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FERRARA

Il committente fu Ercole I, che è fu il figlio di Nicola III. C’erano già gli Estensi che diedero una svolta
culturale. Nello schema:

- Zona gialla: medievale


- Zone rosse e arancioni: addizione
- Zona verde: fu un’addizione sotto Ercole, che sono le zone di campagna

Chiamarono Biagio Rossetti per migliorare la città. Gli obiettivi erano:

- Estendere la città perché si prevedeva un aumento demografico, ma alla fine non si verificò
- Collegare il castello (2- dove c’è il cardo), che risultava agli estremi, con la residenza Belfiore, che
risultava in campagna, ma così rientra. Belfiore, Bel Vedere, Bellavista, Palazzo Schifanoia alludono
a momenti di piacere.
- Estetico: per avere un aspetto migliore
- Fa anche delle strade: Cardo = strada che collega Nord a Sud
Decumano = strada che collega Est a Ovest

Rossetti avrebbe decorato:

- Il cardo con delle facciate eleganti e si chiama Corso di Ercole I


- Il decumano con delle zone verdi come giardini e si chiama Corso Porta Male
- L’incrocio che ha valorizzato con palazzi con paraste in marmo e decorate:

Palazzo Diamanti (6) Palazzo Prosperi-Sacrati (8)


Palazzo Turchi (7)
Era la residenza di Sigismondo d’Este, figlio di Ercole
I. Aveva anche un balcone, che è simbolo
dell’incrocio. È fatto in pietra bugna, cioè lavorata a
mo di diamante. L’angolo è lavorato per sottolineare
l’incrocio particolare tra cardo e decumano. È un
edificio tipico rinascimentale, infatti è orizzontale e
suddiviso in 2 piani:
- Mezzanino: dove stava la servitù
- Piano terra
- 1° piano
C’è:
- un portale d’ingresso su 2 paraste sul cardo
- finestre con timpano

Ferrara è costeggiata da un canale che si collega al Po. Infatti le mura sono interrotte perché c’è il canale.
Però sono regolari e ampie. Fu stato fatto negli anni 1490.
SFORZINDA (MILANO)

Sforzinda è la città immaginaria. Il nome della città è un omaggio che il Filarete fa alla famiglia Sforza. Il
Duca di Milano, Francesco Sforza, l'aveva infatti chiamato nel 1460 alla corte milanese per educare il figlio,
al quale è destinata l'opera. Fu stata fatta negli anni 1460 e 1461. C’era Francesco Sforza che chiamò
Antonio Averlino come Filarete, cioè urbanista. Egli avrebbe migliorato la città.

Il progetto-schema celebra Francesco Sforza. È un impianto della città ideale a stella:

- Nucleo centrale: con palazzi e piazze


- Le linee rappresentano le strade che determinano la stella. Arrivano anche in periferia con doppia
muratura, come difesa. Il punto di contatto è con i torrioni
- Aveva delle porte
- Linea curva: è la strada ad anello ed è per collegare le strade alla stella. Ad ogni incrocio tra la linea
curva e la strada a stella c’è la piazza rionale.

PIERO DELLA FRANCESCA

È nato a Borgo San Sepolcro (Arezzo) nel 1412 da Benedetto di Pietro di Benedetto e da Romana di Renzo di
Carlo da Monterchi. Fu allievo del pittore Antonio d’Anghiari. Ha avuto modo di conoscere l'opera di
Masaccio. Date:

- Dal 1440 al 1450: entrò in contatto con la corte urbinate.


- 1445 tornò a Borgo San Sepolcro.
- 1449 andò a Ferrara alla corte degli Este
- 1451 dipinse il Tempio Malatestiano a Rimini.
- 1450 andò ad Arezzo.
- 1453 lavorò in Vaticano per papa Nicolò V.
- 1458 tornò a Roma per dipingere l’appartamento pontificio su commissione di papa Pio III, ma nel
1459 morì la madre e tornò nella sua città natale.
- 1466 lavorò ad Arezzo.
- 1469 andò a Urbino da Giovanni Santi (padre di Raffaello).
- 1482 andò a Rimini.
- 1492 morì a Borgo San Sepolcro.

Lavorò nella zona di Montefeltro.

Disegna forme solide, anatomicamente perfette, eliminando gestualità ed espressione-

Il suo intento era di eternizzare il tema, legato a matematica e geometria. Infatti se spostassimo gli
elementi, perderemmo l’equilibrio. I colori hanno un valore compositivo.
BATTESIMO DI CRISTO (PIERO DELLA FRANCESCA)

Questa tempera su tavola è del 1440 ed è conservata alla National Gallery di Londra. Fu realizzato per la
Chiesa di San Giovanni a Sansepolcro. Doveva costituire la porzione centrale di un polittico, che era stato
disegnato dal 1433 da Antonio d’Anghiari e fu concluso nel 1460 da Matteo di Giovanni.

