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testi e documenti

opera pubblicata con il contributo di

REGIONE AUTÒNOMA DE SARDIGNA


REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA

ASSESSORATO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE, BENI CULTURALI,


INFORMAZIONE, SPETTACOLO E SPORT

SCRITTORI SARDI
coordinamento editoriale
CENTRO DI STUDI FILOLOGICI SARDI / CUEC

comitato scientifico: Edoardo Barbieri, Università Cattolica di Brescia – Tonino


Cabizzosu, Facoltà Teologica della Sardegna – Paolo Cherchi, Università di
Chicago – Marcello Cocco, Università di Cagliari – Paolo Cugusi, Università
di Cagliari – Carlo Donà, Università di Messina – Andrea Fassò, Università di
Bologna – Giuseppe Frasso, Università Cattolica di Milano – María Dolores
García Sánchez, Università di Cagliari – Victor Infantes de Miguel, Università
Complutense di Madrid – Dino Manca, Università di Sassari – Giuseppe Marci,
Università di Cagliari – Giovanna Carla Marras, Università di Cagliari – Mauro
Pala, Università di Cagliari – Maria Elena Ruggerini, Università di Cagliari
– Patrizia Serra, Università di Cagliari – Nicola Tanda, Università di Sassari –
Maurizio Virdis, Università di Cagliari.

I volumi pubblicati nella collana del Centro di Studi Filologici Sardi sono passati al
vaglio da studiosi competenti per la specifica disciplina e appartenenti ad università
italiane e straniere. La valutazione è fatta sia all’interno sia all’esterno del Comita-
to scientifico. Il meccanismo di revisione offre garanzia di terzietà, assicurando il
rispetto dei criteri identificanti il carattere scientifico delle pubblicazioni, ai sensi
dell’art. 3-ter, comma 2, del decreto legge 10 novembre 2008, n. 180, convertito
dalla legge 9 gennaio 2009, n. 1.
ONORIO III
E LA SARDEGNA
(1216-1227)

a cura di
Mauro G. Sanna

centro di studi filologici sardi / cuec


TESTI E DOCUMENTI

Coordinamento editoriale
centro di studi filologici sardi / cuec

Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

ISBN: 978-88-8467-858-4
CUEC EDITRICE © 2013
prima edizione dicembre 2013

CENTRO DI STUDI FILOLOGICI SARDI


presidente Nicola Tanda
direttore Giuseppe Marci
consiglieri María Dolores García Sánchez, Dino Manca, Mauro Pala,
Patrizia Serra, Maurizio Virdis

Via Bottego, 7
09125 Cagliari
Tel. 070344042 - Fax 0703459844
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Realizzazione grafica A. De Cicco | Hangar Factory, Cagliari


Stampa Grafiche Ghiani, Monastir (Ca)
Premessa

Questo volume rappresenta il secondo tassello di quel-


la che ancora aspira a diventare un’edizione completa dei
documenti pontifici del XIII secolo relativi alla Sarde-
gna. Il primo contributo è costituito da Innocenzo III e
la Sardegna, ugualmente edito presso il Centro di Studi
Filologici Sardi e la CUEC ormai dieci anni fa; un contri-
buto che nasceva quasi naturalmente dall’esperienza del
Dottorato di ricerca in Storia medievale conseguito presso
l’Università di Cagliari.
Come in quello, prima dell’edizione documentaria,
il lettore troverà una introduzione divisa in due parti: la
prima descrittiva delle fonti e l’altra propriamente storica
dove si cerca di analizzare quelli che sembrano gli aspet-
ti salienti della politica di Onorio III nei confronti della
Sardegna. A corredo del testo vi sono due appendici cro-
notattiche, tre tabelle di sintesi sui documenti, una carta
della Sardegna con i confini giudicali e diocesani e ovvia-
mente l’indice dei nomi di luogo e di persona.
Per correttezza, devo precisare che, per motivi di fretta
accademica, alla fine del 2012 ho già pubblicato una ver-
sione molto simile di questo volume presso la casa editrice
online Aonia, – che ringrazio nella persona dell’editore,
l’amico Leonardo Carriero – dandogli il titolo di Papato e
Sardegna durante il pontificato di Onorio III. Tenevo tut-
tavia che per continuità con il lavoro svolto per Innocen-
zo III, anche l’epistolario di Onorio III con l’isola trovasse
la sua collocazione editoriale per il Centro di Studi Filolo-
gici Sardi. Ho trovato nel direttore prof. Giuseppe Marci
un’amichevole disponibilità, per la quale lo ringrazio sin-
ceramente. In questa nuova edizione ho apportato alcune
modifiche che il lettore troverà debitamente evidenziate.
VIII MAURO G. SANNA

Ringrazio coloro che hanno contribuito a rendere mi-


gliore questa fatica: Raimondo Turtas, non solo perché se-
gue, sostiene e corregge pazientemente me e i miei lavori
da più di vent’anni, ma soprattutto per la nostra amicizia;
l’amico prof. Alessandro Soddu, per aver letto, suggerito,
corretto e per aver corso; la professoressa Carla Frova, per
i preziosi suggerimenti non solo sull’ars dictandi; l’amico
prof. Enrico Basso, che mi ha facilitato l’accesso alla do-
cumentazione dell’Archivio di Stato di Genova; la profes-
soressa Daniela Goldin, che ha avuto la bontà di ragiona-
re con me sul Breviloquium di Boncompagno da Signa; il
prof. Mauro Ronzani per i suoi suggerimenti.
Senza l’amicizia delle professoresse Elisa Varela e Pi-
nuccia Simbula difficilmente avrei trovato il tempo neces-
sario per completare questo volume.
Infine ringrazio doverosamente il personale della Bi-
blioteca Universitaria di Cagliari, che mi ha facilitato l’ac-
cesso alla documentazione del Fondo Baille.

Questo libro è dedicato alle mie figlie, che la serenità


accompagni le loro vite.

Sassari, 15 agosto 2013


Introduzione

I. Le Fonti

I documenti conservatici attestanti i rapporti tra Ono-


rio III e la Sardegna sono 891. Di questi, 83 sono stati pro-
dotti dalla cancelleria pontificia, 1 è una lettera del legato
Ugolino di Ostia a Mariano II di Torres, 2 sono lettere
inviate al papa e 2 sono giuramenti di fedeltà alla Sede
apostolica; infine 1 è una relazione notarile2. Sul totale, 74,
pari all’83%, sono conservati presso l’Archivio segreto va-
ticano (ASV) sotto forma di copie nella serie dei Registri
Vaticani3. Tra queste, si trovano anche quelle di 3 dei 9
documenti (pari al 10%) che possediamo in originale: 2
su 3 dei documenti dell’Archivio di Stato di Pisa e 1 su 2
dell’Archivio di Stato di Genova4. Gli altri 6 originali si
trovano: 2 nell’Archivio Capitolare di Pisa, 2 nell’Archi-
vio di Stato di Firenze, 1 presso l’Archivio dell’Abbazia

1
Cfr. Tabella 1. Nella mia precedente edizione ne segnalavo 88, ma nel
frattempo sono venuto a conoscenza di un ulteriore documento, qui
riportato con il 3bis.
2
Rispettivamente i docc. 110, 13, 84, 86, 130 e 16.
3
Per la loro collocazione archivistica, le edizioni precedenti e la pre-
sente si veda la Tabella 1. La serie Reg. Vat. è la più importante che si
conservi nell’ASV per il periodo medievale e diventa continua a partire
dal pontificato di Innocenzo III. I registri relativi a Onorio III sono i
numeri 9-13. Sulla serie Reg. Vat. e sui problemi ad essa collegati la
bibliografia è notevole, in questa sede si rimanda a: Gualdo, Sussidi
per la consultazione; Rabikauskas, Diplomatica pontificia; Giusti, In-
ventario dei registri vaticani; Giusti, Studi sui registri di bolle; Frenz,
I documenti pontifici; nonché Pásztor, Contributi per la storia; e
Pásztor, Per la storia dei registri. Nello specifico, per i registri di Ono-
rio III si veda anche Sayers, Papal government, pp. 65-93.
4
Rispettivamente i docc. 24, 25 e 15.
X MAURO G. SANNA

di Montecassino e 1 presso le Archives départementales


de Bouches du Rhône, di Marsiglia5. Presso la Biblioteca
universitaria di Cagliari, nel Fondo Baille, nel cosiddetto
registro di S. Maria di Cluso, si sono salvate altre 5 lettere,
il secondo maggior gruppo dopo quello dei registri vati-
cani, seppure costituisca solo il 4,3% del totale6. Infine 2
documenti sono conservati nel registrum di Ugolino da
Ostia conservato presso la Bibliothèque nationale de Pa-
ris edito da Guido Levi e 1, del quale non si è in grado di
stabilire la collocazione, è edito nel Deliciae eruditorum di
Giovanni Lami7.
A questo insieme si aggiungono le costituzioni del
«concilium provinciale» della Chiesa sarda tenuto a Santa
Giusta nel 1226, sotto la guida di uno dei legati di Onorio
III, il suddiacono e cappellano pontificio Gottifredo dei
Prefetti di Vico, anch’esse salvatesi nel cosiddetto registro
di S. Maria di Cluso8. Delle costituzioni, che qui sono edi-
te in appendice, non si farà una descrizione, rimandando
all’edizione curata da Giancarlo Zichi9.
La distribuzione cronologica del materiale non è omo-
genea: 30 documenti, pari al 33% del totale sono del bien-
nio solare 1217-18 e ben 39, pari al 44%, del biennio solare
1220-21; in pratica il 77% della documentazione è con-
centrato in 4 dei quasi 11 anni di pontificato. Il fatto che
nel secondo dei bienni si sia fortunosamente conservato
un elevato numero di missive tra quelle inviate al lega-
to pontificio Bartolomeo, ben 10, non ha però rilevanza

5
Nell’ordine i docc. 7 e 8, 3 e 30, 2 e 97.
6
Cfr. docc. 10, 50, 53, 86 e 122.
7
Qui i docc. 106 e 110 editi in Levi, Registri, pp. 121-123 e 3bis edito in
Deliciae eruditorum, pp. 1400-1410.
8
Cfr. Appendice documentaria.
9
Cfr. Zichi, Gli statuti conciliari, pp. 55-69.
Introduzione XI

nello spiegare tale distribuzione10. Non dipende cioè per


quanto ne sappiamo dalla esplicita (politica?) volontà di
conservare quei determinati documenti, bensì da un dato
intrinseco alla natura della serie dei Registra Vaticana, che
come detto raccoglie l’83% delle lettere sopravvissute: in
essa venivano trascritte solo una parte minima – oscillan-
te nel XIII secolo tra il 10 e il 20%11 –, della documenta-
zione prodotta, secondo un criterio per ora sconosciuto,
che però non era quello della loro importanza; al contra-
rio «non sono poche le lettere registrate che non riguar-
dano alcun problema sostanziale»12. Sempre a causa del-
la provenienza della stragrande maggioranza delle fonti,
non stupisce notare che gli anni di pontificato più ricchi
di documenti della serie dei Registra Vaticana siano an-
che quelli più ricchi di documenti “sardi”: per il quinto

10
Infatti è altrettanto vero, per esempio, che nello stesso periodo ben
9 lettere sono da attribuirsi ad un solo tema (quello della protezione
apostolica accordata a Mariano II di Torres pronto a partire per la Ter-
rasanta) tutte spedite nello stesso giorno, tutte sul calco della prima (le
cosiddette «in eodem modo») e segnalate in calce a questa nel Reg. Vat.
11 e qui edite ai nn. 75-83.
11
«Saec. XIII solum 1 aut 2 e 10 documentis originalibus registris in-
serebantur»: Rabikauskas, Diplomatica pontificia, p. 137. Al 20% si
attesta la percentuale calcolata da Sayers, Papal government, p. 67, un
po’ al di sopra di quanto potuto riscontrare dal sottoscritto in una oc-
casione per il pontificato di Innocenzo III: Innocenzo III e la Sardegna,
pp. XVI-XVII nota 21, dove il valore si aggirava intorno al 15%.
12
Pásztor, Studi e problemi, p. 287, e Rabikauskas, Diplomatica pon-
tificia, p. 137; non comunque quella dell’importanza dell’argomento
come invece riteneva Giraldo di Barri, che frequentò la curia durante il
pontificato di Innocenzo affermando che ogni papa riportava nel pro-
prio registro i documenti «super magis arduis causis»: Brewer, Giral-
di Cambrensis opera, III, p. 90, citato da Pásztor, Studi e problemi,
p. 287, da dove viene anche la citazione nel testo; cfr. anche Feigl,
Die Registrierung der Privilegien, p. 118 e anche Sayers, Papal gover-
nement, pp. 65-77.
XII MAURO G. SANNA

anno di pontificato (luglio ’20-luglio ’21), anno di picco


nel quale nel Reg. Vat. 11 si registra il maggior numero di
missive dell’intero pontificato, 937, si conservano 23 lette-
re per l’isola, pari al 26% del totale13. Allo stesso modo, per
il secondo anno di pontificato (luglio ’17-luglio ’18), per il
quale il Reg. Vat. 9 salva 881 lettere in totale, si possiedo-
no 14 missive “sarde”14. E così, al contrario, per il settimo
anno di pontificato (luglio ’22-luglio ’23), il più povero
in assoluto con 348 “pezzi”15, non sopravvive alcun docu-
mento “sardo”.
Tenuto conto di quanto affermato, si deduce facil-
mente che i documenti relativi alla Sardegna prodotti
dalla cancelleria pontificia fossero, dunque, molti di più
di quelli che ci sono pervenuti. Orientativamente si può
ipotizzare un numero variabile tra i 450 e i 900 “pezzi” ai
quali andrebbero aggiunti quelli che partivano dalla Sar-
degna e che, tranne 4, sono andati perduti16.
Non è possibile ovviare a queste perdite, a meno di
fortunati ritrovamenti17; però in questa sede, seguendo
il metodo usato da Kehr per la sua Italia pontificia, si è
cercato di dare traccia dell’esistenza di altri documenti
partendo da quelli che sono sopravvissuti. Lì dove il pon-
tefice fa riferimento ad altre lettere inviate o ricevute e che

13
Docc. 63-97. I numeri relativi ai documenti prodotti dalla cancelleria
pontificia per i singoli anni sono calcolati da Sayers, Papal governe-
ment, pp. 86-88, che li deduce partendo dai Regesta di Pietro Pressutti.
14
Docc. 14-32.
15
Fatta eccezione per l’undicesimo con 263 lettere, che però durò quat-
tro mesi in meno a causa della morte del pontefice, il 18 marzo del
1227.
16
Docc. 13, 84, 86, 130.
17
Come quello di alcune minute di Innocenzo III ad Anagni una de-
cina di anni fa: Mercantini, Nulli ergo omnino; e Innocenzo III e la
Sardegna, docc. 90-94 e 96.
Introduzione XIII

giustificano la realizzazione di quella; o lì dove dal tono


si percepisce inequivocabilmente che essa era causata da
una lettera o da una notizia giunta al papa, ciò è stato se-
gnalato con un regesto, il più possibile aderente al testo di
partenza, che desse conto del documento andato perduto.
Ne sono emerse altre 46 notizie18 che hanno consentito di
portare a 135 il totale del corpus onoriano. Si è dato conto
anche di 7 missioni che, come emerge dalla documenta-
zione, alcuni personaggi hanno compiuto presso la Sede
apostolica19.
Un insieme di testimonianze reso ancora più prezioso
dalla penuria di fonti che caratterizza la storia dell’isola
ancora agli inizi del XIII secolo. Non si dimentichi infatti
che il Codice diplomatico della Sardegna di Pasquale Tola,
che resta tuttora la più importante raccolta documenta-
ria per la storia politica e istituzionale della Sardegna nel
periodo in questione20, riporta solo 4 documenti di pro-
venienza diversa da quella della cancelleria pontificia. La
documentazione di Onorio III costituisce dunque il 95%
delle fonti per questi anni. Senza considerare i deperditi
ricostruiti in questa sede.

La documentazione non presenta particolari problemi


di datazione. I 9 originali sono dotati di data topica, di
giorno, mese e anno di realizzazione, tranne quello con-
servato a Marsiglia, per il quale manca il giorno del mese,
comunque compreso il 1° e il 6 luglio21. Così, ha data com-

18
Cfr. Tabella 2.
19
Cfr. Tabella 3.
20
A parte il Codice diplomatico di Dionigi Scano ovviamente, che però,
appunto, compie l’edizione parziale delle lettere di Onorio III: Scano,
Codice diplomatico, pp. 33-64.
21
Docc. 2, 3, 5, 7, 8, 15, 16, 24, 25, mentre il doc. “marsigliese” è il 97.
XIV MAURO G. SANNA

pleta una delle lettere edite da Guido Levi, e quella edita


da Giovanni Lami22. La seconda delle lettere di Ugolino da
Ostia, priva dell’indicazione dell’anno, si trova nella parte
del suo registro relativa al 1221 ed è datata a quell’anno
dallo stesso Levi23. Delle 71 copie di registro presso l’ASV,
56 hanno datazione topica e del giorno, mese e anno di
pontificato24. Tre, i nn. 9, 131 e 133 di questa edizione,
non contengono l’anno di pontificato che si ricava però
inequivocabilmente dalla loro posizione nei rispettivi re-
gistri. Sulla stessa base si sono fornite date approssima-
tive piuttosto accurate per altre 6 lettere, 5 uscite dalla
cancelleria e 1 registrata in entrata25. Altre 6 contengono
l’espressione «datum ut supra», che ha consentito un’a-
gevole ricostruzione del datum26. Infine, delle 5 copie del
cosiddetto registro di Santa Maria di Cluso, 4 hanno data
completa, e una manca della sola datatio topica27.

L’epistolario copre un ampio spettro di argomenti


non sempre perfettamente isolabili, poiché spesso inseriti
all’interno di tematiche più vaste. Certo, la documenta-
zione di Onorio III è importante non solo per la storia
della Chiesa, ma per quella tout court della Sardegna sia
perché costituisce, come si è visto, la quasi totalità delle
fonti disponibili per il periodo sia perché, come è noto,
per tutta la prima metà del Duecento, i registri vaticani
sono ricchi di informazioni riguardanti la politica ponti-
ficia, contrariamente a ciò che avviene nella seconda metà

22
Docc. 106 e 3bis.
23
Doc. 110.
24
Dal totale delle 74 copie di registro dell’ASV, vanno sottratti i 3 docc.
che possediamo anche in originale, cfr. supra n. 4.
25
Docc. 13, 26, 84, 90, 91, 120.
26
Docc. 59, 60, 69, 85, 100, 114.
27
Docc. 10, 50, 53, 86, 122.
Introduzione XV

del secolo, quando si tende a trascrivere solo la documen-


tazione dell’attività beneficiaria dei papi28. Ciò consente
di ricostruire avvenimenti relativi alla storia politico-isti-
tuzionale che diversamente resterebbero nell’oblio – e che
verranno delineati successivamente –, ma anche e soprat-
tutto di comprendere i rapporti che intercorrono tra la
Sede apostolica, la Sardegna e Pisa durante gli anni del
pontificato. E proprio questo tema è quello che emerge
prepotente dall’epistolario di Onorio. Non è una novità:
già per gli anni di Innocenzo III il 55% della documen-
tazione ha come argomento quello della riaffermazione
della sovranità pontificia sulla Sardegna e del tentativo
conseguente di sottrarre l’isola al sempre più stringente
controllo di famiglie pisane29. Onorio III, che come si dirà
non sentirà il bisogno di ribadire assiduamente i propri
diritti, continua nella politica di opposizione a Pisa e nello
specifico a Ubaldo e Lamberto Visconti30. Il suo impegno
in tal senso è dimostrato da 44 documenti, poco più del
50% del totale31.
A seguire, sono 22 le lettere che si possono riportare
a questioni di diritto ecclesiastico, pari al 25% del totale,
ma molte “nascondono” motivi che vanno al di là di sem-
plici questioni interne all’amministrazione della chiesa.
A puro titolo d’esempio: il documento col quale il papa
cassa l’elezione del vescovo di Sulci Bandino, perché le-

28
Un’importanza che si estende, ovviamente, allo studio non solo
della Sardegna, ma di tutta l’Europa della prima metà del Duecento:
Pásztor, Studi e problemi, p. 291; cfr. Kempf, Die Register Innozenz
III, p. 104.
29
Cfr. Innocenzo III e la Sardegna, p. XXVII.
30
Cfr. II parte, capitolo 2/c.
31
Docc. 12, 13, 15-17, 20, 22-25, 35, 36, 39, 40, 43-46, 58-61, 65, 69, 70,
85, 87, 90, 91, 96, 99, 100, 102, 107-109, 113-115, 117, 120, 123, 132,
134.
XVI MAURO G. SANNA

gato politicamente ai Visconti; quello col quale pochi


mesi dopo concede allo stesso personaggio l’assoluzione
dalla scomunica e la conferma sulla sede vescovile sulci-
tana, poiché si è impegnato a non favorire in alcun modo
i due fratelli pisani già menzionati; ed infine la lettera con
la quale concede all’arcivescovo di Cagliari di svolgere a
determinate condizioni le funzioni religiose nonostante
l’interdetto che grava sulla sua provincia, sempre per re-
sponsabilità dei due Visconti32.
L’altro grande tema che si ritrova nella documentazio-
ne è quello della Crociata. Riguarda altri 22 documenti,
pari anch’essi al 25% del totale33, che rappresentano il cor-
pus documentario in assoluto più ampio sul tema delle
Crociate, relativamente alla Sardegna34.
Infine, l’ultimo argomento numericamente rilevante
è rappresentato da 9 documenti relativi a questioni mo-
nastiche, ma mentre 1 riguarda propriamente la tutela
della libertas Ecclesie, dato che è volto a difendere le sedi
vallombrosane dalla violenza di laici ed ecclesiastici, gli
altri 8 sono conferme di privilegi che si possono unire alle
2 conferme a favore rispettivamente del vescovo di Sulci
e dell’arcivescovo di Arborea, formando così un gruppo
consistente nel 10% del totale35.

32
Docc. 90, 107 e 109. Nell’insieme i docc. che hanno come tema il
diritto ecclesiastico sono i numeri: 21, 31, 50, 63, 65, 69, 70, 73, 85-87,
90, 91, 107-109, 114, 117, 122, 123, 125, 128.
33
Docc. 4, 10, 14, 26, 53, 61, 68, 69, 74-83, 91, 106, 110, 127.
34
Cfr. infra parte II, cap. 2/a.
35
Rispettivamente, il doc. 9 relativo alle violenze contro i monasteri
vallombrosani; i privilegi a favore di ordini monastici i docc. 2, 3, 3bis,
5, 30, 32, 38, 97; il privilegio al vescovo di Sulci il doc. 42, quello all’ar-
civescovo di Arborea il n. 129.
Introduzione XVII

I vescovi e arcivescovi isolani sono i principali destina-


tari delle lettere del pontefice: 24, pari al 26%; tra i quali
spicca Mariano, prima vescovo di Sulci e poi arcivescovo
di Cagliari con 736. Altre 6 sono inviate ad altri esponenti
del clero, portando la percentuale al 33%37.
Il singolo maggior destinatario di lettere di Onorio è il
citato legato pontificio Bartolomeo, con 10 lettere, l’11%38.
Nell’insieme i legati in Sardegna ricevono 20 missive, ma
tra queste rientrano anche le 7 all’arcivescovo di Pisa Vi-
tale, che di fatto non esercita mai i suoi privilegi né viene
incaricato di svolgere alcun compito connesso ad essi39.
Nonostante la notata forte incidenza degli argomenti
politici nell’epistolario di Onorio, e nello specifico della
sua opposizione a Pisa e ai Pisani, solo 3 lettere sono de-
stinate a laici sardi, a giudici nello specifico (2 delle quali
a sovrani di Torres – 1 per Comita e 1 per Mariano II – e
1 a Benedetta di Cagliari40), e solo 5 alle istituzioni della
città tirrenica41. Nessuno dei documenti è indirizzato ai
due principali avversari della Sede apostolica in Sardegna,
Ubaldo e Lamberto Visconti, mentre per certo si può in-

36
Docc. 1, 4, 9, 10, 14, 21 (a Mariano di Sulci), 23, 26, 42 (a Mariano di
Sulci), 50, 61, 65 (a Mariano di Cagliari), 68, 87, 108 e 109 (a Mariano
di Cagliari), 114, 115, 122 e 123 (a Mariano di Cagliari), 125, 127-129.
Mariano è anche il mittente di almeno 3 docc.: nn. 19*, 41* e 64*.
37
Docc. 2, 3, 5, 38, 50, 97.
38
Docc. 60, 63, 69, 73, 90, 91, 96, 99, 102, 107.
39
Le lettere a Vitale sono i nn.: 22, 25, 36, 43, 85, 117, 120; mentre a Ugo
e Rolando, legati pontifici in Sardegna sono i nn.: 39, 40 e 50.
40
La giudicessa è anche la principale mittente al pontefice, oltre al giu-
ramento di fedeltà del 1224, ella invia 1 lettera che è sopravvissuta e 3
che sono andate perdute; nell’ordine i docc.: 130, 13, 33*, 54* e 92*.
41
A Comita e Mariano II di Torres nell’ordine i nn.: 23 e 74 (ma a que-
sta si può aggiungere la 109, inviata da Ugolino da Ostia a Mariano II a
proposito della partecipazione del giudice alla V Crociata); a Benedetta
di Cagliari la 134; alle istituzioni pisane i nn. 15, 17, 35, 44, 132.
XVIII MAURO G. SANNA

ferire che essi scrivono al papa in almeno due occasioni e


gli inviano un’ambasceria42. I due fratelli, però, sono citati
in ben 31 documenti del papa – pari al 35% del totale –,
ovviamente nella lettera che Benedetta di Massa invia a
Onorio III e anche nelle costituzioni conciliari del sinodo
di Santa Giusta43.

42
Docc. 18* e 101* e Tabella 3, missione 3.
43
Docc. 12, 13 (lettera di Benedetta di Massa a Onorio III), 20, 22, 35,
36, 40, 43-46, 58-61, 69, 70, 90, 91, 96, 99, 100, 102, 107-109, 113-115,
117, 120, 132, e Appendice documentaria.
II. Onorio III e la Sardegna

In questa parte dell’introduzione, al di là dell’iniziale


descrizione della situazione politico-istituzionale della
Sardegna alle soglie del pontificato di Onorio III, ho scelto
di strutturare il testo su temi, anziché sulla base di uno svi-
luppo cronologico. È evidente a me per primo, che, data
la notevole variabilità del quadro degli avvenimenti del
periodo, una scelta del genere rende forse più complessa
la comprensione del succedersi dei fatti nel decennio in
questione. Tuttavia, poiché l’obiettivo di questa parte del
testo è l’analisi degli aspetti portanti della politica ponti-
ficia nei confronti dell’isola e non la ricostruzione di una
storia della Sardegna, ho preferito individuare alcuni ar-
gomenti sui quali concentrare l’attenzione. Ad ogni modo
ho inserito una serie di rimandi di confronto in nota che
dovrebbero rendere più semplice la comprensione dell’in-
sieme.

1. Gli antecedenti del pontificato

a. La situazione politico istituzionale in Sardegna


Al momento dell’ascesa al soglio pontificio di Ono-
rio III, il 18 luglio 1216, gli assetti delle forze politico-
istituzionali che agiscono nell’isola appaiono ben deli-
neati. Non solo, pur comprendendo il rischio di cadere
nel determinismo, si può notare che molti avvenimenti
di questi anni sembrano semplici varianti fenomeniche di
relativa importanza dentro un percorso obbligato, tesse-
re cadenti di un dòmino la cui metastabilità si era rotta
tempo prima. Risultato finale di questa reazione a cate-
na sarebbe stata poi la dissoluzione del sistema giudicale
XX MAURO G. SANNA

che aveva informato le istituzioni almeno dal momento


in cui, alla metà dell’XI secolo, le fonti consentono una
faticosa ricostruzione della sedimentazione delle stesse e
degli avvenimenti, dopo un secolare buio documentario.
Sin da allora si coglie netto l’intreccio fatto di «scontri e
di composizioni [tra] lo sviluppo dell’istituzione giudicale
e gli interessi e la penetrazione di diverse forze continen-
tali», soprattutto pisane e genovesi ma anche, da un certo
momento in poi, dell’impero e del papato1. I principali
esponenti di Pisa e Genova rappresentano, in un coagulo
indissolubile tra istituzioni e spirito d’iniziativa persona-
le, l’anima stessa dei Comuni dei quali sono espressione2.
Di fronte a loro, i sistemi giudicali appaiono già dalla fine
dello stesso XI secolo in una condizione di subalternità
che nel corso del tempo si aggrava3. Con ciò non si inten-

1
Per la citazione Petrucci, Re in Sardegna, p. 7.
2
Belle su questo le parole di Volpe, Studi storici, pp. 129-132: nel XII
secolo «il comune […] non ha ancora compiuto la sua intera evolu-
zione come istituto di diritto pubblico. […] L’azione sua è, per buona
parte, l’azione dei singoli cittadini operanti privatamente spesso con
iniziativa individuale, per quanto con una meravigliosa coerenza di
mezzi e di intenti: […] gli armatori combattono sul mare per conto
proprio; le guerre in Corsica e Sardegna sono per buona parte condot-
te da loro, con propri mezzi, e laggiù, in faccia ai regoli delle isole ed
ai genovesi, essi sono il comune pisano, senza essere rivestiti di alcun
carattere legale di rappresentanza». Sul tema si veda anche: Petralia,
Le «navi» e i «cavalli»; per un periodo successivo: Petrucci, Re in
Sardegna.
3
Anche se le prime testimonianze giuridiche di questa subalternità si
concretizzano alle soglie del secolo successivo. Così, relativamente a
Pisa, già tra il marzo del 1112 e il maggio del 1116, Ithocor di Gallura
giura fedeltà «Sancte Marie et Communi»: Fadda, Le pergamene rela-
tive alla Sardegna, doc. V, pp. 66-67, <1112 marzo 14 – 1116 maggio
8>; il 6 marzo 1131 Gonnario di Torres giura fedeltà all’arcivescovo di
Pisa Ruggero: CDS, sec. XII, doc. XL, pp. 206-207: «iuravit fidelitatem
Sancte Marie archiepiscopatus Pisane civitatis et domino Rogerio Pi-
Introduzione XXI

dono negare i caratteri di sovranità e di indipendenza del


potere che giustificano la definizione di reges usata dagli
storici e dagli stessi giudici, ma affermare che tali caratteri
e il tema stesso dei giudicati non esistono «per così dire,
allo stato puro, al di fuori di [un] più vasto quadro»4 di

sano archiepiscopo […] eiusque successoribus», cfr. Cau, Peculiarità


e anomalie, pp. 352-353, note 94-95; l’anno dopo, il 26 giugno 1132
Comita Spanu di Gallura compie un atto simile a quello di Gonnario:
nel breve recordationis il giudice testimonia «de fidelitate quam feci
pro mea meorumque salvatione domino Rogerio Pisano archiepiscopo
eiusque successoribus, consulibus quoque Pisanorum»: Besta, Per la
Storia del Giudicato di Gallura, pp. 8-12. Relativamente a Genova: già
agli inizi degli anni Trenta del XII secolo il giudice arborense Comita si
lega al Comune con una cospicua donazione alla chiesa cattedrale della
città e con un giuramento con il quale si consegna, insieme al figlio e
al regno tutto: «trado memet ipsum et filium meum una cum regno et
omni mea substantia, Ottoni Gontardo Januensium consuli vice totius
comunis Janue»: I Libri iurium della repubblica di Genova, doc. 380,
pp. 316-317. Per le relazioni tra l’Arborea e il Comune di Genova in
questi anni cfr. Pistarino, Genova e la Sardegna, e anche Cau, Pecu-
liarità e anomalie.
4
Per la citazione Tangheroni, Lunghi secoli, p. 117. Per la sovranità
giudicale, già nel primo documento sopravvissuto, Barisone I di Torres
si autodefinisce «iudex sive rex»: CDS, tomo I, sec. XI, doc. VI, p. 153,
con data 1064, ma 1065: cfr. Saba, Montecassino e la Sardegna me-
dievale, p. 33; sulla «autorità piena, che si esprime nella voce rennare,
potestare, imperare» dei giudici Solmi, Studi storici, p. 70 dell’edizione
del 1917 e p. 107 di quella del 2001, ma già prima di lui Besta, La
Sardegna medioevale, II, pp. 15-23; con argomentazioni patriottiche
e “statualiste” Francesco Cesare Casula, da ultimo con La terza via
della Storia e con Italia. Il grande inganno. Sul tema recentemente è
tornato: Mastruzzo, Un ‘diploma’ senza cancelleria con posizioni
tendenti a negare la effettiva regalità dei giudici, dando origine a una
wissenschaftliche Auseinandersetzung che ha trovato corpo in: Zedda,
In margine a “Un diploma senza cancelleria”; Mastruzzo, Una postilla
sarda; Soddu, Iudices atque reges. Riflessioni su un saggio di Antonino
Mastruzzo; Soddu, Poteri pubblici e poteri signorili; Zedda - Pinna, La
carta del giudice cagliaritano. Infine, ancora, fuori da questo dibattito:
XXII MAURO G. SANNA

relazioni “internazionali”, dentro il quale i giudicati sono


vasi di coccio tra vasi di ferro. Con parole risalenti a un
momento successivo, ma efficaci, si può dire che, in caso
di necessità, i giudici «diligentemente feceno ed adiem-
pianno» a ciò che viene loro chiesto dai rappresentanti
dei due Comuni5. Alla metà del XII secolo, le politiche
espansionistiche di Pisa e Genova, che si sviluppano sul-
lo scacchiere più ampio dell’intero bacino mediterraneo,
concorrono dunque parallelamente sul piano economi-
co e su quello politico-istituzionale6. Negli anni ‘60 e ‘70
del secolo, all’indomani dell’affaire Barisone d’Arborea
nel quale Genova ha inutilmente investito, la città ligure
riesce comunque a costruire un «sistema tripartito» che
coinvolge i giudicati di Torres, Arborea e Cagliari, raffor-
zando significativamente la propria influenza nell’isola7.
Ma, nello scorcio del XII, i Pisani sviluppano in Sardegna
un’azione più decisa e dai risultati migliori e più dura-

Gallinari, Il giudicato di Calari tra XI e XIII secolo, sul quale però cfr.
infra alla nota 199.
5
Annales Pisani, p. 70, dove si usa questa espressione a proposito di
una pacificazione tra i giudici con annesso giuramento di amicizia a
Pisa e promessa di restituzione di beni vicendevolmente usurpati, otte-
nuta da una spedizione pisana in Sardegna nel 1180, composta da Al-
berto Gualandi, Bulgarino Visconti e tale Burgense «homo prudente»,
mentre era console fra altri Gottifredo Visconti.
6
Non proprio così Pistarino, Genova e la Sardegna, p. 74, che parla
di una «tracimazione» della concorrenza dal piano economico a quello
istituzionale avvenuta, appunto, “solo” alla metà del XII secolo, men-
tre si è visto, alla nota, 3 che i due livelli procedono in parallelo già in
precedenza. Comunque, tra altri, un elemento importante nella con-
correnza è quello della disputa delle donnicalie (o curtes), che le due
potenze si contendevano nell’isola e che entrano nelle trattative di pace
del 1169 e del 1175 promosse dall’imperatore, e del 1188 e 1209 media-
te dai papi Clemente III e Innocenzo III: su questo Turtas, Storia della
Chiesa, pp. 249-254; nonché Soddu, Vassalli pisani e genovesi.
7
Pistarino, Genova e la Sardegna, op. cit., p. 97.
Introduzione XXIII

turi, anche attraverso un’intelligente e fortunata politica


matrimoniale, che porta nel 1190 per la prima volta un
cittadino pisano, Guglielmo di Massa, su un trono giudi-
cale, quello di Cagliari8. Non si tratta di un avvenimento
importante solo dal punto di vista simbolico: negli anni
immediatamente successivi, infatti, le sue energiche e
violente iniziative espansionistiche, anche militari, per le
quali gode almeno nel primo periodo dell’aiuto di Pisa e
del suo arcivescovo, gli consentono di egemonizzare per
poco meno di un ventennio la politica e le istituzioni, con
l’esercizio di un dominio diretto o indiretto su tre quarti
dell’isola: entro l’anno 1200, infatti, il marchese si afferma
come giudice anche in Arborea e occupa la Gallura impo-
nendo suo cognato Guglielmo Malaspina come promesso
sposo della minorenne erede al trono, Elena; da ultimo, a
chiudere una fase conflittuale col giudicato di Torres ini-
ziata nel 1194, si giunge a un matrimonio tra sua figlia
Agnese e il figlio del giudice Comita, il futuro Mariano II9.
Nell’ambito di un’azione politica espansionistica e aggres-
siva Guglielmo riprende in modo pratico e non teorizzato
il principio unificante delle istituzioni isolane già vellei-
tariamente affermato da Barisone I d’Arborea10. Questo

8
I diritti al trono giudicale infatti procedevano a Guglielmo dalla ma-
dre Giorgia, presunta secondogenita del defunto giudice di Cagliari
Costantino Salusio III; secondo la tradizione, suo padre era Oberto di
Massa: Ronzani, Guglielmo; cfr. anche Innocenzo III e la Sardegna, p.
XXIX; ma si tenga conto delle riflessioni di Pinna, Santa Igia, pp. 223-
233, che propone come padre di Guglielmo un omonimo marchese
Guglielmo di Massa riprendendo uno studio ottocentesco di Desimo-
ni, Sui marchesi di Massa.
9
Per un’analisi dettagliata degli avvenimenti del decennio segnalo
Sanna, Il giudicato di Arborea, pp. 428-437; Innocenzo III e la Sarde-
gna, pp. XXVIII-XLVII e Ronzani, Guglielmo di Massa.
10
Su questo: Sanna, Enzo, rex Sardinie.
XXIV MAURO G. SANNA

predominio si interrompe per una serie di avvenimenti


alla cui base sta lo squilibrio in senso “sardo” del pote-
re di Guglielmo: in questa fase infatti i legami tra Pisa e
la Sardegna sono vissuti dai Pisani con una tale concre-
ta unitarietà11, che si può dire che coloro che sono forti
nell’isola sanno di dovere acquisire forza anche in città e,
viceversa, chi domina a Pisa deve divenire forte anche in
Sardegna; senza tale equilibrio, il potere resta fragile. Ma
l’isola possiede in questi decenni una mielosa vischiosità
con la quale incolla a sé il destino delle principali fami-
glie pisane12: tra le due identità di «re in Sardegna, ed in
Pisa cittadino», la prima, più ricca di responsabilità isti-
tuzionali e gratificante per i suoi contenuti di sovranità,
prende il sopravvento nel marchese di Massa. Perciò, a
corollario e in parte in conseguenza del suo agire, Gugliel-
mo prova a sviluppare progressivamente una politica più
autonoma dal controllo della città, come testimonia sin
dal triennio 1203-1206 una certa prudente accondiscen-
denza alle richieste di papa Innocenzo III che, a propria
volta, tenta anche di riequilibrare i rapporti di forza tra i
quattro giudicati, tema sul quale si tornerà13. È possibile
inoltre che la potenza acquisita nell’isola abbia spinto Gu-
glielmo verso una politica più attiva a Pisa, volta magari a

11
Tangheroni, Lunghi secoli, p. 179.
12
Fenomeno ben evidenziato nella sua complessità da Petrucci, Re in
Sardegna, e che per esempio caratterizzerà anche l’esperienza dei Vi-
sconti: a partire dagli anni ‘30 del XIII secolo, «minacciati in Sardegna
dai Gherardesca e in odio a quasi tutta la cittadinanza, giunti ormai
al punto in cui divergono le due vie parallele su cui fino ad ora essi ed
il comune avevano camminato, si allontanano risolutamente e, salvo
brevi tregue, definitivamente dalla città»: Volpe, Studi sulle istituzioni,
pp. 432-433.
13
Sulla politica di Guglielmo cfr. Innocenzo III e la Sardegna; su quella
di Innocenzo III infra testo corrispondente alle note 60-74.
Introduzione XXV

predominare nella città nella quale ha trovato parte con-


sistente delle risorse necessarie all’espansione in Sardegna
– e che deve restituire in qualche modo – e della quale è
cittadino, ma in modo, per così dire, inferiore rispetto ad
altri: «prima che “civis Pisanus”, [è] “marchio Masse”»14.
Contemporaneamente, per certo, i suoi successi segnano
una via nuova e suscitano le invidie, il sospetto e il desi-
derio di emulazione di altre famiglie pisane importanti,
soprattutto i Visconti, che «da tempo detenevano le più
alte leve del potere cittadino, politico ed economico» e che
a partire dal 1201, con Gherardo, iniziano a esercitare la

14
Per la citazione Petrucci, Re in Sardegna, p. 22. Allo stesso modo
Volpe, Studi sulle istituzioni, p. 335 osserva l’ambiguità dei rapporti
che si instaurano tra il Comune e le famiglie nobiliari dell’area: «Pos-
sedendo beni immobili nella città, dimorandovi una parte dell’anno,
esenti per consuetudine antica da ogni onere di tributi ma prive ora
dei diritti di vera cittadinanza, legate forse al comune da un patto che
dava ad esse come un diritto di alta protezione sui loro feudi e l’aiuto
dei loro cavalieri in tempo di guerra, queste famiglie dell’antico feuda-
lesimo militare e politico ci offrono un altro esempio di quella strana
mescolanza e spesso confusione di istituti e di diritti che è il comune
medievale, tutto nutrito dei succhi del terreno feudale in cui affondava
le radici». Con una terminologia più rigorosa Rossetti, Ceti dirigenti
e classe politica, pp. XXVII-XXVIII, definisce così la componente “co-
mitatina” del ceto di governo di Pisa nella prima fase comunale: «un
gruppo misto e solidale i cui membri […] sono in varia combinazione
signori rurali e fideles episcopi, feudatari imperiali e iudices, fondatori
di chiese e titolari di privilegi marchionali [come nel caso di Guglielmo
di Massa]. […] Sono da sempre (da quando cioè ci è dato conoscerli)
Pisani homines; impossibile individuare il momento cui far risalire la
loro immigrazione in città, la scelta cittadina: e di fatto non scelsero,
ma continuarono a giocare, finché fu loro possibile, per tutta la scac-
chiera del territorio comitale di cui la città era il centro, le loro pedine
di cives e di signori […] portando avanti, fino al limite di rottura, la
loro complessa vocazione politica». Sul tema si veda anche: Tanghe-
roni, Famiglie nobili; e Tangheroni, La prima espansione.
XXVI MAURO G. SANNA

carica di podestà15. Dal 1206 i rapporti tra il marchese e


la consorteria guidata dai Visconti peggiorano, mentre le
pressioni dei creditori aumentano16. Così, lo scontro del
1213 nei pressi di Massa contro i Visconti, dal quale il giu-
dice di Cagliari esce sconfitto17, rappresenta per lui anche
una sorta di “o la va o la spacca”: l’ultimo tentativo per
arginare il riflusso del suo potere, in Sardegna e a Pisa, e
contemporaneamente l’occasione per diventare il nuovo
leader nel Comune.
Guglielmo, che muore entro i primi mesi del 1214,
lascia in eredità alla figlia Benedetta un dominio ancora
consistente, quello che era stato sin dall’inizio il core busi-
ness familiare in Sardegna: il giudicato di Cagliari, e il giu-
dicato d’Arborea; ma in un quadro mutato, e con prospet-
tive molto differenti: il matrimonio della giudicessa con il
figlio del giudice Pietro d’Arborea, Barisone, che a sua vol-
ta era stato a lungo prigioniero dello stesso Guglielmo18,
è una mossa intelligente, ma anche testimonianza di un
piano di rafforzamento e alleanza ai fini di una resistenza
contro pericoli giustamente percepiti come immanenti,
piuttosto che come momento di ripartenza di più vaste
ambizioni19. Pur dovendo cedere parecchio in termini di

15
Per la citazione Petrucci, Re in Sardegna, p. 11; sulla via nuova:
Volpe, Studi sulle istituzioni, pp. 335-336. Sulla carica podestarile di
Gherardo: Ceccarelli-Ronzani, I podestà.
16
Cfr. Innocenzo III e la Sardegna, pp. LXIV-LXV; doc. 77, pp. 91-92,
1206 marzo 14; doc. 125, pp. 135-138, 1210 dicembre 22; doc. 137, pp.
145-146, 1213 novembre 26.
17
Le Cronache di Giovanni Sercambi, I, p. 15; cfr. Petrucci, Re in
Sardegna, pp. 28-29.
18
Dalla metà circa degli anni ‘90 del XII secolo, viene liberato nel 1204:
Innocenzo III e la Sardegna, doc. 51, pp. 58-59, 1204, luglio 3; cfr.
Sanna, Il giudicato d’Arborea, pp. 426-433.
19
Doc. 13, <1217, prima metà>: «habito consilio cum melioribus
terre mee, suscepi [è Benedetta a parlare] in virum nobilem virum
Introduzione XXVII

esercizio diretto dei principî di sovranità, Benedetta e i


maggiori del regno cercano evidentemente di conservare
il potere nel giudicato di Arborea assicurandosi che non si
aprano nuovi fronti, visto che in questa fase le basi politi-
che e istituzionali del giudicato sono tutt’altro che solide e
la giudicessa non può permettersi il rischio né di affronta-
re una guerra con un pretendente al trono d’Arborea, né
di lotte mosse dall’interno dei suoi dominî. L’unione serve
inoltre a mantenere una dimensione sufficiente in ambito
insulare20. Di certo però questo matrimonio non consente
alla sovrana di risolvere il problema che era già del padre:
quello dello squilibrio in senso isolano del proprio potere,
anzi, caso mai lo aggrava. D’altronde, di seconda gene-
razione, ancor più del padre, è percepita, mi pare, ormai
solo come giudicessa di Cagliari, nulla avanza della sua

P<arasonum> nomine, filium quondam iudicis. P<etri>. Arboree ob


multiplicem guerram inter prefatos progenitores nostros diu habitam
a nobis sedandam». A me pare che questa frase aiuti a comprendere
come Barisone al momento della scelta matrimoniale di Benedetta non
sia giudice in Arborea, ma appunto un «nobilem virum» figlio del de-
funto giudice Pietro, cioè, eventualmente un aspirante al trono o un
titolare di diritti sovrani, ciò che non è poco, ma che però non esercita
poiché non è definito giudice.
20
Si tratta della prima occasione nella quale due giudicati sono uniti
in una sorta di “unione personale” al vertice, questo ovviamente an-
che a causa delle regole di successione che prediligevano la linea ma-
schile. Significativamente l’unica altra occasione simile si verificherà
una ventina di anni dopo quando i maiorales di Torres, alla morte di
Barisone III, in un momento gravissimo per le sorti del regno, sceglie-
ranno come giudicessa Adelasia, moglie del giudice di Gallura Ubal-
do. In entrambi i casi la morte dei mariti nell’arco di poco tempo ha
impedito di verificare quali sarebbero stati i possibili sviluppi di questi
assetti politico-istituzionali; sulla successione femminile cfr.: Oliva,
La successione, anche se non ne condivido alcuni passaggi; su Adelasia
segnalo anche Sanna, Introduzione in Costa, Adelasia di Torres.
XXVIII MAURO G. SANNA

“identità pisana”; è esposta ai progetti espansionistici pi-


sani nell’isola come qualunque altro giudice.
Barisone d’Arborea, a propria volta, ha buoni motivi
per sposarla, dato che, pretendente al trono arborense,
può diventare giudice senza dover passare per comples-
se e rischiose operazioni che forse includerebbero anche
iniziative militari. Egli sa cosa ciò significhi, dato che ha
sperimentato sulla propria pelle la violenta aggressività sia
di Genova, sia soprattutto dei Pisani, proprio per mano
del defunto suocero. È noto, infatti, che il giudicato ori-
stanese sarà l’unico a sopravvivere sin dentro il XV se-
colo, ma nello scorcio del XII probabilmente ha rischiato
di scomparire per primo e nel XIII, durante gli anni del
pontificato di Onorio III, di fatto sarà privo di sovrano21.
In qualche modo conseguenza anche questa dell’avventu-
ra di Barisone I, l’uomo che volle farsi re di Sardegna, che
svuota le casse del piccolo regno e alla sua morte scatena
uno scontro tra due pretendenti al giudicato, visto che il
figlio di primo letto, Pietro, si vede scavalcare da Ugo Ponç
de Bas, nipote della seconda moglie del padre e da questo,
già associato al trono negli ultimi anni della sua vita22. Ge-
nova, che vanta crediti imponenti in Arborea, svolge un
ruolo di mediazione, ma esercita anche con forza sempre
maggiore una capacità di controllo e una tensione verso
un dominio diretto che con tutta probabilità prelude a
una qualche forma di fagocitamento del giudicato23.

21
Cfr. infra nota 125.
22
Pistarino, Genova e la Sardegna, p. 101 e Sanna, Il giudicato
d’Arborea, p. 419.
23
Segno di questo percorso è il giuramento di fedeltà di Pietro d’Ar-
borea a Genova del 1189 con il quale si dichiara «vassallus et civis Ia-
nuensis», prestando anche il giuramento della Compagna, nello stesso
modo in cui il Comune di Genova tiene «a freno i feudatari delle riviere
liguri. Genova adotta quindi in Sardegna i medesimi strumenti che uti-
Introduzione XXIX

In questo quadro non stupisce che l’arcivescovo di Ar-


borea sia un Genovese. Nel 1192 il Comune ligure riesce
ad imporre ai pretendenti un condominio sotto la propria
egida, sia per garantirsi la risoluzione dei debiti, sia per
rispondere al recente passaggio del giudicato di Cagliari
in mani pisane, sia presumibilmente per evitare il rischio
che uno dei due contendenti al trono cerchi l’aiuto pisa-
no per prevalere24. Ma è proprio Guglielmo di Massa che
introduce nuova energia cinetica nel già fluido panorama
politico-istituzionale isolano e annulla anche il risultato
ottenuto da Genova, invadendo, secondo il papa prodito-
riamente, l’Arborea, dopo il febbraio del 119625. Nell’oc-

lizzava nel Dominio di terraferma»: Pistarino, Genova e la Sardegna,


pp. 102-103, al quale si rimanda anche per le osservazioni sul debito ar-
borense nei confronti di Genova, che assume nel tempo le proporzioni
di un vero “pozzo di San Patrizio”. Il giuramento di fedeltà di Pietro
e le donazioni e gli atti che riconfermano strettissima dipendenza da
Genova sono in Libri iurium, I/2, n° 398 (30 aprile 1189, Genova), n°
399 (30 aprile 1189, Genova), n° 397 (1189, maggio 29), n° 400 (1189,
maggio 29), n° 402 (1189, maggio 29) pp. 354-366; a questi si deve ag-
giungere il documento in CDS, I, sec. XII, doc. CXXXI (1189 maggio
29), p. 267, col quale Pietro promette di pagare annualmente in per-
petuo la somma di 20 lire alla cattedrale di S. Lorenzo di Genova. Cfr.
anche Sanna, Il giudicato d’Arborea, pp. 420-421.
24
Cfr. Sanna, Il giudicato di Arborea, p. 421; Innocenzo III e la
Sardegna, pp. XXXI-XXXII.
25
Adducendo a pretesto una non meglio precisata illiceità del potere di
Pietro d’Arborea: Innocenzo III e la Sardegna, pp. XXXVII-XXXIX, e
doc. 12, pp. 19-23 <seconda metà 1200> dove Innocenzo III rimprove-
ra Guglielmo della cattura di Pietro ricordandogli che «de quo, utrum
iuste vel iniuste Arborensis iudicatus fuisset dignitatem adeptus, tuum
non fuerat iudicare»; cfr. anche Sanna, Il giudicato di Arborea, pp.
426-427. Su un possibile pretesto di invasione del giudicato da parte
di Guglielmo cfr. infra nota 148. Si può notare qui che probabilmente
ha ragione Livi, Sardi in schiavitù, p. 33 che ha evidenziato come la
«spirale perversa per la quale i versamenti a fondo perduto a Genova
impoverivano la società [sia stata] interrotta dall’occupazione del mar-
XXX MAURO G. SANNA

casione incarcera Pietro e il suo giovane figlio Barisone,


appunto. Si fa anche nominare sovrano in Arborea e cerca
inutilmente l’avallo del papa26. Nonostante il rifluire del-
le fortune, al quale si è accennato, Guglielmo mantiene il
controllo del regno oristanese e il titolo giudicale almeno
sino al 1211 e quasi certamente sino alla sua morte, sep-
pure per un certo periodo in condominio con Ugo Ponç
de Bas27. Forse si preoccupa di fornire un’educazione al
giovane Barisone, per farne un suo fido, conscio delle
difficoltà a mantenere il titolo giudicale dopo la propria
morte. Impossibile sapere se il marchese abbia immagi-
nato l’esito della vicenda: comunque, dopo la sua morte,

chese […]. Gli atti di violenza non saranno certo mancati ma furono
molto probabilmente [interpretati dall’establishment e dalla popola-
zione arborense come] poca cosa rispetto alla definitiva cessazione di
un circolo vizioso insostenibile».
26
Innocenzo III e la Sardegna, doc. 12, pp. 19-23, <seconda metà
1200>, dove il papa ricorda a Guglielmo che «super eo [l’elezione del
marchese a giudice d’Arborea] confirmationem postularis a nobis, nec
statim potueris obtinere».
27
Nel maggio 1211, in occasione della concessione di una immunità al
priore del monastero di S. Vito e S. Gorgonio per i beni della chiesa di
S. Giorgio di Sebollu, il marchese di Massa si intitola «Masse marchio
et judex Kallaritanus et Arborensis» Solmi, Studi storici, app. doc. 3,
pp. 423-424, cfr.: Petrucci, Re in Sardegna, p. 25; Sanna, Il giudicato
di Arborea, p. 432. Già nel 1200 Ugo Ponç de Bas era rientrato in Ar-
borea come condomino in cambio di una promessa matrimoniale a
favore della figlia di Guglielmo, Preziosa. Il matrimonio si concretizza
poi nel 1206, quando la ragazza è divenuta maggiorenne: Innocenzo
III e la Sardegna, doc. 12, pp. 19-23, <seconda metà 1200>; Solmi, Un
nuovo documento, pp. 193-212; per i dettagli Sanna, Il giudicato di
Arborea, pp. 430-432. La morte di Ugo de Bas è avvenuta dopo il 3
settembre 1211 (Innocenzo III e la Sardegna, doc. 133, p. 142, nel do-
cumento si cita espressamente «nobili viro Hugoni de Basso» come
giudice di Arborea).
Introduzione XXXI

Barisone viene individuato come la migliore soluzione


matrimoniale per Benedetta28.
La questione della costruzione di un dominio più am-
pio rispetto a quello del proprio giudicato è ben presente
anche nella mente di Comita di Torres, che regna tra il
1198 e il 121829. È difficile ricostruire i dettagli delle vi-
cende isolane di questi anni, ma nell’agire del giudice si
può cogliere sia l’ambizione, sia il tentativo già eviden-
ziato per Benedetta di Massa e Barisone II d’Arborea di
mettersi per quanto possibile al riparo da attacchi. Con-
scio per esperienza diretta del pericolo che i Pisani rap-
presentano, nel 1216 stringe i legami con Genova30 e cerca
di perseguire un progetto espansionistico con il proposito
di impadronirsi di tutta l’isola31. L’impostazione è simile

28
Doc. 13, <1217, prima metà>. Besta, La Sardegna medioevale, I, pp.
181-182; Sanna, Il giudicato d’Arborea, p. 433. Pinna, Santa Igia, af-
ferma che il matrimonio tra Benedetta e Barisone è stato voluto e anzi
addirittura imposto alla figlia da Guglielmo di Massa, ma l’evento è
certamente successivo alla morte del giudice di Cagliari e la stessa de-
scrizione che ne fa la giudicessa (cfr. nota 19), mi pare dimostrare che
ella abbia scelto liberamente, salvo aver consultato i grandi del regno
– per quanto ovviamente possano essere libere le scelte matrimoniali
di un sovrano.
29
Sanna, La cronotassi, pp. 110-111.
30
Legami che risalivano già al 1166: CDS, I, sec. XII, doc. LXXXII, p.
233 con il quale Barisone II di Torres si obbligava a pagare al Comune
genovese duemila lire in merci se questi lo avessero aiutato in caso di
guerra contro i Pisani. Il giudice si impegnava anche a impedire i com-
merci ai Pisani nel proprio giudicato «accordando invece ai Genovesi
la libera negoziazione, e la sicurezza delle persone e degli averi in tutto
il suo regno»: Ibidem.
31
Libri iurium, I/2, nn. 411 e 412, pp. 382-389, <1216>, editi anche in
CDS, I, sec. XIII, doc. XXXI, pp. 326-328; tra le altre cose, Comita e il
figlio Mariano si dichiaravano «cives Ianue» e concedevano ai Geno-
vesi una lunga serie di benefici sulle loro terre. In cambio dei vantaggi
ottenuti, Genova avrebbe fornito a Comita un contingente di truppe
XXXII MAURO G. SANNA

a quella che era stata di Guglielmo di Massa: con la con-


quista di una parte dell’Arborea e il mantenimento o la
riacquisizione di parte della Gallura – regno del quale ha
controllato alcune zone almeno sino al 1211, ai danni di
Lamberto Visconti –; come si evince da una lettera di In-
nocenzo III che intima al giudice turritano: «de terra vero

per la conquista della parte del giudicato d’Arborea «que fuit Ugonis
de Basso»: ibidem. Nella stessa occasione Comita prefigurava possibi-
li ulteriori azioni, impegnandosi a pagare le spese militari «factas ab
ipso Comuni» o a concedere «medietatem totius terre acquisite» se
con l’aiuto fornitogli fosse riuscito a conquistare «totam Sardiniam
vel aliquod iudicatum»: ibidem. I Genovesi comunque continuavano
a vantare nel giudicato d’Arborea lo ius pignoris risalente ai tempi di
Barisone I. Ai suoi debiti se ne debbono probabilmente aggiungere
altri, contratti sia da Agalbursa al tempo della sua permanenza e alle-
anza a Genova sia dallo stesso Ugo Ponç de Bas che dovette probabil-
mente impegnarsi finanziariamente per riuscire a ritornare in Arbo-
rea. Il giudice di Torres, presumibilmente, rivendicava sul giudicato
diritti che gli discendevano dalla madre Pretiosa de Orrù, della quale
è tuttavia difficile stabilire il ruolo all’interno della famiglia giudicale
oristanese. Meno facile è, invece, che prendesse spunto dal suo primo
matrimonio con Sinispella de Lacon figlia di Barisone I d’Arborea,
visto che era ormai sposato con Agnese di Saluzzo sebbene il suo ere-
de al trono Mariano fosse frutto del primo connubio. Come si vedrà
Comita riuscirà a conquistare metà del giudicato d’Arborea (doc. 61,
1220, aprile 10, Viterbo) e a mantenerlo (doc. 74, 1220, novembre
17, Laterano 17); cfr. infra testo corrispondente alle note 197-198. Si
noti di passaggio che, nonostante lo stretto legame instaurato tra i re-
gnanti di Torres e Genova, nel trattato non si parla della prestazione
di un giuramento di fedeltà al Comune da parte dei due giudici, che
si facessero salvi o meno i diritti domini pape. Non così era avvenuto
in altre occasioni, per esempio nel giudicato d’Arborea dove nel 1189
Pietro d’Arborea si dichiarava «fidelis comuni Ianue sicut bonus vas-
sallus domino suo» seppur facendo «salva domini pape fidelitate»,
CDS, I, sec. XII, doc. CXXIX, p. 266, 30 aprile 1189. cfr. anche supra
nota 3.
Introduzione XXXIII

Galluri, quam tenes, nullum cum Pisanis vel aliis sine no-
stro speciali mandato contractum inire presumas»32.

32
Innocenzo III e la Sardegna, doc. 132, pp. 141-142, Grottaferra-
ta 3 settembre 1211. È impossibile stabilire con precisione quale sia
l’assetto politico ed istituzionale gallurese in questo periodo. È noto
che nel 1206, con un blitz, Lamberto Visconti aveva sposato Elena
di Gallura nonostante i patti matrimoniali già intercorsi tra la giova-
ne e Trasmondo di Segni, cugino di Innocenzo III. È possibile che a
seguito di ciò Comita di Torres abbia condotto una campagna mili-
tare intimorito dalla presenza dei Pisani ai suoi confini come ipotizza
Besta, magari con il supporto economico di Genova, dato che pare
difficile immaginare che il Logudorese, da solo, si sia potuto opporre
alla forza militare dei Visconti (cfr.: Besta, La Sardegna medioevale,
I, pp. 174-175). Sicuramente il giudice di Torres recriminava anch’e-
gli sull’andamento delle cose in Gallura, visto che nel passato aveva
provato a proporre suo fratello Ithocor come marito di Elena in con-
trapposizione a Guglielmo Malaspina e forse aveva receduto, come il
Malaspina, per l’insistenza di Innocenzo III: Innocenzo III e la Sarde-
gna doc. 37, pp. 46-47, 15 settembre <1203>. In ogni caso, seppure
non si sia in grado di stabilire per quali motivi, nel 1217, il giudice
di Torres conduceva una guerra contro i Pisani e si può pensare che
fosse per il possesso della Gallura: al momento di trovare un accordo
tra Pisani e Genovesi, infatti, Onorio III nel dicembre 1217, chiede ai
primi di stipulare un trattato di pace con il giudice Comita: doc. 15,
1217, dicembre 2, Laterano. A questo proposito, è possibile che abbia
qualche fondamento l’affermazione di Giovanni Francesco Fara circa
la guerra che Comita, o meglio sua figlia Giorgia, avrebbe condotto
contro un «Baldum gallurensem iudicem» e che avrebbe riservato an-
che qualche momento di gloria per il giudicato di Torres. Ubaldo in
realtà era il figlio di Lamberto Visconti e nel 1219 sposerà la figlia del
nuovo giudice di Torres Mariano, la futura giudicessa Adelasia ma è
più probabile che nel testo ci si riferisca al fratello di Lamberto, con
l’attribuzione di un titolo, quello giudicale, che non gli appartiene ma
che, dati gli stretti rapporti che lo legano al fratello, a distanza di tem-
po possono aver dato atto ad equivoci. Sulla guerra condotta da Gior-
gia cfr.: Farae, Opera, vol. II, p. 300; circa l’esistenza di Giorgia cfr.:
Ferretto, Codice diplomatico delle relazioni, vol. II, p. XIV. Per una
puntualizzazione sulla successione giudicale logudorese e la questione
XXXIV MAURO G. SANNA

Ma gli equilibri sono ormai mutati, a Pisa i Visconti


sono dominanti, soprattutto nella persona di Ubaldo che
si erge a guida indiscussa33. A ciò si aggiunga che la fami-
glia si è già “inserita negli spazi” isolani proprio lì dove
Guglielmo di Massa aveva iniziato a ritrarsi: nel 1206, la
sua accondiscendenza ai piani di Innocenzo III e la suc-
cessiva “liberazione” di Elena di Gallura in realtà ha avuto
pessime conseguenze per i fragili equilibri nell’isola e per
lui stesso, aprendo la strada al matrimonio tra Lamber-
to Visconti (fratello di Ubaldo) e la portatrice del titolo
giudicale; anche se alcune parti del regno finiscono sotto
il controllo del giudice di Torres, come accennato. Lam-
berto segue le orme del marchese di Massa e, insieme col
fratello, pone le basi per quello che diventerà un vero pre-
dominio familiare sia in Sardegna sia a Pisa, che caratte-
rizzerà gli anni del pontificato di Onorio III.
Cosicché è destinata a non avere futuro la politica di
Benedetta di Massa, che poco dopo il matrimonio, in ac-
cordo con il marito, cerca alleanze in area genovese che le
permettano di contrastare l’invadenza dei Pisani34. Qua-

di Giorgia si veda Sanna, La cronotassi, pp. 100 e 110; cfr. anche, con
opinioni differenti e francamente insostenibili Meloni, Il Condaghe
di San Gavino, passim.
33
Petrucci, Re in Sardegna, p. 37; Ronzani, Pisa nell’età, pp. 133-137;
cfr. infra cap. 2 a e b.
34
Il 18 giugno 1214 dona alla chiesa di S. Venerio del Tino un benefi-
cio annuo di trecento quartini di grano: Falco, Le carte, II, doc. XV,
pp. 26-27; cfr. anche Soddu, I Malaspina, pp. 8-9; nonché Besta, La
Sardegna medioevale, I, pp. 181-182. Genova rappresentava nell’iso-
la l’unica alternativa concreta alle influenze pisane. Anche dopo aver
giurato fedeltà alla Sede apostolica, Benedetta e Barisone chiederan-
no al pontefice di poter stipulare un’alleanza con i Genovesi per poter
cacciare dal loro giudicato i Pisani. In mancanza di propri eserciti, il
pontefice non poteva essere considerato d’aiuto. Cfr.: doc. 13, <1217,
prima metà>.
Introduzione XXXV

si contemporaneamente, nel novembre del 1214, i due


regnanti cagliaritani prestano fedeltà al papa nelle mani
dell’arcivescovo di Cagliari35 scatenando la reazione pisa-
na: un console giunge in Sardegna costringendo Benedet-
ta e Barisone a giurare fedeltà al Comune – rinnegando
implicitamente quella prestata alla Sede apostolica – e a
cedere la collina poco distante dalla capitale S. Igia verso
est e che domina il tratto di mare circostante, sulla qua-
le erige il castrum Kalaritanum. Non basta: pochi mesi
dopo, nel 1215 divenuto podestà di Pisa, Ubaldo Visconti
sbarca nell’isola con un forte contingente di truppe e in
sostanza si comporta da vero sovrano del regno36. L’azio-
ne pisana, descritta dalla stessa Benedetta come rapida e
improvvisa, deve essere stata preparata però con cura da
Ubaldo37. La vittoria ottenuta nei pressi di Massa alla fine
del 1213 contro Guglielmo non è stata sufficiente. Forse
ha sperato per qualche tempo di fare di Benedetta un’alle-
ata o addirittura una moglie ma le scelte politiche e matri-
moniali della sovrana lo hanno convinto della necessità di

35
Innocenzo III e la Sardegna, doc 143, pp. 149-151, con data 1215 no-
vembre 18, Santa Gilla, ma in realtà 1214 poiché, seppure non espres-
so, in stile pisano: infatti nel doc. 13, (<1217, prima metà>), Benedetta
accenna all’arrivo nel giudicato di un console pisano subito dopo la
prestazione del giuramento alla Sede apostolica, ma grazie a Cecca-
relli-Ronzani, I podestà, sappiamo che i consoli lasciano posto al
podestà Ubaldo il 29 marzo del 1215, perciò la “discesa” in Sardegna
del console deve essere precedente, obbligando così a retrodatare la
prestazione del giuramento di un anno.
36
Doc. 13, <1217, prima metà>. Il castrum Kalaritanum consente ai
Pisani di trovare un nuovo insediamento ben fortificato posto in una
posizione strategicamente favorevole che costituisce «una nuova realtà
[…] politica ed istituzionale, antagonista alla sede giudicale, S. Gilla»:
Petrucci, Re in Sardegna, p. 32.
37
Doc. 13, <1217, prima metà>.
XXXVI MAURO G. SANNA

un intervento militare e ora, eletto podestà, la situazione


gli è favorevole38.

b. Le relazioni tra la Sede apostolica e i giudicati


Si è visto come sin dal secondo decennio del XII se-
colo la penetrazione pisana e genovese in Sardegna abbia
assunto caratteri esplicitamente vassallatici con la pre-
stazione di giuramenti di fedeltà da parte dei giudici39. A
questo proposito bisogna rilevare che i pontefici in questa
fase non interferiscono e anzi nel caso di Pisa favoriscono
gli interessi della città – definita da S. Bernardo «seconda
Roma» negli anni tra il ‘34 e il ‘37 – conferendo al pre-
sule ampi poteri ecclesiastici nell’isola già a partire dalla
fine dell’XI secolo. Dapprima con l’assegnazione all’arci-
vescovo della legazia, per poi giungere, con Innocenzo II
nel 1138, alla concessione della primazia sulla provincia
di Torres, l’annessione alla provincia pisana delle dioce-
si di Civita e Galtellì, e ancora, nei decenni successivi, la
primazia sulle provincie di Arborea e Cagliari. Un mani-
festo favore, risultato finale di un percorso che nel 1133 è
solo parzialmente controbilanciato dalla concessione alla
sede arcivescovile genovese della primazia su tre delle sei
province ecclesiastiche della Corsica, sottratte proprio a
Pisa, che è causa di guerra tra le due città tirreniche e di

38
Non si può stabilire quali siano nel momento le intenzioni di Ubaldo
nei confronti di Benedetta e se si sia proposto a lei come marito, ma
successivamente, morto Barisone, la costringe a promettere di sposarlo
nel 1218, e alcuni anni dopo, nel 1221, ci riesce; dopo che la giudi-
cessa aveva già dovuto sposare il fratello di Ubaldo stesso, Lamberto,
venendo poi sciolta dal matrimonio per la consanguineità che li legava,
cfr.: doc. 40, 1218, agosto 23, Laterano e doc. 102, 1221, settembre 17,
Laterano. Cfr. anche infra p. CI.
39
Cfr. supra nota 3.
Introduzione XXXVII

«multas hominum clades et christianorum captivitates in-


numeras» e che appunto spinge il papa alle concessioni
del 113840.
Ma, nel luglio del 1216, ormai da almeno cinquant’an-
ni un tema predomina sugli altri nell’ambito delle rela-
zioni che intercorrono tra i papi e i principali attori po-
litici e istituzionali in Sardegna: quello dell’affermazione
dell’alta sovranità pontificia sull’intera isola41. In questo

40
Sull’importante ruolo dell’arcivescovo pisano in Sardegna e sui suoi
rapporti con il pontefice in merito: Turtas, L’arcivescovo di Pisa, pp.
183-233; sul ruolo di «nuova Roma» di Pisa: Ronzani, «La nuova
Roma»: Pisa, Papato e Impero, pp. 61-78; e Scalia, «Romanitas» pisa-
na tra XI e XII secolo, pp. 791-843. La citazione è nel testo dei privilegi
alla Chiesa pisana, compreso quello edito qui al n° 25, 1218, febbraio
8, Laterano.
41
A lungo la storiografia ha attribuito a Gregorio VII la responsabilità
di avere per primo «rivendicato tutta l’isola come appartenente allo ius
beati Petri, al punto che si può ritenere istituito da lui il censo pagato
in seguito dai giudici ai papi»: IP, X, p. 372. Ma già Salvatore Fodale,
pur osservando un «interessamento territoriale della Sede apostolica
per la Sardegna […] a partire dalla seconda metà dell’XI secolo», af-
fermava di non riuscire a capire con chiarezza se il papa la «conside-
rasse terra della Chiesa, sua proprietà» e quindi «agisse come dominus
dell’isola, o piuttosto, minacciando la concessione della licentia inva-
dendi ai nemici, si attenesse soltanto come successore di Pietro ad una
ideologia universalistica e ad un piano d’azione globale», ciò sarebbe
dipeso «probabilmente dal diverso rapporto con un potere politico in-
digeno già stabilito»: Fodale, Il regno di Sardegna, pp. 119-120. An-
cora meglio Sandro Petrucci nota che «a differenza che per la Corsica,
appartenuta al regno italico, il pontefice non rivendicò l’appartenenza
della Sardegna al patrimonio beati Petri» minacciando però i legitti-
mi regnanti di concedere la licentia invadendi sull’isola se questi non
avessero rispettato le sue disposizioni «in materia religiosa»: Petruc-
ci, Storia politica, p. 115. Infine, Raimondo Turtas ha evidenziato in
modo circostanziato che nelle 3 lettere “sarde” di Gregorio non vi è
alcun cenno al pagamento di un censo, né il papa compie mai esplici-
te rivendicazioni di tipo temporale sulla Sardegna come invece fa nei
XXXVIII MAURO G. SANNA

caso il momento discriminante si è verificato attorno agli


anni ‘60 del XII secolo, gli anni in cui – probabilmente per
iniziativa di Genova che lo coinvolge – Barisone I d’Ar-
borea si propone di divenire rex Sardinie, ma soprattutto
alla fine di un percorso durato circa un decennio che vede
provare a salire sul ring isolano l’imperatore Federico Bar-
barossa42. La Sardegna diviene così anche «una posta nel
contrasto tra papato e impero»43. Nel 1164 con Barisone
I d’Arborea si verifica il primo tentativo di ricomposizio-
ne in un regno di fondazione imperiale dell’unità politica
ed istituzionale di quella che è già una unità geografica
drasticamente definita dalla sua insularità44. Quasi subito

confronti della Corsica. La fidelitas pretesa dal papa non va nel senso di
una prestazione feudale, o di un giuramento di fedeltà, ma di «appog-
gio incondizionato alla sua politica di riforma ecclesiastica»: Turtas,
Storia della Chiesa in Sardegna, p. 198. Ciò che Gregorio voleva dai
giudici era di «servirsi del loro potere al fine di imporre la riforma della
Chiesa sarda, eventualmente contro la volontà dei vescovi e del clero»:
ivi, p. 199; sul tema cfr. anche Turtas, Gregorio VII e la Sardegna. E
d’altronde nessuno dei successori di Gregorio, sino alla metà del XII
secolo, fa affermazioni con mire politiche sull’isola. Un silenzio poco
giustificabile se i papi fossero stati convinti di avere dei diritti feudali
sulla Sardegna, tanto più che, come accennato più volte, già a partire
dagli anni ‘10 del XII secolo vari giudici si legano con giuramenti di
fedeltà a Genova e a Pisa (cfr. supra nota 3).
42
Già nel 1152 il Barbarossa nomina suo zio Guelfo di Baviera rector o
princeps Sardinie e nel 1158 cerca di organizzare una spedizione nell’i-
sola da parte di due suoi legati, Amicone di Linningen e Corrado di
Eichstatt. L’inconsistenza del titolo e la fallita ambasceria, dimostrano
«l’interesse dell’impero per la Sardegna, ma comprovano anche l’im-
possibilità di dare pratica attuazione al disegno se non attraverso chi
già godesse nell’Isola di una posizione di potere»: Pistarino, Genova
e la Sardegna, p. 75.
43
Per la citazione ivi, p. 105.
44
Su questo si veda Sanna, Enzo rex Sardinie.
Introduzione XXXIX

«tutto il disegno fall[isce] in una crisi di sfiducia»45, tutta-


via l’episodio dà la misura del coagulo di interessi che si va
addensando sull’isola.
Con tutta probabilità sono proprio le mosse del Bar-
barossa che spingono il pontefice a reagire. Già nel 1159,
durante l’assedio di Milano, Adriano IV invia una sua
ambasciata a Federico I con la quale gli chiede il ricono-
scimento dei diritti della Sede apostolica sulle cosiddet-
te restitutiones tra le quali inserisce anche la Sardegna46.
Forse è giusto affermare che le pretese di Adriano IV sulla
Sardegna «devono essere viste piuttosto come una reazio-
ne contro l’intervento imperiale nell’isola anziché una se-
ria affermazione delle intenzioni papali»47; e di fatto pochi
anni dopo, Alessandro III non sembra scomporsi per il ti-
tolo concesso a Barisone I d’Arborea, ma certo non rima-
ne indifferente l’anno seguente, quando Federico I cambia
alleato concedendo l’isola in feudo a Pisa48. Forse perché

45
Pistarino, Genova e la Sardegna, pp. 74-96. Barisone I d’Arborea è
incoronato rex Sardinie da Federico I Barbarossa il 3 agosto 1164 nella
cattedrale di Pavia, S. Siro: Annali genovesi, I, anno 1164, pp. 158-168;
sulla vicenda cfr. anche Besta, La Sardegna medioevale, I, p. 120 e ss.;
Volpe, Studi sulle istituzioni, pp. 190-194.
46
Ottonis et Rahewini gesta Friderici I imperatoris, lib. IV, pp. 276-278,
1159 luglio?. Tramite i due suoi legati, il papa chiedeva rassicurazioni
«de possessionibus ecclesiae Romanae restituendis, Tiburti, Ferrariae
[…] insularum Sardiniae et Corsicae». La risposta dell’imperatore era
stata piuttosto dura («qui si gratanter audierint a Romano presule:
“Quid tibi et regi?”, consequenter quoque eos ab imperatore non pige-
at audire: “Quid tibi et possessioni?”», ivi, p. 278), ma, almeno relativa-
mente alla Sardegna, egli dovette ben presto accettare l’idea di provare
ad esercitare una sovranità mediata, quale sperava avrebbe potuto ga-
rantirgli Barisone I d’Arborea.
47
Waley, The papal State, p. 5, n. 1 (la traduzione è mia).
48
MGH, Friderici I. Diplomata, doc. 477, pp. 389-392, Francoforte, 17
aprile 1165; e CDS, I, LXXXI, 17 aprile 1165, pp. 232-233.
XL MAURO G. SANNA

l’investitura a questa città sembra avere più probabilità di


riuscita, ma per la prima volta, tra il 1166 e il 1167, il pon-
tefice rivendica temporalmente la Sardegna, manifestan-
do all’arcivescovo di Genova la sua preoccupazione per
un tentativo pisano di sottrarla «dominio et iurisdictioni
Sancti Petri»49. Non sono sopravvissute eventuali risposte
alle richieste del papa50. Certo i Genovesi, come si è visto,
hanno tutto l’interesse a che l’isola non venga conquistata
da chiunque possa limitare la loro azione commerciale e
politica.
Meno di vent’anni dopo, nel 1183, per la seconda volta,
un pontefice, Lucio III, ricorda che l’isola «ad Romanam
Ecclesiam pertinet», e che «specialiter in patrimonio Bea-
ti Petri consistit»51, minacciando punizioni contro azioni
lesive dei diritti della Sede apostolica in Sardegna, stavolta
anche contro i Genovesi. Stando alla ricostruzione fatta
dal papa, infatti, bisognerebbe ammettere che, nonostan-

49
CDS, I, sec. XII, doc. LXVIII, p. 223; datato 1162 ma in realtà 1166-
1167: Acta pontificum Romanorum inedita, I-III, pp. 214-215. Il pon-
tefice chiede che l’arcivescovo si faccia tramite presso i consoli affinché
«prenominatam terram a Pisanorum impugnatione protegant, manu-
teneant viriliter atque defendant, ita quod in alterius dominium mi-
nime possit transferri, sed in nostra debeat prout dictum est fidelitate
plenius conservari».
50
In ogni caso, i rapporti tra la città e il pontefice, riguardo alla Sarde-
gna, si mantengono sempre piuttosto buoni. Già nel 1162, il pontefice
aveva firmato alcuni documenti tendenti a tutelare o ripristinare i di-
ritti che il Comune e la chiesa cattedrale della città avevano sull’iso-
la e altrettanto avviene parecchi anni dopo nel 1179. Cfr. CDS, I, sec.
XII, docc. LXIX - LXXI, 1162 marzo 22, pp. 223-225; e doc. CIX, 1179,
maggio 16, p. 252.
51
CDS, I, sec. XII, doc. LII, p. 214. Il doc. viene erroneamente attribu-
ito a Lucio II e datato al 26 ottobre 1144, cfr. Lisciandrelli, Trattati
e negoziazioni politiche, n° 119, p. 28, e anche IP, X., p. 385, n. 53. Di
fatto Lucio III è il primo e l’ultimo ad affermare la proprietà dell’isola
annettendola al patrimonio di S. Pietro.
Introduzione XLI

te le apparenti schermaglie, i due Comuni tirrenici siano


giunti ad una sorta di patto che prevede una concorde
spartizione dell’isola52. Non si sa se grazie all’iniziativa del
papa, ma il piano progettato non si concretizza.
Non sono note ulteriori rivendicazioni papali sino al
pontificato di Innocenzo III.
Bisogna aggiungere che né Alessandro III né i suoi
successori chiariscono mai su quali basi giuridiche origi-
narie reclamino per la Sede apostolica la proprietà della
Sardegna. È probabile che i fondamenti risalgano alle do-
nazioni carolingie, ma non si può affermarlo sulla base
della documentazione conservata, fermo restando che i
papi hanno fatto «riferimento sempre in maniera episodi-
ca e in termini vaghi alle donazioni imperiali che [comun-
que] restavano, sul solco di una tradizione plurisecolare,
la base giuridica delle rivendicazioni pontificie»53. Anche
l’interessante ipotesi «omninsulare» di Luis Weckmann
secondo la quale la corte pontificia, basandosi su elementi
giuridici forniti dalla donazione di Costantino, avrebbe
elaborato, alla fine dell’XI secolo, una teoria enunciata
esplicitamente per la prima volta con Urbano II, e secon-
do la quale tutte le isole apparterrebbero alla «especial ju-
risdicción de San Pedro», si scontra con il silenzio delle
fonti54.

52
Proprio a questo scopo, fin dal 1172, l’arcivescovo di Magonza can-
celliere imperiale si era impegnato ad operare: «ut Sardinea per me-
dium dividatur et ut medietatem habeant Ianuenses et alteram Pisani»:
CDS, I, sec. XII, XCIX, p. 243, 1172, marzo 6.
53
Carocci, «Patrimonium beati Petri», p. 677. Per le donazioni
carolinge si veda Morris, The papal monarchy, p. 420.
54
Weckmann, Las bulas alejandrinas, per la Sardegna pp. 171-179 e
passim. Certo Urbano II usa l’argomento della donazione di Costan-
tino e lo fa proprio nel contesto della rivendicazione della Corsica:
«Cum omnes insulae secundum statuta legalia juris publici habeantur,
XLII MAURO G. SANNA

Certo, invece, dal 1166-67 in poi le prese di posizione


dei papi volte all’affermazione dei diritti in temporalibus
della Sede apostolica sull’isola sono sempre più nette e
continue. I pontefici adottano lo stesso metodo che usano
per le aree dell’Italia centrale: «quello dell’asseverazione,
del rinvio ad una presunta notorietà di fatti: in sostanza
della rivendicazione»55, che se almeno in parte doveva
«supplire alla debolezza del titolo di diritto»56, «era [piut-
tosto] una potente opera di propaganda volta ad ovviare,
più che a una fragilità di basi legali, ad una debolezza in
primo luogo politica e militare»57. Così, durante tutto il
restante XII secolo e lo sviluppo del XIII, a causa anche del
continuo deteriorarsi dei rapporti con Pisa e degli scontri
con l’imperatore, il principale obiettivo dei pontefici sarà
quello di legittimare giuridicamente e rendere effettiva la
proprietà dell’isola.
Per quanto a causa della esigua documentazione non
si sia in grado di stabilire come, tuttavia le affermazioni di
sovranità del papato finiscono per essere accettate anche
dall’establishment laico e ecclesiastico “sardo”, dato che
i giudici agli inizi del XIII secolo pagano un censo alla
Sede apostolica e riconoscono non solo che tutta la Sar-
degna è «dominii, iuris et proprietatis apostolice Sedis»58,

constat etiam eas religiosi imperatoris Constantini liberalitate ac pri-


vilegio in beati Petri vicariorumque ejus jus proprium esse collatas»,
PL, CLI, doc. LI, coll. 330-31; cfr. anche Ronzani, Chiesa e «Civitas»
di Pisa, p. 15.
55
Carocci, «Patrimonium beati Petri», p. 677.
56
Zug Tucci, Dalla polemica antimperiale alla polemica antitedesca,
p. 48.
57
Carocci, «Patrimonium beati Petri», p. 679.
58
Come ammetteva nel 1200 Guglielmo di Massa scrivendo al papa:
Innocenzo III e la Sardegna, doc. 12, pp. 19-23 <seconda metà 1200>.
Introduzione XLIII

ma anche di detenere il potere nel proprio giudicato «ab


Ecclesia Romana»59.
È la documentazione di Innocenzo III a fornirci queste
informazioni. La principale caratteristica del suo pontifi-
cato, rispetto a quello dei suoi predecessori, è la costante
energia con la quale rivendica e cerca di concretizzare i
suoi diritti di signore feudale, mentre nessuno, né l’im-
peratore, né Pisa, né Genova, né i giudici, si oppone mai
giuridicamente alle sue pretese60.
Dato il piano teorico costruito dai suoi predecessori
e il quadro politico-istituzionale della Sardegna che si è
descritto, Innocenzo III capisce immediatamente che il
principale ostacolo alla realizzazione dei propri progetti è
rappresentato da Pisa61. La sua azione si sviluppa su tre di-
rettrici62: in primo luogo cerca di limitare al massimo l’in-
fluenza dell’arcivescovo di Pisa, pur senza sottrargli uffi-
cialmente i privilegi di cui gode sull’isola – almeno sino al
1214 –, usando come propria longa manus Biagio già no-
taio pontificio, del quale alla fine del 1202 probabilmente
favorisce l’elezione presso la sede arcivescovile di Torres.
Procede di fatto ad uno svuotamento del titolo legatizio.
In secondo luogo, sempre tramite Biagio, chiede la presta-

59
Come faceva notare Giusto arcivescovo d’Arborea nel suo dossier
alla Sede apostolica a proposito della cacciata di Pietro de Serra dal tro-
no giudicale dell’Arborea: Innocenzo III e la Sardegna, doc. 3, <1198>,
agosto 11, Rieti.
60
Sulla continuità con il passato e l’energia dispiegata da Innocenzo si
veda anche Morris, The papal monarchy, passim e Haller, Lord of
the world. Sul tema, relativamente alla Sardegna, oltre a Innocenzo III e
la Sardegna, si veda anche Moore, Innocent III, Sardinia and the papal
State, col quale non sono però d’accordo nel legare troppo strettamen-
te, e in qualche modo subordinare, la politica di rivendicazioni sulla
Sardegna con quelle sull’Italia centrale e sulla Toscana in particolare.
61
Cfr. supra capitolo precedente.
62
Su questo cfr. Turtas, Storia della Chiesa, pp. 261-262.
XLIV MAURO G. SANNA

zione di un giuramento di fedeltà alla Sede apostolica da


parte dei giudici, nella stessa forma che la Sede apostoli-
ca aveva elaborato sin dai tempi del giuramento di Melfi
di Roberto il Guiscardo nel 1059 (che non a torto è stato
considerato «the model for later feudal oaths»63) e che si
troverà immutata, se non nella lingua, ancora alle soglie
del XVII secolo64. D’altronde «Innocenzo III ha attribuito
un ruolo cruciale alle fedeltà vassallatiche: […] la presta-
zione del giuramento di fedeltà […] non era il fondamen-
to della sovranità temporale, che si basava sulle donazioni
imperiali e sulle plurisecolari rivendicazioni della Chiesa.
Ma restava il mezzo principale per esprimere la superio-
rità papale ed ottenerne il riconoscimento dai soggetti»65.
Entro il maggio del 1205 ottiene quanto richiesto dai so-
vrani di Torres, Gallura e Arborea certo spinti anche dalla
sensazione di pericolo che provano di fronte all’invadenza
anche militare pisana. Mentre per Cagliari è probabile che
sia stata solo la figlia di Guglielmo, Benedetta nuova giu-
dicessa, a sottomettersi con il citato giuramento di fedeltà

63
Ullmann, The growth of the papal government, p. 337, nota 2.
64
Le liber censuum, I, n° CLXIII, p. 422, per il giuramento di Roberto
il Guiscardo da confrontare con il primo giuramento di Benedetta di
Massa: Innocenzo III e la Sardegna, doc. 143, pp. 149-151, con data
1215, novembre 18, S. Gilla, da correggere in 1214; mentre nel 1598 i
rappresentanti del Comune di Ferrara, allora devoluto alla Chiesa giu-
ravano: «Facendo pieno homaggio liggio et vassallaggio […] promet-
temo et facemo professione che da questa hora inanzi saremo fedeli,
devoti et obedienti al S.mo Signore Nostro Clemente VIII et suoi suc-
cessori che intraranno canonicamente. Non saremo in consiglio, con-
sentimento ò fatto, che perdino vita ò membro ò siano presi di mala
cattura. Il consiglio secreto […]» in Theiner, Codex diplomaticus, III,
n° 444, pp. 569-571, citato in Carocci, Vassalli del papa, p. 47.
65
Carocci, «Patrimonium beati Petri», p. 681. D’altronde Innocenzo
III «propose una rappresentazione eminentemente feudale della sovra-
nità pontificia»: ivi, p. 684.
Introduzione XLV

a Innocenzo nel 121466. Infine, a corollario, una volta ot-


tenuti i giuramenti – «la più importante delle prerogative
della sovranità, premessa per ogni ulteriore richiesta»67 –,
ben sapendo quanto la sovranità trovi affermazione gra-
zie a concrete politiche “sul territorio”, il pontefice cerca
di creare legami politico-istituzionali nell’isola attraverso
la politica matrimoniale. Purtroppo per la Sede apostoli-
ca, però, su questo piano il pontefice viene efficacemente
contrastato dai Pisani, che “sul territorio” avevano radici
saldissime da oltre un secolo – costruite come detto anche
grazie alla Sede apostolica68 –, e anche se per qualche mese
nel 1206 il papa accarezza l’idea di portare almeno il giu-
dicato di Gallura sotto la sua più stretta egida, tramite il
matrimonio di suo cugino Trasmondo di Segni con Elena
di Gallura, il piano fallisce, proprio a causa pisana. Lo stes-
so anno il pontefice subisce un’altra delusione: nonostante
la sua opposizione, Preziosa di Massa, figlia di Guglielmo,
sposa Ugo Ponç de Bas, giudice d’Arborea69. Anche in
questo caso, il papa deve arrendersi al fatto compiuto70.

