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IL PALAZZO REGIO

DI CAGLIARI
Bruno Anatra, Anna Maria Colavitti, Giancarlo Deplano,
testi:
Francesco Manconi, Alessandra Pasolini, Carlo Pillai,
Maria Grazia Scano; antologia letteraria a cura di: Giuseppina Cossu Pinna

fotografie: Dessì & Monari


Indice

7 Il palazzo nella storia, la storia del palazzo


Bruno Anatra

23 Il palazzo regio di Cagliari: le preesistenze


Anna Maria Colavitti

27 Il contesto urbano e l’architettura del palazzo


Giancarlo Deplano

55 La quadreria e il patrimonio artistico del palazzo


Maria Grazia Scano

145 Argenti e altri arredi


Alessandra Pasolini

171 Feste cagliaritane e cerimonie di palazzo


Francesco Manconi e Carlo Pillai

185 Antologia letteraria


a cura di Giuseppina Cossu Pinna

Progetto grafico e realizzazione editoriale


ILISSO EDIZIONI

Referenze fotografiche
Archivio Ilisso (foto Dessì & Monari, Cagliari)

Stampa
Industria Grafica Stampacolor, Sassari

© Copyright 2000, Provincia di Cagliari


ISBN 88-87825-05-X
Il palazzo nella storia, la storia del palazzo
Bruno Anatra

Nel 1812 Francesco d’Austria-Este, approdato a Ca- Come ha ampiamente mostrato Rafael Conde, nel
gliari, dove allora risiedeva la corte sabauda, consi- 1326-27 è innanzitutto ai suoi occhi che si impo-
derava il palazzo regio, senza possibilità di appello, ne, per ragioni politiche e militari e, dopo qualche
come un edificio squallido, «malissimo mobigliato, e tentennamento, con assoluta urgenza, l’espulsione
nel suo interno brutto sporco, irregolare», posto nel dei pisani da Castello, per trasferirvi i nuovi arri-
punto più infelice e scomodo di Castello, con un vati e abbandonare l’appena costituito centro di
giardino striminzito, «alla genovese», un cortile stret- Bonaria, privo di polle d’acqua, con deboli strut-
to, dove non possono manovrare le carrozze, «Can- ture difensive e lontano dal porto di Bagnaria.
tine non vi sono … non v’è pozzo, né cisterna». «Del Questo si trovava invece giusto alle falde di Ca-
resto in Cagliari non v’è alcun giardino», come non stello, del quale proprio in quegli anni si avviava
c’era illuminazione notturna, tolte quelle «pochissi- a divenire un sobborgo stabilmente abitato e mu-
me lanterne nelle contrade innanzi al palazzo di nito e ad assumere il nome di La Pola, secondo la
corte e poco più», e quanto ad abitazioni civili nem- magistrale ricostruzione di Evandro Putzulu. Al-
meno le case dei nobili, anche quelle «grandi», «si fonso riteneva fosse «notorio» e chiaro per tutti
possono chiamar palazzi». Salvava solo la facciata che «il Castello di Cagliari» era da collocare tra i
principale con la «bella scala» e il «bel portone gran- più «eccellenti e nobili castelli del mondo», quanto
de, ove stanno le sentinelle», mentre la facciata «dal- meno del Mediterraneo, comunque non della sola
la parte di fuori» gli appariva semplicemente «orrida». Sardegna, rispetto alla quale andava considerato
Sempre secondo Francesco d’Austria-Este la topo- come la «chiave di tutta l’isola».
grafia del potere in città era tutta da rifare. Ben più Sempre agli occhi dell’infante il nocciolo strategi-
adatto ad ospitare la corte gli appariva non tanto il co di Castello stava nella torre di San Pancrazio,
primitivo collegio gesuitico presso la chiesa di Santa nel complesso castrense che ruotava su di essa.
Croce, dove allora si riunivano «i Tribunali di Giusti- Questo a sua volta si trovava a ridosso del centro
zia», quanto e soprattutto quello subito fuori della della vita politica, amministrativa e religiosa della
porta dell’Elefante, sede dell’Università, con i suoi Cagliari pisana, costituito dalla piazza comunale,
«due cortili» e «portoni d’ingresso per ca[r]rozze». Ad- anch’esso dunque svettante nel punto più alto di
dirittura, senza averne consapevolezza, egli postula- Castello. Come non fu casuale che i nuovi arrivati
va una sorta di ritorno alle origini, affermando che sacrificassero la loro Bonaria al Castello dei pisani,
la soluzione ottimale sarebbe stata quella di «fabbri- così non lo fu che in Castello lasciassero la sede
car il palazzo ove ora è il convento di Buon’Aria», del potere là dove l’avevano trovata, insediando la
quindi nel sito dove gli uomini della Corona d’Ara- loro massima autorità nell’edificio, che gli ufficiali
gona, poco meno di cinque secoli prima, avevano pisani avevano sottratto alla curia arcivescovile,
stabilito il loro primo insediamento, in opposizione accanto alla cattedrale. Lì c’era una loggia; un’altra
alla turrita rocca pisana di Castello di Castro. si trovava quasi di fronte, sul lato corto del tratto
Durante questi cinque secoli molti cambiamenti di strada larga, che doveva prendere il nome di
erano intervenuti nella geografia politica dell’Euro- piazza Palazzo: era la loggia “regia”, sulla quale
pa e del Mediterraneo come nei gusti e negli atteg- verso il 1330-32 il consiglio civico venne autoriz-
giamenti dei regnanti, che sul loro finire sopravvi- zato a edificare la propria casa, impegnandosi a
vevano numerosi: o avevano superato indenni la lasciarla agibile, come luogo di pubblici incontri.
bufera rivoluzionaria o venivano rimessi sul trono o Per la stessa ragione, dieci anni più tardi, lo stesso
stavano per esserlo. Tali mutamenti giustificavano consiglio protestava, perché, nella restituzione di
l’atteggiamento del rampollo asburgico nei riguardi una parte dei locali alla curia, a questa si permet-
dell’edificio simbolo del potere monarchico in Sar- tesse di inglobare e utilizzare la prima loggia, che
degna. Decisamente del tutto diverso era l’orienta- per l’appunto concorreva con edifici e spazi appo-
mento al riguardo, che maturò nella classe dirigente siti a fare di quella “contrada” il centro vitale della
catalano-aragonese, quando intraprese la conquista città e del regno.
del regno di Sardegna, in particolare quello dell’in- Com’è noto, l’arcivescovo in carica, il senese Gioan-
fante Alfonso, che capeggiò la vittoria sui pisani. nello, si era adattato ai locali che gli erano stati

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messi a disposizione a Bonaria, benché lontani dal- al piano terra del palazzo alcuni uffici, attivati fra il periodicamente cangianti e frequentemente assen- colo avrebbe portato nell’ambito della Corona an-
la cattedrale, che era pur sempre in Castello. Il suo 1330 e il 1335. L’ufficio principale, quello della te da Cagliari. Non dovrebbe essere casuale il fatto che il regno di Napoli.
successore invece, il tenace e combattivo Gondisal- “governazione”, con la sua scrivania o scrittorio ed che in tale epoca gli interventi più importanti sul- Da allora fino a tutto il Settecento esso ospiterà
vo, che non aveva problemi di diplomazia, per ca- annesso archivio prendeva il posto occupato dalla l’edificio, per modifiche d’uso, per rifare o aggiun- solo viceré, con un’unica eccezione di rilievo, Car-
rattere e in quanto anch’egli originario della Corona cucina; al suo fianco si collocava quello del razio- gere locali, sono legati al suo compito di albergare lo de Viana. Durante l’inquieto girovagare per il
d’Aragona, aprì una lunga controversia, nel corso nale, anch’esso con scrivania ed archivio, mentre la i principali uffici pubblici o di accogliere ospiti re- Mediterraneo alla ricerca di un punto di appoggio
della quale riottenne alcuni locali, di cui si era im- cucina veniva riattivata dall’altro lato dell’ufficio del gali. A quest’ultimo riguardo, per motivate ragioni nel dissidio col padre Giovanni II, che tendeva a
possessato il consiglio civico, e, approfittando di una razionale. Verso il 1358-59 si aggiungeva la scriva- o semplicemente perché si trovava sulla loro rotta, preferirgli il fratellastro Ferdinando (poi Ferdinan-
temporanea assenza del governatore, tentò di riap- nia della “procurazione reale”, in un locale, fin lì Cagliari e il palazzo diedero ricetto a più di un do il Cattolico), dopo un soggiorno in Sicilia (che
propriarsi dei restanti ambienti, immettendovi il pro- adibito a stalla, confinante con il palazzo arcivesco- componente della famiglia reale, anche in conse- l’avrebbe voluto al suo governo quale figlio di
prio vicario e i suoi familiari. Nonostante una certa vile. Sia questa stanza che quella del mastro razio- guenza della volontà di conservare questo e l’altro Bianca di Navarra, già sua regina), col pretesto di
condiscendenza di Alfonso, frattanto salito al trono, nale vennero costruite con la copertura voltata in regno insulare, la Sicilia, nell’ambito o nell’orbita difenderla dai genovesi, si diresse con alcune ga-
l’amministrazione regia tenne fermo sulle posizioni pietra, non solo per ragioni di solidità ma anche, della Corona d’Aragona. lere verso la Sardegna. Arrivato nel porto di Ca-
acquisite e nel 1338 venne siglato un accordo, che probabilmente, per estirpare una volta per tutte le Pietro IV tra il febbraio e l’aprile del 1355 vi celebrò gliari, «si stabilì – scrive Zurita – nel Castello, del
sanava definitivamente la situazione. infiltrazioni d’acqua, che avevano costretto l’ammi- il primo parlamento sardo, presenziando le sedute quale e della città era alcalde un cavaliere di no-
L’amministrazione restava in possesso degli am- nistrazione regia a cercare la nuova sistemazione principali assiso in trono nel salone. Trent’anni do- me Pietro Bellit, del quale il principe ebbe molta
bienti, che ormai ospitavano uffici, archivi e il go- per la scrivania della “procurazione” e che pochi po il palazzo ospitava Maria di Sicilia. Quando, nel confidenza e lo fece suo maggiordomo. Si tratten-
vernatore nel “palazzo maggiore”, il corpo edilizio anni dopo imponevano di intervenire sull’ufficio 1384, ringraziandoli della gradita, cordiale e festosa ne nel Castello di Cagliari, sperando che quel re-
più importante del complesso – alcuni di essi, tra della “governazione”. accoglienza riservatale, estendeva a Castello e sob- gno gli rendesse qualche servizio e mandò per
cui la cucina, costruiti di recente, aggiuntisi quindi Le difficoltà interne e internazionali per la conserva- borghi i privilegi di cui godeva Barcellona nel suo questa ragione in tutta l’isola Giacomo de Aragall,
durante il contenzioso –, impegnandosi a corri- zione della Sardegna tra i regni della Corona d’Ara- regno, Maria vi si trovava ospitata dal 1382, in atte- governatore del capo di Cagliari e Gallura». Non
spondere alla curia arcivescovile una pensione an- gona, dal conflitto con Genova, che comportava il sa che la Santa Sede desse l’assenso al suo matri- ottenendo nessuna presa di posizione da parte del
nua di 50 lire alfonsine. Questa già allora non do- coinvolgimento di altre potenze (Francia, Milano), monio con un infante d’Aragona. Lasciò Cagliari nel regno, lasciò palazzo, Castello e isola per la Spa-
veva rappresentare una gran cifra, visto che alla verso cui gravitava la repubblica ligure, al sempre 1388, l’anno dopo sposava Martino il giovane e so- gna. Qui i suoi rapporti col padre si sarebbero ulte-
curia vennero date altre 850 lire, destinate alla ri- più aperto e irriducibile scontro con la casa d’Arbo- lo nel 1392 la coppia, assieme a Martino il vecchio, riormente deteriorati, fino al suo disconoscimento e
strutturazione di quanto era tornato nella disponi- rea e con le famiglie magnatizie tosco-liguri, ai con- partiva alla volta della Sicilia con una flotta, che fe- detenzione, alla susseguente liberazione e improv-
bilità del presule, con facoltà di fare integrazioni. trasti interni alla stessa nobiltà, proveniente dai ter- ce tappa a Cagliari. visa morte nel 1461.
Che quel canone perpetuo fosse essenzialmente ritori della Corona, trovano un riflesso nei mutevoli Era passato più di un quindicennio, quando Marti- Ben più numerosa fu la flotta con cui nel giugno
simbolico risalta ancor più, a posteriori, dal fatto assetti istituzionali, indirettamente influenzando le no, infante d’Aragona e, in virtù di quel matrimo- 1535, alla volta di Tunisi, Carlo V ancorò per un
che a qualche secolo di distanza permaneva pres- fortune del palazzo. Nel primo trentennio (1323-54) nio, re di Sicilia, nel frattempo rimasto vedovo e paio di notti nel golfo di Cagliari, degnando della
soché invariato. Agli inizi del Seicento il censo ov- l’amministrazione del regno faceva capo ad un go- risposatosi con Bianca di Navarra, vi trascorse l’ul- sua ammirazione le fortificazioni della città e di una
vero la pensione dell’arcivescovo oscillava tra le 61 vernatore generale; nel trentennio successivo (1355- timo anno della sua esistenza. Rievoca Zurita che visita il duomo. I bastioni di Castello non erano sta-
e le 62 lire sarde, un terzo in meno del salario di 87), «ravvisando» Pietro IV «insufficiente la persona a luglio del 1409 fu assalito da febbri e, dopo ti ancora investiti dalle innovazioni difensive della
uno dei dodici alabardieri della guardia del viceré del governatore generale per sedare le frequenti in- un’apparenza di ripresa, «si aggravò in modo tale seconda metà del Cinquecento, che, in base alle
(sulle 93 lire annue). Come dire che nell’accordo surrezioni», la carica venne bipartita tra un governa- che morì» dopo pochi giorni «nella festa di San disposizioni di Palearo Fratino del 1575, dovrebbe-
contava che il presule cagliaritano fosse messo su- tore del capo di sopra ed uno del capo di sotto. Nel Giacomo». «Il suo corpo venne seppellito» lì accan- ro aver interessato anche il palazzo e la cattedrale.
bito in condizioni di adattare quella dimora al pro- quadro delle trattative di pace con Eleonora d’Arbo- to «nella cattedrale di quella città, tra una gran Per aprire un camminamento, che permettesse di
prio prestigio e alle necessità del proprio seguito. rea, Giovanni I ristabilì un governo unificato (1387- moltitudine di stendardi e sepolture dei nobili e spostare l’artiglieria da un bastione all’altro, Palea-
La crescita disordinata e pausata del palazzo du- 1401). Ad inizio del Quattrocento, per le stesse ra- cavalieri, morti nelle precedenti guerre per la con- ro consigliò che dalla parte dello strapiombo nel-
rante il primo secolo di vita riflette le difficoltà di gioni di mezzo secolo prima, le principali città di quista e difesa di quel regno», dove, ricorda Soto- l’uno e nell’altra si aprissero delle «grandi porte»,
tenuta sul territorio del nuovo impianto istituzio- mare della Corona, a Monzón, in un parlamento Real nella Epitome de Cerdeña, più tardi Cagliari solide e comode, «perché chiesa e palazzo stiano
nale. Questo però non perde di vista una certa generale di Catalogna, Valenza e Maiorca, otteneva- gli avrebbe fatto «un celeberrimo sepolcro, lavora- sicuri e chiusi fino al tempo della necessità» bellica.
spinta alla centralizzazione, compatibilmente col no il ritorno a due governatori reciprocamente au- to con finissimi diaspri e marmo di Genova». Nel L’imperatore trascurò del tutto il palazzo, dove pur
particolarismo feudale e con una relativa autono- tonomi. Ma nel volgere di un decennio sull’onda frattempo il palazzo fu oggetto di frequenti atten- risiedeva il suo alter ego nell’isola, il solo ormai, per
mia dei grandi uffici e delle loro sedi periferiche. della spedizione di Martino il giovane, pur perma- zioni, in particolare a fine Trecento, per il rischio tutto il tempo della sua appartenenza alla confede-
Tale spinta nell’edificio si esprime nell’assolvere nendo le figure dei due governatori, risorgeva defi- di cedimenti strutturali, poi ai primi del Quattro- razione catalano-aragonese, che gli prestasse atten-
innanzitutto alla funzione di residenza del princi- nitivamente il comando unificato nelle mani di un cento e durante la sua permanenza, per adegua- zione, assieme ai funzionari regi. Il viceré lo faceva
pale rappresentante regio, dello stesso sovrano, di luogotenente e capitano generale, in attesa dell’arri- mento dei locali. in funzione delle esigenze proprie e della propria
suoi consanguinei o di personaggi dello stesso vo e dopo la scomparsa del giovane e sfortunato re La suddetta Epitome ignora che tra i sovrani iberici corte, questi ultimi in funzione dell’attività che vi
rango, quando si trovino a Cagliari, e contestual- di Sicilia ed erede alla Corona d’Aragona. Di lì a che passarono per Cagliari, “corte” del regno, ci fu svolgevano. Come si rileva dalla già ricordata Epito-
mente di luogo di riunione dei principali organi di poco il regio rappresentante, qui come in Sicilia, Alfonso il Magnanimo, l’ultimo di essi a trovare di- me di Soto-Real (lo scolopio Siotto, espulso dall’iso-
governo politico, amministrativo e giudiziario, te- senza deporre gli altri attributi, si sarebbe stabil- mora in palazzo e a celebrarvi un parlamento, al la dal San Germano e che ancora nel 1678, nella
nendo conto del fatto che in ciascuno di essi tali mente denominato viceré, in quanto espressione principio del 1421, a chiusura della lunga e tor- prefazione alla seconda edizione di quel librino,
competenze erano parzialmente compresenti, e di immediata della monarchia. mentata fase di guerre e rivolte, che avevano mes- chiedeva giustizia a Madrid), il palazzo era pur
raccolta dei rispettivi archivi. In questo tormentato periodo il palazzo sopravvi- so in serio pericolo l’acquisizione catalano-arago- sempre l’epicentro della vita politico-amministrativa
Come si è intravisto, quando si risolse il conflitto ve nella dislocazione e nella denominazione non nese della Sardegna, per aprire di lì a breve un del regno di Sardegna, ma era la città di Cagliari, il
d’interessi coll’arcivescovo, erano già in funzione tanto per l’uso da parte di una autorità dai contorni nuovo capitolo, che nel volgere di meno di un se- suo Castello, a costituire «la corte di tutto il regno».

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Persino i parlamenti, che dalla fine del Quattrocento e tesoreria). Durante la prima metà del Seicento la aveva trovato al suo arrivo il palazzo «in cattivo ecceduto in materia (per le «opere dei palazzi di
si riattivano e acquistano una cadenza decennale, reale udienza accresce il proprio personale, finen- stato» e l’ultimo piano, il sotto tetto, «inabitabile», Cagliari, Sassari e Oristano, comprese le fortifica-
non hanno il palazzo per scena esclusiva. La loro do col dar vita ad una sala criminale distinta da per evitare un intervento, ritenuto «molto costoso zioni di tutto il regno», si era speso poco più di
apertura e chiusura solenne ha luogo in cattedrale. quella civile. e pericoloso … su pareti tanto vecchie», Madrid 7600 lire in media annua, pari al 17% della spesa
Il loro svolgimento avviene tra quattro poli: il palaz- Tutto ciò comporta la creazione di nuovi spazi o l’autorizzasse, preventivando una spesa «più o me- complessiva del regno), poneva una volta di più il
zo arcivescovile, dove si riunisce lo stamento eccle- la riorganizzazione di quelli esistenti per tali istan- no» di 2000 ducati per l’acquisto e di altrettanti du- dito sulla piaga. Rammentando che, «quando giun-
siastico; la contigua chiesetta della Speranza, dove ze e i loro archivi. Perciò nel 1480 si ricostituisce cati per la ristrutturazione, affinché «la sua servitù gono i viceré, i loro maggiordomi chiedono che si
si raduna lo stamento militare; di fronte, il salone l’archivio del razionale; cinque anni dopo si ri- … si sistemi comodamente». Una cifra enorme, facciano tramezzi nuovi, si aprano nuove finestre
del palazzetto comunale, dove si ritrova lo stamen- struttura l’archivio patrimoniale; un secolo più tar- pari a 10-12.000 lire sarde, da circa 3 a circa 3,5 e porte … vetrate, persiane … e molta altra minu-
to reale; un’aula, non necessariamente la sala di di si amplia quello della luogotenenza generale. volte il salario dello stesso viceré (poco più di teria», Mir piuttosto categoricamente ingiungeva
rappresentanza, del palazzo regio, dove siedono il Sempre negli anni Ottanta del Cinquecento entra 3500 lire annue, comprese le indennità, gli ayu- che «i viceré facciano a loro spese dette opere e
viceré e gli alti funzionari. Di questa costellazione, in funzione, nell’edificio, l’amministrazione delle das de costa), della quale peraltro non c’è traccia altre spese minute, che non sono per la perpetua
che gravita attorno a piazza Palazzo, la sede del vi- torri, organo stamentario ma con funzioni connes- nei bilanci degli anni 1605-10, gli anni del vicere- conservazione della casa», tanto più che «i mag-
ceré costituisce pur sempre il punto di riferimento, se alla finanza pubblica. gno del conte. giordomi non chiedono solo per le stanze dei vi-
l’asse su cui ruotano i lavori del parlamento: qui Pertanto, tra una disposizione e la sua attuazione In questi bilanci sono comunque cospicui i paga- ceré, bensì anche per le loro e degli altri servitori».
egli, attorniato e consigliato dagli alti funzionari, ca- potevano trascorrere non pochi anni. Nel Somma- menti effettuati a favore di «mastri, manovali e car- Il che non impediva che dieci anni dopo Filippo IV
peggiati dal reggente la real cancelleria, riceve le rio del real patrimonio, fatto stilare dal reggente rettieri e altri che hanno servito e lavorato nel pa- dovesse tornare a lamentare «le spese eccessive e
prime voci degli stamenti e le loro delegazioni, cia- Mir nel 1644 a seguito della visita di controllo sul- lazzo reale» o che «hanno donato legname e altro volontarie» fatte «dai suoi luogotenenti e capitani ge-
scuna delle quali ogni volta si reca anche ad infor- l’operato dei funzionari regi e sullo stato dei loro per i lavori nel palazzo», durante tutto l’anno (il nerali», precisando che esse, purché necessarie per
mare gli altri stamenti; qui, presso il viceré, si pren- uffici, veniva notato che, poiché sin dal 1618 si era denaro veniva erogato ogni 2-4 settimane): am- la «conservazione» del palazzo, andavano decise col
dono le decisioni. avviata la costituzione di un «archivio generale», de- montano a poco più di 7800 lire nel 1605; scendo- parere della «giunta patrimoniale e non in altro mo-
Il palazzo, da solo o in simbiosi con la cattedrale, stinandovi una stanza del palazzo, e dando a «fab- no a 5200 lire circa nel 1606; raggiungono la bella do», mentre per qualsiasi intervento non imprescin-
ospita le cerimonie di maggior rilievo, che scandi- bricare armadi», era ora che i ministri patrimoniali somma di circa 10.500 lire nel 1607. Nel 1608 dalle dibile né urgente egli andava previamente informa-
scono la vita politica della capitale, oppure, con si decidessero a consegnare i loro registri, antece- casse del regno escono più di 16.500 lire, ma sono to sia del costo sia su chi avrebbe gravato, fermo
quella e il palazzetto comunale, fa da fondale sce- denti gli ultimi cinque anni, all’archivista, Gaspare sia per il palazzo che per le altre “opere reali” (al- restando che non dovesse essere sulla “reale azien-
nico, come in occasione dell’arrivo del nuovo vi- Cugia. Tuttavia pochi anni prima, nel 1638, costui tri edifici pubblici, fortificazioni, ecc.), per le quali da”, «perché della mia azienda reale non si deve
ceré o di ricorrenze e avvenimenti di grande riso- lamentava che, individuato il sito dell’archivio, non nel 1605 si è speso più del doppio e nel 1606 più toccare cosa alcuna senza mio speciale ordine».
nanza, riguardanti la monarchia o la famiglia reale. se ne era ancora intrapreso l’allestimento. Sempre del triplo rispetto agli interventi sul palazzo, men- Era però inevitabile che qualsiasi intervento un vi-
Nel 1666 il poeta Giuseppe Delitala Castelvì scris- nel sommario, Mir ricordava che ogni ufficio, in tre nel 1607 è il palazzo che è costato più del dop- ceré chiedesse, pur passando per una delibera della
se per il compleanno di Carlo II una loa in forma palazzo, doveva conformare il proprio orario di la- pio. Nei restanti due anni invece non risulta speso giunta patrimoniale, risultasse comunque urgente e
di commedia, nella quale compaiono Apollo, l’in- voro su quello della reale udienza. nulla specificamente per il palazzo; appaiono solo necessario. D’altro canto la procedura era talmente
tero Parnaso e l’oracolo di Delfo, che formula gli Oltre ciò, sia al piano terra che soprattutto ai pia- i soldi usciti dalla cassa per le altre “opere reali”. prolissa che anche quando c’era effettiva urgenza,
auguri al sovrano: alla data opportuna, in novem- ni alti, i viceré tendono a circondarsi di una corte Fino agli inizi del Settecento questi come altri in- trascorreva diverso tempo prima che esso si potesse
bre, il viceré Camarassa si premurò di farla rap- e di un personale di servizio sempre più numero- terventi sul palazzo sono pesantemente condizio- effettuare. Generalmente, a seconda degli interventi
presentare a palazzo. si ed esigenti e a portare con sé i propri parenti. nati dalle modalità di avvicendamento dei viceré. ipotizzati, si chiedeva perizia giurata a capomastri
La crescita fisiologica dell’edificio, dentro i binari Nel 1556 il viceregno Madrigal, uno dei più lun- Queste imponevano che il nuovo viceré entrasse muratori, falegnami o vetrai. La perizia andava in
obbligati dell’affaccio sulla piazza e dello strapiom- ghi durante la Corona d’Aragona, si inaugura con in carica guidato dalle sole istruzioni regie, senza giunta patrimoniale, che di norma la accoglieva, in
bo alle spalle, in direzione quindi della chiesa di la concessione allo stesso di un aiutante di cam- avere alcun contatto con quello uscente. Per ogni tutto o in parte, e decideva se affidare i lavori agli
Santa Lucia, verso San Pancrazio, e riempiendo i po, che abbia «pratica e esperienza delle cose di viceré quindi il proprio incarico (quale che fosse stessi capomastri secondo la loro stima o aprire
pochi spazi liberi ancora esistenti verso l’episco- guerra»; due anni dopo viene fornito di una guar- la durata: solo a partire da Filippo IV essa diventa una gara d’appalto, più spesso preferendo la prima
pio, dipende da ragioni tecniche, prima che di im- dia del corpo, i dodici alabardieri, che dovevano quasi uniformemente quella canonica di tre anni) via, più breve e clientelare.
magine. restare come una delle istituzioni tipiche del vice- era una esperienza a sé, che aveva inizio e fine Talvolta, però, proprio in caso di conclamata ur-
Nel piano terra l’edificio ospita uffici, che durante regato sardo. con lui. Non dovrebbe meravigliare che ogni vice- genza, non si assumevano decisioni tempestive.
il Quattrocento incrementano le proprie competen- Rientrano in tale logica le operazioni volte ad an- ré si comportasse nei confronti del palazzo in ba- Così in pieno viceregno Almonazir, trovandosi la
ze e quindi anche il personale, quali la “procura- nettere spazi ed immobili, di cui si ha notizia, dal- se ai gusti e alle necessità proprie e della propria torre del palazzo in «pericolo di cadersene», provo-
zione reale” (dal 1413) e il mastro razionale (dal l’acquisto ai primi del Cinquecento di una casetta, corte. Poiché tra la partenza di un viceré e l’arrivo cando movimenti in alcuni punti, che si erano do-
1480). A fine secolo vengono istituite distinte rice- nell’occasione liberandola di un censo, per desti- del successore spesso passava del tempo, in que- vuti puntellare, nel 1635 erano state effettuate due
vitorie per la fiscalità demaniale ed entra in funzio- narla ad ampliamento delle scuderie (nel bilancio sto intervallo subentrava un viceré interino (privi- perizie e si era concluso salomonicamente che la
ne una figura cardine per una autonoma legittima- del 1500 quella stessa cifra, 110 lire, risulta spesa legio, questo, che a lungo spettò ai governatori torre si buttasse giù o si riparasse. A seguito di
zione dell’operato della burocrazia nel regno di per comprare non una ma alcune «cases … sites del capo di sotto): se era costui a disporre inter- piogge e di tempeste di vento, che dovevano aver
Sardegna, il reggente la reale cancelleria. A cavallo en les spalles del palau real»), a quello più consi- venti, non era raro lo facesse per accattivarsi il aggravato la situazione, il viceré ingiunse ai mastri
di metà Cinquecento la finanza regia si organizza stente, un secolo dopo, di altre tre casette, conti- prossimo ospite del palazzo. muratori che prendessero una decisione univoca.
attorno al reggente la tesoreria generale e il reg- gue al palazzo, verso Santa Lucia, affinché il vice- Perlomeno dai tempi di Carlo V la monarchia cer- Avendo costoro (una commissione di ben 20 per-
gente la real cancelleria viene affiancato dalla reale ré «con la sua famiglia e servitori possano stare e cò di scoraggiare tali comportamenti, ordinando sone) posto di nuovo il consiglio di fronte ad un
udienza, che funge da tribunale supremo del regno abitare comodamente nel detto palazzo regio». che si procedesse solo a spese strettamente neces- dilemma: abbattere la «facciata» della torre o rinfor-
e da consiglio regio per tutte le materie, eccetto A tal proposito appare abbastanza curioso che sarie e solo dopo essere stata consultata. In occa- zarla elevando una struttura di sostegno «dalla base
quelle patrimoniali, demandate alla giunta del real qualche mese prima di avviare questa operazione, sione della visita già segnalata, il reggente Mir, della roccia», il viceré risolse di disfare la torre «fin
patrimonio (composta da “procurazione”, razionale nel maggio 1605, poiché il viceré conte del Real benché nel decennio precedente non pare si fosse dove fosse necessario».

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Tre anni dopo il principe di Melfi si trovò probabil- l’urgenza e il fatto che fino ad allora nessuno si per una cifra in fondo modesta, inferiore alle 40 li- viceregina, la stanza degli alabardieri, «dove era la
mente di fronte al medesimo problema, dovendo era fatto avanti, Cervellon fece dare l’incarico al re. Però l’anno dopo si dovette intervenire più a tavola dei turchi», le scale interne, compresa quel-
far «esaminare la parete, che sta dalla parte di Villa- Cannas al prezzo da lui stabilito, fors’anche per ta- fondo, sforando i preventivi, ben oltre i 400 scudi la che scendeva al quartiere dei cuochi e alla cuci-
nova», «molto pericolosa e che minacciava molta ro- citarlo. Con l’occasione si ordinò un secondo sal- convenuti inizialmente, «perché, mentre si riparava na grande, la scuderia grande e quella piccola;
vina». Benché, a seguito di tre perizie, gli esperti vadanaio d’argento per la sala civile della reale una parete, se ne scopriva un’altra molto fragile e quelli del secondo tipo sono rivolti al corridoio
proponessero che «si abbatta interamente e si torni udienza. Tutto ciò accadeva tra febbraio e settem- a rischio di crollare». che nell’appartamento della viceregina immette
a fare di nuovo», la giunta soprassedeva chiedendo bre del 1657. A febbraio dell’anno dopo, ad un Negli anni seguenti si assiste ad un fare e disfare nella cappella privata, a quello del salone grande,
un’ulteriore perizia. mese dalla entrata in carica, Castelrodrigo, avendo continuo, come se il palazzo fosse divenuto una a quello della sala del consiglio criminale, che
Cinque anni più tardi, in attesa dell’arrivo del vice- trovato il palazzo «molto maltrattato», si trasferiva sorta di tela di Penelope. Si deve rifare, «in modo guarda verso Villanova, alla dispensa, al ripostiglio
ré Montalto, il mastro razionale, avendo egli stesso nel capo di sopra in attesa che si ponesse mano a che sia duraturo», il ponte che mette in contatto il per le guarnizioni delle carrozze, ancora alle scu-
esaminato il palazzo e trovatolo in cattivo stato, riattarlo. Nonostante che, con molta probabilità, i palazzo col suo parco verso Villanova e rialzare derie, grande e piccola, e alle loro 19 mangiatoie,
con gli infissi dissestati e le pareti scrostate, prima problemi del palazzo siano gli stessi di un anno alcuni muretti a secco nello stesso parco o corral; vecchie e sgangherate.
di fare una proposta, chiese che ambo i consigli di prima, si dispone una nuova rivista e la mobilita- si deve aggiustare il tetto in una delle anticamere Continua comunque ad essere tessuta la tela di Pe-
giustizia e patrimonio si rendessero conto de visu zione di muratori e carpentieri, perché «con ogni dell’appartamento viceregio e sbarazzarla di un’al- nelope dei lavori circostanziati: riguardano una
della situazione o nominassero una loro commis- cura e in tutta fretta» si accomodi il palazzo, affin- cova; si deve intervenire con urgenza sulla stanza volta di più alcune scale interne, che minacciano
sione. Non senza un velo di ironia essi invece gli ché viceré «e famiglia con tutta comodità possano più praticata dai viceré, «perché vi tengono le riu- di sfasciarsi, alcuni tramezzi, anch’essi cadenti, la
rilanciano la palla, sia perché di sua competenza abitarvi». Si fosse o no venuti a capo di questi la- nioni e vi danno udienza». D’altronde lasciar crol- cappella, il saloncino degli alabardieri e altri punti
sia per fiducia in lui. Intanto, gli stessi consigli, co- vori, ad agosto nel palazzo scoppiava un incen- lare il tetto avrebbe comportato un grave pericolo del palazzo, che non vengono dettagliati, con costi
me segno di deferenza verso l’atteso viceré, deci- dio. Ancora una volta si metteva in moto il mecca- e una spesa, per rifarlo, di «molte migliaia di duca- che oscillano tra le 50, le 60 e le 100 lire. Richiese
dono di guarnire il suo scrittoio di una copertura nismo con la richiesta di un preventivo di spesa, ti». Si debbono rialzare in pietra i muri maestri del- un maggior investimento, 45 scudi, rifare le pareti
di damasco vermiglio con tanto di calamaio e pog- confidando che si procedesse «con tutta la diligen- le scuderie, con ulteriori interventi durante i lavori, del camminamento per la carrozza, che dal parco
gia calamaio. In più, propongono lo stesso abbelli- za e cura possibile», di modo che «prima che giun- «come è successo altre volte», con una spesa che o corral di Villanova conduceva a palazzo; ancora
mento, sempre in argento, per il tavolo grande del gano le piogge» il viceré «con la famiglia vi possa lievita a 150 scudi; si deve intervenire sulla «coper- di più, circa 180 lire, fare «di bel nuovo» il canale,
consiglio, e che si allestisca una cappella, per sen- abitare con la decenza che occorre». tura della scala principale del patio del palazzo» e che portava l’acqua dal pozzo di San Pancrazio alle
tir messa ogni giorno. A questo punto il mastro ra- Nel 1662, partito Castelrodrigo, sotto la reggenza di nuovo sulle strutture e sui gradini, «che sono di scuderie di palazzo, lungo la parete principale, che
zionale fa presente che, anche nel suo ufficio, sia dell’arcivescovo Vico, quei lavori erano ancora da lavagna nera», delle scale interne. dà sulla «strada palazzo»; mentre, per mettere mano
lo scrittoio che il tavolo grande necessitano di una fare e si riteneva che «sarebbe bene che, prima che Sempre alla fine degli anni Ottanta, pochi mesi al soffitto dell’anticamera, dove il viceré «dà udien-
decente copertura; d’accordo sulla cappella ed an- il successore venisse a governare il regno, venisse- dopo aver assunto la carica, il duca di Monteleo- za», rifare due tramezzi e un’alcova nella stanza dei
zi disposto a fornirla di alcuni paramenti, il tesorie- ro fatti». Questa volta pare con successo, dato che ne, probabilmente in vista dell’apertura del parla- figli del viceré e in quella delle dame di compa-
re, a sua volta, chiede una copertura anche per il a luglio dello stesso anno si provvedeva alla forni- mento, che doveva aver luogo di lì a breve, deci- gnia, tra muratori e carpentieri si spesero sulle 165
suo tavolo di lavoro ed una campanella d’argento. tura del necessario «per la celebrazione della mes- deva di rinnovare il guardaroba degli alabardieri lire nel primo intervento e 200 negli altri. Non me-
Quando i consigli hanno già deliberato su tutti sa nella cappella del regio consiglio» e l’archivista, per la bella cifra di 630 lire, per soddisfare la qua- no costoso (sulle 170 lire) risultò dover mettere
questi preziosi e fondamentali interventi, il procu- Giovannangelo de Montes, che nel 1658, febbrici- le, ove scarseggiasse denaro in cassa, si impegna- mano ad un canale di scarico delle acque piovane,
ratore reale prende la parola per chiedere si rinno- tante, aveva dovuto trasferire in fretta le carte a ca- va a concedere quanto prima «altrettante sacche di che scendeva tra l’appartamento delle dame e
vi l’arredo del suo ufficio, con un tavolo di noce a sa propria, rientrava nel suo locale, ancorché sguar- grano», purché senza interessi di mora. Il nuovo quello dell’arcivescovo, all’angolo tra i due palazzi,
due cassetti, un armadio per le carte riservate e nito di ogni arredo. vestiario delle «guardie che accompagnano il vice- le cui perdite procuravano «umidità e cattivo odo-
quattro sedie, oltre qualche ritocco di muratura, ot- In seguito si parla di interventi più circostanziati. ré» prevedeva: un capotillo di panno felpato, di re» soprattutto dalla parte del presule.
tenendo anche lui immediata soddisfazione. Alla metà degli anni Settanta si allestiscono corridoi qualità «né inferiore né superiore», foderato di lana Per trovare interventi di grande portata nel palazzo
Stessi problemi di manutenzione del palazzo si per le due sale della reale udienza e per la giunta grezza gialla di Napoli e guarnito con un gallone regio, prima dei Savoia, bisogna imbattersi nel vi-
pongono, dieci anni dopo, al governatore Cervel- patrimoniale, si ricava una stanza nuova con annes- di seta gialla, intrecciata di azzurro, celeste, bian- ceregno del conte di Atalaya, nel cuore del breve
lon, insediatovisi nell’intermezzo tra Lemos e Ca- so gabinetto per la viceregina e si ripara il canale co e rosso (colorado), largo tre dita; una casacca dominio austriaco. Con evidente intento di dare lu-
stelrodrigo, durato più di un anno. Da un anno un che porta l’acqua dal pozzo di San Pancrazio al pa- dello stesso panno, foderata di tela, con le mani- stro alla recente conquista dell’isola, dovuta per di
capomastro, Nicola Cannas, si trovava a disposi- lazzo. All’inizio degli anni Ottanta si ristruttura la che foderate di giallo e guarnite con lo stesso gal- più agli alleati anglo-olandesi, il conte, poco «dopo
zione in pianta stabile per interventi nel palazzo e sala del real patrimonio, per renderla un po’ più lone e con bottoni; due paia di pantaloni dello di essere entrato a governare», «con molta celerità»,
in altre opere regie. In tale veste si era incaricato ampia e confortevole; si costruisce un’alcova e un stesso panno, foderati di tela e con la stessa guar- quasi «con precipitazione», nell’estate del 1714, mi-
di «accomodare il palazzo per il trasferimento» in camino nell’appartamento della viceregina e si de- nizione; un corpetto di Cadice, giallo raso (liso) se mano ad un restauro globale, a tutto campo, del
esso del viceré interino, senza aver ricevuto fino stina a cappella privata una stanza, fornendola di con bottoni di seta gialla, anch’esso foderato di te- palazzo reale, con lavori di muratura per 285 lire
ad allora soddisfazione per i lavori sostenuti, per i porta e finestra; si rinforza, con «travi veneziane», il la; due camicie di tela piemontese, due cravatte e circa, di ferramenta per poco meno (sulle 270 lire)
quali aveva dovuto anche anticipare i materiali. pavimento della stanza da letto del viceré e del sa- un paio di scarpe di capretto; un paio di calze di e di carpenteria per ben 470 lire, senza parlare del-
Con questi arretrati tuttavia pendenti, Cannas ven- lone grande; si porta la scuderia ad una capienza seta gialla e un copricapo (sombrero) con una fa- la ripulitura di tutte le vetrate, la sostituzione dei
ne incaricato di stimare il costo di ulteriori lavori di sei cavalli. Anche in quegli anni un capomastro scia sempre di seta gialla. vetri rotti o che si ruppero durante i lavori di puli-
nel palazzo, anche in considerazione dell’arrivo a muratore, Francesco Melis, fungeva da incaricato Nel 1690 si pianifica un ventaglio di rappezzature zia (solo questi furono un’ottantina) e il rifacimen-
breve del nuovo viceré, oltre che nelle carceri e stabile «per la manutenzione del real palazzo». In che interessa quasi tutti gli interni del palazzo, to dei fanali grandi, posti agli angoli del palazzo.
nella polveriera. quanto tale, nel settembre 1683, rendicontava una con lavori di muratura per 230 lire e di falegname- Quest’ultimo intervento, difficile da quantificare, fu
A parte i suoi crediti arretrati, Cannas valutò per il serie di lavoretti extra, che gli erano stati commis- ria di poco superiori (circa 250 lire). Gli interventi oggetto di una velenosa polemica tra il vetraio,
palazzo un costo globale di 1000 lire. Venne aper- sionati dal conte di Egmont, quali «chiudere la can- del primo tipo riguardano in particolare lo scalone Francesco Curreli, al quale era stato commissiona-
ta una gara d’appalto, ma dopo 15 giorni (ne sa- na di un caminetto» o riparare un canale di scolo, e il patio dell’ingresso principale, le stanze delle to il lavoro e che, a suo dire, era stato costretto
rebbero dovuti trascorrere altri 15), adducendo le cui acque scendevano nel salone grande: il tutto dame di compagnia con la loro cucina, quelle della con la forza (violentado) a farlo, perché il viceré

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aveva fretta e lui si trovava con un credito «consi- circa lo stesso numero si ritrova un secolo dopo in tradizione si ispiravano da prima che i Borbone sa- l’antecessore. Ed alla sera, all’ora fissata, parte il
derevole» non ancora soddisfatto e senza «mezzi un inventario, dato alle stampe da Giovanni Tod- lissero sul trono di Spagna. Rientra nell’intento viceré antecessore, recandosi al molo collo stesso
per procurare i materiali necessari», e quello che de, nel quale il piano terra pare entri nella ricogni- complessivo di dare ai nuovi sudditi, soprattutto al- accompagnamento».
aveva revisionato i lampioni «al tempo del conte di zione limitatamente alle stanze d’uso del personale la loro classe dirigente, una impressione di conti- Si stabiliva perciò una sorta di continuità tra un vi-
Erill», Antonio Mara, chiamato a stimare la bontà di servizio. nuità, di passaggio non traumatico, anche la re- ceregno e l’altro. Il che comportava implicitamen-
dell’operato di Curreli. Il viceré Atalaya, al contrario di quanto era succes- staurazione del corpo degli alabardieri – i quali, te che la residenza di un viceré non fosse più sen-
Un anno dopo, con altre 163 lire di spesa tra car- so spesso con i viceré spagnoli, in questi minuzio- aumentati a trenta ad inizio di secolo, erano stati tita come una parentesi quasi del tutto personale,
penteria e muratura, vennero rifatti i tetti e i canali si lavori di restauro del palazzo regio non perse- subito dopo aboliti dagli austriaci –, cambiando lo- che lo spingeva ad un uso del palazzo strettamen-
di gronda del palazzo, i primi con le tegole in gran guiva fini personali, mirava piuttosto a raccogliere ro casacca (da gialla a rossa), lasciando intatta la te funzionale alle esigenze, al modo di vita, alle
parte rotte, i secondi intasati dalle erbacce. Nel consenso nei confronti del proprio sovrano, cer- loro funzione attrattiva verso la nobiltà isolana, do- abitudini proprie e del proprio seguito.
predisporre questo insieme di interventi venne fat- cando di riportare l’edificio al centro della vita po- po che il San Remy, per ordine del re, si era infor- Anche se fino al Settecento inoltrato gli interventi
to un censimento degli ambienti, che costituivano litica locale. Questo intento venne ulteriormente mato su come si reclutavano. sul palazzo continuarono in sostanza ad essere
il palazzo, i quali risultano essere, seguendo l’ordi- marcato nell’estate dell’anno seguente, in occasio- Come già accennato, il mutamento dello spirito condizionati dal logorio e deterioramento dell’im-
ne e la dizione del documento: ne della nascita dell’arciduca d’Austria e principe istituzionale, in particolare per quanto concerne mobile, che alcuni viceré lamentarono essere noci-
l’appartamento del viceré, di quattro stanze; delle Asturie. L’avvenimento diede esca a due me- l’utilizzo del palazzo, andò di pari passo con il vo alla loro salute, non erano né essi né il loro
la stanza dell’oratorio; si di festeggiamenti, che coinvolsero tutti i quartie- cambiamento del sistema di avvicendamento dei personale di servizio a determinarli, tantomeno in
il salone col suo balcone; ri di Cagliari, ma ebbero il loro epicentro nel pa- viceré, i suoi principali inquilini. Prima il viceré base a motivazioni loro proprie. Sin dal primo im-
le due stanze della segreteria con il loro balcone; lazzo e nella sua piazza. entrante ignorava quello uscente e, anche se que- patto dei nuovi regnanti con l’isola, a farsi carico
il gabinetto; Dopo tre giorni di luminarie, la sera del quarto, fi- sto si trovava ancora a Cagliari, non aveva alcun della manutenzione del palazzo come di tutte le
la stanza del juego de turcos (degli scacchi, forse nite le cerimonie religiose nel duomo, in piazza contatto con lui. Una volta cessato dalla carica, il strutture pubbliche, civili, religiose e militari, è un
più propriamente de trucos, d’azzardo) alla spa- Palazzo furono poste due fontane, «da una delle viceré si spogliava di ogni autorità. Il che almeno tecnico con una sua squadra. Negli anni Venti del
gnola; quali scaturiva vino nero e dall’altra vino bianco». in una occasione provocò una situazione sconcer- Settecento risponde al nome del De Vincenti, un
la stanza del juego de turcos alla francese; Nei giorni seguenti, con intervalli di riposo per fe- tante. Nel febbraio 1690, decaduto dall’«esercizio ingegnere militare, che aveva lasciato la Sicilia al
la stanza da dove si entra nella dispensa; stività religiose, si susseguirono spettacoli masche- di viceré», il duca di Monteleone non ebbe modo di seguito dei Savoia per assumere in Sardegna il
la stanza della guardia degli alabardieri, accanto al rati, ognuno a cura di uno dei gremi cittadini, con lasciare subito l’isola. Per evitargli gli “inconve- compito innanzitutto di revisionare e rafforzare le
pianerottolo della scala; balli o giochi di abilità, a cavallo o a piedi. Partico- nienti”, non solo protocollari, che gli potevano fortificazioni, quelle di Cagliari in particolare. A se-
le stanze dove mangiano i gentiluomini; lare successo riscosse quello organizzato dai mari- derivare da tale situazione, il sovrano, nel volgere guito di questi primi interventi, con la costruzione
le quattro stanze dove vive il tenente Mariscal, con nai, che fecero sfilare due galere, «magnificamente di pochi giorni, dovette reinvestirlo del «carattere di di un bastione, che sostiene e ingloba un bastione
i loro balconi; imitate», una «di soldati cristiani e l’altra di turchi» viceré» fino a che non prendesse il largo. Secondo più piccolo, fatto erigere nel 1636 dal governatore
la stanza della guardia del suddetto; dal porto a piazza Palazzo. Qui, al culmine dello la burocrazia piemontese «l’antica formalità, la qua- Aragall, a ridosso del palazzo, quest’ultimo si dota
la stanza del comprador; spettacolo, le due galere si scontrarono fino alla le prescriveva che i due viceré, antecessore e suc- di un giardino di più immediato e facile accesso
le stanze di don Agostino Sala, accanto alla cucina «resa e incendio della galera turca». cessore, non si parlassero», mirava a far sì che, che non il lontano parco di Villanova. Nella de-
vecchia; Come faceva notare Pillito, tutto questo dispendio «qualora dall’antecessore si fossero commessi abu- scrizione del Della Marmora (nella versione dello
il corridoio del consiglio; di energie e di denaro avveniva con le pubbliche si, vi potesse il successore porvi rimedio e non Spano), al giardino «si discende per una serie di
le due stanze della dispensa e i loro balconi; finanze, accentrate nella cassa militare, pressoché continuare coll’intelligenza del precedente». molti scalini e comunica pure alla strada che con-
la stanza del confettiere; esauste, con «una piccola somma, sufficiente ap- In epoca sabauda invece il viceré uscente passava duce al giardino pubblico, di modo che si può
la scala che sale alle stanze di sopra con due fine- pena per le paghe di tre giorni» delle truppe e con le consegne a quello subentrante, aspettandolo e in- uscire fuori dal palazzo e dal castello senza passa-
stre; gli ufficiali senza soldo da mesi. trattenendosi con lui in palazzo, ragguagliandolo re nella gran porta, che dà nella piazza». Il «piccolo
due stanze dove vive la lavandaia del viceré; A modo suo l’uso del palazzo da parte del conte di sugli aspetti della vita politica e sociale isolana che e grande bastione del palazzo» furono ulteriormen-
una stanza sotto il tetto; Atalaya prelude a quello che sarà proprio dei viceré riteneva importanti, ovvero, secondo le istruzioni te rinforzati nel 1736: «non essendosi ritrovato il
due stanze di fronte alla lavandaia; sabaudi, in tutt’altro contesto istituzionale e con un del sovrano, «con aggiungervi quei lumi e notizie bastione del palazzo» «in quello stato che richiede-
quattro stanze dove vivono i paggi, con i loro cor- diverso spirito politico. Con i Savoia cambiano le locali, che possono essergli giovevoli nel disimpe- va la sua situazione, – recita la relazione tecnica –
ridoi; modalità d’impiego del palazzo da parte dei viceré, gno delle sue incombenze». Come recita il cerimo- si è questo reso a tutta perfezione, rivestendo[ne]
una stanza dove stanno i vestiti dei lacchè; innanzitutto e fondamentalmente perché cambiano niale al riguardo, l’uno accompagna l’altro in carroz- di muraglia il fianco … con la formazione del ram-
la stanza del parrucchiere; le modalità del loro avvicendamento. Muta ovvia- za a palazzo, sulla cui soglia lo attende il reggente paro, parapetto e banchetta, di modo che presen-
la stanza del segretario; mente lo spirito delle istituzioni, non la pratica cor- la real cancelleria con i magistrati della reale udien- temente vien in stato da farsi rispettare». Negli an-
la stanza del cappellano maggiore; rente, poiché il palazzo continua ad essere utilizza- za; lo introduce nella «camera del corteggio, dove vi ni 1740 è l’ingegnere Della Vallea che cura questi
la stanza del cavallerizzo maggiore; to con gli stessi criteri di prima, riservando il piano è l’unione dei nobili, che accudirono per corteggiar- interventi. Essi per il palazzo hanno prevalente-
la stanza dell’aiutante di camera; terra agli uffici, ai loro archivi e all’archivio genera- lo e, fatti dall’antecessore e nuovo viceré alcuni mente il carattere di più o meno «piccole ripara-
la stanza di un altro cavallerizzo; le. Mutamenti nella macchina burocratica erano av- complimenti alla nobiltà, licenzia tutti». zioni», che interessano i tetti, il «canale, che riceve
la stanza del guardaroba e gabinetto; venuti ad inizio di secolo col cambio di dinastia in «La notte il nuovo viceré e sua famiglia viene trat- le acque pluviali, che dal coperto del reggio palaz-
le stanze della cucina; Spagna. Mantenutisi nel breve interregno austriaco, tato a spese dell’antecessore e l’indomani mattina zo colano nella corte», la sostituzione di vetri alle
la stanza delle guarnizioni; nel loro aspetto più rilevante si unificano le cariche lo stesso precedente viceré tratta il nuovo a tavola finestre, i «battifianchi» per la separazione dei ca-
la stanza della dispensa; di procuratore reale e di mastro razionale in quella di stato». «E questo trattamento a spese dell’ante- valli nella scuderia: quello più cospicuo (per una
le stanze del maggiordomo con i soffitti a volta. di intendente generale, che presiede quindi il tri- cessore segue per tutto il secondo giorno». «Il ter- spesa di 60 lire, contro una media degli altri inter-
Sono più di quaranta stanze, che, se tengono con- bunale del real patrimonio. Questa trasformazione, zo giorno poi principia il nuovo viceré a trattare a venti di 25 lire circa) interessò «la cucina ed altre
to del piano terra, non considerano certamente gli esemplata sul modello amministrativo francese, sue spese il viceré antecessore, dando in quel stanze … a causa dell’incendio seguito il giorno 24
ambienti che ospitavano gli uffici pubblici. All’in- non tornava sgradita ai piemontesi, che a quella giorno tavola di stato, come nel primo giorno fece dello scorso aprile».

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Lo stesso Della Vallea intorno al 1735 era, com’è Siotto Pintor – era il cirimoniale». E in relazione ad Sulis in un colorito italiese –, si sarebbe trovata di fronte al palazzo, in casa Sedilo, comprata nel
noto, intervenuto in modo organico nella ristruttu- esso «un reggente la regia segreteria di stato non quindi a passare la prima notte nel palazzo, senza 1798 ad uso della intendenza generale, che in effetti
razione del piano nobile del palazzo, anche al fine pareggia in dignità un giudice della reale udien- nemmeno uno di questi “ricchi” apparati per copri- vi avrebbe preso dimora in seguito.
di stabilire una continuità armonica con il monu- za»; tantomeno può raffrontarsi con il reggente la re le proprie membra, se Sulis non le avesse pro- Un altro, robusto fronte di spesa fu aperto, facen-
mentale scalone d’onore, all’ingresso principale, a real cancelleria, che «nei pranzi solenni dei viceré, curato «i letti e altro». Ove non bastasse, quella not- do imbandire quotidianamente «la tavola di stato» a
cui aveva messo mano negli anni 1729-30 il De o, come dicevano, nei pranzi di stato», «siede alla te fu sul punto di finire male per il palazzo e i suoi palazzo: «in questa interveniva il reggente la reale
Guibert con la collaborazione iniziale del De Vin- destra del viceré». E il cerimoniale continuava in ospiti, «a causa di un gran fuoco acceso nel cami- segreteria cogli scudieri ed altri impiegati in corte»;
centi. Comunque gli interventi sul palazzo acqui- buona misura a seguire le orme del passato. Nel no con un fumo così denso che quasi» non ci si «il confessore del re aveva anch’egli la sua fami-
stano un più ampio respiro nel corso della secon- 1730, ad esempio, nelle «manifestazioni» per la pro- vedeva e che rischiò di provocare «un pericoloso glia e il suo appartamento nell’istesso palazzo»; al
da metà del Settecento, col crescere dell’attenzione clamazione di Carlo Emanuele III, a seguito della incendio». «Una luminaria generale» per le vie della medico del re, «il quale non poté avere alloggio in
di Torino nei confronti dell’isola e con un certo rinuncia di Vittorio Amedeo II, venne rispolverata città e «una cantata in musica» in piazza Palazzo, palazzo, attesa la strettezza di esso e la di lui nu-
spirito di riforma che, con moderazione e cautela, l’etichetta adottata il 5 febbraio 1700 «per l’accla- con i sovrani che si misero «per un poco nella fe- merosa famiglia, si mandava ogni giorno dalla cu-
permea anche la sua amministrazione. mazione di Filippo V», non essendosi sul momento nestra» a degnarla del loro ascolto, smussarono gli cina del re un lauto ed abbondante pranzo». «Era
In questo ambito, permanendo la reale udienza scovato altro negli archivi. spigoli di quel primo contatto. Sempre per rispetta- tanto il dilapidamento dei comestibili», «nella cuci-
nella funzione di consiglio regio oltre a quella di Il complesso di interventi, che interessano il palaz- re l’etichetta, tanto più d’obbligo in circostanze co- na del re, che dalla medesima molti si provvede-
suprema corte d’appello e conservando il reggente zo, alla fine degli anni Sessanta del Settecento si me questa, la città fu «illuminata per la maggior vano a prezzo discreto», cioè ricomprando viveri
la real cancelleria intatta la preminenza protocolla- focalizzano sulla ricomposizione e allineamento ar- parte a giorno» per «tre consecutive sere». Né più, sottocosto.
re nelle pubbliche cerimonie, conferitagli in epoca monico sia della facciata sulla piazza che di quella né meno di quanto era stato fatto settant’anni pri- Questo ed altro ancora lamentava Giovanni Lava-
spagnola, assume un ruolo chiave nelle pratiche di sul vuoto, che si attribuiscono al Belgrano, quasi ma per la nascita del duca d’Aosta. gna avvenisse durante quel primo breve soggior-
governo, sull’esempio di Torino, il reggente la se- un preludio, inconscio, alla grande svolta di fine Senza tener conto del fatto che la nobiltà si premu- no dei reali, «stante l’accennata strettezza delle re-
greteria di stato e guerra. Questi a palazzo affian- secolo nel suo impiego, che, per dirla con l’alghe- rò di fornire le suppellettili per la corte di palazzo e gie finanze e lo stato di povertà, in cui trovavasi il
ca, senza soppiantarlo, il reggente la real cancelle- rese Giovanni Lavagna, ne legittima la denomina- che il regno elargì un contributo per il manteni- regno», causa la scarsità dei raccolti e «la langui-
ria, «consultore nato» del viceré, in tale incombenza. zione di “regio”. mento sia della casa reale sia di quelle dei principi: dezza del commercio», dipendente dallo stato di
In una descrizione della Sardegna del 1759 si affer- Dal 1799 per un breve periodo, quindi, dopo un «assegnamenti questi, se non lauti, certo non me- belligeranza. A settembre essi ripartivano speran-
ma che la segreteria di stato, «da cui escono tutti lungo intervallo, per un decennio circa, il palazzo schini, avuto riguardo alla calamità dei tempi ed alle do in un prossimo rientro a Torino. Il soggiorno
gli ordini e determinazioni, riguardanti il governo», diventa una reggia a pieno titolo, ospitando la fami- condizioni della Sardegna»; i disagi in specie per le cagliaritano, se fu alquanto gravoso per il regno,
ha residenza «nel palazzo medesimo», precisando glia reale, in fuga da Torino dinanzi alla travolgente istituzioni e per la capitale andarono rapidamente e la città, il Castello e il real palazzo, dovette esserlo
che «ogni mattina il segretaro rende conto al viceré avanzata degli eserciti rivoluzionari, anch’essi condi- manifestamente aggravandosi. Il palazzo, pur limi- a suo modo anche per la famiglia reale: «il genero-
di tutti questi memoriali (suppliche di comunità e di zionati dagli alterni successi di Napoleone. Dei due tandosi ad ospitare solo i reali e i loro collaboratori so modo con cui i sardi si erano comportati verso
privati) e questi ordina su di essi quello che giudi- soggiorni, il secondo fu il più lungo che augusti e famigli, si rivelò essere alquanto ristretto: le stan- i reali» non era stato «bastante a rendere ad essi
ca, perché si decretino». lombi vi abbiano mai effettuato, eccezion fatta per ze, tra pianterreno, piano nobile e sotto tetto, non tutti gradevole il soggiorno» in specie nel palazzo,
Questo dettaglio non era del tutto esatto. Qualche quello, quattro secoli prima, di Maria di Sicilia, e per erano poche, ma in larghissima parte anguste. alla cui esteriore dignità e compostezza facevano
anno prima, il funzionamento di questo organismo giunta pochi anni dopo che un palpitante, ma non Perciò doveva accadere, non senza pubblico ram- da contraltare le angustie dei labirintici spazi inter-
era stato meglio regolamentato e irrobustito nell’ap- durevole, empito insurrezionale aveva «scommiata- marico, che il «magistrato della reale udienza, il ni. Invece di Torino, nonostante l’invito pressante
parato, affiancando al segretario o direttore tre sot- to» i piemontesi dalla Sardegna, restando nel palaz- quale soleva radunarsi, fin dalla prima sua istituzio- di una delegazione sarda a rientrare in Sardegna,
tosegretari, «due piemontesi e uno regnicolo». Co- zo a rappresentare la monarchia, mai «scommiatata», ne, nelle sue sale esistenti nel palazzo, fosse» «slog- li aspettava un penoso vagabondare per la peniso-
me si ricordava in un promemoria al viceré del i togati sardi della reale udienza, cui ben presto To- giato da quelle, senza prima assegnargli e preparar- la, che si interrompeva nel 1802 a Roma con l’ab-
1774, questo regolamento, del 1755, ribadiva l’«ob- rino affiancava un nuovo viceré. gli un altro comodo e decente palazzo, onde fu dicazione di Carlo Emanuele IV a favore del fratel-
bligo del segretaro di portarsi giornalmente», «verso A parte l’onore e il prestigio, il primo soggiorno ridotto a tenere le sue sessioni in case private e nel- lo Vittorio Emanuele I.
le ore 11 di Francia», dal viceré «per fargli relazione» dei Savoia a Cagliari rappresentò un impatto per la la fabbrica delle antiche scuole degli ex gesuiti del Durante questo tempo, fino al 1806 quando, do-
nel modo illustrato dalla suddetta descrizione, non città tutt’altro che di lieve portata, benché il loro collegio Santa Croce furono tosto trasportati li pro- vendo scegliere tra Malta e la Sardegna, «per non
da solo però, bensì trovandosi «ivi», «presente il reg- arrivo, sotto scorta inglese, non fosse inaspettato; cessi, registri e dippiù carte», «e tutte collocate» «in alienarsi lo spirito dei sardi, che sarebbero senza
gente la real cancelleria, come consultore del vice- una delegazione era andata a Livorno a pregarli di un salone umido, alla rinfusa e senza la menoma dubbio scioccati (choqués)», il nuovo monarca si
ré, per dar il suo sentimento». Sempre nel 1774, on- gradire l’ospitalità isolana. Quel primo impatto fu considerazione dei danni» all’interesse dei sudditi. decise a rimettere piede nell’isola, qui il governo,
de far «risparmiare» «al signor reggente il tempo che particolarmente pesante per Castello, che di colpo «Si diede premurosamente tutta l’opera a riattare il in funzione viceregia, era passato a Carlo Felice.
gli è prezioso», si suggeriva che si affrontassero so- si trovò a dover dare adeguato alloggio, oltre a viceregio palazzo, senza risparmio di spese. Era ben L’installazione di costui a palazzo, assieme al ca-
lo gli affari di maggior peso «e che meritano atten- quella reale, a cinque corti principesche. Due prin- giusto», «ma non fu tanto la spesa che si fece per gli gionevole fratello minore, fu fuor di dubbio meno
zione per l’ora (di regola dalle 11 alle 12) che il si- cipi scelsero, bontà loro, di convivere in arcivesco- appartamenti» dei reali e della principessina, «quanto ingombrante, benché una presenza principesca
gnor reggente assiste alla relazione» del segretario; vado; per gli altri furono messe a disposizione le per aggiustare ed abbellire quelle» del segretario di potesse pur sempre ingenerare qualche problema,
altrimenti non sarebbero bastate tre ore. La contra- dimore, con i loro arredi, del marchese di Pasqua, stato, del confessore, «degli scudieri e dame d’onore magari piccolo, per la città, come fu nel febbraio
rietà del reggente per quel gentile pensiero fa pen- del barone di Sorso e del marchese di Laconi. Il vi- e della bassa famiglia, cioè del tappezziere, confet- 1802. A quella data, notava Lavagna, «stante la tota-
sare che si opponesse ad un modo elegante di li- ceré si era ritirato in casa dei Villamarina dinanzi al tiere, capo cuoco ed altri di inferiore classe», i quali le mancanza di legna e carbone», i carichi di legna-
mitarne la funzione consultiva, pienamente ribadita palazzo reale, «dopo aver lasciato esso palazzo, abusavano «del nome e del volere» del re, facendo me, che giungevano via mare, venivano requisiti in
tre anni più tardi, facendo piuttosto divieto «al ge- svaligiato, con pochissimi mobili pel re e regina, lievitare enormemente la spesa, senza passare per gran parte per «darne al palazzo», «onde poco ne
nerale delle armi di esser presente alla relazione senza legna e carbone». l’intendenza generale «e contro ogni buona regola rimase pel popolo». Andava un po’ meglio per la
giornaliera al viceré da parte del segretario di stato La famiglia reale, accolta festosamente, «da una di finanze». Venne comprata e riattata la casa Ma- nobiltà, sgravata da tante auguste presenze ed an-
e del reggente la real cancelleria». parte e dall’altra della strada bandite le gallerie con sons per traslocarvi l’ospite del barone di Sorso; zi intrattenuta nell’occorrenza del carnevale con «il
Ma «gran pensiero del tempo – ha scritto Giovanni damaschi e coperte più ricche» – ricorda Vincenzo quello del marchese Pasqua aspettava di trasferirsi solito ballo in corte», che poteva durare fino alle

