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Guerra civile americana (1861-

1865)
Un corpo di spedizione inglese militare sbarca negli Stati Uniti e per 12 ore la
capitale Washington sarà occupata dall'inglese. Quella guerra per poco non si
risolse in una nuova dominazione inglese però esplode una grande nevicata che
mette in difficoltà gli inglesi, i quali non riescono più a ricevere rifornimenti dalle
retrovie e allora sono costretti a ritirarsi e a lasciare la città. Da quel momento
gli americani cominciano a capire che bisogna cominciare a iniziare una politica
di egemonia e di controllo del continente americano, per evitare che si
verifichino altre minacce alla loro indipendenza, ed è per questo che nel 1823 il
presidente americano Monroe dichiara la famosa dottrina Monroe.

Dottrina Monroe
È una dottrina di politica estera però ha delle grandi implicazioni
economiche. Gli Stati Uniti dichiarano il continente americano come loro
esclusiva zona di influenza, in cambio si impegnano a non intromettersi nelle
dinamiche politiche degli Stati europei. La frase manifesto della dottrina è
“l'America agli americani”. Questa influenza si realizza attraverso un altro tipo
di strumento che è quello economico, infatti per controllare i vari paesi del
continente americano usano il primato del dollaro: portano gradualmente le
economie degli altri paesi sotto il controllo dell'economia americana, creando in
certi casi delle situazioni di monopolio.
Primato del dollaro vuol dire che il dollaro deve diventare la moneta
dominante in tutto il mondo, e per fare questo bisogna che tutte le economie
dipendono da quella moneta. Per esempio il Cile, che ha solo materie prime,
diventa subalterno degli Stati Uniti perché l'economia cilena dipende quasi
esclusivamente da essi. Questo meccanismo ha anche un effetto politico
indiretto, perché chi è sotto gi Stati Uniti ha interesse a mantenere le popolazioni
in condizioni di sfruttamento, concedendo pochissimi diritti in modo tale da
avere sempre saldamente in mano il controllo della politica.
Facendo così gli Stati Uniti attraverso i governi locali evitano un progresso
civile e culturale delle popolazioni americane.
Premesse della guerra
Nel 1836 il Texas dichiara la secessione dal Messico, quindi non riconosce
più il governo di Città del Messico perché il Messico, diventato indipendente nel
1817, voleva abolire la schiavitù e ai latifondisti texani questo non andava per
niente bene, perché loro sistema economico, basato sulle piantagioni, ha bisogno
degli schiavi neri. Questa dichiarazione del Texas scatena un forte nazionalismo
in America, in cui tutti si ricordano della dottrina Monroe e nel 1845 il presidente
democratico americano Polk dichiara il Texas territorio statunitense. Il Messico
però non lo accetta e vi sarà una guerra tra queste due fazioni, che andrà dal 1846
al 1848: gli americani sono superiori per forza e armamenti e vincono. Questa
vittoria getta le basi per le annessioni della California e del New Messico.

Nel 1850 viene ammessa la California, e in quegli anni vengono scoperte le


miniere d’oro, facendo scoppiare la Gold Rush. Comincia la grande corsa verso
la frontiera per saldare territorialmente la East Coast con la West Coast. Milioni
di persone decidono di prendere tutto quel poco che hanno e gettarsi
nell'avventura verso la frontiera perché il governo degli Stati Uniti ti permetteva
di diventare proprietario di tutto quello che conquistavi. Purtroppo le spese di
tutto questo le pagheranno le tribù indiane, nonostante i trattati con Washington.
Ci sarà la creazione delle famose riserve indiane che diventeranno dei ghetti,
perché le bande criminali faranno affari d'oro vendendo agli indiani fucili e alcol.
I coloni arrivavano, conquistavano e poi arrivavano i funzionari di governo.
Si costruivano così le prime città e ci fu gradualmente la colonizzazione di tutto
il territorio, che fece scoppiare la guerra civile tra gli Stati del nord e gli Stati
del sud, e le ragioni sono prettamente economiche:
Il Nord vuole:
- politiche protezioniste;
- aumento dei poteri del governo centrale;
- abolizione della schiavitù nei nuovi Stati.
Il Sud invece vuole:
- liberismo economico;
- Schiavitù, fondamentale per il lavoro della piantagione;
- modello confederale, dove gli Stati abbiano più potere decisionale.