66
Innocenzo III e la Sardegna, doc. 143, pp. 149-151. Nel 1206, il giudi-
ce di Cagliari Guglielmo di Massa si dice disponibile a giurare al pon-
tefice per i motivi cui si è fatto cenno (cfr. supra pp. XXIII-XXVI),
ma è legato ad un giuramento precedente all’arcivescovo di Pisa; l’op-
posizione di Ubaldo ai reiterati inviti a sciogliere il Cagliaritano dal
giuramento sarà motivo di grande ira per Innocenzo: cfr. ivi, p. LVIII.
67
Carocci, «Patrimonium beati Petri», p. 682; su questo cfr. Lackner,
Studien zur Verwaltung des Kirchenstaates, pp. 183 e ss.
68
Cfr. supra nota 40.
69
Secondo accordi intercorsi già dal 1200, Innocenzo III e la Sardegna,
doc. 12, <seconda metà 1200> pp. 19-23 e supra nota 27. Per la
datazione del matrimonio cfr. ivi, p. LXII.
70
A nulla valgono le vibrate proteste rivolte all’arcivescovo Ricco di
Cagliari, reo, secondo il papa, di aver lasciato che il matrimonio si ce-
lebrasse contro la sua volontà: ivi, doc. 115, pp. 125-126, 1207, ottobre
27, Corneto.
XLVI MAURO G. SANNA

Nello stesso àmbito ricade la dispensa del papa a Bene-


detta di Massa, quando, nel 1214, ella decide di sposare
il giovane Barisone d’Arborea71. Legati da un rapporto di
parentela, chiedono la dispensa al pontefice, che la con-
cede, ritenendo di proteggere così al meglio gli interessi
della Sede apostolica e avendo ottenuto la cessione della
proprietà dei castra del giudicato e il giuramento di non
infeudarli o alienarli senza il consenso dell’arcivescovo di
Cagliari, dei suoi suffraganei e dei maggiorenti del giudi-
cato72. Il pontificato di Lotario di Segni si chiude però con
un altro smacco: come già detto, a fronte del citato giura-
mento di fedeltà di Benedetta di Massa, i Pisani, tramite
uno dei loro consoli costringono la giudicessa e il marito a
dichiararsi fideles del Comune, ottenendo anche la cessio-
ne del colle dove costruiscono un castrum – nocciolo della
futura città di Cagliari e roccaforte con la quale dominare
sul regno e non solo; l’anno dopo Ubaldo Visconti, po-
destà di Pisa, uomo forte della città, invade il giudicato
comportandosi come se fosse «dominus terre naturalis et
iudex»73.
Immediatamente Innocenzo III scomunica il podestà
e tutti coloro che lo hanno aiutato nell’impresa e molto
probabilmente priva la sede arcivescovile pisana dei pri-
vilegi sull’isola74. Innocenzo, tuttavia, non ha il tempo di

71
Il testo del documento non sembra far pensare che, come vorrebbe
Petrucci, Re in Sardegna, p. 30, (per quanto sia giusto che l’autore
ponga il problema), il matrimonio tra i due fosse stato voluto dal pon-
tefice, benché lo avesse avallato.
72
Innocenzo III e la Sardegna, docc. *138 – *140, tutti e 3: <1214 ca –
ante 1215, novembre 18>.
73
Così Benedetta di Massa descrive la situazione anni dopo a Onorio
III: doc. 13 <seconda metà 1217>. Su quanto detto della politica di
Innocenzo III rimando all’introduzione a Innocenzo III e la Sardegna.
74
Non si possiedono attestazioni documentarie di ciò, ma non si co-
Introduzione XLVII

seguire gli sviluppi della situazione né di prendere altre


iniziative per difendere i diritti della Sede apostolica, poi-
ché pochi mesi dopo, terminato da poco il concilio latera-
nense IV con il quale ha anche programmato la Crociata
che si appresta ad organizzare, muore, il 16 luglio 1216.

2. Il pontificato, sulle orme di Innocenzo III

a. La V Crociata e i suoi riflessi sulla politica nei con-


fronti della Sardegna
La riconquista della Terra santa è stato uno dei motivi
conduttori della politica di Innocenzo III. E il modo in
cui si sviluppa la IV Crociata all’inizio del suo pontificato
costituisce per lui sia un regret sia uno sprone ad avviare
un nuovo tentativo sotto il proprio più stretto controllo.
In questo contesto «l’intera macchina […] della Crociata
viene reinterpretata nei termini dei suoi benefìci salvifici
per l’intera comunità cristiana, specialmente per i laici»75.
Ecco perché nel momento in cui decide di convocare un
concilio ecumenico, il papa lo programma con un anticipo
di due anni e lo annuncia come lo strumento fondamenta-

noscono altri motivi, per gli anni ai quali si accenna, per i quali il papa
potesse prendere una decisione tanto drastica e alla quale fa riferi-
mento Onorio III che nel rinnovare finalmente i privilegi, nel 1218,
comunicandolo al clero e al popolo pisano, ricorda come «exigentibus
culpis vestris» la Chiesa pisana ne sia stata da tempo «non immerito
mutilata»: doc. 24, 1218, febbraio 5, Laterano. D’altronde l’arcivesco-
vo Lotario, amico di Innocenzo III e da lui quasi certamente voluto
alla guida dell’archidiocesi, era morto in quei mesi rendendo ancora
più difficili i rapporti tra la città e la Sede apostolica: Ronzani, Pisa
nell’età, p. 137; su Lotario da Vercelli, cfr: Alberzoni, Innocenzo III
e la riforma.
75
Powell, Anatomy of a crusade, p. 16, la traduzione è mia.
XLVIII MAURO G. SANNA

le «ad extirpanda vitia et plantandas virtutes, corrigendos


excessus, et reformandos mores, eliminandas haereses, et
roborandam fidem, sopiendas discordias, et stabilendam
pacem, comprimendas oppressiones, et libertatem foven-
dam, inducendos principes et populos Christianos ad suc-
cursum et subsidium Terrae sanctae»76. Il concilio latera-
nense quarto si tiene in tre sedute solenni l’11, il 20 e il 30
novembre del 1215. La costituzione Pro recuperanda (il
canone 71) contiene la programmazione della Crociata,
l’ordine ai vescovi di predicarla e di indurre i principi cri-
stiani ad accordarsi tra loro per un armistizio di quattro
anni e le istruzioni per la raccolta di una vigesima tra gli
ecclesiastici ai fini del parziale finanziamento. Durante il
concilio si fissa anche la partenza: 1° giugno 121777. Dato
il ricordo del 1204, gli aspetti relativi all’organizzazione
sono considerati molto importanti dal pontefice: perciò la
Sede apostolica mette su una sua macchina organizzativa,
che comprende gli aspetti fondamentali relativi al sovven-
zionamento e alla ridistribuzione del denaro raccolto, non
solo con la vigesima evidentemente78. Operazione tutt’al-
tro che semplice, che tra l’altro ha esposto i papi a nume-
rosi giudizi critici, attirando su di loro l’accusa di venalità,
come dimostrerà poi la preoccupazione di Onorio III a
che gli esattori della vigesima rendano «diligentissime ra-

76
P L , vol. 216, coll. 823-825, col. 824; sul nesso tra Crociata e concilio:
Powell, Anatomy of a crusade, p. 16.
77
COD, Lateranense IV, [71] Expeditio pro recuperanda Terra san-
cta; sul Lateranense IV si veda Foreville, Lateranense IV; García y
García, Constitutiones concilii e la bibliografia elencata in Paravicini
Bagliani, Il papato nel secolo XIII, pp. 453-461.
78
Innocenzo e poi Onorio non si propongono di essere gli esclusivi
controllori della spedizione, ma «the primacy of papal initiative was ai-
med at securing a more effective papal voice in the crusade»: Powell,
Anatomy of a crusade, p. 103.
Introduzione XLIX

tionem» con la quale garantire che il denaro è stato distri-


buito ai «crucesignatis fideliter et utiliter» così che «fides
et diligentia illarum testimonio pateant et suspitiosorum
conquiescant mentes et labia conticescant»79.
Ad ogni modo, Innocenzo III è talmente interessato
a che l’operazione vada in porto che decide, tra l’altro, di
muovere verso nord «to arrange» una pace tra Pisa e Ge-
nova80. Non si è in grado di stabilire cosa abbia in men-
te di proporre alle parti, con una delle quali – Pisa – ha
come si è visto rapporti molto difficili; né cosa sia disposto
eventualmente a concedere sul fronte “sardo”, ma le due
città sono fondamentali per sostenere il peso di una simile
traversata con le loro flotte imponenti per numero di navi
e loro qualità. È a Perugia, in viaggio, che Innocenzo III
muore, lasciando al successore il compito di continuare e
completare quanto era stato fatto81.
Onorio III (Cencio camerarius) viene eletto due gior-
ni dopo82. Non prosegue nel viaggio. Si reca a Roma per

79
Doc. 10, 1217, febbraio 28, Laterano; sul tema dell’accusa di venalità
ai pontefici: Powell, Anatomy of a crusade, pp. 89-103.
80
Ivi, p. 69.
81
Wolter-Beck, Civitas medievale, p. 268.
82
Le fonti sono concordi nel definirlo anziano. Jacques de Vitry, ca-
pitato a Perugia in quei giorni lo descrive come un «bonum senem et
religiosum, simplicem valde et benignum»: Lettres de Jacques de Vitry,
p. 74. La sua carriera, sviluppatasi tutta all’interno della curia romana,
lo aveva portato a dirigere la Camera apostolica già sotto Clemente III.
Nel momento in cui il cardinale Giacinto del quale era stato procura-
tore diventa papa col nome di Celestino III, Cencio accumula su di sé
anche la direzione della Cancelleria: in pratica guida i due principali
organismi della curia. È l’ascesa al soglio pontificio di Innocenzo III
che segna una battuta d’arresto: pur promosso cardinale prete, non
gli viene affidato alcun ruolo. «Un’eclissi del genere […] può essere
spiegata solo in riferimento all’ostilità del nuovo pontefice»: Paravi-
cini Bagliani, La Chiesa romana da Innocenzo III a Gregorio X, p.
L MAURO G. SANNA

“prenderne possesso”, ma la Crociata resta il suo primo


obiettivo. Perciò, nel gennaio 1217 delega al cardinale di
Ostia Ugolino, futuro Gregorio IX, il compito non facile
di pacificare il Nord Italia e promuovere e organizzare la
spedizione83.
Si riprende da dove Innocenzo III ha dovuto lasciare:
la pace tra Pisa e Genova – che si scontrano non solo ma
soprattutto per la Sardegna e anche la Corsica –; sfruttan-
do tra l’altro il fatto che la Crociata rappresenta un’oc-
casione importantissima sia sul versante religioso sia sul
versante economico e politico, che i due Comuni hanno
tutto l’interesse a non lasciarsi sfuggire. Nella costruzio-
ne dell’accordo, come si vedrà, il papa intende contem-
poraneamente sia fungere da garante per le due parti sia
riaffermare gli interessi della Sede apostolica sulle isole84.

511, che riprende Haller, Das Papsttum, p. 1; le più recenti e accurate


biografie di Onorio sono: Carocci-Venditelli, Onorio III (dove tra
l’altro si fa definitivamente luce sulla non appartenenza di Onorio III
alla famiglia Savelli), e Capitani, Onorio III, quest’ultima soprattutto
relativamente ai rapporti con l’impero.
83
Powell, Anatomy of a crusade, p. 69.
84
A proposito della Corsica, le pretese della Sede apostolica erano,
per quel che se ne sa, ancora più antiche di quelle per la Sardegna:
nel settembre 1077 il papa scriveva a tutti i vescovi e a tutti i nobi-
li grandi e piccoli dell’isola ricordando loro: «scitis […] manifestum
esse insulam quam inhabitatis, nulli mortalium nullique potestati nisi
Sancte Romane Ecclesie ex debito vel iuris proprietate pertinere»,
scagliandosi poi contro coloro che sino ad allora l’avevano posseduta
senza esibire nei confronti della Sede apostolica «nichil servitii nichil
fidelitatis nichil penitus subiectionis et oboedientie»: Das Register
Gregors VII., pp. 351-352; su questo si veda Violante, Le concessioni
pontificie, pp. 43-56; nonché Turtas, Gregorio VII e la Sardegna, pp.
375-397; e Turtas, Storia della Chiesa in Sardegna, p. 197. Le rico-
struzioni relative alla Corsica medievale risentono tutte della straordi-
naria povertà delle fonti, comunque, per un orientamento sui rapporti
tra la Sede apostolica e la Corsica, non solo nel Medioevo, si veda la
Introduzione LI

Soprattutto nei confronti di Pisa, Onorio III ha alcune


carte da giocare: nel 1217 non ha ancora restituito i tra-
dizionali privilegi concessi alla sede arcivescovile pisana
sulla Sardegna già revocati dal suo predecessore85, anche
se sin dall’inizio del suo pontificato esprime l’intenzione
di affidare il maggior peso della Crociata ai Pisani86. Non
solo, al papa spetta confermare l’elezione del nuovo arci-
vescovo pisano, Ildebrandino, scelto dal capitolo alla fine
del 1216 e per ottenere la quale una delegazione si è già
recata presso la Sede apostolica in dicembre87. Il pontefice
però non delibera e si riserva di verificare la canonicità
dell’elezione e l’idoneità della persona alla carica88.
A prescindere dagli incarichi a Ugolino, relativamen-
te all’affaire Sardegna Onorio mantiene ulteriori canali
di comunicazione con Pisa e cerca di raggiungere un ac-
cordo con la città indipendentemente, se non preliminar-
mente, alla pace tra i due Comuni: il 9 marzo del 1217
infatti invita il suo legato a recarsi a Pisa poiché «potestas
et populus» pisani si sono impegnati «super facto Sardinie
nostris […] stare mandatis»89. Non si è in grado di stabi-
lire se pourparlers sul tema siano avvenuti anche, o già,
in occasione della missione presso la Sede apostolica dei
delegati pisani del dicembre precedente. Né se la dispo-

voce: Delille, Saint Siège, pp. 875-878; nonché Gai, Le Saint Siège et
la Corse.
85
Doc. 24, 1218, febbraio 5, Laterano. Cfr. anche supra nota 74.
86
Powell, Anatomy of a crusade, p. 69.
87
Dell’Amico, Tra politica e pastorale, p. 2; cfr. Ughelli, Italia Sacra,
III, col. 424, 1216 dicembre 16. Come si vedrà, Ildebrandino non verrà
confermato nella carica e si giungerà all’elezione di Vitale, che Ono-
rio promuoverà nonostante l’opposizione e l’ostilità di molti: doc. 120,
1223, II metà di agosto - I metà di settembre, Segni.
88
Come risulta nel doc. 12, 1217, marzo 9, Laterano, cfr. infra p. LIV.
89
Ibidem.
LII MAURO G. SANNA

nibilità dei Pisani sia il risultato delle pressioni del pon-


tefice o più facilmente una loro iniziativa, magari volta
anche a ottenere rapidamente la conferma dell’elezione di
Ildebrandino ad arcivescovo e possibilmente la riconfer-
ma degli ambiti privilegi della sede. In questo frangente
la classe dirigente comunale segue un percorso simile a
quello del 1207 (quando, all’indomani sia del matrimo-
nio di Lamberto Visconti con Elena, titolare del trono di
Gallura a danno di Trasmondo di Segni, sia della morte
dell’arcivescovo pisano Ubaldo, il Comune aveva offerto
al papa «satisfactionem super facto Sardinie»)90. È un mo-
dus operandi fatto di strappi e parziali ricuciture con la
Sede apostolica (data anche l’importanza dei privilegi del-
la Chiesa pisana), senza mai perdere di vista gli obiettivi
di espansione nell’isola. La conseguenza è che la soluzione
di ogni crisi tra la città e la Sede apostolica si conclude
praticamente sempre, anche quando Pisa sembra rinun-
ciare a qualcosa, con una perdita per la stessa Sede che
non viene più recuperata. Pare comunque che nel fran-
gente anche Ubaldo Visconti, ancora podestà, sia piena-
mente coinvolto nel tentativo di riconciliazione, dato che
al momento della pace tra Pisa e Genova farà sì di ottene-
re il perdono pontificio per coloro che lo avevano seguito
nelle imprese sarde e lo stesso papa lo definirà «dilectus
filius»91. In ogni caso, il papa gioca le carte a sua dispo-

90
Innocenzo III e la Sardegna, doc. 113, pp. 122-124, 1207, settembre
10, Viterbo e pp. LXIII-LXIV. Per la morte di Ubaldo arcivescovo di
Pisa: Violante, Cronotassi, pp. 51-52. Cfr. Ronzani, Pisa nell’età, p.
137.
91
Doc. 20, 1217, dicembre 7, Laterano. Detto ciò, certo le richieste del
pontefice e poi gli accordi ai quali si giunge entro la fine dell’anno, che
si vedranno, giustificano l’affermazione di Ronzani circa la «sconfes-
sione» del suo operato da podestà: Ronzani, Pisa nell’età, p. 139, cfr.
anche infra pp. LIV-LVII.
Introduzione LIII

sizione: i Pisani devono ritirare l’esercito dalla Sardegna


che, ricorda a Ugolino, «ad apostolicam Sedem noscitur
pertinere», e restituire alla Sede stessa tutte le terre delle
quali si sono impossessati, abbattendo contemporanea-
mente il castrum Kalaritanum, eretto contro la volontà
di Innocenzo III e «in Ecclesie Romane preiudicium»92.
È utile sottolineare che non solo la Sede apostolica si rap-
presenta come parte lesa direttamente, ma la restituzione
delle terre deve essere fatta non ai giudici, ai quali non si
fa cenno, ma alla Sede stessa, che si pone dunque come
diretto e per il momento unico interlocutore del Comu-
ne di Pisa93. Traspare la sfiducia del pontefice nei sovrani
giudicali: sia perché considerati non a torto inadeguati a
sostenere l’urto della potenza pisana; sia perché, almeno
nel caso di Benedetta di Massa, gli devono sembrare non
sufficientemente saldi nella loro fedeltà ai giuramenti pre-
stati alla Sede apostolica. Le condizioni poste dal papa,
per quanto ineccepibili dal suo punto di vista, sono dure,
quasi inaccettabili per i Pisani. Ma mi pare che in questa
fase servano più per alzare la posta per poi portare la trat-
tativa su un piano più realistico: poco più in là Onorio
scrive a Ugolino che in subordine accetti l’assegnazione
del castrum in «apostolice Sedis nomine» a un suo uomo
di fiducia94. Contemporaneamente lo incarica di verifi-

92
Doc. 12, 1217, marzo 9, Laterano.
93
Anche a proposito delle questioni relative al giudicato di Torres, la
cui casa regnante è la più vicina alla Sede apostolica, il papa afferma che
i Pisani e i Genovesi devono restituire: «nobis et Ecclesie Romane» tut-
to ciò che erano riusciti a ottenere tramite accordi con il giudice (doc.
17, 1217, dicembre 6, Laterano); tanto più dunque per le altre aree della
Sardegna «et specialiter castrum Kalaritanum»: doc. 16, 1217, dicem-
bre 2, Laterano.
94
Uomo del quale non fa il nome che forse avrebbe dovuto scegliere
lo stesso Ugolino, probabilmente tra i vescovi dell’isola: doc. 12, 1217,
LIV MAURO G. SANNA

care la canonicità dell’elezione di Ildebrandino e la sua


idoneità alla carica di arcivescovo. Dal testo non traspare
un pregiudizio nei confronti dell’eletto, ma è significativo
che affronti l’argomento nella stessa lettera, legando e po-
sponendo al tema “sardo” l’eventuale conferma del nuovo
arcivescovo95. Durante il suo soggiorno a Pisa Ugolino si
occupa della questione. Per certo il papa desidera che alla
cattedra ascenda qualcuno che gli ispiri fiducia, date le
difficoltà incontrate dalla Sede apostolica con i predeces-
sori Ubaldo e anche Lotario; evidentemente qualcosa del
personaggio Ildebrandino o della situazione non convin-
ce; forse vuol anche far sentire il peso della sua volontà,
perciò l’elezione viene cassata e, nonostante le opposizio-
ni, il pontefice riesce a ottenere l’elezione di qualcuno a lui
gradito: il 24 luglio 1217 Vitale risulta per la prima volta
essere il presule electus della città96. Pisa si piega a Onorio.
Ugolino si trova nel maggio a Genova dove il podestà
accetta di costruire una pace con i Pisani. Ai primi di giu-
gno, a Lerici, i rappresentanti dei due Comuni decidono
di firmare una tregua, ratificata da uno scambio di dele-
gazioni alla fine del mese97. Entro il dicembre successivo
le parti mandano propri rappresentanti a Roma per stipu-
lare la pace e, sentite le esigenze di entrambe, Onorio può
dare le istruzioni necessarie. L’argomento di maggiore ri-

marzo 9, Laterano. Sul fatto che potesse essere un vescovo a farsi carico
del controllo del castrum, cfr. nota 107.
95
Ibidem.
96
È vero che Onorio lo considererà «una propria creatura» (Ronzani,
Pisa nell’età, p. 138), ma è vero che le notizie su di lui prima dell’elezio-
ne sono troppo poche per fare affermazioni circostanziate sui motivi
che convincono il papa a questa scelta: Dell’Amico, Tra politica e pa-
storale, pp. 7-9. Circa l’opposizione di molti: doc. 120, 1223, agosto II
metà - settembre I metà, Segni.
97
Annali genovesi, II, pp. 142-143; Ronzani, Pisa nell’età, pp. 137-138.
Introduzione LV

lievo è costituito dalla Sardegna e dalla Corsica: i Genovesi


devono cedere ad un incaricato del pontefice il castello di
Bonifacio in Corsica98, allo stesso tempo il papa pretende
dai Pisani che assegnino «nobis et Romane Ecclesie castri
Kalaritani custodiam»99.
A latere, il pontefice dà ulteriori ordini in merito alla
Sardegna: i Genovesi devono restituire «nobis et Ecclesie
Romane vel cui mandaverimus quecumque occasione
nobilis viri iudicis turritani vel societatis cum ipso con-
tracte seu pignoris quod in iudicatu Arboree proponitis
vos habere»100. Sia i Genovesi sia i Pisani devono abban-
donare tutto ciò che possiedono in Sardegna salvis, per i
primi, i beni accumulati con lo ius pignoris (che sull’Arbo-
rea possono continuare a esercitare entro gli stretti limiti
del dovuto101) e per i secondi «iustitiis et rationalibus con-
suetudinibus». Da questo momento entrambi i Comuni
devono evitare azioni espansionistiche nell’isola102. Infine,
impone ai Pisani di far pace anche con il giudice di Torres

98
Doc. 15, 1217, dicembre 2, Laterano.
99
Doc. 17, 1217, dicembre 6, Laterano. Contemporaneamente le due
parti si devono impegnare a sospendere per sempre le ostilità fra loro:
doc. 15, 1217, dicembre 1, Laterano.
100
Doc. 17, 1217, dicembre 6, Laterano. Per gli accordi del 1216 del
giudice turritano con Genova cfr. supra nota 31.
101
Doc. 15, 1217, dicembre 1, Laterano. Quello dello ius pignoris era
un diritto che forse i Genovesi vantavano dai tempi della inutile in-
coronazione di Barisone I a re di Sardegna: cfr. supra nota 42 e testo
corrispondente. Già in occasione della pace del 1188, anche questa sti-
pulata con la mediazione del papa – e anche questa voluta fortemente
dal pontefice Clemente III per la spedizione relativa alla III Crociata – i
Genovesi avevano ottenuto la tutela degli «universa pignora et posses-
siones quas in Sardinia habent vel habere debent, et precipue pignora
Barisonis quondam regis Arboree»: CDS, I, XII, doc. CXXVII, pp. 263-
265, p. 263.
102
Doc. 17, 1217, dicembre 6, Laterano.
LVI MAURO G. SANNA

Comita e con il figlio Mariano già associato al regno e con


i quali, evidentemente, conducono una guerra della quale
si ignorano i motivi e lo svolgimento103.
Nell’occasione il pontefice si dice disponibile ad as-
solvere tutti coloro che avevano aiutato Ubaldo Visconti
nell’impresa che aveva portato alla costruzione del ca-
strum Kalaritanum. È lo stesso podestà a chiedere che
questa possibilità venga accordata a coloro che lo hanno
aiutato nelle sue imprese in Sardegna104. È difficile stabi-
lire cosa abbia spinto il Pisano ad una simile mossa. For-
se i suoi concittadini gli hanno fatto pressioni per il bene
comune, certo l’accordo raggiunto tra le due città e con il
pontefice suona «come una evidente sconfessione dell’o-
perato di Ubaldo» che dopo pochissimo abbandona la ca-
rica di podestà105.
Se attuati si tratterebbe di buoni accordi per il papa. È
chiaro soprattutto che Onorio cerca di sfruttare al massi-
mo la sua posizione, che non è quella di semplice inter-
mediario, per avvantaggiare la Sede apostolica: viene da
pensare che la consegna a suoi uomini delle postazioni
fortificate in Corsica e Sardegna gli sia sembrata addi-
rittura preferibile all’abbattimento del castrum Kalarita-
num, ipotizzato nel marzo precedente; infatti le posizio-
ni acquisite non servirebbero solo a costituire un cusci-
netto tra le due potenze tirreniche, ma metterebbero la
Sede apostolica nelle condizioni di controllare i tentativi
espansionistici di Pisa e Genova in Sardegna e Corsica.

103
Doc. 15, 1217, dicembre 1, Laterano.
104
Doc. 20, 1217, dicembre 7, Laterano. Si noti che nel testo non si fa
alcun accenno alla necessità di una assoluzione dalla scomunica dello
stesso Ubaldo che viene anzi chiamato dal papa «dilectus filius», forse
aveva già ottenuto il perdono dato il suo comportamento durante le
trattative di pace.
105
Ronzani, Pisa nell’età, p. 139.
Introduzione LVII

Mi pare lecito pensare che Onorio cerchi così di rende-


re finalmente concreta la prospettiva, già immaginata da
Innocenzo III106, di utilizzare questo e gli altri castra del
giudicato come punti dai quali effettuare, grazie al loro
controllo da parte di suoi uomini, un intervento nel giudi-
cato di Cagliari se non su tutta l’isola, in caso di necessità.
Non si è in grado di stabilire a chi il papa voglia affidare
la postazione fortificata, ma anche in questo caso si può
pensare che, sempre sulle orme di Innocenzo, pensi a un
vescovo di sua fiducia107.

106
Cfr. Innocenzo III e la Sardegna, doc. 143, 1215 novembre 18, San-
ta Gilla, ma 1214, cfr. supra nota 72 e testo corrispondente. Che la
politica di Innocenzo III fosse ben presente a Onorio III è dimostrato
nel doc. 39 (1218, agosto 22, Laterano) dove il papa ricorda che, alla
morte di Guglielmo di Massa, Benedetta aveva prestato «corporaliter
iuramentum» nelle mani del metropolita cagliaritano di non aliena-
re «castra vel possessiones suas» senza il permesso dello stesso arci-
vescovo di Cagliari e dei suoi suffraganei, «prout a felicis memorie
Innocentio predecessore nostro dispositum fuerat»; contemporane-
amente il papa ordinava ai legati pontifici di sciogliere Benedetta di
Massa dal giuramento con il quale si impegnava a sposare Ubaldo Vi-
sconti e ad assegnare allo stesso i castra del giudicato, «immo ecclesie
Romane ad quam principaliter pertinere noscuntur»: doc. 40, 1218,
agosto 23, Laterano. La stessa Benedetta un anno prima ricordava,
pur senza nominare Innocenzo, come al momento della sua elezione
avesse giurato nelle mani dell’arcivescovo, dei suoi suffraganei e dei
maggiorenti di non donare «castellum alicui aliquo titulo […] sine
consensu et voluntate omnium eorumdem», doc. 13, <1217 prima
metà>.
107
Abbiamo testimonianza che nel 1204 Ricco, arcivescovo di Caglia-
ri, presidiasse i castra del giudicato di Gallura nella delicata fase che
dall’occupazione del giudicato fatta da Guglielmo Malaspina con l’aiu-
to di Guglielmo di Massa avrebbe dovuto portare, nelle intenzioni del
pontefice, al matrimonio della giovane Elena di Gallura con qualcuno a
lui gradito. (Nel documento il papa non dice di essere stato lui ad aver-
gli affidato le postazioni fortificate, ma siamo nel contesto della piena
azione politica della longa manus pontificia Biagio di Torres, tutto o
LVIII MAURO G. SANNA

Più difficile dire come gli accordi vengano valuta-


ti nell’isola. La posizione del giudice di Torres Comita è
stata adeguatamente tutelata dai Genovesi e dallo stesso
pontefice, che ha preteso e ottenuto che i Pisani stipulino
una pace anche con lui. E dal punto di vista di Onorio an-
che Benedetta di Massa dovrebbe sentirsi rassicurata dalla
promessa cessione del castrum Kalaritanum a un uomo
di fiducia del papa. Tuttavia, bisogna notare che nello sti-
pulare l’accordo di dicembre, il papa sostanzialmente ri-
tiene sufficiente quanto nel marzo precedente esigeva dai
Pisani solo in subordine, nonostante nel frattempo abbia
certamente ricevuto, forse da alcuni mesi, una lettera col-
ma di lamentele e timori che la giudicessa di Cagliari gli
ha inviato e che lui sostanzialmente dimostra di non aver
voluto tenere in considerazione. In essa, ella ripercorreva
gli avvenimenti caratterizzanti il suo breve regno, eviden-
ziando le difficoltà incontrate con i Pisani: dall’essere sta-
ta costretta da un console pisano a prestare giuramento a
Pisa «sine consilio et voluntate […] bonorum virorum»
della sua terra – pur dopo averlo già prestato alla Sede
apostolica – e a cedere il colle sul quale il console aveva
costruito il castrum Kalaritanum, già nel 1215; e l’anno

quasi in Sardegna pare andare per il verso che il papa vuole ed è difficile
pensare che Ricco abbia preso iniziative senza l’assenso e la volontà
del pontefice): Innocenzo III e la Sardegna, doc. 48, <1204, luglio 2>
Laterano. Abbiamo anche testimonianze successive di questa politica
pontificia di controllo dei castelli giudicali: nell’aprile del 1237 Grego-
rio IX otterrà dai giudici Ubaldo e Adelasia di Torres la donazione del
castello di Monte Acuto alla Sede apostolica, che lo affiderà al vescovo
di Ampurias, cfr.: Liber censuum, CCCXIX, 14 aprile 1237; CCCXX,
16 aprile 1237; pp. 575-576. Negli stessi giorni, Pietro de Bas, giudice
di Arborea, consegnerà il castrum di Girapala al legato pontificio che
lo affiderà all’arcivescovo di Arborea: ivi, CCCXXVI, 28 aprile 1237,
p. 578.
Introduzione LIX

seguente, in escalation, aver subìto l’invasione del giudi-


cato «cum maximo exercitu» da parte del podestà Ubal-
do Visconti, che, oltre a causare quotidianamente «multa
dampna […] hominibus terre mee tam clericis quam lai-
cis», insidiava le prerogative regali sue e del marito Bari-
sone, comportandosi come se fosse «dominus terre natu-
ralis et iudex»108. Conscia di aver tradito la fedeltà giurata
alla Sede apostolica, cercando di captare la benevolenza
del papa, Benedetta insisteva molto sull’importanza che
gli attribuiva come alto sovrano del suo giudicato, perciò,
prima di prendere iniziative, gli chiedeva il permesso di
stipulare patti «ac societatis fedus» con il giudice di Torres
o con i Genovesi «seu cum alia gente extranea» per potere
resistere alle pressioni dei Pisani109. Aggiungeva che se i

108
Doc. 13, <1217 prima metà>.
109
Ibidem. Il riferimento ad un possibile patto di alleanza con i Ge-
novesi farebbe pensare che il documento sia stato scritto prima che le
trattative condotte da Ugolino di Ostia per la pace tra i due Comuni
si concretizzassero, o quanto meno prima che la giudicessa ne fosse a
conoscenza. Come si vede, inoltre, all’inizio del pontificato di Onorio
III, l’alleanza con Genova sembra l’unica soluzione concreta ai proble-
mi che i giudici si vedono arrecare dai Pisani, come dimostra anche il
caso di Comita di Torres cui si è accennato, cfr. supra nota 30 e testo
corrispondente. Tale è la situazione di difficoltà e di confusione nella
quale la giudicessa si trova che non le paiono impossibili le afferma-
zioni pisane secondo cui il castrum era stato costruito con la «gratia
voluntaria et gratuita voluntate» della Sede apostolica. Se così fosse,
«quod absit», scrive Benedetta, la stessa Chiesa ne subirebbe conse-
guenze gravi visto anche il trattamento riservato anni prima a Biagio
di Torres, recatosi nel giudicato di Cagliari per conto del papa e, scam-
biato per il nuovo legato pontificio, minacciato di morte. I Pisani si
opponevano con energia a qualunque tentativo, da chiunque compiu-
to, di sottrarre i diritti che la Chiesa di Pisa esercitava in Sardegna. Un
impegno formalizzato almeno dal 1194, quando i governanti della città
giurano di opporsi sempre a qualunque tentativo di sottrarre la legazia
sulla Sardegna alla loro Chiesa: cfr. Caturegli, Regesto della Chiesa di
LX MAURO G. SANNA

Pisani fossero riusciti a toglierle il regno, il danno si sa-


rebbe ripercosso violentemente in tutta la Sardegna sulla
stessa Chiesa romana, che non avrebbe più potuto domi-
nare «in ea ut olim consuevit»110. Anche se al momento in
cui inviava la missiva Benedetta non prevedeva gli accordi
della pace, sottolineava che se già prima della costruzione
del castrum, i Pisani avevano costituito un grave pericolo
per i giudici e per la Sede apostolica, ora che erano «in for-
titudine constituti», bisognava ritenere che «multo fortius
ac vehementius» «nullus in posterum Romane sedis nun-
tius aut etiam legatus alius, qui non sit Pisanus» potesse
«sua vices inter eos explere»111. Perciò, se Benedetta avesse
potuto leggere gli accordi del dicembre, avrebbe probabil-
mente notato che a poco sarebbe servito il passaggio sotto
la diretta amministrazione della Sede apostolica, poiché il
castrum non sarebbe stato abbattuto112, e la frase piutto-
sto generica con la quale Onorio faceva salve «iustitias et
rationales consuetudines» dei Pisani lasciava loro margini
di azione economica e politica. A ciò si aggiungeva la de-
cisione del pontefice di assolvere tutti i Pisani che avevano
partecipato alla costruzione del Castello e il riferirsi del
papa a Ubaldo come a un dilectus filius113. Non solo, la
stipula della pace tra Genova e Pisa promossa dal pon-

Pisa, p. 413, n° 619, su Biagio cfr. soprattutto Introduzione a Innocenzo


III e la Sardegna.
110
Doc. 13, <1217 prima metà>.
111
Ibidem.
112
Non solo, anche se poi il castello fosse stato ceduto alla Sede apo-
stolica, la giudicessa si sarebbe in qualche modo sentita limitata nel
proprio agire, anche se è presumibile che la Sede apostolica intendesse
viceversa proteggere il più possibile i diritti dei regnanti che avevano
riconosciuto la loro dipendenza feudale dal papato.
113
Doc. 20, 1217 dicembre 7, Laterano.
Introduzione LXI

tefice in vista della Crociata rendeva persino più difficile


pensare ad alleanze con i Genovesi in funzione antipisana.
D’altro canto, al di là della missiva ricevuta dalla giu-
dicessa, nella quale ella stessa si definiva «mobilis et mol-
lis puella», Onorio sa di non potersi fidare appieno della
donna, visto il suo comportamento poco solido nel pas-
sato. Preferisce trattare direttamente con Pisa: nonostan-
te i trascorsi, il papa si fida degli accordi e nel febbraio
successivo, a completare il ristabilimento dei rapporti con
la città, riconferma a Vitale i diritti dei quali il metropo-
lita godeva in Sardegna114. Si vedrà come sia il Comune e
Ubaldo Visconti, sia l’arcivescovo lo deluderanno; d’altro
canto, l’impressione è che al papa non si sia presentata
la possibilità di una politica alternativa, sia relativamen-
te allo specifico “sardo”, sia ai fini dell’obiettivo Crociata.
Questi “buoni” risultati, ottenuti anche grazie a Ugolino
da Ostia, comunque, non permettono a Onorio di far par-
tire la spedizione dalla Sicilia nell’estate del 1217, come
spera. Gli inizi sono stentati, mancano le navi, solo nel
settembre Leopoldo d’Austria riesce a guidare un picco-
lo gruppo sino ad Acri. Il contingente, al quale si unisce
l’esercito di Andrea d’Ungheria, viene raggiunto solo tra
la fine di aprile e il maggio del 1218 dai due tronconi di
una flotta proveniente dalla Frisia115. Solo a questo pun-
to la spedizione prende concretezza. Su idea di Giovanni
di Brienne, re di Gerusalemme, memore dei consigli di
Riccardo Cuor di Leone, si decide di puntare sull’Egitto:
la cacciata dei musulmani dalla valle del Nilo non soltan-
to comporterebbe per loro la perdita della provincia più

114
Doc. 23, 1218, febbraio 5, Laterano; doc. 24, 1218, febbraio 5, Late-
rano; doc. 25, 1218, febbraio 8, Laterano.
115
Su questi fatti si veda anche qui il doc. 14, 1217, novembre 24, La-
terano.
LXII MAURO G. SANNA

ricca, ma impedirebbe loro di mantenere la flotta nel Me-


diterraneo orientale e di difendere a lungo Gerusalemme
contro un attacco a tenaglia proveniente da Acri e Suez116.
Il primo obiettivo diventa il porto di Damietta, «chiave
del Nilo»117. Dopo un primo assalto alla città il 24 agosto,
si pone l’assedio. Il 31 agosto muore il sultano ayyubide
al-῾Ādil I, fratello del Saladino e noto in Occidente come
Safadino118. Alla metà di settembre arriva la flotta italiana
guidata dal legato Pelagio di S. Albano, che cerca di pren-
dere il comando delle operazioni a scapito di Giovanni di
Brienne. Ne nasce un contrasto che caratterizzerà e con-
dizionerà tutto lo sviluppo della spedizione.
Nel frattempo, Onorio III cerca di ottenere la partenza
di Federico di Svevia, che però rimanda più volte promet-
tendo infine di muoversi il 21 marzo del 1220, un impe-
gno che non manterrà.
L’assedio di Damietta prosegue con alterne e non riso-
lutive vittorie. Difficoltà interne e la consapevolezza che
la città non può essere difesa, dato l’insufficiente nume-
ro di soldati, decimati dalle malattie, spingono il sultano
al-Kāmil, figlio maggiore del defunto al-῾Ādil, a cerca-
re un accordo. Nell’ottobre del 1219 offre una tregua di
trent’anni e la cessione di Gerusalemme con il suo ter-
ritorio insieme alla Galilea, purché i crociati lascino l’E-
gitto. Giovanni di Brienne, i Cavalieri teutonici e molti
nobili sono propensi ad accettare ma Pelagio, Rodolfo di
Mérencourt, patriarca di Gerusalemme, i Templari e gli
Ospitalieri rifiutano, convinti di poter arrivare al Cairo.
Pochi giorni dopo, il 5 novembre Damietta è conquista-
ta, l’assedio è durato diciotto mesi. Solo tremila cittadini

116
Runciman, Storia delle Crociate, II, p. 814.
117
Ivi, p. 815.
118
Cfr. anche qui il doc. 14, 1217, novembre 24, Laterano.
Introduzione LXIII

sono ancora in vita, ma molti sono troppo deboli anche


solo per seppellire i morti.
È però un risultato ottenuto fortunosamente in un
contesto di forti contrapposizioni: la leadership della
spedizione è sempre contesa e Federico II, che potrebbe
prendere il comando senza contestazioni, non parte. Su-
bentra una fase di stasi di un anno e mezzo, durante la
quale ulteriori offerte di pace fatte dal sultano nel giugno
del 1221 vengono respinte. Nel luglio, Pelagio di S. Albano
convince Ludovico di Baviera ad attaccare il Cairo prima
dell’arrivo di alcuni rinforzi imperiali. Pronti alla battaglia
nell’agosto, i crociati vengono intrappolati dall’acqua alta
del Nilo e sconfitti facilmente dalle truppe di al-Kāmil. Il
30 del mese devono accettare condizioni di pace molto
peggiori delle precedenti: di fatto una semplice tregua di
soli otto anni, senza alcun vantaggio territoriale. L’8 set-
tembre 1221 Damietta viene abbandonata e la Crociata,
nonostante nuovi piani fatti tra papato e impero, è vir-
tualmente conclusa119.
Ma in che modo la Sardegna è coinvolta dal papa nella
V Crociata? Le fonti non sono numerose in assoluto, ma
relativamente all’isola questa è la spedizione per la proget-
tata conquista della Terrasanta sulla quale si è maggior-
mente informati, proprio grazie all’epistolario pontificio
e al modello organizzativo che la Sede apostolica aveva
pensato e per quanto possibile realizzato120. In Sardegna

119
Su quanto scritto in questo paragrafo si vedano: l’ampia sintesi di
Musca, La Crociata e la relativa bibliografia; mentre il tema è affron-
tato approfonditamente sia in Runciman, Storia delle Crociate, II, pp.
810-832; sia in Powell, Anatomy.
120
Cfr. supra nota 78. Relativamente alla questione delle Crociate, non
senza alcuni buoni motivi Turtas, Storia della Chiesa, pp. 224-225,
nota 44, ha notato che nonostante i suoi stretti rapporti con Pisa, si
ha l’impressione che la Sardegna sia rimasta sostanzialmente estranea
LXIV MAURO G. SANNA

arrivano per certo lettere “circolari” inviate dal papa a


tutta la Cristianità, come quella con la quale esorta alla
preghiera per la buona riuscita della spedizione guidata da
Andrea II d’Ungheria e Leopoldo d’Austria, o si entusia-
sma per la presa di Damietta, e con le quali a più riprese
chiede anche al clero “sardo” il pagamento della vigesima,
la tassa imposta per un triennio dal defunto Innocenzo III
per finanziare la spedizione121. A questo proposito, il papa
lamenta che il legato pontificio abbia incontrato delle resi-
stenze, ed esorta il clero isolano a rispettare quanto stabi-
lito durante il Lateranense IV sotto pena di scomunica122.
Più interessante è però cogliere il coinvolgimento di-
retto di almeno quattro importanti personaggi: un vesco-
vo e tre giudici. Il presule è quello di Castra, che promette
di partire, salvo poi, nel 1223, adducendo una debolezza
del corpo, ottenere la remissione dal voto col pagamento
di 200 lire genovesi123.
Ancora, entro i primi mesi del ‘18, periodo nel qua-
le muore, Barisone II d’Arborea versa nelle mani del suo
arcivescovo Bernardo la cifra di 3.000 bisanti destinati al
subsidium Terre sancte124.
Più articolato il caso che vede coinvolti i due giudici di
Torres, Comita e Mariano II. Come ribadito, si tratta della

al fenomeno crociato, salvo rare notizie di pellegrinaggi verso la Ter-


rasanta; questo è vero solo in parte e, come apparirà dalle pagine se-
guenti, non pare per ciò che riguarda la quinta Crociata. Recentemente
Mele-Oliva, La Sardegna ed i pellegrinaggi devozionali, si sono sof-
fermate puntualmente sulle singole informazioni relative al rapporto
Sardegna-Crociate.
121
Doc. 4, 1216, novembre 21, Roma S. Pietro; doc. 10, 1217, febbraio
28, Laterano; doc. 14, 1217, novembre 24, Laterano.
122
Doc. 68, 1220, settembre 1, Orvieto.
123
Doc. 127, 1224, maggio 6, Laterano.
124
Doc. 61, 1220, aprile 10, Viterbo.
Introduzione LXV

casa regnante più vicina alle posizioni della Sede apostoli-


ca, e in ogni caso l’unica che in questa fase può risponde-
re, anche se con difficoltà, alle sollecitazioni papali per la
Terrasanta125. Non sappiamo se già ai tempi di Innocen-
zo III, o se nel primo periodo di Onorio, ma Comita di
Torres giura di partire, assieme con il figlio Mariano, già
associato al trono. Poco dopo, forse perché sente la fine
imminente o per qualche altro motivo, ottiene di scioglie-
re il voto con la promessa di inviare in propria vece cento
militi, cioè verosimilmente cento cavalieri126, per i quali
destina 100.000 maravedì; mentre Mariano, che salirà al
trono al suo posto, mantiene l’impegno a partire127. A co-
prire in parte o in toto le spese vengono destinate terre

125
Dalla morte di Barisone II – che aveva a suo tempo messo a dispo-
sizione una certa somma, come si è visto – la sovranità dell’Arborea
è divisa tra il giudice di Torres, forse Benedetta di Massa, almeno un
altro nobile quale Bertoldo di Capraia, e i Visconti che se ne sono
impossessati in parte; in Gallura regna Lamberto Visconti, scomuni-
cato (anche se Sigerio Visconti, suo parente, conduce le navi pisane a
Damietta); a Cagliari regna, come può, la stessa Benedetta di Massa,
una donna, che non può quindi partire per la Crociata. Tuttavia, a
questo proposito, bisogna notare che si hanno testimonianze di donne
che hanno fatto voto di partire, riscattandolo poi proprio sulla base
del sesso e contribuendo con denaro: Powell, Anatomy, p. 93. Sul
coinvolgimento di Comita e Mariano II di Torres si può vedere, an-
che per la bibliografia precedente sull’episodio, il citato Mele-Oliva,
La Sardegna e i pellegrinaggi devozionali, alle pp. 905-909, curate da
Maria Grazia Mele.
126
Questa è almeno l’equivalenza terminologica che emerge dalla let-
tura del già citato documento edito in Levi, Registri, pp. 128-133; cfr.
anche Powell, Anatomy, p. 99. Su Comita cfr. anche Besta, La Sarde-
gna medioevale, I, p. 187 n. 39.
127
Nota Powell, Anatomy, p. 94, «if a crusader died before departure,
an effort was made to secure a replacement of comparable rank»; in
questo caso, non potendo farsi sostituire da un altro sovrano, Comita
pensa a un congruo numero di armati.
LXVI MAURO G. SANNA

in Arborea sotto controllo del giudicato di Torres. Ma,


questi possedimenti vengono proditoriamente occupati
da Lamberto e Ubaldo Visconti, i quali macchinando con
l’aiuto dell’arcivescovo di Arborea riescono a vendere la
terra, ricavandone 55.000 bisanti che lasciano nelle mani
del presule. Venuto a sapere del fatto, Onorio rimprovera
duramente l’Arborense, che prova a giustificare sé stesso
e i Visconti affermando che i due fratelli si apprestano a
partire per la Terrasanta, ma il pontefice non si lascia con-
vincere da parole che suonano da copertura un po’ mar-
chiana per le illecite operazioni dei due Pisani128. Difficile
dire, a causa della difficoltà nello stabilire le conversioni
monetarie, se la cifra ricavata dalla vendita sia l’equiva-
lente per inviare i 100 militi promessi a suo tempo da
Comita129; a rendere i calcoli virtualmente impossibili si
aggiunga anche che in primo luogo non si può sapere con
certezza se le terre arborensi siano le uniche risorse de-
stinate dal defunto giudice al subsidium Terre sancte e in
secondo luogo non è detto che i Visconti siano riusciti a

128
Doc. 61, 1220, aprile 10, Viterbo. Per la politica antiviscontea cfr.
infra cap. 2/b.
129
Levi, I registri, pp. 128-133, pubblica un interessante documento con
un elenco di militi pronti a partire per la Crociata nel 1221, a proposito
dei quali si indicano anche i costi previsti o i fondi stanziati per la spedi-
zione. Si tratta di cifre che nessuno è riuscito a confrontare costruendo
equivalenze. Secondo Powell, Anatomy, p. 99, sulla base di alcuni dati
citati in quel documento, il costo di un cavaliere alla partenza era di 25
marche d’argento. Detto che a fronte ci sono anche dati discordanti da
questi (Guglielmo Delfino d’Alvernia e conte di Montferrand offre 1000
marche per 100 militi, quindi 10 marche per ognuno, per esempio), bi-
sognerebbe pensare che dato che un cavaliere “sardo” costava 100 ma-
ravedì, questa moneta valesse un quarto di marca d’argento; senza con
ciò aggiungere granché alla comprensione delle dimensioni economi-
che dell’operazione. Sulla proditoria occupazione delle terre arborensi
da parte dei Visconti, cfr. infra cap. 2/b.
Introduzione LXVII

ricavarne tutto ciò che sarebbe stato lecito aspettarsi dalla


vendita130. Non si è neppure in grado di sapere se il dena-
ro, che il papa intima a Bernardo di consegnare agli abati
di San Michele degli Scalzi e di San Paolo a ripa d’Arno
a Pisa, sia stato recuperato dalla Sede apostolica131. Per
certo, però, nel settembre del 1221, Mariano II riconfer-
ma il suo impegno all’invio dei 100 militi o al pagamento
della cifra già destinata dal padre alla bisogna132. Quindi
si deve pensare che, se i 55.000 bisanti erano poi arriva-
ti nelle mani dei due abati, non erano stati conteggiati a
vantaggio del giudice di Torres. Mi pare utile notare che,
nel chiedere che il denaro sia consegnato ai due abati, e
quindi portato fuori dall’isola, Onorio non sembra appli-
care il già accennato metodo che la Sede apostolica aveva
elaborato almeno inizialmente per facilitare le operazioni
di finanziamento della Crociata e rendere più trasparenti
per “l’opinione pubblica” le esazioni e i finanziamenti ri-
chiesti: la ridistribuzione della maggior parte delle risorse
ai Crociati dello stesso territorio di raccolta133. Non è da

130
Dubbio valido per qualunque transazione del genere e reso ancor
più plausibile dal fatto che si tratta di una operazione illecita: il papa
stesso afferma che è stata fatta de facto non de iure: doc. 61, 1220, aprile
10, Viterbo. Anche se dubito che questo sia il caso, però si aggiunga
che si hanno riscontri che durante la preparazione delle principali spe-
dizioni crociate le vendite di proprietà volte a finanziare le partenze
diventavano talmente comuni da causare in alcune zone il crollo dei
prezzi dei terreni: Powell, Anatomy, p. 90 e Constable, The Finan-
cing of the Crusades, pp. 71-72.
131
Doc. 61, 1220, aprile 10, Viterbo. Va notato tuttavia che il papa
scioglierà dalla scomunica Bernardo d’Arborea senza più far cenno alla
questione, forse un segno che il maltolto era stato recuperato?: doc. 70,
1220, settembre 12, Orvieto e doc. 87, 1221, maggio 26, Laterano.
132
Doc. 106, 1221, settembre 27, Laterano.
133
Cfr. Powell, Anatomy of a Crusade, pp. 94-95 e qui doc. 10, 1217,
febbraio 28, Laterano.
LXVIII MAURO G. SANNA

escludere che poi il papa intendesse compiere questa ope-


razione in un secondo momento, ma non ci sono testi-
monianze in merito, come detto. Allo stesso modo, pare
evidente che la lotta contro i Visconti sia il motivo che lo
spinge a questa decisione.
Mariano II nel 1220 si impegna a partire per la Crocia-
ta nell’agosto dell’anno successivo. Perciò il papa mette il
giudice e il suo erede Barisone «sub beati Petri et nostra
protectione»134. Non si può escludere che il progetto del
sovrano sia in qualche modo legato a quello di Federico
di Hohenstaufen, che viene incoronato imperatore il 22
novembre 1220, dopo essersi impegnato a partire nell’e-
state successiva. Ma qualcosa accade nel frattempo, non si
possiedono informazioni, ma con tutta probabilità sono
le condizioni di precario equilibrio politico nell’isola che
spingono il re di Torres a cambiare piani. Nel giugno del
‘21 non solo non dà segni di voler partire, ma anzi, secon-
do il legato Bartolomeo, ostacola la conversione in sus-
sidio per la Terrasanta delle cose che sono state lasciate
«ad eius negotium»135. Il papa insiste con il legato perché
il giudice mantenga i suoi impegni, quanto meno quel-
li economici, visto che non fa riferimento all’obbligo di
farlo partire, forse anche perché egli stesso è conscio della
precarietà della situazione in Sardegna136. Le trattative sul

134
Doc. 75, 1220, novembre 17, Laterano; doc. 74, 1220, novembre 17,
Laterano. Grazie a questo documento si è in grado di stabilire che Bari-
sone (che diventerà giudice per un breve periodo alla morte del padre)
era nato prima di quanto finora si ritenesse: cfr. Besta, La Sardegna
medioevale, I, p. 195 (che lo vorrebbe decenne nel 1233) e le Genealo-
gie, p. 203.
135
Doc. 91, <1221, fine giugno ca.> Laterano.
136
Ibidem. Se è vero che «the papacy resisted strenuously the efforts of
able-bodied crusaders to secure exemption from their vows» (Powell,
Anatomy, pp. 93-94), è altrettanto vero che il clima politico in Sarde-
Introduzione LXIX

tema passano anche per il tramite di Ugolino da Ostia137 e


tra settembre e ottobre dello stesso anno, Mariano ottiene
la remissione dal voto, con la promessa di versare 130.000
maravedì, utili alla partenza di altri 30 militi, oltre i 100
destinati dal defunto padre, Comita138. In precedenza,
Onorio e Ugolino avevano cercato di impegnare il sovra-
no di Torres per cinquanta militi, mentre egli ne offriva
venti. Quantità entrambe comunque molto lontane dai
cento promessi da Comita per lo scioglimento del proprio
voto e che evidentemente appaiono alla prova dei fatti in-
sostenibili, non solo agli occhi di Mariano, ma anche della
Sede apostolica che non pretende dal nuovo giudice un
impegno di tale portata, accontentandosi di un terzo in
più rispetto all’impegno preso solo pochi anni prima dal
defunto giudice di Torres. Anche in questo caso, ad ogni
modo, non si è in grado di stabilire se poi il denaro o gli
uomini siano effettivamente stati messi a disposizione. In
generale, l’impressione è che entrambi i sovrani padre e
figlio abbiano forse dimostrato in questa circostanza un
eccesso di confidenza nelle loro possibilità se non addi-
rittura una certa quantità di vanagloria: soprattutto Co-
mita, con la sua promessa così generosa, si era sbilanciato
in un momento in cui non si poteva neanche essere certi

gna in questi mesi è, se possibile, ulteriormente peggiorato: cfr. infra


cap. successivo.
137
Ma ciò non perché nel frattempo Bartolomeo ha perso la fiducia
del papa, data la contemporaneità tra la lettera di duro rimprovero a
Bartolomeo e quella con la quale si delega a Ugolino la soluzione mi-
gliore della vicenda nella quale è, evidentemente, già coinvolto, visto
che il papa fa riferimento a una precedente missiva dello stesso futuro
Gregorio IX sul tema e all’arrivo presso la Sede apostolica del vescovo
di Sorres, inviato da Mariano, per condurre le trattative sul tema: Levi,
I registri, pp. 161-162.
138
Doc. 110, 1221, ottobre 25, Laterano.
LXX MAURO G. SANNA

dell’effettivo sviluppo della spedizione. In ogni modo, alla


fine di ottobre del 1221, quando questi ultimi accordi si
chiudono tra Mariano e Ugolino, la Crociata è già falli-
ta: Damietta è stata abbandonata il 29 agosto, l’8 settem-
bre i crociati s’imbarcano sulle loro navi, come detto139.
Difficile dire se la notizia sia già arrivata in Sardegna nel
momento in cui Ugolino da Ostia scrive a Mariano II di
Torres per chiudere l’accordo; per certo, proprio lo stesso
giorno Federico II scrive da Palermo a Onorio III mani-
festandogli il suo dispiacere per la notizia del fallimento
della Crociata140. Comunque, nonostante lo scoramento
iniziale e la non velata accusa del papa a Federico di esse-
re in buona parte responsabile dell’insuccesso, visto che
non era partito a prendere il comando della spedizione141,
sia il pontefice sia l’imperatore sembrano concordare sul
fatto che il modo migliore per sfuggire alla vergogna del
fallimento sia quello di farsi carico di una nuova opera-
zione. A questo scopo, iniziano una serie di incontri tra
i due, a partire da quello di Veroli dell’aprile 1222142. Ciò
spinge il papa a continuare la raccolta di fondi, anche in
Sardegna143, per far ripartire le operazioni militari, ma
come noto il suo pontificato si chiude ben prima di questa

139
Powell, Anatomy, pp. 190-191.
140
Huillard-Bréholles, Historia Diplomatica, II/1, pp. 206-207,
1221, ottobre 25, Palermo.
141
Come parzialmente spiegato, uno dei motivi dell’insuccesso di una
Crociata che aveva buone possibilità di riuscita fu effettivamente la
mancanza di una leadership adeguata, oltre al fatto (in parte favorito
dalla stessa mancanza di guida), che i gruppi crociati si mossero senza
sincronia a ondate successive e disordinate: cfr. Powell, Anatomy, pp.
107-118 e passim.
142
Powell, Anatomy, p. 196.
143
Si veda l’esempio citato del vescovo di Castra che ottiene la
remissione dal voto il 6 maggio 1224: doc. 127.
Introduzione LXXI

sperata spedizione, alla quale, per quanto se ne sa, nessun


sardo parteciperà.

b. Contro i Visconti
Si è visto come il passaggio di Pisa nel campo del Bar-
barossa e l’interessamento dell’imperatore abbiano pro-
vocato le prime esplicite pretese pontificie sull’isola, nel-
la quale sino ad allora i papi avevano invece favorito le
iniziative pisane144. Si è anche detto come la città rappre-
senti il maggiore ostacolo all’affermazione della sovranità
pontificia sulla Sardegna e come si manifesti di volta in
volta con la “faccia” degli esponenti principali145. Durante
il pontificato di Onorio la forza pisana si identifica soprat-
tutto nel ramo dei Visconti di Eldizio, nucleo familiare
dominante sia in città, sia in modo forse ancora più con-
tinuo nell’isola, per tutti gli anni 10 e 20 del secolo146. Essi
rappresentano il vero grande nemico, la costante del pon-
tificato intorno alla quale si sviluppa obbligatoriamente
l’intera politica onoriana. Soprattutto Ubaldo sta al centro
della vicenda e della politica cittadina, vero leader, anche
quando non svolge il ruolo di podestà147. Agli inizi del

144
Cfr. supra cap. 1/b.
145
Cfr. supra nota 2.
146
Cfr. supra pp. XXXIV-XXXVI e Ronzani, Pisa nell’età, pp. 133-134:
«proprio le imprese di Sardegna avrebbero ancor più serrato le file di
questo gruppo familiare, fino a farne il nucleo centrale di una delle
partes nelle quali il ceto dirigente del Comune si lacerò nel quarto de-
cennio del Duecento». Sul tema della struttura familiare dei Visconti si
veda Ronzani, Le tre famiglie dei «Visconti».
147
Ronzani, Pisa nell’età, pp. 133-134: comunque «di certo i tre anni
nei quali [Ubaldo Visconti] fu a capo del Comune lasciarono un’im-
pronta destinata a condizionarne le vicende per tutto il ventennio suc-
cessivo».
LXXII MAURO G. SANNA

1218, libero da responsabilità nei confronti del proprio


Comune, che si è impegnato con il pontefice, occupa il
giudicato di Cagliari costringendo Benedetta a conceder-
gli molti suoi beni e castra e a promettere di sposarlo148.

148
Doc. 40, 1218, agosto 23, Laterano. Barisone II d’Arborea è dunque
già morto. A proposito bisogna riferire di una notizia contenuta nel
Breviloquium di Boncompagno da Signa, dove l’autore accenna a una
lettera con la quale il papa dava a qualcuno l’incarico di convincere
«A. filiam olim marchionis et iudicis Caleritani» a non tornare «ad vi-
rum suum P. iudicem Arborensem». Purtroppo, prima di qualunque
iniziativa, la donna «sicut mulier que animo libenter indulget, illum
fecerat a suis amatoribus iugulari». Tentare di comprendere appieno
questo testo obbliga a un excursus che ha per tema l’ars dictandi –
genere letterario nel quale rientra il Breviloquium di Boncompagno
– e per l’elaborazione del quale sono debitore alla grande competenza
della prof.ssa Carla Frova. Intanto si deve dire che, benché il passaggio
del testo abbia come incipit «iniunxit nobis», con tutta probabilità non
è Boncompagno l’incaricato della missione presso la misteriosa “A.”: i
manuali di dictamen, cioè di retorica epistolare, come il Breviloquium
presentano raccolte di lettere (o di loro parti) che servano da modello
per notai, cancellieri, o altri. Questi possono essere costituiti da lettere
effettivamente spedite che l’autore del dictamen abbia per vari moti-
vi la possibilità di consultare, delle quali però non è necessariamente
l’autore, dato che in realtà è proprio della natura di questi manuali di
comprendere lettere scritte da vari soggetti (che ovviamente parlano
sempre in prima persona), perché fra i compiti della dottrina del dic-
tamen c’è proprio quello di esemplificare le regole da seguirsi per le
varie tipologie di mittenti. Dalle notizie che abbiamo della vita di Bon-
compagno non sembrerebbe che possa essere stato coinvolto in vicen-
de sarde. Perciò, ragionamenti che discutano la compatibilità crono-
logica di un suo presunto intervento nelle vicende sarde con eventi e
personaggi della storia dell’isola non sarebbero fondati. Pinna, Santa
Igia, pp. 121-124, ha pensato, con alcuni buoni motivi, che nonostante
l’iniziale A., Boncompagno parli di Benedetta di Cagliari. D’altronde,
sempre secondo i metodi di costruzione dei manuali di dictamen è
possibile che l’autore rimaneggi le lettere più o meno notevolmente
nel trascriverle (per esempio obliterando o alterando le circostanze
di luogo e di tempo, omettendo, abbreviando o alterando il nome dei
Introduzione LXXIII

Il papa non rimane indifferente: il 19 agosto 1218 ordina

personaggi…). Si dovrebbe dunque pensare che Barisone sia stato fat-


to uccidere dalla giudicessa per motivi che sfuggono, ma che devono
essere molto gravi se la giudicessa decide di privarsi del supporto del
marito in un momento molto delicato per il giudicato, tanto più che
nell’unica lettera che possediamo di Benedetta (il più volte citato doc.
13 del 1217) nulla fa pensare a difficoltà tra i coniugi e anzi la sovrana
riferisce di come ella e il marito siano posti all’angolo dall’aggressività
di Ubaldo Visconti. Bisogna notare però almeno due elementi proble-
matici che rendono molto delicato l’uso della notizia che il Brevilo-
quium fornisce: 1) che l’opera è stata composta molto prima – 15 anni
circa, intorno al 1203 – rispetto al momento della morte di Barisone II
d’Arborea (cfr.: Gaudenzi, Sulla cronologia delle opere, pp. 106-107;
anche se non si possono escludere integrazioni di epoca successiva,
come ho potuto apprendere grazie alla cortesia della prof.ssa Danie-
la Goldin; ad ogni modo Raimondo Pinna sembra ignorare questo
dato cronologico sulla composizione del Breviloquium). Dunque, si
potrebbe pensare anche che nel Breviloquium si faccia riferimento a
fatti molto precedenti e che la donna in questione possa essere una
sorella di Guglielmo di Massa, che potrebbe avere sposato negli anni
‘90 del XII secolo Pietro d’Arborea, che poi viene spodestato e gettato
in prigione da Guglielmo stesso. Questa congettura sarebbe facilitata
anche dal fatto che Boncompagno non attribuisce alla A. in questio-
ne il titolo di giudicessa, definendola invece figlia del fu marchese e
giudice di Cagliari. Con ciò però introducendo la complicazione del
titolo giudicale attribuito al padre di Guglielmo di Massa che invece
non è avallato dalle fonti; ma fermo restando quanto appena detto
sul possibile rimaneggiamento delle lettere da parte dell’autore. 2) E
più importante: che i modelli dei manuali di dictamen e quindi anche
questo incipit possono anche essere inventati di sana pianta, realizzati
per l’esigenza didattica di illustrare punti della dottrina della retori-
ca epistolare. Date le circostanze, è naturale che si sia sviluppata una
grande discussione sulla possibilità di usare come fonte di puntuali
notizie storiche questa letteratura, che offre materiali ai confini tra il
vero e proprio documento e la finzione letteraria.
Se ne dovrebbe dunque concludere che questa testimonianza non ha
nessun valore storico? Al contrario, Boncompagno è un grande intel-
lettuale del periodo, attento al contesto politico nel quale vive (d’al-
tronde l’associazione retorica/politica nella società comunale è un fatto
LXXIV MAURO G. SANNA

ai consoli, al popolo pisano e all’arcivescovo di richia-


mare dal giudicato Ubaldo e coloro che lo hanno seguito
nella «impugnatione predicte terre», in «apostolice Sedis
iniuria»149. Ma la comunione di interessi con il Comune
è salda e lo rimarrà per tutta la durata del pontificato di
Cencio, nonostante alcuni momentanei, e forse solo ap-
parenti, tentennamenti delle istituzioni comunali, che il

ben noto), e si preoccupa di renderlo continuamente presente sullo


sfondo dei testi che presenta, i quali non sono affatto costruzioni let-
terarie avulse dalla realtà storica circostante: vere e o fittizie che siano,
le lettere che l’autore raccoglie hanno tutte uno straordinario “effetto
verità”. Insomma sono lì per illustrare regole grammaticali e retori-
che, ma parlano anche di politica, di costume, di vita sociale. Allora
la presenza nel Breviloquium di una lettera riguardante i fatti sardi ha
comunque un significato molto importante: il fatto che Boncompagno
abbia scelto questo tema tra i tanti che poteva mettere in scena, (la ricca
letteratura epistolografica effettivamente circolante e/o la sua fantasia
gliene potevano offrire un’infinità) significa che l’aveva individuato
come un tema importante nello scenario politico “internazionale” dei
suoi tempi. Si tratta solo di collegare la testimonianza di Boncompa-
gno, prima che alle minute questioni relative all’individuazione di fatti
e di personaggi (operazione del resto molto problematica, come detto),
alla svolta segnata nei rapporti fra Santa Sede e Sardegna dal pontifica-
to di Innocenzo III.
149
Se il richiamo si rivelasse inutile, il Comune deve procedere alla di-
struzione dei beni che il Visconti e i suoi fautori possiedono sul conti-
nente. Nel caso i consoli non procedano come ordinato, l’arcivescovo
dovrebbe scomunicarli e promulgare l’interdetto sulla città: docc. 35 e
36, 1218, agosto 19, Laterano. Contemporaneamente il papa ordina ai
due legati pontifici Ugo e Orlando di sciogliere Benedetta dalla pro-
messa matrimoniale che la lega a Ubaldo e di recuperare tutti i beni e
i castra del giudicato, «immo Ecclesie Romane», che la giudicessa ha
alienato, «in Ecclesie Romane preiudicium»: doc. 39, 1218, agosto 22,
Laterano; doc. 40, 1218, agosto 23, Laterano. Nonostante il pontefice
comprenda i motivi che hanno portato Benedetta a non rispettare gli
obblighi contratti con la Sede apostolica, ordina ai legati di impartirle
la giusta penitenza «de transgressione iuramenti»: doc. 39.
Introduzione LXXV

papa cercherà inutilmente di sfruttare150. Cosicché, né il


Comune, né l’arcivescovo nell’occasione obbediscono e
Onorio l’8 novembre successivo si vede costretto a reitera-
re i propri ordini151. Le lacune documentarie non consen-
tono di stabilire se, almeno stavolta, l’arcivescovo abbia
dato seguito alle disposizioni pontificie, ma di tangibile la
Sede apostolica non ottiene niente152. Anzi, nel momento
in cui le fonti tornano disponibili, troviamo Benedetta di
Massa sposata «per vim», a Lamberto Visconti153.
Purtroppo per sé e per la Sede apostolica, il papa non
ottiene migliori risultati né con l’azione di suoi legati154,
né puntando sulla consolidata opposizione a Pisa e ai Vi-
sconti dei giudici di Torres. Spinge il nuovo giudice Ma-
riano a condurre una guerra contro Ubaldo e Lamberto
Visconti, e cerca di procurargli l’aiuto militare di Milanesi
e Genovesi155. A questo proposito si può notare che il papa

150
Ronzani, Pisa nell’età, pp. 140-141: «I nuovi reggitori del Comune
[…] cercarono in questi anni di prendere le distanze – almeno di fron-
te a Onorio – dalle iniziative di colui che fino a ieri era stato “in civitate
eorum regimine constitutus”».
151
Docc. 43 e 44, 1218, novembre 8, Laterano; cfr. supra cap. a, e infra
cap. d.
152
Dopo il novembre del 1218, con i docc. 43-46 1218, novembre 8
e 10, Laterano, i registri vaticani non forniscono informazioni sulla
Sardegna sino all’aprile del 1220, docc. 58-60 e seguenti. Un vuoto do-
cumentario che sul tema dei rapporti con Pisa non è colmato dai due
docc. 50 e 53, datati 1219 luglio 10 e 1220 febbraio 28 conservati presso
la Biblioteca universitaria di Cagliari.
153
La citazione è dal regesto di Pietro Pressutti del documento qui edito
con il n° 58, 1220, aprile 9, Laterano.
154
Con la sola parziale eccezione di Gottifredo dei Prefetti di Vico, cfr.
infra cap. d.
155
Cfr. docc. 45 e 46, entrambi 1218, novembre 10, Laterano e Besta,
La Sardegna medioevale, I, p. 186. L’azione militare compiuta da Ma-
riano è forse preventiva visto che Ubaldo e Lamberto, già signori del
Cagliaritano e di metà dell’Arborea, nonché, forse, della Gallura, desi-
LXXVI MAURO G. SANNA

si rivolge genericamente ai christifideles delle due province


e non alle istituzioni delle due città. Un appello che suo-
na come una chiamata alle armi su base volontaria e non
organizzata. Difficile stabilire il perché di tale scelta, forse
aveva già sondato gli umori di quelle istituzioni trovan-
dole indisponibili e risolvendosi perciò a provare una via
alternativa (ma non vi è traccia documentaria di ciò), for-
se ha prevalso in lui quell’atteggiamento pessimistico che
lo caratterizza anche in altri contesti della sua politica156.
Ad ogni modo, seppure non si conoscono i dettagli delle
operazioni militari condotte da Comita, lo scontro, come
è noto, non si risolve come Onorio e il giudice avrebbero
sperato: Mariano deve restituire a Lamberto le terre che
possedeva in Gallura; inoltre conclude un accordo ma-
trimoniale che coinvolge sua figlia Adelasia e il figlio di
Lamberto, di nome Ubaldo, come lo zio157. Pone così le

deravano impossessarsi di tutta l’isola: doc. 45. Non si può escludere


come ulteriore motivo di conflitto, che in Gallura sia già morta Elena,
portatrice del titolo sovrano, e che Mariano ritenendo illecito il regno
di Lamberto Visconti, e memore del fatto che nel 1211 il padre Comita
controllava quel giudicato, si senta autorizzato ad agire contro i Vi-
sconti. Né, al contrario, che Lamberto Visconti, rompendo gli indugi
e la pace stipulata nel dicembre del 1217, abbia mosso guerra contro
Mariano di Torres che forse continuava a controllare il giudicato di
Gallura; cfr. supra: n. 32 e testo corrispondente.
156
Sullo spirito pessimistico di Onorio e sulla sua «incapacità di proiet-
tarsi in avanti, imponendo, se necessario un nuovo corso alle vicende»,
cfr. Carocci - Vendittelli, Onorio III, p. 361.
157
Nel settembre 1219 a Noracalbo (presso Oristano), Mariano oltre a
restituire a Lamberto tutte le terre e i beni che gli aveva sottratto in Gal-
lura, lo riconosce anche giudice di quel regno e di Cagliari, in virtù del
matrimonio che nel frattempo ha contratto con Benedetta di Massa:
Casini, Scritti danteschi, pp. 124-126, cfr. Besta, La Sardegna medio-
evale, I, p. 186; Petrucci, Re in Sardegna, p. 34; Ronzani, Pisa nell’e-
tà, p. 140. Mariano conserva metà dell’Arborea (anche se in nessun
documento si definisce giudice di quel regno), mentre l’altra metà del
Introduzione LXXVII

basi per un’alleanza che lo mette in sicurezza rispetto al


pericolo pisano, e alla quale il pontefice si oppone, tar-
divamente e inutilmente. Il 9 aprile del successivo 1220,
infatti, ordina al legato pontificio Bartolomeo di impe-
dire le nozze tra Ubaldo Visconti (figlio di Lamberto) e
Adelasia di Torres. Il legato deve anche spingere il giudice
turritano a riarmarsi contro gli scomunicati Lamberto ed
Ubaldo per portare aiuto a Benedetta, magari ricordan-
dogli – come fa Onorio – la frase di Orazio «quod sua res
agitur paries cum proximus ardet»158. Il pontefice imma-
gina, giustamente, che Mariano non sarà più strenuo op-
positore pisano159.

giudicato probabilmente resta nelle mani di Benedetta, e quindi dello


stesso Lamberto, e indirettamente di suo fratello Ubaldo Visconti. Su
Adelasia rimando alla mia Introduzione a E. Costa, Adelasia di Torres.
158
Doc. 60, 1220, aprile 9, Viterbo. Contemporaneamente il papa inca-
rica il vescovo di Luni e il canonico pisano Gallo, di sciogliere Benedet-
ta dal matrimonio con Lamberto sul quale era stata la stessa giudicessa
ad informarlo con una lettera che era riuscita fortunosamente a fargli
pervenire: doc. 58, 1220, aprile 9, Viterbo. Onorio non solo afferma che
i due sono legati da vincoli di parentela troppo stretti, ma, rifacendosi
alle affermazioni fatte da Innocenzo ai tempi del matrimonio tra lo
stesso Lamberto ed Elena di Gallura, anche che la giovane non può
«sine licentia nostra matrimonialiter copulari»: doc. 58, 1220, aprile
9, Viterbo 9 aprile 1220; cfr.: Innocenzo III e la Sardegna, doc. 103,
pp. 113-116, 1206, 17 agosto e pp. LX-LXIII. Il ritardo con il quale il
pontefice agisce è forse dovuto alla frammentarietà e difficoltà con la
quale le notizie gli giungono dalla Sardegna. La stessa Benedetta gli fa
notare che le è difficilissimo scrivergli «nisi furtim et occulte» a causa
del controllo pisano: docc. 13, <1217 prima metà> e 96, 1221, luglio 4,
Laterano, dal quale proviene la citazione. Nell’occasione la giudicessa
aveva avvertito il papa che spesso, per ordine pisano, era costretta a
scrivergli lettere alle quali non si doveva «fidem aliquam adhibere». Su
questo cfr. anche infra p. XCII.
159
Basti vedere il suo comportamento a proposito dei beni arborensi,
cfr. infra nota 168.
LXXVIII MAURO G. SANNA

Come accennato, il papa cerca di sfruttare le indecisio-


ni interne al Comune di Pisa; già nel 1220 si presenta l’oc-
casione: molti creditori di Ubaldo Visconti si sono fatti
avanti con le istituzioni per riscuotere, ma il Comune, per
quanto almeno una parte dei debiti di Ubaldo siano da at-
tribuirsi alle attività svolte da podestà, non ha intenzione
di pagare e si rivolge al papa, che scrive perciò al vescovo
di Firenze affinché si opponga a che la città sia gravata dei
debiti di Ubaldo e, laddove si può, dà ordine che i credi-
tori vengano pagati con i beni dello scomunicato160. Nel
dicembre del 1221, Onorio ribadirà queste disposizioni al
vescovo di Massa161. Gli anni tra il 1220 e il ‘21 sembrano
complessi per i due fratelli Visconti. È vero che tre quinti
dell’isola sono in pratica sotto il loro controllo e le sco-
muniche subìte non paiono sortire effetti tangibili. È vero
che sembra anche inutile l’insistenza del papa, agli inizi
del 1221, nell’ordinare il rinnovo delle sentenze promul-
gate contro Ubaldo e Lamberto e la punizione dei chierici
che non le rispettino162, visto che poco tempo dopo deve

160
Doc. 59, 1220, aprile 9, Viterbo.
161
Doc. 113, 1221, dicembre 10, Laterano. Comunque, il fatto che nel
Comune non si intenda rispondere dei debiti accumulati da Ubaldo
Visconti non significa che l’interesse della città per la Sardegna sia di-
minuito e negli Statuti sangimignanesi del 1222 si stabilisce di fornire
un certo numero di uomini «pro exercitu Sardinee» di Pisa: Petrucci,
Re in Sardegna, p. 36, Ronzani, Pisa nell’età, p 141.
162
Doc. 114, <1222, gennaio 19, Laterano>. Gli ecclesiastici che cer-
chino di eludere tali disposizioni devono essere puniti. Contempora-
neamente, in una seconda lettera, Onorio dà istruzioni sui criteri di
assoluzione degli scomunicati pentiti: giurino di non aiutare i Visconti
e di non aver più con loro alcun rapporto commerciale o personale. I
pentiti in punto di morte siano assolti con l’impegno in caso di guari-
gione di recarsi presso la Sede apostolica come penitenti, mentre colo-
ro che muoiono ricevano un funerale al quale non partecipi nessuno:
doc. 115, 1222, gennaio 19, Laterano.
Introduzione LXXIX

incaricare il legato pontificio di scomunicare anche l’ar-


civescovo di Cagliari che, nonostante l’esplicito divieto
fattogli dallo stesso legato e favorendo i due Visconti, ha
consacrato vescovo di Sulci il canonico pisano Bandino,
già a sua volta scomunicato perché «manifesto fautore» di
Ubaldo e Lamberto163. Ma qualcosa non va: alcuni soste-
nitori dei Visconti abitanti del castrum Kalaritanum deci-
dono di tornare «ad gremium Sancte Romane Ecclesie»164,
e soprattutto i due provano a sopperire a probabili diffi-
coltà economiche vendendo le terre in Sardegna nel giu-
dicato di Arborea che ancora contendono, almeno in par-
te, al giudice di Torres165. Onorio si oppone anche a questa
iniziativa che invece sembra favorita dall’arcivescovo di
Arborea, Bernardo, il quale, secondo il pontefice, ha aiu-
tato i due fratelli a vendere «de facto», non potendo «de
iure», la terra del giudicato di Arborea che hanno occupa-
to, già destinata dal defunto Comita di Torres, che eviden-

163
Doc. 90, <1221 maggio-agosto>, Laterano. Il 18 ottobre successivo,
riacutizzatasi la tensione con i Visconti, assolverà l’arcivescovo di Ca-
gliari e il vescovo di Sulci che avevano giurato di non aiutare Ubaldo e
Lamberto Visconti; ma nel frattempo pare aver lanciato l’interdetto sul
giudicato di Cagliari visto che concede allo stesso arcivescovo il diritto
di celebrare gli uffici divini a porte chiuse e in luoghi dove non fossero
stati Ubaldo e Lamberto o loro fautori e di sciogliere dalla scomunica
coloro che, abbandonandoli, si volessero riavvicinare alla Sede aposto-
lica: doc. 107, 1221, ottobre 18, Laterano; doc. 108, 1221, ottobre 21,
Laterano; doc. 109, 1221, ottobre 25, Laterano.
164
Informato dall’arcivescovo di Pisa, il 23 agosto 1221 Onorio, incari-
ca Bartolomeo di assolverli, purché giurino fedeltà alla Sede apostolica
custodendolo in suo nome: doc. 99, 1221, agosto 23, Laterano. Il papa
cerca di nuovo di ottenere il controllo del castrum, sulla base degli ac-
cordi del 1217. Cfr. anche: doc. 100, 1221, agosto 23, Laterano, e infra
cap. c.
165
Doc. 61, 1220, aprile 10, Viterbo. Sull’atteggiamento dei reggenti del
Comune pisano in questo frangente cfr.: Ronzani, Pisa nell’età, pp.
140-141 e supra nota 150 e testo corrispondente.
LXXX MAURO G. SANNA

temente l’aveva posseduta, al «subsidium Terre Sancte»166.


D’altronde non poco è il denaro che già è stato ricavato
dalle vendite e che viene sottratto alle risorse destinate alla
Crociata: 55000 bisanti167. Si ignora se il pontefice sia mai
entrato in possesso del denaro o se, come sembrerebbe
probabile, i Visconti siano riusciti, anche grazie ad un ac-
cordo della fine di agosto del 1220 con il giudice di Torres,
a divenire padroni di almeno una parte dei possedimenti
arborensi e quindi dei loro proventi168. Tuttavia nel mo-

166
Doc. 61, 1220, aprile 10, Viterbo. Sul voto di partecipazione di Co-
mita alla V Crociata cfr. supra cap. 2/a. L’arcivescovo si era giustificato
dicendo che i due fratelli si apprestavano a partire per la Terrasanta,
ma il pontefice non si lascia convincere dalle parole del presule che
suonavano da copertura per operazioni illecite: il papa domandava
sarcastico se «fideliores inveniri non possint quibus eadem [pecunia]
committatur»: doc. 61.
167
Ibidem. Cfr. supra pp. LXV-LXVII. L’arcivescovo incorre nella so-
spensione dall’ufficio e nella scomunica prima del 12 settembre 1220.
Alla sua richiesta di assoluzione e dispensa dall’andare a Roma perché
gravemente ammalato, Onorio acconsente a che l’abate di S. Paolo a
Ripa d’Arno, verificata la sua salute e ricevuto il suo giuramento di ob-
bedire ai precetti del pontefice e di recarsi a Roma una volta guarito, lo
sciolga dalla scomunica. Solo nel maggio del 1221, dopo aver soggior-
nato a Pisa nel marzo, l’arcivescovo d’Arborea si recherà presso la Sede
apostolica dove verrà definitivamente assolto: doc. 61, 1220, aprile 10,
Viterbo; doc. 70, 1220, settembre 12, Orvieto; doc. 85, 1221, marzo 25,
Laterano; doc. 87, 1221, maggio 26, Laterano.
168
Doc. 69, 1220, settembre 1, Orvieto. È possibile che una parte di
quelle terre sia passata a Bertoldo da Capraia che, dichiaratosi «vassal-
lus Romane Ecclesie» nel 1220, il 22 settembre 1221 ottiene dal papa la
conferma dei suoi possedimenti siti nella curatorìa di Usellus: docc. 84,
<1220, seconda metà> e 105, 1221, settembre 22, Laterano. Boscolo,
I conti di Capraia, p. 28. ipotizza che la terra gli sia stata venduta dai
Visconti visto che Ubaldo sposa una sorella dello stesso Bertoldo; in re-
altà è difficile stabilire anche quando avvenga questo matrimonio, visto
che Ubaldo nel 1221 è sposato con Benedetta di Massa e visto anche
che, dati gli appena descritti rapporti con la Sede apostolica, Bertoldo
Introduzione LXXXI

mento qualcosa spinge Lamberto Visconti a promettere


al papa, tramite il legato pontificio Bartolomeo, di versare
12000 lire in genovini minuti come cauzione della sua vo-
lontà di attenersi alle disposizioni della Sede apostolica. Il
pontefice, abituato ai continui voltafaccia dei due Pisani,
rifiuta di prendere iniziative sinché il denaro non sia stato
versato e soprattutto sinché Lamberto non giuri di volersi
adeguare alle sue decisioni169. Qualcosa però muta rapi-
damente e le trattative si arenano, mentre l’iniziale cau-
tela del pontefice si trasforma in ira anche nei confronti
dello stesso legato: in realtà veniva a sapere solo in quel
momento che i Visconti ponevano come condizioni al
versamento del denaro l’assoluzione dalla scomunica e
la conferma del matrimonio intercorso nel frattempo tra
Ubaldo stesso e Benedetta di Massa170.
Se dunque il periodo descritto sembra essere stato
complesso per i fratelli Visconti anche nelle loro relazioni
con Pisa, il 1223 si apre con una cocente delusione per
Onorio III. Prima del 28 marzo lo scomunicato Ubaldo
viene eletto per la seconda volta podestà, seppure in una
originale formazione a tre171. Il pontefice non riconosce

non avrebbe dovuto avere relazioni amichevoli con i Visconti, almeno


in questo periodo. È però vero che agli inizi del pontificato di Gregorio
IX, Ubaldo Visconti proverà a farsi rappresentare da un da Capraia,
Rodolfo, presso la Sede apostolica: Les Registres de Grégoire IX, n. 16,
Laterano 7 aprile 1227. Sul matrimonio tra Ubaldo Visconti e Benedet-
ta di Massa cfr.: nota 170.
169
Doc. 96, 1221, luglio 4, Laterano.
170
Doc. 102, 1221, settembre 17, Laterano; si tratta dell’unica informa-
zione (che io sappia ignorata dalla storiografia) circa un matrimonio
tra Ubaldo Visconti e Benedetta, che farebbe salire a cinque il numero
dei connubî totali della sfortunata regnante. Quanto al legato cfr. infra.
cap. d.
171
Cfr. doc. 120, 1223, <II metà di agosto - I metà di settembre>, Segni.
I due copodestà erano: Ildebrandino di Ugo di Sigerio dei Gualandi
LXXXII MAURO G. SANNA

l’elezione e scomunica i Pisani172. Nel maggio si rivolge


«militibus et populo Pisanis» perché stipulino una tre-
gua con il Comune di Lucca, ma non nomina il podestà
Ubaldo173. Sono altri fattori, però, a favorire una sua tem-
poranea riscossa: gli impegni collegati alla carica pode-
starile e soprattutto la nascente e forte tensione che si va
sviluppando tra la famiglia Visconti e quella della Ghe-
rardesca costringono Ubaldo a trascurare i suoi interessi
nell’isola. Nel 1225 i Gherardesca riescono a cacciare da
Pisa i Visconti che però si rifanno poco dopo174. È forse
a seguito di questo successo che Ubaldo può finalmente
recarsi sull’isola dove tuttavia non si può trattenere abba-
stanza, richiamato in città per condurre le trattative che
porteranno ad una tregua duratura tra le due famiglie,
nell’autunno del 1225175. Nel frattempo, la sua capacità di
azione e controllo in Sardegna e soprattutto nel giudicato
di Cagliari, dove sino al momento la sua presenza è sta-
ta asfissiante, si allenta tanto che Benedetta di Massa il 3
dicembre 1224, può firmare nelle mani del nuovo legato
pontificio Gottifredo dei Prefetti di Vico un nuovo atto di
fedeltà feudo-vassallatico alla Sede apostolica con il qua-

e Guelfo di Ermanno de’ Porcari; l’incarico terminerà prima del 15


novembre 1224: Ronzani, Pisa nell’età, pp. 149-152.
172
Ottone, arcivescovo di Genova, viene incaricato di pronunciare la
sentenza di scomunica contro i Pisani per aver eletto podestà Ubaldo:
Besta, La Sardegna medioevale, I, p. 190.
173
Regesta Honorii, n. 4335 e Ronzani, Pisa nell’età, pp. 149-152.
174
Ibidem.
175
Cfr.: Cristiani, Gli avvenimenti, p. 50: «li Vesconti feceno pace co’
conti e ritornorno in Pisa li Vesconti e lassorno li pregioni, e fu per
li patti di messer Baldo Vesconte potestà di Pisa, che in quelli dì era
tornato di Sardigna»; cfr. anche Cristiani, Nobiltà e popolo, pp. 44-
45; Ronzani, Pisa nell’età, pp. 152-153; Petrucci, Re in Sardegna, pp.
36-37.
Introduzione LXXXIII

le assume per sé e per i suoi successori nuovi obblighi176.


