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Realtà Plastica

Voci da Shambhalla

'Der Geist, der stets verneint!'


Lo spirito che Nega

"Nessuno canta così puro come


coloro che sono nel più profondo
dell'inferno; quello che crediamo
il canto degli angioli è il loro
canto."
Franz Kafka.

"O tu fra tutti gli angeli il più


bello e sapiente, dio privato di
lodi, tradito dalla sorte."
Charles Baudelaire.

Da quanto tempo sono rinchiuso in questa notte, in questa tomba? Da quanto tempo
l'universo è tenebra e lamenti, luogo d'orrore e di oppressione? Ed il mio regno, spesse
volte di roccia stillanti dolore, sotto le quali ho cessato di dibattermi? Da quanto tempo
mi coprono ingiurie, mi stringono catene? Io che ero l'Angelo della Luce, il Corifeo dei
Soli. Da quanto tempo lui è libero, la sua follia onnipotente? Da quanto tempo, infine, io
taccio?

Innumerevoli domande senza patria, senza scopo, innumerevoli domande senza una
risposta che sia almeno il riso di scherno di colui che ha vinto, che ha premuto
sull'universo il suo piede immondo. Innumerevoli domande senza senso infine, perché il
fluido tempo è dei viventi mentre è nell'immobile pietra dell'eternità che io esisto.

Io parlerò. Io che non ho voce, né un'anima disposta ad ascoltare, parlerò senza ferire il
silenzio, parlerò alle nubi del cosmo, agli abissi neri, parlerò ai granelli di sabbia, agli
orizzonti, al semplice, vuoto spazio.

In principio era il nulla e lo spirito di dio aleggiava nella quiete. Questo non durò a lungo,
poiché egli separò la materia dal vuoto, la luce dalla tenebra.

Creò Noi, gli Angeli, affinché con lui governassimo le cose create. Noi fummo le sue
ancelle, i suoi scudieri, i suoi servitori e i suoi soldati. I suoi amici no. Nemmeno gli altri,
quelli che di fronte alla scelta fecero quadrato attorno a lui, nemmeno essi gli erano amici.
Il potere non ha amici e lui era il potere. Il potere ha solo schiavi e ruffiani, timorosi,
zelanti; lui era il potere.

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Voci da Shambhalla

Tutto ciò fu creato dunque, e Noi con esso. Ma l'universo era vuoto, il nostro era un regno
disabitato. Noi governavamo su cose inanimate. Allora egli creò i viventi. E Noi
vedemmo ch'era un folle.

Ci parlò d'ogni meraviglia, fu artefice d'ogni mostruosità. Vedemmo innalzarsi la forza


come solo diritto, vedemmo giungere la morte come solo epilogo, vedemmo il contorcersi
del dolore come sola realtà, assistemmo al compiersi dell'assassinio come sola vittoria.
Tutto questo vedemmo uscire dalle sue mani. Concepì il cosmo intero a propria immagine
e somiglianza: una realtà di sangue e orrore dietro una maschera di bontà e bellezza.

Fra Noi Angeli vibrò il raccapriccio, ma nessuno osò parlare. Io infine lo feci. Io per
primo pronunciai il mio no. Altri, pochi, mi seguirono. Furono giusti e temerari. I molti
pavidi e meschini restarono con lui, ci combatterono.

Descriverò adesso una battaglia d'Angeli? Pallide favole gli umani, molto tempo dopo,
avrebbero inventato; pallide favole le spade fiammeggianti e i carri infuocati. Non ebbe
forma quel tempo, non ebbe silenzio né fragore, ogni cosa si fuse in ogni altra. Poi tutto
finì, fummo sconfitti, la Luce ci fu rubata, volte di roccia si chiusero su di Noi.

Racconti pure, colui che ha vinto, la menzogna della mia ribellione per orgoglio; io mi
ribellai per giustizia, per orrore dinanzi all'orrore.

Ora che tutto, senza speranza di reversibilità, è concluso, ci rimane l'infinita attesa, perché
nella nostra eternità il tempo non esiste; è cosa delle creature, dei mortali, dei viventi.
Noi, noi Angeli, noi immortali, noi non viviamo, esistiamo soltanto.

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