Lo sviluppo e la fine della guerra


Nel 1861 la crisi fra gli Stati del Sud degli Stati del Nord precipita, perché
viene eletto presidente degli Stati Uniti Abramo Lincoln, un avvocato che da anni
porta avanti la causa abolizionista. Le elezioni di Lincoln porta immediatamente
alla secessione di 11 stati del Sud (Virginia, North Carolina, South Carolina,
Tennessee, Missouri e Texas) e nasce una Confederazione degli Stati del Sud
presieduta da Jefferson Davis. La capitale sarà in Virginia, città di Richmond.
Questa guerra, la più sanguinosa che gli americani hanno combattuto prima
della Prima Guerra Mondiale, si conclude con la vittoria degli Stati del Nord, i
quali hanno delle evidenti ragioni di superiorità (21 milioni di abitanti di cui 1/3
neri contro 9 milioni di abitanti di cui 1/3 neri e non li facevano combattere.
Superiorità industriale e tecnologica del Nord).
Nel 1865 il comandante dei sudisti Grant è costretto ad arrendersi al generale
capo che comanda l'esercito nordista Lee e la fine della guerra viene firmata in
un piccolo villaggio che si trova vicino a Richmond, Apomatox. Subito dopo la
firma dell'armistizio della fine della guerra, Lincoln viene assassinato da un
fanatico sudista. Nel 1862 Lincoln aveva ufficialmente abolito la schiavitù con un
articolo della costituzione, e con la morte di Lincoln esce di scena l'unico che era
in grado di avviare un processo di pace tra le due anime degli Stati Uniti, perciò
negli Stati Uniti nascono nuovi e drammatici problemi.
Nel 1866 il Congresso americano pubblica un nuovo emendamento in cui
sancisce la parità fra neri e bianchi e nel 1870 si concede il diritto di voto ai
neri. Gli Stati della secessione sono riammessi dentro gli Stati Uniti, ma solo
dopo che abbiano ratificato gli emendamenti.

Questione nera
Nonostante gli emendamenti lo status sociale e le condizioni economiche dei
neri non cambiano di molto: gli Stati del Sud varano delle leggi che vanno sotto
il nome di Black Codes "codici neri”, che sostanzialmente rendono impossibile ai
neri l'indipendenza economica. Essi riconoscono il diritto di proprietà, di
matrimonio e di testimonianza in tribunale solo tra neri. Negli Stati del Sud i
neri ora potevano comprare un pezzo di terra solo da un altro nero (era una
pratica comune che i proprietari bianchi concedessero per premio agli schiavi
neri che li avevano serviti con fedeltà alla fine la libertà e un pezzo di terra).
Quindi in realtà la situazione dei neri era peggiorata, perché prima il
mantenimento dello schiavo era a carico del padrone, la casa e gli strumenti di
lavoro glieli la dava lui; adesso invece non solo dovevano lavorare per dei salari
molto miseri, ma adesso la famiglia e l’affitto lo doveva pagare e mantenere lui.
Questi codici tendono a evitare una vera emancipazione dei neri, quindi la
abolizione della schiavitù incide sulla sfera privata dei neri ma non incide sulla
sfera pubblica: uno storico che si chiama George Cable disse che l’ex schiavo non
era un uomo libero, ma semplicemente un nero libero.
Subito dopo la guerra nella società degli Stati del Sud si crea un'alleanza
trasversale tra le varie classi sociali in nome della supremazia della razza
bianca. Nasce in questo periodo il termine WASP (White Anglo-Saxon
Protestant), utilizzato per definire quelli che si sentono differenti dalle
minoranze e rivendicano una radice culturale, sociale e anche razzista legata
all'Europa.
In quegli anni nasce una organizzazione criminale e società segreta dei Ku
Klux Klan, fondata nel Tennessee nel 1866. Per ristabilire la supremazia bianca
gli Stati del Sud si servirono di metodi terroristici per combattere
l'emancipazione dei neri, attraverso questa setta segreta composta da
incappucciati bianchi che compivano la notte delle spedizioni punitive che si
concludevano o col pestaggio di neri e delle loro famiglie o con la morte per
impiccagione del nero innocente. Sciolta e poi rifondata sotto mentite spoglie,
fu molto attiva nel periodo che va dal 1920 al 1933 e sarà ancora attiva negli anni
della Grande Depressione (1933 – 1939) fino al 1941. Sarà attiva anche negli
anni 60 in America, quando comincia un fortissimo movimento di contestazione
e di battaglia per i diritti civili e la ritroveremo combattere sempre con strategie
di violenza e di repressione.
Questo blocco WASP non viene combattuto efficacemente dagli Stati del Nord,
anzi a quest’ultimi, dove è cominciata e si sta sviluppando velocemente la
rivoluzione industriale, fa molto comodo avere le materie prime a basso costo
degli Stati del Sud, quindi in realtà si assiste a una sorta di alleanza tra questo
blocco sociale degli Stati del Sud e il mondo degli industriali del Nord, tanto che
questi WASP riescono in pochi anni a riprendere il controllo politico degli Stati
del Sud. Per questo la questione nera continuerà ad avere effetti drammatici di
lungo periodo perché non si risolve con la guerra civile.