Non solo, sposa un Lucchese, Enrico di Cepola177.
Ma si tratta di un attimo, la reazione di Ubaldo Vi-
sconti è tardiva ma definitiva: nel giugno del 1226 invade
il giudicato, imprigiona Benedetta in Castel di Castro e il
marito a Pisa. L’operazione compromette l’unità territo-
riale del regno e lo stesso potere giudicale, tanto che nel
proprio testamento Ubaldo parlerà di «terram Kallarita-
nam», e non di giudicato di Cagliari dando ad intendere
che si tratta di una sorta di «bottino di guerra, il risultato
di spartizioni avvenute tra i Visconti»178. La giudicessa è
costretta a intavolare trattative che dovrebbero portare al
matrimonio tra suo figlio, l’ancora minorenne Guglielmo
avuto da Barisone II d’Arborea, e una sconosciuta figlia
di Ubaldo Visconti179. In simmetria con il pontificato di
Innocenzo III, anche Onorio, pur avendo ottenuto un im-

176
Cfr. doc. 130, 1224, dicembre 3, Santa Gilla, e infra cap. 2 c; nonché
Ronzani, Pisa nell’età, p. 153 che osserva: «questo gesto, che coronava
le aspirazioni pontificie, presuppone invero un momento di grave de-
bolezza dei Visconti, già padroni del giudicato».
177
La provenienza da Lucca è significativa, visto che è la città con la
quale Pisa conduce da tempo una guerra per la quale si è anche attirata
le ire del pontefice e la promulgazione, nel 1223, dell’interdetto: Ron-
zani, Pisa nell’età, p. 152.
178
Doc. 132, 1226, giugno 11, Laterano; Les registres de Grégoire IX,
n. 13, e n. 16 Laterano 5 e 7 aprile 1227. L’invasione è testimoniata
da Gregorio IX alcuni anni più tardi, quando scioglie dalla scomunica
Pietro d’Arborea, genero di Ubaldo, per aver assistito «Ubaldo socero
suo in invasione Calaritane province»: Les registres de Grégoire IX, n.
3422, Terni 3 gennaio 1237. Per la questione della compromissione
dell’unità territoriale del regno e la citazione: Petrucci, Re in Sarde-
gna, p. 40. Sull’episodio cfr. anche Les registres de Grégoire IX, n. 17,
Laterano 6 aprile 1227.
179
Les registres de Grégoire IX, n. 15, Laterano 7 aprile 1227.
Sull’identificazione del figlio di Benedetta con Guglielmo cfr.:
Genealogie medioevali, pp. 344-345.
LXXXIV MAURO G. SANNA

portante risultato teorico con l’ulteriore riconoscimento e


specificazione dei propri diritti sul giudicato di Cagliari,
alla fine del pontificato vede frustrate le proprie speranze
dalla forza e dalla unità di intenti dimostrata da Ubaldo e
dal suo Comune; come Innocenzo prima di lui, che aveva
avallato il matrimonio tra Benedetta e Barisone d’Arbo-
rea, Onorio cerca di opporsi sia confermando la validità
del matrimonio tra Benedetta ed Enrico180, sia scrivendo
ai Pisani una lunga missiva. Dichiarandosi disgustato per
il loro comportamento e la loro slealtà a proposito delle
questioni di Sardegna e di Ubaldo Visconti, li minaccia
di dare mandato alle altre città toscane di praticare nei
loro confronti un embargo commerciale, di non assumere
podestà pisani, di dichiarare nulli sentenze e instrumenta
emessi da loro giudici o notai e, infine, di privarli della
dignità metropolitica, visto che «id solum, cum iam pro-
cesserimus ad alia, restet agendum»181. Contemporanea-
mente cerca di prendere iniziative sull’isola tramite il suo
legato Gottifredo che incarica di convocare e presiedere
un sinodo regionale che si tiene a S. Giusta, agli inizi del
novembre dello stesso anno e nel quale, a testimonianza
della percepita gravità della situazione, si prenderanno
iniziative contro il clero pisano in Sardegna. Infatti, poi-
ché, «experimento», i chierici pisani che risiedono in Sar-
degna e a Pisa, «reprobo Hubaldo favent modis omnibus

180
Doc. 134, <1226>, giugno 12, Laterano. Il pontefice rimprovera Be-
nedetta per non aver chiesto il suo consenso alle nozze, come stabiliva
il giuramento di fedeltà che lei aveva firmato due anni prima, ma sa
bene che dichiarare nullo il matrimonio favorirebbe Ubaldo Visconti.
181
Doc. 132, 1226, giugno 11, Laterano. La frase potrebbe lasciar pen-
sare che, così come Innocenzo prima di lui, Onorio avesse anche tolto
i diritti di primazia e legazia alla sede metropolitica pisana, purtrop-
po la documentazione non permette di confermare o smentire questa
possibilità.
Introduzione LXXXV

quibus possunt», ecogitando «die noctuque […] qualiter


dominio Pisane civitatis possint Sardiniam subiugare»,
senza alcuna considerazione «quod Sardinia ad Roma-
nam Ecclesiam pertinet, sicut in Censuali apertissime
continetur», si stabilirà che nessun chierico pisano possa
divenire canonico o parroco nell’isola senza uno speciale
permesso pontificio, pena decadimento dall’incarico otte-
nuto182. Non sappiamo se e come questa norma abbia ot-
tenuto applicazione, per certo però sappiamo che Onorio
di lì a pochissimo avrebbe appreso che il suo pontificato e
le sue burrascose relazioni con Pisa e i Visconti si sareb-
bero concluse con una ulteriore beffa: l’elezione, sempre
nel novembre, per la terza volta, di Ubaldo a podestà e a
contrastare la quale a nulla varrà lanciare nuovamente la
scomunica e l’interdetto183.

182
Cfr. qui Appendice documentaria, cap. 3; Zichi, Gli Statuti concilia-
ri, pp. 75-85; nonché Turtas, L’arcivescovo di Pisa, p. 228. Sul concilio
di Santa Giusta si veda Turtas, Storia della Chiesa, pp. 272-282.
183
Sul terzo podestariato di Ubaldo Visconti: Cristiani, Nobiltà e
popolo, pp. 44-45, nota come il suo incarico abbia «l’aspetto, dopo le
vicende che abbiam viste, di piena rivincita viscontea sul Comune»;
mentre Ronzani, Pisa nell’età, p. 152-154, osserva che «dopo che
Ubaldo ebbe ristabilito il suo controllo sul Cagliaritano, egli poté tor-
nare in patria, richiamatovi non per obbedire ai comandi di Onorio III,
bensì – al contrario – per assumervi nuovamente, da trionfatore, la più
alta carica», riaffermando, implicitamente, quel principio di necessità
di equilibrio di poteri da esercitare sia in città sia in Sardegna al quale
ho fatto cenno supra pp. XXIV-XXVI. Sulla scomunica e l’interdetto
su Ubaldo e il Comune: Les Registres de Grégoire IX, n. 17, Laterano 6
aprile 1227.
LXXXVI MAURO G. SANNA

c. I giuramenti di fedeltà vassallatica


Preliminarmente, a proposito dei giuramenti prestati
dai sovrani sardi già a Innocenzo e poi come si vedrà su-
bito a Onorio, e che saranno seguiti da quelli a Gregorio
IX, va segnalato che essi rientrano nell’ambito di quell’in-
sieme di «raccordi volti a sancire non un’alleanza militare
o tentativi di inquadrare e disciplinare i poteri presenti
su un territorio, ma relazioni di livello politico molto ele-
vato e – si potrebbe dire in termini moderni – di politica
estera»184, che a partire dal già citato giuramento di Rober-
to il Guiscardo del 1059 sono stati seguiti da una vasta serie
di simili atti di fedeltà che hanno fatto del papa «almeno
in teoria […] il principale monarca feudale d’Europa»185.
La reale natura di questi rapporti è oggetto di dibattito:
«alcuni studiosi hanno proposto di distinguere fra regni-
vassalli e regni posti soltanto sotto la protezione apostoli-
ca. Altri negano ogni contenuto feudale di simili patti»186,
affermando che si trattava solo di «atti di impegno di leal-
tà e obbedienza liberi da vincoli giuridici»187. Ma, oltre al
fatto che applicare «una concezione molto restrittiva del
nesso feudale […]188 non rende […] giustizia alla dutti-

184
Carocci, Feudo, vassallaggi e potere, pp. 1001-1002, ora anche in
Idem, Vassalli del papa, p. 49.
185
Ullmann, The Growth of the Papal Government, p. 331. Tra i giu-
ramenti successivi a quelli del Guiscardo: quelli di Riccardo di Capua,
del re di Navarra, del principe di Kiev, del re di Croazia e Dalmazia,
del conte di Provenza, del re di Polonia, Ungheria, Aragona, Inghil-
terra: Carocci, Feudo, vassallaggi e potere, p. 1002, e Idem, Vassalli
del papa, p. 50.
186
Carocci, Vassalli del papa, p. 50.
187
D’Alessandro, Fidelitas Normannorum, p. 30 per la citazione; cfr.
anche ivi p. 37.
188
«Che viene negato ogni qualvolta il giuramento di fedeltà, l’omaggio
e la definizione di un territorio come pertinente al senior non compor-
tavano né una reale cessione di terre e giurisdizioni, né la prestazione
Introduzione LXXXVII

lità del lessico feudale, alla sua capacità di coesistere e di


assimilarsi ai più diversi tipi di relazione», questa libertà
da vincoli giuridici non si riscontra nelle parole e com-
portamenti dei papi e, nello specifico, di Onorio III relati-
vamente alla Sardegna, e neanche nelle parole restituiteci
nell’unica fonte di parte giudicale, la citata lettera di Bene-
detta di Massa. La giudicessa, nel chiedere l’aiuto del pon-
tefice contro l’invadenza pisana e di Ubaldo Visconti in
particolare, confessa, non «sine maximo rubore ac intimo
cordis dolore», di aver infranto il giuramento prestato alla
Sede apostolica nel 1214, giurando al console pisano «et
comuni Pisano in perpetuum una cum viro meo de novo
fidelitatem» e di aver ricevuto «investitura terre mee cum
viro meo […] per vexillum Pisanum», comportandosi
«tamquam fatua et insipiens, prioris iuramenti oblita»189.
Un giuramento, che, come emerge dal racconto e dal con-
fronto con quello fatto a favore di Pisa, le avrebbe dunque
impedito di sottomettersi alla città tirrenica e poi addi-
rittura riceverne l’investitura della sua stessa terra. Poco
più in là, la giudicessa supplica il papa affinché, «vestre in-
dulgentie auctoritate habita»190 le sia concesso di stipulare
alleanze per liberarsi dei Pisani, riconoscendosi dunque
vincolata all’autorizzazione del papa.
Non c’è dubbio che si deve tenere conto del contesto
nel quale il documento viene prodotto e quindi, come
già osservato, del tentativo evidente della giudicessa di
captare la benevolenza del papa, tuttavia non mi pare vi
siano dubbi che le sue parole descrivano una relazione ri-
conducibile «non solo al tradizionale rapporto religioso

di un definito servitium, soprattutto militare»: Carocci, Vassalli del


papa, p. 50.
189
Doc. 13, <1217, prima metà>.
190
Ibidem.
LXXXVIII MAURO G. SANNA

di protezione e protettorato papale, ma anche all’ambito


feudale. […] Nel loro articolato dettato, del resto, i giura-
menti di fedeltà pronunciati dai re erano in tutto simili a
quelli richiesti a qualsiasi altro vassallo pontificio, mentre
inequivocabile doveva apparire il significato di cerimonie
e gesti come l’omaggio. In questi casi la Chiesa portava
in realtà al massimo sviluppo quella tendenza, operante
anche presso altri potentati, ad utilizzare le forme feudali
per sancire rapporti eminenti di alleanza politica e di ge-
nerica superiorità. Nel papato agiva inoltre il desiderio di
porsi come una superiore istanza di mediazione. E il tutto
trovava la sua più naturale espressione in quello che si era
ormai affermato come il principale modello di fedeltà po-
litica: il vassallaggio»191.
Sottolineato ciò, ripartiamo dalla più volte citata lettera
di Benedetta di Massa a Onorio III del 1217. In essa, al ter-
mine del proprio sfogo, la giudicessa di Cagliari chiede al
papa il permesso di potersi alleare con il giudice di Torres
o con i Genovesi o con una qualche altra gente «ut, vincu-
lo absoluto iniusti sacramenti Pisanis ipsis prestiti, possi-
mus ab eorum manibus liberari et colla excutere onerata
ab iniquo iugo et importabili eorumdem»192. Chissà se la
sovrana dimezzata lo sapeva, ma l’immagine così effica-
ce del giogo insopportabile dei Pisani era già stata usata
da Innocenzo III sin dall’inizio del proprio pontificato,
seppure non a proposito della Sardegna, in un’accezione
che ben si attaglia alla condizione dell’isola e dei suoi giu-
dici193. Nel rivendicare le terre dell’Italia centrale, infatti,

191
Carocci, Vassalli del papa, p. 51.
192
Cfr. doc. 13, <1217, prima metà>.
193
A proposito dell’eventuale ignoranza di Benedetta dell’immagine
del giogo, questa è una delle occasioni che ripropongono il problema
delle modalità di redazione dei documenti di provenienza sarda. Se si
Introduzione LXXXIX

Lotario di Segni aveva più volte evidenziato il peso della


crudelis tyrannis, della violenza e delle insopportabili esa-
zioni del governo tedesco a fronte del giogo soave e peso
leggero del dominio papale, citando il vangelo di Mat-
teo194. A veder bene, le parole della giudicessa esprimono
con grande chiarezza, dovuta alla drammatica situazione
nella quale è piombata, i motivi di fondo che hanno spinto
gli altri sovrani dell’isola tra il 1203 e il 1205 e lei stessa nel
1214 a prestare giuramento di fedeltà alla Sede apostoli-
ca: liberarsi di un pesante fardello accettandone uno più

pensa alle sedi giudicali come luogo di produzione e conservazione di


documenti in forme in qualche modo di “cancelleria”, si potrebbe al-
meno ipoteticamente far rientrare questo caso in un fenomeno ampia-
mente studiato: la circolazione di modelli retorici da una cancelleria
all’altra per effetto di un processo spontaneo di imitazione dei prodotti
provenienti dalla sede considerata più autorevole. Questo ovviamente
attira l’attenzione in primo luogo sulle ricorrenze delle stesse soluzioni
retoriche in lettere che le due sedi si sono scambiate (e non è questo il
caso). Ma non sono più in generale da trascurare neppure le ricorren-
ze a livello di produzione complessiva, perché si può pensare che una
sede possa interessarsi ai prodotti dell’altra anche se non indirizzati
direttamente a lei (potevano essere ricercati come modelli o anche at-
tirare l’attenzione per il contenuto); un interesse del resto non difficile
da soddisfare, dato che non bisogna dimenticare che Innocenzo III e
i suoi successori promuovono una larga diffusione delle loro lettere
anche al di là dei destinatari diretti, proprio come strumento di “pro-
paganda politica”.
194
Così poteva scrivere ai rettori della lega toscana il 16 aprile 1198:
«Novit ille, qui nichil ignorat, quod ita se veritas habet et ad hoc in-
tendimus, ut quos a iugo dure conditionis eripimus, sub apostolice
protectionis dextera teneamus. que vere de se dicere potest: “iugum
meum suave et onus meum leve”»: PL, 214, doc. 76 e Hageneder,
Das register, I, pp. 127-128; citato in Maccarrone, Studi su Innocenzo
III, p. 15 n. 1, al quale si rimanda per i termini della propaganda inno-
cenziana, in particolare pp. 12-19; cfr. anche Carocci, «Patrimonium
beati Petri».
XC MAURO G. SANNA

leggero195. È però evidente che questa leggerezza ha come


altro lato della medaglia l’evanescenza della sua capacità
di intervento e protezione.
Va detto che, diversamente da Innocenzo III, nelle sue
lettere Onorio III non rivendica la proprietà della Sarde-
gna presso i giudici, né vi sono lettere con le quali richie-
de loro giuramenti di fedeltà196. Al di là di possibili perdi-
te documentarie, vi sono due plausibili giustificazioni per
questo comportamento. In primo luogo, l’acquisizione
dei giuramenti durante il pontificato di Innocenzo rende
poco o punto necessaria la politica di asseverazione di cui
si è già parlato197. In secondo luogo si è presentata meno
l’occasione di dover richiedere; sia per il giudicato di Gal-
lura sia per quello di Arborea, infatti, ciò sarebbe stato
del tutto inutile: il primo nelle mani dello scomunicato
Lamberto Visconti, il secondo senza un sovrano e diviso
– anche se non sappiamo in quali modi, proporzioni e
ordine cronologico – tra il giudice di Torres, Benedetta
di Massa, e gli stessi Visconti. Nel regno di Torres Ma-
riano II succede al padre Comita, ma, per quanto non vi
sia testimonianza documentaria, si può ritenere che non
vi siano stati problemi per ottenerne il giuramento, visto
che come si è visto, sin dai primi anni del secolo, i re lo-
gudoresi sono stati quelli che hanno risposto più rapida-

195
Cfr. supra nota 66 e testo corrispondente.
196
Mentre, per esempio, ribadisce con Ugolino da Ostia che l’isola «ad
apostolicam Sedem noscitur pertinere» (doc. 12, 1217, marzo 9, Late-
rano) o che è «iuris et proprietatis apostolice Sedis» presso Milanesi
e Genovesi, quando ne richiede l’aiuto per il giudice Mariano II che
si accinge a combattere contro Ubaldo e Lamberto Visconti: doc. 45,
1218, novembre 10, Laterano; e lo stesso fa con Vitale di Pisa alcuni
anni dopo: doc. 117, 1223, settembre 2, Laterano, cfr. anche infra nota
225 e testo corrispondente.
197
Cfr. supra capitolo 1 b.
Introduzione XCI

mente alle sollecitazioni papali198. Non si è però in grado


di stabilire se la forma della prestazione di Mariano sia
stata uguale a quella del padre – cioè verosimilmente se-
condo il noto format sul quale avevano giurato Benedetta
di Massa e Barisone II d’Arborea nel 1214 – o quella che
la stessa giudicessa di Cagliari sottoscrive il 3 dicembre
1224199.

198
Come dimostrano, ad esempio, l’elezione ad arcivescovo di Torres
di Biagio e il comportamento di Comita nella questione Elena di Gal-
lura risoltasi male per il papa, e, durante il pontificato di Onorio e il
giudicato di Mariano, la guerra già descritta contro i Visconti a cavallo
tra il 1218 e il ‘19.
199
Innocenzo III e la Sardegna, doc. 143, con data errata al 1215; e qui,
doc. 130, 1224, dicembre 3, Santa Gilla. Su quest’ultimo giuramento
si è esercitato recentemente l’amico Luciano Gallinari (Gallinari,
Il giudicato di Calari tra XI e XIII secolo) in un ampio contributo
sull’annosa questione del concetto di sovranità dei giudicati. Non è
questa la sede per un’analisi sul tema, molto complesso, e sul contri-
buto; non posso però esimermi da due note su punti specifici relativi
all’argomento di questo paragrafo notando che l’autore, nelle pagine
dedicate al XIII secolo, afferma a p. 180 che Benedetta «riconobbe di
tenere in feudo il suo Giudicato per conto della Chiesa di Roma» nel
1217, attribuendo tale riconoscimento dunque alla lettera qui edita
col n° 13, ignorando l’esistenza del giuramento di fedeltà del 1214.
Ancora, a p. 182, dove si parla dell’intervento del console pisano,
della fine del 1214, che ottiene da Benedetta e Barisone il giuramen-
to di fedeltà in spregio di quello da poco sottoscritto in favore della
Sede apostolica, si osserva che «Pisa si sentiva autorizzata a richie-
dere questo giuramento di fedeltà basandosi sull’investitura impe-
riale dell’intera isola, ricevuta da Federico I Barbarossa», del 1165
(cfr. supra n. 48), ma – per quanto sia vero che solo dopo i diplomi
imperiali del 1162 e del 1165 i consoli abbiano titoli per riceverli – i
primi giuramenti di fedeltà da parte dei giudici a Pisa risalgono agli
anni ‘30 del XII secolo, seppure fatti nelle mani dell’arcivescovo in
favore della chiesa cattedrale. E che dietro e accanto all’arcivescovo vi
siano le istituzioni cittadine è testimoniato dall’atto di Comita Spanu
di Gallura, che appunto afferma la sua sottomissione «Rogerio Pisa-
XCII MAURO G. SANNA

La situazione relativa al regno di Cagliari è appunto


la più complessa: la sovrana aveva già prestato fedeltà a
Innocenzo III nelle mani dell’arcivescovo di Cagliari, ma
si sono viste le vicissitudini che ne hanno caratterizzato
il regno, proprio a partire da quel giuramento del 1214 e
dalla sua conseguente infrazione200. In teoria il comporta-
mento di Benedetta avrebbe giustificato lettere del papa
richiedenti un nuovo atto di fedeltà. Di fatto però, come
si è già notato, la stessa sovrana si pente immediatamente
del suo comportamento insipiente da «mobilis et mollis
puella»201. Perciò Onorio non ha bisogno di fare pressioni
su di lei, ma sui Pisani e su Ubaldo Visconti, come in ef-
fetti fa; per il resto, deve solo attendere con la giudicessa
il momento propizio per porre rimedio. Per lunghi anni
la sovrana vive in uno stato di semi-prigionia, tanto che
fa notare più volte al pontefice che le risulta difficilissimo
scrivergli a causa del controllo pisano: non può inviargli
lettere «nisi furtim et occulte» e lo mette in guardia, poiché
spesso è costretta a scrivergli, su ordine dei Pisani stessi,
cose alle quali non si deve «fidem aliquam adhibere»202. Il
momento giusto si presenta solo in occasione del secondo
podestariato di Ubaldo Visconti e della lotta intestina a
Pisa203. Grazie al recupero di un certo margine di sovrani-
tà non solo personale, Benedetta approfitta per firmare un
nuovo atto nel quale si ribadiscono, ma si precisano con
maggiore dovizia di particolari gli stessi principî espressi
10 anni prima204. Così la generale espressione di fedeltà del

no archiepiscopo eiusque successoribus», aggiungendo «consulibus


quoque Pisanorum» (cfr. supra n. 3).
200
Cfr. supra p. LXXXII.
201
Doc. 13, <1217, prima metà>.
202
Ibidem e doc. 96, 1221, luglio 4, Laterano; cfr. anche supra n. 158.
203
Cfr. supra p. LXXXII.
204
Cfr. anche Besta, La Sardegna medioevale, I, p. 191.
Introduzione XCIII

1214 si trasforma in un obbligo a pagare «ab hac hora in


antea» un censo di venti lire d’argento all’anno per tutti i
suoi domini in Sardegna, ammettendo di averli posseduti
«ab ipsa Ecclesia […] hactenus et possidere in futurum».
La sovrana si impegna a non cooptare al regno, secondo la
tradizione giudicale, nessuno «quin iuret fidelitatem ipsi
Ecclesie». Ancora, «omnes liberi terre sive terremagnen-
ses habentes feudum ab eis» dovranno giurare «fidelita-
tem Ecclesie memorate»205. Il giudice e la giudicessa, con
l’arcivescovo di Cagliari, ogni volta che il legato della Sede
apostolica si recherà nel loro regno, dovranno renderglisi
incontro e accompagnarlo «pedester per decimam partem
miliaris unius». Nessun giudice dovrà sposarsi «sine spe-
ciali eiusdem Ecclesie licentia et mandato»206, e, in caso di
morte dei giudici senza eredi legittimi «totam terram libe-
re et absolute ipsi Ecclesie relinquere teneantur». È neces-
sario soffermarsi su queste due clausole: la prima precisa
un concetto che, inespresso nel giuramento firmato du-
rante il pontificato di Innocenzo III, è però considerato
implicito dai papi, viste le parole che Innocenzo III e lo
stesso Onorio usano al momento dei matrimoni contratti
da Elena di Gallura con Lamberto Visconti nel 1206 e da
Benedetta di Massa con lo stesso Lamberto, nel 1220207.

205
Doc. 130, 1224, dicembre 3, S. Gilla.
206
Particolare importanza doveva rivestire per la giudicessa cagliaritana
che era ormai giunta al terzo matrimonio e ne avrebbe contratto altri
due prima di morire.
207
A proposito di Elena di Gallura Innocenzo III, al colmo della preoc-
cupazione per l’imminente fallimento del matrimonio sottoscritto ma
non consumato con suo cugino Trasmondo, affermava: «cum et terra
Galluris sicut tota Sardinia immediate pertineat ad ius et proprietatem
apostolice Sedis ac per hoc nobis tamquam famula domino tenetur ob-
noxia, […] ipsa que tamquam pupilla dispositioni nostre dinoscitur
esse relicta sine nostro consilio et assensu non potest accipere virum»:
XCIV MAURO G. SANNA

Ma proprio questi episodi giustificano la precisazione fat-


ta in questo giuramento. La seconda invece la si ritrove-
rà parola per parola negli atti di sottomissione feudale di
Adelasia di Torres a Gregorio IX del 1237208.
Ancora, nel momento della elezione di un nuovo re-
gnante questi si recherà personalmente o tramite suoi
nunzi presso la Sede apostolica per ricevere «humiliter»
il vessillo «in signum dominii a Sede apostolica». Onorio,
alto signore feudale del regno, e non dimentico della po-
litica propria e del suo predecessore, impone che i castra
o le arces del regno non possano essere affidati ad alcuno
che non giuri prima di conservare «honorem, libertates
et iura eiusdem Ecclesie per omnia»209. Quest’ultima clau-
sola e quella già vista con la quale Benedetta di Massa si
impegna a far giurare fedeltà alla Sede apostolica dagli
«habentes feudum ab ea», introduce a un corollario di
quanto scritto. Mi sembra opportuno, infatti, richiamare
l’attenzione su due lettere, che gettano luce su un aspetto
della politica pontificia – già di Innocenzo III e applicata
da lui nello Stato della Chiesa – della quale non si hanno
testimonianze “sarde” precedenti al pontificato di Ono-
rio: quello della prestazione di giuramenti vassallatici alla
Sede apostolica da parte non solo dei giudici, ma anche di
titolari di giurisdizioni signorili, e di ruoli vescovili, den-
tro un quadro che è stato giustamente definito come «il
trionfo della fedeltà come sistema politico»210. Nel primo

Innocenzo III e la Sardegna, doc. 103, pp. 113-117, p. 114, Laterano 17


agosto 1206; mentre Onorio scrive che Benedetta non può «cuiquam
velit aut debeat sine licentia nostra matrimonialiter copulari»: doc. 58,
1220, aprile 9, Viterbo.
208
Liber censuum, CCCXV, 29 marzo 1237 e CCCXVI stessa data, pp.
573-574.
209
Doc. 130, 1224, dicembre 3, S. Gilla.
210
Carocci, Vassalli del papa, p. 59.
Introduzione XCV

caso, nel 1220, il legato pontificio in Sardegna, Bartolo-


meo, scrive al papa, chiedendogli benevolenza nei con-
fronti delle richieste di Bertoldo di Capraia, dal quale ha
ottenuto giuramento di fedeltà e che può tornare utile alla
causa della Sede apostolica nell’isola211. Il secondo caso ri-
guarda l’arcivescovo di Cagliari Mariano, che il 7 aprile
1221 giura fedeltà alla stessa Sede, secondo la nota formu-
la presente nel Liber censuum, del quale lo stesso Cencio
era stato redattore, come camerarius, prima dell’ascesa al
soglio pontificio212.
È da riferirsi allo stesso tema un ulteriore elemento
contenuto nella documentazione di Onorio. Il 23 agosto
1221, infatti, il papa, informato dall’arcivescovo di Pisa
che gli abitanti del castrum hanno deciso di ritornare «ad
gremium Sancte Romane Ecclesie», incarica il legato Bar-
tolomeo di recarsi presso Castel di Castro, per assolverli
purché giurino fedeltà alla Sede apostolica custodendo in
suo nome il sito213. Il papa, che cerca di nuovo di ottenere
il controllo della fortificazione sulla base degli accordi del
1217, applicherebbe anche ai cittadini pisani “redenti” il
metodo usato con i giudici e con Bertoldo di Capraia214.
Ma bisogna aggiungere che in questo caso, Onorio sem-
bra accontentarsi di sempre meno, dato che, almeno ini-
zialmente, come si è visto, pensava di riuscire a entrare in
possesso del castrum per poterlo affidare direttamente a
uomini di sua fiducia, mentre ora accetta che dei Pisani
lo tengano in suo nome purché “astenendosi” da contatti
con i Visconti.

211
Doc. 84, <1220, seconda metà>.
212
Doc. 86, 1221, aprile 6.
213
Doc. 99, 1221, agosto 23, Laterano.
214
Cfr. anche doc. 100, 1221, agosto 23, Laterano.
XCVI MAURO G. SANNA

d. L’arcivescovo di Pisa e il titolo legatizio e metropoli-


tico in Sardegna
Si è notato come a lungo, durante il XII secolo, il titolo
legatizio e metropolitico concesso dai pontefici alla sede
pisana sia stato un importante strumento con il quale la
città tirrenica ha amplificato la propria capacità di pene-
trazione nell’isola. Da quanto scritto si è anche potuto ve-
rificare che al momento dell’ascesa al soglio pontificio di
Onorio III, la capacità di presa dei Pisani in Sardegna pre-
scinde ormai in buona parte dall’azione dell’arcivescovo;
ciò anche perché, durante il suo pontificato, Innocenzo
III ha svuotato di contenuti e infine sospeso i privilegi del
presule pisano, provocando come conseguenza parziale
l’accelerarsi dell’autonomizzazione della politica pisana
dal ruolo del proprio arcivescovo. Questo non significa
che nei governanti del Comune, e soprattutto negli arci-
vescovi, vi sia disinteresse nei confronti della carica, come
mi pare dimostri il comportamento delle istituzioni pi-
sane nel primo periodo del pontificato di Cencio215; ma è
evidente che il titolo legatizio a questo punto è importante
soprattutto per i pontefici stessi, non solo perché convin-
ti dell’importanza che la stessa città dà a quei privilegi,
quanto perché tramite i propri legati essi cercano di eser-
citare in qualche modo un efficace potere di interdizione e
di controllo sull’isola nei confronti dei Pisani, soprattutto
nelle persone dei fratelli Visconti (e si è visto con quali
scarsi risultati). E poiché la legazia sulla Sardegna è stata
concessa ad sedem all’arcivescovo pisano da quasi un se-
colo, si giustifica anche con ciò l’attenzione con la quale
Onorio III segue l’elezione del nuovo presule all’alba del
proprio pontificato, forzando le mani al capitolo, ottenen-
do la chiamata di una persona a lui gradita.

215
Cfr. supra pp. LI-LII
Introduzione XCVII

L’elezione di Vitale e la descritta successiva riconfer-


ma dei privilegi concessi alla sua sede arcivescovile, tut-
tavia, non comporta varianti nella politica pontificia di
marginalizzazione ed esclusione del presule pisano dal
panorama politico e istituzionale isolano: già nel marzo
del 1218, per la prima volta dopo oltre cento anni, il papa
attribuisce a due persone diverse dall’arcivescovo di Pisa
il titolo e il ruolo di legati pontifici sull’isola216. Onorio ha
buoni motivi per preoccuparsi della politica pisana dato
che, nonostante gli accordi del dicembre precedente, pro-
babilmente ha già ricevuto notizie sulle nuove azioni che
Lamberto e Ubaldo Visconti compiono nel giudicato di
Cagliari, ai danni dei legittimi regnanti217. E forse già nu-
tre dubbi su Vitale che non si dimostra reattivo nel tute-
lare la Sede apostolica: in agosto il papa gli dà mandato
di scomunicare i rappresentanti del Comune e i Pisani,
se non richiameranno Ubaldo Visconti dall’isola, ma nel
novembre è costretto a ordinargli con severità di eseguire
senza indugi le sentenze, a meno di non voler rispondere
del suo comportamento direttamente presso la Sede apo-
stolica, visto che già in precedenza si è dimostrato «ne-
gligentem et remissum» nell’eseguire i suoi mandati218.
In ogni caso, pur non togliendo a Vitale i diritti appena

216
Doc. 31, 1218, marzo 27, Laterano; cfr.: Turtas, L’arcivescovo di
Pisa, pp. 227-228. È possibile che il pontefice non avesse preso la dra-
stica decisione di togliere i diritti sulla Sardegna all’arcivescovo Vitale
per il particolare legame di stima che lo aveva portato a favorire in tutti
i modi la sua elezione ad arcivescovo della città, e sperasse ancora di
trovare in lui un alleato contro i Visconti, cfr. Ronzani, Pisa nell’età,
pp. 137-138; certo è che il successivo comportamento di Vitale avrebbe
riservato poche soddisfazioni per Onorio.
217
Docc. 35 e 36, 1218, agosto 19, Laterano.
218
Docc. 43 e 44, 1218, novembre 8, Laterano. Cfr.: doc. 58, 1220, aprile
9, Viterbo.
XCVIII MAURO G. SANNA

riconfermatigli, Onorio non gli dà mai incarichi connessi


ai suoi privilegi in Sardegna; i suoi titoli perdono qualsiasi
valenza che non sia puramente onorifica219.
Relativamente a questioni che hanno a che fare di-
rettamente con l’isola, Vitale esce praticamente di sce-
na, almeno durante il pontificato di Onorio III220. Ma c’è
un episodio che va segnalato, poiché non solo rivela lo
scoramento del papa di fronte a un uomo sul quale ha
almeno inizialmente pensato di poter contare, ma dimo-
stra ancora una volta come il coagulo di interessi che si
sviluppano dentro e attorno alla città di Pisa risulti per gli
arcivescovi di quella sede più importante della relazione
con la Sede apostolica: la seconda elezione a podestà di
Ubaldo Visconti nel marzo del 1223. Un’operazione frut-
to in buona parte delle scelte dell’arcivescovo, che, dele-
gato «de providendo rectore seu potestate in civitate Pi-

219
Per la conferma dei privilegi “sardi” a Vitale cfr. supra nota 114.
Per lo svuotamento del titolo legatizio cfr. Turtas, L’arcivescovo di
Pisa, pp. 227-228 con l’analisi del quale si concorda pur evidenzian-
do che il documento citato alla nota 158 e al testo corrispondente,
datato 3 luglio 1218, è in realtà inesistente. Si tratta infatti di una
lettera di Innocenzo III del 3 luglio 1204 (della quale peraltro Tur-
tas nota l’identicità con quella attribuita ad Onorio, pur datandola
4 luglio) che Turtas riporta citando Pietro Pressutti, che si sbaglia
nel riferire il documento a Onorio III, probabilmente a propria volta
fidandosi di Ughelli, Italia Sacra: cfr. Innocenzo III e la Sardegna,
doc. 55, <1204, luglio 3, Laterano>, pp. 63-64 e Pressutti, Regesta
II, n° 1488, p. 247.
220
Mentre è noto che dalla fine del 1234 sino al marzo successivo, sen-
za il permesso del papa, pure richiesto, Vitale si recherà in Sardegna,
accolto almeno in Arborea in qualità di legato e primate e nei vesco-
vadi di Bosa e Ampurias “solo” in questa seconda veste. Gregorio IX
lo rimprovererà duramente, ma Vitale non si scomporrà affatto per
questo: CDS, I, sec. XIII, doc. LIV, e doc. LVI, pp. 345-346, nonché
Turtas, Storia della Chiesa, pp. 264-265. Cfr. anche infra nota 224 e
testo corrispondente.
Introduzione XCIX

sana», designa personalmente gli elettori che poi scelgono


i tre podestà221. Nel settembre, Onorio gli scrive come a
un traditore rimproverandolo aspramente per aver con-
sentito e anzi favorito l’elezione di Ubaldo, lui che è stato
«promosso» arcivescovo dal pontefice «nonnullis contra-
dicentibus et invitis»222. Vitale non può certo rivendicare
la sua buona fede, il papa sa che si è rifiutato di ricevere
la lettera con la quale egli stesso gli ordinava di lancia-
re l’interdetto sulla città e la scomunica sul Visconti e su
chi lo avesse aiutato. Nell’occasione «quod deterius est»
ha consentito che i nunzi che portavano la missiva, «non
sine contemptu apostolice Sedis» e del papa, venissero
«acriter verberati» nella sua stessa casa. Successivamente
quando si è riusciti a leggergliela ha risposto sprezzan-
te che nessuno deve «de iis […] se intromittere», conti-
nuando regolarmente a esercitare le funzioni religiose in
città223. Un atteggiamento di sfida che Vitale riproporrà
anni dopo, durante il pontificato di Gregorio IX, quando
diffiderà dall’entrare in città il legato pontificio per la Sar-
degna Oddone, paventando possibili aggressioni da parte
dei Pisani. E di fatto, il legato, che deciderà di non dare
ascolto alle ben poco velate minacce dell’arcivescovo,
verrà aggredito a pietrate non da generici Pisani, bensì
da «consanguineis et fautoribus» dello stesso Vitale, che
si rifiuterà anche di prestare a Oddone il passaggio per
l’isola224.

221
Doc. 120, 1223, II metà di agosto – I metà di settembre; cfr. Ronzani,
Pisa nell’età, p. 149.
222
Doc. 120, 1223, II metà di agosto – I metà di settembre, Segni; cfr.
Ronzani, Pisa nell’età, p. 138.
223
Doc. 120, 1223, II metà di agosto – I metà di settembre, Segni, e
Ronzani, Pisa nell’età, p. 152.
224
Atto per il quale Gregorio IX oltre a convocarlo presso la Sede
apostolica entro e non oltre l’inizio della successiva Quaresima, lo
C MAURO G. SANNA

Chissà come si sarebbe comportato Onorio se avesse


potuto prevedere anche tali avvenimenti, per certo però,
contemporaneamente al rimprovero che gli rivolge, il
papa decide di applicare anche con Vitale la stessa poli-
tica inutilmente tentata nei confronti del Comune; per-
ciò, dato che il presule pisano gli si è rivolto intimorito,
chiedendo se sia vero, come pretende lo stesso Ubaldo,
che, una volta assolto dalla scomunica, Vitale dovrebbe
rendergli tutte le rendite sui feudi che aveva «de camera
archiepiscopati» e che non percepisce da ormai quattro
anni, Onorio lo rassicura: il Visconti nulla può pretendere
sulle rendite perse a causa della scomunica che si è attirato
nell’occupare il giudicato di Cagliari che, ricorda ancora
una volta, è «iuris et proprietatis apostolice Sedis»225.
Privo di un suo uomo di fiducia nell’isola, quale era
stato l’arcivescovo di Torres Biagio per Innocenzo III,
Onorio si serve di quattro legati. I primi due lavorano as-
sieme, almeno all’inizio. Cappellani pontifici, sono Ugo,
costui anche suddiacono, e Rolando. Nel marzo vengono
incaricati di occuparsi di una questione di natura eccle-
siastica: verificare l’idoneità all’elezione ad arcivescovo
di Cagliari del presule di Suelli, per il cui trasferimento
il papa deve decidere se concedere il proprio assenso226.
Nell’agosto del 1218, i due si trovano sicuramente in Sar-

condannerà a pagare le spese sostenute da Oddone: Les registres de


Grégoire IX, n. 2865, Viterbo 13 dicembre 1235.
225
Doc. 117, 1223, settembre 2, Laterano.
226
Doc. 31, 1218, marzo 17, Laterano. Non si hanno ulteriori infor-
mazioni sulla vicenda. Per certo però, nel luglio successivo il papa
incarica lo stesso Rolando, con l’arcivescovo di Torres e l’abate di
Saccargia, di verificare l’idoneità alla carica di arcivescovo di Cagliari
del vescovo sulcitano Mariano: se per caso il suellense era stato con-
fermato, il suo incarico era durato relativamente poco: doc. 50, 1219,
luglio 10, Rieti.
Introduzione CI

degna, per occuparsi di qualcosa di più delicato politica-


mente: su richiesta della giudicessa di Cagliari, devono
dichiarare illegittime tutte le alienazioni che ella ha com-
piuto ai danni della Sede apostolica e scioglierla dall’illeci-
to giuramento di sposare Ubaldo Visconti227. L’intervento
si giustifica sulla base dell’atto di fedeltà che la sovrana
aveva prestato sotto Innocenzo III228. Non si hanno infor-
mazioni sulla loro attività in merito alla vicenda. Tuttavia,
si possono immaginare le difficoltà incontrate, che il papa
e loro stessi non possono ignorare già in partenza: la stes-
sa Benedetta di Massa ha da poco ricordato al pontefice le
minacce di morte subìte da Biagio di Torres quando aveva
cercato di svolgere incarichi datigli da Innocenzo III229. I
risultati sono proporzionati alle difficoltà: nel 1221 Bene-
detta risulta addirittura sposata con Ubaldo Visconti, che
tiene saldamente nelle sue mani le redini del giudicato230.
Del suddiacono Ugo non si hanno più notizie dopo l’a-
gosto del ‘18, mentre Rolando è in Sardegna il 10 luglio
dell’anno dopo231. Impossibile dire se la sua permanenza
sia stata continuativa o no.
Comunque, l’anno dopo si verifica un avvicendamen-
to: un altro cappellano pontificio, Bartolomeo, prende il
posto di Rolando. Se il suo mandato inizia con un incari-
co strettamente collegato al recente successo dei crociati
a Damietta232, quasi subito deve impegnarsi con una que-
stione politica rilevante della quale si è già parlato: spinge-
re il giudice Mariano II di Torres a “bloccare” il matrimo-

227
Docc. 35 e 36, 1218, agosto 19, Laterano, e doc. 40, 1218, agosto 23,
Laterano.
228
Cfr. supra nota 152.
229
Doc. 13, <1217, prima metà>.
230
Cfr. supra nota 66.
231
Doc. 50, 1219, luglio 10, Rieti.
232
Doc. 53, 1220, febbraio 28, Viterbo.
CII MAURO G. SANNA

nio già stipulato tra sua figlia, la minorenne Adelasia, con


Ubaldo, figlio di Lamberto Visconti giudice di Gallura233.
Come per la questione del giudicato di Cagliari appena
accennata, qualunque iniziativa abbia preso Bartolomeo,
essa non dà risultati. Il legato si vede affidare altri incari-
chi prettamente politici dei quali si è già scritto234. Tutta-
via, costui sin dall’inizio sembra fornire al papa qualche
motivo di sospetto, visto che nel settembre del ‘20 lo am-
monisce di non «audere immutare» l’interdetto lanciato
sull’Arborea «dissimulans» un accordo raggiunto tra i Vi-
sconti e Mariano II di Torres235. Certo, successivamente,
in occasione della trattativa già descritta con i due fratelli
Visconti si comporta slealmente. Onorio è talmente stupi-
to che lo accusa senza mezzi termini di «insipientia» visto
che sembra pensare che il pontefice possa accettare con-
dizioni «tam enormes» e «tam abusivas», come se agisse
«quasi amore illecti pecunie». Il papa gli ordina perento-
riamente di non occuparsi più di faccende relative ai Vi-
sconti236. Forse ora inizia a maturare l’idea di sostituirlo,
per certo dopo il settembre del 1221 scompare dalla scena.
Bartolomeo sembra essere rimasto invischiato in una vi-
cenda più grande di lui e non è da escludere che alcuni
suoi comportamenti siano stati dettati dal suo desiderio
di andar via dalla Sardegna al più presto237.

233
Doc. 60, <1220, aprile 9, Viterbo>.
234
Come l’ottenimento del giuramento di fedeltà alla Sede apostolica
di Bertoldo di Capraia e il ruolo di mediazione con Ubaldo e Lamberto
Visconti nel 1221.
235
Doc. 69, <1220, settembre 1, Orvieto>.
236
Doc. 102, 1221, settembre 17, Laterano, e supra cap. 2/b.
237
Che Bartolomeo abbia “fretta” di andar via dall’isola mi pare testi-
moniato nel doc. 91, <1221, fine giugno ca.>, Laterano, dove Onorio
gli scrive «tu autem ad reditum non festines ante quam super hoc a
nobis mandatum recipias speciale».
Introduzione CIII

Sino alla fine del 1224 non si hanno notizie di altri le-
gati, quando è Gottifredo dei Prefetti di Vico a detenere
la carica238. Le fonti sulla sua attività sono ridottissime:
non si possiedono documenti a lui indirizzati e Onorio lo
cita in una sola lettera nella quale informa la giudicessa di
Cagliari di aver dato mandato «dilecto filio .G<ottifrido>.
subdiacono et capellano nostro, apostolice Sedis legato»
di confermare il suo matrimonio con Enrico de Ceole239.
Tuttavia, si sa che Gottifredo ha ricevuto nelle sue mani
il giuramento di fedeltà di Benedetta di Massa nel 1224240.
Un risultato che, al di là della momentanea debolezza in
Sardegna di Ubaldo Visconti impegnato dai Gherarde-
sca sul fronte pisano, il papa attendeva sin dall’inizio del
suo pontificato e, alla luce di quanto detto sin qui, si deve
considerare un successo inatteso. Viene da pensare per-
ciò che il legato abbia affrontato il proprio arduo compito
non solo con la lealtà che al predecessore Bartolomeo era
mancata in almeno una occasione e con zelo, ma proba-
bilmente anche con abilità e decisione forse superiori e
certo fortuna. E così, sempre a Gottifredo va ascritta la
convocazione di un «provinciale concilium» della Chie-
sa sarda a Santa Giusta alla fine del pontificato di Ono-
rio241. Anche in questo caso, per quanto non si abbiano
informazioni sulle fasi preparatorie, si deve ritenere che
il suo impegno abbia avuto importanza nella riuscita di
un appuntamento che, per quanto si sa, è il primo volto
all’attuazione in Sardegna delle deliberazioni conciliari

238
Doc. 130, 1224, dicembre 3, Santa Gilla.
239
Doc. 134, <1226>, giugno 12, Laterano.
240
Doc. 130, 1224, dicembre 3, Santa Gilla.
241
Cfr. Appendice documentaria.
CIV MAURO G. SANNA

del Lateranense IV, a ben dieci anni dalla fine dell’assise


voluta da Innocenzo III242.
Bisogna ricordare anche che il papa gli ha dato l’in-
carico non solo per la Sardegna ma anche per la Corsica.
A questo proposito, Onorio non prevede certo che set-
tant’anni dopo un suo successore, Bonifacio VIII, proverà
ad unire ancora più strettamente i destini della Sardegna
e della Corsica in un unico regnum di fondazione ponti-
ficia243. Certo è che, data l’abitudine della Sede apostolica
a pensare alle due isole come ad una sua proprietà, non
deve essere sembrato così strano per Onorio nominare la
stessa persona come proprio rappresentante in entrambe,
soprattutto in un momento in cui le relazioni con la città
di Pisa sono molto deteriorate.

242
Sulla diffusione ed esecuzione delle costituzioni conciliari cfr.
Maccarrone, Cura animarum e parochialis sacerdos.
243
Cfr.: Turtas, L’arcivescovo di Pisa, p. 228 n. 162 e Turtas, La lunga
durata.
Fonti e Bibliografia

Fonti d’Archivio

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Fonti Edite

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Belgrano e C. Imperiale di Sant’Angelo, 2 voll., Roma
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A. Solmi, Studi storici sulle istituzioni della Sardegna nel Medio
Evo, Cagliari 1917. n.e. con una introduzione di M. E. Ca-
deddu, Nuoro 2001.
C. Sturmann, La «Domus» dei Dodi, Gaetani e Gusmari, in
Pisa nei secoli XI e XII: formazione e caratteri di una classe di
governo, Pisa 1979, pp. 223-336.
M. Tangheroni, Lunghi secoli di isolamento? Note sulla sto-
riografia sarda degli ultimi trent’anni. I. Dal Neolitico alla
conquista aragonese del 1324, «Nuova Rivista Storica», 61
(1977), pp. 150-181.
M. Tangheroni, Famiglie nobili e ceto dirigente a Pisa nel XIII
secolo, in I ceti dirigenti dell’età comunale nei secoli XII e
XIII, Atti del II convegno del Comitato di studi sulla sto-
ria dei ceti dirigenti in Toscana, (Firenze, 14-15 dicembre
1979), Pisa 1982, pp. 323-346.
M. Tangheroni, La prima espansione di Pisa nel Mediterraneo;
secoli XI-XII. Riflessioni su un modello possibile, in Medioe-
vo Mezzogiorno Mediterraneo. Studi in onore di Mario Del
Treppo, a cura di G. Rossetti e G. Vitolo, 2 voll. Napoli
2000, II, pp. 3-23.
A. Terrosu Asole, L’insediamento umano medioevale e i centri
abbandonati tra il secolo XIV ed il secolo XVII. Supplemen-
to al fascicolo II dell’Atlante della Sardegna, II, a cura di R.
Pracchi, A. Terrosu Asole, con la collaborazione di M.
Riccardi, Cagliari 1971, Roma 1974.
R. Turtas, Gregorio VII e la Sardegna, «Rivista di Storia della
Chiesa in Italia», XLVI, 2 (luglio-dicembre 1992), pp. 375-
397.
CXVIII MAURO G. SANNA

R. Turtas, L’arcivescovo di Pisa legato pontificio e primate in


Sardegna nei secoli XI-XIII, in Nel IX centenario della Me-
tropoli ecclesiastica di Pisa, Atti del Convegno di Studi, 7-8
maggio 1992, Pisa 1995, pp. 183-233.
R. Turtas, Storia della Chiesa in Sardegna. Dalle Origini al
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un Millennio. Atti dell’VIII Congresso Nazionale dell’AISC,
Napoli 22-25 maggio 2000, 2 voll., Napoli 2003, I, pp. 553-
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S. Ullmann, The growth of the papal government in the middle
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re latino di Costantinopoli, in Federico II. Enciclopedia fede-
riciana, 3. voll., Roma 2005, I, pp. 735-737.
C. Violante, Le concessioni pontificie alla Chiesa di Pisa riguar-
danti la Corsica, «Bollettino dell’Istituto Storico Italiano per
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R. Volpini, Benigno, in Dizionario biografico degli Italiani,
VIII, Roma 1966, pp. 508-511.
D. Waley, The papal State in the thirteenth century, London
1961.
L. Weckmann, Las bulas alejandrinas del 1493 y la teoría políti-
ca del papado medieval, Ciudad de México 1949.
H. Wolter - H.G. Beck, Civitas medievale, in Storia della Chie-
sa diretta da H. Jedin, vol. V/1, Milano 1976.
C. Zedda - R. Pinna, La carta del giudice cagliaritano Orzocco
Torchitorio, prova dell’attuazione del progetto gregoriano di
riorganizzazione della giurisdizione ecclesiastica della Sarde-
gna, Sassari 2009.
C. Zedda, In margine a “Un diploma senza cancelleria” di An-
tonino Mastruzzo, «Bollettino Storico Pisano», LXXVIII
(2009), pp. 155-168.
Fonti e bibliografia CXIX

H. Zug Tucci, Dalla polemica antimperiale alla polemica an-


titedesca, in Le forme della propaganda politica nel Due e
Trecento, Atti del Convegno, Trieste, 2-5 marzo 1993, a cura
di P. Cammarosano, Roma 1994 (Collection de l’École
française de Rome, 201), pp. 45-64.
L’edizione

Il pontificato di Onorio III non ha suscitato negli sto-


rici e nei diplomatisti lo stesso interesse che è possibile
riscontrare per esempio per i suoi immediati predecessore
e successore, Innocenzo III e Gregorio IX1. Non è questa
la sede per stabilire le cause e la ragionevolezza di ciò2,
ma la conseguenza è anche quella che, contrariamente a
tutti gli altri papi del XIII secolo, ad oggi non esiste ne-
anche un’edizione completa dei suoi registri. Infatti, per
Innocenzo III si possiede l’edizione di Jean-Paul Migne
nella Patrologia Latina, ed è in corso quella più prezio-
sa curata da Othmar Hageneder e dai suoi collaboratori,
mentre a partire dal pontificato di Gregorio IX si può fare
affidamento sulle datate ma piuttosto complete edizioni
dell’École française realizzate tra la fine del XIX e i primi
del XX secolo3. Viceversa, nonostante il fuorviante titolo
di Honori III opera omnia dato da César August Horoy ai

1
Non esiste per esempio alcuna monografia biografica di qualità.
L’unica: Clausen, Papst Honorius III è del 1895, ed è «not only
outdated but also inaccurate» (Sayers, Papal government, p. 1). I
migliori contributi biografici su Onorio III sono gli ottimi, già citati
e recenti: Carocci-Venditelli, Onorio III, e Capitani, Onorio III,
entrambi però “solo” voci enciclopediche e non monografie.
2
E tuttavia sono sintesi significativa le parole di Ernst Kantorowicz:
«chiunque fosse succeduto al grande Innocenzo III, non poteva che
apparire insignificante dopo quel gigante» (Kantorowicz, Federico
II, pp. 88-89). A ciò, osservo io, si aggiunga l’imponente personalità
del suo successore Gregorio IX e buona parte della spiegazione è resa.
3
PL, voll. 214-216; Die Register Innocenz III, l’ultimo volume per ora
è del 2010 con i documenti dell’11° anno di pontificato; la serie curata
dall’École française inizia con Les registres de Grégoire IX e termina
oltre la metà del XIV secolo con Gregorio XI (1370-1378): Les registres
de Grégoire XI.
CXXII MAURO G. SANNA

suoi pur utili cinque volumi editi nella Medii aevi biblio-
theca patristica, tra il 1879 e il 1883, questi sono tutt’al-
tro che completi e, per esempio, contengono solo 13 dei
documenti “sardi” presenti in questa edizione. Cosicché i
Regesta Honori papae III di Pietro Pressutti del 1888 re-
stano lo strumento più completo disponibile, ma rappre-
sentano appunto “solo” la regestazione del materiale con-
tenuto nei registri vaticani. La situazione non è migliore
se si guarda allo specifico delle edizioni documentarie re-
lative alla Sardegna, dove il Codice diplomatico di Dionigi
Scano del 1940 riporta 47 documenti degli 89 totali cono-
sciuti e di questi solo 24 con il testo completo e gli altri 23
sotto forma di regesti, anche se alcuni molto ampi. È facile
comprendere dunque quali siano i motivi che giustifica-
no questa edizione, tanto più se si tiene presente il noto e
concreto argomento della penuria documentaria che ca-
ratterizza negativamente la ricostruzione della storia della
Sardegna anche per il XIII secolo, per la quale l’epistolario
pontificio rappresenta uno strumento fondamentale.
L’obiettivo è stato quello di fornire un’edizione quanto
più possibile completa e accurata dei testi del corpus do-
cumentario di Onorio III relativo all’isola, non quindi dei
soli registri pontifici, segnalando ovviamente le edizioni o
regestazioni precedenti4.
Tutti i documenti, tranne sette, sono stati trascritti

4
Devo aggiungere che non posso escludere che qualcuna sia sfuggita,
almeno rispetto ai documenti relativi al tema della Crociata, per i
quali cercare di dar conto di tutte le edizioni è alquanto complesso,
dato l’interesse degli storici e diplomatisti europei per l’argomento,
soprattutto a partire dalla fine del XIX secolo, nel tentativo di ricostruire
le storie “nazionali” dei singoli stati; per contro, specularmente per
gli stessi motivi, la gran parte del materiale qui edito ha ricevuto
l’attenzione solo di storici ed editori di fonti che si sono occupati di
Sardegna, come logico.
L’edizione CXXIII

da me. Per la documentazione conservata presso l’ASV,


presso l’Archivio di Stato di Pisa e quello di Genova ho
usato copie digitali, come per il manoscritto di Santa Ma-
ria di Cluso conservato presso la Biblioteca Universitaria
di Cagliari; mentre ho lavorato sugli originali delle lette-
re presso l’Archivio capitolare di Pisa, che per quanto ne
so erano sinora inedite. Il documento conservato presso
gli Archivi dipartimentali di Marsiglia l’ho trascritto da
microfilm5. Ho riportato dall’edizione di Agostino Saba il
documento conservato presso l’Archivio dell’Abbazia di
Montecassino. I due privilegi vallombrosani sono ripre-
si dalla recentissima edizione di Carla Piras6. La confer-
ma delle donazioni a San Leonardo di Stagno è tratta da
Valeria Schirru. Dall’edizione di Guido Levi i due docu-
menti contenuti nel registrum di Ugolino da Ostia. Infine,
la conferma dei beni dell’ospedale di Altopascio è tratta
dall’edizione settecentesca di Giovanni Lami7.
Ho ritenuto che tralasciare in questa edizione gli atti
del «concilium provinciale» di Santa Giusta del 1226, te-
nuto dal suddiacono e cappellano pontificio Gottifredo
dei Prefetti di Vico, legato pontificio, avrebbe significato
mancare quell’obiettivo di completezza di rappresenta-
zione delle relazioni tra la Sardegna e Onorio III, esposto
in principio. L’ho riportato dall’edizione di Giancarlo Zi-
chi, introducendo poche varianti nelle note storiche.
Ho sostanzialmente seguito i criteri che hanno infor-
mato la mia edizione dell’epistolario “sardo” di Innocen-

5
Nella mia precedente edizione ho affermato che fosse inedito, in
realtà non ero a conoscenza che fosse stato edito da Corrado Zedda nel
2010: Zedda-Pinna, Tra Santa Igia, p. 179, doc. 4.
6
Del 2012 e infatti nella mia precedente edizione i due documenti
erano tratti da Zanetti e Nardi: cfr. qui docc. 3 e 30.
7
Si tratta del documento 3bis, assente nella precedente edizione.
CXXIV MAURO G. SANNA

zo III per la quale avevo preso spunto soprattutto dall’e-


dizione austriaca dei registri dell’Archivio segreto vatica-
no relativi a questo papa, curata da Othmar Hageneder e
dalla sua scuola. Ho quindi cercato di fornire al lettore un
testo per quanto possibile “pulito” anche dal punto di vi-
sta grafico, senza segnalare gli scioglimenti e rimandando
in nota le notazioni critiche. Ho anche inserito un certo
numero di note storiche per facilitare la comprensione del
testo e, lì dove è stato possibile, ho segnalato le citazioni
bibliche.
Così come fatto per l’epistolario “sardo” di Innocenzo
III e più recentemente per quello “sardo-corso” di Grego-
rio Magno8, sulla scorta del precedente dell’Italia Pontifi-
cia di Kehr, ho tentato di ricostruire i deperditi, sulla base
delle informazioni ricavabili dai documenti superstiti.

Abbreviazioni

ASV: Archivio segreto vaticano


ASFi: Archivio di Stato di Firenze
ASPi: Archivio di Stato di Pisa
ASGe: Archivio di Stato di Genova
BUCa: Biblioteca universitaria di Cagliari

Annales: C. Baronio - O. Rainaldi, Annales Ecclesiastici


denuo excusi et ad nostra usque tempora perducti ab
Augustino Theiner, X, 1198-1228, Paris 1870.
Boehmer-Richter: Corpus iuris canonici, ed. I.H.
Boehmer - E.L. Richter, II Decretalium collectiones,
Lipsiae 1889.

8
Innocenzo III e la Sardegna; Sanna, L’epistolario sardo-corso di
Gregorio Magno.
L’edizione CXXV

Bullarium Romanum: L. Tomassetti et Collegii adlecti


Romae virorum s. theologiae et ss. canonum perito-
rum, Bullarium Romanum, 24 tomi, III, Augustae
Taurinorum, 1857-1872.
CDS: P. Tola, Codex Diplomaticus Sardiniae, I-II, Torino
1861-1868 (Historiae patriae monumenta, X, XII).
COD: Conciliorum Oecomenicorum Decreta, a cura di G.
Alberigo, G.L. Dossetti, P.P. Joannou, C. Leonar-
di, P. Prodi, Bologna 1973.
Friedberg: Corpus iuris canonici editio lipsiensis secunda,
ed. E. Friedberg, II, Decretalium collectiones, Lipsiae
1881.
Gattola: E. Gattola, Historia Abbatiae Cassinensis per
saeculorum seriem distributa, 2 voll., Venezia 1733.
Horoy: C.A. Horoy, Honori III opera omnia, in Medii
aevi bibliotheca patristica, 5 voll., Paris 1879-1883.
IP: Italia pontificia, III. Etruria, e X. Calabria-Insulae, in
Regesta Pontificum Romanorum, cong. P.F. Kehr, a
cura di D. Giergensohn, Berlin 1961 e Zurich 1975.
Lami: G. Lami, Sanctae ecclesiae Florentinae monumenta
ab Ioanne Lamio composita et digesta quibus notitiae
innumerae ad omnigenem etruriae aliarumque regio-
num historiam spectantes continetur, I-IV, Firenze
1758.
Leccisotti: T. Leccisotti, I Registri dell’Archivio di
Montecassino, I e X, Roma 1964 e 1975 (Pubblicazioni
degli Archivi di Stato, Abbazia di Montecassino).
Nardi: F. Nardi, Bullarium Vallumbrosanum sive tabula
chronologica in qua continetur bullae illorum pontifi-
cum qui eumdem ordinem privilegiis decorarunt, Flo-
rentia 1729.
Piras: C. Piras, I benedettini di Vallombrosa in Sarde-
gna (secoli XII-XVI), «Archivio Storico Sardo», XLVII
(2012), pp. 9-544.
CXXVI MAURO G. SANNA

Potthast: A. Potthast, Regesta pontificum Romano-


rum, I, Berolini 1874.
Pressutti: Regesta Honorii papae III, iussu et munificen-
tia Leonis XIII pontificis Maximi ex vaticanis archet-
ypis aliisque fontibus edidit Petrus Pressutti I.V.D.,
Roma 1888.
Rodenberg: Epistolae saeculi XIII e regestis pontificum
Romanorum selectae, per G.H. Pertz, edidit C. Ro-
denberg, I, (MGH), Berolini 1883.
Saba: A. Saba, Montecassino e la Sardegna medioevale,
Badia di Montecassino 1927.
Scano: D. Scano, Codice diplomatico delle relazioni tra
la Santa Sede e la Sardegna, I, Cagliari 1940, (Pubbli-
cazioni della R. Deputazione di Storia patria per la Sar-
degna, 2).
Ughelli: Italia Sacra, sive de episcopis Italiae et insula-
rum adjacentium, auctore Ferdinando Ughello Floren-
tino, 9 voll., Roma 1644-1662.
Zanetti: G. Zanetti, I Vallombrosani in Sardegna, Sas-
sari 1968.

Segni convenzionali

Le note critiche sono segnalate con lettere.


Le note storiche sono segnalate con numeri.
Le integrazioni certe sono segnalate da parentesi un-
cinate: <>.
Le integrazioni presunte sono segnalate da parentesi
quadre: [].
Il passaggio recto/verso o da un foglio all’altro è segna-
lato con: //.
Nei docc. nei quali si sono espunte delle parti ritenute
“superflue” si è segnalato il taglio con: […].
L’edizione CXXVII

Nelle trascrizioni, le parti del testo in corsivo indicano


l’intervento del copista.
Illustrazione della pagina precedente:
ASGe, Archivio Segreto, Materie politiche, 2722, doc. 26
1
1216, luglio 24, Perugia
Onorio III informa gli arcivescovi e i vescovi della Sarde-
gna della sua elezione a pontefice dopo la morte di Innocenzo
<III>; manifesta loro la sua benevolenza e li invita a rassicurare
i crociati delle rispettive diocesi sulla sua volontà di realizzare la
Crociata progettata dal suo predecessore.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 9, ff. 1rv, ep.


3, con data luglio 25, indirizzata ai suffraganei della Chiesa di Pisa. Ac-
canto, sul lato esterno di 1v, all’altezza del primo rigo del doc. viene
nuovamente riportato l’indirizzo Suffraganeis Ecclesie Pisane; poco
sotto, la cifra III. C o p i a s e m p l i c e [B]: BUCa, S.P. 6 bis, 4.7,
15rv. Sopra l’intitulatio, in inchiostro rosso «Epistula Honorii pape
tertii missa in Sardiniam de promotione sua». L’edizione è basata su B,
con segnalazione delle varianti di R.
E d i z i o n i : Annales, 20, p. 355 (ad annum 1216, nn. 18-19);
Horoy, II, doc. I, coll. 1-2, con data 15 luglio e indirizzata «ad Johan-
nem regem Hierosolimitanum».
R e g e s t i : Potthast, I, 5317-5320, p. 468, a destinatari diver-
si; Pressutti, I, 3, p. 2.

Honorius episcopus servus servorum Dei. Venerabilibus


fratribus archiepiscopis et episcopis per Sardiniam constitutis.
Salutem et apostolicam benedictionema.
Magnus Dominus et laudabilis nimis1, gloriosus in sanctis,
mirabilis in maiestatibus faciensque prodigia immutat tempo-
ra2 alto sue dispositionis consilio, cui consiliarius alius non exi-
stit3, et vocat ea que non sunt tamquam ea que sunt, ut non glo-

1. a In R Suffraganeis Ecclesie Pisane

1. 1 «Magnus…nimis»: Salmi 144,3.


2
«immutat tempora»: richiama Ecclesiastico 33,8.
3
«consiliarius alius non existit»: richiama Romani 11,34.
4 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

rietur omnis caro in conspectu eius sed quemadmodum scrip-


tum est qui gloriatur in Domino glorietur4. Ipse namquod dat
secretorum scrutatores, quasi non sint et velud inanes iudices
terre facit5, arefaciens stagna, flumina in insulas collocando6,
ab Oriente ac Occidente congregat sibi semen, et dicit aquiloni:
da, et austro: noli prohibere7, ut illi quibus arridet prosperitas
filios aquilonis impedire non possint venire in gratiam filio-
rum qua ponit humiles in sublimi et merentes erigit sospitate8.
Cumque inconprehensibilia sint iudicia sua et investigabiles
eius vie9, istud ex eis tenemus pro certo: quod omnia iusto facit
iudicio nobis tamen ineffabili et occulto. Sane, felicis recorda-
tionis Innocentio papa predecessore nostro, septimodecimo
Kalendas Augusti soluto debito carnis ad regionem sancto-
rum spirituum, ut credimus, evocato et sequenti die celebra-
tis exequiis ac cum honore debito collocato ipsius corpore in
sepulcro, una cum fratribus nostris ad eligendum convenimus
successorem, et die tertio, Spiritus Sancti gratia invocata, super
hoc tractavimus diligenter, et post tractatum diutinum placu-
it fratribus universis humeris nostris quamvis insufficientibus
imponere onus istud, et licet in primis duxerimus resistendum,
ne tamen videremur vocationi divine resistere, submisimus
humeros ad portandum10, sperantes in eo qui linguas infan-
tium facit disertas11, quod ipse qui vota fratrum aspirando
prevenit prosequetur etiam adiuvando, fiduciam enim talem
habemus per Christum ad Deum non quod sufficientes simus
cogitare aliquid a nobis quasi ex nobis, sed nostra sufficientia
est ex Deo, qui nos ad suum ministerium evocavit. Nos enim
tamquam principalia menbra Ecclesie honorare intendimus et

4
«ut non glorietur…Domino glorietur»: 1Corinzi 1,29-31.
5
«Ipse…facit»: Isaia 40,23.
6
«arefaciens…collocando»: richiama Isaia 42,15.
7
«ab oriente…prohibere»: Isaia 43,5-6.
8
«qua…sospitate»: Giobbe 5,11.
9
«incomprehensibilia…vie»: Romani 11,33.
10
«submisimus humeros ad portandum»: richiama Ecclesiastico 6,26.
11
«sperantes…disertas»: Sapienza 10,21.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 5

in quantum permiserit Dominus in vestris necessitatibus adiu-


vare. Ad hec volumus et mandamus ut crucesignatos vestra-
rum diocesum attentius exortemini ne propter obitum prefati
predecessoris nostri consternatur corda eorum neque formi-
dent quasi ex hoc Terre Sancte impediatur succursus, quoniam
et si illius sufficientie nostra videatur inferior ad liberationem
tamen ipsius votis non minoribus aspiramus quibus ipse do-
minus, qui sperantes in se nullatenus deserit, effectum tribuat
et profectum ut quod possibilitas nostra non optinet eius nobis
gratia largiatur.
Datum Perusii .VIII. Kalendas Augusti pontificatus nostri
anno primo.

2
1216, agosto 12, Perugia
Onorio III – come già i suoi predecessori Clemente <III> e
Innocenzo <III> – conferma all’abbazia di Montecassino tutte
le sue proprietà, compresi i monasteri in Sardegna: S. Maria di
Tergu, S. Elia di Monte Santo, S. Eliseo, S. Maria de Sabucclo,
S. Maria di Torralba, S. Maria di Taniga, S. Pietro de Tricingle,
S. Nicola e S. Maria in Soliu, S. Nicola de Talasa, S. Michele in
Ferrucesi, S. Giorgio in Ticillo, S. Pietro de Simbranos, S. Pietro
di Nurki, S. Nicola di Nulvi, S. Giovanni e S. Elia di Sedini.

O r i g i n a l e [A]: Archivio dell’Abbazia di Montecassino,


Aula III, capsula I, cassetto III, n° 29, 1216 agosto 12, Perugia.
E d i z i o n i : Gattola, II, coll. 428-440; CDS, I, XIII, doc.
XXXIII, pp. 328-329; Bullarium Romanum, III, doc. I, pp. 304-309;
Horoy, II, doc. XIV, coll. 17-24; Saba, doc. XLIII, pp. 213-214. Si
riporta qui l’edizione di Saba, che pubblicò solo le parti relative alla
Sardegna.
R e g e s t i : Potthast, I, 5327, p. 469; Pressutti, I, 21, p. 5;
Leccisotti, I, n° 29, p. 20.

Honorius episcopus servus servorum Dei. Dilectis filiis


6 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

Stephano1 abbati monasterii S. Benedicti Cassinensis, eiusque


fratribus tam presentibus quam futuris regularem vitam profes-
sis. In perpetuum.
Omnipotenti Deo, cuius melior est misericordia super vi-
tas, gratias agimus copiosas, quoniam gloriosus in sanctus suis,
atque mirabilis est virtutes suas ubicumque vult ineffabili bo-
nitate demonstrat. Ipse quippe dignationis sue potentia bea-
tissimum Benedictum patrem constituit monachorum, ipsum
monastice legis latorem et operatorem esse disponens, ut me-
rito Cassinense monasterium in quo et sanctissime vixit et glo-
riosissime obiit, omnibus per Occidentem monasteriis digni-
tatis privilegio antecellat. Quoniam, igitur, dignum est, ut tam
celebre ac solemne monasterium <apostolica Sedes specialius
amplectatur>a, ipsum ad exemplar felicis memorie Clementis
et Innocentii2 Romanorum pontificum predecessorum nostro-
rum sub beati Petri et nostra protectione suscipimus, et presen-
tis scripti privilegio communimus. […] Preterea quascumque
possessiones, quecumque bona idem monasterium in presen-
tiarum iuste ac canonice possidet, aut in futurum concessione
pontificum, largitione regum vel principum, oblatione fide-
lium, seu aliis iustis modis prestante Domino poterit adipisci,
firma vobis vestrisque successoribus et illibata permaneant. In
quibus hec propriis duximus exprimenda vocabulis: […]
In Sardinia insula ecclesiam S. Marie3, S. Helie in Monte et
S. Helisei4 cum omnibus earum pertinentibus, S. Marie de Sa-

2. a Per l’integrazione cfr.: Innocenzo III e la Sardegna, doc. 121, pp. 132-133

2. 1 Abate di Montecassino (ottobre 1215 - 21 luglio 1227).


2
Clemente III (1187-1191), cfr. Gattola, I, col. 340 e IP, III, n° 305, p. 190; e
Innocenzo III (1198-1216), cfr.: Innocenzo III e la Sardegna, pp. 132-133, doc.
121, 1208 luglio 25, S. Germano.
3
S. Maria di Tergu nel giudicato di Torres, in diocesi d’Ampurias; nell’attuale
comune omonimo.
4
S. Elia e S. Eliseo di Montesanto, nel giudicato di Torres, diocesi di Sorres, nel
territorio dell’attuale comune di Siligo.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 7

bucclo5, S. Marie de Toralbo6, S. Marie de Tanede7, S. Petri de


Trecinglo8, S. Nicolai et S. Marie de Solio9 cum pertinentiis ea-
rum, S. Nicolai de Talasa10, S. Michaelis in Ferucisi11, S. Georgii
in Ticillo12, S. Petri de Simbrano13, S. Petri in Nurchi14, S. Nicolai
de Ugulfuli, S. Iohannis et S. Helie de Sitin15 […]
Ego Honorius catholice Ecclesie episcopus etc.
Rota: Perfice gressos meis in semitis tuis16.
Datum Perusii, per manus Wulli17 S. R. Ecclesie notarii, .II.
Idus Augusti, inditione quarta, incarnationis Dominice anno
.MCCXVI. pontificatus vero domini Honorii pape tertii anno
primo.

5
S. Maria di Sauccu, nel giudicato di Torres, diocesi di Ottana, nel territorio
dell’attuale comune di Bortigali: cfr. Terrosu Asole, L’insediamento umano,
p. 46, n° 1.
6
S. Maria di Torralba, nel giudicato di Torres, nell’attuale comune omonimo,
diocesi di Sorres.
7
S. Maria di Taniga, nel giudicato di Torres, diocesi di Torres; attuale località S.
Giacomo a Sassari: Terrosu Asole, L’insediamento umano, p. 51, n° 17.
8
Località sconosciuta nel giudicato di Torres.
9
S. Nicola e S. Maria di Silanos, nel giudicato di Torres, diocesi d’Ampurias,
località scomparsa nell’attuale comune di Sedini: Terrosu Asole, L’insedia-
mento umano, p. 41, n° 17.
10
S. Pietro di Salargiu, nel giudicato di Torres, diocesi d’Ampurias, nell’attuale
comune di Castelsardo: Terrosu Asole, L’insediamento umano, p. 41, n° 13.
11
Furrighesos o Ferrukesa, nel giudicato di Torres, diocesi di Bosa, attuale co-
mune di Villanova Monteleone: Fara, Opera, I, In Sardiniae Corographiam,
p. 188.
12
Località sconosciuta nel giudicato di Torres.
13
S. Pietro di Simbranos, nel giudicato di Torres, diocesi di Ampurias, nell’at-
tuale comune di Bulzi: Terrosu Asole, L’insediamento umano, p. 41, n° 15.
14
S. Pietro di Nurki, nel giudicato di Torres, in diocesi di Torres, località scom-
parsa nell’attuale zona di La Corte comune di Sassari: Terrosu Asole, L’inse-
diamento umano, p. 49, n° 1; per la localizzazione si veda Soddu, Per la loca-
lizzazione.
15
S. Nicola di Nulvi, S. Giovanni e S. Elia di Sedini, nel giudicato di Torres,
diocesi di Ampurias, negli attuali comuni omonimi.
16
Salmi 16,5.
17
Alias Wilhelmi: Potthast, I, n° 679.
8 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

3
1216, ottobre 15, Laterano
Onorio III rinnova all’Ordine del monastero di Vallom-
brosa i privilegi, le proprietà e le concessioni già accordate a
suo tempo dai suoi predecessori Pasquale <II>, Adriano <IV>,
Alessandro <III>, Lucio <III>, Urbano <III>, Celestino <III> e
Innocenzo <III>. Tra le proprietà i monasteri di S. Michele di
Plaiano, S. Michele di Salvennero e S. Michele di Erculentu, in
Sardegna.

O r i g i n a l e [A]: ASFi, Diplomatico pergamene (secc. VIII-


XIV), 1216 ottobre 15, Ripoli, San Bartolomeo (badia vallombrosana).
E d i z i o n i : Lami, I, pp. 557-559; CDS, XIII, doc. XXXIV, p.
329; Horoy, II, doc. XXXVII, coll. 52-56; Piras, pp. 226-233, doc. 19.
Qui viene riportato il testo edito da Piras, adattato ai criteri della pre-
sente, solo per le parti che interessano.
R e g e s t i : Potthast, I, 5343, p. 471; Pressutti, I, 60, p. 11.

Honorius episcopus servus servorum Dei dilectis filiis ab-


bati monasterii Vallembrosani1, eiusque fratribus, tam presen-
tibus quam futuris, regularem vitam professis. In perpetuum.
Religiosam vitam eligentibus apostolicum convenit adesse
presidium ne forte cuiuslibet temeritatis incursus, au<t> <e>os
a proposito revocet, aut robur quod absit sacre religionis infrin-
gat. Ea propter, dilecti in Domino filii vestris iustis postulationi-
bus clementer annuimus, et prefatum monasterium Vallembro-
sanum in quo divino mancipati estis o<b>sequio, ad exemplar
felicis recordationis Paschalis, Adriani, Alexandri, Lucii, Urba-
ni, Celestini et Innocentii2 predecessorum nostrorum Romano-

3. 1 Benigno (post 29 novembre 1201-inizi 1234): cfr. Volpini, Benigno, pp.


508-511.
2
Pasquale II (1099-1118): cfr. IP, III, 10, pp. 89-90; Adriano IV (1154-1159): cfr.
IP, III, 19, p. 22; Alessandro III (1159-1181): cfr. Lami, I, coll. 545 e ss. e Zanet-
ti, doc. II, pp. 227-229, CDS, I, XII, doc. XCI, p. 237; Lucio III (1181-1185): cfr.
IP, III, *28, p. 94; Urbano III (1185-1187): cfr. Lami, I, coll. 548-549, CDS, I, XII,
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 9

rum pontificum, quod pro beate Marie virginis reverentia Deo


dicatum est, in Romane <Ec>clesie propr<i>etatem, tutelam et
protectionem Apostolice Sedis suscipimus et presentis scripti
privilegio communimus. In primis siquidem statuentes ut ordo
monasticus qui secundum Deum et beati Benedicti regulam in
eodem loco institutus <esse> <dino>sci<tur>, perpetuis ibidem
temporibus inviolabiliter observetur. Preterea quascumque
possessiones quecumque bona idem monasterium impresen-
tiarum iuste et canonice possidet aut in futurum concessione
pontificum, largitione regum vel principum, oblatione fidelium
seu aliis iustis modis prestante Domino poterit adipisci, firma
vobis vestrisque successoribus et illibata permaneant.
In quibus hec propriis duximus exprimenda vocabulis: […]
in Sardinia monasterium Sancti Michaelis de Plaiano, monaste-
rium Sancti Michaelis de Salveneri; in Arborea monast<erium>
Sancti Michaelis de Erculento3. […]
Libertates et immunitates a predecessoribus nostris […]
Romanis pontificibus vobis indultas et usque ad hec tempora
pacifice confirmatas, ratas habemus et eas auctoritate apostolica
confirmamus. […]
Decernimus ergo ut nulli omnino hominum liceat prefa-
tum monasterium temere perturbare aut eius possessiones au-
ferre vel ablatas retinere, minuere seu quibuslibet vexationibus
fatigare sed omnia illibata et integra conserventur eorum pro
quorum gubernatione ac sustentatione concessa sunt usibus
omnimodis profutura. Salva Sedis apostolice auctoritate. Si qua
igitur in futurum ecclesiastica secularisve persona hanc nostre
constitutionis paginam sciens contra eam venire temptaverit
secundo tertiove commonita nisi reatum suum congrua sati-

doc. CXV, p. 255; Celestino III (1191-1198): cfr. IP, III, *39, p. 96; Innocenzo III
(1198-1216), cfr.: Innocenzo III e la Sardegna, doc. 4, pp. 12-15.
3
S. Michele di Plaiano, nel giudicato di Torres e omonima diocesi, nell’attuale
comune di Sassari; S. Michele di Salvennero, in giudicato di Torres e diocesi di
Ploaghe, nell’attuale comune di Ploaghe; S. Michele di Erculentu, in giudicato
d’Arborea e diocesi di Terralba, nell’attuale comune di Arbus.
10 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

sfactione correx<eri>t, potestatis honorisque sui dignitate ca-


reat, reamque se divino iudicio existere de perpetrata iniquitate
cognoscat, et a sacratissimo corpore ac sanguine Dei et domi-
ni redemptoris nostri Iesu Christi aliena fiat atque in extremo
examine districte ultioni subiaceat. Cunctis autem eidem loco
sua iura servantibus, sit pax domini nostri Iesu Christi, qua-
tinus et hic fructum bone actionis percipiant et apud distric-
tum iudicem premia eterne pacis inveniant. AMEN. AMEN.
AMEN.
Ego Honorius catholice Ecclesie episcopus subscripsi.
† Ego Cinthius tituli Sancti Laurentii in Lucina presbiter
cardinalis subscripsi.
† Ego Gregorius tituli Sancte Anastasie presbiter cardinalis
subscripsi.
† Ego Petrus tituli Sancti Laurentii in Damaso presbiter car-
dinalis subscripsi.
† Ego Nicholaus Tusculanus episcopus subscripsi.
† Ego Guido Prenestinus episcopus subscripsi.
† Ego Hugo Ostiensis et Velletrensis episcopus subscripsi.
† Ego Guido Sancti Nicolai in carcere Tulliano diaconus
cardinalis subscripsi.
† Ego Octavianus Sanctorum Sergii et Bachi diaconus car-
dinalis subscripsi.
† Ego Iohannes Sanctorum Cosme et Damiani diaconus
cardinalis subscripsi.
† Ego Gregorius Sancti Theodori diaconus cardinalis
subscripsi.
† Ego Stephanus Sancti Adriani diaconus cardinalis
subscripsi.
Datum Laterani per manum Ranerii prioris Sancti Fridiani
Lucensis, sancte Romane Ecclesie vicecancellarii, idus octobris,
indictione .V., incarnationis Dominice anno .M°.CC°.XVI°.,
pontificatus vero donni Honorii pape .III., anno primo.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 11

3bis
1216, ottobre 26, Laterano
Onorio III – come già i suoi predecessori Alessandro <III>,
Lucio <III>, Urbano <III>, Clemente <III> e Celestino <III> –
conferma all’ospedale di Altopascio tutte le sue proprietà, com-
prese quelle che possiede nel giudicato di Cagliari e in tutta la
Sardegna.

E d i z i o n i : Lami, Deliciae eruditorum, pp. 1400-1410, che vie-


ne qui ripresa.

Honorius episcopus servus servorum Dei, dilectis filiis Al-


berto magistro hospitalis de Altopassu eiusque fratribus tam
presentibus quam futuris regularem vitam professis, in perpe-
tuum.
Quoniam xenodochium vestrum tam divitibus quam ege-
nis multa caritatis obsequia subministrat, et in hoc studium
et intentio vestra tota versatur, ut omnibus transeuntibus in
necessitatibus suis ardenti desiderio subveniatis, ad amorem
vestrum et incrementum ipsius hospitalis, sicut dignum est,
ferventer inducimur et vos in tam pio, tam sancto et laudabili
proposito exhortari, fovere, et corroborare, desideramus. Ea-
propter, dilecti in Domino filii, vestris iustis postulationibus
clementer annuimus et prefatum hospitale una cum ecclesia
Sancti Iacobi et cum omnibus adiacentiis et iis que ad iam dic-
tum hospitale pertinent sive sint campi, vinee, silve, prata, ne-
mora, aque piscationes, iuxta idem hospitale aut alibi constitu-
ta, ad exemplar predecessorum nostrorum felicis recordationis
Alexandri, Lucii, Urbani, Clementis, et Celestini1 Romanorum
pontificum sub Beati Petri et nostri protectione suscipimus et
presentis scripti privilegio communimus. Statuentes ut qua-
scumque possessiones, quecumque bona prefatum hospitale
in presentiarum iuste et canonice possideat aut in futurum

3bis. 1 Alessandro III (1159-1181); Lucio III (1181-1185); Urbano III (1185-
1187); Celestino III (1191-1198).
12 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

concessione pontificum, largitione regum vel principum, obla-


tione fidelium seu aliis iustis modis prestante Domino poterit
adipisci, firma vobis vestrisque successoribus et illibata perma-
neant. In quibus hec propriis duximus exprimenda vocabulis:
[…] quidquid habetis in toto iudicatu Calaritano; quidquid ha-
betis in Sardinia […]
Decernimus ergo ut nulli omnino hominum liceat et cetera.
Ego Honorius catholice Ecclesie episcopus. Ego Cinthius
Ecclesie S. Laurentii in Lucina, presbiter cardinalis. Ego Leo
Ecclesie Sancte Crucis in Ierusalem presb. card. Ego Robertus
Ecclesie S. Stephani in Celio Monte presb. card. Ego Stepha-
nus basilice duodecim Apostolorum presb. card. Ego Nicolaus
Tusculanus episcopus. Ego Guido Prenestinus episc. Ego Hugo
Ostiensis Velletrensis episc. Ego Pelagius Albanus episc. Ego
Guido S. Nicolai in Carcere Tulliano diac. card. Ego Ioannes SS.
Sergii et Bacchi diac. card. Ego Gregorius S. Theodori diac. card.
Datum Laterani, per manum Rainerii prioris S. Fridiani Lu-
cani et Sancte Romane Ecclesie vicecancellarii, .VII. kl. novem-
bris, indict. .V., incarnationis Dominice anno MCCXVI, ponti-
ficatus vero domini Honorii pape .III. anno primo.