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ore piccole, e con maggiore frequenza dalla «solita na in famiglia col re e la regina», occupano il loro le incombenze ufficiali, di governo e di rito, sia Nel trascorso delle vicende che lo hanno interes-
accademia filarmonica», sempre a palazzo, nella palco in teatro ad ogni occorrenza, «ogni giorno perché il re ha qualche interesse in più del fratel- sato, il passaggio dei Savoia ha lasciato un segno
quale primeggiavano le qualità canore della «mar- una mezz’ora esattamente dopo uscita di casa la lo, come quello modestissimo di farsi tre quarti nelle mura, negli interni e negli arredi, ha anche
chesina Pasqua». La presenza della piccola corte vi- regina, escono essi due soli insieme in carrozza e d’ora di galoppata, alla stessa ora, «mezz’ora prima in qualche modo, finché lo hanno abitato i loro
ceregia, oltre che illeggiadrita da questi svaghi (pur- fanno ogni giorno il medesimo giro». A parte ciò, del tramonto», «ogni giorno lo stesso giro». Con immediati rappresentanti, condizionato i rituali del
ché si rispettasse l’etichetta: la bella marchesa di «stanno tutto il giorno fra loro due soli in casa»; se qualche gesto in più, pur sempre la stessa mania- palazzo. Un aspetto del cerimoniale, quello con-
Villarios volle una sera di carnevale cenare «nella non è per una funzione in chiesa o una cerimonia cale banalità sabauda. cernente il “corteggio” dei viceré, merita indicati-
sua loggia» a teatro; «le fu proibito» non di farlo, ma di corte, «non escono mai la mattina di casa». An- Il soggiorno dei Savoia, prolungato di un anno dalla vamente attenzione, non foss’altro perché attiene
di farlo a lume di candela, «in quanto privativo del che quando vanno a villa d’Orri, dai marchesi di regina e di un altro ancora dal principe, sarà limi- alla socializzazione del suo uso politico.
viceré»), era alleggerita anche dai frequenti soggior- Villermosa, «mai non escono dal recinto di un mu- narmente ravvivato, un quindicennio dopo, da Car- Prima del 1799 i viceré ricevevano «la nobiltà ed
ni del viceré e del fratello a villa d’Orri, divenuta la ro del giardino». Sicché l’arciduca si chiede: poi- lo Alberto, che visitò l’isola e stette a palazzo un ufficialità» tutti i giorni «verso il mezzo giorno».
loro seconda casa, talvolta appena intervallati da ché «non si mescola, né ingerisce niente negli af- breve lasso di tempo: vi sarebbe tornato (1841) per «Era lodevole – si noterà nel 1822 – quest’uso di
eventi imprescindibili, quali nel marzo 1802 le ceri- fari, non ha alcuna passione né di cavalcare, né di ancor meno tempo nella visita che fece all’isola da tener corteggio in tutti i giorni, perché obbligava
monie in morte della regina Maria Clotilde, che i caccia, né di studio, né altra che si sappia, non so sovrano. In quella occorrenza (primavera 1829) si la nobiltà a vestire in tutti i giorni di mezza gala
principi non potevano non presenziare «vestiti alla come passi il giorno in camera colla moglie soli». introdussero ulteriori migliorie nel palazzo, le «più colla spada». Dal 1816 invece i «luogotenenti» «ten-
spagnuola sotto il solio». I reali conducono una vita che al confronto appare importanti» in assoluto secondo Della Marmora, sen- nero corteggio le sole domeniche». «Nel che non
Pur rimettendo piede nell’isola in veste di sovra- movimentata, in ambienti più numerosi, anche se za essere le ultime, dal momento che, «per porlo in può dirsi nemmeno che abbiano voluto seguitare
no, al suo arrivo, Vittorio Emanuele viene provvi- più costipati e, alcuni, destinati a più usi. D’altron- uno stato conforme alla sua alta destinazione» gli lo stile della real corte, dalla quale teneasi circolo
soriamente alloggiato nel palazzo arcivescovile e de quegli ambienti devono contenere un persona- venne assegnata una dotazione, che nel 1841 am- in tutti i giorni di festa», ammettendovi gli uomini
parte della sua corte, di fronte, «nella casa dell’in- le pur sempre cospicuo, in rapporto alla capienza montava a 11.000 lire. Qualcosa di più si doveva es- subito dopo la messa «ed alla notte dopo le ora-
tendente generale». Sicché, per qualche tempo, si del palazzo, benché esso nel numero e negli sti- sere speso nel 1829, non solo però per «opere e la- zioni le dame».
può assistere ad una curiosa, scenografica inversio- pendi sia piuttosto contenuto, in forza di una ra- vori straordinari nel regio palazzo», ma anche per Durante il “corteggio”, nella camera ad esso desti-
ne di ruoli, con la regina Maria Teresa che «esegui- gione di spesa molto sorvegliata, soprattutto rispet- ripulire la città e riattare gli altri edifici pubblici, che nata, che era tappezzata di damasco cremisi con
sce una sonata a pianoforte con accompagnamen- to al precedente sovrano, anche perché l’economia all’arrivo del principe vennero tutti illuminati, riser- cornici dorate, «il viceré va a fermarsi nel posto ove
to di violino e basso», partecipando alla «accademia dell’isola, specie in questi anni, come osserva l’ar- vando come al solito la serale «cantata in musica» al è il camino», mentre il suo seguito prende «posto
di musica» del principe (il fratello minore non era ciduca, versa in pessime condizioni. regio palazzo. Molt’altro ancora si spese nelle altre dalla parte ove sono le finestre» e gli altri si dispon-
più di questo mondo) nel suo palazzo, o che essa Ciò non toglie che ai suoi occhi la famiglia reale ap- città e nei villaggi, che egli avrebbe visitato, per pre- gono in modo da lasciare «vuoto, per il rispetto do-
stessa «dà un’accademia di musica nel palazzo del paia «piuttosto male alloggiata». L’appartamento no- disporre prima, per allietare poi il suo passaggio. vuto alla persona del viceré, un ambito sufficiente
principe per la circostanza del compleanno» pro- bile sta tutto in: «due anticamere, l’una dei servitori, Sempre nel 1841, poiché perlomeno dall’inizio de- avanti a lui». «Niuno siede ed il viceré medesimo sta
prio. Il palazzo del principe non può essere che il l’altra della Camera di parata, ossia di aspetto, per le gli anni 1820 era invalso il costume di inventariare in piedi». Nessuno occupa un posto determinato,
palazzo regio. udienze una sala, ove d’estate si pranza, ove si balla, gli arredi del palazzo, dalla biancheria, ai mobili, «ma è solito e così conviene di lasciar prendere il
Quando Carlo Felice nel 1807 si reca a Palermo per ed ove v’è il trono, poi una camera d’udienza del agli oggetti preziosi, per questi ultimi, in specie per primo posto più vicino al viceré dal reggente la
realizzare quel che aveva mancato nella non breve Re, una piccola della Regina, una camera da letto, e l’argenteria, venne deciso di marcare, «sovra cadun real cancelleria». Tra gli altri solo «il generale delle
stanza del 1803 ai piedi del Vesuvio, il matrimonio un gabinetto per la Regina, e un Guardarobbe: il Re pezzo», «le cifre R. P. (real patrimonio), sormontate armi» «suol porsi in posto separato dagli altri», «for-
con Maria Cristina di Napoli, erano nel frattempo ha poi due camere per sé per scrivere, separate», dalla corona reale», invece di quelle dei «regi rap- se» come retaggio «della pretenzione antica di pre-
cambiate le sistemazioni, anche perché Vittorio «ove non entra che egli». In alcune stanze del mezza- presentanti», che avrebbero comportato una fre- minenza sopra il reggente la reale cancelleria, a di
Emanuele, «sequestrato, a così dire, in un’isola, ab- nino alloggiano i servitori, in altre le figlie dei sovra- quente rimarcatura. Il 1841 fu altresì l’anno della cui favore fu decisa pella sua eminente qualità di
bandonato dai suoi alleati, destituito dei mezzi ne- ni. In palazzo risiedono inoltre: «le due Dame mal seconda e ultima visita a Cagliari da parte di Carlo consultore del viceré».
cessari per difendersi», in quell’isola doveva restar- alloggiate, il Conte Roburent, pure male, il Medico, Alberto, ora sovrano, ripetendosi l’incombenza di Una differenza rimaneva apparentemente invalica-
vi fino al 1814, lasciandovi poi la moglie per un la Camerista della Regina», il parrucchiere; «il Capo un ragguardevole carico di spesa per il pubblico bile tra «la real corte», in cui il sovrano «teneva il cir-
anno ancora. dell’Uffizio»; il capo cuoco; tutti con le loro famiglie. erario per preparare all’accoglienza la città, dove colo con fare il giro in fronte» ai presenti, «parlando
Poco prima che finisse questo prolungato soggior- Il cortile d’onore non ammette carrozze: quindi «si stette a palazzo ancora una volta pochi giorni, e gli a ciascuno», e quella del viceré, che «non ha mai
no, giungeva Francesco d’Austria-Este in visita in- smonta e monta», «allo scoperto». Inoltre, probabil- altri centri toccati. fatto né deve fare questo circolo, ma restando fer-
teressata a sua sorella la regina, per sposarne una mente da quando il palazzo si è trovato nella ne- Qualche anno ancora e, venuta meno con l’“unio- mo nel posto, ove è situato, nella sala del camino,
delle figlie, trovando le due corti a sedi invertite. cessità di ospitare una corte effettivamente reale, le ne perfetta” la funzione per la quale il palazzo era dava qualche notizia insignificante», in ciò compor-
Nel cambio, secondo lui, data anche la oltremodo stalle sono state poste altrove, sebbene «poco lon- stato creato cinque secoli prima, si tentò di adibire tandosi allo stesso modo del re, «non essendo que-
diversa dimensione delle rispettive corti, ci aveva tane, in una casa separata, verso dove v’è una fon- i piani alti ad alloggio per i «capi degli uffici ospita- sto luogo di parlare d’affari» di stato. Comunque
guadagnato Carlo Felice. «Il Duca – scrive – nella tana d’acqua», quella di San Pancrazio, con una ca- ti, ma pagando un fitto proporzionato». Il fitto do- anche su questo passaggio del cerimoniale, da ulti-
casa Arcivescovile è un poco meglio alloggiato, e pacità tale da poter servire i sovrani, il principe e veva essere talmente “proporzionato”, che nessun mo, un viceré aveva ripreso «lo stile di far circolo,
meglio ammobigliato: ha doppio appartamento di le persone di riguardo, che ne facciano richiesta, alto ufficiale ritenne di potersene fare carico, sia andando egli girando attorno a tutti e parlando a
4 stanze ognuno», senza parlare degli altri ambien- «essendo le carrozze di corte quasi le uniche in Ca- pure per porzioni circoscritte dell’immobile. Sicché quegli che erano nella prima riga, stile che, contro
ti pubblici e di servizio. Si direbbe dall’arciduca gliari». L’edificio, ricorda Alberto Della Marmora, nel 1849 vi venne mandato un commissario straor- il consueto di tutti gli antecessori, ora (nel 1822) sta
che quegli spazi stessero loro abbondanti, data la era lo stesso che nel Seicento aveva ospitato l’Uni- dinario, nella persona del già menzionato Della seguendosi».
pressoché totale inanità del duca e della moglie. versità degli studi. Marmora, che ne curò la dismissione, nel modo Nell’uno stile o nell’altro, finito di interloquire con
«Menano una vita metodicissima e schivamente Anche «la vita privata» dei reali «è molto uniforme, che ha permesso continuasse a mantenere sostan- gli ospiti su qualsiasi banalità o di fare il giro al
metodica, ma fra loro separata». Partecipano alle regolare», ma più relazionata a paragone con quel- zialmente intatta la veste architettonica, che era fin modo sovrano, il viceré «fa un inchino al corteg-
pubbliche cerimonie, «pranzano 5 volte la settima- la dei duchi, sia per la presenza delle figlie, sia per lì venuta assumendo. gio e tutti tosto se ne partono», mentre sciamano,

18 19
intrattenendosi ancora brevemente col reggente o FONTI ARCHIVISTICHE M. Pallone, Ricerche storico-giuridiche sui viceré di Sar-
col generale. Cagliari, Archivio di Stato, Antico Archivio Regio: della degna, Sassari, 1932.
Sulla fabbrica del palazzo e sul cerimoniale per il serie B sono stati consultati i manoscritti nn. 2, 4-6; del- Dispacci di corte, ministeriali e viceregi… del regno di Sar-
suo pubblico uso, dunque, il soggiorno di sovrani e la serie BD i nn. 16, 18, 30-31; della serie K i nn. 2-3; degna (1720-21), a cura di F. Loddo Canepa, Roma, 1934.
principi di casa Savoia, tra fine Settecento e primi della serie P i nn. 6, 16-17, 29-31, 35, 38-39, 47, 49, 55- D. Scano, Forma Kalaris, Cagliari, 1934.
57. Del fondo Segreteria di Stato, serie II, i voll. 44-47,
decenni dell’Ottocento, nella coincidenza più o me- F. Loddo Canepa, “Il regio archivio di stato di Cagliari”,
49-52, 296, 1489-1490, 1492; del fondo Intendenza Ge-
no prolungata tra contenitore e contenuto, produs- nerale, i voll. 176/6, 179, 182, 405, 441. Per lo spoglio in Archivio Storico Sardo, vol. XX, 1941.
se uno sciame di sollecitazioni, di piccoli e grandi di queste filze e cartelle ci si è avvalsi della collabora- F. Giunta, Aragonesi e catalani nel Mediterraneo, Paler-
traumi. Nel cerimoniale, come si è appena visto per zione del dott. Francesco Carboni. mo, 1953.
il “corteggio”, la natura stessa del ruolo sovrano Cagliari, Archivio Comunale: sono state consultate le J. Arce, España en Cerdeña, Madrid, 1960.
comporta l’introduzione di modifiche significative, pergamene nn. 144, 298, 349, 354, 356, 383, 385, 387,
A. Boscolo, La politica italiana di Martino il vecchio …,
le quali nelle movenze più simboliche sembra deb- 391, 405, 448.
Padova, 1962.
bano passare con loro. Ma l’attrattiva mimetica di Cagliari, Biblioteca Universitaria: è stato consultato il
J. Mateu Ibars, Los virreyes de Cerdeña, voll. I-II, Pado-
quei modi distintivi non poteva non finire col solle- ms. n. 5: Sumario del real patrimonio.
va, 1964, 1968.
ticare i viceré, restii quanto meno a tenersi alla for- Barcellona, Archivio della Corona di Aragona, Corona de
malità di essere «soltanto rappresentanti del sovra- C. Sole, Le “carte Lavagna” e l’esilio di Casa Savoia in
Aragó: sono stati consultati i voll. nn. 114-117, 119-121,
Sardegna, Milano, 1970.
no». D’altro canto il cerimoniale mantiene altri e 123, 125-129.
altrettanto significativi elementi, in particolare in E. Putzulu, “Il problema delle origini del Castellum Castri
de Kallari”, in Archivio Storico Sardo, vol. XXX, 1976.
materia di precedenze, che qui, come nelle pubbli-
che solennità, ha palesemente ereditato dall’etichet- S. Naitza, Decorazioni nel palazzo viceregio di Cagliari,
BIBLIOGRAFIA Cagliari, 1981.
ta spagnola.
Nell’edificio queste sollecitazioni sismiche resero A.C.R.S. = Il parlamento di Pietro IV d’Aragona, a cura G. Olla Repetto, C. Pillai, “Documenti per la storia del
di G. Meloni, Cagliari, 1993; I parlamenti di Alfonso il Palazzo Regio di Cagliari”, in Archivio Storico Sardo,
palpabile, dentro il guscio del paramento esteriore,
Magnanimo, a cura di A. Boscolo (ed. O. Schena), Ca- vol. XXIII, 1981.
al di là della sua dignitosa e solenne scansione uni- gliari, 1993; Il parlamento del … duca di Gandìa, a cu-
taria, l’angustia degli ambienti, inseriti gli uni dentro I. Principe, Le città nella storia d’Italia, Cagliari, Bari, 1981.
ra di G. G. Ortu, Cagliari, 1995; Il parlamento del …
gli altri in un incomodo incastro labirintico. L’arci- marchese di Aytona, a cura di D. Quaglioni, Cagliari, M. Tangheroni, Sardegna mediterranea, Roma, 1983.
duca d’Austria non si commosse, come invece il 1997; I parlamenti … Dusay e … Giron de Rebolledo, a R. Conde, A. M. Aragò, Castell de Caller, Cagliari, 1984.
Della Marmora, di fronte agli «appartamenti, che cura di A. M. Oliva e O. Schena, Cagliari, 1998; Il par-
lamento straordinario del … marchese di Bayona, a G. Sotgiu, Storia della Sardegna sabauda, Bari, 1984.
danno sulla piazza», alla loro suggestiva «fuga di sa-
cura di G. F. Tore, Cagliari, 1998. S. Naitza, Storia dell’arte in Sardegna, Architettura dal
loni più o meno vasti, che comunicano tra di loro tardo ’600 al classicismo purista, Nuoro, 1992.
colle porte allineate sulla facciata». Tuttavia in quello J. Aleo, Storia cronologica e veridica dell’Isola e Regno
di Sardegna dall’anno 1637 all’anno 1672 [1672-73], a M. B. Urban, “Simboli e strutture del potere: il palazzo re-
stesso piano nobile, cui si riferisce Della Marmora, cura di F. Manconi, Nuoro, 1998. gio di Cagliari”, in Quaderni bolotanesi, vol. XXIV, 1998.
gli ambienti più rappresentativi, al di là degli este-
E. I. de Soto-Real, Epitome de Cerdeña y Caller su corte,
riori adattamenti ai gusti e alla moda, conservarono
Madrid, 1678.
le destinazioni d’uso, conferite loro durante i secoli
precedenti. Tutto ciò non impedì alla monarchia, le Descrizione dell’isola di Sardegna [1759], a cura di F.
Manconi, Cagliari, 1985.
cui opinioni in materia non dovevano differire gran-
ché da quelle dell’arciduca, di declassarlo non ap- Francesco d’Austria-Este, Descrizione della Sardegna
[1812], a cura di G. Bardanzellu, Roma, 1934.
pena l’edificio perse il rango di residenza regia.
Della Marmora se ne dolse vivamente, ma in veste V. Sulis, Autobiografia [1833], Cagliari, 1974.
di commissario straordinario per la sua dismissione G. Zurita, Anales de la Corona de Aragon, Madrid-Bar-
non si perse d’animo, dando un decisivo contribu- celona, 1853.
to a salvare il palazzo dal degrado e, mantenendolo A. Della Marmora, Itinerario dell’isola di Sardegna
nell’uso pubblico, ad incamminarlo sulla strada [1860], a cura di G. Spano, Cagliari, 1868; a cura di M. G.
che l’avrebbe portato fino alle soglie del terzo mil- Longhi, Nuoro, 1997.
lennio, conservando i tratti salienti del suo profilo G. Spano, Guida della città e dintorni di Cagliari, Ca-
interno ed esterno. A suggello preme ricordare co- gliari, 1861.
me Salvatore Naitza, con quella finezza che era un I. Pillito, Memorie … risguardanti governatori e luogo-
tratto suo distintivo, abbia fatto notare che «la scel- tenenti generali dell’isola di Sardegna … fino al 1610,
ta del Palazzo» «quale sede del Prefetto» «e subito Cagliari, 1862.
dopo, della Provincia di Cagliari» sia da ritenere G. Pillito, Memorie … riguardanti i regi rappresentanti
«non fosse stata dettata semplicemente dalla sua che … governarono l’isola di Sardegna dal 1610 al
1720, Cagliari, 1874.
disponibilità, in quanto patrimonio di Stato», bensì
anche e «piuttosto» da, all’occasione, «importantissi- G. Siotto Pintor, Storia civile dei popoli sardi dal 1798
me ragioni ideali». La salvaguardia di un edificio al 1848, Torino, 1877.
carico di storia, come il palazzo regio di Cagliari, S. Lippi, L’archivio comunale di Cagliari, Cagliari, 1897.
dovrebbe comprendersi tra questi valori ideali. D. Perrone, I reali di Savoia nell’esiglio, Torino, 1898.

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Il palazzo regio di Cagliari: le preesistenze
Anna Maria Colavitti

Poco si conosce della Cagliari altomedioevale, di economicamente nell’erezione di palazzi ed edifici


quel momento, cioè, in cui la città trasformò le che potessero ben rappresentare la ricca ed effi-
strutture urbane e politico amministrative del pe- ciente borghesia d’oltremare.
riodo romano e tardoromano in un organismo di- L’approvvigionamento idrico fu un problema che,
verso che segnò la sua evoluzione, anche urbani- da sempre, interessò il sito della città antica, costi-
stica, attraverso i secoli successivi. tuendo una necessità primaria al centro degli inte-
I pochi indizi che abbiamo riguardano la possibili- ressi dei vari dominatori, che tentarono di pianifi-
tà dell’esistenza di una villa Santa Igia – menzio- care in modo adeguato alla richiesta della città le
nata per la prima volta in un documento databile risorse a loro disposizione. Queste ultime, in ma-
al 1070 – di cui non si conosce, però, l’esatta loca- teria di acqua, non erano, a dir la verità, sufficienti
lizzazione, tantomeno le caratteristiche organizza- cosicché il carico dei problemi idrici sulla popola-
tive e distributive di luogo abitato, cronologica- zione fu costantemente allarmante. Pozzi privati,
mente successivo ai fasti della città romana. Gli canali e cisterne furono scavati a più riprese o ad-
scavi di via Brenta hanno dimostrato l’esistenza di dirittura furono ampliate le canalizzazioni preesi-
elementi edilizi attribuiti a strutture fortificatorie stenti e più antiche alla ricerca di un miglioramen-
del VI e VII secolo d.C., ma ad un esame obiettivo to costante dell’afflusso e delle condizioni di esso.
risultano insufficienti a dimostrare la presenza del- Diverso discorso merita il sistema di cunicoli pre-
la cittadella fortificata di Santa Igia già segnalata e sente sul colle, scavato anch’esso nella roccia tenera
ipotizzata da Giovanni Spano nella località chia- di cavatura e legato alla possibilità di collegamento
mata “vigna Sepulveda” in Fangario. sotterraneo delle varie residenze e palazzi in mo-
Solo nel 1217, con la cessione da parte della giudi- menti particolari di pericolo o di assedio. È senz’al-
cessa Benedetta del colle di Castello, inizia la co- tro il caso del grande cunicolo sottostante al palaz-
struzione di Castel di Castro da parte dei Pisani che, zo regio che, da un certo periodo in poi, tenta di
nel frattempo, avevano occupato una parte strategi- risolvere il problema del collegamento esterno tra la
ca del sito dell’antica Cagliari. Quest’ultima è una piazza Palazzo e il quartiere-appendice di Villanova.
data storica importante che segna l’inizio dell’urba- Tale cunicolo, che sbocca in prossimità dei grandi
nizzazione del colle di Castello da parte del nuovo arconi di contenimento delle pareti del palazzo re-
potere comunale. La carenza di fonti documentarie gio verso Villanova, è ipoteticamente da mettere in
per questi periodi ci impedisce di comprendere le relazione con l’altro presente, poco più in giù, sotto
relazioni tra Santa Igia, ipotizzata come sede politica il bastione di Santa Caterina che doveva forse rap-
e amministrativa del giudice di Cagliari, in contrap- presentare lo sbocco della parte più bassa del Ca-
posizione alla rocca di Castello, propaggine di Pisa. stello verso la Marina. È verosimile credere che i
Di tale contrapposizione sappiamo soltanto che due condotti fossero collegati e pensare, dunque, a
Santa Igia fu distrutta dai Pisani nel 1258. un passaggio ininterrotto sotto gli spalti dei rivellini
La cittadella pisana sorgeva su un luogo che certa- delle fortificazioni spagnole che permettevano un
mente dovette richiamare nel corso dei secoli l’in- percorso a mezza costa tra il Castello ed il quartiere
teresse insediativo di molti conquistatori, ma sul di Villanova. Tanto più che un vero e proprio cuni-
quale la ricerca archeologica non ha rinvenuto al- colo, denominato Grotta di Santa Lucia, è presente
cun elemento fondato per dimostrare l’esistenza di in un documento del 1835 conservato all’Archivio di
un insediamento preesistente alla fase pisana. La Stato di Cagliari (Tipi, Profili, Macchine, Disegni
presenza di cisterne e canalizzazioni diffuse un po’ d’architettura n. 159) che mostra un collegamento
ovunque su Castello e scavate nella roccia bianca- tra la Guardiola del palazzo regio, il suddetto cuni-
stra che si presta egregiamente alla costruzione di colo tratteggiato, il monastero di Santa Lucia, eretto
manufatti idrici risulta essere l’unica notizia impor- nel 1539 sul luogo occupato dalle fortificazioni pisa-
tante che si può trarre al fine di ricostruire l’aspetto ne, e la torre di San Pancrazio nell’attuale piazza In-
originario della rocca prima degli interventi del co- dipendenza. La necessità di mantenere in buon uso 1. Il quartiere storico
di Castello nel
mune toscano che modellarono massicciamente la le fortificazioni compare anche nel 1836 in un docu- contesto urbano
1 naturale conformazione del colle, investendo anche mento che attesta il nulla osta da parte del “Corpo della città di Cagliari.

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Reale del Genio Militare, Direzione Centrale del Re- viceré. L’unico documento che illustra la situazione
gno”, in cui si concede la possibilità di ampliare un edilizia medievale pisana è il Breve dei Consiglieri
magazzino annesso al capitolo della cattedrale del del Castello di Cagliari che, però, affronta già un
quale non si riscontra «danno veruno per le fortifica- periodo cronologicamente successivo a quello che
zioni» (Archivio di Stato di Cagliari, Tipi, Profili, stiamo esaminando, cioè della prima fase di inse-
Macchine, Disegni d’architettura n. 86). diamento pisano su Castello, ma che rimane, in
Uno dei dati più significativi introdotti dal comune ogni caso, un prezioso resoconto di come doveva
medievale pisano dovette essere senz’altro, unifor- svolgersi la vita di Castello governata dalle leggi e
memente alla situazione in madrepatria, la costru- regole del comune pisano. In esso abbiamo una
zione del palazzo pubblico al quale si affiancherà serie di norme che vietano determinati comporta-
poi, in Cagliari, l’erezione della cattedrale. Tale menti come, ad esempio, accendere fuochi dentro
duplicità di elementi risulta essere una costante le case, dal quale è facile dedurre il tentativo di ar-
nell’assetto urbanistico altomedioevale e medioe- ginare gli incendi che dovevano essere una piaga
vale delle città antiche, ma si impone solo nel 1200 disastrosa in una edilizia prevalentemente dominata
con l’introduzione del concetto di intronizzazione dal legno e dalle fibre naturali.
da parte del vescovo. La summa dei due poteri, Altre disposizioni ci illustrano i divieti di buttare ac-
quello civile e quello religioso, si delinea anche qua fetida e spazzatura dalle finestre con le relative
urbanisticamente con l’erezione sia dell’episcopio, multe a riguardo, a dimostrazione di quanto il co-
dimora vescovile, sia del palazzo civico affiancati. mune tenesse alla buona gestione delle strade, na-
Anche a Cagliari questo schema dovette essere turalmente non lastricate, e della pubblica igiene.
presente sin dai primissimi momenti dell’insedia- I documenti di età aragonese non sono molto espli-
mento alloctono anche se quello che dal vicerega- citi riguardo la situazione edilizia ed urbanistica del-
to in poi è stato denominato palazzo viceregio o la piazza Palazzo e suoi annessi. Dobbiamo comun-
regio, in realtà doveva ospitare in un nucleo origi- que supporre una serie praticamente ininterrotta di
nario forse solo il palazzo di città che, in seguito, aggiustamenti e modifiche caratterizzate prevalente-
è andato a chiudere l’area sud della piazza. mente da annessioni di edifici attigui e contigui per
In ogni caso, la conformazione dell’attuale piazza ampliare quella che doveva diventare la degna resi-
Palazzo, in età pisana, doveva essere alquanto dif- denza del viceré durante i soggiorni sardi per verifi-
ferente. La sua ricostruzione non è facilitata da al- care le condizioni, per la verità non molto positive,
cun documento dell’epoca che possa, in qualche dei suoi sudditi. Solo dopo il 1500 si hanno alcuni
modo, rappresentare un indizio di lavori edilizi re- resoconti, abbastanza precisi ma deludenti per ciò
lativi a grandi impegni pubblici di spese come, del che riguarda la quantità delle informazioni, che ci-
resto, sono da presupporsi nel caso di una città tano atti di vendita di abitazioni private contigue al
destinata a diventare l’avamposto mercantile occi- regio palazzo per ampliare in qualche modo la pro-
dentale più avanzato del potente comune toscano. prietà della regia corte.
La forma preponderante del luogo doveva, co- Sempre nel 1605, una carta reale di Filippo III 2

munque, essere data dalle fortificazioni erette a d’Aragona agli officiali patrimoniali intima di com-
difesa della rocca: esse rispondevano a criteri del perare tre piccole case contigue al real palazzo, FONTI ARCHIVISTICHE l’opportunità di salvaguardare la cappella medievale; Ca-
Cagliari, Archivio di Stato, Antico Archivio Regio, BD gliari Immobili Palazzo Regio 11 OG: Relazione tecnica,
tutto diversi da quelli impiegati successivamente dalla parte del monastero di Santa Lucia, come an- Consolidamento dei tetti del Palazzo, prot. n. 4872/216,
dagli spagnoli poiché rappresentavano un vecchio che di ripararle per ampliare il detto palazzo. Quin- 30, busta 116, B4, busta 4; Segreteria di Stato, serie II,
nulla osta 6318; Relazione sul consolidamento dei cunico-
metodo difensivo di parete a strapiombo tipico di annessioni e restauri che testimoniano un inte- voll. 1489-1490.
li sotterranei, prot. n. 91/1072, nulla osta 728.
dei criteri difensivi precedenti alla tecnica dei San- resse pressante, da parte della corte, nonostante la Cagliari, Archivio Comunale: Sez. II, Restauro e Manuten- Cagliari, Archivio Disegni della Soprintendenza ai
gallo, mal disposto, però, agli strumenti d’offesa rigidità dello spazio abitativo a disposizione come zione Edifizi (1827-70); Costruzione di Edifizi (1862-68). B.A.A.A.S.: Palazzo Provinciale Piante antiche, n. 34/1-3.
da parte di chi fosse asserragliato nella rocca. anche della sua struttura sociale che imponeva Cagliari, Archivio Documenti della Soprintendenza ai
I primi edifici duecenteschi dovevano dunque esse- una determinata funzione politica. Allo stesso mo- B.A.A.A.S.: Cagliari Immobili (propr. Amministrazione
re la chiesa, l’episcopio ed il palazzo del comune, do, ma per diversi scopi, venivano fatte concessio- Provinciale), Documenti e Restauro 1882-1943, 11 OP;
sulla stessa quinta verso quella che sarebbe divenu- ni enfiteutiche, a favore di privati, di terreni situati Relazione tecnica Opere di manutenzione ordinaria e
ta l’appendice di Villanova; il resto della piazza, tra il regio palazzo ed il sobborgo di Villanova die- straordinaria del Palazzo Viceregio, Cagliari, 15 dicembre BIBLIOGRAFIA
che forse conteneva anche dislivelli di un certo pe- tro pagamento del canone annuo «di una tazza 1983, prot. n. 11.016/522, nulla osta 11.114; Progetto di G. Spano, “Nome, sito, e perimetro dell’antica città di
so, considerata l’attuale conformazione anomala ed d’acqua». lavori di sistemazione del cortile e pareti prospicienti del Cagliari”, in Bullettino Archeologico Sardo, vol. II, 1856.
allungata, in modo da sfruttare l’andamento dei Le altre annotazioni riguardano generiche ripara- Palazzo Viceregio in piazza Palazzo, Cagliari (tav. unica),
M. Pinna, Indice dei documenti cagliaritani del Regio
pendii ed i suoi spazi di risulta, doveva essere oc- zioni fatte eseguire su approvazione della “Giunta gennaio 1952, prot. n. 8046/522 M, nulla osta 8757; Pro-
Archivio di Stato dal 1323 al 1720, Cagliari, 1903.
getto di ristrutturazione sala operativa, prot. n. 1411, pos.
cupata da case alte, a schiera, con ballatoi lignei a di Patrimonio e di Giustizia” segnatamente a: «de- E. Putzulu, “Il problema delle origini del Castellum Castri
522/M, nulla osta 1411; Pianta piano terreno, prot. n.
vista, abitate dai notabili e mercanti che potevano molizione della torre del Regio Palazzo la quale 2916/371/M (area palazzo San Placido e galleria sotterra- de Kallari”, in Archivio Storico Sardo, vol. XXX, 1976.
avere qualche interesse alla vita della città sarda. minaccia rovina», «restauro del ponte [sic] esistente nea); Pianta piano nobile, nulla osta 14 febbraio 1967; 2. Pianta del Castello
B. Fois, “Introduzione alla problematica sul centro me- di Cagliari, 1835
Tali case sarebbero state poi rifuse e trasformate in nel Parco del Regio Palazzo», «riparazioni nel quar- Lettera Ing. Capo Manconi del Comune di Cagliari datata dievale di Santa Igia”, in Santa Igia Capitale giudicale. (Archivio di Stato di
palazzotti dall’aspetto urbano ben qualificante, in tiere del Regio Palazzo fatto costruire dal Viceré 27 aprile 1903 sul rinvenimento e distruzione di una cap- Contributi all’incontro di studio “Storia, ambiente fisico Cagliari, Tipi, Profili,
modo da ospitare gli elementi della borghesia e no- Duca di San Germano» e vari altri interventi collo- pella medievale all’interno del palazzo voltata con anfore, e insediamenti umani nel territorio di S. Gilla (Caglia- Macchine, Disegni
biltà, sia locale che giunta a seguito della corte del cabili cronologicamente tra il 1636 ed il 1684. n. 14.338; Lettera di Ing. Vivanet datata 26 aprile 1903 sul- ri)” (Cagliari, 3-5 novembre 1983), Pisa, 1986. d’architettura n. 159).

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Il contesto urbano e l’architettura del palazzo
Giancarlo Deplano

Al colle del Castello fu sempre attribuita una pre- imposti dalle ricorrenze della municipalità ed i fa-
minente funzione di piazzaforte militare senza che sti delle grandi occasioni comuni.
fosse peraltro mai ben chiaro il ruolo che la città In uno spazio ristretto convergono ed hanno sede
poteva assumere nelle vicende politiche e nelle funzioni che garantiscono i massimi interessi dei
strategie dell’area mediterranea. Il sito, reso quasi dominatori, degli amministratori civici, del clero,
inaccessibile dalla sua stessa morfologia naturale, dei militari, dei nobili. È un luogo dove il potere
verrà trasformato con caparbietà nei luoghi cospi- trova forma in spazi che hanno una dimensione
cui e negli spazi quotidiani di una comunità che controllata, scandita dalla trama delle vie principa-
dovrà sempre fare i conti con decisioni e intenzio- li orientate da settentrione a meridione e delle tra-
nalità che non le sono proprie e che le vengono verse che lasciano intravedere albe e tramonti.
imposte da dominatori esterni. L’intelaiatura dell’insediamento del Castello, di que-
I Pisani che sfruttano la posizione del porto per i sta città nella città, ristretta da fortificazioni che orla-
loro traffici commerciali; gli Aragonesi e gli Spagno- no l’intero colle, rimane immutata nel tempo. Que-
li che consolidano nel tempo un rapporto di suddi- sto spazio rappresenta quindi l’esito formale dei
tanza di tipo coloniale; i Piemontesi che ottengono processi evolutivi della comunità, è l’ambiente ur-
malvolentieri quest’isola, in una situazione di ripie- bano in cui si è perpetuata per secoli l’edilizia abi-
go che viene a configurarsi nella spartizione del ter- tativa, si sono radicate le funzioni amministrative e
ritorio europeo in uno dei tanti giochi di riequili- si sono consolidate le relazioni sociali dando luogo
brio delle politiche internazionali. Ma se per i Pisani ad una scacchiera di isolati che costituisce il DNA
il sistema di fortificazioni rappresenta un elemento del tessuto insediativo della città.
funzionale al ruolo di scalo e terminale dei loro Gli spazi aperti nella trama degli isolati sono pochi
traffici marittimi, per i successivi dominatori arago- ed essenziali. Il tessuto urbano appare congelato da
nesi, spagnoli, piemontesi che rivolgeranno ad esso sempre nella sua forma densa e limitata, nell’ambito
continue attenzioni, la cura, la conservazione e il della quale i vuoti, le pause, si sono generati per la
potenziamento delle mura diverrà emblematicamen- vecchiaia degli edifici, dovuta all’inesorabile trascor-
te la garanzia della stessa sopravvivenza di un pote- rere del tempo, per eventi bellici recenti, per l’ab-
re che soffoca una città che viene tenuta isolata dal bandono e l’incuria che gli abitanti continuano a ri-
mondo, racchiusa nella sua forma limitata. servare al patrimonio edilizio, mai per realizzare un
Nel Castello andrà sviluppandosi quindi un centro disegno urbanistico organico, un proposito di rin-
abitato che non diverrà mai un crogiolo di cultura, novamento. Viceré e rappresentanti del governo
di democrazia, di arte ma verrà inteso semplice- centrale non hanno avuto il coraggio né l’interesse
mente come un guscio sicuro per gli interessi del a dar luogo ad un sistema di relazioni spaziali di re-
governo centrale e per i suoi abitanti che non go- spiro e dimensioni che risultassero adeguate al ruo-
dranno comunque mai di una buona qualità di vita, lo della città capitale dell’isola.
ristretti in spazi angusti, in vie strette, in abitazioni Un impegno costante e continuo viene invece rivol-
malsane, umide e buie, inadeguate per dotazione to da tutti i dominatori, quasi ossessivamente, alla
di servizi e in precarie condizioni di igiene pubbli- manutenzione, alla cura ed all’adeguamento, secon-
ca, e che dovranno patire per secoli una condizio- do le nuove tecnologie dell’arte militare, dell’impo-
ne di vigile attesa da guarnigione del “deserto dei nente sistema difensivo della città piazzaforte che si
Tartari”. dimostrava ancora particolarmente debole proprio
Stato, Chiesa, Municipalità accentrano dunque con sul lato orientale, tra il bastione di San Pancrazio e 3. Cagliari, il
continuità, per oltre seicento anni, le funzioni del il palazzo reale. Anche i Piemontesi, nel 1720 sotto quartiere storico
di Castello: in alto,
potere nel cuore del Castello di Cagliari attorno ad la guida di Antonio Felice De Vincenti, infatti, non il palazzo regio,
un sistema di spazi di relazione articolati su più li- appena prendono possesso della roccaforte, si dedi- l’episcopio e la
velli, costituito da piazze e vie piuttosto anguste, cano ad adeguare alle nuove tecnologie belliche il cattedrale di Santa
in prossimità della cattedrale. In questi luoghi si sistema difensivo, soprattutto nella zona nord-occi- Maria; in basso, il
bastione Santa Croce
svolgono le funzioni quotidiane della vita civile, dentale (cittadella di San Pancrazio e bastioni di San e la torre
3 religiosa e mercantile, in essi si compiono i rituali Filippo ed Emanuele). Vengono inoltre realizzate dell’Elefante.

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nuove opere ai piedi del Castello dalla parte di Vil- in un unico sistema le nuove piazze, Martini e Pa- di pensare che accomuna tutti i dominatori, i quali rà per la vetustà di edifici non più in grado di con-
lanova (bastioni di San Carlo e Beato Amedeo), lazzo, con quelle storiche, piazza del Duomo e devono ingegnarsi a tenere letteralmente in piedi trastare l’inesorabile trascorrere del tempo che com-
nella zona sottostante il palazzo reale, che vengono piazza Carlo Alberto. Appare tuttavia singolare che per oltre seicento anni, senza risultati creativi ed in- promette la loro stabilità o per l’ingiuria di eventi
resi comunicanti tra loro attraverso cortine fortifica- una città di rango non sia riuscita, nel suo incedere novativi per la comunità locale, le stanze del potere. bellici che, seppure ormai lontani nella memoria
te, fossati e percorsi protetti, studiati per i movi- nella storia e nel tempo, a dare forma e dignità at- La perdita del ruolo di piazzaforte nella seconda degli uomini, mostrano ancora sulle costruzioni il
menti delle truppe e delle artiglierie. traverso iniziative forti, capaci di lasciare il segno metà dell’Ottocento farà esplodere una gran voglia segno delle ferite aperte nel 1943.
Ancora nel 1764 l’ingegnere militare Belgrano di nel tessuto insediativo, allo spazio deputato allo di libertà, che si estrinseca nella ricerca di spazi al- Ma vediamo ora di ricostruire per grandi linee gli
Famolasco si occuperà dettagliatamente delle forti- svolgimento delle sue funzioni di rappresentanza e ternativi su cui fondare lo sviluppo economico della esiti spaziali del processo di trasformazione dei luo-
ficazioni della piazza di Cagliari «per rendere la me- di gestione della cosa pubblica. comunità e la crescita dell’insediamento. Emblemati- ghi per comprendere il senso e le ragioni insediative
desima fuori di pericolo di sorpresa ed in stato di D’altro canto i rappresentanti dello Stato, i viceré, camente l’abbandono della città vecchia rappresenta, sulle quali si fondano la presenza del palazzo e la
poterla difendere con tutto vigore», in particolare non avevano interessi da proiettare sul territorio piuttosto che un preciso disegno urbanistico, l’esito continuità delle sue funzioni pubbliche nel tempo.
proponendo per le mura di levante soluzioni ed ac- della città: avevano soltanto fretta di tornare in pa- di una volontà corale di cambiamento che non tro- «Cagliari, fino alla conquista aragonese, è un pezzo
corgimenti atti a renderle valide per un eventuale tria. Da sempre con caparbietà tutti i governanti va paragoni così eclatanti in situazioni che hanno di Pisa in terra di Sardegna»; il consiglio maggiore
attacco con truppe provenienti da quella parte di appaiono interessati ad eseguire lavori il cui scopo avuto origine in centri storici di questo rango. Men- della città veniva convocato nella cattedrale pisana
territorio. La ricerca di soluzioni che garantiscano la principale risulta la conservazione di reliquie di un tre gli interessi vengono tutti rivolti alla “città nuo- di Santa Maria e a partire dal 1313 si ha notizia di
sicurezza della piazzaforte rappresenta quindi la co- apparato di difesa che necessita continuamente di va”, bisognerà attendere l’inizio di questo secolo per un vicarius Regni Kallari che ha la sua dimora nel
stante storica che caratterizzerà anche nel periodo opere di manutenzione e che deve essere adattato ritrovare il solo atto che manifesti una determinazio- Castello in un edificio situato in prossimità dell’epi-
piemontese le vicende “urbanistiche” cittadine. alle rinnovate tecniche di guerra ma che non avrà ne precisa rivolta a modificare l’assetto dei luoghi scopio. Durante la dominazione pisana, orientata a
Attenzioni e risorse economiche pubbliche conflui- mai l’onore di contrastare il nemico, di difendere del Castello. difendere il monopolio dei traffici commerciali, la
ranno quasi unicamente nella manutenzione e nel- gli abitanti della città, di garantire gli interessi dei Nel 1912 l’amministrazione comunale decide infatti vita della città era affidata a un castellano che, assi-
l’adeguamento di “poderose” mura, torri e bastioni, dominatori, che non conoscerà i fasti delle guerre l’acquisizione per la successiva demolizione, moti- stito dal consiglio maggiore, esercitava il potere in 4. Cagliari, il versante
in un sistema di fortificazioni che non si confronte- di assedio e delle battaglie. La sua conservazione vata soprattutto dalle precarie condizioni statiche, un edificio attiguo all’episcopio e alla cattedrale. occidentale del
rà mai con nessun nemico e che cadrà più volte ed efficienza viene perpetuata in funzione dell’im- del palazzo del marchese di Sedilo situato di fronte Con molta probabilità, quindi, tra il XIII e il XIV quartiere storico di
Castello: da sinistra,
senza colpo ferire sulla base di compromessi e ac- magine simbolica di un potere lontano che deve al palazzo regio, nell’isolato tra le attuali vie Martini secolo, a lato della residenza del vescovo attigua la torre di San
cordi diplomatici che non coinvolgeranno neppure giustificare la propria presenza senza riuscire a dar e Canelles, adibito da tempo a sede dell’intendenza alla cattedrale, lungo la cinta muraria di levante e Pancrazio, il bastione
emotivamente la popolazione. In questo contesto e luogo a forme integrate di sviluppo locale cultura- di finanza. Verrà in tal modo a configurarsi l’attuale in prossimità della contrada ove successivamente Santa Croce, la
con questa logica si svilupperanno nelle sue forme le ed economico. piazza Palazzo e si attuerà la felice intuizione che verrà costruito il monastero di Santa Lucia, preesi- cattedrale di Santa
Maria (sullo sfondo)
attuali e nelle sue funzioni il palazzo regio di Ca- In tal senso, anche gli esiti architettonici e formali nel 1854 ebbe il Delessert. La ricomposizione dello steva un edificio, sede del governatore della repub- e la torre
gliari e gli spazi di relazione che oggi configurano del palazzo regio rappresentano il risultato del modo spazio, più che per un disegno consapevole, avver- blica marinara. dell’Elefante.

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Le fortificazioni pisane sul lato orientale seguono con le sue valenze anche tra i palazzi costruiti a reale, che si apriva sulla plazuela, nel sito ove ver- nel 1504 venga sistemata nel palazzo di città la cap-
l’andamento del ciglio del dirupo che si apre, con settentrione verso San Pancrazio e dando così for- rà successivamente edificato il palazzo di città, ve- pella dedicata a San Lucifero. Questa parte del Ca-
un dislivello naturale di oltre trenta metri verso le- ma, virtualmente, a un unico ambiente urbano che nivano stipulati gli accordi mercantili. Aragonesi e stello si conferma in tal modo centro del potere e
vante, sul quartiere di Villanova. Dionigi Scano dà metteva in relazione, seppure con anguste dimen- Spagnoli accentueranno la specializzazione di que- della gestione della cosa pubblica.
notizia dell’esistenza, in questo tratto di fortifica- sioni, la cattedrale di Santa Maria, l’episcopio e il sti luoghi continuando ad accentrare in essi gli uffi- Ma se queste funzioni possono convivere in uno
zioni oggi inglobate nell’edificato, di due torri. Di palazzo reale. ci, sede del potere dello Stato e della gestione della spazio limitato, non altrettanto avviene per quelle
una esistono tracce nella chiesa di Santa Lucia, Questo spazio longitudinale, articolato su più li- cosa pubblica, senza azzardare mai interventi di ri- economiche. A partire dalla seconda metà del Cin-
mentre dell’altra, incorporata nel palazzo reale, gli velli tra le attuali vie Martini e Canelles, ha media- composizione spaziale finalizzati a dare respiro alla quecento ha infatti inizio un lento ma graduale pro-
ultimi segni vengono cancellati nel corso di lavori to per lungo tempo, a partire dall’epoca della do- trama insediativa né a costruire un’immagine signi- cesso di spostamento degli interessi, soprattutto
effettuati nel XVII secolo. minazione pisana, funzioni essenziali per la vita ficante per funzioni così importanti che vengono li- mercantili, verso le appendici della città, Marina e
Lo spazio prospiciente la cattedrale rappresenta stessa della città. La quinta formata dal palazzo mitate in spazi angusti. Stampace, più vitali perché meno impedite grazie a
quindi il centro, non solo simbolico, del potere ci- reale, dal palazzo vescovile e dalla cattedrale, do- Nel 1327 Giacomo II d’Aragona concede lo statuto un sistema di fortificazioni di modesta entità e natu-
vile e religioso ma anche quello della vita econo- po una pausa rappresentata dalla piazza del muni- municipale al Castello di Cagliari; l’amministrazione ralmente vocate alle relazioni con il territorio regio-
mica, delle contrattazioni relative alle attività mer- cipio, ha infatti incardinato tra loro le funzioni del della città viene affidata a cinque consiglieri, cin- nale e con i mercati d’oltremare. Il Castello subirà
cantili. Si ha infatti notizia dell’esistenza, nella platea potere civile, religioso e militare relazionandole quanta giurati e un vicario, che si riuniscono nella invece le sue condizioni di isolamento morfologico
communis ove si affacciava la cattedrale con il suo con le istanze della municipalità che, nel palazzo cattedrale. Nel 1331 Alfonso IV d’Aragona autorizza e relazionale che vengono accentuate dalle mura.
episcopio, di una casa comunale edificata sulla di città, mediava con i poteri forti la gestione dei la costruzione di una sede adeguata alle funzioni Le prime notizie che documentano l’esistenza di 5. Cagliari, il versante
logia comuni ove si svolgevano le contrattazioni problemi quotidiani dei cittadini. della municipalità nello spazio della platea commu- orientale del
un “palazzo”, sede e dimora del rappresentante quartiere storico
mercantili. La platea communis estendeva le sue Nel periodo pisano nella piazza del duomo si te- nis antistante la cattedrale. L’esistenza di un edificio della Corona d’Aragona, risalgono al 1337 (richie- di Castello, lungo
funzioni verso la sottostante plazuela, insinuandosi neva il mercato mentre nella sottostante loggia comunale è confermata dalla fonte che narra come sta al vescovo di alcune camere, per l’ampliamento il Terrapieno.

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dell’edificio adiacente all’episcopio, dietro compen- viene effettuata la riparazione, nel parco sottostan- consentirà infatti la realizzazione dei corpi aggiunti inserirsi in un tessuto insediativo che appare l’esi-
so di una pensione perpetua che risulterà ancora in te il palazzo, del ponte che consentiva relazioni per la rettilineatura del prospetto su Villanova e to di una densa e lunga stratificazione edilizia ca-
essere nel 1482). Nel 1501 venne annessa un’abita- condizionate con il borgo e con la campagna, e l’ampliamento del salone da ballo. Viene inoltre li- ratterizzata dall’assenza di acuti e di pause.
zione attigua, sul lato di settentrione, di proprietà che rimarrà in funzione ancora all’inizio dell’Otto- vellata l’altezza dell’edificio con la costruzione di Nei primi anni Quaranta viene avviato un altro im-
della badessa del monastero di Santa Margherita in cento, prima dell’apertura della porta de s’Avanza- un alto parapetto, a contenimento delle sagome portante ciclo di lavori di manutenzione del palaz-
Stampace. Un altro ampliamento viene effettuato nel da con il lavoro dei galeotti. Questo ponte metteva dei tetti, che contribuirà a uniformare, nel ridise- zo regio e di consolidamento del palazzo di San
1605 con l’acquisto di tre casette confinanti con il infatti in comunicazione l’edificio con le opere di gno della facciata sulla piazza, il rapporto tra pieni Placido. Quest’ultimo viene lesionato dalle bombe
monastero di Santa Lucia, sul lato di settentrione. fortificazione più basse, consentendo una via di fu- e vuoti. Con analogo criterio vengono inoltre resi del 1943 che demoliscono sull’altro lato della via
Fonti d’archivio comprovano inoltre, per il lungo ga attraverso un percorso creato per le diligenze e i omogenei i materiali di finitura e i fregi cercando Martini l’edificio che costituiva la quinta settentrio-
periodo della dominazione spagnola, una storia infi- corrieri reali, e forse facilitava l’accesso degli abi- di creare, attraverso la ricomposizione dell’orditura nale della piazza Palazzo. Nonostante che nel 1946
nita di interventi di manutenzione e di lavori di ade- tanti di Villanova al Castello. complessiva del prospetto principale, un’immagine i danni vengano riparati, il palazzo di San Placido
guamento che trasformano lentamente il “palazzo” In un disegno, facente parte dell’Archivio Disegni unitaria dell’edificio. Il palazzo si presenta così al- manifesta un quadro di lesioni generalizzato, con-
per dare spazio anche alle nuove funzioni pubbli- della Soprintendenza ai B.A.A.A.S., databile con l’inizio dell’Ottocento nel suo aspetto definitivo e, seguente alle condizioni statiche già precarie, che
che che in esso vengono via via localizzate oltre che buona approssimazione ai primi del Novecento, seppure nella modestia delle sue soluzioni funzio- suggeriscono di provvedere alla sua totale demoli-
per rispondere alle esigenze abitative del viceré, del- appare evidente l’andamento di un cunicolo (di cui nali e distributive, sarà in grado di accogliere la zione che avverrà nel 1972.
la sua famiglia e della piccola corte che vi dimora. si aveva conoscenza e del quale esiste la descrizio- corte per circa dieci anni, dal 1806 al 1814. Il destino del palazzo regio rimane comunque lega-
Tutti gli interventi, sempre esplicitamente improntati ne nel progetto dei lavori di consolidamento del A metà dell’Ottocento, con l’abolizione del vicere- to alle vicende del potere ancora in epoca recente.
al risparmio, non riescono a modificare l’immagine palazzo) che, partendo dall’ambiente situato sul la- gato, l’immobile viene interamente destinato ad Sede dell’Amministrazione Provinciale dal 1890 e
di un edificio brutto, malsano, povero e inadeguato to destro dell’androne d’ingresso (sino a tempi re- uffici della pubblica amministrazione; anche l’Ar- della prefettura, ospiterà per oltre quarant’anni (dal
al suo ruolo, né alcuno dei viceré della Corona di centi utilizzato come ufficio postale), va a insinuarsi chivio di Stato troverà spazio nei suoi locali. Nel 29 aprile 1945 al 13 dicembre 1988) il consiglio re-
Spagna troverà le motivazioni o il coraggio di pro- sotto il palazzo fino alla cortina muraria originaria 1885 con la dismissione dal regio demanio viene gionale della Sardegna. I locali ancora una volta de-
porre soluzioni radicali in grado di dare forma a un prospiciente il sottostante rivellino sul prospetto di acquisito dall’Amministrazione Provinciale di Ca- vono essere adattati a questi nuovi ruoli funzionali e
“palazzo reale” degno di questo nome. I suoi mali Villanova. Parrebbe dunque che da San Pancrazio, gliari che lo adatterà alle proprie necessità istitu- saranno apportate modifiche che faranno violenza
sono antichi, dovuti soprattutto ad accrescimenti su già nella seconda metà del Seicento, fosse possibile zionali e nel 1890 trasformerà il salone da ballo agli spazi, alle murature, all’architettura degli interni.
preesistenze ed aggiunte di nuove parti, a modifiche arrivare alla porta Cavaña di Villanova e al conven- nella sala del consiglio, che verrà decorata da Do- Con il trasferimento del consiglio regionale nel nuo-
degli spazi e dei percorsi interni, alla costante pre- to di San Mauro, passando per sentieri dai nomi menico Bruschi. Questi ultimi lavori interesseran- vo palazzo di via Roma, all’inizio degli anni Novan-
senza di umidità. Gli interventi sono noti dai carteg- suggestivi (salita del Monte, via del Pisano) che si no, modificandolo ancora una volta, il prospetto ta un nuovo ciclo di lavori di restauro, promosso
gi relativi ai costi di continui lavori che si rendono inerpicavano verso quel ponte levatoio in prossimi- su Villanova che verrà ricomposto in corrispon- dall’Amministrazione Provinciale, restituisce dignità
necessari prevalentemente per la presenza di infil- tà del bastione piccolo del viceré. denza del salone con cinque grandi finestre a bal- formale e funzionalità, per usi culturali e di rappre-
trazioni d’acqua (che nel Trecento devastano i locali Anche da parte dei nuovi dominatori di casa Sa- cone in luogo delle quattro preesistenti. sentanza, agli spazi interni del palazzo regio, che
dell’archivio dei governatori e che saranno sempre voia, che si insediarono in Castello attorno al 1720, Circa vent’anni dopo, nel 1912, la necessità di tro- vengono ancora oggi condivisi con la prefettura. Un
una costante presenza nei sotterranei e nei locali a le attenzioni per la città vengono rivolte prioritaria- vare nuovi locali per gli uffici della prefettura in- evento non pianificato, come la demolizione del pa-
piano terra del palazzo), per la precaria stabilità del- mente alla manutenzione e all’adeguamento delle durrà l’Amministrazione Provinciale ad acquistare lazzo di San Placido, inaspettatamente consente di
le sue partizioni murarie che vengono adattate nel fortificazioni. Per circa dieci anni, l’attività edilizia ri- e rendere comunicante il contiguo palazzo di San realizzare una nuova piazza che si aggiunge al siste-
tempo sempre alla ricerca di soluzioni spaziali ri- sulta orientata ad adeguare i sistemi di difesa del Placido (un edificio realizzato alla fine del XVII ma degli spazi di relazione di questo ambiente ur-
spondenti a nuove proposizioni di tipo funzionale e capoluogo e delle altre città dell’isola; solo successi- secolo dal barone di Sorso), il cui fronte principa- bano. Viene in tal modo interrotta la continuità della
formale dell’edificio. vamente si mostrò interesse anche alla progettazio- le verrà riconfigurato nel 1925 in maniera similare cortina di costruzioni e con grande suggestione si
Anche le condizioni statiche dell’intero complesso ne di edifici per le pubbliche istituzioni, alla riconfi- al palazzo regio. Il 1912 costituisce dunque una aprono allo sguardo nuove prospettive sul quartiere
risentono di questo processo di addizione di diffe- gurazione degli spazi urbani, alla riqualificazione data significativa per la storia del palazzo e per gli storico di Villanova, sulla città che si è distesa sugli
renti corpi di fabbrica costruiti con fondazioni, mu- del patrimonio edilizio pubblico, sempre nell’ottica spazi di relazione antistanti. In quell’anno la mu- orti della Vega e di San Benedetto, sulle forti valen-
rature, orizzontamenti e tetti indipendenti, che non di interventi oculati che avessero in conto una par- nicipalità trova infatti il coraggio di proporre quel- ze morfologico-ambientali che connotano questa
rispondono a un disegno unitario e che continua- simoniosa spendita delle risorse. l’intervento di diradamento che darà luogo alla parte di territorio.
no a conservare, nonostante la rifusione nella nuo- Nonostante tutto, con la presenza dei Piemontesi, configurazione dell’attuale “piazza Palazzo”. Questa apertura accidentale della città murata ren-
va dimensione del palazzo, la singolarità di volumi per il palazzo si avviò una stagione di attenzioni par- Il comune di Cagliari aveva permutato a tal fine derà inoltre possibile inventare una “nuova porta”
e coperture, gravanti su un terreno di crinale che ticolari. Nel 1729-30 si iniziarono, infatti, su progetto l’ex convento di Santa Chiara con il palazzo del- per il Castello in grado di ridurne l’isolamento. Con
presenta situazioni di instabilità dovute alla natura dell’ingegnere militare Andrea De Guibert, con l’ini- l’intendenza. Costruito dal marchese di Sedilo co- la costruzione degli ascensori (collegati a un siste-
geologica del sito. ziale collaborazione di Antonio Felice De Vincenti, i me sua dimora e passato poi al demanio statale, ma di parcheggi interrati, che, a servizio delle nuo-
Nel 1658 si rendono necessarie ingenti riparazioni lavori per la costruzione dello scalone a tenaglia esso risultava da tempo in precarie condizioni sta- ve funzioni residenziali e commerciali, sono stati
per un incendio che devasta il palazzo (l’evento si che conduce al piano nobile. Tra il 1736 e il 1742 si tiche e di evidente fatiscenza tanto che, ripetuta- ubicati, con accesso da viale Regina Elena, negli
ripeterà nel 1901); nel 1680 si avviano i lavori del eseguirono interventi di ristrutturazione delle sale di mente, anche da parte dei cittadini ne venne ri- spazi sottostanti il palazzo regio lungo un percorso
restauro dello scalone. In ogni caso viene sempre rappresentanza e della dimora del viceré al piano chiesta la demolizione. L’abbattimento di questo realizzato nel verde sotto le vecchie mura) si dà di
suggerito, dal governatore o dal re in persona, di nobile e si provvide al consolidamento statico delle edificio non soltanto darà respiro alle funzioni ur- fatto inizio a un programma di azioni strategiche,
operare con cautela nell’esecuzione dei lavori ma murature portanti e dei tetti. Nel 1769 si diede inizio bane di rilievo ivi insediate, ma consentirà di ri- compatibili con le previsioni del “Piano-quadro 6. Cagliari, il
soprattutto di avere attenzione al contenimento del- con coraggio e impegno ad interventi particolar- configurare in modo scenografico quello spazio per il recupero del Centro Storico”, finalizzate a ri- quartiere storico di
la spesa per le opere da eseguire. mente significativi, finalizzati a dare in termini unita- storico di relazione costituito dalle tre piazze anti- vitalizzare questa parte della città antica. Con solu- Castello: da sinistra,
Tra il 1684 ed il 1693 vengono effettuati importanti ri forma al palazzo reale, che potrà così assumere la stanti la cattedrale e dalle vie che in esse conflui- zioni tecnologiche innovative, sebbene senza aver- il palazzo regio,
l’episcopio, la
interventi che interessano anche le parti esterne e sua attuale configurazione architettonica. vano. Questo intervento ha rappresentato dunque ne coscienza, viene in fondo riproposto con nuove cattedrale di Santa
le pertinenze in prossimità delle fortificazioni sot- Nella zona di levante vengono eseguiti i lavori più per il centro storico «uno dei più importanti e sug- valenze quel ponte, che già esisteva in passato ed Maria e l’ex palazzo
tostanti dalla parte di Villanova. In questo periodo impegnativi: la costruzione degli archi di sostegno gestivi episodi urbanistici di Cagliari», andando ad era proiettato verso il borgo di Villanova per mettere di città.

