distinte
gran difficoltà; se impedissero la fermentazione di in maggiori di anni 20, maschi 202, femmine 246, e
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Ottana 1144

in minori, maschi 186, femmine 152, distribuite in l’acquavite che essi stimano un tonico maraviglioso,
130 famiglie. e che certamente in quella pessima umida aria giova
Il movimento si calcola approssimativamente a na- come il buon vino a confortar le fibre.
scite 25, morti 18, matrimoni 8. Hannosi nelle vigne alberi di molte specie, ma in
Gli ottanesi per la prava natura del clima sono ge- pochissimo numero, e tutti vi vegetano con molta
neralmente poco robusti, e mostrano nell’aspetto la prosperità. Se le specie de’ cedri si propagassero, se si
poca sanità. Poche fanciulle hanno la faccia animata propagassero pure gli olivi, Ottana potrebbe sommi-
da be’ colori, e in pochi individui la gioventù dura nistrare a tutta la Barbagia olio e agrumi.
quel tempo, che fiorisce bella in luoghi di miglior In conseguenza di quella apatia che hanno gli otta-
cielo; pochissimi vanno vivendo in là dell’anno cin- nesi per il proprio interesse, poco si son giovati della
quantesimo, e i più muojono di febbri perniciose, di legge sulle chiudende, vedonsi poche tanche, e le mag-
infiammazioni di petto e idropisia, senza alcun soc- giori forse non conterrebbero dieci starelli di seme.
corso dell’arte salutare. La maggior parte de’ terreni chiusi è circondata
Sono poco attivi, negligenti d’ogni industria, facil- da fichi d’India.
mente stanchi nel lavoro, contenti delle cose di pri- Pastorizia. I pascoli nell’ottanese sono abbondanti
ma necessità, e amanti di bere. Un passeggero, che per le vacche e capre nelle pendici, per le pecore, e le
traversi il paese, accorgesi al primo sguardo della mi- cavalle nelle valli, principalmente in quella del Tirso.
seria degli abitanti. Non si potrebbe però ingrassarvi una gran quantità
Professioni. Gli ottanesi applicati all’agricoltura so- di porci.
no 120, cui si debbono aggiungere 40 garzoni, alla I numeri de’ capi sono approssimativamente i se-
pastorizia 70 con 25 ragazzi per servigio. Alle arti guenti:
meccaniche necessarie, non è chi attende, e però con- Nel bestiame manso, buoi e tori per l’agricoltura
viene per i più grossolani lavori sul legno e sul ferro, e vettureggiamento, e vacche mannalite 350, cavalli
e per la muratura ricorrere a’ pratici degli altri luoghi. 81, giumenti 100, majali 50.
Le donne poco lavorano sul telajo, e quindi deve- Nel bestiame rude, vacche 500, capre 1000, peco-
si comprare dagli altri paesi ciò che manca all’uopo re 2500, porci 450, cavalle 110.
delle famiglie in tela e panno. Potrebbesi facilmente per la estensione che ha il
Vi è aperta la scuola primaria per li ragazzi, che vi territorio quintuplicarvi, e più ancora, il numero no-
vanno ne’ giorni e nelle ore che piace a essi di andarvi tato.
o alle madri di mandarli, e vi profittano tanto quanto Apicultura. Ecco un altro ramo d’industria che
quelli che non vi andarono mai. potrebbe essere considerevolissimo per il favore del
Agricoltura. Nell’ampia superficie ottanese sono ter- clima e che è quasi nullo.
reni idonei a tutte specie di coltivazioni, a’ cereali, alle Commercio. Consiste questo in quel poco di ce-
viti, agli olivi, alle specie ortensi; ma la virtù del suolo reali che residua a’ bisogni, e ne’ prodotti pastorali,
resta in massima parte inefficace per la notata infingar- capi vivi, pelli, lane, formaggi. Questi, per la male
daggine degli uomini. Se fossero scossi, animati, inci- intesa manipolazione, hanno pochissimo pregio.
tati, ajutati… Ma chi lo faccia? Mancavi a ciò l’uomo. Religione. Ottana, come gli altri paesi del diparti-
La quantità de’ semi che si spargono sul suolo cul- mento Dore, è nella giurisdizione del vescovo di Al-
to, è distintamente nelle specie come segue: starelli di ghero, e amministrasi nello spirituale da un prete
grano 450, d’orzo 300, di fave 20, di legumi 10. che si qualifica vicario perpetuo.
La produzione ordinaria del grano è al 12, quella La chiesa principale è sotto l’invocazione di s. Ni-
dell’orzo al 15, quella delle fave al 12, quella de’ le- colò vescovo.
gumi al 15. Così comunemente, mentre particolar- Le chiese minori hanno per titolari s. Antonio ab-
mente, dove i terreni sono migliori, e dove lavorasi bate, s. Maria, s. Pietro apostolo e s. Catterina. Que-
con più intelligenza, come pure ne’ novali, si ottiene st’ultima minaccia rovina, e si lascierà rovinare, co-
un frutto doppio e quadruplo. me si è fatto per altro.
La coltivazione del lino è assai ristretta, e più an- La dotazione delle medesime consiste in alcuni
cora quella della meliga, sebbene abbiansi luoghi op- branchi, che vanno consumandosi or per l’epidemia,
portunissimi alla medesima. ora per i ladronecci.
La stessa opportunità è per la cultura delle specie Il cemiterio contiguo alla parrocchia che trovasi
ortensi; ma quel suolo lasciasi per pantani alle rane, in sito un po’ alto scusa il camposanto, che non si è
e a’ majali, piuttostoché adoperarlo nelle medesime, voluto fare.
che accrescerebbero le sussistenze. Le feste più solenni, nelle quali è gran concorso di
La cultura delle patate tanto avanzata nella prossi- stranieri da’ paesi d’intorno, e lo spettacolo della corsa
ma Barbagia è quasi nulla nell’ottanese. del palio, sono per s. Antonio abbate e per l’Assunzio-
Comecché questi paesani bevano volentieri del vi- ne della Santissima Vergine.
no, perché l’acqua de’ pozzi non è buona, com’essi Nuraghi. Sono nell’ottanese molte costruzioni no-
dicono, non pertanto danno poca attenzione alle vi- raciche, forse non meno di venti, molte delle quali
ti, e non curano di crescerne tanto il numero, che sono in gran parte disfatte, alcune degne di essere
non abbian a domandar il mosto dagli altri paesi, e considerate.
Casalis 02.XP6 27-11-2006 12:50 Pagina 1145

1145 Ovodda

Avvenimenti antichi. Se il lettore stimerà ragione- Il vento dominante è il maestrale contro il quale
voli le mie congetture su quello che fu Ottana ne’ procede la valle del paese.
tempi romani e negli anteriori, cioè un luogo forte, Nell’inverno sentesi il freddo meno che in altri luo-
un fisso acquartieramento di truppe per opporsi alle ghi della Barbagia esposti all’influenza dell’aria borea-
imprese degli iliesi o iolaesi, implacabili nemici degli le, ma nell’estate si patisce soventi del calore. Le nevi
stranieri dominatori, invasori e saccheggiatori delle ingombran il suolo per molti giorni dal dicembre al-
terre soggette a’ medesimi, accetterà senza esitanza, l’aprile; le pioggie cadono frequenti nella primavera ed
che molti fatti degni di memoria sieno avvenuti in autunno, nel qual tempo spesseggiano le nebbie. Il ri-
questa regione in quei non pochi secoli che durò vo, che traversa l’abitato, è una delle cause della umidi-
quella guerra. Io crederei che fu quando prevalsero i tà, di cui in molte ore sentesi pregna l’aria.
barbaracini, che Ottana cominciò ad essere defor- Il sito così elevato, come è la Barbagia, l’aria sareb-
mata e abbattuta, e abbia essa patito dal furore de’ be purissima, se fosse più attenzione alla pulizia, e la
medesimi non meno che patì Uselli. sanità degli abitanti patirebbe men spesso se difendes-
Antica diocesi di Ottana. Fu questo paese nel seco- sero meglio la persona nelle variazioni termometriche.
lo XII, quando era in migliori condizioni e più popo- Il territorio di Ovodda non ha rilevamenti molto
lato, capoluogo di diocesi, dove avea sua cattedra il considerevoli dopo la collina che abbiamo indicata a
vescovo della medesima. La sua giurisdizione esten- ponente che ha il dorso prolungato a circa un miglio,
devasi sulla contrada del Marghine di Macomer, del e quell’altra a sirocco, al levante della quale dopo un
Goceano, del Dore. miglio sorge quella, la cui falda orientale bagnasi dal
Trovandosi nominati i vescovi d’Ortilli (Orotelli), fiume di Pedras-fittas. I paesani nominano queste
che aveano sede in quel paese nella chiesa di s. Gio- eminenze e alcune altre men considerevoli, Filiddai,
vanni, e poi in vece degli ortillensi comparendo i ve- Pira de Teti, Foddis, Tiddocoro, Pitzuri, Su litu-are-
scovi ottanesi, parve a molti, che la sede prima stabi- ste, le quali fan parte del dorso della montagna che
lita in Orotelli fosse poi per ignote ragioni trasferita levasi sulle valli, del Taloro, di Pedras-fittas e del La-
in Ottana; ma se il vescovo Georgio di Ottana che si, distesa nella linea di ostro-tramontana per miglia
soscrisse alla costituzione di Leone VIII, riferita dal 41/2 e larga in compensazione miglia 3, con una su-
Baronio, debbe attribuirsi alla Sardegna, allora avre- perficie di miglia quadrate 14.
mo già prima del 964 istituita la diocesi d’Ottana, e Le valli principali sono quella del Taloro, quella
dovrem tenere, che quando da Orotelli si trasferì il
del Tino, e quella di Pedras-fittas.
seggio episcopale in Ottana, non si fece altro, che re-
Le fonti sono in gran numero, e alcune abbon-
pristinarlo nel suo luogo.
dantissime d’acque limpide e pure. La fonte di Oro-
La cattedrale di Ottana era uffiziata da nove ca-
nonici, il primo de’ quali avea la dignità d’arciprete. ghesu a poca distanza dall’abitato somministra a suf-
Durò questa diocesi fino a che Alessandro VI la ficienza per tutto il popolo.
unì al vescovado d’Alghero; da quel punto il capito- I rivoli principali formati dalle medesime sono
lo cominciò a decadere, e la stessa cattedrale, che avea tre; quello che scorre presso l’abitato, mette in movi-
titolare s. Maria Maggiore, non più curata, crollò mento i molini, e va nel Tino, nel quale si versa a
per vetustà, sì che oggidì difficilmente si riconosce- tramontana e a un miglio da Teti; quello che formasi
rebbero le fondamenta della medesima, il sito dove dalle sorgenti a levante dell’altro colle prossimo, e
ella sorse. quello che risulta dalle fonti della pendice occidenta-
Caduta questa chiesa, dovette il parroco trasferirsi le di Pedras-fittas.
nella chiesa che lasciarono i benedettini pisani nel Il Taloro bagna la regione settentrionale di questo
tempo della loro espulsione dal regno, edifizio di territorio, e scorre verso ponente.
semplice disegno, ma ben costrutto, quale era pari- Il Tino, influente dell’anzidetto, nasce dalle fonti
menti la casa de’ religiosi, della quale restano ancora della pendice de’ monti del Gennargentu a ponente
due sole camere. di Bruncu-spina, e cresce dalle acque di Tonàra.
Il Pedras-fittas nasce dalle fonti delle stesse pendi-
OVODDA, villaggio della Sardegna nella provincia ci in altra vallata.
e prefettura di Nuoro, nel mandamento di Gavoi, e Sopra nessuno di questi fiumi trovasi ponte, e solo
parte del distretto settentrionale della Barbagia che si supplisce con travi finché queste non sieno portate
avea nome da Ollolai. via dalla piena, ed è allora che i temerari periscono
La sua situazione geografica è nella latitudine volti giù dalla impetuosa corrente, principalmente in
40°6'30", e nella longitudine orientale dal meridia- quella del Taloro.
no di Cagliari 0°3'30". A questo danno aggiungasi che per le sue piene fre-
Giace al piede orientale d’un alto colle per il qua- quenti e ostinate resta il commercio interdetto, non si
le è protetto dal ponente e libeccio. possono coltivare alcune terre buone che sono in là, e
Anche il borea e il sirocco hanno ostacolo, il pri- perdesi molto del frutto del ghiandifero del Pitzuri.
mo dalla montagna di Ollolai che levasi a un miglio Forse queste considerazioni varranno perché si costrui-
e mezzo di distanza; il secondo da un’eminenza che sca un ponte sul medesimo, che dovrà esser fondato
sorge a minor intervallo. nel luogo del guado, che dicono Badu de Taloro.
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Ovodda 1146

In questi fiumi sono moltiplicate assai le trote e le considerevole, e le specie più comuni, peri, noci, ca-
anguille. stagni.
Selve. Senza quella che abbiam notato qui sopra Le vigne hanno un’area ristretta, producono po-
sono nel territorio molte regioni ingombre di alberi co, e il mosto dà un vino poco gradito al gusto.
ghiandiferi, le quali in alcuni tratti sono ben conser- Una porzione si brucia per acquavite.
vate e producono frutti copiosi. Senza le vigne è chiuso in vera proprietà uno spa-
Selvaggiume. I cervi e i daini errano in gran numero zio complessivo di circa 250 starelli, dove o si semi-
per questi salti, ma sono più pochi i mufloni e i cin- na o si tengono gli animali a pastura.
ghiali. Gli uccelli maggiori sono spesso veduti, i mino- Pastorizia. I salti ovoddesi abbondano di pascoli
ri e gentili ricercati da’ cacciatori si trovano frequentis- nelle stagioni migliori, e potrebbero nutrire maggior
simi, e ne’ tempi buoni le valli empionsi di melodia. quantità di bestiame se fosse un miglior sistema.
Popolazione. Sono in Ovodda anime 997, distinte Chi conosce i siti intende pure quanto fieno po-
in maggiori, maschi 305, femmine 317, e minori, ma- trebbero questi paesani preparare all’alimento del be-
schi 185, femmine 190, distribuite in famiglie 230. stiame nella stagione invernale, quando i pascoli so-
I numeri medii del movimento sono, nascite 40, no ricoperti di nevazzo; se profittassero di tutti quei
morti 24, matrimoni 13. tratti di terreno che si possono facilmente irrigare.
Gli ovoddesi erano un numero maggiore in altri Ma finché non riformisi l’attuale sistema pastorale
tempi, quando erano popolati i luoghi vicini Piduni a non si profitterà de’ beneficii della natura.
distanza dell’attuale abitato di minuti 5, e Magusa in I capi del bestiame ovoddesi sono notati nelle so-
distanza di minuti otto. In questi siti vedonsi molte lite distinzioni da’ numeri seguenti.
vestigie delle antiche abitazioni, che caddero in tempo Bestiame manso: buoi per il servigio agrario e per
immemoriale in seguito di nemica violenza, in tempo vettureggiamento 140, vacche mannalite 40, cavalli
che era guerra tra gli ovoddesi e quei di Oleri e di e cavalle 110, majali 85.
Aladdo, che erano dentro i termini attuali del territo- Bestiame rude: vacche 650, capre 2500, porci
rio, i primi abitanti presso la chiesa silvestra di s. Pie- 1200, pecore 3600.
tro allora parrocchia, i secondi nel salto detto Aladdo, I formaggi sono stimati per la bontà.
dove presso la terra di questo nome era un castello i La cultura delle api è poco meno che negletta.
cui signori aveano il nome che restò al sito, i quali fi- Commercio. Il principale articolo sono i prodotti
nalmente perirono nella indicata guerra feroce. pastorali, il profitto può computarsi di l. n. 20 mila.
Degli ovoddesi 150 sono applicati all’agricoltura, Dagli articoli minori complessivamente forse non si
185 alla pastorizia, 15 a’ mestieri, e 12 a piccoli negozi. ritrarrà altrettanto.
Le donne lavorano per la tessitura, e nelle buone Religione. Questa terra già compresa nella diocesi
stagioni coltivano gli orti e raccogliono i frutti. di s. Giusta sta sotto il governo dell’arcivescovo di
La scuola elementare suole ricevere 15 fanciulli, e Oristano ed è amministrata da un parroco che ha il
in tutto il paese non sono più di 30 le persone che titolo di vicario ed è ajutato da altri due preti nella
sappian leggere e scrivere. cura delle anime.
Gli ovoddesi amano il colore rosso sopra il nero, La chiesa parrocchiale ha per titolare s. Georgio,
avendo in rosso il giubbone e le rivolte del cappotto. in cui onore si festeggia nella terza domenica di set-
Le donne preferiscono pure quel colore, e copro- tembre con grande allegria, concorso di forestieri, e
no il capo con un capuccio di panno rosso adornato piccola fiera. È notevole per altezza il suo campanile
di merletto o di nastro di seta nera, vestono giubbo- fabbricato nel 1798.
ne rosso adornato di nastri azzurri e bianchi, e por- Sono poi quattro chiese minori, e due di esse alla
tano uscendo da casa anche rossa la gonnella adorna estremità dell’abitato; la prima sotto l’invocazione di s.
di pizzetto d’argento o di nastri bianchi e azzurri. Maria, dove in pari modo si festeggia nella commemo-
Agricoltura. Ristretta assai quest’arte in altri tem- razione della sua assunzione in cielo; la seconda deno-
pi, finché si riformò l’opinione che spregiava come minata dalla santa Croce è uffiziata da una confrater-
servili i lavori agrari, poscia crebbe e si estese la su- nita, nella quale si seppelliscono i cadaveri; la terza in
perficie coltivata. distanza d’un’ora alla parte settentrionale, dedicata a s.
Il terreno in molte parti è assai fertile e compensa Pietro apostolo, alla quale è gran concorso addì 29
liberalmente le fatiche. giugno; la quarta a piccol tratto dal paese, dedicata a s.
La quantità dei semi che si danno a’ terreni solca- Cristoforo, che onorasi solennemente addì 10 giugno.
ti, o lavorati con la zappa, è approssimativamente Nella parrocchia si eleggono tra le divote quattro
come segue: starelli di grano 200, d’orzo 450, e di prioresse, od operaje, che sono denominate una dal-
legumi 60. I fagiuoli di Ovodda sono stimati. la Vergine Purissima, la seconda dalla Vergine de’
La fruttificazione ordinaria del frumento è al 10, martiri, la terza dalla Vergine del Rosario, la quarta
dell’orzo al 12, de’ legumi al 16. da s. Francesco, le quali restano in officio per un an-
Si coltivano le erbe ortensi, ma in poche specie. La no e servono alla chiesa nella cura de’ lini, nel ristau-
seminagione delle patate si va distendendo, la produ- ro delle altre robe ecc.
zione è notevole, la bontà non inferiore alla qualità Gli uomini non sono meno religiosi e danno
delle fonnesi. Gli alberi fruttiferi sono in numero esempio al popolo e a’ minori i grandi e le persone
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1147 Ozieri

distinte, i letterati massimamente (come ne’ paesi Nella regione poi tutta montuosa a ponente-li-
chiamansi quei che hanno avuto qualche istruzione), beccio sono quelle di Monte-Mugiere, di Pattada, di
i quali ne’ giorni festivi si adunano nel coro, e canta- Ozieri ecc., sorgendo il primo a metri 1009.86, e il
no all’organo nel servigio della messa, ne’ vespri ecc. secondo (nel centro del paese) a m. 780.13, secondo
Noto però che questo è un costume poco meno che il calcolo del gen. La Marmora.
universale, che le persone istruite de’ paesi assistano Le valli principali sono, prima quella tra il Lim-
a’ preti negli uffici divini. bara e la massa del Lerno, seconda quella che apresi
Antichità. Abbiamo già notato le popolazioni che tra la catena del Lerno e i colli di Buddusò, terza
in tempi antichi furono nel territorio di Ovodda; ora quella che comprendesi nella curva de’ monti Arcu e
indicheremo le costruzioni noraciche non del tutto fi- Furcilla, quarta quella che trovasi tra le montagne
nora disfatte. Arcu e Montenero; quindi le minori, che sono fra’
Trovansi questi nuraghi, uno nel luogo detto rami a maestrale del Lerno.
Campus, il secondo nel sito che dicono comunemente La regione montuosa è assai ricca di acque, solcata
Bonino, il terzo in Corti, il quarto in Finonele, il quinto da gran numero di rivoli, da molti de’ quali formasi
in Asseli, il sesto in Tofozzo, il settimo in Topene, l’otta- il secondo ramo del Termo, cioè l’Ena o il Bena, che
vo in Leonardedda, il nono in Magusa. dalle prime fonti alla sua congiunzione col ramo
Pedrasfittas. Abbiam indicato un fiume così nomi- principale, che viene dalle fonti della pendice a mae-
nato, e or proponghiamo ragione di questo nome il strale delle montagne del Marghine, ha uno svilup-
monumento antico così chiamato, che trovasi in un’e- po di circa 28 miglia; formasi pure il secondo ramo
minenza sopra la valle, dove scorre quel rivo, e fu da del rio di Posada, e sono i due fiumi che influiscono
noi altrove spiegato. Consiste il medesimo in tre nella destra dell’Olbio ecc.
grossi monoliti piantati nel suolo, ed è similissimo a Popolazione. Nell’articolo Montacuto, ne’ prospetti
quelli che in altre parti sussistono ancora. statistici che proponemmo, abbiamo dato quanto
spetta a questa provincia, se non che in luogo di Ar-
OZIERI, provincia della Sardegna nella parte set- dara e Moras, che fanno parte dell’attuale divisione
tentrionale, confinante a tramontana con la provin- amministrativa, si posero Bithi, Alà, che erano parte
cia di Gallura, a levante e mezzodì con quella di dell’antico dipartimento.
Nuoro, a maestrale con quella di Sassari, a libeccio Noi pertanto rimandiamo il lettore all’indicato
con quella di Alghero. articolo complessivo di Montacuto, e agli articoli
Comprendesi fra’ paralelli 40°28' e 40°48' e fra i particolari di Ardara e Moras [Mores], e qui soggiun-
meridiani a pon. dal meridiano di Cagliari 0°20' e geremo lo stato de’ fondi granatici dei monti di soc-
0°24'. corso, qual era nell’ottobre del 1844 dopo tre raccol-
La sua lunghezza dal piè orientale di Montessanto te infelici [vedi Tab. 1].
alla sommità di Montenero sopra le maremme del- Note storiche sul feudo di Montacuto, Marghine,
l’Orfili è di miglia 36; la larghezza dalla falda austra- Anglona, Osilo, Coguinas e gli altri, che col medesi-
le del Limbara a’ limiti boreali del Goceano di mi- mo formarono un solo stato con diversi titoli. Nell’arti-
glia 17. La superficie di miglia quadrate 462. colo Montacuto notammo già le pretensioni di Barna-
Questa superficie è in gran parte montuosa, per- ba Doria sopra questa regione, che restò in potere di
ché il Campo o la parte piana, che è nella medesi- Ugone, Giudice di Arborea, e fu poi tenuta per sua
ma, si può computare approssimativamente di sole disposizione testamentaria dal figlio Giovanni, finché
cento miglia quadrate. Di questa pianura abbiam già Mariano non gliela tolse, e di nuovo l’aggregò allo sta-
parlato nell’articolo Campo di Ozieri. to, al quale stette unito sino all’abolizione del Giudi-
Le montagne principali sono il Lèrrono o Lerno, cato nel 1410; or proporremo alcune altre memorie,
e i monti Furcilla e Arcu, i quali sono congiunti nel- che si riferiscono allo stesso dipartimento entro lo
la parte più prossima all’estremità del Lerno, del spazio di tempo considerato nelle poche note storiche
quale possono parere una continuazione. date a suo luogo su questa regione, dichiareremo me-
Il Lerno stendesi quasi in paralellismo alla catena glio certi fatti, e subito ragionerem del feudo.
del Limbara per miglia 12 nella linea di libeccio-gre- Nell’anno 1323 quando l’Infante stava all’assedio
cale con alcuni rami dal suo fianco contro maestro- d’Iglesias il Montacuto insieme col Goceano era già
tramontana e con lungo declivio alla valle di Oscheri. in potere del Giudice d’Arborea, e pare fosse stato
Il Furcilla così detto da alcuni per il biforcamento occupato di recente, perché Barnaba Doria doman-
della sua linea principale con l’apertura al greco in- dò all’Infante fosse per sua autorità costretto Ugone
contro al cono del castello Detrès, distendesi tre mi- a rimettergli il possesso de’ due cantoni, che egli pre-
glia e mezzo fino alla notata divergenza de’ suoi due tendeva di suo diritto dopo la concessione che egli
rami, uno dei quali lungo tre miglia, l’altro quattro. diceva ottenutane dal Re. L’Infante, che non voleva
Il monte Arcu comincia col Furcilla, e procedendo far dispiacere al Giudice, il cui ajuto eragli tanto ne-
un po’ sotto il levante sino al monte Itìa incurvasi in cessario nell’impresa, non fece alcun provvedimento.
arco volgendosi a greco-tramontana e prolungandosi Pare che la supposta concessione di Barnaba fosse
più di sette miglia dopo aver mandato un ramo di stata fatta dal Re, quando prima d’intraprendere la
miglia tre e mezzo verso maestro-tramontana. conquista accordavasi con Mariano ed i Doria.
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Ozieri 1148

