Allegoricamente parlando, l'opera di Dante è piena di significati trasmessi, profondi, che si possono interpretare dal punto di vista religioso. Simboli come numeri, animali, cerchi, hanno le loro radici nel cristianesimo, quindi mi occuperò con questo aspetto della “Divina Commedia” in un'analisi più dettagliata. Il cammino che Dante attraversa è mostrato come la strada simbolica dell'uomo peccatore verso la sua redenzione e ricompensa nell'aldilà, che è di per sé una ricompensa o una punizione, dipendente dalla vita sulla terra, come afferma anche la Bibbia. Attraverso la fiducia nella fede, trova nella sua anima la salvezza e la pace di cui aveva disperatamente bisogno, e ritorna come un uomo migliore sapendo che c'è speranza e che non è tutto vano. La “Divina Commedia” è composta da tre parti: Inferno, Purgatorio e Paradiso. Ogni parte ha 33 canti e all'inizio c'è un canto introduttivo in modo che il numero totale di canti sia 100. Nel simbolismo medievale il numero perfetto è 100 perché simboleggia l'integrità e la perfezione generale, mentre il numero tre e il nove e 33 derivanti sono associati al simbolismo della Santa Trinità, come principio vitale del mondo. Il viaggio di Dante inizia l'8 aprile o il 25 aprile 1300, che non è stato scelto a caso. Vale a dire, il papa Bonifacio VIII ha dichiarato quell'anno un giubileo e ha dato un grande perdono dei peccati, e il 25 aprile è la data in cui Dio, secondo la tradizione medievale, ha creato il mondo, mentre il crocifisso di Gesù è svolto lo stesso giorno. Altri credono che fosse l'8 aprile, venerdì santo, che è ancora una volta di significato religioso. Il viaggio di Dante dura sette giorni, che può essere collegato ai sette peccati maggiori o ai sette giorni in cui Dio ha creato il mondo. Dante inizia il suo viaggio all'Inferno, dove in secondo canto cita l'Eneide e S. Paolo, che secondo la tradizione cristiana hanno compiuto viaggi ultraterreni e perciò Dante li menziona quando esprime dubbi sulla sua capacità di riuscire in tale impresa: “io non Enea, io non Paulo sono, me degno a ciò nè io nè altri ´l crede. Per che, se del venire io m´abbandono, temo che la venuta non sia folle.“ (Alghieri, 1991, S. 52) Attraverso il secondo canto sono frequenti i termini e i nomi cristiani, come la Vergine Maria, l'Impero Romano, il Papa, la Madre di Dio, l'antica Rachele - figura biblica, la moglie di Giacobbe, ecc. Nel terzo canto, in cui Dante e Virgilio giungono alle porte dell'Inferno, vedono un'iscrizione di avvertimento, in cui sono presenti anche motivi cristiani. L'ingresso dell'atrio dell'Inferno è stato costruito come una porta della città medievale e reca un'iscrizione:„´Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l´etterno dolore, per me si va tra la perduta gente.„ (Possibile allegoria - potenza, saggezza, amore - attributi della Santa Trinità: Dio Padre, Dio Figlio e Spirito Santo) (Alghieri, 1991, S. 77). In seguito, nel quarto canto Dante con il suo compagno arriva al limbo. Nella teologia cattolica romana, il limbo è il luogo in cui risiedono le anime degli equi che sono morti prima di Cristo e i bambini non battezzati e quali aspettano il giudizio finale. Il limbo è il primo cerchio dell'inferno nella costruzione dantesca del mondo ultraterreno. In questa parte Dante usa i termini “primo parente”, “Noè”, “David”, “Abraàm”, “Israèl”, “Moise”. Adamo è il primo uomo nella Bibbia, Abèl il secondo figlio di Adamo ed Eva, ucciso da suo fratello Caino per gelosia perché lui pensava che Dio amasse di più Abèl, e Noè era il biblico antenato-figlio di Lamec, secondo la teologia cristiana, che costruì una barca che doveva salvare i suoi concittadini dall'inondazione. “Moise” o Mosè è anche menzionato nella Bibbia come il liberatore del popolo ebraico. David era il secondo re ebreo, noto per il suo duello con Golia. Poi c’è anche una delle più grandi figure bibliche-Abraàm dal 18. a.C, il quale è un antenato ebreo di Ur dei Caldei: „Trasseci l’ombra del primo parente, d´Abèl suo figlio e quella di Noè, di Moise legista e ubidente; Abraàm patriarca e David re(...) “(Alghieri, 1991, S. 114). Il sesto canto dell'Inferno è dominato dall'antica mitologia romana, che Dante ha combinato con i motivi della Bibbia, come ad esempio il Giorno del Giudizio: „(...)ciascun rivederà la trista tomba, ripiglierà sua carne e sua figura, udirà quel ch´in ettterno rimbomba “(allegoria: etterno rimbomba=il Giorno del Giudizio) (Alghieri, 1991, S. 198). Le leggende del Giorno del Giudizio ci dicono che avrà inizio a Gerusalemme nella valle di Giosafat, che troviamo nel decimo canto: „Tutti saran serrati quando di Iosafat qui tornerrano coi corpi che là su hanno lasciati.