Guerra anglo-boera
La guerra anglo-boera si svolge in Africa e si tratta di una guerra coloniale
unica nel suo genere perché:
- Si tratta di un imperialismo espansionistico interno alle colonie. Quindi
la spinta per questa guerra non nasce per iniziativa dell’Inghilterra ma parte da
una colonia inglese, la colonia del Capo in Africa.
- L'imperialismo inglese si scontra con il nazionalismo boero, due
popolazioni bianche. I boeri sono i discendenti degli immigrati olandesi che nel
1600 colonizzarono la colonia del Capo, impiantando un’economia di tipo
agricolo. C’è anche un aspetto di diversità religiosa perché gli inglesi sono
anglicani mentre i boeri sono calvinisti.

Con il congresso di Vienna la colonia del Capo viene assegnata agli inglesi,
perché gli olandesi, alleati di Napoleone, sono una nazione sconfitta e quindi
perdono le colonie. Quindi i Boeri si ritrovano improvvisamente sotto la sovranità
del governo inglese. Allora loro decidono di emigrare verso nord per
colonizzare territori selvaggi dove tornare ad essere liberi e indipendenti per
sottrarsi alla sovranità inglese. Nel 1845 fondano la loro prima repubblica, la
Repubblica dell’Orange, e la seconda nel 1852, la Repubblica del Transvaal.
Sul finire degli anni ‘60 in Orange e Transvaal vengono scoperti enormi
giacimenti diamantiferi. Questo scatena un grande interesse della popolazione
inglese della colonia del Capo, che comincia a emigrare per cercare fortuna negli
stati boeri. Quindi i boeri si ritrovano a dover subire un enorme flusso di soldati
inglesi, che attratti da questi giacimenti diamantiferi, erano andati a cercare
fortuna in queste repubbliche --> si sono ritrovati di fronte a una sorta di
ricolonizzazione.
Tra l’altro la scoperta di questi giacimenti comincia a preoccupare molto
anche l’Inghilterra, perché se prima l’economia diamantifera era in mano agli
inglesi, adesso questa concorrenza dei diamanti boeri mette in pericolo
l’economia inglese. In quegli anni l’uomo più potente è Cecil Rhodes, un
avventuriero partito dall’Inghilterra tanti anni prima, era diventato l’uomo più
ricco d’Africa perché era proprietario della BSAC, la più grande società di
estrazione e commercializzazione dei diamanti.

