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I riti della
settimana santa
in sardegna
ImAGO
La memoria visiva
Progetto editoriale:
©Imago_multimedia
Ricerche e testi:
Giulio Concu
© Imago_multimedia
Foto:
Franco Stefano Ruiu
© Archivio Imago_multimedia
Grafica e impaginazione:
Nino Mele
Imago_multimedia
www.imagomultimedia.it
ISBN 978-88-89545-05-4
a festa della Pasqua affonda le sue radici nei rituali agnello sano di un anno e segnando con il sangue le porte
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riverebbe il nome della Pasqua in inglese (Easter) e in te- processione con fiaccole, praticando la flagellazione. La colore (bianco, nero, viola), caratterizzate da lunghi cap- dal fasto del clero spagnolo, in particolare dei Padri Mer-
desco (Ostern), era legata alla luce dell’Est e all’equinozio messa in scena della Passione di Cristo per le vie assolveva pucci a punta con i soli buchi per gli occhi, percorrono le cedari, ordine molto diffuso nell’isola nel XVII secolo. An-
di primavera. I primi schemi liturgici delle celebrazioni allo stesso scopo catartico collettivo, assumendo la morte strade di città e paesi: fiaccole e candele, stendardi e sta- che in Sardegna spettò alle Cunfràrias (Confraternite) il
cristiane si formarono in Palestina, si diffusero in area per controllarla e allontanarla. Con risvolti talvolta cruen- tue, canti tradizionali, creano un’atmosfera carica di sa- compito di tramandare i riti paraliturgici; i Cunfràdes Can-
greco-bizantina, giunsero nel contesto culturale franco- ti, come per i disciplinati (battuti o battenti) per cui l’auto- cralità e d’antico mistero. Strazianti, a volte sanguinolen- tores intonano i canti a quattro voci della tradizione latina
germanico e poi nella liturgia romana in periodo post-ca- flagellazione aveva lo scopo di espiazione dei peccati, ma te, alcune processioni nell’entroterra spagnolo, in Sicilia e (Stabat, Miserere, Ottava Trista) e sos gòsos (o gòccius o
rolingio. Solo nel 525 fu stabilito un tempo preciso per la anche quello pagano di ostentazione del coraggio. La in Calabria. Sebbene le celebrazioni liturgiche e paralitur- gòtzos), laudi religiose senza accompagnamento musica-
festività: tra il 22 marzo e il 25 aprile, la domenica succes- Chiesa vietò e regolamentò gli eccessi, affidando l’orga- giche della Settimana Santa seguano rituali definiti e simi- le. L’etimologia di gòsos conduce al castigliano gozos (go-
siva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera, nizzazione delle funzioni paraliturgiche alle li dappertutto, in Spagna come in Italia ogni comunità ha le zar = godere, gioire): era uso in Spagna cantare le “gioie”
simbolico giorno di luce continua (la luna piena subentra Confraternite, associazioni laiche che avevano in origine il sue peculiarità di tempi e tradizioni. terrene e celesti di Maria, pratica che fu estesa alla lode di
al sole). Da allora la Settimana Santa è il tempo della ce- ruolo istituzionale di assistere, confortare e dare sepoltura Cristo e dei Santi. La maggior parte dei testi, anonimi e tra-
lebrazione della Passione e Resurrezione di Cristo. ai condannati a morte. La tradizione delle Confraternite, In Sardegna la ricorrenza pasquale è chiama- mandati oralmente, sono in sardo, altri in latino e spa-
Fin dalle origini del Cristianesimo, con no- delle processioni e del canto laudistico si estese ta Pasca manna (Pasqua grande) o Pasca ’e apri- gnolo. Durante sa Chida Santa hanno come tema
tevole impulso nel Medioevo ad opera a tutti i paesi cattolici dell’area mediterra- le. È la festa per antonomasia e la più coinvol- principale le sofferenze dell’Addolorata. Altri
degli ordini monastici, accanto alla nea. Nelle processioni confluivano la li- gente: ovunque sa Chida Santa (Settimana Confratelli suonano per le vie un tamburo o
preghiera ufficiale si sviluppò un pro- turgia ufficiale, riservata al clero, e le Santa) è vissuta con slancio mistico ma con la arrèulas, matràccas, rainèddas, reo-reo,
cesso di teatralizzazione della liturgia. pratiche devozionali, affidate alle Con- compostezza che distingue i sardi. Nonostan- taulìttas, strumenti in legno che producono
Si trattava di atti devozionali d’origine fraternite e alla creatività popolare. I te molti dei riti ancora oggi praticati non furo- rumori assordanti, con cui annunciano il pas-
colta: riempivano i momenti di vuoto della canti sacri, intonati dai Confratelli Can- no concepiti nell’isola, le sacre rappresenta- saggio delle processioni o l’inizio dei riti nei
liturgia ufficiale che concentrava i riti la matti- tori, risalgono in genere a un periodo tra il zioni s’innestarono su un substrato già ricco di ri- giorni in cui non possono suonare le campane.