TABELLA 1
Locali Esatto ed esistente Credito corrente Credito arretrato Totale
Ozieri 227. 12 2976. 13/4 23.141/2 3227.12
Alà 53. 2 12. 4 65. 6
Anela 80. 10 1. 0 80.101/2
Ardara 127. 15 307.12 435.11
Benetutti 296. 9 296. 9
Berchidda 483. 14 65. 8 549. 6
Buddusò 200. 7 11. 91/2 16.121/2 228.13
Bantina 69. 4 24. 8 93.12
Bono 177. 0 3/4 121.15 298.153/4
Bultei 106. 0 3. 4 7.14 117. 2
Bottidda 249. 14 249.14
Burgos 99. 4 2. 8 101.12
Itireddu 524. 2 524. 2
Illorai 312. 14 312.14
Esporlatu 100. 13 100.13
Monti 155. 5 179. 1 15. 0 349. 6
Nule 462. 14 3. 3 7. 3 473. 4
Nughedu 399. 2 28. 0 427. 2
Oskeri 906. 5 849. 5 1755.10
Osidda 68. 13 68.13
Pattada 619. 8 1/2 5. 6 624.141/2
Tula 451. 0 451. 0
Totali 6170. 8 1/2 4024.131/2 635.17 10831. 13/4

Alà Fondi in orzo 60. 12 4. 4 65. 0


Buddusò 421. 6 7.151/2 16. 71/2 265.13
Bantina 143. 6 42. 4 185.10
Nule 490. 12 3. 3 7.13 501.12
Osidda 124. 11 124.11
Pattada 658. 11 1/2 658.111/2
Totali 1898. 18 1/2 10.181/2 70. 81/2 1800.171/2

Il favore dell’Infante verso Ugone forse fu causa Così il Montacuto ritornò ad esser parte dello Stato
che i figli di Barnaba, morto lui, si alienassero dagli di Arborea, ed il Re quando intimò a Mariano di
aragonesi. rientrare nei termini del giusto non fece cenno della
Nel 1328 quando Alfonso sorse al trono conferma- usurpazione del Montacuto.
va l’investitura data ad Ugone, e dichiarò sotto la sua Quando nel 1383 Leonora volle rivendicare i suoi
dipendenza le città di Oristano, Terralba, S. Giusta e diritti contro i congiurati arboresi che avevano ucci-
Ales, il castello e la città di Bosa, le castella del Gocea- so il fratello e si erano costituiti in repubblica, il ca-
no, di Monreale, di Monteferro e di Montacuto. stello di Montacuto fu una delle sue prime conqui-
Il Giudice d’Arborea facendo il suo testamento ste. Ivi essa accrebbe le sue forze con i prodi del
dichiarava successore del Giudicato il figlio primo- dipartimento che amavano la dinastia dei Serra.
genito Pietro, e dava il dipartimento del Goceano a Nell’anno 1388 quando i sardi del partito di Leo-
Mariano, quello di Montacuto a Giovanni: ed il re nora soscrissero a’ patti col re Giovanni, tra gli altri
Pietro quando ascese al trono avendo da’ medesimi sindaci dei dipartimenti interveniva Folco de Sii abi-
ricevuto il giuramento di fedeltà dava loro investitu- tatore della villa di Ocieri.
ra dei predetti stati. Nel 1410, quando fu abolito il Giudicato di Ar-
Nel 1352 Mariano Giudice d’Arborea e conte del borea e istituito Cubello marchese di Oristano e
Goceano sdegnato contro il re d’Aragona prese in ira conte del Goceano con giurisdizione solamente so-
suo fratello Giovanni troppo devoto di quel monar- pra i campidani arboresi e la contea del Goceano, il
ca, occupò il castello di Montacuto con la regione, Montacuto, come tutti gli altri dipartimenti, furono
che era parte del suo Stato, e lui chiuse in prigione. confiscati. Egli è però probabile che il Visconte di
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1149 Ozieri

Narbona occupasse il dipartimento e lo ritenesse con nel 1740, ed allora il fisco patrimoniale stimando
tante altre parti dell’antico Stato Arborese, a cui van- questi stati come veri feudi ne intentò la devoluzione.
tava diritto; anzi pare certo perché il re di Aragona Si oppose D. Marianna Borgia, duchessa di Man-
non dispose di questo dipartimento se non nel 1421, das sorella del defunto, e presentò i diplomi di allo-
quando erasi stipulata la transazione coll’erede del diazione, rifiutati dal fisco perché non capibreviati
Visconte di Narbona. In quest’anno il re D. Alfonso (registrati nei capibrevi, libri officiali) e non proposti
trovandosi in Palermo dava, addì 15 febbrajo, un di- nell’originale.
ploma in favore di Bernardo Centelles, viceré del re- Avendo l’intendenza generale coi voti della Reale
gno e benemerito della corona per i servigi resi alla Udienza fatto ragione alle conclusioni del fisco e pro-
medesima e per le spese fatte nel tempo che ardea la nunciato tenuta la duchessa a presentare i diplomi
guerra, infeudandogli le regioni di Montacuto, An- originali, costei appellò al supremo consiglio, ma non
glona, Meiulogu, Montes, in feudo e secondo la fece, che introdurre l’appello e legittimare il giudizio
propria natura di feudo, giusta il dritto italico. con cedola de’ 21 febbrajo 1743, dopo la quale epo-
Con altro diploma poi della stessa data gli infeu- ca non più si cessò da ogni istanza fino al 1752, 17
dava il contado del Goceano con le Barbagie in com- maggio, quando comparve il causidico Grosso a no-
penso di fiorini d’oro d’Aragona ventiduemila dovu- me e per parte dei collegi delle Indie per l’interesse
tigli dalla corona e rinunziati dal Rivosecco. della messione della California, alla quale la predetta
Con un terzo diploma poi del 20 agosto 1424 con- duchessa morta nel 1748, aveva legato i frutti di que-
cedeva a Bernardo e successori il mero imperio de’ so- ste incontrade feudali decorsi pendente sua vita; ma il
vradetti luoghi a lui infeudati ne’ precedenti diplomi. fisco avendo contradetto perché l’appello fosse stato
Raimondo figlio di Bernardo trovandosi in stret- deserto e perché i frutti erano caduti nella rappresa-
tezze supplicò il sovrano di poter vendere ed impigno- glia ordinata col R. editto de’ 30 luglio 1741, non si
rare qualunque de’ feudi e l’ottenne con carta R. de’ fece altro procedimento fino al 1757.
24 giugno 1438; quindi con stromento 14 maggio In quest’anno addì 19 febbrajo il duca di Gandia
1439 vendette in prezzo di lire sarde 24500 al nobile D. Francesco Pimentel rappresentò esser lui unico e
D. Salvatore d’Arborea l’incontrada del Marghine ed legittimo erede di questi stati, perché figlio legittimo
il castello di Macomer con giurisdizione alta e bassa, e naturale del conte D. Antonio Francesco Pimentel
mero e misto imperio, con tutti i dritti, grazie e prero- e di D. Ignazia Maria Borgia, figlia di D. Pasquale
gative che egli godeva in essa incontrada, salve le riser- Francesco Borgia e sorella delli furono Luigi e Ma-
ve che il sovrano aveva fatto nell’infeudazione, e pochi rianna Borgia duchessa di Bejiar; ma il fisco avendo
giorni dopo alienò con istromento 7 giugno ad Ange- contraddetto tacque egli pure e l’affare restò lì.
lo Cano per lire 6000 di moneta alfonsina la baronia Morto l’anzidetto duca di Benavente, la duchessa
di Osilo e tutti i luoghi e territori, incontrade, ville di Gandia, curatrice e tutrice di D. Maria Giuseppa
abitate e disabitate, che erano comprese nella medesi- Alfonso-Pimentel presentò i documenti necessari per
ma, cedendola in feudo secondo il diritto italico. provare la filiazione di essa pupilla ed il diritto di
Nel 1447 riacquistò il Rivosecco da Angelo Cano succedere in questi stati, e supplicò il Re di transige-
la baronia di Osilo, la villa di Coguinas ed il castello re su questa lite rimettendosi alla generosità sovrana.
Doria per 4300 ducati d’oro di Venezia. In vista di questa domanda si stipulò lo stromen-
Il re D. Giovanni con diploma 23 marzo 1462 al- to di transazione, che fu approvato dal Re sotto li 28
lodiava in suo favore questi feudi. luglio 1767.
Serafino suo figlio e successore rientrava in posses- Gli accordi presi erano i seguenti:
sione del feudo dell’incontrada del Marghine devo- 1. Che si leverebbe il sequestro delle incontrade
luto alla corona per la fellonia di D. Salvatore di Ar- del Marghine, Montacuto, Anglona, Osilo e Cogui-
borea per concessione del re D. Ferdinando sotto li nas, e che i frutti dal 1° gennajo 1767 apparterreb-
31 luglio 1480 dato in Toledo. bero alla duchessa.
Lo stesso sovrano con altro diploma de’ 6 febbraio 2. Che si rimetterebbero alla duchessa gli stati de’
1504, rendeva allodiale anche questa incontrada. redditi e pesi annessi a dette incontrade.
Cherubino Centelles suo fratello succedeva a Sera- 3. Che ogni anno cominciando dal 1° gennajo
fino morto senza prole, e poi morendo lasciava que- 1768 sino al 1793 cioè per anni venticinque si pa-
sti stati a suo figlio. gherebbe dalla R. Cassa la somma di lire vecchie di
Francesco Centelles marito di D. Maria Cardona fu Piemonte 10 mila per esser convertita negli infrae-
padre di D. Pietro Centelles, conte di Oliva, morto spressi oggetti, cioè:
senza prole, e lasciò gli stati alla figlia D. Maddalena Lire 3000 da distribuirsi ogni anno dalla duchessa
Centelles, sposa di Carlo Borgia, duca di Gandia, per- e successori in 15 doti da 200 lire a figlie povere ed
ché allora tutto il patrimonio di Centelles passò in ca- oneste delle ville d’aria malsana delle suddette in-
sa Gandia. contrade che si mariterebbero a giovani poveri, agri-
Subentrò a D. Maddalena il suo figlio D. Francesco coltori o pastori:
Borgia, a questi il suo primogenito Carlo e così suc- Altre lire 3000 per promovere la coltivazione ed il
cessivamente da maschio in maschio fino alla morte prosperamento del bestiame, introducendo pecore
senza successione di D. Luigi Ignazio Borgia avvenuta di Spagna a migliorare la razza sarda:
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Ozieri 1150

Altre 3000 per …? Sono nella medesima molte fonti, e scorre verso po-
E finalmente lire 1000 da applicarsi per la manu- nente il rivo del monte Savucco.
tenzione di cinque alunni nel collegio di Sassari, i qua- Questo gran prato (pradu-mannu) ha una casa ed
li fossero nativi di dette terre malsane, perché si potesse- è suddiviso in cinque aree, nelle quali successiva-
ro avere nelle medesime buoni parrochi, e vi risiedessero mente si possono tramutare gli armenti.
senza danno della sanità. Le selve di Sauccu e di Sas-Coas sono riputate fra le
4. e 5. Che le prefate duchesse si darebbero per principali del regno, e potrebbero patire annualmen-
contente e non insisterebbero in alcuna domanda te, se nella complessiva somma di 50 miglia quadrate
mediante il pagamento di lire 100 mila di Piemonte, fossero ben popolate di alberi (e potrebbe il suolo ali-
facienti scudi sardi 25 mila. mentarne comodamente non meno di quattro milio-
6. Le medesime sarebbero obbligate di provvedere ni e mezzo), un taglio annuo regolare di circa 40 mi-
per la tanca di Padrumannu due de’ migliori cavalli la individui. Nello stato presente potrebbesi almeno
di razza, che cambierebbero ogni cinque anni. praticare un taglio di circa dieci mila.
Il Re approvava la transazione con diploma de’ 17 Il bosco di Sauccu patì dalle solite cause già esposte,
settembre 1767, e confermava le antiche concessioni e patì principalmente dalla scure de’ bonorvesi, che
delle incontrade di Montacuto, Anglona, Marghine, dando al fattor baronale mezzo scudo sardo per mese
Macomer, Osilo, Coguinas, in favore della contessa potean trasportar le legna sul giumento, e dando lire tre
e duchessa di Benavente e Gandia, D. Maria Giu- potean trasportarle sul carro, e a loro arbitrio calar la
seppa Alfonso-Pimentel, erigendo la prima in duca- scure dove lor piaceva. Ma questa licenza sarà già finita.
to, la seconda in principato, la terza in marchesato, e Il tenimento di Padrumannu trascurato dal feu-
le altre due in contado con facoltà al possessore di datario si coprì di boscaglia; ma se mancò quasi del
cedere questi titoli al primo e posgeniti. tutto al fine, per cui era stato istituito, non mancò
Nel dì 21 gennajo 1768 il causidico Cesare Baille, all’interesse del fattor baronale che l’usufruì e si van-
procuratore generale della prefata duchessa, dopo ri- taggiò nel bestiame, tenendovi due o tre armenti di
chiesta al R. patrimonio di esser immesso in posses- vacche, un branco di giumenti e un numero di ca-
sione, ebbelo accordato per sentenza di quel giorno. valle superiore a quello della duchessa, facendovi un
Osservazioni sopra le diverse parti dello stato estesissimo seminerio, e ponendovi a pastura i vitelli,
della Casa Alfonso-Pimentel che uno per ogni segno di vacche eran tenuti i pa-
Marghine. Oltre i terreni comunali sono nel Mar- stori a offrire alla duchessa, per i quali pregiati a scu-
ghine, la selva di Sauccu a tre miglia a greco del vil- di 9 per capo dopo tre anni egli ponea nell’avere del-
laggio di Molargia, il piano chiamato Campeda a la principale lire quattro, cioè reali sedici.
settentrione del medesimo, la montagna di s. Anto- Montacuto. Abbiamo già dato il prospetto di Mon-
nio e la tanca di Padrumannu. tacuto e descritto la più parte de’ luoghi del medesi-
Nelle prime due tutti gli abitanti del dipartimen- mo, Buddusò, Alà, Nule, Osidda, Nughedu, Itiri-Fu-
to del Marghine ebbero dritto di legnare, pascolare, stialbus, Berchilla, Oskeri, e già non resta che Ozieri,
seminare; la terza vollesi propria particolarmente del cui ci accingiamo, e dopo esso Pattada, Tula, e la re-
solo borgo di Macomer con contradizione però degli gione appellata Sylvas; però ora ci limiteremo ad alcu-
uomini di Borore e del feudatario; ma lo stabilimen- ne particolari notazioni.
to di Padrumannu è proprio del feudatario. Buddusò che ha di tutti i paesi del Montacuto il
La selva di Sauccu o Savuccu, che estendesi nel- territorio più esteso ha molti ghiandiferi, pini e tassi.
l’altipiano alle falde occidentali della catena del Go- Alà ha un ghiandifero assai esteso, copia de’ pa-
ceano, nella lunghezza di miglia 10, e larghezza scoli, e perché ce n’è di superfluo per il loro bestia-
compensata di miglia 2, e potrebbe avere, computa- me quei popolani accogliono per il prezzo nelle loro
ta l’area delle pendici, più di due milioni di grandi tanche molti armenti e branchi forestieri.
alberi, non ne ha forse 1,300,000 da distinguersi per Nule manca di ghiandifero, ma ha terre ottime
tre quarti in ghiandiferi, principalmente quercie, pel per i cereali e buoni pascoli.
resto in altre specie, sì che è diradato assai e vuoto Osidda non ha assai grande, come potrebbe pare-
almeno in due quinti di sua superficie. re, il ghiandifero entro i suoi termini.
La Campeda ha poco meno di 25 miglia quadra- Nughedu né pure ha grandi selve fruttifere. Ab-
te, pianura quasi rasa perché sgombra di grandi ve- bonda di noci, de’ quali si hanno tagli frequenti.
getabili. Ha molte sorgenti, abbonda di pascoli e ha Itiri ha molti salti fruttiferi e vuolsi che sian le sue
grandi tratti di suolo ottimo per l’agricoltura. I bor- ghiande le migliori del Montacuto. In questi territo-
tigalesi sogliono seminarvi dell’orzo. ri si potrebbero praticare de’ prati artificiali.
La montagna di s. Antonio, che è l’ultima emi- Pattada ha estesissimo territorio, pianure ottime
nenza del monte di Macomer, da cui dista miglia 5, per l’agraria, monti abbondanti di pascoli e coperti
a ponente-libeccio ha molte fonti perenni ed una di gran numero di ghiandiferi. Anche in questi salti
selva intorno (su litu de s. Antoni o sas Coas) sopra si potrebbero formare prati artificiali.
una superficie non minore di 30 miglia quadrate. Bantina nel suo territorio che è forse un quarto di
Il tenimento di Padrumannu è una tanca a muro quello di Pattada è nelle stesse felici condizioni.
secco di più d’un miglio quadrato di superficie, abbon- Berchilla ha i comodi per l’agricoltura e per la pa-
dante di pascoli e destinate alla pastura delle cavalle. storizia, e abbonda di ghiandiferi.
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1151 Ozièri