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in relazione il Castello con il territorio della città. do, dal marzo al settembre del 1799. Vi dimorò Il palazzo subì nel tempo molti cambiamenti e am- suo rapporto nel quale ancora relaziona che al pia-
La scarsità di notizie (fonti iconografiche sono di- come viceré il principe Carlo Felice mentre il re pliamenti per adeguarsi alle situazioni logistiche e no terra, a sinistra entrando, è stato disposto il re-
sponibili soltanto a partire dall’inizio del Settecen- Vittorio Emanuele I vi si trasferì con la corte e la funzionali che lentamente proponevano nuove so- gio archivio in undici sale, ma che il luogo, nono-
to) su questo edificio, che ha accolto per oltre 660 famiglia per circa quindici anni. luzioni per la fruizione dei suoi spazi. Nonostante stante sia orientato a levante, è molto umido. Viene
anni funzioni di governo e di rappresentanza dei Durante il periodo della sua permanenza a Cagliari, questi continui interventi, soprattutto ai visitatori preso atto di ciò, ma la corte è tornata a Torino, gli
dominatori prima e dell’apparato statale in segui- la corte fu accusata di approfittare del “privilegio stranieri appariva modesto come architettura e in interventi saranno ormai di sola manutenzione e il
to, ha caratterizzato l’approccio alla conoscenza della neve”. Nelle cantine del palazzo venivano ac- pessime condizioni. palazzo si avvia verso una stagione che lo priverà
degli eventi che hanno dato luogo ai processi di cumulate quantità eccessive di neve che servivano Nel 1812 l’arciduca Francesco d’Austria-Este, in visita dei fasti reali. Ancora pochi anni e il palazzo regio
composizione dell’organismo architettonico. Le ri- non soltanto per confezionare i sorbetti ma anche a Cagliari, propone provocatoriamente, ma con una verrà dismesso e venduto all’Amministrazione Pro-
cerche di archivio compiute e le fonti consultate per conservare durante l’estate selvaggina ed ali- lungimirante visione urbanistica, di costruire la nuo- vinciale di Cagliari.
possono consentire di ricostruire in forma organi- menti. Questo fatto curioso testimonia un’usanza va Cagliari tra Bonaria e San Lucifero e di realizzare La continuità febbrile di interventi rivolti a mante-
ca, solo a partire dal Settecento, la storia di questo antica (documenti d’archivio conservano la memo- il palazzo reale ove trovasi il convento di Bonaria; nere in efficienza, adattare, rendere vivibili e sicuri,
palazzo realizzato quasi come un puzzle attraver- ria dell’acquisto nel 1596 di salnitro per il palazzo in alternativa suggerisce di spostare il palazzo reale anche staticamente, gli ambienti ha dato dunque
so una lenta e laboriosa ricomposizione di ele- reale da utilizzarsi per la conservazione della neve) nel seminario tridentino al lato dell’università, e que- forma a un edificio che ci appare come esito di
menti formali disomogenei che nel tempo vengo- e confermano come ancora all’inizio dell’Ottocento sta nel palazzo di corte da ripristinare per quest’uso. una soluzione architettonica e volumetrica appa-
no aggregati per necessità piuttosto che con un fosse fiorente il commercio della neve, che veniva Nel 1831 anche il Marchesi, nell’ambito di un dise- rentemente unitaria, mentre rappresenta nel suo in-
preciso disegno progettuale. portata e conservata in città nelle fundas de la ne- gno di riconfigurazione della piazza Indipendenza, timo la somma di più elementi spaziali, il risultato
7. I prospetti del Il palazzo reale è sempre stato unito all’episcopio, ve a partire da marzo. Essa veniva venduta in Ca- ne propone la dismissione localizzando nell’area del dell’aggregazione di più edifici alla ricerca di un’im-
palazzo regio di che concesse spazi per l’accrescimento e l’ospitali- stello tutto l’anno, nel resto della città da giugno a Museo Archeologico il sito più idoneo per la costru- magine dignitosa da sempre perseguita senza che
Cagliari e del palazzo tà ai viceré. Un’iscrizione ricorda i lavori più im- ottobre, in regime di monopolio come il sale, il ta- zione del palazzo del governatore. Da ultimo, in si avesse mai il coraggio di una proposizione pro-
del marchese di
Sedilo (a sinistra) portanti, che gli diedero l’attuale configurazione, bacco e la polvere da sparo. La metà del ricavato una relazione sul suo “stato di salute”, si afferma gettuale risolutiva. Anche negli adattamenti, le solu-
in una foto d’epoca, compiuti dai Piemontesi nel 1769: Carolus Emma- di questo commercio spettava al patrimonio regio che i saloni di rappresentanza risultano disposti in zioni proposte nel tempo appaiono costantemente
scattata prima della nuel III. Pro Rege D. Ludovico de Hallot Comes de e l’altra metà all’arrendadore. Questa attività com- una non felice simmetria longitudinale e tutti pas- prive di quelle attenzioni alla conservazione dell’or-
demolizione di Hailes refecit ornavit MDCCLXIX. Vi abitarono tut- merciale, principalmente con i paesi di Desulo e santi, e che gli altri spazi sono maltenuti. dito storico e degli elementi significativi architettoni-
quest’ultimo per 8. Palazzo regio
la realizzazione ti i viceré e gli stessi reali di casa Savoia, re Carlo Aritzo, rappresentò per la Barbagia una fonte di Tutto ciò viene fatto rilevare dal generale Alberto ci che, ancora in tempi recenti, furono fagocitati in di Cagliari, facciata
di piazza Palazzo. Emanuele IV e la sua famiglia per un breve perio- reddito e una risorsa importante. Della Marmora (commissario regio nell’isola) in un un processo continuo di lavori di modifica motivati su piazza Palazzo.

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9. La Pianta della
città di Cagliari
stampata tra il 1825
e il 1833 a Torino da
Stanislao Stucchi su
disegno di Giuseppe
Cominotti ed Enrico
Marchesi; a destra in
alto, la «Veduta del
Palazzo Regio verso
i pubblici passeggi».

10-12. Rilievo del


palazzo regio di
Cagliari, databile
al 1885 e custodito
nell’Archivio Disegni
della Soprintendenza
ai B.A.A.A.S. per le
province di Cagliari e
Oristano, planimetrie:
«Piano terreno del
Regio Palazzo»;
«Piano nobile del
Regio Palazzo»;
«Piano superiore
del Regio Palazzo».

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13-15. Rilievo del


palazzo regio di
Cagliari, databile
al 1889 e custodito 16-18. Rilievo del
nell’Archivio Disegni palazzo regio di
della Soprintendenza Cagliari, databile
ai B.A.A.A.S. per le al 1889 e custodito
province di Cagliari e nell’Archivio Disegni
Oristano, planimetrie: della Soprintendenza
«Pianta del piano ai B.A.A.A.S. per le
terreno»; «Pianta del province di Cagliari
primo piano»; «Pianta e Oristano, sezioni
del secondo piano». 15 18 dell’alzato.

46 47
ricomposizione delle strutture e degli spazi interni
durante uno dei tanti interventi di adeguamento
dell’edificio.
Nella sua lunga vita, e fino al 1847, il palazzo fu allo
stesso tempo sede e dimora del viceré, dovette con-
tinuamente adattare i propri spazi di rappresentanza
e di guardia per ospitare gli archivi statali e pubblici
uffici di vario genere, assumendo così, soprattutto
per i visitatori forestieri, un aspetto trascurato che
conservò anche quando venne rifatto il prospetto
principale. L’operazione formale di restyling com-
piuta nel 1769, dall’esito non esaltante per le solu-
zioni architettoniche proposte, venne realizzata, an-
cora una volta, con un occhio attento al risparmio.
Le sue parti più significative e degne di attenzione,
come ebbe a dire in occasione di un suo breve
soggiorno a Cagliari nel 1812 Francesco d’Austria-
Este, sono lo scalone e il portone dell’atrio di in-
gresso che erano stati ricostruiti, secondo felici in-
tuizioni progettuali dovute al De Vincenti ed al De
Guibert. Altri lavori interni di abbellimento e di de-
coro del palazzo furono realizzati nel 1730 sempre
dal De Guibert nell’ambito di un intervento di ma-
nutenzione deciso per ristrutturare il salone della
reale udienza. Successivamente l’ingegnere militare
De La Vallée, attorno al 1742, al termine dei lavori
per le nuove fortificazioni, sistemò le sale di rap-
presentanza del piano nobile, il salone del Corteg-
gio e quello degli Alabardieri.
Il palazzo nella sua forma definitiva, assunta a fi-
ne Settecento, si sviluppa longitudinalmente e si
articola su tre livelli, al di sopra della quota di in-
gresso dalla piazza, impegnando una superficie
coperta di circa 1500 mq (prima della demolizione
19 del palazzo di San Placido raggiunse la sua di- 20
mensione massima di circa 2300 mq).
da accadimenti e richieste contingenti avanzate so- vinciale che tentava, in perfetto stile burocratese, di I tre livelli di piano si sono caratterizzati nel tempo dini di finestre incorniciate da paraste in pietra, che
prattutto per dar spazio a uffici della pubblica am- giustificare la demolizione della cappella. Di segui- con specializzazioni d’uso che ancora permango- si sviluppano a tutta altezza e poggiano su una
ministrazione che si volevano mantenere accentrati to l’ingegner Vivanet informa il Manconi che, a ga- no: il pianterreno ha ospitato uffici e archivi (Am- zoccolatura realizzata in pietra forte. Le finestre del
in un luogo “governabile”. Un edificio dunque do- ranzia della conservazione del patrimonio storico- ministrazione delle Torri, Archivio di Stato), scude- piano nobile, sormontate da una cornice, si aprono
ve la storia si sedimenta ma che viene ripetutamen- architettonico presente all’interno dell’edificio, che rie, corpo di guardia, cucine e servizi; il piano su balconi curvilinei poco aggettanti, sostenuti da
te cancellata con molta leggerezza senza che si ten- doverosamente andrà sottoposto a tutela, ha dato nobile ha consentito le funzioni di rappresentanza, mensole, con ringhiere in ferro battuto. Un alto
ga mai conto dei suoi segni ancora manifesti. incarico all’ingegner Dionigi Scano di curare i rilie- come la regia udienza e la segreteria di stato unita- parapetto con cornicione costituisce l’elemento di
La cappella di palazzo in stile gotico-catalano, ad vi di tutto il fabbricato. mente a quelle della residenza del viceré; il secon- chiusura e il fregio che regolarizza l’edificio e, visto
esempio, viene demolita incautamente nell’aprile Dal confronto dei disegni citati (sulla base delle se- do piano è sempre stato dedicato alle residenze di dal basso, uniforma l’andamento dei tetti. Un por-
del 1903 su disposizioni impartite dall’ingegnere zioni e dei contenuti delle due note scambiate tra servizio e agli uffici. tone ad arco a tutto sesto, incorniciato da due co-
capo provinciale Manconi che motivò la cosa con l’ingegner Vivanet e l’ingegner Manconi nell’aprile Il palazzo, com’è raffigurato nell’iconografia citta- lonne doriche in pietra che sorreggono il balcone
la necessità di regolarizzare la quota di un pavi- del 1903 conservate all’Archivio Documenti della dina a partire dall’Ottocento, è riconoscibile so- principale, interrompe la continuità della facciata
mento dell’appartamento del prefetto. In effetti, la Soprintendenza ai B.A.A.A.S.) si può determinare prattutto per i contrafforti ad arco che caratterizza- realizzata con un disegno di maniera che dà all’edi-
cappella aragonese rappresentava «un antico am- con buona approssimazione la posizione della cap- no il prospetto di levante. Questo rappresenta ficio l’apparenza di un volume unitario.
biente facente parte delle antiche costruzioni che pella aragonese, di cui furono mantenuti dopo la l’esito finale, modesto sotto il profilo architettoni- Dall’atrio si viene introdotti alla scalinata, realizzata
componevano il palazzo del governo nei tempi del demolizione gli elementi significativi, come la volta co, del tentativo di rifusione di tutti i corpi aggiunti da De Guibert nel 1730, che conduce al piano no-
20. Palazzo regio
dominio aragonese» e quindi doveva essere conser- con le sue nervature, il fregio centrale e i piedritti. e di ricomposizione della partitura delle aperture bile. Si passa, quindi, attraverso la sala con i ritratti di Cagliari, l’atrio
vata e messa in valore unitamente ad altre parti Più difficile appare invece, anche se probabilmen- finestrate che furono riunite con l’aggiunta di una dei viceré, nell’aula del consiglio provinciale, realiz- d’ingresso.
dell’antico impianto dell’edificio, come ebbe a dire te è individuabile nella imponente massa muraria lunga quanto inutile balconata in putrelle di ferro. zata nella sua attuale configurazione alla fine del-
19. Palazzo regio l’ingegner Vivanet, capo dell’“Ufficio Tecnico Re- sul lato a destra dello scalone, determinare la posi- Il prospetto principale, visibile nella sua interezza l’Ottocento e decorata da Domenico Bruschi. Attra- 21. Palazzo regio
di Cagliari, portale di Cagliari, l’atrio con
dell’ingresso da gionale per la Conservazione dei Monumenti della zione della torre, la cui esistenza è ricordata da Dio- soprattutto dopo la demolizione del palazzo dell’in- verso due modeste scale di servizio si accede ai lo scalone d’accesso
piazza Palazzo. Sardegna”, in risposta alla lettera del tecnico pro- nigi Scano. Essa venne demolita e inglobata nella tendenza avvenuta nel 1912, è costituito da tre or- locali del secondo piano, utilizzati prevalentemente al piano nobile.

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per usi pubblici: uffici della “Segreteria di Stato e za della Chiesa mentre rimarranno solo i simulacri
di Guerra” e del “Monte di Riscatto” prima, uffici della vita sociale, dei contenitori edilizi fatiscenti ai
delle “Contribuzioni Dirette” e del “Regio Dema- quali dovranno darsi senza indugio funzioni inno-
nio” in seguito, uffici della prefettura oggi. vative: un palazzo regio, simbolo del potere dello
Il cortile interno, che si apre sulla destra dell’atrio di Stato, che si è rivelato comunque sempre lontano
ingresso, è stato più volte adattato agli usi contin- dagli interessi degli abitanti; un vecchio municipio,
genti e ora appare appesantito da un ballatoio e da testimonianza dell’impegno politico e sociale profu-
superfetazioni improprie, realizzate in vari tempi per so dalla comunità per mediare costantemente, attra-
adattare funzionalmente l’abitazione del prefetto. verso le vicende della storia, le istanze del potere
L’orditura dei tetti, che non sono mai stati rifusi in accentratore con le speranze dei cittadini.
una soluzione unitaria, rivela la trama composita dei Appare allora indispensabile che, nelle proposizioni
locali sottostanti. I continui interventi di rifacimento di recupero e riutilizzo, questi particolarissimi edifici
e manutenzione denunciano, anche nell’impiego dei e le piazze, che hanno strutturato le relazioni tra
materiali di copertura (coppi, tegole sarde, marsiglie- Stato, Chiesa e Municipalità, debbano continuare a
si, coperture piane, lucernari), l’epoca presumibile dar senso ai luoghi nei quali si è dipanata la storia e
dei differenti lavori effettuati. Le strutture portanti si è sviluppata l’identità di una regione. Essi, pertan-
delle falde, come si evince dalla relazione di un pro- to, dovranno conservare la memoria delle sedimen-
getto eseguito nel 1995 per il consolidamento dei tazioni della storia degli uomini e delle pietre con-
tetti, sono costituite da un’orditura principale di le- sentendo alle nuove generazioni di cittadini e di
gno costituita da capriate con tiranti in legno e ferro, sardi e ai “nuovi viaggiatori” la comprensione delle
e da arcarecci, murali e listelli che sostengono il sot- ragioni culturali, economiche e sociali che hanno
tomanto, realizzato in epoca recente con tavelloni di costruito faticosamente attraverso i secoli una comu-
laterizio. Le strutture delle coperture piane sono rea- nità cosciente del proprio ruolo politico regionale.
lizzate prevalentemente in travi di ferro e tavelloni.
Le controsoffittature, per la quasi totalità, risultano
formate da una struttura primaria in elementi lignei e FONTI ARCHIVISTICHE
una secondaria in listelli che portano l’incannucciato Archivio dell’Amministrazione Provinciale di Cagliari,
o la rete per l’intonacatura. Le precarie condizioni Progetto lavori di restauro del Palazzo Viceregio Rela-
delle coperture evidenziano un diffuso e generaliz- zione storica, tecnica, illustrativa (T. K. Kirova, 1984);
zato decadimento dei materiali dei tetti e dei contro- Progetto lavori di restauro del Palazzo Viceregio Rela-
soffitti causato in genere dalla scarsa qualità degli zione tecnica (A. Masala, 1995).
interventi operati in passato, in modo anche occa-
sionale, per far fronte con urgenza a nuove situazio- BIBLIOGRAFIA
ni contingenti dovute agli usi dei sottostanti locali
Valery [Antoine-Claude Pasquin], Viaggio in Sardegna
della prefettura (antenne, sala operativa, archivi). [1837], a cura di M. G. Longhi, Nuoro, 1996.
L’edificio vive oggi una condizione di “vigile atte-
E. Delessert, Six semaines dans l’Ile de Sardaigne, Pa-
sa”. Se infatti nei prossimi anni si concluderà l’ac- ris, 1855.
cordo per trasferire la prefettura nei locali dell’ex
hotel “La Scala di Ferro”, nel volgere di poco tem- G. Spano, Guida della città e dintorni di Cagliari, Ca-
gliari, 1861.
po anche l’ultimo segno della presenza del potere
statale abbandonerà il Castello di Cagliari, svuo- D. Scano, Forma Karalis, Cagliari, 1934.
tando così quel sistema di luoghi, articolato sulla M. Cabras, “Le opere del De Vincenti e dei primi inge-
plurifunzione degli spazi di relazione rappresenta- gneri militari piemontesi in Sardegna nel periodo 1720-
ti dalle piazze (ormai divenute quattro), dei carat- 1745”, in Atti del XIII Congresso di Storia dell’Architettu-
ra (Sardegna) (Cagliari 6-12 aprile 1963), Roma, 1966.
teri peculiari che per quasi settecento anni hanno,
anche nell’immaginario collettivo, connotato quel P. Mistretta, “Aspetti tipici del Castello di Cagliari, La
particolare ambiente urbano. Piazza Palazzo”, in Bollettino Tecnico Ingegneri ed Ar-
chitetti Sardi, vol. XVIII, n. 1-2, 1968.
Quando infatti anche la prefettura, che ancora ha
sede nel palazzo, “scivolerà” a valle assecondando F. Alziator, L’elefante sulla torre, Itinerario cagliaritano,
i condizionamenti dei nuovi poteri forti e le ragio- Sassari, 1979.
ni dell’economia d’impresa, finirà per compiersi S. Naitza, Decorazioni nel palazzo viceregio di Cagliari,
quel disegno di politica urbana, avviato nella se- Cagliari, 1981.
conda metà dell’Ottocento, che ha portato all’ab- G. Olla Repetto, C. Pillai, “Documenti per la storia del
bandono dei luoghi cospicui della città da parte Palazzo Regio di Cagliari”, in Archivio Storico Sardo,
22. Palazzo regio delle istituzioni, con la sola eccezione dell’univer- vol. XXXI, 1981.
di Cagliari, lo scalone sità, che anzi ha avviato una politica di presenza I. Principe, Le città nella storia d’Italia, Cagliari, Bari, 1981.
d’accesso alla sala
degli Alabardieri nel sempre più attiva nel centro storico. G. Sorgia, G. Todde, Cagliari, Sei secoli di amministra-
piano nobile. Nel cuore della città alta resterà viva la sola presen- zione cittadina, Cagliari, 1981. 22

52
La quadreria e il patrimonio artistico del palazzo
Maria Grazia Scano

Studiare quegli straordinari giacimenti che sono i dernamento intrapresi in questa fase, seguiti ad am-
palazzi reali, comporta di solito un lavoro di ricer- pliamenti, ristrutturazioni e restauri succedutisi nel
ca complesso e imponente, tale da coinvolgere tempo per rispondere ai bisogni dei rappresentanti
numerosi specialisti dei diversi periodi e settori del potere centrale al massimo livello, governatori
della storia dell’arte, finalizzato alla conoscenza generali aragonesi e viceré spagnoli e sabaudi, com-
non solo delle scelte della committenza ai massimi prendevano lavori di decorazione pittorica dei soffit-
livelli del potere in fatto di quadri, affreschi e sta- ti che probabilmente cancellarono le tracce di affre-
tue, ma anche delle consuetudini, delle mode, dei schi precedenti.
gusti di corte, riguardo agli arredi: dai mobili alla Sebbene i documenti lascino intravedere una situa-
tappezzeria, dall’argenteria alle porcellane, ai tes- zione di perenne inadeguatezza, nondimeno anche
suti, ai ricami, alle carrozze e agli altri manufatti di in tempi abbastanza vicini a noi il palazzo accoglie-
pregio. Ciò richiede confronti incrociati con le te- va un patrimonio di dipinti e di sculture più ricco di
stimonianze dell’arte e del gusto in altri palazzi quanto appaia nella situazione odierna. Nel docu-
italiani ed europei, così da approdare alla ricostru- mento del 1646 dell’Archivio della Corona d’Arago-
zione di un quadro attendibile delle vicende stori- na messo in luce da Francesco Manconi e qui pub-
co-artistiche nel loro stretto intreccio con quelle blicato in appendice al suo saggio, relativo all’opera
politiche, economiche e sociali, e da stabilire lo di ristrutturazione del palazzo avvenuta per iniziati-
spessore della civiltà di cui sono espressione. va di Louis Guillem Moncada de Aragon duca di
Per quanto riguarda specificamente la pittura e la Montalto, già viceré di Sicilia, vi è più di un cenno a
scultura del palazzo reale di Cagliari, il discorso non decorazioni pittoriche. Appartenente a una famiglia
può che registrare l’assenza di arredi superstiti per dell’alta aristocrazia spagnola trasferitasi in Sicilia,
tutto l’arco cronologico della dominazione aragone- che ricoprì con ben cinque membri la carica vicere-
se; un solo dipinto documenta, ormai nel Settecen- gia in Sardegna,4 il duca dispose che si rifacessero
to, l’ultima fase di quella spagnola, e anche il regno le pitture ormai cancellate risalenti al tempo di Jero-
sabaudo lascia testimonianze modeste, soprattutto nimo Pimentel marchese di Vayona, viceré dal 1626,
pittoriche, mentre l’unica traccia rimasta di un inter- e che si dipingesse il soffitto dell’antisala sino all’al-
vento scultoreo sono i due leoncini reggipilastrini tezza dei ritratti dei viceré che si andavano eseguen-
alla base della balaustra, forse commissionati in Li- do. Da una lettera dello stesso anno risulta che don
guria dall’imprenditore-marmoraro Franco Qued- Blas Orhend, pittore valenzano alla corte del viceré,
dey, in rapporto ai lavori per la costruzione della aveva già portato a termine otto ritratti, venuti a co-
nuova scala del palazzo intrapresi dopo il 1730.1 stare, con le loro cornici dorate, venticinque scudi
D’altra parte la cosa non sorprende, se si conside- ciascuno, e che era ancora all’opera.
rano le vicende del palazzo, costantemente deno- Perduti gli affreschi presumibilmente eseguiti dallo
minato nei documenti come reale, ma di fatto sede stesso Orhend, non conosciamo le sorti dei suoi di-
storica dei viceré che vi alloggiavano per la durata pinti su tela. È possibile che fossero tra quelli cui
solitamente triennale della carica tanto al tempo del accenna lo Spano, quando nel 1861, dopo aver se-
governo spagnolo, quanto in quello di casa Savoia,2 gnalato tra i ritratti dei viceré dell’isola allora pre-
cosicché lo stesso Della Marmora, subito dopo es- senti nel palazzo la mancanza di quelli degli ultimi
servisi riferito come al palazzo reale, si affretta ad due, il De Asarta e il De Launay, scrive che «ve ne
aggiungere «o, se si vuole degli antichi Viceré».3 Se sono curiosi e grotteschi, con iscrizioni ampollose in
infatti può aver ospitato regnanti di passaggio, quali catalano, spagnuolo e latino, tra le quali quella di
Pietro IV d’Aragona detto il Cerimonioso nel 1355, Carolo de Borgia, del 1611, dux Candiae ex magna-
Alfonso il Magnanimo nel 1421, Carlo V nel 1540, tibus Hispaniarum, che insulam latrunculis obses-
soltanto tra il 1799 e il 1815 fu più stabilmente resi- sum purgavit!».5 Sembra dunque evidente che il du-
denza di sovrani, quando i Savoia, costretti dai Fran- ca di Montalto abbia provveduto a colmare le lacune 23. Ritratto del viceré
cesi a lasciare il Piemonte, vi trovarono dimora sco- di una serie iniziata tuttavia molto tempo prima, ma Balthasar de Zuñiga
y Gusman (inizi
moda, in cattivo stato di manutenzione e dotata di che nel 1830, come risulta dall’accurato inventario XVIII sec.), olio
23 arredi rimediati per l’occasione. I lavori di ammo- dell’Archivio di Stato di Cagliari messo in luce da su tela, cm 128 x 101.

55
Alessandra Pasolini, per quanto riguarda i ritratti dei dal retablo della basilica di San Saturnino a Cagliari non di tracotanza, com’è per il marchese Ercole canto a piemontesi di vaglia come Claudio France-
viceré spagnoli era già ridotta ai dodici conservati e di lì passati a palazzo reale intorno al 1810, quan- Tommaso Roero di Cortanze. Espressioni più bona- sco Beaumont lavorano a Torino o vi mandano le
nella sala degli Alabardieri, forse dispersa con il pas- do la regina Maria Teresa d’Austria affidò allo scul- rie si trovano soprattutto a partire dal 1771, quando proprie opere i veneti Sebastiano Ricci, Giovanni
saggio del palazzo all’Amministrazione provinciale. tore sassarese Antonio Cano l’incarico di costruire comincia un lungo periodo di pace che consente Battista Crosato, Francesco Trevisani, Jacopo Amigo-
L’unico rimasto è il bel Ritratto di Balthasar de Zu- un nuovo altare, forse, come scrive lo Spano, pro- l’elezione alla carica viceregale anche di personaggi ni, Giovanni Battista Pittoni, il milanese Francesco
ñiga y Gusman (fig. 23),6 marchese di Valero e di prio «per togliere le stesse tavole che furono ritirate provenienti dall’impegno diplomatico e politico, Ferdinandi detto “L’Imperiali”, il pugliese Corrado
Ayamonte, gentiluomo di camera del re, suo consi- in palazzo». Le tre in questione, però, donate dalla quali quelli di ambasciatore o di ministro di Stato. Giaquinto, i campani Francesco Solimena, France-
gliere, membro della giunta di guerra e di quella regina in procinto di rientrare a Torino al frate scul- È noto che nella pittura del Settecento, soprattutto sco De Mura e Sebastiano Conca, per non citare
delle Indie, luogotenente e capitano generale del tore e da lui depositate in un umido magazzino del della seconda metà, il ritratto conosce una grande che i più noti. E con i pittori decoratori, lavorano al-
regno di Sardegna dal 1704 al 1706, uno degli ultimi convento di San Francesco a Cagliari, furono nel fortuna di mercato diventando quasi un genere di la corte sabauda gli specialisti del ritratto, piemonte-
rappresentanti della monarchia spagnola nell’isola 1837 recuperate dallo Spano, che provvide nel 1840 necessità, così da stimolare invenzioni e brevetti si come Maria Giovanna Clementi (Torino 1690-
nella delicata fase della guerra per la successione al a farle restaurare a Firenze.10 per una realizzazione rapida e quasi meccanica. Vi 1761) detta “La Clementina”, i Duprà e il Molinari, o
trono tra i sostenitori di Filippo duca d’Angiò, desi- È dunque assente nel palazzo reale di Cagliari qual- si sviluppano e vi si affermano parallelamente, non stranieri come i Van Loo, Martin Von Meytens, i
gnato da Carlo II e riconosciuto come re col nome siasi testimonianza pittorica antecedente al Sette- senza reciproche contaminazioni, tre tipologie: il ri- Werhlin, Francesco Antonio Mayerle e altri ancora,
di Filippo V da Spagna e Francia, e quelli di Carlo, cento, secolo in cui la pittura è fondamentalmente tratto di rappresentanza o d’apparat, a destinazione diversi dei quali giungono dalle corti di Madrid, Pa-
arciduca d’Austria, riconosciuto re col nome di Car- rappresentata dalla ritrattistica, e soprattutto dai ven- politica, fastoso e spesso formalmente concitato, di rigi e Vienna o vi si trasferiscono da Torino, contri-
lo III dalla coalizione formata da Austria, Prussia, tiquattro ritratti dei viceré sabaudi a tre quarti di fi- netta impronta barocca e d’influenza berniniana- buendo alla definizione di una cultura artistica co-
Inghilterra, Olanda; Portogallo e ducato di Savoia, gura, disposti senza alcun ordine cronologico sulle vandyckiana, dove la verosimiglianza fisionomica e smopolita e di uno stile internazionale.
inizialmente favorevoli a Filippo V, abbracciano in pareti della sala d’ingresso al piano nobile (figg. 24- l’attenzione all’individualità finiscono per passare in Se ne colgono i riflessi nella ritrattistica del palazzo
un secondo momento la causa di Carlo d’Austria, 25). Salvo rare eccezioni, si tratta di opere realizzate second’ordine rispetto alla minuziosa documenta- reale di Cagliari. La serie dei ritratti dei viceré, pur-
imperatore dal 1711 col nome di Carlo VI. Il dipin- fuori dell’isola secondo schemi ripresi da modelli zione delle stoffe, del costume, degli emblemi del troppo drasticamente ripuliti e ridipinti nel 1952,
to, che rimanda ai grandi modelli della ritrattistica iconografici in auge nelle alte corti europee, conso- potere; il ritratto arcadico-allegorico, specialmente comincia col Ritratto di Filippo Pallavicino di San
aulica barocca, italiana e iberica, per le buone qua- lidati nella ritrattistica ufficiale, che tuttavia si distin- femminile e in rapporto con le fêtes galantes, dove Remy, che durante i suoi mandati (1720-23 e 1726)
lità del disegno e del colore, i calcolati effetti chia- guono per la qualità pittorica di livello più o meno domina la tendenza ad abbellire il modello e a ricer- s’impegnò a migliorare le fortificazioni delle coste
roscurali, la cura nell’impostazione generale della sostenuto, talvolta anche per l’evidente e riuscito in- care la fusione della figura col paesaggio; il ritratto sarde e di Cagliari, dove ne resta ricordo nel bastio-
scena e dei dettagli che sottolineano la “dignità” del tento di penetrare nella psicologia del personaggio tendenzialmente realistico, che, senza ancora rinun- ne di San Remy. L’ignoto autore del dipinto, ancora
personaggio, difficilmente può esser riferito a qual- andando oltre gli aspetti esteriori e la pompa; co- ziare alla fastosità, tende però alla semplificazione legato alla cultura seicentesca, non trascura l’inda-
cuno degli artisti allora operosi nell’isola, quali il munque, al di là della convenzionalità delle pose, del costume e del contesto pittorico e va incontro gine psicologica del personaggio, di cui rende bene
genovese Francesco Manzini, la cui attività è atte- esse segnalano i mutamenti del costume e del gu- sia all’incipiente gusto neoclassico e sia all’esigenza le sembianze severe, ma risulta poco disinvolto nel
stata a Cagliari nel 1707 e nel 1708 con due dipinti sto intervenuti nell’arco del secolo. Per esempio il della classe borghese, fatta propria anche dalla no- disegno delle mani e nello scorcio delle braccia. Il
devozionali, e il sardo Gavino Tedde, autore a Sas- parruccone presente nei primi ritratti va alleggeren- biltà, di eternare una precisa immagine di se stessa, confronto con il Ritratto di gentiluomo di Pietro
sari di due tele a soggetto sacro nonché di un per- dosi di volume, accorciandosi, per poi scomparire del proprio ambiente, del proprio status. Nelli (Massa 1672-1740) alla Galleria Pallavicini di
duto ritratto di Carlo III per quel municipio, come in quelli di fine secolo, così come nell’abbigliamen- I dipinti settecenteschi dei viceré sabaudi, che han- Roma rivela, oltre a una certa somiglianza fisiono-
risulta da un pagamento del 1709, eseguito «selon to si passa dall’ostentazione dello sfarzo a una mag- no un’evidente funzione di rappresentanza politica, mica, un modo molto simile di costruire i tratti del
el retrato che viño de Barcelona»7 subito dopo l’ini- giore sobrietà. È opportuno sottolineare, inoltre, il appartengono alla prima corrente, ma non manca- volto, in larga misura affidati al disegno. Anche nel
zio del breve dominio austriaco. mutare della lingua usata nelle iscrizioni, con il pas- no, soprattutto relativamente alla seconda metà del dipinto romano si può rilevare qualche impaccio
Possiamo solo immaginare che anche nel palazzo saggio dallo spagnolo al francese e quindi all’italia- secolo, le contaminazioni con la terza. Oltre a se- nell’esecuzione delle mani, ma la qualità complessi-
siano passati ritratti dinastici spagnoli e che non sia- no nel Ritratto di Giuseppe Maria Del Carretto di gnalare i mutamenti del gusto nel corso del secolo, vamente più sostenuta della pittura porterebbe ad
no mancati altri dipinti di soggetto profano. Non Santa Giulia (viceré nel 1745-48). in qualche modo essi riflettono le scelte program- escludere senz’altro la paternità del Nelli, autore di
sappiamo però in quale conto tenere la notizia data Quasi tutti appartenenti a nobili famiglie piemonte- matiche della monarchia in campo artistico, attuate ritratti di Benedetto XI, di Clemente XII, di cardinali
dal Palomino riguardo a quattro grandi quadri di si, spesso della più antica nobiltà feudale, i viceré in Piemonte con ben altro dispendio di risorse che e principi, che godette di larga fama nella Roma
soggetto mitologico inviati da Joaquín Juncosa al vi- di Sardegna sono per lo più effigiati in armatura: in Sardegna. Quando nel 1714, appena divenuto re dei primi decenni del Settecento,11 se non si tenes-
ceré marchese De la Guardia, a Cagliari,8 di cui si giungono infatti al viceregato da una carriera milita- di Sicilia, Vittorio Amedeo II chiama a Torino il gio- se conto del non ottimale stato di conservazione
ignorano le sorti: non risulta infatti che Antonio Ge- re che passa solitamente per i gradi di capitano, vane architetto Filippo Juvarra, intuendone la genia- del dipinto cagliaritano e del probabile rapporto di
novès, dal 1700 marchese De la Guardia, schierato luogotenente colonnello, colonnello e generale (di lità, di fatto gli affida il compito di elaborare l’imma- questo pittore con il ramo romano della famiglia
col partito filoasburgico nella guerra di successione, cavalleria, fanteria, artiglieria), governatore di una o gine di uno Stato capace di confrontarsi alla pari Pallavicini, di origine ligure. 24. Palazzo regio
governatore di Cagliari e della Gallura nel 1717 al più città, dopo aver raggiunto il cavalierato dell’or- con quelli europei anche sul piano artistico. Circon- Procedendo nell’esame secondo un ordine cronolo- di Cagliari, sala
momento della riconquista della Sardegna da parte dine militare dei Santi Maurizio e Lazzaro e spesso datosi dei migliori operatori del momento per la de- gico, è degno di nota il Ritratto di Ercole Tommaso degli Alabardieri
con i ritratti dei
delle truppe di Filippo V, sia mai stato viceré;9 è co- quello dell’ordine supremo della Santissima Annun- corazione e l’arredo del nuovo palazzo e delle altre Roero di Cortanze (fig. 26), personaggio di alto ran- viceré di Sardegna,
munque probabile si trattasse di una commissione ziata. Soprattutto nella prima metà del Settecento la residenze reali, come per la basilica di Superga, Ju- go che quando nel 1727 fu nominato viceré di Sar- parete verso lo
di carattere privato. Quanto a dipinti di carattere de- loro provenienza militare è univoca, essendo com- varra approda alla definizione di uno stile di squisi- degna, carica che tenne fino al 1731, aveva alle scalone d’accesso.
vozionale, sappiamo da un inventario del 1843 che pito primario del viceré la difesa dell’isola non solo ta raffinatezza, funzionale alle esigenze di rappre- spalle un cursus honorum politico-militare di tutto
25. Palazzo regio
l’altare ligneo della cappella alloggiava un “quadro” dai frequenti attacchi barbareschi ma anche dalle sentanza, che assorbe il classicismo romano negli rispetto: plenipotenziario per la presa di possesso di Cagliari, sala
con la Sacra famiglia, anche questo disperso: non è eventuali ambizioni di riconquista spagnola: e non ideali arcadici. Dapprima sotto la regia juvarriana, di Alessandria nel 1707, ambasciatore a Vienna nel degli Alabardieri
possibile infatti identificarlo con il dipinto con egua- a caso, soprattutto nei ritratti di questa fase, si col- poi sotto quella di Benedetto Alfieri, che eredita i 1708 e alla corte britannica nel 1726, lasciava l’in- con i ritratti dei
le soggetto di Francesco Pinna, ora nella collezione gono accenti di militaresca severità nelle espressio- cantieri lasciati aperti dallo Juvarra, chiamato nel carico di governatore di Alessandria. Discendente viceré di Sardegna,
parete verso le sale
di Ploaghe, insieme ai due scomparti con la Trinità ni dei volti, come per il primo viceré sabaudo, il 1735 alla corte di Madrid, e ne continua l’opera du- da una famiglia della più antica nobiltà astigiana d’affaccio su piazza
e con i Santi Girolamo e Tommaso tutti provenienti barone Filippo Pallavicino di San Remy, quando rante il regno di Carlo Emanuele III (1730-73), ac- proprietaria ad Asti, attraverso i suoi vari rami, di Palazzo.

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numerosi palazzi e col patronato su diverse cappel- cerimonia religiosa nel duomo di Cagliari. Altri lutti si trasferisce a Roma, dove entra in contatto con Se- ne rispetto alla ricerca dell’effetto e alla piacevolez-
le nelle chiese cittadine, il marchese fu il principale di Stato videro all’opera il Della Vallea con apparati bastiano Conca e con gli artisti dell’Accademia di za cromatica, accentuata dal brillio dell’oro, nella
committente della decorazione ad affresco e stucco effimeri: nel 1735 per la morte di Polissena d’Assia Francia, soggiorna una prima volta a Torino nel minuziosa descrizione dei sontuosi broccati, dei ri-
della chiesa carmelitana di San Giuseppe di Asti, di e nel 1741 per quella di Elisabetta di Lorena, rispet- 1733 su sollecitazione dello Juvarra e di nuovo, pa- cami applicati alle maniche e degli altri ornamenti.
autori per ora ignoti. Sappiamo invece da un docu- tivamente seconda e terza moglie di Carlo Ema- re, tra il 1740 e il 1742, e non, come prima si pensa- Non mancano i richiami alla ritrattistica del vecchio
mento dell’Archivio di Stato della città piemontese, nuele III.14 va, tra il 1735 e il 1739: non era dunque in Piemon- Solimena e del suo più importante allievo, France-
di cui dà conto Cristina Mossetti, che il marchese È da presumere che personalità di rango tanto ele- te al momento della commissione della pala e del sco De Mura, giunto da Napoli nel 1741 per i lavori
Roero di Cortanze commissionò un proprio ritratto vato si siano rivolte per il proprio ritratto ad artisti ritratto, che tuttavia avrebbe potuto ricevere a Ro- di decorazione del palazzo reale di Torino, ma nel-
nelle vesti di viceré di Sardegna a Hyacinthe Rigaud in stretto rapporto con la corte sabauda. Il Ritratto ma. Quanto al Beaumont, che si forma a Roma tra il l’insieme il dipinto è espressione dell’internazionali-
(Perpignano 1659-Parigi 1743),12 massimo esponen- di Gerolamo Falletti (viceré nel 1731-35), espressio- 1719 e il 1723 come pensionato del re di Sardegna, tà del gusto settecentesco vigente a Torino, semmai
te alla corte francese di Luigi XIV del ritratto d’appa- ne tipica nelle sue movenze della mondanità roco- vicino al Trevisani e inserito nella cerchia di intellet- con una accentuazione in senso franco-fiammingo.
rat: è dunque probabile che il dipinto in questione, cò, rivela a mio avviso con estrema chiarezza l’abile tuali ed artisti che elaborano in pittura gli ideali ar- Simili commistioni presenta anche il più sobrio Ri-
seriamente danneggiato dal richiamato restauro, sia e sapiente mano orientata verso modi franco-fiam- cadici, rientrato nel 1727 a Torino è nominato pitto- tratto di Emanuele Gravina di Valguarnera (viceré
quello che si conserva nel palazzo cagliaritano, seb- minghi della Clementina. La “femminilità” del seco- re di corte e lavora per il palazzo reale, entrando in nel 1748-51), principe palermitano tanto ben accet-
bene la gamma cromatica, più sorda rispetto a quel- lo, che consente l’affermazione di donne pittrici rapporto con i napoletani Solimena e De Mura, ol- to a corte che al termine del mandato fu nominato
la squillante solitamente impiegata da questo autore, particolarmente dedite al ritratto, come Rosalba Car- tre che con Giaquinto, col quale esistono reciproci gran ciambellano da Carlo Emanuele III, carica che
possa farne dubitare. Risulta però con grande evi- riera, Elisabeth Vigée-Lebrun ed Angelica Kauff- scambi ed influenze, tali da comportare oscillazioni tenne fino alla morte nel 1770, esercitando attraver-
denza l’estrema sicurezza nel disegno e nell’impo- mann, trova a Torino espressione in quest’artista attributive tra i due autori. Ma se è problematico de- so le ricognizioni inventariali un severo controllo
stazione spaziale della figura, e la disinvoltura del meno nota ma aperta al confronto con la cultura cidere tra i due riguardo al Martirio di Santa Barba- sulla gestione del patrimonio mobile delle residen-
ductus della pennellata nel rendere le morbidezze pittorica europea, tanto che si ipotizza una sua col- ra, i problemi si complicano ulteriormente per il Ri- ze reali.17 È da dare per scontato che un personag-
delle stoffe, i contrasti chiaroscurali e i luccichii del- laborazione nel 1728 con lo svedese Martino Mytens tratto di Raulo Costanzo Falletti, caratterizzato da gio così importante avesse possibilità di scegliere il
l’armatura, che fanno propendere per l’attribuzione che soggiornava in quella capitale. L’eleganza un una morbidezza greve e da un classicismo di corto- proprio ritrattista entro una cerchia piuttosto ampia,
dell’opera al ritrattista del “Re Sole”. Peraltro la pre- po’ frivola della posa del viceré nel ritratto cagliari- nesca memoria che non contrastano con i modi pit- considerati i rapporti di committenza alla corte tori-
senza del collare dell’Annunziata, onorificenza di tano, la qualità del colore, il crepitare della luce sui torici dei due artisti ma sono insufficienti a decidere nese e le presenze a Torino di pittori locali ed
cui il Roero di Cortanze venne insignito nel marzo drappeggi delle stoffe preziose, trovano riscontri sti- per uno dei due, tanto più che entrambi svolgono “esteri” che intervengono a latere dell’architetto Be-
1733, indicherebbe, se non si tratta di aggiunta suc- listici precisi con diversi ritratti dinastici della Cle- buona parte della loro attività nel campo della gran- nedetto Alfieri nei lavori di decorazione degli inter-
cessiva, un’esecuzione più tarda rispetto al periodo mentina a Torino: quello di Vittorio Amedeo II a de decorazione, e non della ritrattistica. Così le as- ni dei palazzi reali e di quelli della nobiltà cittadina:
del suo viceregato. palazzo reale (1723-25) e quelli di Carlo Emanuele sonanze con uno dei rari ritratti noti di Giaquinto, il ma anche in questo caso sussiste la difficoltà a indi-
Tra i dipinti della prima metà del secolo più im- III alla Galleria Sabauda, al Museo Civico e al ca- Ritratto di abate di collezione privata milanese,16 care un autore preciso, che si direbbe d’impronta
portanti sotto il profilo artistico sono da segnalare stello di Racconigi, rispettivamente databili intorno non sono tali da escludere la paternità di altro auto- piemontese, tra la vecchia Clementina e il giovane
il Ritratto di Gerolamo Falletti di Castagnole e di al 1738-40 e al 1750.15 re, di probabile formazione romana, come Carlo Giovanni Antonio Molinari (Caresana 1721-Torino
Barolo e il Ritratto di Raulo Costanzo Falletti di È d’immediata evidenza che l’autore del Ritratto di Andrea Van Loo, più aduso a tale attività. 1793), collaboratore del Beaumont nella Galleria
Castagnole e di Barolo (figg. 27-28). Quest’ultimo, Raulo Costanzo Falletti opera su un altro piano del È tutt’altro che semplice, anche per gli altri dipinti degli Arazzi. Potrebbe essere assegnato a un pie-
a mio parere, costituisce la prova che, come il fra- gusto e all’interno di riferimenti culturali diversi: la viceregali, orientarsi nella foltissima schiera di auto- montese vicino ai Duprà il Ritratto di Giambattista
tello, anche Raulo Costanzo Falletti, escluso dagli figura dell’alto prelato, leggermente di scorcio, in ri di ritratti, genere pittorico di largo consumo nel Cacherano di Bricherasco (viceré nel 1751-55), do-
elenchi dei viceré di Sardegna,13 sia pure per un una posa bloccata che ne rivela l’idealizzazione, è Settecento. Accanto agli specialisti del settore, ese- ve l’armatura appare più che mai incongrua alla
breve periodo ricoprì questa carica. Anche a consi- drammatizzata dal contrasto tra le chiarità rosate guono più o meno frequentemente ritratti illustri mollezza bonaria del volto incipriato. Rispetto ai
derare apocrifa l’iscrizione alla base della tela che delle carni e il bruno indeterminato del fondo, forse quasi tutti i pittori dal Nord al Sud dell’Italia. La ne- precedenti ritratti è da evidenziare l’inserimento
nel 1737 lo qualifica con i titoli di viceré, luogote- costituito da un tendaggio, che affonda nell’ombra i cessità di aderenza al modello, almeno nelle linee sulla destra di un’apertura sul paesaggio, forse tea-
nente e capitano generale del regno, resterebbe in- contorni. L’autore, che certo non ignora la lezione essenziali del volto se non del corpo, imprescindi- tro di una delle imprese militari del viceré, che fa-
fatti da spiegare non solo la presenza del ritratto ritrattistica del Bernini, concentra la sua attenzione bilmente richiesta dagli effigiati, vincola al reale an- vorisce la luminosità del dipinto. Si torna allo scuro
dell’arcivescovo di Cagliari, primate di Sardegna e sul volto, improntato a un’espressione di bonaria che gli autori più tesi all’idealizzazione, determi- indistinto del fondo con il Ritratto di Vittorio Ame-
Corsica, tra quelli viceregali ma anche e soprattutto dignità appropriata al ruolo dell’ecclesiastico, pos- nando un notevole divario con la loro pittura sacra deo Costa della Trinità (viceré nel 1755-58), forse
il fatto che venga rappresentato con lo scettro del siede grandi qualità disegnative ed è un colorista o mitologica. Se si aggiunge la retorica implicita nei della stessa mano del ritratto Valguarnera, al quale
comando. Sebbene i due ritratti siano da attribuire raffinato. Pur attenendosi a una gamma limitatissi- ritratti di parata, la ripetitività delle pose di questi lo avvicina – tra l’altro – il fatto che la figura occupi
ad autori diversi, risulta difficile scindere nel di- ma di tinte, vivifica con i rossi timbrici degli acces- personaggi in parrucca ed armatura, si può com- l’intero spazio pittorico, con lo spostamento in alto
scorso i due fratelli, esponenti dell’alta nobiltà feu- sori il profondo blu della veste, esaltandolo nel prendere quanto sia difficile senza l’aiuto di prove dell’iscrizione, negli altri casi tracciata nella fascia
dale del “Piemonte antico”, ed entrambi deceduti e contrasto con le bianche, preziosamente ricamate, documentali individuarne la paternità. Questo è il bassa della tela.
sepolti a Cagliari, dove le loro sembianze sono maniche della tunicella, mentre rivela volumi e pan- caso del Ritratto di Carlo Amedeo Battista San Mar- Ritengo invece, ed è caso raro per la serie settecen-
eternate nel marmo dei due monumenti funebri neggi con sottigliezze luministiche. È quasi d’obbli- tino d’Agliè e di Rivarolo (viceré nel 1735-38), di gu- tesca, da attribuire ad autore locale il Ritratto di 26. Ritratto del viceré
che si affrontano sulle pareti laterali della cappella go considerare la possibilità che l’arcivescovo abbia sto francese, che richiama i modi della Clementina, Francesco Tana di Santena (viceré nel 1758-62) Ercole Tommaso
di Santa Barbara nel duomo, eretti su commissione commissionato il proprio ritratto allo stesso autore ma, per quel che consente di giudicare lo stato del (fig. 30): i caratteri stilistici, certo modo di caratte- Roero di Cortanze
(1733-35 circa), olio
dell’arcivescovo dopo la morte del fratello, su dise- del Martirio di Santa Barbara, pala d’altare della dipinto, di più sobrio cromatismo. rizzare il volto e l’impaccio nell’impostare il naso ri- su tela, cm 128 x 98.
gno dell’ingegnere militare piemontese Augusto cappella del duomo di Cagliari da lui voluta, per il Tra tutti il più pomposo è il Ritratto di Louis De Blo- mandano infatti al cagliaritano Francesco Massa, al-
Della Vallea, progettista della cappella in questione quale chi scrive ha proposto un’attribuzione oscil- nay (viceré nel 1741-44) (fig. 29), caratterizzato da lievo di Sebastiano Scaleta, cui il Delogu assegna 27. Ritratto del viceré
e nel 1735 degli Apparati per le onoranze funebri lante tra il molfettese Corrado Giaquinto e il torine- una “verità” del volto che si direbbe lombarda, so- diverse effigi dinastiche e un ritratto di viceré al Gerolamo Falletti di
Castagnole e di Barolo
di Gerolamo Falletti (figg. 133-134) nel salone della se Claudio Francesco Beaumont. Giaquinto, che do- stenuta da una non comune lucidità nell’analisi psi- municipio di Cagliari.18 Forse proprio per questa (1731-35), olio su tela,
Reale Udienza del palazzo reale di Cagliari e per la po la formazione a Napoli alla scuola del Solimena cologica, che rischia però di passare in second’ordi- sua attività di ritrattista, in cui ben si mimetizza con cm 128 x 98.

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i piemontesi nell’adesione alle formule internaziona- gnata dall’ombra intorno all’orbita e nello zigomo.
li, il Massa, che lascia nel 1773 la sua firma sul Ri- Non vi si coglie invece la componente beaumon-
tratto del vescovo Giuseppe Stanislao Concas nel tiana e la fondamentale lezione del Conca e del
duomo di Ales, si conquisterà alla fine del secolo il Giaquinto, evidenti nei dipinti mitologici o a carat-
cavalierato. Poiché però il cursus honorum di Tana tere sacro, compresi il grande ovato con L’Assunta
di Santena riportato nell’iscrizione comprende anche con Sant’Archelao nel duomo di Oristano, e a Sas-
l’indicazione che fu insignito nel 1771 del cavaliera- sari il Battesimo di Cristo del duomo e la pala con
to dell’Annunziata, si può pensare che il Massa sia San Carlo Borromeo in adorazione del Crocifisso
stato incaricato dell’esecuzione di questo ritratto do- nella cappella dell’episcopio,20 caratterizzati tra l’al-
po quella data, per colmare una lacuna nella serie. tro da colori squillanti e ricchi di cangiantismi, che
Nel Ritratto di Giovanni Battista Alfieri di Cortemi- qui non è dato riscontrare forse per il cattivo stato
glia (viceré nel 1762-63) (fig. 31) si esprime la ma- di conservazione del dipinto, compromesso dal re-
no esperta di un autore che, se cede alle lusinghe stauro degli anni Cinquanta.
neobarocche nella ridondanza del drappo e del Nel Ritratto di Francesco Ferrero Della Marmora
fiocco intorno alla vita, è tuttavia sensibile alla for- (viceré nel 1773-77) si registra una discrasia tra il
malità più rigorosa messa in atto a Roma nella ri- marcato disegno degli occhi e del naso e la com-
trattistica del Mengs e del Batoni, con i quali co- plessiva delicatezza dei contorni e della stesura pit-
mincia ad affermarsi la tendenza neoclassica. Nel torica. È da segnalare l’affacciarsi sulla scena di un
volto, poi, più malinconico che altero, sembra af- muflone, evidentemente in rapporto simbolico con
fiorare un presentimento romantico. l’effigiato, probabilmente amante della caccia, che
Se la durezza del disegno e l’impaccio nella resa suggerisce anche un rimando al cervo raffigurato
del volto evidenti nel modesto Ritratto di Carlo dal Rapous nella Visione di Sant’Uberto per la cap-
Giuseppe Solaro di Govone (viceré nel 1763), vice- pella della palazzina di caccia di Stupinigi nel 1768
ré ad interim dopo la morte dell’Alfieri di Cortemi- e alle sue allegorie venatorie.21 Il Ritratto di Giusep-
glia avvenuta a Cagliari nel corso del suo mandato, pe Francesco Lascaris di Castellar e Ventimiglia (vi-
orientano su pittore locale, il Ritratto di Francesco ceré nel 1777-80), indicato erroneamente nell’iscri-
Ludovico Costa della Trinità (viceré nel 1763-67) zione come Giuseppe Vincenzo e dagli storici col
(fig. 32) è condotto invece con una morbidezza solo nome di Francesco, richiama alla lontana i mo-
pittorica che rimanda all’ambito piemontese. Per di espressivi di Vittorio Amedeo Cignaroli (Torino
quanto la positura del viceré sia affatto canonica, 1730-1800) nell’Autoritratto della Galleria Sabauda
sembra possibile cogliere più di una generica ana- di Torino.22 Di cultura ampia, questo viceré che
logia con quella del re nel Ritratto di Vittorio Ame- parallelamente all’attività diplomatica e politica di
deo III dell’Università di Cagliari, già da chi scrive grande rilievo (legato alla corte di Sassonia, ministro
attribuito a Giovanni Antonio Molinari,19 tanto più incaricato d’affari delle Province Unite dei Paesi
se si considera la corrispondenza nella resa di si- Bassi, inviato straordinario per dieci anni alla corte
gnificativi dettagli, come quello della mano pog- di Napoli, coinvolto dopo la morte di Carlo Ema-
giata sul fianco, l’andamento del panneggio e dei nuele III nell’ammodernamento del corpo burocrati-
rapporti chiaroscurali. co e di corte promosso da Vittorio Amedeo III, che
Nel Ritratto di Vittorio Ludovico d’Hallot des Hayes e lo nomina Grande di Corona, viceré di Sardegna,
di Dorzano (viceré nel 1767-71), espressione della Gran Ciambellano dal 1783 al 1793), che sin da gio-
stessa cultura pittorica, si rileva la tendenza a una vane svolge come aggregato all’Accademia dell’Ar-
maggiore semplicità e verità nell’impostazione della cadia di Roma un’attività letteraria (pubblica sonetti
figura, cosicché l’attenzione alla resa delle stoffe e e nel 1784 la traduzione dal francese dell’Elettra di
dei ricami d’oro non va a discapito dell’acume nella Crébillon) e che fu protettore di artisti, musici e let-
restituzione della fisionomia del viceré. terati, ebbe certamente un rapporto di committenza
Il Ritratto di Antonio Francesco Gaetano di Caissot- con Carlo Antonio Porporati, noto come incisore ma
ti di Robbione (viceré nel 1771-73) (fig. 33), che sporadicamente dedito anche al ritratto ad olio, che
presenta le consuete commistioni tra gusto france- gli dedicò una serie di splendide incisioni tratte dai
se e classicismo romano, è a mio avviso accostabi- dipinti delle collezioni sabaude.23 È tuttavia un’ipote-
le a Vittorio Amedeo Rapous, uno degli artisti più si azzardata che il dipinto cagliaritano, caratterizzato
rappresentativi della scuola piemontese della se- da aggraziate movenze e dalla leziosità tutta rococò
conda metà del Settecento, attivo come decoratore del volto, possa riferirsi al Porporati, anche conside-
nelle residenze reali e nelle principali chiese tori- rando che i ritrattisti accreditati nel 1777 a corte so-
28. Ritratto del viceré nesi. Ben si accordano alla cifra del Rapous, di cui no Giuseppe Duprà e soprattutto Venceslao Wehrlin,
e arcivescovo Raulo però non mi è nota un’attività di ritrattista, il modo rientrato a Torino dopo aver lavorato alla corte del
Costanzo Falletti di di chiaroscurare l’immagine, i freddi delle carni e, granduca di Toscana e nel 1776 nominato pittore di
Castagnole e di Barolo
(1735 circa), olio su nel volto ciprioso, la fattura dell’occhio, evidenzia- ritratti del re, incarico mantenuto fino alla morte
tela, cm 125 x 98. to nella sua conformazione bulbare, fortemente se- nel 1780;24 nello stesso anno viene nominato primo 28

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pittore di corte, messo a capo della scuola di pittu- tratti reali e per aver dipinto un paravento e un Ri-
ra e disegno e alla direzione dell’Accademia del tratto di Carlo Felice.28 Nel 1830 tuttavia, oltre a un
nudo il francese romanizzato Lorenzo Pécheux, ac- Ritratto di Carlo Felice nel «gran salone», risultano
cademico di San Luca, di Parma e di Bologna, chia- inventariati soltanto «quattro grandi quadri rappre-
mato da Roma alla direzione della nascente Reale sentanti i sovrani di Savoia», ora spostati nella ca-
Accademia di pittura e scultura, costituita nel 1778. mera vicina al salone dalla parte di levante, e «due
Oltre al Pécheux, tra i professori prescelti, tutti artisti ritratti ovali rappresentanti i sovrani». Il fatto che a
con mansioni ufficiali a corte, sono compresi i pittori così breve distanza di tempo dall’inventario del
Giuseppe Duprà, che perde la posizione privilegiata 1824 risulti mancante uno dei cinque grandi ritratti
acquisita durante il regno di Carlo Emanuele III, il reali allora presenti, apre il campo alle ipotesi sulla
Molinari, il Cignaroli e il Rapous, mentre al trentaset- sparizione. Attualmente oltre al Ritratto di Carlo Fe-
tenne Porporati è affidata la scuola d’incisione.25 lice dipinto, come vedremo, dal Marghinotti dopo il
Nella temperie di rinnovamento della cultura artisti- 1829 e probabilmente già collocato nel 1830, esiste
ca torinese, che da questo momento rafforza i rap- nel palazzo un altro ritratto di regnante sabaudo
porti privilegiati con Roma, Parma e Parigi, si collo- identificabile con questo re per le fattezze del vol-
ca il raffinato Ritratto di Carlo Francesco Valperga di to, sebbene per il resto la sua impostazione tardo-
Masino, marchese di Caluso (viceré nel 1780-82) barocca rimandi a una data di molto antecedente,
(fig. 34), imparentato con l’abate Tommaso Valperga tanto da indurre al sospetto che si tratti di un ritrat-
di Caluso, uno degli aristocratici culturalmente im- to parzialmente ridipinto dal Comastri: il che spie-
pegnati nominati soci onorari dell’Accademia. Vi af- gherebbe l’assenza del Ritratto di Vittorio Amedeo
fiora, con gli accenti romani, una tendenza all’idea- III, certamente passato nel palazzo in pendant con
lizzazione assente nel bel Ritratto di Angelo Maria il sopravvissuto Ritratto di Maria Antonia Ferdi-
Solaro di Moretta (viceré nel 1783-87) (fig. 35), che nanda di Spagna, sua sposa dal 1750.
evidenzia una ricerca di segno opposto, non soltan- Ma anche così mancherebbero tre grandi ritratti rea-
to nella resa realistica del volto dagli occhi infossati li rispetto alla ricognizione del 1824, due rispetto a
e dalle guance cascanti ma soprattutto nel registrare quella del 1830, che registra la presenza di due
l’atteggiamento non convenzionale del viceré, che ovali con ritratti dei sovrani, in precedenza non se-
tiene la mano sinistra infilata dentro il corpetto par- gnalati. L’inventario del 1843, invece, oltre a due di-
zialmente sbottonato sul ventre prominente. Que- pinti ad olio di Carlo Alberto – uno di dodici palmi
st’irruzione della quotidianità in un ritratto d’apparat d’altezza (senz’altro quello del Monticoni), un altro,
può trovare qualche affinità con la resa quasi foto- di cinque palmi, scomparso –, menziona sei dipinti
grafica della realtà, estranea a una volontà celebrati- grandi con cornici dorate (ai cinque iniziali si è evi-
va, dell’accademico di Parma Pietro Ferrari (1735- dentemente aggiunto il Ritratto di Carlo Felice del
1787), ritrattista di quella corte dal 1785,26 ma trova Marghinotti), due «rottondi» con cornici simili e due
più convincenti rimandi all’ambiente napoletano e a senza cornici, altri due più piccoli con cornici dora-
Francesco Liani, la cui attività ritrattistica è tuttavia te. Quanto ai ritratti dei viceré, quarantadue nel
documentata solo fino al 1780, e in particolare al Ri- 1830, invece di aumentare di numero con i nuovi
tratto del ministro d’Ayala Valva, già nella collezio- apporti ottocenteschi, sono calati a quarantuno.
ne Busiri Vici di Roma.27 Si torna ai canoni aulici Due dei dipinti «rottondi» potrebbero indicare i due
con il Ritratto di Carlo Francesco Thaon di Sant’An- ovali, ora non più menzionati. Se però consideria-
drea (viceré nel 1787-90), che ritengo risalente al mo che attualmente si conservano nel palazzo tre, e
momento del suo primo viceregato, piuttosto che al- non due, dipinti con cornici ovali, raffiguranti prin-
la supplenza esercitata nel 1803 – a quanto risulte- cipi sabaudi, e che, escludendo dal conteggio dei
rebbe dall’iscrizione – in assenza del viceré Carlo sei quello del Monticoni, attualmente restano tre
Felice. Assai più modesto il Ritratto di Filippo Vival- grandi ritratti reali precedenti al 1830, potremmo
da di Castellina (viceré nel 1794-99), per il quale ipotizzare che i tre dipinti che sembrerebbero man-
non si esclude la mano di un operatore locale. canti siano invece i tre ovali con Ritratti di principi
Se la serie dei viceré del Settecento si è conservata sabaudi, forse ridotti di dimensioni e modificati nel
quasi al completo, così non sembrerebbe essere formato dal Comastri. Mancano comunque un di-
stato per le effigi dinastiche sabaude. La ricognizio- pinto «rottondo» (forse un altro ritratto ovale) e due
ne inventariale effettuata nel 1824 segnala infatti nel dipinti piccoli di cui non si precisa il soggetto.
salone da ballo del palazzo «cinque grandi quadri Il Ritratto di Maria Antonia Ferdinanda di Spagna
con ritratti di sovrani», notizia che trova conferma (fig. 100) è un tipico ritratto rococò di parata. L’au-
poco dopo nel registro dei pagamenti dell’Archivio tore, indifferente alle affinità fisionomiche come al-
di Stato di Cagliari da cui risulta che il pittore luc- la psicologia dell’effigiata, è invece teso a renderne
chese Vincenzo Comastri, residente a Cagliari e atti- le aggraziate movenze e ad ostentarne il ruolo at- 29. Ritratto del viceré
Louis De Blonay
vo per diverse chiese cittadine, viene compensato traverso lo sfarzo dell’abbigliamento, sottolineato (1741-44), olio su
29 tra il 1826 e il 1831 per aver restaurato cinque ri- dall’abbondanza dell’oro e dalla qualità vivida del tela, cm 126 x 95.

