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Introduzione

In seguito alla Seconda Guerra Mondiale ci fu un


crollo del sistema coloniale cominciato negli
ultimi decenni dell’Ottocento. Questa
decolonizzazione dei paesi africani e asiatici era
già andata attenuandosi con la Prima guerra
mondiale e aveva assunto altri contorni: in molti
casi la presenza di una potenza in un Paese a esso
subordinato era giustificato da un mandato
internazionale per governare ed emancipare le
società extraeuropee. Questo crollo subì una forte
accelerazione nella guerra successiva, a causa di
più accessi sentimenti nazionalisti, propagande
antioccidentali e movimenti di indipendenza.
I paesi colonizzati, inoltre, avevano dato un
grosso contributo di uomini già durante la Grande
Guerra, ma ancor di più nella seconda e pertanto
era difficile retrocedere questi stessi uomini a
sudditi coloniali. Esemplare in tal senso è il caso
dell’India, che da tempo preparava il suo distacco
dalla Gran Bretagna: era opinione diffusa sia in
Gran Bretagna che in India, che il suo intervento
in guerra al fianco della Gran Bretagna avrebbe
portato il paese all’indipendenza, eventualmente
con lo status di “dominion”.
Solo l’Italia in Etiopia e il Giappone in Manciuria
perseguirono un’opera di conquista militare più
cruda in quel periodo. Altrove le ideologie
coloniali avevano lasciato spazio a progetti di
incontro e collaborazione tra popoli.
Quella dell’India, ad esempio, fu una
decolonizzazione non violenta, sotto la guida di
Gandhi, ma non mancarono certamente casi di
resistenze e rivolte più dure in altre parti con
guerre e ribellioni.
Fu cruciale anche il ruolo ricoperto da Stati Uniti
e Unione Sovietica, le due potenze in ascesa dopo
il conflitto, non possedevano colonie e per motivi
diversi erano portatrici di culture anticoloniali. La
dichiarazione dell’ONU del 1948, ad esempio,
sanciva la parità dei diritti e l’uguaglianza anche
tra paesi non autonomi o a sovranità limitata.
Questo articolo (il secondo della dichiarazione)
lascia intendere che, sì non si parla più di colonie,
ma comunque era previsto in un certo senso
l’esistenza di paesi dipendenti da altri. Questo
concetto fu alla base del cambiamento di assetto
che adottarono Francia e Inghilterra nei confronti
dei loro possedimenti: persisteva ancora un
legame, ma doveva essere continuato sotto altre
forme più paritarie. A partire dal 1949, il
Commonwealth nato nel 1926, perse l’aggettivo
“british” e continua ad esser oggi
un’organizzazione di stati che hanno ottenuto
l’indipendenza in momenti diversi della storia e
sono tutti accomunati dal fatto di essere
appartenuti all’impero britannico.
Come risulta, dunque, a crollare fu la forma di
dominio propria del colonialismo, mentre lo
sfruttamento delle risorse, l’esportazione di
valori, istituzioni economiche e politiche da parte
delle maggiori potenze sopravvisse ancora.