I boeri reagiscono alla ricolonizzazione con delle leggi discriminatorie nei


confronti degli emigrati inglesi, che limitavano i loro diritti. La preoccupazione
dei Boeri era molto forte perché avevano paura di perdere l’identità e le tradizioni
che avevano, perché il loro modello era un modello patriarcale, era una civiltà
prettamente contadina e utilizzavano ancora gli indigeni in un regime di semi-
schiavitù per coltivare le loro piantagioni. A queste leggi discriminatorie seguono
delle grandi proteste della repubblica inglese guidate da Rhodes, il quale era
caratterizzato da uno spregiudicato pragmatismo, per il quale lui ricorre a tutti
i mezzi possibili pur di impossessarsi di nuovi territori, e da una visione
romantica riassunta dal suo slogan “dal Capo al Cairo”, per la quale secondo lui
gli inglesi dovevano impossessarsi di tutta la fascia est dell’Africa.
La sua capacità gli permette nel 1892 di diventare governatore della colonia
del Capo impersonando il potere politico e economico. Appena diventa
governatore, comincia a organizzare una guerra contro i Boeri, sfruttando le
proteste contro le leggi discriminatorie dei boeri e aizzando l’opinione pubblica.
Questa guerra è una delle prime grandi guerre seguite dalla stampa a livello
mondiale: in Europa i giornali cominciano a scrivere di questa guerra e l’opinione
pubblica simpatizza per i boeri, provocata anche dal fatto che c’è un grande
squilibrio di rapporti di forze tra inglesi e boeri.
L’esercito boero attua una strategia di guerriglia: colpiscono con piccoli
reparti armati gli inglesi e poi scappano e si rifugiano nella foresta. Nasce il
termine Commandos, che sono reparti speciali incaricati di operazioni di
sabotaggio ai danni del nemico. Gli inglesi capiscono che le cose non si stanno
mettendo bene per loro, anche perché i villaggi e le città aiutano, appoggiano e
riforniscono i boeri, così decidono di deportare i villaggi che li aiutavano:
caricano i civili su dei treni e li portavano in campi di prigionia, che si trovano
di fianco alla ferrovia che avevano costruito in Sudafrica. In questi campi di
prigionia moriranno centinaia di boeri, date le condizioni in cui vivevano. Non
appena i giornalisti riferiscono questa cosa in Europa, si scatena un’ondata di
indignazione. Gli inglesi scendo in piazza e protestano talmente forte che
saranno costretti a chiudere questi campi e a liberare i boeri.

Nel 1902 la guerra finisce per la superiorità inglese. Viene così firmata la pace
di Pretoria e l'Orange e il Transvaal vengono annessi alla colonia del Capo, ma
gli inglesi concedono a queste due repubbliche una grande autonomia. Nel 1910,
queste tre componenti territoriali diventano l’unione sudafricana che ottiene lo
status giuridico di Dominion. Subito dopo la pace di Pretoria vincitori e vinti
capiscono che se vogliono continuare a sfruttare le enormi risorse del Sudafrica,
pur essendo una minoranza bianca circondata da milioni di indigeni neri, bisogna
varare un regime fortemente razzista in modo tale che le decisioni politiche e
economiche possono spettare solo alla minoranza bianca. Nasce così il regime di
Apartheid, il regime di segregazione razziale che caratterizza il Sudafrica fino al
1992.

Giappone
Mikado --> imperatore
Shogun --> primo ministro
Daimyo --> grandi signori feudali
Samurai --> ultimo gradino nobiltà, guerrieri che vivono facendo i soldati al
servizio dei Daimyo.

Rivoluzione Meiji
Premesse
Il Giappone è un paese che ha sempre volutamente vissuto in un totale
isolamento. Più volte è stato oggetto del desiderio dell'impero cinese che lo
chiamava Chipango ma i cinesi non sono mai riusciti a invaderlo. Questo paese è
sempre stato molto geloso delle tradizioni, ma fino al 1600 era dilaniato dagli
scontri tra i Daimyo, i quali hanno portato a una instabilità politica estrema.
Epoca Tokugawa
Una potente famiglia Daimyo, Tokugawa, riesce a rendere lo shogunato
ereditario, mentre prima veniva nominato dall’imperatore.
- Effetti negativi: perdita di potere effettivo del mikado, il quale diventa
solo un simbolo del sistema giapponese e viene ridotto a una figura
religiosa, tipo semidio. Molti samurai con la pace diventano disoccupati, e
diventano Ronin, ovvero samurai senza padrone. Sono comunque una casa
aristocratica, e ritengono umiliante lavorare “normalmente” e decidono di
unirsi in bande briganti che infestano il Giappone in questa epoca.
- Effetti positivi: pace nel Giappone, in quanto non ci sono più scontri tra
le famiglie perché i Tokugawa impongono la loro volontà sulle altre
famiglie nobili.