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colore. L’identificazione della regina risulta con evi-
denza dal confronto con i ritratti che se ne conser-
vano a Torino, tra i quali è da ricordare il Ritratto di
Maria Antonia col principe ereditario Carlo Ema-
nuele al castello di Racconigi, del 1755, recentemen-
te attribuito al pittore boemo Pietro Francesco Ma-
yerle, giunto alla corte sabauda da Vienna nel 1741
come restauratore insieme a Giovanni Adamo Wehr-
lin. Al palazzo reale di Torino è possibile il confron-
to con il Ritratto di Maria Antonia Ferdinanda di
Spagna, eseguito nel 1751 da Domenico Duprà, e
con la figura dell’infanta ne La famiglia di Vittorio
Amedeo duca di Savoia, una tela attribuita a Giusep-
pe Duprà, databile intorno al 1759-60.29 La presenza
della corona induce però a considerare più tardo il
ritratto cagliaritano, quasi certamente eseguito nel
1773 in occasione dell’ascesa al trono del marito,
Vittorio Amedeo III. L’attenzione alla preziosità delle
stoffe e dei ricami tradisce il gusto di Giuseppe Du-
prà, che dal sesto decennio del secolo, prima col
fratello Domenico, morto nel 1770, poi anche da so-
lo, sembra detenere l’esclusiva dei ritratti del futuro
re, cui deve probabilmente la nomina nel 1773 a di-
rettore del Regio Studio di pittura.
Come si è già accennato, l’individuazione del sovra-
no rappresentato nell’altro grande ritratto è proble-
matica. Infatti i tratti del volto non corrispondono a
quelli di Vittorio Amedeo III, ben noti dai suoi nu-
30 䊱 31 䊲 32 䊱 33 䊲 34 䊱 35 䊲
merosi ritratti: solo per la Sardegna ne furono ese-
guiti da Giovanni Antonio Molinari cinque ad olio
tra il 1774 e il 1775, di cui tre a figura intera (si con-
servano quelli per le Università di Cagliari e Sassa-
ri), e due a mezza figura rispettivamente per i magi-
strati della Reale Udienza e per quelli della Reale
Governazione del regno di Sardegna: due ritratti,
dunque, passati per il palazzo reale dove i due or-
ganismi avevano sede. Da uno di questi ultimi Carlo
Antonio Porporati deriva l’incisione a bulino che fi-
gura sul frontespizio del primo volume degli Editti,
30. Ritratto del viceré pregoni e altri provvedimenti emanati per Regno di
Francesco Tana di
Santena (1771-75 Sardegna editi a Cagliari nella Stamperia Reale nel
circa), olio su tela, 1775.30 Non vi sono affinità fisionomiche nemmeno
cm 128 x 98. con le sembianze di Carlo Emanuele IV né con
quelle di Vittorio Emanuele I, tramandate dai loro
31. Ritratto del viceré
Giovanni Battista ritratti, mentre si rileva una somiglianza tanto forte
Alfieri di Cortemiglia con quelli di Carlo Felice che diventa inevitabile
(1762-63), olio su proporre questa identificazione, nonostante vi faccia
tela, cm 128 x 98. ostacolo la parrucca, che il re non era solito portare:
32. Ritratto del viceré i suoi ritratti lo presentano con capelli corti, tagliati 34. Ritratto del viceré
Francesco Ludovico alla francese. Le riserve riguardano inoltre e soprat- Carlo Francesco
Costa della Trinità tutto l’impostazione generale della pomposa figura Valperga di Masino,
(1763-67), olio su e della scena, la teatralità del sovrabbondante pan- marchese di Caluso
tela, cm 128 x 98. (1780-82), olio
neggio del manto e delle spiegazzature della corti- su tela, cm 128 x 98.
33. Ritratto del viceré na, di carattere tardobarocco in perfetta coerenza
Antonio Francesco con il ritratto della regina, a cui è accomunato an- 35. Ritratto del viceré
Gaetano di Caissotti che dalla cromia. Per queste ragioni si può avanzare Angelo Maria Solaro
di Robbione (1771-73), di Moretta (1783-87),
olio su tela, l’ipotesi che il Comastri abbia utilizzato un dipinto olio su tela,
cm 128 x 98. preesistente, il Ritratto di Vittorio Amedeo III, già cm 125 x 95.

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pendant di quello superstite di Maria Antonia e posa, differenziata appena perché la fanciulla solle-
dunque dovuto allo stesso Domenico Duprà, per va la mano con un rametto verde al di sopra del ta-
trasformarlo in un ambiguo Ritratto di Carlo Felice volino su cui è poggiata una rosa. Mentre però il ri-
(fig. 36) che, ammantato di ermellino, addita la città tratto del Guttengrunn, allievo a Roma del Mengs,
di Cagliari che si profila in lontananza, oltre il mare, rivela una prevalente attenzione alla cultura pittori-
dall’apertura laterale. ca romana, le preziosità, eleganze, squisitezze cro-
Quanto ai tre ovali con Ritratti di principi sabaudi matiche intonate sui freddi e la grazia seducente ri-
(figg. 97-99), si può facilmente arguire che, senza il cercata nel nostro rimandano al gusto francese e al
conforto di indagini tecnologiche e l’acquisizione di Drouais.31
ulteriori dati documentari, l’ipotizzato intervento Resta comunque spazio sia per una diversa identifi-
del Comastri renda più che mai problematico il ten- cazione della nostra principessa, da Maria Anna
tativo di stabilire l’originaria paternità dei ritratti, la Carlotta Gabriella (Maria Carolina) di Savoia, nata
loro datazione e perfino l’identificazione degli effi- nel 1764, ritratta bambina da Giuseppe Duprà,32 a
giati. È quasi certo che i due ritratti maschili si rife- Maria Teresa d’Asburgo Lorena-Este in un ritratto
riscano a due dei dodici figli di Vittorio Amedeo III precedente le nozze con Vittorio Emanuele duca
e Maria Antonia: nel più anziano potrebbe confi- d’Aosta avvenute nel 1789, quando la rivoluzione
gurarsi il primogenito ed erede Carlo Emanuele, francese induce Vittorio Amedeo III a rafforzare con
principe di Piemonte, nato nel 1751 e salito al tro- alleanze familiari i rapporti con la corte austriaca;33
no nel 1796, nel più giovane Vittorio Emanuele, sia per quella del più giovane dei principi, i cui trat-
nato nel 1759, duca d’Aosta e dal 1802, dopo l’ab- ti ricordano quelli di Placido Benedetto, conte di
dicazione a Roma del fratello, Vittorio Emanuele I: Moriana, nato nel 1766 e morto a Sassari nel 1802,
si tratterebbe dunque di ritratti di sovrani. Quanto che conosciamo attraverso un ritratto di gusto ormai
alla fanciulla, potrebbe trattarsi della primogenita neoclassico all’Università di Sassari eseguito, con
Giuseppina Maria Luisa, nata nel 1756 andata spo- tutta probabilità, da Michele Angelo Landi tra il 1800
sa nel 1772 a Luigi Saverio, conte di Provenza, sali- e il 1802.34 L’ipotesi, poi, che l’esecuzione dei tre ri-
to al trono col nome di Luigi XVIII: dunque, anche tratti sia avvenuta in tempi diversi, indotta da quello
in questo caso, si tratterebbe di una principessa sa- della principessa, di maggiore delicatezza e ricerca-
bauda divenuta più tardi regina di Francia. I dubbi tezza cromatica, non trova ulteriori conferme stilisti-
sulla validità di queste identificazioni, sull’identità che, risultando, nel complesso, simile agli altri per
di mano e tempo di esecuzione, nascono dal fatto l’impostazione spaziale della figura e della scena, e
che la futura regina di Francia, andata a nozze a per quella del disegno e del chiaroscuro: in tutti si
sedici anni, dunque più che adolescente, non solo esprime una cultura pittorica rococò appena toccata
appare più giovane del fratello minore, ma soprat- da istanze neoclassiche, che affiorano nel controllo
tutto dimostra un’età troppo distante da quella del razionale delle figure, composte e isolate contro
fratello maggiore, che si direbbe un trentacinquen- sfondi giocati sui toni freddi. È dunque mio parere
ne. Le sembianze della nostra principessa sono tut- che possano riferirsi ad un unico autore, forse pie-
tavia compatibili con quelle dei ritratti realizzati da montese, ispirato soprattutto per il ritratto femminile
François Hubert Drouais entro il 1771, entrambi a a modelli precedenti, e che possano risalire alla fine
palazzo reale di Torino: il Ritratto di Maria Giu- degli anni Ottanta o ai primi anni Novanta.
seppina di Savoia futura contessa di Provenza, che Se in Piemonte l’addestramento dei militari e l’edu-
la raffigura accanto a una gabbietta con un pappa- cazione dei principi includeva l’arte, soprattutto del
gallino, e il Ritratto di Maria Giuseppina contessa di disegno, come attesta, tra l’altro, l’acquarello del du-
Provenza, raffigurata con una rosa in mano, pen- ca d’Aosta con L’arrivo a Cagliari nel 1799 di Carlo
dant dell’altro ovale con Francesco Saverio, conte di Emanuele IV e la sua corte della collezione civica
Provenza, entrambi esposti al Salon parigino del cagliaritana, in Sardegna, nel momento in cui i Sa-
1773 insieme a un Ritratto di Luigi XV, ora al Mu- voia vi trovavano rifugio mancavano del tutto isti-
seo di Versailles, e caratterizzati dalla vena intimisti- tuzioni pubbliche finalizzate alla formazione degli
ca propria dell’artista francese, nominato suo primo operatori e all’educazione estetica. Tra i pochissimi
pittore dal conte di Provenza, che apportò una no- pittori attivi nel 1799, il cagliaritano Francesco Mas-
ta nuova nella tradizione del ritratto d’apparat av- sa è il solo a possedere una certa dignità di mestie-
viata dal Rigaud. Un altro confronto si può propor- re, ma, ormai vecchio, non è in grado di rinunciare
re col Ritratto di Giuseppina di Lorena, principessa ai formulari ritardatari e subalterni della sua pittura,
di Carignano al castello di Racconigi, dipinto in- come dimostra la Sacra famiglia della chiesa di
torno al 1786 da Ludwig Guttengrunn, ritrattista di San Mauro a Cagliari, forse la sua ultima tela, data-
successo alla corte di Vienna, quindi alle corti di ta 1803. Nulla resta attualmente di Efisio Sorba che
Napoli e del granduca di Toscana, passato nel 1785 ne continua l’opera con ulteriori scadimenti, e ben
36. Ritratto di Carlo
Felice (1826-31), olio alla corte sabauda, simile per i cangiantismi del co- poco è cambiato nel 1812, quando Francesco IV
su tela, cm 248 x 174. lore sulla veste serica toccata dalla luce e per la d’Asburgo Lorena-Este, duca di Modena, traccia in 36

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breve il quadro della situazione artistica in Sarde- delle capacità espresse da Francesco Costa nelle fanno mostra sul tavolo penna, calamaio, e una sulle increspature e sulle superfici di raso.41 Sul ta-
gna: «Manca del tutto ogni scuola di pittura, scoltu- opere giunte fino a noi. grande carta geografica semiarrotolata, in rapporto volino accanto al viceré, che prese a cuore i proble-
ra, e persino del dissegno, chi vuole imparare a di- Sorprende di non trovare altre tracce pittoriche del con l’avviato progetto di rilevamento geodetico del- mi della Sardegna e guidò la spedizione di Tripoli
segnare non trova maestro, che qualche uffiziale, o soggiorno cagliaritano dei reali. È invece possibile la Sardegna affidato ad Alberto Della Marmora. contro i Barbareschi, ponendo fine alle secolari in-
particolare, che lo insegni per far piacere, e anche che si riferisca al 1814-15 una testolina di bimbo in Thaon de Revel è personaggio importante, uomo di cursioni, una carta geografica dell’isola: proseguono
di questo ve ne sono poco istruiti»; e ancora: «pitto- cera, di gusto neoclassico, forse da identificare con fiducia del re: nel 1815 era stato nominato commis- e vanno a conclusione nel 1829 sotto il suo vicere-
re per ritratti non ve n’è alcuno né buono, né me- un Ritratto del principino Carlo Emanuele di Savoia, sario plenipotenziario e dotato di regie patenti per gato i lavori per la Carlo Felice, accompagnati so-
diocre, ve n’è uno cattivissimo a Cagliari, ma che unico figlio maschio di Carlo Emanuele I e di Maria l’annessione al regno di Sardegna della repubblica prattutto nel 1827 da una serie di vedute disegnate
non sa dipingere … scultore vi è sol un frate Leuco Teresa d’Asburgo Lorena-Este, morto a Cagliari nel Genovese, che diventa ducato di Genova assieme a e acquarellate da Giuseppe Cominotti ed Enrico
che studiò a Roma … Architetto non ve n’è, v’è 1799 a meno di tre anni. Potrebbe esserne autore il Nizza e la Savoia. L’ignoto autore del dipinto, che Marchesi. Questa raccolta fu poi tradotta in litogra-
qualche capomastro, ma ignoranti e che sanno po- giovane Andrea Galassi, nato a Sassari nel 1793 dal rivela buona educazione accademica, è probabil- fia dai più abili incisori del tempo, stampata nel
co più che un muratore. Incisore non ve n’è. Vi è bolognese Luigi Galassi, maestro di cappella elevato mente vicino ai ritrattisti attivi per la corte sabauda 1832 a Parigi nello stabilimento di mademoiselle
un pittore ordinario di Camera e di scene».35 dal conte di Moriana al rango di «musico della real nella fase della restaurazione: Luigi Bernero, che Formentin con dedica sul frontespizio al marchese
Se “frate Leuco” è facilmente identificabile con lo corte», che nel 1802 si trasferisce con la famiglia a nel 1817 ritrae La famiglia di Vittorio Emanuele I, al di Villahermosa: l’intera raccolta delle diciassette
scultore Antonio Cano, è necessario cercare tra gli Cagliari, probabilmente chiamatovi da Carlo Felice: castello di Racconigi, e Giovanni Battista Biscarra, stampe litografiche (sedici vedute più il frontespi-
immigrati questo “pittore ordinario di Camera e di da lui Andrea apprese l’arte del violino, ma anche i che a sua volta soggiorna a Roma, dove vanno a zio) con cornici nere e filetti dorati, si trovava nel
scene”: escludendo il napoletano Domenico To- rudimenti della plastica. Della sua attività giovanile, perfezionarsi gli artisti degli Stati del re di Sardegna, 1843 al palazzo reale di Cagliari.
nelli, che non risulta attivo nel 1812, la scelta è li- che precede l’assegnazione di una borsa di studio a finché nel 1821 Carlo Felice, appena salito al trono, Di qualità meno alta di quello del Tornielli di Ver-
mitata a Carlo Guidi, pagato nel 1806 per lavori al Roma, ottenutagli dal marchese di Villahermosa, co- lo richiama a Torino e subito lo nomina primo pit- gano è il Ritratto di Giovanni Maria Roberti di Ca-
piano superiore del regio palazzo,36 che si direbbe nosciamo i due medaglioni in cera con i Ritratti di tore del re e direttore dell’Accademia, riformata nel stelvero (viceré nel 1829-31) (fig. 39), il cui autore
più un imbianchino che un pittore propriamente Vittorio Emanuele I e di Carlo Felice duca del Gene- 1824: del corpo accademico fa parte il pittore roma- va probabilmente individuato nell’ambito degli ar-
detto; al fiorentino Luigi Carneglias, la cui produ- vese, datati 1814, forse per celebrare il rientro del no Gioacchino Serangeli, allievo del David, mentre tisti che studiano a Roma nel pensionato del re di
zione ad affresco per le chiese cagliaritane attesta- sovrano in Piemonte dopo la caduta di Napoleone. resta a Roma con gli altri pensionati del re di Sarde- Sardegna, frequentato, oltre che dagli scultori iso-
ta dal 1803 al 1808 è totalmente perduta; e al ge- Si coglie, in questa testolina infantile, la stessa capa- gna Ferdinando Cavalleri, protetto di Carlo Alberto lani Andrea Galassi e Antonio Moccia, dal pittore
novese Francesco Costa, che a Cagliari ha lasciato cità di rendere le vibrazioni sottili della luce sulla di Carignano. Non si possono però dimenticare altri cagliaritano Giovanni Marghinotti, che vi approda
traccia della sua attività con due modeste sovrap- sensibile modulazione della materia. Sono invece ritrattisti emarginati per il loro coinvolgimento col nel 1819 grazie alla protezione del marchese Stefa-
porte nella chiesa di Sant’Efisio e con la pala della assenti dal palazzo «due busti uno del re e l’altro governo francese, come lo stesso vecchissimo Pé- no Manca di Villahermosa, amico e consigliere di
Madonna del Carmelo nella chiesa di San Giaco- della regina» indicati nell’inventario del 1830, proba- cheux e Sophie Giordano Le Clerc, e si devono te- Carlo Felice durante i due viceregati e durante il
mo (1808-12), e che nel 1812 eseguì per una sala bilmente dovuti al Galassi, di cui è nota una fitta ner presenti i liguri, come Matteo Picasso e i Costa, suo regno, e perfino suo esecutore testamentario.
del palazzo reale un affresco con Il ratto delle Sa- produzione di busti reali: nel 1826 realizzò in mar- o altri operanti negli Stati italiani vicini o in rappor- È probabilmente del Marghinotti il Ritratto di Giusep-
bine, ancora esistente nel 1892, di cui lo Spano lo- mo i Busti di Carlo Felice e Maria Cristina per il ca- to col Piemonte. pe Galleani d’Agliano (viceré nel 1822-23) (fig. 40),
da l’insieme ben inteso e la morbidezza dell’impa- stello di Racconigi; repliche si trovano al castello di È espressione di un gusto prossimo al ritratto di di disinvolta impostazione e robusto piglio, tuttavia
sto cromatico.37 È dunque evidentemente il Costa, Agliè e alla Loggia di Torino e altre ancora nella re- Thaon de Revel quello che impronta il Ritratto di impensabile per l’artista se riferito agli anni della ca-
forse imparentato con i liguri Pietro e Gerolamo sidenza del marchese di Villahermosa presso Pula, a Ettore Veuillet de la Sauniere, marchese d’Yenne (vi- rica del viceré. Traspare invece da questo ritratto
Costa e con Antonietta Costa Galera, il pittore cui Villa d’Orri, insieme ai Busti di Stefano Manca di ceré nel 1820-22) (fig. 38), che gli succede nelle fun- un’esigenza di verità ottica, raggiunta forse anche
accenna Francesco d’Austria-Este, poiché luogo, Villahermosa e Anna Maria Manca di Mores; infine zioni viceregali, divenendo viceré effettivo nel 1821 con l’ausilio dell’immagine fotografica, che non può
data e tema dell’affresco perduto sono in chiaro altre repliche, donate dal marchese sardo a Carlo con l’ascesa al trono di Carlo Felice. L’autore, che si essere precedente alla commissione regia dei quat-
rapporto con le nozze celebrate a Cagliari il 20 Alberto dopo la morte nel 1831 di Carlo Felice, si firma «Martini», forse da identificare con Biagio, allie- tro ritratti collocati nel 1840 a palazzo reale di Tori-
giugno 1812 tra la principessa Maria Beatrice, pri- conservano al palazzo reale di Genova.40 vo del parmense Pietro Melchiorre Ferrari, e che no, insieme agli altri ritratti illustri che adornano la
mogenita di Vittorio Emanuele I e di Maria Teresa Le ulteriori testimonianze artistiche, limitate ai ritrat- non va oltre i limiti del buon mestiere, lo ritrae pres- Galleria del Daniel.
d’Austria-Este, e lo zio materno Francesco IV d’Au- ti, sono successive alla partenza nel 1815 della reg- so un tavolo su cui sono posati dei fogli riferibili al Certamente un’altra è l’intonazione stilistica del Ri-
stria-Este. Nell’occasione si decretarono feste po- gente Maria Teresa e nel 1816 del viceré Carlo Feli- progetto di sistemazione della piazza cagliaritana a tratto di Carlo Felice (fig. 41), firmato ma non data-
polari e pubblici spettacoli; «il ministro britannico ce, che Vittorio Emanuele I si affretta a sostituire lui intitolata da cui parte la grande strada centrale to. Sappiamo però che nel 1829 Giovanni Marghi-
Hill diede uno splendido festino; i pastori dell’Ar- nella carica. La ripresa della serie dei viceré, diffusa della Sardegna voluta da Carlo Felice. In proposito è notti, ancora residente a Roma, si recò a Torino
cadia cantarono, e dipinsero festoso e tripudiante attualmente in ambienti diversi, è costituita infatti il caso di ricordare che nell’inventario del 1843 sono accompagnato dal Villahermosa e vi espose al co-
per profondo giubilo il popolo sardo».38 È probabi- dal modesto Ritratto di Giacomo Pes di Villamari- citati «2 quadri grandi con cornici nere e filetti dorati spetto del sovrano un Ritratto di Carlo Felice, oltre
le risalgano alla fase di sistemazione degli interni na, un sardo che nel 1816 ne svolge le funzioni, disegnati a mano indicanti due tronchi della strada a un Ecce Homo, copia da Guido Reni, e all’An-
della reggia per questo matrimonio di Stato e che caratterizzato dalla durezza dei contorni. Già qui, centrale di Sardegna», forse rilievi del Carbonazzi, at- nunciazione, destinata alla chiesa dell’Annunziata
37. Ritratto del viceré
siano dovuti allo stesso autore i sei dipinti per le tuttavia, si avverte l’inizio di una nuova temperie tualmente irreperibili. Lo Yenne fu successivamente a Cagliari. Risulta dalla recensione sulla Gazzetta Ignazio Thaon de
Sovrapporte con anfore e vedute architettoniche culturale e politica, oltre che artistica. Se negli ulti- ritratto a figura intera dal ligure Matteo Picasso, an- Piemontese, ripresa dal Giornale di Cagliari, che il Revel, conte di
(figg. 81-86) di temperato gusto neoclassico e di mi ritratti settecenteschi erano state smesse parruc- che qui accanto ai progetti ben evidenziati del Tea- re vi era dipinto a grandezza naturale, «vestito di Pratolungo (1818-20),
modesto mestiere. Data la consuetudine invalsa che e corazze, i viceré dell’Ottocento, che vestono tro Carlo Felice di Genova, da lui mandati a compi- porpora e stante in piedi», alla «maniera del cele- olio su tela,
cm 125 x 105,5.
nelle corti europee di ritrarre i futuri sposi, si sa- in alta uniforme, spesso abbandonano l’astuccio tu- mento come governatore della città. brato pittore Inglese Laurence»; si osservava inoltre
rebbe tentati di riferirgli i due ritratti a pastello di bolare contenente le patenti reali di nomina sul ta- Merita particolare attenzione il Ritratto di Giuseppe che «qualunque perita persona si faccia ad osserva- 38. Ritratto del viceré
Francesco d’Austria-Este e Maria Beatrice di Sa- volo da lavoro, preferendo dar conto ai posteri del- Tornielli di Vergano (viceré nel 1825-29), che ri- re la particolare lucidezza del colorito, l’effetto e Ettore Veuillet de la
voia al palazzo civico di Cagliari,39 se la delicatezza la propria opera per il progresso dell’isola. chiama da vicino la consumata abilità ritrattistica di l’armonia di tutto il lavoro, dovrà giudicare che Sauniere, marchese
d’Yenne (1820-22),
della stesura cromatica unita alla finezza dell’inda- Nel Ritratto di Ignazio Thaon de Revel, conte di Pra- Jean Baptiste Wicar, il suo modo di rendere i ricami questa imitazione ritrae grandemente degli esem- olio su tela,
gine psicologica non andassero molto al di sopra tolungo (viceré nel 1818-20) (fig. 37), per esempio, applicati all’uniforme e il serico scivolare della luce plari di quell’insigne artista, senza che perciò siasi cm 126 x 100.

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il nostro valoroso connazionale scostato punto dalla palco.44 L’anno successivo è invece Antonio Caboni ultimo viceré di Sardegna, su cui incarico il pittore re d’Italia dal 1861. L’autore del dipinto di palazzo
norma della scuola romana». Il ritratto rimase a Tori- a provvedere alle pitture dell’apparato funebre di cagliaritano dipinge la Pala della Purissima per le reale si esprime con accenti assai diversi da quelli
no, ma il re ne ordinò all’artista una replica «onde Maria Teresa d’Austria-Este, ordinato a Cagliari dal- Dame del Sacro Cuore di Gesù a Chambery. Vero- aulici usati dal Marghinotti sia nel ritratto del re al-
soddisfare alla richiesta che già precedentemente l’architetto regio Giovanni Basciu.45 similmente il ritratto del Montiglio fu eseguito pri- l’Università di Cagliari eseguito nel 1854 a Torino,
erale stata fatta di un quadro della Real persona per Anche degli anni carloalbertini le testimonianze arti- ma del 1840, ma non esiste alcuna certezza sulla dove da otto anni insegnava all’Accademia Alberti-
adornare il Palazzo Reale di Cagliari».42 Il Ritratto di stiche si limitano ai ritratti ad olio, essendo perduti i sua datazione, tanto più risulta provato che nel na, sia in quello del 1859 al municipio di Cagliari.
Carlo Felice cui si riferisce l’inventario del 1830 po- tre ritratti litografici e i tre mezzibusti in gesso di cui 1843 si procedeva a colmare almeno una lacuna Infatti, nonostante la canonica presenza delle corti-
trebbe dunque essere questa replica. dà conto l’inventario del 1843. Due dei busti pote- della serie. Infatti in un articolo comparso quell’an- ne e del mantello di porpora abbandonato sulla
Qui, come nella grande tela datata 1830 Carlo Feli- vano essere gli stessi inventariati nel 1830, il terzo no su L’Indicatore Sardo dedicato a Raffaele Aruj, poltrona, nel dipinto di palazzo reale il suo rifiuto
ce munifico protettore delle Belle Arti in Sardegna, presumibilmente raffigurava il sovrano in carica. che aveva studiato a Roma con una pensione di dell’idealizzazione si spinge sino a evidenziare la
acquistata dalla municipalità su sollecitazione di Per la pittura è innanzitutto da segnalare il Ritratto Carlo Felice sotto la guida di Ferdinando Cavalleri pinguedine e i difetti fisici di Vittorio Emanuele II,
Stefano Manca di Villahermosa e collocata nel pa- di Carlo Alberto (fig. 42) firmato e datato 1834 da e Vincenzo Camuccini,51 e che, grazie ai buoni uffi- con un senso realistico che manca, per esempio,
lazzo civico di Cagliari nel 1834, il Marghinotti rie- Giuseppe Monticoni, dal 1824 professore e sottose- ci del ministro e primo segretario di Stato, Emanue- nel ritratto eseguito nel 1849 da Giovan Battista Bi-
sce a mediare tendenze puriste e tradizione del gretario dell’Accademia di Belle Arti di Torino.46 Si le Pes di Villamarina, nel 1836 aveva impiantato a scarra, al Museo del Risorgimento di Torino, o in
passato, secondo una linea di cauto rinnovamento tratta di un dipinto di qualità decisamente più mo- Cagliari «un torchio litografico con privilegio assolu- quello cronologicamente più prossimo del torinese
consona ai gusti del re. L’accostamento del Ritratto desta sia del Ritratto di Carlo Alberto al castello di to», viene descritto, insieme ad altri dipinti «non ha Angelo Capisani, datato 1855, al palazzo di Giusti-
di Carlo Felice rimasto a Torino a quelli di Thomas Racconigi dipinto nel 1832 da Ferdinando Cavalle- guari alla luce», il Ritratto di Gennaro Roero di Mon- zia di Cagliari. A ciò si aggiunga il sintetico anda-
Lawrence, poi, è indicativa della molteplicità degli ri,47 sia di quello del Marghinotti al palazzo civico di ticelli (viceré nel 1823-25) (fig. 44), con entusiasmo mento della pennellata, che induce a una datazione
stimoli che il Marghinotti, allievo a Roma di Jean Cagliari, per il quale il nostro pittore nel 1833 aveva davvero eccessivo («Un’ilarità di volto, uno sguardo ai primi anni Sessanta, in rapporto al trasferimento
Baptiste Wicar, ritrattista a Napoli dei Murat (più ottenuto dal re alcune pose a Torino.48 Quanto po- il più vivo e penetrante, un contegno che s’addice a Firenze della capitale del regno d’Italia. Il con-
volte effigiati anche da François Gérard), poteva co- co fosse stato da tutti apprezzato il dipinto del Mon- alla carica di cui è rivestito l’oggetto rappresentato, fronto con il Ritratto di Vittorio Emanuele II al Mu-
gliere nell’ambiente artistico internazionale della ticoni risulta chiaro da una lettera inviata nel 1847 a gli accessori in armonia col tutto»),52 rispetto alla seo del Risorgimento di Torino, eseguito nel 1860
sua formazione nell’Urbe. Oltre alla replica per il Torino dal viceré Gabriele De Launay per sollecitare modestia della resa pittorica. Era probabilmente da Michele Gordigiani, ritrattista di molti compo-
palazzo reale di Cagliari il Marghinotti, su commis- l’acquisto di un nuovo Ritratto di Carlo Alberto da dell’Aruj il Ritratto di Carlo Alberto a olio di cinque nenti della famiglia reale negli anni del soggiorno
sione della regina vedova Maria Cristina, nel 1837 collocare nel palazzo: «Ho l’onore di significare che palmi d’altezza citato nell’inventario del 1843: il pit- fiorentino, rivela significative analogie nella resa
ne esegue un’altra che si conserva al castello di in questo Regio Palazzo non esisteva alcun quadro tore litografo ne aveva infatti esposto uno nel 1838 della figura, orientata verso il realismo borghese.
Agliè:43 sul tavolo accanto alla corona è raffigurata della Reale Famiglia che uno solo e di nessun pre- al Regio Museo,53 probabilmente lo stesso che si A questo punto molte delle funzioni importanti in
una statuina allegorica della Sardegna, visibile dopo gio il quale era oggetto di critica per tutte le perso- trova a palazzo reale, simile a un altro di proprietà precedenza svolte nel palazzo erano venute a ces-
il recentissimo restauro anche nel nostro dipinto, ne che lo vedevano».49 del municipio in deposito al palazzo di Giustizia di sare: l’Amministrazione delle torri era stata abolita
che ritorna nel Ritratto di Carlo Alberto al palazzo Il confronto più sfavorevole era con i grandi Ritrat- Cagliari. Allo stesso modo era suo probabilmente sin dal 1841 e dal 1848 erano venuti meno o si
civico di Cagliari, dipinto dal Marghinotti nel 1833. ti di Carlo Alberto a figura intera eseguiti dal Mar- quello realizzato nel 1836, uno dei Ritratti litografi- erano trasformati altri importanti uffici connessi al-
Del risveglio artistico promosso in Sardegna da Car- ghinotti in tempi diversi per le sedi municipali di ci di Carlo Alberto ancora a palazzo nel 1843 insie- la carica viceregale. Intanto, come era già accaduto
lo Felice non restano nel palazzo altre testimonian- Cagliari, Iglesias, Alghero, Ozieri e Sassari, ma an- me ad altri due raffiguranti il re a cavallo, anche nel 1815 per la repubblica ligure al momento del-
ze pittoriche relative agli anni del suo regno, ben- che Antonio Caboni sembrava capace di far meglio. questi perduti. È appena il caso di ricordare che il l’annessione al regno di Sardegna del suo territo-
ché, come già si è osservato, dal 1826 al 1831 vi Sembra in rapporto alla richiesta del viceré “l’Esposi- dipinto del 1834 di Horace Vernet raffigurante Car- rio, di cui viene mantenuto il sistema amministrati-
lavorino pittori e decoratori locali. Per il cagliaritano zione d’oggetti d’arte e d’industria nazionali” tenuta lo Alberto a cavallo fu tradotto nel 1840 dal par- vo e legislativo napoleonico, nel primo momento
Antonio Caboni sono attestati pagamenti dal 1826 al a Cagliari nel 1847 presso l’ospizio di San Lucifero, mense Paolo Toschi in incisione a bulino da desti- delle annessioni dei diversi Stati italiani determina-
1829 relativi a «l’orchestra e la camera da ballo», per dove il Caboni esponeva, insieme ad altri due ritratti nare agli uffici pubblici e alle scuole del regno te dalla seconda e terza guerra d’indipendenza, il
il Comastri, oltre a quelli per il restauro dei ritratti e a un dipinto raffigurante Santa Cecilia, due Ritrat- come ritratto ufficiale del re, e che da essa deriva- passaggio di potere viene gestito da un commissa-
reali, ne risultano altri per la decorazione pittorica ti di Carlo Alberto e del principe ereditario Vittorio rono molte stampe litografiche, tra cui nel 1848 rio plenipotenziario. In ciascun Circondario d’In-
dell’Ufficio di Stato Maggiore. Le trasformazioni di Emanuele, di recente restaurati, che vennero infatti quella di G. F. Locatelli e quella di Victor Adam, tendenza viene formato un consiglio provinciale i
fine Ottocento e i mutamenti di destinazione dei lo- acquistati per il palazzo reale.50 Nei due dipinti, dei entrambe in relazione con l’avvio della prima guer- cui membri, inizialmente scelti dal re, progressiva-
cali hanno però, a mio avviso, completamente can- quali Giovanni Marghinotti espresse pubblicamente ra d’indipendenza. mente elettivi, formano le delegazioni provinciali
cellato le decorazioni murali di quegli anni. Né per il suo apprezzamento, è evidente la ripresa da parte La “perfetta fusione” della Sardegna col Piemonte, presiedute dall’Intendente della Provincia, di nomi-
il momento si conoscono tracce grafiche degli ap- del Caboni dello stile aulico dei ritratti dinastici del in quell’anno cruciale, ha come conseguenza imme- na regia, in seguito sostituito da un Prefetto, ema-
parati per le cerimonie funebri di Carlo Felice, che maestro cagliaritano, tanto spinta da far pensare a diata la cessazione dell’istituto viceregale. Tuttavia il nazione diretta del Ministero dell’Interno e tramite
presumibilmente coinvolsero il palazzo reale. La di- un vero e proprio discepolato. palazzo reale subito dopo accoglie un altro ospite del potere centrale nell’amministrazione delle Pro-
rezione nel 1831 di quelli nel duomo di Cagliari fu Si deve al Caboni, la cui attività di ritrattista a olio illustre, il generale Alberto Della Marmora, discen- vince, di cui presiede le deputazioni. Il nuovo as-
affidata a Giuseppe Cominotti, chiamato da Sassari assume col tempo un’importanza pari a quella di dente di un viceré di Sardegna, tornato nell’isola setto amministrativo dello Stato italiano si definisce
per progettare il nuovo Teatro Civico, e con lui fir- frescante, il Ritratto di Giuseppe Maria Montiglio nel 1849 nella veste di regio commissario straordi- meglio dopo il 1870, quando, raggiunta l’unità na- 39. Ritratto del viceré
ma i documenti l’assistente «C. Marghinotti» e ricevo- d’Ottiglio e Villanova (viceré nel 1831-40) (fig. 43), nario per reprimere i tumulti di operai e braccianti zionale, si cerca il suo consolidamento anche attra- Giovanni Maria
no pagamenti i pittori Giovanni Efisio Sanna, Luigi suo protettore: infatti, quando nel 1840 il viceré la- e per procedere al nuovo assetto amministrativo del verso il prestigio politico-istituzionale delle sedi Roberti di Castelvero
(1829-31), olio su
Imeroni e Antonio Caboni, mentre Vincenzo Coma- scia l’isola, dopo un novennale mandato, il Caboni territorio. C’è da chiedersi se non sia da porre in re- delle Province, «figlie predilette della nuova Italia», tela, cm 126 x 95.
stri realizza «quattro statue e dieci teste di puttini», lo segue a Casale Monferrato, dove un suo Ritratto lazione con il suo soggiorno, concluso nel 1854, il strettamente collegate, pur nella loro specificità
probabilmente in cartapesta. È ancora Cominotti a di Carlo Alberto si conserva al Museo Civico e dove Ritratto di Vittorio Emanuele II (fig. 45), primogeni- storico-territoriale, al centro delle decisioni della ri- 40. Ritratto del viceré
erigere l’apparato per le celebrazioni in occasione esegue «diversi grandi quadri che gli fruttarono la sti- to di Carlo Alberto e di Maria Teresa d’Asburgo Lo- costituita Nazione: «una d’arme, di lingua, d’altare, Giuseppe Galleani
d’Agliano (1830-40
del giuramento di fedeltà degli Stamenti a Carlo Al- ma di que’ cittadini, e fama di valente e bravo pitto- rena Toscana, re di Sardegna dal 1849 dopo la di- di memorie, di sangue e di cor», secondo l’ideale circa), olio su tela,
berto, mentre il Sanna e l’Imeroni ne dipingono il re»; doveva apprezzarlo anche Gabriele De Launay, sfatta di Novara e l’abdicazione del padre, e primo del Risorgimento liricamente cantato da Manzoni.54 cm 128,5 x 102.

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Era necessario rendere simbolicamente visibile attra- L’assetto decorativo previsto inizialmente per il sa-
verso i programmi decorativi dei palazzi provinciali lone delle adunanze provinciali a Sassari, che pre-
– che accoglievano il salone delle adunanze delle vedeva per il soffitto l’episodio dell’Ingresso di
Deputazioni, gli uffici di Prefettura e l’abitazione del Giommaria Angioy in Sassari, viene stravolto dal si-
Prefetto, le sale dei ricevimenti e di rappresentanza ciliano Giuseppe Sciuti, vincitore del concorso, in
– la presenza nelle diverse regioni italiane dello Sta- accordo con la Deputazione Provinciale: e non de-
to e della monarchia sabauda che aveva guidato il vono essere mancate sollecitazioni da Roma. Vi par-
processo travagliato dell’unificazione: e che si trat- tecipano con i loro progetti ventidue artisti di diver-
tasse di un disegno politico globale è dimostrato, sa provenienza geografica, ma per lo più residenti
come scrive Salvatore Naitza nel fondamentale sag- nella capitale, come il perugino Domenico Bruschi
gio del 1981 sulle Decorazioni nel Palazzo Viceregio più tardi vincitore di quello cagliaritano, e i più af-
di Cagliari, dal fatto che dopo il 1870 «tutti i capo- fermati Cesare Maccari e Cesare Mariani.57 La gran-
luoghi italiani, stazioni staccate e affatto dipendenti de allegoria della storia d’Italia realizzata dallo Sciuti
dall’autorità centrale e coronata, affrontavano, quasi al centro della volta stravolge il messaggio politico
per un segnale di lealtà di sapore feudale, imprese iniziale, cui non si vuole comunque rinunziare: se
analoghe», cosicché gli episodi più significativi della ne stabilisce la realizzazione, con lo spostamento
storia delle diverse regioni fossero poi ricondotti, in della scena storica del tentativo angioyano di rivolu-
una sorta di catarsi, al «trionfo … dell’allegoria dello zione repubblicana sulla parete breve dietro al seg-
Stato, illuminato dalla Corona».55 gio della presidenza, di fronte alla quale, e non solo
Ciò accade infatti con tutta evidenza negli affreschi certo per ragioni estetiche di simmetria, viene dipin-
dei saloni provinciali, prima a Sassari poi a Cagliari. to il non previsto episodio della Proclamazione del-
A Sassari, dove dopo l’unità d’Italia Provincia e Pre- la Repubblica sassarese. I due soggetti, evidente-
fettura vengono dapprima ospitate negli angusti lo- mente voluti dai repubblicani sassaresi e in rapporto
cali del municipio (palazzo Ducale), poi nell’inade- con le idee separatiste e sardiste, perdono la loro
guato palazzo d’Usini, si rese necessario costruire pregnanza politica nella dialettica obbligata col qua-
ex novo una sede appropriata all’immagine politi- dro allegorico della storia d’Italia sul soffitto, una
co-istituzionale in un’area d’espansione urbanistica sorta di apoteosi di Vittorio Emanuele II, morto il 9
ceduta gratuitamente dal Comune nel 1872, sulla gennaio 1878 dopo breve malattia: il “re galantuo-
quale nel giro di quattro anni sorge il palazzo della mo”, “il più leale dei re”, il “Padre della Patria”, ri-
Provincia. Nel capoluogo isolano, invece, il palazzo spettato anche dai repubblicani per aver saputo
reale, per quanto in degrado, oltre a garantire il «gloriosamente recare fino a Roma quello scettro
prestigio architettonico, offriva, in quanto simbolo che raccolse insanguinato sui campi di Novara».58 Di
tradizionale della sovranità, «la possibilità di riaffer- fatto lo stravolgimento del progetto che aveva por-
mare nei confronti di tutti i sudditi una indiscutibile tato lo Sciuti alla vittoria e il dilatarsi della prevista
continuità storica del potere», e appariva la sede più spesa di lire 25.000 non mancò di suscitare aspre
altamente rappresentativa «del nuovo potere monar- polemiche politiche, oltre che le proteste non del
chico italiano, sintesi del travaglio risorgimentale e tutto immotivate del battuto Domenico Bruschi.
dell’unificazione degli stati regionali».56 A Cagliari l’Amministrazione provinciale, già ospita-
Come già a Sassari, anche a Cagliari si affida agli ta nel palazzo reale, affronta il problema dell’imma-
affreschi non solo la funzione di decoro degli am- gine più tardi, quando nel 1885 lo acquista dal de-
bienti interni ma anche quella di nobilitare il pas- manio dello Stato. Il palazzo, cresciuto secondo le
sato, remoto e recente, della Sardegna, soprattutto necessità presentatesi nei secoli, si trovava in stato
nell’ambiente di rappresentanza per eccellenza: il di abbandono e di vetustà, seriamente danneggiato
salone delle adunanze del Consiglio Provinciale, alla da un incendio precedente all’acquisto, col braccio
cui decorazione pittorica si conferisce tanta impor- di ponente distrutto, tetti e pavimenti da restaurare,
tanza da giungere alla scelta dell’autore attraverso e pianterreno quasi inutilizzabile per la disordinata
concorsi banditi in campo nazionale. I programmi disposizione dei locali a fronte del bisogno sempre
iconografici definiti in sede locale mirano a sottoli- crescente di spazi per le nuove esigenze funzionali.
neare, rivendicandola orgogliosamente, la specificità Si provvede tra difficoltà economiche, organizzati-
culturale e storica della Sardegna, attraverso la rap- ve, finanziarie e «defatiganti controlli dello Stato»,59
presentazione pittorica degli episodi più salienti e alla ricostruzione del braccio di ponente, ai restauri
dei fatti più memorabili del passato, ma per ricon- e alla ristrutturazione e ridistribuzione degli interni.
durre attraverso le immagini allegoriche l’esaltazione L’antica sala per le adunanze del Consiglio provin-
dell’identità sarda dentro l’alveo ideologico dell’uni- ciale, nel braccio di ponente, inadeguata per l’ac-
41. Giovanni tà dello Stato italiano, di cui l’istituto monarchico si cresciuto numero dei consiglieri, viene destinata ad
Marghinotti, Ritratto rende garante. C’è da credere che i temi illustrativi altri usi e se ne costruisce un’altra di dimensioni
di Carlo Felice
(1829 circa), olio su prescelti dovessero esser sottoposti alla superiore pressoché uguali a quelle del salone dello Sciuti,
tela, cm 310 x 195. approvazione di Roma. corrispondente alle nuove esigenze. Mentre ancora 41

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solo progetto in argilla, che comportava la spesa di Vivanet, incaricato dalla Deputazione provinciale di prostrata che circonda la bandiera sabauda si intra-
lire 30.000, dando indicazioni in una relazione alle- stabilire i soggetti dei quadri storici alle pareti e vedono costumi sardi; sulla fascia a parete su un la-
gata sulle omissioni degli ornati che avrebbero con- di quelli della volta, per il quale s’imponeva non il to breve, sopra la cornice che riquadra il medaglio-
sentito di rientrare nella spesa prevista: tutti e tre linguaggio del verismo “mercantile” alla moda, fine ne col profilo a bassorilievo di Umberto I tra le due
speravano, con buone ragioni, visto l’andamento a se stesso, penetrato anche nei salotti borghesi porte, si svolge una battaglia condotta da guerrieri
delle cose per il salone sassarese, che la somma sardi (l’arte per l’arte di cui nel 1880 scrive un po’ sardi in costume contro altri armati; l’episodio raffi-
messa a disposizione potesse essere accresciuta da confusamente l’Usala nel suo saggio sugli affreschi gurato sulla parete opposta può forse interpretarsi
successivi stanziamenti di bilancio. Soltanto il com- dello Sciuti già eseguiti), ma di un verismo capace in rapporto alla munificenza di Carlo Felice in Sar-
mendator Bruschi di Roma presentava un bozzetto di vivificare l’evento storico, di attualizzarlo. Un’ar- degna, mentre di più oscura interpretazione appare
che desse l’idea del progetto decorativo attenendo- te, insomma, intesa in funzione simbolica e didatti- l’episodio rappresentato sul lato lungo, un corteo
si alla spesa prevista. Infine, non viene presa alcu- ca, nonché, abbastanza scopertamente, di codice che potrebbe alludere alla visita a Cagliari di Carlo
na decisione perché, «anche facendo a meno della politico («l’arte in quanto rappresenta il Bello, il Ve- Alberto insieme al primogenito e futuro re Vittorio
troppa sontuosità», non si vuole rinunziare a «quei ro e il Buono»). Le proposte del Vivanet vengono Emanuele II. Le decorazioni degli altri due, più ge-
limiti di decorosa esteriorità che è pur essa segno accolte in toto dalla Deputazione (presumibilmente neriche riguardo all’identificazione dei soggetti co-
di civile progresso», considerando che si tratta dei previa approvazione del Ministero) nella seduta del me sardi (la regina con la pergamena potrebbe es-
locali destinati «alla prima rappresentanza della 14 agosto 1893, quando già si procedeva ai lavori sere Eleonora d’Arborea, l’altro armigero che tiene
Provincia» e di «quello specialmente per le solenni di decorazione.63 in mano una carta, Alfonso il Magnanimo), preve-
adunanze».60 Il 12 giugno 1892, su Vita Sarda, il Prima di esaminare i dipinti del Bruschi, è opportu- dono l’eliminazione di qualche porta e l’inserimento
caustico commento: «La commissione giudicatrice, no soffermarsi brevemente sugli esclusi, iniziando di finestre su uno dei lati brevi: ma occorre tener
composta dagli ingegneri Filippo Vivanet, Antonio dagli artisti locali o residenti a Cagliari. Intanto Cosi- presente che ancora si discuteva sulla sistemazione
Cao-Pinna, Giorgio Asproni, con altri di cui ci sfug- mo Fadda, il cui nome trapela con quello del Levi e delle aperture.
ge il nome, ha giudicato che … prima si era fatto del Bilancioni nella prima fase del concorso, che al- L’ultimo escluso locale, l’architetto Vittorio Levi, allo-
male a contenere entro le L. 15.000 la base delle la fine presenta un progetto, il n. 10 (due bozzetti ra professore all’Istituto tecnico di Cagliari, parteci-
opere da eseguire, e che si era fatto benissimo a contrassegnati dal motto “Cagliari”), escluso insieme pava con uno dei progetti già presentato nel prece-
far lavorare inutilmente i concorrenti … Ultimo atto ad altri quattro per inosservanza delle condizioni dente concorso, e unanimemente apprezzato dalla
… una relazione che fra tanto vano affaccendio di imposte dal programma. Il progetto n. 4, del giova- commissione, che tuttavia avrebbe gradito, tra le va-
stampa, commissioni e sottocommissioni ecc., cre- ne architetto Cesare Picchi – un toscano residente a rie modificazioni apportate, veder cambiata «l’into-
diamo inutile anch’essa».61 Cagliari e autore del palazzo Vivanet –, riguardo alla nazione alquanto funebre dei sovrornati delle porte
Nel dicembre 1892 si decide di riaprire i termini decorazione architettonica viene giudicato di una ed evitato lo sminuzzamento delle pareti … piccoli
del concorso con scadenza al 15 febbraio 1893 e semplicità eccessiva, severa, compassata nella sua nei che non alterano gran che la bellezza della
una disponibilità di spesa di lire 26.000 per la sola scarna geometria; se ne considera «abbastanza indo- composizione, maestrevolmente disegnata».65 Delle
decorazione del salone consiliare, che comprende vinato il fregio sovra le porte per far rincorrere le ci- sei tavole presentate come Progetto di decorazione
«un quadro centrale sulla volta su soggetto da sce- mase dei vani», ma non le finte porte «progettate per della sala del Consiglio Provinciale di Cagliari, le
gliersi dall’Amministrazione», escludendo dal com- ragioni di simmetria» che finiscono per aumentare quattro ad acquarello (figg. 46-49) recentemente en-
puto pavimenti e imposte di porte e finestre, pre- «la monotonia di tutti quegli archi e lesene»; infine trate a far parte del Gabinetto dei Disegni e Stampe
viste a carico della Provincia ma con l’obbligo per gli si riconosce un merito: quello di aver proposto della Biblioteca Universitaria di Cagliari corrispondo-
il concorrente di presentarne i disegni armonizzati «per l’esecuzione delle pitture il Guglielmo Bilancio- no abbastanza puntualmente alle osservazioni stilate
con la progettata decorazione. ni, artista valente ed accurato, di cui Cagliari ebbe per il giurì da Dionigi Scano, il più giovane dei com-
La commissione, costituita dagli ingegneri-architetti modo d’apprezzare il valore artistico».64 missari e futuro storico dell’architettura medioevale
Filippo Vivanet, Giorgio Asproni, Carlo Floris Tho- Sappiamo d’altra parte che il Bilancioni aveva parte- sarda, sebbene risulti eccessivo l’aggettivo «lugubri»
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rel, Carlo Stagno, Enrico Melis e Dionigi Scano, fu cipato alla fase iniziale del concorso – quando anco- riguardo agli ornati delle sovrapporte, eleganti nella
chiamata a giudicare i progetti dei sedici concor- ra non si prevedeva nessun tema storico preciso – loro classicistica misura. Come si può costatare, il
procedevano i lavori, con delibera del 4 febbraio renti di diversa provenienza, esposti per dieci gior- con tre progetti differenziati, uno attenendosi alla Levi si tiene sul generico rispetto alla decorazione
1892 la Deputazione provinciale stabiliva di aprire ni al pubblico nel mese di febbraio,62 giungendo il spesa prevista di lire 15.000, due – fuori concorso – pittorica, ancora da definire, che pensava di affidare
un concorso nazionale per la decorazione delle pa- 6 aprile 1893 ad assegnare la vittoria a quello del che comportavano rispettivamente quella di lire al Bilancioni.
reti e della volta della nuova sala per le adunanze, Bruschi, dopo numerose riunioni, «sia per la maestà 30.000 il secondo, di lire 60.000 il terzo. A mio pare- Quanto al Bruschi è da pensare, più che alle prote-
richiedendo che stipiti e sopraornati di porte e fine- e serietà dello stile, sia perché comprendeva quat- re gli ultimi due sono da identificare con i Bozzetti zioni della “camorra” di cui l’aveva accusato lo Sciu-
stre si eseguissero in marmo, le pareti e la volta in tro grandi quadri storici nelle pareti ed un gran di decorazione del Museo Civico di Rimini e con ti nel corso delle polemiche aperte dal perugino ri-
stucco e rilievi. Fissava la spesa alla modestissima quadro e due piccoli nel soffitto»; era stato scartato quello di collezione privata riminese, tutti pertinenti guardo al concorso per il salone consiliare della
somma di lire 15.000, «essendosi dalla prefettura ra- quello dei signori Corona, Spagnoli e Gentili di Pa- allo stesso salone come dimostrano le proporzioni Provincia di Sassari,66 che avesse presentato sin dal
diato dal bilancio pel corrente esercizio quella di li- lermo, rimasto in finale, per «la mancanza di unità in scala, il comune supporto in cartoncino nocciola primo momento un progetto assai più convincente
re 10.000», già deliberata dal Consiglio provinciale di concetto tra le varie parti della decorazione e la e la tecnica ad acquarello. Coincidono perfettamen- degli altri concorrenti. Se anche, come patriota par-
per la decorazione del salone. Su questa base ac- ornamentazione troppo gaja, punto corrispondente te con quelle del salone cagliaritano, nel bozzetto tecipe nel 1859 alle insurrezioni antipapaline di Pe-
colsero l’invito solo quattro concorrenti: il pittore alla serietà del Consesso alle cui riunioni è destina- contrassegnato dalla scritta «Progetto n. III, fuori rugia, forse qualche protezione per meriti politici
42. Giuseppe Bilancioni, con tre progetti, di cui uno per la spesa ta la sala». concorso», oltre alle proporzioni dei lati lunghi e l’aveva davvero, quando nel 1893 vince il concorso
Monticoni, Ritratto prevista, due aggiuntivi; l’architetto Levi, con uno Tali motivazioni rispecchiano le posizioni a favore brevi, il numero delle porte su entrambi i lati, il rac- per il salone consiliare di Cagliari ha un curriculum
di Carlo Alberto,
1834, olio su tela, corrispondente alle previsioni di spesa, un altro di dell’idealità nell’arte già espresse soprattutto a pro- cordo tra volta e pareti. Nella scena appena abboz- artistico di tutto rispetto. Dopo gli studi all’Accade-
cm 310 x 198. costi superiori; lo scultore Cosimo Fadda con un posito della scultura dal presidente del giurì Filippo zata prevista come affresco sul soffitto, tra la folla mia di Perugia, approfondisce la sua preparazione a

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lazzo Corsini, che gli valse la commenda della Co- scegliere i soggetti, storici e allegorici. All’inizio di
rona d’Italia, oltre a numerosi affreschi e tele per novembre «la parte pittorica degli scomparti della
importanti palazzi e chiese romane, umbre, ecc.;68 volta, esclusi i quadri e quella del guscione, è già
e, naturalmente, la decorazione della sala di ricevi- portata a buon punto; è pure ultimato, meno certi
mento del Senato, il famoso concorso vinto in se- ritocchi, il fregio della cornice», che si compone
conda battuta nel 1879, origine della discordia con «d’elmi, di rotelle e di fogliami» intrecciati. Nel gu-
lo Sciuti, per il quale invia alla commissione giudi- scione di raccordo tra la parte piana del soffitto e le
catrice insieme ai suoi bozzetti una relazione artisti- pareti son già eseguiti i gruppi a rilievo delle Vitto-
ca data a stampa in cui chiarisce le sue intenzioni rie alate con lo stemma nazionale (fig. 63), agli an-
iconografiche e allegoriche, per molti versi raffron- goli, e quelli delle Vittorie alate con lo stemma della
tabili a quelle messe in atto negli affreschi per il no- Provincia di Cagliari (fig. 64), nella mezzeria dei la-
stro salone provinciale, in cui trasfonde molte delle ti lunghi, e fra questi «i rostri delle navi, circuiti da
sue riflessioni sulla pittura del Rinascimento.69 graziose sirene in rilievo meno spiccato figurano al-
Quando nel 1891 il Bruschi viene chiamato a Ca- tre Vittorie e negli spazi intermedi alcune corazze
gliari per periziare gli affreschi del Bilancioni nella pure in rilievo, tenuto basso per armonizzare colle
chiesa di Sant’Antonio Abate, che cominciavano a pitture che servono a collegare con palme, fiori ed
deteriorarsi, è ormai un artista affermato. È assai aquile librantesi sulle ali maestose, i suddetti gruppi
probabile che vi siano stati degli approcci riguardo di figure». Sulle pareti sono pronte le cornici con
alla decorazione pittorica del palazzo della Provin- modanature e fogliami che devono accogliere i
cia e che sin da allora ne abbia visionato i locali e quattro grandi quadri, e quasi completate le teste
cominciato a prefigurarsene la scenografia. leonine e le aquile che dall’alto «negli interassi di
Dopo la vittoria, il Bruschi si mette subito all’opera. porte e finestre sorreggono i festoni di quercia che
Risulta che ai primi di novembre del 1893 segue in scendono su di esse». Sono in parte già modellate
prima persona i lavori per il Salone del Consiglio, sovrapporte e pannelli sopra le finestre (figg. 65-68),
un cantiere in piena attività «da quattro mesi e più», e sarebbero già finite se il Bruschi non avesse volu-
in cui è vietato l’ingresso ai non addetti; e che il to diversificarne gli ornati «per ottenere una varietà
professor Angeletti, scultore di Perugia, responsabi- di movenze nelle figure che in detti sopraornati so-
le della realizzazione in stucco dei disegni orna- no accoppiate per sorreggere, nelle quattro porte
mentali, e i suoi ottimi modellatori, una squadra di dei lati minori dell’Aula, gli stemmi dei quattro cir-
affiatati collaboratori del Bruschi, prevede la con- condari della Provincia, e nelle tre porte e cinque fi-
clusione della parte di sua competenza entro un nestre dei lati maggiori i medaglioni destinati a ri-
mese. Cornici e motivi decorativi a stucco sono tratti degli uomini illustri». In quel momento sono
ispirati allo stile del Rinascimento italiano, il più già stati ordinati stipiti e architravi marmorei, inizial-
consono, per il Bruschi, per il giurì del concorso e mente previsti a stucco,71 a una ditta di Pietrasanta,
43 per il monogrammista “N. S.”, che dà notizia dei mentre è stato affidato alla ditta Meloni di Roma72 il 44
lavori sull’Unione Sarda, all’«ornamentazione di compito di realizzare su disegno del Bruschi i varia-
Firenze sotto la guida di Stefano Ussi, quindi sog- un’Aula, dove i ricordi storici d’un passato illustre e ti nudi allegorici femminili scolpiti a rilievo sui pan- Tuttavia il Bruschi riesce meglio dello Sciuti a con-
giorna a Venezia per conoscere meglio quella gran- la serietà del dibattito che vi si dovranno agitare in nelli lignei delle porte, vere e “finte” (fig. 73). Per le ciliare storia sarda e allegoria del potere ed è del
de civiltà pittorica, poi in Inghilterra tra il 1862 e il vantaggio della pubblica cosa richiedono una mae- stesse ragioni di equilibrio e simmetria l’artista peru- tutto chiaro che i vari scomparti storici, nella cui ca-
1868, dove entra in contatto con i Preraffaelliti. Tor- stosa e severa imponenza, assai difficile ad ottener- gino era in precedenza ricorso a false porte a Roma tegoria rientra anche il riquadro della volta che as-
nato in Italia, ottiene la cattedra di ornato all’Istituto si col barocco, più conveniente per sale di ricevi- nella sala dei ricevimenti del Senato, fatte costruire, sorbe con disinvoltura maestra la presenza delle fi-
d’Arte di Roma, in un ambiente accademico scosso menti e festini. Il partito architettonico scelto dal come risulta dalla relazione che accompagnava i gure allegoriche, non può avere una lettura slegata
dagli ardimenti pittorici del Faruffini, del Palizzi e Bruschi … tanto nella volta quanto nelle pareti è suoi progetti per quel concorso governativo.73 da quella degli episodi affrescati nei riquadri alle
del Morelli, e dalle briose invenzioni del Fortuny, semplice e severo nelle sue linee e non si ribella … Forse per evitare recriminazioni sul programma ico- pareti, solo apparentemente a sé stanti. Si tratta in-
mentre al Circolo Artistico di via Margutta si comin- di ricevere tutta quella ricchezza di ornamentazione nografico, non si accenna ai soggetti dei riquadri, fatti di un programma iconologico ben meditato, in
cia a discutere del “vero”, del paesaggio della cam- classica che vi è profusa in modo così studiatamen- stabiliti dal Vivanet e già approvati dalla Deputazio- cui si dà al Bruschi il compito di restituire dignità
pagna romana e a prospettare in modo nuovo i te armonico, da lasciar capire … come il togliere o ne, e nemmeno a quello della volta, sebbene il attraverso le immagini alla storia dei Sardi, all’orgo-
problemi della visione e della luce.67 Come pittore- l’aggiungere un solo motivo renderebbe imperfetta Bruschi ne abbia già predisposto il “bozzetto” (pro- glio della loro identità e al loro contributo fonda-
decoratore al momento del concorso cagliaritano il o strabocchevole l’opera d’arte ideata dal Bruschi. babilmente col termine ci si riferisce ai cartoni), e si mentale all’unità dello Stato italiano sotto i Savoia.
Bruschi aveva già all’attivo gli affreschi del palazzo Tutti i lavori di stucco della volta, cioè fasce, cornici accinga ad affrescare sulla volta La Sardegna che Nell’apparente disordine cronologico, gli ingredien-
della Consulta a Roma (1870-71), in collaborazione riccamente intagliate, mascheroni e puttini che colle- custodisce lo scudo di Savoia, dopo un giro per la ti dell’ideologia sardista sottesa dal programma del
con Cesare Mariani, a Perugia quelli del palazzo gano i diversi scomparti sono compiuti e splendono provincia per studiarne dal vero tipi e costumi: co- Vivanet risultano chiaramente.
43. Antonio Caboni, della Provincia con gli appartamenti del prefetto già per le dorature applicate in certe parti. Il Bruschi me ci si poteva aspettare dal perugino che si di- Sul lato lungo sono rappresentati due episodi che
Ritratto del viceré (1874), ancora a Roma affreschi nei palazzi di Mon- in questi giorni porrà mano agli affreschi da eseguir- chiarava verista, ma benché sensibile ai problemi sottolineano il valore dei Sardi in momenti lontanis- 44. Raffaele Aruj,
Giuseppe Maria tecitorio e del Quirinale, un’enorme tempera, dipin- si sul quadro centrale della volta, il cui soggetto allora in discussione al Circolo Artistico di via Mar- simi cronologicamente ma ugualmente emblematici Ritratto del viceré
Montiglio d’Ottiglio e ta in pochi giorni, per il frontone del Pantheon in venne scelto dall’amministrazione sui suggerimenti gutta, affascinato dalla pittura del Rinascimento nel- della tormentata storia dell’isola, costretta a difen- Gennaro Roero di
Villanova (1831-40), Monticelli (1823-25),
olio su tela, occasione della morte di Vittorio Emanuele II, la de- di persona assai perita nelle nostre vicende stori- l’affresco finiva per mettere in atto «una visione di dersi nel corso dei secoli da conquistatori e predato- olio su tela,
cm 126 x 99. corazione del salone dell’Accademia dei Lincei a pa- che».70 Come si è detto, è l’esperto Filippo Vivanet a compromesso tra pittura di storia e naturalismo».74 ri. L’episodio storico più antico, La disperata difesa cm 202 x 95.