Indipendenza dell’India
L'indipendenza dell'India è stata un evento storico
significativo che ha portato alla fine del dominio
coloniale britannico in India. Il movimento per
l'indipendenza dell'India è stato guidato
principalmente da Gandhi (detto il Mahatma=
grande anima) e ha avuto diverse fasi nel corso
degli anni.
Il momento cruciale, tuttavia, è stato raggiunto
nel 1947.
L’ indipendenza fu ottenuta quasi in modo
pacifico e questo fu merito di Gandhi. Egli
riassunse la sua idea della politica nei concetti di
“non violenza” e “forza della verità”. Seguendo
questi principi, organizzando grandi
manifestazioni di protesta dei suoi connazionali
contro il governo coloniale, Gandhi guidò il
cammino del suo popolo verso l’indipendenza. Le
sue uniche armi furono il digiuno individuale o
collettivo, il boicottaggio dei prodotti stranieri o
delle leggi ingiuste, la disobbedienza civile.
Il modo in cui l’indipendenza venne raggiunta,
però, costituì la sua più grande e triste sconfitta.
Gandhi aveva tentato in tutti i modi di dare agli
indiani una coscienza nazionale e di
salvaguardare l’unità di tutto il paese. Eppure, a
partire dagli anni Trenta era cresciuta la
diffidenza, e poi l’ostilità, tra indù e musulmani.
Nel 1947 il Regno Unito approvò l’Indian
Independence Act che prevedeva l’indipendenza
del territorio ma anche la suddivisione in due stati
distinti: l’India a maggioranza induista e il
Pakistan a maggioranza musulmana.
Queste vicende furono accompagnate da una vera
e propria guerra di religione, che alla fine costò
un milione di morti, e più di sei milioni
di profughi. Gandhi tentò un'ultima battaglia, ma
la vinse solo in parte. Vecchio, debole, malato,
decise di digiunare fino alla morte se i massacri
non fossero terminati. Le violenze cessarono e
Gandhi, ormai debilitato, riprese a nutrirsi. Morì
qualche mese dopo, assassinato da un fanatico
indù. Era il 30 gennaio del 1948.
L’India era nel complesso un territorio di
ampiezza di poco inferiore a quella dell’Europa in
cui convivevano varie etnie, gruppi linguistici e
religiosi: l’unificazione perciò era un’impresa
titanica.
Nehru fu un leader che contribuì enormemente
alla costruzione dell’identità nazionale. Studiò a
Cambridge e divenne uno stretto collaboratore di
Gandhi. Primo Ministro dopo l’indipendenza,
portava con sé i principi del progressismo e della
democrazia, oltre che un forte senso nazionalista.
La costituzione fu un altro elemento chiave di
quegli anni. Entrata in vigore nel 1950, essa sancì
il carattere laico della repubblica, la possibilità di
avere matrimoni interreligiosi e altri importanti
pilastri che avevano la funzione di sorreggere una
nazione così variegata.
Era presente una evidente matrice europea-
occidentale nelle nuove istituzioni: il federalismo
americano e la forma di governo parlamentare
britannica.
Da sapere:
- induismo principale religione
- hindi lingua principale, inglese secondaria
- per anni si sono succeduti alla guida del paese
membri della medesima famiglia: quella di
nehru
- condizioni di miseria devastante, tasso di
mortalità elevatissimo ma la popolazione
continuava ad aumentare di circa 5 milioni
l’anno
- india equidistante dai due blocchi formatisi in
quel periodo

Pakistan
Quando l’India e il Pakistan ottennero
l’indipendenza nel 1947, la regione del Kashmir
era contesa tra i due paesi e scoppiò la prima
guerra indo-pakistana. Alla fine, l’India prevalse
e fu firmata una tregua mediata dalle Nazioni
Unite. La situazione del Kashmir rimane ancora
oggi una questione irrisolta tra i due Stati.
La situazione in Pakistan era molto precaria. Lo
Stato era diviso da province orientali e province
occidentali, senza un centro forte come
riferimento e con varietà linguistiche accentuate.
Alla fine fu scelto l’urdu.
Un altro problema era la religione: senza dubbio
era islamica, ma le forme e le diversità di questa
religione all’interno del Paese costituiva un altro
tasto dolente. La distinzione tra sunniti e sciiti è
un esempio, ma non l’unico.
Jinnah, considerato uno dei padri fondatori della
nazione, avevo teorizzato uno stato
inverosimilmente laico, ma in realtà era basato
sulla legge coranica.
Alla fine, solo nel 1956 fu varata una costituzione
ed essa definiva il Pakistan una repubblica
islamica: il capo dello Stato doveva essere
musulmano e tutte le leggi dovevano attenersi
agli insegnamenti religiosi.
La formazione del Pakistan coincise con la
nascita dello Stato di Israele e già da allora, non a
caso, il Pakistan annunciò il suo sostegno ai
palestinesi.
Nel 1965 il Pakistan sferrò un attacco a sorpresa
all’India a causa di dispute territoriali,
principalmente ancora per causa del Kashmir, ma
dovette rinunciare alle armi e fu sconfitto.
Seguì una nuova guerra nel 1971, questa volta per
reprimere una insurrezione delle province
orientali. I bengalesi si rifugiarono in India, la
quale sostenne la loro causa e permise
l’indipendenza delle province. Nasce lo Stato del
Bangladesh.
Da sapere:
- Il Pakistan era un importante alleato degli
Stati Uniti durante la guerra fredda, perché in
quanto stato islamico voleva contrapporsi al
comunismo
- Allo stesso tempo nella guerra di frontiera
indocinese, il Pakistan si schierò a fianco
della Cina