na, lasciando liberi il pomeriggio e la sera. Queste forme XIII e il XV secolo. È un indizio che porta alcuni stu- tuali propri di culture ancestrali. Da cui, ad esempio, Anche questa tradizione ha simili espressioni in Spa-
di devozione paraliturgiche, sacre rappresentazioni mes- diosi ad individuare radici greco-ortodosse o aragonesi nei deriva l’usanza di esporre nelle chiese su Nènniri (o Nèn- gna dove si suonano corni, crepitacoli, raganelle o tamburi
se in scena oltre i muri della chiesa, avevano un impatto riti paraliturgici. Ma quali che siano le origini è indubbia nere), o quella de is allichirongius de Pasca (pulizie della battuti da centinaia di persone contemporaneamente. Uf-
maggiore sui fedeli rispetto alle prediche o alle formule una rimodulazione spagnolo-castigliana tra il XVII e il XVIII casa), eredità d’antichi riti di purificazione. Un riferimento ficialmente si vuole riprodurre il frastuono della flagella-
dogmatiche. Il popolo riusciva ad interiorizzare i riti, spes- secolo. Infatti l’odierna drammaturgia della Semana San- esplicito ai riti della Pasqua semita è rintracciabile nel no- zione o il trambusto che doveva esserci durante la salita di
so incomprensibili anche a causa dell’uso della lingua lati- ta di Madrid o Siviglia trova simili esempi nel Sud Italia, in me del Venerdì in sardo, Chenàpura (dal latino Coena Pu- Gesù al Calvario; ma è evidente il richiamo al fragore con
na, partecipando agli eventi della vita di Cristo come attore Sardegna, in Corsica. All’enfasi spagnola si deve l’accen- ra). Introdotto nell’isola dagli ebrei che giungevano dal- scopo apotropaico di rituali ancestrali come quelli del car-
e spettatore. Col tempo, all’interno delle rappresentazioni, tuata pateticità delle sacre rappresentazioni, l’iconografia l’Africa settentrionale, indicava un pasto durante il quale ci nevale. Intento simile ha il rito dei fucilieri, che celebrano
s’inserirono elementi estranei ai racconti evangelici e rie- della Vergine Addolorata o dei Sette Dolori, persino i co- si doveva astenere da alcuni cibi, proprio come per la Pe- con scariche assordanti l’incontro del Risorto con la Madre
mersero pratiche superstiziose e propiziatorie delle reli- stumi e la gestione delle Confraternite (Cofradías in spa- sàh-Hag hamatzot. I sardi chiamano così, ancora oggi, il la mattina di Pasqua. Con tempi e peculiarità che variano
gioni precristiane. Già durante le feste primaverili in onore gnolo). Durante la Settimana Santa mesti cortei di Confra- giorno in cui morì Gesù, durante il quale si deve praticare il in base alla tradizione locale, le rappresentazioni parali-
di Attis si rispettava il digiuno rituale e la sera si andava in telli con tuniche da penitenti di foggia spagnola e di vario digiuno rituale. La teatralizzazione dei riti cristiani giunse turgiche sono simili in tutti i paesi dell’isola.
