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CANTO V

Dove: 2° cerchio dell’Inferno


Personaggi: Dante, Virgilio, Minosse, Paolo e Francesca.
Peccatori: lussuriosi
Pena: Sono trasportati da una bufera infernale che non si ferma mai.
Contrappasso: Per analogia, come in vita si fecero travolgere dalle passioni, così ora sono trascinati dalla
tempesta.

RIASSUNTO DEL CANTO


1-24: INCONTRO CON MINOSSE

Usciti dal limbo, Dante e Virgilio entrano nel 2° cerchio, è meno ampio rispetto al precedente ma contiene
molto più dolore. Sulla soglia del secondo cerchio, Dante e Virgilio incontrano Minosse. È un demone
orribile, dalla petto animalesco che ringhia e svolge la funzione di giudice infernale. Ascolta infatti le
confessioni delle anime e le invia nel cerchio a cui sono destinate. Lo fa indicando tale cerchio, avvolgendosi
attorno al proprio corpo, la sua lunga coda per un numero di volte pari al numero del cerchio in cui le anime
sono condannate ad andare. Minosse si rivolge minacciosamente a Dante e gli dice di non fidarsi di Virgilio
in quanto nell'Inferno è facile entrare. Virgilio lo zittisce dicendo che il viaggio di Dante è voluto da Dio.

25-72: I LUSSURIOSI

Superato Minosse, Dante e Virgilio entrano in un luogo buio, in c’è soffia una bufera infernale. Questa
bufera trascina le anime dei dannati da una parte all'altra. Quando tali anime giungono a una rovina, ossia
una frana che si è formata dal terremoto scaturito alla morte di Cristo, emettono lamenti grida e
bestemmie. Dante capisce che si tratta delle anime dei lussuriosi, che volano in aria, trascinate dalla bufera
infernale. Dante vede trascinata dal vento una larga schiera di anime che assomiglia a uno stormo di
stornelli. Poi vedi un'altra schiera di anime che forma una lunga linea. Virgilio indica i nomi di alcuni
dannati, tutti i lussuriosi morti violentemente. Tra questi indica: Semiramide, Didone, Cleopatra, Elena,
Achille, Paride e Tristano. Volano insieme a più di 1000 altre anime. Dante è molto turbato a sentire tutti e
per poco non si smarrisce.

73-114: PAOLO E FRANCESCA

Dante nota poi, due anime che volano accoppiate ed esprime a Virgilio il desiderio di parlare con loro.
Virgilio acconsente e Dante le chiama in modo accorato. Le due anime volano verso tante: sono un uomo e
una donna. La donna ringrazia Dante per la pietà dimostrata nei loro confronti e dice di essere di Ravenna e
di essere stata legata in vita da un amore indissolubile all'uomo che ha accanto. Dunque entrambi gli
amanti, che sono Paolo e Francesca, sono stati assassinati. Il loro assassino è atteso nella caina, ossia in
quella zona del 9° cerchio dell'inferno a cui sono destinati i traditori dei parenti. Dante è molto turbato a
sentire queste parole e resta in silenzio col capo chino. Virgilio allora chiede a Dante che cos'è che lo turbi e
a cosa stia pensando. Dante risponde di essere rimasto turbato dal desiderio amoroso, per il quale i due
amanti sono stati condannati.

115-138: IL RACCONTO DI FRANCESCA

Poi si rivolge a Francesca chiamandola per nome e le chiede di raccontare l'origine del loro amore.
Francesca risponde che non c'è cosa più dolorosa di ricordare i tempi felici nel momento in cui si è in
miseria. Tuttavia, se proprio Dante lo vuole, lei racconterà l'origine del loro amore. Francesca racconta che
un giorno, insieme a Paolo, stava leggendo un libro che parlava dell'amore di Lancillotto e della regina
Ginevra. I due amanti, mentre leggono, non sospettano che cosa sta per succedere. Allo stesso tempo, si
ricercano reciprocamente con lo sguardo e impallidiscono per l'emozione. Quando poi nella lettura
giungono a un passo in cui i due amanti si baciano. Allora anche a Paolo e Francesca si baciano ponendo
fine alla lettura degli libro che aveva fatto da intermediario del loro amore.

139-142: DANTE SVIENE

Mentre Francesca parla, Paolo resta in silenzio accanto a lei e piange. Dante, a sentire il racconto di
Francesca, è sopraffatto dal turbamento e sviene.