Indocina
Dopo la guerra l’Indocina ha vissuto un periodo
tumultuoso caratterizzato da ripetuti conflitti.
Le potenze coloniali, principalmente la Francia,
avevano il controllo sull’Indocina, ma come in
altri Paesi del continente, con la fine della guerra
sono iniziati movimenti nazionalisti più accesi
che hanno portato a rivolte contro le potenze
coloniali europee. La lotta per l’indipendenza
portò alla Prima guerra d’Indocina (1946-1954)
che si concluse con la sconfitta francese e con la
conferenza di Ginevra nel 1954.
Con gli accordi di Ginevra il Vietnam è stato
diviso temporaneamente in due parti: nord e sud,
ma la divisione non ha portato a una pace
duratura. Iniziò la Guerra del Vietnam, un
conflitto tra nord sostenuto da comunisti e sud
appoggiato dagli americani.
Gli Stati Uniti volevano evitare che si espandesse
il comunismo in Asia e pertanto arrivarono anche
a schierare mezzo milione di militari contro i
vietcong (i comunisti vietnamiti), l’esercito
dell’America del Nord. Tutto ciò si rivelò
inefficace: gli Stati Uniti ritirarono le proprie
truppe nel 1973 e nel 1975 il Vietnam del Nord
unificò il sud sotto un governo comunista.

Birmania, Malesia e Indonesia


Durante la Seconda Guerra Mondiale, il
Giappone invase e occupò diverse aree dell'Asia,
comprese parti dell'Indocina (come Vietnam,
Laos e Cambogia), della Birmania, della Malesia
e dell'Indonesia. Questa occupazione ha portato a
un periodo di dominio giapponese in cui sono
state implementate politiche e pratiche
amministrative giapponesi in queste regioni.
Il Giappone ha sfruttato queste terre per le risorse
naturali e ha cercato di mobilitare il sostegno
locale attraverso propaganda anti-coloniale.
Tuttavia, questa occupazione ha anche provocato
resistenza da parte dei popoli locali che, in alcuni
casi, si sono uniti in movimenti di resistenza
contro l'occupazione giapponese.
L'invasione giapponese ha avuto un impatto
significativo sulla fine dei regimi coloniali in
queste regioni, in quanto ha indebolito le potenze
coloniali europee e ha contribuito all'emergere di
movimenti nazionalisti che hanno lottato per
l'indipendenza dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Guerra d’Algeria
In un processo ormai di decolonizzazione su larga
scala, la Francia non poteva perdere anche
l’Algeria dopo 130 anni, perciò negli anni ’50
aumentò la presenza militare francese per evitare
rivolte. Iniziò nel 1954 una guerra tra FLN -
Fronte di Liberazione Nazionale- e francesi per
ottenere l’indipendenza. Durò 8 anni e ci furono
forti pressioni internazionali e anche nazionali
all’interno della Francia stessa contro il conflitto.
Solo nel 1962 l’Algeria ottenne la piena
sovranità.
Ci furono atrocità e brutalità da ambo i ati