I committenti sono i monaci di Scopeto. Sono dei benedettini legati ai Camaldoli, sono stati impegnati
nell’evento del 1439, cioè il Concilio tra le 2 chiese. La Chiesa d’Occidente abbraccia il dogma della trinità,
mentre la Chiesa d’Oriente non crede a un’unica figura. Infatti, quest’ultimo tema è stato fonte di dibattito
nel concilio del 1439.

L’obiettivo è quello di omaggiare Traversari e di contestualizzare l’opera perché è sempre legata alla storie
e vuole sostenere il dogma cristiano.

Elementi:

- In 1° piano troviamo Gesù immobile che occupa il centro della tavola. La sua solidità è ripetuta dal
tronco dell’albero dritto.
- A destra troviamo Giovanni che ha in mano una conchiglia da cui cade l’acqua che andrà sulla sua
testa, battezzandolo.
- A destra del Battista c’è un giovane che si sta spogliando: togliersi le vesti prima del battesimo, per
la Chiesa, era simbolo di spogliarsi dai peccati. Però può anche essere inteso come vestirsi e la veste
bianca indica la nuova vita dopo il battesimo.
- In basso troviamo il Fiume Giordano, in Palestina.
- In alto una colomba candida con le ali aperte: allude allo Spirito Santo.
- Troviamo anche una pioggia dorata che cade dall’alto e investe la colomba e Gesù. Allude a Dio. Di
polvere d’oro sono anche le aureole di Cristo e di Giovanni.
- A sinistra ci sono 3 angeli astanti, cioè che indicano Gesù. Hanno la stessa altezza delle persone
presenti e compensano. Hanno le vesti con i colori dei trinitari: il rosso allude al sacrificio, il blu alla
vita eterna. Uno di essi si ferma a guardare e indica la colomba e la pioggia d’oro. Hanno le ali
colorate, si prendono per mano con l’intento di conciliare la Chiesa e di approvazione del concilio
(rosso, bianco, blu). Questa conciliazione è voluta da Dio, dal momento che l’angelo vestito di
rosso, blu e bianco, rappresenta l’Eterno, nel mondo occidentale.
- Vicino al fiume c’è un neofita con 4 sacerdoti d’Oriente (Farisei e Sadducei). Capiamo che sono loro
per come sono vestiti e si allontanano, dal momento che non sostenevano il battesimo.

C’è una simmetria, ma è bilanciata. La forma della tavola e lo schema alludono alla Trinità. La tavola ha una
parte inferiore rettangolare e una superiore semicircolare. Il lato superiore del triangolo, che passa per le ali
spiegate della colomba, è anche la base del triangolo equilatero. Il vertice è sul piede destro di Cristo e il
centro cade sulle mani di Gesù.

Ambientazione:

- Nel cielo ci sono delle nuvole bianco-grigie


- Troviamo il fiume Giordano (Palestina) che ha un margine falso.
- C’è un paesaggio con le colline: infatti dietro a Gesù c’è un pendio più basso, con l’intento di
illuminarlo con il cielo in modo tale da risaltarlo.
- C’è un villaggio turrita, cioè con le torri, che rimanda a Sansepolcro.
- Ci sono anche gli alberi che sono perfettamente geometrici: 2 sono uguali, ma quello in primo piano
è bianco, non è naturale ma ha scopo compositivo. Il color bianco si alterna, ma si bilancia con i
soggetti. La fronde degli alberi serve per dare prospettiva aerea al verde nitido con una punta di
bianco, che ha definito la seconda fronda. L’albero in primo piano, ha una chioma con forma
emisferica, che allude a una cupola che copre Gesù e il suo legno allude al legno della Croce.
L’albero è un noce in ricordo di Val di Nocèa (valle su cui sorge San Sepolcro).

La luce serve per illuminare i contorni delle figure e per dare più concretezza plastica. Il bianco più bianco
serve per dare un effetto di profondità.

Linee:

- Bilanciate, i soggetti sono senza gesti spontanei


- La gamba sollevata di Giovanni è parallela al braccio teso
- Linea curva del fiume si bilancia con la linea curva del neofita
- C’è ombra propria, ma non è proiettata per dare idea di un contesto irreale

IL SOGNO DI COSTANTINO (PIERO DELLA FRANCESCA)

Il tema è la storia della croce di legno di Gesù. È del 1452 ed è il 1° notturno della storia della pittura. Il
pittore predilige la luce diurna ed è una rara rappresentazione notturna. Si tratta del sogno di Costantino.

