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Il canto dei lussuriosi

Dante e Virgilio sono alla settima e ultima cornice, quella dei lussuriosi. Qui si svolge tutta l'azione, e si
conclude il viaggio nel Purgatorio vero e proprio.

 vv. 1-93; sequenza di carattere strutturale, descrive la condizione e i comportamenti dei lussuriosi e
tratta ancora una volta il tema dello stato eccezionale di Dante;

Il tema strutturale: la condizione dei lussuriosi


La prima parte del canto vive della descrizione dei lussuriosi: avanzano nelle fiamme purificatrici, cantando
lodi a Dio e gridando esempi di castità e lussuria. La variazione a questa condizione è l'incontro fra le due
schiere di penitenti — bisessuali e sodomiti — ai vv. 31-48: i casti baci che si scambiano sono il segno
capovolto della loro lussuria. A proposito di questi penitenti, è motivo di riflessione la loro sollecitudine
nell'espiazione, che Dante sottolinea nella costanza con cui si tengono all'interno delle fiamme (vv. 13-15) e
nella rapidità dello scambio amoroso con l'altra schiera, senza fermarsi (v. 33).

Commento
Dante, Virgilio e Stazio procedono verso le anime dei lussuriosi avvolte nelle fiamme (siamo nella settima
cornice, qui si trovano i lussuriosi: in vita furono arsi dalle passioni amorose, ora sono avvolti nelle fiamme
in cui si purificano).
Il corpo di Dante proietta ombra rivelando che egli è vivo. Uno degli spiriti gliene chiede ragione, ma proprio
in quel momento, dalla parte opposta, arriva un’altra schiera di anime. Incrociandosi, le anime delle due
schiere opposte si baciano festosamente (Dante le paragona alle formiche che incontrandosi sfregano il
muso l’una sull’altra).
Poi le due schiere di anime pronunciano gli esempi di lussuria punita. La prima ricorda le città bibliche di
Sodoma e Gomorra, che Dio distrusse perché i loro abitanti praticavano la sodomia. Le anime di questa
schiera sono dunque i lussuriosi sodomiti, che infatti camminano in direzione contraria, proprio come il loro
peccato, ritenuto da Dante contro natura.
La seconda schiera dei lussuriosi eterosessuali rievoca il mito di Pasifae, moglie del re di Creta Minosse, e
del suo congiungimento con un toro dentro la vacca di legno costruita per lei da Dedalo. Dalla loro unione
nacque il Minotauro.
Nell’ordinamento morale del Purgatorio la sodomia rientra nel peccato di lussuria. All’Inferno invece essa è
considerata una forma di violenza, e infatti i sodomiti sono puniti nel terzo girone del settimo cerchio, tra i
violenti contro natura (Inferno Canto 15).
Le due schiere vengono paragonate a degli stormi di gru che per ipotesi si separano per andare una parte al
freddo, verso i monti Rifei, l’altra al caldo del deserto.
Lo stormo di gru che, andando contro la propria natura, desiderosa del calore, va al freddo, allude
chiaramente alla schiera dei sodomiti e al loro peccato (la similitudine con le gru è già stata usata da Dante
per indicare i lussuriosi nel Canto 5 dell’Inferno).
Dante dichiara di essere effettivamente vivo e di stare compiendo il suo viaggio attraverso l’oltretomba per
purificarsi dei suoi peccati e raggiungere, con la visione finale di Dio in Paradiso, la salvezza.
Dante augura alle anime di raggiungere presto la beatitudine e di poter entrare in cielo. Poi chiede di
rivelare i loro nomi e dirgli chi sono quegli altri lussuriosi, che si sono allontanati affinché egli possa
scriverne e trasmettere ai vivi la loro memoria e raccomandarli ai loro suffragi una volta ritornato sulla
Terra.L’anima che ha parlato prima (Guido Guinizzelli) spiega che a ricordare Sodoma e Gomorra sono i
sodomiti, macchiati di un peccato contro natura di cui anche Cesare fu colpevole (secondo lo storico latino
Svetonio, Cesare era omosessuale e per questo era stato chiamato più volte “Regina” – alludendo alla sua
intimità con Nicomede, re di Bitinia – e non “Re”, in segno di scherno. Il fatto è riportato anche dal
grammatico Uguccione da Pisa).
Nella schiera di cui fa parte lo spirito che sta parlando si trovano invece i lussuriosi secondo natura, che non
seppero domare gli istinti e si comportarono come animali: perciò essi ricordano la lussuria bestiale di
Pasifae.