4
1216, novembre 21, Roma S. Pietro
<Onorio III> ordina all’arcivescovo di Palermo e a vari ar-
civescovi della Cristianità e ai loro suffraganei – tra i quali gli
arcivescovi di Cagliari, Torres e Arborea, con i loro suffraganei
– di raccogliere, entro il successivo primo maggio, un ventesi-
mo delle rendite delle loro province ecclesiastiche da destinare
alla Crociata, secondo le disposizioni del concilio <lateranense
IV>. La vigesima – triennale, da calcolare sulla base delle ren-
dite percepite durante l’ultimo anno solare a partire dalla fine
del concilio sino al primo novembre 1216 – dovrà essere con-
segnata nelle mani dei Maestri dei Templari e dell’Ordine di S.
Giovanni di Gerusalemme, o dei loro incaricati.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 13

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 9, ff. 25r-26r,


ep. 104. Sul lato interno di 25r all’altezza della seconda riga del do-
cumento, la cifra CIIII; sul lato esterno, all’altezza della prima riga è
nuovamente riportato l’indirizzo.
E d i z i o n i : Horoy, II, doc. LXV, coll. 89-93.
R e g e s t i : Potthast, I, 5362-5365, pp. 472-473, a destinatari
differenti; Pressutti, I, 111, pp. 19-21.
Cfr. docc. 10, 14, 26, 53, 61, 68, 69, 74-83, 91, 106, 110, 127 e Intro-
duzione, parte II, cap. 2 a.

Panormitano archiepiscopo et suffraganeis eius1


Inter cetera que ad succursum Ierosolimitane province statu-
ta fuerunt in concilio generali2, hoc de comuni assensu omnium
prelatorum ibidem presentium fuit salubriter ordinatum: ut
omnes omnino clerici tam subditi quam prelati vicesimam eccle-
siasticorum proventuum usque ad triennium integre conferant
in subsidium Terre Sancte, per manus eorum qui ad hoc aposto-
lica providentia fuerint ordinati; quibusdam dumtaxat religiosis
exceptis ab hac prestatione merito eximendis illisque similiter
qui assumpto vel assumendo crucis signaculo sunt personaliter
profecturi, ad quod omnes fideliter observandum per excommu-
nicationis sententiam decretum est esse ligatos, ita quod illi qui
super hoc fraudem scienter comiserint sententiam excommu-
nicationis incurrant. Ut, igitur, hoc salutare statutum debitum
consequatur effectum, dilectis filiis magistris domorum Militie
Templi et Hospitalis Ierosolimitani // in Panormitana provincia
constitutis et . . cantori et . . thesaurario Panormitanis hanc sol-
licitudinem duximus committendam, dantes eis plenariam po-
testatem eligendi et ordinandi duos idoneos clericos sive plures
ac etiam duos fratres, unum Templi et alium Hospitalis, quos
auctoritate nostra per provinciam vestram transmittant, cum
suarum testimonio litterarum, ad ipsam vicesimam colligendam.
Quocirca, fraternitati vestre per apostolica scripta precipien-

4. 1 L’arcivescovo di Palermo è Berardo (1213-1252): Eubel, I, p. 388.


2
COD, Lateranense IV, const. [71], Expeditio pro recuperanda Terra sancta.
14 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

do mandamus quatinus, vestris et subditorum vestrorum red-


ditibus a tempore in concilio prefinito diligentius computatis,
parati sitis usque ad festum omnium sanctorum de vestris cer-
tis redditibus certam summam vicesime nuntiis predictorum,
quibus hoc comisimus, declarare, ac ipsis usque ad Kalendas
Maii consequentes sine difficultate ac dilatione qualibet, tam
de ipsis certis proventibus quam etiam de incertis, vicesimam
integraliter exhibere; monentes diligenter auctoritate nostra et
efficaciter inducentes abbates, capitula et decanos necnon et in
singulis vestris sinodis sacerdotes et alios clericos universos in
vestris diocesibus constitutos, ut in diebus super hoc ordinan-
dis a vobis in singulis civitatibus sint parati predictam summam
vicesime per triennium nuntiis antedictis plenarie solvere, se-
cundum terminos constitutos. Sic, autem, in hoc negotio vos
prudenter ac fideliter habeatis quod ex inde non possitis merito
reprehendi, sed potius valeatis a Deo premium eternum in celis
et laudem a nobis et aliis expectare ceterique vestro exemplo ad
predicta bona fide inviolabiliter exequenda forcius animentur.
Abbates autem Premonstratensis et Cisterciensis ordinum per
questores huiusmodi non providimus requirendos.
Datum Rome, apud Sanctum Petrum, .XI. Kalendas Decem-
bris, pontificatus nostri anno primo.

In eundem modum Archiepiscopo Montis Regalis et suffra-


ganeis eius;
[…]
//
[…]
Calaritano archiepiscopo et suffraganeis eius, et magistris
eiusdem provincie, et decano et archidiacono Calaritanis;
Turritano archiepiscopo et suffraganeis eius, et magistris
eiusdem provincie, et decano et archidiacono Turritanis;
Alborensi archiepiscopo et suffraganeis eius, et magistris
eiusdem provincie, et decano et archidiacono Alborensibus3.

3
Per arcivescovi e vescovi “sardi” cfr. Appendice I.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 15

5
1216, dicembre 13, Roma S. Pietro
Onorio III, su richiesta del rettore dell’Ospedale di S. Le-
onardo di Stagno, – come già Innocenzo <III> – conferma la
protezione apostolica sull’Ospedale e ne riconferma le proprie-
tà su tutti i suoi beni, compresi quelli in Sardegna.

O r i g i n a l e [A]: ASPi, Diplomatico San Lorenzo alla Rivolta,


1216 dicembre 13.
E d i z i o n i : Schirru, Le pergamene, pp. 121-123 della quale si
riporta l’edizione adattata nei criteri.

Honorius episcopus servus <servorum Dei>. Dilectis filiis


rectoria et fratribus hospitalis de Stagno. Salutem et apostolicam
benedictionem.
Cum caritatis sitis operibus ferventer expositi tanto vobis
contra iniquorum malitiam debemus adesse et patrocinium
vobis apostolicum benignius impartiri quanto apud vos plures
pietatis solatium suis necessitatibus consequiturb.
Eapropter, dilecti in Domino filii, vestris iustis postulatio-
nibus clementius annuentes, domum et personas vestras cum
omnibus que impresentiarum rationabiliter possidetis aut in
futurum iustis modis prestante Domino poteritis adipisci, ad
exemplar felicis recordationis Innocentii1 pape predecessoris
nostri, sub beati Petri et nostra protectione suscipimus. Spe-
cialiter autem domum ipsam, cum terris, pratis, nemoribus,
pascuis et tenimentis suis; domum quam habetis in Pisis, cum
omnibus pertinentis suis; terras quas habetis apud Fasianum,
que fuerunt Guidonis; terras quas habetis <Ca>sciaule, que
fuerunt Jacobi quondam Crossoli; terras quas habetis in Suo-
se et quas habetis in Os<ione>; terras <quas habetis> apud

5. a In Schirru rectoris  b In A consequuitur, cfr. Schirru nota a

5. 1 Innocenzo III (1198-1216), il documento al quale Onorio III fa cenno allo


stato attuale della ricerca deve considerarsi perduto.
16 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

Olivetum, quas reliquit vobis comes Rainerius Maleparuta; et


quicquid habetis in Livorna et Salvione; et possessiones quas
habetis in Corsica et Sardinia2, sicut ea omnia iuste ac sinec
controversia possidetis, auctoritate vobis apostolica, confir-
mamus et presentis scripti patrocinio communimus. Si quid
autem mutationed magistri vestri in grave preiudicium ipsius
domus aut venerabilis fratris nostri Pisani archiepiscopi, super
institutione eiusdem domus vel quacumque re alia temere fue-
rit immutatum, per presentem paginam decernimus in statum
debitum revocandum.
Nulli ergo omnino hominum liceat hanc nostre paginam
protectionis, confirmationis et constitutionis infringere vel ei
ausu temerario contraire. Si quis autem hoc attemptare pre-
sumpserit, indignationem omnipotentis Dei et beatorum Petri
et Pauli apostolorum eius se noverit incursurum.
Datum Rome, apud Sanctum Petrum, Idibus Decembris,
pontificatus nostri anno primo.

missione da Pisa presso la Sede apostolica


1216, dicembre
<L’arcipresbitero pisano Bartolomeo, il magister di Calci
Vitale e il canonico pisano Gallo, in qualità di rappresentanti
del capitolo, si recano presso la Sede apostolica per chiedere la
conferma dell’elezione di Ildebrandino ad arcivescovo pisano>.

c
In Schirru sive  d In Schirru mutationis

2
S. Giorgio di Oleastreto, in giudicato di Torres, nell’omonima diocesi, nell’a-
gro dell’attuale comune di Usini; chiesa, monastero e ospedale di S. Leonardo
di Bosove, in giudicato di Torres, nell’omonima diocesi, nell’attuale comune di
Sassari; chiesa e ospedale di S. Leonardo di Bagnaria, in giudicato di Cagliari,
nell’omonima diocesi, nell’attuale comune di Cagliari: cfr. Schirru, Le perga-
mene, pp. 75-103.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 17

La missione è testimoniata nel doc. edito in Ughelli, III, coll.


414-415, datato 1216 dicembre 16, con il quale i tre si definiscono:
«procuratores capituli Pisani apud Sedem apostolicam constituti pro
confirmatione electionis domini Aleprandini facta ad Ecclesiam Pi-
sanam».

6*
<ante 1217, febbraio 9>
<L’abate di Vallombrosa scrive ad Onorio III chiedendogli
di intervenire contro i soprusi di laici ed ecclesiastici ai danni
dei conventi e degli ecclesiastici dell’ordine, in Toscana, Lom-
bardia, Romagna e Sardegna>.

L’esistenza di questo documento si deduce dal n° 9, dove Onorio


scrive che l’abate e il convento vallombrosano si erano lamentati «de
ipso cotidiano defectu iustitie» e «petierant» una lettera apostolica.

7-8
1217, gennaio 30 e febbraio 1, Laterano
Onorio <III> raccomanda i fratres dell’Ospedale di S. Leo-
nardo di Stagno di Pisa che si accingono a chiedere in Sardegna
elemosine e sovvenzionamenti per le loro attività.

O r i g i n a l e [A]: ACPi, Pergamena 840; e O r i g i n a l e


[A1]: ACPi, Pergamena 839, con data febbraio 1. Poiché i due docu-
menti sono identici relativamente al testo, per non appesantire l’edi-
zione, si è deciso di riportare la trascrizione una sola volta.

Honorius episcopus servus servorum Dei. Universis Chri-


stifidelibus per Sardiniam constitutis. Salutem et apostolicam
benedictionem.
Quoniam, ut ait apostolus, omnes stabimus ante tribunal
Christi recepturi prout gessimus in corpore sive bonum sive
18 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

malum1, oportet nos diem messionis extreme misericordie ope-


ribus prevenire et eternorum intuitu seminare in terris, quod
reddente Domino cum multiplicatu fructu recolligere debea-
mus in celis summam spem fiduciam, quod tenentes, quoniam
qui parce seminat parce et metet et qui seminat in benedictioni-
bus de benedictionibus et metet vitam eternam2.
Cum, igitur, dilecti filii . . magister et fratres hospitalis San-
cti Leonardi de Stagno iuxta portum Pisanum ad hoc totis vi-
ribus elaborent, ut undique confluentium egenorum pariter
et egrorum necessitatibus se exponant, universitatem vestram
rogamus, monemus et exhortamur in Domino atque in remis-
sione vobis iniungimus peccatorum, quatinus ut cooperantes
sitis operum pietatis accedentibus ad vos eorum nuntiis grata
subsidia et pias elemosinas conferatis, ut per hec et alia bona
que Domino inspirante feceritis et eterne felicitatis gaudia me-
reamini pervenire.
Datum Laterani, .III. Kalendas Februariia, pontificatus no-
stri anno primo.

9
<1217>, febbraio 9, Laterano
<Onorio III>, su sollecitazione dell’abate di Vallombrosa,
ordina agli arcivescovi, ai vescovi, agli abati, priori, arcidiaconi
e altri prelati della Toscana, Lombardia, Romagna e Sardegna,
di opporsi alle violenze e ai soprusi che i conventi e gli ecclesia-
stici vallombrosani subiscono in quelle regioni, da parte sia di
ecclesiastici sia di laici.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 9, f. 57r, ep.

7-8. a In A1 Kalendas Februarii

7-8. 1 «omnes…malum»: 2Corinzi 5,10.


2
«quoniam…eternam»: 2Corinzi 9,6.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 19

222. Sul lato interno, all’altezza della terza riga del testo la cifra CCXXII.
Sul margine esterno è ripetuto l’indirizzo.
E d i z i o n i : Piras, pp. 233-235, doc. XIX.
R e g e s t i : Pressutti, I, 318, pp. 56-57; Scano, I, XLIX, p. 33.
Cfr. doc. 6*.

Archiepiscopis et episcopis et abbatibus, prioribus, archidiaconis


prepositis et aliis ecclesiarum prelatis per Tusciam,
Lombardiam, Romaniolam, Sardiniam constitutis1a

Non absque dolore cordis et plurima turbatione didicimus


quod ita in plerisque partibus ecclesiastica censura dissolvitur
et canonice sententie severitas enervatur, ut viri religiosi, et hii
maxime qui per Sedis apostolice privilegia maiori donati sunt
libertate, passim a malefactoribus suis iniurias sustineant et ra-
pinas, dum vix invenitur qui congrua illis protectione subveniat
et pro fovenda pauperum innocentia se murum defensionis op-
ponat. Specialiter, autem, dilecti filii abbas2 et conventus Val-
lymbrosane congregationis tam de frequentibus iniuriis, quam
de ipso cotidiano defectu iustitie conquerentes universtitatem
vestram litteris petierant apostolicis excitari, ut ita videlicet eis
in tribulationibus suis contra malefactores eorum prompta de-
beatis magnanimitate consurgere, quod ab angustiis quas susti-
nent et pressuris vestro possint presidio respirare.
Ideoque, universitati vestre per apostolica scripta manda-
mus atque precipimus, quatinus illos qui possessiones vel res seu
domos predictorum fratrum vel hominum suorum irreveren-
ter invaserint, aut ea iniuste detinuerint que predictis fratribus
ex testamento decedentium relinquuntur, seu in ipsos fratres,
contra apostolice Sedis indulta, sententiam excommunicationis

9. a In R constituti  

9. 1 Per i vescovi della Sardegna cfr. Appendice I.


2
Benigno (post 29 novembre 1201 - inizi 1234): cfr. Volpini, Benigno, pp. 508-
511.
20 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

aut interdicti presumpserint promulgare, vel decimas laborum


de terris habitis ante concilium generale3, seu nutrimentorum
ipsorum scriptis apostolice Sedis privilegiis extorquere, moni-
tione premissa, si laici fuerint publice candelis accensis excom-
municationis sententia percellatis; si vero clerici vel canonici
regulares seu monachi fuerint, eos, appellatione remota, ab
officio et beneficio suspendatis, neutram relaxaturi sententiam
donec predictis fratribus plenarie satisfaciant, et tam laici quam
clerici seculares qui pro violenta manuum iniectione anathe-
matis vinculo fuerint innodati, cum diocesani episcopi litteris
ad Sedem apostolicam venientes ab eodem vinculo mereantur
absolvi. Villas autem in quibus bona predictorum fratrum vel
hominum suorum per violentiamb detenta fuerint, quamdiu ibi
sunt, interdicti sententie supponatis.
Datum Laterani, .V. Idus Februariic.

10
1217, febbraio 28, Laterano
<Onorio III> ordina all’arcivescovo di Cagliari e ai suoi suf-
fraganei di raccogliere al più presto il ventesimo dei loro sussidi
da destinare alla Crociata, secondo quanto stabilito durante il
concilio <lateranense IV>. Il denaro dovrà essere consegnato
nelle mani dei Maestri dei Templari e dell’Ordine dell’Ospedale
di Gerusalemme, o a loro incaricati, e possibilmente essere redi-
stribuito ai fedeli che in quelle stesse diocesi intendono partire
per la Terrasanta.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 9, ff. 81r-81v,

9. b In R violentia  c .V. Idus Februarii in interlinea

9. 3 COD, Lateranense IV, const. 55 Ut de terris acquirendis, non obstantibus


privilegiis, decimae dentur.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 21

ep. 312a. Indirizzato all’arcivescovo di Palermo e altri, tra i quali quelli


di Cagliari, Torres, Arborea e loro suffraganei. Sul lato interno di 81r,
un’ampia parentesi corre lungo tutto il testo sino all’altezza della ven-
tisettesima riga; all’altezza della quinta riga, la cifra CCCXII; sul lato
esterno, all’altezza della prima riga viene ritrascritta l’inscriptio per
l’arcivescovo di Palermo. C o p i a [B]: BUCa, S.P. 6 bis, 4.7, f. 16rv.
Questa edizione si basa su B con segnalazione delle varianti in R.
E d i z i o n i : Horoy, II, doc. CCXLIV, coll. 290-302, indirizza-
to «ad Sigfridum archiepiscopum Maguntinum».
R e g e s t i : Potthast, I, 5477-5479, p. 482, con destinatari di-
versi; Pressutti, I, 381, pp. 67-69.
Cfr. docc. 4, 14, 26, 53, 61, 68, 69, 74-83, 91, 106, 110, 127 e Intro-
duzione, parte II, cap. 2 a.

Honorius episcopus servus servorum Dei. Venerabilibus


fratribus . . archiepiscopo Kalaritano1 et suffraganeis eius. Salu-
tem et apostolicam benedictionemb.
Approbante generali concilio extitit ordinatum ut omnes
omnino clerici, tam subditi quam prelati, vicesimam ecclesia-
sticorum proventuum usque ad triennium integre conferant in
subsidium Terre Sancte, per manus eorum qui ad hoc fuerint
apostolica providentia deputati2; quibusdam dumtaxat religio-
sis exceptis ab hac prestatione merito eximendisc et illis qui as-
sumpto vel assumendo crucis signaculo illuc sunt personaliter
profecturi. Sane, super modo dispensandi huiusmodi vicesi-
mam, audivimus consilia diversorum quibus inter se plurimum
variantibus illud de consilio fratrum nostrorum providimus
eligendum secundum quod vidimus ipsam vicesimam distri-
buendam utilius et, tam ab hiis qui conferent, quam ab illis qui-
bus fuerit distributa, materiam suspitionis et murmuris melius

10. a Dovrebbe essere la lettera 311, ma vi è un salto di numerazione   b


In R
Episcopis per Campaniam constitutis   c In R exhimendis  

10. 1 Cfr. Appendice I.


2
COD, Lateranense IV, const. [71] Expeditio pro recuperanda Terra sancta.
22 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

amputandam, ut videlicet vicesima cuiusque diocesis redacta


fideliter in pecuniam sub certo numero comprehendendo in
autenticorum virorum et presertim illorum qui eam collegerint
testimonialibus litterisd ete nobis etiam explicando ultra mare
portetur per quatuor vel quinque seu plures viros prudentes
clericos et laicos crucesignatos illius civitatis et diocesis, qui
note fideif discretionis et opinionis existant; quorum unus sit
episcopus loci, siquidem crucesignatus extiterit, reliquis ab epi-
scopo diocesano et ipsius vicesime collectoribus eligendis et per
manus ipsorum, de conscientia tamen cardinalis qui fuerit ibi
legatus, distribuatur fideliter et discrete crucesignatis egentibus
et utilibus negotio Terre sancte ac presertim de illa diocesi ubi
vicesima illa collecta fuerit oriundis; iidemque distributores ipsi
legato et Magistris Hospitalis et Templi reddant diligentissime
rationem per quam redactam inscriptis appareat evidenter pe-
cuniam quam, ut premissum est, sub testimonialibus litteris se-
cum attulerint, esse crucesignatis fideliter et utiliter distributam,
et tam testimoniales littere super quantitate pecunie comisse di-
stributoribus ipsis, quam scriptura ratiocinii quod cardinali et
Ma//gistris reddiderint antedictis diligentissime conserventur,
ut et eorumdem distributorum fides et diligentia illarum testi-
monio pateant et suspitiosorum conquiescant mentes et labia
conticescant.
Quocirca, fraternitati vestre per apostolica scripta manda-
mus, quatinus hec sollempniter per vestras dioceses publicantes,
difficultatem seu moram aliquam nullatenus innectatis vel per-
mittatis innecti, quin tam collectio vicesime per eos qui ad hoc
a bone memorie Innocentio papa predecessore nostro3 fuerunt
vel a nobis fuerint deputati sine fraude ac expensarum discri-
mine, pro ut ad eos pertinet quam alia pro ut superius sunt de-
scripta, efficaciter valeant executioni mandari. Sane, pecuniam

d
In R segue testimonialibus espunto  e In R su rasura  f In B fidi  g In
R su rasura  

3
Innocenzo III (1198-1216); cfr. nota precedente.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 23

collectam et colligendam in truncis per distributores predictos


distribui volumus et mandamus inter crucesignatos strenuos et
prudentes de populo illo ubi fuerit pecunia ipsa collecta quibus
ad peragendum votum suum proprie non suppetunt facultates,
que recepta sub testimonio virorum fidelium crucesignatis ipsis
distribuatur tempore arripiendi itineris vel in portu proutg vide-
bitur expedire ipsis distributoribus; rationem de illa sicut de alia
in scriptis fideliter reddituris.
Datum Laterani, .II. Kalendas Martii, pontificatus nostri
anno primoh.

11*
<ante 1217, marzo 9>
<Il podestà e il popolo di Pisa giurano ad Onorio III di ri-
spettare le sue decisioni in merito all’invasione da loro com-
piuta in Sardegna e alla costruzione del castrum Kalaritanum>.

L’esistenza del giuramento si ricava dal n° 12, dove Onorio, inca-


ricando Ugolino da Ostia della missione presso la città, afferma che
«potestas et populus Pisanus […] nostris iurarint stare mandatis».

12
1217, marzo 9, Laterano
<Onorio III> scrive a <Ugolino> vescovo di Ostia, lega-
to della Sede apostolica, affinché: ordini al podestà, <Ubaldo
Visconti>, e al popolo di Pisa di ritirare l’esercito pisano dal-
la Sardegna e di demolire il castrum Kalaritanum – costruito
contro la volontà del suo predecessore Innocenzo <III> –, per

10. h In R In eundem modum episcopis per Tusciam constitutis; […] // […] Ar-
chiepiscopo Calaritano et suffraganeis eius; Archiepiscopo Turritano et suffraga-
neis eius; Archiepiscopo Arborensi et suffraganeis eius
24 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

obbedire al giuramento di sottostare alle sue decisioni in merito


all’isola; in subordine, ordini loro di assegnarne la custodia a
un uomo di fiducia della Sede apostolica; infine verifichi la ca-
nonicità dell’elezione del nuovo arcivescovo di Pisa e l’idoneità
della persona, decidendo se confermare o annullare l’elezione e,
nel caso, obbligando il capitolo a scegliere qualcun’altro con il
suo consiglio.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 9, f. 80r. Lo


scriptor ha dimenticato di rifinire il documento, che non è numerato,
mentre l’indirizzo e la prima lettera del testo si trovano solo a margine.

E d i z i o n i : Annales, 20, p. 386 (ad annum 1217, n° 87); CDS,


I, sec. XIII, doc. XXXVI, p. 331; Horoy, II, doc. CCLIV, col. 517 e doc.
XCII, col. 571, con data 1217, dicembre 31.
R e g e s t i : Potthast, I, 5487, p. 483, datata <6> marzo, ripor-
tata senza data a p. 498; Pressutti, I, 407, pp. 72-73; Scano, I, LI, p.
36.
Cfr. docc. 11* 20, 22, 35, 36, 40, 43-46, 58-61, 69, 70, 90, 91, 96,
99, 100, 102, 107-109, 113-120, 131*, 132. Appendice documentaria
Const. 3. Introduzione, parte II, cap. 2 b.

<Hostiensi episcopo, apostolice Sedis ligato>1a

Cumb potestas2 et populus Pisanis super facto Sardinie no-


stris iurarint stare mandatis, fraternitati tue presentium aucto-
ritate mandamus quatinus eis vice nostra, sub debito prestiti
iuramenti, precipias ut potestatem ipsam et eorum exercitum
de Sardinia protinus revocent et ad propria redire compellant et
de cetero ipsam Sardiniam, que ad apostolicam Sedem noscitur

12. a L’indirizzo è sul margine del foglio   b


In R um

12. 1 Ugolino di Segni, creato cardinale da Innocenzo III nel 1206, futuro papa
Gregorio IX: Eubel, I, p. 3.
2
Ubaldo di Eldizio Visconti, Ceccarelli, I Podestà.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 25

pertinere, per se vel per alios non infestent, restituentes apo-


stolice Sedi terras quascumque in ea dicti potestas et exercitus
occuparunt et castrum, quod contra mandatum bone memorie
.I<nnocentii>. pape3, predecessoris nostri, sententia excomuni-
cationis contempta, in Ecclesie Romane preiudicium erexerunt,
facient penitus demoliri. Quod, si forte eos ad id inducere non
potueris, ipsis precipias ut illud . .4 custodiendum apostolice Se-
dis nomine quantotius studeant assignare.
Preterea, volumus et mandamus ut electionem de . .5 in Pi-
sana Ecclesia celebratam diligenter examines et inquiras que
tam circa ipsam quam personam electi fuerint inquirenda et,
si eandem inveneritis canonice de persona idonea celebratam,
ipsam auctoritate nostra confirmes; alioquin, eadem non ob-
stante, appellationis obiectu cassata, iniungas capitulo Pisano,
ut de consilio tuo personam idoneam que tanto congruat oneri
et honori canonice sibi eligant in pastorem quam sicut canonice
sit celebrata confirmes.
Datum Laterani, .VII. Idus Martii, pontificatus nostri anno
primo.

13
<1217, prima metà>
Benedetta di Massa, giudicessa di Cagliari, scrive al ponte-
fice descrivendogli gli avvenimenti che hanno caratterizzato la
sua vita e quella del giudicato da quando è divenuta sovrana
dopo la morte del padre (G<uglielmo di Massa>): come sia sta-
ta confermata sul trono dall’arcivescovo di Cagliari <Ricco>

12. 3 Innocenzo III (1198-1216), allo stato attuale della ricerca il documento
cui fa allusione Onorio III (successivo al maggio 1214: cfr. qui doc. 13) deve
ritenersi perduto.
4
Personaggio sconosciuto.
5
Ildebrandino, cfr. Ughelli, coll. 414-415, datato 1216 dicembre 16, e supra
missione da Pisa alla Sede apostolica, nonché Dell’Amico, Tra politica e pa-
storale, pp. 1-2.
26 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

alla presenza dei nobili e del popolo del giudicato; come, dopo
aver ottenuto la dispensa matrimoniale dal defunto pontefice
<Innocenzo III>, abbia deciso di sposare B<arisone>, figlio del
defunto giudice d’Arborea P<ietro I>; come – nel contesto della
dispensa – ella e suo marito abbiano giurato fedeltà in perpetuo
alla Sede apostolica, sempre nelle mani dell’arcivescovo di Ca-
gliari, per conto di <Innocenzo III>; come, poco tempo dopo,
un console abbia costretto lei e il marito a giurare fedeltà al Co-
mune di Pisa e a cedere una collina dove ha fatto edificare il ca-
strum Kalaritanum; come successivamente il podestà, <Ubaldo
Visconti>, contravvenendo alla promessa di protezione del giu-
dicato fatta dal console, abbia invaso il regno con un esercito,
procurando numerosi danni, infliggendo soprusi ai laici e agli
ecclesiastici e comportandosi da signore naturale e giudice.
La giudicessa, chiesto perdono a O<norio III> per non aver
rispettato il giuramento di fedeltà prestato alla Sede apostolica,
chiede il suo aiuto e il suo permesso per stipulare alleanze con
gli altri giudici o con i Genovesi, per cacciare i Pisani. Chiede
infine l’invio di un legato che faccia giustizia dei soprusi pisani.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 9, ff. 115r-


116r, ep. 479. Sul lato interno di 115r, all’altezza della terza riga: CCC-
CLXXIX. Il documento è privo di data, ma i documenti che lo prece-
dono e lo seguono nel registro sono tutti databili alla seconda metà
di giugno del 1217, si ritiene pertanto che la sua redazione sia della
prima metà dello stesso anno; in ogni caso il termine post quem è dato
dall’inizio della podesteria di Ubaldo Visconti il 29 marzo 1215 e l’ante
quem è dato dalla sua fine il 2 gennaio 1218.
E d i z i o n i : Annales, 20, pp. 386-388 (ad annum 1217, nn. 90-
96); CDS, I, sec. XIII, doc. XXXV, pp. 329-331, <1217>; Pinna, Santa
Igia, pp. 461-465, ma l’edizione del documento è a cura di Corrado
Zedda; ripresa in Zedda-Pinna, Fra Santa Igia, pp. 167-178.
R e g e s t i : Pressutti, I, Appendice, n° 6, p. LI, senza data; Sca-
no, I, L, pp. 33-35, <1217>.
Cfr. docc. 11* 20, 22, 35, 36, 40, 43-46, 58-61, 69, 70, 90, 91, 96, 99,
100, 102, 107-109, 113-120, 131*-134. Introduzione, parte II, cap. 2 b, c, d.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 27

Piissimo patri et domino suo .H<onorio>. Dei gratia sum-


mo pontifici, .B<enedicta>. eadem et sua gratia Masse marchi-
siaa et iudicissa Calaritana et Arborensis, subiectionem perpe-
tue servitutis.
Cum post decessum preclare memorie illustris viri domini
et patris mei .W<ilelmi>., marchionis Masse et iudicis Calari-
tani1, omnis clerus et universus populus terre Calaritane con-
venissent in unum, ut me in iudicatum Calaritanum, qui iure
hereditario me contingebat, more solito confirmarent, suscep-
toque baculo regali, quod est signum confirmationis in regnum,
de manibus venerabilis patris et domini mei archiepiscopi Ca-
laritani, cum assensu et presentia suffraganeorum suorum2 et
omnium nobilium terre Calaritane, iuravi protinus eisdem co-
ram ipsis ante cetera et preter alia, quod regnum Calaritanum
non alienarem neque minuerem et castellum alicui aliquo titulo
non donarem, neque pactum aliquod aut societatem aliquam
cum gente qualibet extranea iniremb aliquatenus aut facerem
sine consensu et voluntate omnium eorumdem.
Post non multum vero temporis post istud, habito consi-
lio cum melioribus terre mee, suscepi in virum nobilem virum
.P<arasonem>. nomine3c, filium quondam iudicis // .P<etri>.
Arboree4, ob multiplicem guerram inter prefatos progenitores
nostros diu habitam a nobis sedandam. In cuius matrimonii
dispensatione super quarto et quinto gradu consanguinitatisd

13. a …sia su rasura   b In R iniere  c Il nome Barisone compare in altri


documenti declinato come fosse della seconda declinazione; si sceglie qui l’accu-
sativo della terza perché nel giuramento di fedeltà prestato alla Sede apostolica
del 1214 viene citato come Parason: Innocenzo III e la Sardegna, doc. 143, pp.
149-151, p. 151, con data errata   d In R consanguinitas  

13. 1 Cfr. Appendice II.


2
Cfr. Appendice I.
3
Barisone II d’Arborea: cfr. Appendice II.
4
Pietro I d’Arborea (1172-morto entro il 1200: cfr. Innocenzo III e la Sardegna,
Appendice 2).
28 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

quo nos attingebamure, a felicis memorie antecessore vestro


nobis concessa, in manibus memorati archiepiscopi Calaritani,
predicto antecessori vestro suisque successoribus in perpetuum
pro Ecclesia Romana, iuxta formam ab apostolica Sede michi
expressam, iuramentum exhibui una cum viro meo fidelitatis
debite. Cuius formam et seriem bulla regni mei bullatam, et per
meum vobis nuntium destinatam credo vos habere in armario
Ecclesie Romane5.
Cumque post hec, heu pre dolor, altissima fruerer pace in
tota terra mea, ecce Pisanorum consul6 cum multis sibi sequaci-
bus nobilibus multis minis et terroribus multisque adulationum
persuasionibus in tantum et taliter institit mihi, quod sine ma-
ximo rubore ac intimo cordis dolore proferre nequeo, ut sine
consilio et voluntate bonorum terre mee virorum iuravi sibi et
comuni Pisano in perpetuum una cum viro meo de novo fide-
litatem atque investituraf terre mee cum viro meog; ab eodem
consule per vexillum Pisanum suscepta tamquam fatua et insi-
piens, prioris iuramenti oblita, donavi pariter cum viro meo, ad
instantiam consulis memorati, collem quendam cum suis per-
tinentiis memoratis Pisanis, in quo postea ipsi hedificaverunt
sibi munitissimum castrum in dampnum et occupationem non
solum terre ipsius, sed totius Sardinie. Nunc autem cum spera-
rem ab eis, secundum sua michi prestita iuramenta, protectio-
nem a quolibet mihi vim inferente atque defensionem, nec ipsi
terram vel honorem aut aliquod ius meum debebant michi seu

e
In R attingebamus  f In R investura  g Così  

5
Cfr. Innocenzo III e la Sardegna, doc. 143, pp. 149-151.
6
Non si sa a quale tra i consoli pisani che ressero la città tra il 30 maggio 1214
e il marzo del 1215 (ante 29, perché da questa data è attestato Ubaldo di Eldi-
zio Visconti come podestà) si riferisca Benedetta: Bolso del fu Pietro Albizzone
(Casapieri), Gherardo ‘Verchione’ del fu Ebriaco (Ebriaci/da Parlascio), Ugo di
Sigerio di Pancaldo Visconti, Ranieri del fu Benedetto di Vernaccio Sismondi:
Ceccarelli, I Podestà.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 29

viro meo auferre quacumque de causa vel minuere, en contra,


Pisanorum potestas7 que cum maximo exercitu intravit in Sar-
diniam, preter multa dampna que mihi et hominibus terre mee
tam clericis quam laicis crudeliter intulit et cotidie infert, ius et
honorem viri mei et meum omnibus modis aufert et conatur
in posterum viribus auferre: nam et introitus portus per omnia
sibi vendicavit et vendicat et homines terre mee nobiles etiam
capiendo atque incarcerando, me ac viro meo invitis, iudicium
sibi regis et dominiumh violenter usurpavit tamquam sit domi-
nus terre naturalis et iudex.
Quocirca, cum non sit mihi vel viro meo refugium aliud
preter Deum quam vestrum, nec ab alio aliquo speramus iuva-
ri ac manuteneri quam abi apostolica pietate, licet advolaverim
tamquam inscia suis pennis ac deviaverim quo non debebam
velud amens effecta deceptave peregerim, quod me in posterum
penitus tamquam mobilis et mollis puella, tandem tamen ut fi-
lia prodiga in me reversa, lacrimabili voce ac genu flexo, mo-
dis quibus valeo vestram exoro dominationem et paternitatem,
quatinus et si non filiationis respectu, quo meis me privavi om-
nino meritis pietatis, tamen divine interventu ac offici debito
pastoralis, quo et ovem erroneam ad ovile humeris apportare8
et oppressis iniuste tenemini subvenire, mihi et viro meo servis
et fidelibus vestris necnon et toti Sardinie prout melius expedire
vestre sanctitatis discretio viderit quamtotius, ut optamus, non
dedignemini occurrendo subvenire, et quemadmodum spera-
bamus secure in brachio potenti antecessoris vestri tantum et eo
amplius secundum vobis gratiam de supernis collatam in vestre
fortitudinis invincibili robore confidentius deinceps valeamus
persistere. Supplicamus preterea vir meus servus vester et ego

h
In R dominum   i Corretto su ad  

7
Ubaldo di Eldizio Visconti, podestà dal 29 marzo 1215 al 2 gennaio 1218: Cec-
carelli, I Podestà.
8
«ovem…apportare»: Luca 15,4-7.
30 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

et precum iterata instantia modis quibus valemus pariter im-


ploramus, ut vestre indulgentie auctoritate habita liceat nobis,
si expedierit, vel cum iudice Turritano9 aut cum Ianuensibus
seu cum alia gente extranea pactionis inire ac societatis fedus
ut, vinculo absoluto iniusti sacramenti Pisanis ipsis prestiti,
possimus ab eorum manibus liberari et colla excutere onerata
ab iniquo iugo10 et importabili eorumdem; neve teneamur iu-
ramento iniuste eis prestito si quoque modo potuerimus nos
ab eis non defendi. Cum et primum nostrum iuramentum irri-
tum, heu pro pudor, et inane fecerimus propter quod reparan-
dum // non deberet, ut credimus, posterius valere et quia suum
nobis iusiurandum fregerunt, propter quod eis fides non esset
usquequaque a nobis observanda. Preterea, sanctissime pater ac
metuende domine, timor et tremor maximus nuper venerunt
super me ac cunctos terre mee, pro eo quod ipsi sepefati Pi-
sani, non solum se de novo insultant et valde iactant, verum
etiam constantissime asseverant castrum illud memoratum ve-
stra gratia voluntaria et gratuita voluntate in suo robore ut fun-
datum est et perpetua duraturum firmitate; quod si verum est,
quod absit, non solum ius et dominium meum cunctorumque
Sardinie iudicum ex toto violenter occupabunt, verum etiam
ipsa sacrosancta Ecclesia Romana non dico nullas sed valde
modicas in tota Sardinia sui iuris vires habebit vel dominari po-
terit in ea ut olim consuevit. Nam si bone memorie magistro
Blasio, Turritano archiepiscopo11, in apostolice Sedis obsequio
quondam ad Calarim venienti, pro eo quod credebatur ab ipsis
apostolice Sedis legatus, multas iniurias ac mortis minas nequi-
ter intulerint, cum non essent in fortitudine aliqua constituti,
multo fortius ac vehementius credendum est nullum in poste-
rum Romane sedis nuntium aut etiam legatum alium qui non
sit Pisanus posse suas vices inter eos explere, precipue cum sint

9
Cfr. Appendice II.
10
«colla…iugo»: richiama Geremia 27,8-12.
11
Cfr. Appendice I.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 31

modo in arce roboris radicati et in specula superbie apud seme-


tipsos firmissime fundati.
Eapropter, domine venerande ac sanctissime pater, caritate
illa que Christus est qua et tenemini potenter subvenire oppres-
sis violenter, mittite nuntium vestrum, virum utique honestum
pariter et discretum, avaritie execratorem et caritatis iustitieque
amatorem, qui perscrutetur subtiliter et inquirat quique etiam
diligenter investiget et veritatem sciat, quis profectus aut de-
fectus, quod commodum aut incommodum, quod gravamen
aut levamenj, que iustitia vel iniustitiak de oppido illo acciderit
hactenus vel denuo speretur posse accidere toti terre Sardinie,
ut ex tunc ad plenum cognita veritate secundum sapientiam vo-
bis celitus datam valeatis terram istam ut velitis ordinare. Ego
enim et homines terre mee, clerici et laici, non solum nuntium
manifestum qui sanctitati vestre ostenderet nostra gravamina
non audemus vobis transmittere, verum etiam litteras ipsas so-
las nisi furtim et occulte nequimus destinare. Hoc tamen totum
taliter vestre sanctitatis dominationi supplicans committo, ta-
literque vestra discretio id moderetur quod ad aures ipsorum
Pisanorum venire non possit, me vobis talia contra eos scrip-
sisse. Alioquin eorum manus effugere non possem cum sim cir-
cumvallata eorum hostili manu et sub potestate degam crudeli
eorumdem.

j
Corretto su leciamen   k
In R inustitia
32 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

14
1217, novembre 24, Laterano
<Onorio> III scrive all’arcivescovo d’Arborea, ai suoi suffra-
ganei e a tutti gli ecclesiastici della provincia arborense, affinché
preghino per la buona riuscita della spedizione in Terrasanta
che il re d’Ungheria A<ndrea II> sta conducendo con i duchi
<Leopoldo VI> d’Austria e <Ottone III> di Moravia.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 9, ff. 177r-178r,


ep. 739. Sul lato esterno di 177r, all’altezza della prima riga, è ritrascrit-
to l’indirizzo; sul lato interno, all’altezza della terza riga: DCCXXXIX.
E d i z i o n i : Annales, 20, pp. 371-372 (ad annum 1217, nn. 27-
28); Bullarium Romanum, III, doc. XVI, pp. 331-333; CDS, I, sec. XIII,
doc. XXXVII, pp. 331-332, parziale; Horoy, II, doc. LXIV, coll. 540-
543, indirizzata «ad Albericum Remensem archiepiscopum».
R e g e s t i : Potthast, I, 5622, p. 494, indirizzata all’arcivescovo
di Reims; Pressutti, I, 885, pp. 149-150; Scano, I, LII, p. 36.
Cfr. docc. 4, 10, 26, 53, 61, 68, 69, 74-83, 91, 106, 110, 127 e Intro-
duzione, parte II, cap. 2 a.

Archiepiscopo Alborensi et universis episcopis ac omnibus


ecclesiarum prelatis tam exemptis quam aliis per Alborensem
provinciam constitutis1.

Adversus hostes visibiles invisibilibus armis, idest oratio-


nibus, dimicare, veteribus exemplis instruimur, que nostris
quoque temporibus innovata quando exercituum Dominis in-
fidelium multitudinem bello Yspanico2 tradidit in manus pau-
corum fidelium, gloriamur. Ecce autem tempus quo universi
fideles ad hec debent arma concurrere, ecce tempus quo cinere
debent aspergere caput suum, ecce tempus quo debent in celum

14. 1 Cfr. Appendice I.


2
Riferimento alla battaglia de Las Navas de Tolosa (Jaén) del 16 luglio 1212
che vide la vittoria dell’esercito guidato da Alfonso VIII di Castiglia contro gli
Almohadi.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 33

lacrimarum et orationum vocibus exclamare, ut ille qui non in


multitudine dimicat, innovatis signis et mirabilibus immutatis
secundum omnipotentiam suam multitudinem in paucitate de-
vincat.
Karissimi etenim filii nostri .A<ndrea>. Ungarie rex illustris
et .<Leopoldus>. Austrie ac Maravie duces3, viri utique digni-
tatis honore conspicui, sed non minus fidei devotione precla-
ria, cum nonnullis baronibus, comitibus et alio comitatu suo
Dei munere ventis usi felicibus litora Ierosolimitane provincie
feliciter attigerint, qui attendentes quod non est differentia in
conspectu Dei celi liberare in multis aut paucis, quia non in
exercitus multitudine sed de celo victoria ministratur, terram
Babilonie in multitudine quidem parva sed strenua de superno
confisi auxilio sunt ingressi. Quis fidelis, hoc audito, lacrimis et
orationibus indulgere non debeat ac ad Dominum oris et cordis
vocibus exclamare cum pars corporis nostri, quod est Ecclesia,
corporis cuius caput est Christus, corporis cuius sumus singu-
li menbra forsan hac ipsa hora gloriosa pro fide Christi certa-
mina ineat, suisque diffidens viribus ac de sola divine virtutis
miseratione confidens ad eam facilius impetrandam nostrarum
suffragia orationum exposcat. Sane, nos cum ad nostram perve-
nit notitiam, illos terram predictam intrasse, animam nostram
effudimus coram Deo, illum pro eis in lacrimarum affluentia
deprecantes et quia de meritorum nostrorum qualitate diffi-
dimus, tam clerum quam populum Urbis convocavimus in
basilica Salvatoris atque inde ad venerandam gloriose Matris
eius Ecclesiam prelatis capitibus beatorum apostolorum Petri
et Pauli pedibus nudis processionaliter ivimus, ut prefatis Iesu
Christi athletis eius genitricis obtentu supernum impetraremus
auxilium, ad quod nostra non sufficere merita sciebamus. Ve-

14. a fidei devotione preclari su rasura  

3
Andrea II il Gerosolimitano d’Ungheria (1205-1235); Leopoldo VI il Glorioso
d’Austria (1198-1230); Ottone III duca di Moravia e conte di Borgogna (1204-
1234).
34 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

rum, quia per eos totius populi Christiani negotium geritur,


quare dignum est ut ad exorandum pro eis christianus quili-
bet in oratione humiliter prosternatur, sollempnes propter hoc
processiones in singulis civitatibus et aliis locis in quibus est
frequentia populorum prima sexta feria cuiuslibet mensis pro-
vidimus faciendas, sperantes quod ille qui dictatam in Ninivitis
sententiam eorum humiliatione inspecta misericorditer revoca-
vit4. Quique immob Moyse orante pro populo, refert, convertit
Amalechitas in fugam5 et solem Iosue precibus stare fecit6. Qui
denique suos ad sedemc quacumque tribulatione clamantes se
auditurum ineffabili pietate promisit devote pulsatus tot fide-
lium suorum clamoribus nequaquam continebit sue viscera
pietatis; sed propter semetipsumd inclinabit ad preces servorum
suorum propitius aures suas et effundens iram suam in gentes
que non noverunt eum et in regna que non invocant nomen
eius ad laudem et gloriam suame // confringet cornua peccato-
rum7. Ideoque, caritati vestre per apostolica scripta precipiendo
mandamus, quatinus hec cum devotione debita fieri faciatis ita
ut quilibet vestrum nisi iusto impedimento excusetur intersit,
suis indutus insignibus et pedibus nudis quatinus exemplo ve-
stro ad idem provocetur devotio subditorum. Religiosis autem
in locis solitariis commorantes hec in claustris suis eo devotius
exequantur, quomagis a mundanis tumultibus sunt immunes.
Subditos, vero, vestros tam mares quam mulieres sollicite mo-
neatis, ut ad hec facienda non in veste pretiosa seu in alio inani
cultu conveniant, sed in eo per quem seipsos ad devotionem
mutuo provocant ac humiliationem internam exterioris habi-
tus humilitate demonstrent, memores quod Ninivite, de quibus

b
In R imo  c In R sede   d Su rasura e parzialmente al di là del bordo del
foglio sul lato destro   e Segue con evidentemente inizio di confringet  

4
«ille…revocavit»: riferimento a Giona 3,18.
5
«Moyse…fugam»: riferimento a Esodo 17,13.
6
«solem…fecit»: riferimento a Giosuè 10,12.
7
«confringet cornua peccatorum»: Salmi 74,11.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 35

iam sermo processit, in humiliatione sua se saccis a minore


usque ad maximum induerent, adeo ut, ipse rex, abiecta rega-
li purpura, se sacco indueret et asperserit cinere propter quod
apud eum qui humilia respicit meruerunt misericordia inveni-
re8. Ad hec crucesignatos omnes ad celerem succursum illorum
sedulis exortationibus animetis et faciatis per alios ad hoc ido-
neos animari, ita quod in instanti passagio, Deo duce, transeant
universi hiis vestrum qui muniti sunt crucis signaculo cum illis
pariter profecturis in nomine Domini Iesu Christi.
Ut autem de statu terre vos certiores reddamus et ad provi-
dendum que sunt necessaria cautiores tenorem litterarum quas
nuper a Magistro domus Militie Templi recepimus, presentibus
de verbo ad verbum duximus inferendum, qui talis est: «Reve-
rentissimo in Christo domino et patri Honorio, Dei providen-
tia Sancte Romane Ecclesie summo pontifici suorum subdito-
rum, devotissimus frater .W<ilelmus>. de Carnoto9 pauperisf
Militie Templi magister humiliter debitam cum osculo pedum
reverentiam et obedientiam. Paternitati vestre statum Terre
Sancte, quam Dominus proprio sanguine suo consecravit, pre-
sentibus duximus intimandum; hoc igitur vobis constet quod
ad discessum presentium innumera peregrinorum multitudo
tam militum quam servientum, vivifice crucis insignita caracte-
re, ab Alemannici imperii et aliorum regnorum variis partibus
confluens apud Accon adventurat. Sephedinus10, vero, magnus
Soldanus in terra Babilonis commorans ibidemque existens im-
mobilis de se minime confidebat. Reverebatur etenim regis Un-
garie et ducum Austrie et Maravie11 adventus qui cum copiosa

f
In R paupis

8
«memores…invenire», riferimento a Giona 3,6-8.
9
Guglielmo di Chartes, maestro dei Templari giunse in Terrasanta nel 1218,
non ritornò: Powell, Anatomy, p. 224.
10
Al-’Ādil sultano d’Egitto, fratello del Saladino, già malato, sarebbe morto il 31
agosto del 1218 apprendendo della caduta di Damietta: Powell, Anatomy, p.
145; Runciman, Storia delle Crociate, II, p. 818.
11
Cfr. nota 3 di questo doc.
36 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

multitudine militum ac servientum cleri et populi apud Accon


applicuerant. Timebat etiam dictus Sephedinus navigium Fri-
sonum quod apud Accon in proximo applicaturum ferebatur12.
Coradinus13, vero, filius eius in Marchiis nobis adiacentibus iter
suum direxerat et accessus et hoc vobis intimamus quod annis
pluribus retro actis non recolimus paganismum in statu fuis-
se debiliori, quam nunc extat, quem Pater Omnipotens de die
in diem permittat peiorari, sed in partibus nostris frumenti et
ordei et omnium humane sustentationis necessariorum caritu-
do est maxima. Seges autem fallens agricolam in hoc anno in
minima quantitate fuit recollecta, expectabant etiam indigene
quod seges de partibus afferretur transmarinis, sed minimum
in hoc anno fuit apportatum. Est et aliud incomodum: videli-
cet super equitaturis adeo grave quod equi nullomodo possunt
venales inveniri; quocirca, universis crucesignatis ac signandis
bona fide consulatis, quatinus de predictis se studeant premu-
nire, de quibus in partibus nostris nullum invenient consilium
vel iniuram. Ceterum sciatis quod ante adventum regis Ungarie
et ducis Austrie provisum fuit a domino patriarcha et rege14 et
peregrinis et fratribus Hospitalis et nobis quod versus Neapo-
lim Syrie15 iter arriperemus cum Coradino, si nos expectaret, //
pugnaturi. Post adventum vero predictorum magnatum in hoc
omnes unanimiter assensum exhibuimus, quatinus in manu
forti per mare et terram in Babiloniam proficisceremur ad obsi-

12
Una prima metà della flotta sarebbe arrivata ad Acri il successivo 26 aprile
1218, quindici giorni dopo sarebbe giunta la restante metà che aveva svernato a
Lisbona: Runciman, Storia delle Crociate, II, p. 814.
13
Al-Mu‘azzam, che alla morte del padre l’anno successivo e la divisione di
quello che era stato l’impero di Saladino, avrebbe ottenuto la Siria, mentre ai
suoi fratelli Al-Kāmil e Al-Ashraf sarebbero andati rispettivamente Egitto e
Iraq: Powell, Anatomy, p. 145.
14
Giovanni di Brienne, re di Gerusalemme, e imperatore latino di Costantino-
poli (1148-1237) cfr.: Vetere, Giovanni di Brienne, pp. 735-737.
15
Con tutta probabilità l’attuale Nablus nell’attuale Cisgiordania, in realtà i cro-
ciati avrebbero poi invece puntato su Beisan (Bet She’an): Powell, Anatomy,
p. 131.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 37

dendum Damiatam16, ut sic cautius et provisius versus sanctam


Terram Ierosolimitanam iter prepararemus. Omnes igitur cru-
cesignati seu crucesignandi sollicite moneantur, ut quam ma-
iorem poterunt secum ducant copiam victualium et equorum».
Datum Laterani, .VIII. Kalendas Decembris, pontificatus
nostri anno secundo.

15
1217, dicembre 2, Laterano
<Onorio III> – in presenza degli ambasciatori pisani Gil-
berto <Visconti>, Albizzo <de Caldera> e Leone <Gaetani> e
genovesi Oberto Spinola, Fulcone Castelli, Daniele Doria e Ugo
Cancelliere – scrive ai podestà e popoli di Genova e Pisa. Dopo
aver ricordato la missione presso le loro città del cardinale Ugo-
lino, vescovo di Ostia, per giungere ad una pace che consentisse
l’invio di loro truppe in Terrasanta, sentita la relazione del car-
dinale, stabilisce i termini della stessa: i Genovesi consegnino
in custodia alla Sede apostolica il castrum di Bonifacio entro
un mese; gli ambasciatori genovesi e pisani si giurino pace in
nome delle loro città; i Pisani stipulino una pace con il giudice
di Torres <Comita> e suo figlio <Mariano>; Pisani e Genovesi
eleggano rispettivamente due loro concittadini che determini-
no tempi e modi precisi per il risarcimento per i danni subìti; i
Genovesi potranno continuare ad esercitare lo ius pignoris nel
giudicato d’Arborea sino al risarcimento del dovuto.

O r i g i n a l e [A]: ASGe, Archivio segreto, Materie politiche,


2722, doc. 27. C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 9, ff.
180rv, ep. 752, datato dicembre 1. Sul margine di 180r, all’altezza del-
la prima riga, è ritrascritto l’indirizzo: «Potestatibus et populis Pisanis

16
L’assedio di Damietta sarebbe iniziato il 24 agosto del successivo 1218, la città
sarebbe caduta nelle mani dei crociati il 5 novembre 1219: Runciman, Storia
delle Crociate, II, pp. 824-825.
38 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

et Ianuensibus»; sul lato interno, all’altezza della quinta riga: DCCLII.


Questa edizione è basata su A, con segnalazione delle varianti in R.
E d i z i o n i : Bullarium Romanum, III, doc. XVII, pp. 333-335;
Horoy, II, LXIX, coll. 546-548.
R e g e s t i : Potthast, I, 5626, p. 495; Pressutti, I, 896, pp.
151-152; Scano, I, LIII, p. 37.
Cfr. Introduzione, parte II, cap. 2 a.

Honorius episcopus servus servorum Dei. Dilectis filiis po-


testatibus et populis Ianuensibus et Pisanis1. Salutem et aposto-
licam benedictionema.
Miserator et misericors Dominus qui non obliviscitur mise-
reri exurgat nunc imperaturus ventis et flatibusb, ut fiat ex com-
motione tranquillitas, procella turbationis mitescat in auram et
sileant fluctus2 eius quoniam diei malitia et pericula temporis
invalescunt, ita ut quos predixit apostolus dies novissimos sen-
tiamus instare3, ac tempus advenit in quo qui amici sunt sponsi
sponse ulciscuntur iniurias, ut iugum tollatur captivitatis nostre
ac captive filie Syon vincula dirumpantur4.
Unde cum vos ad invicem dudum commoverit fremitus
tempestatis utamini iam beneficio pacis, quia homini pacifico
sunt reliquie5 et pacifici Dei filii vocabuntur6 et cum inter alios
Christi athletas necessarii sitis succursui Terre Sancte potenter
accingamini contra crucis blasphemos, cum iam sit revelatioc
improperiorum nostrorum in ianuis ut speramus. Sane, nos qui
eius in terris vicem gerimus qui pacem suis discipulis nuntia-
vit7 et eam mundo reliquitd ad reformandam inter vos pacem

15. a In R Potestatibus et populis Pisanis et Ianuensibus   b


In R flaiti-
bus  c In A relevatio   d In R reliquod  

15. 1 A Pisa era podestà Ubaldo di Eldizio Visconti (1215-1218): Ceccarelli, I


Podestà; a Genova Oberto Boccafollis da Pavia: Annali genovesi, II, pp. 142-145.
2
«Miserator…fluctus»: Matteo 8,26.
3
«dies novissimos sentiamus instare» richiama: 2Timoteo 3,1 e Ebrei 1,2.
4
«iugum…dirumpantur», richiama Isaia 52,2.
5
«homini…reliquie»: Salmi 36,37.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 39

laboravimus et institimus bona fide utpote qui animarum salu-


tem et civitatum vestrarum honorem diligimus et optamus ad
quod melius peragendum, olim, de latere nostro, venerabilem
fratrem nostrum .Hug<olinum>. Ostiensem episcopum ad vos
duximus destinandum qui a vobis quod super hoc mandatis no-
stris omnibus que faceremus per nos seu nuntios vel litteras pa-
reatis, iuramenta recepta et utriusque partis voluntate plenius
intellecta vobis iniuncxit, ut nuntios et procuratores idoneos
qui mandata nostra reciperent ad nostram presentiam mittere-
tis8, et ipse postmodum ad apostolicam Sedem rediens nobis et
fratribus nostris exposuit plene ac fideliter universa. Nos igitur,
per eius fidelem relationem instructi, nuntiis et procuratori-
bus vestris videlicet nobilibus viris Gisbertoe, Albiço et Leone9
pro vobis Pisanis et Huberto Spinule, Fulcone Castelli, Daniele
Dorie et Hugone Cancellario10 pro vobis Ianuensibus, ad nos
super hiis ex parte vestra transmissis in nostra presentia consti-
tutis, vobis sub debito iuramenti, de communi fratrum nostro-
rum consilio, precipimus que secuntur: vos itaque Ianuenses
postquam nuntii vestri ad propria remeabunt, infra mensem
custodiam castri Bonifatii nobis et Romane Ecclesie assignetis,
tenendi usque ad beneplacitum nostrum per eos quos ad hoc
duxerimus deputandos, ita ut per hoc nullum Romane Ecclesie

e
In R Gilberto  

6
«pacifici…vocabuntur»: Matteo 5,9.
7
«pacem…nuntiavit»: Giovanni 14, 27.
8
Ugolino da Ostia era giunto a Genova nel maggio precedente; il primo incon-
tro tra ambasciatori genovesi e pisani era avvenuto sotto la sua direzione il 2
giugno a Porto Venere: Annali genovesi, II, pp. 142-145.
9
Su Albizzo(ne) de Caldera (Casapieri), già console di Pisa nel 1205, oltre a
Ceccarelli, I Podestà, si veda Cristiani, Nobiltà e popolo, pp. 326 e 376-377.
10
Folco di Castello filius Fulconis fu console del Comune nel 1207 e 1215; Ober-
to Spinola filius Simonis fu console del Comune nel 1207 e 1214 e ambasciatore
a Venezia nel 1212; Daniele Doria fu console del Comune nel 1209: Olivieri,
Serie dei consoli. Ugo cancellarius è attestato come cancelliere di Genova tra il
1211 e il 1228 e come tale partecipa alla ratifica di numerosi documenti, per es.:
Libri iurium, I/1, docc. 273, 276 e I/2, docc. 357, 368.
40 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

preiudicium generetur; et vos Pisanorum nuntii statim nomine


omnium Pisanorum predictis nuntiis Ianuensibus pro Ianuen-
se civitate et omnibus civibus Ianuensibus et pro universis qui
sunt de eorum districtu in terra et mari et vos Pisani pro vobis
et vestris omnibus postquam nuntii vestri redierint Ianuensibus
et suis omnibus, veram plenam et firmam pacem reddatis et in
posterum conservetis; et hecf precipimus salvis omnibus aliis
mandatis nostris super hiis que ad pacem facere dinoscuntur, ut
per nos universis demum discordiis infra tempus prefigendum
a nobis, Domino cooperante, sopitis, pax inter vos perpetua va-
leat conservari. Et vos Pisani pacem eandem omnibus vestris
curetis absque more dispendio nuntiare, vosque Ianuensium
nuntii nomine omnium Ianuensium dictis Pisanorum nuntiis
pro civitate Pisana Pisanis et omnibus suis et vos Ianuenses pro
vobis et vestris omnibus sicut in Pisanis est dictum eadem per
omnia faciatis. Ad hec precipimus vobis Pisanis ut nobili viro
.<Comite>. iudici Turritano et eius filio11, rebusque ipsorum in
terra et mari veram firmam et plenam pacem reddatis atque ser-
vetis. Omnia vero que a tempore nobis prestiti iuramenti sunt
hinc inde ablata vel deinceps auferri contigerit, restituere vos
Pisani et Ianuenses dampnum passis et patientibus procuretis
et ad id plenius exequendum post susceptionem presentium in-
fra mensem vos Pisani duos cives Ianuenses et vos Ianuenses
totidem Pisanos, pacis amatores discretos et providos eligatisg,
quos post eorum electionem infra triduum quod de manifestis
infra quadraginta et de dubiis vero post querelam propositam
infra sexaginta dies pronuntient et potestates rectores seu con-
sules vestros qui pro tempore fuerint, ut id quod ab illis pro-
nuntiatum fuerit faciant post pronuntiationem infra viginti dies
executioni mandari, astringatis vinculo iuramenti. Hec autem
vobis ad presens, salvis omnibus aliis mandatis nostris, duxi-
mus iniungenda.

f
In R hoc   g
In R correzione su eligatos  

11
Cfr. Appendice II.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 41

Volumus etiam vobis Ianuensibus ius pignoris, quod in iu-


dicatu Arboree vos habere proponitis salvum fore, ita ut nichil
consequamini ultra sortem et ea percepta, vel si iam percepistis
eandem ipsa contenti, dictum pignus absolutum absque diffi-
cultate aliqua dimittatis.
Nulli ergo omnino hominum liceat huius nostri precepti pa-
ginam infringere, vel ei ausu temerario contraire. Si quis autemh
hoc attemptare presumpserit indignationem omnipotentis Dei
et beatorum Petri et Pauli apostolos se noverit incursurum.
Datum Laterani, IIII Nonas Decembris, pontificatus nostri
anno secundoi.

16
1217, dicembre 2, Laterano
Nicolò Pane, notaio, relaziona l’incontro tra gli ambascia-
tori pisani – Gilberto Visconti, Albizzo de Caldera e Leone
Gaetani – e genovesi – Fulcone Castelli, Oberto Spinola, Ugo
Cancelliere e Daniele Doria – alla presenza di Onorio III, con
il quale si stipula la pace tra Pisa e Genova. Il papa impone il
rispetto dei seguenti obblighi: che gli ambasciatori dei due co-
muni si promettano pace; che i Genovesi assegnino alla Sede
apostolica il castrum di Bonifacio e le restituiscano tutto ciò di
cui si erano impossessati in Sardegna, fatto salvo lo ius pignoris
che hanno in Arborea sino al raggiungimento del dovuto; che i
Pisani assegnino alla Sede apostolica il castrum Kalaritanum e
restituiscano tutti i beni occupati in Sardegna. I Pisani devono
inoltre stipulare una pace con il giudice di Torres <Comita> e
con suo figlio <Mariano>.

Originale [A]: ASGe, Archivio segreto, Materie politiche,


2722, doc. 26.

h
In R et cetera usque incursurum   i
In R Kalendas Decembris anno secundo
42 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

E d i z i o n i : CDS, I, sec. XIII, doc. XXXVIIII, pp. 332-333.


R e g e s t i : Potthast, I, s.n., p. 495; Pressutti, I, s.n., p. 152.
Cfr. Introduzione, parte II, cap. 2 a.

Cum summus pontifex Honorius papa tertius in commu-


ni consistorioa Lateranensi assistentibus ei Uguolino Ostien-
si, Pelagio Albanensi, Petro Sabinensi episcopis, Leone Sancte
Crucis, Petro Sancte Pudentiane, Stephano Sanctorum apo-
stolorum, Roberto Sancti Stephani in Celio Monte, Gregorio
Sancte Anestasie, Thomasio Sancte Savine, presbiteris cardina-
libus, necnon Guidone Sancti Nicolai, Gregorio Sancti Theo-
dori, Romano Sancti Angeli, Stephano Sancti Adriani, Raine-
rio Sancte Marie in Cosmedim, Aldebrandino Sancti Eustachi,
Egidii Sanctorum Cosme et Damiani diaconibus cardinalibus,
insuper etiam multis aliis clericiis et laicis, archiepiscopis et
episcopis, presentibus eciam ambaxatoribus civitatis Ianue,
videlicet Fulchone de Castello, Oberto Spinula, Uguone Can-
cellario iudice et Daniele Aurie1; presentibus etiam ambaxa-
toribus Communis Pisarum, videlicet Giliberto Vicecomite,
Leone de Caietanis et Albiço de Calderia. Ipsis presentibus et
audientibus, dictus dominus papa dixit et pronuntiavit quod
ipsi ambaxatores ad invicem unus alteri pro se et communi
utrarumque civitatum facerent pacem et redderent, dicens et
precipiens ipse dominus papa ambaxatoribus communis Ia-
nue, ut custodiam castri Bonifacii assignarent vel facerent as-
signare nuntio domini pape vel cui commiserit et quicquid in
Sardinea occupaverunt pro Sancta Romana Ecclesia, eo modo
quod pignus quod commune Ianue dicitur habere in Arborea,
si quod habet, sit salvum communi Ianue et ipsis Ianuensibus
quiete ac pacifice relinquatur donec ipsi Ianuenses fortem ad
plenam fuerint consecuti. Et ambaxatoribus communis Pisa-
rum predictis iniunxit et precipit ut quicquid in Sardinea oc-

16. a In A consisterio

16. 1 Cfr. doc. precedente nota 10.


Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 43

cupaverant, et specialiter castrum Kalaritanum quod Pisani


noviter construxerunt, ipsi domino pape pro Sancta Romana
Ecclesia vel eius nuntio cui conmiserit restituant et assignent et
nichil in Sardinea de cetero occupent vel invadant. His autem
ita precedentibus responderunt ambaxatores communis Ianue
predicti quod pacem non facerent ullo modo, nisi et ipsi Pisani
pacem facerent iudici Turritano; unde post multas altercatio-
nes et verba, dominus papa dixit: «Volo etiam quod et iudici
Turritano et eius filio pacem faciatis et teneatis», et ita pacem
fecerunt et pro iudice et filio suo et sic inter se unus alium fue-
runt ad invicem osculati.
Actum in ecclesia Lateranensi, in palatio iuxta capellam do-
mini pape que Sanctus Nicolaus appellatur. Testes Lanfredus,
notarius domini pape, magister Bernardus Papiensis, magistro
Opiçone notario domini pape, vicecancellarius domini pape
Iohannes Piper, Ansaldus de Infantibus, et presbiter Iohannes
Homo. Anno Dominice nativitatis Millesimo Ducentesimo De-
cimo septimo, indictione quinta, secunda die Decembris circa
horam nonam.
Ego Nicolaus Panis notarius his omnibus interfui et precep-
to dictorum ambaxatorum Ianue scripsi.

17
1217, dicembre 6, Laterano
<Onorio III> ordina al podestà e al popolo di Genova di
restituire alla Sede apostolica, o a un suo delegato, tutti i beni
ottenuti grazie ad accordi o a società realizzate con il giudice di
Torres <Comita> e qualunque pegno si propongano di ottenere
nel giudicato di Arborea; ordina a Pisani e Genovesi, secondo
quanto già fatto tramite il legato pontificio <Ugolino> vesco-
vo di Ostia, di impegnarsi a non occupare più indebitamente
alcunché in Sardegna e di restituire alla Sede apostolica tutti i
territori che sino ad allora avevano invaso e occupato sull’iso-
la; fatto salvo per i Genovesi il diritto di pegno nel giudicato
d’Arborea e per i Pisani i diritti che esercitavano consuetudi-
44 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

nariamente. I Pisani, infine, dovranno assegnare la custodia del


castrum Kalaritanum alla Sede apostolica.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 9, f. 180r, ep


751. Sul lato esterno di 180r, all’altezza della prima riga, è ritrascritto
l’indirizzo; sul lato interno, all’altezza della quarta riga, la cifra: DCCLI.
R e g e s t i : Pressutti, I, 904, p. 153; Scano, I, LIV, pp. 37-38.
Cfr. Introduzione, parte II, cap. 2 a.

Potestatibus et populis Ianuensibus et Pisanis1

Presentium vobis auctoritate precipiendo mandamus, qua-


tinus restituatis vos Ianuenses nobis et Ecclesie Romane, vel cui
mandaverimus, quecumque occasione nobilis viri iudicis Turri-
tani2 vel societatis cum ipso contracte, seu pignoris quod in iu-
dicatu Arboree proponitis vos habere; ac vos Pisani, iuxta quod
vobis mandavimus per venerabilem fratrem nostrum .<Hugo-
linum>. Ostiensem episcopum3, tunc apostolice Sedis legatum;
et vos Ianuenses quicquid hactenus in Sardinia occupastis vel
etiam invasistis. Vobis Ianuensibus iure pignoris quod in iudi-
catu predicto habere vos dicitis, et vobis Pisanis iustitiis et ra-
tionabilibus consuetudinibus vestris salvis; nec vos Ianuenses
neque vos Pisani aliquod de cetero in Sardinia occupetis, vel
etiam invadatis. Preterea vos Pisani nobis et Romane Ecclesie
castri Kaleritani custodiam assignetis.
Datum Laterani, .VIII. Idus Decembris, anno secundo.

18*
<ante 1217, dicembre 7>
<Ubaldo Visconti, podestà di Pisa, scrive a Onorio III chie-
dendogli di sciogliere dalla scomunica quei Pisani che vi erano

17. 1 Cfr. doc. 15 nota 1.


2
Cfr. Appendice II.
3
Cfr. doc. 15 nota 8.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 45

incorsi perché residenti nel castrum Callari o perché si erano


recati in Sardegna con l’esercito pisano, essendo ora disposti a
rispettare gli ordini del papa>.

L’esistenza di questo documento si ricava dai n° 20 e 22, dove il


pontefice scrive che Ubaldo Visconti «humiliter supplicavit» la libera-
zione dalla scomunica dei suoi complici nell’invasione della Sardegna.

19*
<ante 1217, dicembre 21>
<Mariano vescovo di Sulci chiede l’intervento di Onorio III
perché il suo metropolita, l’arcivescovo di Cagliari Ricco, lo co-
stringe a recarsi presso la sede metropolitana il giovedì santo>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dalla lettura del n° 23.

20
1217, dicembre 7, Laterano
<Onorio III>, su richiesta del podestà di Pisa Ubaldo <Vi-
sconti>, incarica un archipresbitero della città di sciogliere dalla
scomunica quei Pisani che vi erano incorsi perché residenti nel
castrum Callari o perché si erano recati in Sardegna con l’eser-
cito, purché rispettino gli ordini del pontefice e risiedano ora a
Pisa.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 9, f. 179v, ep.


739. Sul lato esterno di 179v, all’altezza della penultima riga del doc.
precedente, è ritrascritto l’indirizzo; sullo stesso lato, all’altezza della
seconda riga, la cifra: DCCXLVIII.
R e g e s t i : Pressutti, I, 906, p. 153; Scano, I, LV, p. 38.
Cfr. docc. 18*, 12, 22, 35, 36, 40, 43-46, 58-61, 69, 70, 90, 91, 96,
99, 100, 102, 107-109, 113-120, 131*, 132. Appendice documentaria
Const. 3. Introduzione, parte II, cap. 2 b.
46 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

Archipresbitero Pisano

Dilectus filius Ubaldus1 Pisanus potestas nobis humiliter


supplicavit, ut illis quia pro eo quod castrum Callari a Pisanis
constructum inhabitant et hiis qui pro eo quod in Sardiniam
cum exsercitu accesserunt vinculo sunt excommunicationis
astricti munus faceremus absolutionis impendi, cum parati
sunt mandatis nostris humiliter obedire. Quia igitur mater Ec-
clesia humiliter ad se redeuntibus non claudit sue gremium pie-
tatis, discretioni tue per apostolica scripta mandamus quatinus,
sufficienti ab eis cautione recepta, quod super hiis pro quibus
excomunicati sunt nostris debeant precise parere preceptis, eis
qui nunc tantum sunt in civitate Pisana beneficium absolutionis
impendas.
Datum Laterani, .VII. Idus Decembris, anno secundo.

21
1217, dicembre 21, Laterano
<Onorio III> informa il vescovo di Sulci <Mariano> che
non è tenuto a recarsi presso la sede metropolitica il giorno di
giovedì santo, come invece pretende il suo arcivescovo <Ricco>,
poiché non è provato che questi goda di uno speciale privilegio
o esista un’antica consuetudine al proposito.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 9, f. 184r, ep.


769. Sul lato esterno di 184r, all’altezza della prima riga del doc., è ri-
trascritto l’indirizzo con l’aggiunta della specifica «cum seta»; sul lato
interno, all’altezza della quarta riga del doc., la cifra: DCCLXIX.
E d i z i o n i : Annales, 20, p. 389 (ad annum 1217, n° 101); Sca-
no, I, LVI, pp. 38-39.

20. a In interlinea

20. 1 Ubaldo di Eldizio Visconti (1215-1218): Ceccarelli, I Podestà.


Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 47

R e g e s t i : Pressutti, I, 936, p. 157.


Cfr. doc. 19*.

Episcopo Sultiensi1

Non videtur metropolitano licere ut suffraganei sui iura


minuat vel immutet, nisi super eo antiqua et approbata con-
suetudine vel speciali privilegio muniatur. Unde reputari po-
test indignum, ut in die cene Domini, quo debent in ecclesiis
suis episcopi crisma conficere, lavare iuxta exemplum Domini
pedes pauperum et reconciliare publice penitentes, ad metro-
politanam ecclesiam, que per quadraginta miliaria et amplius
a te distat, crisma ibidem cum metropolitano tuo2 confecturus
accedas, quamquam idem metropolitanus tam in tua quam in
aliis metropolitico sibi iure subiectis ecclesiis non ex speciali
privilegio vel antiqua et approbata consuetudine, sed ex usur-
patione potius hoc obtinuisse hactenus videatur. Hoc itaque in
tua olim consecratione prudenter attendens quod huic grava-
mini occurreres fuisti publice protestatus, volentes igitur vene-
rabilis in Christo frater tuo semper huica gravamini providere,
auctoritate tibi presentium indulgemus, ut ad hoc nisi speciale
privilegium exigat vel antiqua et approbata consuetudo requirat
per usurpationem huiusmodi nullatenus tenearis.
Datum Laterani, .XII. Kalendas Ianuarii, pontificatus nostri
anno secundo.

21. a In R hoc

21. 1 Cfr. Appendice I.


2
Cfr. Appendice I.
48 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

22
1218, gennaio 2, Laterano
<Onorio III>, su richiesta del podestà di Pisa Ubaldo <Vi-
sconti>, incarica l’arcivescovo della città <Vitale> di sciogliere
dalla scomunica quei Pisani che vi erano incorsi perché residen-
ti nel castrum Calari o perché si erano recati in Sardegna con
l’esercito, purché rispettino gli ordini del pontefice e risiedano
ora a Pisa.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 9, f. 185v,


ep. 775. Sul lato esterno di 185v, all’altezza dell’ultima riga del doc.
precedente, è ritrascritto l’indirizzo; sullo stesso lato, all’altezza della
seconda riga del doc., la cifra: DDCCLXXV.
E d i z i o n i : Scano, I, LVII, p. 39.
R e g e s t i : Pressutti, I, 958, p. 161.
Cfr. docc. 18*, 12, 20, 35, 36, 40, 43-46, 58-61, 69, 70, 90, 91, 96,
99, 100, 102, 107-109, 113-120, 131*, 132. Appendice documentaria
Const. 3. Introduzione, parte II, cap. 2 b.

Archiepiscopo Pisano1

Dilectus filius Ubaldus Pisanus potestas2 nobis humiliter


supplicavit, ut illis qui pro eo quod castrum Calari a Pisanis
constructum inhabitant et hiis qui pro eo quod in Sardiniam
cum exercitu accesserunt vinculo fuerint excommunicationis
astricti munus faceremus absolutionis impendi, cum parati
sunt mandatis nostris humiliter obedire. Quia igitur mater Ec-
clesia humiliter ad se redeuntibus non claudit sue gremium pie-
tatis, fraternitati tue per apostolica scripta mandamus quatinus,
sufficienti ab eis cautione recepta, quod super hiis pro quibus
excomunicati sunt nostris debeant precibus parere preceptis,
eis qui nunc tantum sunt in civitate Pisana beneficium absolu-
tionis impendas.

22. 1 Vitale (1218-1252): Eubel, I, p. 399.


2
Ubaldo di Eldizio Visconti (1215-1218): Ceccarelli, I Podestà.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 49

Datum Laterani, .IIII. Nonas Ianuarii, anno secundo.

23
1218, febbraio 5, Laterano
<Onorio III> informa gli arcivescovi e i vescovi della Sarde-
gna, i giudici di Torres e Gallura e i nobili dell’isola, che, dato
l’impegno dei Pisani a sottostare alle volontà della Sede aposto-
lica relativamente ai motivi che avevano portato all’interdetto
sulla città, ha rinnovato al nuovo arcivescovo di Pisa Vitale le
concessioni delle quali la sua Chiesa godeva sulla Sardegna: la
legazia nell’isola e la primazia sulle provincie di Torres, Arborea
e Cagliari. Pertanto ordina loro di ricevere Vitale secondo l’o-
nore che gli è dovuto nello svolgere questi ruoli.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 9, f. 215r, ep.


869. Sul lato esterno di 215r, all’altezza della prima riga del doc., è ri-
trascritto l’indirizzo; sul lato interno, all’altezza della terza riga, la cifra:
DCCCLXIX.
E d i z i o n i : Ughelli, III, col. 425; CDS, I, sec. XIII, doc.
XXXIX, p. 333, parziale.
R e g e s t i : Potthast, I, 5692, pp. 500-501; Pressutti, I, 1063,
p. 179; Scano, I, LIX, p. 40.
Cfr. docc. 24 e 25 e Introduzione, parte II, cap. 2 d.

Archiepiscopis et episcopis et nobilibus viris Turritano et Gallu-


rensi iudicibus aliisque nobilibus per Sardiniam constitutis1.

Cum quidam predecessores nostri Pisanis archiepiscopis


contulerint in Turritana, Alborensi et Calaritanaa provinciis

23. a In R Caluritana

23. 1 Per il prospetto dei vescovi cfr. Appendice I; il giudice di Torres è Comita
(1198-1218), quello di Gallura Lamberto Visconti: cfr. Appendice II.
50 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

primatus et in Sardinia legationis honores, prout in privilegiis


eorum apparet, nos venerabili fratri nostro Vitali, Pisano archie-
piscopo2, benigne concessimus quod nostri predecessores ipsius
archiepiscopi predecessoribus concesserunt, cum Pisani, sicut
vos credimus non latere, super hiis pro quibus interdicto suppo-
siti fuerant iuraverint nostris mandatis humiliter hobedire.
Ideoque universitatem vestram attente monemus per apo-
stolica scripta mandantes, quatinus eidem archiepiscopo in
hiis que in predicta terra sibi sunt ab apostolica Sede conces-
sa, tamquam primati vestro et apostolice Sedis legato debitum
honorem et reverentiam impendatis eiusque salubribus monitis
curetis devote ac humiliter obedire.
Datum Laterani, Nonas Februarii, anno secundo.

24
1218, febbraio 5, Laterano
<Onorio III> scrive al capitolo, al clero e al popolo di Pisa,
informandoli di aver rinnovato al loro nuovo arcivescovo, Vita-
le, le concessioni delle quali la loro Chiesa godeva in Sardegna:
la legazia nell’isola e la primazia sulle provincie di Torres, Arbo-
rea e Cagliari e delle quali era stata privata tempo prima a causa
del comportamento dei cittadini pisani.

O r i g i n a l e [A]: ASPi, Diplomatico, Atti pubblici, 1217 s. p.,


febbraio 5 corta. C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat.
9, f. 215r, ep. 870. Sul lato esterno di 215r, all’altezza dell’ultima riga
del doc. precedente, è ritrascritto l’indirizzo; sul lato interno, all’altezza
della terza riga, la cifra: DCCCLXX. Poiché A è in alcuni punti un po’
deteriorato, per non appesantire con i segni di integrazione, per questa
edizione si è preferito usare R, integrato con A per le parti mancanti:
protocollo e datum.

23. 2 Vitale di Pisa (1218-1252): Eubel, I, p. 399 e Dell’Amico, Tra politica e


pastorale.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 51

E d i z i o n i : Ughelli, III, col. 425; CDS, I, sec. XIII, doc. XLI,


p. 334, parziale; Horoy, II, doc. CXXV, coll. 621-622; Scano, I, LVIII,
pp. 39-40.
R e g e s t i : Potthast, I, 5693, p. 501, regestato senza numero
anche a p. 523; Pressutti, I, 1064, pp. 179-180.
Cfr. docc. 23 e 25 e Introduzione, parte II, cap. 2 d.

Honorius episcopus servus servorum Dei. Dilectis filiis ca-


pitulo clero et populo Pisanis. Salutem et apostolicam benedic-
tionema.
Quod circa Ecclesiam et civitatem vestram exuberet nostre
sinceritatis affectus potestis perpendere per effectum: nam pre-
ter alia in quibus vos multipliciter honoravimus, venerabili fra-
tri nostro .Vitali. archiepiscopo vestro1, munere consecrationis
impenso eodemque palleo decorato, ipsi concessimus in Turri-
tana, Arborensi, et Calaritana provinciis primatus et in Sardinia
legationis honores, sicut predecessores nostri eiusdem archie-
piscopi predecessoribus concesserunt2, quibus exigentibus cul-
pis vestris, vos cives Pisani vestra Ecclesia iam dudum fuit non
immerito mutilata; ideoque universitatem vestram monemus et
exhortamur attente per apostolica scripta mandantes, quatinus,
benignitatis nostre ac tantorum beneficiorum non immemores
vel ingrati, taliter in devotione Sedis apostolice persistatis per
effectum operis ostendentes eandem, ut collata vobis huiusmo-
di beneficia conserventur et gratie gratia mereamini superaddi.
Datum Laterani, Nonas Februarii, Pontificatus nostri
a<nno> secundob.

24. a Sin qui A, in R Capitulo, clero et populo Pisanis   b


Il Datum è in A, in
R Datum ut supra

24. 1 Vitale di Pisa (1218-1252): Eubel, I, p. 399.


2
Cfr doc. 25 note 3-5.
52 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

25
1218, febbraio 8, Laterano
Onorio III – secondo quanto già fatto dai suoi predecesso-
ri Adriano <IV>, Alessandro <III>, Clemente <III>, Celesti-
no <III> e Innocenzo III – riconferma all’arcivescovo di Pisa,
Vitale, i privilegi dei quali la Chiesa pisana godeva grazie alle
concessioni compiute da papa Innocenzo II: la metropolìa sulle
sedi di Civita e Galtellì, nel giudicato di Gallura in Sardegna, e
sulla sede di Populonia in Toscana; così come la primazìa sulla
provincia ecclesiastica di Torres. Conferma inoltre il primato
sulle province ecclesiastiche di Cagliari e Arborea, <concesso
da Alessandro III>. Conferma infine la legazia su tutta l’isola,
già concessa da Urbano <II> – e riconfermata da Innocenzo II,
Eugenio <III>, Anastasio <IV>, Celestino <III> e Innocenzo
III –. L’arcivescovo è autorizzato a convocare i vescovi a conci-
lio e a correggerli in questioni di dottrina. Può esercitare libe-
ramente il suo diritto primaziale, ma non può convocare a Pisa
gli arcivescovi di Cagliari e Arborea senza prima aver ottenuto
l’esplicito consenso del pontefice.

O r i g i n a l e [A]: ASPi, Diplomatico, Atti pubblici, 1217 s. p.,


febbraio 8, lunga; C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat.
9, ff. 214v-215r, ep. 868. Sul lato esterno di 214v, all’altezza della penul-
tima riga del doc. precedente, è trascritto l’indirizzo; sullo stesso lato,
all’altezza della quinta riga, la cifra: DCCCLXVIII. Poiché A è in alcuni
punti un po’ deteriorato, per non appesantire con i segni di integrazio-
ne, per questa edizione si è preferito usare R, integrato con A per il solo
protocollo e con segnalazione delle varianti.
E d i z i o n i : Annales, 20, p. 396 (ad annum 1218, n° 30), par-
ziale; Horoy, II, doc. CXXVII, col. 622.
R e g e s t i : Potthast, I, 5695, p. 501; Pressutti, I, 1071, p.
180; Scano, I, LX, p. 40.
Cfr. docc. 23 e 24 e Introduzione, parte II, cap. 2 d.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 53

Honorius episcopus servus servorum Dei. Venerabili fratri


Vitali Pisano archiepiscopo1 eiusque successoribus canonice
substituendis. In perpetuuma.
Si sua cuique iura illibata servamus, et eos qui in Ecclesia
Dei pro iniuncto sibi officio et devotione sincera plus aliis ela-
borant digna retributionis vicissitudine diligentius ac specialius
honoramus, quod nostrum est iuxta commune debitum, sicut
debemus, exequimur et apostolice Sedis honorem integre cu-
stodimus.
Proinde, cum felicis memorie predecessor noster Innocen-
tius papa secundus de discordia et guerra queb inter Pisanam
et Ianuensem civitates extitit multas hominum clades et chri-
stianorum captivitates innumeras provenisse considerans, utri-
usque partis saluti tam spiritualiter quam temporaliter paterna
sollicitudine studuerit providere atque pro bono pacis et recom-
pensatione episcopatuum, quos utique a predecessoribus nostris
Romanis pontificibus Ecclesie Pisane concessos insula Corsice
a predecessore tuo bone memorie archiepiscopo Huberto2 ac-
ceperit in Gallurensi iudicatu duos episcopatus, Galtelinumc
videlicet et Civitatensem, et Populoniensem episcopatum sibi
eiusque successoribus et per eos Ecclesie Pisane concesserit et
metropolitico iure subiecerit; nos, qui in Sedis apostolice ammi-
nistratione, licet indigni, disponente Domino, sibi successimus,
eandem concessionem ad exemplar bone memorie Adriani,
Alexandri, Clementis, Celestini et Innocentii tertii3 predecesso-
rum nostrorum Romanorum pontificum auctoritate apostolica
confirmamus et ratam manere censemus. Eorumdem quoque

25. a Sin qui A, in R: Vitali Pisano archiepiscopo, eiusque successoribus cano-


nice substituendis in perpetuum   b In interlinea   c In A Galtelinensem  

25. 1 Vitale di Pisa (1218-1252): Eubel, I, p. 399.