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lenne e scenografico in posizione privilegiata die- femminile sardo, e dal senso globale della scena, vittorie alate a stucco bianco con inserti in oro e
tro la sontuosa cattedra della presidenza, intagliata con i miliziani in prima fila e altre figure di volonta- coroncine d’alloro disposte tra aquile dipinte, con
nel 1896 dall’ebanista sassarese Gavino Clemente75 ri sardi accorsi a combattere i Francesi che assedia- ali spalancate, posate al di sopra delle loriche vuote
presumibilmente su disegno del Bruschi (figg. 74- no la capitale nel 1793, e che respingendoli salvano dei nemici vinti tra verdi rami di palma, d’alloro e
76); Eleonora d’Arborea promulga la Carta de Logu il regno di Sardegna e per conseguenza preservano altri elementi fitomorfi, si alternano agli angoli e al
(fig. 71), firmato e datato 1895, lo fronteggia sul- il titolo regio ai Savoia. La scena si svolge sulle centro dei lati lunghi alle vittorie alate a coppia su
l’opposta parete; i bozzetti di entrambi gli affreschi, sponde del golfo degli Angeli, ed è ripreso dal vero chiglie di navi che sorreggono scudi crociati ed em-
che si conservano in collezione privata cagliaritana, il profilo dei monti oltre la laguna di Santa Gilla. Tra blemi di casa Savoia e della Provincia di Cagliari.
portano la data del 1894 (figg. 50-51). La loro im- la folta schiera dei combattenti e il gruppo delle Più in basso, scudi ed elmi piumati tra racemi fioriti
postazione quasi teatrale, che non sorprende con- donne in variati costumi isolani, quattro in piedi (i si succedono con ritmo serrato nella fascia sotto il
siderando gli interventi nella decorazione di teatri circondari?) che porgono corone d’alloro e altre ac- cornicione, raccordata alla zona sottostante da pro-
del perugino,76 sembra ispirata a un celebre dipin- cosciate che agitano palme, si interpongono, davan- tomi leonine tra sinuosi nastri dorati che tengono
to storico dell’Hayez alla Pinacoteca di Brera, Gli ti alla figura principale, quelle allegoriche di cinque tra i denti anelli cui si collegano subito le targhe
ultimi momenti di Martin Faliero, del 1867. sensuali sirene prostrate o in preda a disperazione e con la sigla S.P.K. (Senatus Populus Kalaritanus),
Il primo di questi due avvenimenti narrati dal Bru- paura, separate da un simbolico rivo (i diversi Stati adattamento locale di S.P.Q.R. (Senatus Populusque
schi ha luogo nel 1421 nella cattedrale di Cagliari. della conquista napoleonica in Italia?), mentre le al- Romanus), da cui pendono sin quasi al basamento
Alfonso d’Aragona, che ha stabilito di estendere al tre due accoccolate al lato della figura regale po- ghirlande di quercia lungo gli specchi lasciati tra gli
regno di Sardegna gli ordinamenti autonomi vigenti trebbero indicare le Province di Sassari e Cagliari; stipiti di porte e finestre, a loro volta sormontate da
negli stati della Corona, convoca le Corti generali quest’ultima, la più vicina, che regge uno scudo coppie di putti a stucco che sostengono le insegne
(i tre bracci degli Stamenti: ecclesiastico, reale e mi- con i Quattro Mori, finisce forse per identificare non di Cagliari e delle città circondariali e quelle degli
litare): il sovrano conferisce loro facoltà di autocon- solo il capoluogo della provincia, ma la stessa fede- uomini illustri della Provincia (Gaetano Cima, Gio-
vocarsi e di assumere riguardo al territorio isolano le Sardegna, bionda di messi feraci. Si direbbe che vanni Marghinotti, Vittorio Porcile, Vincenzo Sulis,
risoluzioni che, approvate dal re, assumono forza di qualcosa muti, rispetto al programma del Vivanet, Giovanni Battista Tuveri, Giaquinto De Gioannis, Si-
legge generale del regno. Il che configura poteri sta- presumibilmente per decisione venuta da Roma: vi gismondo Arquer), oltre alla legislatrice-eroina Eleo-
tuali, benché propri di uno stato imperfetto, privo è uno slittamento semantico, in effetti, riguardo alla nora d’Arborea. Tale contesto di decoro “classico”
della summa potestas che appartiene alla Corona, figura principale che, da allegoria della Sardegna, entra dialetticamente in rapporto con l’apparato nar-
con propria capitale, Cagliari: che restò tale, secon- passa a significare la “sua” monarchia, cioè il potere rativo dell’allegoria al centro del soffitto e con gli
do i trattati mai smentiti, anche sotto i Savoia, perfi- monarchico dei Savoia che ha guidato l’Italia verso episodi alle pareti, narrati con un “realismo” o “veri-
no dopo il “pasticcio” giuridico della fusione.77 An- l’unificazione, proponendo infine una sorta di equi- smo” (negli scritti del Bruschi i due termini critici so-
che la scena del riquadro con Eleonora d’Arborea valenza tra Sardegna, monarchia sabauda e nuovo no intercambiabili) mirato a dare un qualche grado
mentre nel 1395 legge la Carta de Logu nel duomo Stato dell’Italia unita. di attualità e di attendibilità empirica al “quadro di
di Oristano (o così scrive il Bruschi sul bozzetto) Tutt’intorno al quadro centrale e ai due ovati latera- storia”, e a nobilitarlo, senza rinunciare alla moder-
contiene un implicito richiamo all’antica condizione li del soffitto i partiti ornamentali, pittorici e a stuc- nità del linguaggio.78 I motivi ornamentali e simboli-
statuale dell’isola, libera nel Medioevo da domina- co, attinti al patrimonio iconografico manierista, ci, tratti dal repertorio classico e neoclassico nonché
zioni straniere e governata dai suoi quattro giudici. sottolineano il rapporto della Sardegna col mare dalle grottesche rinascimentali, sono resi con colori
Quanto all’interpretazione del messaggio politico af- (figg. 55-60): sui lati lunghi, nelle quattro strette fa- tenui e dorature sottili, così che la loro leggerezza
fidato alle immagini affrescate sul soffitto (fig. 53), sce pittoriche si dispongono pesci capponi a cop- cromatica finisce quasi per smentire la severità dei
i due ovati con la Scienza dell’Amministrazione e pie simmetriche di fronte a tridenti, molto stilizzati rimandi alla romanità. Ciò si verifica in particolare
la Scienza dell’Architettura (figg. 61-62), sembre- e separati da conchiglie; agli angoli quattro Naiadi negli ornati del “guscione” che raccorda il soffitto
rebbero di significato esplicito: nel primo, infatti, le con tridenti, coronate di rametti di corallo dorato, alle pareti, dove il fogliame intorno ai gruppi ango-
cifre incolonnate – 10.000, 16.000, 6.000 – sulla ta- stanno in piedi su un cocchio costituito da una lari delle Vittorie è disposto «come un’onda flessuo-
45
voletta tenuta sollevata da uno dei quattro putti si grande valva di conchiglia, più che trainato blocca- sa che lega le parti fra loro e le ingloba nel suo mo-
riferiscono alle spese successivamente stanziate per to da due cavallucci marini orientati in direzione to». Mentre dunque nel trattare le tematiche storiche 46-49. Vittorio Levi,
degli Iliesi dagli assalti dei soldati romani che li in- il salone, ma nel secondo, se si considera la forte opposta, come i due amorini cocchieri; i partiti pit- il Bruschi si limita ad alleggerire i formulari decora- Progetto di
decorazione della
seguono su per i monti aizzando contro di essi dei presenza in città della Massoneria, l’allegoria dell’ar- torici, giocati sui toni dell’oltremare, dell’ocra rossa tivi tardo-ottocenteschi, in questi elementi vegetali, sala del Consiglio
mastini (fig. 69), sottolinea l’eroismo guerriero dei chitettura potrebbe anche celare un riferimento al e dell’oro, sono separati da rilievi a stucco bianco ma anche nei nudi allegorici del riquadro centrale e Provinciale di
Sardi nella resistenza all’invasore in difesa della pro- Grande Architetto dell’Universo. Le cose si compli- con putti che, a cavalcioni su grosse borchie, sor- in quelli femminili, sensuali e fluenti fra tralci di fiori Cagliari, 1892-93,
pria libertà di popolo; in quello de La difesa degli cano maggiormente per l’interpretazione del riqua- reggono mascheroni e da altri con busti femminili e frutta scolpiti sui pannelli lignei delle porte, co- matita, inchiostro e
acquarello su carta,
Antiochesi da un assalto di Barbareschi (fig. 72) è dro centrale, firmato e datato «Bruschi 1894» (fig. 54). a seni scoperti come polene su rostri di navi. Nella mincia ad affiorare, con i richiami a Nino Costa e a Cagliari, Biblioteca
ricordato un fatto ancora vivo nella memoria collet- Il soggetto scelto dal Vivanet induce a interpretare fascia esterna, le partiture pittoriche a chiaroscuro Mariano Fortuny, la temperie liberty,79 di cui paral- Universitaria,
tiva, l’attacco all’isoletta di Sant’Antioco, presentato la figura eretta, leggermente decentrata, armata di sulle alterne tonalità azzurro/viola e marron bru- lelamente risente il suo amico e spesso coautore Gabinetto dei Disegni
– con singolare punto di vista – dai vascelli tunisini spada, con corazza e scudo con croce argentea in ciato, separate da borchie e rosoni a rilievo, narra- Annibale Brugnoli, perugino, impegnato nel 1895 e delle Stampe:
Parete maggiore,
invece che dall’interno del forte, difeso nel 1815 fi- campo rosso, come quella della Sardegna che custo- no le lotte di Nettuno e dei Tritoni con draghi ma- nella decorazione della sala delle adunanze della cm 42 x 64,5;
no all’estremo sacrificio dal comandante Efisio Me- disce lo scudo sabaudo: se lascia perplessi la corona rini, gli stessi mostri mitologici che assediano le Banca Commerciale di Perugia. Parete delle finestre,
lis, assente nel dipinto ma ricordato nell’iscrizione. turrita sul capo della donna, ammantata di ermelli- quattro sirene agli angoli. Tutto ciò appare molto più apertamente nella deco- parete minore,
45. Ritratto di Vittorio Sulla parete del lato breve Alfonso il Magnanimo no, che smentirebbe l’interpretazione iniziale, que- Nel “guscione” di raccordo tra soffitto e pareti, i ri- razione della “sala gialla” o sala dei ricevimenti, cui cm 40,2 x 66;
Emanuele II (1860 Volta, cm 41,2 x 64,5;
circa), olio su tela, convoca per la prima volta a Cagliari e presiede le sta è confermata invece dal giubbetto e dalla cami- chiami mitologici cedono il passo al repertorio sim- probabilmente il Bruschi comincia a lavorare subi- Dettaglio della volta,
cm 230 x 150. Corti generali del Regno (fig. 70), un riquadro so- cia con bottoni in filigrana dorata, tipici del costume bolico della Roma imperiale: le figure singole di to dopo la conclusione degli affreschi del salone, cm 48,3 x 67,2.

88 89
48 䊱 49 䊲

46 䊱 47 䊲
do alla sua decorazione è la firma del Bruschi sul- partecipano con gessi il veneto Giovanni Battista
l’affresco con l’Allegoria della Musica e della Dan- Troiani, stimato allievo del Duprè, giunto nel 1893
za (figg. 79-80). In questa grande composizione, da Firenze per insegnare all’Istituto tecnico di Ca-
fondamentalmente imperniata sui miti classici delle gliari, e il giovane sassarese Lorenzo Caprino, oltre
Muse, delle Ore e di Dioniso, nella figura femmini- al vincitore Giuseppe Sartorio, scultore piemontese
le sul lato sinistro è individuabile Euterpe, musa attivo dal 1883 da un capo all’altro dell’isola e nel
della lirica, che dall’alto di un solio suona la cetra 1891 vincitore del concorso per il monumento a
attorniata da vecchi suonatori di tibia e di aulos, se- Vittorio Emanuele in Piazza d’Italia a Sassari,85 ap-
duti sul gradone sottostante, e dietro di lei, in piedi, prezzato per l’accuratezza tecnica delle sue opere e,
da una tibicina e da una discinta suonatrice di cem- nei ritratti, per la capacità di rendere le sembianze
balo abbracciata da un caravaggesco fanciullo e da perfettamente somiglianti al modello, conciliando le
due seminudi suonatori di piatti da cui comincia a opposte tendenze al “vero” e all’idealizzazione.
snodarsi, trasversalmente, una sorta di ondulato Questo atteggiamento, riscontrabile anche nell’auli-
corteo di figure maschili e femminili discinte, che co Busto di Umberto I (fig. 77) per il salone provin-
muovono verso il fondo del tempio tra intrecci di ciale e negli altri suoi ritratti del sovrano,86 si accor-
veli, tirsi e pampini. Più avanzati verso il primo pia- dava in effetti con le idee estetiche del Bruschi,87
no, quasi ad affacciarsi sul proscenio di questo condivise tra l’altro dall’ingegner Dionigi Scano, il
ideale teatro, due putti danzanti e le figure isolate più giovane tra i componenti del giurì del concorso
di Tersicore, musa della danza, rappresentata fron- per il salone consiliare, che li chiama entrambi a
talmente, cinti i fianchi da una sonagliera, che suo- collaborare alla realizzazione di un suo progetto: la
na il cembalo tra un fluttuare di veli, e più arretrata neo-quattrocentesca cappella Aru al camposanto
un’altra fanciulla vista di spalle, con sonagliera tra- cagliaritano di Bonaria: il Sartorio ne realizza i rilie-
versa sui nudi fianchi, forse Flora, che lascia dietro vi, il Bruschi gli affreschi d’intonazione preraffaelli-
di sé un sinuoso strascico di velo celeste e una scia ta, caratterizzati da un colore denso ed esaltato dal
di fiori. Secondo Salvatore Naitza il richiamo ai riti contrasto col fondo oro, pseudomusivo.88
dionisiaci, sollecitato dalla presenza dei tirsi e dei Partecipa alla realizzazione dei partiti decorativi del-
nudi, non contrasterebbe con l’interpretazione delle la cappella Aru anche Massimiliano Amadio, già col-
coppie femminili danzanti, leggiadre e lievi, come laboratore del Bilancioni a Sassari per la decorazio-
allegoria delle Ore e delle Grazie, che nel mito clas- ne ad affresco di palazzo Giordano, che, trasferitosi
sico alludono alle stagioni e alla fecondità, spargo- a Cagliari, vi lavora per le dimore della borghesia
no fiori e portano la primavera; e tuttavia ritiene più cittadina. Fu lui, tra i decoratori attivi a Cagliari e
verosimile l’idea di una rievocazione dell’antico dintorni per chiese e palazzi pubblici e privati,89 il
ecletticamente aperta a suggestioni diverse, quali le prescelto per le pitture murali, probabilmente a
feste floreali romane, «in un augurale invito alla tempera, di alcune sale del piano nobile del palazzo
danza e allo spirito».81 Dunque, come già nelle più reale di Cagliari, i cui motivi sono attinti al reperto-
severe decorazioni del salone delle adunanze consi- rio degli stili storici. Nel verbale della seduta straor-
liari, l’ispirazione del Bruschi non prescinde dalla dinaria della Deputazione provinciale tenuta il 9
cultura classica, che tuttavia interpreta con libertà marzo del 1899 per decidere lo stanziamento delle
combinatoria e sensibilità moderna, soprattutto nel- somme necessarie agli addobbi e agli arredi per
la sala destinata alle feste abbandonandosi alla sen- quella parte del palazzo destinata ad alloggiare i so-
sualità decorativa Belle Époque. vrani che già in ripetute occasioni avevano manife-
50
Come già il Brugnoli nel Sacrificio alla dea Cupra stato il desiderio di visitare la Sardegna,90 non si fa 51
e negli altri riquadri per la citata banca perugina,82 alcun riferimento all’Amadio e alla decorazione di
avvenuta per la parte pittorica nel 1895, mentre an- il Bruschi trova ritmi musicali nella disposizione questi soffitti, né a quella della “sala gialla” affresca- de presso di noi». Il più significativo dei tre soffitti,
cora gli arredi devono esser completati. A quanto delle aggraziate figure contro il fondo bianco, men- ta dal Bruschi, evidentemente già realizzati. Infatti, a uno dei quali ha già perduto un’ampia porzione
risulta dalla relazione del primo settembre 1892, re- tre il colore «dorato e luminoso, con passaggi leg- distanza di appena un mese sull’Unione Sarda in un d’intonaco, è quello che presenta nel tondo centrale
stava fuori dalle spese preventivate per la nuova si- geri di tono» è «insidiato appena da un discretissi- articolo di cronaca ricchissimo di notizie, testimone alcuni amorini in volo, in un cielo cosparso di mar-
stemazione del palazzo la “sala gialla”, nella quale si mo chiaroscuro».83 del clima di attesa per la visita dei sovrani che come gherite (fig. 103): la presenza di questi fiori, fre-
svolgevano in quel momento le riunioni della Depu- Nel frattempo, o poco prima della conclusione del- una febbre pervadeva le istituzioni cittadine e del quentissimi tra i partiti decorativi di fine Ottocento,
tazione provinciale, per la quale si prevedeva «la co- la “sala gialla”, si completa l’arredo del salone, di fervore di preparativi per una degna accoglienza,91 è un chiaro omaggio alla regina. Dallo stesso artico-
struzione del soffitto attualmente di tela, riadatta- cui non è ancora avvenuta l’inaugurazione: il primo si accenna alla “sala gialla” che, «rimessa interamen- lo risulta che, contando sul suo gusto raffinato per
50. Domenico Bruschi, mento dei parati, formazione dello zoccolo e fascia agosto viene preannunciata per la prossima adu- te a nuovo», viene destinata ai «diversi ricevimenti individuare “la nota giusta”, la Deputazione provin-
Alfonso il Magnanimo
convoca per la prima di coronamento, ristauro degli attuali mobili». Si spe- nanza del Consiglio, essendo concluso «il magnifico delle autorità che i sovrani faranno appena arrivati», ciale aveva incaricato «l’egregio pittore» Enrico Ca- 51. Domenico
volta a Cagliari e rava di poter procedere a questi interventi, per i stallo presidenziale», già esposto nel negozio dei mentre la «gran sala» del Consiglio provinciale, ini- stagnino (Cagliari 1856-1918) della scelta dei mobili Bruschi, Eleonora
presiede le Corti quali si preventivava una spesa di massima di lire Fratelli Clemente a Sassari,84 ma forse manca anco- zialmente prescelta per tale utilizzo, appare più ido- e dell’arredamento degli appartamenti dei sovrani, d’Arborea promulga
generali del Regno, 1.500, qualora si fosse verificata qualche economia ra a completamento dell’arredo il Busto marmoreo nea ai banchetti. Si accenna agli «affreschi delle vol- nove sale susseguentesi, tutte dotate di balconi la Carta de Logu,
1894, bozzetto a olio 1894, bozzetto a olio
su carta, cm 70 x 45, nelle altre sale.80 Di fatto, però, della “sala gialla” di Umberto I, per il quale l’Amministrazione provin- te delle sale», come «opera del Massimiliano, che ha prospicienti alla strada. Curiosa figura di arredatore su carta, cm 70 x 45,
Cagliari, coll. privata. non si fa più menzione, e l’unico dato certo riguar- ciale ha in precedenza bandito un concorso cui ancora una volta confermato la buona fama che go- ed antiquario, oltre che pittore,92 il Castagnino «si è Cagliari, coll. privata.

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attenuto nella scelta dei mobili e nell’arredamento seo di Capodimonte a Napoli.94 Le varianti riguarda- NOTE 20. Si veda M. G. Scano 1976, pp. 235-260; M. G. Scano
delle sale a quanto egli ha potuto vedere nel palaz- no non solo il decolté, qui nascosto da una leggera 1. ASC, Segreteria di Stato, serie II, cart. 1489, f. 52, Mi- Naitza 1981, p. 184 ss.; M. G. Scano 1991, pp. 246-250,
zo reale di Roma», commissionando i mobili occor- camicia, ma anche i gioielli: nella tela, in cui ritengo sura e calcolo de travagli fatti dalli Impresari Maestro da sch. 205-207.
renti alla ditta Cagiati, romana, provveditrice anche doversi individuare un ritratto di fidanzamento, il Muro Ant[oni]o Serra, Maestro da bosco Ignazio Piga et 21. Su questo autore e per il dipinto di Stupinigi si veda
della casa reale, e ai Clemente di Sassari, dal cui sta- capo della sovrana è adornato da un elaborato serto Maestro marmoraro Franco Queddey. A. Griseri 1963, pp. 116-117, tav. 192.
bilimento sono usciti «diversi pregevoli mobili tra i fiorito in oro tempestato di diamanti, mentre nell’in- 2. Cfr. G. Spano 1861, p. 75. 22. Per il confronto si veda N. Gabrielli 1971, p. 105,
quali i bellissimi panconi in noce dell’anticamera», cisione è presente la corona e, sul petto, un meda- sch. 86, fig. 48.
3. Cfr. A. Della Marmora 1997, vol. I, p. 92.
eseguiti su disegno dell’artista cagliaritano. Sulla si- glione col ritratto del marito. 23. Traggo la notizia da F. Dalmasso, in Cultura figurati-
4. Cfr. E. Stumpo 1982, p. 172.
nistra rispetto alla “sala gialla”, che lo separa dall’ap- Evidentemente però non sono queste incisioni – va 1980, vol. I, pp. 23-26, sch. 24.
partamento del re, sta l’appartamento della regina, che peraltro possono esservi state collocate poco 5. Cfr. G. Spano 1861, p. 77.
24. Venceslao era figlio di Giovanni Adamo Wehrlin, re-
dotato di tre salottini, «modelli di buon gusto e di dopo – a impressionare l’anonimo visitatore degli 6. Cfr. M. G. Scano 1991, pp. 200-201, sch. 166, fig. 166. stauratore di Carlo Emanuele III e capostipite di una ge-
eleganza». Uno, «in istile nuovo: inglese floreale», è appartamenti reali nel palazzo cagliaritano, che nel 7. Cfr. M. G. Scano 1991, p. 201. Per il Tedde si vedano nerazione di artisti con incarichi a corte. Sul pittore e sul
riuscito «qualche cosa di squisitamente delicato», an- citato articolo dà conto perfino delle sale da bagno anche E. Costa 1937, p. 326, e M. Porcu Gaias 1996, Lascaris, si veda E. Ragusa, “Prime indagini sul Guarda-
che per l’armonica combinazione dei mobili con le della regina e del re, divise in due da paraventi alla pp. 215, 323, nota 605. mobile”, in Arte di corte 1987, p. 211 e passim; sul se-
condo si veda inoltre la voce di E. Stumpo nel Diziona-
tende e le tappezzerie; in un altro «grazioso salotti- greca e rispettivamente tappezzati in rosso a fiorami 8. Cfr. D. Angulo Iñiguez 1971, p. 334. rio Biografico degli Italiani 1978, pp. 649-652.
no noce oro in stile Luigi XV» si ammira «un bellissi- verdi e in granata a fiorami dorati, con oggetti da
9. Su questo personaggio si vedano G. Manno 1840 25. Si veda F. Dalmasso, “La Reale Accademia di pittura
mo e originale tavolino a cinque piedi, nuova crea- toelette in argento finemente cesellato. In tutte le (1996, vol. III, p. 110); C. Sole 1984, p. 31; F. Floris, S. Ser- e scultura”, in Cultura figurativa 1980, vol. I, pp. 11-12.
zione della casa Cagiati»; nel terzo, in stile Impero stanze son profusi ricchissimi e preziosi tappeti di ra 1986, p. 247.
bianco e oro, «si trovano bellissimi vasi veri Sévres, Smirne: quelli della camera del re, stesi ai piedi del 26. Per il Ferrari cfr. L. Fornari Schianchi nel catalogo
10. Cfr. M. G. Scano 1997, p. 31 con bibliografia prece- della mostra L’arte a Parma 1979, pp. 111-122.
con miniature della celebre casa francese Limoges. letto, sono in armonia con la stoffa rossa damascata dente, cui è da aggiungere G. Spano 1841, pp. 1-2.
Diversi gruppi di bisquit, copie di Sévres, sono di- della tappezzeria. Nello studio predisposto per il so- 27. Per questo ritratto si veda N. Spinosa 1988, pp. 228,
11. Sul Nelli si veda la scheda biografica di A. M. Rybko, 287, fig. 220.
sposti qua e là sui caminetti e sulle etegères» e vi si vrano sono stati collocati alle pareti diversi quadri
accompagnata dalla riproduzione del citato Ritratto di
ammira «fra l’altro un prezioso gruppo del Ciffariello del Marghinotti e alcune pregevoli incisioni del ca- 28. ASC, Segreteria di Stato, serie II, cart. 1489-1490.
gentiluomo, in La pittura in Italia 1989, tomo II, p. 808.
e due quadretti uno del Quadrone e uno del Balca- gliaritano Carlo Chessa, mentre il bellissimo tavolo 29. Si vedano rispettivamente, per il confronto con l’ope-
12. La notizia della commissione di un ritratto al Rigaud
da». Nella camera da letto (fig. 108), sontuosa ma «è un’esatta riproduzione di quello che si trova nello ra di Domenico Duprà, A. Griseri 1963, p. 115, tav. 191;
risulta dal saggio di C. Mossetti, “L’Astigiano”, in La pit-
delicata, il letto con spalliere in peluche e «il ricco studio al Quirinale». Vengono infine segnalati, oltre e, per la tela di Giuseppe Duprà, la scheda di E. Rossetti
tura in Italia 1989, tomo I, p. 48, che tuttavia non lo col-
padiglione sovrastante, le poltrone e i sofà» sono in ai lavori di falegname del noto signor Zoncheddu, «i Brezzi in Cultura figurativa 1980, vol. I, pp. 4-5. Ulterio-
lega al ritratto cagliaritano, già ipoteticamente attribuito
color fragola, i rimanenti in mogano con intarsi me- diversi bellissimi dipinti del giovine artista Bigio Ge- ri notizie sui due fratelli si ricavano dalla voce di S. Ghi-
al Rigaud da M. G. Scano 1991, pp. 247, 306, nota 267.
sotti, “Duprà Domenico e Giuseppe”, in La pittura in
tallici. Una bellissima Madonna dipinta dal Castagni- rardenghi, che si trovano sui sovraporte di alcune 13. Non lo comprendono infatti tra i viceré R. Poddine Italia 1989, tomo II, pp. 705-796. Per il ritratto del Ma-
no è collocata in capo al letto, e vi è pure «un Cri- sale». Restano infatti tre sovrapporte relative a quel Rattu s. d., ed E. Stumpo 1982. yerle si veda invece P. Astrua, “Le scelte programmatiche
sto, prezioso dipinto del ’400, che faceva parte della momento, due delle quali di livello pittorico più so- di Vittorio Amedeo duca di Savoia e re di Sardegna”, in
14. Per i monumenti marmorei e la pala con il Martirio
pinacoteca di Mario De Candia», nonché un’artistica stenuto, raffiguranti rispettivamente un Paesaggio di Santa Barbara nell’omonima cappella del duomo, e Arte di corte 1987, pp. 72-73, tav. XXXII.
pila per l’acquasanta cesellata in argento. Non ven- marino con pescatori e Lo stagno di Santa Gilla con per il Ritratto di Raulo Costanzo Falletti cfr. M. G. Scano 30. Cfr. F. Dalmasso, in Cultura figurativa 1980, vol. I,
gono citate le tre incisioni a bulino su rame, che a l’edificio daziale della “quarta regia” (figg. 87-88), 1991, rispettivamente pp. 279-280, sch. 242; pp. 242-244, p. 25, sch. 23.
mio avviso vi furono collocate nella stessa circostan- portano la firma di Luigi (Bigio) Gerardenghi (Dro- sch. 202; p. 247, sch. 204; per gli apparati funebri proget- 31. Per i confronti con il Guttengrunn e con il Drouais si
za, raffiguranti La venerabile Maria Cristina di Sa- nero 1876-notizie fino al 1916), allievo e collabora- tati dal Della Vallea cfr. S. Naitza 1992, pp. 88-90, sch. 17 veda P. Astrua, in Arte di corte 1987, pp. 95-96, fig. 20, e
voia Regina delle due Sicilie (figg. 104, 106-107), na- tore del Castagnino, nel paesaggio tributario del ve- e la bibliografia qui citata, tra cui è particolarmente im- pp. 99-100, fig. 23.
ta a Cagliari nel 1812 da Vittorio Emanuele I e da rismo napoletano che per suo tramite si diffonde in portante A. de La Vallée 1736.
32. Per le notizie e le date relative ai figli di Vittorio
Maria Teresa d’Asburgo-Este, andata a nozze nel Sardegna, e di cui infatti i due dipinti superstiti ri- 15. Su quest’autrice e i ritratti chiamati a confronto si ve- Amedeo III, cfr. le schede di G. Cambursano, E. Rossetti
1832 a Ferdinando II e morta nel 1836 nel dare alla flettono lo stile. dano A. Griseri 1963, p. 93, sch. 226-228, tavv. 118-119; Brezzi e C. Bertana in Cultura figurativa 1980, vol. II,
luce l’erede al trono Francesco di Borbone, duca di Da questo verismo alla moda tra la borghesia cit- N. Gabrielli 1971, p. 107, sch. 6, fig. 489. pp. 3-4, 6-7.
Calabria, alla cui tomba nella chiesa di Santa Chiara tadina dovranno affrancarsi i pittori sardi del No- 16. Per il confronto proposto si veda N. Spinosa 1988, 33. Per il dipinto napoletano si veda N. Spinosa 1988,
a Napoli si recano a pregare le partorienti. Quella vecento, quando dopo l’esultanza e la pompa del- pp. 148-149, sch. 245, fig. 332. tav. 53, sch. 262.
raffigurante entro un tondo la regina di profilo, a la visita dei sovrani, in Sardegna si dovranno fare i 17. Su quella successiva carica del Valguarnera si veda E. 34. Cfr. M. G. Scano 1997, p. 23.
mezzo busto, incisa da Antonio Schiassi, porta co- conti con gli scioperi e le manifestazioni operaie e Ragusa, “Prime indagini sul Guardamobile”, in Arte di
corte 1987, pp. 206-207. 35. Cfr. Francesco d’Austria-Este 1812, pp. 91-92.
me primo nome quello del cavalier Paolo Mercurj, contadine.
che forse diresse l’operazione, e sembra derivata da 18. Per i ritratti di Vittorio Amedeo III, di una regina (Ma- 36. ASC, Segreteria di Stato, serie II, cart. 1489, ff. 124-
ria Antonia Ferdinanda di Spagna), del principe Carlo 129, Lista della spesa fattasi nel piano superiore di questo
una medaglia celebrativa: ne conosciamo una co-
Emanuele, e del non meglio identificato viceré, cfr. R. De- Regio Palazzo dalli tre febbraio (1806) per tutto il giorno
niata per le nozze avvenute a Voltri presso Geno- d’oggi. Il Pittore Guidi.
va, che presenta sul recto i neoclassici profili reali.93 logu 1934, pp. 14, 18; M. G. Scano 1997, p. 20; per il ri-
tratto di Ales, M. G. Scano 1991, p. 233. 37. G. Spano 1861, pp. 77, 140, 281; P. Cugia 1892, p. 94.
Il nome di Paolo Mercurj insieme a quello dell’inci-
sore Lodovico Bigola ritorna nella stampa d’intona- 19. Per quest’attribuzione – fondata sulle affermazioni di 38. Cfr. P. Martini 1852 (1999, p. 209).
zione intimistica e preromantica che presenta la pia A. Baudi di Vesme 1966, vol. II, voce “G. D. Molinari”, 39. Cfr. M. G. Scano 1997, pp. 20, 23, sch. 7 di A. Pau.
p. 707, e vol. III, 1968, p. 851; sulla successiva precisa-
regina inginocchiata davanti all’altare con il Crocifis- 40. Cfr. M. G. Scano 1997, p. 55, sch. 33 di A. Pau.
zione di F. Dalmasso su base documentale (Torino, Bi-
so nella cappella del palazzo reale di Napoli. La ter- blioteca Reale, Registri Recapiti, vol. XXI, 28 luglio 1775, 41. Un significativo confronto si può proporre con il Ri-
za immagine, che presenta la giovane regina a mez- f. 482), in Cultura figurativa 1980, vol. I, p. 25, sch. 23, tratto del generale Massena, alla reggia di Caserta, ese-
zo busto, questa volta in leggero scorcio, deriva in relativa all’incisione del Porporati – si veda M. G. Scano guito dal Wicar a Napoli nel 1808. Si veda il catalogo Ci-
controparte dal dipinto di Giuseppe Navarra al Mu- 1991, pp. 255-256, sch. 215. viltà dell’Ottocento 1997, pp. 436-437, fig. e sch. 175, e

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nota biografica sul Wicar alle pp. 628-629 di R. Muzii. dello Sciuti, si veda in M. G. Scano 1997 il capitolo “Sto- 73. Cfr. D. Bruschi 1879. Un ampio stralcio della relazio- Villasor e Quartu Sant’Elena e quelle di casa Merello a
42. Cfr. Giornale di Cagliari 1829, pp. 133-135. ria di Sardegna e allegorie dello Stato unitario negli affre- ne è riportato per evidenziare l’analogia delle due situa- Cagliari, e tra i locali almeno Giuseppe Scano.
schi dei saloni provinciali”, alle pp. 219-233, con biblio- zioni da S. Naitza 1981, pp. 99-100, nota 18. 90. Cfr. “Sessione straordinaria, Seduta del 9 marzo 1899,
43. Per il ritratto di Agliè si veda M. Rosci, in Cultura fi- grafia precedente. Nello stesso capitolo, per il concorso e
gurativa 1980, vol. II, p. 292, sch. 287. 74. Cfr. S. Naitza 1981, p. 54. Relatore M. Cugusi”, in S. Naitza 1981, pp. 139-141.
le decorazioni del Bruschi per il palazzo cagliaritano, si
44. ASC, Segreteria di Stato, serie II, cart. 43, ff. 427, 752- vedano le pp. 233-251. 75. Cfr. “L’aula del Consiglio Provinciale”, in L’Unione 91. “Per la venuta dei Reali”, in L’Unione Sarda, 10 apri-
Sarda, 1 agosto 1896, dove si parla della cattedra appe- le 1899. L’articolo è la prosecuzione di quello apparso
753, 971, Fascicolo delle somme di rilievo per i funerali di 58. Cfr. E. Costa 1937, p. 617. na conclusa. sulla stessa testata in data 8 aprile 1899.
Carlo Felice e il giuramento di Carlo Alberto, ff. 932-959,
1015-1016, 1040-1042. 59. Cfr. S. Naitza 1981, pp. 17-18, pp. 93-94, nota 4, e 76. Cfr. A. Iraci 1911, pp. 12, 19; C. Balducci 1982, passim. 92. Su questo personaggio si veda M. G. Scano 1998.
pp. 129-132. Nel volume sono riportati gli atti del Consi-
45. Cfr. ASC, Segreteria di Stato, serie II, cart. 43, f. 846, glio provinciale riferiti ai lavori dell’ultimo decennio del- 77. Cfr. F. C. Casula 1995, pp. 9, 21. 93. La medaglia, progettata da Filippo Rega e incisa da
in data 13 maggio 1832. Il brevetto regio per la carica di Michele Laudicina, è pubblicata da R. Pastorelli, “Meda-
l’Ottocento per il palazzo. 78. Cfr. S. Naitza 1981, p. 76.
“Architetto del Regio Palazzo e dell’Edifizio dell’Inten- glistica e monetazione dal 1799 al 1860”, in Civiltà del-
denza Generale di Cagliari” a Giovanni Basciu (o Basso) 60. Si veda “Allegato C – Relazione della Deputazione 79. Si veda S. Naitza 1981, pp. 73-76. l’Ottocento 1997, fig. e sch. 10.8, p. 244.
di Cagliari, già impiegato del Genio Civile, è in data 13 provinciale. Opere pubbliche, 1892 Seduta del 1 settem- 80. Nell’Archivio della Provincia non sono state rinvenu- 94. Il dipinto del Navarra è pubblicato a corredo del sag-
agosto 1833 (L’Indicatore Sardo, 14 settembre 1833). bre, Relatore B. Piras, Decorazione delle pareti e volta te tracce documentarie sulla commissione, né si trovano gio di P. Giusti, “Gioielli e bisciuttieri a Napoli nell’Otto-
della nuova sala per le adunanze del Consiglio Provin- notizie in proposito sulla stampa del tempo. Si accenna cento”, in Civiltà dell’Ottocento 1997, pp. 223-224.
46. Su questo autore si veda F. Dalmasso, “L’istituzione ciale”, in S. Naitza 1981, pp. 129-135.
del pensionato artistico”, in Arte di corte 1987, pp. 314, invece alla “sala gialla” nella citata Relazione della De-
316, ma anche alle pp. 108, 124, 254-255, 258-259, 261, 61. “Concorso”, in Vita Sarda, 12 giugno 1892, p. 4. Tra i putazione provinciale. Opere pubbliche, relativa alla se-
267, 272, 305, 307. concorrenti «per il lavoro della sala della Prefettura» è duta del 1 settembre 1892, riportata in S. Naitza 1981,
nominato anche il Bruschi, su cui in precedenza tace in- pp. 138-139: allo studioso, che propone una datazione
47. Per il Cavalleri, dal 1832 nominato dal re direttore vece “Cronachetta letteraria sarda”, rubrica della stessa tra il 1896 e il 1898, si rimanda anche per l’ampia e ap-
del pensionato sardo a Roma, si veda M. Rosci, in Cul- rivista, 24 aprile 1892, p. 3. profondita disamina della decorazione del Bruschi in
tura figurativa 1980, vol. II, pp. 356-357, sch. 334 per il questa sala (pp. 53-61).
ritratto di Carlo Alberto e p. 292, sch. 287 per quello di 62. S. D. N., “Concorso Artistico, Per la sala del Palazzo
Carlo Felice ad Aglié. Provinciale”, in Vita Sarda, 5 marzo 1893, p. 8. 81. Cfr. S. Naitza 1981, pp. 56-57.
48. Cfr. L’Indicatore Sardo, 24 agosto 1833. Il dipinto del 63. Cfr. “Allegato A – Relazione della Deputazione pro- 82. Per il Brugnoli si veda C. Zappia, in La pittura in Ita-
Marghinotti, che fu collocato nel 1834 a Palazzo Civico, vinciale sulla gestione dell’esercizio 1892-93, Seduta del lia 1991, tomo I, p. 383, fig. 541. Per la collaborazione
è il primo di una serie di ritratti di Carlo Alberto, del tut- 14 agosto 1893, Relatore Carlo Randaccio”, in S. Naitza col Bruschi, oltre al citato scritto di A. Iraci 1911, pp. 5-7,
to simili, come posa e abbigliamento, ai ritratti di Carlo 1981, pp. 136-138. Tra gli scritti di F. Vivanet che espri- si veda F. Boco, voce “Brugnoli Annibale”, in La pittura
Felice. In tempi diversi, e su richiesta di diverse sedi mu- mono le sue idee sull’arte si veda soprattutto quello del in Italia 1991, tomo II, pp. 717-718. Tra il 1887 e il 1889
nicipali sarde, Marghinotti dipinge il ritratto di Iglesias, 1875. Cfr. inoltre L. Usala 1880. il Bruschi collabora col Brugnoli (e con Matteo Tassi) al-
datato 1837; quello di Alghero, esposto a Cagliari nel 64. Cfr. S. Naitza 1981, pp. 114-115. Sul Picchi, venuto a la decorazione del Villino Fani a Perugia; più tardi, a ini-
1840 nel suo studio; quello di Ozieri, datato 1841; quello Cagliari probabilmente per insegnare all’Istituto tecnico, zio secolo, alla decorazione di Palazzo Cesaroni a Peru-
di Sassari, finito in due mesi, che riprende il dettaglio si veda “Mostra artistica nel Palazzo Provinciale”, in Vita gia e del nuovo Tempio Israelitico di Roma.
della statuina allegorica della Sardegna presente nel Ri- Sarda, 24 febbraio 1893, p. 1, da cui risulta non solo che 83. Cfr. S. Naitza 1981, p. 55.
tratto di Carlo Felice da lui realizzato nel 1837 su com- intendeva affidare al Bilancioni la parte pittorica del suo 84. Cfr. “L’aula del Consiglio Provinciale”, in L’Unione
missione di Maria Cristina, insieme ad uno più piccolo progetto per l’aula consiliare ma anche che è suo il pro- Sarda, 1 agosto 1896, p. 2.
della regina per il castello di Aglié. Si veda in proposito getto del Palazzo Vivanet.
M. G. Scano 1997, pp. 89-90, e sch. 58-59 di A. Pau. 85. Fu inaugurato in occasione della visita reale del 1899.
65. Cfr. S. Naitza 1981, p. 117. Per altre notizie sul Levi si Sull’attività del Sartorio in Sardegna si veda M. G. Scano
49. Cfr. M. G. Scano 1997, p. 89, sch. 60 di A. Pau. veda M. Grazia Scano 1993, p. 14. 1997, pp. 191-196.
50. Si veda Notizie 1847. Degli altri tre dipinti, uno, rima- 66. Cfr. la lettera da lui inviata all’amico e collaboratore 86. Cfr. “Concorso per il busto di Umberto I”, in Il Popo-
sto invenduto, viene «esitato per mezzo di una lotteria». Alfio Tomaselli in data 5 giugno 1879, in A. Corsi 1989, lo Sardo, 21 maggio 1896. Il Bruschi aveva presentato un
A questo si aggiunga il documento gentilmente segnala- p. 189. busto all’Esposizione cagliaritana del 1886 e ne aveva
tomi da Alessandra Pasolini, che qui ringrazio: ASC, Re-
67. Cfr. A. Iraci 1911, p. 6. realizzato un altro per il Palazzo Ducale di Sassari su
gia Segreteria di Stato e Guerra, serie II, vol. 1432.
commissione della Municipalità.
51. Cfr. L’Indicatore Sardo, 31 agosto 1833, p. 1. 68. Si vedano A. Iraci 1911, pp. 12-13; F. Borsi 1982, pp.
173-174; G. Stefani, alla voce “Bruschi Domenico”, in La 87. Il Bruschi lascia ulteriori tracce della sua presenza a
52. M. F., “Quadri del Sig. Arui”, in L’Indicatore Sardo, pittura in Italia 1991, tomo II, pp. 219-220. Cagliari sia come ritrattista che come decoratore; delle
30 dicembre 1843, p. 2. opere esposte alla Galleria Comunale di Cagliari elencate
69. Si veda nel merito, S. Naitza 1981, pp. 90-100, nota
53. Cfr. L’Indicatore Sardo 1838, p. 4. Per il rapporto col nel catalogo (R. Delogu 1934, p. 31) è stato rintracciato il
18. Il Bruschi espone le sue riflessioni sull’arte soprattut-
Villamarina si veda ASC, Segreteria di Stato, serie II, Ritratto di Ranieri Ugo in collezione privata cagliaritana,
to negli scritti del 1879 e del 1886.
cart. 152, ff. 76-77 e f. 78 (lettera in data 29 luglio 1836 mentre risulta irreperibile l’olio Pastorella; dei suoi proget-
in cui il ministro dimostra di interessarsi alla sistemazio- 70. N. S., “I lavori nell’aula provinciale”, in L’Unione Sar- ti come decoratore, resta, in collezione privata cagliarita-
ne dell’Aruj). Per altre notizie sul pittore cagliaritano si da, 17 novembre 1893, p. 1. na, Lo svegliarsi del giorno (cfr. M. G. Scano 1997, p. 251,
veda M. G. Scano 1997, pp. 81-82 e passim. 71. Cfr. “Allegato A – Relazione della Deputazione pro- sch. 164 di A. Pau), un bozzetto d’intonazione neobaroc-
vinciale sulla gestione dell’esercizio 1892-93, Seduta del ca per la decorazione ad affresco – mai realizzata – del
54. Cfr. S. Naitza 1981, p. 11. plafond della Palazzina Bianchi, esposto insieme a un al-
14 agosto 1893, Relatore Carlo Randaccio”, in S. Naitza
55. Cfr. S. Naitza 1981, pp. 18-19. 1981, p. 137. tro di cui si ignorano le sorti, il soggetto e la destinazione.
56. Cfr. S. Naitza 1981, p. 12. 72. Cfr. N. S., “I lavori nell’aula provinciale”, in L’Unione 88. Si tratta di quattro tondi con Geni sulle vele della
57. Vi partecipano, tra gli altri, Antonio Benini, da Roma, Sarda, 17 novembre 1893, p. 1, che conferma l’attribu- volta e, sulle lunette, del Golgota e della Visita al Sepol-
autore dei dipinti dell’aula consiliare del municipio di zione al Bruschi per via stilistica del disegno alla base cro. Cfr. Cirmeno 1895; D. Scano 1897.
Oristano, e da Genova, Giuseppe Isola e il sardo Eligio degli intagli lignei delle porte proposta da S. Naitza 1981, 89. È il caso di ricordare almeno Giuseppe Citta, autore
Pintore. Per approfondimenti sul concorso e sull’opera p. 30. a fine secolo delle decorazioni pittoriche dei Municipi di

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98
55 䊱 56 䊲 57 䊲 58 䊱 59 䊲 60 䊲
61 62
65 䊱 66 䊲 67 䊱 68 䊲

63 䊱 64 䊲
69. Domenico
Bruschi, La disperata
difesa degli Iliesi
dagli assalti dei
soldati romani che li
inseguono su per i
monti aizzando
contro di essi dei
mastini (1895),
affresco nella parete
lunga della sala del
Consiglio.

70. Domenico
Bruschi, Alfonso il
Magnanimo convoca
per la prima volta a
Cagliari e presiede le
Corti generali del
Regno, 1895, affresco
nella parete nord
della sala del
69 70 Consiglio.
71. Domenico
Bruschi, Eleonora
d’Arborea promulga
la Carta de Logu,
1895, affresco nella
parete sud della sala
del Consiglio.

72. Domenico
Bruschi, La difesa
degli Antiochesi da
un assalto di
Barbareschi (1895
circa), affresco nella
parete lunga della
sala del Consiglio.

73. Porta lignea della


sala del Consiglio
(particolare).

74-76. Cattedra
lignea della sala
del Consiglio
(totale e particolari). 71 72
73

74

75 76
77. Giuseppe
Sartorio, Busto di
Umberto I (1886),
marmo, h cm 100,
sala del Consiglio.

78. Palazzo regio


di Cagliari, piano
nobile, sale d’affaccio
su piazza Palazzo.

79-80. Domenico
Bruschi, Allegoria
della Musica e della
Danza (1896-98),
affresco nella volta
della “sala gialla”. 77 78

118 119
79

80

81

83

81-84. Sovrapporte
con anfore (1800-20),
olio su tela,
cm 98 x 118 circa. 82 84

122 123
85
87

85-86. Sovrapporte con


vedute architettoniche
(1800-20), olio su tela,
cm 98 x 118 circa.

87-88. Luigi Gerardenghi,


Sovrapporte con paesaggi
(1899), olio su tela,
cm 98 x 118 circa. 86 88

124 125
89. Volta dipinta
(1899 circa), sale
di rappresentanza
al piano nobile del
palazzo regio di
Cagliari. 89
94

90. Cassettone, sale


di rappresentanza
al piano nobile
del palazzo regio
di Cagliari.

91-92. Diversi motivi


di parquet, sale di
rappresentanza al
piano nobile del
palazzo regio di
Cagliari.

93. Vetrina e statuine


in biscuit (XIX sec.),
sale di rappresentanza 90
al piano nobile
del palazzo regio
di Cagliari.

94. Venere che benda


amore (XIX sec.),
statuina in biscuit,
h cm 25, sale di
rappresentanza
al piano nobile
del palazzo regio
di Cagliari.

95. Contadina (XIX


sec.), statuina in
biscuit, h cm 36, sale
di rappresentanza
al piano nobile
del palazzo regio
di Cagliari.

96. Sala di
rappresentanza
al piano nobile
del palazzo regio
di Cagliari. 91 92 93 95

128 129
97-98. Ritratti di
principi sabaudi
(fine XVIII-XIX sec.),
olio su tela,
cm 100 x 78 circa. 97 98

132 133
99. Ritratto di
principessa sabauda
(fine XVIII-XIX sec.),
olio su tela,
cm 100 x 78 circa.

100. Ritratto di Maria


Antonia Ferdinanda di
Spagna (post 1773), olio
su tela, cm 249 x 175. 99 100

134
102

103

101. “Sala rossa”
al piano nobile
del palazzo regio
di Cagliari.

102. Specchiera
(prima metà del XIX
sec.), “sala rossa”
al piano nobile
del palazzo regio
di Cagliari.

103. Massimiliano
Amadio, Amorini
in volo (1899 circa),
dipinto nella volta
della “sala rossa”
al piano nobile
del palazzo regio
di Cagliari.

105

104. La venerabile
Maria Cristina di
Savoia Regina delle
due Sicilie (1832-36),
incisione su rame,
cm 30 x 23,3, sale
di rappresentanza
al piano nobile
del palazzo regio
di Cagliari.

105. Leda e il cigno


(XIX sec.), rilievo in
marmo nel caminetto
della “camera di Maria
Cristina” al piano
nobile del palazzo
regio di Cagliari.

106-107. La venerabile
Maria Cristina di
Savoia Regina delle
due Sicilie (1832-36),
incisioni su rame,
entrambe cm 21 x 15,5,
sale di rappresentanza
al piano nobile del
palazzo regio di
Cagliari.

108. “Camera di Maria


Cristina” al piano
nobile del palazzo
regio di Cagliari. 104 106 107

140 141
Argenti e altri arredi
Alessandra Pasolini

La necessità di provvedere Cagliari di una sede pranzi di Stato, l’incontro con gli ambasciatori, le
adeguata per ospitare la famiglia reale, in fuga dal feste da ballo e così via. Il “servizio di bocca” era
Piemonte occupato dai Francesi, fece predisporre certamente presso i Savoia, come nelle altre corti
alla nuova più importante destinazione il palazzo europee dell’epoca, uno dei più considerati, dal
viceregio. Qui vennero allestiti gli appartamenti momento che il potere di una casa regnante si
per Carlo Emanuele IV di Savoia, la consorte e i esprimeva anche attraverso il fasto delle tavole im-
figli, la principessa Felicita, sorella del re, insieme bandite.4 Nel maggio 1799 gli addetti stipendiati
all’alloggio dei dignitari al loro seguito, la cosid- dalla Real Casa erano una dozzina e a questi si ag-
detta “Corte” e a quello degli impiegati e della ser- giungevano i “Gentiluomini di Bocca”, alcuni nobi-
vitù, la cosiddetta “Casa”, secondo la tradizionale li con questi precisi incarichi.5
struttura della corte sabauda.1 All’Uffizio di Bocca era preposto un apposito Con-
Dell’avvenimento, che seguì come era d’uso il ceri- trollore e ad esso facevano capo i sottoservizi di
moniale stabilito nel dettaglio dalla Segreteria di Frutteria e Caffè, o Confettureria, dove si conserva-
Stato, si conserva il fedele resoconto del magistrato vano le porcellane e gli utensili in rame, quello di
algherese don Giovanni Lavagna che ricorda l’en- Bottiglieria e Someglieria (dal francese sommellerie,
tusiastica accoglienza della popolazione, i riti reli- cantina), che raccoglievano la cristalleria ma anche
giosi di ringraziamento e quelli profani di omaggio porcellane, e quello di Credenza e Vassella. Dall’in-
al re da parte della Reale Udienza e della nobiltà ventario del 7 gennaio 1830 risulta la precisa ubica-
attraverso la cerimonia del baciamano.2 zione di questi servizi all’interno del palazzo regio:
Poiché il palazzo non era sufficientemente vasto l’Ufficio del Confetturiere si trovava per esempio vi-
per accogliere tutta la corte, i principi di sangue cino alla Cucina, mentre la Camera della Credenza
reale trovarono inizialmente diversa sistemazione in era adiacente alla «Galleria dove si pranza», secon-
altri palazzi cittadini come l’abitazione dell’arcive- do una legittima logica organizzativa e di distribu-
scovo, del barone di Sorso, del marchese Vivaldi- zione degli spazi.6
Pasqua, di don Raffaele Porcile e del marchese di Ogni settimana era consuetudine organizzare in
Laconi. Il viceré, invece, fu accolto nell’antistan- palazzo una conversazione e un ballo ed erano
te casa dei Pes di Villamarina «dopo aver lasciato frequenti i concerti; il compleanno della regina del
– secondo le sagaci parole dello stesso magistrato – 23 settembre 1800 fu per esempio solennizzato
esso Palazzo svaligiato con pochissimi mobili pel con un «corteggio» straordinario e un pranzo di 28
Re e Regina, senza legna e carbone». coperti, mentre per quello del re il 6 aprile 1801 vi
L’arrivo del re a Cagliari avvenne il 3 marzo del fu un gran pranzo di 40 coperti seguito la sera da
1799; alcuni giorni dopo si provvide alle nomine de- una conversazione. Ancora l’arrivo a Cagliari del
gli addetti alla Casa Reale: in particolare, Giuseppe conte di Moriana e il suo ristabilirsi dalle febbri ter-
Giacinto Berra venne nominato «Ispettore del Guar- zane venne festeggiato con un ballo a corte «con
109. Coppia di
diamobile e Custode della Lingeria ed Argenteria molto sfarzo di gelati». candelabri figurati
della Casa»; Giuseppe Rachetti divenne «Capo degli Questo lusso, anche se certamente compresso dalle a cinque luci, in
Uffici di Vassella, panataria, somigleria, caffè e confi- precarie condizioni economiche, suscitava ugual- bronzo dorato e
tureria»; Michele Carrera assunse l’incarico di «Capo mente scandalo nella popolazione: la sera del 18 porcellana dipinta,
lavoro della ditta
della Cucina col titolo, rango e anzianità di Control- febbraio 1802 qualcuno a teatro gridò che «non si torinese Twerebold e
lore della Cucina medesima», mentre quello di «Aiu- voleva balli, ma pane e legna, e viveri».7 figli, seconda metà del
tante della Cucina di S. M.» andò a Giuseppe Lupo.3 Anche la salita al trono del re Vittorio Emanuele I XIX sec. È l’elemento
Questo personale, nominato con apposite patenti fu solennizzata con un gran pranzo a corte il 24 di un trittico da
camino in stile
regie, lavorava nei cosiddetti “Uffizi di Bocca”, una giugno, seguito da un «corteggio» e gran gala il me- neo-barocco insieme
struttura che si affiancava alla cucina vera e pro- se successivo e da un pranzo di 34 coperti «servito all’orologio della
pria fornendo quei servizi indispensabili alla vita di magnificamente». Ancora l’8 agosto 1804, quando la fig. 116, sale di
corte, sia nella sua quotidianità, che richiedeva flotta inglese era ancorata a Pula, si preparò un rappresentanza
al piano nobile
una certa capacità organizzativa, ma soprattutto «gran pranzo» nella vana speranza che l’ammiraglio del palazzo regio
109 nelle occasioni più ufficiali ed importanti, come i Orazio Nelson sbarcasse. di Cagliari.

145
110. Candelabro a sei le loro famiglie. Insomma, si trattava di un numero di San Vincenzo de’ Paoli, che ne acquisì la piena 111. Vaso porta-
luci in argento di cospicuo di persone che si dividevano gli spazi di- proprietà. Dopo infruttuose trattative con l’arcive- candelabro a nove
gusto eclettico, luci in argento,
manifattura italiana sponibili nel mezzanino, visto che il piano nobile scovo di Cagliari per l’acquisto di alcuni oggetti manifattura italiana
o francese (Morel), era riservato agli ambienti di rappresentanza ed alla d’argenteria, una considerevole quantità degli stes- o francese
XIX sec., sale di famiglia del re. si, considerati oggetti di lusso privi ormai di una (Cabello/Morel),
rappresentanza Oltre a numerosi e documentati lavori di manuten- specifica funzione, fu venduta all’asta e il ricavato XIX sec., sale di
al piano nobile rappresentanza
del palazzo regio zione e abbellimento, tesi a conferire maggiore venne versato nelle regie casse.13 Una parte di al piano nobile
di Cagliari. pregio architettonico e rappresentatività all’edificio questi pervenne alla basilica di Santa Maria ad Ni- del palazzo regio
ma anche migliore funzionalità agli ambienti inter- ves di Cuglieri ed esattamente una serie di cande- di Cagliari.
ni, è attestato l’intervento di decoratori per l’arredo lieri, una caffettiera e una zuccheriera, un’acetoliera
ed il mobilio. Per esempio nell’aprile 1813 si af- e una mostardiera, un elegante servizio da scrittoio,
frontarono, sotto la direzione del Boyl, dei lavori un bel calice con la sua patena, un campanello ed
per il «nuovo appartamento di S. A. R. madama Cri- un servizio di posate in argento.
stina in quello di S. M. la Regina»;9 Maria Cristina di L’Amministrazione Provinciale di Cagliari, attuale
Savoia nacque a Cagliari il 14 novembre 1812. Di proprietaria dell’edificio, dell’antica dotazione d’arre-
particolare rilievo i lavori realizzati nel palazzo «per do del palazzo regio detiene ancora vari pezzi d’ar-
renderlo in stato di proprietà» poco prima della vi- genteria, tra cui uno splendido servizio da tavola in
sita del principe di Carignano nel 1829; in quella argento sbalzato e cesellato, composto di coppie di
circostanza vennero acquistati alcuni servizi di por- caffettiere, teiere, lattiere, zuccheriere, salsiere, oliere
cellana, vasi e tappezzerie e, sempre sotto l’attento e una decina di piccole saliere in argento e cristallo.
controllo del conte Boyl, venne rinnovato il mobi- Questi oggetti sono variamente assegnabili a produ-
lio logoro e realizzato un addobbo di vasi. zione italiana o francese della prima metà del XIX
Per la necessità di un costante controllo dello stato secolo. Rimangono poi diversi servizi di posate in
dell’antico edificio, nel 1833 Carlo Alberto, con bre- argento: un primo, composto da oltre trecento pezzi,
vetto regio del 13 agosto, nominò “architetto fisso è decorato dal “nodo Savoia” e comprende forchette
del Regio Palazzo” Giovanni Basso, che in prece- e coltelli, cucchiai e cucchiaini ma anche posate da
denza era assistente straordinario per le fabbriche portata come forchettoni e trincianti per arrosto, cuc-
civili e Regio Misuratore.10 chiai per insalate e mestoli per la zuppa e per le sal-
Nell’occasione dei passaggi di consegne fra i vari se, fino al colino per il the e alle pinze per gli aspa-
viceré nel governo dell’isola, per esempio dal mar- ragi e a quelle per le zollette di zucchero; il secondo
chese di Yenne al conte d’Agliano, dal conte Roero servizio, che supera i duecento pezzi, è invece di sti-
di Monticelli al conte Roberti, dal conte De Asarta le più sobrio e semplice. Un terzo servizio di posate
al cavalier De Launay, venivano redatti con punti- in argento, anch’esso ornato con lo stemma sabau-
gliosa precisione notarile dettagliati inventari.11 Qui do, è proprietà della Prefettura. Del primo servizio è
110 troviamo elencate le tappezzerie degli ambienti, il autore Pietro Borrani, argentiere torinese, che spesso
mobilio che li arredava, i servizi da tavola, la cri- collaborò con il padre Giuseppe, orafo prediletto di
Francesco d’Austria-Este, poi arciduca di Modena, stalleria e l’argenteria, i lampadari ed i candelabri, Maria Cristina di Borbone, consorte di Carlo Felice,
nella sua visita in Sardegna nel 1812, riferisce che il la biancheria, via via fino ai più umili utensili da di cui si conservano numerose opere sia al Palazzo
palazzo era angusto, insufficiente e male ammobi- cucina e ai finimenti della scuderia. Reale di Torino sia al Quirinale,14 e che ne preparò
liato; secondo il suo giudizio, tutta la famiglia reale Gli arredi e i mobili vennero inizialmente affidati uno analogo per il Palazzo Reale di Genova.15 Nel 111
era male alloggiata, visto che l’appartamento nobi- alle cure di un concierge, cioè custode del palaz- secondo servizio, il marchio di bottega appartiene
le del re e della regina si riduceva a due anticame- zo, e poi dell’architetto Basso. all’argentiere torinese Carlo Balbino,16 ammesso ma- poi Richard-Ginori, in un periodo post-unitario.20
re, ad una sala da parata, cioè d’aspetto, una sala Dopo il 1848 si discusse sulla nuova destinazione stro nel 1798, che lavorò per i Savoia per le sedi rea- Sono conservate due coppie di lenzuola in lino
per le udienze dove si trovava il trono e che du- d’uso del palazzo regio, destinato a ospitare gli uf- li di Torino e di Roma.17 bianco dai raffinati ricami ad intaglio figurato, de-
rante la stagione estiva serviva anche per i balli, fici del Governo e dell’Intendenza Generale nella Esistono poi vari servizi di sottobicchieri e sottobot- nominate “Principe” e “Principessa”.
una camera d’udienza del re ed un’altra piccola per parte sinistra e ad alloggiare nella parte destra gli tiglie, realizzati da Martial Fray, un orefice parigino Queste preziose suppellettili, mostrate al pubblico
la regina, una camera da letto ed un guardaroba appartamenti dell’Intendente Generale e del primo documentato tra il 1849 ed il 1861, che aveva come solo temporaneamente in alcune occasioni esposi-
per la regina e due camere riservate che il re utiliz- presidente del magistrato d’Appello.12 marchio di bottega una stella entro una losanga,18 tive,21 sono ancora sconosciute alla maggioranza
zava come studio.8 La maggior parte degli oggetti d’arredo non è più cui si aggiunge la testa di Mercurio che veniva ap- del pubblico mentre meritano la nostra attenzione
Bisogna ricordare che nel palazzo, oltre alla famiglia riscontrabile, sia per le inevitabili perdite legate al- posta in Francia sui pezzi destinati all’esportazio- anche se si tratta solo un piccolo retaggio delle an-
reale, alloggiavano anche le due dame di corte della l’usura e alla deperibilità dei materiali, soprattutto ne.19 La costante presenza dello stemma sabaudo, tiche suppellettili che ornavano il palazzo.
regina, la baronessa di Teulada e la marchesa di Vil- quelli più delicati come la porcellana e i cristalli, applicato o inciso, e il monogramma R. P. indicano Dagli inventari ottocenteschi infatti, redatti a più ri-
larios; ancora vi risiedevano il conte di Roburent, sia per i passaggi di proprietà che ha conosciuto la destinazione ad hoc per il “Regio Palazzo”. prese tra il 1823 ed il 1847, riportati in appendice,
che riuniva in sé le importanti cariche di Gran l’antico edificio; non ultimo grande peso ha avuto Un bel servizio da tavola in porcellana bianca con si desume quanto la dotazione d’arredo del palazzo
Ciambellano e Gran Scudiere, il medico personale l’incendio che alla fine dell’Ottocento causò la ro- decoro in amaranto e oro, adorno della stemma sa- fosse ben più consistente e ricca; dalla stessa pre-
del re, la camerista, cioè la cameriera personale del- vina delle parti lignee. baudo, fu realizzato a più riprese nel corso della se- ziosa fonte si arguiscono i gusti culinari dell’epo-
la regina, il friseur, cioè il parrucchiere ed infine il Dai documenti emerge che la mobilia non più uti- conda metà dell’Ottocento dalla manifattura di Doc- ca come il caffè, i sorbetti, i canditi e le scelte le-
capo degli Uffizi ed il capo della Cucina insieme al- lizzabile venne donata nel 1850 al nascente ospizio cia presso Firenze della ditta Ginori, che diventerà gate alla moda dettata dalle corti francese e inglese.