Si capisce che è il momento dell’alba, anche se ci sono ancora le stelle. Queste stelle sono nella posizione di
alcune stelle e costellazioni. C’è un angelo in volo con la braccia tese che disegna una croce luminosa sulla
tenda e rivelerà a Costantino che avrebbe vinto la battaglia. Egli si convertì in punto di morte e doveva
affrontare la lotta contro l’imperatore d’Oriente, Massenzio, che voleva impossessarsi di Roma. Ma venne
in sogno a Costantino, un angelo che gli dice che vincerà se sullo scudo ci sarà una croce. Quindi significa
vincere in nome della croce. È stato un sogno premonitore che anticipa la vittoria.

È come se Dio stesse guardando attraverso i cieli Costantino che dorme.

La luce che emana rende luminose e candide le piume dell’angelo e il suo volto. Illumina anche la tenda,
dove c’è un servitore che controlla Costantino mentre dorme. Due persone armate proteggono Costantino.
Quello di sinistra sta impugnando la lancia ed è di spalle. Mentre quello di sinistra è frontale.

La scelta dell’alba era legata alla realizzazione di sogni ed era un riferimento alla cultura classica: secondo le
credenze degli antichi, infatti, i sogni fatti all’alba erano anche veri.

Il modulo è rappresentato da una forma geometrica che è il cilindro. È formato dalla lancia che passa
all’albero della tenda, poi alla base del cono e la tenda. I segmenti verticali sono l’asta, il palo e i 2 soldati
che sono uno dal retro e uno da davanti.

C’è poca luce, ma c’è una massima chiarezza compositiva e vengono utilizzati colori più naturali. La luce
mette in evidenza le caratteristiche delle corazze e sono tutti inespressivi. Le linee verticali si bilanciano con
quelle orizzontali: la base su cui poggia il letto, il servo, Costantino e la base del cono della tenda.

Grazie al cono della tenda capiamo che è un accampamento e in prospettiva ce ne sono altri.

LA FLAGELLAZIONE DI CRISTO (PIERO DELLA FRANCESCA)

Si trova nella Galleria di Urbino. Piero si appassionò alla tecnica d’olio, che fu recuperata da pittori olandesi
(fiamminghi). Quindi utilizzò una tecnica mista: tempera e colore ad olio. L’olio si diluisce con i solventi, ciò
comporta ad una maggiore luminosità e, una volta asciutto, le striature del pennello non si notano più.

È un’opera del 1460 ed è stata commissionata da Giovanni Bacci, colui che chiamò Piero della Francesca per
decorare la Chiesa ad Arezzo dedicata a San Francesco.

Lo scopo era quello di rivolgersi a Federico da Montefeltro, che era il duca di Urbino. Papa Pio II Piccolomini
decise di organizzare una crociata, con l’intento di liberare Costantinopoli dai turchi. Quindi riunì gli
amministratori dell’Italia per fare in modo che partecipino. Federico non voleva, quindi per convincerlo,
Piero pensa al fatto di ritrarre suo figlio che morì a 17 anni a causa della pesta. Infatti al centro troviamo suo
figlio illegittimo Buonconte.

Questo dipinto lo possiamo suddividere in 2 parti:

- L’interno (sx): ritrae un uomo seduto, Pilato, Gesù, vicino a lui ci sono i flagellatori. In questa parte
c’è un portico di marmo, con colonne d’ordine composito con il fusto scanalato che reggono una
trabeazione.
- L’esterno (dx): ritrae i sacerdoti del Sinedrio che parlano tra loro. Secondo l’interpretazione
religiosa, sono i turchi che conquistarono Costantinopoli. Da questa parte di scena c’è una strada
con edifici rinascimentali e antichi.

Gesù alla colonna rappresenta Costantinopoli perché, in questa città, c’è una colonna simile. Pilato è seduto
e allude a Giovanni VIII Paleologo, che fu l’imperatore d’Oriente. Egli rimase indifferente davanti alla
conquista. All’esterno ci sono:

- A sx: fratello dell’imperatore, Tommaso Paleologo

Vescovo d’Oriente, Bessarione. Era in Italia per il concilio del 1439


- In mezzo: Re d’Ungheria, Mattia Corvino. I turchi volevano conquistare l’Ungheria

Figlio, Buonconte
- A dx: Giovanni Bacci

La prospettiva è data dai raggi immaginari che concorrono sulla linea orizzontale (O) e il punto
dell’osservatore si trova a metà e tutto rimanda a P. L’unità esterna e interna seguono entrambi uno
schema prospettico.

Solo le persone all’esterno hanno un’ombra. Tutte le persone sono senza espressione. Il flagellatore non
agisce in modo spontaneo e la mano prosegue con la gamba. Il bianco ha valore compositivo e segue uno
schema geometrico.