Oskeri, come può rammentar il lettore, non ha OZIÈRI, volgarmente e meglio Othièri, città della
che invidiare ad alcun paese del Montacuto. Sardegna, capoluogo della provincia dello stesso no-
Tula ha terre ottime per l’agraria. me e d’uno dei mandamenti della prefettura di Sas-
Sylvas. Comprendevasi nel ducato di Montacuto sari e del Montacuto, cantone del Logudoro, e pro-
anche la regione silvestre così appellata, che confina babilmente parte della Gallura in tempi superiori.
co’ territori di Buddusò, Alà, Oskeri, Berchilla, la La sua posizione geografica fu determinata dove la
cui superficie si può computare di circa 35 miglia, latitudine 40°35' è intersecata dalla longitudine orien-
ed è distesa nella pendice boreale de’ monti di Alà tale (meridiano di Cagliari) 0°7', in suolo elevato sul
sino ne’ salti all’austro di quei di Montis. livello del mare di metri 370,76.
Sorgono nella medesima alcune montagne dipen- La situazione è così infelice, che in pochi altri
denti dalla catena del Lerno, il monte Schina, che luoghi sarà peggiore, in un seno profondo, aperto al
dalla estremità a greco del Lerno procede in direzio- settentrione, unica buona condizione in tante altre
ne a maestrale, e termina in una eminenza conica contrarie.
detto Montetondo; il monte Mesu, e il monte Grussu, A ponente elevasi il Monserrato, collina distesa da
dipendenti parimente dal Lerno. Vi sono aperte mol- mezzodì a sera per un miglio e tre quarti, da ponen-
te fonti, alle pendici contro greco dello Schina che te a levante, dove più, un miglio e un terzo, così det-
danno aumento al rio Stottina, a quelle contro libec- ta dal titolo della SS. Vergine, che onorasi in una
cio che si aggiungono alle acque della costa del Ler- chiesetta sulla sua cima.
no e formano il rivo Lillu, al quale si unisce il rivolo A levante sorge il monte che dicono de’ su ligiu (del
delle acque delle pendici contro greco di Monteme- giglio), cui succede un minore rilevamento dopo la
su, e quello che raccogliesi nella valle tra Montemesu sua falda settentrionale, e altro dopo la falda orientale.
e Montegrussu, che entran nel rio Lillu, influente di Ad austro un altro colle, che si unisce ai due pre-
quello di Nulvara. detti, ed ha in una delle sue punte il convento con la
Sono questi salti abitati da pastori collettizi che chiesa dei cappuccini.
vagano pascolando chi 10, chi 20, chi 30 capre. L’altezza maggiore è quella di Monserrato, donde si
Comeché i terreni si possono accomodare alla cultu- può vedere gran parte dell’abitato, e stender la vista a
ra questa non si esercita, e gli abitanti al difetto de’ frut- larghissimo tratto intorno. Secondo le misure barome-
ti del suolo suppliscono con la industria dei ladroni. triche fatte dal gen. conte La Marmora, la sua punta
Nel 1655 si fece un atto di vendita a Giuseppe sorgerebbe sul mare a metri 615,58.
Navarro domiciliato in Sassari per scudi 9000, ma Dal sito dei cappuccini vedesi pure altra porzione
non ebbe effetto. Il feudatario non avea per questa della città: da altri punti altre parti, da nessuno tut-
amplissima regione più di scudi 100 all’anno. ta, per la forma sinuosa che hanno le pendici delle
Vuolsi che nella medesima siano già state tre po- indicate colline.
polazioni. Da questo che si espose può intendersi la qualità
Contado di Coguinas. Di questo contado abbiamo del clima, perché non è diretta nel descritto seno che
già parlato al suo luogo, ora soggiungeremo poche la sola ventilazione del borea, e dagli altri l’aria del se-
altre cose. no essendo agitata solo parzialmente per la riflessione
Si volle fin dal 1774 in seguito alla transazione del delle correnti da questa o da quella delle pendici, mas-
1767 stabilire a piè del colle di Casteldoria una popo- sime quando i venti hanno gran celerità, e assai di for-
lazione degli agenti della duchessa di Benavente, dove za sino a strappare grossi rami fronzuti nel dorso del
si vedeano le rovine dell’antico borgo di Coguinas; Monserrato, e talvolta a svellere piante di molti anni.
ma perché sapeano essere intorno a quel sito de’ terre- Il freddo, che è assai vivo nelle ore invernali, quan-
ni posseduti da vari abitatori de’ luoghi vicini, però do soffia dal polo, è mite in altri casi, e allora dopo
supplicarono al Re di commettere ad una delegazione che il sole è ben elevato godesi a’ suoi raggi un dolce
che rivedesse i titoli del legittimo possesso. tepore. Ma nell’estate bisogna soffrire assai dal calore
Il Re aderì alla domanda (7 ottobre 1774): istitui- che si raduna in quel concavo, se quel vento benefi-
tosi il giudizio alcuni mostrarono i titoli, altri prova- co nol faccia traboccare dalle circostanti eminenze
rono il loro possesso immemoriale, e la delegazione introducendo altr’aria.
proferì sentenza addì 31 ottobre 1777 dichiarando Le pioggie cadon qui men rare che nelle regioni a
potersi dalla duchessa di Benavente assegnare a’ nuovi ponente.
popolatori di Coguinas i terreni posseduti da’ conve- Nessun incomodo più continuato, più persistente
nuti, tenuta però essa alla indennizzazione verso que- della umidità, che tante volte è nebbia, principalmen-
sti, e non poter divenire alla effettiva espulsione salvo te nelle ore crepuscolari e notturne, e nelle mezze sta-
nel caso, in cui già edificate le abitazioni fosse tempo gioni, come si potea ben presumere di luogo così for-
di assegnar quelle terre. mato, dove per soprappiù scorre una dora o rivolo, e
Dopo questa sentenza non si pensò più dagli agen- sono nella parte più bassa luoghi umidi e fangosi.
ti baronali alla esecuzione del progetto. Le tempeste che versano grosse pioggie e talvolta
Sulla retrocessione di questo e degli altri feudi di- grandine sono per le scariche elettriche poco offensi-
pendenti dallo stesso signore, vedi in fine dell’artico- ve all’abitato. I fulmini cadono sul dorso delle vicine
lo Ozieri città. eminenze, percotono le chiese e niente nuocono alle
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Ozièri 1152

case de’ cittadini. A memoria d’uomini non è caduta devo soggiungere che quei tanti che si espongono
una sola saetta, né si è patito il menomo guasto. non sono tutti della città, anzi i più de’ paesi vicini.
Le abitazioni sono fondate nella valle e le più nelle La somma, che nel bilancio civico è determinata per
pendici, in qualche parte così erte, che mentre una ca- questo servigio è insignificante. Le nutrici ricevon
sa pare dalla strada superiore avere uno o due soli poco per la loro cura, e però sono poco attente alla
piani, dall’inferiore ne ha tre o quattro. conservazione di quelle miserabili vittime.
La costruzione delle medesime è in pietre, la for- In altri tempi, tempi di anarchia, era pure a farsi
ma semplice, l’aspetto piuttosto ilare, perché o im- un altro confronto delle morti naturali e delle vio-
biancate o tinte d’altro colore. Solo le case delle fa- lente; già che, come rimane nella memoria de’ più
miglie meno agiate restano rozze nell’esterno e senza vecchi, i morti ne’ duelli, o affronti direm meglio,
intonacatura; ma già si è proveduto dagli edili per- eran talvolta un terzo e in qualche anno più della
ché nessun’altra che si edifichi manchi del rivesti- metà de’ morti da Dio, come dicono essi: al presente
mento, e perché a poco a poco le esistenti si polisca- però si può trapassare questo punto, perché gli omi-
no; come fu parimente provveduto per la regolarità cidii sono rarissimi e in qualche anno nulli.
delle case e delle strade in tanto quanto sia permesso Gli ozieresi sono gente vivace, agile, animosa, ro-
dalla forma del suolo. busta nelle fatiche, e nella parte morale uomini intelli-
Le vie sono così selciate, che poco offendono le genti, altieri, millantatori spesso esagerati, puntigliosi,
piante de’ piedi, ma così irregolari nella larghezza e fermi e persistenti, comparativamente industriosi, ben
nella direzione, che appena due o tre si possono indi- penetrati del sentimento della giustizia, e costante-
care come le meno tortuose, e sono la via della Vena, mente fedeli.
dove scorre il rivolo della pubblica fonte, l’altra che Non è più che entro il periodo di circa mezzo seco-
appellano di Badde, e quella della cattedrale. Potrei lo che gli ozieresi migliorarono nel carattere, perché
aggiungere anche la via che dicono della Vignazza. essendo conosciuti per lo addietro siccome uomini in-
In nessuna parte è tra le isole una larghezza, o cam- quieti, litigiosi, vendicativi, diventarono quali or so-
po, che meriti il nome di piazza. Solo in due luoghi no, tranquilli, rispettosi gli uni degli altri, arrendevoli
l’angustia è minore, quindi in quel tratto di strada che alla ragione, e difficili a lasciarsi portare dall’impeto
è detto de’ su Cantareddu, e quinci nel piano superiore dell’animo sotto un’ingiuria, se pure non sieno cru-
del paese, dove nell’intervallo, che è fra molte case, ve- delmente feriti nell’onore o ne’ più cari affetti. Ne’
desi la pubblica fonte di semplice disegno, con attor- tempi anteriori all’epoca determinata forse non fu
no i pubblici lavatoi, frequentati da molte femmine, mai una perfetta pace nel paese; godeasi talvolta un
che ingombrano il luogo e il rendon succido. po’ di tregua quando per la virtù di missionari evan-
Popolazione. Il popolo di Ozieri che nel 1826 com- gelici, quando per una manifestazione energica del
ponevasi di anime 7766 e ne annoverò 8250 nel 1840, governo; ma poco dopo affievolita ne’ cuori la forza
or ne conta 8433: il qual totale sarebbe maggiore senza delle parole divine, e allentatosi il braccio della giusti-
la mortalità che avvenne per l’epidemia vajuolosa del zia, la discordia faceva nuova esplosione, ricominciava
1829, quando si computò di anime 7625. la guerra civile, e una parte del popolo si battea con
Le parziali della somma attuale sono le seguenti: l’altra nella campagna, e nelle stesse strade del paese,
Maggiori di anni 20, maschi 2920, femmine 2950; ora in scaramuccie, uomo contro uomo, ora in grandi
minori, maschi 1270, femmine 1293. conflitti, bande contro bande, massacrandosi furiosa-
I medesimi sono ripartiti in famiglie 1995. mente, e spargendo il sangue fraterno nei campi e tra
Si è fatta una particolarizzazione della stessa popo- le abitazioni. Più volte fra tanto furore degli animi,
lazione ne’ vari stadi della vita, e noi la sorpassiamo che più fervea nel core quanto più si spargeva di san-
perché poco degna di fede. Che si faccia con diligen- gue, i preti e i frati tentarono superare gli sfrenati
za una operazione minuta, che domanda la ricerca di pessimi istinti destando ne’ feroci il sentimento reli-
molti elementi, da chi ricusa, per non disagiarsi me- gioso, e osarono intrepidi procedere fra combattenti
nomamente cose più facili e meno complicate…? e tenendo alto nella destra l’augusto misterio intimar
In sulla fine dell’articolo offriremo alcuni dati, da’ pace a nome di Dio. Quelli si contenevano certamen-
quali si intenderà quanto sieno stati nella seconda te, abbassavan le armi, davan testimonianza co’ segni
metà del secolo XVII gli abitanti di questa terra. di religione della loro credenza; ma soventi, quando
Il movimento medio della popolazione si può de- ritiravansi i sacerdoti, l’ire ravvivandosi tornavano a
terminare nel modo seguente, ponendo in ciascun muggire in insulti, in minaccie, e ricominciavan con
anno del prossimo passato periodo decennale, nasci- più ferocia le violenze. In verità non dobbiamo doler-
te 256, morti 160, matrimoni 65. ci che delle incessanti discordie non si sieno traman-
Vorrei qui metter in comparazione le nascite le- date a noi le memorie, e che restino ignote le diverse
gittime e illegittime: se non che mancano i dati per fazioni, in cui divideasi questo popolo, le cause degli
quella stessa solenne ragione, che si vuol evitare ogni scismi, i motivi delle guerre, i capipopolo, le battaglie
disagio, ogni studio, anche a illustrare il proprio pae- ecc.; perché siffatte sono storie di barbarie, storie orri-
se. Tuttavolta posso dire con certezza che il numero bili. Se fosse avvenuto altrimenti, se qualche frate
delle seconde è niente notevole, e che la loro ragione avesse notato in un giornale gli avvenimenti del paese,
alle prime non sarà più che di uno a cinquanta; e io così credo che vedremmo quegli stessi orrori che
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1153 Ozièri

vediamo nelle memorie di certi comuni italiani, assas- Della loro fede agli ospiti diedero insigne prova
sini, assalti, battaglie, espugnazioni, saccheggi, incen- quando dal duca di s. Germano, ferocissimo sabreur,
di, guasti, mutilazioni e uccisioni di bestiame. perseguitavasi il marchese di Cea co’ compagni com-
L’ultima di coteste guerre è già corso dall’ora a plici della morte del viceré Camarassa, perché co-
questo giorno più di mezzo secolo, avea capi i Cos- mandati di consegnare a’ suoi commessari l’infelice
seddu e i Cocco, a’ quali si erano uniti tutti i parenti proscritto, che essi aveano accolto nel convento de’
di prossimo e lontanissimo grado, e gli aderenti, e cappuccini, non fecero risposta; e quando sentirono
soccorreano le donne istesse ne’ maggiori pericoli. Si appropinquarsi al paese le numerose milizie del vi-
sparse molto sangue, si operarono grandi rovine, ceré per invaderlo e rapir con violenza dal sacro asi-
molte donne restarono vedove, molti figli orfani, e lo il loro ospite, presero le armi risoluti a patire qua-
non si cessò prima che per lunghe trattative non fu- lunque danno prima di cedere. I commessari giunsero
rono composti gli interessi, e fu soddisfatto alle esi- sino a’ piè del Monserrato, ma non osarono l’assal-
genze de’ più potenti. La pace fatta solennemente to, perché presentirono vani i loro sforzi contro gen-
era affermata con alleanze matrimoniali. te di gran valore, ed erano certi di aversene a partire
In questi tempi non manca una o altra volta, che dolenti.
alcuno adirisi con l’altro; ma o uno ed altro reprime La fedeltà de’ medesimi al governo non patì né la
se stesso per un saggio pensiero, o s’interpongono menoma alterazione ne’ gravissimi turbamenti che
amici e persone autorevoli, che calmano gli animi e furono in tutti i popoli sardi negli anni 1794, 95, 96.
li tengono nel rispetto della legge. Egli è vero che Essi rimasero tranquilli, e quando l’Angioi, Alter-
queste persone dabbene non mancavano né anche nos del viceré in Sassari, provò a sedurli perché si
prima, che pure in quei tempi si praticavano simili unissero a lui nella congiura contro il feudalismo, co-
officii; ma più spesso i loro ragionamenti non per- mecché fossero scontentissimi della loro dipendenza
suadevano, perché le conseguenze del delitto non si da un barone forestiere, e irati contro l’avarizia e la
presentavano tali, che essi ne rimanessero spaventati. prepotenza de’ suoi fattori; tuttavolta vedendo l’ille-
Sapendo molti la negligenza del governo spagnuolo, galità del procedimento rigettarono le proposte e ri-
speravano sottrarsi alla pena, certi di non essere né cusarono di sostenerlo nell’impresa. Per lo contrario,
insidiati né traditi osavano passeggiare nel popolato quando poco dopo erano da’ delegati del viceré e de-
armati, banchettare con gli amici, dormir nel loro gli stamenti chiamati per comprimere la sedizione
letto; e se per rara condizione de’ tempi dovessero dei bonesi, risposero pronti all’invito che fu loro fatto
restarsi raminghi nei salti, non perciò la loro vita si dal cav. avvocato D. Giuseppe Michele Mearza, uno
facea peggiore, sì che di poco o nulla vedendo dimi- de’ principali di questa terra, il quale non ostante la
nuito il loro interesse nel soddisfare a’ mali istinti, al- sua grave età cavalcò verso Bono seguitato da circa
l’ira, all’odio, essi si abbandonavan a quegli istinti. cento cavalli, e cooperò a ridurre al dovere quel po-
Ora è altra la condizione delle cose, perché vedesi polo più degli altri concitato nella ribellione. Il detto
quasi certa la pena contro un delitto; perché senton capitano che mantenne a sue spese quasi tutta la sua
tutti nel bando una vita affannosa agitatissima, e per- comitiva rimase vittima del suo zelo per un male che
ché essendo già costituite le proprietà non è chi voglia fu conseguenza di quello strapazzo.
perdere il godimento de’ comodi della sua sorte per Gli ozieresi sono ottimamente riputati fra’ logu-
una brutale satisfazione. La legge delle chiudende è la doresi per svegliatezza d’ingegno, e furono molti che
principalissima causa delle migliorate condizioni mo- ricevuti nell’Ordine de’ gesuiti, e in altri, si distinse-
rali e materiali del popolo ozierese. ro per ingegno e dottrina. Ne’ tempi più prossimi
Ho notato forte ne’ medesimi il sentimento della godette una onestissima riputazione l’abbate Madau
giustizia, ed essi han merito per tanta lode, non altri nella filologia, e ottenne lode di profondo giurispru-
meglio di essi rispettando i diritti della proprietà; per- dente e politico il reggente D. Gavino Cocco, che
ché sebbene offrasi spesso comoda occasione di pren- ebbe tanta parte nelle vicende sarde verso la fine del
der della roba altrui, poco o nulla guardata, tuttavolta secolo scorso, quanta è notata nella storia.
né un povero osa il ladroneccio, che pur non avrebbe Il Madau seppe meglio degli altri suoi contempo-
testimonio. E in questo è un altro notevole migliora- ranei l’arte di scrivere; ma ebbe la debolezza di voler
mento essendo vero, che in altri tempi doveano i pro- troppo congetturare sulla antichità sarda, sì che so-
prietari e principalmente i pastori tener sempre gli oc- venti cadde nel ridicolo e nell’assurdo. Spiace che
chi aperti sopra i loro branchi, guardare i loro predi, e non sia stato governato da miglior criterio e che non
che soventi era insufficiente tanta vigilanza. abbia posto i suoi studi nella ricerca e illustrazione
In dipendenza dello stesso sentimento essi sono degli antichi monumenti.
puntuali ne’ pagamenti, e offrono spontaneamente la Tra gli ultimi che scrissero poesia in lingua verna-
quota particolare delle contribuzioni all’erario. Avreb- cola egli fuor di ogni giusta contradizione intese me-
bero vergogna di restar lungo tempo debitori di al- glio la grammatica sarda. Che differenza tra il parlare
cuno. di tanti altri allora riputati e il suo per purità, proprie-
Dissi insigne la loro fede. Generalmente fanno ono- tà, eleganza, e arte di versificazione! Non si avrebbe
re alla propria parola, e non mancano alla fiducia che che dir contro lui senza quella mania, dalla quale era
alcuno ponga in essi massimamente in un pericolo. preso, di latinizzare il sardo.
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Ozièri 1154

Classi. La cittadinanza ozierese si spartisce nelle che ne’ paesi del continente. Una tanca p. e. di 1000
seguenti classi: 1. nobili, 2. notabili proprietari, 3. giornate sarde o starelli, affittata per la pastura, se dia
gente di mestiere, operari, giornalieri. quattro mila lire nuove darà assai; affittata anche per
Nella prima classe sono circa 45 famiglie, alcune l’agricoltura, potrà rendere al proprietario un terzo di
di antica nobiltà, le più di dignità novella che hanno più. In rispetto poi al bestiame basti dire per ora che
o nessuna o brevissima genealogia, ascritte di recente comunemente sei vacche sarde producono meno che
all’ordine equestre per un diploma comperato da’ lo- una sola di Svizzera o della Lombardia.
ro padri o avi. Poveri. Le persone che dipendano dall’altrui carità
Primeggiano nella classe degli egregii i Grisoni, i per vivere sono così poche che non si computino più
Gaia, i Sussarello, i Chessa, i Manno-Manca, i Tola, di 40 in uno ed altro sesso e in ogni età, e devesi ag-
ecc. ecc. I Mearza si trasmutarono in Cagliari, e in giungere che almeno la metà non sono del paese. Biso-
compenso da Cagliari passarono qui i Tuffani-Mear- gna che uno si trovi nell’impotenza assoluta di potersi
za conti di Nureci. procacciare la sussistenza, che non abbia nel parentado
Nella seconda classe sono incirca 450 famiglie, persone che possano ajutarlo, perché discenda all’estre-
che hanno considerevoli possessioni di terre e bestia- mo avvilimento del limosinare! Se possono faticare, fati-
me, nelle prime delle quali sono fortune superiori a cano; e se i parenti possono sopperire a’ bisogni d’un
quelle de’ principali del primo ordine. parente sopperiscono per evitar la vergogna di vedere
Nel paese questi notabili sono detti pastori per ciò uno della loro parentela così umiliato!!
che la maggior parte della loro dovizia consiste in ar- Vestiario. I nobili vestono come i nobili delle mag-
menti e greggie. I proprietari di bestiame in Sarde- giori città. I notevoli della borghesia usano le foggie
gna se pure non lo educhino con la propria diligenza nazionali, e per nessun conto le vorrebbero lasciare.
sono appellati pastori. Essi credono, ed io lo credo con essi, che la maniera
In altri tempi questi proprietari trascuravan la cul- sarda sia più giudiziosa che la moda straniera, e an-
tura delle terre, e vilipendevano quest’arte come pro- cora più bella.
pria d’uomini di nessun valore; ora sono di miglior Non si creda perciò, che in tutti sia, qual è gene-
opinione e i loro aratri han già dissodato molte migliaja ralmente, la maniera di vestire; perché certe vesti so-
di starelli di territorio. no già disusate o da tutti, o da’ più, altre sono tenute
Egli è principalmente in questa seconda classe che da pochi. Così il sago, o su sacu de coberri, non si
può esser veduta quell’alterigia che notai nel caratte- porta da alcuno né in viaggio, né in campagna; la
re degli ozieresi, e maggiore in quelli che hanno fon- pelliccia sa veste-e-pedde non vedesi in nessuna parte;
di maggiori. Quest’alterigia, che essi stimano dignità, il coietto tienesi da pochi vecchi, niente stimato dagli
e che io non potrei dire veramente scortesia, spiegasi altri, che credettero a certi pazzi che derisero e spre-
solitamente incontro a’ nobili, e i nobili non se ne giarono questo antico vestimento, come barbaro!! e
adontano mostrandosi persuasi che il denaro equivalga sono moltissimi che han sostituito a’ calzoni di lino,
per lo meno a’ titoli. In generale l’affabilità si adopera alle brache di panno e a’ borsacchini, per ragione di
verso quelli che nella particolar relazione non hanno comodità i pantaloni, nel che non voglio esaminare
alcuna pretesa e dimostrano non averne, e si contende se abbiano ragione.
di orgoglio con gli orgogliosi. Il giubbone di color rosso, verde o azzurro, con-
I più notevoli fra’ borghesi sono i Virdis, i Borra, serva ancora l’antica forma, chiuso sino al collo con
i Campus, i Cosseddu, i Prosperi ecc. doppia bottoniera pendente, con maniche fesse in
Nella terza classe sono poco meno che 1450 fa- avanti, e più bottoni sotto il polso.
miglie, e restano compresi gli agricoltori, gli artigia- Il cappottino cocollato, con rivolte di velluto nero,
ni, e i giornalieri che locano la loro opera. lungo sino alle anche, è veste per città, e anche per
Anche in questo grado sono de’ proprietari, e in casa in ore fredde. Il gabbano, disteso sino a’ talloni,
tanto numero, che le famiglie le quali non posseda- portasi uscendo in campagna a piedi o a cavallo.
no qualche cosa, un campicello, una vigna, un orto, La cartucciera serve di cingolo. In altro tempo vi
una casipola, sono pochissime e forse si potrebbero tenevano traversato il gran coltello, o la daga.
determinare a meno di 150. Il capo copresi con berretta nera, e si tosa. I soli ve-
Agiatezza. Ozieri è una delle popolazioni più agia- dovi nel tempo solenne del duolo portano intonso il
te del regno e sono rarissime le famiglie che vivano in mento, ma ora che sono venute in moda le barbe,
angustie. molti cessarono di radersi, e pare che a poco a poco gli
I più grandi possessori hanno immense proprietà ozieresi ritornino barbati, come sempre furono i loro
territoriali, veri latifondi, alcuni di più di mille sta- maggiori, e resteranno così finché non si torni a grida-
relli di superficie, e senza questo sono padroni di re contro le barbe, siccome ornamento di barbari, co-
molti e numerosi branchi di vario bestiame. me si è già gridato da certi riformatori in altro tempo,
Potrebbesi da questo inferire che non poche delle secondo i quali per uscire dalla barbarie e andar di un
case d’Ozieri abbiano redditi considerevolissimi, e salto nella civiltà, non era a far altro, che a lasciare la
questo non sarebbe vero, perché il provento delle moda nazionale e vestire alla francese!! E questi capi
terre non è proporzionale alla loro grandezza, e pari- insulsi si davano il vanto di promotori de’ popoli allo
mente quella del bestiame è forse dieci volte minore stato civile!
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1155 Ozièri