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CALENDARIO DELLE CELEBRAZIONI
gni giorno della Settimana Santa la Chiesa rimembra un atto della vita di Gesù precedente la Pasqua; la liturgia uf-
O ficiale detta i ritmi alle celebrazioni e s’incrocia con le sacre rappresentazioni: un’unione che crea a volte un sor-
prendente sfasamento temporale degli eventi della Passione, segno della dimensione mitico-simbolica della Pasqua.
Domenica delle Palme: sei giorni prima della sua mor- Venerdì Santo: è la giornata più intensa e toccante. È un
te Gesù entrò a Gerusalemme: fu accolto da una folla fe- giorno aliturgico (privo della celebrazione eucaristica). Si
stante con palme e olivi in segno di benedizione. L’evento mettono in scena la velazione-svelazione della croce, le
è ricordato con una processione, durante la quale i fedeli processioni con le statue e il simulacro del Cristo morto.
portano rami di palma e olivo, e la lettura della Passione. Momento centrale della celebrazione in chiesa è l’adora-
zione della Croce, davanti alla quale i sacerdoti e i fedeli si
Riti paraliturgici: sas Prammas (mattina). inginocchiano o fanno un gesto di venerazione.
Lunedì e Martedì Santo: si rievocano gli atti di Gesù che Riti paraliturgici: Via Crucis, Processione del Cristo
si prepara alla Passione, in particolare la Preghiera del Morto e dell’Addolorata (mattina e pomeriggio), s’Iscra-
Getzèmani. vamentu (sera).
Riti paraliturgici: sos Misterios (pomeriggio e sera del Sabato Santo: è il giorno del silenzio e dell’attesa. Anti-
Lunedì, mattina e pomeriggio del Martedì). camente era segnato da un severo digiuno fino alla cele-
brazione della Veglia. Si medita la discesa agli inferi di Ge-
Mercoledì Santo: si rievocano la flagellazione e la coro-
sù per redimere e liberare i santi. Si slegano le campane e
nazione di spine.
la sera si celebra la Resurrezione con la Veglia Pasquale.
Riti paraliturgici: si preparano le celebrazioni del Triduo. Sul sagrato della chiesa si accende un falò, come si faceva
In alcune località s’inscena una processione con il simula- per i riti pagani, si benedice il fuoco da cui si accende il
cro della Madonna Addolorata. nuovo cero pasquale, simbolo del trionfo della luce di Cri-
Giovedì Santo: Con la Missa in Coena Domini (rievoca- sto sulle tenebre. Il sacerdote incide sul cero una croce,
l’Alfa, l’Omega e le cifre dell’anno in corso. Poi conficca nel
zione de L’ultima cena) si dà l’avvio al Triduo Pasquale. I
cero cinque grani di incenso a ricordo delle piaghe inflitte
temi sono l’istituzione dell’Eucaristia e il comandamento
a Gesù. Al termine della messa il sacerdote benedice l’ac-
dell’amore fraterno. Si mette in scena la lavanda dei pie-
qua del fonte battesimale spargendola ai quattro punti
di, la deposizione del Santissimo nel sepolcro (una cap-
cardinali, vi alita in forma di croce e infine immerge il cero
pella addobbata della chiesa) e si pratica l’adorazione eu-
nell’acqua.
caristica. Al termine delle celebrazioni si spogliano gli al-
tari. Sino al Sabato si rimuovono o si velano le croci in Riti paraliturgici: coincidono con la liturgia ufficiale. In
alcune zone il focolare di casa viene spento per essere
chiesa, si toglie l’acqua benedetta dalle pile. Le campane
riacceso con il fuoco benedetto.
vengono legate. I discepoli si privano della celebrazione
eucaristica fino alla veglia della Resurrezione. Domenica di Pasqua: è il giorno che celebra la Resurre-
Riti paraliturgici: su Lavabu, sos Sepurcros, sas Chircas, zione del Cristo.
s’Incravamentu (dal pomeriggio alla notte). Al posto delle Riti paraliturgici: s’Incontru (mattina). Per l’occasione
campane suonano matràccas e rainèddas. vengono confezionati pani decorati con uova.