RITRATTO DI FEDERICO DA MONTEFELTRO (PIERO DELLA FRANCESCA)

È del 1465 e adesso si trova agli Uffizi, mentre in passato era a Palazzo Montefeltro. Il dipinto, in origine,
era unito con quello della moglie Battista Sforza da una cerniera e si aprivano a libretto. Avevano una
funzione intima e privata. Si guardano e la loro unione è sottolineata dalla continuità del paesaggio. Sono
rappresentati entrambi di profilo con lo sfondo di colline del Montefeltro (Marche). Di profilo può arrivare a
particolari espressivi e non vuole soffermarsi sulla concezione emozionale.

Federico è di profilo e si può paragonare a figure geometriche. Piero lo ritrae come se fosse un maniaco.
Con la tecnica ad olio su tavola, il rosso brilla. L’uomo rappresenta il particolare, un componente
dell’universo che si relazione con l’universale, cioè il territorio che aveva conquistato. Il paesaggio è
veritiero perché rappresenta le conquiste territoriali di Monte Feltro. Ha le rughe e le verruche attorno agli
occhi, indossa un berretto rosso e la veste è rossa con le pieghe. La brama di potere lo porta ad essere in
guerra.

SACRA CONVERSIONE (PIERO DELLA FRANCESCA)

Questa è una tavola olio su tempera e si trova a Brera. È del 1472. È un quadro destinato alla chiesa di San
Bernardino a Urbino. Tratta la scena in cui la Madonna conversa con Angeli e Santi. Alla tavola manca un
pezzo perché, disegnando le diagonali verso l’uovo e oltre, possiamo avere un’idea di ciò che manca.
Ci sono 2 angeli a destra e a sx della Madonna, che ha il manto azzurro. C’è anche Elisabetta, che è sua
cugina. La conchiglia è un decoro del passato e si paragona a un sasso nell’acqua. Dietro c’è un abside e una
volta a botte. C’è Federico a terra. Le teste formano una semi circonferenza e c’è una relazione con
l’architettura. La Madonna e gli angeli non hanno l’aureola perché sono al centro. Le persone sono a ¾
come rappresentazione delle figure umane, dei santi e dell’architettura.

Nel 1472 eseguì la guerra di Volterra e quindi si vede che depone le armi come corazza e elmo. È in
preghiera. Le braccia si collegano con la diagonale, che a sua volta si collega al corpo del bambino. La
madonna è come se alludesse alla consorte mancante, quindi al figlio illegittimo Guidobaldo da
Montefeltro.

Gesù ha una collana al collo di corallo come buon augurio ai nascituri. Piero utilizza tinte brillanti.

Gli angeli si distinguono dal volto perché quello degli altri è terroso. Federico ha le mani gonfie e sono scure
con un anello, che indica lo status sociale. La corazza ha una proiezione di una finestra. Vuol dire che la luce
proveniva dalla zona sinistra dove ci sono le finestre. Una pedana separa Federico e la Madonna. È come se
tutti fossero insieme. Il bianco candido dell’architettura fa risaltare gli abiti preziosi.

Ogni opera è legata ad un contesto. In questo caso ci sono 2 situazioni:

- Nascita del figlio


- Morte della moglie

C’è un vuoto che è un elemento compositivo e simbolico, cioè fecondità, e allude al Vangelo e al figlio che
ha dato a Federico.

BOTTICELLI E NEOPLATONISMO

Nasce a Firenze nel 1455 e si chiamava Alessandro Filipepi. È noto per aver lavorato presso i Medici e per la
sua formazione neo platonica, che si diffuse con Tito della Grandola e altri (filosofi, sostenitori della
Accademia). Botticelli si fa portavoce attraverso lo stile di ciò che affermavano.

L’uomo neo platonico afferma che l’uomo nasce buono, di conseguenza tende verso la positività, quindi
Dio. Fa ciò attraverso l’amore, la bellezza e la cultura. Questo percorso non è semplice perché la vita è
piena di ostacoli, quindi viene interrotto e quindi si tende verso il male. Da qui inizia la perplessità riguardo
il futuro. Da questo momento si vanno a recuperare contenuti e tematiche sostenute da Platone. Accanto a
queste tesi, dobbiamo aggiungere altri aspetti. Per esempio la figura di Lorenzo il Magnifico, che iniziò a
prestare i suoi artisti come Botticelli.

Andò a Roma per affrescare Cappella Sistina. A quel tempo significava assicurarsi sostegni in caso di guerre.
Dal punto di vista culturale, la cultura non va avanti e subisce uno stallo.