Stato di Israele
Verso la fine del XIX secolo, il movimento sionista iniziò a prendere forma come una risposta
all'antisemitismo in Europa e come un'aspirazione degli ebrei di avere una patria nazionale nella
Terra di Israele, la loro terra storica.
Nel 1922 la Gran Bretagna ottenne un mandato dalla Società delle Nazioni per il controllo della
Palestina e contestualmente aumentò il numero di ebrei in questa regione portando a tensioni
sempre maggiori con la popolazione araba locale, che si oppose al flusso migratorio e alle richieste
di un patria ebraica. Nel 1947, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò un piano di
spartizione che prevedeva la divisione della Palestina in due stati separati: uno ebraico e uno arabo,
con Gerusalemme come città internazionale. Gli ebrei accettarono il piano, mentre i leader arabi lo
respinsero.
Il 14 maggio 1948, pochi giorni prima che terminasse il mandato britannico sulla Palestina, David
Ben-Gurion proclamò l'indipendenza dello Stato di Israele. Questa dichiarazione di indipendenza
segnò la nascita di Israele come uno stato sovrano. Immediatamente dopo la dichiarazione, gli stati
arabi circostanti, come Egitto, Giordania, Siria, e Iraq, attaccarono Israele, dando inizio alla Guerra
d'Indipendenza.
Nonostante fossero in netta inferiorità numerica e di risorse, le forze israeliane riuscirono a
respingere gli attacchi e iniziarono ad ampliare il loro territorio, occupando aree che erano state
assegnate all'altro stato proposto dalle Nazioni Unite. Alla fine della guerra nel 1949, Israele aveva
ottenuto un territorio più ampio di quello assegnatogli dal piano di spartizione originario.

L’Egitto di Nasser. Suez


La crisi di Suez del 1956 vide Nasser
nazionalizzare il Canale di Suez, portando a un
attacco congiunto di Gran Bretagna, Francia e
Israele. Gli Stati Uniti intervennero, costringendo
britannici e francesi al ritiro. Nonostante la
sconfitta militare evitata, politicamente Nasser
emerge come leader del nazionalismo arabo.
L'evento segnò la fine dell'epoca coloniale per
Gran Bretagna e Francia, dimostrando il declino
del loro controllo nelle regioni che una volta
dominavano.

Iran

In Iran, Mohammed Reza Pahlavi, appoggiato


dagli occidentali, mantenne il controllo contro
l'influenza sovietica dopo la Seconda Guerra
Mondiale. Ma la questione del petrolio diventò
cruciale. Mohammed Mossadeg, primo ministro
nel 1951, nazionalizzò i giacimenti controllati
dagli inglesi. La reazione britannica fu un blocco
economico e un colpo di Stato orchestrato dalla
CIA che portò alla caduta di Mossadeg. Sebbene
il petrolio rimase controllato dallo Stato, le
riforme democratiche furono abbandonate,
aprendo la strada a un regime più autoritario.
La nazionalizzazione del petrolio iraniano e la
successiva caduta di Mossadeg riflettono una
lotta contro lo sfruttamento coloniale. Gli Stati
Uniti, per motivi economici e anti-comunisti,
appoggiarono il colpo di Stato, portando alla
formazione del Patto di Baghdad del 1955,
un'alleanza per contrastare il comunismo nel
Medio Oriente, in cui l'Iran fu un importante
alleato degli USA.

Le guerre tra arabi e israeliani


La Guerra dei Sei Giorni del 1967 ha portato a un
cambio di confini, con Israele che ha conquistato
territori come il Sinai e la Cisgiordania. Questa
vittoria ha spostato l'attenzione sul problema dei
profughi palestinesi e ha innalzato Yasser Arafat e
il suo movimento, l'OLP, che promuoveva la lotta
armata per un proprio Stato.
Dopo la guerra, il declino del nasserismo ha
lasciato spazio all'islamismo come forza politica
emergente, mentre Israele ampliava la propria
presenza nei territori occupati.
La guerra del 1973 ha visto una nuova tattica
araba, ma Israele ha alla fine ripreso il controllo.
Gli Stati Uniti hanno giocato un ruolo importante
nei successivi accordi di pace tra Egitto e Israele.
Nel 1979, i due paesi hanno siglato un trattato di
pace, ma l'OLP continuava con gli attacchi.
Tuttavia, l'opposizione a questi accordi ha portato
a una serie di sfide politiche, e nel 1981 l'allora
presidente egiziano Sadat è stato assassinato da
un estremista islamico. La situazione nella
regione rimaneva complessa e tesa.