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SAS PRAMMAS
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SOS MISTERIOS no: sette antiche statue lignee, portate in processione
dalla Confraternita del Santissimo Nome di Gesù, fanno
stone), alla sommità del quale vi è una croce d’argento. Il
corteo si ferma presso le chiese dove hanno sede le Con-
sosta in sette chiese per la meditazione sulla Passione. fraternite. L’ultima sosta è nella chiesa del Rosario: en-
trano il Crocifisso e l’Addolorata, i Cantori intonano lo
a pietà popolare fu stimolata in particolar modo Nieddu (il Cristo nero). Li Milteri vengono portati davanti BOSA (Martedì pomeriggio). La Confraternita della San- Stabat Mater o il Miserere e i fedeli si accostano per toc-
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CASTELSARDO
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ORISTANO
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SASSARI
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BOSA
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ALGHERO
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SU LAVABU SOS SEPURCROS
el pomeriggio, dopo l’omelia della Missa in Coe- l termine della Missa in Coena Domini, seppure vita del dio. Le donne piangevano la morte di Adone te-
geli è prerogativa della liturgia ufficiale. Nella prassi Sacramento (le ostie avanzate dall’ultima celebrazione sa Bizantina, che ebbe un grande influsso in Sardegna,
orientale era usanza offrire acqua all’ospite perché si la- eucaristica) viene portato processionalmente dal Taber- ed è praticato ancora oggi anche presso le comunità cri-
vasse i piedi impolverati dal viaggio. Al termine della Cena nacolo al luogo della deposizione, una cappella che rap- stiane greco-ortodosse. In Sardegna nell’allestimento de
Pasquale Gesù s’inginocchiò per lavare i piedi agli Apo- presenterà il Sepolcro del Cristo (Sepurcru in sardo): vi sos Sepurcros si manifesta il sentimento religioso più in-
stoli. Fin dalle origini l’atto si prestò molto bene alla tea- si svolgerà un’adorazione protratta ma senza parti- timo. La memoria dei giardini di Adone si tramandò
tralizzazione poiché Gesù stesso ne richiese la reiterazio- colari solennità. In un clima di mistico raccogli- con su Nènniri o Nènnere: consiste in un piat-
ne ai suoi discepoli: “Affinché come ho fatto io, facciate mento, spesso all’ombra del simulacro del- to con terra e bambagia, preparato all’inizio
anche voi”. La tradizione liturgica, di cui si hanno le prime l’Addolorata, sos Sepurcros vengono ad- della Quaresima, tenuta sempre bagnata
testimonianze del V secolo, proviene così dalla Chiesa di dobbati in maniera sobria ed essenziale, in un luogo caldo e buio, in genere, sotto il
Gerusalemme, dove veniva inteso come atto simbolico, con erbe e arbusti, fiori e chicchi di grano letto. Tradizionalmente si utilizza il grano,
provocatorio ed esemplare, che esprimeva il mandatum germogliati al buio a costituire dei veri e misto a semi di lino e orzo. Lasciati al buio,
di Cristo. Il gesto fu accentuato nella tradizione monastica propri “giardini”, simbolo cristiano della Re- i grani germogliano in un fitto fogliame, reso
in riferimento all’accoglienza degli ospiti. Entrò nella li- surrezione. Ma proprio in relazione al paramen- pallido dalla mancanza dell’azione clorofilliana.