Le donne di questi borghesi vestono robe di molto sappia trarre note regolari da uno stromento. Per gli
pregio e piuttosto con lusso, che nella semplice ma- indicati balli si devon condurre de’ musici da Tem-
niera dei mariti, e la foggia che piace alle medesime è pio, e per l’organo stesso della cattedrale fu necessità
già discosta dall’antica, e più simile a quella che vedesi di chiamare con buoni patti un prete di altra diocesi.
usata nelle città dalle donne popolane. Hanno per ve- In Ozieri è ancora a stabilirsi un casino, come si è
lo grandi fazzoletti di mussolina ricamata, spiegati sul- già fatto con buon frutto in altre città. Lo spirito di as-
le spalle e gli omeri. Le provette copronsi con manto sociazione che comincia appena a vedersi nelle altre
di seta nera così formato, come era solito portarsi dal- città, qui è ancora nullo, e dubito possa esistere, finché
le donne spagnuole, e che era una pezza di seta legata tra le due classi primarie durerà quella alienazione che
su’ lombi, dove una parte scendeva raccolta in coda a’ notai. Può essere che intendano finalmente il ridicolo,
talloni, l’altra levavasi sul capo e gonfiata in un seno, che è in quella alterigia che nuoce alla socievolezza.
avvolgea la parte superiore della persona. Stato sanitario. È universale la buona costituzione
Gli uomini del terz’ordine vestono parimente che dell’organismo, da cui è la notata robustezza ed una
quei del secondo, ma usan robe di minor pregio. salute assai ferma. La durata solita della vita è a’ 50
Le donne ritengono la vera foggia nazionale, e ama- anni, ma non pochi trapassano di due e tre decine
no il color verde più che il rosso. d’anni questo termine, e conservano molto vigore di
Vitto. Comunemente amansi i cibi di sostanza, e si membra e integrità di sensi.
fa gran consumo di carni di vacca o bue, di caproni, Le malattie più comuni sono infiammazioni di pet-
montoni, capretti, agnelli, porci e porchetti, di sel- to e dell’addome, bronchiti, reumatismi, angine, e non
vaggiume, uccellame, pollame. La beccheria è sempre è rarità l’isterismo, la clorosi e lo scorbuto. La rogna è
ben provveduta, sebbene senza la debita pulizia, e frequentissima, e sono molti casi di febbri intermitten-
forse vende all’anno non meno di 1200 capi vaccini, ti e perniciose per miasma preso in luoghi malsani, e
2000 caprini tra grandi e piccoli, 4500 pecorini pari- presso lo stesso paese, nella parte più bassa del medesi-
mente tra grandi e piccoli, e 1000 porcini. Osservisi mo, dove sono gli orti. Si è già con util consiglio tra-
che fra’ compratori non sono frequenti quelli che sferito il macello in questa stessa parte; ma se è cessato
hanno bestiame, perché prendono da’ loro branchi il suo scolo morbifero dentro la città, non è cessato
una gran parte di ciò che è uopo alla famiglia. quello delle concie, non sono ancora soppresse tante
Il mercato è quasi sempre, e molto più ne’ giorni cause d’infezione, non sono ancora scavati, dov’è ne-
di astinenza, fornito di pesci, che vi si portano da’ cessità, i pozzi neri, non è cessato il versamento delle
mari di Terranova e Alghero, dagli stagni arboresi e feccie nel rivolo, che ne resta immondo e fetente, e
dal fiume, che dà trote deliziosissime a giudizio de’ non si è ancora fatto il camposanto così come fu pre-
palati intelligenti. scritto dal governo, né le sepolture ne’ cimiteri sono
Nella classe agiata si fa una cucina semplice, ma praticate nel modo che fu saviamente prescritto per
gustosa e sana. Nell’altra si fa gran consumazione di impedire la esalazione della mefite.
paste, legumi, latticini, erbaggi. La vaccinazione si prosegue, ma in questo punto
Noterò la specialità di Ozieri in questo proposito, interessante forse non si ha molto a lodare la diligen-
quei maccheroni finissimi fatti a mano, come sottilissi- za di quelli che sono incaricati di operarla.
mi tubi, che veramente sono una leccornia nelle men- Gli ufficiali sanitari sono medici 3, chirurghi 3,
se, una pietanza obbligata agli ospiti, e un regalo assai flebotomi 5, farmacisti 4, levatrici 2.
gradito agli amici. Altrove non si è potuto imitarli. Si fecero da varie persone benefiche vari legati ne’
Gli ozieresi che lodai sobri bevono pochissimo passati tempi… Qui vorrei nominare quegli uomini
nella mensa e fuori. di cuore, e far loro il meritato onore; ma a mio mal-
I cellieri, dove vendesi vino, non sono frequentati grado devo lasciarli nell’obblio, perché, devo ripeterlo,
da bevitori, come in alcuni paesi del Campidano e sebbene le mie parole suonino dure, perché quelle
della Barbagia, e nel prossimo Itireddu; ma solo som- persone che avrebbero potuto cooperare alle fatiche
ministrano per tavola alle famiglie, che non ne han enormi del compilatore, vollero restarsi nel loro bea-
provvista, o da proprie vigne o dall’estero. tissimo ozio. Quei beneficii dunque fecero vari legati
Di liquori si fa pochissima consumazione. per la istituzione d’uno spedale, e se le persone che
Non sono aperte in Ozieri più di tre o quattro dovean curare la esecuzione delle loro volontà fosse-
botteghe di caffè, che sono insieme dolcerie, e non ro state sollecite, già da qualche tempo Ozieri avreb-
mancano di avventori e abituati. be avuto lo spedale, o altro stabilimento più necessa-
Ricreazioni. Ne’ giorni festivi si fanno qua e là de’ rio; ma la spensieratezza degli uni, la malafede degli
balli ne’ luoghi pubblici, dove sta un po’ di largo, e altri, allontanarono sempre più il pubblico beneficio
la danza girasi, come negli altri luoghi, all’armonia inteso da’ leganti. Che si è fatto de’ frutti che in tan-
del canto. ti anni gittarono i fondi lasciati? Era ragionevole che
Nel carnovale ballasi nelle case de’ benestanti, più i medesimi si fossero capitalizzati, quando i fondi
spesso nella maniera forestiera che nella nazionale, fossero paruti insufficienti; ma ciò che era ragione-
all’armonia degli stromenti di fiato e di corda. vole e giusto non si faceva ne’ tempi passati; i redditi si
I filarmonici ozieresi non si possono ancora nu- distribuivano in limosine in un paese, dove sono e fu-
merare, e forse in tutto il paese non trovasi uno che rono pochissimi poveri, a’ quali bastava e basta la carità
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pubblica e la limosina de’ conventi; né venne in men- ciascuno lire nuove 480 pari a scudi sardi 100, e fu per
te ad alcuno, quando non si potea fare la volontà de’ provvedimento del medesimo che il professore di retto-
testatori, di spartire quei proventi in doti per povere rica era liberato dall’incarico della scuola di sintassi, che
fanciulle… raccomandossi a un altro con lo stipendio di lire 240.
Beneficenza pubblica. Se la quantità di questa segna Ecco in quali usi si sono destinati gli interessi delle
il grado della civiltà, bisognerà confessare, che questo lire nuove 33600, o scudi sardi 7000, donati già dal
popolo ne’ tempi a noi prossimi non era molto avan- feudatario di Montacuto all’opera della missione della
zato nella medesima, giacché non si possono riferire California, e poi per sovrana disposizione applicati al
che poche e piccole cose, quei legati qui sopra indicati fondo sunnotato dello spedale. La qual somma, stata
per la fondazione d’uno spedale; quindi un altro legato mutuata alla famiglia Baille in Cagliari, rimase dopo
pio laicale di lire nuove 75.60 annue in favore d’una una lunga e dispendiosa lite a carico delle R. finanze
orfanella da nominarsi per la sorte, del quale legato, sui fondi del monte di riscatto, che ora trovasi grava-
come degli altri, non possiamo indicare né l’autore, né to dei legali interessi. Da questi sono gli assegna-
l’epoca della costituzione, perché non ne fu fatta la pre- menti suindicati, ed è pure un’annualità di lire 480
scritta denunzia; e dopo questo alcuni legatucci consi- per una piazza di alunno nel R. convitto di Cagliari
stenti in elemosine a’ poveri in denaro, grano, carne… in favore d’un giovane ozierese in preferenza ad altri
In seguito a’ quali non saprei altro da rammentare, e del Montacuto. Noto qui per occasione, che l’altra
probabilmente è niente altro. Altrove ho spiegato que- piazza gratuita, alla quale nello stesso convitto han di-
sta mancanza di istituzioni benefiche per la persuasio- ritto gli ozieresi, fu aperta in surrogazione delle due,
ne, in cui erano le persone che aveano fortuna senza che dal reggente D. Gavino Cocco erano state istitui-
eredi naturali, di far opera più meritoria istituendo feste te in favore de’ suoi parenti nel soppresso collegio dei
pompose e messe quotidiane, alla celebrazione delle nobili. Si intende bene, che la riduzione fu cagionata
quali mancavano poi i sacerdoti; e qui soggiungerò, che dall’odierna insufficienza del capitale stabilito per la
fu per la conosciuta negligenza nell’eseguire le supreme manutenzione di due, per le ragioni, che posson fa-
volontà, per l’incuria di conservare i fondi destinati a cilmente vedersi.
pii stabilimenti, che molti si astennero da ordinare Scuole infantili. Si è già dato mano alle preliminari
quelle opere pie, delle quali la popolazione molto sareb- operazioni per questo utilissimo stabilimento, nel quale
besi giovata; ma oramai questa ragione essendo cessata, si commuteranno, dietro proposta fatta al governo dal
dacché il governo volle, come era suo diritto, conoscere consiglio particolare di carità della città, i diversi legati
come si procedesse nell’esecuzione delle pie volontà, le summenzionati, che costituivano la dotazione dello spe-
persone magnanime, e che vogliono il bene dei prossi- dale che non si fece. A questa somma sarà aggiunto dal-
mi, faranno quel che loro sembri dover esser di mag- le largizioni, che furono esibite da monsignor vescovo
gior giovamento a’ medesimi. D. Serafino Carchero. La direzione della scuola sarà
Istruzione pubblica. Sono in Ozieri le scuole prima- commessa alle maestre pie Venerini.
rie o elementari, che prima dicevano impropriamente Questa novella destinazione di quei fondi merite-
normali, le scuole ginnasiali o inferiori e le scuole su- rà l’approvazione universale, perché è per un bene
periori; e nell’anno scolastico prossimo passato (1844- maggiore assai di quello che potesse aversi dal pub-
45) furono studenti delle elementari, nella prima clas- blico nella fondazione dello spedale. Abbiam veduto
se 21, nella seconda 25, nella terza 60. Ignoriamo nell’articolo di Oristano i redditi di quello spedale,
qual fosse il numero vero di quei delle inferiori, di che certamente sono di molto superiori a’ mezzi
grammatica e rettorica, e delle superiori, di filosofia e d’Ozieri, e abbiam veduto un beneficio così meschi-
teologia; ma possiamo almeno notare il medio, che no, che è quasi nullo; e dopo questa esperienza che
per le scuole inferiori suol essere di 150, per le supe- si potrebbe qui sperare? Aggiungasi che se in Orista-
riori di 50. no, dove è molta poveraglia straniera, apparisce la
La scuola elementare tienesi da un maestro, l’inse- necessità d’un siffatto stabilimento, parimente non è
gnamento della latinità si fa da due, quello della ret- in Ozieri dove le famiglie veramente indigenti sono,
torica da uno, e parimente da uno la filosofia e da come già sopra fu detto, una frazione impercettibile,
un altro la teologia. alle quali in caso di malattia si può prestar soccorso
Le scuole di filosofia e di teologia sono una recen- nel loro domicilio con un medico e chirurgo stipen-
tissima istituzione. Io non so come siasi patito que- diato dal comune e con i medicinali forniti da una
sto difetto in un luogo dove erano due conventi, nei farmacia comunale, e con l’attenzione di qualche as-
quali non mancarono mai religiosi illuminati e ze- sociazione pia di misericordia. Perché la carità cri-
lanti, alcuno dei quali anche gratuitamente, e dirò stiana che si manifesta così luminosamente in altri
pure in ricognizione della liberalità, con cui i cittadini luoghi non splenderà qui parimenti? perché tanti si-
provvedono ai loro bisogni, avrebbe assunto l’incarico gnori che hanno mezzi per beneficare e tempo da
di insegnare almeno la filosofia razionale, mentre la impiegare in opere di misericordia non si associano
teologia sarebbe stata letta o da un altro religioso, o per visitare i poveri infermi e assisterli? perché tante
dal canonico teologale. signore che sono nella stessa condizione non fanno
Il governo ha provveduto per i due professori di filo- altrettanto? perché queste sante e meritorie pratiche
sofia e teologia nelle scuole del seminario, assegnando a non si consigliano? In questo modo si supplirebbe
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per gran tempo a uno spedale. E rispettivamente agli Amministrazioni. – Municipio. Il consilio del mu-
stranieri poveri che sieno assaliti da infermità non nicipio è composto di sette consiglieri di prima clas-
potrebbero essi trovar ricovero e assistenza in qual- se e di altrettanti di seconda presieduti da un sinda-
che camera ospitale ne’ due conventi? I religiosi non co, ed è servito da un segretario e da un tesoriere.
sarebbero contentissimi di ospiziare un povero, di Le rendite e le spese sono le seguenti, come furo-
assistere un ammalato? no notate nel bilancio pel 1846.
Arti e mestieri. Delle condizioni delle due principali
professioni, la pastorizia e l’agraria, parlerem poi ne’ Redditi variabili da’ dazi, fitti ecc. lire n. 8000
particolari luoghi, or considerando le arti meccaniche, Redditi eventuali 210
asseriremo in principio che i praticanti delle medesi-
me mancano spesso delle cognizioni primarie e fanno Totale dei redditi 8210
per semplice manualità quel poco che san fare. Spese fisse 2828
Orefici e argentieri. De’ pochissimi di questo nu- Spese variabili 1919
mero è nessuno che si distingua per finezza di lavori: Spese straordinarie 2663.10
essi appena conoscono alcune operazioni chimiche
delle più semplici. Totale delle spese civiche 7410.10
Lattari, ottonari, ramari, ferrari. I ferrari sono più Sopravanzo 799.10
numerosi de’ primi, e per lo più occupati in lavori
grossolani. Che differenza tra il bilancio di questa città e quel-
Falegnami, ebanisti. Molti i primi, pochissimi i se- lo di certe altre che hanno minor numero di popola-
condi e mal destri. zione! E farebbe poi stupire il vedere un residuo posi-
Muratori. Sono in proporzione dei bisogni, senza tivo, se non si intendesse a prima vista che il consiglio
nessuna o con imperfettissima cognizione de’ primi municipale riconosce pochissimi obblighi ed evita
principi di architettura. tutte le spese. Ma questo non può durare a lungo, si
Sarti. Alcuni lavorano passabilmente. dovrà necessariamente spendere, ed è però necessario
Calzolai. I più fabbricano grosse scarpe per conta- che si pensi ad accrescere convenevolmente i fondi ci-
dini e pastori, gli altri fanno lavori più fini per i si- vici o in questo o in quel modo che parrà migliore.
gnori e le donne. Tribunale di mandamento. Siede in Ozieri un giu-
Conciatori. Anche l’arte di questi è imperfettissi- dice assistito da due segretari, uno di prima, l’altro
ma, epperò devesi chiamare dall’estero i cuoi e le di seconda classe, con giurisdizione sopra le prossi-
pelli che eransi vendute, e aggiungere due o tre volte me terre di Nughedu e di Itiri.
tanto al prezzo che erasi ricevuto. Comando di piazza. Questo servigio si fa da un uf-
Se si esercitano altri mestieri, le persone che vi so- ficiale superiore con l’assistenza d’un ajutante mag-
no applicate sono così poche da non meritare parti- giore, e di poche ordinanze.
colare considerazione. Guarnigione. In altri tempi era in Ozieri un com-
Sulle arti liberali, pittura e scultura, nulla è a no- petente nerbo di truppe di fanteria e di cavalleria,
tare, perché o non v’ha in tutta la città chi vi studi, o ora vi è stabilita una luogotenenza di cavalleggieri, e
sono guastamestieri. vi stazionano dieci uomini e non più.
Le scienze che si conoscono sono le ecclesiastiche Egli è vero che la popolazione è tranquilla, e che
trovandosi molte persone del clero, massime regolare, gli abitanti si rispettano, che nessun osa contro altri,
che han fatto sulle medesime studi profondi e ne han sebbene inferiore, parola o fatto, onde possa nascer
dato prove insigni. L’eloquenza sacra è praticata da contenzione e disordine; non pertanto se per disgra-
molti, ma come altrove, con poca cognizione d’arte; i
zia per una ingiuria si scaldassero le ire, e queste si
più commendevoli sono quelli che con tutta semplici-
tà spiegano a’ popoli nella quaresima la dottrina evan- propagassero da’ due nemici nelle rispettive aderenze
gelica supplendo a’ parrochi. potrebbero esistere gravi disordini, e si avrebbero a
Tessitura. Le donne della media e bassa classe dopo deplorare tristissime conseguenze.
le faccende giornaliere di famiglia si occupano altre a fi- Miliziani. In Ozieri è il comandante del batta-
lare, facendo girare il fuso con la mano, altre a tessere, e glione provinciale nel quale entra un certo numero
sono poche case dove non abbiasi per tele o panno or- di quei cittadini.
dinario un telajo di antica forma. Forse in tutta la città Prigioni. Sono nello stesso edifizio della caserma,
non furono finora introdotti più di quattro telai di mi- e le diremo prigioni di interposito non di deposito,
glior forma, e di uso più comodo; e forse non sono perché coloro che devon rendere alla giustizia ragio-
dieci case dove sia usata la macchinetta della filatura. ne di alcuna grave imputazione sono quindi trasferi-
Comeché nel telajo sardo sia una gran difficoltà a’ ti nelle prigioni della prefettura nella quale devono
lavori, tuttavolta perché è una grande applicazione essere giudicati.
nelle lavoranti si ha un prodotto vistoso e si fabbri- Intendenza provinciale. Governasi da un intenden-
cano tele che sono stimate. Il numero delle pezze di te assistito da un segretario, e da un tesoriere.
lino forse sopravanza le tre migliaja, quelle di lana le Direzione della R. posta. Per questa amministra-
mille seicento. zione è in Ozieri un direttore di quarta classe.
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Il corriere vi arriva due volte la settimana, nel gio- preferenza di altre questa di Ozieri, dove il clero è di
vedì con la corrispondenza di Cagliari e della parte una lodevolissima esemplarità, così il secolare come il
di ponente, nel sabbato con lettere parimente da Ca- regolare, molto lo studio nella decenza delle chiese, fer-
gliari e con la corrispondenza della parte di levante. vido lo zelo nel ministerio sacerdotale. Il clero d’Ozieri
Religione. Ozieri è sede di un vescovo che si co- non perde il tempo a far speculazioni commerciali, a
gnomina pure dal luogo dell’antica sua residenza. comporre grandi patrimonii per lasciar ricchi i nipoti
Già nell’artic. sopra Bisarcio abbiam parlato della del bene della chiesa, che è bene dei poveri; ma studia
chiesa cattedrale, sotto l’invocazione di s. Antioco, ne’ sacri suoi doveri, nella direzione delle anime, nella
che tuttora sussiste, del numero de’ canonici che vi istruzione del popolo, nella consolazione degli amma-
uffiziavano, e delle parrocchie che erano contenute lati; né troverassi alcuno de’ sacerdoti ingabbanato in
nella sua diocesi, che era la più ristretta di tutte le al- vestimenta volgari e indecenti ad assistere alla costru-
tre giurisdizioni vescovili; però il lettore ritorni sopra zione delle chiusure, a empir le breccie, e con la corda
il medesimo se vuol rivedere quei particolari. a cappio scorsojo cavalcare ne’ salti a veder gli armen-
Questo dipartimento ecclesiastico compreso fra le ti, o con l’archibugio a colpir il cinghiale o il cervo. Le
vicine diocesi di Castra, Emporia, Ploaghe e Sorra, fu chiese di Ozieri se non sono splendide di gran ric-
probabilmente posteriore alle medesime, e formato chezza di ornamenti sono però lontane da rassomi-
da ritagli della Sorrese e della Castrense. Io penso che gliare ad alcune della diocesi, che pajon orride spelon-
i giudici di Logudoro, i quali aveano per cancellieri e che con le mura tappezzate di muffa verde, o coperte
consiglieri i vescovi che in quei tempi, quando i mo- di ragnatelli, velate di polvere, con pavimento scabro
naci erano le sole persone illuminate e i vescovi, mi- per il fango incrostato e i mattoni mancanti, piene
gliori fra essi, volendo accrescere il loro consiglio ab- dell’aria umida e pestilenziale delle tombe, squallide
biano a’ quattro vescovi, che avean prossimi alla loro negli altari, nelle sacre imagini… Non son queste esa-
residenza d’Ardara, il Sorrense di otto miglia, il Ploa- gerazioni perché io ed altri vedemmo tali le condizio-
ghese di tre e mezzo, il Castrense di tredici, l’Empo- ni del luogo santo, che ci rappresentavano l’abbomi-
riense di non più di sedici, aggiuntone un altro più nazione della desolazione, per usar la frase evangelica.
prossimo, che potesse stare nel loro castello pronto a Io ricordo con orrore quale nel 1830 vidi la parroc-
dar consiglio nelle cose che non soffrivano dilazione, chia di Buddusò entratovi a far orazione, quale l’altare
e fosse questi il cancelliere del regno. La stessa brevità principale con un crocifisso che avea le braccia stacca-
della giurisdizione pare per questo che nelle minori te dagli omeri e pendenti da’ chiodi delle mani; ricordo
cure pastorali potesse attendere con più tempo alle con orrore quale vidi quella di Pattada, donde dovetti
cose politiche ed alla amministrazione. Quando sotto uscire in fretta. Uscito ebbi a soffrire nuovo dolore ve-
il governo del re Carlo Emmanuele III questa sede fu dendo le ossa de’ defunti esposte in un angolo alle più
ristabilita, slargossi la giurisdizione del vescovo sopra vili profanazioni!!!
tutto il territorio ecclesiastico di Castra, sì che l’attua- Tra le cose riguardate da quel saggio, e pio Monar-
le diocesi di Ozieri è l’unione delle due antiche dio- ca, che nominai più volte col massimo onore, nella
cesi di Bisarcio e di Castra, e il vescovo ozierese è suc- istituzione di questa diocesi, fu la dignità del culto e la
cessore de’ vescovi di Bisarcio e di Castra. istruzione religiosa de’ popoli, e per lo zelo de’ vescovi
Sono nella diocesi ozierese ventidue parrocchie, già si comincia a ottenere una ed altra cosa, gli ufficii
Ozieri capoluogo, Alà, Anela, Ardara, Bantina, Bene- divini si praticano con quella religiosa decenza, alla
tutti, Bono, Bottidda, Buddusò, Bultei, Burgos, Espor- quale non si può mancare senza sacrilegio e senza
latu, Ilorai, Itiri, Monti, Nule, Oskeri, Osidda, Pattada, danno della fede nelle anime volgari; e alcuni parrochi
le quali, esclusa la prima, sono governate da rettori, spiegano il vangelo al popolo nei dì festivi, insegnano
quindi Berchidda, Nughedu e Tula servite da vicari. la dottrina a’ piccoli, e adempiono alle altre parti del
L’intendimento del re Carlo Emmanuele, quando ministero. Giova sperare che si progredirà sempre in
domandò al Pontefice la restituzione del vescovado di meglio, e che i giovani, i quali si preparano al sacerdo-
Bisarcio con la maggior giurisdizione che abbiamo zio nel seminario, quando abbian ricevuto la missio-
notato, fu questo di rimetter in vigore le discipline ca- ne, abbiano a far in modo che la diocesi di Ozieri sia
noniche in gran parte disusate nella rilassatezza del da esser onorata per tutti i rispetti. Un parroco bene
clero minore, avvenuta perché il vescovo non potea, scelto è una gran sorte per un popolo, nel quale do-
per la lontananza della sede in Alghero sorvegliarli, e mina il sentimento religioso; esso giova alle cose spiri-
per la difficoltà delle strade e i pericoli veri o supposti tuali e non poco alle materiali del medesimo.
del viaggio, visitarli. Già si è ottenuto assai per lo zelo Seminario. Questa bella e utilissima istituzione,
di quei sacerdoti che furono posti pastori sopra questa incominciata in sulla fine del secolo passato nella ca-
diocesi; ma era tanto grave il male, che ne restano an- sa che i gesuiti lasciaron vuota nel tempo della loro
cora alcune vestigie. Io non mi potei tenere qua e là soppressione, fu, non sono molti anni, riformata e
stando sopra alcuni luoghi di questa diocesi, e non ampliata dal vescovo D. Domenico Pes delle scuole
terrommi né pur adesso da notare lontane ancora in pie, che consumò nella medesima la maggior parte
vari luoghi le cose religiose dal decoro e dalla dignità delle sue rendite e delle sue economie.
in cui sono nella massima parte delle parrocchie del Egli facea fabbricarne intera una manica e adorna-
regno, in alcune di questa stessa diocesi, e nominerò a va per gli ufficii di religione la chiesetta temporaria
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che aveano i gesuiti finché fosse compita la chiesa sussidi si formeranno sacerdoti illuminati; senza i me-
maggiore, la quale all’infausta epoca notata era sola- desimi sarebbero perduti alcuni ingegni, perché per
mente levata sin presso alla volta. mancanza di mezzi non potrebbero avere la disciplina
Non passerò innanzi senza rendere il debito onore necessaria allo sviluppo. Se ne’ cittadini di Cagliari
a questo santo uomo, che è, fu e sarà il più bel deco- non fosse stato quel generoso costume di dar alloggio,
ro della chiesa ozierese, e giustamente si comparò a’ vitto e qualche altro comodo a’ giovani villici che
vescovi più zelanti della primitiva chiesa. amavano studiare, oggi non si vanterebbero tanti uo-
Il Pes dopo aver faticato lungamente nella istruzione mini di merito che hanno vantaggiosamente servito lo
pubblica nell’ordine del Calasanzio, poi nella R. uni- stato. Finora in generale i figli di famiglie ricche e
versità di Cagliari, dove dettò per molti anni la teolo- agiate, sebbene ornati di ingegno, han ricusato di ap-
gia, e per tutto quel tempo nella predicazione della di- plicarsi. Io il posso dire per lunga esperienza.
vina parola, nella direzione delle anime, specialmente Cattedrale. – Capitolo. Componesi d’un dignita-
nel soppresso collegio de’ nobili di Cagliari, avendo rio, che è l’arciprete, di tre canonici d’ufficio, il teo-
accettato per l’obbedienza l’incarico degli uffici pasto- logale, il penitenziere, il parroco e di altri cinque, a’
rali sulla diocesi di Bisarcio, inferverossi maggiormen- quali si è aggiunto un altro di patronato, e saranno
te nello studio del bene spirituale dei popoli commes- fra poco aggiunti altri tre, sì che il corpo de’ canoni-
si alle sue cure, e rappresentò in sé quegli antichi ci consterà di tredici individui.
vescovi, de’ quali la chiesa più si onora, semplice ma De’ medesimi solo l’arciprete ha prebenda sulla
con intera dignità, assiduo nel suo ministerio episco- chiesa di Berchidda, gli altri partecipano solo della
pale principalmente nella predicazione, e nel regola- mensa capitolare, e sono titolari di qualche chiesetta
mento delle coscienze; vigile contro gli scandali, solle- rurale. I titoli degli attuali sono s. Leonardo, s. Pie-
cito a richiamare nella rettitudine i traviati, affettuoso tro ad vincula, s. Sebastiano, s. Lucia, la Vergine del-
a consolar gli afflitti, disciolto da tutti i vincoli di pa- le Grazie, la Vergine di Monserrato, la Vergine di
rentela e solo affezionato al suo popolo. Egli discono- Loreto, s. Gavino.
sceva il fratello, la sua sorella, e faceva vedere col fatto I beneficiati sono undici, tra i quali quattro coadiu-
che egli avea, secondo la parola di Cristo, per fratello, tori del canonico parroco.
per sorella, per parenti, i fedeli che erano sotto il suo Questa chiesa maggiore intitolata dalla SS. Vergi-
governo. La sua carità per i poveri se bella appariva ne, che vi è onorata nella commemorazione della sua
quando versava nelle mani degli indigenti i suoi tenui purissima concezione è niente notevole per l’architet-
proventi di professore e le limosine per le prediche, tura né per gli ornamenti, fatta eccezione del gruppo
apparve maravigliosa nell’episcopato, dove, continuò in marmo che è nell’altare maggiore, dove fra alcuni
nell’antica parsimonia privandosi de’ comodi più ra- angeli vedesi figurata la SS. Vergine, e de’ tre dipinti
gionevoli per avere che dare a sollievo de’ miserabili, del Marghinotti. Fra poco però comparirà in miglior
a’ quali esausto di tutt’altro davan quelle sue robe rispetto, perché si è già per cominciare una riforma
che non si poteano dire superflue. Tant’esempio di progettata da persona dell’arte, e la costruzione di due
virtù evangelica, di zelo pastorale ammirò in questi altari e del pulpito di marmo co’ denari somministrati
tempi la città e diocesi d’Ozieri! La riforma de’ co- dalla religiosa liberalità della famiglia borghese Sequi,
stumi, il ristabilimento della disciplina ecclesiastica è fratelli e sorella, i quali di vantaggio hanno istituito
in gran parte sua opera. Se la vita gli fosse rimasta ad due de’ canonicati che abbiamo accennato, concorren-
altri giorni forse che non saria stato luogo annotare do co’ Mearza istitutori degli altri due al maggior de-
certe cose, che vieta il debito dell’istituto di passar coro della stessa cattedrale.
sotto silenzio. Chiese minori. Dopo la cattedrale sono notevoli le
Il seminario è governato nell’amministrazione da chiese de’ tre monasteri che sono nella città, due di
un preside, nelle cose di spirito da un direttore, e ha uomini e uno di donne.
per l’insegnamento della filosofia e teologia due pro- Frati francescani. – Minori osservanti. Questi si sta-
fessori, e per quello della rettorica e della grammati- bilirono in Ozieri nel 1470, nella parte più bassa del
ca latina tre maestri. paese. In altri tempi, quando eravi stabilito il novizia-
È soventi abitato da … allievi? L’arcivescovo Bua to, abitava in questa casa maggior numero di indivi-
nel 1833 fondava due piazze nel medesimo, porgen- dui; presentemente non sono più di 35.
do in contanti lire nuove 7200 ed altre simili 2400 L’edifizio è di tutta semplicità, la biblioteca me-
in proprietà censuarie. diocremente fornita.
In sul principio mancavano le scuole superiori, e i Anche la chiesa è di semplice disegno, ma bellina
giovani alunni, come i giovani borghesi doveano usci- e decente co’ suoi nove altari.
ti dalla rettorica andare alla università di Sassari se vo- Questi frati cooperano con molto zelo a’ parrochi
leano continuar gli studi di teologia. Il vescovo Pes in nella cura delle anime, e farebbero anche assai più se
beneficio de’ suoi alunni stabiliva due piazze nel semi- fossero domandati.
nario tridentino di Sassari, le quali non ostante l’isti- Cappuccini. Il convento de’ medesimi è posto so-
tuzione degli studi di dommatica e di morale, sono pra una eminenza in poca distanza a sirocco della
utili a quei giovani che vogliano ricevere una istruzio- città, in sito pittoresco adornato da sublimi bei ci-
ne più solida nella università di Sassari. Con questi pressi, e fatto ameno da molti alberi d’ombra.
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Lo stabilimento de’ medesimi data del …? Il nu- In questo andò a sedere sulla cattedra d’Ozieri monsi-
mero de’ religiosi è di circa 40 computando i terziarii. gnor Atzei, uomo quanto profondamente dotto e soli-
Anche questa chiesa è bellina, e fu di recente ar- damente pio, tanto sottilmente sagace e accortamente
ricchita di molte sacre reliquie collocatevi da alcuni avveduto, e incontanente cessarono i prodigi, e scopris-
religiosi di gran distinzione, che qui si fissarono nel si una scelleratissima impostura. Quella povera donna
loro ritorno da Roma. di troppo vivace imaginazione, facile a subir le illusioni,
I cappuccini parimente servon con molto zelo alla fu addestrata alla menzogna diabolica da un empio, e
direzione delle anime, e non si ricusano ad alcun sotto il di lui perpetuo consiglio rappresentò con tanta
disagio per il bene delle medesime. disinvoltura, che restarono allucinate anche le persone
Da questi due conventi partono quasi tutti i pre- che avean riputazione di saggezza: ma non l’Atzei, il
dicatori quaresimali della diocesi. In altri tempi mol- quale sciolse la misera dalla illusione, la trasse dall’in-
ti popoli non udivano da altri la parola evangelica, ganno, e le fece detestare in faccia a tutti i popoli sardi
che da questi sacri oratori; ora le cose non sono più l’empia menzogna. So che quella povera donna sog-
in quel tristissimo stato. gettossi poi ad una rigorosissima penitenza, nella qua-
Parrocchia della città. Indicando le parrocchie del- le, come è fama, si santificò veramente sotto migliori
la diocesi, ne notai una sola nella città d’Ozieri, ed consigli; ma non so se il Satana che imaginò e diresse
ora ritornando su questo punto, noto la insufficien- per avarizia e fini malvagi l’empia commedia, abbia
za di questa sola, non perché il numero delle anime pianto sopra il suo delitto.
sia troppo grande, ma perché in certe contingenze la La chiesa di s. Croce serve di oratorio a un’altra
parrocchia (che è nella cattedrale) non può in quella confraternita.
disposizione in cui sono le case, servir a’ bisogni de’ La chiesa di s. Filippo manda fuori processional-
fedeli come converrebbe. Spesso accade che debbasi mente alle stazioni di settimana santa una turba di
attendere a più malati posti in distanza gli uni dagli persone, che si dicono filippini, i quali non so che
altri, e alla distanza si aggiunga quando la molestia sorta di associazione religiosa formino, se non si adu-
del caldo, quando il furore d’un temporale, e però o nano a nessuno ufficio religioso, non hanno proposta
mancano, o si portan tardi gli ajuti spirituali. Sareb- nessuna opera di pietà, e solo si mostrano e si fanno
be pertanto il caso di stabilire una o due succursali, e notare in quella passeggiata solenne che accennai.
potrebbero servire le chiese de’ frati, e fare questi gli La chiesa di s. Lucia è molto frequentata ne’ dì fe-
ufficii parrocchiali come fanno altrove con molto lo- stivi.
ro merito e bene delle anime. Quanto perderebbero i Fuori della città sono molte chiese in varie distan-
parrochi della cattedrale, cedendo i frutti, che dicono ze; le più prossime nelle sommità e pendici dei colli
di stola? Ma non ragioniam di frutti, perché quando che cingono la valle, la Vergine di Monserrato, la
si parla del bene delle anime non si ha da riguardar Vergine di Loreto, s. Sebastiano, chiesa votiva dopo
alcun interesse temporale. la pestilenza, la Vergine del Carmelo, s. Agostino, s.
Monache cappuccine. Sono stabilite presso la bella Leonardo, s. Gavino; all’intervallo di mezz’ora s. Lo-
chiesetta della confraternita del rosario, 32 incirca, e renzo, s. Pietro e s. Nicolò; in lontananza di un’ora
venerate da tutto il popolo per l’austerità della loro s. Nicolò di Butule, s. Pantaleone; dopo un viaggio
vita e il fervore nella orazione. d’un’ora e mezzo s. Giovanni; e finalmente a più di
Questo monisterio ne’ primi anni del secolo cor- due ore s. Antioco di Bisarcio, antica cattedrale.
rente acquistava una gran celebrità per le maraviglie, In tutte queste chiese rurali si festeggia per il tito-
che si predicavano d’una santa monaca, la quale aves- lare una volta all’anno con gran concorso di popolo
se ricevuto dal Signore la grazia delle stimmate, al pari e sollazzo; poi si chiudono, né vi si fa nell’altro tem-
di s. Francesco di Assisi, e fosse in grandissimo favore po altro officio religioso.
presso Iddio. Da tutte le parti, e da paesi assai distan- Vedesi da tutti la necessità che in tre o quattro di
ti, le persone desiderose di aver propizio il Signore a queste chiese, quelle che sono tra’ salti più lontani, si
qualche loro voto, tementi disgrazie, gementi sotto facciano le cose sacre per soddisfare alla religione di
l’infortunio, e prossime al pericolo, ricorrevano alla coloro, che guardano il bestiame nelle circonvicine
monaca santa, le porgevano le loro suppliche per Dio, cussorgie, i quali principalmente nelle stagioni della
esponevano i loro bisogni, palesavano i loro dolori, mungitura perché non possono lasciare il bestiame, e
scoprivano i timori; ed ella sotto una inspirazione devono attendere alle operazioni del caseificio, però
confortava, consolava, prometteva in nome di Dio, restano tre o quattro mesi senza poter vedere la mes-
facea predizioni, raccontava visioni… Si sparse la fa- sa; né intendo perché ancora non siasi provveduto su
ma di stupendi prodigi, e fu creduto da molte perso- questo punto così importante. Se si trattasse d’un
ne pie, ma imprudentemente credule, che le menome paese, dove fossero pochi sacerdoti; ma in Ozieri ve
cose di lei, un filo delle vesti, i bricioli del pane che le ne sono per lo meno cinquantacinque, e i frati, or
cadevano, e principalmente una goccia della mano l’uno or l’altro, per torno, son persuaso, che andereb-
sanguinante, avessero virtù divina per guarire le ma- bero volontieri in quei salti, in quelle chiesette, per
lattie. La credenza tanto si ampliò, che dalla bassa dirvi la messa, per insegnare il catechismo, e per soc-
classe si propagò nelle alte, e fino le persone più emi- correre nel caso agli ammalati, restandovi per una
nenti dello stato si raccomandavano alle sue orazioni. settimana gli uni dopo gli altri. Vanno in quei luoghi
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i questuanti per capretti, agnelli, latticinii, e potreb- Selvaggiume. Sono numerosi in questo territorio,
bero andarvi i sacerdoti. Una missione siffatta non massime nella parte montuosa, i cinghiali, i cervi, i
può essere ricusata da’ religiosi? Essi aspettano che lo- daini, le volpi, le lepri, le martore, e van per l’aria
ro si dica – Andate – e anderanno. aquile, avoltoi, falchi e altri uccelli di rapina. I cac-
Cemiteri. Il camposanto, quale fu comandato dal ciatori trovano passo passo le pernici, e prendono
governo, manca in Ozieri, e manca perché gli oziere- colombi, piche ecc. Le specie acquatiche, che sono
si, i quali parecchi anni prima che fosse vietata l’inu- più conosciute in Sardegna, nuotano sulla corrente
mazione de’ cadaveri nelle chiese, aveano cessato di de’ fiumi.
seppellire i defunti nelle tombe del pavimento, e li sot- Acque. Le fonti sono scarse comparativamente al-
terravano ne’ tre cimiteri, che sono attigui alla catte- l’area che abbiamo determinata, e le più sorgono alle
drale ed alle chiese de’ frati, non si credettero compresi pendici o al piè de’ monti.
nella legge. Fra queste, la più notevole è quella che sgorga den-
Quello della cattedrale fu fatto intorno al 1810 a tro la città nella parte più elevata del paese, che è a
spese del nobile D. Giuseppe Mearza, canonico nel- mezzogiorno, e versa da otto bocche acque pure e sa-
la medesima e poi vicario capitolare. lubri, che subito si sporcano dalle lavandaje. Dov’è,
Territorio di Ozieri. La sua lunghezza, nella linea in luoghi civili, che intorno alla fonte pubblica, si
austro-borea, computasi di circa 10 miglia, la lar- veda il sucidume, che vedesi qui nelle vasche e intor-
ghezza, nella linea levante-ponente, sarà, fatti i debi- no, ferva l’affaccendamento di tante donnicciuole, e
ti compensi, di 9, sì che la sua area superficiale si si patisca il rumore assordante dell’opera e il pette-
può calcolare non minore di miglia quadrate 90. golezzo frequentissimo delle medesime. Il forestiere
In una Nota statistica sopra il Montacuto, forma- ritirasi ributtato e nauseato, e maravigliasi come non
ta intorno al 1830, la cui data precisa mi è mancata, siasi ancora destinato dagli edili a questi lavacri un
la superficie territoriale di Ozieri era determinata a luogo più acconcio.
starelli 35000 di terreni chiusi, e 28900 di terreni Quando ciò sia fatto, allora l’acqua di questa fon-
aperti: la quale, se io non credo precisamente giusta, te potrà per piccoli canali diramarsi per sgorgare in
stimo però non molto lontana dal vero. diversi punti dell’abitato a comodo de’ cittadini.
Della determinata superficie la massima parte è I zampilli di quest’altre fontane, raccolti nell’infi-
piana, e occupa i quattro sesti del gran campo che ma parte della città, potranno servire alle lavandaje.
dicono d’Ozieri, il restante, di circa miglia quadrate Pretendesi da alcuni provenga l’acqua di Ozieri
23, montuoso, ma per colline piuttosto che per emi- dal rio di Nughedu, che scorrendo verso tramontana
nenze di grande elevazione e difficoltà. sino a un miglio dalla città, volgasi poi al maestrale
Tra le roccie del territorio d’Ozieri trovasi diaspro lungo le falde meridionali del colle de’ Cappuccini e
rossigno tra scorze quarzose, calce carbonata concre- di Monserrato, e che in quel tratto accada l’aspirazio-
zionata, calce carbonata rossigna, che quei del paese ne di una parte della corrente; e può esser benissimo,
nominano marmo, tufo di trachite bianco, e presso che l’acqua influisca in qualche fessura del monte per
Bisarcio trachite verde. uscire dopo circa quattrocento passi nella opposta
Grotte o spelonche. Nella eminenza, alle spalle del pendice dalle fauci del Rosello, come alcuni chiama-
paese, nella roccia calcarea sono alcune spelonche, no l’edificio della fonte, mutuando, come in altri
una di bocca angusta, penetrando nella quale, dopo paesi, tal vocabolo dall’uso de’ sassaresi.
venti passi, se batti la parete del fondo, questa rende Le fonti del colle a levante de’ Cappuccini danno
il suono di un tamburo; l’altra assai più grande con le origine ad un altro rivoletto che tra via si accresce da
roccie sudanti di acqua un po’ salsa, nella quale si varie sorgenti.
può co’ lumi procedere fino a certo punto; poscia la Fiumi. Il territorio d’Ozieri è traversato dal fiume
corrente dell’aria fredda, che senza dubbio traversa il Termo, da’ limiti con Itiri, onde entra in esso, a’ li-
monte per questo e un altro ignoto spiraglio nell’altra miti dell’agro Tulese, sviluppandosi nel Campo in
parte del monte spegne i lumi e la troppa umidità e il una linea tortuosa di 17 miglia.
suolo pericoloso rintuzzano la curiosità e reprimono E qui scorrendo riceve, a sinistra, il rio di Ardara,
gli arditi. Molti che aveano animo in cimenti terribili proveniente dalle fonti ploaghesi e accresciuto da
si arretrarono da questo passo nella memoria di certe quelle del Sassittu, e il rio di Montalto che scorre tra
leggende, tra le quali era questa, che ivi vi fosse l’abi- il Sassu e il Sassittu alla falda boreale dell’eminenza
tazione di certe streghe o fate, che diceano indovine, di Borghiddu; a destra, il rio che abbiamo indicato
donne di lunghissima vita, saggie del futuro, però procedente dalle fonti prossime a Nughedu, e scor-
consultate come oracoli, e potenti di magica virtù… rente a piè del colle de’ Cappuccini, che poi cinge la
Vuolsi per un’antica tradizione, che due francescani estrema falda meridionale e occidentale del Monser-
arditi di avventurarsi in quegli ignoti profondi reces- rato; e il fiume che move dalle falde settentrionali
si, più non siano ricomparsi. del monte Mugiere a levante dello stesso Nughedu,
Boschi. La parte montuosa non coltivata, è sparsa e cresce dalle fonti di Bantina.
d’alberi ghiandiferi mescolati di olivastri, perastri e In queste acque abbondano le anguille e le trote,
di altre specie, i quali in alcuni tratti sono assai pro- e principalmente in quelle dell’alveo maggiore: otti-
pinqui gli uni agli altri, e ingombrano il suolo. me le anguille, e molto più stimate le trote. Con le
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quali due specie trovasi insieme su trottischeddu sorta Monte di soccorso. Questa azienda subisce continue
di pesciolini propri del Termo in questa parte del fasi ora per la negligenza degli amministratori, ora per
suo corso, e sono pure delle testuggini. Alcuni in la scarsezza de’ raccolti.
certe stagioni attendono alla pesca. Nella ricognizione fattasi nel 1841 de’ fondi esi-
Agricoltura. L’agro degli ozieresi ha in molte sue re- stenti comparativamente alle dotazioni, notavasi: nel
gioni un terreno fecondissimo, ma l’uomo poco stima monte granatico fondo esistente di starelli 3067, su-
il favore della natura. Egli è vero, che da mezzo secolo periore al fondo di dotazione della differenza di star.
in qua l’agricoltura, che indegnamente era stata vilipe- 67; nel monte nummario fondo esistente lire sarde
sa dagli antichi, cominciò a venir in onore; ma se ha 3233.14.6, inferiore al fondo di dotazione della dif-
guadagnato assai in estensione, essendosi per lo meno ferenza di lire 4266.5.6.
triplicata l’area de’ seminati, poco ha migliorato ne’ I raccolti del 1842-43-44 essendo stati molto
procedimenti dell’arte, essendo gli ozieresi in questa scarsi, non rientrarono all’azienda i prestiti, quanti
parte incredibilmente negligenti. Come faceano l’agri- furono dati col fisso aumento; però lo stato che si
coltura i loro avoli, così la fanno presentemente i ni- presentò del fondo granatico (del nummario non si
poti, i quali preparano molto male il suolo, gittano il parlò, perché probabilmente ridotto a zero) è come
seme a tempo e fuor di tempo fra enormi zolle, che qui si traduce: fondo esistente star. 227.12, credito
lasciano intere come furon levate dalle orecchie del- corrente 2967.13/4, credito arretrato 23.143/4, totale
l’aratro, e che Dio lo benedica e lo faccia crescere a 3227.12.
gran frutto, perché l’ozierese non fa nulla, e parte dal Più volte ho parlato su questo tema, e non posso
campo per non ritornarvi, che nell’ora della messe. tenermi da parlarne di nuovo. Spiace vedere questa
Potrebbe alcuno tassarli di offesa alla propria ragione utilissima istituzione, non ostante lo zelo delle perso-
in questa parte, perché mentre pensano assai giovare ne che sono al governo della medesima, men finora
le loro sollecitudini al vantaggio del bestiame educato, prospera che si desidera per il vantaggio degli agricol-
per lo contrario credono superflue le medesime sopra tori: spiace sapere che in tanto numero di monti sie-
i campi, e rispondono a chi li esorta ad adattare le ter- no pochi, pochissimi, quelli che abbiano intera la do-
re per la semenza, a darla a’ solchi quando questi sono tazione, rarissimi quelli che la sopravanzino.
nella temperatura della fecondazione, a sterpar le male Molti utilissimi provvedimenti sono stati pubbli-
erbe, e a fare quelle altre operazioni, che fanno i mi- cati; ma bisogna dire che sieno negletti anche i più
gliori pratici delle regioni granifere del regno: «Eh! importanti, e invano vorrebbesi negare la negligenza
senza tutto questo, se Dio ce ne vuol dare…». in ripetere con quella sollecitudine, che è saviamente
A far fiorire quest’arte utilissima e prosperare mag- prescritta, il prestito col piccolo accessorio. Si è dato
giormente la pastorizia, molto gioverebbe, se si stabi- un regolamento sopra i prestiti, questi debbono esse-
lisse una scuola pratica, e si formasse un podere mo- re fatti a’ contadini di poca fortuna, e non ostante
dello, dove si insegnassero i metodi agrari e pastorali, cotal disposizione si presta anche a’ benestanti, che
e si dessero quelle cognizioni teoriche, che sono ne- trovano il loro interesse a prender dal monte, piutto-
cessarie per rendersi ragione della pratica. Questa isti- stoché da altri, per le minori usure.
tuzione in nessun altro luogo sarebbe più facile quan- Si è fatto un grandissimo vantaggio a’ monti, quan-
to in Ozieri, dove è un gran numero di proprietari di do si è repressa l’avidità di quegli amministratori che
considerevol fortuna. Essi potrebbero formare una esigevano la centesima sulla quantità di dotazione,
associazione agraria, quotizzarsi per mantenere nelle mentre doveano averla solamente su quella che rien-
scuole di terraferma, non dico nelle teoriche, perché trava all’azienda da’ fatti prestiti; ma restano ancora
nelle scuole teoriche si chiacchera e si fanno frasi, ma tanti svantaggi, tante cause di diminuzione antiche e
nelle scuole pratiche, ne’ poderi modelli, alcuni gio- recenti… E in queste seconde io posso, se mi si per-
vani d’ingegno e studiosi, i quali, quando fossero suffi- mette indicare l’assicurazione barracellare, la quale
cientemente istruiti delle arti agrarie e pastorali, potes- mi pare una spesa inutile. Io non mi ricordo aver
sero insegnare a’ loro paesani le medesime, e addestrarli mai udito in tutte le mie peregrinazioni per l’isola,
bene. Se quei signori versassero ogni anno cinque lire che i ladri avessero forzato le porte del monte. Ge-
nuove, e adunassero ogni anno per lo meno cinque neralmente sono fabbriche buone con forti imposte,
mila lire, potrebbero comodamente con le medesime e sarebbe troppo temerario chi volesse forzar le serra-
far educare due o tre giovani, e di vantaggio formare ture, e commettere questo ladroneccio in mezzo al-
un fondo per le spese, che converrebbe fare per il pri- l’abitato, fra’ barrancelli. Se talvolta i fondi del mon-
mo stabilimento del podere modello, al quale son te mancarono, se le crescimonie sparirono, non erano
certo che con la loro opera concorrerebbero i meno i ladri che entrassero notturni nel magazzino ed em-
agiati, i giornalieri. pissero i sacchi.24