Savonarola era un frate ferrarese domenicano che predicò la corruzione della Chiesa e non condivideva
quel clima e atmosfera che si era affermata a Firenze, data dallo sfarzo e banchetti, che gli stessi Medici
organizzarono. Le sue prediche erano accese fino a quando impazzì, tant’è che ogni popolo esplose davanti
a questo comportamento, che fu mandato a rogo nel 1491.

Nel 1455 eseguì la Calunnia. Questi 3 aspetti influenzarono gli artisti di quel tempo. Attraverso il suo stile
Botticelli, si fa promotore del linguaggio neo platonico. L’uomo neo platonico aveva sostenuto di creare
parallelismo tra mondo pagano e cristiano. Ad esempio nel quadro della Venere, si vede che guida verso
Dio. (Tesi: perché non creare queste similitudine, tra temi cristiani e pagani?)
LA PRIMAVERA (BOTTICELLI)

È del 1472 e si trova agli Uffizi. È una tempera su tavola, in altezza supera i 2 metri. Questa tavola si fa al
disegno mitologico. Botticelli è vicino all’esperienza neoplatonica. È un quadro misterioso, tutt’ora gli storici
si fanno ancora domande.

Tema è quello mitologico. È stato trovato come spalliera di un letto presso la villa di castello di proprietà dei
Medici. Se è vero, vuol dire che è stato commissionato da Lorenzo Il Magnifico per il matrimonio del cugino
Lorenzo di Pierfrancesco (popolano). L’altra possibilità è Lorenzo Il Magnifico per il battesimo del nipote
Giulio, figlio del fratello Giuliano.

Botticelli voleva rappresentare Venere, rappresentando la Primavera. Dietro c’è cupido che vuole scoccare
la freccia. Quindi la fioritura è momento più bello della primavera. I soggetti sono su una base fiorita e alle
spalle c’è un aranceto. Sono anche immersi nella natura. L’aranceto è un frutto fuoristagione, quindi
potrebbe alludere allo Stemma dei Medici, che ha le palle.

In quanto Primavera può essere rappresentazione dei mesi della Primavera. Si legge da destra e i soggetti
sono su un unico piano. Persona dietro a dx blu, è Zefiro che soffia e abbraccia Cloris, quindi va in sposa a
lui. Il momento dell’unione è suggerito dal ramoscello fiorito in bocca, che va a sconfinare nella terza figura
che rappresenta Flora. Tutti e 3 rappresentano marzo che è il mese del vento in cui accade l’impollinazione.
Flora in latino è Florenza, quindi allude a Firenze.

Donna al centro è Venere. Tutte le donne hanno il ventre gonfio, in segno buon auspicio. In alto c’è cupido.
Il cespuglio dietro Venere è il Mirto, che è una pianta sacra a Venere.

Le 3 grazie: secondo la mitologia greca quella al centro rappresenta lo splendore, a dx fioritura e a sx la


gioia. Secondo il rinascimento al centro c’è la castità perché è quella che ci volge le spalle e non fa vedere il
suo corpo, a dx l’amore e a sx la bellezza. Rimano ad Aprile, mese in cui la natura si risveglia e quindi anche
gli amori.

Mercurio ha il calzari alati e poi ha il caduceo, verga e nella parte alta ci sono 2 serpenti. I serpenti sono di
pace e fertilità. Con il caduceo, Mercurio, sta spazzando le nuvole. Sta allontanando il male perché è il
simbolo della pace e allude al mese di maggio perché la madre di Mercurio, Maia, dea dell’abbondanza. Da
qui deriva la parola maggio. Lui è portatore di pace.

Nelle grazie si riconosce in quella in mezzo, Simonetta Vespucci. Era una donna che andò in sposa a
Vespucci a 16 anni, era una figura centrale della società del tempo. Morì nel 1476. Ispirò Botticelli, era
l’amata di Giuliano de Medici. Nel volto di Mercurio si intravede Giuliano e nella figura della castità
Simonetta Vespucci e anche nella figura di Flora. A sx c’è Eleonora di Napoli e a sx Aldiera di Firenze. Le 3
grazie sono dame note a corte. Se si accetta questa tesi, si fa riferimento ai banchetti presso la corte di
Nicea. Simonetta guarda l’amato Giuliano, cupido scocca la freccia su Simonetta. Alla fine muore di tisi.

È rappresentato l’amore (Venere, l’amore che guida verso Dio) e la ragione (Mercurio). Però c’è l’aspetto
irrazionale dall’altra parte. Fa da mediatrice Venere, quindi l’amore è l’ago della bilancia. Venere e gli altri
personaggi hanno le mani verso l’alto. Mano sx in basso, persone sx in basso.