“ (Alghieri, 1991, S. 307) I suicidi sono nel settimo cerchio secondo la gerarchia dantesca, e nel tredicesimo canto si parla di una situazione in cui i suicidi si troveranno nel Giorno del Giudizio, cioè solo tali anime non potranno tornare ai loro corpi. Troviamo questo concetto anche nel cristianesimo. Per la Chiesa non vi è alcun motivo giustificato per suicidarsi. Proprio perché non abbiamo dato la vita a noi stessi, ma ci è stata regalata da Dio attraverso i nostri genitori, non abbiamo il diritto di togliercela. Tuttavia, ci sono casi speciali in cui il defunto non era a conoscenza di quello che stava facendo e se ci sono prove valide che la famiglia ne faccia richiesta, la loro domanda viene generalmente accolta. Dante cita anche il gruppo di Simoniaci nel diciannovesimo canto. I Simoniaci sono un gruppo di persone che commerciano con i beni e servizi della Chiesa. Il nome risale al tempo di Simone Mago, che, secondo la Bibbia, voleva acquistare il dono dei miracoli. Da lui prese il nome simonia, la vendita dei gradi sacerdotali e delle indulgenze nel medioevo. Le indulgenze sono il perdono dei peccati nella Chiesa Cattolica Romana, e dalla somma di denaro data per essa, dipendevano il destino e il posto dell'uomo in cielo. Per questo Martin Lutero si ribellò alla chiesa romana. (Pani, 2017) Proprio ai Simoniaci Dante ha dedicato l'ottavo cerchio: „O Simone mago, o miseri seguaci, che le cose di Dio che di bontate deon essere spose, e voi rapaci per oro e per argento avolterate or convien che per voi suoni la tromba, però che ne la terza bolgia state“ (Alghieri, 1991, S. 567). Alcuni cerchi portano il nome dalle figure bibliche e questo è il caso del nono cerchio detto Giudecca, il quale ha ricevuto il nome grazie alla Giuda. In quel cerchio si trovano i traditori del benefattore e Lucifero. Nel 34° canto della Divina Commedia, Dante descrive le sofferenze di Lucifero e di Giuda: „Quell’anima là sù c’ha maggior pena, disse ´maestro, è Giuda Scariotto, che ´l capo ha dentro e fuor le gambe mena. “ (Alghieri, 1991, S. 1018). Oltre a Giuda, nel nono cerchio sono anche Bruto e Cassio, il che dimostra che Dante era sia italiano che cristiano. Giuda ha tradito Gesù, il rappresentante cristiano, e deve soffrire per questo. Bruto e Cassio hanno tradito Cesare, l'imperatore romano, e quindi per loro vale la stessa punizione. Lucifero con le sue tre teste simboleggia tutte le forze che rattristano, turbano e indeboliscono la coscienza umana, ed è preso come il centro della notte e l'incarnazione del male in opposizione a Dio, esattamente come la Bibbia descrive il diavolo. La “Divina Commedia” di Dante è un'immagine allegorica di un altro mondo. Dal punto di vista cristiano, la visione e la contemplazione dell'altro mondo sono doveri dei credenti e la via della perfezione. La visione dell'altro mondo è essenzialmente la storia del mistero dell'anima, in quei tre stati che la commedia spirituale dell'anima chiama: umanità, purificazione e rinascita. Corrispondono al mondo dell'Inferno, del Purgatorio e del Paradiso.
Literaturverzeichnis
Alghieri, D. (1991). La Divina Commedia Inferno. Milano: Arnoldo Mondadori Editore
S.p.A. Biblija. (1968). Zagreb: Stvarnost. Bonfadini, R., & Bertolini, F. (2015, luglio 05). La vita italiana nel Trecento. Milano. Tratto da https://www.gutenberg.org/files/49365/49365-h/49365-h.htm Graf, A. (2019, agosto 01). MITI, LEGGENDE E SUPERSTIZIONI DEL MEDIOEVO. Torino. Tratto da https://www.gutenberg.org/files/60032/60032-h/60032-h.htm Pani, G. (2017, ottobre 21). La civiltà cattolica. Tratto il giorno giugno 13, 2022 da Martin Lutero, cinquecento anni dopo: https://www.laciviltacattolica.it/articolo/martin-lutero- cinquecento-anni-dopo/