24. Compivasi la stampa del precedente foglio, quando seppi- insieme la tenuità del danno persistiamo nella prima opinio-
mo con certezza, che in questi ultimi tempi, ne’ quali si patì ne, che non giova gravare i monti d’una spesa di tutti gli an-
carestia per la scarsezza dei raccolti, furono denunziate alcu- ni per assicurarsi dell’indennità nel caso rarissimo di un la-
ne sottrazioni furtive. Noi notiamo questo perché non man- droneccio. Si vegli con più diligenza alla custodia dei fondi, e
chi, per quanto si può, la verità in nessuna parte; e notando i ladroni si asterranno.
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Quindi nelle cause antiche della diminuzione de’ 4000, d’orzo 2000, di fave 300, di legumi 250, di li-
fondi noterò gli stipendi che si danno ad alcuni uffi- no circa 1200, giacché non v’ha agricoltore che non
ciali, e posson parere molto superiori al pregio della coltivi questa specie in una porzione del suo terreno;
loro opera. il canape, la meliga e le patate sono coltivazioni poco
Le faccende degli amministratori particolari de’ men che neglette.
monti sono in due epoche, prima per la consegna e La fruttificazione ordinaria del grano, se non si pati-
poi per la ricevuta dei prestiti, e passano tra l’una e sca di siccità, come accade soventi, è al 10, quella del-
l’altra tanti mesi senza opera. l’orzo al 12, delle fave al 15, de’ legumi altrettanta o
Le faccende degli ufficiali delle giunte diocesane più. Il lino produce assai, e quando dopo la macerazio-
sono pure ben ristrette, e per poco tempo occupano ne, che si fa nel Termo a buona distanza dall’abitato, si
i medesimi, se io non m’inganno. maciulla, la città tutta è assordata dal rumore delle in-
In questa amministrazione pertanto io distinguerò finite macchine, peggio che accade ne’ villaggi!!
due sorte di persone, gli ufficiali di fatica, i quali han- Orticoltura. Impiegasi in questa una notevole area,
no una occupazione lunga e sono obbligati a certe ore e tutto il terreno che è sotto la città lungo il rivolo
in tutti o nella più parte de’ giorni d’opera, e gli offi- della pubblica fonte. Si coltivano molte specie, le
ciali che sono alla direzione delle cose. I primi, che quali si sviluppano con lusso e producono frutti as-
più spesso sono persone che devon vivere dal proprio sai buoni e copiosi.
lavoro, abbian pure il loro stipendio; ma gli altri che Vigne. Occupano queste i terreni prossimi alla cit-
sono o possono essere persone agiate, viventi del pro- tà e in qualche parte si distendono a circa due miglia,
prio, potrebbero fare opera gratuita. Si fa da poco alcune, ma fortuitamente, nella conveniente esposi-
tempo in qua opera gratuita nel servigio municipale zione, altre in situazioni poco felici, perché gli antichi
dai consiglieri o di semplice titolo o di qualche parti- volendo piantare una vigna non riguardavano per
colar ufficio, così come si facea da gran tempo nelle niente alla natura del luogo, ma faceano col solo pro-
città del continente, in una amministrazione che do- prio arbitrio.
manda frequentissime complicate cure; si fa miglior Le viti sono qui coltivate, come in Piemonte, alte
opera da queste persone disinteressate, che da quelle sul suolo, però in paralelle più prossime, tanto che vi
che prima servivano per uno stipendio e per alcuni si possa passare il giogo con l’aratro.
utili dipendenti; e si potrà fare opera gratuita nel ser- La vendemmia dà copiosi frutti, ma non tutti ben
vigio di questa istituzione, che certamente è più im- maturi.
portante assai dell’amministrazione municipale, nel Nella precitata nota statistica sopra la provincia di
servigio di una bella opera di beneficenza, di una ope- Ozieri furono notate, come prodotto di quell’anno,
ra pia, che giustamente appellasi monte di pietà, come cariche di mosto 4150.
si fa nel continente per tutte le opere pie, governate Nella medesima si vede determinato lo spazio del
da nobili, magnanime, illuminate e pie persone; e si vigneto a starelli 659.
può sperare da’ lumi e dallo zelo delle medesime per il La manipolazione del mosto è molto difettosa, e
vantaggio della classe poco fortunata de’ contadini un per questo è poca la sua bontà. Quelli che han co-
miglior servigio che si ha dagli stipendiati. Forse que- minciato a metter nelle operazioni del vinificio più
ste parole saranno dure ad alcuni, ma ho fiducia che di attenzione hanno avuto buoni risultamenti.
saranno favorevolmente lette dagli uomini generosi, Il vino comune è bianco, come dicon, e condito
da quelli che amano la prosperità di questa istituzione con vin cotto, o sapa, perché possa esser conservato
utilissima; e mi prometto che la somiglianza che por- nella estate. Esso è pesante a stomachi non avvezzi, e
tai degli ufficii municipali, esercitati gratuitamente niente gradito nelle buone mense, ondeché se ne in-
dalle principali persone, e con equi stipendi agli inser- troduce in molta copia da Sassari e da altri luoghi.
vienti, comunque si qualifichino segretari, scritturali Cuocesi dagli ozieresi una porzione del mosto per
ecc., dichiarerà bene il mio pensiero. La mia massima la sapa e bruciasi gran quantità di vino per acquavite.
è questa che nelle opere di pietà bisogna far operare Fruttiferi. Nelle vigne e negli orti sono molte spe-
persone disinteressate, persone agiate, le quali non so- cie e varietà, susini, albicocchi, peri, pesche, meli, fi-
lo si trovano nelle città, ma ancora ne’ villaggi. chi, ciriegi ecc. Il numero degli individui si può
In Ozieri, come in tutti gli altri capi luoghi di computare di circa 40 mila, e se si volessero porre in
diocesi, è stabilita la giunta diocesana, composta dal conto tutti i perastri, già innestati nelle tanche, si
vescovo o vicario capitolare, da un canonico, dal sin- avrebbe un numero assai forte. Basterà dire in rispet-
daco e dal censore diocesano, che è pur segretario to a’ perastri, che quando producon bene, si può del
della medesima, ed ha un sostituito vice-censore e loro frutto ingrassare molte centinaja di majali.
vice-segretario. Non ho notato gli olivi tra’ i fruttiferi, perché il
Sotto questa sono le giunte locali delle ville della numero de’ medesimi è niente considerevole, quan-
diocesi. La giunta di Ozieri, come tutte le altre, com- tunque molte tanche sieno ingombre di olivastri,
ponesi del capo della parrocchia, del sindaco del co- che si potrebbero innestare in alto per difendere i ra-
mune e del censore. mi gentili dal muso de’ tori e delle vacche. Ma forse
Seminagione. Si computa che ne’ campi ozieresi si non anderà gran tempo che questa cultura sia prati-
spargono queste quantità di semenza: starelli di grano cata da molti e abbiasi dal proprio contado quanto è
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necessario d’olio per la città e per alcuni paesi d’in- Secondo che già accennai, vedonsi chiusi nel ter-
torno. ritorio ozierese veri latifondi, così estesi, che non sono
La cultura de’ cedri, alla quale sono accomodate più i territori di alcuni villaggi nel campidano di Ales.
molte situazioni, è parimente negletta; quella de’ gelsi In molte di queste tanche si hanno alberi ghiandiferi e
non si è ancora incominciata. Veramente pare che gli numerosi perastri, pascoli, terre arative, vignate, e or-
ozieresi non riguardino e curino altro, che il bestia- tensi, e si sono fatte varie divisioni con muri simili
me, e questo dee maravigliare in persone accorte, le alla cinta, ne’ quali spazi successivamente si introdu-
quali dovrebbero vedere il grande incremento del lo- ce il bestiame o si tengono a pascolo contempora-
ro interesse in tante industrie che facilmente possono neamente diverse specie.
praticare, e in persone che vogliono far prosperare la Quasi in tutte le tanche, come nelle vigne, è una
loro fortuna. casa per conservare gli stromenti agrarii, tener a tem-
I più notevoli degli agricoltori noi li dobbiamo in- po i frutti; e ne’ fondi più notevoli sono esse più gran-
dicare ne’ principali pastori, o proprietari di bestia- di e comode per poter alloggiare i servi e la famiglia
me, i quali essendo possessori di ampli latifondi fan- del proprietario, che vi soggiorna in certe stagioni.
no coltivare quei tratti che promettono buon frutto, La condizione di queste tanche va di giorno in
massime se furono ben impinguati dal fimo del be- giorno migliorando, e questo promette che le mede-
stiame. sime diventeranno sempre più fruttifere, e cresceran-
Gli agricoltori di professione aran poco per loro no nel pregio, che ancora, come ho già significato,
conto e più soventi fanno società co’ pastori anzidet- han menomo.
ti. Essi non sono nel generale molto agiati, né godo- Abbiam lodato gli oskeresi perché sieno stati de’
no di molta considerazione. primi a profittare delle benefiche disposizioni della
La società che si patteggia tra gli ozieresi è men van- legge sulle chiudende, ed è ragione che pari lode tri-
taggiosa a’ proprietari, che sia quella che è in uso ne’ butiam agli ozieresi, che l’accolsero con gratitudine e
campidani. Qui il socio principale pone per sua parte, si posero a praticarla. In altre parti sono stati i pastori
terreno, seme, metà del ferro, pastura de’ buoi, metà che contradissero alla chiusura de’ terreni, pur di pri-
delle spese della messe e metà del contingente al barra- vata proprietà; in Ozieri e in Oskeri sono stati i pastori
cellato per la denunzia de’ buoi; il minore i buoi, la che diedero l’esempio: il che prova quanto i medesimi
man d’opera, la metà delle spese della messe, e poi di- sieno più intelligenti del vero loro interesse. Pertanto
vide a metà col principale; mentre nelle regioni meri- quando nel 1831 tutta la prossima provincia di Nuoro
dionali il principale non dà più che il terreno e la se- ardeva per le sedizioni della classe pastorale con tanto
menza lasciando che al resto pensi il socio minore, cui danno de’ proprietari, in queste parti era una perfetta
però resta tutta la paglia, della quale gli ozieresi, co- tranquillità, e nessuno, né pure fra’ più miserabili,
me la maggior parte de’ logudoresi, fan poco conto, mancò allora, nel pessimo esempio, né in menoma
essendo soliti i più di lasciarla sul luogo della trebbia. cosa, al rispetto delle proprietà, come né pure mancò
Egli è per questa inutilità della medesima, che i mie- in seguito. L’opinione generale consacra il diritto del
titori, a differenza de’ campidanesi, lasciano alte le particolar dominio, e questo sentimento ne promette
stoppie. un facile progresso e rapidi miglioramenti.
Come si potrebbe provvedere all’incremento del- Pastorizia. Nell’articolo di Montacuto abbiamo
l’agricoltura nel territorio ozierese? – A siffatta que- notata assai grande l’abbondanza de’ pascoli per l’ali-
stione posta da alcuni trovasi nelle cose che dissi mento delle varie specie di bestiame; il che vale prin-
conveniente risposta, e qui aggiungerò che molto cipalmente per il territorio di Ozieri e nella regione
ancora gioverebbe al vantaggio delle medesime se montuosa e in quel gran piano, che dicono il Cam-
nelle regioni più distanti dal territorio si deducessero po, fertile al giorno d’oggi non men che fosse quan-
dalla città alcune colonie, p. e. una nella regione di do il Fara nella sua corografia qualificava armento-
Butule, un’altra in quella di Bisarcio, una terza in sissimo questo amplissimo vallone.
quella di s. Giovanni de’ sa Ena. I campi lontani son Il numero de’ capi educati in questo tempo, che è
peggio lavorati e negletti che i prossimi, perché i cul- intorno a’ 50 mila, si può distinguere nelle seguenti
tori vi giungono stanchi del viaggio, e non voglion parziali:
poi senza gran bisogno ripeterlo. Bestiame manso: buoi per l’agricoltura 2000, ca-
Tanche. Forse più di due terzi del territorio di Ozie- valli 900, giumenti 500, perché una gran parte del
ri è spartito in aree di diversa grandezza e figura, e grano si macina in molini idraulici.
chiuso a muro a secco, o barbaro, come comunemen- Bestiame rude: vacche 12000, tori e vitelli 3000,
te dicesi, alto a poco più della cintura dell’uomo. capre 4600, caproni 2000, porci 3500, pecore 18000,
Si può vedere quanto dal 1830 (?), al qual anno montoni 4000.
abbiamo riferita la Nota statistica, di cui fu fatto cen- I pascoli aperti e comunali sono in piccol spazio:
no sotto il titolo Territorio, quanto di terreno indi in però quasi tutti i branchi pascono nelle tanche, e al-
qua siasi continuato a chiudere, perché mentre allora cuni si conducono in altri territori sopra salti affitta-
i terreni chiusi non aveano una superficie maggiore ti, quando per contrarietà de’ tempi i pascoli del
di star. 35000, ora deve tenersi cresciuta in là di sta- contado non sieno sufficienti. Questo accade più so-
relli 42000, cioè ari 1,680,000. venti per gli armenti de’ porci.
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Ho già più d’una volta lodato il rispetto degli ozie- e per la specie porcina, e studino a conservarle in
resi per la proprietà, e nessuna prova migliore del quel grado, essi si troveranno più ricchi con un nu-
medesimo, che la poca loro vigilanza sulle più lonta- mero minore di capi.
ne tanche, dove, nel tempo che si vaca dalle opera- Veterinaria. In sulla parte dell’agricoltura indicai il
zioni del lattificio, vedrai lasciati soli gli armenti e le gran vantaggio che verrebbe a essa ed alla pastorizia,
greggie per più giorni, ma non udirai che alcun ladro se si mandassero alcuni giovani in sul continente per
abbia trapassato il muro, apertavi una breccia, o sem- imparar bene queste due arti; e or voglio soggiunge-
plicemente rimosse le spine, con cui si coprono gli re altra cosa necessaria, perché è necessario che si
aditi (giassus). Da questo però vedrà bene il lettore conduca un medico veterinario, il quale possa prove-
che si indica pure la continenza degli uomini dei luo- dere alla sanità del bestiame. Tanti capi di valore
ghi prossimi, e il rispetto dei medesimi alla proprietà non perirebbero in conseguenza di alcuni malori, se
sia per sentimento di giustizia, sia per timore di rap- si potesse consultare un perito. Inviandosi alcuni agli
presaglia privata o di pena pubblica. studi dell’agricoltura e della pastorizia potrebbesi
Prosperità e produzione. La riserva dei pascoli ha mandare uno o due giovani per imparare la medici-
già cominciato a produrre il buon effetto che si spe- na applicata alle bestie.
rava. È vero che il numero dei capi (sebbene ancora Lattificio. I pastori ozieresi fanno molto butirro,
assai considerevole) è diminuito, ma essi sono in sta- del quale una parte è per il bisogno del paese, dove
to assai migliore, e producon più che producevano se ne consuma assai, l’altra per il commercio, man-
essendo in numero assai maggiore. Senza questo v’ha dandolo fino nella capitale per alcuni viandanti.
più sicurezza sulla vita dei medesimi in addietro sog- Notevole è la quantità del cacio che si fabbrica, e
getta a gravi incertezze per la mortalità che sussegui- in maggior quantità il formaggio fino che il bianco,
va dopo aver bevuto d’acque avvelenate, per esser perché questo domandasi solo pe’ porti che fanno
consunti i pascoli dei salti e per il contatto con un ancora qualche commercio co’ napoletani, i quali lo
branco infetto. Se poi non si lasci al vento la paglia, aman più così che altrimenti.
si formino dei prati dove si può, si tagli e conservi il L’arte è molto difettosa nel caseificio; ma giova
fieno, e si formino stalle, allora le condizioni si faran sperare che si adottino migliori metodi di manipola-
più buone, le razze si conserveranno, le lane perde- zione. Orune ha già dato l’esempio, ed io ho potuto
ranno la rozzezza ordinaria, e il frutto del latte sarà vedere alcuni formaggi lavorati con qualche merito.25
molto più considerevole. Ne’ salti si fa gran consumo di latte, sebbene mi-
Gli ozieresi ed oskiresi, che studiano sull’agricol- nore che facciasi da’ galluresi, ed è parte del vitto or-
tura meglio di altri, e intendono il maggior frutto dinario quel latte fermentato (il migiurato), del quale
che avranno dalle razze migliorate, si sono già ado- abbiam fatto parola, ragionando del vitto dei pastori
perando per rilevare quella delle vacche, servendosi e delle varie maniere di manipolare il latte.
per la fecondazione delle medesime di robusti e gran- Apicultura. Ecco un altro articolo, in cui manca
di tori forestieri, e cominciano a vedere i buoni ef- l’industria degli ozieresi, perché in proporzione del
fetti delle loro cure nelle novelle generazioni. Se al- vasto territorio e de’ molti siti comodi alla educazio-
trettanto voglian poi fare per le pecore, per le cavalle ne delle api, pochissimi sono i bugni che si abbiano,