146 147
Le rigide norme di etichetta erano stabilite con tanta degli argenti superstiti.22 È certo che questi manu-
precisione che veniva dato alle stampe un manualet- fatti, fondamentalmente oggetti d’uso e d’arredo
to con le istruzioni per il vestiario da indossare a cor- connessi alla decorazione delle tavole e ai cerimo-
te ed il cerimoniale dei comportamenti da seguire. niali di corte, subiscono un processo di estrania-
Particolarmente interessante è la descrizione delle mento quando vengono esposti nelle vetrine dei
tappezzerie parietali, riprese spesso nella decora- musei, decontestualizzati dall’ambiente per il quale
zione delle porte, nei tendaggi e nel rivestimento furono ideati e realizzati dalle abili mani degli arti-
della mobilia: dal classico damasco di seta cremisi, giani e degli artisti.23
detto “della corona”, prodotto a Genova nel Sette-
cento, che decorava il trono nel salone da ballo e
le pareti della sala dei ricevimenti, al lampasso
fondo cremisi con decorazione floreale, che trovia-
mo nel Gabinetto e nella Sala di Parata ma anche
nella camera da letto del viceré, al più semplice
moellone o alla carta da parati a figure “alla france-
se” utilizzati negli ambienti della servitù.
Di tali preziosi tessuti o decorazioni allo stato at-
tuale possiamo ammirare solo i lacerti in due am-
bienti nell’attuale appartamento del Prefetto, la co-
siddetta “sala della Regina” e la stanza da letto di
Cristina di Savoia, regina delle due Sicilie: il fondo
in raso di seta cremisi con disegno ad alto rappor-
to, mostra cesti di frutta e vasi di fiori alternati tra
volute vegetali affrontate a sviluppo verticale. Sono
probabilmente identificabili con la «tappezzeria di NOTE
lampasso fondo cremis a fiori incolori» dell’inventa- 1. Sul modello di organizzazione della corte sabauda si
rio del 1824 e vanno assegnate a manifattura fran- veda I. Massabò Ricci 1986, pp. 108-124.
cese del primo ventennio dell’Ottocento. 2. C. Sole 1970, p. 87 ss.
Nei vari ambienti ritroviamo solo alcuni degli oggetti
3. ASC, Intendenza Generale, vol. 65.
originali come begli orologi da mensola, candelieri
d’argento e lampade di porcellana, insieme a mobi- 4. A. Griseri 1986, pp. 49-75; B. Ciliento 1988, pp. 87-
lio di vario genere, consolles dorate di gusto neoclas- 100; M. Zannoni 1991, pp. 37-103; F. Simonetti 1993.
sico, camini marmorei e specchiere abbinate. 5. ASC, Regia Segreteria di Stato e Guerra, II serie, vol. 44
Da segnalare la presenza di un congruo numero di (cfr. doc. 1).
biscuits neoclassici, il cui uso divenne di moda dalla 6. ASC, Regia Segreteria di Stato e Guerra, II serie, vol.
fine del Settecento, e che venivano spesso adoperati 1492 (cfr. doc. 5).
come decoro centrale nelle tavole imbandite, negli 7. C. Sole 1970, p. 184. Per un’analisi delle condizioni
antichi inventari definiti sourtout o plateaux. economiche dell’epoca si vedano G. Tore 1997, pp. 25-
Ma come sono giunti a Cagliari questi preziosi og- 170; S. Serra 1997, pp. 173-206.
getti? Sappiamo per esempio che nel giugno 1802 8. Francesco d’Austria-Este 1812.
arrivò in dogana una cassa di cristalli per S. A. R. il 9. ASC, Regia Segreteria di Stato e Guerra, II serie, vol. 44.
duca del Genevese; occorre poi ricordare che dal- 10. ASC, Intendenza Generale, voll. 58, 60.
la corte dei Borbone, in esilio a Palermo, giunge-
vano alla consorte di Carlo Felice, Maria Cristina, 11. G. Todde 1971, pp. 3-7; ASC, Regia Segreteria di Sta-
to e Guerra, II serie, vol. 1492 (cfr. docc. 2-7).
112-113. Coppia di doni provenienti dalla madre; tra questi nel 1811
portalumi a gas in le pervenne per esempio «un orologio con bronzo 12. ASC, Intendenza Generale, vol. 176.
porcellana dipinta e alla Cinese». Molti viceré dovettero comunque prov- 13. ASC, Intendenza Generale, vol. 176; per l’elenco pre-
vetro molato in stile vedere personalmente ad acquistare argenteria e ciso degli oggetti d’argenteria messi all’asta (cfr. doc. 9).
Impero raffiguranti
rispettivamente suppellettili per addobbare le tavole e le sale del 14. A. Pasolini, scheda in Argenti 1994, p. 55; A. Pasoli-
l’Allegoria della palazzo. ni 1997, p. 323.
Poesia e l’Allegoria Dopo l’unificazione d’Italia, le sedi periferiche del 15. Cfr. F. Simonetti 1993, tavv. XIV-XVI, XXb.
della Musica,
manifattura italiana
governo sabaudo furono depauperate degli arredi 16. Cfr. A. Bargoni 1976, p. 45, B-17.
forse di Capodimonte, più preziosi, soprattutto la posateria e gli oggetti in
17. A. Pasolini, scheda in Argenti 1994, p. 56; A. Pasoli-
primi del XIX sec., argento, per addobbare il Quirinale; non sappiamo ni 1997, p. 321. Per le personalità di Borrani e Balbino
sale di rappresentanza se questi spostamenti abbiano coinvolto anche al-
al piano nobile del si vedano: A. Bargoni 1976, pp. 45, 67; A. Bargoni 1986,
palazzo regio di cune suppellettili cagliaritane. pp. 138-143; A. Griseri 1986, pp. 144-179; C. Briganti
Cagliari. 112 Resta ancora irrisolto il problema dell’esposizione 1986, pp. 180-203. 113

148 149
114 115 116

18. Dictionnaire des poinçons de fabricants d’ouvrages FONTI ARCHIVISTICHE A. Bargoni, “Gli argenti di Torino: Palazzo Reale 1963- B. Ciliento, “Le cucine di un Palazzo Reale”, in Sapore
d’or et d’argent, Paris 1838-1875, Cahiers de l’inventai- Archivio di Stato di Cagliari (= ASC), Intendenza Genera- 1986”, in Porcellane e argenti del Palazzo Reale di Tori- di Liguria, Genova, 1988.
114. Orologio da re, p. 175, n. 01799 (si ringrazia Ugo Donati per la gen- no, Torino, 1986.
camino in ottone con le, voll. 58, 60, 65, 176; Regia Segreteria di Stato e Guer- M. Zannoni, A tavola con Maria Luigia. Il servizio di
tile segnalazione). ra, II serie, voll. 44, 1492. C. Briganti, “Argenti piemontesi al Quirinale”, in Porcel- bocca della Duchessa di Parma dal 1815 al 1847, Par-
una figura muliebre,
una cornucopia ed 19. Les poinçons de garantie internationaux pour l’ar- lane e argenti del Palazzo Reale di Torino, Torino, 1986. ma, 1991.
un vascello, gent, Tardy, Paris, 18a ed., p. 204. A. Griseri, “Argentieri piemontesi a Palazzo Reale”; “La F. Simonetti, Argenti da tavola sabaudi a Genova, Ge-
manifattura italiana
XIX sec., sale di 20. A. Mottola Molfino 1976, p. 191; H. Honour 1986, cornice e il quadro. Il Palazzo e gli Uffici di Bocca e di nova, 1993. 116. Orologio in
rappresentanza al pp. 76-86; S. Pettenati 1986, pp. 213-224. Vassella”, in Porcellane e argenti del Palazzo Reale di Argenti. Arredi sacri e profani nella Sardegna sabauda, bronzo dorato e
piano nobile del
BIBLIOGRAFIA Torino, Torino, 1986. porcellana dipinta,
21. “Cagliari: società, costume e cultura nell’Ottocento” Cagliari, 1994.
palazzo regio di Francesco d’Austria-Este, Descrizione della Sardegna H. Honour, “Porcellana come status symbol”, in Porcel- lavoro della ditta
Cagliari. (Cagliari, Galleria Comunale d’Arte, luglio 1988); “Ar- A. Pasolini, “Argentieri sardi o attivi in Sardegna dal Me- torinese Twerebold e
[1812], a cura di G. Bardanzellu, Roma, 1934. lane e argenti del Palazzo Reale di Torino, Torino, 1986.
genti, Arredi sacri e profani nella Sardegna sabauda” dioevo all’Ottocento: notizie biografiche”, in Biblioteca figli, seconda metà del
115. Pendola in (Cagliari, chiostro di San Domenico, dicembre 1994- C. Sole, Le “carte Lavagna” e l’esilio di Casa Savoia in I. Massabò Ricci, “La magnificenza della Corte e la sua Francescana Sarda, a. VII, 1997. XIX sec. È l’elemento
bronzo dorato e gennaio 1995); “Il tesoro dei Savoia, Argenti e porcella- Sardegna, Milano, 1970. memoria documentaria. Problemi di metodo”, in Porcella- centrale di un trittico
dipinto in policromia S. Serra, “La Reale Società Agraria ed Economica”, in La da camino in stile
ne del Palazzo Viceregio di Cagliari”, esposti al pubbli- G. Todde, “Un inventario dei beni esistenti nel palazzo ne e argenti del Palazzo Reale di Torino, Torino, 1986.
in stile Rococò, opera Camera di Commercio di Cagliari (1862-1997), Storia neo-barocco insieme
co in occasione della riapertura del palazzo dopo il regio di Cagliari”, in Nuovo Bollettino Bibliografico Sar-
dell’orologiaio S. Pettenati, “Gusto europeo per le porcellane e com- economia e società in Sardegna dal dominio sabaudo alla coppia di
restauro (28 aprile-2 maggio 1997). do, n. 75, III quadrimestre, 1971.
romano Cagiati, fine mittenze della corte sabauda”, in Porcellane e argenti al periodo repubblicano, vol. I, Cagliari, 1997. candelabri della
del XVIII sec., sale di 22. Per la problematica della musealizzazione delle col- A. Bargoni, Mastri orafi e argentieri in Piemonte dal del Palazzo Reale di Torino, Torino, 1986. fig. 109, sale di
rappresentanza al G. Tore, “Governo e modernizzazione economica in età rappresentanza
lezioni cfr. S. Pinto 1986, pp. 87-95. XVII al XIX secolo, Torino, 1976. S. Pinto, “Guardarobe reali e annessioni sabaude”, in sabauda”, in La Camera di Commercio di Cagliari (1862-
piano nobile del al piano nobile
palazzo regio di 23. Le schede sono di Alessandra Pasolini, tranne quella A. Mottola Molfino, L’arte della porcellana in Italia, vol. Porcellane e argenti del Palazzo Reale di Torino, Tori- 1997), Storia economia e società in Sardegna dal dominio del palazzo regio
Cagliari. del servizio di porcellana, di Maria Francesca Porcella. I, Busto Arsizio, 1976. no, 1986. sabaudo al periodo repubblicano, vol. I, Cagliari, 1997. di Cagliari.

150 151
117 118

117. Saliera (primo decennio del XIX sec.).


Argento sbalzato e cesellato; cristallo.
Marchi: nell’orlo della base, luna crescente, coron- 119
cina stilizzata, «[1]810» e testa femminile di profilo
volta a sinistra.
Proprietà: Amministrazione Provinciale di Cagliari.

La saliera, appartenente ad una serie di dodici


esemplari residui, molti dei quali purtroppo danneg-
giati, è formata da una coppetta in cristallo molato
che s’innesta su una base quadrangolare in argento
sbalzato e cesellato, ornata da teorie di fogliette sti-
lizzate, retta da quattro piedi leonini raccordati da
elementi floreali e volute. In considerazione dei
marchi presenti e dell’analisi stilistica, si propone
di assegnare i manufatti a bottega del primo de-
cennio dell’Ottocento.

118-120. Servizio di posate (post 1824).


Argento a fusione, sbalzato, cesellato, a traforo; ac-
ciaio; corno di bufalo.
cm 21,8 (cucchiaio); cm 25 (coltello); cm 21,5
(forchetta).
Marchi: la croce dei Santi Maurizio e Lazzaro coro-
nata, marchio del 2° titolo a 800 millesimi; la proto-
me taurina, marchio civico di Torino; le iniziali PB
ai lati di un trampoliere entro un rombo, marchio
personale dell’argentiere. Talvolta è presente anche
una testa leonina di profilo a sinistra, marchio di
garanzia per i minuti lavori appartenenti alla bontà 120

152 153
P. B., probabili iniziali di Pietro Borrani, il quale
preparò un servizio analogo per il Palazzo Reale di
Genova. Alcuni elementi del servizio in esame fu-
rono esposti nella mostra “Argenti, Arredi sacri e
profani nella Sardegna sabauda”, tenutasi a Caglia-
ri, nel chiostro di San Domenico nel dicembre
1994. Alla stessa bottega dobbiamo un bel servizio
da lavabo, custodito nel duomo di Cagliari, in cui
è presente la scritta «Borani Fils» insieme ai tre
marchi citati.

121. Servizio di posate (prima metà del XIX sec.).


Argento a fusione.
Marchi: aquila sabauda coronata, marchio di garan-
zia del 1° titolo a 950 millesimi; la protome taurina,
ufficio del Marchio di Torino; leoncino passante ri-
volta a sinistra tra le lettere C e B all’interno di un
ovale, marchio personale dell’argentiere.
Proprietà: Amministrazione Provinciale di Cagliari.

Il servizio, composto da oltre duecento elementi


residui, è formato esattamente da 60 coltelli, altret-
tante forchette da carne, 34 forchette da pesce, 60
cucchiai e un mestolino per la salsa. È caratterizza-
to da uno stile semplice e sobrio. I manici delle 122
forchette e dei cucchiai, lisci e con terminazione
arrotondata, presentano il monogramma inciso in oltre il 1847, anno in cui diventa orefice del re. dui di identica misura, è formato da elementi in ar-
corsivo inglese GDA oppure RP coronato (“Regio Egli utilizzava come marchio l’impronta di un leone gento massiccio: di forma circolare concava con or-
Palazzo”); i coltelli seguono un modello di impor- con le sue iniziali, come in questo caso, oppure la lo estroflesso, sono del tutto privi di motivi decora-
tazione francese ed hanno una linea diritta e l’im- scritta «Balbino / à Turin». La triplice punzonatura tivi tranne lo stemma sabaudo applicato sul bordo
pugnatura sfaccettata. Il marchio di bottega appar- presente sul fondo dei pezzi consente di determi- interno della tesa. Dell’argentiere francese che sigla
tiene all’argentiere torinese Carlo Balbino, che nare con più precisione la cronologia; infatti, poi- il servizio, Martial Fray, non abbiamo dati anagrafici
realizzò per il palazzo regio di Cagliari anche un ché l’aquila sabauda viene utilizzata in Piemonte ma sappiamo che lavorava a Parigi alla metà del-
121
servizio di sottobottiglie e sottobicchieri in argento come marchio del 1° titolo a 950 millesimi dal l’Ottocento; per lo stesso palazzo cagliaritano rea-
(cfr. sch. 122). 1824, il servizio può essere datato tra gli estremi lizza anche un servizio da the e caffè (cfr. sch. 126-
del 2° titolo, 800 millesimi. Nella lama del coltello cronologici suggeriti: 1824 e 1847 circa. Il mono- 130) e altri argenti da tavola (sch. 124-125).
per arrosto: «Acier fondu garanti». Stemma sabaudo gramma inciso formato dalle lettere RP intrecciate,
applicato in ogni elemento. 122. Servizio di sottobottiglie, sottobicchieri e sotto- in corsivo inglese, sono probabilmente un docu-
Proprietà: Amministrazione Provinciale di Cagliari. coppe (1824-47). mentato intervento dell’argentiere ligure Luigi Mon-
Argento. taldo, che ne aveva ricevuto l’incarico, stando a un
Il pregevole servizio in argento è composto da più h cm 3 (misura grande); cm 12,8; h cm 3 (media); inventario conservato presso l’Archivio di Stato di
di trecento pezzi fra cucchiai, forchette, coltelli ol- cm 10; h cm 2,6 (piccola); ø base cm 13,8. Cagliari, intorno al 1841 (cfr. doc. 8).
tre che palette per gelato traforate, grandi pinze Marchi: aquila coronata con croce sabauda sul pet-
per gli asparagi e piccole pinze per le zollette di to, marchio del titolo a 950 millesimi; la protome
zucchero, forchettone e trinciante per arrosti, gran- taurina, ufficio del marchio di Torino; leoncino 123. Servizio di sottobottiglie e sottobicchieri (metà
di cucchiai da portata e mestoli di varia forma e passante volto a sinistra, tra le lettere CB in alto e del XIX sec.).
dimensioni per salse e minestre, cucchiaio e for- in basso, entro un ovale, marchio personale del- Argento.
chetta in corno di bufalo per servire l’insalata, coli- l’argentiere. All’esterno della tesa o sul fondo sono h cm 2,5; ø max cm 2,5.
no per il the. È caratterizzato da una linea morbida incise in corsivo inglese le lettere RP intrecciate e Marchi: nel fondo croce dei Santi Maurizio e Laz-
e sagomata e da decorazioni nastriformi ad intrec- sormontate da corona. zaro, marchio del titolo a 800 millesimi; protome
cio ispirate al motivo del nodo Savoia, ripetuto nel- Proprietà: Amministrazione Provinciale di Cagliari. taurina, marchio civico di Torino; marchio stella
la variante semplice o complessa e rifinito a cesel- entro losanga e «M. FRAY» entro rombo, marchio
lo. Nelle impugnature è spesso presente lo stemma Il servizio, composto da 34 elementi residui, di tre personale dell’argentiere. Nella tesa: testa di Mer-
sabaudo coronato, ad applicazione. Dall’analisi dei diverse dimensioni tra sottobottiglie e sottocoppe, curio, marchio usato in Francia per l’esportazione.
marchi, tipici del sistema tripunzonale in uso in riprende una tipologia in uso nella prima metà Proprietà: Amministrazione Provinciale di Cagliari.
Piemonte dalla fine del Settecento, risulta realizza- dell’Ottocento ed è opera dell’argentiere torinese
to a Torino dopo il 1824 dall’argentiere che si sigla Carlo Balbino, attivo per i Savoia dal 1814 fino ad Il bel servizio, composto da diciassette pezzi resi- 123

154 155
124. Servizio per olio e aceto (1849-61).
Argento sbalzato, cesellato e a fusione; cristallo.
ø cm 25 (vassoio); cm 22,5 x 13 (saliera).
Marchi: nel fondo del vassoio l’aquila coronata con
stemma sabaudo sul petto, marchio di garanzia del
1° titolo e la protome taurina, marchio civico di To-
rino; sotto la base (incompleto) una stella entro lo-
sanga e «M. Fray» entro rombo. Nel coperchio della
mostardiera è presente la testa di Mercurio, utilizza-
ta in Francia come marchio per l’esportazione.
Proprietà: Amministrazione Provinciale di Cagliari.

Il servizio, conservato in due esemplari, è composto


da un vassoio rotondo, con piedini a ricciolo, su cui
si innesta il sostegno a giorno per l’oliera, l’acetolie-
ra, la mostardiera e la saliera in cristallo, queste ulti-
me munite di coperchio in argento. Il manico centra-
le, sempre in argento, presenta su ambo i lati lo
stemma sabaudo applicato. Fu realizzato da una bot-
tega parigina, come rivela il marchio, alla metà del-
l’Ottocento, esattamente tra il 1849 ed il 1861. L’ore-
fice Martial Fray realizza per la stessa destinazione
altri arredi da tavola (cfr. sch. 123, 125-130).

125. Salsiera (XIX sec.).


Argento sbalzato e cesellato.
cm 16 x 14 (salsiera); ø cm 25 (piatto).
Marchi: nel fondo del piatto l’aquila coronata con
stemma sabaudo sul petto, marchio di garanzia del
titolo, la protome taurina, marchio civico di Torino,
stella entro losanga e «M. Fray» entro rombo, mar-
chio personale dell’argentiere. Stemma sabaudo co-
ronato applicato sul corpo della salsiera.
Proprietà: Amministrazione Provinciale di Cagliari.
124
Il servizio, conservato in due esemplari, è composto
da una salsiera di forma ellissoidale a orlo estrofles-
so, con base rotonda ed ansa a voluta fitomorfa e
da un piatto ovale del tutto privo di elementi deco-
rativi. Sul corpo della salsiera è applicato lo stemma
sabaudo coronato. Grazie ai marchi presenti, pos-
siamo assegnare la realizzazione dell’oggetto alla
bottega dell’orefice parigino Martial Fray documen-
tato alla metà dell’Ottocento, autore di altri servizi
presi in esame (cfr. sch. 123-124, 126-130).

126-130. Servizio da the e da caffè (1849-61).


Argento sbalzato e cesellato; legno.
h cm 26,5 (due caffettiere); cm 22 (due teiere, due
lattiere e due zuccheriere).
Marchi: nel fondo di tutti i pezzi sono ripetuti l’aqui-
la sabauda, marchio di garanzia del 1° titolo, a 950
millesimi; la protome taurina, marchio civico di To-
rino; una stella entro losanga e «M. FRAY» entro rom-
bo, marchio personale dell’argentiere. Nei coper-
125 chi è presente il punzone con la testa di Mercurio, 126

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applicato in Francia tra il 1840 ed il 1879 sui pezzi secondo nucleo tra il 1880 ed il 1896 (II marchio);
destinati all’esportazione. Sotto la lattiera è inciso un terzo dopo il 1896 (III marchio). Queste diverse
M37, sotto la zuccheriera R34, sotto la caffettiera fasi di realizzazione sono probabilmente da ascri-
G, sotto la teiera M. versi alla necessità di sostituire i pezzi che con l’uso
Proprietà: Amministrazione Provinciale di Cagliari. andavano rovinandosi. La manifattura di Doccia,
fondata nel 1737 dal marchese Carlo Ginori, sotto
Il bel servizio presenta fogge rigonfie dalle linee la direzione di Lorenzo II e Carlo Benedetto, nei
mosse ed aggraziate con forme ispirate al naturali- cosiddetti IV (1838-78) e V periodo (1879-96), ten-
smo rococò: piedini con terminazione a foglia, bec- tò di produrre porcellane senza importare terre
cuccio a corolla, apice a ghianda, manico ligneo a S. straniere come il caolino di Limoges e di variare le
L’ottima tecnica di realizzazione rivela la mano di decorazioni, in parte riesplorando in modo ecletti-
un abile argentiere francese, Martial Fray, che ope- co i grandi stili del passato, in parte sperimentan-
ra alla metà dell’Ottocento, esattamente intorno agli do il gusto moderno ispirato al Giappone, affidan-
anni 1849-61 e che aveva come marchio di bottega dosi a illustri decoratori come Paolo Lorenzini.
una stella dentro una losanga. La testa di Mercurio Non riuscendo a superare la grave crisi economica
veniva apposta sui pezzi destinati all’esportazione iniziata intorno agli anni Ottanta dell’Ottocento, la
dal territorio francese, secondo un’ordinanza del 30 manifattura fiorentina fu ceduta nel 1896 a Giulio
dicembre 1839. Gli altri marchi, quello territoriale e Richard, il quale destinò Doccia alla produzione
quello di garanzia del titolo, sono la prova del con- più elitaria in porcellana mentre a Milano riservò
trollo effettuato a Torino al momento dell’importa- quella più seriale ed economica in terraglia, ben-
zione dei pezzi. Per il palazzo regio di Cagliari Mar- ché nelle due fabbriche circolassero analoghi mo-
tial Fray realizza un servizio di sottobottiglie e delli e repertori decorativi. A partire dal 1861, in
sottobicchieri ed altri elementi d’arredo in argento occasione della I Esposizione Industriale di Firen-
(cfr. sch. 123-130). In questo servizio, in particolare, ze, furono numerose le visite dei Savoia alla mani-
è manifesta una ripresa di modi tardo-barocchi sia fattura di Doccia e gli ordinativi di porcellane per
nella foggia che nell’apparato ornamentale. le tre sedi di Palazzo Reale a Torino, Palazzo Pitti a
Firenze e Palazzo del Quirinale a Roma oltre che
per la tenuta di caccia di San Rossore, per la villa
131-132. Servizio da tavola (seconda metà del XIX reale e per il treno. Alcuni elementi del servizio
sec.). sono stati esposti nella mostra “Cagliari: società,
Porcellana bianca, amaranto e oro, con stemma costume e cultura nell’Ottocento” allestita nella
sabaudo applicato a decalcomania. Galleria Comunale di Cagliari nel luglio 1988.
Misure diverse: ø piatti cm 24, cm 23,8, cm 23,5,
131 cm 21.
Sul fondo tre marchi diversi: I. «Manif(attu)ra Gi-
nori a Doccia / presso Firenze» entro ovale perlinato
in rosso; II. GINORI in verde con o senza altro mar-
chio: «Manif(attu)ra Ginori / a Doccia / presso Fi-
renze» entro ovale perlinato in rosso; III. GINORI in
verde e altro marchio: «Decorazione eseguita / da
Richard / Ginori» entro tondo in arancione.
Proprietà: Amministrazione Provinciale di Cagliari.

Gli elementi residui (244 pezzi) del servizio in por-


cellana bianca presentano tutti identica decorazio-
ne con larga fascia amaranto o color sangue di
bue sotto vetrina nella tesa, profili in oro sopra co-
perta e stemma sabaudo applicato internamente
nel fondo a decalcomania. Le forme tondeggianti e
lisce seguono una linea tipicamente ottocentesca
mentre alcune tipologie come le salsiere e le alzate
riprendono invece moduli tardo-settecenteschi di
gusto rocaille. Alcune tazzine sono realizzate in
guscio d’uovo. I tre marchi indicano che il servizio
fu eseguito sempre nella manifattura di Doccia
presso Firenze ma in tre diversi momenti: un pri-
mo nucleo genericamente nella seconda metà del-
132 l’Ottocento ma dopo il 1860 circa (I marchio); un

160 161
DOCUMENTI Roero, ed i rimanenti cioè Batteria dell’Uff.o del Carlo Ruvioli Conserge del Palazo mis vecchj / trentasei sedie con fondo e spagliera di
Confetturiere, Vascella di Porcellana, altra detta per Vincenzo Ciloco not.o canna a graticola filettate in oro con cuscini di dama-
dessert, terraglia di Parigi figurata, altra detta per sco cremis e sue usce / tre paia ridò di cambrich.
1. Archivio di Stato di Cagliari, Regia Segreteria di dessert, i candelieri, le girandole, e le lampes dette Gabinetto per scrivere S. E.
Stato e Guerra, II serie, vol. 44, Stato degli stipen- Argand, i cristalli e vetri fini, altri detti comuni, 4. Archivio di Stato di Cagliari, Regia Segreteria di Tapezzeria di moelone cremis / due portiere di set-
di … degli impiegati nella Real Corte, 20 maggio porcellana per caffè, ed altri piccoli effetti sono Stato e Guerra, II serie, vol. 1492. ta cremis / due fogli di paravento di damasco cre-
1799. stati ritirati per conservarli dal predetto sig. Carlino mis / sedici sedie all’antica con cuscini uguali alla
Ruvioli del che se ne leva il presente verbale sotto- Addì 5 giugno 1824, Cagliari. tapezzeria e sue usce / sei lumiere tonde dorate coi
Regia Cappella scritto da tutti i sunnominati del che D’ordine verbale dell’Ill.mo Sig. Intendente Gen.le suoi bracelletti / una pendola d’alabastro guarnita
Confessore / Cappellano. Giacomo Ganina Mastro di Casa Cav.e Greyfiè di Bellecombe mi sono io Not.o P.le in bronzo dorato con sua custodia / una tavola di
Regia Camera di S. E. il Sig. Conte d’Agliano sottoscritto transferto a questo Palazzo Reale all’og- noce per scrivere / un cilindro con piccola libreria
Fama di S. M. la Regina / aiutante di camera di S. M. Colombano Segr.o di S. E. il Conte Roero getto di procedere alla ricognizione ed inventario sopra filettato in ebano con piccoli specchi / tavoli-
M. / tesoriere privato / coeffeusa / ispettore del Carlo Ruvioli Conserge del Palazo dei mobili ed effetti tutti di R.a spettanza ivi esi- no dorato con lastra di marmo bianco / due paia ri-
guardamobile / garzone di camera di S. M. il re / Vincenzo Ciloco not.o stenti, esclusivamente a quelli lasciati in dotazione dò di tela guarnite in frangia bianca.
garzone di camera di S. M. la regina / foriere de di esso Palazzo da S. E. il sig. Marchese d’Yenne Sala da ricevere
reali palazzi / tappezziere / usciere / peigneur di S. già Vicerè di Sardegna e di quelli altri che vi potes- Tapezzeria di damasco cremis / dieci seggioloni a
M. / caporale dei portantini / portantino. 3. Archivio di Stato di Cagliari, Regia Segreteria di sero esistere appartenenti a S. E. il sig. Conte Roe- braccio ed un canapè simile all’antica con cuscini e
Camera di S. A. R. la principessa Felicita Stato e Guerra, II serie, vol. 1492, Nota degli effetti ro presidente del p.nte Regno; ed avendo princi- spalliera di moelone cremis con sue usce / due cu-
Fama / aiutante di camera / tesoriere privato / coef- e mobili dati in dotazione al R. Palazzo di questo piato una tale operazione con assistenza degl’inf.ti mò di mogano con lastra placata di vetro antico
feusa / garzone di camera. castello da S. E. il Sig. marchese d’Yenne già Vice Giacinto Tesio Maestro di Casa della prefata E. S. il guarniti di bronzo dorato con due tremò ad una lu-
Regia Casa Re di Sardegna e che ora trovansi di meno. Sig. Presidente e di Carlo Ruvioli Conserge del Pa- ce con armesino verde e ritrati di sovrani guarniti in
Medico delle LL. MM. / sopraintendente alla spezie- lazzo, mi è risultato esistervi quanto infra. oro / un tremò sopra il fornello a tre lastre ed un
ria / segretaro dell’Intendenza della Casa / capo Una cassarola rotonda di rame / un cuchiarone di Gabinetto di Parata quarto tutto dorato / otto lumiere dorate coi suoi
degli Uffizi / altro capo degli Uffizi / I° aiutante de- rame / altro rotto / una tina / dodici tondi porcella- Tapezzeria di lampasso fondo cremis a fiori incolo- bracelletti / due piccoli lustri all’inglese a sei braccia
gli Uffizi / aiutante degli Uffizi / capo cuoco col ti- na di Parigi a due larghi bordi finissimi / quattro di ri e sue cornici dorate / n. venticinque taboretti fi- caduno / un paravento d’armesino verde a due fogli
tolo di controllore della cucina / I° aiutante della zuppa dell’istessa qualità / un manico di marmitta lettati in oro, con stoffa della sudd.a qualità, e sue / due paia ridò di tela guarniti in frangia bianca.
cucina / caporale dei valets a piedi / due valets a di porcellana id.m / due pomi di coperchio di mar- usce o sia custodie / una portiera damasco cremis / Salone da ballo
piedi più anziani / altri valets a piedi. mitta id.m / i due piatti della marmitta id.m rotti / due tremò a tre lastre caduno / un tavolino dorato Orchestra / un solio di damasco cremis guarnito in
Regia scuderia una fiammenghina rotta ed inservibile / quattro co- con pietra placata di vetro antico / uno sfondato di gallone d’oro con sua sedia similm.e guarnita in
Mastro di stalla / cocchiere / postiglione / garzone perchi di petipols / cinque idem rotti / un petipols battiporta a tre lastre, due delle quali rote / due oro e suo tapetto di lana travagliata in diversi colori
di carrozza o palafreniere. col coperchio / una tazza per brodo rotta ed inser- paia ridò di tela guarniti con frangia di colore / un / cinque grandi quadri con ritrati di sovrani / tredi-
vibile / una baciletta di cesto rotta / trentaun tondo paio brandieri con paletta e molle, guarniti in bron- ci lumiere vecchie / cinquantasette sedie di noce
terraglia di Parigi e molti rotti degli esist.ti / quattor- zo dorato ed un soffietto e sua custodia dorata. coi suoi cuscini di mochetta, vecchie / quattro por-
2. Archivio di Stato di Cagliari, Regia Segreteria di dici id.m di zuppa / cinque piatti rotondi / undici Sala di parata tiere di cambrich guarnite in frangia bianca / due
Stato e Guerra, II serie, vol. 1492. pesciere / un coperchio di salziera ed una baciletta Tapezzeria di lampasso con cornice un tutto simile paia ridò simili / un gran lustro antico / una gran
rotti / tre insalatiere per punch / quattro ravieres / al pred.o gabinetto / otto banche con spalliera e tavola di legno bianco per pranzo di Stato.
Addì 15 maggio 1823, Cagliari. una zuppiera grande con coperchio rotti / una con stoffa simile alla tapezzeria, filettate in oro, Piccolo Gabinetto
In seguito ad ordine verbale dato dall’Ill.mo Sig. compostiera piccola / otto bichieri per gelati / cin- con sue usce / un cadregone a braccia con stoffa Tre ridò di tela vecchi / un piccolo tremò con tre
Intendente Generale Cav.e Greyfiè, mi sono io no- que tondi per dolci / quattro fruttiere ovali fondute della sudd.a qualità dorato e guarnito in mezzo lastre guaste sopra il fornello.
taio sottoscritto trasferto al Palazzo Vice Regio sito / tre salziere complete / quattro bottiglie fatturate gallone d’oro, con sua uscia / due tremò uno so- Camera con tutti i ritrati dei Vicerè
in questo Real Castello, ad oggetto di riconoscere di cristallo / sei bichieri per vino comune / quattro pra il fornello e l’altro con tavola simile a quella Mobili esistenti in diverse stanze
e verificare tutti i mobili ed effetti lasciati in dota- detti per vino dolce / uno bichiere per rosolio / tre esistente nel pred.o gabinetto / un lustro grande Un cumò vecchio ordinario / un tavolino simile /
zione del med.mo Palazzo da S. E. il Sig. Marchese id.m grandi per vino comune / sette bottiglie liscie all’inglese / tre paia ridò di tela guernite in frangia un altro d.o simile / una tavola di legno bianco /
d’Yenne già Vice Re di Sardegna come dalla nota di cristallo / sessantuno bichiere pesante per vino di colore / una portiera di damasco cremis. sei sedie una delle quali a braccia, di Livorno, vec-
visata dallo stesso prelodato sig. cav.e Intend.e comune / cinque d.ti per bordeau / cinque id.m Anticamera chie / cinque guardaroba di legno bianco di color
G.le, che s’unisce, e dopo d’averli riconosciuti e at- per vino dolce / due d.ti per champagne / sette d.ti Un sofà di cerieggia a spagliera guernito di moe- cenerino / due tavole di legno bianco / un burò
tentamente visitati in presenza dei sig. Giacomo per rosolio / otto tazze porcellana bianca / dodici lone cremis / due paia ridò di cambrich / un tavo- vecchio con lastra di marmo / un tavolino di ce-
Ganina, Maestro di Casa di S. E. il Sig. Vice Re scudellini id.m per le tazze / una scomiera di rame lino per scrivere con cifra di S. M. rieggia guarnito in ottone / un canapè di Pisa / un
Conte d’Agliano, Maurizio Columbano, Maresciallo rotta / quattro settachi / un coltello / due dozzine Camera che conduce ai due appartam.ti paio ridò / un tavolino di legno bianco / un tavoli-
d’alloggio dei Carabinieri Reali e Segr.o di S. E. il sedie semplici in paglia con graticola / ventotto se- Sei cabriolè all’antica coperti di stoffa di moelone no a libro di noce d’India per giocare / quattro lu-
Sig. Conte Roero di Monticelli, e Carlino Ruvioli, die del paese / due tavolini di libretto coi loro ta- cremis / due seggioloni simili con sue usce rosse / miere con bracelletti / quattro paia ridò / tre tabo-
Conserg di questo R.o Palazzo, sonosi trovati man- petti verdi / il plateau di marmo ed alabastro trova- un pajo ridò di mussolina. retti molto vecchi foderati di rosso / un armadio di
care gli effetti descritti nell’inserita nota, e gli altri si fracassato / un paja capi fuoco con palletta / un Sala dove si danno i piccoli balli legno bianco / cinque banche foderate d’anchino
che tuttora esistono sono stati consegnati dal Sig. paio mocchette. Un tremò a tre lastre ed un quarto con sua tavola rigato, vecchie / due cassabanchi di legno bianco /
Giacomo Ganina suddetto, ed indi ritirati, cioè i Cagliari 13 maggio 1823 dorata e pietra placata a vetro antico / due tavole due orcheste di legno movibili / un armadio di le-
mobili, effetti e batteria di cucina, descritti al n.o Giacomo Ganina Mastro di Casa di S. E. il sig. all’antica con pietra di marmo e suoi spechi dorati gno bianco / un piccolo tavolino di noce / una
primo dell’inventaro, dal sig. Maurizio Columbano Conte d’Agliano il sig. Vice Re di Sardegna d’una lastra e mezza caduno / dodici seggioloni a scrivania di cerieggia / tre paia ridò di cambrich /
predetto, come incaricato da S. E. il sig. Conte M. Colombano seg.o di S. E. il Conte Roero braccio all’antica dorati con stoffa di lampasso cre- un guardaroba di legno bianco color cenerino /

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una tavola di legno bianco / otto sedie vecchie or- suo coperchio / 2 simili per latte a fiori in oro coi due simili a vernice marmoreggiato con doratura / suo lavamano e brocca di terraglia inglese / un sig-
dinarie / un armadio di legno bianco color ceneri- suoi coperchi / 3 tazze diverse a fiori ed una zu- tutti sei con le loro campane di cristallo e tubi / gilino colla sua cassa di lata / due sedie del paese.
cio / un cumò ordinario / una scrivania placata or- cheriera senza coperchio. due simili a vernice color di rosa con fiori e loro ri- Stanza attigua
dinaria / un canapè vecchio di Pisa / una tavola di Servizio di porcellana per desert a filetto e contra spettiva campana / due simili grandi color verde Tre guardarobba dipinti cenerini coi suoi portave-
legno bianco vecchia / un altare guarnito di tutto il filetto d’oro già usati col loro capellotto di tela / due simili idem stiti e due ridò di tela celeste / un portamantello al
necessario per celebrar la messa / un cumò fatto 2 vasi grandi per gelati / 4 simili con loro tondo marmoreggiati già usati col loro capelloto di tela / muro con sua tavola e cortina d’indiana / un tre-
ad armadio per conservare i paramenti, messali detti a dents de loups / 1 simile più grande per il due simili più piccoli color verde in buono stato piede di legno fino col suo lavamano e brocca di
etc. / due cuscini di damasco cremis guarniti a gal- mezzo / 2 piatti a piedi per fragole / 4 detti pure a con capelloto di tela / uno simile più grande fondo terraglia azzurra / un armadio piccolo dipinto co-
lone d’oro / un tapetto di damasco cremis pei giu- piedi più piccoli per frutti al liquido / 6 detti otta- rosa con fiori con capelloto di tela / dodici lampade lor cenerino / una cassa per metter la legna da
ramenti / una scrivania vecchia placata / una tavola goni per frutti / 4 detti rotondi per liquidi / 2 zu- a vernice rossa dette argants con i suoi tubi di vetro brucciare / una sedia imbottita di tela di crino e di
di legno ordinario / sei sedie vecchie / un armadio cheriere con piattino e coperchio / 6 piatti a forma / quattro simili a vernice verde id. id. / otto simili a legno color accajou / un tavolino di noce a libro.
di color giallo / quattro sedie diverse vecchie / una di conchiglia / 140 simili rotondi. vernice rossa id. più eleganti con tubi / ventiquattro Appartamento dove dorme S. E. tapezeria fondo
tavola bianca con tiretto / questi sono gli effetti tut- Decorazioni da tavola candelieri platinati quasi nuovi / sei simili più usati / cremis di lampazzo
ti esistenti in questo Palazzo Reale, che vennero 4 assiettes montate dorate coi suoi bocchetti di sei simili più piccoli in buono stato / quattro simili Due tremò a tutte luci / un battiporta falso con sua
denunciati all’inf.to Not.o dal Conserge del med.mo fiori / 4 tamburi montati e dorati / 4 detti a gradini più piccoli molto usati / due simili un po’ più alti luce rotta / un consol color accajou con sua chiap-
Sig. Carlo Ruvioli, come quelli di R.a spettanza: del dorati / 1 plateau a cinque pezzi di marmo con parimenti molto usati / tre bosigeur platinati nuovi / pa di marmo / due comò di mogono color accajou
che se ne leva il presente atto sottoscritto dai so- tutti i suoi ornati in alabastro. dieci mochette in buono stato con i suoi piattini di con sua chiappa di marmo / una carta geografica
vranominati Cristalli diversi lata in colore / due girandole a tre branche. della Sardegna / una scrivania a tombò color acca-
Giacinto Tesio magiordomo di S. E. 65 bottiglie di cristallo a cordoni coi loro turaccioli Ufficio del Confetturiere jou con suo marmo sopra / un fermapapier color
Carlo Ruvioli consergie di S. R. M. / 10 dette di cristallo molato e fiorato coi loro tu- Cinque sorbettiere / undici modelli tra buoni ed in- accajou con sua chiappa di marmo sopra / un co-
Giraud Not.o P.le p. Catte segr.o raccioli / 37 bichieri di vino di Champagne di cri- servibili / diciannove modelli per gelati a pezzi duri modino di notte color accajou col suo marmo sopra
stallo molato e fiorato / 30 simili da vino forestiere / quattro caffettiere in rame / una detta commare / / tavola di noce per scrivere col suo panno verde /
/ 28 simili per vino da desert / 29 simili per liquo- due bassini / due casseruole a campana / un poilo- venticinque taboretti coperti secondo la tapezzeria
5. Archivio di Stato di Cagliari, Regia Segreteria di re / 26 simili grandi per rinfreschi / 28 simili meno ne / quattro foglie di rame / due coperchi di rame con sue asse a quadretti / due ridò di cambrich
Stato e Guerra, II serie, vol. 1492, Inventario. grandi per tavola / 38 simili di cristallo lisci per vi- / un seggilino con cassa in rame / tre scomoire di guerniti, con doppie cambie / quattro ridolini di
no di Champagne / 61 simili da vino forestiere / rame / un passoire / un brucciacaffè con piedestal- mossolina a giorno / un canapè color accajou forni-
Addì 7 gennaio 1830, Cagliari. 59 simili da vino da desert / 21 simili per liquore / lo / un molina caffè / due trepiedi / due mollette e to e fodrato di sempiterna rossa / un letto di ferro
In coerenza agli ordini a voce dati al sott.o notaio 49 simili da cristallo con base rigata per tavola / 82 paletta sola / due cassette per canditi / quattro gri- tutto compito a una piazza / i brandieri di ferro da
dall’Ill.mo Sig. Intend.e Gen.le Avv.to Stanislao Ca- simili più ordinari e di diverse qualità per rinfre- glie / una griglia grande inservibile / nove modelli fornello con molle, paletta e soffietto.
boni si è lo stesso notaio trasferto personalmente a schi / 6 compostiere di cristallo coi suoi piattini per pastigliaggio / un imbotoio in lata / una giarra Camera di parata tappezzata egualmente
questo R.o Palazzo ad oggetto di riconoscere tutti gli pure di cristallo e coperchi / 2 simili di cristallo li- per acqua / un piccolo armadio di legno bianco co- di lampazzo fondo cremis
effetti e mobili ivi esistenti di dotazione del medesi- sci coi suoi piattini e coperchi / 2 piccoli vasi di lorito in celeste / quattro tine per lavare i piatti una Due tremò a tutte luci guerniti ad intaglio dorato /
mo per indi farne la dovuta descrizione e trovatisi cristallo fiorato con loro coperchio / 2 bichieri delle quali cerchiata di ferro / quattro pezzi mon- tavola grande dorata con suo marmo di verde antico
presenti li Sig.ri Carlo Ruvioli Conserge di d.o Palaz- grandi di cristallo operato / 1 detto più piccolo / 8 tati con sei tamburi per desert. / otto banche con spalliera imbottite eguali alla ta-
zo e Giuseppe Gatto maggiordomo di S. E. l’incari- caraffe a cilindro di cristallo unito. Cucina pezzeria / un cadregone simile a braccio per S. E. /
cato delle funzioni di vicerè il sig. Conte Roberti si è Servizio di tavola di terraglia inglese Una tavola per la pasta / due tavole di pino grandi una scrivania a tombò con sua libreria sopra filettata
dato principio nella maniera seguente in presenza Due zuppiere grandi con coperchio / due simili me- / una detta piccola / un armadio vecchio / un in ebano / due scanzie color accajou per ripor carte
anche dell’usciere Martino Cao e cacciatore Daniele no grandi con coperchio / una simile grande senza mortaro grande col suo pestone / ventiquattro cas- / due tavolini a libro color accajou / un parafuoco
Gabriel ai quali tutti vennero consegnati. coperchio / tre piatti da servizio rotondi grandissimi seruole rotonde / venti lunette / sei casseruole color accajou col suo armesino verde / due quadri
Servizio di porcellana da tavola a doppio filetto d’oro / cinque simili id. id. meno grandi / otto simili id. ovali una delle quali mancante di coperchio / tre con cornici nere rappresentanti la linea stradale del
dati in consegna al maggiordomo Giuseppe Gatto id. meno grandi / nove simili id. id. meno grandi / marmitte con coperchio / due passoire / una bac- Regno / tre finestre guernite coi suoi ridò di cam-
N. 2 zuppiere / 2 piatti ovali grandi di servizio / 5 sette simili id. id. meno grandi / due piatti id. ovali ciazza per lavare i piatti con sue molle / due pe- brich e pante diverse da cambiarsi / sei ridolini di
simili meno grandi / 4 simili meno grandi / 5 simili grandissimi / uno simile id. id. meno grandi / quat- sciere con coperchio / due braccieri con coperchio mussolina a giorno / una pendola con sua campana
meno grandi / 7 simili meno grandi / 3 fondi gran- tro simili id. id. meno grandi / sette simili id. id. me- / due tortiere / cinque piatti di rame / un stuffore di cristallo guernita in bronzo dorato / guernizione
di per entres / 7 simili meno grandi / 5 piatti qua- no grandi / nove simili id. id. meno grandi / sette grande con coperchio / tre cassulli / tre scumoire / da fuoco, paletta, molle e soffietto / due sedie a ca-
drati per entremeto / 4 simili quadrati più piccoli / simili id. id. meno grandi / nove simili id. id. meno quattro cuchiaroni di rame / tre bonetti / due detti briolè fodrate di pelle rossa / una tavola da scrivere
2 simili rotondi per insalata / 1 simile più grande / grandi / due piatti da pesci grandissimi / quattro si- di lata / tre giarre / uno scolapiatti / due graticole / con tiretti color accajou con panno verde.
2 salsiere a conchiglia / 33 fondi da zuppa / 116 si- mili id. meno grandi / due simili id. meno grandi / due tine piccole / una brocca di rame. Camera del piccolo solio tappezzata di damasco
mili da tavola buoni / 28 simili idem meno buoni / sette piani ottagoni di mediocre grandezza / dieci Effetti dati in consegna all’usciere Martino Cau cremis con cornici dorate
27 simili idem meno buoni / 40 simili detti da trin- simili rotondi da crema / trentasei piatti da zuppa / Camera del cameriere di S. E. con tappezzeria di Un solio di damasco cremis / un seggiolone a brac-
ciante / 16 simili più piccoli quasi eguali a quelli sessantatre simili da trinciante / duecentottantotto carta a figure cio sotto il d.o solio parimenti di damasco / una
del dessert / 24 tazzoni coi suoi scudellini / 16 taz- simili da tavola / tre piccole caffettiere da late / tre Una scrivania placata all’antica a tre cassetti / un pradella col suo tapetto di panno verde / un tremò
ze da sambajon coi suoi coperchi / 2 vasi grandi moutadiers con loro coperchio / due salsiere coi comò moderno di legno bianco color accajou / un ad una luce col suo taffetà verde / una pendola in
per sorbetti / 4 vasi a jour, due i suoi piatti e due suoi piattini / venti tazze da sambajon / ventidue comodino di notte color accajou / sei sedie ordina- legno dorato ad uso di Germania / ventiquattro se-
senza / 1 scodella da zuppa con suo coperchio / piattini da ordeur. rie color accajou / due tavolini di legno bianco / die di noce placate in ottone ed osso con coscino di
70 tazze con n. 81 scodellini / 12 detti a fiori in oro Oggetti per illuminazione un portamantello per battere i vestiti / due porta- damasco imbottite all’inglese / due cadregoni ed un
coi suoi scodellini / 1 zucheriera a fiori in oro con Due lampade color caffè con piede quadro e dora- mantelli al muro col suo ridò d’indiana / una plac- canapè eguale / una tavola di noce ovale con cifra
suo coperchio / 1 vaso da the a fiori in oro con tura / due simili id. con piede rotondo e doratura / ca / uno sternito di letto di legno / un trepiedi col sovra / una consol di noce con suo marmo placato

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di verde antico / due ridò con pante di colore. quadro di S. M. il re Carlo Felice / tre lampadari di ed un paio ridolini simili / un tavolinetto con scan- / un detto grande al muro con quattro divisioni.
Anticamera cristallo gusto antico / grand’orchestra / due ridò zia di legname bianco / altro tavolino tondo a piedi. Camera vicina al Salone dalla parte di Levante
Una consol di noce con marmo oscuro / un tavoli- bianchi guerniti in frangia / quattro portiere bian- Camera corrispondente al cortile Quattro quadri grandi rappresentanti i sovrani di
no a libro color accajou / una portiera di panno che di cambrich / settantatrè sedie trotojè. Un letto di ferro a due piazze montato con sua Savoja / due vasi d’alabastro / una scrivania vec-
verde / un porta mantello al muro / un cadregone Anticamera della sala del corteggio guarnizione di precal a fiori e frangia di colore / un chia di ciriegia / un comodino da notte e due sedie
all’antica di damasco cremis con suo gallone d’oro Dodici cadregoni a braccia di stoffa fondo cremis comò color accajou vechio / uno spechio a billico a comò di notte / una scanzia di legno bianco di-
/ due tappetti di panno verde uno assai grande ed colle sue usce di tela ma vecchie assai / uno spe- piccolo color accajou / un canapè ad uso di Pisa / pinta accajou / due piccole orchestre per la musica.
uno pei congressi / due ridò di tela con sue pante chio sopra il fornello con cornice color accajou / cinque sedie di Napoli / due sedie imbottite di mo- Prima camera del piano superiore vicino alla
guerniti in frangia. due ritratti ovali rappresentanti i sovrani / dodici chetta ad uso dei pranzi / una tavola con tiretto di segreteria
Camera d’ingresso tavolini di noce da gioco col panno verde sopra. legname color accajou / un comodino di noce da Una tavola per scrivere color accajou coi suoi tiretti
Una consol di noce con tavola di marmo, placata Camera della credenza, che contiene tutte le notte / un guardaroba di legname bianco coi suoi e panno verde / un fermapapier color accajou colla
di verde antico / uno spechio sopra il fornello con porcellane e terraglia portamantelli color cenerino / un ridò di mossolina sua chiappa di marmo bianco / un tavolino a libro
cornice accajou / una portiera di panno verde / un Un gran guardarobba di legname bianco dipinto / due broche ed una catinella di terraglia inglese. color accajou / dodici sedie color accajou impaglia-
ridò bianco liscio / undici sedie di noce che servo- cenerino / tre tavole di legname bianco / due guar- Stanza dove stirano la roba te di paglia a colore / un ridò di cambrich vecchio.
no pei pranzi. darobba piccoli di legname bianco / un porta man- Tre guardaroba di legno bianco dipinti cenerino / Camera che segue
Piccola sala da ballo tello al muro / un piccolo spechio col suo cassetti- una tavola di legno bianco per stirare. Due comò color accajou a tre tiratoi caduno / due
Piccola orchestra compita / un tremò tutta luce no color accajou / un trepiè col suo lavamano e Camera vicina al Guardamobile piccoli specchi a ballerini coi suoi cassetti / due
guernita d’intaglio dorato / due spechi all’antica brocca terraglia inglese / tre sedie vechie. Una tavola grande a libro di legname bianco / paia ridò di cambrich vecchio.
con sue tavole con marmi sopra tutto dorati / otto Galeria dove si pranza due armadi di legno bianco / due bagnere una di Altra camera attigua
lumiere all’inglese coi suoi girandoli / un lustro di Sei tavole a mezza luna e quattro quadrate di le- lata ed una di rame / un recipiente di lata per la- Un letto di ferro a due persone colla sua guernigio-
cristallo all’inglese a dodici candele / un soffà di gname bianco dipinto a rosso ad uso di pranzare / vare le mani ed una machina per filtrar l’acqua. ne di precal a fiori / un comò accajou a tre tiratoi /
damasco filettato in oro / trentasei sedie con fondo ventisette sedie di noce montate in nero ad uso dei Camera del Guardamobile un comodino color accajou di notte / un guardaro-
di canna e coscini di damasco filettati in oro con pranzi / una detta con cuscino di tela di crine per Un letto di ferro servito per S. A. R. tutto compito ba di legno bianco dipinto cinerino / un trepiè, un
sue asse vechie di tela / tre finestre guernite di ridò uso di S. E. al pranzo / sei ridò d’indiana fondo co- con pagliariccio, due materazzi di lana di Barberia, lavamano e brocca di terra / un paravento di tela a
con sue pante guernite in frangia con sue mute / lor di rosa a fiori guerniti in frangia assai vechi / un due cuscini, un traversino, una manta bianca imbot- due fogli.
due ridolini per l’orchestra con sue mute. tapetto di panno verde / tutte le aggiunte e cavalle- tita di cottone, altra bianca di basino rigato e la Camera vicino alla terrazza
Gabinetto con tappezzeria di moellone cremis ti necessari per le tavole di Stato / un paravento guarnizione di stoffa cremis con frangia di colore / Due tavolinetti vechi uno a libro e l’altro semplice
vechie con sue cornici dorate grande di tela buona / una portiera imbottita con due armadi ordinari con l’apparato per l’altare e la / un portamantello al muro.
Un mezzo tremò sopra il fornello a una luce sola una cortina di panno verde. roba necessaria per celebrar la messa / due para- Altra stanza attigua
dorata a oro zechino / sei lumiere all’antica di for- Sala dei Ritratti dei rispettivi Vicerè venti di stoffa / otto lumiere a tutta luce ma vecchie Un guardarobba di legno bianco tinto cenerino /
ma ovale / un lustro di cristallo per dodici cande- Trenta quadri rappresentanti i vicerè / sei banche assai / quattro simili ossiano plache con cornici do- un comò vecchio di ciriegia / un picolo specchio a
le / una tavola filettata in oro con chiappa di mar- di legno bianco dipinte a rosso con spalliera. rate ma vecchie / sei fanali piccoli per metter nelle billico / due cavaletti alti di legno bianco / due te-
mo bianco / un tavolino di noce a libro / un soffà Sala degli Alabardieri scale o nei passaggi / sei ridò vecchi di cambrich / stiere di letto dipinte a verde / un portamantello al
fodrato di moellone cremis filettato in oro / quat- Diciassette banchetti con due portapiche / due quattro detti di tela guerniti di piccola frangia con muro / una cuppa di rame col suo piede / cinque
tro cabriolè fodrate in moellone cremis filettate in banchi grandi coi suoi cassetti / un bancone gran- sue pante / tre letti a padiglione tutti bianchi compi- sedie vecchie assai / quattro banchi da letto / una
oro / guarnizione di ferro per il fornello composto de che contiene il letto degli Alabardieri / un para- ti di manta / due letti simili cioè uno a fiori rossi e cassa per il bosco da brucciare.
di molle, paletta, soffietto e para fuoco / due fine- vento di tela dipinta / un tavolino / tre ridò di tela l’altro a fiori azzurri tutti compiti / un tapetto di vel- Altra camera dirimpetto ad uso della famiglia
stre guernite di ridò di cambrich con pante diver- di cottone a colore / tre idem per la finestra della luto cremis con due cuscini guerniti in galon d’oro / Un comò vecchio di ciriegia / un guardarobba di
se con sue mute. galeria / dodici ritratti dei vicerè spagnoli. un tapetto di damasco vecchio / due cuscini di da- legno bianco dipinto cenerino / un letto di noce a
Camera di corteggio tappezzeria di damasco cremis Ultima Camera sopra la Tesoreria masco cremis guerniti di galon d’oro ma vecchi / quattro colonnette / una tavola di legname bianco
e cornici dorate Un tremò con spechio rotto / un letto di ferro d’una un tapetto di panno verde destinato alla pradella con due cassetti / un portamantello e tre sedie
Un tremò a tutta luce / due detti a una luce sola col persona / un comò placato di noce con suo marmo della R.le Udienza. vecchie.
suo taffettà verde sopra filettati in oro / due tavole color cenerino / un spechio a billiccio col suo cas- Camera di passaggio Altro stanzino per la servitù
annesse coi suoi marmi di verde antico placati / settino color accajou / un soffà color accajou con Un banco di legno bianco con suo mangano per sti- Un tavolinetto di legname bianco / un portamantel-
quattro vasi di porcellana con sue campane di cri- coscino di bordatino rigato / due seggioloni fodrati rare le serviete di tavola / due grandi guardarobba lo / un seggiolone vecchio a bracci color accajou.
stallo / due busti uno del Re e l’altro della Regina / di pelle verde per scrivere / una scrivania con tiret- di legno bianco / un letto di ferro a una piazza / al- Appartamento degli aiutanti di campo
due lustri a dodici candele caduno / una pendola di to color accajou e suo panno verde / un comodino tro stromento di legno per stirare le serviette / un Due comò usati color accajou / due spechi a billi-
alabastro guernito in bronzo dorato con sua campa- di noce da notte / un guardarobba di legno bianco vecchio tavolino di noce a triangolo ed a libro con co, uno grande e l’altro piccolo / un tavolino qua-
na di vetrone / un soffà all’antica fodrato di dama- dipinto cenerino / un ridò di cambrich assai vechio velluto cremis sovra / un vecchio soffà color acca- drato col suo tiretto color accajou / un fermapa-
sco cremis / nove cadregoni con braccie simili / 18 con i ridolini simili / ferri da fuoco composto da jou con i cuscini di lanchè rigato / due sedie di Na- pier color accajou con tavola di marmo bianco /
seggioloni a spalliere simili / due finestre guernite due brandieri, paletta e molle. poli / quattro sedie del paese / un portamantello al otto sedie di noce coperti di mochetta ad uso dei
in ridò di cambrich con pante diverse e sue mute / Altra stanza vicina tapezzata di carta muro / due portamantelli a piedi / un guardarobba pranzi / un parafuoco color accajou con armesino
guarnizione del fornello composta di molle, paletta, Una tavola di legno bianco dipinta a rosso con assai vecchio e mancante d’una porta / N. B. questo verde / due cortine d’indiana fondo celeste per
soffietto e parafuoco / cinque cassette di marche scanzia simile / nove sedie diverse con coscini fo- venne disfatto. l’alcova / una coperta da letto simile / una tavola a
per gioco. drati in tela di crine / un portamantello col piede / Ufficio di confitureria scrivere coi suoi tiretti color accajou con panno
Gran salone una tavola volante fodrata di panno verde / un tre- Due tavole grandi di legno bianco con due cassetti verde sopra / una detta con tiretto filetatta di legno
Solio di damasco guernito d’oro con damasco cre- piè color accajou col suo lavamano e brocca di ter- cad.a / una detta piccola ad una cassetto / un guar- a colore / due piccoli ridò di cambrich vecchio / un
mis e gallone d’oro con sua pradella e tapetto / raglia inglese / un paio ridò di cambrich vechissimi darobba di legno bianco colorito in griggio vechio soffietto / due letti di ferro a freccia / un tavolino di