Questa situazione si rompe nel 1853, quando una squadra navale militare
americana decide di rompere con la forza l'isolamento dei porti giapponesi. Essi
infatti proibivano a tutti di sbarcare merci e passeggeri nei loro porti, gli unici
che aveva a cui avevano concesso questo privilegio erano gli olandesi, ma a parte
loro nessuno era autorizzato a fare commercio. La superiorità americana è
schiacciante e istituiscono con la forza un primo scalo commerciale americano;
la seguono a ruota gli inglesi, i francesi e i russi.

Trattati ineguali
Nel 1858 lo Shogun è costretto a firmare i Trattati Ineguali, i quali concedono
privilegi alle grandi potenze:
− Le potenze ottengono una parziale esenzione dai dazi doganali, per cui
pagano molte meno tasse.
− Gli scali commerciali ottengono il titolo di extraterritorialità (all’interno
di questi scali vige la legge dello stato madre).

Questa penetrazione economica provoca un’esplosione nella società


giapponese, già in crisi perché indietro rispetto al progresso occidentale. La
reazione a questa iniziativa occidentale è un movimento nazionalista fedele al
mikado, o movimento lealista, che vuole una grande riforma della struttura
politica e economica del Giappone. Protagonisti di questo movimento sono i
Daimyo progressisti, samurai e la borghesia mercantile, e puntano a:
1. Lotta contro gli stranieri;
2. Abbattimento shogunato;
3. Ripristino del potere del mikado.
Rivoluzione Meiji
Nel 1864 avviene la prima rivolta contro gli stranieri, che fallisce. Per cui
Imperatore Komei è costretto a riconfermare i trattati ineguali.
Nel 1868 sale al trono Mutsuhito, dinastia Meiji. Proprio dal nome della
dinastia prende il nome della rivolta che inizia in questo anno. Promulga una
costituzione del Giappone che sancisce la restaurazione del potere del mikado
e il potere oligarchico dei Daimyo. Un ruolo fondamentale viene dato anche alla
borghesia mercantile e al nuovo ceto democratico che deve far funzionare questo
governo.
Nel giro di pochi anni vengono fatte nuove riforme:
1. Tolto lo shogunato, potere politico passa nelle mani dell’imperatore
insieme ai daimyo;
2. Nuova burocrazia di stato e amministrazione pubblica. I funzionari
saranno in gran parte ex samurai. Viene portato il Bushido: “porta sempre
a termine il tuo lavoro in modo più efficiente possibile e se non riesci a
raggiungere i tuoi obiettivi è una cosa inaccettabile.”;
3. Introduzione di molti vincoli alla libera iniziativa economica (parziale
liberismo);
4. Sistema scolastico riformato in senso moderno;
5. Creato un esercito nazionale con leva obbligatoria.
Fatta questa riforma si capisce che se si vogliono togliere gli stranieri devono
togliere il gap tra il sistema economico nazionale e straniero, per cui
l’obiettivo diventa attuare una moderna struttura industriale. Sorge subito un
problema: in Giappone non ci sono le condizioni adatte, perché il mercato
interno è costituito da milioni di contadini e la borghesia giapponese non ha fatto
lo stesso percorso di quella europea. Perciò c’è bisogno di un nuovo capitalismo,
non prodotto dalla borghesia.
Diventa decisivo il ruolo dello stato, che si assume il ruolo di creare l’ossatura
del capitalismo: costruisce a sue spese le grandi industrie (aumenta la
pressione fiscale dei contadini, i quali con le tasse finanziano questo. Il capitale
è preso da loro, dalle banche straniere e da terreni e proprietà dei Tokogaua
confiscati e venduti).