25. Parlo qui de’ due formaggi confezionati nel detto paese si, di minor tenacità; S. come il precedente, ma ancora men
col metodo adoperato in Svizzera, i quali dalla R. Segreteria tenace.
di stato per gli affari di Sardegna furono sottoposti all’esame Odore. O. S. proprio di cacio non ingrato; O. O. idem; P. idem;
d’uno de’ più distinti chimici de’ R. Stati, il signor Angelo S. idem.
Abbene, assistente alla scuola di chimica generale e farma- Sapore. O. S. non ingrato, un po’ frizzante sulla lingua e al-
ceutica, perché riconoscesse le rispettive qualità, e indicasse quanto resistente a’ denti; O. O. non ingrato, assai salato,
come il prodotto si potrebbe portare al pregio stesso di quel frizzante, duretto alla masticazione; P. molto più grato, un
cacio, che volgarmente chiamasi Gruvera o Gruyere dal luogo po’ più frizzante, e più facile a’ denti; S. come il precedente,
(nel cantone di Friborgo) dove fabbricasi il più stimato. ma un po’ più frizzante ed aromatico.
Siccome i detti formaggi erano di diversa mano, uno lavora- Spessatezza. O. S. 63/4 centimetri all’orlo e 7 centimetri nel
to da svizzeri, altro da persone del paese; però il prelodato centro; O. O. 6 centim. all’orlo, 63/4 nel centro; P. 74/5 cen-
chimico li analizzò separatamente tra essi e comparativamen- tim. all’orlo e 91/2 centim. nel centro; S. 72/3 centim. all’orlo
te con quello fabbricato in Svizzera e con l’altro che si fabbri- e 92/5 nel centro.
ca in Pollenzo presso Bra. A maggior brevità indicheremo Crosta. O. S. sottile, bigio-bruna con l’impronta d’una tela;
con semplici iniziali i diversi formaggi esaminati; il formag- O. O. sottile, più diseguale, più sporca con la stessa impron-
gio fabbricato in Orune dagli svizzeri O. S., dagli orunesi O. ta; P. un po’ più spessa ricoperta d’una materia biancastra; S.
O., quello di Pollenzo P. quello di Svizzera S. più spessa ancora e ricoperta da una materia in parte bianco
Carattere de’ quattro formaggi suddetti sporca, in parte bruna.
Colore. O. S. bianco giallicio tendente al madreperla, che al- Struttura. O. S. piuttosto compatta con rari e piccoli vacui,
l’aria volge nel verdiccio; O. O. un po’ più gialliccio; P. bian- contenenti pochissimo umore chiaro con sapore di cacio sa-
co giallastro che all’aria diventa più carico; S. bianco gialla- lato; O. O. idem; P. di pasta uniforme con larghi vacui con-
stro che si fa più carico. tenenti molto umore con sapor grato di cacio salato un po’
Consistenza. O. S. solida, alquanto tenace; O. O. più com- frizzante; S. idem con la differenza che alcuni vacui sono più
patta, più dura e più tenace; P. solida, pastosa, facile a tagliar- larghi ancora.
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e pertanto devon comprare per il consumo delle loro gran pauraccia, che avevano del mare, son passati nella
chiese molte cantare di cera dai galluresi, e anche del Corsica per trattare direttamente con quelli che hanno
miele per le provviste domestiche. Ma prevedo che impresa di fornire le beccherie e fanno salagioni. Il
quanto prima crescerà questo prodotto nella maggior buon esito de’ negozi, confortando questi a continuare
prosperità delle tanche. Anche in alcune terre di nello stesso tenore, anima gli altri a fare altrettanto, ed
Ozieri si fa del miele amaro nella stagione autunnale. è da sperare che gli ozieresi sieno quanto prima notati
Poneasi nella Nota statistica sul Montacuto, già tra gli altri sardi per l’attività nel commercio.
più volte citata, che fosse allora il numero degli al- Negli anni passati fu fatta vendita di molte vacche
veari di 600; ma vorrei credere piuttosto, che tanti e cavalli per la colonia francese dell’Algeria; e in uno
fossero i siti, dove si facea tal cultura, nelle vigne, di essi si calcolò avessero i pastori ozieresi ottenuto il
negli orti e nelle tanche. prezzo complessivo di circa 200 mila lire nuove.
Commercio. Spesso rimane assai di cereali al bisogno, Nel commercio passivo si devono notare manifat-
che si mandano fuori del paese; e si vendono lini e tes- ture estere di lino, lana e seta, articoli di lusso, metalli
suti: però l’articolo principale sono i prodotti pastorali, d’uso comune, lavori d’oro e d’argento, chincaglierie,
butirro, formaggi, lane, pelli e capi vivi, tori per l’agri- majoliche, generi coloniali, corami ecc., i quali sono
coltura, cavalli per sella o basto, vacche, capre, pecore, distribuiti in una ventina di botteghe, donde si prov-
montoni e caproni per il macello di Sassari, di Cagliari e vedono nel bisogno i cittadini e i villici dei luoghi
di altri paesi, anche dell’estero. I provveditori delle bec- circonvicini. Il totale del prezzo dato per queste mer-
cherie della Corsica, che prima faceano affari solamente ci estere non pare superiore a lire nuove 60 mila in
coi galluresi, discesero poi sino a Ozieri per acquistarvi numero medio.
grossi armenti vaccini, che o da Portopozzo o da altri All’intero numero delle spese sarebbero a indicarsi
punti di quel distretto littorale imbarcano alla loro isola, gli altri articoli che si pagano agli stessi sardi dopo
e soventi in contrabbando. quelli che indicai più sopra ecc.; ma perché manca-
Or notiamo un progresso!!! Sin qui gli ozieresi atte- no i dati, però conviene lasciar imperfetto questo
sero di piè fermo i negozianti di bestiame o i sensali, e punto di statistica, che tanto interessa. Noi procu-
dovettero vendere al prezzo che si offeriva: finalmente rammo con incessanti sollecitazioni le necessarie no-
hanno inteso quanto sarebbe maggiore il loro lucro, se zioni, ma le cento volte replicate istanze non potero-
per se stessi procurassero lo smercio delle loro derrate, no scuotere dalla loro immobilità quelli che volendo
ed ora escono dal paese, e vanno in una e in altra parte, avrebbero potuto facilmente soddisfarci. Che segua-
dove possano trovar affare, e alcuni avendo superata la no a dormire nel loro beato far niente! Buon riposo.