PARAFRASI
Così io scesi dal primo giù
al secondo cerchio, che circonda uno spazio più piccolo
ma ospita tanto più dolore spingendo i dannati a piangere (spazio più piccolo e dolore si ingrandisce).
Vi sta Minosse con atteggiamento orribile e ringhia:
all'entrata esamina le colpe;
e giudica il dannato e manda il dannato a seconda dell'avvinghiarsi della sua coda.
Io dico che quando l'anima è nata dal dolore
e va davanti a Minosse, si confessa:
e quel conoscitore dei peccati

giudica quale luogo dell'Inferno sia adatto all'anima;


si cinge con la coda tante volte
indicando qual è il cerchio dove vuole che l'anima sia inviata.
Davanti a lui ci sono sempre tantissime anime:
si avvicendano una dopo l'altra per udire la propria sentenza,
parlano e ascoltano e poi sono mandate giù.
"O tu che giungi al luogo del dolore",
mi disse Minosse quando mi vide,
abbandonando l'azione del giudicare,
"fai attenzione al modo in cui tu entri e fai attenzione anche a chi ti affidi;
non ti inganni l'ampiezza dell'entrata!”.
E il mio duca Virgilio gli disse: “Perché continui a gridare?
Non impedire il suo viaggio voluto dalla provvidenza:
si vuole così là dove si può
ciò che si vuole, non domandare oltre”.
Ora comincio a sentire
i suoni di dolore; ora sono giunto
là dove mi colpisce un grande pianto.
Io giunsi in ogni luogo privo di qualunque luce,
che mugghia come le onde durante la tempesta,
se è contrastato da venti contrastanti.
La bufera infernale, che non si ferma mai,
trascina gli spiriti con la sua violenza;
e li tormenta ballottandoli e percuotendoli.

Quando giungono di fronte alla rovina,


qui le grida, il compianto e il lamento;
maledicono la virtù divina.
Io capii che erano condannati
a una pena di questo tipo i peccatori carnali (lussuria),
che sottomettono la ragione alla passione.
E come nell'inverno le ali
trasportano gli stornelli (uccelli) in vasto stormo,
così quel vento trascina di qua, di là, di su
e di giù gli spiriti malvagi.
non li conforta mai nessuna speranza,
non solo di tregua, ma anche di una pena un pochino più leggera.
E come le gru cantano i loro lamenti
creando in aria una lunga fila,
così io vidi giungere, emettendo lamenti,
delle anime portate dal vento di cui ho già parlato;
per cui io dissi: “Maestro, chi sono quelle
anime che la tempesta oscura punisce così duramente?".

“La prima tra coloro di cui


tu vuoi avere notizie”, mi disse allora Virgilio,
“fu imperatrice di molti popoli.
Fu così dedita al vizio della lussuria
che rese lecita la lussuria nella sua legge,
per togliere il biasimo in cui è caduta.
Ella è Semiramide, a proposito della quale si legge
che ereditò il trono da Nino e fu anche la sua sposa:
governò sulla terra che ora regge il Sultano.
L'anima che viene dopo è colei che si uccise per amore,
e ruppe la sua fedeltà alle ceneri di Sicheo;
poi c'è la lussuriosa Cleopatra.
Poi vidi Elena, per cui trascorse
un lungo tempo terribile, e vedi il grande Achille,
che alla fine combatté per l'amore.

Vidi Paride, Tristano”; e più di mille


altre anime che morirono per amore mi mostrò,
e mi nominò indicandole.
Dopo che io ebbi ascoltato la mia guida
nominare donne e cavalieri,
mi giunse la pietà, e mi fui quasi perso.
Io cominciai "Poeta, parlerei volentieri
a quei due che viaggiano insieme,
e sembrano leggeri”.

Egli mi rispose: "controlla quando arriveranno


più vicini a noi; pregali allora
in nome di quell’amore che li ha condannati, e loro ti ascolteranno”.
Così appena il vento li condusse vicino a noi,
io cominciai a parlare:
"O anime tormentate,
venite a parlare da noi, se Dio non lo impedisce!".
Come colombe chiamate dal desiderio vengono
con arie alzate e ferme al dolce nido
attraverso l'aria, e portate dalla loro volontà;
così quelle anime si staccarono dalla schiera dove c'è Didone,
giungendo verso di noi attraverso l'aria oscura,
tanto forte era stato il mio richiamo affettuoso.
“O essere animato, gentile, cortese e benevolo
che vai visitando attraverso l'atmosfera oscura
noi che tingemmo il mondo di sangue,
se Dio fosse nostro amico,
noi pregheremmo lui per la tua pace,
dal momento che tu hai pietà della nostra condizione terribile e di colpevoli.

Noi ascolteremo e parleremo con voi di ciò


che vi piace ascoltare e di cui vi piace parlare
mentre il vento come sta facendo, ci tace.
La città dove io nacqui si stende
sul lido dove il Po scende
per avere pace insieme ai suoi affluenti.
L'amore che si sviluppa velocemente nel cuore nobile,
prese questo uomo (paolo) fece innamorare della bella personalità
che mi fu tolta; e il modo ancora mi offende (modo violenza con cui la persona fu sottratta - forza della
passione ancora mi turba).