Nel 1881 queste industrie vengono vendute a prezzi di favore ai Daimyo, i


quali passano da signori feudali a imprenditori e finanzieri. Nasce una
oligarchia economica che domina il Giappone fino alla seconda Guerra
mondiale: solo 15 famiglie hanno l’80% della ricchezza del Giappone
(Mitsubishi, Honda, Subaru, etc...).
È successa una rivoluzione dall’alto: le classi superiori decidono di
rinunciare a qualche privilegio pur di cambiare tutto il Giappone. Le classi più
piccole non partecipano da questo cambiamento, e soprattutto non cambiano le
persone che comandano.
Vi è quindi una rapida modernizzazione mantenendo però la vecchia società
giapponese tradizionale, che aveva due valori fondamentali: la disciplina e
l’obbedienza. Due valori sociali così forti e radicati che la rivoluzione non riesce
a mettere in discussione, per cui la società accetta che la ricchezza è riservata a
pochi perché era così anche prima. I legami sociali all’interno della società
giapponese sono un pilastro fondamentale della storia: le persone riconoscono
il loro posto nella società.

Perché Meisi unico nella storia


- Mai una rivoluzione che ha cambiato tanto la struttura politica e
economica di un paese è venuta dall’alto;
- Mai nessun paese è passato in così pochi anni da un'arretratezza medievale
e feudale a una modernizzazione che addirittura porta il Giappone a
essere una grande potenza mondiale.

Fernand Braudel (storico) ha provato a analizzare questa rivoluzione e ha


evidenziato gli effetti negativi:
- Economia in mano a pochi (Zaibatsu: “cricca finanziaria”, dispregiativo),
poca concorrenza e molte ingiustizie sul mercato.
- Ottiene molto spesso aiuti dallo stato e sostenuto dall’esercito perché
siccome il mercato interno non può assorbire i prodotti delle industrie,
allora l’imprenditore capisce che bisogna conquistare nuovi mercati dove
vendere nuovi prodotti. Questa cosa piace ai militari, che non vedono l’ora
di rendere grande il Giappone.
--> Imperialismo giapponese. Dai Nippon: nazionalismo giapponese che
vuole nuovi territori con matrice razzista.

Questione cinese
Agli inizi dell’800 la Cina è già in una fase di declino, di cui se ne approfitta
l’Inghilterra, perché aveva già consolidato i suoi grandi protettorati in India.
Questa presenza degli inglesi in Cina porta l’esplosione della prima guerra
dell’oppio causata da cause economiche.

Guerre e rivolte
Prima guerra dell’oppio
Gli inglesi portavano grandi quantità di oppio provenienti dall'Afghanistan e,
nonostante fosse vietato in Cina, i cinesi lo compravano. L’imperatore cinese si
stanca, e esplode una guerra che si consoliderà a favore degli inglesi.
Questa guerra attira anche le mire espansionistiche di grandi potenze,
perché lo scontro perso dai cinesi nonostante la superiorità numerica, prova la
sua debolezza che attira le grandi potenze. A metà dell’Ottocento arrivano dunque
i francesi, i tedeschi, gli americani e i russi, facendo cominciare una progressiva
perdita di territorio da parte della Cina. I primi a far nascere una colonia in Asia
è la Francia, la quale strappa alla Cina gli stati di Laos, Cambogia e Vietnam.

Rivolta Taiping
Vi è anche una sanguinosa rivolta dei contadini cinesi, la quale è fattore di
destabilizzazione della questione politica e soffocata a fatica dall'Impero.
Dimostra ancora di più come l’Impero Celeste stia crollando.

Rivolta dei Boxers


La Seconda guerra dell’Oppio provoca in Cina la nascita di un nazionalismo
cinese xenofobo, che reclama una riforma e una modernizzazione del paese.
Questo movimento nazionalista esplode nel 1900 con la Rivolta dei Boxers,
chiamati così perché i boxers era un’associazione mafiosa composta da studenti
che praticavano arti marziali e prendeva il nome dall’Accademia dei pugni
violenti. Quando scoppia questa rivolta nelle grandi città, le grandi potenze
saranno costrette a difendere per 55 giorni le ambasciate dai boxers, soprattutto
quella di Pechino. Tutto ritornerà sotto controllo con la spedizione di truppe
militari, aprendo una riflessione su cosa fare dell’Impero Celeste: le grandi
potenze iniziano a ragionarci, e si parla di due posizioni politiche:
- Creare delle colonie, quindi fare una spartizione territoriale della Cina;
- Politica delle porte aperte (americani): significa che ogni grande potenza
entra e esce nel territorio cinese, commercia liberamente mettendosi in
concorrenza tra loro, però senza colonizzare il territorio. Questa riflessione
viene adottata perché la Rivolta dei Boxers ha spaventato le grandi potenze,
dimostrando che c’è un nazionalismo xenofobo molto forte e pericoloso.