Io, che due volte avea visto lor grato, Io, che per due volte avevo visto ciò che desideravano, iniziai:
incominciai: «O anime sicure «O anime certe di ottenere, quando sarà, la pace eterna, le
d’aver, quando che sia, di pace stato, 54 mie membra non sono rimaste né acerbe né mature sulla
Terra, ma sono qui con me, col loro sangue e le loro giunture.
non son rimase acerbe né mature
le membra mie di là, ma son qui meco
col sangue suo e con le sue giunture. 57

Quinci sù vo per non esser più cieco; Da qui vado in alto per non essere più cieco (per ottenere la
donna è di sopra che m’acquista grazia, salvezza); più su c'è una donna (Beatrice) che mi procura la
per che ’l mortal per vostro mondo reco. 60 grazia divina, per cui porto il mio corpo attraverso il vostro
mondo.
Ma se la vostra maggior voglia sazia
tosto divegna, sì che ’l ciel v’alberghi Tuttavia (e possa il vostro più forte desiderio essere
ch’è pien d’amore e più ampio si spazia, 63 soddisfatto quanto prima, così che il cielo, pieno di amore e
infinito, vi ospiti) ditemi, affinché io ne scriva una volta
ditemi, acciò ch’ancor carte ne verghi, tornato nel mondo, chi siete voi, e chi è quella schiera che se
chi siete voi, e chi è quella turba ne va dietro le vostre spalle».
che se ne va di retro a’ vostri terghi». 66

Non altrimenti stupido si turba


lo montanaro, e rimirando ammuta,
quando rozzo e salvatico s’inurba, 69 Il montanaro, quando va in città rude e selvaggio e ammira
ammutolito (i monumenti cittadini), non rimane meravigliato
che ciascun’ombra fece in sua paruta; e istupidito in modo diverso da come fece ognuna di quelle
ma poi che furon di stupore scarche, anime nel proprio aspetto;
lo qual ne li alti cuor tosto s’attuta, 72
ma dopo che ebbero lasciato lo stupore, che nei cuori nobili si
«Beato te, che de le nostre marche», attenua in fretta, quell'anima che prima mi aveva rivolto la
ricominciò colei che pria m’inchiese, sua domanda ricominciò: «Beato te, che per morir meglio
«per morir meglio, esperienza imbarche! 75 (per essere salvo) acquisti esperienza del nostro mondo!

La gente che non vien con noi, offese


di ciò per che già Cesar, triunfando,
‘Regina’ contra sé chiamar s’intese: 78 La schiera che non viene con noi commise lo stesso peccato
(sodomia) per cui Cesare, durante il trionfo, si sentì rivolgere
però si parton ‘Soddoma’ gridando, l'appellativo di 'Regina':
rimproverando a sé, com’hai udito,
e aiutan l’arsura vergognando. 81 per questo se ne vanno gridando 'Sodoma', rimproverando se
stesse come hai sentito, e accrescono la pena del fuoco con la
Nostro peccato fu ermafrodito; vergogna.
ma perché non servammo umana legge,
seguendo come bestie l’appetito, 84 Il nostro peccato, invece, fu di natura eterosessuale; ma
poiché non osservammo la legge umana, seguendo come
in obbrobrio di noi, per noi si legge, bestie l'appetito dei sensi, per nostra vergogna quando ci
quando partinci, il nome di colei separiamo gridiamo il nome di colei (Pasifae) che divenne una
che s’imbestiò ne le ’mbestiate schegge. 87 bestia nella falsa vacca di legno.

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