Un terzo mondo?
Si può dire che i paesi riuniti a Bandung
costituissero il terzo mondo (egitto, indonesia,
birmania, India, Pakistan, Sri Lanka). Il termine
“terzo mondo” nasce durante la decolonizzazione
dai francesi e non intendeva una occupazione
gerarchica. Anche se questi paesi non erano
poveri, si contrapponevano ai paesi ricchi dell’Est
e Ovest (i due soggetti del bipolarismo mondiale)

Modernizzazione
Gli anni 50 e 60 del XX secolo furono
protagonisti di un nuovo fenomeno su larga scala.
Ci fu una importante crescita economica in cui
l’agricoltura perse il suo primato a favore
dell’industria e dei servizi; migliora la qualità
della vita, il reddito pro capite, l’istruzione e la
sanità. Si parlava di modernizzazione e non di
rivoluzione industriale perché i miglioramenti
avevano influenzato molti campi: politico,
economico, sanitario, culturale etc. In questi anni
nascono anche organismi internazionali come la
Banca mondiale, la FAO, l’UNESCO,
l’Organizzazione mondiale della sanità etc.
I nuovi paesi: i leaders, le guerre
I paesi a sud del Sahara dopo il crollo del
colonialismo furono lasciati senza guida né
controllo. In questa fase emersero nuovi leader
forgiati dalla cultura europea, a volte
direttamente, ad esempio tramite studi presso le
università di Londra o altre metropoli, altre volte
in loco, tramite soprattutto le missioni cristiane.
I primi regimi indipendenti si svilupparono
spesso in forme dittatoriali, affrontando problemi
di corruzione e conflitti interni che portarono a
colpi di Stato e guerre civili in molte nazioni.
Le vicende di vari paesi africani, come il Ghana,
il Kenya, il Senegal e molti altri, hanno
dimostrato una transizione complessa verso
l'indipendenza e le sfide che queste nazioni hanno
dovuto affrontare nel tentativo di costruire una
governance stabile e funzionale.
In Kenya ci fu un movimento di ribellione
estremamente violento che cercavano
l’indipendenza. I Mau Mau hanno condotto
attacchi contro i coloni britannici e contro
membri della tribù che vi collaboravano. La
risposta britannica è stata estremamente brutale.

Africa australe (sudafrica)


L'apartheid è stato un sistema politico e sociale di
segregazione razziale e discriminazione istituito
in Sudafrica dall'inizio degli anni '50 fino alla
metà degli anni '90. L'obiettivo principale era
mantenere la supremazia della minoranza bianca
(composta principalmente da discendenti olandesi
e britannici) sul resto della popolazione
sudafricana, prevalentemente nera.
Le leggi dell'apartheid hanno formalizzato e
legalizzato la segregazione razziale in molteplici
aspetti della vita quotidiana incluso il divieto di
voto, l'accesso limitato all'istruzione e ai servizi
sanitari, l'esclusione da molti posti di lavoro e la
segregazione nei trasporti pubblici, nei luoghi
pubblici e nelle abitazioni.
L'apartheid ha suscitato una forte opposizione sia
a livello nazionale che internazionale. Il
movimento di resistenza, guidato dall'African
National Congress (ANC) e altri gruppi, ha
cercato di porre fine a questa politica
discriminatoria. Con il progressivo aumento delle
proteste e della pressione internazionale,
l'apartheid è stato ufficialmente abolito alla metà
degli anni '90, aprendo la strada alla nascita di un
Sudafrica democratico e all'elezione di Nelson
Mandela come primo presidente nero del paese.