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noce ovale / due trepiè coi suoi lavamani di terra- maggior parte dissimili l’un l’altro). Quadri cucchiai / cinquantun forcelline / cinquantacinque
glia / un comodino da notte color accajou / sette Effetti in rame Un quadro di S. M. il re C. Alberto esistente nel coltelli / una spatola da pesce / un cucchiarone /
sedie vecchie di ciriegia / due seggioloni color ci- 19 cassuole tra grandi e piccole / 2 marmitte / 1 piccolo soglio a litografia con cornice dorata / 1 dieci saliere / ventidue porta bicchieri / ventisei
rieggia con fondo di canna / un tavolino a libro co- scaldaletto / 4 bonetti / 2 secchie di ghisa col cer- detto dipinto ad oglio dell’altezza di 12 palmi con porta bottiglie / settantasette cucchiaini da caffè /
lor accajou / una tavola di legname bianco / un chio di rame / 1 pesciera (questi effetti in peso lib- cornice dorata a zecchino / 1 detto id. dell’altezza due candelieri a branche / sei candelieri / una bu-
banchetto da sedersi di legno bianco / due altri ta- bre novantatre compreso il ferro dei manici sono di palmi 5 con cornice come sovra esist.te nel tro- sie / un calami / due mochette con piattello / 642
volini di legname bianco / uno scaldapiedi / un affatto inservibili né suscettibili d’accomodo, si po- no del salone / 6 detti grandi con cornici dorate totale delle incisioni.
guardarobba di legname bianco color cenerino / un trebbero vendere al prezzo circa di dieci o dodici (rapp.ti personaggi della Reale Famiglia di Savoja) /
comò color accajou / due comodini da notte color soldi per libbra e col prodotto provvederne dei 2 detti rottondi con cornici simili / 2 detti id. senza
accajou / due tavolini vechi tondi a tre piedi / un nuovi) / scodelle di rame / coperchi di rame / ma- cornici / 2 detti più piccoli con cornici dorate / 17 9. Archivio di Stato di Cagliari, Regia Segreteria di
paravento a quattro fogli di muella cremis / quattro nico di scomoje / 3 palette di rame / 1 portaman- detti litografati con cornici nere e filetti dorati rapp.ti Stato e Guerra, II serie, vol. 1492, Nota di argente-
banchi / un guardarobba di legno bianco tinto ce- ger di lata inservibile. vedute della Sardegna / 2 quadri grandi con cornici ria ed oggetti placati in argento di proprietà della
nerino / un armadio vecchio di legno bianco. Oggetti varj nere e filetti dorati disegnati a mano indicanti due Reale Azienda di Sardegna da esporsi all’asta
Effetti dati in consegna al caciatore Daniele Ga- 13 clinche, due dei quali con i globi di cristallo / 1 tronchi della strada centrale di Sardegna / 2 detti pubblica in distinti lotti come infra.
briel (…) / Camera vicina alla Cucina vecchia plateau di marmo / 8 candelieri di plaché di diver- picoli rapp.ti S. M. a cavallo a littografia con cornici
che guarda alla strada del Palazzo (…) / Stanza se dimensioni / 1 fornello da brustolire il caffè / 47 dorate / 1 detto rapp.te la genealogia della casa di Una caffettiera / una zuccheriera colle mollette /
del cuoco (…) / Stanza vicina (…) / Stanza del stampe di piombo ad uso dei gelati / 4 lampade, Savoja / 1 detto rapp.te le armi della città / 1 detto una caffettiera / una zuccheriera colle mollette /
giardino (…) / Alla Loggia del Teatro (…) / Effetti una d’ottone e tre di lata / 2 cabarè di ferro / 1 ta- picolo con fiore d’avorio con cornice nera / 3 busti una caffettiera / una zuccheriera colle mollette /
esistenti alla scuderia (…). vola ad uso di scrivania per letto / 1 inaffiatoio di mezzi busti in gesso / 41 ritratti dei vicerè. un paio candelieri a tre branche / un paio cande-
lata / 1 cuchiaio di lata / 17 argan da muro di di- Tavolini (…) / banconi e panche (…) / armadi e lieri a tre branche / un paio candelieri / un paio
versi colori / 1 cesta tessuta in paglia / 1 bruccia guardarobbe (…) / bigliardo (…). candelieri / un paio mocchette col piattino / un
6. Archivio di Stato di Cagliari, Regia Segreteria di caffè di ferro / 1 caffettiera di lata / 4 coperchi pu- Cappella paio mocchette col piattino / una mostardiera coi
Stato e Guerra, II serie, vol. 1492, Inventario senza re di lata / 1 gratuccia (tutti questi effetti sono gua- Un altare di legno con quadro rapp.te la Sacra Fa- cucchiaini / una vinagriera / una scrivania / un
data: «… in consegna al sig. architetto Basso esi- sti rotti ed inservibili). miglia (…) / occorrenti per fornelli (…) / tappeti e portabugia / un campanello / due dozzine cuc-
stenti nell’antica Tesoreria del Debito Pubblico ri- cuscini (…) / paraventi (…) / portamantelli (…) / chiarini / due dozzine cucchiarini / due dozzine
dola a magazzino di deposito». lavamani (…) / portiere (…) / bagno (…) / cala- cucchiairini / diciotto cucchiarini / un cucchiarone
7. Archivio di Stato di Cagliari, Regia Segreteria di mai (…) / oggetti di cucina e confettureria (…) / / due cucchiai per salsa / quattro cucchiai per sal-
Oggetti di terraglia con filetto dorato Stato e Guerra, II serie, vol. 1492, Descrizione dei decorazioni da tavola (…) / cristalli diversi (…) / sa / un coltello da pesce / un paio trincianti / sei
N. 5 conchiglie / 36 chicare / 2 mostardiere / 25 mobili, argenteria, lingeria ed effetti e appartenen- terraglia (…) / servizio di porcellana per desert a saliere / quattro saliere coi cucchiaini / quattro sa-
piattini da caffè / 90 piatti rottondi a filetto dorato / ti al Regio Palazzo, dietro la ricognizione fattasi li filetto e controfiletto d’oro (…) / servizio da tavola liere coi cucchiaini / due saliere coi cucchiaini /
8 ovali di varie dimensioni / 2 compostiere a filetto 11 novembre 1843. di terraglia inglese (…). diciotto porta bottiglie / diciotto porta bicchieri /
dorato / 1 piatto ottagono / 3 salsiere / 1 caffettiera Argenteria dodici porta bottiglie / dodici porta bicchieri / do-
/ 1 thettiera / 1 lattiera / 1 scodella da brodo (tutti Letti (…) / guarniture da letto (…) / soffà e cana- 3 caffettiere di cui una più grande / 8 candelieri / 4 dici posate / dodici coltelli col manico d’argento /
questi oggetti di terraglia non sono suscettibili di pè (…) / sedie diverse (…) / seggioloni e cabriolet girandole / 2 mochette colle rispettive bacilotte / 1 dodici posate / dodici coltelli col manico d’argento
qualche servizio che per la cucina). (…) / comod (…) / tremò e specchi (…) / console mostardiera con due cuchiarini / 1 vinagriera / 1 / dodici posate / dodici coltelli col manico d’ar-
Terraglia inglese e di Savona (…) / serrapapier (…) / lustri (…) / pendole (…) / calamajo con platò e campanello / 1 portabugie gento / dodici posate / dodici coltelli col manico
2 supiere di terra inglese / 2 porta bicchieri / 5 piat- placche con specchio (…) / vasi d’ornamento ed collo smorsatoio / 90 cuchiarini da caffè / 3 zuche- d’argento / dodici posate d’argento / dodici coltelli
ti grandi rottondi / 1 boccale / 3 piccole thettiere / altro (…) / sedie e comodini da notte (…) / ridò e riere / 3 mollette per lo zucchero / 1 cuchiarone / idem / dodici posate d’argento / dodici coltelli
1 mostardiera / 12 tazze di sambajon / 1 thettiera ridolini (…). 1 forchettone / 1 trinciante / 1 coltello da pesce / idem / dodici posate d’argento / dodici coltelli
ed un boccale di terra inglese fiorato a celeste / 30 Tapezzerie 16 saliere coi rispettivi cuchiarini / 30 portabottiglie idem / dodici posate per frutta intiere / dodici po-
piatti rottondi di diverse dimensioni (vedi l’annotaz. 2 tappezzeria di lampazzo cremisi a fiori bianchi / 30 portabichieri / 6 cucchiai per salsa / 84 detti sate per frutta intiere / dodici posate per frutta in-
sovrapposta agli oggetti di terraglia con filetto dora- colle cornici dorate a zecchino / 1 detta di sattino per tavola / 130 forchette / 130 coltelli / 60 posate tiere / dodici posate per frutta compite / dodici
to) / n. 36 piatti ovali di varie dimensioni / 1 lava- cremisi col trono di damasco cremisi con predella per frutta compite cioè cuchiaio, forchetta e coltello posate per frutta compite / dodici forchette / dodi-
mano / 6 piatti ottagoni / 5 assiette / 2 zuppiere di coperta di panno verde / 1 detta di sattino in seta / tre astuchi per le posate di diversa grandezza. ci coltelli / dodici forchette / dodici coltelli / dodi-
lacina fiorata / 7 piatti rottondi di lacina fiorata / 24 color giallo con cornici dorate a zecchino e tende Plaquet (…) / biancheria (…) / cabaret (…) / og- ci forchette / dodici coltelli / dodici forchette / do-
lavabocca di vetro bleu / 12 bicchieri simili (vedi alle due porte / 1 tapezzeria di damasco in cottone getti d’illuminazione (…) / oggetti diversi (…) / dici coltelli / un calice colla patena.
l’annotaz. retro). e seta gialla / 1 detta in seta rossa con cornici dora- scuderia (…) / effetti esistenti nel magazzino di
Cristalli te a zecchino / 1 trono con spalliera e sopracielo di fabbrica e rottami (…).
7 compostiere di varie dimensioni senza coperchi / damasco della corona con predella coperta di pan-
11 coperchi variati e rotti / 12 piatti per compostiere no verde e 4 portiere di percal bianco alle porte 8. Archivio di Stato di Cagliari, Regia Segreteria di
variati e fessi / 21 tazza a calice per vini fini / 21 del salone ove esiste il sudd.o trono / 1 tapezzeria Stato e Guerra, II serie, vol. 1492, Incisioni delle
tazza a calice per vini fini / 25 bicchieri a calice per di carta fina di Francia / 1 detta di damasco della iniziali R. P. eseguite dall’argentaro Luigi Montaldi
rosolio / 36 bicchieri per vino di Champagne / 12 corona nella sala di ricevimento / 1 stofa di sattino all’argenteria del Regio Palazzo qui sotto indicate.
bottiglie di cristallo di varie forme, 4 delle quali in- cremisi con frangia d’oro falso per tapezzare la lo-
tiere / 4 bicchieri da pasto / 1 bicchiere di vetro col gia del Teatro / tapezzeria di stofa rosata cremisi a Tre caffettiere / tre zuccariere / una vinagrier / una
manico (quelli fra li controindicati oggetti che non fiorami dorati con portiere di satino giallo con buo- mostardiera / un coltello / un forchettone / sei cuc-
sono rotti possono essere suscettibili di qualche ne grazie della stessa tapezzeria / 1 cordone di set- chiai da servizio / ottantatrè cucchiai / centodiciot-
servizio, si averte però che i medesimi sono nella ta celeste per campanelli / detti per campanelli. to forchette / centodiciotto coltelli / cinquantadue

168 169
Feste cagliaritane e cerimonie di palazzo
Francesco Manconi e Carlo Pillai

L’ETÀ SPAGNOLA (F. M.) documentario quasi precluso allo storico della Sar-
Quando la figura del viceré assume anche in Sar- degna. È originata, la nostra povertà documentaria,
degna un carattere istituzionale definito, Cagliari da una ridotta vita di relazione dei ceti privilegiati
diviene il luogo di residenza abituale del rappre- oppure è il risultato della mediocre tradizione loca-
sentante della monarchia ispanica. Il Castello è la le di questo genere letterario? La seconda ipotesi
sede ufficiale ed allo stesso tempo il luogo di rap- pare la più plausibile, soprattutto alla luce delle po-
presentanza sociale del potere politico, burocratico che testimonianze sarde che descrivono feste corti-
e religioso. Nei ristretti ambiti della rocca vivono giane e cerimonie religiose secentesche in tutto si-
fianco a fianco nobiltà, burocrazia regia e munici- mili a quelle delle grandi città ispaniche.1
pale e l’entourage vicereale. Per questo il patrimo- Gli ambiti esclusivi del palazzo vicereale sono in
nio edilizio del Castello alla fine risulta costituito teoria il teatro principale delle cerimonie cortigia-
quasi totalmente dai palazzi pubblici e dalle dimo- ne. Ma – come si diceva prima – le feste e persino
re nobiliari. L’occupazione esclusiva degli spazi da le manifestazioni ufficiali si proiettano di frequen-
parte dei ceti privilegiati è il riflesso di una conce- te all’esterno, per la necessità di spazi più ampi e
zione selettiva e piramidale della società che fa sì anche al fine di coinvolgere totalmente i ceti privi-
che il Castello cagliaritano assuma di fatto la fun- legiati e il popolo cittadino. Il palazzo, d’altronde,
zione vera e propria della corte con l’esclusione è da sempre inadeguato ad accogliere manifesta-
pressoché totale dei ceti intermedi e popolari. zioni pubbliche che eccedano le modeste abitudi-
Gli angusti spazi medioevali, immutati nei secoli e ni quotidiane della corte e della burocrazia vice-
non suscettibili di riforme, impongono che la vita reale. Non a caso quando, intorno alla metà del
ufficiale e di relazione si proietti all’aperto. In ogni Seicento, giunge a Cagliari come viceré il duca di
caso le manifestazioni pubbliche religiose e civili, Montalto, quel signore d’alto rango, accostumato a
in buona misura destinate al popolo della città, dimore sontuose, rimarrà sconcertato per essere
hanno bisogno di luoghi ampi ed aperti e devono costretto a vivere in un palazzo «tan fracasado y
necessariamente trovare nella piazza il luogo d’ag- ruinoso». Ordinerà immediatamente una radicale
gregazione per eccellenza. Questa è, comunque, riforma dei «suelos desenladrillados», dei «techos
una scelta obbligata a Cagliari perché il palazzo vi- llenos de telarañas», delle stanze «sin puertas y sin
cereale era stato a suo tempo concepito più che llaves» e farà porre mano al restauro degli affre-
altro come abitazione privata e come sede buro- schi e alla pittura dei ritratti dei viceré che lo ave-
cratica. Ed allora la rappresentazione del potere vano preceduto.2 Se non il fasto, almeno il decoro
reale – la festa, la cerimonia protocollare, il lutto – è un’esigenza irrinunciabile, come pure imprescin-
non può avvenire che all’esterno, nel largo di pa- dibile è la disponibilità di spazi adeguati per la fa-
lazzo e nelle strade adiacenti. Analoga è la situa- miglia vicereale e per i suoi numerosi criados.
zione per il potere religioso. L’arcivescovo vive Dunque le feste, poche o molte che siano, devono
fianco a fianco col viceré e neppure la cattedrale, proiettarsi per necessità in luoghi aperti, come d’al-
luogo deputato ai riti religiosi, può sempre conte- tronde è costume diffuso in quel tempo nel mondo
nere le celebrazioni tipiche del rito controriformi- ispanico. Le informazioni documentarie su cerimo-
stico che coinvolgono un grande numero di fedeli. nie, feste e processioni cagliaritane sono talmente
Le descrizioni di feste e cerimonie pubbliche nella frammentarie e generiche che è giocoforza qui pri-
Cagliari del Cinque e Seicento, consegnateci nelle vilegiarne alcune di cui si hanno notizie più detta-
fonti documentarie, sono scarse, specialmente se si gliate. Sono cerimonie che hanno luogo al tempo 133. Auguste de La
fa il confronto con la profusione di relaciones e di di Filippo III e che vedono coinvolti il viceré, le ge- Vallée, Apparato per
le onoranze funebri
rappresentazioni grafiche disponibile per altre capi- rarchie laiche e religiose e il popolo cagliaritano. al viceré Gerolamo
tali dei regni periferici dell’impero spagnolo. I mi- Nel mese di novembre del 1618 si compie l’apo- Falletti di Castagnole
nuziosi resoconti di banchetti cortigiani, di sontuo- teosi dei “corpi santi” cagliaritani con la traslazione nella cattedrale di
se sfilate e processioni religiose, di justas, di tornei delle reliquie dalla chiesa di San Lucifero al nuovo Cagliari (1736),
incisione su rame,
e sortijas, di combattimenti simulati e di juegos de santuario della cattedrale. La vicenda della inven- Cagliari, Biblioteca
133 cañas, di corride di tori, ecc., sono un patrimonio ción dei “corpi santi”, in tutte le sue implicazioni Universitaria.

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politiche e religiose, è troppo nota per dover esse- rías di damasco, seta, tafatán e tele d’oro e d’ar- L’anno dopo (1619), quando viceré è sempre il ta della festa, anche il principe si lancia in un tur-
re ricordata. L’esaltazione dei martiri locali è una gento. Ancora più fastosi sono gli addobbi della conte e barone di Erill, giunge nel porto di Caglia- dión con la viceregina. Viene interpretato, il suo,
delle armi usate nell’accanita lotta fra Cagliari e cattedrale riempita all’inverosimile di tappeti, broc- ri Filiberto di Savoia, comandante della flotta ispa- come un atto di considerazione della casa reale
Sassari per il primato ecclesiastico, politico e mora- cati, velluti, damaschi e naturalmente di fiori; ogni nica del Mediterraneo. Sulla rotta per la Sicilia, Sua verso il viceré e il regno di Sardegna. La festa dan-
le del regno. S’impone dunque per i cagliaritani luogo anche recondito è sapientemente stipato di Altezza fa sosta a Cagliari per imbarcare il tercio di zante si chiude con un bayle redondo – come lo
una cerimonia di proporzioni grandiose, che risulti emblemas, di geroglifici, di insegne e scritte in lati- Lombardia comandato dal maestre de campo Ge- chiamano i sardi –, molto apprezzato dai caballe-
straordinaria e memorabile per il concorso della no e in volgare castigliano e italiano. La spettacola- ronimo Rhó. È d’obbligo, dunque, una piccola jo- ros del seguito perché risulta molto simile alle sar-
gente, per la fastosità del rito religioso, per la ric- rità raggiunge il culmine nel cuore della scenogra- yeuse entrée del nipote del re Filippo III. Quando danas che si ballano a Barcellona. Il giorno se-
chezza degli apparati scenografici e simbolici, per fia, ossia nei palchi di legno dove sono ordinate le la flotta è in vista della città, il viceré, accompa- guente, dopo una mattinata dedicata a visite pie in
la partecipazione gioiosa di tutta la cittadinanza urne delle reliquie dei martiri. Alla ricchezza delle gnato dai títulos e dai caballeros cagliaritani, si varie chiese e un nuovo pranzo pubblico, il princi-
unitamente alle gerarchie laiche e religiose.3 decorazioni volute dalle confraternite fa da con- presenta al cospetto del generalísimo de la mar per pe si reimbarca, portando con sé un sontuoso re-
Ma questa festa “lunga”, che dura su per giù una trappunto il fasto ancora maggiore degli altari edifi- “supplicarlo” d’accettare la sua ospitalità a palazzo. galo di selvaggina, volatili, vitelli, montoni, vacche,
settimana, presenta connotati singolari perché as- cati dalle grandi casate nobiliari con apparati molto L’entrada di Filiberto avviene con tutti i crismi del- ecc. Il dono è così grandioso che per il trasporto
somma diverse tipologie tradizionali della festa ricchi e con stupefacenti invenciones di grande im- l’etichetta di corte. Tutti sono abbigliati «con gran- sono necessari cinquanta carri. Ma il regalo più ap-
ispanica: dalla encamisada, la mascherata notturna patto visivo che celebrano le storie del martirio dei des galas y joyas», il conte veste interamente di nero prezzato sono tre cavalli di grande bellezza, bardati
con fiaccolata a cui prendono parte montati a ca- santi cagliaritani. «Entrar y estar en aquella iglesia – «con solo botonzillos de oro», i membri del Consiglio di tutto punto. Al momento dell’imbarco Filiberto
vallo il viceré conte de Erill, il governatore del Ca- scrive Esquirro – parecía estar en el parayso, por- di giustizia e i Consellers della città scortano il vice- viene salutato nuovamente dalle salve d’artiglieria
po di Cagliari don Felipe de Cervelló e le quadril- que de una parte la hermosura y bellesa de los alta- ré nel rigoroso ordine delle precedenze, le imbar- di tutti i baluardi del Castello e delle galere della
las dei primi quattro títulos della città; al torneo res, las lindas trassas y invenciones de las Arcas, la cazioni in porto e l’artiglieria dei baluardi del Ca- flotta. Così il nipote di Filippo III lascia Cagliari,
cavalleresco; alla rappresentazione teatrale orga- muchedumbre de emblemas hieroglíficos, sonetos y stello salutano l’illustre ospite con una salva di non senza aver graziosamente concesso una mer-
nizzata dalla Compagnia di Gesù; ai fuochi artifi- otros versos, y poesías de lo que estava llena toda, cannoni ed altrettanto fanno con una scarica di fu- ced a don Pablo de Castellví, il cui figlio di dieci
ciali; alle processioni religiose, accompagnate da las ricas tapicerías, y la devoción del santuario, era cileria le sei compagnie del tercio di Lombardia anni parte come paggio del principe.4
«mucha musica, non solo de instrumentos como un retrato del Cielo». schierate nella piazza della Marina. Il corteo di ca-
trompetas, menestriles, flautas, organos y otros in- Le notti sono rischiarate da grandiosi e stupefacen- valli e di carrozze entra per la porta del molo e L’ETÀ SABAUDA (C. P.)
strumentos de cuerdas pero también de bozes a dos ti fuochi d’artificio che si susseguono con grande lungo il solito percorso cerimoniale abbellito da Anche in età sabauda il palazzo reale e la piazzet-
y a tres choros». meraviglia e divertimento di tutti i presenti. La pri- «muchas colgaduras», dal carrer di Barcellona fino ta antistante continuano a rivestire nella vita citta-
L’importanza della cerimonia della traslazione è ma notte vengono incendiate tre grandi strutture, a palazzo, viene salutato dalle dame cagliaritane dina quella centralità che già in epoca spagnola
platealmente illustrata dall’imponenza del corteo una a forma di leone che sorregge 150 dozzine di che stanno alle finestre «con vestidos y joyas de mu- avevano avuto come sede di sfilate, tornei, fuochi
(sono presenti tutte le confradías cagliaritane, gli razzi e due a forma di cavallo con 100 dozzine cia- cho valor». Tutto, in questa entrada, risulta di «agra- artificiali e spettacoli teatrali. In fondo il mutamen-
ordini religiosi, i sacerdoti della diocesi, nonché il scuna. Il culmine della festa è alla domenica, quan- dable vista». to dei governanti non comporta novità nei segni
viceré, i jurados cagliaritani, il veguer, i membri do ha luogo il «famosissimo» torneo promosso dal Il resto della cerimonia si svolge nella riservatezza esteriori del potere che emblematicamente conti-
del Consiglio vicereale) e dalla partecipazione co- mantenedor (il giostratore che lancia la sfida) don del palazzo e nel rispetto del protocollo. La vicere- nuano ad essere rappresentati da quel palazzo,
rale della società cagliaritana (c’è la società «gra- Luis de Aragall y de Gualbes. Nel grande tablado gina accoglie l’augusto ospite sulla soglia del pa- tradizionale dimora di chi rappresenta il potere, e
nada», illustre, ossia i letrados, i baroni e i cittadini preparato nel largo di Palazzo, davanti a due pal- lazzo assieme all’arcivescovo di Cagliari, al vescovo da quella piazza, su cui si affacciano anche la cat-
principali, a cui fanno da corona qualcosa come chi destinati al viceré, ai giudici del torneo, ai ca- di Bosa, all’inquisitore Estevan de Torrezillas y tedrale, l’arcivescovado, il municipio di Cagliari e
15.000 persone). Tutti – come racconta il cronista balleros e alle damas, si affrontano in una fanta- Manso e ad altri caballeros. Il cerimoniale, dagli alcune case della nobiltà.
Esquirro – sono riccamente vestiti, «con mucho bro- smagorica esibizione cavalleresca i più bei nomi iniziali scambi di cortesías all’udienza pubblica (il L’ingresso dei viceré di Sardegna in quella che sa-
cado, mucho terciopelo, y seda, mucha cadena de dell’aristocrazia del regno. principe riceve assiso in una silla alta, mentre gli rebbe stata la loro abitazione rappresenta una ve-
oro, y otras mil galas». Il torneo ha, evidentemente, un valore esclusiva- interlocutori siedono su una almohada) tende a ri- ra e propria presa di possesso del regno. Per que-
La minuta descrizione dei fastosi supporti baroc- mente simbolico. La grande profusione di ricchez- spettare i rituali della corte madrilena. Il giorno se- sto «parecchi giorni d’allegrezza» accompagnano
chi degli scrigni che contengono le reliquie, delle za, l’iperbolica ostentazione di abiti, di armature, guente, dopo la messa in cattedrale alla presenza l’avvenimento. Per renderle più solenni, spesso le
simbologie e dei geroglifici studiati per ogni reli- di cavalli, di invenciones meccaniche servono da della nobiltà, a palazzo ha luogo il banchetto pub- cerimonie protocollari e le feste vengono abbinate
quiario, degli abiti e dei colori, delle singolari tro- un lato a celebrare il fasto e la potenza della casata blico dove Sua Altezza s’intrattiene con tutti i ca- con altre ricorrenze come l’onomastico del re o il
vate per stupire gli spettatori, rappresenta a mera- esibiti dal campione con l’etichetta dei suoi colori balleros «con agradable semblante». Per la serata la compleanno della regina. È quanto accade nel
viglia quella che è la festa barocca, nella quale araldici, dei suoi lacayos e dei suoi pajes; dall’altro viceregina invita le damas della città per un sarao, 1778 per l’arrivo del marchese don Giuseppe Vin-
sono intrecciati indissolubilmente sacro e profano lato, con l’esibizione di geroglifici e di figure sim- un ricevimento danzante, che è alla fine l’unica cenzo Lascaris.
e dove il gusto per l’iperbole e la cultura delle ap- boliche e con l’impiego degli sbalorditivi artificios delle molte feste programmate (una encamisada, Nel 1763 invece si erano fatti trascorrere tredici
parenze vengono straordinariamente sublimati. meccanici costruiti per esaltare il culto dei martiri un estafermo, un torneo) ma annullate per la fretta giorni «dal fausto arrivo di Sua Eccellenza» Balio
L’assordante rumore delle salve d’artiglieria esplose locali, la nobiltà intende aderire appieno all’affer- del principe di riprendere il mare. Le dame caglia- della Trinità per includere nei festeggiamenti il 4
in progressione dai baluardi della città e dalle navi mazione del primato morale, religioso e politico ritane sono una cinquantina, tutte abbigliate «con novembre, San Carlo, genetliaco del re Carlo Ema-
nella rada e la musica gentile di flauti, rebequines, della città di Cagliari sull’eterna rivale del Capo di muy grande gusto y galas», alcune «de muy buen nuele III. La relazione coeva ci informa dettagliata-
liuti, tiorbe, cetre, contrappuntata dal suono festoso Sopra. Non a caso di questa cerimonia prettamente rostro». Nella sala, abbellita come meglio si poteva, mente «delle molte fatiche e molte spese» che ven-
di tamburi, pifferi e trombe, accompagnano la pro- laica e cavalleresca sono protagonisti non solo i la viceregina e il principe stanno sotto il dozél, le gono affrontate, a partire dall’addobbo dell’edificio.
cessione che si snoda per la via Barcellona, sa Co- nobili ed i titulos cagliaritani ma anche la città di dame siedono nelle sedie, fino a quando il mar- Così gli «ampi appartamenti [vengono] adornati con
sta, porta della Duana, calle Mayor e il largo di Pa- Alghero, l’altra eterna nemica di Sassari, la quale chese di Villasor non apre le danze con la figlia del mobili scelti di vaghezza singolare» e nel portone
lazzo. Le case poste lungo il percorso sono tutte partecipa con un suo carro allegorico dove cam- marchese di Laconi doña Serafina de Castellví (so- d’ingresso si collocano gli stemmi della casa di Sa-
riccamente adornate alle pareti esterne e nei balco- peggiano le armi della città e una dedica di fedeltà no le prime due casate dell’aristocrazia sarda). Ad voia nel mezzo e quelli del viceré e della città di
ni con verduras, colgaduras e con preziose tapice- al re e di adesione alla causa politica cagliaritana. un certo momento, per sottolineare la felice riusci- Cagliari ai lati. Dieci torce illuminano l’atrio, altre se

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ne dispongono lungo la scala d’ingresso, dove pure
fanno bella mostra di sé «due vasi intorno a ciascu-
no dei quali si elevano 5 braccia di fogliami». Son-
tuosamente arredate anche la sala degli Alabardieri,
la galleria verso levante, «tapezzata di copiosi araz-
zi», per non parlare della gran sala, dove nel fondo
«si scorge[va] un ricco baldacchino giallo guernito
di galone d’argento raddoppiato in guisa di fogliami
e sotto di esso vi e[ra] il quadro» del re col manto
reale «ed in lontananza dipinta la celebre battaglia
di Guastalla, che arricchisce la storia e tramanda al-
la posterità l’invitto valore della M. S. onde a buona
ragione le viene attribuito il gran nome di liberatri-
ce d’Italia».5
Sarebbe troppo lungo continuare nella descrizione
degli addobbi, che si estendono agli altri ambienti
principali del palazzo, come la sala del corteggio e
il gabinetto del viceré. Le ghirlande, i fiori finti, «le
cornici che spicca[va]no con bizzarria», i falsi mar-
mi, i festoni in seta di diversi colori, la simmetria
delle forme e il gioco dei chiaroscuri, riflettono pie-
namente i gusti del tempo, segnando visibilmente il
trapasso dal barocco al rococò.6 L’evoluzione della
moda risulta ancor più evidente per la profusione
degli specchi (solamente nella gran sala ne vengo-
no collocati ben dieci, tra grandi e medi) e per il
tocco di esotismo delle chinoiseries a quel tempo
molto di moda in tutta Europa.7 L’impiego di «lese-
ne alla foggia chinese» e della tappezzeria «alla chi-
nesa» arricchisce la decorazione di un grazioso pa-
diglione del medesimo stile, «riccamente adorno»,
innalzato per l’occasione al centro del salone.
È in questo contesto di «splendidi apparati» che le
brillanti feste prendono l’avvio fin dal mattino, allor-
quando il viceré riceve i saluti e le felicitazioni dei
prelati e dei nobili, trattenuti poi a pranzo assieme
ai più alti gradi degli «impieghi politici e militari». I
commensali risultano in numero di ventiquattro.
Tutti trovano «la tavola delle più squisite e singolar-
mente servita … per la delicatezza delle vivande, la 135
copia dei vini forestieri, i vari frutti di ogni sorta …
Nel lauto convito trascor[rono] velocemente le ore». «Fin[isce] la nobilissima conversazione verso mez-
Alla sera, mentre «una folla ondeggiante di popolo» zanotte. L’indomani vi [è] il secondo lauto pranzo
invade le strade circonvicine e la nobiltà prende po- e la sera si è ripetuta l’illuminazione siccome li
sto nei balconi del palazzo «rischiarato a meraviglia fuochi artificiali, indi per variare i piaceri gran con-
da due torcie», il capitano dell’artiglieria, scortato da versazione con varie tavole di giuoco e gli appar-
dodici artiglieri con alabarde e da quattro soldati tamenti erano ripieni di nobiltà». Al terzo giorno
con le torce, si presenta al viceré e, «giusto l’uso an- viene replicata la festa, che è seguita stavolta da
tichissimo, [fa] una breve arringa, chiedendo la per- un ballo «molto animato» dalle sette del pomerig-
134. Auguste de La missione di dar il fuoco alla machina artificiale». gio alle due di notte, allietato da una «straordinaria
Vallée, Apparato per L’artificio consiste in un’enorme costruzione turrita copia di rinfreschi». Il viceré non fa mancare la sua
le onoranze funebri con quattro porte, sormontata da un’altra torre, nel «amabile presenza, che colm[a] di pulitezza» gli 135. Tipo del
al viceré Gerolamo catafalco eretto nella
Falletti di Castagnole
cui mezzo spicca una piramide che termina con astanti, tanto che «non apr[e] bocca che per dire chiesa primaziale
nel Salone della Reale una figura a forma di serpente. qualche cosa di grazioso». di Cagliari,
Udienza del Palazzo Dopo lo spettacolo pirotecnico si sarebbero dovu- Non molto diverse sono le feste celebrate a distan- probabilmente in
Reale di Cagliari te aprire le danze all’interno del palazzo. Ma la fe- za di quindici anni per l’ingresso del viceré Lasca- occasione dei funerali
(1736), incisione per il re Filippo IV
su rame, Cagliari,
sta cade di venerdì e per questo viene eseguito un ris, anche se qualche variante si nota dalla lettura (1665), inchiostro
Biblioteca concerto di musica e di canti, allietato da abbon- della relazione pubblicata per l’occasione da un su carta, Cagliari,
Universitaria. 134 danti rinfreschi e confetti «di un gusto squisito». anonimo ufficiale sardo.8 Si legge di un «concerto Archivio di Stato.

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tenuto nelle ore più tarde per più voci di musici [è] carica a profusione d’ogni sorta di quadrupedi e seduti sotto il baldacchino, «con grande parruca, NOTE
forastieri, di cui non manca Cagliari»; vengono letti volatili ingegnosamente disposti e frammezzati con spada cinta al fianco e canna in mano» e un cusci- 1. Un tentativo di descrizione di questo genere lettera-
«libretti e fogli poetici» a stampa, declamati «in atte- pari abbondanza di quanti altri commestibili produ- no sotto i piedi; poco al di sotto, «un tavolino col- rio è stato compiuto per la Sardegna anni orsono da
stato di stima e dimostrazione d’applauso»; nel des- ce il mare e la terra di questo feracissimo regno, la corona marchionale rovesciata, ed entro d’essa Joaquín Arce (1956, pp. 2-8).
sert offerto ai convitati nella galleria del palazzo, con ornamenti di lauro e mirto … piacevolissimo il bastone di comando». 2. ACA, Consejo de Aragón, leg. 1137.
accanto ai «licori» fa la sua comparsa il caffè, il cui spettacolo, che non poteva essere né più copioso, Il catafalco di Falletti è stato predisposto dall’inge- 3. La minuziosa descrizione della festa è di Serafín Es-
uso era andato diffondendosi a Cagliari per l’ap- né più magnifico né meglio ordinato». Doveva esse- gner Auguste de La Vallée, come risulta dalla Descri- quirro (1624, libro V).
punto nella seconda metà del Settecento. re ben curioso vedere «i valorosi assalitori» arraffare zione del funerale pubblicata nel 1736 (figg. 133-
4. ACA, Consejo de Aragón, leg. 1184, Relación de lo
Anche questa relazione dedica ampio spazio alla «i vitelli e i caproni» e tutto il resto. E buon per loro 134).16 Il salone del palazzo viene «tutto tappezzato que se hizo en el recivimiento y hospedaje del Serenísi-
descrizione dell’arredamento e delle decorazioni, che per l’occasione il viceré avesse adottato un ap- di nero» ed abbellito con un’ampia scalinata, con log- mo Señor Príncipe Filiberto Generalíssimo de la mar en
con tutto l’apparato di volte, dipinti, cornici «fingenti posito pregone che proibiva l’uso delle armi. giati, balaustre e quattro altari in cui sacerdoti secola- la Ciudad de Cáller y Reyno de Cerdeña.
marmi diversi», lumi, specchi d’oro, trofei, corone, Non solo le ricorrenze liete ma anche le circostan- ri e regolari si alternano per tre giorni consecutivi 5. ACS, Segreteria di Stato, serie II, vol. 49, doc. 241 ss.
gemme, virtù effigiate a bassorilievo, ecc. Autore ze luttuose sono celebrate con gran pompa. I de- per celebrare messe in suffragio dell’estinto. Piramidi
dei lavori di addobbo è il regio architetto Giuseppe cessi di re, regine e principi reali vengono comuni- illuminate da ceri e sei statue rappresentanti le virtù 6. F. Mancini 1971.
Viana, di cui si loda la maestria nell’aver reso «con cati al viceré, il quale provvede a dichiarare il (Fede, Pietà, Giustizia, Fortezza, Liberalità, Prudenza) 7. F. Zeri 1982, p. 43.
piena soddisfazione» gli spazi del salone più «ricchi cosiddetto «scoruccio». Nei quindici giorni prece- completano la scenografia, illuminata da 160 luci. 8. Squarcio di una lettera 1778 (pubblicato dalla Stam-
e vaghi», a dispetto della ristrettezza dei luoghi.9 denti il lutto ufficiale vengono confezionati vestiti Due alabardieri montano costantemente la guardia. peria Reale e oggi in Biblioteca Universitaria di Caglia-
La scenografia delle feste viene curata sempre dai in nero per il viceré e per il personale di palazzo Un apparato molto simile viene approntato dall’inge- ri, Gall. 23/I/20/14).
migliori ingegneri militari del tempo, in analogia (segretario, cameriere, maestro di casa, credenziere, gner Belgrano di Famolasco per la morte dell’Alfieri. 9. Squarcio di una lettera 1778.
con quanto avviene altrove.10 Motivo di giubilo ge- confetturiere e capo cucina e, in forma contenuta, Come si legge in una relazione del tempo, Belgrano 10. F. Mancini 1971, p. 658.
nerale non sono soltanto le entrate dei viceré ma per gli altri domestici). Di nero vengono coperte la si impegna nella progettazione «e dimenticatosi del
tutte le ricorrenze liete per la famiglia reale, come il portantina, la carrozza e le guarniture dei cavalli.14 riposo non discontinuò d’agire e di giorno e lungo 11. ACS, Segreteria di Stato, serie II, vol. 41.
matrimonio nel giugno 1737 di Carlo Emanuele con Nella camera del corteggio, tappezzata di scuro, le le intiere notti a dirigere un gran numero di operai 12. ACS, Segreteria di Stato, serie II, vol. 44.
la principessa Elisabetta Teresa di Lorena,11 o la gua- sedie sono sostituite da altre rivestite di tessuto nero destinati ad eseguire le ben concepute grandiose 13. R. Levi Pisetsky 1959, p. 883.
rigione del Principe del Piemonte nel marzo 1761,12 e in numero limitato alla bisogna del ricevimento idee. Quindi nella gran sala si eresse con somma ce- 14. ACS, Segreteria di Stato, serie II, vol. 51.
o i vari onomastici e compleanni di re e regine. delle delegazioni ufficiali che devono presentare le lerità un sontuoso catafalco a foggia di anfiteatro,
15. ACS, Segreteria di Stato, serie II, vol. 51.
Nel primo caso vengono approntati i fuochi artifi- condoglianze. Convocate con un preciso ordine che presentava nella sua base una spaziosa scala,
ciali, costituiti da una «machina» rappresentante il protocollare, le delegazioni sono ricevute dal viceré che andava restringendosi all’insù, fiancheggiata lun- 16. La relazione fu pubblicata a Torino «appresso Gio.
tempio della Pace munito di colonne elevatissime. a partire dalle 10.30 del mattino. In lutto e in «par- go i gradini da vaghi balaustri dipinti in chiaro-scu- Francesco Mairesse all’insegna di S. Teres», a cura dello
stesso Auguste de La Vallée (1736).
Le quattro primarie Virtù sono poste ai quattro an- rucca grande», ossia in abito di gala, si presentano ro». L’allestimento viene arricchito «con ammirevole
goli; nel mezzo la statua della Pace, con ramo e nell’ordine il reggente la Real Cancelleria, i giudici arte di drappi, cortine, festoni e ghirlande». La volta 17. ACS, Segreteria di Stato, serie II, vol. 49.
corona d’ulivo e una profusione di palme e allori della Reale Udienza, l’arcivescovo di Cagliari e i viene ricoperta di fiocchi e cordoni, vasi e globi ven-
e la tromba della fama; nelle cornici, gli stemmi di chierici accompagnatori, i nobili dello Stamento mi- gono collocati nelle scalinate. Tre guardie custodi-
Savoia e Lorena. litare, i giurati di Città, l’Università, gli amministrato- scono l’entrata tenendo le alabarde rivolte verso il
FONTI ARCHIVISTICHE
«Uno strepitoso rimbombo di mortaletti» introduce ri, il veghiere col suo assessore, il cancelliere regio basso: «in una parola tutto ispirava tristezza ed am-
un’ora di spari e di fuochi che inondano tutto di lu- apostolico; e al dopo pranzo, le comunità religio- mirazione pel buon gusto ond’era ordinato». Archivio di Stato di Cagliari [= ACS], Segreteria di Stato,
serie II, voll. 41, 44, 49, 51.
ce. Intonato allo stesso tema è lo spettacolo teatrale se.15 Tutti, tranne i servitori, devono presentarsi ve- Anche il cadavere del viceré Alfieri resta esposto tre
che si tiene all’interno del palazzo. La nobiltà è in- stiti a lutto. Queste formalità precedono le funzioni giorni prima di venir riposto in una cassa di noce fo- Archivo de la Corona de Aragón, Barcellona [= ACA],
vitata ad assistere alla rappresentazione La Pace religiose che si celebrano in cattedrale. derata di piombo e coperta di velluto nero guarnito Consejo de Aragón, legg. 1137, 1184.
pronuba, in cui la «possanza d’Amore sopra il belli- Nel frattempo porte, finestre e cortine del palazzo di galloni d’oro. Al pomeriggio un mesto e imponen-
coso Marte [viene] secondata dalla Pace». È un esem- restano chiuse. La sala dei ritratti dei viceré viene te corteo accompagna per la funzione in cattedrale il
pio di come nel Settecento certe feste e manifesta- completamente svuotata, per mettere in evidenza carro funebre, condotto da «sei cavalli sferrati con le BIBLIOGRAFIA
zioni pubbliche tendano a diventare più esclusive ed esaltare il solo ritratto del nuovo re che – nel gualdrappe nere», con ai lati «i quattro capitani più
ed a restringersi a una cerchia limitata di persone.13 caso di decesso del predecessore – viene esposto anziani della guarnigione che ten[gono] in mano gli S. Esquirro, Santuario de Caller, y verdadera historia
de la invención de los Cuerpos Santos hallados en la di-
Anche «la riacquistata preziosa vita di S. A. R. il prin- con una ghirlanda nera. Per otto giorni consecuti- angoli del drappo nero posto sotto la cassa».17 cha Ciudad, y su Arçobispado, Cagliari, 1624.
cipe di Piemonte» viene festeggiata solennemente il vi il viceré non esce da palazzo, non prende parte Precedono il feretro un distaccamento di granatieri,
25 marzo 1761. Al Te Deum cantato nella cattedrale a banchetti pubblici, non manda saluti a nessuno, le livree della nobiltà e delle massime cariche del A. de La Vallée, Descrizione del funerale del marchese
vicerè Girolamo Falletti di Castagnole e di Barolo, mor-
segue a palazzo un «lautissimo pranzo» offerto dal neppure ai visitatori approdati in porto sui vascelli regno, le confraternite, gli ordini religiosi, le par- to in Cagliari il 5.7.1735, Torino, 1736.
viceré ai magnati cittadini e all’arcivescovo di Ca- forestieri. Scaduto il periodo del lutto, al dopo pran- rocchie, i canonici. Seguono i giudici della Reale
gliari. Il banchetto termina alle quattro pomeridiane, zo, la burocrazia di corte e la nobiltà vengono in- Udienza, i consiglieri di città e due battaglioni di fu- Squarcio di una lettera di un ufficiale sardo sulle feste
celebrate in Cagliari per il viceré Lascaris, Cagliari, 1778.
giusto in tempo per assistere all’assalto dell’albero vitate ad accompagnare il viceré in un pubblico cilieri; chiudono il corteo sei pezzi d’artiglieria. «Do-
della cuccagna allestito nella piazza. La cuccagna passeggio, in modo che il rappresentante del po- ve passa[va] il cadavere nel lungo giro si spara[va] J. Arce, “Feste cavalleresche e vita sociale nella Cagliari
consiste, ancora una volta, in una «machina» costrui- tere reale si mostri alla popolazione. dai vicini bastioni un colpo di cannone, cui corri- del ’600”, in Nuovo Bollettino Bibliografico Sardo, n. 7,
1956.
ta a forma di tempio, con quattro grandi archi e Ancora più solenni risultano le cerimonie allor- sponde[va] l’artiglieria delle navi ancorate nel porto
«una aguglia» da cui sventola la bandiera reale al di quando la morte coglie gli stessi viceré in carica. e il triste suono di tutte le campane». Gli spari della R. Levi Pisetsky, “La vita e le vesti dei milanesi nel
sopra dei tetti delle costruzioni circonvicine; al di Nel 1735 muore a Cagliari il marchese Gerolamo moschetteria dei reggimenti schierati nella piazza ’700”, in Storia di Milano, vol. XII, Roma, 1959.
sotto è posta una corona copiosamente «guarnita di Falletti di Castagnole e nel 1763 è la volta di don segnalano il momento in cui l’incaricato delle fun- F. Mancini, “Feste, apparati e spettacoli teatrali”, in Sto-
polli, presciutti, cacio e quant’altre cose si sono po- Giambattista Pellegrino Alfieri. Ambedue vengono zioni viceregie, il cavalier Solaro di Govone, prende ria di Napoli, vol. VIII, Napoli, 1971.
tute attaccare d’intorno». Questa «sontuosa machina imbalsamati ed esposti nella gran sala del palazzo, posto nel presbiterio in vece del viceré defunto. F. Zeri, Mai di traverso, Milano, 1982.

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136. Efisio Icardi
Pastour, Apparato per
le onoranze funebri
al re Vittorio
Emanuele I, 1824,
china e acquarello su
carta, cm 42 x 57
(foglio), cm 42 x 29
(disegno), Cagliari,
Archivio di Stato. 136
DOCUMENTI de la duquessa y del conde en las ventanas ençe- estavan poco fuertes por no ser los maestros plati- haciendo un criado del dicho Virrey que se dize
rados finos quitando los toscos que avía y se derri- cos y se bolvió a fortificar y se puso la campana don Blas Orhend valenciano. En la sala del Con-
vó un tabique que amenaçava ruyna que cae a la que oy está siendo que la quitada se vendió a la sejo se ha de poner azulejos y en la pared tam-
1. Archivo de la Corona de Aragón, Consejo de pieça de la cama y se fabricó de nuevo abriendo Iglesia de san Jorge. bién se aguarda damascos de Sicilia para colgadu-
Aragón, leg. 1137, Resumen de las obras de Palacio, alaçenas y fabricando otras, puniendo en todos los Hiziéronse orejones en las ventanas del quarto de ras, y dozel, con franjones de oro …
1646. corredores que caen a la parte de Villanueva y co- las damas de la duquessa que muchas veçes el hay-
gen todo el palaçio de parte a parte zelosías abajo re los derrivava a ellos y algunas zelosías que era
Antes de entrar los duques en el castillo se havía y arriva nuebas que nunca las huvo y se higualó fuerça bolverlas a hazer de nuevo y lo mismo se ha 3. Archivo de la Corona de Aragón, Consejo de
adereçado el Palacio Real en la forma que se ha- un corredor que havía bajo higualándole a otro proseguido en bidrieras y ençerados rompidos. Aragón, leg. 1184, Relación de lo que se hizo en el
vía echo desde seis virreyes a esta parte acudien- más alto que cae al camarín de la duquessa y todo Hiçose cochera nueva en el patio prinçipal del pa- recivimientoy hospedaje del Serenisimo Señor Prin-
do a lo precisso de remiendos no haçiendo cosa se dió de verde. Çerraron también con tablas todo laçio y otra cochera nueva en el patio que corres- cipe Filiberto Generalissimo de la mar en la Ciu-
nueva sino algunos tabiques derrivados ençerados el corredor que çerca el patio prinçipal del Palaçio ponde a la cavalleriça y ençima un terrado para dad de Caller y Reyno de Cerdeña.
en las ventanas de los quartos principales de lien- que nunca los huvo. poner aguas de olor. Y a la cavalleriça se ha enla-
ço no muy delgado y poner çerraduras y llaves a Diose a las damas de la duquessa comodidad para drillado dos veçes y se an remendado los pese- Haviendo tenido aviso el conde y varón de Erill
todos los aposentos con remiendos de sostres que todas abriendo y çerrando puertas y dándoles co- bres. Y se ha dado comodidad a los que cuydan Virrey y Capitán general deste Reyno de que Su
estavan podridos y adreço de tejados. çinas que la de abajo se derrivó después y se hiço della y lo mismo se ha hecho en la coçina en to- Alteza venía a él para yr al de Sicilia, y para embar-
Entraron los duques el pareçióles todo de poca co- después en ella escalera para el quarto nuevo del do lo que ha sido menester y han pedido. car el tercio de Geronymo Rhó, dió orden al Go-
modidad. Su habitación para sus personas y de ma- conde. Se acomodó con bentanas y puertas y ençerados vernador de Sásser, y a todos los puertos del Rey-
la disposiçión para el luçimiento de sus alajas. Y Bolviéronse a pintar las pinturas que estavan ya lo que es oy Consejo y se ha puesto en el antesa- no de la suerte que havían de recivir a su Alteza y
dando ordenes de palabra de lo que se havía de borradas y se pintaron en tiempo del Marqués de la un çielo falço de tablas para que se pinte sin obedeçer las que diere, y lo mismo se escrivió al
hazer. Se enpeçó a hobrar de nuevo como si no se Vayona. los retratos de los Birreyes que se van haziendo. Sarjento Mayor de dicho Tercio que estava en Sás-
hubiesse hecho cosa alguna en la forma siguiente. Diose orden que se pintassen todas las puertas y En los quartos de los criados casados se ha dado la ser con quatro compañias, prevenido esto se dió
Las pieças que eran consejantes se quedó con ellas bentanas de color de nogal. Executóse, pareció tri- comodidad que han pedido y lo mismo a los pajes aviso a los Conselleres desta Ciudad de la llegada
para su quarto y otras distantes del suyo se ajusta- ste pintáronle de verde los carpinteros. Y como ca- de puerta ventanas y atajos de tablas, y adereços de su Alteza paraque en ella hiziessen las demons-
ron para el Consejo. La que era Archivo del Crimi- yó sobre pintura parda no quedó a gusto. Bolvié- de suelos, terrados, esmaltados una y dos veçes te- traciones devidas, compuso el conde el Palacio
nal y estava a teja vana y con poca fortificaçión se ronlas a pintar pintores y como la obra hiva siempre jados adereçados en su tiempo, cañonadas y çister- con las mejores y más ricas colgaduras que halló
hiço camarín suyo a boveda de hiesso que por ha- continuándose lo pintado se ensuçiava y ansí se nas siendo que los demás criados tienen habitación por no tenellas proprias, hizo la Ciudad una puen-
verse descostrado un pedaço mandó que se pu- bolvió a pintar de nuevo una dos y tres vezes. fuera de palaçio por no tenerla dentro del. te para que su Alteza pudiesse mejor desembarcar.
siesse cielo falço pintado al temple, y lo mismo se En todos los aposentos se mudó disposiçión y los Más se hiço por el quarto de las damas un canzel Llegó su Alteza primero de julio en Puerto Conde
hizo con el camarín de la duquessa que en el uno que eran de los secretarios de los demás virreyes que [está] en una puerta que corresponde al Con- donde mandó fuessen a embarcarse las compañías
entraron 3 lienços grandes y en el otro 2. Y en el se dividieron en atajos de tablas en donde se aco- sejo por donde el duque entrava en el secreta- que estavan en las ciudades de Sásser y el Alguer
camarín del duque hiço hazer alaçenas capaz para modaron músicos y ayudas de cámara y los otros mente, siendo que en todos los quartos prinçipa- y sin detenerse más que el tiempo necessario para
vidrios enrrejado de oro y azul y todo alrededor sirven oy de antesala y sirvían de recamara del du- les se an puesto puertas y ventanas nuevas unas lo dicho, el qual ocupó en una casa de monte que
pintado dos palmos en alto haviéndose hecho ta- que lo qual se ha mudado otra vez y se ha echo por estar viejas y otras por ser muy antiguas y de se le hizo, y en dar lugar a que la Ciudad del Al-
bique de ladrillos para quadrarle bentana nueva pieça y secretarias de inbierno. mala echura. guer Governador de Sásser, y Conde de Sedilo con
con bidrieras y puerta tambien nueba todo guarne- Lo que era antes capilla antigua se deshiço y fa- Las dos pieças que eran quarto del duque, que an- muchos cavalleros le visitassen, honrrando a dicha
cido con sus estantes en la laçena para los bidrios. bricó con cal y canto. La puerta que era una arca- tes era Consejo los dividía un tabique agora se ha Ciudad en recivir el presente que de carnes, pan, y
La capilla que se havía enpeçado para el Consejo da grande y servia por aposento de un ayuda de desecho y se ha hecho en un gran salón, y se a vino, y otras cossas de regalo le hizieron y ansí
se acavó para el quarto del duque y después se camara y después mudando de pareçer se fabricó puesto un altar donde se predica los viernes y do- mesmo el del conde de Sedilo que fué también de
mudó de pareçer y quedó en libreria. otra arcada de piedra cuio aposento sirve oy por mingos y se diçe el miserere y por la muche gente gran cantidad y de un cavallo muy bueno, se par-
Salón y antesala se enladrillaron de piçarras y se secretaria de Memoriales puniendo nuevas zelo- que acude, por quedar fuerte, se ha puesto baxo tió para esta ciudad salundándole todas las torres
pusieron bidrieras tanto en su puerta ventana que sías altas y bajas algunos corredores que caen a la los techos veinte bigas que sirven para puntales. del Reyno por donde passava con tres salvas si-
cae en un corredor como en todos los finestrones plaça de palaçio y todos estos corredores se pinta- guiendo la orden que del conde tenían, el qual en-
de las ventanas que cae en el quarto del duque ron de verde también. tendiendo nueva de la llegada de su Alteza a dicho
puniéndolas nuevas con ençerados guarneçidos Sin todas las çerraduras que se pusieron en todas 2. Archivo de la Corona de Aragón, Consejo de Ara- puerto despachó todos los dias correos para saver
de lienço muy delgado y las demás del quarto de la las puertas se hiçieron doçe de media buelta y de gón, leg. 1137, Lettera del Maestro razionale Anto- de la salud de su Alteza pues la intemperie no da-
duquessa fue todo bidrieras. Y en todos los fines- buelta y media y de tres bueltas todas las çerradu- nio Masons al Consiglio d’Aragona, 29 ottobre 1646. va lugar a más, el día antes que llegasse su Alteza
trones se pusieron cordones de media seda. Y las ras de loba grande con sus llaves en la forma y al cavo de Pula salió a reciville el Conde Alfonso
salas del estrado y de la cama todo se puso de hechura de las de la cámara de su Magestad que Con otra tengo escrito a Vuestra Magestad dando del Mayno cuñado del Conde, y a dar a su Alteza
azulejos nuevos. se pavonaron las quales çerraduras costaron a raçón que en el Palacio se ha gastado muchos du- la bienvenida de parte de mi Señora la Condesa y
En la misma pieça de la cama se abrió bentana a quatro escudos cada una. cados … aún se van prosiguiendo los gastos en el a suplicalle honrrasse su casa, y en descubriendo
otra que se açía capilla para poder hoyr missa los Limpiósse un aljube en donde se cogía agua que dicho Palacio, como si se empeçara, añadiendo San Brancás (que en este Reyno es como Monjuy
duques de la cama en caso de achaque. Y echa ya venía encañada de una fuente que está distante fábrica en la antesala del Consejo, y según se em- en Barcelona) las galeras, salió el Conde con todos
se halló con peligro la pared por ser maestra. Y se de palaçio buscóse el conducto adereçóse para el pieça se ha de gastar mas de 2 mil ducados, tanto los Titulos y Cavalleros desta Ciudad a recivir a su
fortificó con un pie de cal y canto haçiendo dos serviçio de la cavalleriça y coçina armáronse dos por dicha antesala como por los retratos que se Alteza, yvan todos con grandes galas y joyas, y el
ventanas en donde se pusieron sus rejas. pies de madera gruessa para poner una campana haçen de los Virreyes passados, con sus molduras Conde vestido de negro con solo botonzillos de
En la capilla se hiço un atajo de rejas y se enladril- que por ser pequeña se buscó otra mayor y para doradas. Oy hay ocho hechos, y vienen a costar oro, entrado en la galera bessó el Conde la mano
ló todo de nuevo acomodando en todo el quarto ponerla se fabricaron dos pies de cal y canto que cada uno veynte y çinco escudos, los quales va a su Alteza, y le pidió licencia paraque los demás

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que le acompañavan lo hiziessen, y alcançó de que tesias devidas en tales casos de ambas partes quiso golfo, sin que jamás aya havido persona que por
aquella tarde hiziesse su Alteza la entrada que no mi Señora acompañar a su Alteza a su quarto lo mucho rato que la aya mirado, la aya visto mover-
fué poco por haver persona de cargo que procura- que no solamente permitió, más la acompañó al se, de allí vino a la Yglesia de Jesús de la orden de
va estorvarlo, llegadas las galeras al puerto entra- suyo, y estuvo de visita con su Ex.a más de un San Francisco donde está el cuerpo del Beato Sal-
ron a besar a su Alteza la mano los del Consejo de quarto de hora su Alteza sentado en silla alta, y su vador, que aunque con algun escrúpulo (respeto
Justicia, y Conselleres de la Ciudad, saludando an- Ex.a en almohada. Hecho esto se passó a su quar- de las escomuniones que por orden de Su Santi-
tes desto todas las naves y vaxeles que havía en el to, donde haviendose entretenido un rato con los dad ay) se le mostraron. Visto todo esto se bolvió
y toda la artillería de los baluartes, castillo y ciu- cavalleros de su cámara, cenó retirado, luego el si- su Alteza a Palacio donde siendo hora de comer
dad, haziendo las galeras lo propio, y en el punto guiente dia que fué domingo quiso su Alteza oyr se le sirvió la vianda comiendo este dia también
bolvió otra vez el castillo, valuartes, y ciudad a ha- missa en la Yglesia mayor donde fué acompañado en público. Resolvióse su Alteza de embarcarse en
zer otra salva de la suerte que la primera, desem- de toda la nobleza desta Ciudad, dixo la missa re- la tarde después de haver recivido un gran presen-
barcó su Alteza y en poniendo los pies en tierra zada el Arçobispo, la qual también oyó el Conde te que la Ciudad le hizo de carnes, pan, vino, re-
hizieron terçera salva todos los dichos baluartes, desde la tribuna que por no tener lugar estando su galos de conservas, y cera blanca. El Conde tam-
galeras y navios, tenía el Conde prevenido cavallos Alteza en la Yglesia no le acompañó. Bolvió de bién le hizo presente de muchas aves, terneras,
y coches, ansí para su Alteza como para sus cava- missa, y comiendo este día en publico assistieron a carneros, vacas y otras cossas que havía mandado
lleros, y haviéndose puesto a cavallo su Alt.a em- la mesa todos los cavalleros favoreciéndolos su Al- proveer, haviendo hecho el gasto tres días a su Al-
pezó a caminar, llevando a su lado derecho al teza a todos con agradable semblante. Este mismo teza y a todos sus criados y cavalleros que le
Conde de Eril, y al izquierdo el Conseller en cabo, dia a la tarde combidó mi Señora la Condesa a to- acompañavan. Para llevar a la marina las nuevas
seguían a su Alteza el Conseller segundo y el Re- das las damas de la Ciudad para un sarao que por terneras, javalíes, y caviroles que se embarcaron
gente don Francisco Pacheco, y luego a estos los la priessa con que su Alteza quería seguir su viaje fueron menester más de cinquenta carros, amás
demás Consejeros de Justicia i Conselleres, y ha- se reduxeron las fiestas a sola ésta, haviéndose de desto le presentó tres cavallos de muy lindo por-
viendo entrado por la puerta del muelle a la plaça hazer encamisada, estafermo, y torneo como esta- tante y hermosos, ensillados y enfrenados con
de la marina halló en ella al maestre de campo Ge- va prevenido. Acudieron todas las damas con muy adreços de monte sobre cueros de cavirol guarne-
ronymo Rhó con las seys compañias de su Tercio grande gusto y galas y fueron entre todas cerca de cidos de terciopelo cada adreço de su manera que
que havían formado un esquadrón luzido (aunque cinquenta y muchas de muy buen rostro. Acomo- parecían por estremo bien. Reciviólo todo con mu-
pequeño) porque no llegarían a mil hombres, el dóse la pieça, o sala, lo mejor que fué possible, de cho gusto y no obstante que mi Señora la Condesa
qual al punto que su Alteza emparejó con el, le hi- suerte que con el cuydado que el conde puso en fué a su quarto a suplicalle dilatasse la embarca-
zieron una salva concertadíssima, desde esta plaça que todos estuviessen con el respeto y quietud ción hasta otro día no fué possible, y a cosa de las
entró por la calle de Barcelona, siguiendo las de- que era justo, y las damas con sus sillas, la Conde- siete de la tarde con resolución de yrse a embarcar
más que en días de recivimiento semejante se acos- sa e su Alteza baxo del dozel, pareció por estremo bolvió su Alteza la visita a mi Señora la Condesa
tumbra, estando todas muy bien colgadas, y las bien esta fiesta. Empeçóla el Marqués de Villaso- passando a su quarto con muchos cavalleros y de
damas en las ventanas con vestidos y joyas de mu- rras con doña Serafina de Castellví hija del Marqués allí se fué drecho a meterse en el coche entrando
cho valor, que añadiendo a esto los buenos rostros de Lacano que ambos danzaron ayrosamente y to- en el solamente el Conde, don Diego Pimentel hi-
y aliño con que se visten hazía una agradable vis- dos los demás cavalleros y damas de manera que jo del Conde de Benavente y don Diego de las
ta. A más de las salvas dichas, hizieron todos los haviendo danzado algunas, su Alteza paraque del Marinas su cavallerizo mayor, yendo delante gran
valuartes otra disparando poco a poco al tiempo todo fuesse buena la fiesta danzó con mi Señora la acompañamiento de otros cavalleros suyos y mu-
que su Alteza emparejava con ellos, en entrando Condesa el turdión, favoreciendo a su Ex.a y al chos de la tierra y capitanes, siguiendo con grande
en la primera puerta del Castillo en la plaça del, Reyno en esto como en todo lo demás. Diose fin regosijo mucha otra jente, con que llegó al muelle
estavan las compañias de la ciudad y apendicios al sarao con el bayle redondo que acá llaman, de que devían ser las ocho. Bolviose a embarcar dis-
formado su esquadrón de la misma suerte que las que no poco gustaron los cavalleros de la cámara parando al punto todos los baluartes la artillería y
del maestre de campo Rhó, que por escusar los por la semejança que tiene al de las çerdanas de al tiempo que entró en la Capitana del Duque de
encuentros que se podían ofreçer entre los de la Barcelona. Acabado esto se recojió su Alteza en su Tursis hizieron lo mismo todas las galeras, con que
tierra y soldados, dió orden el Conde que estuvies- quarto y cenó retirado. Luego el siguiente día que su Alteza se partió a las dos de la mañana martes.
sen divididos los quales también hizieron su salva fué lunes salió su Alteza de Palacio a las nueve de Hizo su Alteza merced de recivir en su servicio
como los de la marina, la qual hecha y passado su la mañana en coche, yvan acompañandole el Con- por paje a un hijo de don Pablo de Castellví de
Alteza se bolvieron a sus casas, sin haver sucedido de y el Arçobispo y su cavallerizo mayor todos en edad de hasta diez años con que padre y deudos
desgracia de consideración, como también lo hi- el coche. Desta suerte llegaron a la Yglesia de San quedaron reconocidíssimos y mucho más todo el
zieron los soldados bolviéndose a su quartel, llegó Sadorro que es donde se han descubierto muchos pueblo de su venida a este Reyno.
su Alteza a Palacio, donde mi Señora la Condesa cuerpos de Santos y se tiene por cierto se han de
le estava aguardando en la pieça más çerca de la hallar mucho más, descubrieronse algunas sepultu-
escalera sin otra dama ninguna que por la breve- ras y dellas se sacaron para su Alteza dos cuerpos
dad con que llegaron las galeras no fué posible el enteros, aunque no se hallaron los nombres pro-
convidarlas. Acompañavan a mi Señora la Condesa pios, peró el año y día en que fueron martiriza-
el Arçobispo de Cáller, Obispo de Bosa, el Inquisi- dos, los quales recivió con notable reverencia. De
dor Estevan de Torrezillas y Manso, y otros cava- allí se fué a la Yglesia de Nuestra Señora de Bo-
lleros. Llegó su Alteza donde mi Señora la Condesa nayre donde oyó missa, y vió la continua maravilla
estava que ya en esta sazón era casi en el último de la navezilla de marfil que ay en ella, que siem-
descanso della, donde haviendo precedido las cor- pre señala con la proa el viento que corre en el

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Antologia letteraria
a cura di Giuseppina Cossu Pinna

Anonimo piemontese, Descrizione dell’isola di Sar- dobbato nel lungo corso delle sue camere, e nel
degna [1759], a cura di F. Manconi, Cagliari, 1985. salone, che apparve ornato con istraordinaria
magnificenza; e qui la notte si tenne invito di
Il Reggente in questo Regno è considerato la se- ballo alla nobiltà.
conda persona del Governo, e con esso il Viceré Voi già chiedete primieramente da me qualche
consulta li diversi affari del medesimo, e special- più esatto detaglio di questo addobbo: io lo farò
mente quelli che riguardano privileggio non sono volentieri: il suo buon gusto lo merita, e nol de-
soggette alla giurisdizione ordinaria; per esempio merita la nostra amicizia.
gli Ufficiali e Soldati d’Artiglieria Nazionale, e gli Il salone, voi ben lo avete presente, è un para-
Uffiziali ed Alcaidi delle Torri. lellogrammo di assai mediocre grandezza: il si-
In questo Tribunale devono essere esaminati tut- gnor Giuseppe Viana Regio architetto avea a
ti quelli che vogliono esercir l’impiego di Nota- combattere colla strettezza del luogo, rendendo-
ro, ed in questo esame deve constare della loro lo ricco, e vago senza ristringerlo, e impiccolirlo:
capacità per il medesimo a mente delle Pragma- egli vi riuscì con piena soddisfazione. Concepi-
tiche, ed usi del Regno. tene meco un’idea semplice insieme e fedele. La
Deve il Reg[g]ente prima d’entrare in esercizio volta a mosaico stellata tutta di cassettoni dorati
della sua Carica prestare publico giuramento nel- ha nel suo centro una ovale grande dipinta: ivi è
la Chiesa Catedrale di Cagliari. la Vittoria, e la Fortuna avviluppata di geni, e di
Quantunque non sia persona Nobile di nascita, geroglifici.
è però per tale nel Paese considerato, e come Siegue sull’ordine della volta un cornicione fin-
lui la sua Moglie, e filiuoli, ed hanno sì gli uni gente marmi diversi: giallo di Verona la guzza, il
che gli altri le distinzioni della Nobiltà del Paese. gocciolatore bardiglio, ritorna il giallo nel vovolo,
Sono invitati alle loro adunanze, e visitati sì dalle e così alternando con regola sino all’ultima mem-
Dame che Cavalieri come nel paese si usa rispet- bratura posante sull’architrave finto di lapislazzuli.
to a quelli della Nazione. Sopra il cornicione puttini in giro, che scherzano
Il Reggente finalmente suole sempre essere fora- festevolmente inghirlandati di fiori con musicali
stiere, e quelli che occupa questo posto non ha stromenti in mano sotto zendadi fregiati d’oro
molto campo a riposare per la multiplicità degli pendenti da lunettoni; e vengono intermezzati
affari che lo riguardano, gli uni pel di lui Ufficio, da ricchi vasi, e trofei.
gli altri come consulente ma nel modo di tratta- Le pareti distribuite in vari riparti serbano l’ordi-
re, può ad un tempo reccare dei grandi vantaggi ne stesso: vengono esse divise da lassene [leggi:
sì al Regio Servizio, che al pubblico. lesene], dove le mura ai vivi corrispondono scan-
nellate in oro con loro basi e capitelli parimente
dorati: l’intervallo de’ capitelli corre all’intorno
“Lettera di un ufficiale sardo a un cavaliere pie- ornato di festoni e bindelli legati a chiodi Romani
montese” [1778], in E a dir di Cagliari…, a cura pur tutti d’oro. Ma i campi intercetti dalle lassene
di C. Thermes, Cagliari, 1997. hanno i loro fondi di chermesì con frangie d’oro
all’intorno fiancheggiati da interlassene, dove le
Tre giorni furono i destinati alle feste: nel secon- mura ai vivi corrispondono della volta. Le tinte
do di questi cadeva il dì natalizio della Regina; e varie de’ marmi si alternano, e danno un giusto
questo giorno fu scelto segnatamente alle mag- risalto ai fondi delle pareti superbamente abbelli-
giori dimostrazioni di gioia. te di vari fregi. Lungo sarebbe il voler questi di-
Nella sera precedente ai tre giorni, che fu dome- stinguere ad uno ad uno, e noioso al pari che
nica, s’aprì la scena con l’illuminazione del tea- inutile il porli tutti a suo luogo. L’occhio discorre
tro al compleannos dovuta, e al nome della Re- su questi oggetti con gran prestezza, e li racco-
gina. Nel dì seguente si vide aperto alla pubblica glie ed unisce assai facilmente; l’orecchio vi si
brama il palazzo del Viceré leggiadramente ad- confonde e si perde.