2
Uberto arcivescovo di Pisa (1133-1137): Violante, Cronotassi, pp. 39-42; cfr.
IP, X, n° 39, p. 382.
3
Adriano IV (1154-1159), cfr. IP, X, n° 46, p. 383; Alessandro III (1159-1181),
cfr. IP, X, n° 50, p. 384; Clemente III (1187-1191); Celestino III (1191-1198) e
Innocenzo III (1198-1216), cfr. Innocenzo III e la Sardegna, n° 1, pp. 3-6.
54 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

predecessorum nostrorum vestigiis inherentes vobis primatus


honorem Turritane provincie confirmamus.
Ad maiorem etiam honoris cumulum Pisane civitatis ut Pi-
sana Ecclesia cum universo eiusdem civitatis populo in fideli-
tate atque devotione sacro sancte Romane Ecclesie iugiter per-
severet et in ipsa cotidie augmententur, pro devotione quoque
et honestate tua frater Vitalis Pisane archiepiscope, personam
tuam et per te Pisanam Ecclesiam ampliori munere volumus
decorari. Tibi ergo tuisque successoribus primatum super Cala-
ritanad et Arborensi provinciis datum concedimus et auctoritate
Sedis apostolice confirmamus4, ita quidem ut eos ad concilium
vocandi excessus eorum corrigendi et in doctrina apostolica
confirmandi, atque cetera omnia que ad ius primatus pertinent
in eos exercendi habeatis liberam facultatem. Verumptamen
supradictarum duarum provinciarum archiepiscopos ad con-
cilium // non vocabitis Pisas sine conscientia Romani pontifi-
cis. Super Turritana vero provincia dignitatem primatus sicut a
predecessoribus nostris Ecclesie Pisane concessum est habeatis.
Legationem quoque Sardinie a predecessore nostro papa
Urbano predecessoribus tuis concessam et felicis memorie
Innocentii secundi, Eugenii, Anastasii, Celestini et Innocentii
tertii5 Romanorum pontificum privilegiis in perpetuum robo-
ratam, tibi tuisque successoribus presentis scripti pagina con-
firmamus, et confirmationem ipsam ratam et inconvulsam per-
petuis temporibus decernimus permanere.
Denique, ut Pisana civitas, que favore celestis numinis de
inimicis christiani nominis victoriam frequenter obtinuit et eo-

d
In A Callaretana  

4
Concesso da Alessandro III (1159-1181) l’11 aprile 1176, cfr. IP, X, n° 50, p.
384.
5
Urbano II (1088-1099), cfr IP, X, n° 34, p. 381; Innocenzo II (1130-1143), cfr.
IP, X, n° 40, p. 382; Eugenio III (1145-1153) cfr. IP, X, n° 42, p. 383; Anastasio
IV (1153-1154), cfr. IP, X, n° 44, p. 383; Celestino III (1191-1198) e Innocenzo
III (1198-1216), cfr. Innocenzo III e la Sardegna, n° 1, pp. 3-6.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 55

rum urbes plurimas subiugavit amplius honoretur, equo albo


cum nacco albo in processionibus utendi et crucem vexillum
scilicet dominicum per subiectas vobis provincias portandi et
per spatium illud Wulteranensis episcopatus quo de Pisano epi-
scopatume ad Populoniensem transitur, tibi tuisque successori-
bus licentiam impartimur. Pallei quoque usum fraternitati tue
concedimus ut videlicet eo secundum consuetudinem Pisane
Ecclesie perfruaris et in consecrationibus trium episcoporum
in Corsica Aellensis videlicet Aiacensis et Saguntinef ac predic-
torum duorum de Sardinia et Populoniensi episcopi quorum
metropolitanus existis.
Si qua igitur in futurum ecclesiastica, secularisve persona
hanc nostrae constitutionis paginam sciens contra eam teme-
re venire tentaverit, secundo, tertiove commonita, nisi reatum
suum digna satisfactione correxerit, potestatis, honorisve sui
dignitate careat, remque se divino iudicio existere de perpetrata
iniquitate cognoscat, et a sacratissimo corpore, atque in extre-
mo examine, divine ultioni subiaceant. Cunctis autem eidem
loco sua iura servantibus sit pax, Domini nostri Iesu Christi,
quatinus et hic fructum bone actionis percipiant et apud distric-
tum iudicem praemia eterne pacis inveniant. Amen, ameng.
Datum Laterani, per manum Ranerii, Sancte Romane Ec-
clesie vicecancellarii, .VI. Idus Februarii, indictione .VI., incar-
nationis Dominice anno .M.CC.XVII. pontificatus vero domini
Honori pape .III. anno secundo.

e
segue cancellatura per lo spazio di 3 lettere  f In A Sagutinensis   g Si qua,
sino ad Amen, in A; in R Si qua igitur in futurum ecclesiastica secularisve perso-
na hanc nostre constitutionis paginam sciens et cetera usque ultioni subiaceat.
Cunctis autem et cetera usque eterne pacis inveniant. Amen
56 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

26
<1218, marzo circa>
<Onorio III> ordina agli abati dei monasteri esenti di varie
parti della Cristianità, tra i quali quelli della Sardegna, di inviare
al più presto alla Sede apostolica la vigesima per la Terrasanta,
secondo quanto ordinato più volte.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 9, f. 228v,


ep. 933. Sul margine esterno di 228v, parzialmente rifilato, è ripetuto
l’indirizzo; sullo stesso lato, all’altezza della quarta riga, la cifra: .IX.C.
XXXIII.
R e g e s t i : Pressutti, I, 1547, p. 256; Scano, I, LXI, p. 41, con
data 1218.
Cfr. docc. 4, 10, 14, 53, 61, 68, 69, 74-83, 91, 106, 110, 127 e Intro-
duzione, parte II, cap. 2 a.

Hiis episcopis et abbatibus exemptis scriptum est: abbatibus


exemptis per Regnum Francie constitutis

Presentium vobis auctoritate districte precipiendo man-


damus, quatinus vicesimam monasteriorum vestrorum et ec-
clesiarum vobis pleno iure subiectarum fideliter colligentes
summam ipsius vestris nobis litteris intimetis transmittendam
in subsidium Terre sancte, iuxta quod vobis iterato duximus
iniungendum.
In eundem modum Decano et capitulo Sancti Martini Tu-
ronensis;
episcopis et abbatibus per Lombardiam constitutis;
[…]
per Sardiniam.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 57

27*
<ante 1218, marzo 17>
<L’abate di Vallombrosa, Benigno, chiede a Onorio III la
riconferma della proprietà della domus di Thamis, nel giudicato
d’Arborea>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dalla lettura del n° 30, dove


Onorio, confermando i beni all’abate scrive: «…vestris postulationibus
grato concurrentes assensu…».

28*
<ante 1218, marzo 27>
<Informatori affidabili riferiscono a Onorio III dell’elezio-
ne del vescovo di Suelli ad arcivescovo di Cagliari da parte del
capitolo di questa sede, senza che sia stato chiesto il nulla osta
della Sede apostolica per il trasferimento da una sede all’altra>.

L’esistenza di questa informativa è ricavabile dalla lettura del n°


31, dato che il tenore della lettera dimostra che il pontefice è informato
del processo che ha portato all’elezione del vescovo di Suelli ad arcive-
scovo di Cagliari.

29*
<1218, marzo 27 circa, Laterano>
<Onorio III, informati i legati Ugo e Rolando che ha do-
vuto cassare l’elezione del vescovo di Suelli ad arcivescovo di
Cagliari poiché il capitolo non aveva preventivamente chiesto il
nulla osta alla Sede apostolica per il trasferimento, li incarica di
verificare l’idoneità della persona alla elezione arcivescovile e di
riferirgli per deliberare sulla sua elezione>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dal n° 31, dove il pontefice


afferma di aver già incaricato i legati affinché «vota vestra [del capitolo]
58 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

circa ipsum [il vescovo di Suelli] exquirant et persone merita […] exa-
minent diligenter […] ut si idoneus repertus fuerit, et ipsi in Ecclesia et
Ecclesie vestre utiliter provideatur in ipso».

30
1218, marzo 17, Laterano
Onorio III, su richiesta dell’abate di Vallombrosa Benigno,
riconferma all’Ordine la proprietà della domus di Thamis, in
Sardegna, nel giudicato d’Arborea, che era stata donata dal de-
funto giudice Pietro e da sua madre P<ellegrina>.

C o p i a a u t e n t i c a [BA]: ASFi, Corporazioni religiose


soppresse dal governo francese, serie 260, pezzo 126, f. 47 r., redatta il
13 luglio 1322 da Cante filius olim domini Bonaventure medici de Flo-
rentia imperiali auctoritate iudex ordinarius atque notarius. C o p i a
s e m p l i c e [C]: ASFi, Corporazioni religiose soppresse dal governo
francese, serie 224, pezzo 326, 1 f.r., non numerato, realizzata nel 1609.
In [BA], in alto, prima del testo, la scritta: «In Dei nomine amen. Hoc
est exemplum cuiusdam privilegii apostolici bulla plumbea muniti ipsi
privilegio apensa cum filis siriceis gialli et rubei coloris, solitis singnis
singnata, cuius tenor talis est».
E d i z i o n i : Nardi, p. 104; Zanetti, p. 230, che la riprende da
Nardi e la data erroneamente al 1217; Piras, pp. 235-236, doc. 21 della
quale si riporta qui l’edizione, adattata nei criteri.
Cfr. doc. 27*.

Honorius episcopus servus servorum Dei. Dilectis filiis . .


abbati1 et conventui monasterii Vallisumbrose salutem et apo-
stolicam benedictionem.
Sacrosancta Romana Ecclesia devotos et humiles filios ex
assuete pietatis officio propensius diligere consuevit et ne pra-

30. 1 Benigno (post 29 novembre 1201 – inizi 1234): cfr. Volpini, Benigno, pp.
508-511.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 59

vorum hominum molestiis agitentur, eos tamquam pia mater


sue protectionis munimine confovere. Ea propter dilecti in
Domino filii vestris postulationibus grato concurrentes assen-
su, domum de Thamis2 cum possessionibus et pertinentiis suis
quam condam Petrus iudex Arborensis et .P<ellegrina>. mater
ipsius3, fundatores eiusdem domus pia vobis liberalitate do-
narunt, sicut eam iuste ac pacifice optinentis et in auctentico
instrumento donationis ipsius plenius continetur vobis et per
vos monasterio vestro, auctoritate apostolica confirmamus et
presentis scripti patrocinio communimus.
Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam nostre
confirmationis infringere vel ei ausu temerario contraire. Si
quis autem hoc actemptare, presumpserit indingnationem om-
nipotentis Dei et beatorum Petri et Pauli apostolorum eius se
noverit incursurum.
Datum Laterani, XVI kalendas aprilis, pontificatus nostri
anno secundo.

31
1218, marzo 27, Laterano
<Onorio III> scrive al capitolo di Cagliari informandolo di
aver cassato l’elezione del vescovo di Suelli ad arcivescovo, no-
nostante la votazione unanime in suo favore, poiché fatta senza
aver chiesto preventivamente il nulla osta della Sede apostolica
per il trasferimento. Il pontefice, tuttavia, ha incaricato i legati,
Ugo e R<olando>, di verificare l’idoneità della persona alla ele-

2
Villaggio distrutto nel giudicato d’Arborea, nella diocesi di Terralba, nell’agro
dell’attuale comune di Uras.
3
Pietro I d’Arborea (1172-morto entro il 1200: cfr. Innocenzo III e la Sardegna,
Appendice 2); Pellegrina, prima moglie di Barisone I d’Arborea, (prima atte-
stazione 1164, ultima 1195: CDS, I, sec. XII, docc. LXXX e CXLIII, cfr. anche
Genealogie, p. 168).
60 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

zione arcivescovile e di riferirgli per poter deliberare sulla sua


elezione.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 9, f. 235v,


ep. 967. Sul margine esterno di 235v, parzialmente rifilato, è ripetuto
l’indirizzo; sullo stesso lato, all’altezza della prima riga del documento,
la cifra: 964.
E d i z i o n i : Mattei, Sardinia Sacra, pp. 92-93; CDS I/2, Ap-
pendice, doc. IV, p. 881; Scano, I, LXII, p. 41; Friedberg, II, col. 48;
Boehmer-Richter, II, tit. V, cap. VI, p. 46.
R e g e s t i : Potthast, I, 7714, pp. 663-664, senza data; Pres-
sutti, I, 1184, p. 197.
Cfr. docc. 28*, 29* e 47*-50 e Introduzione, parte II, cap. 2 d.

<Capitulo>a Calaritano

Etsi unanimiter vota vestra concurrerint ad venerabilem fra-


trem nostrum Suellensem episcopum1 in Ecclesie vestre archie-
piscopum eligendum, cum sue alligatus Ecclesie liberum non ha-
beat sine nostra permissione volatum, electionem de ipso factam
tamquam contra canones minus licite attemptatam de fratrum
nostrorum consilio duximus irritandam, cum eligi nullo iure po-
tuerit sed potius postulari. Volentes tamen quantum cum Deo
possumus desideriis vestris benevolo favore concurrere, dilectis
filiis Hugoni subdiacono et .R<olando>. capellanis nostris apo-
stolice Sedis legatis duximus iniungendum, ut et vota vestra circa
ipsum exquirant et persone merita vice nostra examinent diligen-
ter eundem ad nos cum litteris suis rei veritatem continentibus
destinando, ut si idoneus repertus fuerit, disponente Domino,
et ipsi in Ecclesia et Ecclesie vestre utiliter provideatur in ipso.
Datum Laterani, .VI. Kalendas Aprilis, anno secundo.

31. a In R Episcopo, ma è chiaramente un errore del copista

31. 1 Cfr. Appendice I.


Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 61

32
1218, giugno 18, Roma San Pietro
Onorio III conferma all’abate di S. Vittore di Marsiglia,
<Bonfiglio>, la proprietà di tutti i beni appartenenti all’abbazia,
compresi i monasteri in Sardegna: il monastero di S. Saturno
di Cagliari con tutte le sue pertinenze; la chiesa di S. Nicola di
Guzule nel giudicato di Torres; le chiese di S. Stefano di Posada,
S. Maria de Larasano, S. Andrea de Lata e S. Maria de Surradyn
nel giudicato di Gallura.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 9, ff. 268v-


269v, ep. 1196. Sul lato esterno del documento all’altezza dell’ultima
riga del doc. precedente, quasi totalmente rifilato, è riportato l’indi-
rizzo; sullo stesso lato, alla stessa altezza, appena più interna, la cifra:
1196. L’edizione riguarda solo le parti del documento che interessano
la Sardegna.
E d i z i o n i : Horoy, II, doc. CCXCVIII, coll. 803-808.
R e g e s t i : Potthast, I, 5853, p. 514, con data 28 giugno; Pres-
sutti, I, 1445, p. 239.
Cfr. Doc. 38.

Abbati Sancti Victoris Massiliensis1 eiusque fratribus tam pre-


sentibus quam futuris regularem vitam professis imperpetuum.

Religiosam vitam et cetera usque infringat. Eapropter dilecti


in domino filii, vestris iustis postulationibus clementer annui-
mus et monasterium Sancti Victoris Massiliensis quod speciali-
ter Beati Petri iuris existit in quo divino estis obsequio mancipa-
ti, sub Beati Petri et nostra protectione suscipimus et presentis
scripti privilegio communimus. In primis siquidem statuentes
ut ordo monasticus qui secundum Deum et Beati Benedicti re-
gulam in eodem monasterio et cetera usque observetur.
Preterea quascumque possessiones et cetera usque illibata

32. 1 Bonfiglio (1215-1234): Amargier, Abbatum massiliensium series, pp. 314-


321.
62 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

permaneant. In quibus hec propriis et cetera usque vocabulis.


Locum ipsum et cetera usque pertinentiis suis. […] // […] In
Caralis Sardinie: monasterium Sancti Saturni cum aliis sibi sub-
ditis ecclesiis2. In iudicatu Turrensi: ecclesiam Sancti Nycolai de
Gozolino cum pertinentiis suis3. In iudicatu Gallurensi Sancti
Stephani de Posata; Sancte Marie de Larasano; Sancti Andree de
Lata et Sancte Marie de Surradyn ecclesias4. […] //
[…] Decimas insuper et possessiones ad ecclesias vestras
spectantes que a laicis detinentur, redimendi et legitime libe-
randi de manibus eorumdem et ad ecclesias ad quas pertinent
revocandi libera sit vobis de nostra auctoritate facultas. Preterea
omnes libertates et immunitates a felicis recordationis Urbano
et Innocentio secundis5 et aliis predecessoribus nostris Roma-
nis pontificibus monasterio et ordini vestro concessas, necnon
et libertates et exemptiones secularium exationum a regibus,
principibus vel aliis fidelibus rationabiliter vobis indultas, auc-
toritate apostolica confirmamus et presentis scripti privilegio
communimus.
Decernimus ergo ut nulli omnino hominum liceat prefatum
monasterium et cetera usque profutura, salva sedis apostolice
auctoritate, et in predictis monasteriis et ecclesiis non exemptis
diocesanorum episcoporum canonica iustitia.
Si qua igitur in futurum et cetera usque ultioni. Cunctis au-
tem et cetera. Amen.

2
S. Saturno di Cagliari, nel giudicato e provincia ecclesiastica omonimi, nell’at-
tuale comune di Cagliari, l’insieme delle proprietà annesse a questo monastero
si veda nel doc. 38.
3
S. Nicola di Guzule, in giudicato di Torres, in diocesi di Bisarcio, nell’attuale
comune di Ozieri.
4
Santo Stefano di Posada, diocesi di Galtellì, nell’attuale comune omonimo, dal
quale dipendevano la vicina chiesa di S. Andrea di Posada (de Lata), e, in diocesi
di Civita, le chiese di: S. Maria di Larathon, nell’attuale comune di Olbia e S.
Maria di Surrache, nell’attuale comune di Luogosanto.
5
Urbano II (1088-1099), cfr. Guérard, Cartulaire, n° 840, 1095, aprile 4, pp.
208-210; Innocenzo II (1130-1143), cfr. Guérard, Cartulaire, n° 844, 1135,
giugno 18, pp. 220-230.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 63

Datum Rome, apud Sanctum Petrum, per manum Ranerii,


Sancte Romane Ecclesie vicecancellarii, .XIIII. Kalendas Iulii,
indictione .VI., incarnationis Dominice anno .M.CC.XVIII.,
pontificatus vero domini Honorii, pape .III. anno secundo.

33*
<ante 1218, agosto 22>
<Benedetta di Massa giudicessa di Cagliari scrive ad Onorio
III: lo informa che è stata obbligata da Lamberto Visconti e da
altri cittadini pisani a giurare di sposare Ubaldo Visconti e che,
pur avendo giurato al papa Innocenzo III di non infeudare o
alienare i castelli del suo giudicato, ha dovuto trasgredire; gli si
rivolge per essere aiutata a liberarsi dall’impegno matrimoniale
a favore di Ubaldo Visconti e per rimediare alla situazione rela-
tiva ai castra giudicali>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dai nn. 39 e 40 dove il pon-


tefice, incaricando i legati Ugo e Orlando di occuparsi della faccenda,
afferma che era stata la stessa giudicessa ad insinuargli le informazioni
sulla situazione e a chiedergli «ut […] paterna dignaremur sollicitudi-
ne providere».

34*
<ante 1218 agosto 22>
<Pietro, priore del monastero vittorino di S. Saturnino di
Cagliari chiede al pontefice la riconferma delle proprietà del
monastero>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dal n° 38, dove Onorio, nel


contesto della riconferma dei beni del monastero, afferma di dar segui-
to alle «iustis postulationibus» del priore.
64 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

35
1218, agosto 19, Laterano
<Onorio III> ordina ai consoli e al popolo di Pisa di richia-
mare dalla Sardegna e dal giudicato di Cagliari Ubaldo <Vi-
sconti> entro otto giorni dal ricevimento della lettera. Li infor-
ma, inoltre, di aver già ordinato al loro arcivescovo, <Vitale>, di
scomunicare gli stessi consoli e di promulgare l’interdetto sulla
città, in caso di non esecuzione del mandato.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 10, ff. 7v-8r,


ep. 32. Sul lato interno di 7v è riportato l’indirizzo; sullo stesso lato,
di inchiostro più chiaro, all’altezza della terza riga del documento, la
cifra: XXXII. In calce a R vi è l’attestazione dell’invio di un doc. dello
stesso tenore all’arcivescovo di Pisa: «In eundem modum scriptum est
super hoc archiepiscopo Pisano».
E d i z i o n i : Scano, I, LXIII, p. 42.
R e g e s t i : Pressutti, I, 1589, p. 265.
Cfr. docc. 12, 20, 22, 36, 40, 43-46, 58-61, 69, 70, 90, 91, 96, 99, 100,
102, 107-109, 113-120, 131*, 132. Appendice documentaria Const. 3.
Introduzione, parte II, cap. 2 b.

Consulibus et populo Pisanis1

Si melius notassetis quod legitur: «frustra iacitur rete ante


oculos pennatorum»2, non attemptaretis nos et Romanam Ec-
clesiam sic patenter eludere Sardiniam ac specialiter terram
nobilis mulieris dompnicelle Benedicte per Ubaldum3 et alios
cives vestros infestari, non sine nostra et apostolice Sedis iniuria
permittendo ne faciendo dicamus et per manifestam dissimu-

35. 1 I consoli pisani in carica dal 14 maggio 1218 sino alla fine di aprile del 1220
erano: Bolso del fu Pietro Albizzone (Casapieri), Ugo Grotti (Duodi), Ranieri
Barattola Visconti, Malvicino del fu Ildebrando da Cesano (Upezzinghi), Guido
(di Ildebrandino) di Ventriglio Matti: Ceccarelli, I Podestà.
2
Proverbi 1,17.
3
Benedetta di Massa, giudicessa di Cagliari (1214-1232 ca.); Ubaldo di Eldizio
Visconti.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 65

lationem tacitumque consensum ipsos obliti pacti et iuramenti


vestri in huiusmodi presumptione fovendo, cum posse et non
velle perturbare perversos nichil sit aliud quam fovere.
Monemus, igitur, universitatem vestram et per apostoli-
ca vobis scripta precipiendo mandamus, quatinus infra octo
dies post susceptionem presentium nuntios vestros et litteras
in Sardiniam destinantes, prefatum Ubaldum et omnes alios
cives vestros ab impugnatione predicte terre, excusatione ac
dilatione cessantibus, revocetis, nec amplius propter hoc illuc
redire sinatis qui nisi infra viginti dies postquam presentes lit-
teras receperitis terram exiverint memoratam, illos sicut ad vos
pertinet puniatis, non causantes vos illos revocare vel punire
non posse, cum in terra et districtu vestro habeant possessio-
nes et domos per quarum exterminium illas revocare potestis
aut saltem de sua temeritate punire. Taliter autem adimpleatis
nostrum in hac parte preceptum quod vos illud non peniteat
obaudisse. Nos enim venerabili fratri nostro .<Vitali>. archie-
piscopo4 vestro nostris damus litteris firmiter in preceptis, ut
nisi infra prescriptos terminos curaveritis efficere quod manda-
mus, ipse ex tunc in principales personas, videlicet consu//les
et consiliarios civitatis vestre, excomunicationis et in civitatem
ipsam interdicti sententias, appellatione remota, non differat
promulgare, ac insuper quantum abutamini patientia nostra de
terra ipsa Sardinie nisi aliter provideritis, talia cogitabimus que
vobis non cedent ad commodum vel honorem, immo, ut loqua-
mur aperte, que vobis erunt causa doloris continui et erit fera et
inutilis penitudo.
Datum Laterani, .XIIII. Kalendas Septembris, pontificatus
nostri anno tertio.

4
Vitale di Pisa (1218-1252): Eubel, I, p. 399; cfr. Dell’Amico, Tra politica e
pastorale.
66 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

36
1218, agosto 19, Laterano
Archiepiscopo Pisano
<Onorio III ordina all’arcivescovo di Pisa Vitale di scomu-
nicare i consoli e di promulgare l’interdetto sulla città di Pisa
in caso di non esecuzione del mandato pontificio di richiamare
dalla Sardegna e dal giudicato di Cagliari Ubaldo Visconti entro
otto giorni dal ricevimento della lettera>.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 10, ff. 7v-8r,


ep. 32. Documento realizzato e inviato contemporaneamente al n° 35.
E d i z i o n i : Scano, I, LXIII, p. 42.
R e g e s t i : Pressutti, I, 1589, p. 265.
Cfr. docc. 12, 20, 22, 35, 40, 43-46, 58-61, 69, 70, 90, 91, 96, 99, 100,
102, 107-109, 113-120, 131*, 132. Appendice documentaria Const. 3.
Introduzione, parte II, cap. 2 b e d.

In eundem modum scriptum est super hoc archiepiscopo Pisano1

37*
<1218, agosto 19 circa – ante 1218, novembre 10>
<Onorio III ordina a Ubaldo e Lamberto Visconti di abban-
donare le terre indebitamente occupate in Sardegna e di liberare
Benedetta di Massa dal vincolo matrimoniale che le hanno im-
posto a favore di Ubaldo>.

L’esistenza di questo doc. e il suo ante quem è ricavabile dal n° 45,


dove Onorio, scrivendo ai Milanesi affinché aiutino Mariano di Torres
nella guerra che si appresta a fare contro i due Pisani, scrive che l’a-
zione militare si era resa necessaria data la pervicacia dei due fratelli
«licet multis monitionibus institerimus apud eos». Sul contenuto e il
post quem si vedano i docc. 35, 36, 39, 40.

36. 1 Vedi nota 4 del doc. precedente.


Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 67

38
1218, agosto 22, Laterano
<Onorio III>, su richiesta di Pietro priore del monastero di
San Saturno di Cagliari, concede al monastero stesso la prote-
zione apostolica, lo conferma nei suoi privilegi e nella proprietà
di tutti i suoi beni: le chiese di S. Efisio di Nora; S. Pietro iuxta
litus maris; S. Lucifero di Pau; S.ta Maria de Vineis; S.ta Maria
e S. Andrea de Sebollo; S.ta Maria de Leeni; S. Pietro de Serra;
S.ta Maria de Gip; S. Anania de Portu; S.ta Maria de Portu Salis;
S. Elia de Monte; S. Vittoria de Nurage; S.ta Maria de Arcu; S.
Pietro de Ponte; S. Vittoria di Sinnai; S. Ambrogio di Uta; S.
Giorgio di Decimo; S.ta Barbara de Aquafrigida; S.ta Maria de
Margamil; S. Pietro de Ruina; S. Salvatore de Balnearia; S.ta Lu-
cia de Civita; S. Efisio de Carco; S. Lussorio de Maara.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 10, f. 6r, ep. 22.


Sul lato esterno di 6r è riportato l’indirizzo; sul lato interno, di inchio-
stro più chiaro, la cifra: XXII.
E d i z i o n i : Scano, I, LXV, pp. 43-44.
R e g e s t i : Pressutti, I, 1592, pp. 266.
Cfr. doc. 32 e 34*.

Petro1 priori et conventui monasterii Sancti Saturni in Kalarita-


na diocesi constitutis, tam presentibus quam futuris regularem
vitam professis in perpetuum

Pie postulatio voluntatis effectu debet prosequente comple-


ri, ut et devotionis sinceritas laudabiliter enitescat et utilitas po-
stulata vires indubitanter assumat.
Eapropter, dilecti in Domino filii, vestris iustis postulatio-
nibus clementer annuimus et prefatum monasterium sancti Sa-
turni, in quo divino mancipati estis obsequio, sub Beati Petri
et nostra protectione suscipimus et presentis scripti privilegi

38. 1 Priore del monastero di S. Saturno di Cagliari (1215-1227): Boscolo, L’ab-


bazia di San Vittore, p. 145.
68 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

communimus. In primis, siquidem, statuentes ut ordo mona-


sticus qui secundum Deum et beati Benedicti regulam in eo-
dem monasterio institutus et cetera usque observetur. Preterea,
quascumque possessiones quecumque bona idem monaste-
rium impresentiarum iuste ac canonice possidet aut in futurum
concessione pontificum et cetera usque illibata permaneant. In
quibus hec et cetera usque vocabulis. Locum ipsum in quo pre-
fatum monasterium situm est cum omnibus pertinentiis suis;
ecclesiam Sancti Ephisi de Nuras2 cum pertinentiis suis; eccle-
siam Sancti Petri iuxta litus maris3; ecclesiam Sancti Luciferi
de Pau4; ecclesiam Sancte Marie de Vineis5, ecclesiam Sancte
Marie de Sebollo6, ecclesiam sancte Marie de Leeni7; ecclesiam
Sancti Petri de Serra; ecclesiam Sancti Andree de Sebollo8; ec-
clesiam Sancte Marie de Gip9; ecclesiam Sancti Ananie de Por-
tu10; ecclesiam Sancte Marie de Portu Salis11; ecclesiam Sancti
Elye de Monte12; ecclesiam Sancte Victorie de Nurage13; eccle-

2
S. Efisio di Nora, in giudicato di Cagliari nell’omonima diocesi, nell’attuale
comune di Pula.
3
S. Pietro nell’attuale area urbana di Cagliari.
4
S. Lucifero, in giudicato e diocesi di Cagliari, nell’attuale comune di Valler-
mosa, scomparsa.
5
S. Maria de Vineis nell’attuale area urbana di Cagliari, scomparsa.
6
S. Maria in Cepola in giudicato e diocesi di Cagliari, nell’attuale comune di
Quartu.
7
S. Maria in giudicato e diocesi di Cagliari, nell’attuale comune di Villacidro,
scomparsa.
8
S. Pietro e S. Andrea, in giudicato e diocesi di Cagliari, entrambe nell’attuale
comune di Serramanna, scomparse.
9
S. Maria, in giudicato e diocesi di Cagliari, nell’attuale comune di Decimo-
putzu.
10
S. Anania, nell’attuale area urbana di Cagliari, scomparsa.
11
Detta anche S. Maria de Gruttis, nell’attuale area urbana di Cagliari, scom-
parsa.
12
S. Elia, nell’attuale area urbana di Cagliari, distrutta.
13
S. Vittoria, in giudicato di Cagliari, forse nell’attuale comune di Villamassar-
gia quindi diocesi di Sulci, scomparsa.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 69

siam Sancte Marie de Arcu14; ecclesiam Sancti Petri de Ponte15


cum omnibus pertinentiis earumdem; ecclesiam Sancte Victo-
rie de Synai16; ecclesiam Sancti Ambrosii de Uda17; ecclesiam
Sancti Georgii de Decimo18 cum omnibus pertinentiis suis;
ecclesiam Sancte Barbare de Aquafrigida19; ecclesiam Sancte
Marie de Margamil20; ecclesiam Sancti Petri de Ruina21; eccle-
siam sancti Salvatoris de Balnearia; ecclesiam Sancte Lucie de
Civita22; ecclesiam Sancti Ephysi de Carco23 et ecclesiam San-
cti Ruxurii de Maara24 cum omnibus pertinentiis earumdem.
Sane novalium vestrorum que propriis manibus aut sumpti-
bus colitis sive de vestrorum animalium nutrimentis nullus a
vobis decimas exigere vel extorquere presumat. Liceat quoque
vobis clericos vel laicos et cetera usque retinere. Prohibemus,
insuper, ut nulli fratrum vestrorum post factam in monasterio
vestro professionem fas sit sine prioris sui licentia nisi arcioris
religionis obtentu de eodem loco discedere. Discedentem vero

14
S. Maria, in giudicato di Cagliari, diocesi di Dolia, nell’attuale comune di Se-
legas, distrutta.
15
S. Pietro, in giudicato di Cagliari, nell’omonima diocesi, nell’attuale comune
di Quartu.
16
S. Vittoria, in giudicato e diocesi di Cagliari, nell’attuale comune di Sinnai.
17
S. Ambrogio, in giudicato e diocesi di Cagliari, nell’attuale comune di Uta.
18
S. Giorgio, in giudicato e diocesi di Cagliari, nell’attuale comune di Decimo-
putzu.
19
S. Barbara, in giudicato e diocesi di Cagliari, nell’attuale comune di Siliqua,
distrutta.
20
S. Maria, in giudicato e diocesi di Cagliari, nell’attuale comune di Maracala-
gonis, distrutta.
21
S. Pietro, in giudicato di Cagliari, non localizzata ma nell’attuale provincia
di Nuoro.
22
S. Salvatore e S. Lucia entrambe nell’attuale area urbana di Cagliari, scompar-
sa la prima, rifatta nel XVII secolo la seconda.
23
S. Efisio, in giudicato di Cagliari, nell’omonima diocesi, nell’attuale comune
di Quartucciu.
24
S. Lussorio in giudicato e diocesi di Cagliari, nell’attuale comune di Maraca-
lagonis, distrutta.
70 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

et cetera usque retinere. Cum autem generale interdictum ter-


re fuerit, liceat vobis, clausis ianuis, exclusis excommunicatis
et interdictis, non pulsatis campanis, suppressa voce, divina
officia celebrare. Auctoritate quoque apostolica prohibemus ne
ullus in vos vel monasterium vestrum excommunicationis vel
interdicti sententias sine manifesta et rationabili causa promul-
gare, seu novis et indebitis exactionibus vos aggravare presu-
mat. Crisma vero oleum sanctum consecrationes altarium seu
basilicarum, ordinationes monachorum et clericorum qui ad
sacros ordines et cetera usque pravitate aliqua exhibere. Prohi-
bemus, insuper, ut infra fines parrochie vestre nullus sine assen-
su diocesani episcopi et vestro capellam seu oratorium de novo
construere audeat, salvis privilegiis pontificum Romanorum.
Sepulturam quoque ipsius loci et cetera usque nullus obsistat
salva tamen iustitia illarum ecclesiarum a quibus mortuorum
corpora assumuntur. Obeunte vero te nunc eiusdem loci priore
vel tuorum quolibet successorum nullus ibi qualibet subreptio-
nis astutia seu violentia preponatur nisi quem abbas monasterii
sancti Victoris Massiliensis, cui dictum monasterium subesse
dinoscitur eidem de consensu fratrum suorum vel maioris et
sanioris partis ipsorum secundum Deum et beati Benedicti re-
gulam providerit proponendum. Paci quoque et tranquillitati
vestre et cetera usque audeat exercere. Preterea omnes libertates
et immunitates a predecessoribus nostris Romanis pontificibus
ordini vestro concessas necnon libertates et cetera usque privi-
legio communimus.
Decernimus ergo ut nulli omnino hominum liceat prefatum
monasterium et cetera usque pro futura. Salva Sedis apostolice
auctoritate et in predictis ecclesiis diocesanorum episcoporum
canonica iustitia.
Si qua igitur et cetera. Cunctis autem et cetera usque Amen.
Datum Laterani, per manum Ranerii sancte Romane Ec-
clesie vicecancellarii, .XI. Kalendas Septembris, indictione .VI.,
incarnationis Dominice anno .M.CC.XVIII., pontificato vero
domini Honorii pape .III. anno tertio.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 71

39
1218, agosto 22, Laterano
<Onorio III> – dopo averli informati che Benedetta giudi-
cessa di Cagliari, pur avendo giurato al papa I<nnocenzo III> di
non infeudare o alienare i castelli del suo giudicato, aveva do-
vuto per varie ragioni trasgredire a quel giuramento, e che ora
si è rivolta a lui per ottenere aiuto – ordina ai legati apostolici
Ugo e Orlando di impartire la giusta penitenza alla giudicessa
e di dichiarare illegittime tutte le alienazioni da lei compiute in
pregiudizio della Sede apostolica.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 10, f. 8r, ep.


33. Sul margine esterno di 8r è riportato l’indirizzo; sullo stesso lato,
di inchiostro più chiaro, all’altezza della prima riga del documento, la
cifra: XXXIII.
E d i z i o n i : Scano, I, LXIV, p. 43.
R e g e s t i : Pressutti, I, 1593, p. 266.
Cfr. Doc. 33*.

Hugoni subdiacono et Orlando1 capellanis nostris, apostolice


Sedis legatis

Dilecta in Christo filia nobilis mulier domnicella Benedicta


nobis insinuare curavit quod, clare memorie .<Wilelmo>.2 pa-
tre ipsius ab hac luce subtracto, ipsa in manibus metropolitani
sui ac consanguineorum eius de non infeudando seu quolibet
modo alienando castra vel possessiones suas absque ipsorum
licentia, prout a felicis memorie .I<nnocentio>. papa predeces-
sore nostro dispositum fuerat3, prestitit corporaliter iuramen-

39. 1 Incaricati come legati nonostante l’ufficio della legazia apostolica fosse sta-
to rinnovato ad sedem all’arcivescovo di Pisa dallo stesso Onorio nel febbraio
dello stesso anno (cfr. doc. 25).
2
Gugliemo di Massa, giudice di Cagliari (1190-1214 ca.).
3
Innocenzo III (1198-1216), cfr. Innocenzo III e la Sardegna, doc. 143, pp. 149-
151, con data da correggere al 1214.
72 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

tum; quod diversis coacta necessitatibus non servavit; unde pe-


tiit ut, tam saluti sue quam utilitati Romane Ecclesie, in cuius
preiudicium se quedam alienasse fatetur, paterna dignaremur
sollicitudinea providere.
Quocirca, discretioni vestre per apostolica scripta manda-
mus quatinus, monentes eandem nobilem ut penitentiam de
transgressione recipiat iuramenti, alienationes quas ab ea in
Ecclesie Romane preiudicium inveneritis illicite attemptatas
legitime revocetis, contradictores, si qui fuerint, per censuram
ecclesiasticam appellatione postposita compescentes.
Datum Laterani, .XI. Kalendas Septembris, pontificatus no-
stri anno tertio.

40
1218, agosto 23, Laterano
<Onorio III>, dopo averli informati che Benedetta di Ca-
gliari è stata obbligata da Lamberto <Visconti> e altri cittadini
pisani a giurare a nome suo e dei suoi vassalli, di sposare Ubaldo
<Visconti> e a concedere loro alcuni castelli del giudicato che
appartengono alla Sede apostolica, ordina ai legati apostolici
Ugo e Rolando di dichiarare la giudicessa e i suoi vassalli sciolti
dall’illecito giuramento.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 10, ff. 6v-7r,


ep. 26. Sul lato esterno di 6v è riportato l’indirizzo; sullo stesso lato,
all’altezza della terza riga del documento, di inchiostro più chiaro, la
cifra: XXVI.
E d i z i o n i : Scano, I, LXVI, pp. 45-46.
R e g e s t i : Pressutti, I, 1594, p. 266.
Cfr. docc. 12, 20, 22, 33*, 35, 36, 43-46, 58-61, 69, 70, 90, 91, 96,

39. a In R sollicitudinem
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 73

99, 100, 102, 107-109, 113-120, 131*, 132. Appendice documentaria


Const. 3. Introduzione, parte II, cap. 2 b.

Hugoni et Rolando1 capellanis nostris apostolice Sedis legatis

Dilecta in Christo filia nobilis mulier domicella Benedicta


nobis insinuare curavit quod, olim a Lamberto fratre Ubaldi
et quibusdam aliis civibus Pisanis in vinculis posita, coacta est
tam suo quam vassallorum suorum iuramento firmare quod
prefatum Ubaldum in virum reciperet et castra sua, immo Ec-
clesie Romane ad quam principaliter pertinere noscuntur, as-
signaret eidem. Cum igitur huiusmodi iuramentum illicitum
fuerit et ideo non servandum, discretioni vestre per apostolica
scripta mandamus quatinus tam // predictam nobilem quam
vassallos ipsius denuntietis ab eodem iuramento penitus ab-
solutos.
Datum Laterani, .X. Kalendas Septembris, anno tertio.

41*
<ante 1218, ottobre 15>
<Il vescovo di Sulci Mariano chiede al pontefice la conferma
della proprietà dei beni della sua Chiesa>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dal n° 42 dove Onorio, nel


riconfermare le proprietà in questione, scrive di dar seguito alle «iustis
postulationibus» del vescovo.

40. 1 Cfr. doc. precedente nota 1.


74 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

42
1218, ottobre 5, Laterano
<Onorio III> – sulla base di quanto già fatto dal predeces-
sore Pasquale <II> – riconferma al vescovo di Sulci, Mariano, e
ai suoi successori, la proprietà dei beni della chiesa sulcitana: le
chiese di S. Maria de Tatalia, di S. Maria de Palma, di S. Marta
e S. Giminiano de Urratile, di S. Giorgio de Toloy, di S. Gio-
vanni de Libano e di S. Pantaleo, di S. Vincenzo de Sigerro, di
S. Saturno e S. Paolo de Tammari, di S. Vittoria di Baratili, di
S. Basilio de Coronio, di S. Maria di Flumentepido e di S. Maria
di Sepezzo, nonché le domus di Domnicelli, di Vado de Cannes,
di Barmela, di Suergio, di Tacasile e il saltum di Tracarri, più
un quarto del saltum del Barigadu e il saltum di Gitture; la do-
mestia di Urratile detta anche Carrarius; le domus di Symio, di
Scolca de Moloso, di Barega, di Frongia, e la domum della villa
di San Lussorio, le domus di Assemini, di Simbilia e di Conesi.
Stabilisce infine che la sede del vescovado sia quella antica di S.
Antioco.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 10, ff. 15v-16r,


ep. 71. Sul lato esterno di 15v è riportato l’indirizzo; sullo stesso lato,
all’altezza della terza riga del documento, la cifra: LXXI.
E d i z i o n i : Motzo, Il patrimonio, pp. 216-219; Scano, I,
LXVII, pp. 46-47.
R e g e s t i : Pressutti, I, 1633, p. 272.
Cfr. doc. 41*.

Mariano episcopo Sulciensi, eiusque successoribus canonice


substituendis imperpetuum1

In eminenti apostolice Sedis specula, licet immeriti, dispo-


nente Domino, constituti, fratres et coepiscopos nostros tam
propinquos quam longe positos fraterna debemus caritate di-

42. 1 Cfr. Appendice I.


Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 75

ligerea ac ecclesiis sibi a Deo commissis pastoralib sollicitudine


providere. Quapropter, venerabilis in Christo frater episcope,
tuis iustis postulationibus clementer annuimus et Sulciensem
Ecclesiam, cui Deo auctore preesse dinosceris, ad exemplar fe-
licis recordationis Pascalis2 pape, predecessoris nostri, sub be-
ati Petri et nostra protectione suscipimus et presentis // scripti
privilegio communimus, statuentes ut quascumque possessio-
nes quequmque bona eadem Ecclesia impresentiarum et cetera
usque illibata permaneant. In quibus hec et cetera usque voca-
bulis: ecclesiam Sancte Marie de Tatalia3 cum ipsa villa, servis,
ancillis, colonis, terris, vineis, pratis, ortis et planitie posita ante
eam que dicitur Palude et aliis pertinentiis suis; ecclesiam San-
cte Marie de Palma4 cum mancipiis et aliis pertinentiis suis;
Sancte Marthe; Sancti Geminiani de Urratile5; Sancti Georgii de
Toloy6; Sancti Iohannis de Libano et Sancti Pantaleonis7, eccle-
sias cum omnibus pertinentiis earumdem; Sancti Vincentii de
Sigerri8; Sancti Saturni; Sancti Pauli de Tammari9; Sancte Vic-
torie de Baratili10; Sancti Basilii de Coronio11; Sancte Marie de

42. a Segue cancellatura della lunghezza di cinque lettere   b


In R postorali  

2
Pasquale II: cfr. IP, X, p. 415, doc. *1, in realtà il doc. è andato perduto e Kehr
ne dà notizia sulla base di questo di Onorio III.
3
S. Maria di Tratalias, cattedrale di Sulci, nell’attuale comune omonimo, que-
sta e tutte le altre chiese e località sono in giudicato di Cagliari e diocesi di
Sulci.
4
S. Maria di Palma, nell’attuale comune di San Giovanni Suergiu.
5
S. Marta e S. Gimignano di Turri, nell’attuale comune di Carbonia: Terrosu
Asole, L’insediamento umano, p. 33, n° 33.
6
S. Giorgio di Tului, nell’attuale comune di Giba.
7
Chiese che non sono riuscito a localizzare.
8
S. Vincenzo di Sigerro, nell’attuale comune di Villamassargia.
9
Chiese che non sono riuscito a localizzare.
10
S. Vittoria di Baratili, nell’attuale comune di Iglesias: Terrosu Asole, L’inse-
diamento umano, p. 21, n° 25.
11
S. Basilio di Corongiu, nell’omonima attuale frazione tra Carbonia e Iglesias.
76 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

Flumine Tepido12 et Sancte Marie de Sepezzo13 ecclesias cum


servis, ancillis et omnibus aliis pertinentiis earumdem; domum
de villa Domnicelli; domum de Vado de Cannes; domum de
Barmela; domum de Suergio et domum de Tacasile cum servis
et ancillis et omnibus aliis pertinentiis suis; saltum qui dicitur
Tracarri cum planitie, montibus, pascuis et aquis suis; quartamc
partem totius saltus qui dicitur Varicatum cum suis pertinen-
tiis; saltum de Gutture Pontis cum montibus et planitie, aqua
et omnibus pertinentiis suis; domesticam de Urratile que dici-
tur Carrarius cum pertinentiis suis; domum de Symio, domum
de Scolca de Moloso; domum de Barega; domum de Frongia;
domum de villa Sancti Ruxorii; domum de Arsemine; domum
de Simbilia et domum de Conesi cum servis, ancillis, terris, vi-
neis, pascuis et aquis et omnibus aliis ad easdem pertinentibus;
districtius inhibentes ne predicta et alia que impresentiarum
Sulciensis Ecclesia rationabiliter possidet a iurisdictione tua et
successorum tuorum ullis umquam occasionibus subtrahantur.
Statuimus insuper ut episcopatus tui sedes iuxta morem
antiquum apud beati Antiochi ecclesiam habeatur totaque
diocesis, triconie que dicitur Sulci, triconie etiam que dicitur
de Sikerri, in tua tuorumque successorum provisione cura et
episcopali dispositione consistat. Ad hec cimiteria et beneficia
ecclesiarum tue diocesis nullus hereditario iure et cetera usque
compescatur. Preterea quod communi assensu tui capituli et
cetera usque permanere. Prohibemus insuper ne excommuni-
catos vel interdictos tuos et cetera usque ligatum absolvi.
Decernimus ergo ut nulli omnino hominum liceat prefatam
Ecclesiam et cetera usque profutura, salva Sedis apostolice auc-
toritate.
Si qua igitur et cetera. Cunctis autem et cetera usque Amen.
Datum Laterani, per manum Ranerii, Sancte Romane Eccle-

c
In R quartem

12
S. Maria di Flumentepido, nell’attuale comune di Carbonia.
13
S. Maria di Sebatzus, nell’attuale comune di Siliqua.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 77

sie vicecancellarii, .III. Nonas Octobris indictione .VII. incarna-


tionis Dominice anno .M.CC.XVIII., pontificatus vero domini
Honorii pape .III. anno tertio.

43
1218, novembre 8, Laterano
<Onorio III> ordina all’arcivescovo di Pisa <Vitale> di pro-
mulgare l’interdetto sulla città e di scomunicare il podestà e i
consoli del Comune se non esproprieranno Ubaldo <Visconti>
e i suoi alleati di tutti i beni e le terre che possiedono in città per
obbligarli ad abbandonare la Sardegna.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 10, ff. 26rv,


ep. 119. Sul lato esterno di 26r è riportato l’indirizzo; sullo stesso lato,
all’altezza della seconda riga del documento, la cifra: CXIX. Sul lato
interno, all’altezza della seconda riga: videntur. In calce a R vi è l’atte-
stazione dell’invio di un doc. dello stesso tono ai consoli e al popolo di
Pisa: «In eundem modum scriptum est super hoc consulibus et populo
Pisanis».
R e g e s t i : Scano, I, LXVIII, pp. 47-48; Pressutti, I, 1672, p.
278.
Cfr. docc. 12, 20, 22, 35, 36, 40, 44-46, 58-61, 69, 70, 90, 91, 96,
99, 100, 102, 107-109, 113-120, 131*, 132. Appendice documentaria
Const. 3. Introduzione, parte II, cap. 2 b.

Archiepiscopo Pisano1

Consules2 populusque Pisanus, Dei et apostolice Sedis indi-


gnationem et iram pedibus et manibus sibi videntura arcescere,

43. a Su videntibus cancellato  

43. 1 Vitale di Pisa (1218-1252): Eubel, I, p. 399.


2
I consoli pisani in carica dal 14 maggio 1218 sino alla fine di aprile del 1220
78 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

qui tot commonitionibus et comminationibus omnino con-


temptis Ubaldum et alios cives suos ab impugnatione Sardinie
revocare contempnunt, quin immo sicut per operum exhibitio-
nem ostendunt eam per illorum manus // manifeste impugnant.
Quamquam igitur merita eorum non exigant quod ipsos mone-
amus ut filios sed potius persequamur ut manifestos Ecclesie
inimicos, ne tamen vel excusandi se, vel nos aliquatenus incu-
sandi eis materia relinquatur ecce adhuc surdis auribus com-
monitiones et comminationes apostolicas intonamus nostris
eis districte litteris precipiendo mandantes, quatinus prefatum
Hubaldum3 ac alios cives eorum, iuxta quod eis alias dedimus
in mandatis, ab impugnatione predicte terre per exterminium
domorum ac possessionum quas in eorum terra et eius districtu
obtinent, curent dilatione postposita revocare. Ideoque, pre-
sentium tibi auctoritate mandamus et in virtute obedientie di-
stricte precipimus, quatinus si dicti consules et populus quod
mandamus neglexerint adimplere, tu in consules et consiliarios
excommunicationis sententiam appellatione remota promulga-
re non differas, et totam terram districto subicere interdicto, ita
quod preter penitentias morientium et baptismata parvulorum
nullum ibi celebretur divinum officiumb aut exhibeatur eccle-
siasticum sacramentum; alioquin nostro te conspectui persona-
liter representes, responsurus de inhobedientia et contemptu,
cum iam alias te super hoc in nostri executione mandati negli-
gentem exhibueris4 et remissum ad hoc Ubaldum et Lamber-
tum fratrem eius ac quoslibet ad occupandamc Sardiniam eis
subsidium impendentes excommunicatos sine qualibet dila-
tione publice nunties, faciens sententiam ipsam singulis diebus

b
Il testo prosegue sul margine sinistro del foglio  c occupandam in interlinea

erano: Bolso del fu Pietro Albizzone (Casapieri), Ugo Grotti (Duodi), Ranieri
Barattola Visconti, Malvicino del fu Ildebrando da Cesano (Upezzinghi), Guido
(di Ildebrandino) di Ventriglio Matti: Ceccarelli, I Podestà.
3
Ubaldo di Eldizio Visconti.
4
Con tutta probabilità fa riferimento al doc. 36.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 79

dominicis et festivis, candelis accensis et pulsatis campanis, sol-


lempniter publicari.
Datum Laterani, .VI. Idus Novembris, anno tertio.

44
1218, novembre 8, Laterano
Consulibus et populo Pisanis
<Onorio III minaccia i consoli e il popolo del Comune di
Pisa di far promulgare la sentenza di scomunica su di loro e
l’interdetto sulla città se non esproprieranno Ubaldo Visconti e
i suoi alleati di tutti i beni e le terre che possiedono in città per
obbligarli ad abbandonare la Sardegna>.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 10, ff. 26rv,


ep. 119. Documento realizzato e inviato contemporaneamente al n. 43.
R e g e s t i : Scano, I, LXVIII, pp. 47-48; Pressutti, I, 1672, p.
278.
Cfr. docc. 12, 20, 22, 35, 36, 40, 43, 44-46, 58-61, 69, 70, 90, 91, 96,
99, 100, 102, 107-109, 113-120, 131*, 132. Appendice documentaria
Const. 3. Introduzione, parte II, cap. 2 b.

In eundem modum scriptum est super hoc consulibus


et populo Pisanis1.

44. 1 Cfr. nota 2 del doc. precedente.


80 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

45
1218, novembre 10, Laterano
<Onorio III> chiede ai Milanesi che aiutino il giudice di
Torres <Mariano> nella guerra che si accinge a combattere con-
tro Ubaldo e Lamberto <Visconti> che hanno invaso la Sarde-
gna, che come è noto è di proprietà della Sede apostolica.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 10, f. 26r, ep.


117. Sul lato esterno di 26r è riportato l’indirizzo; sullo stesso lato,
all’altezza della seconda riga del documento, la cifra: CXVII. In calce a
R vi è l’attestazione dell’invio di un doc. dello stesso tono ai Genovesi:
«In eundem modum scriptum est universis Christifidelibus per Ianuen-
sem provinciam constitutis».
E d i z i o n i : Bullarium Romanum, III, doc. XXVII, p. 345;
CDS, I, sec. XIII, doc. XLII, p. 334; Horoy, III, XXXVII, coll. 15-16.
R e g e s t i : Scano, I, LXIX, p. 48; Potthast, I, 5917, p. 519;
Pressutti, I, 1674, pp. 278-279.
Cfr. docc. 12, 20, 22, 35-37*, 40, 43, 44, 46, 58-61, 69, 70, 90, 91, 96,
99, 100, 102, 107-109, 113-120, 131*, 132. Appendice documentaria
Const. 3. Introduzione, parte II, cap. 2 b.

Universis Christifidelibus per Mediolanensem provinciam


constitutis

Cum Ecclesiarum omnium iura ex iniuncto nobis officio de-


fendere teneamur, graves et intolerabiles Ecclesie Romane iniu-
rias dissimulare, salva conscientia, non valemus. Hinc est quod
ad vestram cogimur perferre notitiam quod Ubaldus et Lam-
bertus1 frater eius, cives Pisani, cum quibusdam complicibus
suis terram Sardinie que iuris et proprietatis apostolice Sedis
existit, Dei timore postposito, invadentes partem occupaverunt
ipsius et ad aliam occupandam anhelant in gravem Ecclesie Ro-
mane iniuriam et contemptum, nec eos ab iniquitate huiusmodi

45. 1 Ubaldo e Lamberto di Eldizio Visconti, il II è giudice di Gallura (1206-


1224 ca.).
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 81

aliquatenus revocare potuimus, licet multis monitionibus beni-


gne institerimus apud eos. Unde, ipsorum exigente contuma-
cia, in eos et fautores eorum coacti sumus excommunicationis
sententiam promulgare. Quia vero nec sic ab ipsius terre impu-
gnatione desistunt, vestrum et aliorum fidelium qui vicini dicte
terre consistunt ad defendendam Ecclesie iustitiam cogimur
implorare.
Monemus igitur universitatem vestram et obsecramus in
Domino per apostolica vobis scripta mandantes et iniungentes
in vestrorum remedium peccatorum, quatinus Romane Eccle-
sie matri vestre in hac sua causa propria sicut devotionis filii
viriliter assistentes, dilecto filio nobili viro Mariano, iudici Tur-
ritano2, qui cum aliis quos ad eius excitamus auxilium magni-
fice se accingita ad predictorum excomunicatorum violentiam
repellendam, bellatorum succursum in instanti martio terras
mittatis, ut defendentes iura beati Petri regni celorum clavige-
ri eum in districto iudicio invenire propitium merito debeatis.
Nos autem de Dei misericordia et beatorum Petri et Pauli apo-
stolorum eius auctoritate confisi omnibusb qui cum devotione
ad prefatam Ecclesie terram defendendam accesserint quartam
partem de iniunctis sibi penitentiis relaxamus.
Datum Laterani, .IIII. Idus Novembris, pontificatus nostri
anno tertio.

45. a In R ancigit  b bus in interlinea

2
Cfr. Appendice II.
82 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

46
1218, novembre 10, Laterano
Universis Christifidelibus per Ianuensem provinciam constitutis
<Onorio III> chiede ai Genovesi che aiutino il giudice di
Torres <Mariano> nella guerra che si accinge a combattere con-
tro Ubaldo e Lamberto <Visconti> che hanno invaso la Sarde-
gna, che come è noto è di proprietà della Sede apostolica.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 10, f. 26r, ep.


117. Documento realizzato e inviato contemporaneamente al n° 45.
E d i z i o n i : Bullarium Romanum, III, doc. XXVII, p. 345;CDS,
I, sec. XIII, doc. XLII, p. 334; Horoy, III, XXXVII, coll. 15-16.
R e g e s t i : Scano, I, LXIX, p. 48; Potthast, I, 5917, p. 519;
Pressutti, I, 1674, pp. 278-279.
Cfr. docc. 12, 20, 22, 35, 36, 40, 43-45, 58-61, 69, 70, 90, 91, 96,
99, 100, 102, 107-109, 113-120, 131*, 132. Appendice documentaria
Const. 3. Introduzione, parte II, cap. 2 b.

In eundem modum scriptum est universis Christifidelibus per


Ianuensem provinciam constitutis.

47*
<post 1218, marzo 27 – ante 1219, luglio 10>
<Il capitolo arcivescovile cagliaritano, avendo scelto come
proprio nuovo arcivescovo il titolare della diocesi di Sulci, Ma-
riano, scrive a Onorio III postulando che il presule venga sciolto
dal vincolo con la Chiesa sulcitana per essere nominato arcive-
scovo di Cagliari>.

L’esistenza di questo doc. si ricava dal n° 50, dove Onorio scrive


che la richiesta di scioglimento dal vincolo gli proveniva da «eiusdem
capituli […] litteras». Il post quem si ricava dal doc. 31.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 83

48*
<post 1218, marzo 27 – ante 1219, luglio 10>
<Il cappellano del papa e legato pontificio, Rolando, l’arci-
vescovo di Torres e l’abate di Saccargia scrivono a Onorio III in-
formandolo che i capitolari di Cagliari hanno scelto come loro
nuovo presule il vescovo di Sulci Mariano, per il quale postula-
no lo scioglimento dal vincolo con la Chiesa sulcitana>.

L’esistenza di questo doc. si ricava dal n° 50, dove Onorio scrive


che la richiesta di scioglimento dal vincolo gli proveniva da «vestras
[dei tre destinatari] […] litteras». Il post quem si ricava dal doc. 31.

49*
<post 1218, marzo 27 – ante 1219, luglio 10>
<Informatori affidabili scrivono a Onorio III riferendogli
che i capitolari di Cagliari hanno scelto come loro nuovo presu-
le il vescovo di Sulci Mariano, per il quale postulano lo sciogli-
mento dal vincolo con la Chiesa sulcitana>.

L’esistenza di questo doc. si ricava dal n° 50, dove Onorio scrive


ai tre destinatari che la richiesta di scioglimento dal vincolo gli pro-
viene anche da «quasdam alias […] litteras». Il post quem si ricava
dal doc. 31.

1a missione dalla Sardegna alla Sede apostolica


<post 1218, marzo 27 – ante 1219, luglio 10>
<Il canonico D. e il chierico G. della sede arcivescovile di
Cagliari si recano presso la Sede apostolica per spiegare i mo-
tivi che hanno portato il capitolo a scegliere il vescovo di Sulci
Mariano come nuovo arcivescovo della sede cagliaritana e a
postulare lo scioglimento dal vincolo che lo lega alla sede sul-
citana>.
84 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

La realizzazione di questa missione è ricavabile dal n° 50 dove


Onorio scrive che il canonico e il chierico avevano esposto i motivi del
capitolo «in nostra presentia». Il post quem si ricava dal doc. 31.

50
1219, luglio 10, Rieti
Onorio III scrive all’arcivescovo di Torres, a Rolando suo
cappellano e legato apostolico e all’abate di Saccargia, comu-
nicando loro di aver ricevuto le loro lettere, quelle del capitolo
cagliaritano e altre con le quali si postula il trasferimento alla
sede arcivescovile cagliaritana del vescovo <Mariano> di Sulci.
Il pontefice, non essendo riuscito a prendere una decisione in
merito, pur avendo ricevuto una delegazione di quel capitolo,
incarica gli stessi destinatari di deliberare.

C o p i a s e m p l i c e [B]: BUCa, S.P. bis 4.7, f. 30r. Il do-


cumento è datato secondo lo stile pisano. In calce alla lettera, di altra
mano e altro inchiostro, la formula di concessione del pallio arcive-
scovile: «Ad honorem Dei omnipotentis et beate Marie virginis et be-
atorum apostolorum Petri et Pauli et domini pape Honorii et Romane
Ecclesie sibi commisse, tradimus tibi palleum de corpore beati Petri
sumptum plenitudinem scilicet pontificalis offitii ut utaris eo infra Ec-
clesiam tuam certis diebus qui exprimuntur in privilegiis ab apostolica
Sede tibi concessis».
E d i z i o n i : Martini, Storia ecclesiastica, I, pp. 302-303 con
data errata al 1220; CDS, I/2, Appendice, doc. V, p. 881, che lo riprende
da Martini senza correggere la data.
Cfr. Docc. 31, 47*-49* e 1a missione dalla Sardegna alla Sede apo-
stolica.

Honorius episcopus servus servorum Dei. Venerabili fratri .


. Turritano archiepiscopo, et dilectis filiis Rolando subdiacono
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 85

et cappellano nostro, apostolice sedis legato, et . . abbati de Sa-


crario1. Salutem et apostolicam benedictionem.
Cum dilecti filii Caralitani capitulia bone memorie .<Ricco>.
eorum archiepiscopo rebus humanis exempto in venerabilem
fratrem nostrum .<Marianum>. Sultiensem episcopum ipso-
rum Ecclesie suffraganeum postulandum a nobis contulissent
unanimiter vota sua, sicut per vestras et eiusdem capituli ac
quasdam alias litteras nobis innotuit; et dilecti filii .D. Calari-
tanus canonicus, et magister .G. clericus procuratores2 predic-
ti capituli exponere in nostra presentia curaverunt, nec nobis
potuerit de meritis postulationis capituli prefati constare, di-
scretioni vestre per apostolica mandamus, quatenus ad Carali-
tanam ecclesiam personaliter accedentes, et super postulatione
inquirentes eadem que videritis inquirenda, illam si concordem
eam inveneritis et canonicam admittatis, eumdem absoluturi
episcopum a vinculo quo ecclesie Sultiensi tenetur et daturi sibi
licentiam ad predictam ecclesiam calaritanam transeundi. Alio-
quin, postulatione predicta repulsa, curetis, auctoritate nostra,
eidem Ecclesie sive de eodem episcopo, sive de alio ad regimen
eius idoneo per electionem vel postulationem que concordes
sint et canonice providere. Quod si non omnes hiis exequendis
potueritis interesse, duo vestrum ea nichilominus exequantur.
Datum Reate, .VI. Idus Iulii, pontificatus nostri anno tertiob,
anno vero Domini M.CC.XX.

50. a In B Caralitanum capitulum   b


«pontificatus…tertio» manca in Martini

50. 1 Non si conoscono i nomi dell’arcivescovo e dell’abate. Cfr. anche Appen-


dice I.
2
Non si conoscono altrimenti i due personaggi citati.
86 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

51*
<circa 1218, novembre – ante 1220, aprile 9>
<Onorio III incita Mariano II giudice di Torres ad intra-
prendere una guerra contro i fratelli Lamberto e Ubaldo Vi-
sconti, per difendere la giudicessa di Cagliari Benedetta di
Massa>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dal n° 60, dove Onorio


afferma di aver «sepe» dato mandato a Mariano di opporsi «eidem
Lamberto ac fratri eius». In realtà l’espressione «sepe» indica l’esi-
stenza di più documenti, che però non si è in grado di quantificare.
Il post quem è dato dal contemporaneo invio di lettere di Onorio ai
cittadini di Milano e Genova affinché aiutino Mariano nella guerra
che si accinge a combattere (docc. 45 e 46) l’ante quem dallo stesso
doc. 60.

52*
<circa 1220, febbraio 28>
<Onorio III scrive a Bartolomeo, cappellano pontificio e
legato pontificio in Sardegna affinché esorti tutti i fedeli a par-
tecipare in ogni modo possibile alla spedizione crociata in Ter-
rasanta, ora che è stata conquistata Damietta>.

L’esistenza di questo doc. si ricava dal n° 53, dove Onorio, scriven-


do ai fedeli dell’isola afferma: «iniunximus autem dilecto filio Bartho-
lomeo, capellano nostro apostolice sedis legato, ut per se ac per alios
viros ydoneos vos ad id sedulo exortetur quos velut Christi precones
curetis audire benigne ac efficaciter exaudire».

53
1220, febbraio 28, Viterbo
Onorio III comunica a tutti i fedeli della Sardegna l’avve-
nuta presa di Damietta da parte dell’esercito cristiano ed esorta
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 87

tutti a partecipare alla Crociata promettendo la remissione dei


peccati.

C o p i a s e m p l i c e [B]: BUCa, S.P. 6 bis 4.7, cc. 18r-19r.


E d i z i o n i : Pierre de Blois, Epistulae, coll. 479-481, con data
1219; indirizzata ai fedeli della diocesi di Tours.
Cfr. docc. 4, 10, 14, 26, 52*, 61, 68, 69, 74-83, 91, 106, 110, 127 e
Introduzione, parte II, cap. 2 a.

<H>onorius episcopus servus servorum Dei. Universis


Christifidelibus per Sardiniam constitutis. Salutem et apostoli-
cam benedictionem.
Exultet in Domino suorum turba fidelium et in vocem bene-
dictionis gratiarum et laudis letabunda prorumpens cum apo-
stolo dicat: Benedictus Deus et pater Domini nostri Iesu Christi,
pater misericordiarum et Deus totius consolationis qui nos in
omni tribulatione nostra misericorditer consolatur1. Nimis qui-
dem natus est sibi soli, nimis intentus est propriis, nimis negligit
communem causam populi christiani qui diebus istis in mentis
angustia et tribulationis non fuit, cum sciret christianum exer-
citum civitatem Damiate magnam et munitissimam obsedisse
in ipso quasi medio paganismi ubi a fidelibus aliis tanto terra-
rum et maris intervallo divisus et ab infidelibus ex omni fere
parte circundatur, ne tam obsidionis dici poterat quam obses-
sus. Cuius vestrum animum ad dubium non pendebat et pa-
vebat eventum non tam pro singulorum salute sollicitus quam
pro universo exercitu spe ac timore alternante suspensus?,
immo qui ipsius cum obliviscebatur exercitus quis eius recor-
dabatur periculi pensans sub quanto staret discrimine quamve
tenui filo penderet honor totius populi christiani? Profecto in
eo erat statu res posita, ut idem exercitum de viribus suis iam
omnino diffident et memor magnalium que divina potentia pro
fidelibus suis facere consuevit de ipsius sola miseratione spera-

53. 1 2Corinzi 1,3-4.


88 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

ret unde ipse quando sua spectantes misericordia non delinquit


qui prope est omnibus in veritate invocantibus nomen eius qui
suos in tribulatione dilatat, ut cum se consumptos putavererint
velut Lucifer oriantur ecce in eorum manibus tam mirabiliter
quam misericorditer antedictam tradidit civitatem non solum
thesauris sed etiam victualibus longe plus spe ac opinione reple-
tam; et ut huius rei gloriam evidenter nomini suo daret, nullus
christianorum in eius captione interiit aut etiam letale // vulnus
excepit; sicut venerabilis fratris nostri .P. Albanensi episcopi
apostolice sedis legati2 cuius ministerio Deus potissimum uti
voluit in hoc facto necnon patriarche regis fratrum hospitalis
et templi ac domus theutonicorum Ierosolimitani littere nobis
misse liquido manifestant. Et ut manifesto divini favoris leta-
rentur et confortarentur inditio cum timerent ne ipsis civitatem
intrantibus circumstans Sarracenorum exercitus castra inva-
deret eorumdem fluvius divino nutu subito adeo inundavit ut
inaccessibilia reddidit castra ipsa et manifeste patuerit pro chri-
sticolis contra insensatos ipsa elementa pugnabant3 pluribus
aliis miraculis ibi factis que longum esset per singula enarrare,
psallite igitur Domino nostro, psallite psallite regi nostro, psalli-
te4. Psallite quidem sedutique sapienter non elatione tumidi sed
humilitate devoti recognoscentes prudenter et humiliter con-
fitentes quod non manus humana sed Dominus fecit hec om-
nia, ut qui gloriatur in Domino glorietur5 eique laudes et gratias
factis per singula oportuna loca processionibus celebriter exsol-
ventes porro cum Dominus fecerit nobiscum signum in bonum
cum tantum nobis hostium aperuerit numquid deerimus gratie
suam nobis dexteram porrigentis, qui memor improperiorum
suorum que fiunt a Sarracenis insipientibus tota die exurgens
iudicare cepit nostris temporibus causam suam et inimicos suos

2
Pelagio di S.Albano, legato pontificio per la spedizione militare della V crocia-
ta, cfr. Powell, Anatomy, passim.
3
Richiama Sapienza 5,4.
4
Richiama Salmi 146,7.
5
2Corinzi 10,17.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 89

terribiliter dissipare. Nunc certe nec tempus est de sompno tor-


poris exurgere6 nec necesse est athletis nostris existentibus ibi
succurrere festinanter et ydolatris a Dei facie fugentibus toto
conatu totis viribus toto posse rerum et personarum instare
dum recenti adhuc vulnere trepidant dum ex captione civitatis
predicte quod caput et robur Egipti fuerat consternati nullum
si locum contra christianorum immo contra Christi potentiam
tutum putant. Denique numquam subvectione amplius indi-
guit exercitus christianus cum nequaquam sufficiant et predic-
tam incolere civitatem et procedere ad alias expugnandas si non
quibus cum illa teneri a christianis non possit non restat nisi
aut eam cum tantam gloriam conquisitam ignominiose dese-
rere aut circumstantes expugnare viriliter in christiano nomini
divino preeunte auxilio feliciter subiugare. // Nos quidem fu-
turis preterita coaptantes illa videmur tempora intueri quibus
Machabei sancta sua profugatis gentibus cum magna populi sui
letitia restaurare7 et de divine pietatis habundantia confidentes
speramus quo modernis temporibus hec in populo christiano
debeat letitia innovari. Monemus igitur universitatem vestram,
rogamus et obsecramus per aspersionem sanguinis Iesu Christi,
quatinus accensi huius letitie desiderio ad subvectionem exer-
citus sepedicti renovatis animis et viribus in tante oportunitatis
articulo intendatis. Nos autem factas propter hoc a principio
indulgentias innovantes omnibus qui laborem istum in propriis
personis subierint et expensis ac eis nichilominus qui non in
personis propriis illuc accesserint sed in expensis suis iuxta fa-
cultates suas viros ydoneos destinaverint necnon et illi qui licet
in alienis expensis in propris tamen personis accesserint ple-
nam suorum peccatorum de quibus fuerint corde contriti et ore
confessi veniam indulgemus et in retributione iustorum eterni
premii pollicemur augmentum, huius quod remissionis volu-
mus et concedimus esse participes iuxta quantitatem subsidi-
is et devotionis affectum omnes qui ad subvectionem predicti

6
Richiama Romani 13,11.
7
Richiama I Maccabei, 2.
90 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

negotii de bonis suis congrue ministrabunt aut inpendent con-


silium vel auxilium oportunum iniunximus autem dilecto filio
Bartholomeo, capellano nostro apostolice sedis legato8, ut per se
ac per alios viros ydoneos vos ad id sedulo exortetur quos velut
Christi precones curetis audire benigne ac efficaciter exaudire.
Datum Viterbii .III. Kalendas Martii, pontificatus nostri
anno quarto.

54*
<ante 1220, aprile 9>
<Benedetta di Massa giudicessa di Cagliari scrive a Onorio
III per informarlo che è stata costretta a sposare Lamberto Vi-
sconti contro la propria volontà e nonostante la consanguineità
che intercorre fra loro e chiede lo scioglimento dal matrimo-
nio>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dal n° 58, dove il pontefice,


scrive al vescovo di Luni e al canonico pisano Gallo per incaricarli di
provvedere allo scioglimento del matrimonio considerato illecito e af-
fermando che è stata la stessa Benedetta con una «sua […] petitione»
ad informarlo.

55*
<ante 1220, aprile 9>
<Rappresentanti del Comune di Pisa scrivono ad Onorio
III informandolo che Ubaldo Visconti quando era podestà del-
la città aveva contratto debiti a nome del Comune stesso, per
finanziare la spedizione in Sardegna, ora i creditori esigono i

53. 8 Prima attestazione di questo legato pontificio, anch’egli nominato in vece


dell’arcivescovo di Pisa, che pur mantenendo la titolarità della carica non la
esercitò. Bartolomeo sarebbe stato legato in Sardegna sino al settembre dell’an-
no successivo, cfr. doc. 102.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 91

rimborsi dal Comune che chiede al pontefice di essere esentato


dal pagamento>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dal n° 59, dove lo stesso pon-


tefice nell’incaricare il vescovo di Firenze di impedire l’indebita riscos-
sione dei crediti a danno del Comune scrive che era stato informato
«ex parte communitatis Pisane».

56*
<ante 1220, aprile 9>
<Informatori attendibili riferiscono ad Onorio III che tra
Adelasia, figlia di Mariano II giudice di Torres, e Ubaldo, figlio
di Lamberto giudice di Gallura, è stato stipulato un patto matri-
moniale nonostante la minorità della giovane>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dal n° 60.

57*
<ante 1220, aprile 9>
<Informatori attendibili riferiscono ad Onorio III che l’ar-
civescovo di Arborea Bernardo ha aiutato Lamberto e Ubaldo
Visconti, scomunicati dalla Sede apostolica, a vendere indebi-
tamente territori del giudicato d’Arborea che loro avevano oc-
cupato>.

L’esistenza di questa informativa è ricavabile dalla lettura del n° 61


dove Onorio III si mostra perfettamente a conoscenza dei fatti, nonché
dal n° 85.
92 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

58
1220, aprile 9, Viterbo
<Onorio III>, informato da Benedetta di Massa che ella è
stata costretta a sposare Lamberto <Visconti> contro la propria
volontà e nonostante la consanguineità che intercorre fra loro,
ordina a <Marsuchino>, vescovo di Luni, e a Gallo, canonico di
Pisa, di dichiarare nullo il matrimonio.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 10, ff. 168v-


169r, ep. 686. Sul lato esterno di 168v, all’altezza della prima riga del
documento la cifra: DCLXXXVI.
R e g e s t i : Pressutti, I, 2386, p. 396; Scano, I, LXXII, pp. 49-
50.
Cfr. docc. 12, 20, 22, 35, 36, 40, 43-46, 54*, 59-61, 69, 70, 90, 91, 96,
99, 100, 102, 107-109, 113-120, 131*, 132. Appendice documentaria
Const. 3. Introduzione, parte II, cap. 2 b.

.<Marsuchino>. episcopo Lunensi1 et Gallo canonico Pisano

Dilecta in Christo filia nobilis mulier donnicella Benedicta


sua nobis petitione monstravit quod Lambertus civis Pisanus2a,
ob graves iniurias Ecclesie Romane illatas vinculo excommuni-
cationis astrictus, eam reclamantem penitus et invitam ac diu
arce custodie mancipatam desponsare presumpsit, quamquam
idem Lambertus eius filiam de sacro fonte susceperit et etiam
uxorem3 habuerit que in primo // genere ac secundo gradu
affinitatis dictam nobilem contingebat; unde nobis humiliter
supplicavit ut, cum propter impedimenta huiusmodi esse non
possit matrimonium inter eos nec ipsa cuiquam velit aut de-

58. a In R Pasanus

58. 1 Marsuchino, vescovo di Luni (1212-1221): Eubel, I, p. 317.


2
Lamberto di Eldizio Visconti, giudice di Gallura (1206-1224 ca.), cfr. Appen-
dice II.
3
Elena di Gallura, che sposò nel 1206: cfr. Appendice II.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 93

beat sine licentia nostra matrimonialiter copulari, quod idem


Lambertus super hoc violenter ac illicite attemptavit, revocare
in irritum dignaremur.
Nos igitur huiusmodi sponsalia prorsus irrita decernentes,
per apostolica vobis scripta mandamus quatinus ea nulla sub
apostolica obedientia publice nuntietis.
Datum Viterbii, .V. Idus Aprilis, pontificatus nostri anno
quarto.

59
<1220, aprile 9, Viterbo>
<Onorio III>, informato dal Comune di Pisa che Ubaldo
<Visconti> quando era podestà della città aveva contratto de-
biti a nome e ad insaputa del Comune stesso, per finanziare la
spedizione in Sardegna, ordina al vescovo di Firenze <Giovan-
ni> di impedire la riscossione di tali debiti a danno del Comune,
a meno di uno speciale mandato pontificio.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 10, f. 169r, ep.


687. Sul lato interno di 169r, di inchiostro diverso, all’altezza della prima
riga del documento la cifra: DCLXXXVII. Per la datazione cfr. doc. 58.
R e g e s t i : Pressutti, I, 2387, p. 396; Scano, I, LXXIII, p. 50.
Cfr. docc. 12, 20, 22, 35, 36, 40, 43-46, 55*, 58, 60, 61, 69, 70, 90, 91,
96, 99, 100, 102, 107-109, 113-120, 131*, 132. Appendice documentaria
Const. 3. Introduzione, parte II, cap. 2 b.

.<Iohanni>. episcopo Florentino1

Ex parte communitatis Pisane fuit propositum coram nobis


quod Hubaldus, civis Pisanus2 olim in civitatis eorum regimi-

59. 1 Giovanni, vescovo di Firenze (1205-1231): Eubel, I, p. 250.


2
Ubaldo di Eldizio Visconti, podestà di Pisa tra il 1215 e il 1218: Ceccarelli,
I Podestà.
94 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

ne constitutus, debita gravia nomine comunitatis eiusdem, ea


ignorante, contraxit, occasione dumtaxat expeditionis quam
presumpsit facere in Sardiniam contra inhibitionem et excom-
municationem apostolice Sedis, in cuius gravem iniuriam
et contemptum id noscitur attemptasse, quare nobis humi-
liter supplicavit communitas supradicta ut, cum ab ea debita
huiusmodi requirantur, super hoc ei paterna providere sollici-
tudine dignaremur.
Cum ergo dignum sit ut in ipsum Ubaldum recumbat onus
huiusmodi debitorum, presentium tibi auctoritate mandamus
quatinus comunitatem eandem super hoc gravari aliquatenus
non permittas, presertim quamdiu aliquid inveniretur in bo-
nis ipsius Ubaldi unde possit creditoribus satisfactio exhiberi.
Cumque diverse littere super hoc contra communitatem ipsam
dicantur a Sede apostolica emanasse, inhibeas illos ad quos lit-
tere sunt obtente, vel de cetero contigerit obtineri, ne illarum
auctoritate procedant absque nostro speciali mandato faciente
plenam de tenore presentium mentionem.
Datum ut supra.

60
<1220, aprile 9, Viterbo>
<Onorio III>, informato che tra <Adelasia> figlia del giudi-
ce di Torres <Mariano II> e <Ubaldo> figlio di Lamberto <Vi-
sconti> è stato stipulato un patto matrimoniale nonostante la
minorità della giovane, ordina a Bartolomeo, cappellano apo-
stolico e legato pontificio, di proibire a <Mariano> l’esecuzione
del matrimonio o di ordinargli di richiamare a sé la figlia, sotto
pena di scomunica, e anzi lo convinca a muoversi in aiuto di
Benedetta di Massa, contro lo stesso Lamberto e il fratello.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 10, f. 169r,


ep. 688. Sul lato interno di 169r, di inchiostro diverso, all’altezza della
prima riga del documento la cifra: DCLXXXVIII. Per la datazione cfr.
doc. 58.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 95

R e g e s t i : Pressutti, I, 2388, p. 396; Scano, I, LXXI, p. 49.


Cfr. docc. 12, 20, 22, 35, 36, 40, 43-46, 51*, 56*, 58, 59, 61, 69, 70,
90, 91, 96, 99, 100, 102, 107-109, 113-120, 131*, 132. Appendice docu-
mentaria Const. 3. Introduzione, parte II, cap. 2 b.

Bartholomeo capellano nostro, apostolice Sedis legato1

Cum inter filiam nobilis viri .<Mariani>. iudicis Turritani


et .<Ubaldum>. filium Lamberti civis Pisani2 infra etatem legi-
timam sponsalia facta dicantur in apostolice Sedis iniuriam et
totius Sardinie detrimentum, presentium tibi auctoritate man-
damus quatinus sub debito fidelitatis et pena excommunicatio-
nis inhibeasa iudici memorato ne prefatam filiam suam tradere
filio dicti Lamberti presumat, quia id non possemus aliquatenus
sustinere. Quin immo si forte iam tradidit, ipsum ad eam revo-
candam ecclesiastica districtione compellens eundem moneas
diligentius et inducas ut, sicut ei iam sepe mandavimus, eidem
Lamberto ac fratri eius et complicibus suis se opponens viriliter
et constanter dilecte in Christo filie nobili mulieri donnicelle
Benedicte efficaciter impendat auxilium contra eos, memor
quod sua res agitur paries cum proximus ardet3.
Datum ut supra.

60. a In R inhibeat

60. 1 Cfr. doc. 53, nota 10.


2
Adelasia, futura giudicessa di Torres tra il 1235 e il 1259; Mariano giudice di
Torres (1218-1232); Ubaldo di Lamberto Visconti futuro giudice di Gallura e
Torres (1224 ca-1238); Lamberto di Eldizio Visconti, giudice di Gallura (1206-
1224 ca); cfr. anche Appendice II.
3
«sua res…ardet»: Quinto Orazio Flacco, Epistulae, I, 84, v. 84.
96 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

61
1220, aprile 10, Viterbo
<Onorio III> rimprovera l’arcivescovo di Arborea per aver
aiutato i Pisani Lamberto e Ubaldo <Visconti>, scomunicati
dalla Sede apostolica, a vendere territori del giudicato di Arbo-
rea che avevano occupato indebitamente e che il defunto giu-
dice di Torres e Arborea, <Comita>, aveva destinato a sussidio
per la Terrasanta. Il pontefice ordina al presule di consegnare
agli abati di S. Paolo a Ripa d’Arno e di S. Michele degli Scalzi a
Pisa i cinquantacinque mila bisanti della vendita che lui conser-
vava per conto dei due scomunicati e altri tre mila bisanti che
gli aveva affidato il defunto Barisone <II> d’Arborea, nonché di
recarsi immediatamente presso la Sede apostolica per risponde-
re del proprio comportamento.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 10, f. 168v,


ep. 685. Sul lato esterno di 168v, di inchiostro diverso, all’altezza della
terza riga del documento, la cifra: DCLXXXVIII.
E d i z i o n i : Scano, I, LXXIV, pp. 50-51.
R e g e s t i : Pressutti, I, 2391, pp. 396-397.
Cfr. docc. 4, 10, 12, 14, 20, 22, 26, 35, 36, 40, 43-46, 53, 57*-60,
68-70, 74-83, 90, 91, 96, 99, 100, 102, 106-110, 113-120, 127, 131*, 132.
Appendice documentaria Const. 3. Introduzione, parte II, cap. 2 a, b.

.<Bernardo>. archiepiscopo Arborensi1

Per similes tibi ecclesiastica censura contempnitur et ipsum


nomen Domini blasphematur2, qui ut ad presens alia tua flagi-
tia taceamus, Ubaldoa et Lamberto3, excomunicationis vinculo

61. a In R Ubado  

61. 1 Cfr. Appendice I.


2
«ipsum nomen Domini blasphematur»: richiama Isaia 37,17; e soprattutto
Apocalisse 13,6.
3
Ubaldo e Lamberto di Eldizio Visconti, quest’ultimo giudice di Gallura (1206-
1224 ca), cfr. Appendice II.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 97

innodatis, in apostolice Sedis iniuriam comunicare presumens


et favorem et auxilium exhibere machinari non metuis, ut de
facto cum de iure non possint, vendant terram iudicatus Ar-
boree quam nequiter occuparunt, ac recipiant pro illa pecu-
niam quam clare memorie .<Comita>. iudex Turritanus4 Terre
sancte subsidio deputavit; parum habens Ecclesiam Romanam
offendere nisi adicias ipsum etiam Iesum Christum supradicta
pecunia defraudare, ad velamen huius malitie machinando ut
dicti excommunicati proficiscantur in Terre Sancte succursum
dictam pecuniam portaturi, quasi fideliores inveniri non pos-
sint quibus eadem commitatur. Cum igitur pecuniam ipsam,
videlicet quinquaginta quinque milia bizantiorum seu valen-
tiam, recepisse noscaris, presentium tibi auctoritate in virtute
obedientie sub pena officii et beneficii ac excomunicationis di-
stricte precipiendo mandamus quatinus tam pecuniam ipsam
quam tria miliab bizantiorum, que quondam iudex Parasonus5
penes te deposuisse dinoscitur, dilectis filiis . . Sancti Pauli de
Ripa Arni et . . Sancti Michaelis Discalciatorum abbatibus no-
mine nostro non differas assignare conservandam ab ipsis do-
nec de illa convertenda in Terre sancte subsidium disponamus,
ac dilatione ac excusatione cessantibus nostro te conspectui re-
presentes, satisfacturus de eo quod excommunicatis predictis
favorem et auxilium in apostolice Sedis iniuriam impendisti.
Datum Viterbii, .IIII. Idus Aprilis, pontificatus nostri anno
quarto.

b
In R militia

4
Comita di Torres, cfr. Appendice II.
5
Barisone II d’Arborea e Cagliari: cfr. Appendice II.
98 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

62*
<ante 1220, luglio 18>
<Il vescovo di Dolia, dicendosi incapace a reggere degna-
mente la diocesi per le malattie dell’età avanzata, chiede a Ono-
rio III la licenza dall’ufficio>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dal n° 63, dove lo stesso Ono-


rio III, nell’incaricare il legato apostolico Bartolomeo della risoluzione
del caso afferma che il vescovo di Dolia lo aveva informato con «suis
[…] litteris».

63
1220, luglio 18, Orvieto
<Onorio III>, poiché il vescovo di Dolia lo ha informato
della propria incapacità a reggere degnamente la diocesi per le
malattie dell’età avanzata, incarica B<artolomeo>, legato ponti-
ficio, di verificare le condizioni di salute del presule e, nel caso,
di concedergli la licenza dall’ufficio, provvedendo a guidare il
capitolo nella scelta di un nuovo vescovo.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 10, ff. 205rv,


ep. 832. Sul lato esterno di 205r, di inchiostro diverso, all’altezza della
prima riga del documento, la cifra: DCCCXXXII.
E d i z i o n i : Horoy, III, CLXXXI, col. 479.
R e g e s t i : Pressutti, I, 2561, p. 423; Scano, I, LXXV, pp. 51-
52.
Cfr. doc. 62*.

.B<artholomeo>. capellano nostro, apostolice Sedis legato

Venerabilis frater noster .C. Doliensis episcopus1 suis nobis

63. 1 Guantino Pizzolo, cfr. Appendice I.


Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 99

litteris intimavit ad illum se, propter infirmitates continuas et


etate in ipso iam senescente, pervenisse defectum quod nedum
predicationis verbo prodesse non possit sed vix legere valeat vel
videre scripturas, cum lingue sit et oculorum fere prorsus offi-
cio destitutus; unde idem cum instantia postulavit a nobis ut,
cum penitus sit inutilis ad exercendum officium pastorale ab-
solvere, ipsum a commissa sibi sollicitudine dignaremur, // ne,
cum locum suum infructuose iam occupet, lugeat sub umbra
nominis sui casum continuum Ecclesie Doliensi et episcopalem
ibi haberi contemptui dignitatem seque urgente deorsum con-
ditione corporea casso labore perfrigi, qui si a fastigio pontifi-
cali descendat in quo prodesse non potest in humiliori statu se
reducturus est, sibi et hiis que propriam saltem salutem pro-
vehunt libere vacaturus.
Quocirca discretioni tue per apostolica scripta mandamus,
quatinus, si tibi constiterit ita esse ac dictus episcopus huiusmo-
di supplicationi duxerit insistendum, tu ei cedendi licentiam
auctoritate nostra concedas et libera eius cessione recepta capi-
tulo Ecclesie Doliensis iniungas, ut per canonicam electionem
sibi provideant de persona ydonea in pastorem.
Datum apud Urbemveterem, .XV. Kalendas Augusti, anno
quarto.

64*
<ante 1220, agosto 18>
<Mariano, arcivescovo di Cagliari, scrive a Onorio III chie-
dendo il permesso al pontefice di poter consacrare i suoi suf-
fraganei nonostante l’interdetto che grava sulla sua provincia
ecclesiastica>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dal n° 65, dove Onorio, nel


concedere il permesso all’arcivescovo, afferma di piegarsi alle sue «pre-
cibus».
100 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

65
1220, agosto 18, Orvieto
<Onorio III> concede all’arcivescovo di Cagliari il permesso
di consacrare i suoi suffraganei nonostante l’interdetto che gra-
va sulla sua provincia ecclesiastica, purché non in presenza di
scomunicati o di interdetti.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, f. 10v ep.


41. Sul lato esterno di 10v, all’altezza della seconda riga del documento,
la cifra: XLI.
E d i z i o n i : Scano, I, LXXVI, p. 52.
R e g e s t i : Pressutti, I, 2622, p. 435.
Cfr. doc. 64* e Introduzione, parte II, cap. 2 b.