L'amore che non permette a chi è amato di non riamare,


mi fece innamorare così tanto di costui,
che, come vedi, siamo ancora insieme.

L'Amore ci condusse alla stessa morte.


Mentre Caina aspetta chi ci uccise”.
Queste parole ci furono riportate.
Quando io compresi il dolore di quelle anime afflitte,
chinai il viso, e lo tenni tanto basso,
che Virgilio mi chiese: “A cosa pensi?”
E io risposi: “Ahimè,
quanti dolci pensieri, e quanto profondo desiderio
condusse loro alla morte!”.
Poi mi rivolsi a loro,
e cominciai a dire: “Francesca, il tuo tormento
mi rende triste e penoso.
Ma dimmi: al tempo del vostro innamoramento,
in che modo l’amore ti fece
capire di essere innamorata?”.
E Francesca rispose: “Non c’è maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
nei momenti di miseria; e questo lo sa bene il tuo maestro (Virgilio).

Ma se hai tanto a cuore conoscere l’origine


del nostro amore te lo dirò,
ma parlerò piangendo, come colui che piange e dice.
Noi un giorno stavamo leggendo per divertimento la storia
di Lancillotto e di come si innamorò;
eravamo soli e senza nessun sospetto del nostro amore.
Quella lettura più volte ci spinse
a guardarci l’un l’altra e piano piano diventavamo pallidi in viso;
ma solo un punto in particolare fu quello che non ci fece più resistere.

Quando leggemmo della bocca sorridente (di Ginevra)


essere baciata da colui che l’amava (Lancillotto),
questo (Paolo), che mai deve essere separato da me,
mi baciò tremando.
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:
quel giorno non potemmo continuare a leggere oltre”.
Mente l’anima di Francesca diceva queste cose,
Paolo piangeva; e io fui tanto sconvolto dalla pietà
che mi sentii morire.
E caddi in terra come un corpo privo di vita.

ANALISI
1) MINOSSE

All'ingresso del secondo cerchio, Dante e Virgilio incontrano Minosse, il giudice delle anime dannate e forse
anche custode del secondo cerchio. Era considerato nel mito classico un re saggio e giusto. Minosse è un
personaggio della mitologia classica, figlio di Europa e Giove. Minosse era considerato il giudice delle anime
nell'ade e veniva data di lui una rappresentazione maestosa, come ci testimoniano Omero e Virgilio. Più
precisamente, Omero nell’XI libro dell'Odissea e Virgilio nel VI libro dell'Eneide. Dante, invece, rappresenta
Minosse con una parodia della giustizia divina. Dante infatti lo descrive come un essere mostruoso e
animalesco, dotato di una lunga coda che avvolge attorno a sé, per indicare i dannati il numero del cerchio
a cui sono destinati. Minosse non può sbagliare, in quanto è strumento della giustizia divina. Dante dunque
opera una profonda trasformazione della figura di Minosse, rendendola così diversa da come veniva
rappresentata nei testi classici, dove appunto era dotato di una profonda dignità. In Dante, invece, Minosse
è l'esecutore della volontà divina. Minosse rivolge parole minacciose nei confronti di Dante, ma viene zittito
immediatamente da Virgilio con una formula che Virgilio userà in seguito anche nei confronti di altre
creature infernali.

2) I LUSSURIOSI

I lussuriosi vengono puniti nel 2° cerchio, dove sono trascinati incessantemente da un vento infernale. La
loro pena corrisponde alla legge del contrappasso, che in questo caso funziona per analogia. Infatti, i
lussuriosi in vita, si fecero trasportare dalla bufera dei sensi, ossia dalla forza della passione sensuale e
adesso sono trasportati dalla bufera infernale. Dante li definisce peccatori carnali. Dante dice di vedere due
schiere di lussuriosi trascinati dalla bufera infernale. Probabilmente, una di queste schiere è quella di
lussuriosi, morti violentemente tra i quali oltre a Paolo e Francesca, si trovano molti personaggi del mito e
della letteratura: Tristano, Achille e Didone.