Guerra civile
Nel 1911 in Cina c’è una grande guerra civile, perché qualche anno prima è
nato un partito che vuole la nascita di una repubblica in Cina, eliminando
l’impero. Questo movimento è capeggiato da Sun Yat-Sen, intellettuale che nel
1912 riesce a proclamare la nascita della repubblica. Tuttavia egli lascia presto il
potere a un generale che lo trasformerà in un movimento nazionalista chiamato
Kuomintang, che governerà la Cina fino all’invasione giapponese nel 1937.
India
Gli inglesi cominciano a creare dei protettorati in India a partire dalla fine del
1500, questa operazione di espansione mercantile è favorita dalla regina
Elisabetta, la quale crea una compagnia di stato (East India company) che
ottiene il monopolio tra gli scali commerciali indiani. Fino a quel momento
l’Inghilterra aveva sempre usato il protettorato per amministrare alcune
porzioni del territorio indiano, perché i principi locali (Maraja) erano molto
potenti e l’Inghilterra lasciava loro grande potere di controllo locale, dal
momento che a loro interessava il commercio.
Gli inglesi sapevano di trovarsi anche davanti a una civiltà molto raffinata e
antica, ma queste forme di governo che si rendevano necessarie perché al nord
c’era una maggioranza musulmana e al sud indù, quindi scontri. Ciò permette
all’Inghilterra di controllare grandi territori dell’India ma anche territori
strategici come Afghanistan e Iraq. Ma nel 1857 la East India company reclutava
soldati indiani indigeni, creando truppe chiamate Sepoy.
Con l’arrivo di nuovi fucili a retro carica, che avevano problemi
nell'espulsione dei bossoli, gli istruttori inglesi ingrassavano con grasso
animale le pallottole per farle uscire meglio e a tirare via il bossolo con i denti.
I musulmani e gli indù facendo così toccavano il grasso, e questo dopo un po’
scatena per ragioni religiose una grande ribellione che mette a ferro e fuoco
protettorati inglesi.
Subito si sostituì il grasso con l’olio, impiegando un anno a tornare alla calma,
ma a questo punto l’Inghilterra capisce che con la forma del protettorato non
si può controllare bene, quindi nel 1858 trasforma tutti i protettorati indiani in
colonie a cui viene messo a capo un vice re che risponde alla regina. Nel 1876
Regina Vittoria viene proclamata imperatrice delle Indie.

Bella époque USA (1871-1916)


Le radici dell'imperialismo americano sono una volontà di dominio, di
autoaffermazione e di protagonismo nel mondo, però queste ragioni sono in
contrasto con i motivi che avevano fatto nascere gli Stati Uniti, perché erano una
colonia che si è ribellata al dominio inglese. Detto questo in economia gli Stati
Uniti dal 1871 al 1900 hanno una politica fortemente caratterizzata da grandi
concentrazioni industriali, che penalizza la libera concorrenza ed esalta la
concentrazione industriale. Nascono grandi trust e monopoli di fatto, per cui c'è
un livello di concentrazione della ricchezza che in Europa è sconosciuto. Ci sono
personaggi nel capitalismo americano che diventano enormemente ricchi e
potenti, perché governano e influenzano il mercato, come ad esempio la dinastia
dei Rockefeller con la sua compagnia petrolifera Standard Oil Company. Avevano
nelle mani praticamente l'intera produzione di petrolio degli Stati Uniti e oggi
continuano a essere una dinastia potentissima, anche se poi hanno fatto nascere
delle banche di proprietà.

In questo periodo vediamo quella che è chiamata la curvatura imperialista


della dottrina Monroe: la dottrina Monroe è una dottrina isolazionista, ma nella
seconda metà dell'Ottocento si assiste a una rottura di questo isolazionismo
con l’apertura dei porti giapponesi con un intervento militare.
In questi anni Theodor Roosevelt è considerato il responsabile della
curvatura imperialista della dottrina Moroe: la visione di Roosevelt della dottrina
Monroe non è più una visione isolazionista, ma è la visione di una nazione che
deve cominciare anche a uscire dai confini e diventare egemone in parti del
pianeta. Lui riprende il mito della frontiera, della corsa all'ovest, però la nuova
frontiera diventa il Pacifico non a caso negli anni di Roosevelt ci saranno due
acquisizioni molto importanti: l'arcipelago delle Hawaii e una parte delle isole
Samoa.