.<Mariano>. archiepiscopo Calaritano1

Fraternitatis tue precibus inclinati, suffraganeos tuos, non


obstante interdicto ecclesiastico cui nunc provincia tua subest,
privatim, excomunicatis et nominatim interdictis exclusis, in
tua Ecclesia, more debito, consecrandi liberam tibi auctoritate
presentium licentiam indulgemus.
Datum apud Urbemveterem, .XV. Kalendas Septembris,
anno quinto.

66*
<ante 1220, settembre 1>
<Bartolomeo scrive a Onorio III riferendo di essere stato
ben accolto come legato pontificio dagli ecclesiastici dell’isola,
ma di aver incontrato resistenze nella riscossione della vigesi-
ma per la Terrasanta da parte delle chiese e monasteri cassinesi.
Chiede come comportarsi rispetto ad alcune sedi episcopali va-
canti da tempo e ad un’eventuale cancellazione dell’interdetto
che grava sulla provincia ecclesiastica arborense, essendo stato

65. 1 Cfr. Appendice I.


Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 101

informato di trattative di pace tra il giudice di Torres Mariano e


i fratelli Ubaldo e Lamberto Visconti>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dai nn. 68 e 69, dove lo stesso


pontefice, nello scrivere agli arcivescovi e vescovi dell’isola e a Bartolo-
meo stesso afferma di aver ricevuto la lettera del legato.

67*
<ante 1220, settembre 12>
<Bernardo, arcivescovo di Arborea, infermo a Pisa, invia a
Onorio III una lettera tramite un nunzio, chiedendo di essere
liberato dalla scomunica impartitagli per aver aiutato Ubaldo
Visconti e altri Pisani che avevano invaso la Sardegna>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dal n° 70: Onorio, nell’inca-


ricare l’abate di S. Paolo a Ripa d’Arno e un non meglio specificato ca-
nonico pisano di verificare dell’effettivo stato di salute dell’arcivescovo,
afferma di essere stato informato da una sua lettera. Cfr. anche doc. 85.

68
1220, settembre 1, Orvieto
<Onorio III> scrive agli arcivescovi, ai vescovi e agli abati
della Sardegna affinché accolgano degnamente il legato ponti-
ficio e ne seguano le disposizioni, inoltre chiede loro di conse-
gnare allo stesso legato la vigesima per la Terrasanta.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, ff. 17rv, ep.


83. Sul lato interno di 17r, all’altezza della settima riga del documento,
la cifra: LXXXIII; sul lato esterno, quasi totalmente rifilate, si colgono
alcune lettere dell’indirizzo.
R e g e s t i : Pressutti, I, 2644, p. 442.
Cfr. docc. 4, 10, 14, 26, 53, 61, 66*, 69, 74-83, 91, 106, 110, 127 e
Introduzione, parte II, cap. 2 a.
102 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

Archiepiscopis et episcopis1 et abbatibus


per Sardiniam constitutis

Plenum devotionis affectum quem geritis ad nos et Roma-


nam Ecclesiam exposuit nobis dilectus filius .B<artholomeus>.
capellanus noster, apostolice Sedis legatus2, suisque nobis lit-
teris intimavit se a vobisa honeste receptum et haberi pro con-
sideratione nostra reverentie ac honori pro quo dignis vos in
Domino laudibus commendamus devotionem vestram, auctore
Domino, affectibus prosecuturi sinceris, ut repleri benedictio-
nibus apostolicis valeatis, ceterum devotionem vestram mone-
mus, rogamus et hortamur attentius per apostolica vobis scrip-
ta mandantes, quatinus vos de die in diem exhibentes Ecclesie
Romane devotos, legatum ipsum honori habeatis et humiliter
intendatis eidem, quod etsi omnibus teneamur qui diversis de-
votionis gradibus Ecclesie Romane gratiam promerentur, illo-
rum tamen // affectionem preferimus qui eam in suis devote
recipiunt ac honorant et reverentur in illis quos de latere suo
dirigit ipsos in partem sue sollicitudinis assumendo.
Cum autem ad vicesime solutionem lata in generali conci-
lio3 excommunicationis sententia vos coharcet, universitati ve-
stre consulimus auctoritate presentium districtius iniungentes,
ut prefato legato nostro, qui adhuc estis, vicesimam vel aliquid
soluturi de ipsa integre persolvatis.
Datum apud Urbemveterem, Kalendas Septembris, anno
quinto.

68. a In R nobis

68. 1 Cfr. Appendice I.


2
Cfr. doc. 52 nota 1.
3
COD, Lateranense IV, const. [71], Expeditio pro recuperanda Terra sancta.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 103

69
<1220, settembre 1, Orvieto>
<Onorio III>, ricevuta un’informativa di B<artolomeo>, le-
gato pontificio, gli ordina: di procedere alla riscossione senza
diminuzioni della vigesima dai monasteri cassinesi; di concede-
re, entro un lasso di tempo da lui stesso stabilito, la libera elezio-
ne del vescovo in quelle diocesi per le quali, essendone prive da
tempo, avrebbe dovuto provvedere la Sede apostolica; di non ri-
muovere l’interdetto dalla provincia ecclesiastica dell’Arborea,
nonostante il legato sia stato informato di un accordo intercor-
so tra il giudice di Torres, <Mariano>, e Ubaldo <Visconti>.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, f. 17v, ep.


84. Sul lato esterno di 17v, all’altezza della terza riga del documento,
la cifra: LXXXIIII. Sul margine sopravvive la o finale di nostro dell’in-
dirizzo quasi totalmente rifilato, nonché la cifra XVI. Per la datazione
cfr. doc. precedente.
E d i z i o n i : Scano, I, LXXVII, p. 52.
R e g e s t i : Pressutti, I, 2665, p. 442.
Cfr. docc. 4, 10, 12, 14, 20, 22, 26, 35, 36, 40, 43-46, 53, 58-61, 66*,
68-70, 74-83, 90, 91, 96, 99, 100, 102, 107-109, 113-120, 131*, 132. Ap-
pendice documentaria Const. 3. Introduzione, parte II, cap. 2 a, b.

.B<artholomeo>. capellano nostro apostolice Sedis legato1

Receptis benigne litteris tuis et earum diligenter intellecto


tenore, per apostolica tibi scripta mandamus quatinus ab eccle-
siis Casinensis monasterii exigas sine diminutione vicesimam,
liberamque usque ad certum tempus a te prefigendum dimittas
electionem Ecclesiis destitutis episcopis, quarum ordinationem,
pro eo quod diu viduate fuerunt, ad nos asseris devolutam2.
Circa interdictum vero cui provincia subiacet Arboree, ni-

69. 1 Cfr. doc. 52 nota 1.


2
COD, Lateranense IV, const. 23, Quod de ecclesia cathedralis vel regularis ultra
tres menses non vacet.
104 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

chil audeas immutare dissimulans quod de compositione inita


inter Ubaldum et nobilem virum Turritanum iudicem3 audivi-
sti.
Datum ut supra.

70
1220, settembre 12, Orvieto
<Onorio III>, ricevuta una lettera dall’arcivescovo di Arbo-
rea <Bernardo>, che ammalato a Pisa non si può recare presso
la Sede apostolica ma chiede di essere liberato dalla scomunica
impartitagli per aver aiutato Ubaldo <Visconti> e altri Pisani
che avevano invaso la Sardegna, incarica l’abate di S. Paolo a
Ripa d’Arno e un canonico pisano di verificare dell’effettivo
stato di salute del presule ed eventualmente di scioglierlo dalla
scomunica, purché si impegni a recarsi presso la Sede apostolica
quanto prima.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, f. 21v, ep.


106. Sul lato esterno di 21v, all’altezza della seconda riga del documen-
to, la cifra: CVI; all’altezza della prima riga, una piccola croce.
R e g e s t i : Pressutti, I, 2696, p. 447.
Cfr. docc. 12, 20, 22, 35, 36, 40, 43-46, 58-61, 67*, 69, 90, 91, 96,
99, 100, 102, 107-109, 113-120, 131*, 132. Appendice documentaria
Const. 3. Introduzione, parte II, cap. 2 b.

. . abbati Sancti Pauli de ripa Arni et . . archipresbitero Pisano

Cum .<Bernardo>. archiepiscopo Arborensi1, qui pro eo


quod Ubaldo2 et aliis Pisanis Sardiniam occupantibus excom-

69. 3 Ubaldo di Eldizio Visconti; Mariano II di Torres (1218-1232), cfr. Appen-


dice II.
70. 1 Bernardo, cfr Appendice I.
2
Ubaldo di Eldizio Visconti.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 105

municatis a nobis prestitit auxilium et favorem est auctoritate


nostra vinculo excommunicationis astrictus, nostris dederimus
litteris in mandatis ut nostro se conspectui presentaret, ipse suis
nobis litteris intimavit quod in egritudinis lecto iacens tanta in-
firmitate laborat quod non possit ad nos personaliter laborare,
supplicans ut ei faceremus beneficium absolutionis impendi.
Quocirca, discretioni vestre per apostolica scripta manda-
mus quatinus, ad eum personaliter accedentes, si est sicut asse-
rit sic infirmus, recepto ab eo publice iuramento quod mandatis
nostris precise parebit, ei iuxta formam Ecclesie absolutionis
beneficium impendatis et iniungatis eidem, nomine prestiti iu-
ramenti, ut quantotius poterit ad presentiam nostram accedat
nostris iussionibus pariturus.
Datum apud Urbem Veterem, .II. Idus Septembris, pontifi-
catus nostri anno quinto.

71*
<ante 1220, novembre 16>
<Il vescovo di Castra Raimondo scrive a Onorio III chieden-
dogli aiuto a causa dell’estrema povertà della propria diocesi>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dal n° 73 dove Onorio III,


nell’incaricare il legato pontificio Bartolomeo della risoluzione del
caso, scrive che era stato lo stesso vescovo a supplicarlo «humiliter».

72*
<ante 1220, novembre 16>
<Mariano II giudice di Torres scrive a Onorio III informan-
dolo della propria intenzione di partire per la crociata in Terra-
santa nell’agosto successivo e chiedendogli protezione>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dal n° 74, dove Onorio III,


nel porre sotto la sua protezione il giudice con suo figlio, la sua fami-
106 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

glia e il giudicato afferma di essere stato informato da una lettera dello


stesso giudice.

73
1220, novembre 16, Laterano
<Onorio III>, su richiesta del vescovo di Castra che si è
lamentato con lui della estrema povertà della diocesi, incarica
Bartolomeo, legato pontificio, di verificare le effettive condizio-
ni economiche di quella Chiesa e di provvedere secondo il suo
giudizio.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, ff. 35v-36r,


ep. 176. Sul lato esterno di 35v, all’altezza della prima riga del docu-
mento, la cifra: CLXXVI; alla stessa altezza, sul margine, la cifra par-
zialmente rifilata: <CL>XXX.
E d i z i o n i : Scano, I, LXXVIII, pp. 52-53.
R e g e s t i : Pressutti, I, 2779, p. 461.
Cfr. doc. 71*.

Bartholomeo capellano nostro, apostolice Sedis legato1

Venerabilis frater noster .<Raimundus>. Castrensis epi-


scopus2 nobis humiliter supplicavit ut, cum Ecclesia sua tanta
pauper//tate laboret quod non potest eam ut convenit ordinare,
eius facultates inspici faceremus et secundum eas ipsam Eccle-
siam ordinari. Quocirca discretioni tue per apostolica scripta
mandamus, quatinus facultatibus ipsis provida deliberatione
pensatis, super ordinatione ipsius Ecclesie statuas quod secun-
dum Deum videris statuendum.
Datum Laterani, .XVI. Kalendas Decembris, pontificatus
nostri anno quinto.

73. 1 Cfr. doc. 52 nota 1.


2
Cfr. Appendice I.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 107

74
1220, novembre 17, Laterano
<Onorio III>, informato dal giudice di Torres Mariano <II>
della sua decisione di partire per la Terrasanta nell’agosto suc-
cessivo, pone sotto la propria protezione il giudice con il figlio
erede al trono Barisone, nonché il giudicato di Torres e metà del
giudicato d’Arborea sui quali regna.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, f. 36r, ep.


177. Sul lato interno di 36r, all’altezza della quarta riga del documen-
to, la cifra: CLXXVII; sul margine, all’altezza della prima riga, la cifra:
CLXXXI.
R e g e s t i : Pressutti, I, 2782, p. 461.
Cfr. docc. 4, 10, 14, 26, 53, 61, 68, 69, 72*, 75-83, 91, 106, 110, 127
e Introduzione, parte II, cap. 2 a.

Nobili viro Mariano, iudici Turritano1

Apostolice Sedis benignitas provide pensans merita singu-


lorum hiis abundantiorem gratiam studet impendere, quos ha-
bundantius conspicit in divina et sua devotione fervere.
Cum igitur, sicut tuis nobis litteris intimasti, proposueris
signum vivifice crucis assumere, ac in instanti augusto in Terre
sancte subsidium transfretare, nos devotionem tuam benignius
attendentes, personam tuam cum filio tuo Barusono2, familia et
omnibus bonis que impresentiarum rationabiliter possides sub
beati Petri et nostra protectione suscipimus, specialiter autem
iudicatum Turritanum ac medietatem iudicatus Arboree cum
pertinentiis suis, sicut ea omnia iuste ac pacifice possides, tibi et
legitimis heredibus tuis auctoritate apostolica confirmamus et
presentis scripti patrocinio communimus.
Nulli ergo et cetera nostre protectionis, confirmationis et
constitutionis infringere. Si quis autem et cetera.

74. 1 Cfr. Appendice II.


2
Cfr. Appendice II.
108 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

Datum Laterani, .XV. Kalendas Decembris, pontificatus no-


stri anno quinto.

75
1220, novembre 17, Laterano
<Onorio III> ordina al podestà e al popolo di Siena di non
turbare in alcun modo lo stato del giudicato di Torres, ora che
il giudice M<ariano II> si appresta a partire per la Terrasanta.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, f. 35v, ep.


175 bis. Sul lato esterno di 35v, all’altezza della terza riga del docu-
mento, la cifra: CLXXV. Colui che ha numerato i documenti non si è
accorto di aver attribuito la stessa cifra anche al precedente, perciò si
è deciso di indicare il presente come bis. Sul margine la cifra parzial-
mente rifilata: <CL>XXVIIII. In calce a R è attestato l’ivio di docc. di
uguale tenore ai podestà e popoli di Pistoia, Luni, Lucca, Nizza, Firen-
ze, Marsiglia, nonché all’arcivescovo e ai sudditi di Torres: «In eundem
modum scriptum est . . potestati et populo Pistoriensibus, Lunensibus;
Lucanis; Niciensibus; Florentinis; Turritano; Massiliensibus; . . archie-
piscopo Turritano».
R e g e s t i : Pressutti, I, 2781, p. 461.
Cfr. docc. 4, 10, 14, 26, 53, 61, 68, 69, 74, 76-83, 91, 106, 110, 127 e
Introduzione, parte II, cap. 2 a.

. . potestati et populo Senensibus

Cum dilectum filium nobilem virum .M<arianum>. iudi-


cem Turritanum1 tamquam specialem Ecclesie filium habe-
amus in visceribus caritatis et ad tranquillitatem terre sue ad
quam nos decet semper intendere nunc eo sollicitius intenda-
mus quo disposuit in Terre sancte subsidium transfretare, uni-

75. 1 Cfr. Appendice II.


Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 109

versitatem vestram attente rogandam duximus et hortandam,


per apostolica vobis scripta sub obtentu gratie divine ac nostre
ac interminatione anathematis districtius inhibentes, ne terram
ipsam, maxime postquam iter arripuerit transfretandi, molesta-
re seu perturbare ullatenus presumatis, quia id non possemus
in patientia tollerare.
Datum Laterani, .XV. Kalendas Decembris, pontificatus no-
stri anno quinto.

76
1220, novembre 17, Laterano
Potestati et populo Pistoriensibus
<Onorio III ordina al podestà e al popolo di Pistoia di non
turbare in alcun modo lo stato del giudicato di Torres, ora che
il giudice Mariano II si appresta a partire per la Terrasanta>.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, f. 35v, ep.


175 bis. Documento realizzato e inviato contemporaneamente al n° 75.
R e g e s t i : Pressutti, I, 2781, p. 461.
Cfr. docc. 4, 10, 14, 26, 53, 61, 68, 69, 74, 75, 77-83, 91, 106, 110, 127
e Introduzione, parte II, cap. 2 a.

In eundem modum scriptum est . . potestati et populo Pisto-


riensibus

77
1220, novembre 17, Laterano
Potestati et populo Lunensibus
<Onorio III ordina al podestà e al popolo di Luni di non
turbare in alcun modo lo stato del giudicato di Torres, ora che
il giudice Mariano II si appresta a partire per la Terrasanta>.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, f. 35v, ep.


110 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

175 bis. Documento realizzato e inviato contemporaneamente al n°


75.
R e g e s t i : Pressutti, I, 2781, p. 461.
Cfr. docc. 4, 10, 14, 26, 53, 61, 68, 69, 74-76, 78-83, 91, 106, 110, 127
e Introduzione, parte II, cap. 2 a.

In eundem modum scriptum est . . potestati et populo […]


Lunensibus

78
1220, novembre 17, Laterano
Potestati et populo Lucanis
<Onorio III ordina al podestà e al popolo di Lucca di non
turbare in alcun modo lo stato del giudicato di Torres, ora che
il giudice Mariano II si appresta a partire per la Terrasanta>.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, f. 35v, ep.


175 bis. Documento realizzato e inviato contemporaneamente al n° 75.
R e g e s t i : Pressutti, I, 2781, p. 461.
Cfr. docc. 4, 10, 14, 26, 53, 61, 68, 69, 74-77, 79-83, 91, 106, 110, 127
e Introduzione, parte II, cap. 2 a.

In eundem modum scriptum est . . potestati et populo […]


Lucanis

79
1220, novembre 17, Laterano
Potestati et populo Niciensibus
<Onorio III ordina al podestà e al popolo di Nizza di non
turbare in alcun modo lo stato del giudicato di Torres, ora che
il giudice Mariano II si appresta a partire per la Terrasanta>.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, f. 35v, ep.


Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 111

175 bis. Documento realizzato e inviato contemporaneamente al n°


75.
R e g e s t i : Pressutti, I, 2781, p. 461.
Cfr. docc. 4, 10, 14, 26, 53, 61, 68, 69, 74-78, 80-83, 91, 106, 110, 127
e Introduzione, parte II, cap. 2 a.

In eundem modum scriptum est . . potestati et populo […]


Niciensibus

80
1220, novembre 17, Laterano
Potestati et populo Florentinis
<Onorio III ordina al podestà e al popolo di Firenze di non
turbare in alcun modo lo stato del giudicato di Torres, ora che
il giudice Mariano II si appresta a partire per la Terrasanta>.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, f. 35v, ep.


175 bis. Documento realizzato e inviato contemporaneamente al n° 75.
R e g e s t i : Pressutti, I, 2781, p. 461.
Cfr. docc. 4, 10, 14, 26, 53, 61, 68, 69, 74-79, 81-83, 91, 106, 110, 127
e Introduzione, parte II, cap. 2 a.

In eundem modum scriptum est .<Hugoni>. potestati et po-


pulo […] Florentinis1

80. 1 Il podestà dovrebbe essere il pisano Ugo Grotti: Volpe, Studi sulle istitu-
zioni, pp. 360 e 378, anche secondo Ceccarelli, I Podestà, ma la notizia è mes-
sa in dubbio con validi argomenti da Sturmann, La «Domus» dei Dodi, p. 251.
112 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

81
1220, novembre 17, Laterano
Populo Turritano
<Onorio III ordina al popolo del giudicato di Torres di non
turbare in alcun modo lo stato del giudicato, ora che il proprio
giudice Mariano II si appresta a partire per la Terrasanta>.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, f. 35v, ep.


175 bis. Documento realizzato e inviato contemporaneamente al n° 75.
R e g e s t i : Pressutti, I, 2781, p. 461.
Cfr. docc. 4, 10, 14, 26, 53, 61, 68, 69, 74-80, 82, 83, 91, 106, 110, 127
e Introduzione, parte II, cap. 2 a.

In eundem modum scriptum est […] populo […] Turritanoa

82
1220, novembre 17, Laterano
Potestati et populo Massiliensibus
<Onorio III ordina al podestà e al popolo di Marsiglia di
non turbare in alcun modo lo stato del giudicato di Torres, ora
che il giudice Mariano II si appresta a partire per la Terrasanta>.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, f. 35v, ep.


175 bis. Documento realizzato e inviato contemporaneamente al n° 75.
R e g e s t i : Pressutti, I, 2781, p. 461.
Cfr. docc. 4, 10, 14, 26, 53, 61, 68, 69, 74-81, 83, 91, 106, 110, 127 e
Introduzione, parte II, cap. 2 a.

In eundem modum scriptum est . . potestati et populo […]


Massiliensibus

81. a Si è sciolta al singolare l’abbreviazione poiché ovviamente nel giudicato di


Torres non vi era podestà e la lettera poteva solo essere diretta genericamente e
teoricamente al popolo
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 113

83
1220, novembre 17, Laterano
Archiepiscopo Turritano
<Onorio III ordina all’arcivescovo di Torres di non turbare
in alcun modo lo stato del giudicato, ora che il giudice Mariano
II si appresta a partire per la Terrasanta>.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, f. 35v, ep.


175 bis. Documento realizzato e inviato contemporaneamente al n° 75.
R e g e s t i : Pressutti, I, 2781, p. 461.
Cfr. docc. 4, 10, 14, 26, 53, 61, 68, 69, 74-82, 91, 106, 110, 127 e
Introduzione, parte II, cap. 2 a.

In eundem modum scriptum est […] . . archiepiscopo


Turritano1

84
<1220, seconda metà>
Bartolomeo <legato pontificio> informa Onorio III che,
in presenza del vescovo di Bisarcio, ha ricevuto giuramento di
fedeltà in favore della Sede apostolica dal conte Bertoldo <da
Capraia> – fratello del podestà di Lucca, <Rodolfo>, e marito
della sorella di Benedetta <di Massa giudicessa di Cagliari> -;
chiede inoltre al pontefice di accogliere benevolmente lo stesso
Bertoldo e suo fratello Anselmo, che stanno per recarsi da lui, e
di esaudire le loro richieste.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, f. 46r, ep.


237. La datatio si inferisce dalla posizione del doc. nel registro.
R e g e s t i : Pressutti, I, Appendice, n° 34, p. LIII.
Cfr. doc. 105. Introduzione, parte II, cap. 2 c.

83. 1 Anonimo, cfr. Appendice I.


114 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

Littere ad dominum papam

Beatissimo patri et domino suo, domino Honorio divina


providentia summo pontifici, Bartholomeus suorum minimus
clericorum commendationem et beatorum oscula pedum. Cum
comes Betuldus1, frater . . potestatis Lucensis2, qui in uxorem
habet filiam marchionis Kalaritani3, sororem donnicelle Bene-
dicte4, probitate ac strenuitate sua in insula Sardinie nobilis sit
et potens, ab eo pro Ecclesia Romana fidelitatem petii, qui mi-
chi nomine vestro coram . . episcopo Gisarcensi5 et aliis clericis
et militibus fidelitatis prestitit iuramentuma. Unde cum dictus
comes vassallus vester Ecclesie Romane esse possit fructuosus,
supplico sanctitati vestre quatinus ipsum comitem et Ansel-
mum6 fratrem eius ad Sedem apostolicam accedentesb habere
dignemini commendatos, ac eos in suis petitionibus benignitate
solita exaudire.

85
<1221, marzo 25, Laterano>
<Onorio III> ordina all’arcivescovo di Pisa, <Vitale>, di ve-
rificare lo stato di salute dell’arcivescovo di Arborea che si trova
a Pisa, affermando di essere malato, e non si reca presso la Sede
apostolica, dove è stato convocato dal pontefice. Se il prelato
mentisse, <Vitale> dovrà scomunicarlo.

84. a In R iuramtum  b In R accedentem

84. 1 Bertoldo da Capraia, fratello di Anselmo, citato sotto.


2
Rodolfo da Capraia, cfr. Cardini, Rodolfo da Capraia, pp. 139-142.
3
Una sconosciuta figlia di Guglielmo di Massa della quale questa è l’unica atte-
stazione; su Guglielmo cfr. Appendice II e Innocenzo III e la Sardegna.
4
Benedetta di Massa, cfr. Appendice II.
5
Anonimo vescovo di Bisarcio, cfr. Appendice I.
6
Anselmo da Capraia, cfr. Cardini, Anselmo da Capraia, pp. 132-134.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 115

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, f. 100v,


ep. 500. Sul lato esterno di 100v, all’altezza della seconda riga del do-
cumento, la cifra: 500; sul margine, quasi totalmente rifilata, la cifra:
<D>III. La data si ricava da un documento del foglio 100r indirizzato
all’arcivescovo di Salisburgo e datato: «Laterani, .VIII. Kalendas Apri-
lis, pontificatus nostri anno quinto».
E d i z i o n i : Scano, I, LXXIX, p. 53.
R e g e s t i : Pressutti, I, 3208, p. 523.

.<Vitali>. archiepiscopo Pisano1

Cum venerabilem fratrem nostrum .<Bernardum>. Albo-


rensem archiepiscopum2 pro multis que dicebantur de ipso
olim ad nostram presentiam vocassemus, idem ad Pisanam
civitatem accedens et per litteras et nuntium talem infirmita-
tem allegans quod ad nos non poterat personaliter laborare, a
nobis indutias quousque ad nos venire valeret post multam in-
stantiam impetravit; sed ipse, nostre benignitatis abusor, apud
civitatem Pisanam moram faciens ad presentiam nostram acce-
dere propria ipsum conscientia remordente formidat, sperans
forte nostram fiduciam sua versutia elusisse; ut igitur si sua
fraudulentia mentiatur, fraternitati tue monemus attente per
apostolica tibi scripta firmiter precipiendo mandantes, quati-
nus ipsum ad presentiam nostram venire ab officio pontificali
suspensum per excommunicationis sententiam appellatione re-
mota compellas, quam si contempserit facias eam in civitate tua
sollempniter publicaria.
Datum ut supra.

85. a Corretto su publicare

85. 1 Vitale di Pisa (1218-1252): Eubel, I, p. 399; cfr. Dell’Amico, Tra politica
e pastorale.
2
Bernardo di Oristano, cfr. Appendice I.
116 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

86
1221, aprile 6
M<ariano> arcivescovo <di Cagliari> giura fedeltà alla Sede
apostolica.

C o p i a s e m p l i c e [ B ] : BUCa, S.P. 6 bis, 4.7, f. 30v. Sul


margine esterno la data: «Anno Domini M.CC.XXI. .VIII. Idus Aprilis».
E d i z i o n i : Martini, Storia ecclesiastica, I, p. 303; Le liber
censuum, I, p. 416, n° 147, con formula generale: «Iuramentum episco-
porum vel abbatum qui a Romano pontifice consecrantur».
Cfr. Introduzione, parte II, cap. 2 c.

Ego .M<arianus>. archiepiscopus ab hac hora in antea fide-


lis et hobediens ero Beato Petro, sancteque apostolice Romane
Ecclesie, et domino meo pape Honorio, suisque successoribus
canonice intrantibus. Non ero in consilio aut in facto ut vitam
perdant aut membra, aut capiantur mala captione. Consilium
vero quod mihi credituri sunt per se aut per nuntios suos sive
per litteras, nulli manifestabo ad eorum dampnum me sciente.
Papatum Romanum et regalia Sancti Petri adiutor ero ad re-
tinendum et defendendum, salvo meo ordine, contra omnem
hominem. Legatum apostolice Sedis in eundo et redeundo ho-
norifice tractabo, et in suis necessitatibus adiuvabo. Vocatus ad
sinodum, veniam, nisi prepeditus fuero canonica prepeditione.
Apostolorum limina singulis annis visitabo aut per me aut per
nuntium meum, nisi apostolica licentia remaneam. Possessio-
nes ad mensam mei episcopatus pertinentes non vendam, ne-
que donabo, neque impignorabo, neque de novo infeudabo, vel
aliquomodo alienabo, inconsulto Romano pontifice. Sic Deus
mea adiuvet, et hec Sancta Dei Evangelia.

86. a In Martini Sic me Deus


Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 117

87
1221, maggio 26, Laterano
<Onorio III> informa i suffraganei e il clero della metro-
polìa arborense che le accuse contro l’arcivescovo di Arborea
sono decadute perché nessuno si è presentato a confermarle
presso la Sede apostolica, dove lo stesso arcivescovo si trovava
convocato dal pontefice; pertanto, gli stessi suffraganei e il clero
dovranno riaccogliere il loro presule e ubbidire ai suoi mandati.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, f. 131r, ep.


655. Sul lato esterno di 131r, all’altezza della terza riga del documento,
la cifra: 655; sul margine la cifra: DLVIIII.
E d i z i o n i : Scano, I, LXXX, pp. 53-54.
R e g e s t i : Pressutti, I, 3398, p. 551.

Suffraganeis Arborensis Ecclesie1 et universo clero Arborensi

Venerabilem fratrem nostrum .<Bernardum>. Arborensem


archiepiscopum2, quem ad presentiam nostram evocavimus,
nullo apparente adversario contra eum, licet aliquandiu apud
Sedem apostolicam expectarit, ad Ecclesiam suam cum gratie
nostre plenitudine duximus remittendum; ideoque, universita-
tem vestram monemus attente per apostolica scripta mandan-
tes quatinus, recipientes eum humiliter et devote, ipsi tamquam
menbra capiti obsequi studeatis, ita quod Deo gratum et nobis
esse possit acceptum.
Datum Laterani, .VII. Kalendas Iunii, anno quintoa.

87. a anno quinto sotto Kalendas Iunii

87. 1 Cfr. Appendice I.


2
Cfr. Appendice I.
118 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

88*
<post seconda metà 1220 – ante 1221 giugno>
<Il legato pontificio Bartolomeo scrive dalla Sardegna a
Onorio III informandolo: che il giudice di Torres Mariano II
non permette di riscuotere il sussidio per la Terrasanta; che l’ar-
civescovo di Torres ha dei possedimenti dismessi che possono
essere meglio utilizzati; che il censo dovuto alla Sede apostolica
in molti luoghi non viene pagato da tempo; della presenza di
alcuni beni appartenenti a Saraceni nella villa di Kyrkidelatis;
che l’arcivescovo di Cagliari Mariano e il vescovo di Sulci Ban-
dino aiutano Lamberto Visconti e i suoi uomini che pure sono
scomunicati; che il vescovo di Dolia Guantino e il priore di S.
Saturno di Cagliari Pietro si stanno recando in Sede apostolica
per non meglio specificate questioni>.

L’esistenza di questo doc. si ricava dal n° 91 dove Onorio III nello


scrivere a Bartolomeo afferma esplicitamente: «Benigne a nobis recep-
tis litteris tuis…». Circa il post quem cfr. doc. 84, scritto dallo stesso
Bartolomeo e dove non si accenna a questi argomenti.

89*
<ante 1221, maggio>
<Informatori anonimi riferiscono a Onorio III che, nono-
stante il divieto del legato pontificio Bartolomeo, l’arcivescovo
di Cagliari ha ordinato vescovo di Sulci un canonico pisano,
Bandino, scomunicato per essere un fautore di Ubaldo e Lam-
berto Visconti>.

L’esistenza di questa informativa si deduce dal doc. 90.


Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 119

90
<1221, ca. maggio – agosto>, Laterano
<Onorio III>, informato che, contro il mandato di Barto-
lomeo legato pontificio, l’arcivescovo di Cagliari ha ordinato
vescovo di Sulci Bandino, un canonico pisano scomunicato per
essere fautore di Ubaldo e Lamberto <Visconti>, ordina allo
stesso Bartolomeo di dichiarare nulla l’ordinazione e di obbli-
gare sia l’arcivescovo sia l’ordinato vescovo a recarsi in Sede
apostolica.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, f. 143r. ep.


715. Sul lato esterno la cifra 715, sul margine: dccxviii. Il doc. è senza
data, ma deve essere stato prodotto dalla cancelleria entro l’agosto del
1221 dato che i due scomunicati erano stati convocati presso la Sede
apostolica a discolparsi entro il 29 settembre (cfr. doc. 91: «prefigendo
eis festum S. Michaelis proximo venturum terminum quo ad nostram
accedant presentiam, recepturi iuxta suorum exigentiam meritorum»)
e vengono assolti dalla scomunica entro il 18 ottobre: cfr. doc. 106.
R e g e s t i : Pressutti, I, 3507, p. 570, senza data.
Cfr. docc. 12, 20, 22, 35, 36, 40, 43-46, 58-61, 69, 70, 89*, 91, 96,
99, 100, 102, 107-109, 113-120, 131*, 132. Appendice documentaria
Const. 3. Introduzione, parte II, cap. 2 b.

Bartholomeo capellano nostro, apostolice Sedis legato


Sicut ad audientiam nostram multorum relatione pervenit,
Calaritanus archiepiscopus Ubaldo et Lamberto, fratri eius, ci-
vibus Pisanis adherere contra Sedem apostolicam non formi-
dans et suam cum excommunicatis ponere portionem, Ban-
dinum Pisanum canonicum, prefatorum Ubaldi et Lamberti
manifestum fautorem ac per hoc excommunicationis laqueo
irretitum, in Sulciensem episcopatum contra inhibitionem
tuam consecrare presumpsit. Ideoque mandamus quatenus, si
res ita se habet, tam ordinatorem quam ordinatum per censu-
ram ecclesiasticam apellatione remota compellas ad presentiam
nostram venire sine dilatione suspensum.
Datum Laterani.
120 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

91
<1221, fine giugno circa>, Laterano
<Onorio III>, informato dal legato pontificio Bartolomeo
che il giudice di Torres <Mariano II> non permette di riscuote-
re il sussidio per la Terrasanta, incarica il legato di costringere
il giudice. Non solo, verifichi se si possano convertire in sussi-
dio per la Terrasanta quelle terre che l’arcivescovo di Torres ha
concesso allo stesso giudice; si informi su tempi, modi e quan-
tità del censo dovuto alla Sede apostolica e gli riferisca; confer-
mi la scomunica nei confronti dell’arcivescovo di Cagliari e del
vescovo di Sulci che si devono recare presso la Sede apostolica
per rispondere del loro comportamento, presumibilmente fa-
vorevole allo scomunicato Lamberto <Visconti>; trasformi in
sussidio per la Terrasanta i beni dei Saraceni che si trovano nel-
la villa di Kyrkidelatis. Il papa informa il legato che, nonostante
si siano recati presso la Sede apostolica il vescovo di Dolia e
il priore di S. Saturnino <di Cagliari>, non ha esaudito le loro
richieste. Infine gli ordina di restare in Sardegna sino a nuove
disposizioni.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, ff. 147v-


148r, ep. 738. Sul lato esterno di 148r, all’altezza della quarta riga del
documento, la cifra: 738; sul margine, all’altezza della prima riga, la
cifra: DCCXLI. Il doc. non è datato, si desume il periodo di composi-
zione in base alla sua collocazione nel registro.
R e g e s t i : Pressutti, I, 3510, p. 570.
Cfr. docc. 4, 10, 12, 14, 20, 22, 26, 35, 36, 40, 43-46, 53, 58-61, 68-
70, 74-83, 88*, 90, 96, 99, 100, 102, 107-109, 113-120, 131*, 132. Ap-
pendice documentaria Const. 3. Introduzione, parte II, cap. 2 a.

Magistro .B<artholomeo>. capellano nostro,


apostolice Sedis legato1

91. 1 Cfr. doc. 52 nota 1.


Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 121

// Benigne a nobis receptis litteris tuis et eorum diligenter


intellecto tenore super hiis que in litteris continebantur eisdem
nostrum tibi duximus beneplacitum exponendum. Volumus
igitur auctoritate tibi presentium iniungentes ut nobilem virum
iudicem Turritanum2, qui sicut intelleximus non permittit in
Terre sancte converti subsidium que ad eius negotium sunt re-
licta, cessare ab impedimento huiusmodi ecclesiastica distric-
tione compellas. Studeas autem si potes efficere ut que terre ipsi
per manus venerabilis fratris nostri . . archiepiscopi Turritani3
dimissa sunt, per nos quibus specialiter imminet crucis nego-
tium in ipsius Terre liberationem cum reliquo subsidio conver-
tantur.
Sane, circa censum Ecclesie Romane debitum de tempore
solutionis et receptorum quantitate diligenter inquirens, quod
in scriptis reppereris nobis studeas intimare.
Cum autem Lambertus4 et homines de Castro cum partici-
pibus suis excommunicationis sententia teneantur, tu archiepi-
scopum Calaritanum et magistrum .B<andinum>. dictum epi-
scopum Sulciensem5, eandem incurrentes sententiam, excom-
municatos publice nunties, prefigendo eis festum Sancti Mi-
chaelis proximo venturum terminum quo ad nostram accedant
presentiam, recepturi iuxta suorum exigentiam meritorum.
Porro, de Sarracenorum rebus in villa que dicitur Kyrkide-
latis6 prout potes provideas ut in subventionem convertantur
exercitus christiani.
Licet autem venerabiles fratres nostri .<Gantinus>. Dolien-
sis episcopus et .<Petrus>. prior Sancti Saturni7 ad nostram

2
Cfr. Appendice II.
3
Sconosciuto, potrebbe essere Gianuario, attestato con certezza nel 1225, cfr.
Appendice I.
4
Lamberto di Eldizio Visconti, giudice di Gallura (1206-1224 ca), cfr. Appen-
dice II.
5
Mariano di Cagliari; Bandino di Sulci, cfr. Appendice I.
6
Località sconosciuta.
7
Guantino Pizzolo, cfr. Appendice I; Pietro priore di S. Saturno di Cagliari:
Boscolo, L’abbazia di S. Vittore, p. 145.
122 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

nuper presentiam accessissent, in nullo tamen eos curavimus


exaudire.
Tu autem ad reditum non festines ante quam super hoc a
nobis mandatum recipias speciale.
Datum Laterani.

92*
<ante 1221, luglio 4>
<Benedetta di Massa, giudicessa di Cagliari, scrive a Ono-
rio III una lettera il cui contenuto non è ricostruibile, ma nella
quale si lamenta probabilmente delle sue difficili relazioni con il
giudice di Gallura e cittadino pisano Lamberto Visconti>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dal n° 96, dove Onorio affer-


ma di aver ricevuto una lettera della giudicessa di Cagliari, di sapere
di dover dubitare del suo contenuto, dato che la giudicessa è tenuta
prigioniera, ma di aver compreso «ea que ipsius littere continebant»
grazie ad una contemporanea lettera del legato Bartolomeo: cfr. n° 88*.

93*
<ante 1221, luglio 4>
<Bartolomeo legato pontificio scrive a Onorio III facendo
riferimento alle condizioni nelle quali si trova la giudicessa di
Cagliari Benedetta di Massa e alla promessa di Lamberto Vi-
sconti, giudice di Gallura, di versare una cauzione alla Sede apo-
stolica come pegno della sua volontà di rimettersi al mandato
del pontefice a proposito della sua occupazione del giudicato
di Cagliari>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dalla lettura del n° 96, dove


Onorio afferma di aver visto la lettera del legato.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 123

94*
<ante 1221, luglio 4>
<Lamberto Visconti scrive a Onorio III promettendo di de-
positare a Siena – o a Pisa o a Pistoia – 12.000 lire in genovini
minuti, come pegno del giuramento prestato nelle mani del le-
gato Bartolomeo di obbedire agli ordini che la Sede apostolica
gli impartirà>.

L’esistenza di questo doc., inviato tramite un proprio «nuntio»,


si ricava dal n° 96 dove Onorio afferma di aver ricevuto la lettera di
«Lambertus Vicecomes».

missione presso la Sede apostolica


<ante 1221, luglio 4>
<Un rappresentante di Lamberto Visconti si reca presso la
Sede apostolica con una lettera con la quale il Pisano promette
di depositare a Siena – o a Pisa o a Pistoia – 12.000 lire in geno-
vini minuti, come pegno del giuramento prestato nelle mani del
legato Bartolomeo di obbedire agli ordini che la Sede apostolica
gli impartirà>.

Per questa missione cfr. docc. 94* e 96.

95*
<ante 1221, luglio 2-6>
<Pietro, priore del convento di San Saturnino di Cagliari,
chiede a Onorio III la conferma della proprietà dei beni donati
al monastero dai defunti giudici d’Arborea Ugo de Bas e Pietro
de Serra, nonché dalla giudicessa Benedetta di Cagliari>.

L’esistenza di questo doc. si ricava dal n° 97 dove Onorio afferma


che la conferma arriva a seguito delle «iustis postulationibus» di Pietro.
124 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

96
1221, luglio 4, Laterano
<Onorio III> scrive al legato pontificio Bartolomeo, dopo
aver ricevuto sia la lettera di Benedetta <di Massa>, giudicessa
di Cagliari, sia la sua, sia, tramite un nunzio, quella di Lamberto
<Visconti> che prometteva di depositare 12.000 lire di genovini
minuti a Pisa o Pistoia o Siena come cauzione del giuramento
di rimettersi ai mandati pontifici. Il papa si riserva di decidere
dopo che il denaro promesso sia stato depositato a Siena, anche
perché Lamberto non è stato esauriente sull’impegno di sotto-
missione alla Sede apostolica.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, ff. 149v-


150r, ep. 748. Sul lato esterno di 150r, all’altezza della prima riga del
documento, la cifra: 748; sul margine, appena più in alto, la cifra: DC-
CLI.
E d i z i o n i : Scano, I, LXXXI, p. 54.
R e g e s t i : Pressutti, I, 3489, p. 567.
Cfr. docc. 12, 20, 22, 35, 36, 40, 43-46, 58-61, 69, 70, 90-94*, 99,
100-102, 107-109, 113-120, 131*, 132. Appendice documentaria Const.
3. Introduzione, parte II, cap. 2 b.

Magistro Bartholomeo capellano nostro, apostolice Sedis legato1

// Licet litteras ex parte nobilis mulieris donnicelle Bene-


dicte2 nobis exhibitas habuerimus non sine causa suspectas quod
emanassent ipsa inscia vel invita, eo quod eadem certis olim no-
bis litteris et nuntio supplicavit ut quamdiu teneretur captiva
nullis litteris presentatis nobis ex parte ipsius deberemus fidem
aliquam adhibere cum non nisi ea inscia vel coacta possent ad
nos alique ipsius nomine littere pervenire3, visis tamen litteris
tuis ea que ipsius littere continebant intelleximus diligenter de-

96. 1 Cfr. doc. 53.


2
Benedetta di Massa, cfr. Appendice II.
3
Cfr. doc. 13.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 125

bito eidem compatientes affectu. Ceterum quamvis Lambertus


Vicecomes civis Pisanus4 suis nobis litteris et nuntio intimarit
et tu etiam scripseris quod prestito iuramento promisit se depo-
siturum duodecim milia librarum Ianuensium minorum apud
Pisas vel Pistorium sive Senas, pro legitima cautione quod, ut
verbis eius utamur, a nostris non recedet mandatis, quia tamen
nondum pecuniam ipsam deposuit, nec formam standi precise
mandatis nostris sufficienter expressit, non potuimus plenarie
respondere, sed cum pecuniam ipsam deposuerit apud Senas ad
hoc quod omnibus mandatis nostris que sibi per nos vel nun-
tium seu litteras fecerimus precise parebit et id nobis fuerit in-
timatum, deliberato consilio, respondebimus prout secundum
Deum videbimus expedire.
Datum Laterani, .IIII. Nonas Iulii, pontificatus nostri anno
quinto.

97
1221, luglio <2-6>, Laterano
Onorio III conferma a <Pietro>, priore del convento di San
Saturnino di Cagliari, la proprietà dei beni donati al monastero
dai defunti giudici <d’Arborea> Ugo de Bas e Pietro de Serra,
nonché dalla giudicessa Benedetta di Cagliari.

O r i g i n a l e [A]: Archives Départementales des Bouches du


Rhône, 1H107, 525. Per la data si tenga conto della presenza dei due
punti tra i quali doveva essere inserito il numero indicante i giorni che
precedevano le idi, ma che non è stato scritto.
E d i z i o n e : Zedda-Pinna, Fra Santa Igia, p. 179, doc. 4.
Cfr. doc. 95*.

96. 4 Lamberto di Eldizio Visconti, cfr. Appendice II.


126 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

Honorius episcopus, servus servorum Dei. Dilectis filiis


.<Petro>1. priori et conventui Sancti Saturni Kalaritane dioce-
sis. Salutem et apostolicam benedictionem.
Cum a nobis petitur quod iustum est et honestum, tam vi-
gor equitatis quam ordo exigit rationis, ut id per sollicitudinem
officii nostri ad debitum perducatur effectum; eapropter dilecti
in Domino filii, vestris iustis postulationibus grato concurren-
tes assensu, possessiones a clare memorie Hugo de Bas iudice
Arborense et Petro de Serra eius avunculo2, nec non a nobili
muliere Benedicta domina de Karali3, monasterio vestro pia li-
beralitate donatas et libertates concessas prout in eorum litteris
plenius continetur sicut eas iuste ac pacifice obtinetis, vobis et
per vos eidem monasterio, auctoritate apostolica confirmamus
et presentis scripti patrocinio communimus.
Nulli ergo omnino hominuma infringere vel ei ausu temera-
rio contra ire. Si quis autem hoc attemptare presumpserit, indi-
gnationem omnipotentis Dei et beatorum Petri et Pauli aposto-
lorum eius se noverit incursurum.
Datum Laterani, . . Nonas Iulii, pontificatus nostri anno
quinto.

98*
<ante 1221, agosto 23>
<L’arcivescovo di Pisa Vitale scrive a Onorio III informan-
dolo che gli abitanti di Castel di Castro, scomunicati per non

97. a In A hominium

97. 1 Boscolo, L’abbazia di San Vittore, p. 145.


2
Giudici di Arborea. Pietro d’Arborea attestato dal 1172, regna dal 1185 al 1200,
anno entro il quale muore; dal 1192 in condominio con Ugo Ponç de Bas, che
muore dopo il 3 settembre 1211: cfr. Sanna, Il giudicato di Arborea.
3
Benedetta di Massa, cfr. Appendice II.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 127

aver ubbidito ai mandati del legato pontificio Orlando, deside-


rano essere sciolti dalla scomunica>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dai nn. 99 e 100, dove Ono-


rio, scrivendo a Bartolomeo, legato pontificio, all’abate di S. Paolo a
Ripa d’Arno e al canonico pisano Gallo, afferma di essere stato infor-
mato da una lettera di Vitale.

99
1221, agosto 23, Laterano
<Onorio III>, informato dall’arcivescovo di Pisa che gli abi-
tanti di Castel di Castro, scomunicati per non aver ubbidito ai
mandati del legato apostolico R<olando>, desiderano essere as-
solti, incarica Bartolomeo, legato pontificio, di recarsi sul posto
ed esaudire la richiesta, ma solo dopo aver ricevuto giuramento
di fedeltà in nome della Sede apostolica con la promessa di cu-
stodire il castrum in suo nome e di non aiutare in alcun modo
Ubaldo, Lamberto e Alberto <Visconti>.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, ff. 156v-


157r, ep. 10. Sul lato esterno di 156v, all’altezza della prima riga del do-
cumento, la cifra: 10; sul margine, quasi totalmente rifilato, è ripetuto
l’indirizzo, si colgono le lettere «…pellano …ato».
R e g e s t i : Pressutti, II, 3524, p. 3.
Cfr. docc. 12, 20, 22, 35, 36, 40, 43-46, 58-61, 69, 70, 90, 91, 96,
98*-100, 102, 107-109, 113-120, 131*, 132. Appendice documentaria
Const. 3. Introduzione, parte II, cap. 2 b.

Magistro Bartholomeo cappellano nostro,


apostolice Sedis legato1

Cum sicut venerabilis frater noster .<Vitalis>. Pisanus ar-

99. 1 Cfr. doc. 53.


128 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

chiepiscopus2 per suas nobis litteras intimavit, homines de


Castello Castri, quod ad Romanam Ecclesiam nullo pertinet
// mediante, satisfacto super hiis pro quibus dilectus filius
.R<olandus>.3 subdiaconus et capellanus noster, tunc aposto-
lice Sedis legatus, in eos excommunicationis et in Castrum ip-
sum interdicti sententias promulgavit, ad gremium Sancte ma-
tris Ecclesie cupiant cum humilitate redire, discretioni tue per
apostolica scripta mandamus quatinus ad Castrum accedens
personaliter memoratum hominibus eiusdem Castri, recepto ab
eis nomine Romane Ecclesie fidelitatis primitus iuramento, et
ut Castrum ipsum eiusdem Ecclesie nomine pro ea custodiant
fideliter et devote, salva in omnibus auctoritate Sedis apostolice
ac mandato, .Ubaldo., .Lamberto. et .Alberto.4 fratribus eius et
complicibus eorumdem in nullo penitus intendentes, nec con-
silium vel auxilium aliquod impendentes beneficium absolutio-
nis impendas et relaxes sententiam interdicti.
Datum Laterani, .X. Kalendas Septembris, anno sexto.

100
<1221, agosto 23, Laterano>
<Onorio III, informato dall’arcivescovo di Pisa che gli abi-
tanti di Castel di Castro scomunicati per non aver ubbidito ai
mandati del legato apostolico Orlando, desiderano essere assol-
ti>, incarica l’abate di S. Paolo a Ripa d’Arno di Pisa e il ca-
nonico pisano Gallo di sciogliere dalla scomunica coloro che
hanno commerciato a Castel di Castro mentre vigeva l’inter-
detto e gli abitanti di Castel di Castro residenti a Pisa, <ma solo

99. 2 Vitale di Pisa (1218-1252): Eubel, I, p. 399; cfr. Dell’Amico, Tra politica
e pastorale.
3
Cfr. docc. 39 e 40 attestanti la missione legatizia di Ugo e Orlando in Sardegna
nell’agosto del 1218.
4
Ubaldo, Lamberto e Alberto di Eldizio Visconti, il secondo è giudice di Gallu-
ra, cfr. Appendice II.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 129

dopo aver ricevuto da loro giuramento di fedeltà in nome della


Sede apostolica con la promessa di custodire il castrum stesso in
suo nome e di non aiutare in alcun modo Ubaldo, Lamberto e
Alberto Visconti>.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, f. 157r, ep


11. Sul lato esterno di 157r, all’altezza della prima riga del documento,
la cifra: 11; sul margine, appena più in alto: XI. Per la datazione e il
senso degli et cetera si veda il doc. precedente.
R e g e s t i : Pressutti, II, 3525, p. 3; Scano, I, LXXXII, p. 55.
Cfr. docc. 12, 20, 22, 35, 36, 40, 43-46, 58-61, 69, 70, 90, 91, 96, 98*,
99, 102, 107-109, 113-120, 131*, 132. Appendice documentaria Const.
3. Introduzione, parte II, cap. 2 b.

. . abbati sancti Pauli de Ripa Arni et Gallo canonico Pisano

Cum sicut venerabilis frater noster .<Vitalis>. Pisanus ar-


chiepiscopus1 et cetera usque redirea, discretioni vestre per apo-
stolica scripta mandamus quatinus ab habitatoribus Castri pre-
fati Pisis existentibus, Ecclesie Romane nomine fidelitatis et ut
Castrum ipsum et cetera usque impendentes ac ab aliis qui du-
rantibus sententiis memoratis in ipso Castro mercationes exer-
citisse noscuntur, iuxta formam Ecclesie primitus iuramento eis
absolutionis beneficium impendatis.
Datum ut supra.

100. a Segue motivo a catenella per la rimanente metà della lunghezza della linea

100. 1 Vitale di Pisa (1218-1252): Eubel, I, p. 399; Dell’Amico, Tra politica e


pastorale.
130 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

101*
<post 1221, luglio 4 – ante 1221, settembre 17>
<Ubaldo e Lamberto Visconti, con la mediazione di Bar-
tolomeo, legato pontificio in Sardegna, scrivono a Onorio III
impegnandosi a pagare 12.000 lire di genovini minuti da ver-
sare a Siena, in cambio dell’assoluzione dalla scomunica e della
ratifica da parte del papa del matrimonio tra Ubaldo Visconti e
Benedetta di Massa, giudicessa di Cagliari>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dal n° 102, dove Onorio III,


rimproverando duramente Bartolomeo per la mediazione e l’avallo da
lui fornito ai due Visconti, afferma che i due «nobis scripserunt» of-
frendo il denaro a dette condizioni.

102
1221, settembre 17, Laterano
<Onorio III> rimprovera duramente il legato pontificio
Bartolomeo per aver cercato di aiutare Ubaldo e Lamberto <Vi-
sconti> ad ottenere l’assoluzione dalla scomunica da parte della
Sede apostolica. Il pontefice ordina al legato di non prendere
più alcun tipo di iniziativa in merito alla vicenda dei due fratelli
pisani.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, ff. 158v-


159r, ep. 21. Sul lato esterno di 158v, all’altezza della prima riga del
documento, la cifra: 21.
R e g e s t i : Pressutti, II, 3538, pp. 4-5.
Cfr. docc. 12, 20, 22, 35, 36, 40, 43-46, 58-61, 69, 70, 90, 91, 93*,
94*, 96, 99-101, 107-109, 113-120, 131*, 132. Appendice documentaria
Const. 3. Introduzione, parte II, cap. 2 b.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 131

Bartholomeo subdiacono et capellano nostro,


apostolice Sedis legato1

Nisi iustum animi nostri motum mansuetudinis patientia


temperaret, ita te in tua confunderemus astutia quod nec de ce-
tero in nostra presentia compareres nec in terra nativitatis tue
posses sine improperio commorari, ut que nobis illudere volu-
isti esses ludibrio universis. Olim, etenim, nobis scripsisti quod
Lambertus et Ubaldus2 cupientes absolvi a vinculo excommuni-
cationis quo tenentur astricti prestarea volebant duodecim mi-
lium librarum quod mandatis nostris precise parerent pignora-
ticiam cautionem quas parati erant Senis vel alibi deponere ut
dicebant. Nuper autem iidem, te procurante ac apud nos sup-
pliciter intercedente pro eis, nobis scripserunt quod parati erant
pecuniam ipsam camere nostre persolvere si eos et complices
ipsorum absolvi et matrimonium inter predictum .U<baldum>.
et nobilem mulierem donnicellam .B<enedictam>.3 contractum
nuntiari legitimum faceremus. In hoc quidem non astutus sed
insipiens potes merito reputari, nisi forsan ex maiori astutia
insipientia processerit simulata, quod credebas ut conditiones
tam enormes, tam abusivas quasi amore illecti pecunie admitte-
re deberemus cum scire debueris quod pecunia illa non ad hoc
deponebatur ut nobis ex inde aliquid proveniret, sed ut illi metu
pene mandatis nostris non sub conditione sed pure ac precise
parerent. Quare, numquam debueras consentire ut sub condi-
cione offerrent quam simpliciter obtulerant cautionem cum ex
consensu tuo eis spem prestitisseb videaris inanem quod nos a
iustitie tramite valeant variare.

102. a In R prestrare  b La prima s è sovrascritta

102. 1 Questo è l’ultimo doc. nel quale Bartolomeo appare come legato pontifi-
cio in Sardegna, cfr. doc. 53.
2
Lamberto e Ubaldo di Eldizio Visconti, il primo è giudice di Gallura, cfr. Ap-
pendice II.
3
Benedetta di Massa, cfr. Appendice II.
132 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

Ut igitur tua et illorum astu//tia, male sperato fructu fru-


stretur, presentium tibi auctoritate mandamus quatinus de hiis
te de cetero nullatenus intromittas, cum sine te illos taliter ca-
stigare sciamus quod tandem perfusa ipsorum facie ignominia
nomen nostrum vel inviti querere compellantur.
Datum Laterani, .XV. Kalendas Octubris anno sexto.

2a missione dalla Sardegna alla Sede apostolica


<post 1220 seconda metà – ante 1221, settembre 22>
<Bertoldo da Capraia, dopo aver giurato fedeltà al papa nel-
le mani del legato pontificio Bartolomeo, si reca presso la Sede
apostolica, probabilmente accompagnato dal fratello Anselmo,
per richiedere la conferma dei suoi possedimenti nella curatorìa
di Usellus nel giudicato di Arborea>.

Questa missione è testimoniata dai docc. 84, dove il legato Barto-


lomeo informa il papa del prestato giuramento di Bertoldo e della sua
prossima venuta con il fratello presso la Sede apostolica (e dal quale si
ricava il post quem e il fatto che Bertoldo è accompagnato dal fratello
Anselmo) e 105, dove il papa conferma a Bertoldo stesso le proprietà
in «Partuselli».

3a missione dalla Sardegna alla Sede apostolica


<ante 1221, settembre 27>
<Mariano II giudice di Torres invia il vescovo di Sorres
come suo nunzio presso Onorio III per ottenere lo scioglimento
dal voto di partire per la Terrasanta, che aveva fatto come il suo
defunto padre Comita>.

L’avvenuta ambasciata del vescovo di Sorres è ricavabile dalla let-


tura dei nn. 106 e 110 dove Onorio III nello scrivere a Ugolino da Ostia
afferma esplicitamente che «nobilis vir Marianus iudex […] venerabi-
lem fratrem nostrum . . Sorranum episcopum ad nos mi[sit]».
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 133

103*
<ante 1221, settembre 27>
<Mariano II giudice di Torres informa Ugolino da Ostia di
essere disposto a inviare cento militi o a pagare un contributo
di centomila marabottini d’oro in nome del suo defunto padre
Comita e un ulteriore contributo da stabilirsi in nome suo, per
essere sciolto dal voto di partire per la Terrasanta>.

L’esistenza di questa lettera è ricavabile dai nn. 106 e 110, dove


Onorio conferma a Ugolino da Ostia la ricezione della sua lettera con
la quale lo si informa, tra l’altro, della disponibilità del giudice a pagare
il contributo; evidentemente Ugolino, per poter scrivere di questo im-
pegno, deve essere stato informato dal giudice di Torres.

104*
<ante 1221, settembre 27>
<Ugolino da Ostia scrive a Onorio III informandolo che
Mariano II giudice di Torres è disposto a inviare cento militi o
a pagare un contributo di centomila marabottini d’oro in nome
di suo padre Comita e un’ulteriore cifra da stabilirsi in nome
proprio, per essere sciolto dal voto di partire per la Terrasanta>.

L’esistenza di questa lettera è ricavabile dai nn. 106 e 110, dove


Onorio scrive a Ugolino da Ostia di aver ricevuto la sua lettera con la
quale lo si informa, tra l’altro, della disponibilità del giudice a pagare
il contributo.

105
1221, settembre 22, Laterano
Onorio III conferma a Bertoldo <da Capraia>, dichiaratosi
vassallo della Sede apostolica nelle mani del legato pontificio
Bartolomeo, la terra che possiede in Partuselli <nel giudicato
di Arborea>.
134 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, f. 158v, ep.


20. Sul margine esterno, all’altezza della prima riga del doc. è riportato
l’indirizzo del quale a seguito della rifilatura sopravvivono le lettere
finali: «oldo».
E d i z i o n i : Bullarium Romanum, III, doc. 56, p. 381; Horoy,
IV, doc. XVII, coll. 13-14.
R e g e s t i : Potthast, I, 6710, p. 583; Pressutti, II, 3539, p.
5.
Cfr.: doc. 84 e 2° missione dalla Sardegna alla Sede apostolica.

Comiti Bertoldo1

Cum terram que dicitur Partuselli2 a Romana Ecclesia reco-


gnoscens dilecto filio magistro Bartholomeo subdiacono et ca-
pellano nostro apostolica Sedis legato nomine nostro fidelitatis
prestiteris iuramentum, obligans te ac tuos heredes quod nobis
et successoribus nostris duas marcas argenti singulis annis pro
terra ipsa persolves, nos, tuis precibus inclinati, terram ipsam
sicut eam iuste possides et quiete, auctoritate tibi apostolica
confirmamus et presentis scripti patrocinio communimus.
Nulli ergo et cetera nostre confirmationis. Si quis autem et
cetera.
Datum Laterani, .X. Kalendas Octubris, anno sexto.

106
1221, settembre 27, Laterano
Onorio III scrive al cardinale <Ugolino> da Ostia: gli confer-
ma di aver ricevuto la sua lettera – con l’informativa su Mariano
<II> giudice di Torres disposto a inviare cento militi o a pagare
un contributo di centomila marabottini d’oro in nome del suo
defunto padre <Comita> e un ulteriore contributo da stabilirsi

105. 1 Bertoldo da Capraia, cfr. doc. 84.


2
La curatorìa o divisione amministrativa di Usellus, nel giudicato di Arborea.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 135

in nome proprio, per essere sciolto dal voto di partire per la Ter-
rasanta – e lo incarica pertanto di stabilire per il meglio.

E d i z i o n i : Levi, Registri, pp. 121-123, che viene usata in que-


sta edizione, adattata nei criteri.
Cfr. docc. 4, 10, 14, 26, 53, 61, 68, 69, 74-83, 91, 103*, 104*, 110, 127
e Introduzione, parte II, cap. 2 a.

Honorius episcopus, servus servorum Dei, venerabili fratri


.<Hugolino>. Hostiensi episcopo1, apostolice Sedis legato, salu-
tem et apostolicam benedictionem.
Fraternitatis tue litteras benignitate recepimus consueta
et earum tenorem pleno collegimus intellectu, gratias agentes
largitori omnium gratiarum in gratia eius, qui te deducens per
suorum semitam mandatorum2 in beneplacito suo dirigit ac-
tus tuos, multa et magna per tuum ministerium operando, in
quibus tanto ampliori gaudio exultamus, quanto per amplius et
perfectus exinde proficit Ecclesie generalis, et Terre sancte sub-
sidium iuxta spem nostram et desiderium procuratur. Ad hec
cum clare memorie .<Comita>. iudex Turritanus3 signo crucis
assumpto vovisset in Terre sancte subsidium proficisci et pro
redemptione voti sui obtulisset centum milites vel centum mi-
lia marabotinorum in eiusdem Terre subsidium iuxta nostrum
beneplacitum destinare, interim viam universe carnis ingresso4,
nobilis vir Marianus iudex5, natus eius, venerabilem fratrem
nostrum . . Sorranum6 episcopum ad nos mittens, obtulit se vel-

106. 1 Ugolino di Segni, creato cardinale da Innocenzo III nel 1206, futuro papa
Gregorio IX: Eubel, I, p. 3.
2
«Te deducens per suorum semitam»: richiama Salmi 22,3 e Salmi 24,4, ma
soprattutto il motto di Onorio III «perfice gressos meos in semitis tuis»: Salmi
16,5.
3
Cfr. Appendice II.
4
«viam universe carnis ingresso»: riferimento a Genesi, 6,31; Giosué, 23,14;
1Re, 2,2.
5
Cfr. Appendice II.
6
Anonimo, cfr. Appendice I.
136 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

le pium patris propositum adimplere, illuc sive predictum nu-


merum militum sive pretaxatam pecuniam transmittendo; et,
quia ipse crucis erat caractere insignitus, instabat per eundem
episcopum ut eum absolveremus a voto paratum viginti milites
in eiusdem Terre destinare succursum. Sed nos, communicato
fratrum nostrorum consilio, quod offerebat pro patre non im-
merito acceptantes, volebamus ut pro se quinquaginta milites
destinaret; et sic idem episcopus tunc a nobis non potuit aliquid
obtinere.
Unde, cum, sicut tue littere continebant, idem iudex adhuc
pro patre suo centum milites vel centum milia marabottinorum,
et pro se congruum eidem Terre offerat subsidium exibere, de
circumspectione tua plenam fiduciam obtinentes, fraternitati
tue per apostolica scripta mandamus, quatinus eorum alterum
que offert ipse pro patre secundum arbitrium tue discretionis
acceptans, attente provideas, ut, si magis expediens visum fuerit
pecuniam destinari, tales exinde milites conducantur, qui alias
non essent in sepe dicte Terre subsidium profecturi. Super eo
vero quod idem iudex pro absolutione sui voti congruum offert
subsidium, tibi plenarie committimus vices nostras, ut provide-
as super hoc sicut tibi Dominus inspirabit.
Datum Laterani, .V. Kalendas Octubris, pontificatus nostri
anno sexto.

4° missione dalla Sardegna alla Sede apostolica


<circa 1221, settembre 29>
<L’arcivescovo di Cagliari Mariano e il vescovo di Sulci
Bandino, entrambi scomunicati, si recano presso la Sede apo-
stolica, dove sono stati convocati per rispondere del loro com-
portamento>.

La missione è ricavabile dai docc. 91 e 107. Nel primo, Onorio


ordina al legato pontificio Bartolomeo di ingiungere ai due di recarsi
presso la Sede apostolica entro la successiva festa di S. Michele (il 29
settembre). Nel secondo il papa accenna alla presenza dei due presso la
corte pontificia e stabilisce i termini per la loro assoluzione. Con tutta
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 137

probabilità, è in questa occasione che l’arcivescovo di Cagliari chiede


al papa di poter sciogliere dalla scomunica coloro che si impegnano a
non aiutare più Ubaldo e Lamberto Visconti e di poter celebrare gli
uffici divini, nonostante la sua provincia ecclesiastica sia sottoposta a
interdetto: su questo cfr. docc. 108 e 109.

107
1221, ottobre 18, Laterano
<Onorio III> scrive a Bartolomeo, legato della Sede aposto-
lica, informandolo di aver concesso l’assoluzione dalla scomu-
nica all’arcivescovo di Cagliari <Mariano> e al vescovo di Sul-
ci <Bandino>. Quest’ultimo si è impegnato a stare ai mandati
pontifici e soprattutto a non favorire in alcun modo Lamberto
e Ubaldo <Visconti>; mentre al primo è interdetta l’eventuale
conferma e consacrazione dei due successivi vescovi di Sulci.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, 160v, ep.


29. Sul lato esterno all’altezza della seconda riga del doc., la cifra 29,
sul margine XXIX.
R e g e s t i : Pressutti, II, 3547, p. 6.
Cfr. docc. 12, 20, 22, 35, 36, 40, 43-46, 58-61, 69, 70, 90, 91, 96, 99,
100, 102, 109, 113-120, 131*, 132. 4° missione dalla Sardegna alla Sede
apostolica. Appendice documentaria Const. 3. Introduzione, parte II,
cap. 2 b.

Magistro Bartholomeo, subdiacono et capellano nostro, aposto-


lice Sedis legato

Venerabiles fratres nostri .<Marianus>. archiepiscopus Ca-


laritanus et .<Bandinus>. episcopus Sulciensis1 ad Sedem apo-
stolicam venientes, licet nisi fuerint se multipliciter excusare,
quia tamen tandem non iudicium sed misericordiam flagita-

107. 1 Cfr. Appendice I.


138 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

runt, se omnino nostris beneplacitis exponendo; nos, cupientes


proniores ad veniam inveniri quam ad debitam etiam ultionem,
misericorditer egimus cum eisdem. Nam recepto ab episcopo
corporaliter iuramento, quod mandatis nostris precise pareret,
ei fecimus a vinculo excomunicationis quo tenebatur astrictus,
beneficium absolutionis impendi et, iniungentes eidem sub de-
bito iuramenti, quod nichil penitus de cetero contra Romanam
Ecclesiam molietur, sed adversariis eiusdem Ecclesie pro posse
resistet et specialiter Lamberto et Ubaldo et eorum complicibus
nullo modo favebit, sed potius adversabitur, remittimus eum ab
officii pontificali usque ad proximum venturum festum Nativi-
tatis Dominice executione suspensum, ita quod ex tunc a te, si
tu presens fueris, obtenta licentia, vel si absens de nostra mise-
ricordia pontificale, officium exequatur. Archiepiscopo vero, ut
in eo quo deliquerat puniretur, penitus interdiximus ne primo
vel si tantum supervixerit secundo eiusdem episcopi successo-
rum munus confirmationis et consecrationis valeat impertiri, et
usque ad Ecclesiam suam redeat ab officii pontificalis executio-
ne suspensus. Ne igitur super hiis aliud tibi valeat suaderi hec
discretioni tue plene ac plane duximus intimanda.
Datum Laterani, .XV. Kalendas Novembris, pontificatus
nostri anno sexto.

108
1221, ottobre 21, Laterano
<Onorio III> concede <all’arcivescovo di Cagliari>, quando
non sia presente il legato pontificio, di poter sciogliere dalla sco-
munica per aver aiutato Ubaldo e Lamberto <Visconti> coloro
che si impegnano a non aiutare più i due fratelli.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, f. 161r, ep.


35. Sul lato esterno di 161r, all’altezza della prima riga del documento,
la cifra: 35; sul margine alla stessa altezza: XXXV.
R e g e s t i : Pressutti, II, 3552, p. 7.
Cfr. docc. 12, 20, 22, 35, 36, 40, 43-46, 58-61, 69, 70, 90, 91, 96,
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 139

99, 100, 102, 107, 109, 113-120, 131*, 132. 4° missione dalla Sardegna
alla Sede apostolica. Appendice documentaria Const. 3. Introduzione,
parte II, cap. 2 b.

Eidema

De discretione tua plenam in Domino fiduciam obtinentes,


illos de tua diocesi, qui pro facto Ubaldi et Lamberti1 vinculo
excommunicationis astricti redire desiderant ad ecclesiasticam
unitatem, iuxta formam Ecclesie absolvendi, si tamen legatus
presens non fuerit, per quem si presens est volumus eis benefi-
cium absolutionis impendi, liberam tibi auctoritate presentium
concedimus facultatem, ita quod iniungas eisdem quod nullum
predictis .U<baldo>. et .L<amberto>. prestent consilium vel fa-
vorem.
Datum Laterani, .XII. Kalendas Novembris, pontificatus no-
stri anno sexto.

109
1221, ottobre 25, Laterano
<Onorio III> concede all’arcivescovo di Cagliari di celebra-
re gli uffici divini, a porte chiuse e in assenza di scomunicati o
interdetti, nelle zone della sua provincia ecclesiastica dove non
siano Ubaldo e Lamberto <Visconti> e i loro fautori.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, f. 161r, ep.


34. Sul lato esterno di 161r, all’altezza della seconda riga del documen-
to, la cifra: 34; sul margine all’altezza della prima riga: XXXIIII.

108. a Per l’inscriptio cfr. doc. successivo

108. 1 Ubaldo e Lamberto Visconti, quest’ultimo giudice di Gallura (cfr. Ap-


pendice II) il primo già podestà di Pisa, lo sarebbe ridivenuto nel 1223 e tra il
novembre del 1226 e il novembre del 1228: Ceccarelli, I Podestà.
140 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

R e g e s t i : Pressutti, II, 3554, p. 7.


Cfr. docc. 12, 20, 22, 35, 36, 40, 43-46, 58-61, 69, 70, 90, 91, 96, 99,
100, 102, 106, 107, 108, 113-120, 131*, 132. 4° missione dalla Sardegna
alla Sede apostolica. Appendice documentaria Const. 3. Introduzione,
parte II, cap. 2 b.

.<Mariano>. archiepiscopo Kalaritano1

Fraternitatis tue precibus inclinati, auctoritate tibi presen-


tium indulgemus ut in terris illis tue provincie in quibus Ubal-
dus et Lambertus2 vel fautores eorum principales presentes non
fuerint, clausis ianuis, excommunicatis et interdictis exclusis,
divina facias celebrari.
Datum Laterani, .VIII. Kalendas Novembris, anno sexto.

110
<1221>, ottobre 25, Bologna
Ugolino da Ostia scrive a <Mariano II> giudice di Torres in-
formandolo di aver ricevuto una lettera di Onorio III – riporta-
ta interamente – con la quale incarica Ugolino stesso di stabilire
per il meglio circa la contropartita da richiedere al giudice per
lo scioglimento richiesto dal voto suo e del suo defunto padre
Comita – per conto del quale <Mariano> si era già offerto di
inviare cento militi o centomila marabottini d’oro – di partire
per la Terrasanta. Il cardinale ritiene che il giudice debba impe-
gnarsi ad inviare in totale centotrenta cavalieri o in alternativa
centotrentamila marabottini d’oro. Il denaro dovrà essere con-
segnato all’arcivescovo di Genova, già incaricato dal cardinale
di procedere all’esenzione dal voto del giudice; se invece Maria-

109. 1 Cfr. Appendice I.


2
Ubaldo e Lamberto Visconti, quest’ultimo giudice di Gallura (cfr. Appendice
II) il primo già podestà di Pisa, lo sarebbe ridivenuto nel 1223 e tra il novembre
del 1226 e il novembre del 1228: Ceccarelli, I Podestà.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 141

no preferisse inviare dei soldati, questi dovranno recarsi presso


il vescovo di Reggio e il marchese di Monferrato.

E d i z i o n i : Levi, Registri, pp. 121-123, che viene usata in que-


sta edizione, adattata nei criteri.
Cfr. docc. 4, 10, 14, 26, 53, 61, 68, 69, 74-83, 91, 103*-106, 111*, 127
e Introduzione, parte II, cap. 2 a.

Nobili et strenuo viro .<Mariano>. Dei gratia iudici Turrita-


no1, Hugo2 et cetera. Noveritis nos recepisse litteras apostolicas
in hunc modum: «Honorius episcopus, servus servorum Dei,
venerabili fratri .<Hugolino>. Hostiensi episcopo, apostolice
Sedis legato, salutem et apostolicam benedictionem. Fraternita-
tis tue litteras benignitate recepimus consueta et earum tenorem
pleno collegimus intellectu, gratias agentes largitori omnium
gratiarum in gratia eius, qui te deducens per suorum semitam3
mandatorum in beneplacito suo dirigit actus tuos, multa et ma-
gna per tuum ministerium operando, in quibus tanto ampliori
gaudio exultamus, quanto per amplius et perfectus exinde pro-
ficit Ecclesie generalis, et Terre sancte subsidium iuxta spem
nostram et desiderium procuratur. Ad hec cum clare memorie
.<Comita>. iudex Turritanus4 signo crucis assumpto vovisset in
Terre sancte subsidium proficisci et pro redemptione voti sui
obtulisset centum milites vel centum milia marabotinorum in
eiusdem Terre subsidium iuxta nostrum beneplacitum destina-
re, interim viam universe carnis ingresso5, nobilis vir Marianus

110. 1 Mariano II di Torres, cfr. Appendice II.


2
Ugolino di Segni, creato cardinale da Innocenzo III nel 1206, futuro papa Gre-
gorio IX: Eubel, I, p. 3.
3
«Te deducens per suorum semitam»: richiama Salmi 22,3 e Salmi 24,4, ma
soprattutto il motto di Onorio III: «perfice gressos meos in semitis tuis»: Salmi
16,5.
4
Cfr. Appendice II.
5
«Viam universe carnis ingresso» riferimento a Genesi, 6,31; Giosué, 23,14;
1Re, 2,2.
142 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

iudex6, natus eius, venerabilem fratrem nostrum . . Sorranum


episcopum7 ad nos mittens, obtulit se velle pium patris propo-
situm adimplere, illuc sive predictum numerum militum sive
pretaxatam pecuniam transmittendo; et, quia ipse crucis erat
caractere insignitus, instabat per eundem episcopum ut eum
absolveremus a voto paratum viginti milites in eiusdem Terre
destinare succursum. Sed nos, communicato fratrum nostro-
rum consilio, quod offerebat pro patre non immerito acceptan-
tes, volebamus ut pro se quinquaginta milites destinaret; et sic
idem episcopus tunc a nobis non potuit aliquid obtinere. Unde
cum, sicut tue littere continebant, idem iudex adhuc pro patre
suo centum milites vel centum milia marabottinorum, et pro
se congruum eidem Terre offerat subsidium exibere, de cir-
cumspectione tua plenam fiduciam obtinentes, fraternitati tue
per apostolica scripta mandamus, quatinus eorum alterum que
offert ipse pro patre secundum arbitrium tue discretionis ac-
ceptans, attente provideas, ut, si magis expediens visum fuerit
pecuniam destinari, tales exinde milites conducantur, qui alias
non essent in sepe dicte Terre subsidium profecturi. Super eo
vero quod idem iudex pro absolutione sui voti congruum offert
subsidium, tibi plenarie committimus vices nostras, ut provide-
as super hoc sicut tibi Dominus inspirabit. Datum Laterani, .V.
Kalendas octubris, pontificatus nostri anno sexto».
Nos enim, quia patrem vestrum sincere dileximus et perso-
nam vestram affectione quantum cum Deo possumus diligimus
speciali, ea gratanter efficere cupimus et optamus, que ad ve-
strum et terre vestre respiciant commodum et honorem.
Volentes igitur mandatum summi pontifici adimplere, no-
bilitati vestre consulimus et ex parte domini pape mandamus,
quatenus centum milia marabotinorum pro centum militibus
sine dilatione aliqua Ianuam transmittatis venerabili fratri
.<Ottoni>. archiepiscopo8 et dilectis filiis . . abbati Sancti An-

6
Cfr. Appendice II.
7
Cfr. Appendice I.
8
Otto di Genova (1203-1239), Eubel, I, p. 281.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 143

dree de Sexto et Danieli Aurie9, consanguineo et fideli vestro,


civi Ianuensi, nomine Sedis apostolice assignantes. Pro vobis
autem, qui crucis signaculum assumpsistis, pro triginta mili-
tibus pecuniam destinetis, tantum eorum singulis assignantes,
quantum singulis aliorum centum de summa predicta fuerit
consignatum. Hiis ita rite peractis, a voto peregrinationis absol-
vet archiepiscopus memoratus, iuxta quod ei nostris dedimus
litteris in mandatis. Milites autem ad Terre sancte subsidium
transmittendos a vobis electos vel aliis quibuslibet eligendos a
venerabili fratre nostro .<Nicola>. Regino episcopo10 et nobili
viro .<Guilelmo>. marchione Montisferrati11 vel ab altero eo-
rum, si uterque interesse non poterit, precipimus secundum
sue discretionis arbitrium acceptari, qui alias non sint in Terre
sancte subsidium profecturi et per annum ibi debeant fideliter
deservire. Vos autem, sicut vir nobilis, providus et discretus, ita
studeatis omnia celeriter adimplere, quod suum patris vestri
propositum debitum sortiatur effectum, et vos a domino papa
et fratribus suis possitis non immerito commendari, ac nos, qui
speciali vos affectione diligimus, de sollicitudine nobis commis-
sa, non possimus merito reprehendi.
Datum Bononie, .VIII. Kalendas novembris.

111*
<1221, circa ottobre 25>
<Ugolino da Ostia legato pontificio incarica l’arcivescovo
di Genova Otto di sciogliere Mariano di Torres dal voto di
partire come crociato, purché questi invii centotrenta militi o

9
Daniele Doria, nipote per via materna del giudice di Torres Barisone II
(1147-entro 1191), era perciò cugino di Mariano II di Torres: cfr. Appendice II,
Sanna-Boscolo, Libellus, p. 50; Sanna, La cronotassi, pp. 109-111; cfr. anche
Genealogie, pp. 283-284.
10
Nicola di Reggio Emilia (1211-1243), Eubel, I, p. 417.
11
Guglielmo VI di Monferrato: Settia, Guglielmo VI.
144 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

centotrentamila marabottini d’oro per la spedizione in Terra-


santa>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dal n° 110, dove Ugolino da


Ostia afferma espressamente di aver dato mandato in tal senso all’ar-
civescovo genovese.

112*
<ante 1221, dicembre 10>
<Rappresentanti del Comune di Pisa scrivono nuovamente
ad Onorio III informandolo che Ubaldo Visconti quando era
podestà della città aveva contratto debiti a nome del Comune
stesso, per finanziare la spedizione in Sardegna, ora i creditori
chiedono i rimborsi e il Comune stesso chiede al pontefice una
conferma dell’esenzione già concessa dal pagamento di tali de-
biti>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dalla lettura del n° 113, dove


lo stesso pontefice nell’incaricare il vescovo di Massa di impedire l’in-
debita riscossione dei crediti a danno del Comune scrive che era stato
informato «ex parte communitatis Pisane». Una richiesta in tal senso
era già stata fatta al pontefice e da lui accordata nell’aprile del 1220: cfr.
docc. 55* e 59.

113
1221, dicembre 10, Laterano
<Onorio III>, informato dal Comune di Pisa che Ubaldo
<Visconti> quando era podestà della città aveva contratto de-
biti a nome del Comune stesso, per finanziare la spedizione in
Sardegna, ad insaputa di tutti, ordina al vescovo di Massa di
impedire la riscossione a danno del Comune di tali debiti, senza
uno speciale mandato pontificio.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 145

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, f. 170r, ep.


80. Sul lato esterno di 170r, all’altezza della seconda riga del documen-
to, la cifra: 80; sul margine, all’altezza della prima riga: LXXX.
E d i z i o n i : Scano, I, LXXXIII, p. 55.
R e g e s t i : Pressutti, II, 3610, p. 15.
Cfr. docc. 12, 20, 22, 35, 36, 40, 43-46, 58-61, 69, 70, 90, 91, 96, 99,
100, 102, 107-109, 112*, 114-120, 131*, 132. Appendice documentaria
Cost. 3. Introduzione, parte II, cap. 2 b.

.<Alberto>. episcopo Massanensi1

Ex parte communitatis Pisane fuit propositum coram nobis


quod Ubaldus2 civis Pisanus, olim in civitatis eorum regimine
constitutus, debita gravia nomine communitatis eiusdem, ea
ignorante, contraxit, occasione dumtaxat expeditionis quam
presumpsit facere in Sardiniam contra inhibitionem et excom-
municationem apostolice Sedis, in cuius gravem iniuriam
et contemptum id noscitur attemptasse; quare nobis humi-
liter supplicavit communitas supradicta ut, cum ab ea debita
huiusmodi requirantur, super hoc ei paterna providere sollici-
tudine dignaremur.
Cum, ergo, dignum sit ut in ipsum Hubaldum recumbat
onus huiusmodi debitorum, presentium tibi auctoritate man-
damus, quatinus communitatem eandem super hoc gravari ali-
quatenus non permittas, presertim quamdiu aliquid invenietur
in bonis ipsius Ubaldi unde possit creditoribus satisfactio exhi-
beri. Cumque diverse littere super hoc contra communitatem
ipsam dicantur a Sede apostolica emanasse, inhibeas illis ad
quos littere sunt obtente ne illarum auctoritate absque nostro
speciali mandato procedant.
Datum Laterani, .IIII. Idus Decembris, pontificatus nostri
anno sexto.

113. 1 Alberto (1217- 1231): Eubel, I, p. 329.


2
Ubaldo Visconti già podestà di Pisa, lo sarebbe ridivenuto nel 1223 e tra il
novembre del 1226 e il novembre del 1228: Ceccarelli, I Podestà.
146 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

114
<1222, gennaio 19, Laterano>
<Onorio III> ordina al priore di S. Nicola di Cagliari e a
Siffredo, entrambi canonici pisani, di far pubblicare e rispettare
le sentenze di scomunica emesse contro Ubaldo <Visconti> e
i suoi fratelli dal cappellano apostolico Gra<ziano>; li incarica
inoltre di impartire le pene canoniche contro i chierici pisani
che non hanno rispettato le sentenze di scomunica.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, f. 189r, ep.


187. Sul lato esterno di 189r, all’altezza della seconda riga del documen-
to, la cifra: 187; sul margine, all’altezza della prima riga: CLXXXVII.
La data del doc. è ricavabile dalla lettura del precedente ff. 188v-189r
diretto al priore di S. Frediano di Lucca e datato in Laterano: «.XIIII.
Kalendas Februarii, anno sexto».
R e g e s t i : Pressutti, II, 3747, p. 34-35; Scano, I, LXXXIV,
p. 56.
Cfr. docc. 12, 20, 22, 35, 36, 40, 43-46, 58-61, 69, 70, 90, 91, 96, 99,
100, 102, 107-109, 113, 115-120, 131*, 132. Appendice documentaria
Const. 3. Introduzione, parte II, cap. 2 b.

. . priori Sancti Nicholay Calleri et Sifredo, canonicis Pisanis1

Ut acrior pena pungat quos hactenus nulla penitus penitu-


do compuncxit, discretioni vestre per apostolica scripta manda-
mus quatinus excommunicationis et interdicti sententias, quas
dilectus filius magister .Gra<tianus>. capellanus noster in Ubal-
dum et fratres eius ac quosdam alios cives Pisanos, auctorita-
te nostra, ipsorum exigente contumacia, promulgavit, singulis
diebus dominicis et festivis sollempniter publicantes faciatis eas
firmiter observari. Clericos quoque Pisanos, qui non sine no-
stro contemptu easdem sententias contempnentes ipsas servare

114. 1 Personaggi la cui unica attestazione proviene da questo doc.


Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 147

spreverunt seu de cetero spreverint observare, pena canonica


sub apostolica obligatione castigetis.
Quod si non omnes et cetera.
Datum ut supra.

115
1222, gennaio 19, Laterano
<Onorio III> ordina <al priore di S. Nicola di Cagliari e a
Siffredo, entrambi canonici pisani,> di sciogliere dalla scomu-
nica coloro che avevano aiutato Ubaldo <Visconti> e i suoi
fratelli, purché si impegnino a non intrattenere rapporti con
loro e a recarsi al più presto presso la Sede apostolica. In caso di
scioglimento dalla scomunica in punto di morte, se il malato si
riprende deve recarsi al più presto presso la Sede apostolica; se
muore, il suo funerale sia celebrato in assenza di laici e la sepol-
tura avvenga in assenza di chierici.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 11, f. 189r, ep.


188. Sul lato esterno di 189r, all’altezza della seconda riga del docu-
mento, la cifra: 188; sul margine, all’altezza della prima riga, parzial-
mente rifilato: CLXXXVIII.
R e g e s t i : Pressutti, II, 3748, p. 35.
Cfr. docc. 12, 20, 22, 35, 36, 40, 43-46, 58-61, 69, 70, 90, 91, 96, 99,
100, 102, 107-109, 113, 114, 116-120, 131*, 132. Appendice documen-
taria Const. 3. Introduzione, parte II, cap. 2 b.

Eisdema

Etsi mater Ecclesia non debeat redeuntibus ad se gremium


claudere pietatis, redeuntes tamen, ne iterum retrorsum habe-
ant, debet arcius cohibere.
Ideoque, discretioni vestreb per apostolica scripta man-

115. a Per l’inscriptio cfr. doc. precedente  b vestre in interlinea


148 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

damus quatinus Pisanis illis qui pro eo quod Ubaldo et fra-


tribus eius1 contra mandatum Ecclesie adeserunt excommu-
nicationis vinculum incurrentes, ut absolutionis obtineant
beneficium iurarant vel iuraverint nostris parere mandatis,
ne illis communicent super aliquo negotio vel familiaritatem
aut aliquod comercium cum eis habeant, inhibeatis expresse
sub debito prestiti iuramenti; et si quis excommunicatorum
infirmitate correctus metu mortis de stando mandatis nostris
iuramentum prestiterit, ei ut infra octo dies postquam plene
convaluerit ad presentiam nostram cum litteris vestris iter
arripiat veniendi firmiter iniungatis; et si quisquam interim
forte decesserit non permittatis ad sepulturam eius clericos
conveniri, nec audientibus laicis divina pro eis officia celebra-
ri, cum melioris sint conditionis habendi qui sponte in vite
spatio, quam qui metu in mortis articulo ad mandatum Eccle-
sie revertuntur.
Quod si non omnes et cetera.
Datum Laterani, .XIIII. Kalendas Februarii, pontificatus no-
stri anno sexto.