Materiali componenti in cento parti di cacio, i quali posson va- unendovi la quantità sufficiente di presame, dilungato con sie-
riare secondo il più o men di tempo da che sia stato confe- ro di latte caldo a 36 gradi? – avete agitato la parte quagliata
zionato. per spappolarla? – l’avete di nuovo scaldato per lo spazio da’ 20
a 25 minuti sino a gradi 33 agitando continuamente sinché sia
O. S. O. O. P. S. ridotto in pasta uniforme?
Sal comune 3,080 6,320 2,840 2,800 In queste operazioni se non si usi tutta l’attenzione, il pro-
Materia butirrosa dotto sarà sempre dissomigliantissimo da quello tanto pre-
alquanto alterata 37,000 29,200 30,933 29,333 giato della Svizzera.
Materia caseosa, Le altre operazioni, di raccogliere in una tela la pasta uniforme
sali ammoniacali ed acqua 56,100 61,600 62,667 64,547 del cacio quando sia precipitata per separarla dal siero, di com-
primerla per mezzo d’un torchio entro un modello per emun-
Fosfato di calce con
gerla del siero che contenga, e di cospargere il formaggio di sal
poco carbonato 3,820 2,880 3,560 3,320 comune in polvere per alcuni mesi, non hanno difficoltà.
100,000 100,000 100,000 100,000 Noterò l’importante consiglio che il sunnominato saggio chi-
mico soggiugne, ed è di badare che il latte dell’ieri non sia trop-
Da questo confronto emerge, che il cacio manipolato dai po alterato, perché in tal caso non può dare un buon cacio,
sardi contiene di sal comune circa il doppio di quello che fu non ostante tutta la diligenza del fabbricante nelle altre parti.
usato da’ fabbricanti svizzeri nello stesso luogo; che contiene La qual avvertenza giova a quei pastori della Sardegna, che
minor quantità di materia butirrosa, e che in molte parti dif- stanziano in regioni assai calde, perché dovrebbero i medesi-
ferisce dal cacio di Pollenzo e dallo svizzero, i quali tanto si mi adoperare il termometro, dove si fanno le opere del latte,
assomigliano uno all’altro, se eccettuasi quel più di aroma dal quale essere accertati che il grado del calore non fosse più
che è sentito nell’ultimo. Il signor Abbene pensa che alcune che il necessario.
di queste differenze tra i formaggi sardi e il pollentino e sviz- E dovrebbero parimente misurare l’azione del presame sul
zero possono provenire dalla diversità del foraggio, dalla na- latte, e proporzionarla secondo la quantità e la stagione, te-
tura e dal temperamento delle vacche sarde, e dalla dissomi- nendo per base che un ventricino di vitello ha materia suffi-
glianza del clima; le altre sarebbero da essere attribuite alla ciente per quagliare il latte richiesto per sei formaggi di 25
minor intelligenza e diligenza nelle operazioni. chilogrammi cadauno, e che nella stagione fredda deve dar-
Si potrebbe però col detto chimico domandare a’ fabbricatori sene più che nella estate. Operando con queste regole, e ben
svizzeri e orunesi de’ due formaggi sardi: osservando nella pratica ciò che giovi, ciò che nuoca alla
Volendo fabbricar Gruvera avete fatto come si dee fare; avete qualità del prodotto, i sardi potranno imitare così la Gruve-
meschiato il latte recente delle vacche con latte sfiorato dell’ieri? ra, che i loro formaggi non abbian minor pregio dei più ri-
– l’avete scaldato sino a’ 25 del centigrado, e poi quagliato, putati della Svizzera.
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1167 Ozièri

Fiere. Molte se ne celebrano, principalmente nelle orizzontali senza cemento; della rampa a destra di chi
feste rurali di gran frequenza de’ popoli limitrofi, ma entra per l’apertura del primo piano, la quale discende
nessuna di tante è da esser mentovata. ma non sino al piano della camera sotterranea, perché
Strade e ponti. Le vie da Ozieri in diversi punti so- sfoga in essa per un finestrino alto dal suolo per più di
no aspre nella regione montuosa, dove difficilmente si un metro e mezzo; della rampa a sinistra montante, la
può carreggiare, fangosissime in molti tratti del cam- quale porta nell’altro piano, che è stato rovinato; delle
po dopo le pioggie. Uno dei passaggi più perigliosi è tre pietre nel pavimento di questo (che il Petit-Radel,
nella entrata del seno, in cui è la città, perché più vol- immaginò disposte per sopporto d’un’urna, e che
te è accaduto che i cavalli si affondassero nei pantani, piuttosto erano significative, come io credo, di qual-
che vi si formano dalle acque del rivo indicato e dagli che punto della credenza di quei tempi, simboliche e
altri scoli, e fossero senza speranza perduti. misteriose, come le pietre fitte, parimente in numero
In questo territorio non trovasi che un sol ponte trino); delle tre cellette nella camera sotterranea pro-
sopra il Termo nella linea della via a Sassari; e però fonde di metri 2 e alte di 1,60 e forse più; dell’apertu-
quando in quello e negli altri rivi non si può tentare ra più bassa, che fu probabilmente per uscita ed en-
il guado per la abbondanza delle acque de’ torrenti, trata esterna, e de’ frammenti di ossa che si trovarono
è necessario o tornare indietro e differire il viaggio e zappando nella terra delle cellette.
gli affari, o moltiplicare i passi in lunghe giravolte. Castella. Di quello che sorgeva in tempi remoti sulla
Siffatti incomodi cesseranno ben tosto, se, come cima del Monserrato, dove è la chiesa, non si ricono-
si dice, si comincieranno quanto prima i lavori della scono più vestigia, ma n’è certa la esistenza. La sua di-
strada provinciale da presso Toralba a Terranova o al struzione data da molto innanzi il dominio aragonese,
porto degli aranci. Allora la città di Ozieri si unirà quando cominciasi a veder fatta menzione delle altre
alla medesima per una piccola strada particolare. castella. Lo stesso deve dirsi del castello di Itireddu, del
Distanze di Ozieri quale abbiam parlato nell’articolo di quel luogo.
dagli altri principali luoghi d’intorno Un altro luogo forte era in questo territorio in sulla
Via a Sassari – miglia XXIV, distintamente di VII eminenza che dicono Armadoria a distanza dal paese
alla antica città di Bisarcio, capoluogo di diocesi ver- di circa due ore e mezzo; e la tradizione porta ancora
so il maestrale; di VII da Bisarcio a Ploaghe; di VIII che ivi sia stato un castello.
al ponte di Scala di Giocca, di III a Sassari. Popolazioni antiche. Sono entro i confini del con-
Via a Terranova – miglia XXXV e mezzo, distin- tado d’Ozieri visibili le vestigie di antiche abitazioni
tamente di VIII e mezzo sotto l’antica città di Ca- in Pira de Mestighe, Butule, Bisarcio, che notammo
stra, capoluogo di diocesi verso greco-greco-tramon- nell’articolo di Montacuto; e parimente in Ossana, in
tana, quindi di III a Oskeri, e di XXIV al castello di Pianu, e nel sito che ha il nome di Bidda-ezza (villa
Terranova. vecchia), ed in Gulseri (?).
Via a Toralba – miglia XV, distintamente di X a Di Bisarcio abbiam ragionato nel proprio articolo.
Mores verso ponente-ponente-libeccio, e di V a To- Gulseri era una corte, cioè casale feudale con suo
ralba. proprio distretto, e forse apparteneva al monistero,
Via a Bono – miglia XI, distintamente di I e mez- che fu in quel luogo.
zo a Nughedu verso ostro-ostro-sirocco, di VII e Trovai indicata la situazione di Gulseri tra Ozieri e
mezzo a piè del monte della Soletta, e di II a Bono. Nughedu; tuttavolta sospetto possa l’indicazione esser
Le vie da Toralba a Ozieri e da Ozieri a Terranova erronea, e se questo sia allora dovrà questo Gulseri ri-
formeranno la strada provinciale che indicammo, nel- conoscersi nell’attuale villaggio di Bultei o Bulteri.
la quale però non va computato il tratto comune ad Butule, che avea parimente uno stabilimento di
ambe di un miglio e mezzo dalla città a presso la chie- monaci, è stato uno degli ultimi luoghi popolati del-
sa campestre e canonicale di s. Pietro già mentovata. l’agro ozierese a restar deserto, essendo scomparso
Quando questa linea sarà fatta, Ozieri avrà mag- dal numero de’ comuni intorno al 1680, e credo do-
gior facilità ne’ suoi commerci, e questa crescerà po la spaventosa carestia e la mortalissima epidemia
maggiormente, quando aprasi in pari modo la via al che, siccome fu notato altrove, patì la Sardegna in
Goceano, le comunicazioni col qual dipartimento quell’anno e nel seguente. Esso trovasi nominato nel
sarebbero fruttuose, e sono difficilissime per la sca- censimento fatto in fin del parlamento del conte Le-
brezza de’ luoghi montani. mos, dopo la pestilenza che imperversò nell’isola per
Antichità. Entro i termini dell’ozierese sono forse quattro o cinque anni, nella quale occasione, mentre
non meno di venti nuraghi, tra’ quali è più conside- Ozieri avea fuochi 821, in Butule n’erano rimasti soli
revole quello di Borghiddu stato descritto dal gen. 12, sì che se per Ozieri si possono su quel dato com-
conte La Marmora. putare anime 3800, a Butule non se ne possono assegna-
Le particolarità che egli nota di questo sono: della re più che 80: ma nell’altro parlamento, il cui censimen-
figura triangolare nell’opera annessa con un lato con- to è rimasto, cioè in quello del conte di Monteleone,
vesso, come dovea essere, perché il nuraghe è nella li- celebrato nel 1680, allora quando Ozieri era ridotto a
nea d’uno dei tre lati; de’ nuraghi minori negli angoli; fuochi 758, che avran forse contenuto capi 3200, Bu-
della costruzione in pietre trachitiche formati visibil- tule era ridotto a zero, ed era disabitato del tutto o
mente a martello e disposte per ordini irregolarmente eranvi pochissime anime.
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Ozièri 1168

Avendo dato il numero de’ fuochi di Ozieri, quanto rovina di questo d’Ozieri, di quello di Itiri, e di altri.
non dirò era veramente, ma piuttosto quanto fu nota- Riflettendo adesso sulla etimologia di Ozieri, e me-
to, voglio ora proporre quello che si scrisse nelle corti glio dirò di Othièri, come si appella da quei del luogo
del Montellano celebrato nel 1698, quando in Ozieri e dei vicini dipartimenti e dovrebbe pronunziarsi dagli
erano fuochi 938. Io accetto il medesimo come prossi- altri, io non voglio indovinare sul suo significato pro-
mo al vero, sebbene lo riconosca inferiore, perché le fa- prio e naturale, perché questo potrebbe essere il nome
miglie povere, che non potean pagare il donativo, non dell’antichissimo capo della colonia, e solo osservo che
vi saranno state incluse; ma non accetto la particolariz- la sua prima parte è lo stesso nome, con cui nell’artico-
zazione che si fece in maschi 968, e in femmine 1092, lo di Oskeri abbiamo veduto indicata un’antica popo-
sembrandomi il totale 2060 assai minore del vero, che lazione nella collina, a piè del Limbara, sopra la strada
non si può supporre molto al dissotto di capi 3752. da Oskeri a Terranova, a un miglio dalla riva destra del
Non si maravigli il lettore di vedere il numero de’ fiume Silvani, nella qual collina sorge ancora la chiesa
fuochi entro un decennio (dal 1688 al 1698) così cre- di N. Signora di Othi; mentre nella seconda parte ve-
sciuto da dare una differenza in più di fuochi 182. do una desinenza, quale in Ortu-eri, in Mannul-eri
Senza supporre un errore enorme ne’ censitori del (nome che ha il Tirso presso Osidda), in Onniv-eri,
1688, che certamente, come gli altri di parlamenti an- Guilci-eri ecc., e qual era in tanti nomi, che restano
teriori, adempivano la missione del parlamento nelle troncati in è, come Ursulè, Spasulè e in altri che dopo
caccie e ne’ banchetti, può in parte spiegarsi l’ecce- estinte le popolazioni restarono alle regioni.
denza delle corti del Montellano, per questo, che sie- Ho detto poco fa che Ozieri era in tempi antichi
no stati fatti nel decennio molti matrimoni; che po- luogo notevole per frequenza di abitanti, e probabil-
che famiglie delle esistenti in tempo del parlamento mente principale del dipartimento di Montacuto, e qui
del Monteleone si sieno estinte, e che altre da altri rammentando quello che già scrissi nell’artic. Ozieri
paesi sieno venute a stabilirsi qui. provincia, dove notai che era da Ozieri uno de’ deputati
Origine di Ozieri. È opinione di molti per pre- de’ popoli sardi, che insieme con Leonora d’Arborea
giudizio, nato dalla spiegazione che in tempi di po- patteggiarono la pace col re di Aragona, e considerando
ca critica si è data del nome di questa città, che nel il monumento che ho sotto occhio, dove sono notati i
suo sito, cioè nel seno, dove or è Ozieri, si fossero sindaci, attori e procuratori delle comunità, curatorie,
ritirati i popolani di otto ville vicine, e che da questi contrade e terre del Giudicato di Arborea, semplifico
avesse suo principio il popolo d’Ozieri. Nella quale l’asserzione riducendola nella forma della certezza, e di-
asserzione se c’è del vero sono insieme alcune cose co che era veramente il capoluogo della curatoria di
dubbie e altre false. Ammetto che quando nelle ville Montacuto; il che consta dal luogo che occupa, essendo,
circonvicine gli abitatori, dopo pestilenze o guerre come tutti gli altri capoluoghi di dipartimento, nomi-
civili e domestiche, si videro ridotti a pochi abbian nato prima di tutti gli altri comuni della contrada.
eletto di trasmutare il domicilio in questo luogo; da Giova che noti co’ nomi antichi i luoghi, che allora
che si spiega l’annessione al territorio di Ozieri, di componevano il dipartimento di Montacuto. [Vedi il
quello di Butule, e di quello di Bisarcio; e poi rigetto trattato di pace tra Giovanni d’Aragona ed Eleonora
il resto, perché è erroneo che questo popolo abbia d’Arborea del 1388 in P. Tola, Codex Diplomaticus
avuto origine da’ medesimi se esso esistette contem- Sardiniae, tomo I, Torino, 1861, p. 831].
poraneamente, e fu fra i medesimi luogo assai note- Incontrada Montis-acuti. Otieri, Nughedu, Bitiffè,
vole per frequenza di abitanti; borgo difeso dal ca- Gienciana, Billucara, Leron, Patada, Guluso, Alà,
stello che notammo e probabilmente capo luogo del Ulusuffè, Osida, Nule, Biti, Sorefa, Dure, Onanì, Ila-
cantone, o della curatoria, che fu denominata di Mon- ne, Gucyle, Pira demestica, Oskeri, Berchilla, Billanu-
tacuto dalla rocca di questo nome, che soprastette alla ne, Lesanis, Tura, Olefà.26

26. Questa particella noi l’abbiamo tratta da una copia degli Sind. Incontratae Montisregalis – Borgo di Monreale – S. Gavino
atti che si fecero per la elezione de’ deputati de’ diversi popo- – Villa de Abbas (Sardara) – Panigionis (Pabillonis) – Guspini.
li sardi alla stipulazione de’ patti di pace tra la nazione sarda Sind. Incontratae Serraevallis – Bosa – Magumadas – Tinura –
e la giudicessa Leonora d’Arborea da una parte e il re di Ara- Sagama – Sune – Nuraghe de Triganu – Sindia – Tresnuraghes.
gona dall’altra. Sind. de Macomel et Marghine Gociani – Macomel – Birore –
La elezione di quei deputati si fece nella forma seguente. Bortigale – Silano – Leey – Gorore (Borore) – Dualche – Nu-
I capi di famiglia di ciascun comune adunati o nella chiesa o racogome (Nuragugume) – Sanche – Golossane (Bolotana). –
nella piazza dopo aver conferito fra loro nominarono un sin- N. B. il cangiamento avvenuto nella pronunciazione di Go-
daco; e i sindaci de’ comuni radunatisi nel capoluogo del rore e Golossane, simile a quello che notammo sopra di Gu-
cantone nominarono il procuratore di tutto il dipartimento, luso in Budduso.
e lo munirono de’ necessari poteri che intervenisse nelle trat- Sind. Montis de Verro – Muchiano – Culeri – Scano – Sinario-
tative e difendesse i diritti de’ popoli da’ quali avea mandato. lo (???) – Floxio – Septefuntanas – S. Lussurju.
Credendo far cosa grata agli studiosi dell’antica corografia, Sind. Curatoriae de Anella – Borgo di Gociano – Sporlacu –
daremo in succinto le altre parti della antica carta, dove sono Gotilla (Bòtidda) – Illorai – Guilciocor (Bortiocoro) – Boon –
indicati i dipartimenti che dipendevano allora dalla mento- Anella – Gulsei (Bultei) – Lorsia – Urune (Orune così Urisè
vata giudicessa, e i paesi che vi erano contenuti: cangiossi in Orosè).
Sindaci Aristanis – Bosae – Castri Januensis et villae de Coquinas. Sind. Barbarjae de Ollolai et Curatoriae de Gustis – Mamuia-
Sind. Incontratae de Fundidemontibus. ta – Ollolà – Fonni – Oltà – Lodine.
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1169 Ozièri