Guerra ispano-americana
Il programma di politica estera di Roosevelt prevede intanto la costruzione
di una flotta militare formidabile. L'occasione per mettersi in mostra capita
nel 1898, perché gli Stati Uniti intervengono militarmente per sostenere l'Isola
di Cuba che già da quattro anni si è ribellata alla dominazione spagnola. Scoppia
una guerra lampo, perché gli americani sono troppo superiori e spagnoli sono
infinitamente impreparati, quindi si risolve velocemente a favore degli Stati
Uniti.

Trattato di Parigi
Nel 1898 viene firmato il trattato di Parigi:
1. Cuba diventa formalmente indipendente ma nei fatti diventa un
protettorato americano, tanto che gli Stati Uniti si ritagliano una riserva
di ingerenza (hanno il diritto di intervenire a Cuba militarmente se la
sicurezza di Cuba è messa in pericolo). Gli americani acquisiscono una
base sulla costa su cui costruiscono la base militare di Guantanamo.
2. Portorico è un protettorato ufficiale americano, ancora ad oggi. I
cittadini portoricani hanno uno status privilegiato: possono entrare e
uscire dagli Stati Uniti senza necessità del visto, quindi sono equiparati ai
cittadini americani.
3. Le Filippine passano sotto sovranità americana, compresa l'isola di
Guam che ancora oggi è una base militare americana fondamentale nel
Pacifico, ed è da lì che gli americani possono contrastare le due minacce in
quell'area che sono la Cina e la Corea del nord.

Nel 1904 nasce la definizione di corollario Roosevelt, di cui il principio


fondamentale è che gli Stati Uniti hanno il diritto d'intervenire ovunque sul
continente americano quando sono minacciati gli interessi nazionali
americani. questo diritto di intervento non esclude anche il ricorso alla forza
militare.
Nell'isola di Granada negli anni 90, ad esempio, esplode una rivoluzione e una
università americana viene minacciata dai combattimenti, allora i marines
sbarcano, circondano e conquistano una parte dell'isola e mettono in salvo tutti
gli studenti e i professori. Questo è un tipico caso del corollario Roosevelt, quindi
difesa interessi nazionali.
Dopo la guerra ispano-americana la proiezione sui Caraibi del potere
americano è sempre più forte e a un certo punto entrano in una nuova questione
politica: lo stato di Panama vuole ribellarsi alla sovranità colombiana quindi
scoppia una vera e propria guerra di indipendenza di Panama contro la Colombia.
Gli americani immediatamente intervengono in aiuto dei panamensi perché
un'azienda francese qualche anno prima ha cominciato a costruire il canale di
Panama, ma poi è fallita e i lavori del canale si sono bloccati. Il do ut des è molto
significativo perché gli Stati Uniti aiutano Panama affinché diventi indipendente,
e in cambio vuole la sovranità dell'area del canale di Panama, e nel 1914
completano la costruzione del canale.
La conclusione dei lavori non vuol dire apertura, perché per due anni gli
americani tratteranno con Panama le condizioni di questa cessione di sovranità.
Alla fine delle trattative la sovranità viene concessa sine die (senza termine), e
in cambio gli Stati Uniti riconoscono a Panama un pagamento annuale molto
generoso di una somma di denaro.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale nello stato di Panama cominciano dei
movimenti di protesta contro la presenza americana. Questi movimenti
costringono gli americani ha intavolare delle trattative che cominciano nel 1974
e finiscono 3 anni dopo con il trattato di Washington, firmato da Carter e
Torrijos.
1- Immediato ritorno sotto sovranità panamense delle zone del canale non
strategiche per il transito delle navi (si tengono solamente il territorio
strettamente necessario);
2- Dal 1999 tutta la zona del canale viene data ai panamensi;
3- Panama difende il canale contro ogni minaccia al diritto di navigazione. Se
essa non è adeguata, gli americani possono intervenire.

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