In America Latina
L’influenza sovietica ottenne un gran successo a
Cuba.
La situazione è iniziata quando Fidel Castro prese
il potere a Cuba nel 1959, instaurando un governo
filosovietico e nazionalizzando le proprietà
americane sull'isola. Questo ha creato una
crescente ostilità tra Cuba e gli Stati Uniti,
culminata nell'invasione a sud dell’isola nel 1961,
un tentativo fallito da parte degli esuli cubani,
sostenuti dalla CIA, di rovesciare il regime di
Castro. Il piano fu elaborato inzialmente da
Eisenhower ed ereditato poi da Kennedy.
La crisi dei missili di Cuba è stata l'apice di
questa tensione. Nel 1962, Chruscev promise
l’installazione di missili nucleari a medio raggio
sull'isola di Cuba per proteggerla da eventuali
attacchi. Quando gli Stati Uniti scoprirono queste
installazioni, ha annunciato un blocco navale
attorno a Cuba per impedire l'arrivo di ulteriori
armi nucleari
La crisi si è risolta attraverso un negoziato
segreto tra il presidente americano John F.
Kennedy e il leader del partito comunista
Chruscev. L'Unione Sovietica alla fine accettò di
smantellare le basi missilistiche a Cuba in cambio
della promessa degli Stati Uniti di non invadere
l'isola e di rimuovere i missili statunitensi dalla
Turchia.
Questo evento ha portato ad un raffreddamento
delle tensioni tra Stati Uniti e Cuba, ma le
relazioni rimasero tese per molti anni. L'embargo
commerciale degli Stati Uniti contro Cuba,
iniziato negli anni '60, continuò per decenni e
solo negli ultimi anni ci sono stati tentativi di
distensione e normalizzazione delle relazioni tra i
due paesi.
Un’icona mitica di questa crisi è Guevara, detto il
Che, di cui si ricorda il suo basco militare, il
sigaro in bocca, gli occhi sorridenti e le sue idee
rivoluzionarie filo-marxiste.

Genocidio in Cambogia
Il periodo del genocidio in Cambogia, condotto
sotto il regime di Pol Pot, ha segnato uno dei
capitoli più bui della storia del paese. Saloth Sar,
il nome originale di Pol Pot, ha vissuto un
percorso eterogeneo prima di assumere il potere.
Cresciuto in una famiglia benestante, ha studiato
in scuole cattoliche francesi e successivamente ha
ottenuto una borsa di studio a Parigi, dove ha
sviluppato una visione comunista, influenzata
inizialmente dal Partito Comunista francese, che
all'epoca seguiva una linea staliniana.
Nel contesto politico turbolento della Cambogia,
post-indipendenza, Saloth Sar è emerso come uno
dei capi dei Khmer Rossi, un gruppo comunista
che iniziò la guerriglia contro il regime
monarchico negli anni ‘60
Nel 1975, dopo anni di conflitto, i Khmer Rossi
presero il controllo del paese e istituirono la
Kampuchea Democratica, con Pol Pot al potere
come capo di stato.
Il regime di Pol Pot, improntato al maoismo e
anti-occidentale, aveva l'obiettivo di trasformare
radicalmente la società cambogiana. Per
raggiungere questo obiettivo, hanno adottato
politiche estreme: Le vittime del genocidio in
Cambogia sono state stimate tra 1,5 e 2,2 milioni,
in un paese con una popolazione di circa 7
milioni di persone.
Solo dopo anni di dominio dei Khmer Rossi,
l'invasione del Vietnam nel 1978 ha portato al
crollo del regime di Pol Pot, anche se la guerra tra
Vietnam e Cina ha avuto ripercussioni
significative nella regione. Il Vietnam ha
rovesciato il regime cambogiano, ma il paese ha
continuato a essere coinvolto in conflitti interni e
tensioni geopolitiche.
Solo nel 2003 è stato istituito un tribunale
straordinario per perseguire i principali
responsabili dei crimini commessi durante quel
periodo.

Da sapere:
- la Francia di De Gaulle delineò l’Unione
francese simile al Commonwealth britannico
e lasciò ai paesi la possibilità di amministrarsi
da soli
- Con la fine della Seconda guerra mondiale
l’Italia perse tutte le sue colonie e il loro
governo fu affidato alle Nazioni Unite.
All’Italia rimase un certo controllo
amministrativo solo della Somalia finché non
ha ottenuto anche lei l’indipendenza nel 1960,
nove anni dopo la Libia.
- In generale la decolonizzazione fu un flusso
rapido: i protagonisti furono Francia e Regno
Unito; l’ONU faceva propria questa causa per
indirizzare i paesi senza guida e Stati Uniti e
Unione Sovietica, invece, cercavano di
attirare nella propria orbita i nuovi Stati
indipendenti

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