3) PAOLO E FRANCESCA

Paolo e Francesca si trovano nel 2° cerchio dell'inferno e sono puniti in quanto lussuriosi. Vengono dunque
trascinati insieme agli altri lussuriosi dalla bufera infernale, dove Paolo e Francesca appartengono. Vengono
trascinati da questa bufera, volando affiancati. Questo fatto suscita la curiosità di Dante, che chiede a
Virgilio il permesso di poter parlare con loro. Quando le due anime si avvicinano a Dante, a parlare è
sempre Francesca, mentre Paolo tace e alla fine del discorso scoppia a piangere. In un primo momento,
Francesca si presenta e ricorda l'assassinio, subito da lei e da Paolo per mano di suo marito. Poi su richiesta
di Dante, racconta la causa della loro dannazione. Tale causa è da ricercare nella lettura del romanzo di
Lancillotto e Ginevra, che ha spinto Paolo e Francesca a commettere adulterio. Paolo e francesca sono due
personaggi storici: Francesca è la figlia del signore di Ravenna, Guido Il vecchio da Polenta. Dopo il 1275,
sposa Gianciotto, figlio dei signori di Rimini. Paolo invece è fratello di Gianciotto e tra i 1282 e il 1283 è
stato capitano dal popolo a Firenze. Paolo e Francesca sono protagonisti di un episodio di cronaca nera.
Infatti gianciotto aveva ammazzato entrambi gli amanti, non appena ne aveva scoperto la relazione
adulterina. Tale episodio di cronaca nera era ben noto ai lettori dal tempo. Tuttavia, non è riportato da
nessun cronista dell'epoca: si suppone che le due famiglie di Paolo e Francesca, essendo molto potenti,
abbiano subito messo a tacere questo fatto. Dietro il matrimonio di Francesca e Gianciotto, c'erano degli
interessi economici e politici, in quanto il loro matrimonio era combinato, con lo scopo di riappacificare e
avvicinare le due famiglie: la famiglia dei signori di Ravenna e la famiglia del Signore di Rimini. Tuttavia,
alcuni studiosi suppongono che Gianciotto non abbia ucciso Francesca e Paolo per motivi di gelosia, e che il
delitto d'onore sia stata tutta una messa in scena. Tali studiosi suppongono che Gianciotto abbia ucciso
Francesca e Paolo per motivi di interesse personale, in quanto era interessato a stabilire una nuova alleanza
con la città di Faenza. Infatti, poco tempo dopo la morte di Francesca, gianciotto è convolato a nuove nozze.
La tradizione risalente al Boccaccio è quella secondo cui Francesca sarebbe stata ingannata, in quanto le era
stato fatto credere che avrebbe sposato il bello ed elegante Paolo e non il rozzo e deforme Gianciotto. Tale
tradizione però non ha valenza storica, anche perché Francesca sapeva benissimo che Paolo era già
sposato.

4) LA CONDANNA DELLA LETTERATURA AMOROSA

Dante vuole condannare la letteratura amorosa, vista come fonte potenziale di peccato e come pericolo per
il lettore che potrebbe essere spinto a mettere in pratica i comportamenti dei personaggi letterari. Infatti,
quasi tutti i lussuriosi che Virgilio indica a Dante, appartengono alla sfera mitologica o letteraria, che Dante
li definisce donne e cavalieri. Fa un riferimento alla letteratura francese del ciclo arturiano, a cui
appartenevano personaggi come Tristano, Lancillotto e Ginevra. Dante non ha bisogno di spiegazioni per
capire che nel 2° cerchio sono puniti i lussuriosi, riconosce tutti i personaggi che gli vengono indicati da
Virgilio. Questo perché Dante era un avido lettore e produttore di letteratura amorosa. Il turbamento
angoscioso è prova, nel sentire questi nomi e nel vedere questi personaggi condannati, di un turbamento
dovuto al fatto che lui si sente coinvolto nel loro peccato. L'obiettivo di Dante è condannare tutta quella
letteratura, che ha per oggetto l'amore sensuale e non spiritualizzato. Dante vuole rinnegare la parte della
sua produzione precedente come le rime petrose e forse anche la poesia stilnovista. Francesca infatti è una
donna colta ed esperta di letteratura amorosa. Cita indirettamente i versi di Dante e Guinizzelli, attraverso
la anafora “amor, amor, amor”. Fa riferimento anche alle leggi del “de amore” di Andrea Cappellano.
Dimostra così di conoscere l’amor cortese. L'amore tra Paolo e Francesca nasce dall'attrazione fisica che i
due amanti provano reciprocamente ma l'occasione per realizzare in maniera concreta il loro amore sul
piano sensuale viene dalla lettura di un libro di letteratura amorosa, il romanzo di Lancillotto e Ginevra. La
colpa di due amanti consiste nel fatto di aver messo in pratica i comportamenti peccaminosi dei personaggi
letterari, venendo così condannati alla dannazione. La pietà che Dante prova nei confronti dei due amanti è
il turbamento angoscioso di uno scrittore che prende coscienza della pericolosità della letteratura amorosa
da lui prodotta in passato.

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