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Specchi d’oro con festoni di fiori artificiali, trofei te: vi si vede la caccia del cervo: il cervo fugge colla Corte per un corridore. Tutta la famiglia do pranza in famiglia il Re stesso, e tutti sono
parte dorati, parte a chi[ar]oscuro dipinti, ghir- or mostrandosi, or nascondendosi seguito sem- reale è piuttosto male alloggiata, l’appartamento sempre in spada; e il Re porta sempre polvere di
lande, nessi, corone, romanetti portanti cesti di pre e non mai sopraggiunto da’ cani e da’ caccia- nobile del Re, e Regina consiste in due antica- cipria, e codino dei capelli.
fiori sulle porte volanti, virtù effigiate a basso ri- tori. Nell’altro gruppo a rimpetto son ville e case mere l’una dei servitori, l’altra della Camera di Anche in viaggio andando in campagna in caroz-
lievo, e mille altre carezze, eccovi in fascio un e giardini e laghetti stagnanti e popolazioni. parata, ossia di aspetto, per le udienze una sala, za o a cavallo, e tutto il soggiorno in campagna,
disordine di ornamenti. Ordinateli voi, allogateli Nel terzo giorno comparve il salone ricco di ove d’estate si pranza, ove si balla, ed ove v’è il e alle passeggiate il Re, e tutta la Corte sono
con leggerezza e con simmetria; illuminate quin- nuovi lumi: l’oro, le gemme, i ricchi e pomposi trono, poi una camera d’udienza del Re, una pic- sempre in uniforme, spada, incipriati col codino:
di ogni cosa di ventidue placche di sedici giran- abiti, che dalla nobiltà si cambiavano in ogni se- cola della Regina, una camera da letto, e un ga- sempre si è alla Corte di Sardegna in etichetta, e
dole, di nove lustri magnifici di cristallo, e avrete ra n’ebbero un nuovo risalto; e fu giudizio co- binetto per la Regina, e una Guardarobbe: il Re formalità, come a Turino …
forse una qualche idea di ciò che l’occhio a noi mune che poco più potuto avrebbe desiderarsi ha poi due camere per sé per scrivere, separate, Gli appartamenti del Re, e Regina sono meschi-
porse di un colpo solo con piacer molto e senza in tal genere a qualunque più colta corte d’Italia: e ove non v’entra mai nessuno nemmeno dei namente mobigliati, sole due camere sono ta-
niuna fatica. insomma la passion forse più indomita in noi al- suoi più famigliari, ma ove non entra che egli: pezzate in damasco rosso, e sedie con doratura.
In questa sala così disposta si tenne il ballo do- tri Sardi è una nobile emulazione quando ha per sopra poi nei mezzanini vi hanno 4 stanze, e Il lusso della Corte consiste nel numero delle
po un bizzarro ed allegro giuoco di fuochi artifi- fomento il decoro e la gratitudine. una stanza per la Camerista, e una pei servitori persone nobili, scudieri, guardie del corpo, etc.,
ciali forse il migliore che impetrar noi potessimo I rinfreschi eziandio lautissimi in ogni notte par- pel Re, e Regina l’inverno ove dormono, e abita- che sempre accompagnano il Re, e la Regina; e
dalla industria del nostro corpo de’ cannonieri vero in questa dispensati per mano della lautez- no, pranzando però, e ricevendo abbasso. Sopra poi in un numero di cavalli, poichè appunto per
impiegativi con istraordinario impegno da molti za: volarono dalla volta libretti e fogli poetici in nei mezzanini vi sono 3 stanze occupate dalle le etichette di sempre uscir con molto seguito di
giorni; e che avvenutosi ad una notte pura e attestato di stima, e dimostrazione d’applauso; e due figlie gemelle, e 3 dalla neonata Cristina. Del Dame, Cavalieri vi vogliono molte carozze, e ca-
tranquilla poté riscuotere non dubbi segni del il ballo e il giuoco vi si produssero in misura del resto in casa alloggiano le due Dame mal allog- valli, tanto più che la Regina, e le figlie sue esco-
pubblico aggradimento. genio e della pubblica compiacenza. giate, il Conte Roburent pure male, il Medico, la no sempre di casa colla muta di 6 cavalli, e le ca-
Il dì seguente compleannos della Regina fu de- La macchina d’artifizio variò ancor essa con lus- Camerista della Regina, il Friseur di Re, e Regina rozze delle Dame, e Cavalieri sono a 4 cavalli
stinato al gran pranzo, e la notte alla illumina- so giuochi e comparse. L’inclito corpo della città colla famiglia, il Capo dell’Uffizio, e il Capo di sempre con un carozziere a cassetta, un posti-
zion del palazzo, e della macchina d’artifizio, e volle per questa parte che a se toccava singolar- Cucina colle famiglie loro. glione a cavallo, e uno detto Garçon di carozza
nel palazzo medesimo si tenne alle ore più tarde mente distinguersi. Erano fresche tuttora le prov- Il palazzo di Corte esteriormente non è male, ma in livrea pure dietro. Poi il Re ama a cavalcare, e
concerto e canto. vidissime cure spettanti a’ monti granatici, all’e- è assai stretto, non ha che un piccolissimo corti- cavalca ogni giorno, poi la Corte impresta spesso
Questo si eseguì per più voci di musici forastieri, conomia de’ frumenti, e alle cautele di tutto il le, non si può entrarvi con carozze non potendo cavalli, e carozze a particolari (come a Dame) es-
di cui non manca Cagliari nostra, a paragone ed regno contro a’ sospetti di peste. E senza questo voltare, si smonta, e monta in carozza allo sco- sendo le carozze di Corte quasi le uniche in Ca-
invidia di altre città dacché principalmente il tea- un’assiduità infaticabile nel governo senza inter- perto; ha una bella scala, li appartamenti non so- gliari. Quindi il Re ha una muta di cavalli di 9 ca-
tro vi si raffina e ravvivasi di giorno in giorno. rompimento, e un’attività senza esempio nello no niente ornati, mal dipinti, 4 camere però sono valli, per la Regina una di 7 cavalle, una di 8
Così avessero prosperato certe misure prese a spedire sul punto gli affari ancor più minuti non con parquet per pavimento, e due sono tapezzate cavalli, e un’altra di 6, in tutto 30 cavalli di caroz-
tempo bensì, ma non maturatesi a tempo per ot- può sfuggire agli occhi d’un pubblico, e non de- di damasco cremes, cioè le due d’udienza; mobili, za e circa 24 cavalli da sella compreso quelli dei
tenere d’Italia i necessari sussidi a una cantata stare la pubblica riconoscenza. e tutto il resto è analogo. La cucina è piccola, e pallafrinieri …
maestra già fissa per il tal giorno: ma il mar non Questo si volle esprimere per avventura nella cattiva, così gli altri uffizj. Cantine non vi sono né Nel Castello abita tutta la Nobiltà, v’è il Palazzo
sente la musica, e mille critiche circostanze eb- non altre volte tentata, ed architettonicamente per vino, né per legna; non v’è pozzo, né cister- della Corte, la Casa del Vescovo (ora abitata dal
bero invidia al compimento dell’opera. con nuovo esempio eseguita macchina d’artificio na; bisogna portarvi tutta l’acqua da fuori. Non ha Duca di Genevois) annessa alla Corte, poi vi è la
Supplì per tutto la sontuosità del convito nel dì opera del Regio Architetto Viana sovrallodato: stalle, ma le stalle e rimesse di Corte sono poco Cattedrale, il Capitolo, vi sono tutte le Cancelle-
presente. Rimosse le prime tavole, la nobiltà fu magnifica quanto potea comportarlo l’angustia lontane in una casa separata verso dove v’è una rie, gli Uffizj pubblici, tutti li Tribunali di Giusti-
servita al desert nella galleria del palazzo abbellita del sito nella piccola piazza di Cagliari; e bella fontana d’acqua, e che fu adottata per collocarvi zia, i Dicasteri, vi sono i Quartieri di soldati pel
novellamente, e preparata a tal uso; e quindi pas- quanto potea meritarlo l’ampiezza della gran da 50 cavalli, e 8 o 10 carozze, e ivi anche il Du- battaglione del Regimento Sardegna e pei Gra-
sò al caffè, ed ai licori in altra camera separata. piazza S. Carlo nella capital di Torino, ornata in ca di Genevois ha la sua scuderia. natieri. Vi alloggia in Castello il Governatore, os-
La splendidezza, la pulitezza, il buon gusto vi si oltre d’iscrizioni corrispondenti al disegno, e in- Il Duca nella casa Arcivescovile è un poco me- sia Generale delle armi, il Ministro etc. Vi è in
trovarono degni del nome d’una Regina, e corri- terpreti de’ sentimenti d’un regno riconoscente. glio alloggiato, e meglio ammobigliato: ha dop- Castello il Colleggio de’ Nobili, gli Studj, l’Uni-
sposero al fino genio di chi si fece in tal giorno pio appartamento di 4 stanze ognuno, oltre le versità col Museo. Del resto vi sono alcune ma
un vanto di comparirvi Reale. Dal solo desert vi camere da ricevere, la sala … non molte bot[t]eghe in Castello, v’è p. e. il gioa-
sia lecito fare argomento del rimanente. Francesco d’Austria-Este, Descrizione della Sarde- A Corte tutti li Cavalieri, impiegati, etc. per qua- liere, vi sono botteghe di caffè, sartori, calzolajo
Fingeva questo una vasta e deliziosa pianura va- gna [1812], a cura di G. Bardanzellu, Roma, 1934. lunque motivo d’affare, od altro che vengono etc.; ma la maggior parte dei Mercanti sono nel
riata da giardinetti, chiusa all’intorno da greppi, debbono sempre essere in uniforme militare se sobborgo della Marina. In Castello v’è il Teatro,
e terminata alle due estremità da due graziosi vi- La Corte attuale di Sardegna, in Cagliari, è sud- lo hanno, e coll’uniforme tutti sono sempre in che già si è descritto parlando dei divertimenti
luppi di collinette. In mezzo ergevasi un tempio divisa in due case separate, cioè quella del Re, stivalli, e calzoni lunghi, eccettuati ai balli, ovve- pubblici …
sostenuto da colonnati: entrovi Cerere corteggia- e Regina colle sue tre figlie; e quella del Duca, e ro debbono venire in abito abillié con spada, e Nel Castello le strade sono strette appena vi pas-
ta da geni, e con intorno tutte le sue ricchezze. Duchessa di Genevois. Sono alloggiati in case borsa: ma tutti militari, e non militari debbono sa una carozza, sono quasi tutte in salita, e di-
A’ fianchi in larga distanza due vaghi gruppi di contigue, cioè il Re colla sua famiglia nel palazzo essere incipriati, e chi non ha la borsa deve aver scesa, mal selciate con pietre rotonde, senza
statue gittanti all’aere acqua viva: l’acqua dirama- altre volte occupato dai Vice-Re, e il suo fratello la coda ai capelli, altrimenti è classificato per trottoires per li pedoni; vi è una sola piazza, che
si in fiumicelli, passeggia il piano, passo sotto de’ Duca di Genevois nella casa annessa, e comuni- giacobino. Il Re porta sempre l’uniforme, e spa- è quadrata ma piccola assai, e brutta, resta un
punti, perdesi fra l’estreme colline. In un gruppo cante col palazzo, che era dell’arcivescovo di da; chiunque egli riceva in camera sua anche un poco bassa, malinconica passandovi più in alto
d’esse presentansi fra gli altri oggetti moltiplici Cagliari, e accanto annesso a questa v’è la Chie- suo ministro, o famigliare, con cui abbia da par- una Contrada, da cui si scende una scala nella
quattro molini a vento che girano perpetuamen- sa Cattedrale, che ha delle tribune comunicanti lare lo riceve colla spada. Anche a tavola quan- piazzetta. Oltre che le strade sono strette, e mal

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selciate, sono anche sporche, e impicciate poi- l’Isola S. Pietro a Carloforte in casa d’un partico- mal di mare e il mare era ancora molto agitato Nel mese di gennaio del 1821, al palazzo del vi-
chè non avendo le case cortili, o almeno ben lare. E quando la Corte vuole qualche volta far per i violenti uragani che avevano dominato nel ceré, fu eseguito un balletto in suo onore. Si era
poche, e non avendo le abitazioni a piano terre- un pranzo in campagna, va in qualche casino Mediterraneo già da un mese. S. E. decise che alla fine delle feste di carnevale date da S. E.
no finestre, ma solo luce dalla porta i lavoranti d’una vigna d’un particolare. avrebbe ricevuto a palazzo il resto delle delega- Dodici giovani, graziose ragazze rappresentava-
lavorano sotto alle porte, e parte nella Contrada, Passeggio pubblico non v’è alcuno, che la sera zioni. Quindi montò in carrozza, con le funzioni no i dodici mesi dell’anno; le accompagnava il
tengono nella strada il fuoco per cuocere il loro d’estate sul bastione di S.ta Caterina; e poi la di viceré: erano scortati dal loro stato maggiore tempo e l’amore guidava i loro passi. Ognuna di
pranzo la povera gente, ove vi sono cavalli, que- gente in Cagliari sogliono andare o a Buon’Aria, e dalle guardie dette allora cacciatori del re. queste giovani ninfe portava un corno dell’ab-
sti si nettano nelle contrade, non avendo stalle, o dove vi è qualche festa in una chiesa. Giunto alle porte della città, S. E. fu di nuovo sa- bondanza. Prima dell’inizio del balletto, la ninfa
ma tenendo i cavalli negli atrj delle case. Poi vi Li principali miglioramenti, e abbellimenti da lutato con 20 colpi di cannone dalla piazza e che raffigurava il mese della nascita del viceré,
è l’uso in tutto Cagliari, e anche nel Castello di farsi a Cagliari sarebbero questa salve fu ripetuta ancora per la terza volta, gli offrì un grazioso sonetto dove si sentivano i
stendere tutta la biancheria che lavano nelle ca- 1° – Lasciar il Castello attuale per la guarnigione, nel momento in cui, arrivato in Castello, entrò nel sentimenti d’affetto e d’ammirazione che egli
se, su delle corde a traverso delle Contrade per e per li Tribunali, etc., e fabbricar una città nuo- palazzo. Qui, il nuovo incaricato delle funzioni ispirava ai Sardi, di cui la giovane ninfa era l’a-
farla asciugare, e questo pure impiccia, e fa un va regolare nella pianura fra lo stradone di Buo- di viceré ricevette l’omaggio che gli fu reso dai mabile interprete. Inoltre le ninfe erano divise
brutto aspetto. L’unica contrada larga nel castello n’Aria, e S. Lucifero, e per la Corte si potrebbe due corpi di guardia abituali di S. E.: in basso, per stagioni e, a tre a tre, erano vestite allo stes-
è il pezzo di strada dinnanzi alla Corte, ove vi è fabbricar il palazzo ove ora è il convento di Buo- da una compagnia di granatieri di fanteria legge- so modo. Frattanto lo stuolo dei ballerini e delle
anche una piazzetta. n’Aria, ed il quartiere di Cavalleria. Fra lo strado- ra e, in alto, nella prima sala, dalla compagnia ballerine si era fatto largo e il balletto fu esegui-
Le case in Castello di Cagliari sono piuttosto alte ne di Buon’Aria, e il mare si potrebbe fare un degli alabardieri rossi, una specie di guardia del to al suono dell’orchestra del viceré; si era fatto
comunemente di due piani, ve ne sono delle giardino pubblico, e in questa città nuova fare corpo del viceré, composta di veterani. Le depu- in modo di provare questo balletto in segreto
passabilmente grandi, spezialmente nella Contra- fabbricare dei magazzeni, e far tutta questa città tazioni dei diversi corpi si erano radunate nella per fargli una sorpresa più grande. Al centro del
da dei Cavalieri, ma non sono decorate; hanno nuova porto Franco. grande sala delle udienze per aspettare il viceré balletto, l’Amorino eseguì da solo un piccolo in-
pochissima apparenza esterna, e nell’interno so- Se si fosse fatto così, fatti fabbricar a conto regio e rendergli omaggio … termezzo, a cui poi si unirono tutte le ninfe; ma,
gliono essere sporche; ma hanno molte camere i magazzini, venduto a conto regio il terreno, e Parecchi giorni dopo, si celebrò la solenne festa nel momento in cui la danza era più animata, il
d’abitazione, ma non sale, né anticamere; scale fatto ivi un porto franco dieci anni sono, ora sa- dell’“incoronazione”, cioè la celebrazione del- Tempo crudele, tenendo in mano una clessidra,
oscure spesso … rebbe un commercio fiorentissimo in Cagliari. l’incoronazione di S. M. Carlo Felice e quindi la venne a porre fine al balletto. Allora le ninfe si
Le Case più grandi nel Castello di Cagliari sono: 2° – Se non si volesse far la città nuova, e tutto presa di possesso della carica effettiva di viceré; sparsero nella sala, offrendo agli spettatori dolci
1° la Corte, che da una parte guarda infuori del- questo, almeno la Corte pare starebbe meglio infatti, dopo il soggiorno della corte in Sardegna di cui i loro corni erano abbondantemente prov-
le mura del Castello, e dall’altra nella più larga collocata nel Palazzo del Seminario, e dell’Uni- e fino al 1820 incluso, i viceré avevano soltanto visti. Niente, di questo genere, potrebbe immagi-
contrada, e dalla parte della Contrada ha anche versità e questi nel Palazzo di Corte. il titolo di “luogotenente-generale”, “capitano- narsi di più grazioso.
una apparenza migliore, ma dalla parte di fuori generale” e “incaricato delle funzioni di viceré”;
orrida; ha un cortile, in cui non può entrar che ma, nel 1821 quando, dopo gli avvenimenti del-
qualche carro, ha però una bella scala, e un bel Charles de Saint Severin, Souvenirs d’un séjour la rivoluzione in Piemonte, S. A. R., il duca di Valery [Antoine-Claude Pasquin], Viaggio in Sar-
portone grande, ove stanno le sentinelle. Ma un en Sardaigne pendant les années 1821 et 1822 Genova, Carlo Felice, salì al trono, S. M., che fi- degna [1837], traduzione di M. G. Longhi, Nuo-
giardinetto stretto, ma lungo, che va lungo il pa- [1827], traduzione di C. Thermes, in E a dir di no ad allora aveva mantenuto il titolo di viceré ro, 1996.
lazzo fra le fortificazioni, e formato su due ba- Cagliari…, a cura di C. Thermes, Cagliari, 1997. di Sardegna – incarico da lui sostenuto per di-
stioni bassi delle fortificazioni esteriori, ed è un versi anni, con grande soddisfazione dei Sardi – Il Castello è il più bello dei quattro quartieri di
giardino come alla genovese con pergolato di vi- L’arrivo del viceré e la sua presa di possesso concesse il titolo reale di questo incarico a S. E. Cagliari; è costruito sulla parte più alta della col-
ti, piante d’aranci, e limoni, erba, e piante di danno luogo a diverse formalità e cerimonie as- il marchese d’Yenne. Così, dopo aver mantenu- lina ed è la residenza delle autorità, della nobiltà
frutta, e qualche fiore, tenuto bene, è tutto opera sai solenni. S. E. il marchese d’Yenne giunse nel to quest’isola fedele al suo re, questi ebbe poi e dei ricchi …
d’industria del Confetturiere Bais del Duca di golfo di Cagliari con la bella fregata di S. M., la l’incarico di succedergli nella carica di viceré. La Il palazzo reale, grande, solido, assai imponente
Genevois … Marie Therèse, a bordo della quale c’era anche il festa dell’incoronazione, molto imponente, ebbe e vantato come il più bello di Cagliari, non è
Nella Corte v’è una Sala grande, l’appartamento è seguito del capitano-generale. Il vascello era luogo nella cattedrale adornata allo scopo … che una vasta casa senz’architettura, una specie
ristretto, l’abitazione a proporzione poca per la scortato da un’altra fregata, la Christine e da una In quello stesso giorno si ha un pranzo di “gala” di caserma. Il palazzo presenta una collezione
famiglia del Re, e il Palazzo è malissimo mobi- bella corvetta, la Triton. La piccola flotta entrò nel palazzo del viceré il quale, nei giorni seguen- completa di ritratti dei viceré, alcuni dei quali
gliato, e nel suo interno brutto sporco, irregolare, nel porto in ordine di battaglia, verso le nove ti, dà altri pranzi e balli; ma le circostanze, in non privi di merito, e la serie dei principi di casa
non v’è che l’appartamento nobile regolare, co- del mattino, dopo nove giorni di burrascosa na- questo momento, non permisero questi piacevoli Savoia.
me si vede dal piano. Vi è la cucina in casa, ma vigazione. Gettata l’ancora, i vascelli, pavesati a intrattenimenti. La città di Cagliari rimase illumi-
non le stalle, che sono in un’altra casa poco lon- festa, salutarono il porto e la città, secondo le nata ancora per tre giorni, in questo momento in
tana verso la porta S. Pangrazio, ed ivi vi è posto usanze, con 17 colpi di cannone e subito le bat- cui tutti, fino ai più poveri, vollero spontanea- Alberto Della Marmora, Itinerario dell’isola di
credo per 50 cavalli, e per 8 carozze. Vi sono ivi terie della piazza risposero con lo stesso saluto. mente dare testimonianza di affetto al loro prece- Sardegna [1860], traduzione di M. G. Longhi,
anche i cavalli, e carozze del Duca di Genevese, Poco dopo, le rappresentanze dei diversi corpi dente augusto viceré, pervenuto al trono dei suoi vol. I, Nuoro, 1997.
il quale abita la Casa dell’Arcivescovo, che è uni- salirono a bordo della Marie Therèse – era la na- avi. Le persone ammesse a corte apparivano
ta alla Corte, e ha due appartamenti, piuttosto ve ammiraglia – per rendere omaggio al capita- molto eleganti negli abiti e nelle decorazioni. Le Il Palazzo Reale, o se si vuole, degli antichi vice-
ben mobigliati dal Duca; e nell’esterno non è ca- no-generale, incaricato delle funzioni di viceré. signore, che avevano molto buon gusto, furono ré, non è certamente un edificio di grande rilie-
sa bella ma nemmeno brutta verso la strada … Sarebbero state presenti anche altre deputazioni, il più bell’ornamento della festa. In nessun luo- vo, ma non merita il disprezzo di cui l’hanno
La corte non ha nessuna Casa di campagna, e se non fossero state dispensate da S. E., che ave- go, d’altra parte, le cerimonie sono osservate me- gratificato il Mimaut e il Valery. Quest’ultimo, do-
quando vuol andare per un mese l’anno in Cam- va saputo che molte delle autorità che le com- glio che a Cagliari: qui ad esse si dà tutta l’impor- po aver detto che era «grande, solido, abbastanza
pagna, va a Iglesias nella casa del Vescovo, o al- ponevano, sebbene native dell’isola, soffrivano il tanza dovuta … imponente», aggiunge che «esso non è che una

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vasta casa senza architettura, ed una specie di ca- municano tra loro attraverso porte allineate nel Ho già detto che il difetto principale dell’edifi- divisori che l’ingombravano, questo bel locale
serma». I Sardi hanno il diritto di reclamare con- senso della facciata. Conosco pochi palazzi che cio è inerente alla sua ubicazione, e cioè l’esse- ha ripreso la sua originaria semplicità; esso con-
tro un giudizio simile. Il fatto è che questo palaz- grazie a siffatta successione di porte e di saloni re stretto tra la piazza e lo strapiombo alle spal- siste essenzialmente in un vasto salone e in di-
zo, come quello dell’arcivescovo di cui è quasi siano in grado di offrire un colpo d’occhio più le. Essendo la parte anteriore quasi per intero verse camere abbastanza spaziose e sufficiente-
una continuazione, non ha avuto la possibilità di imponente, nei giorni di grande ricevimento o di occupata dall’appartamento di rappresentanza, mente illuminate.
estendersi oltre i limiti imposti per forza maggio- ballo. Molte stanze di questo lungo viale sono il- quella restante non è di grande disimpegno; in È lì che dopo otto anni di lavori assidui da parte
re sia dallo strapiombo a est, sia dalla piazza e luminate da tre finestre, perciò sono spaziose e compenso le camere di tutto il secondo piano di pochi impiegati, mediocremente retribuiti ma
dalla strada sulle quali a ovest dà la facciata; que- particolarmente adatte ai ricevimenti ufficiali e al- rimediano al difetto. Quanto al panorama di cui pieni di buona volontà e consapevoli dell’impor-
st’ultima, senza essere di un gusto squisito, non le cene di rappresentanza; quella destinata in si gode dall’appartamento a est, meriterebbe tanza della loro missione, si è arrivati a mettere
manca d’una certa maestosità spagnola. specie a servire da sala da ballo è di rilevanti d’essere descritto da una penna più abile e più in ordine un’enorme massa di importanti docu-
L’edificio prospetta sulla piazza detta “del Palaz- proporzioni: vi ho assistito a riunioni affollatissi- pratica della mia. Quante volte mi è accaduto, menti che nel 1849 trovai confusamente ammas-
zo” e sulla strada che ne è la continuazione; si me e molto animate. durante il mio soggiorno obbligato in questo sati in luoghi diversi, anche nelle scuderie, dove i
compone di due piani e di un pianterreno; al Dopo la partenza della corte nel 1815, i viceré palazzo, di andare dopo cena alla mia finestra topi e l’umidità facevano a gara per distruggerli.
primo piano si arriva da una doppia scala di che abitarono di nuovo il palazzo vi fecero note- favorita, dove dimenticavo i fastidi e le preoccu- Questo utile istituto dal 1850 ha avuto lo svi-
marmo di Carrara che dà accesso a un salone voli lavori di miglioramento; i più importanti fu- pazioni della mia posizione ufficiale contem- luppo che merita ed è ora degno di attenzio-
abbastanza spazioso, il quale fino a non molto rono eseguiti nel 1829 per l’arrivo del principe plando il magnifico panorama che si godeva da ne da parte dell’autorità superiore e anche del
tempo fa era occupato dagli alabardieri, specie di Carignano, divenuto re Carlo Alberto. Fu mes- questo punto! viaggiatore studioso. Innanzitutto vi si possono
di guardie del corpo del viceré; sono stati licen- so un parquet di noce lucido nelle stanze che Vedevo ai miei piedi tutto il quartiere di Villano- consultare tutti i documenti relativi al governo
ziati nel 1848 contemporaneamente alla soppres- ancora non l’avevano, si moltiplicarono e rinno- va; più lontano, da un lato, il pittoresco pro- viceregio, cominciando dalla presa di possesso
sione della carica. Tuttavia, anche se ha perso i varono le specchiere e le tappezzerie di seta; il montorio di Sant’Elia che s’avanza nel mare e dell’Isola da parte dei principi di Savoia fino al-
guardiani del viceré in carica, il salone ha nondi- palazzo, insomma, fu rimesso in uno stato ade- divide il golfo in due parti, in fondo alle quali le l’ultimo dei viceré, nel 1848. Una sezione degli
meno conservato i suoi viceré defunti, e cioè i guato e decente, ben lontano dalla mediocrità in onde venivano a infrangersi sotto i miei occhi archivi custodisce anche i documenti dell’antica
numerosi ritratti degli antichi rappresentanti delle cui era stato lasciato dall’ultimo viceré. quasi sempre dolcemente e senza fragore; dal- Intendenza generale dell’Isola e quelli del con-
maestà aragonesi e spagnole nell’Isola; alcuni di Da quell’epoca in poi, e cioè dalla fine del 1848, l’altro vedevo il notevole stagno isolato di Mo- trollore generale, del censore generale dei Monti
questi quadri non mancano di merito artistico, se- la manutenzione del palazzo è stata però trascu- lentargius, talvolta pieno, talvolta a secco, ma di Soccorso, dell’amministrazione delle vecchie
condo il giudizio del Valery. È questa collezione rata anche relativamente alle riparazioni materia- che sempre, durante l’inverno, offre asilo a innu- torri, delle gabelle e del Monte di Riscatto. La
di personaggi anneriti dal fumo, allineati nell’or- li più importanti. È un peccato che l’alta perso- merevoli stormi di fenicotteri, i quali per istinto classificazione di questo guazzabuglio di carte
dine del loro arrivo in Sardegna, che ha suggerito nalità che oggi amministra la lista civile di Sua rimangono nel centro, al riparo dai cacciatori. diverse è oggi in via di ultimazione. Un’altra par-
all’attuale ammiraglio Jurien-Lagravière [1842] il Maestà, e per la quale professo una stima tutta Qualche volta da questa finestra mi permettevo te degli stessi appartamenti contiene le carte dei
seguente passo: particolare, non abbia mai messo piede nell’Iso- di puntare il telescopio sulle orde un po’ ciarlie- vecchi archivi reali che custodiscono importan-
Non appena arrivammo a Cagliari, il nostro la e soprattutto in questo palazzo, perché forse re di questi volatili di cui amavo studiare le abi- tissimi documenti del tempo del precedente go-
amabile console, Monsieur Cottard, s’incaricò di si sarebbe convinta della duplice convenienza tudini e che vedevo come se mi fossi trovato a verno spagnolo. Il riordino di quest’interessante
presentarci a Sua Eccellenza il Viceré. Ci si fece che ci sarebbe a conservare quest’edificio alla due passi da loro, nonostante la distanza di un e preziosa collezione è anch’esso in fase molto
attendere per un certo tempo in una vasta sala Corona, e non a rifiutarlo come un inutile fardel- miglio che ci separava; magnifici uccelli dalle ali avanzata.
dove, appesi a un’alta parete grigia, c’erano i ri- lo per il bilancio reale. Sul continente si sono di fuoco, che mi rappresentavo in qualche mo- Un altro dipartimento del nuovo archivio conte-
tratti di tutti i viceré che governarono l’Isola do- mantenuti sotto il nome di residenze reali i pa- do come una truppa di diverse migliaia di sol- neva la raccolta di carte del vecchio archivio pa-
po che fu unita alla Corona d’Aragona. Niente lazzi di Nizza e di Chambéry che sotto ogni pro- dati vestiti di rosso e di bianco e serrati in ordi- trimoniale, ma tali documenti furono reclamati
sembrava meno incoraggiante del portamento filo non valgono certamente quello della capita- ne di battaglia, tranquillamente sguazzanti, sotto dal demanio cui andarono per ordine ministeria-
arcigno di tutte quelle eccellenze bardate di ferro le della vasta Isola che dà al principe regnante il la protezione delle loro vedette e delle loro po- le; per apprezzare la portata e la buona fede di
che ci lanciavano un fiero sguardo dall’alto del- titolo di re. D’altra parte gli attuali Sardi, i cui stazioni avanzate. tale disposizione si pensi che quei documenti
le loro cornici tarlate. Ci trovammo molto più a padri hanno in passato accolto con gioia e ospi- Ai piedi del palazzo, in basso a queste stesse fi- sono stati ritirati dal servizio pubblico e ufficiale
nostro agio con i loro successori. tato nel miglior modo i principi di Savoia scac- nestre, a levante, si trova un giardino costruito a per essere messi nelle mani di coloro ai quali un
Nella sala vicina sono ugualmente allineati e si- ciati dal paese natale, hanno secondo me, mag- terrazze successive ricavate nelle vecchie fortifi- uomo deve richiedere la difesa del suo interesse
stemati in duplice fila i ritratti dei viceré che go- gior diritto di veder questo palazzo mantenuto cazioni; contiene un galoppatoio il cui interno contro lo Stato e ai quali è costretto a ricorrere
vernarono la Sardegna sotto il dominio dei prin- nella categoria degli edifici reali in cui rientrava serve adesso come maneggio d’equitazione per per prendere visione delle carte che potrebbero
cipi di Savoia, dal 1720 al 1848. Questa seconda fino a oggi, di quanto non ne abbiano i Nizzardi le reclute dei carabinieri di Sardegna. In questo avallare i suoi giusti reclami. È così che sono
collezione è accompagnata da un’immensa iscri- e i Savoiardi. Bisogna osservare che nessuno momento il giardino è abbandonato e in rovina; trattati i privati costretti a lottare contro i funzio-
zione su una lastra di marmo, in caratteri dorati, può, oggi meno che mai, prevedere l’avvenire vi si arriva da una serie di scale, e comunica da nari del governo.
composta dal defunto presidente Tiragallo per nell’attuale stato degli animi in Europa; ciò che è un’altra parte con la strada esterna e il giardino Una naturale dépendance del palazzo era l’edifi-
perpetuare la memoria del soggiorno della fami- avvenuto durante le guerre della repubblica pubblico; quindi si può anche uscire dal giardi- cio in cui si trovavano le scuderie della corte e
glia reale in questo palazzo durante gli anni che francese e dell’impero dovrebbe però servire da no del palazzo e da Castello, senza passare per degli antichi viceré; è un po’ più lontano dalla
vanno dal 1799 al 1815, circostanza che inter- lezione, soprattutto alle case regnanti di secon- la grande porta che dà sulla piazza. residenza e dà sulla piccola piazza di San Pan-
ruppe per quindici anni il periodo del governo d’ordine che, premute e assediate da potenti vi- Una parte del pianterreno dell’edificio era, fino a crazio.
viceregio propriamente detto. cini, potrebbero all’occasione trovare da loro un non molto tempo fa, occupata dai servizi di ta- Si tratta di un edificio abbandonato e in rovina;
Gli appartamenti che danno sulla piazza offrono rifugio provvisorio, senza essere costrette a men- vola e dalla cucina del viceré; ha ricevuto ades- le sue vicissitudini sono abbastanza curiose; fu
una numerosa successione di saloni più o meno dicare in paese straniero un’ospitalità sempre so una più nobile destinazione di cui mi permet- prima un’Università degli studi, all’epoca del re
ampi che (senza parlare dei passaggi interni) co- umiliante e spesso funesta. to di dichiararmi il promotore. Liberato da tutti i di Spagna Filippo IV, che lo fece costruire allo

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scopo; più tardi, quando si spostò altrove l’Uni- Teresa che andò a raggiungere a Torino il Re quali quella di Carolo de Borgia, del 1611, dux denza dei Viceré tanto all’epoca della domina-
versità, se ne fece un teatro, poi vi si sistemaro- Vittorio Emanuele suo consorte, ripristinato sul Candiae ex magnatibus Hispaniarum, che insu- zione spagnuola quanto sotto al regno della di-
no i cavalli e divenne la scuderia dei re e dei vi- trono dei suoi avi. lam latrunculis obsessam purgavit!! nastia sabauda. È un palazzo grandioso, barocco
ceré; adesso, dopo essere servito da caserma ed Questo palazzo subì molti aumenti secondo l’op- però, e sovraccarico d’ornamenti, con vasto atrio
essere in parte crollato, uccidendo diversi cavalli portunità sì al tempo d’Aragona, che di Spagna. a colonne, ed uno scalone maestoso a due ram-
dei carabinieri di Sardegna, è un locale del tutto Così sappiamo dal R. Archivio (Vol. B. f. 137), Auguste Boullier, L’île de Sardaigne [1865], tra- pe concorrenti in una, che conduce ad apparta-
abbandonato. come Pietro d’Aragona nel 1337 fece un cambio duzione di C. Thermes, in E a dir di Cagliari…, menti ampj e spaziosi, con dipinti, dorature, de-
coll’Arcivescovo di Cagliari di un ospizio, pro a cura di C. Thermes, Cagliari, 1997. corazioni ed addobbi in uso nel secolo scorso.
cambio hospitii quod dictus archiepiscopus habet Ebbi campo di osservarli minutamente nelle va-
Giovanni Spano, Guida della città e dintorni di in Castro Callari. E da un altro documento del Il Castello offre una visione diversa e scene di- rie volte che fui ricevuto da quel signor Prefetto
Cagliari, Cagliari, 1861. 17 Giugno 1501, si rileva che l’abbadessa Mad- verse. Là è l’università, con il suo “chiostro”, le dal quale fui gentilmente invitato anche a mensa.
dalena Orrù del monastero di Santa Margarita sue raccolte di libri e la sua gente studiosa, fatta
Unito all’episcopio si trova il palazzo Reale, dove dell’ordine di S. Damiano e Santa Chiara di Stam- di professori e di studenti. Là, le vecchie porte
avevano soggiorno i Vicerè. Ha un bell’aspetto, pace (Monasterii Sancte Margarite ordinis Sancti massicce, dorate dal sole e coperte di epigrafi, ri- Enrico Costa, Dal taccuino d’un viaggiatore [1882],
con un balcone in mezzo: il portone a colonne Damiani et Sancte Clare ville Stampacis), colla li- cordano che hanno visto passare, nei secoli, le in E a dir di Cagliari…, a cura di C. Thermes, Ca-
di pietra di Bonaria è d’ordine dorico, e la scala a cenza de venerabile Guardiano del monastero di dominazioni aragonese e pisana, le lotte contro il gliari, 1997.
due rampe, è tutta di marmo. Sopra si legge Ca- S. Francesco di Stampace, accettava il riscatto del Piemonte, i ricordi dolorosi o felici di una società
rolus Emmanuel III. Prorege D. Ludovico de Hal- capitale di L. 20 onerate sopra la casa attigua al completamente diversa dalla nostra, ma non pri- Monarchica, bigotta, festaiuola
lot Comes de Hailes refecit ornavit MDCCLXIX. regio Palazzo di Cagliari, e stata venduta con va di grandezza. Là, il palazzo reale ha ospitato In cerimonie larga e in cortesia
Prima però di entrare, osserverete al lato destro questo peso da Antonio Paris alla R. Corte per due generazioni di re in esilio, ha sentito i loro Nel mar si specchia, e fa la civettuola
un bel bassorilievo in marmo, eretto dall’antica ordine del Luogoten. Gener. Dusai, onde accre- segreti, i loro pianti, le loro confidenze, triste tap- Tra i rigattieri e l’aristocrazia.
amministrazione delle torri, perchè nel corri- scere il R. Palazzo (Pro ampliacione stazii Regii pa di quello straordinario destino della casa Sa- Sui balconi foggiati alla spagnola,
spondente pian terreno, dove oggi è la Tesoreria Palacii Callaris). voia che, in così breve tempo, ha toccato i due Tra i fiori e la distesa biancheria
Provinciale, esisteva l’uffizio della stessa ammini- Il vicerè Zatrillas fu quegli che nei tempi antichi limiti estremi della sorte: spogliata, non più di Stan le fanciulle, a scambiar la parola
strazione, stabilita fin dal 1587, ed abolita nel si distinse nell’ingrandimento e miglioramento cinquant’anni fa dalla Francia, e oggi da questa Con chi langue d’amor in su la via.
1841. Sotto il regno di Carlo Emanuele III, ed il del palazzo. Se non che la sua riforma in meglio chiamata ad un ruolo così importante. È proprio E mentre a San Remy va in processione
ministero del Conte Bogino prese molto incre- si deve principalmente ai tempi in cui vi stette la in Castello che si levano la torre di San Pancrazio La gente a passeggiar, spende e gavazza
mento, come si rileva dal Regolamento del 1766. real Corte. Nell’ultimo piano dello stesso Palaz- e quella dell’Elefante che, dopo essere servite co- Laggiù al Mercato il popolo ghiottone.
I suoi redditi nascevano da alcuni dazii di espor- zo, sotto i Vicerè, erano collocati gli uffizii della me fortezze, servono ora da prigione e domina- Già ligia ai Viceré, Cagliari or cozza
tazione, con cui si occorreva alla spesa della ma- segreteria di Stato e di Guerra, e del Monte di no la città con la loro mole scura, come per se- Con chi vuol la Madonna in una piazza
nutenzione delle torri. Era governata da tre am- Riscatto. Oggi giorno in quei siti stanno gli uffizii gnalare il posto che ancora occupa il medio evo E Sant’Efisio dentro una carrozza.
ministratori rappresentanti i tre antichi stamenti: del R. Demanio e delle contribuzioni dirette. nella civiltà sarda. Anche le passeggiate si trova-
aveva un Segretario, un Contadore, ed un Teso- Dentro il medesimo Palazzo poco vi è da osser- no in Castello. Quella del bastione è una terrazza
riere. L’iscrizione sopra il bassorilievo è la se- vare, salvo la lunga fila dei saloni in cui le porte stretta, pavimentata in marmo, da cui si spazia su Francesco Corona, Guida di Cagliari e suoi din-
guente – Carolo Felici a Sabaudia Sardiniae sono così in simmetria che un lume messo in tutto il golfo. È una terrazza triste, sebbene, in torni, Bergamo, 1894.
Proregi-Ob curam operam et studium augendi quello del fondo si può vedere da tutti. Tutti sono certe ore, ci si dia convegno tutto il bel mondo.
publicam rem – Domi forisque illustri-Ex Italia palchettati, ben puliti, tappezzati a drapperie, con Alcuni alberi spennacchiati vi lottano invano Palazzo reale ora Palazzo della Prefettura – Più
reduci – Turrium Regni administratores – Laeti molti lustri, ed ornati di figure. Il più vasto salone contro la violenza dei venti, le esalazioni delle che d’un palazzo reale ha l’aspetto d’una caser-
posuerunt – Amplissimo Praefecto suo A. D. 17 è quello dove si davano le feste di ballo. Ma se si saline e la scarsa bontà della terra; si curvano ma e ricorda quei casoni napoletani, che l’archi-
cal. Dec. aerae Vulg. 1803 – Fratris sui Augusti – eccettuano queste sale, le altre camere sono mal senza crescere e danno poca ombra. Sui fianchi tettura spagnuola impiantò ovunque ebbe forza
Victorii Emanuelis I. anno II. Il basso rilievo rap- tenute, ed a ragione il Gen. Della Marmora parla della collina si snodano altre passeggiate più am- di legge.
presenta la Sardegna incoronata, che è troppo di questa mal conservazione (Itiner. vol. I p. 67). pie. Nelle zone più alte sono stati piantati molti Esso è d’ordine dorico a due piani e non è iso-
grassa e paffuta, una torre ed un vascello. Avvi un gabinetto di quadri di tutti i Re di Sarde- alberi di pepe, le cui foglie frastagliate, i rami lato.
Nel palazzo reale, prima dell’abolizione del Vice- gna della Casa Savoja, e di alcune Principesse. pendenti e i bei grappoli rossi contrastano viva- Benché ingrandito dal viceré Zatrillas, è mode-
regato, vi prendevano stanza tutti i Vicerè, tanto Quello di Carlo Alberto, sebbene grande, è molto mente con la povertà dei pini marittimi a cui so- stissimo e non ha di grandioso che l’atrio spoglio
al tempo del governo spagnuolo, quanto in ordinario, opera di Giuseppe Monticoni di Torino, no frammischiati. Qua e là, ciuffi di rododendri, d’ogni ornamento, con lo scalone in marmo.
quello della Casa di Savoja. Ivi pure stanziarono eseguito nel 1834. Le due tele dei ritratti a mezza di rose e di gelsomini rallegrano la vista, mentre Quivi ebbero stanza tutti i viceré spagnuoli e po-
gli stessi Reali di Savoja in tempo poco da noi figura di Carlo Alb. e di Vitt. Eman. II sono del gli aloe pungono le rocce calcaree con le loro scia quelli piemontesi. Carlo Emanuele IV v’allog-
lontano. Nel 3 Marzo 1799 vi giunse il Re Carlo Caboni: nel piano fondo della seconda sala a punte aguzze. Da qualunque parte si guardi, lo giò con la sua famiglia dal 3 marzo al settembre
Emanuele IV con tutta la Famiglia Reale, e vi man sinistra vi è dipinto a fresco il ratto delle Sa- spettacolo è incantevole. 1799, allorché profugo riparò in quest’isola; Vitto-
stette fino al Settembre dello stesso anno in cui bine dal Costa Genovese, nel 1812. L’insieme è rio Emanuele I vi dimorò, pure con la sua fami-
tornò in Terraferma. Indi l’occupò colla qualità ben inteso, morbido l’impasto. Si può dare pure glia, dal febbraio 1806 al 15 agosto 1815; Carlo
di Vicerè il Principe, poi Re Carlo Felice. Final- un’occhiata ai diversi Ritratti dei Vicerè che nei Carlo Corbetta, Sardegna e Corsica, Milano, 1877. Felice vi stette come viceré e poscia come re e fi-
mente vi ebbe stanza il Re Vittorio Emanuele tempi andati governarono l’Isola: mancano quelli nalmente Carlo Alberto vi soggiornò, profonden-
colla real Famiglia, venuta a Cagliari nel Feb- degli ultimi due, cioè di De Asarta, e di De Lau- Seguendo il cammino sempre nella medesima dovi, nel restaurarlo, per i pochi giorni che vi ri-
braio del 1806. Nel 15 Agosto 1815 ebbe luogo nay. Ve ne sono curiosi e grotteschi con iscrizioni via, si trova dallo stesso lato del duomo e del- mase, più somme di quante ne spesero i suoi
la partenza colle due figlie della Regina Maria ampollose in catalano, spagnuolo e latino, tra le l’episcopio, il palazzo della Prefettura, già resi- predecessori nei molti anni che vi risiedettero.

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Il primo piano, ora occupato dal prefetto, ha due piccoli quadri pure della volta: Scienza del- cielo, con stupendo effetto di luce. Nel 1898 fu- Antonio Ballero, “Via Fossario”, in L’Unione Sar-
una fuga di dodici sale, con un salone ricco di l’Amministrazione e la Scienza dell’Ingegneria. rono apposti pregiati trasparenti dello stesso Bru- da, 16 gennaio 1940.
marmi di Carrara ed altre sale tappezzate di ri- La freschezza della costruzione, l’eleganza del schi; spiccano per grandiosità di concezione e
tratti di viceré. mobilio e delle tappezzerie d’alcune sale non na- per vigoria di colorito la morte di Amsicora e la Strappo dall’ammasso turrito, che da secoli domi-
All’ultimo, una volta occupato dagli uffizii di se- scondono la meschinità del locale. rassegna di Eleonora alle truppe vinte e ai ribelli na la piana e il mare, questo squarcio di roccia
greteria di stato e di guerra e del Monte di Ri- Il pian terreno è occupato dall’ufficio tecnico; il soggiogati. e di pietra sospeso, come un prodigio, tra terra e
scatto e poi da quelli del Demanio, sono gli uf- superiore dagli uffici di segreteria e dalle sale cielo. Un pezzo del vecchio Castello, il più vec-
fici della Prefettura, al pian terreno quelli di della giunta, del presidente e del consiglio. chio quartiere cagliaritano, che tanta storia na-
polizia, la tesoreria e la cassa provinciale. John Crawford Flitch, Sardegna 1911, Sensazio- sconde tra i ruvidi massi delle sue case alte, delle
Comunica col Duomo per mezzo d’una galleria, ni di un viaggio [1911], traduzione di L. Artizzu, sue terrazze solatie, oasi miracolose di luce sul
che [im]mette in tribuna a destra dell’altare mag- Guida di Cagliari, Cagliari, 1902. Cagliari, 1998. monotono scenario dei tetti e delle grondaie.
giore. Non ricordo chi, ma qualcuno certamente, turista
Palazzo provinciale – Sorge al lato destro di Palazzo Reale – Di fianco all’episcopio trovasi il La Cagliari aristocratica vive in luoghi appartati vagabondo di strada in strada, creò il paragone
quello della Prefettura, al quale ora è unito e im- già palazzo reale, ora della Prefettura … ed alti, trincerata dietro le mura pisane. Nel quar- con un’altra città, come Cagliari costrutta sulla ci-
medesimato, e con il quale perciò comunica. Il portone, a belle colonne d’ordine dorico, è in tiere di Castello si trovano gli antichi edifici istitu- ma di un colle. Vi scorse Toledo con le sue viuz-
Di recente riattato, ha un vasto salone, alle cui pietra di Bonaria, deturpata dalla imbiancatura zionali: il palazzo del Governo, quelli della Pre- ze ripide ed anguste, con le sue piantine di gera-
decorazioni lavora il pittore Domenico Bruschi con latte di calce; lo scalone, a due branche, è fettura e del Municipio, le varie dimore gentilizie, nio ad adornar le finestre basse sulla via, con le
per la somma di 26,000 lire. intieramente in marmo … il Duomo, l’Università, la Corte d’Appello. Le tor- donne intente ad empir d’acqua le brocche, con
La sala misura metri 29.10 in lunghezza, 10.15 in Al tempo degli ultimi vicerè non era spregevole ri del Leone e dell’Elefante sono le sentinelle im- il trillo dei bimbi dai piedi nudi e dagli occhi ne-
larghezza, pari a metri quadrati 193.86 e 9.70 residenza di quell’autorità suprema; rimase poi mortali che stanno a guardia della sua nobiltà. ri, urlanti la loro gioia di vivere in margine alle
d’altezza, ed è la più vasta sala di questa città. in abbandono, giustamente stigmatizzato da La- Una città di carattere completamente diverso è loro dimore squallide e basse.
Prospetta al Terrapieno, verso cui si aprono cin- marmora. Al presente è proprietà della provincia sorta nei quartieri mercantili e industriali della Ma- Una Toledo, forse, del tempo ormai lontano, caro
que larghe finestre e nella parte opposta, sono e residenza del Prefetto con i suoi uffici, e della rina, di Stampace e Villanova, ai piedi della colli- al poetico e romantico De Amicis: un pezzetto di
praticate tre porte, che, con due altre laterali, amministrazione provinciale; la quale fecevi im- na. Vi si svolgono affari commerciali che sembra- una Toledo che non è più e che va perdendo, ad
comunicano con gli uffici, mentre altre due, di portanti aggiunte. no richiedere un’attività frenetica, sebbene io non ogni colpo di piccone, un po’ del suo colore tra-
faccia alle prime, servono d’accesso al pubblico, Nel primo salone d’ingresso (sala degli alabar- abbia mai appurato la natura di tale attività. Là si dizionale, un po’ del suo pittoresco più gustoso.
che vi penetra dallo scalone della Prefettura. dieri) sonvi i ritratti dei vice-re spagnuoli; nell’at- trovano i moli del carbone, i magazzini, le offici- Ma resta sempre, nel vecchio Castello cagliarita-
I tre quarti dell’aula sono destinati ai seggi dei tigua, quelli che governarono l’isola sotto la casa ne, il gasometro ed altre orribili cose che non si no, mentre scompaiono – fugati dall’ardente cli-
membri del consiglio provinciale, il rimanente è di Savoia, ma tra questi mancano i due ultimi: il attagliano al carattere che certi pregiudizi hanno ma rinnovatore – i luridi e malsani sottani, men-
riservato al pubblico. De-Asarta e il De-Launay. Sarebbe opportuno attribuito alle coste del Mediterraneo. tre un provvido piano regolatore sfronda le
Lo stile decorativo è quello del Rinascimento ita- procurarli, nel fine di avere la serie completa Cagliari, in realtà, si è poco curata delle apparen- troppe casupole cadenti, resta sempre – diceva-
liano; i disegni sono semplici e severi nelle loro nell’interesse storico. ze; non si è data pena di armonizzarsi con la na- mo – piena di fascino e di sentimento, e indugia
linee ornamentali classiche. Havvi un gabinetto con i ritratti di tutti i re sardi tura scenografica del paesaggio. E così, quando mite tra chiarità di cielo e di mare, un pochino
Nel cornicione della vôlta, attorno al quadro cen- di casa Savoia e di alcune principesse; quelli di ci si allontana dalla città, e dal mare si vedono i di quell’aria magica e cristallina della nobile e
trale, sei grandi drappi in rilievo con Vittorie ala- Carlo Alberto e di Vittorio Emanuele II sono del contorni dei bianchi edifici luccicare ai lati della antica città castigliana.
te, che reggono agli angoli lo stemma nazionale Caboni. In altra sala, ratto delle Sabine, nella bianca roccia, non si può negare che il suo co- Prendiamo, ad esempio, questo corridoio oscu-
e nel centro quello della città, e rostri di mare volta; bene inteso affresco del 1812 di un Costa, stante progresso abbia posto a rischio il suo ro, che spunta da un vicolo tortuoso e si snoda
con sirene e corazze. genovese. aspetto meraviglioso ed il suo fascino. sotterraneo, quasi nel ventre del vecchio quartie-
Alle quattro soprapporte delle pareti minori, Nella sala del consiglio, la quale primeggia e mi- re e, così tetro e romito, sfocia, poi, nella pienez-
sotto i quadri storici, sono gli stemmi dei quat- sura m 19,80 in lunghezza, 10,10 in larghezza e za di un aperto cielo, di un aperto mare. Bisogna
tro circondari della provincia di Cagliari e, sulle 9,70 in altezza, sonvi ritratti e affreschi del Bru- La Guida di Cagliari, Cagliari, 1928. cercarlo con pazienza, con fatica – e spesso an-
soprapporte e sulle cinque sopraffinestre, meda- schi (1895); i primi sono sopra le tre porte prin- che accade a chi è nato e vive a Cagliari – que-
glioni con ritratti di uomini illustri isolani. cipali d’ingresso e nei sopra ornati delle cinque Nella parte più alta del Castello. Fu già Palazzo sto corridoio scavato nella roccia, questo invisibi-
I quattro quadri storici delle pareti, rappresenta- finestre: Eleonora d’Arborea, Vincenzo Sulis, Vit- Regio. Antica resistenza dei Viceré di Sardegna, le andito che corre sul ciglio del dirupo e, da
no: torio Porcile, Sigismondo Arquer, Giov. Battista vi sono ancora conservati i ritratti di tutti i Viceré centinaia di anni, sembra che ceda e crolli sotto
Alfonso il Magnanimo convoca per la prima volta Tuveri, Gianquinto Degioannis, Gaetano Cima, e di alcuni principi di Casa Savoia. Attualmente l’enorme peso delle nere e alte case che lo so-
in Cagliari e presiede le corti generali del regno; Giovanni Marghinotti. Gli affreschi rappresenta- vi han la loro residenza il prefetto e gli uffici del- vrastano.
Eleonora d’Arborèa promulga la sua Carta de no, nella volta: allegoria sull’invasione francese la Prefettura e dell’Amministrazione Provinciale. Lasci, sotto la lieve carezza del sole di gennaio,
Logu; del 1793, di cui si loda molto un gruppo di don- Eretto sulla sommità della rocca, trovasi con la camminando indolente, a piccoli passi, l’ampio
Disperata difesa degli Iliesi dagli assalti dei sol- ne ignude ai piedi della figura principale, la pa- facciata verso oriente a strapiombo. Da essa si respiro di Piazza Palazzo, e ti inoltri per la stradu-
dati romani, che li inseguono su per i monti, tria; pace di Eleonora (1387) col re Aragonese, domina la vasta distesa del Campidano di Ca- cola fredda e ombrosa che separa, dal groviglio
aizzando, contro di essi dei mastini; con bellissime figure di contadini sardi in costu- gliari fino al mare. degli edifici attorno, la bianca facciata del Duo-
Difesa degli Antiochesi da un assalto di Barba- me; difesa degli iliesi dagli assalti dei romani La facciata principale su Piazza Del Duomo, ha di mo. Allora trovi, appena voltato l’angolo, il corri-
reschi. con fiero gruppo di molossi; assalto dei pirati sa- notevole la severa linea architettonica e il portone doio oscuro, l’andito ascoso. Ti si para dinanzi,
Il quadro centrale della volta rappresenta: La raceni che, ritti in piedi nelle barche, mirano alla principale d’ingresso affiancato da due colonne quasi improvviso, rifugio d’ombra e di gelo, de-
Sardegna che custodisce lo scudo di Savoja, e i ròcca, dietro la quale tramonta il sole nel rosso doriche che sorreggono la balconata centrale. serto di voci e di passi: invitante nei pomeriggi

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afosi di luglio, ché ti dà il passeggero conforto ra, vi edificarono la cattedrale, eressero le due Salvatore Naitza, Decorazioni nel palazzo vice-
d’un po’ di fresco, pauroso nelle piovose giornate belle torri dell’Elefante e di San Pancrazio, che re- regio di Cagliari, Cagliari, 1981.
invernali, quando l’acqua gocciola, stillicidio sotti- sistono tuttora illese, e soprattutto vollero arroc-
le, dalla volta e dalle pareti come in una galleria. carsi quassù per non confondersi con la popola- Le decorazioni che Domenico Bruschi, pittore
Cauto, incerto, guidato dal tenue chiarore che zione preesistente, confinata nelle pendici e nella perugino assai noto e collaudato in prestigiose
filtra non si sa come e da dove, t’inoltri per il pianura. Altrettanto fecero i catalani e gli spagnoli, imprese dello stesso genere, progettò ed eseguì
corridoio e, tentoni, timoroso di sbatter contro che rafforzarono le mura ed esclusero più rigoro- nel Palazzo Viceregio a Cagliari su commissione
un muro o di precipitare in un fossato, vai lenta- samente i sardi e i pisani sconfitti da questa altura dell’Amministrazione provinciale tra il 1893 e il
mente verso il tondo alone di luce che, in fondo dove persino i piemontesi durante la prima fase 1895, sono in primo luogo da interpretare, nel
all’antro oscuro, si fa più intenso e luminoso. della loro dominazione, si attestarono come in loro insieme, come l’atto finale di carattere arti-
Dietro, nella cornice severa della Piazzetta del una fortezza, evitando, per superbia o per diffi- stico – una sorta di coronamento di fasti palatini
Duomo, svanisce un profumo sottile di incenso e denza, di mescolarsi con gli abitanti degli altri – di tutto un ordine di scelte che la nuova situa-
di passato: là stanno, immobili, le antiche pietre, quartieri. Ecco perché anche oggi il Castello, non zione dello Stato unitario italiano imponeva, di
i leoni di marmo che rammentano della potenza per la sua sostanza che ovviamente è mutata spe- fatto, all’alto funzionariato e alle rappresentanze
e della gloria cittadine, le istoriate porte pisane, cie nel dopoguerra, ma per il suo aspetto, conser- locali nel momento in cui doveva impostare,
l’atmosfera greve e stanca di un tempo che fu; va un accento aristocratico e l’umore di un altro non solo logisticamente ma anche culturalmente
qua un misto curioso di vecchio e di nuovo, di secolo. La sua antica patina che nobilita strade e (potremmo dire, meglio: ideologicamente), la
passato e di moderno, tra mura che videro roto- case, il suo verticalismo, il particolare ritmo ar- presenza augusta del Regno nelle sedi periferi-
lare lieta o triste la vicenda di ieri, tra porticine di chitettonico impresso dalla cinta muraria, dai ba- che. Le Province, perciò, come figlie predilette
legno bianco e grossi gradini di ardesia che han- stioni, dagli speroni, dalle torri, dalle vie ripide, della nuova Italia, dovevano risultare, nella loro
no sostituito le porte e i gradini di una volta. tortuose ed anguste, dalle vecchie abitazioni im- specificità storico-territoriale, strettamente colle-
Finestre e finestrelle ad inferriate, sporgenti in merse nel silenzio e nell’ombra, gli conferiscono gate al Centro delle decisioni della ricostituita
alto tra massi rocciosi, o sbucanti misteriose a li- un sapore medievale e spagnolo, l’aria e la ma- Nazione: «una d’arme, di lingua, d’altare, di me-
vello del selciato, distendono, una contro l’altra, linconia di un’età perduta, dei luoghi dove la vi- morie, di sangue e di cor», secondo l’ideale del
intricate siepi di panni stesi ad asciugare, quoti- ta, che fu per secoli fervida e intensa, si è illan- Risorgimento liricamente cantato dal Manzoni.
diano pavese di gala delle laboriose donne di guidita e quasi arrestata. C’è da credere, dunque, che la scelta del Palaz-
casa. E forse un giorno, tra finestra e finestra, zo dei Viceré, Palazzo reale per circa un quindi-
sventolava, invece, il variopinto pavese degli cennio, adibito tra l’altro a dimora effimera dei
stendardi dei Viceré, quando i Viceré passavano Carlo Levi, Tutto il miele è finito, Torino, 1964. Sovrani o loro familiari in visita, quale sede del
nelle loro portantine dorate. Prefetto, rappresentante dell’autorità centrale, e
Nella discesa dolce il passo si fa più lieve, più Cagliari appare piena di contrasti, a chi appena subito dopo, della Provincia di Cagliari, non fos-
svelto, e ben presto divora le poche decine di vi scenda, dopo un’ora e mezzo di volo, venen- se stata dettata semplicemente dalla sua disponi-
metri del corridoio buio. Poi, superato il varco do dal Continente, dalla terra manna, tra lo sta- bilità, in quanto patrimonio di Stato, ma piuttosto
di luce, lasciata l’ultima finestra fiorita di basilico gno di Elmas e le saline. È una città bellissima, per altre, e in quel momento importantissime, ra-
e lasciato l’ultimo sventolio di panni bianchi, ti aspra, pietrosa, con mutevoli colori tra le rocce, gioni ideali.
accoglie, meravigliosa ed imponente, la visione la pianura africana, le lagune, con una storia tut-
della piana e del mare: suggestivo prodigio della ta scritta e apparente nelle pietre, come i segni
natura, che ti avvince e ti incanta dai prati verdi del tempo sul viso: preistorica e storica, capitale
del Campidano alle lingue sottili di umida terra dei sardi e capitale coloniale di aragonesi e di
dello stagno di Santa Gilla. piemontesi; una delle più distrutte per i bombar-
Questa è Via Fossario, il corridoio freddo e oscu- damenti dell’ultima guerra e, in pochi anni, una
ro del vecchio Castello: un pezzetto di Toledo delle più completamente ricostruite …
medievale in Cagliari medievale. Macerie se ne vedono ormai poche, interi quar-
tieri nuovi si allargano verso il mare: la città è
cresciuta. Vicini uno all’altro sono i monumenti
Marcello Serra, in Tuttitalia, Sardegna, Firenze, storici, la chiesa degli Stamenti, il palazzo spa-
1963. gnolo di Carlo V, la Prefettura piemontese, il Ve-
scovado; poco più in alto, davanti a una casa
Ma è tempo di raggiungere il Castello, quello stes- aperta e diroccata, paradiso dei bambini, che vi
so che dà il nome sardo alla città, la quale infatti, hanno graffito e dipinto certe loro figure magi-
in tutta l’isola, è chiamata Casteddu per antono- che, ragazzi giocano con un fuoco di sterpi. Più
masia. Questo quartiere turrito, fortificato ed emi- su, l’Arsenale è crollato: la facciata vuota, a po-
nente sul più alto dei sette colli, è stato sempre chi passi dalla cava torre pisana, e dalle celle
nel passato un nido di nobili, la residenza dei do- per i prigionieri aegrotantibus benignamente ta-
minatori, dei notabili, delle famiglie potenti. Così gliate nella rocca da un re del Piemonte, sembra
lo vollero i pisani, che per primi lo cinsero di mu- un perfetto palcoscenico antico.

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Finito di stampare nel mese di febbraio 2000
presso lo stabilimento della
Stampacolor, Sassari

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