turgia romana verso il VII secolo, quando assunse il signi- to de sos Sepurcros del Cristo la pietà popolare fece Il vaso con su Nènniri è posto su sos Sepurcros del
ficato di un atto di umiltà: lavare i piedi è la metafora di un riemergere pratiche devozionali in cui si rivela, una volta Cristo il Giovedì Santo. I germogli, una volta rinsecchiti,
umile e pratico amore verso il prossimo. È questa la lezio- di più, lo stretto legame fra le celebrazioni pasquali cri- vengono bruciati per non essere profanati. In tempi anti-
ne del Giovedì Santo. La messa in scena è prerogativa del stiane e i rituali agrari ancestrali. I sepolcri ornati da fio- chi li si conservava con cura e li si utilizzava per is affu-
sacerdote, che si porta davanti ai dodici Apostoli, imper- ri ed erbe rappresentano probabilmente la memoria dei mèntus (fumigazioni), toccasana per tutti i mali. A Ca-
sonati dai membri della Confraternita o dai chierichetti, “giardini di Adone”, dio della vegetazione che nasce in gliari is Nènniri veniva regalato a parenti e amici come
versa l’acqua sui loro piedi e li asciuga. Durante il rito si primavera e muore al solstizio d’estate (24 giugno), gior- augurio di fecondità e serenità, e veniva esposto al centro
cantano alcune antifone e talvolta dei gòsos. Dopo il rito in no in cui la Chiesa Cristiana celebra la festa di San Gio- del tavolo su cui si consumava il pranzo di Pasqua. Altro-
alcuni paesi si svolge sa Suchena, cena a base di pesce, vanni. Il culto di Adone era celebrato in Grecia e in Asia ve il grano de su Nènniri veniva seminato a fine maggio e
erbe non condite e dolcetti fritti, cui possono partecipare Minore e consisteva nella realizzazione dei “giardini”, raccolto il giorno di San Giovanni per sfruttare i poteri
solo i Confratelli. Il pasto viene consumato in religioso si- vasi pieni di germogli di cereali e ortaggi che crescevano magici che aveva acquisito con la seminagione fino al
lenzio, rotto alla fine solo dal canto del Miserere. e appassivano molto velocemente, metafora della breve solstizio estivo.
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OROSEI
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SAS CHIRCAS
a morte di Gesù, secondo i Vangeli, avvenne il Ve- San Michele e viene condotto in altre sette chiese dove
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IGLESIAS
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S’INCRAVAMENTU
on la processione de sas Chircas Cristo viene cer- due grandi scale. Seguono il baldacchino, le Consorelle, il
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SANTULUSSURGIU
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AIDOMAGGIORE
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SA CHENAPURA SANTA VILLACIDRO (Venerdì mattina). Protagoniste dei riti
sono le Confraternite delle Anime del Purgatorio, del
ta. In Basilica il penitente è sgravato della croce, che vie-
ne poi issata al centro dell’altare. A questo punto un altro
Rosario, di Sant’Efisio martire. Al mattino si mette in corteo solenne, con le Confraternite che recano il proprio
scena una peculiare Via Crucis, in cui il protagonista è su simulacro-simbolo, conduce sa rughe con il Cristo mor-
e celebrazioni paraliturgiche del Venerdì Santo so- no dalla chiesa di San Giovanni in direzione della Catte- Momotti, un penitente che trasporta una pesante croce di to, ricoperto da su velu (sudario), dal Convento alla Basi-
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CAGLIARI
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VILLACIDRO
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CUGLIERI
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IGLESIAS
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a deposizione del Cristo dalla croce è uno dei più sentano alla Vergine. Per un attimo il Cristo rimane appe-
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CASTELSARDO
CUGLIERI
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SARULE
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SCANO MONTIFERRO
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S’INCONTRU
iorno d’immensa gioia intima ma soprattutto co- la Quaresima poiché ricordavano i pugni dei soldati roma-
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OROSEI
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OLIENA
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05 i riti della
settimana santa
08 calendario
delle celebrazioni
10 sas prammas
12 sos misterios
28 su lavabu
29 sos sepurcros
indice
34 sas chircas
42 s’incravamentu
50 sa chenapura santa
70 s’iscravamentu
84 s’incontru
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