Tema mitologico è nella natura con fiori e aranceto. Ogni figura ha tridimensionalità. Le grazie non
proiettano ombre e si appoggiano con tanta grazia sul prato. Sono distribuite come se fossero su un piano,
come uno spartito musicale. Si crea andamento ondulatorio che è evidente anche nella natura, se guardo i
tronchi e zone chiare nel cielo, accompagnano l’andamento.
Linea è morbida quella delle grazie, data dall’espressione e dall’inclinazione delle teste, dall’intreccio delle
mani e dalla fluidità nei capelli. La massa dei capelli è sempre fluida. L’espressione è data dalla
consapevolezza dell’uomo neoplatonico dell’incertezza sul futuro. Il dubbio è ben evidente.

Scopo è quello educativo. C’è effetto chiaro scurale ma è evidente la linea sul profilo. Questo metterà in
crisi lo stesso Botticelli. Leonardo era già noto a quei tempi e le sue tesi metteranno in crisi il linguaggio di
Botticelli.

LA NASCITA DI VENERE (BOTTICELLI)

Si trova presso la Galleria degli Uffizi ed è del 1484. C’è il richiamo del neo platonismo. È rappresentato dal
tema mitologico perché Venere nasce dalla schiuma dell’onda di Urano. Il collegamento con la religione è il
battesimo. La differenza tra tema il mitologico e cristiano, non si nota perché le due cose possono andare di
pari passo.

Abbiamo 3 figure. A sx c’è Zefiro che soffia e che con sé Cloris. Il vento dell’uomo è più forte rispetto a
quello della donna. Questo vento spinge la conchiglia dove c’è Venere, che pian piano si muove verso la
costa. La terza è rappresentata da una delle grazie, Ora, grazia che si occupava dell’alternanza delle
stagioni. Si ha a che fare con la positività della primavera. Ha un abito ricco di primule, sul manto, e sulla
cintura c’è un intreccio di rose. La collana ha il mirto, cespuglio sacro a Venere.

Venere è nuda. Il colore è più nitido e limpido. Presenta diverse sfumature in corrispondenza di angolature,
con colore meno rosato e più olivastro. Anche se guardo le onde del mare, con angoli e linee spigolose.
Anche sulla conchiglia e sulla costa. Il manto è mistilineo, un po’ concavo e un po’ convesso. Questi aspetti
rispetto alla linea d’orizzonte è dominante.

Le Figure ridotte, la linea che diventa spigolosa e i colori più limpidi sono indice di crisi che ha avuto,
personale per presenza Savonarola e neo platonismo, ma soprattutto per la presenza di Leonardo. Quindi si
rende conto che la sua linea di contorno, perché lo sfumato non lo prevede, Botticelli prevede che questo
stile non avrebbe avuto futuro.

L’ambiente è naturalistico.

LA CALUNNIA (BOTTICELLI)

Si trova presso gli Uffizi ed è del 1495. È un quadro conclusivo. Si rifà ad un pittore antico greco, Apelles,
che aveva affrontato questo tema: la calunnia, cioè affermare delle cose che non risultano vere. Nel 1495
venne ucciso Savonarola. Per mettere in guardia dalle insidie del mondo e Botticelli, vista la situazione che
ha vissuto, l’ha fatto. Ha rappresentato miserie del presente e virtù del passato, rappresentate dalla
struttura architettonica che ricorda il periodo romano e si ispirò al San Giorgio di Donatello. Quindi le
vicende del passato non ci sono più e c’è solo miseria.

Il Remida pretendeva di toccare oggetti e trasformarli in oro, è una forma di avidità, accade che tutto
diventa oro. È sostenuto lateralmente da 2 donne che rappresentano il sospetto e l’ignoranza. Per questo
ha 2 orecchie d’asino. Il signore incappucciato che si rivolge è l’Astio. Alle sue spalle abbiamo il calugnato,
che è preso per i capelli dalla Calunnia, quella con il manto azzurro. Dopo c’è l’invidia, quella rosa e la
frode. La figura incappucciata è il rimorso, il suo corpo è verso dx e la sua testa va verso il retro, dove c’è
una donna nuda. Il volto di Simonetta Vespucci, rappresenta la purezza, la giustizia e la vera verità. Infatti
guarda verso l’alto alludendo alla giustizia divina. Sono vizi che si confrontano con la virtù del passato.

L’ambiente è in sintonia e i vizi non possono essere inseriti nel contesto naturalistico ma in confronto
all’uomo. La linea in fondo è simile a quella di Venere, che non lascia intravedere nulla, alludendo alla
difficoltà che l’uomo avrà se segue questi vizi. Allude anche al futuro difficoltoso dell’umanità, se seguirà i
vizi.
È un quadro che rappresenta la crisi. Allude anche alla cacciata dei Medici, infatti nel 1494 furono cacciati.
La crisi è rappresentata anche dalla linea, sempre più spigolosa con colore scuro e contrasti chiaro scurali.
Persistono i profili e la massa dei capelli, soprattutto nelle donne.