116*
<ante 1223, settembre 2>
<Qualcuno, forse l’arcivescovo di Pisa Vitale, informa Ono-
rio III che Ubaldo e Lamberto Visconti e altri cittadini pisani
– scomunicati per avere invaso il giudicato di Cagliari e perciò
privati di alcune rendite che provenivano loro da beni che dete-
nevano in feudo dall’arcivescovado di Pisa – affermano che una
volta ottenuta l’assoluzione dalla scomunica dovranno essere
rinfondati di tutte quelle rendite>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dal n° 117, dove Onorio,

115. 1 Ubaldo, Lamberto e Alberto di Eldizio Visconti.


Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 149

scrivendo a Vitale di Pisa, afferma che gli scomunicati «sicut dicitur»


affermano quanto detto.

117
1223, settembre 2, Segni
<Onorio III> – informato che Ubaldo e Lamberto <Viscon-
ti> e i loro complici, privati per un quadriennio del godimento
di alcuni feudi che detenevano in nome della Sede apostolica,
per aver invaso il giudicato di Cagliari, affermano che dovran-
no essere rimborsati nel momento in cui verranno sciolti dalla
scomunica – scrive all’arcivescovo di Pisa, che evidentemente
detiene ora quei feudi, confermandogli che niente dovrà essere
né riassegnato né rimborsato agli scomunicati.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 12, f. 92r, ep.


19. Sul lato esterno di 92r, all’altezza della seconda riga del documento,
la cifra: XVIIII; sul margine sopravvivono le lettere: . . Archi, dell’indi-
rizzo riportato e rifilato. Sullo stesso lato, all’altezza della quint’ultima
riga, una croce.
E d i z i o n i : Scano, I, LXXXV, p. 56.
R e g e s t i : Pressutti, II, 4476, p. 158.
Cfr. docc. 12, 20, 22, 35, 36, 40, 43-46, 58-61, 69, 70, 90, 91, 96,
99, 100, 102, 107-109, 113-116*, 118*-120, 131*, 132. Appendice docu-
mentaria Const. 3. Introduzione, parte II, cap. 2 b.

.<Vitali>. archiepiscopo Pisano1

Supra se Hubaldus et Lambertus2 fratres ambulare volentes,


ceca ducti cupididate, iam dudum iudicatum Calaritanum, iuris

117. 1 Vitale di Pisa (1218-1252): Eubel, I, p. 399.


2
Ubaldo e Lamberto di Eldizio Visconti, il primo podestà di Pisa (1223 marzo
28 - 1224 luglio 3), Ceccarelli, I Podestà; il secondo giudice di Gallura (1206-
1224 ca.).
150 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

et proprietatis Sedis apostolice, occuparunt. .M. quoque .S. filius


et .G. fratres3 tante presumptionis non timuerunt esse participes
minus quam eis expedierit attendendo quod baculo arundineo,
qui manum inherentis eidem perforat dum ponunt in eis fidu-
ciam4, innituntur. Sed et predicti omnes ad tantam devenerunt
insaniam, ut excommunicati a nobis longo tempore iam elap-
so sic sue sint salutis obliti, ut nec videantur quod ad Ecclesie
unitatem quandoque redire debeant cogitare. Hii autem propter
tante temeritatis excessum de feudis que de camera archiepisco-
patus Pisanus tenebant fuerunt a quadriennio defeodati. Verum
sepe, sicut dicitur, musitant quod de fructibus feudorum ipso-
rum quos excommunicationis tempore non percipiunta, obtento
absolutionis beneficio, integre sibi satisfieri oportebit. Super quo
volumus tibi et tuis successoribus providere.
Nos itaque districtius inhibentes, ne quicquam de feudis ei-
sdem vel eorum fructibus perveniat de cetero ad predictos, tibi
et successoribus tuis auctoritate presentium indulgemus, ut su-
per hiis tu et successores tui eis in aliquo non teneamini ulterius
respondere.
Nulli ergo et cetera nostre inhibitionisb et concessionis in-
fringere. Si quis autem et cetera.
Datum Signie, .IIII. Nonas Septembris, anno octavo.

118*
<post 1223, marzo 28 – ante 1223, seconda metà di agosto>
<Onorio III scrive all’arcivescovo di Pisa Vitale affinché,
sotto minaccia di scomunica e interdetto, induca i Pisani a ri-
muovere Ubaldo Visconti dalla carica di podestà alla quale lo
hanno eletto assieme con altri due>.

117. a Consecutio non rispettata   b


In R inhibitiois

3
Personaggi sconosciuti.
4
«baculo arundineo…fiduciam»: 4Re 18,21; Isaia 36,6.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 151

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dal n° 120, dove Onorio, nel


rimproverare Vitale, gli ricorda che «tibi nostris litteris dederimus in
mandatis» affinché i Pisani rimuovessero Ubaldo dalla carica.

119*
<post 1223, marzo 28 – ante 1223, seconda metà di agosto>
<Informatori attendibili, forse il vescovo di Betlemme, Ra-
nieri, riferiscono a Onorio III gli avvenimenti pisani successi-
vi all’elezione di Ubaldo Visconti alla carica podestarile e del
comportamento sleale e filovisconteo di Vitale, arcivescovo del-
la città>.

L’esistenza di questa informativa si ricava dal n° 120, dove Onorio,


oltre a essere manifestamente informato dei fatti, descrivendo il com-
portamento dell’arcivescovo, afferma che in occasione della consegna
di una lettera papale fatta dal vescovo di Betlemme a Vitale «diceris
respondisse, quod idem episcopus de iis hoc tempore se intromettere
non deberet».

120
1223, seconda metà di agosto – prima metà di settembre, Segni
Onorio III rimprovera molto duramente l’arcivescovo di
Pisa <Vitale> per non aver impedito, né agito in alcun modo
contro l’elezione di Ubaldo Visconti a podestà di Pisa e di averla
anzi nei fatti favorita; omettendo inoltre scientemente di ese-
guire le consegne del pontefice che pretendeva la scomunica sui
Pisani e l’interdetto sulla città se a Ubaldo non fosse stata revo-
cata la carica; gli ordina ora di scomunicare entro otto giorni dal
ricevimento della lettera Ubaldo e i suoi complici.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 12, f. 93v-95r,


ep. 24. Sul lato esterno di 93v, all’altezza della terza riga del documen-
to, la cifra: XXIIII; sul margine sopravvivono le lettere «..ano archie-
152 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

piscopo». Per la data, poiché nel testo vi è un ampio spazio vuoto che
precede «Septembris» si è deciso di indicare tutto lo spettro temporale
possibile tra i giorni antecedenti le calende di settembre e le idi dello
stesso mese.
E d i z i o n i : Ughelli, III, coll. 428-429; Horoy, IV, XIII coll.
418-422, che trae il doc. da Ughelli e senza fornire spiegazioni lo data
11 settembre.
R e g e s t i : Potthast, I, 7080, p. 612, che lo riprende da Ughelli
e lo data <10-14> settembre 1223; Pressutti, II, 4492, p. 161, datato
settembre, senza indicazione del giorno.
Cfr. docc. 12, 20, 22, 35, 36, 40, 43-46, 58-61, 69, 70, 90, 91, 96,
99, 100, 102, 107-109, 113-119*, 131*, 132. Appendice documentaria
Const. 3. Introduzione, parte II, cap. 2 b, d.

.<Vitali>. Pisano archiepiscopo

Si ad tribunal mentis accesseris et ante te statueris temetip-


sum, cogitationemque accusatoris vice, ac defensoris utatur,
investigetque ratio sancta tua numquida non te tua conscientia
condemnabit et iudicabit non tantum Ecclesie Dei membrum
inutile, verum etiam putridum et ob hoc ab ea merito abscin-
dendum qui oblitus fidelitatis exhibite nobis et sacrosancte
Romane Ecclesie in susceptione palleib prestito corporaliter iu-
ramento filium Belial1 Ubaldum in iniquitate potentemc, perfi-
dum, et Dei Ecclesie inimicum, traditumque cum complicibus,
et fautoribusd suis propter multiplices, et graves eius excessus in
apostolicam Sedem commissos in carnis interitum Sathane, per-
misisti, ne fecisti dicamus verius in Pisane civitatis potestatem
assumi, non sine scrupulo forsitan societatis occulte: nec sufficit
si ad excusandas excusationes in peccatis2 forsitan dixeris, quod

120. a In Ughelli nunquid   b In Ughelli pallii   c


In Ughelli paten-
tem  d In Ughelli favoribus  

120. 1 Cfr. Deuteronomio 13,13.


2
«ad excusandas excusationes in peccatis»: Salmi 140,4.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 153

tu illum nequaquam elegeris, sed potius electores qui elegerunt


eumdem, cum tibi de providendo rectore, seu potestate civitati
Pisanis liberae fuerit tributa facultas, et illis potuisses electori-
bus inhibere, ne predictum eligerent reprobum, eo quod esset
ab ecclesiastica unitate precisus, et ipsius contagio infici posset
populus universus. Preterea multos alios in electores potuisses
eligere, qui nequaquam elegissent eumdem et ideo frustra iaci-
tur rete ante oculos pennatorum3. Rursus consule temetipsum,
utrum scelus incurreris idolatrie contra obedientiam nobis pro-
missam temere veniendo et deferendo homini contra Deum.
Cum enim tibi nostris litteris dederimus in mandatis, ut nisi
populus civitatis predicte, a te monitus diligenter, sepedictum
reprobum removerent a sue regimine civitatis, tam civitatem
ipsam auctoritate nostra ecclesiastico interdicto conclusam,
quam sepe dictum Sathane membrum et omnes intendentes ei-
dem seu prestantes auxilium, vel favorem, excommunicationis
laqueo innodatos sub cuiuslibet contradictionis et appellationisf
obstaculo nuntiares, et per civitatem eamdem, et eius diocesim
faceres nuntiari, tu oculos tuos statuens declinare in terram,
obedientie nexu dirruptog, non solum id effi//cere contempsisti,
verum etiam noluisti litteras ipsas recipere, et quod deterius est
nuntios adferentes easdemh, non sine contemptu apostolice Se-
dis et nostro, in tuis sustinuisti domibus acriter verberari, quod
non sine tua conniventia merito presumitur fore factum. Vide
et apud te ipsum recogita, quam in hoc nobis fueris obediens,
quam fidelis. Si Sedes est apostolica mater tua, ubi est honor
eius? Si Domina, ubi timor? Nonne in iis eii honorem et reve-
rentiam subtraxisti et fedus iniisse videris cum morte? Attende
iterum, et considera, si episcopale conveniatj tibi nomen, cum
ad extrahendum de lacu perversitatis gregem tibi commissum,

e
In Ughelli civitate Pisana litera   f et appellationis manca in Ughelli   g In
Ughelli dirupto  h In Ughelli eosdem  i In Ughelli et c.   j In Ughelli
convenit  

3
«frustra iacitur rete ante oculos pennatorum»: Proverbi 1,17.
154 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

ne in profundum veniat, et conttempnat, prout interpretatio


dicti nominis, et officium exigit non intendeask, sed ipsum in
illo permittas immergi potius et immergas4. Numquid non po-
pulum ipsum in sua videris perversitate fovere, dum presen-
tibus vinculo excommunicationis ligatis, solemniter celebras
in civitate auctoritate nostra supposita interdicto. Nec allega-
re potes profecto, quod ignores civitatem eandem interdicto
conclusam, eo quod non receperis litteras illas, per quas id tibi
fuerat demandatum, cum talis ignorantia non solum sit crassa,
sed etiam affectatal, et nichilominus eadem littere postmodum
per clericum venerabilis fratris nostri Bethleemitani episcopi5
cui fuerunt exhibite, ut eas tibi faceretm presentari, in tua fue-
rint presentia recitate, cui sic diceris respondisse, quod idem
episcopus de iis hoc tempore se intromittere non deberet. Cum
ergo sic ad te mandatum apostolicum venerit iterato, et obsti-
naton corde non acquieveris, et facie indurata nonne incurristi
quasi ariolandi peccatum6, et in Balahal filii Beor consortium
incidisti7. Preterea, etsi super hoc nostrum non recepisses man-
datum, nec tamen deberes illis celebrare divina, nec participare
cum eis, preterquam in illis que pertinent ad salutem, cum scias
illos excommunicationis sententiam incurrisse, quam predictus
Bethleemitanus episcopus tulit in eos, si a .VIII.o Kalendas Iu-
lii usque ad festum beati Iacobi proximo tunc venturum Lu-
canis in personis, et rebus per se, vel subditos suos offendere
attemptarent, et ex eo nichilominus excommunicatione ligatos
non ignores eosdem, quod communicant reprobo memorato,
intendendo sibi et parendo ipsius dispositionibus et manda-
tis. Denique cum deberes ex officio pastorali reducere propriis

k
In Ughelli intendens   l In Ughelli affacinata   m
In Ughelli faceret
tibi  n In R abstinato   oIn Ughelli nono  

4
Richiama Giovanni 15,17.
5
Ranieri: Eubel, I, p. 134 e II, p. XVI.
6
«quasi ariolandi peccatum»: 1Re 15,23.
7
Numeri 22,5-6.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 155

humeris oberrantesp oves ad caulasq, tu de pastore ne propri-


us dicamus in lupum, in mercenarium commutatus exposuisti
gregem tibi commissum luporum rapaciumr morsibus lanian-
dum8, dum eis talem in rectorem prefici permisisti, cuius conta-
gio maculati tendant ad interitum salutis eterne. Ecce quomodo
diligis gregem tuum, ecce qualiter exequens officium pastorale,
quod est infirmum consoli//das, et sic quod agrotum est sanas,
nec non ita quod confractum est alligas, et abiectum reducis,
et quod de ipso grege periit, sic requiris? Disciplinam namque
videris, ut consilio perditus abiecisse, sic tuis ovibus providen-
do, et subtrahendo obedientiam et reverentiam sacrosancte
Romane Ecclesie matri tue. Utinam saperes, et intelligeres, ac
novissima providens non hec ei retribueres, que te creavit, et ad
tantum provexit apicem dignitatis, que quoque nunc dicere de
te potest: filium enutrivi, et exaltavi, ipse autem me contempnit,
et spernit9; propter quod dolentes compellimur exclamare, pe-
nitet nos hominem hunc fecisse, cum propters hec de te non
modicum confundamur et adversarii tui contra nos, qui te pro-
movimus, materiam habeant insultandi, ett nonnulli fratrum
nostrorum nobis in faciem iam pluries insultarint, ex eo quod
apostolice Sedi, et nobis te indevotum sic exhibes, et ingratum.
Et quidem penitentiam nostram in te celeriter sortiri faceremus
effectum, excessus huiusmodi taliter castigando, quod pena do-
cente cognosceres, quam temerarium sit apostolicis non obedi-
re mandatis, etu brachia contra torrentem extendere, contraque
stimulum calcitrare, nisi mansuetudo motum nostri animi tem-
peraret, et non minus nostro, quam tuo parceremusv pudori,
cum vix sine nostra, qui te nonnullis contradicentibus et invitis
promovimus, posses confusione confundi.

p
In Ughelli aberrantes   q In Ughelli causas   r In R rapacum  s In
Ughelli prropter   t Manca in Ughelli  u Manca in Ughelli  v In Ughelli
pareremus  

8
Richiama Giovanni capitolo 10.
9
«filium…spernit»: riferimento a Isaia 1,2.
156 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

Adhuc igitur experiri volentes utrum in te saltem seinde-


resis remanserit inextincta, ita quod huiusmodi obiurgatio-
nis vexatio tuo auditui tribuat intellectum, fraternitati tue per
apostolica scripta mandamus, et in virtute obedientie districte
precipimus, quatinus mandatum prescriptum omni gratia,
et timore mundano postpositis, illud infra octo dies post su-
sceptionem presentium qualibet occasione, contradictione, ac
appellatione cessantibus plene, ac fideliter exequaris, et adw
sepedicti perfidi confusionem maiorem, et eius contumaciam
confutandam, ipsum cum complicibus ac fautoribus suis sin-
gulis diebus Dominicis et festivis, pulsatis campanis, et candelis
accensis, anathematizatum, et ab ecclesiastica unitate precisum,
et tu ipse denunties, et facias per totam civitatem Pisanam, et
eius diocesim publice nuntiari. Attentius provisurus, ut in civi-
tate predicta interdicto conclusa, quamdiu sepedictus reprobus
eidem prefuerit, nullum prorsus ecclesiasticum sacramentum
preter baptisma parvulorum, et penitentias morientium mi-
nistretur, alioquin ex nuncx te noveris ab officio pontificali, et
sacerdotali suspensum, et sic usque infra mensem unum nostro
te conspectui representes, responsurum de tanta inobedientia,
et contemptu // et recepturum, quod te de nostri consilii cir-
cumspectio providerat decernendum.
Datum Signiey, Septembris, pontificatus nostri anno octavo.

121*
<ante 1223, ottobre 30>
<Il capitolo arcivescovile arborense postula a Onorio III che
venga concesso come nuovo arcivescovo Torgotorio, in quel
momento vescovo di Terralba>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dal n° 122, dove Onorio,

120. w In R a  x In Ughelli tunc  y Segue spazio vuoto per un’ampiezza di


17 lettere
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 157

scrivendo all’arcivescovo di Torres e a quello di Cagliari afferma che


«dilecti filii capitulum Arborense per suas literas nobis humiliter sup-
plicarunt» a questo proposito.

122
1223, ottobre 30, Laterano
Onorio III – su richiesta dei capitolari della sede arborense –
dà mandato all’arcivescovo di Torres e a <Mariano> arcivesco-
vo di Cagliari di sciogliere dal vincolo con la sede terralbense il
vescovo Torgotorio, se lo riterranno opportuno, affinché possa
divenire arcivescovo di Arborea.

C o p i a [ B ] : BUCa, S.P. 6 bis 4.7, f. 29v. Il doc. è datato «.III.


Kalendas Novembris anno gratie .M.CC.XXIIII», ma si ritiene che la
datatio segua lo stile pisano poiché nel giugno 1224 Torgotorio risulta
già regolarmente eletto arcivescovo di Arborea e a quella data si è già
recato presso la Sede apostolica, con tutta probabilità per ottenere la
consacrazione dal pontefice. Di ciò sembra accorgersi anche Zichi, Gli
statuti, p. 62 che però non esplicita.
E d i z i o n i : Martini, Storia ecclesiastica, I, p. 306; CDS, I/2,
Appendice, doc. VI, pp. 881-882.
Cfr. doc. 121*.

Honorius episcopus servus servorum Dei. Venerabilibus


fratribus . . Turritano et .<Mariano>. Caralitano archiepisco-
pis1. Salutem et apostolicam benedictionem.
Dilecti filii capitulum Arborensea per suas literas nobis hu-
militer supplicarunt, ut cum eorum Ecclesia pastore vacante

122. a Così in Martini, si intendono forse l’istituzione e i singoli componenti come


soggetti  

122. 1 Anonimo l’arcivescovo di Torres, Mariano quello di Cagliari, cfr. Ap-


pendice I.
158 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

venerabilem fratrem nostrum .T<orgotorium>. Terralbensem


episcopum2 eorum Ecclesie suffraganeum, virum, ut asserunt,
litterarum providum et honestum concorditer in suum archie-
piscopum postularint, eum sibi concedere dignaremur.
Ne igitur Ecclesia ipsa pro ulteriori defectu pastoris gravius
sustineat detrimentum, fraternitati vestre per apostolica scripta
mandamus quatinus postulationem ipsam examinantes sicut
convenit diligenter, si eam de persona litterata alias et idonea
que tanto congruat oneri et honori inveneritis canonice cele-
bratam, eam auctoritate nostra sublato appellationis obstaculo
confirmetis, et eum a regimine Terralbensis episcopatusb absol-
ventes detis ei auctoritate nostra licentiam se ad Arborensem
Ecclesiam tranfferendic. Quod si non ambo hiis exequendis po-
tueritis interesse, alter vestrum ea nichilominus exequatur.
Datum Laterani .III. Kalendas Novembris, pontificatus no-
stri anno octavod, anno veroe gratie, .M.CC.XXIIII.

123
1223, ottobre 30, Laterano
<Onorio III> scioglie l’arcivescovo di Cagliari dall’interdet-
to a consacrare i primi due eventuali successori del contempo-
raneo vescovo di Sulci; interdetto che gli era stato comminato
per aver osato consacrare questo vescovo, nonostante il divieto
di B<artolomeo>, legato pontificio.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 12, f. 115v, ep.


79. Sul lato esterno di 115v, all’altezza della terza riga del documento, la
cifra: LXXVIIII; sullo stesso lato, all’altezza della prima riga, è riportato
l’indirizzo sul margine; all’altezza della seconda riga, una croce.

122. b In B episcopi  c In Martini transfretandi   d


pontificatus nostri anno
octavo manca in Martini  e Manca in Martini

122. 2 Cfr. Appendice I.


Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 159

R e g e s t i : Pressutti, II, 4547, pp. 170-171; Scano, I, LXXXVI,


p. 57.
Cfr. Introduzione, parte II, cap. 2 b.

.<Mariano>. Calaritano archiepiscopo1

Lenti ad penam et faciles ad veniam cupientes, salvo tamen


iustitie moderamine, inveniri satis nos arbitramur punisse pec-
cantem cum ipsum displicentema sibi peccato ad perfectam
penitentiam revocamus. Cum, igitur, pro eo quod venerabilem
fratrem nostrum .<Bandinum>. Sulciensem episcopum2, tunc
electum, contra prohibitionem dilecti filii .B<artholomei>.
subdiaconi et capellani nostri tunc apostolice Sedis legati te-
mere consecraras, nos in eo quod deliqueras te leniter tamen
punire volentes interdixerimus tibi ne primum et secundum
ipsius episcopi successores presumeres consecrare; quia penam
huiusmodi suscipiens reverenter non tam pro pena quam pro
culpa visus es amare dolere de abundantiori misericordia inter-
dictum huiusmodi misericorditer relaxamus.
Datum Laterani, .III. Kalendas Novembris, anno octavo.

124*
<ante 1223, novembre 25>
<Il vescovo di Castra scrive a Onorio III chiedendogli il per-
messo di poter ordinare alcuni canonici della propria diocesi>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dal n° 125, dove Onorio III


nel concedere al vescovo di Castra quanto richiestogli fa riferimento ad
una postulazione del vescovo.

123. a In R displicente

123. 1 Cfr. Appendice I.


2
Cfr. Appendice I.
160 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

125
1223, novembre 25, Laterano
<Onorio III> concede al vescovo di Castra, che ne ha fatto
esplicita richiesta, di ordinare i canonici della sua chiesa, purché
ciò non sia di danno agli altri eventuali canonici della diocesi.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 12, ff. 122v-


123r, ep. 105. Sul lato esterno di 112v, all’altezza della seconda riga
del documento, la cifra: CV; sullo stesso lato e alla stessa altezza, più
esterna, una corce; sul margine all’altezza della prima riga è riportato
l’indirizzo.
E d i z i o n i : Scano, I, LXXXVII, p. 57.
R e g e s t i : Pressutti, II, 4578, pp. 176-177.
Cfr. doc. 124*.

. . episcopo Castrensi1

A nobis humiliter postulasti ut cum Ecclesiam tuam, ex con-


cessione nostra, valeas de canonicis ordinare cui credis potius
expedire, si de presbiteris regularibus ordinetur, tibi daremus li-
centiam ipsam de talibus ordinandi. Sperantes itaque quod eam
super Ecclesia tibi commissa geras officii tui sollicitudinem, ut
ad id quod ei magis expedire videtur intendas fraternitati tue
licentiam concedimus po//stulatam proviso ut canonicis aliis,
si qui iam sunt in Ecclesia constituti predicta, nullum ex hoc
quamdiu vixerint preiudicium generetur.
Nulli ergo et cetera nostre concessionis. Siquis et cetera.
Datum Laterani, .VII. Kalendas Decembris, anno octavo.

126*
<ante 1224, maggio 6>

125. 1 Nome sconosciuto, cfr. Appendice I.


Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 161

<Il vescovo di Castra chiede a Onorio III la remissione dalla


promessa di partire per la Terrasanta in cambio di un contribu-
to di 200 lire in genovini minuti già depositati a Genova>.

L’esistenza di questo doc. è ricavabile dal n° 127, dove Onorio III,


nel rimettere dall’obbligo di partenza il vescovo dice di accondiscende-
re alle sue «humilibus precibus».

127
1224, maggio 6, Laterano
<Onorio III> scioglie il vescovo di Castra dalla promessa di
partire per la Terrasanta in cambio di un contributo di 200 lire
in genovini minuti depostitati a Genova.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 12, f. 186v, ep.


418. Sul lato esterno di 186v, all’altezza della seconda riga del docu-
mento, la cifra: CCCCXVIII; sul margine è riportato l’indirizzo all’al-
tezza dell’ultima riga del documento precedente.
E d i z i o n i : Scano, I, LXXXVIII, pp. 57.
R e g e s t i : Pressutti, II, 4962, p. 243.
Cfr. docc. 4, 10, 14, 26, 53, 61, 68, 69, 74-83, 91, 106, 110, 126* e
Introduzione, parte II, cap. 2 a.

. . episcopo Castrensi1

Cum olim vovens transire in subsidium Terre Sancte ac


demum corporis tui debilitate pensata ducentas libras Ianuen-
sium parvorum apud Ianuam deposueris in ipsius Terre subsi-
dium deferendas, nos, tuis humilibus precibus annuentes, te a
dicto voto reddimus absolutum et, secundum subsidii quanti-
tatem et devotionis affectum, illius remissionis participem que

127. 1 Nome sconosciuto, cfr. Appendice I.


162 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

proficiscentibus in iam dicte Terre sancte succursum vel in eam


subsidium destinantibus concessa fuit in concilio generali2.
Datum Laterani, .II. Nonas Maii, anno octavo.

5a missione dalla Sardegna alla Sede apostolica


<ante 1224, giugno 6>
<L’arcivescovo di Arborea Torchitorio in missione presso
la Sede apostolica, date le difficoltà anche economiche connesse
con un lungo viaggio dalla Sardegna alla Sede apostolica, chiede
a Onorio III la facoltà di concedere lo scioglimento dalla sco-
munica a coloro che vi sono incorsi per aver inferto violenze ad
ecclesiastici; nella stessa occasione chiede il rinnovo della con-
cessione delle proprietà della sua Chiesa>.

L’esistenza di questa missione si ricava dalla lettura del n° 128,


dove Onorio, scrivendo all’arcivescovo di Arborea, afferma che i pro-
blemi gli erano stati proposti «in nostra presentia».

128
1224, giugno 6, Laterano
<Onorio III>, date le difficoltà anche economiche connesse
con un lungo viaggio dalla Sardegna alla Sede apostolica, conce-
de all’arcivescovo di Arborea di sciogliere dalla scomunica colo-
ro che vi sono incorsi per aver inferto violenze ad ecclesiastici,
a meno che il crimine non sia molto grave o lo scomunicato
recidivo.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 12, f. 196v, ep.


454. Sul lato esterno di 196v, all’altezza della seconda riga del docu-

127. 2 COD, Lateranense IV, const. [71], Expeditio pro recuperanda Terra san-
cta.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 163

mento, la cifra: CCCCLIIII; sul margine, all’altezza della prima riga è


riportato l’indirizzo.
E d i z i o n i : Scano, I, LXXXIX, p. 58.
R e g e s t i : Pressutti, II, 5031, p. 255.
Cfr. 5a missione dalla Sardegna alla Sede apostolica.

.<Trogotorio>. archiepiscopo Arborensi1

Cum, sicut in nostra proposuisti presentia constitutus, non-


nulli tue diocesis pro iniectione manuum violenta in clericos et
alias religiosas personas in canonem late sententie incidentes,
tum propter loci distantiam et difficultatem itineris, tum prop-
ter expensarum defectum, venire non possint ad Sedem aposto-
licam absolvendi, ac per hoc in excommunicatione decedant;
nos huiusmodi periculo remedio volentes occurrere salutari,
auctoritate tibi presentium indulgemus ut, si tue diocesis sa-
crilege manus iniector infra quindecim dies maxime postquam
fuerit requisitus iniuriam passo satisfecerit competenter, ei
iuxta formam Ecclesie beneficium absolutionis impendas, nisi
tam gravis fuerit et enormis excessus ut merito sit ad Sedem
apostolicam destinandus, vel iniuriator talis extiterit qui alia
vice similem commisisset excessum unde iuramentum in abso-
lutione sua prestitum violarit, propter quod huius gratie reddi-
derit se indignum.
Nulli ergo nostra concessio et cetera. Si quis et cetera.
Datum Laterani, .VIII. Idus Iunii, anno octavo.

129
1224, giugno 11, Laterano
<Onorio III> conferma all’arcivescovo d’Arborea e ai suoi
successori le proprietà che l’arcivescovado ha ottenuto grazie

128. 1 Cfr. Appendice I.


164 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

alle donazioni giudicali e che in precedenza erano state con-


fermate dai pontefici Urbano <II>, Adriano <II> e Alessandro
<III>: le chiese di S. Maria di Oristano, S. Andrea di Truschedu,
S. Stefano di Nuragus, di S. Pantaleone di Nuraxinieddu, S. Pie-
tro di Urassara, S. Teodoro di Parte di Milis, S. Maria di Milis, S.
Maria di Seneghe, S. Parmenio e S. Maria di Ghilarza, S. Vittoria
di Alasla, S. Giorgio di Atzara, S. Maria di Ortueri, S. Martino e
S. Sperate di Lacon Vetere, S. Sofia di Sarcidano, S. Lussorio di
Lacon Maiore, S. Maria di Assolo, S. Giorgio di Asuni, S. Pietro
di Kersos, S. Marco di Zerfalìu, S. Lussorio e S. Pantaleone di
Fordongianus, con tutte le loro pertinenze; conferma inoltre la
proprietà delle curie di Buzakeri, di Zizalamus, di Bonarcado,
di Seneghe, di Arcidano Maiore, di Castro, e la villa di Nuram-
pee, con tutte le loro pertinenze. Gli conferma il diritto all’uso
del pallio durante le principali feste dell’anno e l’uso della croce
concessogli da Adriano <II> in tutta la sua provincia.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 12, ff. 201v-


202, ep. 481. Sul lato esterno di 201v, all’altezza della terza riga del
documento, la cifra: CCCCLXXXI; sul margine, all’altezza della prima
riga, è riportato l’indirizzo.
E d i z i o n i : Scano, I, XC, pp. 58-60.
R e g e s t i : Pressutti, II, 5039, p. 256.

Trogotorio Arborensi archiepiscopo eiusque successoribus cano-


nice substituendis imperpetuum1

In apostolice Sedis specula, disponente Domino, constituti,


fratres nostros archiepiscopos tam vicinos quam longe positos
fraterna debemus caritate diligere et eorum quieti ac tranquilli-
tati salubriter, auxiliante Domino, providere. Eapropter, vene-
rabilis in Christo frater Trogotori Arborensis archiepiscope, tuis
iustis postulationibus clementer annuimus et predecessorum

129. 1 Cfr. Appendice I.


Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 165

nostrorum felicis memorie Urbani, Adriani et Alexandri2 Ro-


manorum pontificum vestigiis inherentes, prefatam Ecclesiam
cui <Deo> auctore preesse dignosceris, quasi specialem sacro-
sancte Romane Ecclesie filiam, sub Beati Petri et nostra protec-
tione suscipimus et quicquid parrochiarum vel metropolitico
vel episcopali iure ad eandem Ecclesiam noscitur rationabiliter
pertinere // quecumque etiam ab Arboree iudicibus iam dicte
Ecclesie pietatis intuitu concessa sunt, vel scriptis autenticis
roborata, tibi tuisque successoribus presentis scripti privilegio
confirmamus. Preterea quascumque possessiones, quecumque
bona eadem Ecclesia impresentiarum iuste et canonice possi-
det, aut in futurum, concessione pontificum, largitione regum
vel principum, oblatione fidelium seu aliis iustis modis, procu-
rante Domino, poterit adipisci, firma tibi prescripteque Ecclesie
et illibata permaneant. In quibus hec propriis duximus expri-
menda vocabulis: ecclesiam Sancte Marie de Aristanis3a cum
omni territorio suo, servis, ancillis, terris cultis et incultis, vineis
et omnibus pertinentiis suis; ecclesiam Sancti Andree de Trui-
scheto4 cum omnibus pertinentiis suis; ecclesiam Sancti Stepha-
ni de Nuragiis5 cum omnibus pertinentiis suis; ecclesiam Sancti
Pantaleonis de Nuraginiellu6 cum omnibus pertinentiis suis;
ecclesiam Sancti Petri de Urassara7b cum omnibus pertinentiis

129. a In R De Daristanis   b
In R De Durassara  

2
Urbano II (1088-99), Adriano II (1154-59), Alessandro III (1159-81): cfr. IP,
X, p. 454 docc. *1, *2, *3, ricostruiti da Kehr sulla base di questo documento di
Onorio III.
3
Santa Maria, chiesa cattedrale di Oristano, in giudicato e diocesi di Arborea.
4
Sant’Andrea, in giudicato e diocesi di Arborea, nell’attuale comune di Villa-
nova Truschedu.
5
S. Stefano di Nuragus nell’attuale omonimo comune, in giudicato e diocesi
di Arborea.
6
S. Pantaleo di Nuraxinieddu, in giudicato e diocesi di Arborea, nell’attuale
comune di Oristano.
7
S. Pietro de Urasa, in giudicato e diocesi di Arborea, nell’attuale comune di
Solarussa.
166 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

suis; ecclesiam Sancti Theodori de parti de Mili cum omnibus


pertinentiis suis; ecclesiam Sancte Marie de Mili8 cum omni-
bus pertinentiis suis; ecclesiam Sancte Marie de Senege9 cum
omnibus pertinentiis suis; ecclesiam Sancti Parmenii et Sancte
Marie de Gilarci10 cum omnibus pertinentiis suis; ecclesiam
sancte Victorie de Alasla11 cum ecclesiis, terris, que sunt ibi cum
omnibus pertinentiis suis; ecclesiam Sancti Georgii de Azzara12
cum omnibus pertinentiis suis; ecclesiam Sancte Marie de Or-
tueri13 cum omnibus pertinentiis suis; in Lacon Bedere ecclesias
Sancti Martini et sancti Speradi et Sancte Sophie de Sarchida-
nu14 cum omnibus pertinentiis suis; ecclesiam Sancti Ruxorii de
Lacon Maiore15 cum omnibus pertinentiis suis; ecclesiam San-
cte Marie de Arsolo16 cum omnibus pertinentiis suis; ecclesiam
Sancti Georgii de Asuni17 cum omnibus pertinentiis suis; eccle-
siam Sancti Petri de Kersos18c cum omnibus pertinentiis suis;
ecclesiam Sancti Marci de Zufarfaliu19 cum omnibus pertinen-
tiis suis; ecclesiam Sancti Ruxorii et Sancti Pantaleonis de Foro

c
O forse Kerfos  

8
Probabilmente S. Teodoro e S. Maria di S. Vero Milis in giudicato e diocesi
d’Arborea.
9
S. Maria, in giudicato e diocesi di Arborea, nell’attuale comune di Seneghe.
10
S. Maria e S. Palmerio, in giudicato e diocesi di Arborea, nell’attuale comune
di Ghilarza.
11
Probabilmente Ollolai, in giudicato di Arborea e diocesi di S. Giusta.
12
San Giorgio di Atzara, nell’attuale omonimo comune, in giudicato d’Arborea
e diocesi di S. Giusta.
13
S. Maria, in giudicato e diocesi di Arborea, nell’attuale comune di Ortueri.
14
S. Martino, S. Sperate e S. Sofia, in giudicato e diocesi di Arborea, nell’attuale
comune di Laconi.
15
S. Lussorio, in giudicato e diocesi di Arborea, nell’attuale comune di Laconi.
16
S. Maria, in giudicato e diocesi di Arborea, nell’attuale comune di Assolo.
17
S. Giorgio, in giudicato e diocesi di Arborea, nell’attuale comune di Asuni.
18
Forse Baratili San Pietro?
19
S. Marco, in giudicato e diocesi di Arborea, nell’attuale comune di Zerfalìu.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 167

Troiani20 cum omnibus pertinentiis suis; curiam de Buzakeri21


cum omnibus pertinentiis suis; curiam de Zizalamus22d cum
omnibus pertinentiis suis; curiam de Bonarcato23 cum omnibus
pertinentiis suis; curiam de Senege24 cum omnibus pertinenti-
is suis; curiam de Arkitano maiori25 cum omnibus pertinentiis
suis; curiam de Castro26 cum omnibus pertinentiis suis et villa
de Nurampee27 cum omnibus pertinentiis suis. Palleo quoque
tibi concesso utaris diebus inferius annotatis, videlicet: in Nati-
vitate Domini, festivitate protomartiris Stephani, Circumcisio-
ne Domini, Epyphania ypopanti, Dominica in ramis palmarum,
Cena Domini, Sabbato Sancto, Pasca, feria secunda post Pasca,
Ascensione, Pentecostes, tribus festivitatibus Beate Marie, na-
tali Beati Iohannis Baptiste, sollempnitatibus omnium aposto-
lorum, commemoratione omnium sanctorum, dedicationibus
ecclesiarum, anniversario consecrationis tue die et festivitatibus
sancti Nicolai et sancti Marci martiris ad quos iudex Arborensis
et populus tue provincie consueverunt sollempniter convenire;
Ecclesie tue principalibus festivitatibus, consecrationibus epi-
scoporum et ordinationibus clericorum. Preterea usum crucis
per totum archiepiscopatum Arborensem, sicut a predicto pre-
decessore nostro Adriano papa antecessoribus tuis concessum
est, nos tibi tuisque successoribus auctoritate apostolica confir-
mamus.

d
O forse Zizalanius

20
San Lussorio e Pantaleo, in giudicato d’Arborea e diocesi di S. Giusta, nell’at-
tuale comune di Fordongianus.
21
Busurtei, nell’attuale comune di Sedilo in giudicato d’Arborea e diocesi di S.
Giusta.
22
Sitzamus, nell’attuale comune di Siddi in giudicato d’Arborea e diocesi di
Usellus.
23
In giudicato e diocesi di Arborea, nell’attuale comune di Bonarcado.
24
In giudicato e diocesi di Arborea, attuale comune di Seneghe.
25
Oggi S. Nicolò d’Arcidano in giudicato di Arborea e nella diocesi di Terralba.
26
Località Crastu, tra gli attuali comuni di Laconi e Genoni, in giudicato e dio-
cesi di Arborea.
27
Loc. Nurampei, presso Ruinas (Oristano).
168 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

Decernimus, ergo, ut nulli omnino hominum liceat prefa-


tam Ecclesiam temere perturbare aut eius possessiones auferre,
vel ablatas retinere, minuere seu quibuslibet vexationibus fati-
gare; sed omnia integra conserventur eorum pro quorum gu-
bernatione ac sustentatione concessa sunt usibus omnimodis
profutura, salva in omnibus apostolice Sedis auctoritate.
Si qua, igitur, in futurum ecclesiastica secularisve persona
hanc nostre constitutionis paginam sciens contra eam temere
venire temptaverit, secundo tertiove commonita, nisi reatum
suum congrua satisfactione correxerit, potestatis honorisque
sui careat dignitate reamque se divino iudicio existere de per-
petrata iniquitate cognoscat et a sacratissimo corpore ac san-
guine Dei et Domini redemptoris nostri Iesu Christi aliena fiat
atque in extremo examine districte subiaceat ultioni. Cunctis
autem eidem loco sua iura servantibus sit pax Domini nostri
Iesu Christi, quatinus hic fructum bone actionis percipiant et
apud districtum iudicem premia eterne pacis inveniant. Amen.
Datum Laterani, per manum magistri Guidonis domini
pape notarii, .III. Idus Iunii, indictione .XII. incarnationis Do-
minice anno .M.CC.XXIIII., pontificatus vero domini Honorii
pape .III. anno octavo.

130
1224, dicembre 3, Santa Gilla
Benedetta, giudicessa di Cagliari e marchesa di Massa giura
fedeltà alla Sede apostolica nelle mani del legato pontificio Got-
tifredo dei Prefetti di Vico.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 13, ff. 64r-64v,


ep. 344. Sul lato esterno di 64r, all’altezza della seconda riga del do-
cumento, la cifra: CCCXLIIII; sullo stesso lato, più esterna, all’altezza
della prima riga: Littere ad dominum papam.
E d i z i o n i : Rodenberg, 261, pp. 187-188.
R e g e s t i : Pressutti, I, Appendice, n° 71, p. LVI; Scano, I,
XCI, pp. 61-62.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 169

Cfr. Introduzione, parte II, capp. 2 c/d.

Littere ad dominum papam

In nomine Domini Amen.


Ego Benedicta donicella marchisana Masse et iudicissa Ka-
laritana1, persistens in pleno statu et sensu meo, non vi coacta
nec dolo malo inducta, sed mea propria et voluntate spontanea,
vobis domino Gottifrido Prefecti Urbis domini pape subdiaco-
no et capellano, totius Sardinie et Corsice legato2, recipienti no-
mine Romane Ecclesie ab hac hora in antea viginti libras argenti
nomine census pro regno meo Kalaritano sive iudicatu ac tota
terra quam habeo in Sardinia, que omnia me confiteor ab ipsa
Ecclesia possedisse hactenus et possidere in futurum, in festo
omnium sanctorum promitto solvere annuatim. Item promit-
to quod nullus de novo efficietur iudex vel iudicissa in ipso re-
gno sive iudicatu quin iurent fidelitatem ipsi Ecclesie et facient
omnes liberos terre sive terremagnenses habentes feudum ab
eis in principio sue dignitatis iurare fidelitatem Ecclesie memo-
rate. Item iudex et iudicissa procurabunt legatum Sedis aposto-
lice sicut archiepiscopus Kalaritanus et cum primo ipsum reci-
pient iudex Kalaritanus addextrabit eum pedester per decimam
partem miliaris unius. Item iudex et iudicissa Kalaritani omnia
spiritualia dimittent libere ipsi Ecclesie non obstantibus con-
suetudine aliqua vel abusu. Item iudex Kalaritanus non recipiet
uxorem nec iudicissa // maritum sine speciali eiusdem Eccle-
sie licentia et mandato. Item, si iudex vel iudicissa Kalaritani
decedent sine filiis masculis vel feminis, totam terram libere et
absolute ipsi Ecclesie relinquere teneantur, salvo tamen quod
tertiam partem mobilium pro anima sua libere derelinquant.
Item, cum iudex vel iudicissa de novo efficientur in ipso regno
sive iudicatu Kalaritano, ad curiam Romanam personaliter ac-
cedent vel sollempnes nuntios destinabunt infra spatium duo-

130. 1 Cfr. Appendice II.


2
Gottifredo dei Prefetti di Vico.
170 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

rum mensium a die sue dignitatis incipientium, pro vexillo in


signum dominii a Sede apostolica humiliter obtinendo. Item
guerram et pacem facient ad mandatum ipsius Ecclesie contra
universos et singulos per Sardiniam constitutos qui forte aliquo
tempore presument ipsi Ecclesie in aliquo rebellare. Item nulli
statuentur ad custodiam castrorum vel arcium ipsius regni sive
iudicatus Kalaritani, quin primo iurent honorem, libertates et
iura eiusdem Ecclesie per omnia et in omnibus firma et illibata
bona fide ac sine fraude servare. Insuper, autem, ut hec omnia
in posterum firma permaneant, obligo me meosque heredes ad
penam decem milium marcarum argenti si contra predicta vel
aliquod predictorum per me vel meos heredes sive per aliquam
submissam personam tempore aliquo venire temptabo et pena
soluta idem scriptum plenam obtineata firmitatem. Verum, ad
maiorem firmitatemb ipsius Ecclesie, corporali a me iuramento
prestito de predictis omnibus observandis presens scriptum feci
exinde fieri tam bulle regni Kalaritani sive iudicatus, quam sigil-
li proprii munimine roboratum.
Actum in inferiori camera palatii venerabilis patris .<Maria-
ni>. archiepiscopi Kalaritani3 apud villam Sancte Cecilie, pre-
sentibus magistro Iohanne preposito Fori Populensis, presbite-
ro Benevenuto rectore ecclesie Sancti Michahelis Lambertatico-
rum Bononiensis, magistro Benedicto Cortese clerico, domini
Ranerii Sancte Marie in Cosmidin diacono cardinali4, nobilibus
viris Bonifacio germano ipsius domini Gottifridi legati Sardinie
et Corsice, et Ranutio Fortiguerre Urbevetanis militibus.
Anno Domini nostri millesimo ducentesimo .XX.IIII. indic-
tione .XII., .III. Nonas Decembris, pontificatus domini Honorii
pape .III. anno nono.

130. a In R obtineant  b La parola, inizialmente dimenticata nella trascrizione


dello scrivano, è aggiunta tra la fine di una riga e l’inizio della successiva così
divisa firmi-tatem

3
Cfr. Appendice I.
4
Ranieri Capacci (1216-1244), Eubel, I, p. 3.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 171

131*
<ante 1226, giugno 11>
<Onorio III scrive al Comune di Pisa minacciando che se
non verranno al più presto eseguiti i suoi ordini, che prevedo-
no tra l’altro il richiamo dalla Sardegna di Ubaldo Visconti, or-
dinerà a tutte le città della Toscana di non commerciare con
la città; di non assumere podestà pisani e di dichiarare nulli le
sentenze e gli instrumenta emessi da giudici e notai della stessa.
Infine minaccia di privare la Chiesa pisana della dignità metro-
politica>.

L’esistenza di questa lettera si ricava dal n° 132 dove Onorio III


afferma di averli già avvisati «per easdem litteras».

132
<1226>, giugno 11, Laterano
<Onorio III> rimprovera duramente il podestà e il popo-
lo di Pisa per aver favorito l’invasione del giudicato di Cagliari
da parte di Ubaldo <Visconti>, non solo non impedendogli la
partenza per il giudicato o richiamandolo dall’isola, ma addirit-
tura catturando e tenendo in carcere il marito della giudicessa,
Enrico de Ceole. Il pontefice ordina che il giudicato venga im-
mediatamente reso a <Benedetta di Massa>, altrimenti ordinerà
a tutte le città della Toscana di non commerciare più con Pisa
e di ritenere nulle le sentenze emesse dai giudici della città e di
non inviare più alcun loro concittadino come podestà. Se ciò
non dovesse bastare, minaccia di privare Pisa della metropolìa.

C o p i a d i r e g i s t r o [R]: ASV, Reg. Vat. 13, f. 135v, ep.


306. Sul lato esterno di 135v, all’altezza della terza riga del documento,
la cifra: CCCVI; sullo stesso lato all’altezza dell’ultima riga del prece-
dente e della prima di questo è riportato l’indirizzo.
E d i z i o n i : Scano, I, XCII, pp. 62-63.
R e g e s t i : Pressutti, II, 5990, p. 433.
Cfr. docc. 12, 20, 22, 35, 36, 40, 43-46, 58-61, 69, 70, 90, 91, 96, 99,
172 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

100, 102, 107-109, 113-120, 131*. Appendice documentaria Const. 3.


Introduzione, parte II, cap. 2 b.

.<Ugoni>. potestati1 et populo Pisanis spiritum consilii sanioris

Iam per vos ipsos videre potestis quod expectare debetis


ex eo quod invasistis apostolice Sedis iura, ad que detinenda
sic pertinaciter animus obfirmastis, quod ad restitutionem ip-
sorum, licet diversis modis et variis institerimus, utendo in-
terdum blanditiis quandoque comminationibus et terroribus
et demum severitatem adhibendo districtionis ecclesiastice,
induci hactenus nequivistis. Forte dicturi estis quod produci-
mus unius crimen innumeruma, vel multos in unius persona
dampnamus, sed considerate si culpa vos preterit, quia cum vo-
bis post diversa monita et mandata per quasdam litteras man-
daverimus, ut dilecte in Christo filie nobilis mulieris donnicelle
terram ipsius ad Romanam Ecclesiam pertinentem a reprobo
illo Ubaldo cive vestro immo a vobisb occupatam libere absolu-
te atque plenarie restitui faceretis transire ipsum in Sardiniam
nullatenus permittentes et redire inde facientes eundem si iam
illuc forsitan pertransisset, vos non solum hoc facere contem-
psistis, sed etiam dilectum filium nobilem virum Henricum de
Ceule, maritum mulieris eiusdem, in maiorem nostram et apo-
stolice Sedis iniuriam capientes, aliquamdiu detinuistis carceri
mancipatum; liquido innuentes ex hoc quod vobis non displicet
quod dictus Ubaldus in bonis Sedis apostolice debachatur, sed
in hoc videmini potius delectari, cum vos facti participes cul-
pe sue in peccato foveatis eundem et gratis portetis iniquitatem
ipsius suis utilitatibus cum vestro periculo intendentis, quod si
unus tante iniquitatis est auctor, quod in suffragium excusatio-
nis habetis cum in hoc et ante causam vulneratam providere

132. a Lettura dubbia  b Correzione sul margine sinistro, in R unius  

132. 1 Ugo Rossi da Parma (1225 (ottobre 4-9) dicembre 10 - 1226 novembre
6): Ceccarelli, I Podestà.
Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 173

potueritis et postmodum remedium invenire ac negligere cum


possitis perturbare perversum nichil sit aliud quam fovere. Cer-
te, si ille tam graviter in vos et civitatem vestram delinqueret,
nequaquam hoc pateremini, sed exigeretis potius, exquisita
pena, vindictam et tantam eius insolentiam contra matrem ve-
stram Romanam Ecclesiam sustinetis. Et quod si queratur quos
et quot habet ipse in civitate vestra pares, oportebit diu retardari
responsum et sermonem diffuso numero prorogari.
Licet autem diu expectaverimus expectantes an magis in hac
parte nobis obedire velletis quam illum sequi trahentem vos ad
perpetue confusionis obprobium nec curantem quod de vestro
agitur periculo et ruina, adhuc tamen probare volentes si vobis
precavendum duxeritis, ne honorem vestrum et gloriam amit-
tatisc iterum atque iterum acclamamus, pulsamus, monemus
et hortamur attente per apostolica vobis scripta districte preci-
piendo mandantes quatinus, attendentes quam durum vobis sit
Deo et Sedi apostolice adversari quamquam stultum et fatuum
sustinere, quod pro unius peccato civitas vestra in profundum
confusionis deveniat et ignominia perpetuad vestre facies im-
pleantur, predicte nobili terram suam iuxta predictarum lit-
terarum continentiam restitui faciatis; prefatum Ubaldum de
Sardinia protinus revocantes, ut sic auferatis tantum malum
a vobis et tam grande aboleatis opprobium in quod videmini
esse deducti subsannantibus multis quod vos tanquam fascina-
ti que consuevistis virtute ac prudentia precedere alios unum
que non est aliis potentia vel nobilitate superior quasi dominum
servi sequimini et tamquam non videntes in devium ducimini
ab eodem. Quod si preceptis nostris hac etiam vice omiseritis
acquiescere, noveritis nos, sicut per easdem litteras fuimus con-
testati, civitatibus Tuscie nostris litteris [dare] in mandatis, ut
donec iuxta mandatum nostrum terra ipsi nobili fuerit restitu-
ta, et Deo et nobis plene de tanta iniuria satisfactum, in com-
merciis vos devitent nullusque de civitatibus ipsis potestariam

c
In R ammittatis  d Corretto su perpetue
174 Onorio III e la Sardegna (1216-1227)

vel aliquod regimen vestre civitatis assumat, et quod dampnari


debent acta quorum dampnantur auctores decernimus, et hoc
ipsum eisdem civitatibus nuntiamus ut sententie quas tulerint
iudices vestri et instrumenta qua vestri tabelliones confecerint
nullam penitus obtineant firmitatem. Ceterum cum in conte-
statione quam fecimus adiectum fuerit litteris supradictis, quod
privaremus vos, si nolletis acquiescere, metropolitica dignitate,
et id solum, cum iam processerimus ad alia, restet agendum,
pro constanti tenere potestis quod hoc idem, si apud vos non sic
forsitan profecerimus, faciemus.
Datum Laterani, .III. Idus Iunii.

133*
<ante o contemporaneo a 1226, giugno 12>
<Onorio III incarica il suddiacono e cappellano pontificio,
Gottifredo dei Prefetti di Vico, legato in Sardegna e Corsica, di
dichiarare legittimo il matrimonio tra Benedetta di Massa e il
lucchese Enrico de Ceole>.

L’esistenza di questo doc. si ricava dal n. 134, dove il papa fa riferi-


mento al suo mandato al legato.

134
<1226>, giugno 12, Laterano
<Onorio III> informa Benedetta <di Massa, giudicessa di
Cagliari> di aver dato ordine al suddiacono e cappellano ponti-
ficio G<ottifredo dei Prefetti di Vico>, legato in Sardegna – che
ha già espresso opinione favorevole in merito –, di dichiarare
legittimo il suo matrimonio con Enrico de Ceole, nonostante
sia stato stipulato senza prima aver ottenuto il consenso della
Sede apostolica.

Copia di registro [R]: ASV, Reg. Vat. 13, ff. 135r-


Onorio III e la Sardegna (1216-1227) 175

135v, ep. 304. Sul lato esterno di 135r, all’altezza della seconda riga del
documento, la cifra: CCCIIII; all’altezza della prima riga, l’indirizzo.
E d i z i o n i : Scano, I, XCIII, p. 64.
R e g e s t i : Pressutti, II, 5992, p. 433.
Cfr. doc. 133* e Introduzione, parte II, cap. 2 c/d.

Nobili mulieri donnicelle Benedictea

Licetb incaute fecisse noscaris accipiendo sine licentia no-


stra virum, cum tibi mandaverimus, ut maritum non acciperes,
nisi prius nobis nominata persona nostram super hoc licentiam
obtineres; nos tamen misericordia preveniendo iudicium, cum
intellexerimus te cum dilecto filio nobili // viro Henrico de Ce-
ole, diocesis Lucane, legitime matrimonium contraxisse, dilecto
filio .G<ottifrido>1. subdiacono et capellano nostro, apostolice
Sedis legato, suum super hoc accomodante consensum, ratum
habemus sicut est legitimum matrimonium memoratum.
Datum Laterani, .II. Idus Iunii.

134. a L’indirizzo è solo sul bordo del foglio  b In R icet, poiché il copista non
ha inserito l’iniziale

134. 1 Goffredo dei Prefetti di Vico.


Appendice documentaria

1226, novembre 13, Santa Giusta


Gottifredo dei Prefetti di Vico, suddiacono e cappellano
pontificio, legato in Sardegna e Corsica, indice a Santa Giusta
un concilio alla presenza degli arcivescovi, vescovi e altri prelati
della Sardegna i cui atti, suddivisi in 27 costituzioni, prevedono:
1) che all’elezione di un arcivescovo o di un vescovo presenzino
rispettivamente i suoi suffraganei o il suo metropolitano, per
evitare abusi o interferenze di laici o il rischio di simonia, non-
ché che il capitolo competente scelga secondo i canoni del Late-
ranense IV; 2) che i collegia ecclesiarum che godono di speciali
privilegi si eleggano secondo i canoni degli stessi, mentre gli al-
tri chierici vengano eletti dal loro vescovo, evitando il rischio di
simonia o interferenze di laici; per le chiese sottoposte a patro-
nato laico la scelta e l’elezione avvengano dopo averne informa-
to il patrono; 3) poiché i chierici pisani favoriscono le attività di
Ubaldo <Visconti> e si impegnano a sottrarre la Sardegna alla
proprietà della Sede apostolica – alla quale appartiene, come
testimoniato nel liber censuum – si stabilisce che nessun eccle-
siastico della città, contado o distretto di Pisa possa ottenere di-
gnità ecclesiastiche nell’isola senza una licenza pontificia, sino a
quando gli abitanti del castrum <Kalaritanum> e i Pisani stessi
saranno ribelli alla Sede apostolica; 4) che i chierici non possano
essere ordinati da un vescovo che non è il loro senza l’assenso
di questi; né i servi ordinati senza l’assenso del loro signore che
dovrà liberarli; 5) che i figli di presbiteri o comunque illegittimi
non possano accedere all’ordinazione sacerdotale – cosa che in-
vece in Sardegna avviene nonostante i divieti –; 6) che i vescovi
assegnino un beneficio ai loro chierici; 7) che i figli di ecclesia-
stici da concubine di condizione libera siano ridotti in servitù,
la metà della prole vada al vescovo della diocesi, l’altra metà al
signore della terra; le donne che perseverano nel concubinato
oltre un mese dall’ammonizione siano ridotte in servitù; 8) nel
caso di un laico che ha come concubina una sua serva e non
178 ONORIO III E LA SARDEGNA (1216-1227)

receda dallo stato concubinario entro un mese dall’ammonizio-


ne episcopale, si riduca l’eventuale prole in servitù, divisa tra
vescovo e signore del regno; nel caso di un presbitero o prelato,
la prole sia serva della sua Chiesa e la donna del suo vescovo;
nel caso di un chierico senza Chiesa, la donna vada al vescovo,
la prole al signore del regno e il trasgressore sia privato dell’uf-
ficio; 9) che i chierici si distinguano chiaramente dai laici per
comportamento e tenuta; 10) che i paramenti e gli arredi sacri
siano tenuti in ordine, puliti e nuovi; 11) che il sacerdote celebri
la messa sempre alla presenza di almeno un chierico, con le luci
accese e mescolando sempre acqua e vino per il rito eucaristico;
12) che nessun chierico porti con sé verghe o coltelli, se non pri-
vi di punta, così da non poter arrecare danno al proprio prelato;
13) che nessun servo di una Chiesa porti con sé verghe e coltelli
in presenza dei propri signori, a meno che non stia cavalcando
con loro; 14) che non si imponga alcuna forma di tassazione
agli ecclesiastici e alle loro Chiese; 15) poiché i signori delle
terre, i curatori e altri loro ufficiali impongono sulle Chiese e
gli ecclesiastici tasse e collette indebite, opprimendo ed estor-
cendo ai servi e alle serve delle Chiese metà di quanto devono
alle stesse, costoro siano scomunicati; 16) che tutti, sotto pena
di scomunca, devolvano alle Chiese cui spettano le decime, le
oblazioni per i defunti e i beni testamentari donati alle stesse;
17) che i chierici, a proposito di testamenti a favore delle Chiese
o per qualunque causa spirituale, si rivolgano solo al loro vesco-
vo o a un giudice da questi delegato; 18) che a una persona di
condizione libera scomunicata da più di un anno si confischino
tutti i beni; se si tratta di servi di Chiese siano puniti dal loro
arcivescovo o vescovo; 19) che queste persone non possano ac-
cedere ad alcun ufficio pubblico; i chierici vengano sottoposti a
sanzioni canoniche; 20) che i giudici facciano rispettare i man-
dati degli arcivescovi e vescovi e gli statuti approvati nei concili
provinciali; 21) che non si contraggano matrimoni tra parenti
secondo le regole del Lateranense IV; 22) che si assolva chi, sco-
municato per quanto scritto al n° 21 e vedovo, chiede in un’al-
tra provincia ecclesiastica di essere assolto per poter accedere a
nuovo matrimonio; 23) che quanto stabilito ai nn. 21 e 22 abbia
Appendice documentaria 179

in Sardegna valore di legge per chiunque; 24) che le disposizioni


e i negozi realizzati dall’archipresbitero senza consultazione e
approvazione dei canonici non siano validi; che i canonici viva-
no in comunità e scelgano tra loro un camerario; 25) che nessun
chierico, ricevuto un incarico, possa possedere niente; 26) che i
chierici che vogliano partire per migliorare la propria istruzione
teologica continuino a percepire integralmente la loro rendita,
provvedendo di trovare, se titolari di una parrocchia, un degno
sostituto; per l’istruzione di tutti gli altri chierici, la Chiesa me-
tropolitana si doti di almeno un dottore in grammatica; 27) che
le mogli delle persone di condizione libera di qualunque grado
possano recarsi in chiesa almeno la domenica e in occasione
delle festività solenni.

C o p i a s e m p l i c e [B]: BUCa, S.P. 6 bis, 4.7, ff. 1r-14r.


E d i z i o n i : Martini, Storia ecclesiastica, II, pp. 15-27; Zichi,
Gli statuti, pp. 73-85, del quale si riporta qui l’edizione adattata nei
criteri.

[L ]Atissima beneficia redemptoris, que prudentiam in ter-


renis et in supernis sapientiam thesaurizant1, de amplitudine
altioris vie procedunt et, si studio sancte meditationis et opera-
tionis beate glutino tenacis memorie colligata fuerint pariter et
conexa, uberius in altum pullulanta de cespite memorato, prop-
ter quod «vinee florentes dederunt odorem»2 im portis nostris
et «lignum secus aquarum decursus»3 fructus parturit gratio-
sos sicque cristallus vertitur in bucellam4 et lapis in es divino
calore solutus5. Sed quia inter amena virtutum sepe oriuntur

a
La seconda l in interlinea  

1
«sapientiam thesaurizant» riferimento a Ecclesiaste 4,21.
2
Cantico 2,13.
3
Riferimento a Salmi 1,3.
4
Riferimento a Salmi 147,17.
5
«lapis … solutus»: Giobbe 28,2.
180 ONORIO III E LA SARDEGNA (1216-1227)

pestifere vitiorum radices, quia et olim in orto deliciarum fue-


runt arbores et olera generum diversorum que quanto // altius
crescunt in stipite tanto queque circa se suffocant in culmine,
ideo ad honorem Dei omnipotentis et genitricis ipsius ac eciam
domini Honorii papa .III., nos Gottifredus prefecti urbis, do-
mini pape subdiaconus et capellanus et apostolice Sedis in Sar-
dinia et Corsica legatus attendentes quod non bene seritur nisi
prius expietur serendi locus, archiepiscoporum, episcoporum
aliorumque Sardinie prelatorum consilio habito, ad resecanda
vitia et plantandas virtutes in insula eadem, auctoritate Domini
freti ad Ieremiam loquentis: «Ego misi te ut evellas et destruas et
disperdas et dissipes et hedifices et plantes»6, et etiam angeli cla-
mantis in Apoch(alypsi) ad sedentem super nubem: «mitte fal-
cem accutam quia venit hora ut metatur quoniam aruit messis
terre»7, apud episcopatum Sancte Iuste provinciale concilium
duximus faciendum in quo//que imferius adnotantur statuimus
et volumus firmiter observari.

1. [Q]uia «inimico superseminante zizania»8 in substituen-


dis archiepiscopis et episcopis frequenter discordie oriuntur
et, quod gravius est, coactio vel inpressa extortio alicuius in-
tercedit, presenti approbante concilio statuimus ut, cum in ar-
chiepiscopum sive in episcopum aliquis debuerit eligi, electioni
archiepiscopi suffraganei sui et electioni episcopi metropolita-
nus suus intersit, ne per abusum vel potentiam alicuius laicalis
oppressionis sive per labem symonie vel aliud id eveniat quod
directos eligencium animos possit immutare, sed in ipsorum
presencia pura et canonica electio proveniat et illa forma in eli-
gendo a capitulis quibus de iure competit penitus observetur
que continetur in moderno // Lateranensi concilio9, et eciam
quod qui eligitur tricesimum iam etatis sue attigerit annum et

6
Geremia 1,10.
7
Apocalisse 14,5.
8
Matteo 13,25.
9
COD, Lateranense IV, const. 24. De electione facienda per scrutinium vel com-
promissum.
Appendice documentaria 181

sit de legitimo matrimonio natus et scientia et vita commenda-


bilis habeatur, utpote in conciliis et canonibus aperte monstra-
tur. Si quis autem electioni per abusum vel potentiam alicuius
de se facte consentire presumpserit, iuxta modernum concilium
ineligibilis habeatur10. Quod si metropolitanus ad electionemb
suffraganei vel suffraganeus ad electionem metropolitani voca-
tus non venerit, hii, quibus electio competit, canonice nichilo-
minus in electione procedantc.

2. [E]t quia collegia ecclesiarum specialibus previlegiis et


consuetudinibus solent gaudere, nil aliud super ipsorum elec-
tionibus duximus statuendum nisi quod in eligendo per // ca-
nones privilegia et antiquam atque adprobatam consuetudinem
ipsis de iure competit. Ceterorum vero clericorum electiones,
ne magis clerici sint debiti et subiecti laicis quam episcopis suis
et ne per vitium symonie vel oppressionem laicalem sive per
astutiam malitie clericorum que peccatis facientibus sepius in
talibus occurrunt, per episcopos suos fieri precipimus, ita tamen
quod, si ecclesia patronos laicos habuerit, cum eorum scientia
episcopus eligat et instituat, contraditores per censuram eccle-
siasticam compellendo. Quod quia in Sardinia ex consuetudine
episcoporum intelleximus pervenire, nos predictam consuetu-
dinem laudabilem auctoritate concilii duximus approbandamd.

3. [V]erum quia experimento didicimus quod clerici Pisani,


qui in Sardinia commorantur et eciam Pisis, reprobo Hubaldo
favent modis omnibus // quibus possunt, immo, quod deteri-

b
La prima e in sopralinea  c Sul margine esterno perpendicolare al testo, pro-
babilmente di altra mano Quod metropolitani sint in electionibus suffraganeo-
rum et suffraganei in electionibus metropolitanorum   d Electiones canoni-
corum secundum canones et approbatam consuetudinem fiant at inferiorum ab
episcopis fiant cfr. nota c  

10
COD, Lateranense IV, const. 25. Quod electio facta per secularem potestatem
non valeat.
182 ONORIO III E LA SARDEGNA (1216-1227)

us est, laicis deteriores ipsos cotidie invenimus, matrem suam


sanctam Romanam Ecclesiam impuggnando, et quia nullum
bonum de prelacionibus ipsorum ipsis ecclesiis sive pre dicte
insule intelleximus provenire, imo, quod cum pudore dicimus,
guerras sopitas et discordias reviviscunt ibidem, nec Deum ti-
ment nec Romanam Ecclesiam reverentur, die noctuque cogi-
tant plus laicis qualiter dominio Pisane civitatis possint Sardi-
niam subiugare, non attendentes quod Sardinia ad Romanam
Ecclesiam pertinet sicut in Censuali apertissime continetur,
sacro approbante concilio ordinamus ut nullus clericus de civi-
tate Pisana, commitatu vel districtu eiusdem possit in Sardinia
ad canoniam vel regimen ecclesie sive ad aliquam digni//tatem
aliquatenus promoveri, nisi de domini pape vel eius legati licen-
cia speciali, donec tam Castrenses quam Pisani Romane Eccle-
sie sint rebelles. Quod si forte contra presumptum fuerit, talis
electio sive beneficii collatio ipso iure nulla penitus habeatur;
electores autem sive qui eis beneficia ecclesiastica conferunt,
per biennium a benefitio sint suspensi; nichilominus eligendi
potestate atque talis beneficii collatione careant ea vice nisi forte
abbas vel prior de predictis locis in Sardiniam mitterentur pro
domibus religiosis custodiendis, quos, quantum cum Deo pos-
sumus, volumus honoraree.

4. [P]RETEREA quia super clericis alterius episcopi et alio-


rum servis non ordinandis hactenus statuta canonica processe-
runt // presenti concilio firmiter inhibemus ne aliquis episcopus
clericum alterius sine commendaticiis litteris ipsius et nec ali-
cuius servum, nisi domino sciente et non contradicente vel sal-
tim eumdem libertatif donante presumat aliquatenus ordinare,
que si fecerit, penam canonicam non evadat. Clericum autem
servum ecclesie sine episcopi sui licentia faciat ordinari nullusg.

e
Ne clericis Pisani eligantur ad aliquam dignitatem vel personatum in Sardinia
cfr. nota c  f Nel testo liberati  g Nullus episcoporum ordinet clericum
alterius episcopi sine litteris sui episcopi vel alterius sine consensu domini sui
cfr. nota c  
Appendice documentaria 183

5. [L ]ICET sanctorum canonum passim inhibeant instituta


ut presbiterorum filii et ceteri ex fomicatione nati non debeant
ad sacros ordines promoveri ad abolendam hanc pessimam que
inolevit in hac insula corruptelam ubi indifferenter discretione
et pontificali modestia non servata ad sacrorum ordinum digni-
tatem promoventur, auctoritate qua fungimur firmiter inhibe-
mus ut sacerdotum // filii et alii de fornicatione geniti ad sacros
ordines non ascendant, nisi quatenus in canonibus reperitur de
superioris licencia obtentumh.

6. [S]ACRI insuper approbatione concilii duximus statuen-


dum ut episcopi clericis, quos ad sacros ordines duxerint pro-
movendos, providere debeant nisi pro titulo patrimonium sibi
eligant unde vivanti.

7. [C]UM etiam dignitas cuiuslibet in sacris ordinibus con-


stituti labe incontinencie plurimum obfuscetur et decidat in
contemptum, ac proinde gregi dominico scandalum antepo-
nant qui debent lucerna esse in domibus Iesu Christi; ad enor-
mitatem huiusmodi penitus eradicandam que adeo inj insula
istak inolevit, quod clericalis ordo // non videtur differre a lasci-
via laicorum, sollicite volentes et diligenter intendere, presentis
approbatione concilii auctoritate qua fungimur, duximus sta-
tuendum ut si quis prelatus alicuius ecclesie ausu nephario in
concubinam publice retinere presumpserit liberam mulierem,
medietas prolis ex hiis nate diocisiano episcopo competat et alia
medietas domino terre. Si vero ipsa amonita ab eo discedere
noluerit infra mensem predictorum efficiatur ancillal.

h
Ne filii sacerdotum vel de fornicatione nati ad sacros ordines promoveantur
cfr. nota c  i Clericis in sacros ordines constitutis beneficium assignetur cfr.
nota c  j In in interlinea  k Ista in interlinea  l Quod concubina sacer-
dotum et eorum filii rediantur in servitutem cfr. nota c  
184 ONORIO III E LA SARDEGNA (1216-1227)

8. [S]I AUTEM ancillam alicuius private perssone ince-


stuose tenuerit manifeste, verus ancille dominus a diocesianom
episcopo coram viris ydoneis moneatur ut in mensem ancillam
suam a tanta nequitia debeat revocare; quod si neglexerit // ut
supra ancille dominus puniatur, medietas prolis eorum episco-
po capellano competat et alia medietas domino regni. Quod si
contigerit presbiterum vel prelatum aliquem ex ancilla propria
filios generare, partus ecclesie sue, ancilla vero episcopo in cuius
diocesi presbiter vel prelatus administrat, servili vinculo astrin-
gatur. Si vero sit clericus in sacris ordinibus constitutus et eccle-
siam non habeat, episcopi sui efficiatur ancilla et partus regni
dominon subiugetur et nichilominus transgressores huiusmodi
offitio et beneficio spolientur. Si autem alicuius ecclesie ancilla
extiterit et per prelatum ipsius admonitum revocata non fue-
rit, ex tunc prelati illius efficiatur ancilla in cuius diocesi tale
facinus perpetratur. Ceterum, quod de episcopis dicimus idem
in abbatibus, prioribus, aliisque prelatis sub se capellanis // ha-
bentibus, predicto modo delinquentibus volumus intelligi et ut
pena, que de ancillis et liberis mulieribus earumque prole statu-
itur, in earum sive ipsorum bonis omnibus observetur. Si vero
aliquis in sacro ordine constitutus in adulterio vel fornicatione
publice perstiterit et comonitus nullatenus destiterit cessare, of-
ficio et beneficio spolietur11.

9. [P]ORRO quia clerici sunt in Domini sorte vocati, ideo


in actu et habitu a laicis debent esse distincti presertim in sa-
cris ordinibus constituti. Quare firmiter inibendo precipimus
ut nulli de cetero clerici coronam et barbam nutriant, sed tonsi
et pessi capite coronas habeant congruentes et clausa deferant
vestimenta. In ecclesiis vero ad offitia facienda capa sine caputio
laicali sive // cocta vel adminus clamide utentes, distincte legant
et psallant, cantantes non ad plausum hominum sed honorem

m
Nel testo diocesianum  n Nel testo dominio  

11
COD, Lateranense IV, const. 14. De incontinentia clericorum punienda.
Appendice documentaria 185

ipsius cuius obsequio deputati noscuntur; zancas autem vel cal-


ciamenta rostrata nullatenus ferant12. Episcopi autem coram
nullo laico birrectum abstraant vel flexis genibus se inclinent
nec sellas sardiscas audeant equitare. Si quis autem admonitus
contra predicta venire temptaverit ab officio suspendatur.

10. [P]ARAMENTA quoque et omnis apparatus ecclesie vi-


delicet: panni altaris, panni ad induendum, corporalia, calices
et omnia alia utensilia in quibus et super quibus divina officia
sacre domus fieri debent nec diminuta nec fracta vel vetustate
consumpta sed nitidao, sana et solida fiant / ut in eis sanctitatis
et honestatis vestigium appareat13.

11. [C]Eterum cuiuslibet ecclesie sacerdos sine uno admi-


nus clerico quem semper habeat et sinep lumine missam cantare
non audeat, et cum ad sacrificandum accesserit, ne filius Dei qui
per vinum et ne populus, qui per aquam figurantur, sacrificetur,
divisimq, quod esset non modica iniuria et nostre salutis iactura,
vinum et aquam inde sacirdos ponat in calice vel saltim aquam
post vinum ab alio missum. Si qui autem in hiis transgressores
extiterint, donec digne penituerint, beneficio spolientur.

12. [S]ED quoniam conceptar malitia subditorum in Sardi-


nia magis quam alibi sepe // in suos adeo crebescit pastores,
quod aut gladio sive veneno aut consilio vel aliis modis eosdem
ocumbere molliuntur, ad huiusmodi abolenda flagitia poten-
ter assurgimus, auctoritate concilii huius inrefragabiliter sta-
tuentes ut nulli de cetero clericorum virgas aut cultellas, nisi

o
Nel testo tutida  p Sine in interlinea  q La seconda i in interlinea  r Nel
testo conceptu  

12
COD, Lateranense IV, const. 16 - 17. De indumentis clericorum; De comessa-
tionibus praelatorum et negligentia eorum super divinis officiis.
13
COD, Lateranense IV, const. 19. Ne ecclesiae mundanis suppelletilibus expo-
nantur.
186 ONORIO III E LA SARDEGNA (1216-1227)

forte sine cuspide, aliquatenus audea(n)t ferre, ne aliquid facto


vel consilio seu alio modo in suos attendent exercere prelatos,
propter quod mortis aut honoris periculum incurrant. Quod si
quispiam peccatis exigentibus facere presumpserit, ab ordini-
bus degradatus, offitio et beneficio perpetuo spo lietur, nichi-
lominus a(d) puniendum terre domino reliquendus et ne post-
modum de generatione ipsius usque ad quartum gradum ad
clericalem ordinem admitatur.

13. [P]Rohibemus // insuper ne servi alicuius ecclesie co-


ram dominis suis, nisi comitando cum eis equitaverint, virgas
aut cultellos gerant. Et si, diaboli faciente malitia, gladio vel
alio modo in dominum suum mortem vel casum honoris ipsius
intuleri(n)t, si ad manus domini terre prius devenerint, eius vo-
luntate reliquantur puniendi. Sed si verus dominus ceperit eos,
prius bonis omnibus spoliatos, ferreis vinculis colligatos, diro
carceri per semptennium in pane et aqua statuat puniendos
postmodum quoad vixerit, duris et magnis compedibus astricti
in vilioribus et turpioribus offitiis domus cuius servi esse no-
scuntur deserviant; itaque pena eorum sit timor et metus mul-
torum.

14. [A]D omnimodam ecclesiarum libertatem figurandam,


filius Dei vendentes et ementes deiecit de templo14, quod etiam
figuratum extitit temp(o)r(e) Pharaonis regis Egipti, quando
etsi tota Egiptus in regni dictione transivit, tamen possessiones
sacerdotum ipsius ab omni // tributo libere permaserunt15. Sic
et concilium Later(anense)16 noviter promulgatum, volens im-
munitati ecclesiastice sollicite providere adversus omnes qui ec-
clesias et viros ecclesiasticos ac bolla ipsorum taliis seu collectis
et exationibus aliis aggravare nitantur, presumptione huiusmo-
di anathematis gladio prohibuit transgressores et presumptores
et eorum fautores excomunicationi precipiens subiacere.

14
Riferimento a Matteo 21,12.
15
Riferimento a Esodo 1,8-12.
16
COD, Lateranense IV, const. 46. De talliis a clericis non exigendis.
Appendice documentaria 187

15. [E]T QUIA novis morbis nove sunt adhibende mede-


le pro eo quod domini terrarum Sardinee et curatores ac alii
eorum offitiales ecclesias et viros ecclesiasticos, servos, ancillas
et bona ipsorum albergariis, datis, collectis, talliis, exactionibuss
aliis aufferendo ab eis equos et equas et alia quando volunt mul-
tipliciter opprimunt, insuper extorquentes a servis et ancillis
ecclesiarum medietatem vini, quod annuatim de terris domi-
norum suorum recolligunt, eosdem cum perssonis, bubus et
curribus arando, // metendo, ferendo etiam lapides, cementum,
ligna et alia quecumque volunt, tam pro regno quam potius pro
se ipsis faciendo, subire compellunt, ita quod id modicum quod
habent non solum timore sed amore coacto et extorto, sic exau-
riunt ab eis et exiggunt, quod veris dominis servire nullatenus
possunt propter quod ancilla(n)tur ecclesie ultra modum et in
sua iustitia multiplex patiuntur detrimentum, auctoritate igitur
prefacti concilii et presentis predictorum transgressores, pre-
sumptores et eorum fautores excomunicationi precipimus su-
biacere. Verum si quando episcopus simul cum clericis suis for-
sam tantam neccessitatem vel utilitatem perspexerit, ut abseque
ulla coactione ad revelandas comunes utilitates et neccessitates,
ubi laicorum non suppetunt faccultates, subsidia per ecclesias
duxerint conferenda, dominus terre devote et humiliter recipiat
cum gratiarum actione. Propter tamen imprudentum // quo-
rundam auditiam, Romanus pontifex primus consulatur, cuius
interestt comunibus utilitatibus providere17.

16. [S]ED quia primitie, decime18 testamentau ecclesiis fac-


ta et oblationes pro defuntis tributa sunt et debita ecclesiarum,
sub exomunicationis pena precipimus laicis universis ut, non
obstante consuetudine quam allegant, ea sine molestia et dimi-

s
Nel testo exacitionibus  t Nel testo interesse  u Nel testo tetestamenta  

COD, Lateranense IV, const. 46. De talliis a clericis non exigendis.


17

COD, Lateranense IV, const. 53 - 54. De his qui praedia sua in fraudem deci-
18

marum dant aliis excolenda; Ut decimae ante tributa solvantur.


188 ONORIO III E LA SARDEGNA (1216-1227)

nutione aliqua ecclesiis quibus de iure competunt humiliter et


devote impendant, videlicet quod hec exsolvere minime con-
sueverunt.

17. [E]T NE honor et libertas ecclesie usquequaque con-


tempnatur et in suis iustitiis iacturam aliquam clerici pacian-
tur huius concilii statuto similiter prohibemus ne clericiv super
testamentis ecclesiis factis vel // aliquibus causis spiritualibus
coram iudice seculari de cetero litigent vel respondeant sed
coram episcopo suo vel iudice delegato suam iustitiam pro
sequantur. Et insuper si clericus cum alio clerico causam ha-
buerit ad rei episcopum vel iudicem delegatum reccurrat. Si
qui autem super huiusmodi extiterint transgressores ab offitio
suspendantur.

18. [U]T QUOS divinusw timor non revocat saltim tempo-


ralis pena cohibeat a peccato, presenti approbante provinciali
concilio duximus auctoritate qua fungimur statuendu(m) ut si
quis liber de cetero, sua exigente nequitia, canonica monitio-
ne premissa, excomunicationis fuerit vinculo innodatus ac per
annum in sua pertinatia presumpserit permanere, digne non
satisfaciens de comissis propter que in eum excomunicationis
fuerit sentencia promulgata, ex tunc confiscentur omnia bona
ipsius et regno cui subiacet acquirantur. Servi autem ecclesia-
rum, si huiusmodi delictum incurrerint, a metropolitanis suix
diocesianis // suis episcopis pena simili puniantur.

19. [S]ED dum in excomunicatione perstiterint nec ad cu-


ratorias vel armentarias seu mandatorias sive ad silvam nec ad
aliqua offitia ulterius admittantury nec eorum aliquis “super
quocumque negotio audiatur sed aliis in omnibus responde-

v
Nel testo clericis  w Nel testo divinis  x In Zichi siu   y
Nel testo ad-
mittitur  
Appendice documentaria 189

re cogantur”19. Si autem clericus fuerit qui, ut predictum est,


excesserit, districtus multetur iuxtaz canonicas sanciones.

20. [S]ANE iudicibus, qui ad malefactorum vindictam et


bonorum laudem tenentur iustitiam exercere tanquam ecclesie
propugnaculum, gladius et tutela, sub pena excomunicationis
precipimus ut cum a metropolitanis seu diocesianis episcopis
super huiusmodi fuerint requisiti, predicta faciant diligencius
observari, dantes in//super in mandatis ut statuta que metro-
politaniaa cum suorum episcoporum consilio in conciliis pro-
vincialibus de statu ecclesie et reformatione ipsarum de iure
duxerint statuenda, firma et illibata serventur.

21. [P]ROHIBEMUS omnino ut nullus in gradibus per


modernum concilium20 prohibitis cum aliqua matrimonialiter
coniungatur; quod si fecerit tam vir quam mulier excomunica-
tionis vinculo innodentur et ex tunc ad nulla offitia et honores
domini terre vel coronam recipia(n)tur.

22. [U]T AD omnia potius quam ad aliud moneamur, pre-


senti concilio statuimus ut, si aliquis contraxerit cum aliqua in
gradu prohibito et ideo se pro // excomunicatis gerant, quod
quasi pro lege in Sardinia observatur, et aliquo eorum mortuo
alter nondum absolutus ad aliam transierit provinciam cum
contracturus ibidem, si ab illa excomunicatione petierit absolvi,
ecclesie forma servata, a diocisiano episcopo absolvatur.

23. [V]OLUMUS insuper et firmiter statuimus quod illa


sentencia excomunicationis de aliquibus in gradu prohibito
non matrimonialiter coniungendis pro lege ab omnibus habea-
tur in Sardinia et per omnia et ab omnibus observetur.

z
Nel testo iusta  aa Nel testo metropolitanum  

19
COD, Lateranense IV, const. 3. De haereticis.
20
COD, Lateranense IV, const. 50. De restricta prohibitione matrimonii.
190 ONORIO III E LA SARDEGNA (1216-1227)

24. [S]ICUT sacris est canonibus institutum, presentis auc-


toritate concilii volumus observari ut archipresbiteri de cetero
per sue potestatis abusum absque canonicorum suorum consi-
lio maiora domus // negotia non disponant, canonici sane ei-
sdem tanquam maioribus secundum Deum uno corde et animo
devote cohereant et insimul vivant, dormiant et manducent. Ad
suspicione(m) eciam et fraudem qua(m)libet excludendam, ar-
chipresbiteri comuni suorum canonicorum consilio camerarios
eligant, qui, statuis temporibus, sibi de comissis reddant pre-
sentibus omnibus ratione(m).

25. [N]E AVARITIA, que «idolorum servitus»21 ab apostolo


iudicatur, electum genus clericorum et «regale sacerdotium»22
dehonestet, sacro approbante concilio duximus statuendum
nisi clericus, postquam ad regimen fuerit assumptus ecclesie,
domum, vineam, predia, possessiones quaslibet, servos vel an-
cillas et animalia // sive quilibet aliud edificaverit, plantaverit,
excoluerit, emerit aut alio quocumque modo habuerit, si ante
obitus sui diem coram episcopo suo non ostenderit, hoc se
aliunde quam ab ecclesia sive ipsius occasione fuisse adeptum,
post mortem eius predicta omnia ecclesie cui servisse digno-
scitur applicetur, nulla super hoc ulterius sui heredis probatio-
ne amissa. Quod si ante vite sue terminum malitiose fortasis
aliquod predictorum sinebb sui episcopi licenciam distraxerit et
restituatur ecclesie et clericus, ut dignum fuerit, puniatur.

26. [Q]UIA ex ignorantia clericorum tam ipsis clericis quam


ecclesiis sibi commissis consueverunt gravamina plurima pro-
venire, ideo sacri approbatione concilii statuimus ut, si quis cle-
ricus docibilis voluerit ad studium theologicum proficissi, suum

bb
Nel testo sive  

21
Galati 5,20.
22
1Pietro 2,9.
Appendice documentaria 191

beneficium integraliter percipiat, ecclesie si parrochia habuerit


de aliquo prius proviso qui honeste deservire // possit eidem.
Ad reliquos sane clericos edocendos metropolitana saltem ec-
clesia doctore(m) unum habeat in gramatica compentente(m)23.

27. [I]LLUD etiam approbatione concilii duximus statuen-


dum ut omnescc liberi tam maiores quam minores uxores suas
diebus dominicis et sollemnibus adminus ecclesiam orationis
causa vel penitentie visitare permitant.

[C]ONS(ti)tutiones venerabilis viri domini Got(t)ifridi Pre-


fecti, domini pape subdiaconi et capellani apostolice Sedis in
Sardinia et Corsica legati, edite in concilio aput episcopatum
Sancte Iuste celebrato, anno Domini Millesimo .CC. XXVII.
indictione .XIIII. die .XIII., intrante mense Novembri, ponti-
ficatus domini Honorii .III. pape anno .X., ubi interfuerunt //
archiepiscopi et episcopi Sardinie et alia multitudo prelatorum.

cc
Nel testo omnis

23
COD, Lateranense IV, const. 11. De magistris scholasticis.
Appendici
Appendice 1
Cronotassi degli arcivescovi e vescovi della Sardegna
durante il pontificato di Onorio III

A meno di varianti debitamente segnalate, per le province di


Cagliari e Torres e per le sedi di Civita e Galtellì e Santa Giusta,
questa cronotassi ricalca il contributo di R. Turtas, Cronotassi
dei vescovi sardi. Per gli arcivescovi di Oristano e i vescovi di
Terralba si è invece fatto riferimento ai contributi di M. Vidili,
Cronotassi documentata degli arcivescovi di Oristano; Cronotas-
si documentata dei vescovi di Terralba e soprattutto Cronotassi
documentata degli arcivescovi di Arborea. Ad essi si rimanda per
i dettagli sulle fonti. Le date tra parentesi indicano la possibilità
che il vescovado sia iniziato prima e/o dopo la data indicata. Lì
dove vi è una sola data significa che si possiede solo una atte-
stazione.

Provincia ecclesiastica di Cagliari


(Giudicato di Cagliari)

Arcivescovi di Cagliari
(1183-1217) Ricco.
(1218-1226) Mariano, trasferito da Sulci.

Vescovi di Dolia
(1206-1226) Guantino Pizzolo.

Vescovi di Suelli
(1206-1217) Torgotorio.
(1225-1237) Cerchis (Sergio).

Vescovi di Sulci
(1206-1218) Mariano, trasferito a Cagliari.
(1221-1226) Bandino, canonico pisano.
196 ONORIO III E LA SARDEGNA (1216-1227)

Provincia ecclesiastica di Oristano


(Giudicato d’Arborea)

Arcivescovi d’Oristano
(1200-1220) Bernardo (Vidili, Cronotassi docu-
mentata, pp. 16-18, che inserisce per il 1200 an-
che un Anonimo basandosi sul doc. 17. Ritengo
che l’Anonimo in questione sia lo stesso Bernar-
do).
(1224-1244) Torgotorio de Muru, trasferito da
Terralba.

Vescovi di S. Giusta
Non se ne conoscono per questo periodo.