Su questo noteremo in primo luogo l’identità di le montagne che si uniscono a Montenero; in fin del
Guluso con l’attuale Budduso o Buluso; di Sorega con qual campo trovasi il villaggio di Monti ed era quello
Gorofai o Gorofà, e di Gucyle con Butule, essendo va- di Nurvara; e tenga insieme che il Prato Olbiano era
riato il G in B, come è avvenuto in Guluso, e vedesi compreso nella curatoria gallurese di Fundimonti.
in Gulzi variato in Bulzi. Resterebbe a render ragione Rispettivamente al quarto punto egli è evidente
della variazione dell’y in u; ma abbiam già notato al- che il detto corografo allargò i confini del Montacu-
trove come spesso i sardi pronunciando cangiassero to fino al Montenero propriamente detto, in là del
l’y in u, dicendo tumu per tymu, marturu per martyri, rio Castagno, perché vi comprese il castello di Or-
e vediamo nella presente particella notato Bidiffe, il gueri o Orguri, che trovavasi alla falda occidentale
nome che trovasi altrove scritto e pronunziasi Biduvè. del Montenero, usurpando gran parte del territorio
Notiamo in secondo luogo che il sunnotato Ulu- della curatoria gallurese di Orfili: per lo contrario la
suffe o Usuluffe, come pronunciavasi variamente e si restrinse da altra parte disgregando dal Montacuto
scrivea (del sito della qual popolazione abbiam par- tutto l’altipiano bittese, che nel tempo di Leonora,
lato nell’articolo Buddusò), deve riconoscersi, come è come vedesi, erane una parte.
stato riconosciuto da noi, identico col Mususte, già Ozieri patì molte vicende per inimicizie intestine,
indicato nell’articolo di Montacuto. In che abbiamo delle quali abbian già dato qualche cenno e per guerre
un’altra volta provato, come da essersi letto varia- co’ vicini a cagione di limiti violati, di pascoli invasi, di
mente e falsamente un nome nelle antiche scritture, ladronecci tentati principalmente nell’anarchia che fu
la popolazione siasi moltiplicata. permessa sotto i dominatori aragonesi e castigliani, e
Quindi possiam vedere che il Fara nella sua coro- durò quanto l’infelice loro regno; ma delle medesime
grafia descrivendo il Montacuto propose erroneamen- non si ha memoria, perché le antiche carte mal conser-
te molti nomi e ne omise gran parte, temerariamente vate perirono per l’incuria de’ possessori e i protocolli
divise le regioni e non seppe segnare i giusti limiti. de’ notai furono distrutti. Se i signori avessero abitato
Il primo e secondo articolo non può essere contrad- nelle castella de’ loro feudi, certamente potrebbesi da’ lo-
detto; il terzo facilmente si dimostra, perché Nughedu ro archivi dedurre molto a illustrare i tempi passati; ma
e altri paesi che egli pone nel Montacuto inferiore o essi non osavano stare e alcuni né pur passare fra le genti
basso trovavansi nel Montacuto superiore, ossia nella re- oppresse per timore della vendetta, e vi ponevano loro
gione dei monti, che di rado son candidi per la neve vicari e procuratori: se i comuni fossero stati meglio co-
invernale, e perché non è mai stata una regione di stituiti, e avessero avuto un consiglio di persone illu-
Montacuto, che si cognominasse di Parte Ogiano, né la minate e probe, un archivio; ma i fattori baronali non
contrada dove sono Oskeri e Berchilla fu mai appellata poteano vedere in autorità sopra i paesi, che uomini
Parte Ogiano, ma semplicemente Montacuto. stupidi e servilmente dipendenti da’ loro cenni, e poco
Avverta il lettore che questa appellazione Parte allora si scrivea perché poco valeano le scritture, dove va-
Ogiano è depravata da Prato Olbiano, come si nomi- lea principalmente l’arbitrio. Tuttavolta negli archivi de’
nò il gran campo di Olbia tra la catena del Limbara e frati, ne’ parrocchiali e capitolari, dovrà essere qualche

Sind. Curatoriae Dore. – Orane – Sarule – Onniveri – Orted- Sind. de Monteleone et Cabuabbas – Monteleone – Puzumajo-
di – Oddini – Ozana (Ottana) – Orgosolo – Nuor – Oliena. re – Cossein – Giavi – Chelemule – Tiesi – Bersude.
Sind. de Caramonte Incontratae de Anglona – Lairru, Nulvi – Sind. universitatis Campitani majoris Aristanis – Cerfalio –
Gulzi (Bulzi) – Spelunca – Sètini – Pefugas (Pèrfugas) – Ban- Solarussa – Villalonga – Sii majore – Petra-Veurra – Massama
gios – Martis – Gistorlu. – Nuraciniellu – Fenugheda – Nuracialbu – Capras – Salanis
Sind. de Parte Alensa – Lacon – Genone – Stolo (Assolo) – Se- – Semisse – Nuraci de Pische – Ersorra – Donigagia – Celleia-
nis – Nureci – Genades – Mogoreda – Nuragus – Nuradau – ni – Baratili.
Asune – Oruinas. Sind. de Marmilla – Castello di Marmilla – Mahara – Barbara-
Sind. de Costa de Valles – Ribeccu – Bonorba – Semestene – ghessa – Villanova – Forru – Zizalmu – Lunamadrona – Silli –
Tèrchillo. Pauli – Sasplassas – Tuili – Barumini – Turri – Ussaramanna –
Sind. Partis de Guilcier – Paule – Nurgillo – Aidu – Ruinas – Baradili – Cilina – Gesturi – Sini – Senuri – Barezza – Azene.
Sedilo – Guilcier – Cuuri – Solli – Tadasune – Usthei – Gui- Sind. de Parte Barigadu – Bidonì – Busachi – Ula – Sorrai –
larzi – Urri – Sella – Borone – Domus-novas – Abbasanta. Leunelli – Loddu – Fordongiani – Montessanto jossu – Alari
Sind. de Ardar et Meilogu – Borgo di Ardara – Capula – Mores – (Allai) – Barbargiana – Maddanunis – Ardauli – Serradile –
Laquesos – Bitiri (Itireddu dal Fara dato al Montacuto) – Guna- Nughedu.
nor (Bunnannaro) – Turalba – Gurutta (Borutta) – Todoraque. Sind. Campitani de Simagis – Simagis de Margiani – Simagis
Sind. de Parte de Milis – Tramaza – Bauladu – S. Aèru – Milis de S. Juliano – Simagis jossu – Bangios – Camples – Ugiastra –
– Nurapulia – Milis-piccinnu – Rippurui – Villa de Barigados – Sia S. Nicolai – Villa Olbana – Syli – S. Justa – Palmas de
Calcargia – Seneghe – Bonàrcato – Segatos – Spinalba – Solli. Ponte – Palmas majore – Palmas – S. Aèru – Sia S. Luciae.
Sind. de Parte Montis – Gonostramaza – Gonocotina – Forru Sind. Mandraholisai et Barbagiae de Bilbi – Solgono – Azara
– Sersela – Mogoro – Curcuris – Gemussi – Pardu – Simala – – Spasulè – Meana – Tonara – Dèsilo – Bilbi – Aritzo – Sa-
Gocula – Ogiastra – Masudas – Gononò – Iscopediu (Escove- mugheo – Leonissa – Arcueri (Ortuèri).
du) – Zepara – Pau – Siris – Banari Funtana – Serdis de Sind. de Selluri.
Monte – Usedos (Useddus) – Margini – Barumela – Figu – Sind. universitatis Molae de Posata et Isclae de Galtellì.
Pompu – Ala – Morgongioris – Almos. Sind. Borgo d’Osilo – Sacargia – Ploaghe – Salvenere.
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Ozièri 1170

monumento, perché non è da supporre che ivi pure sie- propria dalle altre città, che hanno annessa per privi-
no state mal conservate le carte interessanti: e pertanto legio la stessa arma Reale; nella inferiore il simbolo
sarebbe desiderato, che mentre quelle persone sacre, oc- particolare del municipio, lo scoglio del Montacuto
cupate senza tregua nelle cure del loro spirituale ministe- in nero col castello in rosso sopra campo d’argento
rio, non possono applicarsi a queste ricerche, altri che ha per Ozieri: il nuraghe a due coni tronchi, o meglio
tempo ricercasse, leggesse e notasse, impiegando con due stelle a più raggi in campo azzurro per Tempio;
qualche buon frutto le ore che scorrono ad essi nojose. una capra rampante in campo verde (simbolo de’
Questa terra restò più secoli sotto il regime feuda- pascoli) per Nuoro, ponendo sullo scudo invece del-
le amministrata da uomini iniquissimi, che quando le corone marchionali, ducali o comitali, che non
aveano guadagnata la fiducia de’ baroni e si eran fat- possono stare, una corona turrita.
ti credere devoti sinceramente al loro servigio, stu- Non uscirò da questo tema senza dire agli oristane-
diosi del loro interesse e della prosperità de’ popoli, si, nel cui scudo d’argento era un arboscello d’alloro,
allora operavano senza alcun rispetto facendo con che quando han voluto cangiare quell’antico simbolo
gran perfidia frode a’ baroni, spogliando nell’avarizia in un paesaggio, dove si rappresenta una montagna,
che gli dominava i miseri vassalli, e opprimendoli un albero, un bue, una messe, alcuni pesci e altre co-
nella ignominia con intollerabile tirannia: finalmen- se, hanno abbiurato gli arboresi loro maggiori; e note-
te fu riscattata dal re Carlo Alberto e onorata della rò temeraria e assurda l’usurpazione degli ecclesiensi, i
dignità di municipio. quali ponendo sul loro scudo una corona reale han
Scudo di Ozieri, e delle altre novelle città sarde. Co- fatto regina la loro città, che pure per poco non fu in-
me gli individui, a’ quali si è dato un privilegio di feudata a un signorotto. Si contentino della corona ci-
generosità, o titolo di nobiltà, pensan subito a farsi vica a piccole torri sopra il cerchio.
uno stemma; parimente Ozieri elevato al grado di Retrocessione del feudo di Montacuto e degli altri di-
municipio volle avere uno stemma particolare; e fu pendenti dall’eccellentissimo signore D. Pietro d’Al-
questo uno scudo senza colore, perché non ha alcu- cantara di Tellez, Giron, Beaufort. Nell’anno 1843 ad-
no de’ colori del blasone, un paesaggio ideale con dì 3 marzo si cominciarono le pratiche. A quest’epoca
uno scoglio coronato da un castello (immagine del già si erano di comune accordo tra il feudatario sun-
Montacuto): quindi come fecero alcuni signorotti nominato e i trenta comuni esistenti nel ducato di
sardi tra l’anarchia spagnuola, che usurpavano inde- Montacuto, nel principato d’Anglona, nel marchesato
bitamente il titolo marchionale e comitale (come del Marghine e nella contea d’Osilo, feudi complessi-
quel di Mores), il municipio di Ozieri si incoronò di vamente conosciuti sotto la denominazione di Stati
sue mani conte; se non che quelli possedevano alme- di Oliva, accertate le prestazioni e rendite attive nella
no un feudo, mentre Ozieri fu posseduto e vassallo somma di lire sarde diciannovemila novecento dodici
fino a che ebbe gli onori civici. e soldi dieci, compreso il reddito di lire sarde duemila
Questo vo’ che valga egualmente per Nuoro e per ottocento novantaquattro, soldi cinque, stanziate per
Tempio, che parimente fecero dipingere nel loro scu- sentenza nella categoria de’ diritti incerti, quanto a’
do un paesaggio col particolare distintivo, e si hanno comuni componenti il principato di Anglona; dalla
usurpato una corona, ducale Nuoro, principesca Tem- qual somma essendosi dedotta la passività dei mede-
pio, come pur fece qualche altra città che non ebbe simi stati, o sieno le spese che pativansi dal feudatario
mai feudo. nell’amministrazione, e furono fissate in lire sarde
Gli stemmi si danno a fare a chi conosce il blaso- diecimila, il reddito netto restò liquidato in lire nove-
ne, perché devon esser fatti non a capriccio, ma se- mila novecento dodici, soldi dieci, non compreso il
condo le leggi convenzionali che valgano per tutto. reddito e le spese della Tanca di Padrumannu, appar-
Dirò sul proposito qualche cosa. tenente a detto signore, e né pur comprese varie ra-
Queste tre città, istituite dal re Carlo Alberto, do- gioni illiquide per la consecuzione dei canoni dovuti
veano nello stemma consacrare la memoria di que- da vari possessori di chiudende, ecc.
sto favore con la indicazione dell’istitutore, ponen- Contea d’Osilo per ciascun ramo di rendita L.
do, col debito permesso, l’insegna della Real Casa di 1260.
Sardegna e per simbolo proprio ciò che fosse paruto Il Supremo Consiglio del Regno avendo con sen-
meglio caratteristico, Ozieri lo scoglio di Montacuto: tenza 2 aprile 1842 autorizzato il Regio Fisco a pren-
Tempio il Nuraghe-majori sormontato da due coni, der possessione di tutte le terre demaniali comprese
significativo dell’appellazione di Gemini, che ebbe il ne’ summentovati Stati, con obbligo al R. Patrimo-
dipartimento dell’antico regno di Gallura presso il nio di corrispondere annualmente al Duca e a’ suoi
Limbara, o due stelle non già due palle: Nuoro una successori in dette signorie il reddito netto de’ mede-
capra o una vacca, qual avesse più voluto, come sim- simi terreni, in virtù della medesima il R. Patrimo-
bolo di regione pastorale: sì che lo scudo diviso in nio ne prese il conceduto possesso.
due parti avrebbe avuto nella superiore l’arma della In seguito D. Cristoforo Terias procuratore spe-
Casa Reale e in sul centro o un piccol scudo con le ciale del Duca offrì al Re il riscatto non solo delle si-
iniziali di Carlo Alberto sormontate da una corona gnorie componenti lo Stato di Oliva, ma eziandio di
reale, o una stella con le stesse iniziali, per differenza quelle componenti il Ducato di Mandas, possedute
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1171 Ozièri

nel regno di Sardegna dal prefato Duca, con la ces- Marchesato del Marghine
sione contemporanea di tutti i beni, redditi e ragioni Macomer Lire sarde 671. 6.11
relative alle stesse signorie, mediante una annua ren-
Borore 591. 4. 0
dita, escluse però le due tanche di Padrumannu e de
Bolotana 1022. 0. 0
sa Jara, e vari altri predi: ed il Re, ne’ consigli di
Bortigali 710.14. 0
conferenza de’ 22 e 29 dicembre 1842, avendo gra-
Silanus 427. 0. 0
dita la proposta del riscatto, fissò il compenso per le
Lei 68. 0. 0
suindicate signorie di Oliva e di Mandas nell’annua
Birore 177. 0. 0
rendita di lire nuove quarantottomila, pari a lire sar-
de venticinquemila, con dispensa del Duca cedente Mulargia 39. 0. 0
dall’obbligazione di tenere le razze de’ cavalli nella Dualchi 285.15. 7
tanca di Padrumannu a lui riservata congiuntamente Nuragùgume 236. 0. 0
all’altra tanca de sa Jara ecc. Totale 4228. 0. 6
Le sovrane determinazioni essendo state accettate
dal Terias, vennesi dopo alcune pratiche con l’altro Principato d’Anglona
procuratore del Duca D. Pietro Porrua Rosales alla Nulvi diritti certi 952. 0. 0 diritti incerti 984. 7. 6
transazione, per la quale il duca D. Pietro d’Alcanta-
Bulzi 205. 7. 0 287. 5. 0
ra Tellez-Giron-Beaufort ecc. per sé e i suoi succes-
Perfugas 773.13.10 602.10. 0
sori nei suddetti stati cedeva e trasmetteva al regio
Martis 474. 1. 8 316. 0. 0
demanio il ducato di Montacuto, il principato d’An-
Sedini 425. 1. 8 328.15. 0
glona, il marchesato del Marghine e la contea d’Osi-
Laerru 286.12. 0 375. 7. 0
lo con tutti i terreni e salti di qualunque natura, feu-
Chiaram. 1211. 0. 0
dali, demaniali o allodiali, fabbricati, diritti, canoni,
redditi, prestazioni, utili ed emolumenti, ragioni ed Totali 4327.16. 2 2894. 4. 6
azioni ecc. per il prezzo di lire nuove seicento cin-
quantadue mila ottocento pari a lire sarde trecento Nello stesso tempo, che trattavasi pel riscatto de-
quaranta mila, o per la rendita, al cinque per cento, gli stati d’Oliva, si mossero, proseguirono e conchiu-
di lire nuove trentadue mila seicento quaranta, pari sero le pratiche per il riscatto del Ducato di Mandas,
a lire sarde diciassettemila, restando al Duca cedente Marchesato di Terranova e Baronia di Sicci, ed il sud-
intero il titolario che otteneva per la possessione de’ detto procuratore del duca D. Pietro Porrua Rosales
detti feudi; restando la tanca di Padrumannu senza aderendo all’invito fattogli dal Regio Fisco di spiega-
obbligo di tenervi la razza de’ cavalli; restando i fab- re in modo chiaro e preciso i patti da cui doveva es-
bricati, che non fossero già a uso di carceri, co’ giar- sere accompagnata la cessione di tutti i mentovati
dini e cortili annessi, e datasi al medesimo la libera feudi, dichiarava, che i medesimi si cederebbero con
disponibilità di una terza parte della capital somma la riserva de’ fabbricati che non fossero già ad uso di
assegnatagli in prezzo o compenso della cessione. carceri e della tanca de sa Jara in territorio di Serri, e
Il Supremo Consiglio avendo addì 9 febbrajo si cederebbe ogni diritto che competesse in seguito
1843 approvato gli articoli dell’amichevole componi- all’avvenuto incameramento delle dogane di Terra-
mento e permesso la loro riduzione in pubblico stru- nova, per il prezzo di lire annue sarde ottomila, pari
mento, si passò alla stipulazione del medesimo. a lire nuove quindici mila trecento sessanta, che si
dovessero corrispondere in cedole sopra il debito
PROSPETTO DE’ REDDITI pubblico restando svincolato il terzo del capitale;
dopo la quale dichiarazione convennesi negli articoli
Ducato di Montacuto proposti, e si stipulò lo stromento, in virtù del quale
Ozieri Lire sarde 1922. 4. 6 furono ceduti da D. Pietro di Alcantara duca di
Bantina 32.16. 3
Mandas, marchese di Terranova, barone di Sicci: il
Pattada 911.11. 0
Ducato di Mandas composto de’ villaggi di Man-
das, Escalaplano, Gergei, Escolca, Serri, Villanova-Tu-
Tula 146. 7. 4
lo, Orroli, Seurgus, Nurri, Donnigala e Isili, compo-
Berchidda 411.17. 0
nenti il dipartimento, che fu denominato Curadoria
Osidda 186.13. 6
Seurgus; dei villaggi di Seulo, Esterlizi, Sadali, Seui e
Nule 589.19.10
Ussassai, componenti il dipartimento di Barbagia
Alà 259. 2. 6
Seulo; e finalmente dei villaggi di Ovodda, Olzai,
Oskeri 648.10. 4
Lodine, Mamoiada, Ollolai, Fonni e Gavoi, compo-
Itireddu 70.18. 6 nenti il dipartimento di Barbagia Ollolai: il
Nughedu 895.12. 0 Marchesato di Terranova, che ha solo la terra di
Buddusò 814. 5. 6 questo nome: e la
Silvas de Intro 312.10. 0 Baronia di Sicci, che non ha più che questo villag-
Totale 7202. 8. 3 gio.
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Ozièri 1172

PROSPETTO DE’ REDDITI FEUDALI


DE’ DETTI FEUDI

Curatonia Seùrgus
Mandas Lire sarde 1327. 9. 5
Escalaplano 326.18. 0
Gergei 927.10. 0
Escolca 271.13. 0
Serri 381. 8. 2
Villan.Tulo 191. 7. 0
Orroli 907. 3. 6
Seùrgus 1619. 6. 0
Nurri 1331.19. 0
Donnigala 565.16. 0
Isili 1005.15. 6
Totale 8856. 7. 5
Barbagia Seulo
Seùlo Lire sarde 217. 7. 9
Esterzìli 265.17. 0
Sàdali 176. 0. 0
Seùi 509.10. 9
Ussàssai 126.13. 4
Totale 1295. 8.10
Barbagia Ollolai
Ovodda Lire sarde 427.11.10
Olzai 416. 8. 1
Lodìne 76.17. 4
Mamoiada 612. 8.10
Ollolai 399.15.10
Fonni 1621. 5. 0
Gavoi 591. 4. 9
Totale 4145.11. 8
Baronia di Sicci Lire sarde 206. 5. 1
March. di Terranova 131. 0. 0
Totale de’ cinque dipartimenti 14434.17. 6
Passivo degli stessi dipartimenti 8070. 0. 1
Rendita netta lire 6364.17. 5

REDDITI ECCLESIASTICI
Mancarono i dati anche su questo articolo, e non
possiamo far altro che produrre quello che trovam-
mo in un Prospetto generale dei redditi delle diocesi
del regno, formatosi nel 1817 a calcolo di un decen-
nio, nel quale sotto Ozieri leggesi:
Mensa vescovile Reddito lire sarde 10090. 0. 0
Capitolo 5377. 0. 0
Prebende, canonicati e altri beneficii 16289. 6. 8
Totale 31756.16. 8

Pensioni e pesi 2697. 0. 0


Contribuzioni 96. 0. 0
Pensioni ai curati e pesi comuni 4470. 1. 0
Totale 7263. 1. 0
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