ANDREA MANTEGNA

È nato a Isola, che si trova in provincia di Pavia nel 1431 e si forma presso la bottega dello Squarcione.
Francesco Squarcione era un collezionista della scuola padovana e Padova era famosa per questi interessi
che legavano la scuola all’antico. Rappresenta anche legame con Donatello attraverso le opere. Mantegna,
in questo modo, si approcciò all’antico.

LA CAMERA DEGLI SPOSI (ANDREA MANTEGNA)

Nel 1460 Mantegna fu chiamato da Ludovico Gonzaga per decorare Castello di San Giorgio, dove abitavano.
La camera degli sposi o stanza picta (significa decorata) era a nord, piccola e buia di 8 metri. Era chiamata
così per via del rettangolo sulla porta, una dedica rivolta agli sposi Ludovico Gonzaga e Barbara di
Brandeburgo.

C’è un riquadro sorretto da angioletti, con dedica agli sposi. Non è esclusa la presenza di un letto a
baldacchino, in cui si invitavano amici più intimi. È certa anche questa tesi perché sulla parete a Nord, per
dilatare lo spazio, in alto dipinge cornici dove c’è la volta a crociera. Sui medaglioni ci sono ritratti uomini
del passato, in particolare dell’antica Roma, e nell’oculo centrale un Oculo. Si ispira al gazebo. Lateralmente
dipinge aste che reggono dei tendoni, come quello raccolto, che quindi è aperto. Se guardo le altre pareti, ci
sono le aste con i tendoni chiusi. in alto vedi il cielo. A Nord e Ovest le tende sono aperte. L’oculo serve per
dare profondità e luce. Lateralmente, per dilatare lo spazio, si ispira al gazebo. Rappresentazione cielo con
festoni.

AFFRESCO NELLA CAMERA DEGLI SPOSI – LA CORTE DEI GONZAGA (MANTEGNA)

C’è un camino dove ci sono i lavoratori che hanno abiti con certa importanza. Uno è davanti alla
trabeazione dipinta. Di vero c’è il capitello dove disegna le aste. Dipinge sul camino una sorta di terrazza.
Troviamo Ludovico in trono e Barbara con i suoi figli. Uno è Marsiglio Andreasi, che in segno di rispetto ha
tolto il cappello e gli ha dato una lettera. È una lettera di nomina del figlio Francesco a cardinale. Questo
ruolo era importante e prestigioso. C’è molta spontaneità. La moglie è impassibile, sa di investire un ruolo
importante come se ignorasse questo momento molto atteso. C’è effetto chiaro scurale. Troviamo
un’ombra sulle gambe sul lato opposto. C’è una finestra sulla dx.

Nell’oculo c’è una balaustra cementata, come se fosse un vero occhio che ricorda il Pantheon. C’è uno
scorcio sul corpo, sensazione che bambini siano tutte gambe. Alcuni si affacciano, alcuni hanno delle teste
simpatiche che si affacciano dalle stesse aperture. C’è un pavone e un vaso di Aranci, che è posizionato sulla
stecca. Ci sono segni di auspicio:

- Pavone
- Bambini
- Fiori di arancio

C’è il cielo con nuvole.

L’INCONTRO – LA CAMERA DEGLI SPOSI (MANTEGNA)

Nell’incontro c’è Ludovico di profilo, rappresentato come imperatore, che va a trovare figlio in abito
cardinalizio. In sfondo c’è Roma. Il legame con Roma avviene tramite squarciona. Linea è morbida, colori
armoniosi, ma non era questo lo stile dell’artista (caratterizzato da linea legnosa). Non la utilizzò visto che
l’ufficialità della stanza lo porta a utilizzare linea morbida.
CRISTO MORTO (MANTEGNA)

È del 1482 e si trova a Brera. Lo esegue per esecuzione personale. Questo Cristo è su una lastra che allude
al sepolcro. Permette una licenza poetica che consiste in una figura sdraiata e si vedono gambe e piedi, ma
di meno busto. Per dare spazio al busto e alla testa, ingrandisce parti e rimpicciolisce le gambe e i piedi, per
questo è chiamato cristo scurto, cioè accorciato. Quindi accorcia le gambe e i piedi per dare spazio alla
parte superiore. Osservatore si trova sopra alla testa e viene risulta una forma triangolare, ricavando una
lastra rigida. Al lato ci sono:

- Madonna
- Maddalena
- San Giovanni

I profili sono rozzi e grezzi per alludere alla sofferenza. Lo capiamo dalle rughe e dagli occhi. Sull’altro lato
c’è un po’ di unguento per alludere alla sepoltura. Dà poca importanza allo spazio e all’ambientazione. La
linea è rigida, tanto che il lenzuolo sembra di carta. Il colore è spento. Il realismo è evidente guardando le
cicatrici ai piedi e la pelle delle mani sembra sollevata. Mentre l’addome non è ancora rilassato. Mantegna
aveva uno stile duro e linea incisiva. A Mantova l’ufficialità della camera degli sposi, lo porta ad addolcire
linee e colore.