Vescovi di Usellus
Non se ne conoscono per questo periodo

Vescovi di Terralba
(1210-1224) Torgotorio de Muru.

Provincia ecclesiastica di Torres


(Giudicato di Torres)

Arcivescovi di Torres
Anonimo al quale Onorio scrive una lettera
1225 Gianuario

Vescovi di Ploaghe
1215 Riceto?

Vescovi di Sorres
1221 Anonimo inviato dal giudice di Torres
presso Onorio III.
Appendici 197

Vescovi di Ampurias
Non se ne conoscono per questo periodo.

Vescovi di Bosa
Non se ne conoscono per questo periodo.

Vescovi di Ottana
Non se ne conoscono per questo periodo.

Vescovi di Bisarcio
Non se ne conoscono per questo periodo.

Vescovi di Castra
(inizi XIII sec.-1224) Raimondo (Sanna,
La diocesi di Castra).

Suffraganee di Pisa
(Giudicato di Gallura)

Vescovi di Galtellì
Non se ne conoscono per questo periodo.

Vescovi di Civita
Non se ne conoscono per questo periodo.
198 ONORIO III E LA SARDEGNA (1216-1227)

Appendice 2
Cronotassi giudicali.

Giudicato d’Arborea

Pietro I (1172 - morto entro il 1200), dal 1192 in condominio


con Ugo Ponç de Bas (1192 - morto dopo il 3 set-
tembre 1211).

Ugo Ponç de Bas (1192 - morto dopo il 3 settembre 1211), in


condominio con Pietro I sino al 1196 ca. e, dopo
aver dovuto lasciare il potere a Guglielmo di Massa,
in condominio con questo stesso sino alla morte.

Guglielmo di Massa (1196 ca. da solo fino al 1200 ca.), poi in


condominio con Ugo Ponç de Bas.

Barisone II (post 1211 - 1217).

Dopo la morte di Barisone II la situazione istituzionale del


giudicato non è chiara. Una parte del regno resta nelle mani
della casa di Torres sino al 1236; il resto è luogo di contesa ed
esercizio del potere dei Visconti e altre famiglie signorili (per
esempio i da Capraia), ma non a titolo sovrano. Diritti poteva
forse provare a esercitarne Benedetta di Massa, ma non se ne
hanno tracce.

Giudicato di Cagliari

Guglielmo di Massa 1190 ca. - 1214 ca.

Benedetta di Massa (1214 -1232) dal 1214 al 1218 col marito


Barisone II d’Arborea;
Appendici 199

dal 1218 col secondo marito Lamberto Vi-


sconti;
nel 1221 risulta sposata con Ubaldo Visconti;
nel 1226 sposa Enrico di Cepola;
nel 1227 sposa Rinaldo de’ Gualandi.

Giudicato di Gallura

Elena (1200 - 1206), figlia di un anonimo giudice. Fino all’a-


gosto 1206 con la tutela della madre Odolina. Dopo
il 17 agosto 1206 sposa Lamberto Visconti, al quale
cede il potere.

Lamberto Visconti (1206-1224 circa).

Giudicato di Torres

Comita (1198-1218); fratello di Costantino, che era morto sen-


za eredi diretti; nel 1204 ha già associato al trono il fi-
glio Mariano (II); dal 1206 e fino alla morte controlla
parte del giudicato di Gallura; dal 1217 condomino
in Arborea.

Mariano II (1218-1232), già associato al trono dal 1204; con-


trolla anche parte dell’Arborea sino alla morte; nel
1219 cede una parte del giudicato di Gallura già de-
tenuta dalla sua casata dal 1206. Nel 1220 ha già as-
sociato al trono il figlio Barisone (III) (cfr. doc. 74).
Tabella 1. Sinossi delle edizioni del corpus documentario

N° N° ed. Data Collocazione Edizioni Inscriptiones


1 1 1216, lug. 24, ASV, Reg. Vat. Potthast, I, Venerabilibus
Perugia 9, ff. 1rv, ep. 3. 5317-5320, p. fratribus ar-
BUCa, S.P. 6 bis, 468; chiepiscopis et
4.7, 15rv. Pressutti, I, 3, episcopis per
p. 2; Sardiniam con-
Annales, 20, p. stitutis
355 (ad annum
1216, nn. 18-
19);
Horoy, II, doc.
I, coll. 1-2
2 2 1216, ag. 12, AAM, Aula III, Potthast, I, Stephano abbati
Perugia cap. I, cas. III, 5327, p. 469; monasterii S.
n° 29 Pressutti, I, 24; Benedicti Cassi-
Gattola, II, coll. nensis, eiusque
428-440; fratribus
CDS, I, XIII,
doc. XXXIII, pp.
328-329;
Bullarium
Romanum,
III, doc. I, pp.
304-309;Horoy,
II, doc. XIV,
coll. 17-24;
Saba, doc. XLIII,
pp. 213-214
3 3 1216, ott. 15, ASFi, Diplo- Potthast, I, Abbati monas-
Laterano matico per- 5343, p. 471; terii Vallum-
gamene (secc. PressuttiI, 60, brosani, eiusque
VIII-XIV), p. 11; fratribus
1216 ottobre Lami, I, pp.
15, Ripoli, San 557-559;
Bartolomeo CDS, XIII, doc.
XXXIV, p. 329;
Horoy, II, doc.
XXXVII, coll.
52-56
202 ONORIO III E LA SARDEGNA (1216-1227)

N° N° ed. Data Collocazione Edizioni Inscriptiones


4 3bis 1216, ott. 26, Lami, pp. 1400- Alberto magistro
Laterano 1410 hospitalis de Al-
topassu eiusque
fratribus
5 4 1216, nov. ASV, Reg. Vat. Potthast, I, Panormitano
21, Roma 9, ff. 25r-26r, 5362-5365, pp. archiepiscopo et
ep. 104 472-473 suffraganeis eius
Pressutti, I, 111,
pp. 19-21
Horoy, II, doc.
LXV, coll. 89-93
6 5 1216, dic. ASPi, Diplo- Schirru, Le per- Dilectis filiis
13, Roma S. matico San gamene, rectori et fratri-
Pietro Lorenzo alla pp. 121-123 bus hospitalis de
Rivolta, 1216, Stagno
dic. 13
78 78 1217, gen. ACPi, Per- Universis Chris-
30 e feb. 1, gamene 840; tifidelibus per
Laterano e 839 Sardiniam con-
stitutis
9 9 <1217>, feb. ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, 318, Archiepiscopis et
9, Laterano 9, f. 57r, ep. 222 pp. 56-57; episcopis et ab-
Scano, XLIX, batibus, priori-
p. 33 bus archidiaco-
nis prepositis et
aliis ecclesiarum
prelatis per […]
Sardiniam con-
stitutis
10 10 1217, feb. 28, ASV, Reg. Vat. Potthast,I, 5477- Venerabilibus
Laterano 9, ff. 81r-81v, 5479, p. 482; fratribus archi-
ep. 312/ Pressutti, I, 381, episcopo Kalari-
BUCa, S.P. 6 bis, pp. 67-69; tano et suffra-
4.7, f. 16rv Horoy, II, doc. ganeis eius
CCXLIV, coll.
290-302;
Tabelle 203

N° N° ed. Data Collocazione Edizioni Inscriptiones


11 12 1217, mar. 9, ASV, Reg. Vat. Potthast, I, <Hostiensi epis-
Laterano 9, f. 80r 5487, p. 483; copo, apostolice
Pressutti, I, 407, Sedis ligato>
pp. 72-73;
Annales, 20, p.
386 (ad annum
1217, n° 87);
CDS, I, sec. XIII,
doc. XXXVI, p.
331;
Horoy, II, doc.
CCLIV, col. 517
e doc. XCII, col.
571
12 13 <1217 prima ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, app. Piissimo patri
metà> 9, ff. 115r-116r, 1, 6, p. LI et domino suo
ep. 479 Scano, L, pp. .H<onorio>. Dei
33-35 gratia summo
Annales, 20, pp. pontifici
386-388 (ad an-
num 1217, nn.
90-96);
CDS, I, sec. XIII,
doc. XXXV,
pp. 329-331,
<1217>;
Pinna-Zedda,
pp. 461-465
204 ONORIO III E LA SARDEGNA (1216-1227)

N° N° ed. Data Collocazione Edizioni Inscriptiones


13 14 1217, nov. ASV, Reg. Vat. Potthast, I, Archiepiscopo
24, Laterano 9, ff. 177r-178r, 5622, p. 494; Alborensi et
ep. 739 Pressutti, I, 885, universis episco-
pp. 149-150; pis ac omnibus
Scano, LII, p. 36 ecclesiarum
Annales, 20, pp. prelatis tam
371-372 (ad an- exemptis quam
num 1217, nn. aliis per Albo-
27-28); rensem provin-
Bullarium ciam constitutis
Romanum, III,
doc. XVI, pp.
331-333;
CDS, I, sec. XIII,
doc. XXXVII,
pp. 331-332,
parziale;
Horoy, II, doc.
LXIV, coll. 540-
543
14 15 1217, dic. 2, ASGe, Archivio Potthast, I, Potestatibus et
Laterano segreto, Mat. 5626, p. 495 populis Pisanis
Pol., 2722, doc. Pressutti, I, 896, et Ianuensibus
27 pp. 151-152
ASV, Reg. Vat. Scano, LIII,
9, ff. 180rv, ep. p. 37
752 Bullarium
Romanum, III,
doc. XVII, pp.
333-335;
Horoy, II, LXIX,
coll. 546-548
15 16 1217, dic. 2, ASGe, Archivio Potthast, I, s.n.,
Laterano segreto, Mat. p. 495
Pol., 2722, doc. Pressutti, I, s.n.,
26 p. 152
CDS, I, XIII,
XXXIX
16 17 1217, dic. 6, ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, 904, Potestatibus et
Laterano 9, f. 180r, ep. p. 153 populis Ianuen-
751 Scano, LIV, pp. sibus et Pisanis
37-38
Tabelle 205

N° N° ed. Data Collocazione Edizioni Inscriptiones


17 20 1217, dic. 7, ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, 906, Archipresbitero
Laterano 9, f. 179v, ep. p. 153 Pisano
739 Scano, LV, p. 38
18 21 1217, dic. 21, ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, 936, Episcopo Sul-
Laterano 9, f. 184, ep. 769p. 157 tiensi
Scano, LVI, pp.
38-39
Annales, 20, p.
389 (ad annum
1217, n. 101)
19 22 1218, gen. 2, ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, 958, Archiepiscopo
Laterano 9, f. 185v, ep. p. 161 Pisano
775 Scano, LVII,
p. 39
20 23 1218, feb. 5, ASV, Reg. Vat. Potthast, I, Archiepiscopis
Laterano 9, f. 215r, ep. 5692, pp. 500- et episcopis et
869 501 nobilibus viris
Pressutti, I, Turritano et
1063, p. 179 Gallurensi iu-
Scano, LIX, dicibus aliisque
p. 40 nobilibus per
Ughelli, III, col. Sardiniam con-
425 stitutis
CDS, I, sec. XIII,
doc. XXXIX, p.
333, parziale
21 24 1218, feb. 5, ASPi, Diplo- Potthast, I, Capitulo, clero
Laterano matico, Atti 5693, p. 501 et populo Pisanis
pubblici, 1217 Pressutti, I,
s. p., febbraio 5, 1064, pp. 179-
corta 180
ASV, Reg. Vat. Scano, LVIII,
9, f. 215r, ep. pp. 39-40
870 Ughelli, III, col.
425
CDS, I, sec.
XIII, doc. XLI,
p. 334, parziale
Horoy, II, doc.
CXXV, coll.
621-622
206 ONORIO III E LA SARDEGNA (1216-1227)

N° N° ed. Data Collocazione Edizioni Inscriptiones


22 25 1218, feb. 8, ASPi, Diplo- Potthast, I, Vitali Pisano
Laterano matico, Atti 5695, p. 501 archiepiscopo
pubblici, 1217 Pressutti, I,
s. p., febbraio 8, 1071, p. 180
lunga Scano, LX, p. 40
ASV, Reg. Vat. Annales, 20, p.
9, ff. 214v-215r, 396 (ad annum
ep. 868 1218, n 30),
parziale
Horoy, II, doc.
CXXVII, col.
622
23 26 <1218, mar- ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Hiis episcopis
zo circa> 9, f. 228r, ep. 1547, p. 256 et abbatibus
933 Scano, LXI, exemptis per
p. 41 […] Sardiniam
constitutis
24 30 1218, mar. Nardi, p. 104 Benigno ab-
17, Laterano Zanetti, p. 230 bati et conventui
Vallis umbrosae
25 31 1218, mar. ASV, Reg. Vat. Potthast, I, Capitulo Calari-
27, Laterano 9, f. 235v, ep. 7714, pp. 663- tano
967 664
Pressutti, I,
1184, p. 197
Scano, LXII,
p. 41
Mattei, Sardinia
Sacra, pp. 92-93
CDS I/2, Ap-
pendice, doc.
IV, p. 881
26 32 1218, giu. 18, ASV, Reg Vat. Potthast, I, Abbati Sancti
San Pietro 9, ff. 268v-269r, 5833, p. 514 Victoris Mas-
ep. 1196 Pressutti, I, siliensis
1445, p. 239
Horoy, II, doc.
CCXCVIII, coll.
803-808
27 35 1218, ag. 19, ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Consulibus et
Laterano 10, ff. 7v-8r, 1589, p. 265 populo Pisanis
ep. 32 Scano, LXIII,
p. 42
Tabelle 207

N° N° ed. Data Collocazione Edizioni Inscriptiones


28 36 1218, ag. 19, ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Archiepiscopo
Laterano 10, ff. 7v-8r, 1589, p. 265 Pisano
ep. 32 Scano, LXIII,
p. 42
29 38 1218, ag. 22, ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Petro priori et
Laterano 10, f. 6r, ep. 22 1592, pp. 266 conventui mon-
Scano, LXV, pp. asterii Sancti
43-44 Saturni 
30 39 1218, ag. 22, ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Hugoni sub-
Laterano 10, f. 8r, ep. 33 1593, p. 266 diacono et
Scano, LXIV, Orlando capel-
p. 43 lanis nostris
apostolice Sedis
legatis
31 40 1218, ag. 23, ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Hugoni et Ro-
Laterano 10, ff. 6v-7r, 1594, p. 266 lando capellanis
ep. 26 Scano, LXVI, nostris aposto-
pp. 45-46 lice Sedis legatis
32 42 1218, ott. 5, ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Mariano epis-
Laterano 10, ff. 15v-16r, 1633, p. 272 copo Sulciensi
ep. 71 Scano, LXVII,
pp. 46-47
Motzo, Il pat-
rimonio, pp.
216-219
33 43 1218, nov. 8, ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Archiepiscopo
Laterano 10, ff. 26rv, ep. 1672, p. 278 Pisano
119 Scano, LXVIII,
pp. 47-48
34 44 1218, nov. 8, ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Consulibus et
Laterano 10, ff. 26rv, ep. 1672, p. 278 populo Pisanis
119 Scano, LXVIII,
pp. 47-48
208 ONORIO III E LA SARDEGNA (1216-1227)

N° N° ed. Data Collocazione Edizioni Inscriptiones


35 45 1218, nov. ASV, Reg. Vat. Potthast, I, Universis Chris-
10, Laterano 10, f. 26r, ep. 5917, p. 519 tifidelibus per
117 Pressutti, I, Mediolanensem
1674, pp. 278- provinciam
279
Scano, LXIX,
p. 48
Bullarium
Romanum, III,
doc. XXVII, p.
345
CDS, I, sec.
XIII, doc. XLII,
p. 334
Horoy, III,
XXXVII, coll.
15-16
36 46 1218, nov. ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Universis Chris-
10, Laterano 10, f. 26r, ep. 1674, pp. 278- tifidelibus per
117 279 Ianuensem pro-
Scano, LXIX, vinciam
p. 48
Bullarium
Romanum, III,
doc. XXVII, p.
345
CDS, I, sec.
XIII, doc. XLII,
p. 334
Horoy, III,
XXXVII, coll.
15-16
37 50 1219, lug. 10, BUCa, S.P. bis Martini, Storia Turritano archi-
Rieti 4.7, f. 30r ecclesiastica, I, episcopo et dilec-
pp. 302-303 tis filiis Rolando
CDS, I/2, Ap- subdiacono et
pendice, doc. V, cappellano nos-
p. 881 tro, apostolice
sedis legato,
et . . abbati de
Sacrario
Tabelle 209

N° N° ed. Data Collocazione Edizioni Inscriptiones


38 53 1220, feb. 28, BUCa, S.P. 6 bis Pierre de Blois, Universis Chris-
Viterbo 4.7, cc. 18r-19r Epistulae in PL, tifidelibus per
vol. 206, coll. Sardiniam con-
479-481 stitutis
39 58 1220, apr. 9, ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, .<Marsuchino>.
Viterbo 10, ff. 168v- 2386, p. 396 episcopo Lunensi
169r, ep. 686 Scano, LXXII, et Gallo cano-
pp. 49-50 nico Pisano
40 59 <1220, apr. ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, .<Iohanni>.
9, Viterbo> 10, f. 169r, ep. 2387, p. 396 episcopo Floren-
687 Scano, LXXIII, tino
p. 50
41 60 <1220, apr. ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Bartholomeo
9, Viterbo> 10, f. 169r, ep. 2388, p. 396 capellano nostro
688 Scano, LXXI, apostolice Sedis
p. 49 legato
42 61 1220, apr. 10, ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, <Bernardo>
Viterbo 10, f. 168v, ep. 2391, pp. 396- archiepiscopo
685 397 Arborensi
Scano, LXXIV,
pp. 50-51
43 63 1220, lug. 18, ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, .B<artholomeo>
Orvieto 10, ff. 205rv, ep. 2561, p. 423 capellano nostro
832 Scano, LXXV, apostolice Sedis
pp. 51-52 legato
44 65 1220, ag. 18, ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, .<Mariano>.
Orvieto 11, f. 10v ep. 41 2622, p. 435 archiepiscopo
Scano, LXXVI, Calaritano
p. 52
45 68 1220, set. 1, ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Archiepiscopis
Orvieto 11, ff. 17rv, 2644, p. 442 et episcopis et
ep. 83 abbatibus per
Sardiniam con-
stitutis
46 69 <1220, set. 1, ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, B<artholomeo>
Orvieto> 11, f. 17v, ep. 84 2665, p. 442 capellano nostro
Scano, LXXVII, apostolice Sedis
p. 52 legato
47 70 1220, set. 12, ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Abbati Sancti
Orvieto 11, f. 21v, ep. 2696, p. 447 Pauli de ripa
106 Arni et ar-
chipresbitero
Pisano
210 ONORIO III E LA SARDEGNA (1216-1227)

N° N° ed. Data Collocazione Edizioni Inscriptiones


48 73 1220, nov. ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Bartholomeo
16, Laterano 11, ff. 35v-36r, 2779, p. 461 capellano nostro
ep. 176 Scano, LXXVIII, apostolice Sedis
pp. 52-53 legato
49 74 1220, nov. ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Nobili viro
17, Laterano 11, f. 36r, ep. 2782, p. 461 Mariano, iudici
177 Turritano
50 75 1220, nov. ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Potestati et po-
17, Laterano 11, f. 35v, ep. 2781, p. 461 pulo Senensibus
175 bis
51 76 1220, nov. ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Potestati et po-
17, Laterano 11, f. 35v, ep. 2781, p. 461 pulo Pistorien-
175 bis sibus
52 77 1220, nov. ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Potestati et po-
17, Laterano 11, f. 35v, ep. 2781, p. 461 pulo Lunensibus
175 bis
53 78 1220, nov. ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Potestati et po-
17, Laterano 11, f. 35v, ep. 2781, p. 461 pulo Lucanis
175 bis
54 79 1220, nov. ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Potestati et po-
17, Laterano 11, f. 35v, ep. 2781, p. 461 pulo Niciensibus
175 bis
55 80 1220, nov. ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Potestati et po-
17, Laterano 11, f. 35v, ep. 2781, p. 461 pulo Florentinis
175 bis
56 81 1220, nov. ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Populo Tur-
17, Laterano 11, f. 35v, ep. 2781, p. 461 ritano
175 bis
57 82 1220, nov. ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Potestati et
17, Laterano 11, f. 35v, ep. 2781, p. 461 populo Massil-
175 bis iensibus
58 83 1220, nov. ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Archiepiscopo
17, Laterano 11, f. 35v, ep. 2781, p. 461 Turritano
175 bis
59 84 <1220, sec- ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Ap- Beatissimo patri
onda metà> 11, f. 46r, ep. pendice, n° 34, et domino suo,
237 p. LIII domino Honorio
[…] summo
pontifici
60 85 <1221, mar. ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, .<Vitali>. archi-
25, Lat- 11, f. 100v, ep. 3208, p. 523 episcopo Pisano
erano> 500
Tabelle 211

N° N° ed. Data Collocazione Edizioni Inscriptiones


61 86 1221, apr. 6 BUCa, S.P. 6 bis, Martini, Storia Pape Honorio
4.7, f. 30v ecclesiastica, I,
p. 303
Le liber cen-
suum, I, p. 416,
n° 147
62 87 1221, mag. ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Suffraganeis Ar-
26, Laterano 11, f. 131r, ep. 3398, p. 551 borensis Ecclesie
655 et universo clero
Arborensi
63 90 <1221, ca. ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Bartholomeo
mag.-ag.>, 11, f. 143r, ep. 3507, p. 570 capellano nostro
Laterano 715 apostolice Sedis
legato
64 91 <1221, fine ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Magistro
giu. circa>, 11, ff. 147v- 3510, p. 570 .B<artholomeo>.
Laterano 148r, ep. 738 capellano nostro
apostolice Sedis
legato
65 96 1221, lug. 4, ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Magistro
Laterano 11, ff. 149v- 3489, p. 567 Bartholomeo
150r, ep. 748 Scano, LXXXI, capellano nostro
p. 54 apostolice Sedis
legato
66 97 1221, lug. Archives Dilectis filiis
<2-6>, Lat- Departm de .<Petro>. priori
erano Bouches du et conventui
Rhone, 1H107, Sancti Saturni
525 Kalaritane dio-
cesis
67 99 1221, ag. 23, ASV, Reg. Vat. Pressutti, II, Magistro
Laterano 11, ff. 156v- 3524, p. 3 Bartholomeo
157r, ep. 10 capellano nostro
apostolice Sedis
legato
68 100 <1221, ag. ASV, Reg. Vat. Pressutti, II, Abbati sancti
23, Lat- 11, f. 157r, ep 11 3525, p. 3 Pauli de Ripa
erano> Scano, LXXXII, Arni et Gallo
p. 55 canonico Pisano
69 102 1221, set. 17, ASV, Reg. Vat. Pressutti, II, Bartholomeo
Laterano 11, ff. 158v- 3538, pp. 4-5 subdiacono et
159r, ep. 21 capellano nostro
apostolice Sedis
legato
212 ONORIO III E LA SARDEGNA (1216-1227)

N° N° ed. Data Collocazione Edizioni Inscriptiones


70 105 1221, set. 22, ASV, Reg. Vat. Potthast, I, Comiti Bertoldo
Laterano 11, f. 158v, 6710, p. 583
ep. 20 Pressutti, II,
3539, p. 5
Bullarium
Romanum, III,
doc. 56, p. 381
Horoy, IV, doc.
XVII, coll. 13-14
71 106 1221, set. 27, Levi, Registri, Venerabili fratri
Laterano pp. 121-123 .<Hugolino>.
Hostiensi epis-
copo
72 107 1221, ott. 18, ASV, Reg. Vat. Pressutti, II, Magistro
Laterano 11, 160v, ep. 29 3547, p. 6 Bartholomeo
subdiacono et
capellano nostro
apostolice Sedis
legato
73 108 1221, ott. 21, ASV, Reg. Vat. Pressutti, II, <Mariano
Laterano 11, f. 161r, ep. 3552, p. 7 archiepiscopo
35 Kalaritano>
74 109 1221, ott. 25, ASV, Reg. Vat. Pressutti, II, .<Mariano>.
Laterano 11, f. 161r, ep. 3554, p. 7 archiepiscopo
34 Kalaritano
75 110 1221, ott. 25, Levi, Registri, .<Mariano>.
Bologna pp. 121-123 Dei gratia iudici
Turritano
76 113 1221, dic. 10, ASV, Reg. Vat. Pressutti, II, .<Alberto>.
Laterano 11, f. 170r, ep. 3610, p. 15 episcopo Mas-
80 Scano, LXXXIII, sanensi
p. 55
77 114 <1222, gen. ASV, Reg. Vat. Pressutti, II, Priori Sancti
19, Lat- 11, f. 189r, ep. 3747, p. 34-35 Nicholay Calleri
erano> 187 Scano, LXXXIV, et Sifredo can-
p. 56 onicis Pisanis
78 115 1222, gen. ASV, Reg. Vat. Pressutti, II, <Priori Sancti
19, Laterano 11, f. 189r, ep. 3748, p. 35 Nicholay Calleri
188 et Sifredo can-
onicis Pisanis>
79 117 1223, sett. 2, ASV, Reg. Vat. Pressutti, II, .<Vitali>. archi-
Segni 12, f. 92r, ep. 19 4476, p. 158 episcopo Pisano
Scano, LXXXV,
p. 56
Tabelle 213

N° N° ed. Data Collocazione Edizioni Inscriptiones


80 120 1223, ag.- ASV, Reg. Vat. Potthast, I, .<Vitali>. Pisa-
sett., Segni 12, f. 93v-95r, 7080, p. 612 no archiepiscopo
ep. 24 Ughelli, III, coll.
428-429
Horoy, IV, XIII
coll. 418-422
81 122 1223, ott. 30, BUCa, S.P. 6 bis Martini, Storia Venerabilibus
Laterano 4.7, f. 29v ecclesiastica, I, fratribus . .
p. 306 Turritano et
CDS, I/2, App., .<Mariano>.
doc. VI, pp. Caralitano ar-
881-882 chiepiscopis
82 123 1223, ott. 30, ASV, Reg. Vat. Pressutti, II, .<Mariano>.
Laterano 12, f. 115v, 4547, pp. 170- Calaritano ar-
ep. 79 171 chiepiscopo
Scano, LXXXVI,
p. 57
83 125 1223, nov. ASV, Reg. Vat. Pressutti, II, Episcopo Cas-
25, Laterano 12, ff. 122v- 4578, pp. 176- trensi
123r, ep. 105 177
Scano, LXXX-
VII, p. 57
84 127 1224, mag. 6, ASV, Reg. Vat. Pressutti, II, Episcopo Cas-
Laterano 12, f. 186v, ep. 4962, p. 243 trensi
418 Scano, LXXX-
VIII, pp. 57
85 128 1224, giu. 6, ASV, Reg. Vat. Pressutti, II, .<Trogotorio>.
Laterano 12, f. 196, ep. 5031, p. 255 archiepiscopo
454 Scano, LXXXIX, Arborensi
p. 58
86 129 1224, giu. 11, ASV, Reg. Vat. Pressutti, II, Trogotorio
Laterano 12, ff. 201v-202, 5039, p. 256 Arborensi archi-
ep. 481 Scano, XC, pp. episcopo 
58-60
87 130 1224, dic. 3, ASV, Reg. Vat. Pressutti, I, Ap- Littere ad domi-
Santa Gilla 13, ff. 64r-64v, pendice, n° 71, num papam
ep. 344 p. LVI
Scano, XCI, pp.
61-62
Rodenberg, 261,
pp. 187-188
214 ONORIO III E LA SARDEGNA (1216-1227)

N° N° ed. Data Collocazione Edizioni Inscriptiones


88 132 <1226>, giu. ASV, Reg. Vat. Pressutti, II, .<Ugoni>. po-
11, Laterano 13, f. 135v, ep. 5990, p. 433 testati et populo
306 Scano, XCII, pp. Pisanis
62-63
89 134 <1226>, giu. ASV, Reg. Vat. Pressutti, II, Nobili mulieri
12, Laterano 13, ff. 135r- 5992, p. 433 donnicelle Bene-
135v, ep. 304 Scano, XCIII, dicte
p. 6
Tabella 2. Tavola dei deperditi

N° N° Ed. Date Docc. d’origine Mittente/i Destinatario/i


1 6* <ante 1217 9 Abate di Val- Onorio III
febbraio 9> lombrosa
2 11* <ante 1217, 12 Podestà e popo- Onorio III
marzo 9> lo di Pisa
3 18* <ante 1217, 20/22 Ubaldo Visconti Onorio III
dicembre 7>
4 19* <ante 1217, 21 Mariano v. di Onorio III
dicembre 7> Sulci
5 27* <ante 1218, 30 Benigno abate di Onorio III
marzo 17> Vallombrosa
6 28* <ante 1218, 31 Sconosciuto Onorio III
marzo 27>
7 29* <1218, mar- 31 Onorio III Ugo e Rolando
zo 27 circa, legati pontifici
Laterano>
8 33* <ante 1218, 39/40 Benedetta di Onorio III
agosto 22> Massa giudices-
sa di Cagliari
9 34* <ante 1218 38 Pietro, priore Onorio III
agosto 22> di S. Saturno di
Cagliari
10 37* <1218, ag. 19 45 Onorio III Ubaldo e Lam-
– ante 1218, berto Visconti
nov- 10>
11 41* <ante 1218, 42 Mariano vesco- Onorio III
ottobre 15> vo di Sulci
12 47* <post 1218, 50 Capitolo ar- Onorio III
mar. 27 – civescovile di
ante 1219, Cagliari
lug. 10>
13 48* <post 1218, 50 Rolando le- Onorio III
mar. 27 – gato pontificio,
ante 1219, l’arcivescovo di
lug. 10> Torres e l’abate
di Saccargia
14 49* <post 1218, 50 Sconosciuto Onorio III
mar. 27 –
ante 1219,
lug. 10>
15 51* <circa 1218, 60 Onorio III Mariano II di
nov. – ante Torres
1220, ap. 9>
216 ONORIO III E LA SARDEGNA (1216-1227)

16 52* <circa 1220, 53 Onorio III Bartolomeo


febbraio 28> legato pontificio
17 54* <ante 1220, 58 Benedetta di Onorio III
aprile 9> Massa giudices-
sa di Cagliari
18 55* <ante 1220, 59 Rappr. di Pisa Onorio III
aprile 9>
19 56* <ante 1220, 60 Sconosciuto Onorio III
aprile 9>
20 57* <ante 1220, 61 Sconosciuto Onorio III
aprile 9>
21 62* <ante 1220, 63 Vescovo di Onorio III
luglio 18> Dolia
22 64* <ante 1220, 65 Mariano av. Onorio III
agosto 18> Cagliari
23 66* <ante 1220, 68/69 Bartolomeo Onorio III
settembre 1> legato pontificio
24 67* <ante 1220, 70 Bernardo av. Onorio III
settembre Arborea
12>
25 71* <ante 1220, 73 Raimondo v. Onorio III
novembre Castra
16>
26 72* <ante 1220, 74 Mariano II giu- Onorio III
novembre dice di Torres
16>
27 88* <post II metà 91 Bartolomeo leg. Onorio III
1220/ante pont.
1221 giu.>
28 89* <ante 1221, 90 Sconosciuto Onorio III
maggio>
29 92* <ante 1221, 96 Benedetta di Onorio III
luglio 4> Massa giudices-
sa di Cagliari
30 93* <ante 1221, 96 Bartolomeo leg. Onorio III
luglio 4> pont.
31 94* <ante 1221, 96 Lamberto Vis- Onorio III
luglio 4> conti
32 95* <ante 1221, 97 Pietro priore di Onorio III
luglio 2-6> S. Saturnino di
Cagliari
33 98* <ante 1221, 99/100 Vitale av. di Pisa Onorio III
agosto 23>
Tabelle 217

34 101* <post 1221, 102 Ubaldo e Lam- Onorio III


lug. 4/ante berto Visconti
1221, sett.
17>
35 103* <ante 1221, 106/110 Mariano II giu- Ugolino da
settembre dice di Torres Ostia legato
27> pontificio
36 104* <ante 1221, 106/110 Ugolino da Onorio III
settembre Ostia legato
27> pontificio
37 111* <1221, circa 110 Ugolino da Otto av. di
ottobre 25> Ostia legato Genova
pontificio
38 112* <ante 1221, 113 Rappresentanti Onorio III
dicembre di Pisa
10>
39 116* <ante 1223, 117 Vitale av. di Onorio III
settembre 2> Pisa?
40 118* <post 1223, 120 Onorio III Vitale av. di
marzo 28 - Pisa
ante 1223,
II metà di
agosto>
41 119* <post 1223, 120 Ranieri vescovo Onorio III
marzo di Betlemme?
28 - ante
1223, sec-
onda metà di
agosto>
42 121* <ante 1223, 122 Capitolo Onorio III
ottobre 30> Oristano
43 124* <ante 1223, 125 Vescovo di Onorio III
novembre Castra
25>
44 126* <ante 1224, 127 Vescovo di Onorio III
maggio 6> Castra
45 131* <ante 1226, 132 Onorio III Comune di Pisa
giugno 11>
46 133* <ante o cont. 134 Onorio III Gottifredo dei
a 1226, gi- Prefetti di Vico
ugno 12> legato pontificio
Tabella 3. Missioni presso la Sede apostolica

N° Datazioni Luoghi di Documenti originanti


partenza
1 1216, dicembre Pisa Ughelli, III, coll. 414-
415, 1216, dicembre 16
2 <post 1218, marzo 27 – ante 1219, Sardegna 50
luglio 10>
3 <ante 1221, luglio 4> Sconosciuto 94
4 <post 1220, II metà - ante 1221, Sardegna 84/105
sett. 22>
5 <ante 1221, sett. 27> Sardegna 106/110
6 <circa 1221, sett. 29> Sardegna 107
7 <ante 1224, giugno 6> Sardegna 128
Indice dei nomi di luogo e di persona

Acri: LXI, LXII, 36 Almohadi: 32


Adelasia di Torres (figlia di Al-Mu‘azzam, figlio di Al-‘Ādil
Mariano II giudice di sultano d’Egitto: 36
Torres): XXVII, XXXIII, Altopascio: CXXIII, 11
LVIII, LXXVI, XCIV, CII, Amargier P.: 61
91, 94, 95 Amicone di Linningen: XXXVIII
Adriano II, papa: 164, 165 Ampurias: LVIII, XCVIII, 6, 7,
Adriano IV, papa: XXXIX, 8, 197
52, 53 Anagni: XII
Agalbursa de Bas: XXXII Anastasio IV, papa: 52, 54
Agnese di Massa (figlia di Andrea II, re d’Ungheria: LXI,
Guglielmo, giudice di LXIV, 32, 33
Cagliari e Arborea): XXIII Ansaldo de Infantibus: 43
Agnese di Saluzzo, moglie di Anselmo da Capraia: 113, 114,
Comita di Torres: XXXII 132
Aiaccio, diocesi: 55 Aragona, re: LXXXVI
Al-‘Ādil, sultano d’Egitto: LXII, Arborea, arcivescovo: XVI,
35 XXIX, LVIII, LXVI, LXXX,
Al-Ashraf, figlio di Al-‘Ādil 12, 21, 32, 52, 91, 96, 101,
sultano d’Egitto: 36 104, 157, 162, 163
Alberto de’Gualandi: XXII Arborea, giudicato: XXII, XXIII,
Alberto vescovo di Massa: 145 XXVI, XXVII, XXX, LV,
Alberto Visconti: 127-129, 148 LXXV, LXXVI, LXXIX, XC,
Alberto, magister dell’ospedale 9, 37, 41-44, 57, 58, 97, 107,
di Altopascio: 11 198
Alberzoni M.P.: XLVII Arborea, giudice: XXIII, XXX,
Albizzo de Caldera: 37, 39, 41, XLV, LVIII, 26, 96, 125
42 Arborea, provincia
Aldebrandino di S. Eustachio, eccclesiastica: XXXVI, 49-42,
cardinale: 42 54, 103, 158
Aleria, diocesi: 55 Arborea: XXVIII, XXIX, LXIV-
Alessandro III, papa: XXXIX, LXVI, XCVIII, 14, 27, 96,
XLI, 8, 11, 52, 53, 164, 165 117, 123, 132, 133, 157, 165,
Alfonso VIII di Castiglia: 32 167
Al-Kāmil, figlio di Al-‘Ādil Arbus: 9
sultano d’Egitto: LXII, LXIII, Arcidano Maiore (S. Nicolò
36 d’Arcidano), curia: 164
220 ONORIO III E LA SARDEGNA (1216-1227)

Assemini, domus: 74, 76 Basso E.: VIII


Assolo: 166 Beck H.G.: XLIX
Asuni: 166 Beisan (Bet She’an): 36
Atzara: 166 Benedetta marchesa di Massa,
giudicessa di Cagliari e
Bandino, vescovo di Sulci: XV, Arborea: XVII, XVIII, XXVI,
LXXIX, 118, 119, 121, 136, XXVII, XXXI, XXXIV-
137, 159, 195 XXXVI, XLVI, LIII, LVII-
Baratili S. Pietro: 166 LX, LXV, LXXII-LXXVII,
Barega, domus: 74, 76 LXXX-LXXXIV, LXXXVII,
Barigadu, salto: 74, 76 LXXXVIII, XC-XCIV, CI,
Barisone di Torres (figlio del CIII, 25, 27, 28, 63, 64, 66,
giudice Mariano II, futuro 71-73, 86, 90, 92, 94, 113,
Barisone III): XXVII, 114, 122-126, 130, 131, 168,
LXVIII, 107, 199 169, 171, 174, 175, 198
Barisone I, giudice d’Arborea: Benedetto Cortes, magister: 170
XXII, XXVIII, XXXII, Benigno, abate di Vallombrosa:
XXXIII, XXXVIII, XXXIX, 8, 19, 57, 58
LV, 59 Benvenuto, rector di S. Michele
Barisone I, giudice di Torres: di Bologna: 170
XXI Berardo, arcivescovo di Palermo:
Barisone II, giudice d’Arborea 13
e Cagliari: XXVI-XXVIII, Bernardo Papiensis: 43
XXX, XXXI, XXXIV- Bernardo, arcivescovo di
XXXVI, XLVI, LIX, LXIV, Arborea: LXIV, LXVII,
LXV, LXXII-LXXIV, XCI, LXXIX, 91, 96, 101, 104, 115,
26, 27, 96, 97, 198 117, 196
Barisone II, giudice di Torres: Bertoldo da Capraia: LXV,
XXXI, 143 LXXX, XCV, CII, 113, 114,
Barmela, domus: 74, 76 132-134
Bartolomeo, arcipresbitero Besta E.: XXI, XXXI, XXXIII,
pisano: 16 XXXIV, XXXIX, LXV,
Bartolomeo, legato pontificio: LXVIII, LXXV, LXXVI,
X, XVII, LXVIII, LXIX, LXXXII, XCII
LXXVII, LXXIX, LXXXI, Biagio, arcivescovo di Torres:
XCV, CII, CIII, 86, 90, 94, LVII, LX, XCI, XLIII, C,
95, 98, 100, 102, 103, 105, CI, 30
106, 113, 114, 118-120, 122- Bisarcio: 62, 113, 114, 197
124, 127, 130-124, 136, 137, Boehmer I.H.: 60
158, 159
Indice dei nomi di luogo e di persona 221

Bolso del fu Pietro Albizzone Cagliari, provincia ecclesiastica:


(Casapieri): 28, 64, 78 XXXVI, 49-52, 54, 195
Bonarcado, curia: 164, 167 Cagliari: VII, VIII, X, XLVI,
Boncompagno da Signa: VIII, LXXV, 14, 16, 25-27, 59, 62,
LXXII-LXXIV 63, 67, 68, 75, 85, 86, 100,
Bonfiglio, abate di S. Vittore di 114, 123, 125, 157,
Marsiglia: 61 Cairo: LXII, LXIII
Bonifacio VIII, papa: CIV Capitani O.: L, CXXI
Bonifacio, castrum in Corsica: Capraia, famiglia: 198
LV, 37, 39, 41, 42 Carbonia: 75, 76
Bonifacio: fratello di Gottifredo Cardini F.: 114
dei Prefetti di Vico :170 Carocci S.: XLI, XLII, XLIV,
Bortigali: 7 XLV, L, LXXVI, LXXXVI-
Bosa: XCVIII, 7, 197 LXXXIX, XCIV, CXXI
Boscolo A.: LXXX, 67, 121, Carrarius, domestia: 74, 76
126, 143 Carriero L.: VII
Brewer J.S.: XI Casini T.: LXXVI
Bulgarino Visconti: XXII Castel di Castro (vedi anche
Bulzi: 7 castrum Kalaritanum e
Burgense “homo prudente”: castrum Callari): LXXXIII,
XXII 127, 128
Buzakeri (Busurtei), curia : 164, Castelsardo: 7
167 Castra vescovo LXIV
Castra: LXIV, LXX, 105, 106,
Cagliari, arcivescovo: XVI, XVII, 159-161, 197
XXXV, XLV, XLVI, LVII, Castro (Crastu Laconi-Genoni),
LXXIX, XCII, XCIII, XCV, curia: 164, 167
C, 12, 20, 21, 28, 45, 52, 57, Castrum Callari (vedi anche
82, 99, 116, 118-121, 136- castrum Kalaritanum e
140, 158 Castel di Castro): LXXIX, 45,
Cagliari, giudicato: XXII, 46, 48
XXIII, XXVI, XXIX, LVII, Castrum Kalaritanum (vedi
LIX, LXV, LXXII, LXXIX, anche castrum Callari e
LXXXII-LXXXIV, XCII, C, Castel di Castro):XXXV,
CII, 11, 30, 64, 66, 69, 148, LIII, LV, LVI, LVIII, 23, 26,
149, 169, 171 41, 43, 44, 177
Cagliari, giudice o giudicessa: Casula F.C.: XXI
XXVI, XXX, XXXI, XLV, Caturegli N.: LIX
LVIII, LXXXVIII, XCI, CI, Cau E.: XXI
CIII, 71, 72, 90, 122, 168, 169 Cavalieri Teutonici: LXII
222 ONORIO III E LA SARDEGNA (1216-1227)

Ceccarelli M.T.: XXVI, Corsica: XX, XXXVI,-XXIX,


XXXV, 24, 28, 29, 39, 46, 48, XLI, L, LV, LVI, CIV, 16, 53,
64, 78, 93, 111, 139, 140, 145, 55, 169, 174, 177, 180
149, 172, Costa E.: XXVII, LXXVII
Celestino III, papa: XLIX, 8, 9, Costantino Salusio III, giudice di
11, 52-54 Cagliari: XXIII
Cencio camerarius (vedi Onorio Costantino, donazione di: XLI,
III): XLIX, LXXIV, XCV, XLII
XCVI Costantinopoli: 36
Cerchis (Sergio), vescovo di Cristiani E.: LXXXII, LXXXV, 39
Suelli: 195 Croazia e Dalmazia, re: LXXXVI
Chiesa di Roma (vedi anche Sede Crociata: XVI, XVII, XLVII,
apostolica): XL, XLIII, LIII, XLVIII, L, LI, LV, LXI,
LV, LX, LXXIV, LXXIX, LXX, LXIII-LXVIII, LXXX,
LXXXV, XCIII, 9, 18, 25, 30, CXXII, 12, 20, 87
39, 42, 43, 72, 73, 81, 102,
114, 121, 128, 138, 152, 155, D’Alessandro V.: LXXXVI
169, 172, 173, 182 Damietta: LXII-LXV, LXX, CI,
Cinzio, cardinale di S. Lorenzo 35, 37, 86
in Lucina: 10, 12 Daniele Doria: 37, 39, 41, 42, 143
Cisgiordania: 36 Decimoputzu: 68, 69
Civita: XXXVI, 52, 53, 62, 195, Delille G.: LI
197 Dell’Amico G.: LI, LIV, 25, 50,
Clausen J.: CXXI 65, 115, 128, 129
Clemente III, papa:XXII, XLIX, Desimoni C.: XXIII
LV, 5, 6, 11, 52, 53, Dolia, diocesi: 69, 98, 99, 118,
Clemente VIII, papa: XLIV 121, 195
Comita Spanu, giudice di Domnicelli, domus: 74, 76
Gallura: XXI, XCI
Comita, giudice di Torres (vedi Egidio dei SS. Cosma e
anche Torres, giudice): Damiano, cardinale: 42
XVII, XXI, XXXI, XXIII, Egitto: LXI, LXII, 35, 36
XXXII, LVI, LVIII, LIX, Eldizio Visconti (vedi anche
LXIV-LXVI, LXIX, LXXVI, Visconti, Lamberto di
LXXIX, LXXX, XC, XCI, 37, Eldizio Visconti, Ubaldo di
40, 41, 43, 49, 96, 97, 132- Eldizio Visconti): LXXI
135, 140, 141, 199 Elena giudicessa di Gallura :
Conesi, domus: 74, 76 XXIII, XXXIII, XXXIV,
Constable G.: LXVII XLV, LII, LVII, LXXVI,
Corrado di Eichstatt: XXXVIII LXXVII, XCI, XCIII, 92, 199
Indice dei nomi di luogo e di persona 223

Enrico de Cepola o de Ceole : LVII, LXXV, LXXVI, XC,


LXXXIII, LXXXIV, CIII, 52, 53, 61, 62, 199
171, 172, 174, 175, 199 Gallura, giudice: XX, XXI,
Eubel C.: 13, 24, 48, 50, 51, 65, XXVII, CII, 49, 91, 92, 95,
77, 92, 93, 115, 128, 129, 135, 122, 128, 131, 139, 140, 149
141, 143, 145, 154, 170 Galtellì: XXXVI, XLVIII, 52, 53,
Eugenio III, papa: 52, 54 62, 195, 197
García y García A.: XLVIII
Fadda B.: XX Gattola E.: 5, 6
Falco G.: XXXIV Gaudenzi A.: LXXIII
Fara G.F.: XXXIII, 7 Genoni: 167
Federico I Barbarossa, Genova, arcivescovo: 140, 143
imperatore: XXXVIII, Genova: VIII, IX, XX-XXII,
XXXIX, LXXI, XCI XXVIII, XXIX, XXXI-
Federico II di Svevia, XXXIV, XXXVIII, XL,
imperatore: LXII, LXIII, XLIII, XLIX, L, LII, LIV,
LXVIII, LXX LV, LIX, LX, 37-39, 41-43,
Feigl H.: XI 86, 161
Ferrara: XXXIX, XLIV Gerusalemme: LXI, LXII
Ferretto A.: XXXIII Gherardesca, famiglia: XXIV,
Firenze: IX, LXXVIII, 91, 93, LXXXII, CIII
108, 111 Gherardo ‘Verchione’ del fu
Fodale S.: XXXVII Ebriaco: 28
Fordongianus: 166, 167 Gherardo Visconti: XXV
Foreville R.: XLVIII Ghilarza: 166
Frenz Th.: IX Giacinto (Celestino III, vedi):
Friedberg E.: 60 XLIX
Frisia: LXI Gianuario, arcivescovo di
Frongia, domus: 74, 76 Torres: 196
Frova C.: VIII, LXXII Giba: 75
Fulcone Castelli: 37, 39, 41, 42 Gilberto Visconti: 37, 39, 41, 42
Furrighesos (Feerukesa): 7 Giorgia, figlia di Comita di
Torres: XXXIII, XXXIV
Gai J.: LI Giorgia, madre di Guglielmo di
Galilea: LXII Massa: XXIII
Gallinari L.: XXII, XCI Giovanni dei SS. Cosma e
Gallo, canonico pisano: 16, 90, Damiano, cardinale: 10
92, 127, 128 Giovanni dei SS. Sergio e Bacco,
Gallura, giudicato: XXIII, cardinale: 12
XXXII, XXXIII, XLV, LII, Giovanni di Brienne re di
224 ONORIO III E LA SARDEGNA (1216-1227)

Gerusalemme e imperatore Guelfo di Baviera: XXXVIII


latino di Costantinopoli: Guelfo di Ermanno de’ Porcari:
LXI, LXII, 36 LXXXII
Giovanni di Forlimpopoli: 170 Guérard E.: 62
Giovanni Homo: 43 Guglielmo Delfino di Alvernia e
Giovanni Piper, vicecancelliere conte di Montferrand: LXVI
pontificio: 43 Guglielmo di Chartres, maestro
Giovanni, vescovo di Firenze: 93 dei Templari: 35
Girapala, castrum: LVIII Guglielmo di Massa (padre di
Gitture, salto: 74 Guglielmo di Massa?): XXIII
Giusti M.: IX Guglielmo di Massa, giudice
Giusto, arcivescovo di arborea: di Cagliari: XXIII-XXVI,
XLIII XXIX-XXXII, XXXIV,
Goldin D.: VIII, LXXIII XXXV, XLII, XLV, LVII,
Gonnario, giudice di Torres: XX LXXIII, 25, 27, 71, 114, 198
Gottifredo dei Prefetti di Vico, Guglielmo IV di Monferrato:
legato pontificio per la 143
Sardegna e la Corsica: X, Guglielmo Malaspina: XXIII,
LXXV, LXXXII, LXXXIV, XXXIII, LVII
CIII, CXXIII, 168-170, 174, Guglielmo, figlio di Benedetta di
175, 177, 180 Massa: LXXXIII
Graziano, cappellano apostolico: Guglielmo, notaio di Santa
146 romana Chiesa: 7
Gregorio di S. Anastasia, Guido di Preneste, cardinale:
cardinale: 10, 42 10, 12
Gregorio di S. Teodoro, Guido di S. Nicola in Carcere,
cardinale: 10, 12, 42 cardinale: 10, 12, 42
Gregorio I Magno: CXXIV Guido di Ventriglio Matti: 64, 78
Gregorio IX, papa (vedi anche Gutture Pontis, salto: 76
Ugolino cardinale di Ostia):
L, LVIII, LXIX, LXXXI, Hageneder Oth.: LXXXIX,
LXXXIII, LXXXVI, XCIV, CXXI, CXXIV
XCVIII, XCIX, CXXI, 24, Haller J.: XLIII, L
141 Horoy C.A.: CXXI, 3, 8, 13,
Gregorio VII, papa: XXXVII, 21, 24, 32, 38, 51, 52, 61, 80,
XXXVIII 82, 98
Gualdo G.: IX Huillard Bréholles J.L.A.:
Guantino Pizzolo, vescovo di LXX
Dolia (vedi anche Dolia): 98,
118, 121, 195 Iglesias: 75
Indice dei nomi di luogo e di persona 225

Ildebrandino di Ugo di Sigerio CII, 49, 63, 66, 72, 73, 78, 80,
dei Gualandi: LXXXI 82, 86, 90-96, 101, 118-125,
Ildebrandino, arcivescovo electus 127-131, 137-140, 148, 149,
di Pisa: LI, LII, LIV, 17, 25 199
Inghilterra, re di: LXXXVI Lami G.: X, XIV, CXXIII, 8, 11
Innocenzo II, papa: XXXVI, 52, Lanfredo, notaio pontificio: 43
54, 62 Las Navas de Tolosa: 32
Innocenzo III, papa: IX, XI, Leccisotti T.: 5
XII, XV-XVII, XXII, XXIV, Leone Caetani (Gaetani): 37, 39,
XXIX, XXXIII, XXXIV, XLI, 41, 42
XLIII, XLIV, XLVI, XLVII, Leone di S. Croce in
XLIX, L, LIII, LVII, LXIV, Gerusalemme, cardinale:
LXV, LXXIV, LXXXIII, 12, 42
LXXXIV, LXXXIX, XC, Leopoldo VI duca d’Austria:
XCII-XCIV, XCVI, XCVIII, LXIV, 32, 33
C, CI, CIV, CXXI, CXXIV, Lerici: LIV
3-6, 8, 9, 15, 22, 23, 25, 26, Levi G.: X, XIV, LXV, LXVI,
52-54, 62, 63, 71, 135 LXIX, CXXIII, 135, 141
Iraq: 36 Lisbona: 36
Italia: XLIII Lisciandrelli P.: XL
Ithocor, fratello di Comita Livi C.: XXIX
giudice di Torres: XXXIII Livorno: 16
Ithocor giudice di Gallura: XX Lombardia: 17-19, 56
Lotario di Segni (Innocenzo III,
Jacques de Vitry: XLIX vedi): LXXXIX
Jaén: 32 Lotario, arcivescovo di Pisa:
XLVII, LIV
Kantorowicz E.: CXXI Lucca: LXXXII, LXXXIII, 108,
Kehr P.F.: XII, CXXIV, 75, 165 110, 113, 114
Kempf F.: XV Lucio II, papa: XL
Kyrkidelatis: 118, 120, 121 Lucio III, papa: XL, 8, 11
Ludovico di Baviera: LXIII
La Corte (Sassari): 7 Luni, vescovo di: 90, 92, 108, 109
Lackner C.: XLV Luogosanto: 62
Laconi: 166, 167
Lamberto Visconti, giudice di Maccarrone M.: LXXXIX, CIV
Gallura: XV, XVII, XXXII- Magonza: XLI
XXXIV, XXXVI, LII, LXXV, Malvicino del fu Ildebrandino da
LXVI, LXXVI-LXXIX, Cesano: 64, 78
LXXXI, XC, XCIII, XCVII, Maracalagonis: 69
226 ONORIO III E LA SARDEGNA (1216-1227)

Marci G.: VII Migne J.P.: CXXI


Mariano II, giudice di Torres Milano: XXXIX, 86
(vedi anche Torres giudice): Monferrato, marchese (vedi
IX, XI, XIII, XVII, XXXI- anche Guglielmo VI di
XXXIII, LVI, LXIV, LXV, Monferrato): 141
LXVII-LXX, LXXV-LXXVII, Monte Acuto, castrum: LVIII
XC, XCI, CI, CII, 37, 41, 66, Montecassino, abbazia: X,
80-82, 86, 91, 94, 95, 101, CXXII, 5, 6, 103
103-105, 107-113, 118, 120, Moore J.C.: XLIII
132-135, 140, 141, 143, 199 Morris C.: XLI, XLIII
Mariano, arcivescovo di Cagliari Motzo B.R.: 74
(vedi anche Mariano Musca G.: LXIII
vescovo di Sulci e Cagliari,
arcivescovo e Sulci): XVII, Nablus: 36
XCV, 99, 116, 118, 136, 137, Nardi F.: CXXIII, 58
140, 157, 159, 195 Navarra, re di: LXXXVI
Mariano, vescovo di Sulci (vedi Nicola vescovo di Reggio Emilia:
anche Mariano arcivescovo 143
di Cagliari): C, 45, 46, 73, 74, Nicola, vescovo di Tuscolo,
82-85, 195 cardinale: 10, 12
Marsiglia: X, XIII, CXXIII, 61, Nicolò Pane, notaio: 41, 43
108, 112 Nilo: LXI-LXIII
Marsuchino, vescovo di Luni Nizza: 108, 110
(vedi anche Luni): 92 Noracalbo: LXXVI
Martini P.: 84, 116, 157, 158, Nuoro: 69
179 Nurampee (Ruinas Oristano),
Massa marchese (vedi anche villa: 164, 167
Guglielmo di Massa): XXIV,
XXX, XXXIV Oberto Boccafollis da Pavia
Massa, vescovo (vedi anche podestà di Genova: 38
Alberto vescovo): LXXVIII, Oberto di Massa: XXIII
144 Oberto Spinola: 37, 39, 41, 42
Massa: XXVI, XXXV Occidente: LXII
Mastruzzo A.: XXI Oddone, legato pontificio in
Mattei A.F.: 60 Sardegna: XCIX, C
Mediterraneo: LXII Odolina, madre di Elena di
Mele M.G.: LXIV, LXV Gallura (vedi): 199
Melfi: XLIV Olbia: 62
Meloni G.: XXXIV Oliva A.M.: XXVII, LXIV, LXV
Mercantini A.: XII Olivieri A.: 39
Indice dei nomi di luogo e di persona 227

Ollolai: 166 Partuselli (Usellus), curatorìa:


Onorio III, papa: VII, IX, XIII- 133, 134
XIX, XXVIII, XXXIII, Pasquale II, papa: 8, 74, 75
XXXIV, L, LI, LIII, LIV, Pásztor E.: IX, XI, XV
LVI-LXII, LXV-LXVII, Pavia: XXXIX
LXIX, LXX, LXXI, LXXV- Pelagio di S. Albano, cardinale:
LXXXI, LXXXIV-LXXXVIII, LXII, LXIII, 12, 42, 88
XC, XCII-C, CII-CIV, CXX- Pellegrina de Lacon madre del
CXXIII 3, 5, 8, 10-12, 15, 17, giudice Pietro I d’Arborea:
18, 20, 23, 25-27, 32, 35, 37, 58, 59
38, 41-46, 48-50, 52, 56-59, Petralia G.: XX
61, 63, 64, 66, 67, 71, 72, 74, Petrucci S.: XX, XXIV-XXVI,
75, 77, 79, 80, 82, 83, 84, 87, XXX, XXXIV, XXXV,
90-94, 96, 98-101, 103-114, XXXVII, XLVI, LXXVI,
116-120, 122-128, 130, 132- LXXVIII, LXXXII, LXXXIII
134, 136-141, 144, 146-151, Pierre de Blois: 87
156-163, 165, 171, 174, 180, Pietro di S. Lorenzo in Damaso,
195, 196 cardinale 10
Opizzo, notaio pontificio: 43 Pietro di S. Prudenziana,
Oristano: LXXVI, 167, 195, 196 cardinale: 42
Orlando vedi Rolando legato Pietro di S. Sabina, cardinale: 42
pontificio Pietro I de Serra, giudice
Ortueri: 166 d’Arborea: XXVI-XXX,
Ospitalieri di S. Giovanni: LXII, XXXII, XLIII, LXXIII, 26,
20, 22 27, 58, 59, 123, 125, 126, 198
Ottana: 7, 197 Pietro II de Bas, giudice di
Ottaviano dei SS. Sergio e Bacco, Arborea: LVIII, LXXXIII
cardinale: 10 Pietro, priore di S. Saturno di
Ottone di Gontardo, arcivescovo Cagliari: 63, 67, 118, 121,
di Genova: XXI, LXXXII, 123, 125, 126
142, 143 Pinna R.: XXI, XXIII, XXXI,
Ottone III duca di Moravia LXXII, LXXIII, CXXIII, 16,
conte di Borgogna: 32, 33 125
Ozieri: 62 Piras C.: CXXIII, 8, 19, 58
Pisa, arcivescovo: XVII, XX,
Palermo, arcivescovo: 12, 13, 21 XLIII, XLV, XCVI, XCVII,
Palermo: LXX 49, 66, 77, 114, 126, 128, 129,
Paravicini Bagliani A.: 148, 149, 150
XLVIII, XLIX Pisa, provincia ecclesiastica: 197
Parigi: X Pisa: IX, XV, XVII, XX, XXII-
228 ONORIO III E LA SARDEGNA (1216-1227)

XXVI, XXXIV-XXXIX, Provenza, conte di: LXXXVI


XLII, XLIII, XLIX-LIV, Pula: 68
LVI, LVIII, LIX-LXI, LXIII,
LXVI, LXVII, LXXI, LXXV, Quartu: 68, 69
LXXVIII, LXXIX-LXXXV, Quartucciu: 69
LXXXVII, XC, XCII, Quinto Orazio Flacco: LXXVII,
XCVIII, CIV, CXXIII, 15-17, 95
23-26, 37, 38, 41, 44, 45, 48,
50, 52, 64, 66, 71, 79, 90, 93, Rabikauskas P.: IX, XI
101, 104, 114, 115, 123-125, Raimondo, vescovo di Castra:
127, 128, 139, 140, 144, 145, 105, 107, 197
151, 171, 181, 182 Ranieri Barattola Visconti: 64,
Pistarino G.: XXI, XXII, 78
XXVIII, XXIX, XXXVIII, Ranieri Capacci, cardinal
XXXIX diacono di S. Maria in
Pistoia: 108, 109, 123-125 Cosmedin: 42, 170
Ploaghe: 9, 196 Ranieri del fu Benedetto di
Polonia, re di: LXXXVI Vernaccio Sismondi :28
Populonia: 52, 53, 55 Ranieri vescovo di Betlemme:
Porto Venere: 39 151, 154
Posada: 61 Ranieri, vicecancelliere
Potthast A.: 3, 5, 7, 8, 13, 21, pontificio: 10, 12, 55, 63, 76
24, 32, 38, 42, 49, 51, 52, 60, Ranuccio Forteguerra, miles di
61, 80, 82, 134, 152 Orvieto: 170
Powell J.M.: XLVII, XLVIII, Reggio Emilia, vescovo: 141, 143
L, LI, LXIII, LXV-LXVIII, Reims: 32
LXX, 35, 36, 88 Riccardo Cuor di Leone: LXI
Pressutti P.: XII, LXXV, Riccardo di Capua: LXXXVI
XCVIII, CXXII, 3, 5, 8, 13, Ricco, arcivescovo di Cagliari:
19, 21, 24, 32, 38, 42, 44, 45, XLV, LVII, LVIII, 25, 45, 46,
47-49, 51, 52, 60, 61, 66, 67, 85, 195
71, 72, 74, 77, 79, 80, 82, 92, Riceto, vescovo di Ploaghe: 196
93, 95, 96, 98, 100, 101, 103, Richter E.L.: 60
104, 106-113, 115, 117, 119, Rinaldo de’ Gualandi: 199
120, 124, 127, 129, 130, 137, Roberto di S. Stefano al Celio,
138, 140, 145-147, 149, 152, cardinale: 12, 42
159-161, 163, 164, 168, 171, Roberto il Guiscardo: XLIV,
175 LXXXVI
Preziosa de Orrù: XXXII Rodenberg C.: 168
Preziosa di Massa: XXX, XLV
Indice dei nomi di luogo e di persona 229

Rodolfo da Capraia: LXXXI, S. Efisio di Nora: 67, 68


113, 114 S. Elia de Monte: 67, 68
Rodolfo di Mérencourt: LXII S. Elia di Monte Santo: 5, 6
Rolando, legato pontificio in S. Elia di Sedini: 5, 7
Sardegna: LXXIV, C, CI, S. Eliseo di Monte Santo: 5, 6
57, 59, 60, 63, 71-73, 83, 84, S. Giacomo, località Sassari: 7
127, 128 S. Gilla (S. Igia): XXXV
Roma: XXXVI, XXXVII, LIV, S. Gimignano di Turri (Urratile)
LXXX (Carbonia): 74, 75
Romagna: 17-19 S. Giorgio di Asuni: 164, 166
Romano di S. Angelo, cardinale: S. Giorgio di Atzara: 164, 166
42 S. Giorgio di Decimo
Ronzani M: VIII, XXIII, XXVI, (Decimoputzu): 67, 69
XXXIV, XXXV, XXXVII, S. Giorgio di Oleastreto (Usini):
XLII, LII, LIV, LVI, LXXI, 16
LXXV, LXXVI, LXXVIII, S. Giorgio di Tului (Toloy)
LXXIX, LXXXII, LXXXIII, (Giba): 74, 75
LXXXV, XCVII, XCIX S. Giorgio in Ticillo: 5
Rossetti G.: XXV S. Giorgio Sebollu XXX
Ruggero, arcivescovo di Pisa: S. Giovanni de Libano: 74
XX, XXI, XCI S. Giovanni di Gerusalemme,
Runciman S.: LXII, LXIII, 35-37 ordine: 12, 13
S. Giovanni di Sedini: 5, 7
S. Ambrogio di Uta: 67, 69 S. Giovanni Suergiu: 75
S. Anania de Portu: 67, 68 S. Giusta: X, XVIII, LXXXIV,
S. Andrea de Lata: 61, 62 LXXXV, CIII, CXXIII, 166,
S. Andrea de Sebollo: 67, 68 167, 177, 195, 196
S. Andrea de Sexto, abate: 142, S. Gorgonio: XXX
143 S. Igia vedi S. Gilla
S. Andrea di Truschedu S. Leonardo di Bagnaria
(Villanova Truschedu ): 164, (Cagliari): 16
165 S. Leonardo di Bosove (Sassari):
S. Antioco: 74, 76 16
S. Barbara di Aquafrigida S. Leonardo di Stagno: CXXIII,
(Siliqua): 67, 69 15, 17, 18
S. Basilio di Corongiu S. Lorenzo, cattedrale di Genova:
(Carbonia-Iglesias): 74, 75 XXIX
S. Bernardo: XXXVI S. Lucia di Civita: 67, 69
S. Efisio di Carco (Quartucciu): S. Lucifero di Pau: 67, 68
67, 69 S. Lussorio: 74, 76
230 ONORIO III E LA SARDEGNA (1216-1227)

S. Lussorio de Maara S. Maria di Tratalias (de


(Maracalagonis): 67, 69 Tatalia): 74, 75
S. Lussorio di Fordongianus: S. Maria in Cepola (Sebollo):
164, 166, 167 67, 68
S. Lussorio di Lacon Maiore S. Marta di Turri (Urratile
(Laconi): 164, 166 Carbonia): 74, 75
S. Marco Zerfalìu: 164, 166 S. Martino di Lacon Vetere
S. Maria de Arcu (Selegas): 67, 69 (Laconi): 164, 166
S. Maria de Flumentepido S. Martino di Tours: 56
(Carbonia): 74, 76 S. Michele degli Scalzi, abate:
S. Maria de Gip: 68 LXVII, 96, 97
S. Maria de Larasano (Larathon, S. Michele di Erculentu: 8, 9
Luogosanto): 61, 62 S. Michele di Plaiano: 8, 9
S. Maria de Leeni (Villacidro): S. Michele di Salvennero: 8, 9
67, 68 S. Michele in Ferrucesi: 5
S. Maria de Margamil S. Nicola de Guzule (Ozieri):
(Maracalagonis): 67, 69 61, 62
S. Maria de Portu Salis (o de S. Nicola de Talasa (S. Pietro di
Gruttis): 67, 68 Salargiu): 5
S. Maria de Sabucclo (Sauccu): S. Nicola di Cagliari, priore: 146,
5, 7 147
S. Maria de Sepezzo (Sebatzus, S. Nicola di Nulvi (Ugulfi): 7
Siliqua): 74, 76 S. Nicola di Silanos (Soliu,
S. Maria de Soliu (Silanos): 5, 7 Sedini): 5, 7
S. Maria de Surradyn: 61, 62 S. Nicolò di Arcidano: 167
S. Maria de Vineis: 67, 68 S. Palmerio di Ghilarza: 166
S. Maria di Assolo: 164, 166 S. Pantaleo: 74
S. Maria di Cluso: X, XIV, S. Pantaleone di Fordongianus:
CXXIII 166 167
S. Maria di Ghilarza: 164, 166 S. Pantaleone di Nuraxinieddu:
S. Maria di Milis (S. Vero Milis): 164, 165
164, 166 S. Paolo a Ripa d’Arno, abate:
S. Maria di Oristano: 164, 165 LXVII, LXXX, 96, 97, 101,
S. Maria di Ortueri: 164, 166 104, 127, 128
S. Maria di Palma (S. Giovanni S. Paolo de Tammari: 74
Suergiu): 74, 75 S. Parmenio di Ghilarza: 164,
S. Maria di Seneghe: 164, 166 166
S. Maria di Taniga: 5, 7 S. Pietro de Kersos (Baratili S.
S. Maria di Tergu: 5, 6 Pietro?): 164, 166
S. Maria di Torralba: 5, 7
Indice dei nomi di luogo e di persona 231

S. Pietro de Ponte (Quartu): S. Vittoria de Nurage


67, 69 (Villamassargia?): 67, 68
S. Pietro de Ruina: 67, 69 S. Vittoria de Synai (Sinnai):
S. Pietro de Serra (Serramanna): 67, 69
67, 68 S. Vittoria di Baratili (Iglesias):
S. Pietro de Simbranos (Bulzi): 74, 75
5, 7 Saba A.: XXI, CXXIII, 5
S. Pietro de Tricingle: 5, 6 Saccargia, abate: C, 83, 84
S. Pietro de Urassara (o Urasa): Safadino (vedi Al-‘Ādil): LXII
164, 165 Sagunto, diocesi: 55
S. Pietro di Nurki (La Corte, Saladino: LXII, 35, 36
Sassari): 5, 7 Sanna A.: 143
S. Pietro di Salargiu Sanna M.G.: XXIII, XXVI-
(Castelsardo) (vedi anche S. XXXI, XXXIV, XXXVIII,
Nicola de Talasa): 5, 7 CXXIV, 126, 143, 197
S. Pietro iuxta litus maris: 67, 68 Saraceni: 88, 118, 120
S. Salvatore de Balnearia: 67, 69 Sardegna: VII, IX, XII, XIII,
S. Saturno de Tammari?: 74 XVI, XIX, XX, XXII, XXIV-
S. Saturno di Cagliari: 61, 62, XXVI, XXVIII, XXXIV-
118, 120, 123, 125, 126 XXXVIII, XXXIX, XL-XLIII,
S. Siro, cattedrale di Pavia L-LIII, LV, LVI, LVIII-LXI,
XXXIX LXIII, LXIV, LXVIII, LXXl,
S. Sofia di Sarcidano (Laconi): LXXIV, LXXV, LXXVII,
164, 166 LXXIX, LXXXII, LXXXIV,
S. Sperate di Lacon Vetere LXXXV, LXXXVII, XC,
(Laconi): 164, 166 XCIII, XCV, XCVI, XCVIII,
S. Stefano di Nuragus: 164, 165 C-CIV,CXXII, CXXIII, 3, 6,
S. Stefano di Posada: 61, 62 8, 11, 15-19, 23, 24, 28-30,
S. Teodoro di Parte Milis (S. 41-45, 48-52, 54-56, 58, 62,
Vero Milis): 164, 166 64-66, 78, 79, 82, 86, 90, 93,
S. Venerio del Tino: XXXIV 94, 95, 101, 104, 118, 120,
S. Vincenzo di Sigerro 130, 139, 144, 145, 162, 169,
(Villamassargia): 74, 75 171, 174, 177, 179, 180, 182,
S. Vito e S. Gorgonio, priore: 195
XXX Sassari: 7, 9, 16
S. Vittore di Marsiglia, abate: Sayers J.E.: IX, XI, XII, CXXI
61, 70 Scalia G.: XXXVII
S. Vittoria de Alasla (Ollolai): Scano D.: XIII, CXXII, 19, 24,
164, 166 26, 32, 38, 44-46, 48, 49, 51,
52, 56, 60, 64, 66, 67, 71, 72,
232 ONORIO III E LA SARDEGNA (1216-1227)

77, 79, 80, 82, 92, 93, 95, 96, Sinispella de Lacon, figlia di
98, 100, 103, 106, 115, 117, Barisone I di Arborea:
124, 129, 145, 146, 149, 160, XXXII
161, 163, 164, 168, 171, 175, Sinnai: 69
Schirru V.: CXXIII, 15, 16 Siria: 36
Scolca de Moloso, domus: 74, 76 Soddu A.: VIII, XXI, XXXIV, 7
Sede apostolica: XV, XIII, Solarussa: 165
XXXIV-XXXVII, XXXIX, Solmi A.: XXI, XXX
XL, XLI-XLVIII, L-LII, Sorres: 6, 7, 132, 135, 142, 196
LIV, LVI, LVIII-LX, LXIII, Stefano dei Santi Apostoli,
LXV, LXVII, LXIX, LXXIV, cardinale: 12
LXXV, LXXVIII-LXXXII, Stefano di S. Adriano, cardinale:
LXXXVII, XC, XCIII-XCV, 10, 42
XCVII, XCVIII, C-CII, CIV, Stefano, abate Montecassino: 6
6, 16, 17, 19, 20, 23-26, 28, Sturmann C.: 111
37, 41, 43, 44, 50, 56, 57, 60, Suelli: C, 57-59, 195
70-72, 80, 82, 83, 91, 94, 96, Suergiu, domus: 74, 76
97, 102, 103, 113, 114, 116- Suez: LXII
120, 122-124, 127, 129, 130, Sulci: XV-XVII, LXXIX, 46, 47,
132-137, 139, 143, 145, 147, 68, 73-75, 82, 83, 85, 118-
155, 159, 162, 163, 168, 172, 121, 136, 137, 158, 159, 195
173, 180 Symio, domus: 74, 76
Sedilo: 167
Sedini: 7 Tacasile, domus: 74, 76
Selegas: 69 Tangheroni M.: XXI, XXIV,
Seneghe: 164, 166, 167 XXV
Sercambi G.: XXVI Templari: LXII, 12, 13, 20, 22, 35
Serramanna: 68 Terralba: 9, 59, 156, 158, 167,
Settia A.: 143 195, 196
Sicilia: LXI Terrasanta: XI, XLVII, XLVIII,
Siddi: 167 LXIII-LXVI, LXXX, 13, 22,
Siena: 108, 123-125, 130, 131 37, 56, 86, 96, 97, 100, 101,
Siffredo, canonico pisano: 146, 105, 107-113, 118, 120, 121,
147 132, 133, 135, 140-142, 144,
Sigerio Visconti: LXV 161, 162
Sikerri (Sigerro): 76 Terrosu Asole A.: 7, 75
Siligo: 6 Thamis, domus: 57-59
Siliqua: 69, 76 Theiner A.: XLIV
Simbilia, domus: 74, 76 Tivoli: XXXIX
Simbula P.F.: VIII Tola P.: XIII
Indice dei nomi di luogo e di persona 233

Tommaso di S. Sabina, XV, XVII, XXXIV-XXXVI,


cardinale: 42 XLVI, LII, LVI, LVII, LIX-
Torchitorio (o Torgotorio) de LXI, LXVI, LXXI, LXXIII,
Muru, arcivescovo Arborea LXXIV, LXXV, LXXVII-
(vedi anche Torgotorio di LXXXV, LXXXVII, XC,
Terralba): 162, 163, 195, 196 XCII, XCVIII-CIII, 23, 26,
Torgotorio de Muru, vescovo di 28, 29, 38, 44-46, 48, 63-66,
Terralba: 156-158 72, 73, 77-80, 82, 86, 90, 91,
Torres, arcivescovo: LVII, XCI, 93, 94, 96, 101, 103, 104, 118,
C, 12, 21, 30, 83, 84, 113, 119, 127-131, 137-140, 144-
118, 120, 157 152, 171, 172, 177, 181, 199
Torres, giudicato: XXII, XXIII, Ubaldo di Lamberto Visconti,
LIII, LXVI, 6, 7, 9, 61, 62, 16, giudice di Gallura: XXVII,
107-109, 111, 199 LVIII, LXXVI, LXXVII,
Torres, giudice: IX, XI, XVII, LXXXIII, 91, 94, 95
XXXII, XXXIV, LVIII, Ubaldo, presunto giudice di
LIX,LXIV, LXV, LXVII- Gallura: XXXIII
LXIX, LXXV, LXXX, Uberto, arcivescovo di Pisa: 53
LXXXVIII, XC, 30, 37, 41, Ughelli F.: LI, XCVIII, 17, 25,
43, 44, 80-82, 91, 94-97, 101, 49, 51, 152, 154, 155
103, 105, 107, 110, 118, 120, Ugo Cancelliere: 37, 39, 41, 42
132-134, 140, 141 Ugo di Sigerio di Pancaldo
Torres, provincia ecclesiastica: Visconti: 28
XXXVI, 49-52, 54, 195, 196 Ugo Grotti: 64, 78, 111
Torres: XXVII, 14, 112, 121 Ugo Ponç de Bas, giudice
Toscana: XLIII, 17, 18, 19, 52, d’Arborea: XXVIII, XXX,
171, 173 XXXII, XLV, 123, 125, 126,
Tours: 87 198
Tracarri, salto: 74, 76 Ugo Rossi da Parma, podestà di
Trasmondo di Segni: XXXIII, Pisa: 172
XLIV, LII, XCIII Ugo, legato pontificio in
Tratalias: 75 Sardegna: LXXIV, C, CI, 57,
Turtas R.: VIII, XXII, XXXVII, 59, 60, 63, 71-73
XXXVIII, XLIII, LXIII, L, Ugolino di Segni, cardinale
LXXXV, XCVII, XCVIII, di Ostia, legato pontificio
CIV, 195 (futuro Gregorio IX vedi):
IX, X, XIV, XVII, L, LI, LIII,
Ubaldo arcivescovo di Pisa: LIV, LIX, LXI, LXIX, LXX,
XLV, LII, LIV XC, CXXIII, 10, 12, 23, 24,
Ubaldo di Eldizio Visconti:
234 ONORIO III E LA SARDEGNA (1216-1227)

37, 39, 42-44, 132-135, 140, XCVII-XCVIX, CI, 48-51,


141, 143, 144 54, 64-66, 77, 114, 115, 126-
Ullmann S.: XLIV, LXXXVI 129, 148-152
Ungheria, re (vedi anche Andrea Vitale, magister di Calci (futuro
II di Ungheria): LXXXVI arcivescovo di Pisa vedi): 16
Uras: 59 Volpe G.: XX, XXIV-XXVI,
Urbano II, papa: XLI, 52, 62, XXXIX, 111
164, 165 Volpini R.: 8, 19, 58
Urbano III, papa: 8, 11 Volterra: 55
Urratile (Carrarius), domestia:
74, 76 Waley D.: XXXIX
Usellus: LXXX, 132, 167, 196 Weckmann L.: XLI
Usini: 16 Wolter H.: XLIX
Uta: 69 Zanetti G.: CXXIII, 58

Vado de cannes, domus: 74, 76 Zedda C.: XXI, CXXIII, 26, 125
Vallermosa: 68 Zerfaliu: 166
Vallombrosa: 8, 17-19, 57, 58 Zichi G.C.: X, LXXXV, CXXIII,
Varela E.: VIII 157, 179
Vendittelli M.: L, LXXVI, Zizalamus o Zizalanius
CXXI (Sitzamus), curia: 164
Veroli: LXX Zug Tucci H.: XLII
Vetere B: 36
Vidili M.: 195, 196
Villacidro: 68
Villamassargia: 68, 75
Villanova Monteleone: 7
Villanova Truschedu: 165
Violante C.: L, LII
Visconti di Eldizio, figli (vedi
anche Ubaldo e Lamberto
Visconti): XVI, XXV, XXVI,
XXXIII, XXXIV, LXV,
LXVI, LXVIII, LXXI, LXXV,
LXXVIII, LXXIX-LXXXIII,
LXXXV, XC, XCV, XCVI,
CII
Vitale, arcivescovo di Pisa (vedi
anche Pisa, arcivescovo):
XVII, LI, LIV, LXI, XC,
INDICE

Premessa pag. vii

Introduzione
Le fonti ix
Onorio III e la Sardegna xix

Fonti e bibliografia cv

L’edizione cxxi

I documenti pag. 3

Appendice documentaria 177

Appendici 193

Tabelle 201

Indice dei nomi di luogo e di persona 219


volumi pubblicati

SCRITTORI SARDI

1) Domenico Simon, Le piante, a cura di Giuseppe Marci


2) Francesco Ignazio Mannu, Su patriota sardu a sos feudatarios, a cura
di Luciano Carta
3) Antonio Cano, Sa Vitta et sa Morte, et Passione de sanctu Gavinu,
Prothu et Januariu, a cura di Dino Manca
4) Giuseppe Cossu, La coltivazione de’ gelsi e propagazione de’ filugelli
in Sardegna, a cura di Giuseppe Marci
5) Proto Arca Sardo, De bello et interitu marchionis Oristanei, a cura di
Maria Teresa Laneri
6) Salvatore Satta, L’autografo de Il giorno del giudizio, edizione critica
a cura di Giuseppe Marci
7) Giuseppe Manno, Note sarde e ricordi, a cura di Aldo Accardo e
Giuseppe Ricuperati, edizione del testo di Eleonora Frongia
8) Antonio Mura, Poesia ininterrompia e Campusantu marinu, a cura
di Duilio Caocci
9) Giovanni Saragat, Guido Rey, Alpinismo a quattro mani, a cura di
Giuseppe Marci
10) Giuseppe Todde, Scritti economici sulla Sardegna, edizione delle
opere a cura di Pietro Maurandi, testo a cura di Tiziana Deonette
11) Giovanni Delogu Ibba, Index libri vitae, a cura di Giuseppe Marci
12) Predu Mura, Sas poesias d’una bida, nuova edizione critica a cura di
Nicola Tanda con la collaborazione di Raffaella Lai
13) Francisco de Vico, Historia general de la Isla y Reyno de Sardeña (7
volumi), a cura di Francesco Manconi, edizione di Marta Galiña-
nes Gallén
14) Vincenzo Sulis, Autobiografia, edizione critica a cura di Giuseppe
Marci, introduzione e note storiche di Leopoldo Ortu
15) Antonio Purqueddu, De su tesoru de sa Sardigna, a cura di Giusep-
pe Marci
16) Sardus Fontana, Battesimo di fuoco, edizione del testo a cura di
Eleonora Frongia, prefazione di Aldo Accardo, introduzione di
Giuseppina Fois
17) Andrea Manca Dell’Arca, Agricoltura di Sardegna, a cura di Giu-
seppe Marci
18) Pietro Antonio Leo, Di alcuni antichi pregiudizii sulla così detta
sarda intemperie e sulla malattia conosciuta con questo nome lezione
fisico-medica, a cura di Giuseppe Marci, presentazione di Alessandro
Riva e Giuseppe Dodero, profilo biografico di Pietro Leo Porcu
19) Sebastiano Satta, Leggendo ed annotando, edizione critica a cura di
Simona Pilia
20) Il carteggio Farina - De Gubernatis (1870-1913), edizione critica a
cura di Dino Manca
21) Giovanni Arca, Barbaricinorum libelli, a cura di Maria Teresa La-
neri, saggio introduttivo di Raimondo Turtas
22) Antonio Baccaredda, Vincenzo Sulis. Bozzetto storico, a cura di Si-
mona Pilia, introduzione di Giuseppe Marci
23) Giovanni Saragat, Guido Rey, Famiglia alpinistica. Tipi e paesaggi,
a cura di Giuseppe Marci, introduzione di Giuseppe Garimoldi
24) Efisio Marcialis, Vocabolari, a cura di Eleonora Frongia
25) Grazia Deledda, Il ritorno del figlio, edizione critica a cura di Dino
Manca
26) Francesco Cucca, Lettere ad Attilio Deffenu (1907-1917), a cura di
Simona Pilia, introduzione di Giuseppe Marci
27) Giuseppe Todde, Scritti economici, edizione delle opere a cura di
Pietro Maurandi, testo a cura di Tiziana Deonette
28) Antonio Canales De Vega, Discursos y apuntamientos sobre la propo-
sición hecha en nombre de su Magestad a los tres Braços Ecclesiástico,
Militar y Real, a cura di Antonello Murtas, introduzione di Gian-
franco Tore
29) Antonio Mura Ena, Memorie del tempo di Lula, edizione critica a
cura di Dino Manca, prefazione di Nicola Tanda
30) Gerolamo Araolla, Rimas diversas spirituales, a cura di Maurizio Virdis
31) Frate Antonio Maria da Esterzili, Libro de Comedias, a cura di A.
Luca de Martini
32) Grazia Deledda, Lettere ad Angelo de Gubernatis (1892-1909), a
cura di Roberta Masini
33) Sigismondo Arquer, Sardinae brevis historia et descriptio, a cura di
Maria Teresa Laneri, saggio introduttivo di Raimondo Turtas
34) Giuseppe Todde, Note sulla Economia Politica, edizione delle opere
a cura di Pietro Maurandi, testo a cura di Tiziana Deonette
35) Antonio Maccioni, Arte y Vocabulario de la lengua Lule y Tonocoté,
a cura di Riccardo Badini, Tiziana Deonette, Stefania Pineider,
introduzione di Riccardo Badini, Raoul Zamponi
36) Antonio Maccioni, Las siete estrellas de la mano de Jesús, a cura di
Tiziana Deonette, Simona Pilia, introduzione di María Cristina
Vera de Flachs, Luciano Gallinari, Gianna Carla Marras
37) Umberto Cardia, Il mondo che ho vissuto, a cura di Giuseppe Marci,
prefazione di Joseph Buttigieg
38) Juan Tomás Porcell, Información y curación de la peste de Çaragoça y
praeservación contra peste en general, a cura di María Dolores García
Sánchez
39) Pompeo Calvia, Quiteria, edizione critica a cura di Dino Manca
40) Grazia Deledda, L’edera, edizione critica a cura di Dino Manca
41) Giuseppe Biasi, Comparsa conclusionale. I parenti poveri, a cura di
Giambernardo Piroddi, prefazione di Nicola Tanda
42) Giuseppe Dessì, Le carte di Michele Boschino, edizione critica a cura
di Dino Manca
43) Jacinto Arnal De Bolea, El Forastero, a cura di María Dolores
García Sánchez
43) Antonio Lo Frasso, Los diez libros de Fortuna de amor, a cura di
Antonello Murtas, introduzione di Paolo Cherchi
44) Carlo Buragna, Poesie, a cura di Luigi Matt
45) Antonio Segni, Scritti politici, a cura di Salvatore Mura, prefazione
di Francesco Soddu

OPERE DI ENRICO COSTA

1) La bella di Cabras, a cura di Giuliano Forresu, introduzione di


Giuseppe Marci
2) Racconti, a cura di Elena Casu, Melanie Sailis e Francesca Sirigu,
prefazione di Pasquale Mistretta, introduzione di Ines Loi Corvetto
3) Guida-racconto. Da Sassari a Cagliari e viceversa, a cura di Simona
Pilia, introduzione di Giuseppe Marci
4) Giovanni Tolu. Storia d’un bandito sardo narrata da lui medesimo,
a cura di Antonella Congiu, Manuela Erriu, Luisa Ornella Secci,
Elisabetta Serri, Francesca Sirigu, prefazione di Sandro Catani e
Giuseppe Marci, introduzione di Maurizio Virdis
5) Alla Grotta di Alghero. Appunti e spigolature, a cura di Daniela Lil-
liu, Cristina Murranca, Giorgia Porcu, introduzione di Giuseppe
Marci
TESTI E DOCUMENTI

1) Il libro sardo della confraternita dei disciplinati di Santa Croce di


Nuoro (XVI sec.), a cura di Giovanni Lupinu
2) Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado, a cura di Maurizio Virdis
3) Il Condaghe di San Michele di Salvennor, a cura di Paolo Manin-
chedda e Antonello Murtas
4) Il Registro di San Pietro di Sorres, introduzione storica di Raimondo
Turtas, edizione critica a cura di Sara Silvia Piras e Gisa Dessì
5) Innocenzo III e la Sardegna, a cura di Mauro G. Sanna
6) Il Vangelo di San Matteo voltato in logudorese e cagliaritano, a cura
di Brigitta Petrovszki Lajszki e Giovanni Lupinu
7) Il Condaghe di San Gavino, a cura di Giuseppe Meloni
8) I Malaspina e la Sardegna, a cura di Alessandro Soddu
9) Le chiese e i gosos di Bitti e Gorofai, a cura di Raimondo Turtas e
Giovanni Lupinu
10) Il Condaxi Cabrevadu, a cura di Patrizia Serra
11) Il Vangelo di San Matteo voltato in Sassarese, a cura di Giovanni
Lupinu
12) Il Breve di Villa di Chiesa (Iglesias) a cura di Sara Ravani

TESTI E DOCUMENTI – SINODI

1) Joannes Baptista Quasina, Synodus Dioecesana Bosanensis, a cura di


Maria Elena Fulgheri, prefazione di Arrigo Miglio, introduzione di
Tonino Cabizzosu

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