ORAZIONE DELL’ORTO (MANTEGNA)

È del 1455 ed è alla National Gallery. Inserisce Cristo che prega sul promontorio, poi posiziona gli Apostoli
che non riescono a pregare insieme a lui e poi Giuda ci arriva a distanza con i pagani. Troviamo diverse
simbologie come albero rinsecchito. Da una parte c’è un corvo (morte) e dall’altra foglie (se Gesù lo fa è per
salvare l’umanità). Il fiume non ha niente ma sembra una strada sterrata. Gli uccelli bianchi e leprotti sono
simbolo di resurrezione, quindi della nuova vita. Gli angeli in alto a sx li mette perché Gesù si rivolge a loro e
rappresentano simboli della passione. Il cielo è carico di nubi e in fondo c’è architettura che richiama la città
di Roma con Colosseo e la colonna traiana. Ciò allude alla formazione di Mantegna e alla bottega dello
Squarcione. La roccia sembra di legno e scheggiata, così mette in rilievo le linee e lo spazio è soffocato. La
visione dal basso richiama Gesù Cristo. Cristo è sproporzionato, lo fa anche per metterlo in evidenza. Ci
sono colori chiari (blu rosso), ma complessivamente ha tinte spente.

ORAZIONE DELL’ORTO (BELLINI)

È del 1465 ed è di Giovanni Bellini. Erano legato a Mantegna perché sposò sua sorella, ma anche dal punto
di vista artistico. Bellini parte con linguaggio come Mantegna, cioè con linee legnose. Si svincola perché
appartiene alla scuola veneziana, che è legata al mondo orientale. In questo modo diede importanza al
colore, ma anche alla linea.

Giovanni si attiene ai fatti: Gesù si trova sul promontorio, ed è più proporzionato. I 3 apostoli e i particolari
danno idea di un paesaggio reale e concreto. Il ruscello sembra surreale e mosso. Notiamo però, un vero
ponticello. Al lato c’è un orto con lo steccato. L’andamento con i sentieri suggeriscono una terza/quarta
dimensione. L’artista ha dato importanza al paesaggio e in modo particolare notiamo che, mentre
Mantegna fa riferimento all’antico, ci sono case bianche in stile palestinese con un campanile. Infatti Gesù
guarda verso il campanile. Egli sta pregando il tocco della campana. In alto c’è un angelo.

Gli angeli di Mantegna sono plastici, per la loro consistenza anatomica utilizza una nuvola. L’unico angelo di
Giovanni è revanescente, come simbolo dell’eucarestia. Tutto è un po’ stemperato.

Utilizza colori caldi. Utilizza anche colori più freddi, in fondo, con rosato. Il soggetto rosso rimanda, per
posizione, al corpo del cristo morto. Punto di vista è abbastanza insolito. Dietro c’è Giuda con un gruppo di
pagani. Il Bellini apre le porte alla scuola Veneta, che è diversa da quella di Padova perché insiste sulla
forma e sulla linea. Qua, invece, è più interessato al colore.

PIETÀ (BELLINI)

È del 1460. È una delle primissime opere in cui Gesù morto è in piedi. È sorretto da Giovanni e dalla
Madonna. Lo vediamo staccato dalla croce. Il suo braccio poggia su una lastra che allude alla pietà, al
momento in cui sarà deposto. Dà poco spazio alla natura, infatti utilizza una linea morbida e la notiamo sul
volto e nei capelli di Giovanni. Se guardo il volto della Madonna e Gesù cristo, mi viene in mente quella del
Cristo morto. Posiziona la natura sulla sx e sulla destra perché vuole concentrarsi sulle persone. Il vestito
della Madonna è stato ottenuto con linee scure. Le cicatrici fanno pensare a quelle dipinte da Mantegna.
Pian piano si libererà da questa durezza, attraverso Giovanni e i colori freddi reali. Queste persone sono
vere e non idealizza nulla. La mano della Madonna regge quella del figlio, e con la sua mano Giovanni, lo
aiuta a stare in piedi. Mano di Cristo poggia sulla balaustra, che è l’unico elemento che lo collega a noi.
L’espressione sgomenta di Giovanni, con la bocca aperta, con gli occhi verso l’alto e si nota che sta
soffrendo. Mentre Maria è come se volesse accertarsene, come un muto dialogo. Le figure sono più
poetiche, vere e spontanee.

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